PROFESSIONE
by GOLF&TURISMO
GOLF CLUB CLUB INCHIESTA
Obiettivo macroterme SPECIALE
Poste Italiane Spa - Spedizione in abbonamento postale - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n°46) art. 1, comma 1 - Lo - Mi - ISSN 1123-4830 - GO.TU. S.u.r.l. Editore
Triple da green
AITG
PGAI
GREENKEEPING
LEADING GOLF COURSES
PERSONAGGI
STATISTICHE
Difendere la professione Manutenzione da Open Dana Garmany Gianni De Polo
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Costantino Rocca I migliori d’Europa Il golf in Italia
ESTATE 2013 22/07/13 10.30
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SOMMARIO
ESTATE 2013
PROFESSIONE
GOLF CLUB
EDITORIALE - Sul tee della prima buca AITG - Noi siamo responsabili
Direttore Responsabile: Fulvio Golob fulvio.golob@professionegolfclub.it
News - Notizie dall’Italia e dall’estero
Redazione: redazione@professionegolfclub.it Andrea Ronchi (02 42419313), Federica Rossi (02 42419315), Roberta Vitale (02 42419236)
FINANZIAMENTI - Aiutare gli investimenti
Comitato tecnico: Arnaldo Cocuzza (Club Managers Association of Europe), Paolo Croce (consulente tecnico), Alessandro De Luca (Tappeti Erbosi Federgolf), Wolfgang Kuenneth (The Leading Golf Course), Mariano Merlano (Area Verde AITG), Fabrizio Pagliettini (Presidente AITG), Franco Piras (European Institute of Golf Course Architects), Nicola Zeduri (consulente tecnico)
Fulvio Golob
Hanno collaborato a questo numero: Gian Maria Bercelli, Vittorio Bersotti, Maurizio Bucarelli, Paolo Croce, Marco Croze, Juan Miguel Ferrer, Michela Ferro, Daniela Guglielmi, Roberto Lanza, James Lovett, Filippo Motta, Franco Piras, Marco Ricordini, Roberto Roversi, Andrea Vercelli, Nicola Zeduri, Roberto Zoldan Grafica e impaginazione: Mario Monza (02 42419221) - grafica@publimaster.it Creative Director: Patrizia Chiesa Editore: Go.Tu. Surl Presidente: Alessandro Zonca Vice Presidente: Silvio Conconi Direttore nuovi progetti editoriali e area Internet: Fulvio Golob Direzione, redazione, amministrazione: Via Winckelmann, 2 - 20146 Milano Telefono: 02 42419.1 r.a. - Fax: 02 48953252 redazione@professionegolfclub.it amministrazione@professionegolfclub.it Sito web: www.professionegolfclub.it Abbonamenti: 02 424191 - 02 42419217 - abbonamenti@professionegolfclub.it (L’abbonamento alla rivista parte dal primo numero raggiungibile all’atto dell’effettivo pagamento) Pubblicazione periodica mensile registrata al tribunale di Milano con il numero 255 del 19/7/2013. Spedizione in abbonamento postale D.L. 353/2003 (conv. in Legge 27/02/2004 n°46) art. 1, comma 1 - DCB Milano. Concessionaria esclusiva per la pubblicità: Publimaster Surl, Via Winckelmann, 2 - 20146 Milano Tel. 02 42419.1 r.a. - Fax 02 47710278 - publimaster@publimaster.it Amministratore Delegato: Alessandro Zonca
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Fulvio Golob
Trimestrale dedicato agli operatori dei circoli di golf Anno I - numero 1 - luglio 2013 - 8,00 euro
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Pagliettini, Guglielmi, Ricordini, Croce Federica Rossi, Roberta Vitale Andrea Ronchi
DANA GARMANY - Il numero 1
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TENDENZE - Soci addio
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Andrea Vercelli
INCHIESTA - In viaggio verso Bermuda Roberto Roversi
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SERIOUS GOLFERS - Un incubo chiamato “virgola”
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Filippo Motta
GOLF IN ITALIA - C’è spazio per crescere Andrea Ronchi
VARIETÀ- Un fairway d’estate
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Gian Maria Bercelli
PGA of ITALY - Rocca: parola di presidente Maurizio Bucarelli
MANUTENZIONE - Fairway da Open Roberto Lanza
FITOFARMACI - Non siamo qui a smacchiare i green
Nicola Zeduri
DESIGN - L’approccio vincente
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Franco Piras
INVESTIMENTI - Tarvisio: senza confini Fulvio Golob
GIANNI DE POLO - Sogno di un segretario eclettico Roberto Zoldan
THE LEADING GOLF COURSES - I migliori d’Europa
Roberta Vitale
SPECIALE MACCHINE - Triple da green Nicola Zeduri
IRRIGAZIONE - Un impianto di nuova concezione Vittorio Bersotti
AZIENDE - Una società che vale per tre Michela Ferro
58 60 64 69 76 80
Responsabile di testata: Alessio Maggini (02 42419249) - alessio.maggini@publimaster.it Ufficio traffico/commerciale: Nadja Terzolo (02 42419229) - nadja.terzolo@professionegolfclub.it Diritti di riproduzione: è vietata la riproduzione, anche se parziale, e con qualsiasi mezzo, di fotografie, testi e disegni. Testi e foto inviati in redazione non verranno restituiti eccetto dietro esplicita richiesta. L’Editore resta a disposizione degli interessati quando, nonostante le ricerche, non sia stato possibile contattare il detentore di riproduzioni di eventuali fotografie o testi. Ai sensi dell’art. 2 comma 2 del Codice di deontologia relativo al trattamento dei dati personali nell’esercizio dell’attività giornalistica, si rende nota l’esistenza di una banca-dati personali di uso redazionale presso la sede di via Winckelmann 2, 20146 Milano. Gli interessati potranno rivolgersi al responsabile del trattamento dei dati - sig.ra Federica Vitale - per esercitare i diritti previsti dal Decreto Legislativo n. 196 del 30 giugno 2003.
Stampa: Grafica Metelliana Spa Via Gaudio Maiori, Zona Ind. - 84013 Cava dei Tirreni (Salerno) © 2013 Go.Tu. Surl
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EDITORIALE
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Fulvio Golob
Sul tee della prima buca Ecco Professione GOLF CLUB, la rivista dedicata a tutti quelli che lavorano nel nostro settore
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Gran Bretagna come negli Stati Uniti o in envenuti su Professione Giappone, dove il nostro sport è un rileGOLF CLUB. È un saluto che vante settore produttivo, con fatturati di vogliamo porgere a direttomiliardi di dollari o di sterline. ri, segretari, superintendent, L’esperienza ultra ventennale e il succesgreenkeeper, maestri, ristoratori, cadso di Golf & Turismo, primo magazine die master, addetti alla segreteria, al campo, ai servizi: insomma proprio a italiano del settore per fatturato e numetutti quelli che lavorano in un circoro di copie distribuite, portano oggi sul lo di golf e rendono perciò possibile tee di partenza Professione GOLF CLUB, il gioco che tanto ci appassiona. Una trimestrale che nasce da una grande paslunga serie di figure in ambito lavorasione e della voglia di contribuire alla tivo che già da sola dimostrerebbe la crescita del gioco. C’è molto, moltissimo complessità della materia, composito da fare nel golf italiano per non perdere condominio a sfondo sportivo che per altri treni che ci sono passati davanti, cofunzionare deve essere affidato a chi me quello targato turismo. sa come affrontare le infinite sfaccetA questo proposito vorremmo citare l’intature dello stesso problema gestionatervista con Dana Garmany, considerale. E che si concretizzano nella capato l’uomo più potente del golf mondiale, cità di far quadrare i conti in momenti che troverete in apertura di questo nuIl successo futuro risiede nella capacità difficili come questi, senza perdere il mero. “Il cambiamento è la chiave per di coinvolgere i giovani. Qui sopra John consenso dei soci e senza ridurre il lisopravvivere - dice Garmany -. La gente Merrick con il figlio Chase durante vello della qualità e dei servizi. deve togliere la testa dalla sabbia e capiil par 3 contest di quest’anno ad Augusta Il benvenuto va naturalmente esteso re che certe cose, fatte alla stessa maniea presidenti e consiglieri, nella maggior parte eletti dai membri ra per 50 anni, adesso possono anche non funzionare più. I giovani dell’associazione sportiva e in casi meno frequenti collegati alla non ritengono che il golf sia eccitante, non pensano che tutte le resocietà proprietaria della struttura. Per tutti coloro che fanno par- gole abbiano una logica, non pensano che un certo modo di vestite di questo gruppo, Professione GOLF CLUB può rappresentare re sia intelligente e non hanno nessuna voglia di starsene lontani un aiuto nel capire le problematiche legate al funzionamento dei per sei ore da cellulari, smartphone, messaggi o internet. È comcircoli. Per persone che nella vita si occupano di tutt’altro, spes- pito nostro fare in modo che il campo da golf sia un bel posto per so non è facile entrare in sintonia con le variegate esigenze di un tutti. A tutte le età e in tutti i sensi.” enorme parco verde, di un bar, di un ristorante, di un ufficio con- Professione GOLF CLUB, in collaborazione con gli amici dell’Astabile, di un’officina meccanica, di una reception, di una scuola, di sociazione Italiana Tecnici di Golf e dei maggiori esperti del settoun negozio, di stazioni elettriche e idrauliche, di un centro di smal- re, nazionali e internazionali, cercherà di raccogliere informaziotimento rifiuti e via dicendo. ni, notizie ed esperienze da mettere in comune proprio per evitare Quella che vi presentiamo è la prima rivista di golf che in Italia queste sabbie mobili, soprattutto alla luce del grave momento che si rivolge agli addetti ai lavori, quelli cioè che operano ogni gior- stiamo attraversando. Vi auguriamo buona lettura e fissiamo fin no dietro le quinte per permettere ai giocatori di coltivare il pro- d’ora l’appuntamento per la seconda uscita, in ottobre, con nuovi prio amore per fairway e green. Pubblicazioni “professionali” esi- servizi, nuove inchieste, nuove notizie. E con i vostri commenti sul stono già da tempo in molti altri Paesi golfisticamente più evoluti primo numero di Professione GOLF CLUB. e maturi, rappresentando un importante punto di riferimento in fulvio.golob@professionegolfclub.it
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SPECIALE
Associazione Italiana Tecnici di Golf
Noi siamo responsabili Il lavoro appassionato di tutti i soci AITG ha contribuito in modo fondamentale alla crescita del nostro sport. E la nascita di questa rivista può essere un’occasione unica per aiutarci a difendere le figure professionali del golf italiano
E
di Fabrizio Pagliettini
ssere chiamati a far parte integrante di una rivista come questa è per l’Associazione Italiana Tecnici Golfisti una delle migliori opportunità che si possano incontrare nel difficile cammino di una promozione e di una difesa delle figure professionali che gravitano nel golf italiano. Oltre 40 anni di storia associativa non sono bastati, purtroppo, a far conoscere ai giocatori di golf cosa significhi essere Direttore, Segretario, Superintendent, Greenkeeper o semplicemente dipendente di un Club. Il passato, ricco di grandi personalità e soprattutto di enormi esempi di dedizione e passione, ha tracciato una strada sulla quale abbiamo il dovere di continuare a lavorare con grande attenzione e continuità; parlare di noi, quindi, e farlo attraverso ar-
ticoli che possano esprimere la nostra professionalità e il nostro potenziale. Ma anche parlare tra noi, condividere le nostre conoscenze e quelle che ci arrivano dai nostri colleghi dall’estero: crescere per far crescere il movimento. In fondo è così da sempre. Senza falsa modestia ritengo che una grande “responsabilità” della crescita esponenziale del golf italiano sia da attribuirsi al lavoro continuo e appassionato di chi, senza conoscere domeniche, festività e spesso ferie e permessi, prepara settimanalmente il proprio percorso e cura i dettagli organizzativi in attesa del Socio e dell’Ospite. Il nuovo direttivo dell’AITG, da poco insediato, ha come obiettivo principale proprio l’ottenimento del riconoscimento del ruolo fondamentale della nostra categoria, nel rispetto di chi ci ha preceduto e nella consapevolezza della preparazione di ogni singolo associato anche grazie ai meeting
formativi e aggreganti annualmente organizzati dall’Associazione. In un momento di grande crisi generale c’è, a nostro giudizio, un enorme bisogno di collaborazione e condivisione tra tutte le “teste pensanti”, onde ottimizzare le risorse e non disperdere energie. È fondamentale riuscire a instaurare un dialogo propositivo con la PGA Italiana, portare le nostre conoscenze all’attenzione degli Organi Federali, cercare in tutti i modi di mettere la nostra esperienza al servizio della collettività e, naturalmente, sperare di essere ascoltati e considerati: questo in sintesi molto del lavoro che si cercherà di realizzare in questo mandato. In tutto questo, poter contare su una rivista del settore che ci accompagna nella nostra mission è assolutamente il massimo e quindi sta a noi non perdere questa occasione unica. Info: www.aitg.it - segreteria@aitg.it
Il nuovo Consiglio dell’AITG, insediato da poco: da sinistra, Marco Antonangeli, Tiziana Panizzolo, Riccardo Tirotti, Fabrizio Pagliettini (presidente), Mariano Merlano, Maurizio Novella e Renato Tiraboschi.
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Jack Nicklaus durante la pratica prima della sua ultima gara ufficiale, sulla 3 all’Old Course di St Andrews, durante l’Open Championship 2005. Sullo sfondo, gli ultimi ritocchi al green.
Alla corte di Mr Green Quello del Superintendent è un lavoro solo maschile? Forse no... di Daniela Guglielmi Superintendent Golf Siepelunga - Bologna
M
r Green ti conquista da quando sei piccola, ti aspetta e ti fa crescere tra le sue braccia. Puoi anche non innamorartene, perché non tutte sono affascinate da lui. Tutte le bambine che si innamorano di Mr Green si assomigliano: aiutano il papà in giardino, si perdono per ore dietro ai fiori ed adorano stare all’aria aperta. Non capisci subito che sei irrimediabilmente persa per lui, ma quando non puoi stargli vicino, soffri. D’altro canto sei ancora una bambina. Poi si cresce, le tue amiche parlano di moda, musica, film e tu pensi… ai fiori, alle piante e a Mr Green. La natura diventa la tua passione. La scelta degli studi è condizionata da questo amore e rifiuti letteratura, arte, musica, danza per dedicarti al mondo della scienza. Perché questo amore necessita di chiarimenti e tu vuoi capire se è davvero colui che vuoi vicino per tutta la vita. Tutti ti chiedono che farai da
grande e tu sai solo che vuoi lavorare all’aria aperta, dove e come non importa, basta che ci sia Mr Green!!! Le ragazze diventano donne e Mr Green accetta con sé solo quelle ambiziose, forti e perdutamente innamorate di lui. Non è un tipo facile, bisogna lottare spesso contro la sua forza ed è per questo che donne delicate e impaurite dalla rottura di un’unghia proprio non gli piacciono. La donna, che ormai è in balia della passione, si dedica animo e corpo a lui, magari laureandosi in Agronomia e passando ore a imparare nomi a memoria, a sudare sotto il sole per pulire i fiori marcescenti, a lottare contro tafani e zanzare pur di abbellire il suo Mr Green. Ma Mr Green ora vuole che lei scelga dove passare la maggior parte del suo tempo con lui e le fa scoprire le diverse modalità. Io ho scelto il golf. Non perché sia un’atleta invidiabile o mio padre fosse socio di qualche circolo, ma perché adoro Mr Green e nel golf posso persino chiamarlo per nome. Il green è la mia tortura e la mia gioia più grande, se sta male lui sto male io. Una donna che arriva a fare la greenkeeper è solo per amore e passione. La testardaggine e
la grinta servono, perché è innegabile non ammettere che questo lavoro sia duro per il mondo feminile. Ci si abbronza a strisce, lo smalto dura due ore, gli ematomi sono i tuoi migliori amici. Tutti i tuoi colleghi (o quasi) sono uomini e farti rispettare da loro è molto importante. Sai che probabilmente ti apprezzano, ma non ti considereranno mai alla loro altezza perché sei donna e come tale si parte svantaggiata. La frase “ci riesce una donna, ci riescono tutti” aleggia sempre in questo lavoro e per il nostro orgoglio è sempre una mazzata. Ma quando sei stanca e pensierosa Mr Green ti bacia e ti coccola, con un raggio di sole, con una bella brezza tra i capelli, una farfalla sul volante della macchina da taglio, un uccellino che corre vicino a te mentre tagli il fairway. Tutta la fatica, la responsabilità, il senso del dovere e i sacrifici che faccio per svolgere al meglio questo lavoro sono ripagati dall’enorme serenità e bellezza che il mio adorato Mr Green mi dona sempre. Non consiglio questo lavoro a tutte le donne, ma chi adora la natura e il golf, questo di sicuro è il modo migliore per esprimere la propria passione!
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Nella foto, la clubhouse di Wentworth, celebre circolo pochi chilometri a ovest di Londra e da anni sede del PGA Championship. Sullo sfondo, il par 4 della buca 1 del percorso West.
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Associazione Italiana Tecnici di Golf
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La mia esperienza con Club Inc Un incontro importante aiuta a crescere. Niall Flanagan ci ha spiegato come presentarci all’estero e la voglia di imparare, frequentando circoli come Wentworth, Walthon Heat o Charlotte, ha fatto il resto di Marco Ricordini Direttore Golf Club Valcurone
L
o abbiamo conosciuto al meeting dell’AITG allo Chervò San VIgilio. Ci ha parlato dei progetti di sviluppo per i manager di club e ci ha dato alcuni spunti su come presentarci all’estero. Io, Niall Flanagan l’ho conosciuto un anno fa, durante un viaggio in Inghilterra alla scoperta di quello che secondo me è il regno del golf. L’ho incontrato a Guildford, e mi ha accolto in un bar davanti ad una tazza di tipico tè inglese. Subito mi ha prospettato un quadro di come poter incrementare le conoscenze manageriali in un contesto non solo legato all’Italia. La sua azienda, Golf Inc, che da poco ha una nuova sede (e magari adesso vi accoglierà direttamente in un ufficio), organizza coachings per manager, club e molto altro ancora. Cosa molto interessante, organizza eventi, sia in Inghilterra che in giro per l’Europa, per fare quello che per noi dovrebbe essere un punto di forza: creare relazioni. Non solo con i soci del golf club, ma anche tra di noi addetti ai lavori. È scattata così la scintilla che mi ha spinto a frequentare poi un meeting a Wentworth, assieme ad altri colleghi AITG, poi al Walthon Heat Golf Club e l’ho incontrato ancora al Branston Golf & Country Club, sempre per meeting “relazionali”. Altri eventi sono stati organizzati in altri club famosi, non solo di golf ma anche di tennis e calcio, ai quali hanno partecipato i nostri capi (ubi maior minor cessat!). Beati loro! Da quello che ci hanno raccontato e da quello che ho provato io in tutti questi incontri, sono esperienze bellissime, momenti di confronto ma anche di svago (vedi foto sui va-
ri profili facebook), dove le idee vengono condivise, commentate e si illustrano esempi concreti di business in altri circoli e settori, tutti sempre legati al golf. Ma il contatto con Niall non è stato solamente questo. Grazie a lui infatti, grazie alle sue conoscenze fatte durante una carriera eccezionale in campi da golf illustri, e grazie anche alla sua abilità di uomo d’affari, ho potuto infatti trascorrere un mese presso uno dei circoli tra i più prestigiosi d’America, il Charlotte Country Club, in North Carolina. Alla guida di questo Club c’è Damon Diorio, origini italiane, prossimo presidente della CMAA (Club Managers Association of America). Un mese ospite a casa sua, al lavoro con lui e con il suo team di manager, per toccare con mano il business del golf in America. Ed effettivamente sono altre realtà e altri numeri. Non penso arriveremo mai a un giro d’affari simile, ma prendere qualche spunto da quello che accade al di là dell’Oceano può magari farci perlomeno pensare. La struttura del golf club è una vera e propria macchina da soldi dove il gioco del golf è un solo un accessorio in un circolo dove le persone si ritrovano per passare momenti di aggregazione, coccolati ed accontentati in tutto e per tutto. L’ospitalità è ai massimi livelli, sia con i members che con gli ospiti come me. Sono organizzatissimi, anche troppo! Viene lasciato poco all’improvvisazione e tutto è programmato per tempo: a febbraio, in una delle tante riunioni fra manager-staff-dipendenti, è stata conclusa l’organizzazione per una gara di golf di tre giorni, una specie di nostro invitational (ma dove i giocatori pagano 3mila dollari) con menù, tempistiche, volantini e grafica già pronti! Penso a me e ai miei amici tipografi che mi preparano i volantini e la grafica tre giorni prima dell’evento…
Sicuramente abbiamo da imparare, sicuramente possiamo dare anche noi qualcosa a loro. È questo il bello di conoscere persone, di visitare altre realtà, di scambiare idee e confrontarsi. Insomma creare network, scoprire nuove opportunità. E magari trovare nuovi amici. Niall Flanagan sa bene che è questo il canale giusto da intraprendere e sicuramente Club Inc può essere un mezzo in più per aumentare i nostri contatti e le nostre conoscenze.
AITG - I CONTATTI Circolo Golf e Tennis Rapallo Referente: Fabrizio Pagliettini Via G. Mameli, 377 - 16035 Rapallo (GE) Tel. 0185-261777 - Fax: 0185-261779 Country Club Castelgandolfo Referente: Riccardo Tirotti Via di Santo Spirito, 13 00040 Castelgandolfo (Roma) Tel. 06-9312301 - Fax: 06-9312244 Golf Club Bologna Referente: Marco Antonangeli Via Sabattini, 69 - 40050 Monte San Pietro (BO) Tel. 051-969100 - Fax: 051-6720017 Circolo Golf Torino Referente: Tiziana Panizzolo Via Agnelli, 40 - 10070 Fiano (TO) Tel. 011-9235440 - Fax: 011-9235886 Golf & Country Valcurone Referente: Mariano Merlano Via Carona, 1 - 15050 Momperone, Alessandria (AL) Tel. 0131-784514 - Fax: 0131-784001 Circolo Golf Margara Referente: Maurizio Novella Via Tenuta Margara - 15043 Fubine (AL) Tel. 0131-778555 - Fax: 0131-778772 Le Robinie Golf Club Referente: Renato Tiraboschi Via per Busto, 9 - 21058 Solbiate Olona (VA) Tel. 0331-329260 - Fax: 0331-620887
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Associazione Italiana Tecnici di Golf
A lezione da Salvi
Schivo e semplice quanto umano e professionale, l’ex greenkeeper di Garlenda è stato un punto di riferimento per l’Associazione. Indimenticabili i suoi fondamentali corsi per gli allievi segretari di Paolo Croce
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a parecchi anni si era allontanato dal mondo del golf. Una volta in pensione aveva preferito dedicarsi al suo hobby, il radioamatore, piuttosto che vivere ai margini di quei campi che lo hanno visto per almeno tre decenni, tra gli assoluti protagonisti. Mauro Salvi ci ha lasciato e probabilmente, per i motivi di cui sopra, per molti dei colleghi più giovani il suo nome non evoca ricordi particolari. Troppo schivo, troppo “ligure” nella sua naturale ritrosia ad ergersi protagonista e primattore, perché al suo nome sia associata fama e notorietà. Persona semplice e di grande umanità Mauro ha attraversato, all’apice della sua carriera, un periodo professionale quanto mai stimolante e pieno di grandi speranze. Fu infatti proprio grazie a lui e a pochi altri valenti colleghi “anziani” del periodo, che la Sezione Tappeti Erbosi della Scuola Nazionale di Golf ricevette la piena legittimazione, avendo il privilegio di accoglierlo tra i suoi allievi. Proprio nel momento di massimo fulgore professionale, infatti, Salvi si mise nuovamente in gioco, e lui, che fungeva da docente per i corsi segretari, accettò con grande umiltà di tornare a sua volta studente per seguire i corsi che lo portarono al diploma di Superintendent. Per Francesco Modestini e per il sottoscritto, giovani docenti di tali corsi, questo non solo fu un grande onore, ma soprattutto la dimostrazione di una grande disponibilità e di una amicizia che si consolidò nel corso degli anni. Grazie a Mauro e a pochi altri suoi valenti coetanei, capaci di mettersi in gioco al top della carriera, la Scuola Nazionale di Golf ebbe modo di vincere le pur comprensibili diffidenze dei Greenkeepers dell’epoca e di iniziare a svolgere la sua funzione di formazione tecnica, prima in Europa e seconda nel mondo.
Mauro Salvi nel 1989, tra i giovani dei corsi che si tenevano a Garlenda. Mauro Salvi non aveva grande dimestichezza con l’inglese, eppure, ben prima della Scuola , aveva già realizzato che nel nostro settore occorreva guardare oltre Atlantico, agli Stati Uniti, per tutto ciò che poteva riguardare il golf e la manutenzione dei percorsi. Per il golf italiano degli anni Settanta, prono alla cultura del turf di stampo britannico, questo rappresentava quasi una eresia. Ma Salvi, da persona di grande intelligenza quale era, aveva già compreso che solo chi condivideva con noi la grande varietà di situazioni climatiche, di tipologie di suolo, di essenze da tappeto erboso, di infestanti, di malattie, di insetti, poteva, dall’alto di un’esperienza di ricerca cinquantennale, fungere da guida e da mentore per tutti i paesi con situazioni analoghe. Fu così che Mauro, in periodi in cui Internet, e mail e fax erano solo un futuro prossimo venturo tutto da immaginare, si ingegnava nel procurarsi libri e testi dagli States, trovava volontari che lo aiutassero nelle traduzioni, fotocopiava i testi in italiano e riversava queste conoscenze, arricchite dalle sue proprie esperienze, sul percorso di Garlenda. Ma l’applicazione di tali tecniche non avveniva mai pedissequamen-
te e acriticamente, Mauro infatti sperimentava in proprio, testava in parcella quanto leggeva prima di effettuare l’intervento a pieno campo. E solo a risultati soddisfacenti ottenuti faceva di questa nuova tecnica una operazione di ordinaria manutenzione. Da questa sua passione, oltre che dalla sua innata cortesia e disponibilità, la nascita di una forte simpatia, e di una grande stima reciproca. Il periodo dei corsi segretari a Garlenda, a metà degli anni 80, ci ha avvicinato e fatto conoscere meglio, limato spigoli caratteriali di entrambi e facilitato l’assunzione di metodologie comuni e la divulgazione di nuove pratiche manutentive. Già perché Salvi di Garlenda, è stato il primo violino, così come Gianfranco Costa il Direttore d’orchestra. Insieme i due sono stati parte integrante della recente storia del golf, e se Gianfranco ha ricoperto la carica di Presidente AITG per decenni, non possiamo dimenticare l’analogo incarico di Consigliere dell’Associazione che Mauro ha svolto con la consueta competenza e dedizione. Ci mancherà e mancherà soprattutto a molti dei suoi colleghi che per tanti anni lo hanno avuto accanto, presenza silenziosa e competente.
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NEWS - NEWS - NEWS - NEW ➤ CHIARI (BRESCIA) Nove buche al Campo d’Oglio A Chiari (Brescia), la Fondazione Istituto Morcelliano presidiato da don Alberto Boscaglia (nella foto) ha progettato un campo da golf a metà tra il comune di Chiari e Pontoglio. Il progetto è stato depositato in comune, ha ricevuto l’approvazione del sindaco Mezzatorta e della giunta comunale, e tra settembre e ottobre il consiglio comunale deve deliberare se procedere con la costruzione o meno del campo. Contro la fondazione è sorto un comitato “Non InGOLFiamoci” formato da cittadini di Chiari e dei paesi vicini. Il campo, che si chiamerà ‘Golf Campo d’Oglio’, sarà un percorso 9 buche di 3.000 metri par 36 con annesso campo pratica, clubhouse e ristorante. All’interno della struttura sportiva verranno venduti terreni sui quali costruire villette a schiera e ville singole.
➤ CASTELFALFI (FIRENZE) Un nuovo albergo per il Borgo e le sue 27 buche Il Golf Club Toscana Resort Castelfalfi, con i suoi due percorsi (Mountain Course, par 72 da 6.351 metri, e Lake Course, par 37 da 3.171 metri, disegnati dal famoso architetto Rainer Preissman) è solo una delle realtà che si trovano all’interno della grande e bella struttura in provincia di Firenze. In tempi recenti è stato inagurato l’hotel La Tabaccaia con le sue 31 camere ed un design contemporaneo studiato per esaltare l’impronta tradizionale dell’edificio, ex manifattura di sigari Toscani. È stata inoltre completata la nuovissima Piscina del Borgo, inaugurata domenica 7 luglio, che dispone di una vasca da 30 metri, una piccola palestra con sauna e uno snack bar.
➤ IMPEGNATI NEL VERDE Assegnati i riconoscimenti per il 2013 Sono stati consegnati al Golf Club della Montecchia, durante lo svolgimento del Montecchia Challenge Open, i riconoscimenti ambientali “Impegnati nel verde” per quest’anno. Ecco i circoli premiati CERTIFICAZIONE GEO: La Pinetina, Montecchia CATEGORIA ACQUA: Acaya, Bagnaia (nella foto), Parco di Roma CATEGORIA ENERGIA: Ambrosiano, Menaggio Cadenabbia CATEGORIA BIODIVERSITÀ: Fiordalisi CATEGORIA PAESAGGIO: Le Fronde
✉ SERRE (Salerno) Problemi per il campo di Serre, in provincia di Salerno. Sono senza stipendio da alcuni mesi i lavoratori del club Le Costiere, gestito dalla Italian Golf Development, una società di Brescia. Il percorso comunque è mantenuto aperto dai 16 dipendenti e svolge perciò la sua attività.
✉ BASSANO (Vicenza) Con 15 voti a 14 il Consiglio Comunale di Bassano del Grappa (Vicenza) ha approvato il progetto per la costruzione di un campo da golf. La votazione, arrivata dopo un dibattito-fiume di oltre tre ore, ha così approvato l’iniziativa che prevede la costruzione di un percorso con relativa clubhouse nella zona di Destra Brenta.
✉ ISLANDA Lo sapete che l’Islanda ha una penetrazione golfistica superiore a quella di Stati Uniti, Gran Bretagna e altre nazioni considerate molto mature dal punto di vista del gioco? In Islanda esistono infatti 65 campi, per una popolazione di sole 320mila persone. In pratica un campo ogni 5.000 abitanti: davvero da record (in Italia uno ogni 240.000).
✉ RUSSIA In Russia il golf continua a stentare. Negli ultimi 25 anni, secondo KPMG Golf Advisory Practice, nel Paese sono stati aperti solo 16 percorsi, e fra questi solo sette a 18 buche, per un totale di 4.500 nuovi golfisti registrati. Un numero talmente basso da rendere irrisoria la percentuale di partecipazione rispetto alla popolazione totale (143 milioni). La Russia perciò può rappresentare un’incredibile opportunità o invece si sta dimostrando una causa persa per il golf?
✉ OMAN L’Almouj Golf Club, nell’Oman, ha già attivo il campo pratica e le prime nove buche mentre le seconde sono in costruzione. Il percorso offre delle vedute spettacolari sul mare, sulle dune di sabbia e sulle montagne di Al Hajar.
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➤ SAN DOMENICO (Brindisi) Nuova spiaggia attrezzata e progetto per un secondo campo La società “Il Girasole 1986 Srl”, che fa capo al gruppo Melpignano, proprietario di Borgo Egnazia, del golf e della Masseria San Domenico, ha acquisito la società Imarfa che svolge la lavorazione di marmi e graniti in alcuni capannoni industriali sulla litoranea
Savelletri-Torre Canne. Il complesso, incompatibile con la bellezza naturale dei luoghi, verrà rilevato e dismesso dal gruppo Melpignano per circa 17 milioni di euro, comprensivi anche delle successive operazioni per trasformare l’area occupata
➤ TAORMINA (Messina) Lavori bloccati a Trappitello Fermo da oltre un anno e mezzo il progetto del golf a Trappitello, una frazione del comune di Taormina (Messina). Gli interventi sono bloccati dal novembre 2011 e non potranno riprendere prima di un nuovo esame della situazione in sede di consiglio comunale. Sono ormai trascorsi sei anni dal via libera che nell’ottobre 2006 fece partire il progetto del nuovo
campo di golf, disegnato nella zona di contrada Vareggio. Continua quindi a slittare l’apertura del Corinthia Taormina Golf Resort che doveva includere, su un’area di 63 ettari, il campo a 18 buche, l’albergo e 172 appartamenti. Per i prossimi venti anni la struttura avrebbe dovuto essere gestita dalla compagnia turistica maltese Corinthia (Chi Hotels and Resorts).
dai capannoni in una zona di spiaggia attrezzata e balneabile. Un intervento importante che consentirà alle già splendide strutture di Masseria San Domenico, Masseria Cimino, Borgo Egnazia e al Golf Club San Domenico di avere a
disposizione un altro spazio per migliorare ulteriormente l’offerta turistica. Un successivo progetto è quello della realizzazione di un secondo campo da golf, nell’entroterra, che si affiancherebbe al famoso percorso di San Domenico.
➤ CASTELROTTO (Bolzano) Un proprietario e un nome nuovo (Siusi San Vigilio) L’ex Golf Club Castelrotto, in Alto Adige, è stato acquistato da Stefan Pramstrahler, titolare di uno degli alberghi più famosi della provincia di Bolzano, il “Romantik Turmhotel” di Fiè allo Sciliar. Pramstrahler ha acquistato il Golf Hotel Sonne e il percorso di golf per 4,7 milioni di euro, al termine di un’asta giudiziaria seguita al fallimento di Richard Obkirchner, 67enne imprenditore gravato da un “buco” finanziario di nove milioni. L’avvento di Pramstrahler alla guida del circolo altoatesino, inserito in un contesto di rara bellezza ai piedi del massiccio dello Sciliar, assicura il rilancio della struttura golfistica situata sullo splendido balcone dell’Alpe di Siusi. Prima novità il cambiamento del nome: il circolo oggi si chiama infatti Golf Club Siusi San Vigilio..
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NEWS - NEWS - NEWS ➤ GIRONA (Spagna) Al PGA Catalunya arriva dall’America “Tee it forward”, con Jack Nicklaus Il PGA Catalunya, circolo spagnolo che ospita due percorsi fra cui lo straordinario Stadium, ai vertici assoluti in campo europeo, è uno dei primi che nel Vecchio Continente sta lanciando il programma “Tee it forward” (Giocala davanti). Il club di Girona, a circa un’ora da Barcellona, affiancherà gli oltre 2.000 club che negli Stati Uniti hanno seguito l’iniziativa ideata da USGA e PGA of America, che ha il grande Jack Nicklaus come testimonial. I circoli che partecipano a “Tee it forward” mettono a disposizione varie partenze avanzate per permettere a giovani/giovanissimi e seniores di iniziare a giocare in modo più facile o di non abbandonare il gioco per problemi legati alla diminuita lunghezza dei colpi.
➤ MONTENEGRO - 800 milioni per un resort con 18 buche In Montenegro sta partendo un importante investimento turistico a Tivat (Teodo, in italiano), superiore agli 800 milioni di euro. In programma un enorme resort con sette alberghi (2.200 stanze), 1.600 appartamenti e 750 ville, attorno a un villaggio con ogni tipo di servizio. Il gruppo che sta realizzando la struttura di quella che verrà chiamata Lustica Bay (una joint venture svizzera con il governo del Montenegro) ha affidato a Gary Player la realizzazione del campo da golf inserito nel resort.
➤ FRANCIA - Manutenzione esclusiva per l’Evian Open Ransomes Jacobsen, il produttore di macchine per la manutenzione del tappeto erboso, ha firmato un accordo di collaborazione esclusiva con l’Evian Championship. Il percorso francese, su cui si disputa quello che da quest’anno è diventato il quinto major femminile, ha deciso di rinnovare per altri cinque anni l’agreement con Ransomes Jacobsen, che per 18 anni ha contribuito a far crescere la notorietà dell’evento, fino al riconoscimento di gara ai massimi livelli dei circuiti LPGA e LET. Quest’anno il percorso è stato profondamente modificato in base alle richieste delle associazioni organizzatrici, per aumentare il tasso tecnico del campo senza modificare l’eccezionale bellezza della natura circostante.
➤ SCOZIA - Trump, un altro campo per la Ryder Cup Proprietario di 11 fra campi e resort, Donald Trump, il celebre miliardario americano patito di golf, ha da sempre il sogno di organizzare la Ryder Cup. Per questo ha già proposto un paio di suoi percorsi per ospitare un’edizione americana e ha costruito un meraviglioso campo in Scozia, a Balmedie, nei pressi di Aberdeen, per puntare a quella europea. Adesso ha annunciato la costruzione del secondo percorso, disegnato sempre da Martin Hawtree, che Trump ha intitolato a sua madre, Mary MacLeod, nata in Scozia.
➤ POLA (Istria) Il primo di 22 campi Nuovo progetto per un golf resort in Istria. La località è stata scelta a una ventina di minuti d’auto dalla città di Pola e dal suo aeroporto internazionale. Il piano di realizzazione dell’Istria Estate & Country Club prevede un hotel a cinque stelle da 170 stanze, con 114 unità residenziali e un campo da golf da 18 buche (circa 100 gli ettari a disposizione), che in futuro potrebbero diventare 27. Il progetto è gestito da Globe Trade Centre S.A. (GTC), che è partita sette anni fa per ottenere i permessi e realizzare i piani per le infrastrutture, il golf, gli appartamenti e le ville (ognuna con piscina privata). L’Istria, che è una delle più interessanti aree turistiche della Croazia, ha in programma la costruzione di 22 campi da golf. Una scelta che conferma il forte interesse del governo croato per il golf, dimostrato anche dal via libera concesso lo scorso aprile per la realizzazione di un campo in una delle aree più belle vicino a Dubrovnik.
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NEWS - NEWS - NEWS ➤ ABU DHABI Golf in forte crescita
➤ CINA Nuovi campi in diminuzione
In crescita verticale il golf ad Abu Dhabi. Durante il primo quadrimestre 2013, i giri giocati nei sette campi dell’Emirato sono saliti del 90 per cento rispetto allo stesso periodo del 2012, secondo l’ente turistico di Abu Dhabi.
Continua a diminuire il ritmo di crescita dei percorsi da golf in Cina. Nel 2010 ne erano stati aperti 52, che sono scesi a 45 nel 2011. Per lo scorso anno i nuovi campi inaugurati sono stati 39, in base ai dati inseriti nell’indagine China Golf Industry. Secondo China Daily, al di là di situazioni politiche o legislative, il numero di percorsi aperti negli scorsi anni era semplicemente “insostenibile”. Il golf continua comunque ad avere una crescente popolarità nel Paese, anche se non ha ancora creato un’esplosione nel numero dei giocatori che possa trascinare di nuovo al rialzo la costruzione di nuovi campi.
animo investimenti fra 150 e 200 milioni di dollari per rivisitare i cinque percorsi della struttura (fra cui il celebre Blue Monster), albergo e servizi connessi, Trump
Il Legend Golf Course aperto di recente in Slovacchia, proprio al centro geografico dell’Europa, è stato realizzato da Nicklaus Design ed è il primo dei due percorsi previsti per il bellissimo Penati Golf Resort a cinque stelle. Il club, esteso su 217 ettari, si trova vicino alla città di Senica, circa un’ora d’auto a nord della capitale, Bratislava. Costo dell’investimento, oltre 16 milioni di euro.
✉ ARCHITETTI Peter Fjällman è stato eletto nuovo presidente dell’European Institute of Golf Course Architects (EIGCA). L’investitura è avvenuta a Malmö, in Svezia, durante l’ultimo meeting dell’associazione. Fjällman, che prima ricopriva la carica di tesoriere onorario, prende il posto di Rainer Preissmann e resterà in carica per i prossimi due anni.
✉ CUBA
➤ MIAMI (Florida) Doral: investimenti e grandi affari Spendendo 150 milioni di dollari per l’acquisto del Doral, famosissimo resort in Florida, Donald Trump dovrebbe aver fatto un grande affare. Nonostante abbia in
✉ SLOVACCHIA
ha acquistato diverse centinaia di ettari in una zona (centro Miami) in cui un ettaro vale circa mezzo milione di dollari. Fare affari con il golf si può, evidentemente…
A Cuba nasce il secondo golf dell’isola, dopo quello di Varadero. È il Carboneria Golf Club, comunque sempre vicino alla cittadina di Varadero e a un’ora di macchina dall’Avana. Il progettista Tony Jacklin ha disegnato un percorso 18 buche di campionato all’interno di un’area con 100 ville, 800 condomini, un hotel con 120 stanze, una spa, un porto, una spiaggia e la scuola Jacklin Golf Academy.
✉ SCOZIA Dopo un restauro, il castello di Taymouth e il suo campo lungo il fiume Tay riapriranno quest’estate. Il percorso è stato modificato e allungato a 6.930 metri e il castello è in fase di ristrutturazione per essere adibito a hotel di lusso.
✉ KAZAKISTAN Anche il Kazakistan avrà il suo campo da golf a 18 buche nella città di Shuchinsk. Il progetto, realizzato da Harradine Design e nel quale sono stati salvaguardati numerosi tipi di alberi, include un albergo con 100 stanze, due porti, 15 chalet e due lagune artificiali.
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FINANZIAMENTI
ICS - Programmi su misura per i circoli
Aiutare gli investimenti L’Istituto per il Credito Sportivo, in convenzione con la Federgolf, ha creato la prima linea interamente dedicata al nostro sport, mettendo a punto tre tipi di mutuo con caratteristiche specifiche
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pesso le volontà di ammodernamento, aggiornamento o riorganizzazione del circolo si scontrano con la difficoltà nel far quadrare i bilanci. Così iniziative quali la sostituzione del tappeto erboso con sementi più efficienti o più adatte al microclima dell’area (come abbiamo spiegato nell’articolo inerente le macroterme), l’installazione di strutture mirate al risparmio energetico, la ristrutturazione dei locali vengono rimandate. In Italia, grazie a una legge del 1957, esiste una banca fatta per rispondere alle esigenze delle associazioni sportive. Si tratta dell’Istituto per il Credito Sportivo (ICS), specializzato nel concedere finanziamenti connessi al settore dello sport e della cultura. Nell’attività dell’Istituto rientravano il credito per la costruzione, l’ampliamento e la ristrutturazione di impianti sportivi o strumentali all’attività sportiva, compresa l’acquisizione delle aree e degli immobili da destinare a tali attività. La Legge Finanziaria del 2004 ha previsto un vero e radicale cambiamento nell’assetto statutario dell’Istituto che, pur mantenendo inalterato il suo impegno in favore dello sport, ha disciplinato l’ampliamento della sua sfera di
competenza ai beni ed alle attività culturali. Attraverso un Business Process Reengineering, l’Istituto ha rivisitato le procedure di finanziamento ed ha realizzato specifici interventi volti ad ottimizzare in modo sistematico gli assetti organizzativi, i ruoli, le responsabilità e l’efficacia dei controlli. Sono state infatti predisposte nuove linee di mutuo per i privati e per gli Enti Pubblici ed è stata costruita una rete commerciale che si muove su tutto il territorio nazionale al fine di aumentare l’efficienza, semplificare e snellire i processi interni e migliorare il servizio rivolto alla propria clientela. Nel golf, grazie alla convenzione della Federazione, ICS ha creato la prima linea di finanziamenti dedicati. Dopo il successo delle convenzioni che si sono susseguite nel tempo e che hanno permesso la realizzazione, la ristrutturazione e l’ammodernamento di moltissime strutture dedicate al golf nel paese, l’Istituto per il Credito Sportivo e la Federazione Italiana Golf hanno sottoscritto una nuova convenzione triennale che prevede una linea di finanziamenti interamente dedicata al nostro sport. Per la prima volta, accanto al mutuo ordinario e al mutuo light la convenzione prevede
una tipologia di finanziamento esclusivamente dedicata ai tappeti erbosi: il mutuo macroterma. Per informazioni dettagliate vi rimandiamo al sito www.creditosportivo.it, nell’area dedicata ai prodotti. Qui sotto, in sintesi, i tre programmi di mutuo disponibili.
Mutuo Light Acquisto di attrezzature sportive (macchine agricole per la manutenzione del campo, golf cart e quant’altro necessario per la gestione dei campi da golf) anche strumentali o comunque connesse all’esercizio dell’attività sportiva, inclusa la realizzazione di lavori di manutenzione ordinaria/straordinaria di impianti sportivi o di sedi sociali o altri lavori di impiantistica
Mutuo Ordinario Progetti ed iniziative tesi alla realizzazione e ristrutturazione di impianti per la pratica del golf su tutto il territorio nazionale.
Mutuo Macroterma Progetti tesi alla realizzazione e/o sostituzione del tappeto erboso per campi da golf con specie macroterme.
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I green delle buche 9 e 18 del Saadiyat, splendido nuovo percorso di Abu Dhabi disegnato da Gary Player e gestito da Troon Golf. Sullo sfondo, l’hotel St. Regis
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Il numero
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La rivista Golf Inc. nel 2012 lo ha rieletto “uomo più potente del golf”. Da 30 anni amministra campi e strutture e dal 1990 ha fondato Troon Golf, la più importante società di gestione del mondo. Ecco cosa ci ha dichiarato in un’intervista esclusiva...
di Fulvio Golob
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ana Garmany ha oltre 30 anni di esperienza nello sviluppo e nella gestione di strutture golfistiche in tutto il mondo. È stato eletto da Golf.Inc e Golf Digest come uno dei personaggi più potenti nel nostro settore. Ha fondato Troon Golf nel 1990 e oggi la conduce come amministratore delegato. Molto lunga la lista di riconoscimenti ottenuti durante la sua attività, dall’ingresso in numerose Hall of Fame al premio alla carriera conferitogli da KPMG durante l’International Golf Forum dello scorso anno. Fa parte del consiglio dell’associazione statunitense fra i proprietari di campi di golf. La guida di Troon Golf gli ha consentito di creare una società ai vertici mondiali, che viene presa come riferimento per ogni aspetto nella gestione di circoli di golf privati. Ecco il testo dell’intervista esclusiva che ci ha rilasciato per il primo numero di Professione Golf. Troon Golf è una delle poche società di gestione che ha ottenuto successo anche al di fuori dei confini degli Stati Uniti. Quali le ragioni? La nostra espansione in altre nazioni di tutto il mondo non è stata facile e devo ammettere che abbiamo commesso anche parecchi errori, perdendo denaro in varie aree. Ma siamo riusciti a imparare da ciascuna esperienza e continuato a lavorare per raggiungere il nostro obiettivo: essere una società globale. Forse rispetto agli altri siamo solo stati più pazienti, cercando di trovare le giuste sintonie con la situazione e le differenti gestioni nei vari Paesi.
Quali sono I vantaggi e le economie di scala che derivano dall’appartenere a un gruppo di gestione come Troon Golf piuttosto che lavorare da soli? Ovviamente, avere oltre 200 campi sotto controllo moltiplica il nostro potere contrattuale e ci consente di centralizzare servizi quali amministrazione, risorse umane e informatizzazione. In qualche caso, i soli risparmi a livello assicurativo riescono a pagare il nostro fee gestionale per l’intero anno.
«Gestire 200 campi nel mondo ci permette di moltiplicare il nostro potere contrattuale»
Dove crede che Troon crescerà di più nel futuro, visto che ci dovrebbero essere differenze fra nazione e nazione? La nostra crescita è concentrata sui circoli privati americani, ma avremo una buona espansione in Europa, Nord Africa, Medio Oriente e Asia. Soprattutto quest’ultima, come sembra inevitabile, dovrebbe garantire prospettive interessanti. Economie come Corea del Sud e Cina hanno trend in controtendenza rispetto a quelli meno interessanti evidenziati in Occidente. Siamo coinvolti in alcuni progetti coreani e in altri Paesi come India, Cina, Malesia e quelli del sudest asiatico. Stiamo cercando di imparare a conoscere le abitudini e gli aspetti culturali delle varie aree. Se può essere facile capire gli obiettivi di un proprietario quando si parla di affari,
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Altri due spettacolari campi gestiti da Troon Golf. In alto una buca dell’Hills, percorso disegnato come gli altri due del Lumine Beach & Golf da Greg Norman, in un bellissimo resort a sud di Barcellona. Sotto, il green della 9 sull’Aisla Course di Turnberry, magico links scozzese che ha ospitato quattro edizioni dell’Open Championship.
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è indispensabile conoscere i comportamenti dei consumatori per creare davvero il prodotto di cui i clienti hanno bisogno. Comprendere le dinamiche locali è lo scoglio più difficile per dare respiro al business, soprattutto in mercati che stanno diventando ogni giorno più aggressivi. Le ambizioni di Troon Golf per i prossimi anni? Continuare a tenere giù la testa e lavorare sodo, nella gestione e nello sviluppo dei golf, cercando di far crescere ancora il nostro marchio nel mondo. Abbiamo un team che è abituato a guardare avanti, composto da professionisti che hanno fatto dell’ospitalità e dell’industria del golf l’obiettivo della propria carriera. Le esperienze del passato vengono divise fra i vari team della società e attualizzati con nuovi metodi di approccio e gestione. Le zone più “calde” in fatto di crescita?
«Dobbiamo ridurre il tempo necessario per giocare e inventare il ‘golf da un’ora’» Al di fuori degli Stati Uniti, penso all’Asia e al Medio Oriente, e in particolare a Corea, Cina, Abu Dhabi, Bahrain e Qatar, insieme ad alcune zone del Nord Africa, se ci sarà stabilità politica. Avete termini standard nei vostri rapporti con i proprietari dei campi? E un periodo fisso di contratto con opzioni per il rinnovo? Ogni nostro contratto ha accordi specifici che lo rendono unico e diverso dagli altri. Ma in generale puntiamo a rapporti abbastanza lunghi da permetterci di raggiungere gli obiettivi prefissati, a un accordo preciso sui costi della nostra gestione e a qualche incentivo, in base alla redditività nel caso di resort o strutture pubbliche e alla soddisfazione dei membri, se si parla di club privati. Molti contratti hanno anche clausole di rinnovo. I servizi di Troon Golf sono disponibili solo come un pacchetto completo o possono permettere a un cliente di scegliere solo un aspetto, come ad esempio l’agronomia e le operazioni correlate con il golf, lasciando al circolo ristorazione e ospitalità? Di solito, forniamo tutti i servizi, ma in alcune operazioni legate a resort, chi gestisce l’hotel può anche occuparsi della ristorazione, se ciò rende il lavoro più efficiente. E anche, in casi limitati, ci siamo occupati solo della parte agronomica. Troon possiede qualcuna delle proprietà che gestisce? Abbiamo partecipazioni nelle proprietà, molto ridotte se comparate a situazioni con il solo rapporto gestionale. Diciamo che quest’ultima parte copre il 98 per cento della nostra attività.
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Con l’esperienza che Troon ha alle spalle, avrete senz’altro sviluppato tecniche per gestire le entrate. Quando vi presentate a un possibile nuovo cliente, cosa gli prospettate di migliorare, nel suo business, con il vostro arrivo? Uno dei nostri punti di forza è aumentare le entrate di alto livello con iniziative di marketing e vendita, visto che già gran parte degli operatori ha messo in atto la maggior parte dei tagli possibili. Naturalmente I nostri servizi centralizzati e il potere contrattuale che abbiamo come gruppo ci permettono ulteriori risparmi, anche se noi, come detto, preferiamo puntare sul miglioramento dell’immagine e degli introiti di fascia alta. Un punto rilevante del vostro programma è sottolineare l’importanza di uno staff adeguato. Chi è il candidato potenziale per entrare a far parte di Troon Golf? E come cresce all’interno dell’azienda quando ci è entrato? È fondamentale scegliere bene le persone con cui lavorare, che devono avere spiccate capacità per emergere come manager. Se abbiamo persone di alto livello, avremo maggiori opportunità di crescita. Quando assumiamo giovani nei nostri circoli, vengono sempre monitorati e aiutati. Per questo li portiamo a conoscere strutture di tipo diverso, come campi pubblici, privati o resort, per fargli capire le differenze e le diverse esigenze di ogni tipologia. Solo dopo questa indispensabile introduzione al lavoro, ognuno trova la sua nicchia ideale all’interno di Troon Golf. Fra i problemi evidenti della gestione di una struttura golfistica, c’è quello del gioco lento. Come affrontarlo? Penso che il ritmo di gioco sia incredibilmente importante per due ragioni. Primo, la gente che ama il golf sta cercando vari modi per ridurre il tempo necessario e noi vogliamo cercare di assecondare questo desiderio. Secondo, e forse più importante, abbiamo incontrato tanta gente che nemmeno prova a giocare perché non possiamo mettergli a disposizione un “gioco da un’ora”, o qualcosa che possa attrarli senza fargli perdere una mezza o un’intera giornata. Altri giochi o sport, come ad esempio il cricket, stanno cercando di rinnovarsi proprio riducendo i tempi, con eccellenti risultati. Il golf deve inventare “giochi” che si possano concludere in un tempo compreso fra 60 e 90 minuti. Lavorando un po’ dovunque nel mondo, in nazioni golfisticamente evolute quanto in altre agli inizi, avete notato se il ritorno del golf alle Olimpiadi sta producendo qualche risultato? Il golf ai Giochi è senz’altro una notizia positiva, specialmente al di fuori degli Stati Uniti. Essere sport olimpico accresce la credibilità e incoraggia i governi ad aiutare programmi destinati ai giovani. Nei prossimi anni, speriamo molto che ci possa essere una crescita d’interesse e di attività fra i giovani. Nel 2017 ci dovrebbe essere un voto per decidere se il golf rimarrà in ambito olimpico. Parecchi si sono già espressi contro la formula delle 72 buche stroke play
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Da Scottsdale (Arizona) a Ginevra Troon Golf ha sede a Scottsdale, pochi chilometri a est di Phoenix, in Arizona, in quella che è una delle più celebri località golfistiche americane anche proprio grazie alla presenza della grande società diretta da Dana Garmany. Troon Golf gestisce circa 200 strutture di golf sparse nei cinque continenti, distribuite in 23 differenti nazioni e in 31 Stati degli U.S.A. L’obiettivo è quello di offrire ai clienti un servizio di alto livello nella conduzione dei campi, sia che si tratti di circoli privati, pubblici o resort. Troon rappresenta la maggiore società mondiale di gestione golfistica, con il controllo di Troon Golf (green fee giornalieri e resort) e Troon Privè (proprietà private). 48 strutture gestite dalla società sono inserite fra le prime 100 nelle classifiche nazionali o internazionali. Alcune proprietà di Troon sono The Grove (Londra), Classic Club (Palm Desert, California) e Mazagan Beach & Golf Resort (El Jadida, Marocco). Per seguire al meglio l’area Europa, Medio Oriente e Africa, Troon ha aperto una sua sede distaccata a Ginevra, in Svizzera (ne esiste comunque anche un’altra a Dubai, negli Emirati Arabi). Si tratta di una divisione in rapido sviluppo che sovrintende alla gestione di 38 strutture golfistiche in 14 nazioni, fra cui Dubai, Abu Dhabi, Inghilterra, Russia e Spagna, con espansione prevista in tutte le zone delle tre maxi aree geografiche. TROON GOLF WORLD HEADQUARTERS: 15044 N. Scottsdale Road, Suite 300, Scottsdale, Arizona 85254, Stati Uniti. Tel. 001 480 606 1000 - info@troongolf.com - www.troongolf.com TROON GOLF EUROPE: 18 Avenue Louis Casai, 1209 Cointrin, Ginevra (Svizzera). T. 0041 227705050
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A sinistra, una buca di Las Colinas, magnifico resort a sud di Alicante, sulla Costa Blanca, in Spagna. Sotto, il Saadiyat di Abu Dhabi e, qui sopra, Dana Garmany a Scottsdale, in Arizona, dova ha sede Troon Golf. che sarà utilizzata a Rio, colpevole di non catturare l’attenzione dei non golfisti. Sono d’accordo. 72 buche stroke play non rappresentano la ricetta giusta. Per quanto mi riguarda, preferirei il match play, con qualificazioni simili a quelle del calcio o del basket alle Olimpiadi, per ammettere solo i migliori ai Giochi. Qualcuno di questi match che portano alla gara valida per le medaglie potrebbe anche utilizzare formati differenti, come giocare meno di 18 buche e altre interessanti varianti. Poi alle Olimpiadi si potrebbe tornare alla distanza classica del match play, senza il bisogno che ciascuna nazione debba avere un certo numero di concorrenti, perché l’accesso al torneo finale è già stato deciso dalle selezioni prima dei Giochi. Quale potrebbe essere la formula per rendere più interessante il golf anche per chi non lo conosce? Fra le possibilità che stanno emergendo ci sono un matchplay breve, preceduto da qualificazioni stroke play, a coppie e singole. Mi piace pensare a nove buche corte, a una buca più grande di quella che usiamo ora e circuiti da tre, sei e 12 buche. Naturalmente non sto parlando di soluzioni per quelli che il mondo anglosassone chiama “serious golfers” e che continueranno a giocare secondo gli standard tradizionali. Dico però che, se vogliamo aumentare il numero di praticanti, dobbiamo aprirci a nuove esperienze e renderci conto che il tempo è un vero nemico per il nostro gioco. Io faccio sempre l’esempio del tennis, che in un’ora o anche meno consente un buon allenamento. In Italia lo stesso discorso vale per il calcetto. Abbiamo bisogno qualche cosa altrettanto “concentrata” anche nel golf. Cosa dice di una maggiore varietà nel tipo di eventi inseriti nei Tour? Mi piacerebbe vedere match su nove buche e mi piacerebbe pen-
sare a una biforcazione nello sviluppo dell’attrezzatura, che consenta di giocare i vecchi percorsi senza dovere a tutti i costi allungarli spendendo inutilmente un sacco di soldi. Mi piacerebbe che il golf diventasse uno sport che all’Open Championship o al Masters, per esempio, utilizzasse palle come quelle che erano in campo vent’anni fa, con un volo molto inferiore rispetto alle attuali. Ma vorrei che, nello stesso tempo, la tecnologia continuasse ad aiutare il golfista medio. Le palline, ad esempio, mostrano tutte le loro vere doti con velocità della testa del bastone di 170 orari e oltre, raggiunte solo da professionisti o da eccellenti giocatori. Velocità del 20 o 30 per cento in meno non creano alcun vantaggio. Dobbiamo riportare il gioco a essere divertente da guardare, non solo bomba con il driver e poi un ferro corto. Dobbiamo essere più creativi anche per quanto riguarda le formule di gara. Per chiudere, ci sono stati anni d’oro in cui anche un golf mal gestito poteva sopravvivere. Adesso, con un eccesso di offerta rispetto alla domanda, la competizione è pesante e i tempi sono difficili. Qual è la chiave per sopravvivere e per ritrovare la prosperità nel business del golf? Il cambiamento è la chiave per sopravvivere. La gente deve togliersi la testa dalla sabbia e capire che certe cose, fatte alla stessa maniera per 50 anni, adesso possono anche non funzionare più. I giovani non ritengono che il golf sia eccitante, non pensano che tutte le regole abbiano una logica, non pensano che un certo modo di vestire sia intelligente e non hanno nessuna voglia di starsene lontani per sei ore da cellulari, smartphone, messaggi o internet. È compito nostro fare in modo che il campo da golf sia un bel posto per tutti. A tutte le età e in tutti i sensi.
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24 Nella foto, l’inconfondibile clubhouse dell’Old Course di St Andrews, the home of golf
Soci addio In Europa si gioca tanto ma sempre più persone abbandonano i circoli optando per formule di associazione più economiche. Ecco perché l’industria del golf deve preoccuparsi di questo crescente fenomeno
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Statistiche & previsioni
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quotidiana per centinaia di professionisti della PGA sparsi in tutto il Regno Unito”, ha detto Nat Sylvester della PGA. Da apria situazione economica eurole a settembre 2011, più di 35.000 persone pea è tutto tranne che stabile non golfiste hanno partecipato alle attività in questo periodo. L’Euro zodella CGP tra cui quasi 20.000 con età suna continua a lottare a denperiore ai 16 anni. Il risultato netto è viciti stretti, con la Grecia semno a 10.000 persone, ovvero quelle che poi pre sul filo del rasoio e della hanno continuato regolarmente a frequenbancarotta. Così, quando KPMG Golf Adtare strutture di golf. visory ha recentemente riferito che il nuMa chi frequenta regolarmente un circomero dei golfisti continentali era sceso per lo non necessariamente diventa un socio la prima volta - e di ben 46.000 unità - per di quella struttura. I professionisti della alcuni è stata una vera e propria sorprePGA si sono avvicinati ultimamente a luosa. Ma un esame più attento mostra che ghi di lavoro quali ospedali o basi militari la situazione generale potrebbe non essecon l’obiettivo di far provare re così negativa come invece a giocare persone che già si pare dai freddi numeri. conoscono, creando istantaIl problema, a quanto paneamente una rete di amici re, sta nelle statistiche. La con in comune un nuovo inKPMG ha fatto del suo meteresse, il golf. glio, raccogliendo informaQuesto tipo di approccio zioni sui giocatori direttapiace a Falk Billion, espermente dalla European Golf to consulente golfistico. Per Association, che a sua volta Billion la crisi economica ha li ha ricevuti dalle federaziocoinciso con un cambiamenni nazionali. Anche se questo to di valori nella società che sistema può sembrare infalliha derubato il golf di uno dei bile in realtà nasconde molti suoi elementi più importanti. margini di errore. “Nessuno apprezza più il vaLa riduzione di ben 46.000 lore sociale di un circolo di golfisti registrata nel 2011 rigolf qui in Germania”, ha diflette in realtà un decremenchiarato. “Ognuno partecipa to di soci effettivi nei club alle associazioni più curiose tradizionali, e non un reale sui principali social network calo di frequentazione delPercentuale di cambiamento nel numero dei golfisti nel 2011 ma ha perso interesse nei le strutture. Per avere sotto Più del 5% Più di -5% Da 0 a 5% Da -1 a -5% gruppi sociali come i golf mano dati effetivamente atclub, legati alla vita reale”. tendibili bisognerebbe inveIl nuovo golfista itinerante è ce conoscere il numero totale di giri di golf giocati in Europa, dato a diffrenza dei soci, non sono in grado di molto più ‘price-oriented’ e quindi i circopurtroppo non quantificabile con gli stru- sostenere il business dei club golf in Eu- li si sono dovuti adattare alle sue esigenze, ropa”, ha detto Kilby. “C’è probabilmen- anche se rimane una nicchia dedicata alla menti attuali. È fuori dubbio che, causa la recessio- te solo una piccola manciata di campi da promozione di un golf club come evento ne, molti giocatori negli ultimi tempi han- golf che può sopravvivere semplicemente sociale. Billion dice che il numero di giocano deciso di abbandonare la tradizionale con le entrate dei green fee. Il clima euro- tori in Germania è in crescita, ma il numeiscrizione ai club, ma non per questo han- peo è troppo variabile, e se è brutto nessu- ro dei giri è invece stabile, e questo signifino smesso di praticare il loro sport pre- no paga un green fee per giocare. Il circo- ca che non basta una semplice equazione ferito. Ovviamente la situazione econo- lo può rimanere senza fonte di reddito per per vedere nuove persone sul campo da mica generale è la prima causa di questo settimane, a volte mesi, con conseguenze golf. I circoli si sono e si stanno adattando, offrendo formule associative più flessibifenomeno. Duncan Weir, del Royal & An- drammatiche”. cient Golf Club di St. Andrews, ha affer- Ma non tutto è perso. La PGA e la Coun- li: stagionali, familiari, pomeridiani e molmato che in Inghilterra il numero dei soci ty Golf Partnership (CGP) stanno cercan- te altre opzioni, ma la realtà è che in pochi nei circoli è in netto calo a favore dei sem- do nuovi golfisti nel Regno Unito. “Reclu- si aspettano che le cose tornino in fretta a plici frequentatori. “Da quando ho iniziato tare nuovi potenziali giocatori è un’attività quella che una volta era la normalità.
di Andrea Vercelli
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nel 1999 vi è stato un decremento di partecipazione a campionati ed eventi speciali nei circoli a favore del puro piacere di giocare, in netto aumento.” ha proseguito Weir - “Siamo stati molto bravi a mettere i circoli a disposizione dei potenziali giocatori, ma la parte più difficile rimane quella di trasformare questo interesse iniziale in un impegno di appartenenza a un club.” È qui la domanda chiave: i soci sono più preziosi dei semplici golfisti occasionali? Jerry Kilby, CEO della Club Managers Association of Europe, afferma che la risposta è decisamente un sì. “L’aspetto più preoccupante è che i golfisti ‘itineranti’,
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In queste pagine, una veduta aerea del percorso della Montecchia, in provincia di Padova, uno dei primi campi del nord Italia che ha scelto le macroterme per il suo tappeto erboso. Da sinistra, le buche 1, 18 e 10
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Macroterme MacrotermeininItalia Italia
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Sono ormai numerosi gli esempi di passaggio da tipiche microterme, come l’Agrostis, ad altre essenze che consentono importanti risparmi e maggiore valenza “ambientale”. In queste pagine, la parola a esperti e a responsabili di circolo
In viaggio verso
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28 di Roberto Roversi
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ualcuno ha scritto che l’Augusta National sta vendendo un sogno pericoloso. Il sogno è quello che ogni anno, agli inizi di aprile, si materializza davanti agli occhi dei golfisti di tutto il mondo che seguono il Masters sugli schermi televisivi. Quei fairway perfetti, quei green impeccabili, quei bunker bianchissimi, quei fiori meravigliosi che sembrano sbocciare solo per questo evento, rappresentano agli occhi degli appassionati il modello ideale del campo da golf. E quel modello sembra essere stato per tanto tempo quasi una sorta di divinità pagana alla quale molti circoli hanno sacrificato ogni sforzo e ogni risorsa per accontentare i propri golfisti ammaliati dal sogno ispirato dall’Augusta National. Una tendenza, tra l’altro, che ha fatto il giro del mondo imponendo standard di manutenzione sempre più elevati per avere maggiore appeal nei confronti dei golfisti. Sarebbe bene sapere, però, che per mostrare al mondo quell’immagine così perfetta da sembrare una cartolina, l’esclusivo golf club della Georgia dispone di uno staff di manutenzione di circa duecento persone, di uno sterminato parco macchine (vedi la copertina del nostro primo numero di “Professione Golf”), di un sistema d’irrigazione ipertecnologico e di tanto altro ancora il cui costo, altissimo, è coperto dai ricchi introiti del Masters. Questo, purtroppo, non succede nei circoli normali. Anzi di questi tempi parecchi tra quelli di casa nostra, complice il momento economico generale poco felice, si trovano costretti a mettere ordine nelle loro spese cercando di ridurre determinate voci. Una delle più significative è sicuramente quella rappresentata dalla manutenzione del campo, soprattutto se il modello da seguire è quello dell’Augusta National. A tutti piacerebbe giocare su fairway levigati e pettinati come quelli del Masters, ma quanti sono disposti a sopportarne il costo sempre più elevato? Ecco, dunque, che anche in Italia si cominciano a valutare nuove soluzioni, più economiche e più pratiche, come la conversione del tipo di erba impiegato sul percorso. Il cambiamento riguarda in particolare il passaggio dalle microterme (la più conosciuta e usata sui campi dello stivale golfistico è l’Agrostis) alle macroterme (la Bermudagrass è una delle specie di questa famiglia). I vantaggi economici più evidenti delle macroterme sono il massiccio risparmio di acqua (fino al 50%, e oltre, in meno rispetto al tappeto erboso tradizionale), il ridottissimo uso di fertilizzanti e l’assenza di fitofarmaci in quanto questo tipo di erba non soffre le tipiche malattie delle microterme. Questi aspetti, inoltre, assicurano una maggiore valenza “ambientale” al ruolo di un campo da golf, oggi spesso identificato nel luogo comune che lo vede come un dissipatore di risorse idriche e un grande utilizzatore di prodotti chimici inquinanti. Riguardo a questi ultimi c’è da ricordare, inoltre, che esistono direttive europee sempre più stringenti sul loro uso negli impianti sportivi. È per queste ragioni che anche nel nostro paese l’impiego delle macroterme sta conoscendo un interessante sviluppo.
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Alessandro De Luca Federgolf e La Montecchia (Padova)
Le caratteristiche peculiari di queste essenze, che privilegiano i climi caldi, le rendono particolarmente adatte ai campi del nostro Centro-Sud, ma possono trovare un ambiente adatto anche in determinate zone del Nord come sta dimostrando la recente conversione del tappeto erboso realizzata dal circolo della Montecchia, vicino a Padova. Alessandro De Luca, agronomo, consulente tecnico della Federgolf e docente della Scuola Nazionale Golf, ha seguito da vicino questo lavoro avviato un paio d’anni fa. “Quello di Montecchia – dice - è un esempio di come l’impiego della Bermuda possa essere fatto anche in climi continentali. Al momento si tratta del campo da golf in macroterme più a nord che si conosca. Siamo partiti con una fase di sperimentazione e sulla base dei buoni risultati acquisiti abbiamo intrapreso la conversione dei fairway e dei tee. Per il circolo è stato un impegno notevole, ma abbiamo finalmente risolto i problemi che il campo aveva avuto negli ultimi anni. Questa esperienza è diventata addirittura un caso virtuoso indicato dallo stesso R.& A. di St. Andrews come esempio da seguire.” Inoltre proprio di recente Montecchia ha ricevuto, oltre al riconoscimento federale “Impegnati nel Verde”, anche la “GEO Label” da parte della Golf Environment Organization, l’ente europeo che assegna le certificazioni ambientali. È il terzo circolo italiano a ricevere questo attestato. De Luca, che ha avuto esperienze anche negli USA, ricorda le prime sperimentazioni effettuate in collaborazione con l’Università di Pisa sull’uso delle macroterme nei campi da golf in Italia. “Ci si rese conto – spiega - che il progetto poteva funzionare anche in presenza di un clima di transizione come quello italiano. Inoltre nel tempo c’è stato un netto miglioramento della qualità delle specie e delle varie tecniche di insediamento che hanno reso possibile ottenere un tappeto erboso giocabile in tempi abbastanza rapidi.” Un fairway in Bermuda (ne esistono di varie qualità da usare in base al tipo di terreno e al clima) possiede una giocabilità costante durante tutto l’anno e, necessitando di minore irrigazione, favorisce un maggior rotolo della pallina. L’inconveniente più vistoso, ma che non incide sulla giocabilità dei fairway, è il colore giallo che assume nei mesi invernali quando la Bermuda va in “dormienza”. Si tratta di un fattore esclusivamente estetico, ma ai golfisti che si nutrono del “sogno pericoloso” proposto dall’Augusta National questo può non piacere. E così diversi campi in macroterme d’inverno vengono traseminati con una varietà di Loietto che ha il compito di garantire quel verde rassicurante voluto dai giocatori.
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PERCORSI CHE USANO SPECIE MACROTERME GOLF CLUB BARIALTO Bari (1997) 18 buche: tees, fairways, semirough, rough, driving range (Bermuda cv.Tifway 419), putting greens (Bermuda cv.Tifdwarf). GOLF CLUB IS ARENAS Oristano (1998 and 2000) 18 buche: tees, fairways, semirough, driving range (1998 Bermuda cv.SantaAna 1e nove, 2000 2e nove Bermuda cv. Savannah). GOLF CLUB SIBARI Cosenza (1999) 9 buche: fairways, tees, semirough (Bermuda cv.Sonesta) e driving range (Bermuda cv.Santa Ana). GOLF CLUB SAN DOMENICO Brindisi (2001) 18 buche: tees, fairways, semirough, driving range (cv. Tifway 419). GOLF CLUB LE MADONIE Palermo (2001) 18 buche: tees, fairways, semirough, driving range (Bermuda cv.Tifway 419). GOLF CLUB FEUDO MONTALTO Catanzaro (2001) 9 buche: tees, fairways, semirough, driving range (Bermuda cv. Savannah). GOLF CLUB SÀ TANKA Cagliari (2002) 9 buche: fairways, tees e dr. range (Bermuda cv. Princess). GOLF CLUB VILLA AIROLDI Palermo (2004) 9 buche: tees, fairways, driving range (Bermuda cv.Tifway 419 e cv.Gobi). GOLF CLUB IS MOLAS Cagliari (2003) 3e nove buche: tees, semirough e fairways (Bermuda cv. Princess). GOLF CLUB LA FILANDA Savona (2004) 9 buche: tees, fairways, semirough, driving range (Bermuda cv.Tifway 419). GOLF CLUB VOLTURNO Caserta (2004) 2e nove buche: tees, fairways, semirough (Bermuda cv.Tifway 419). GOLF CLUB ARGENTARIO Grosseto (2005) 18 buche: tees, fairways, surrounds e semirough (Bermuda cv. Princess). GOLF CLUB TANCA Cagliari (2005) 18 buche: tees, fairways, semirough e driving range (Bermuda cv. Riviera).
GOLF CLUB LA BADIOLA Grosseto (2005) Driving range (Bermuda cv. Princess). GOLF CLUB I LAURI Ascoli Piceno (2005) 9 buche: tees, fairways e driving range (Bermuda cv.Princess). GOLF CLUB SATURNIA Grosseto (2005) 18 buche: tees, fairways, semirough e driving range (Bermuda cv.Tifway 419), bordi dei bunkers (Zoysia japonica cv. Zenith). GOLF CLUB TORRE COCCARO Brindisi (2006) 9 buche: tees, fairways e driving range (Bermuda cv.Princess). GOLF CLUB PARCO DI FIRENZE Firenze (2006) 9 buche: tees, fairways (Bermuda cv.Tifway 419). GOLF CLUB DONNA FUGATA Ragusa (2007) 18 buche: tees, fairways, Semirough e driving range (Bermuda cv. Riviera). GOLF CLUB MIRABELLA Avellino (2008) 9 buche: fairways e tees (Bermuda cv. Princess). GOLF CLUB VERDURA Sciacca (2008) 45 buche: tees, fairways, surrounds, Semirough, driving range (Bermuda cv. Tifway 419). GOLF LE COSTIERE Salerno (2010) 18 buche: fairways e tees (Bermuda cv. Riviera). ROYAL GOLF LA BAGNAIA Siena (2011) 18 buche: fairways (Bermuda cv. Riviera e Transcontinental). GOLF LA PIANA Caserta (2011) 18 buche: fairways, tees,collars (Bermuda cv.Tifway 419, collar Z.Japonica cv.Zenith). GOLF CLUB TERRE DEI CONSOLI Viterbo (2011) 18 buche e campo pratica (Bermuda cv. Riviera). CUS PISA Pisa (2011) Campo pratica (Bermuda cv. Paloma). GOLF CLUB SIRACUSA Siracusa (2011) 18 buche e campo pratica (Bermuda cv. Paloma). GOLF CLUB SAN LEONARDO Siracusa (2011) 18 buche e campo pratica (Bermuda cv. Riviera). GOLF VILLAGE Macerata (2011) campo pratica e 9 buche pitch and putt (Bermuda cv. Tifway).
PERCORSI CHE HANNO EFFETTUATO LA CONVERSIONE DA MICROTERME A MACROTERME GOLF CLUB MIGLIANICO Chieti (2008) 18 buche – tees e fairways (Bermuda cv Tifway 419). GOLF CLUB CERVIA Ravenna (2009) 27 buche – fairways (Bermuda cv Riviera). GOLF CLUB ACAYA Lecce (2008-2009) 27 buche – tees e fairways (Bermuda cv Transcontinental e ??). GOLF CLUB OLGIATA Roma (2010) 18 buche – tees e fairways (Bermuda cv Patriot su fairways, Tifway 419 su tees).
GOLF CLUB PARCO DI ROMA Roma (2010) 18 buche – fairways (Bermuda cv Riviera). GOLF CLUB DELLA MONTECCHIA Padova (2010) 27 buche – fairways e tees (Bermuda cv Patriot). GOLF NAZIONALE Viterbo (2010) 9 buche – fairways e tees (Bermuda cv Patriot su fairways, Tifway su tees).
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Sabrina Verde - Direttore di Ricerca in Botanica e Paesaggio vegetale
Se Montecchia è uno degli esempi più recenti di conversione da microterme a macroterme (nel 2010 lo hanno fatto anche il Parco di Roma, l’Olgiata e, a partire dal 2012, il Nazionale) il primo campo italiano realizzato in Bermuda è stato quello di Barialto nel 1997. Lo sottolinea la dottoressa Sabrina Verde, che fino all’anno scorso ha seguito per conto della Federgolf il progetto “Impegnati nel Verde”. “È importante mettere in evidenza che oggi le condizioni d’impiego delle macroterme sono notevolmente migliorate rispetto al passato – dice –. Le microterme necessitano di temperature estive tra i 16° e i 24° il che le rende poco adatte ai climi più caldi, in quanto si ammalano più facilmente, si diradano e hanno bisogno di interventi esterni. Dove le temperature nei periodi caldi variano tra i 25° e i 35° è assolutamente consigliabile l’uso delle macroterme che sono molto resistenti al caldo e hanno un fabbisogno idrico assai contenuto. Inoltre la loro tendenza a propagarsi per via vegetativa le rende ottime per il ripristino di aree diradate o di nuovo impianto. Sull’impiego delle macroterme nei campi da golf, però, esiste ancora una certa diffi-
denza. Un limite mentale forse derivante dal fatto che si è sempre seguito il modello anglosassone che però in numerosi casi non è applicabile alle caratteristiche del nostro territorio.”
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Giuliano Vestito Acaya (Brindisi)
Una testimonianza in questo senso arriva dall’Acaya che nel 2008 ha completamente rimodellato il disegno del campo esistente decidendo di cambiare anche il tappeto erboso utilizzando una varietà di macroterme. “La scelta è ricaduta verso essenze che potessero permettere un risparmio idrico nelle stagioni più calde – racconta Giuliano Vestito, direttore del circolo pugliese –. L’impianto iniziale ci ha creato qualche problema, ma già nel secondo anno abbiamo avuto degli ottimi risultati. La giocabilità è molto buona su tutto il percorso, grazie anche al fatto che non esistono zone d’ombra che possono complicare l’insediamento della Bermuda. Inserendo anche altre varietà di erba siamo riusciti ad avere fairway molto accattivanti sui quali è possibile arrivare a tagli di 12 mm. anche con il caldo estremo.” Vestito fa presente che con l’impiego della Bermuda è necessario effettuare un numero maggiore di verticut stagionali per evitare la formazione di un cuscino di feltro che potrebbe causare l’insorgere di alcune patologie.
Qui sopra, le due buche più spettacolari e impegnative del percorso di Acaya (Brindisi), disegnato da Hurdzan & Fry, la 10 e la 18 (a sinistra), divise dalla caratteristica sequenza di piccoli laghi
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Inoltre, fa presente, nelle operazioni di manutenzione viene posta molta attenzione alla zona in cui i fairway di Bermuda si uniscono alle aree dei collars e dei green seminati con Agrostis. Entrambe le varietà di erba tendono a “invadere” il terreno dell’altra ed è importante tenere la situazione sempre sotto controllo.
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Gian M. Bercelli- Golf Barolo (Cuneo) e agente di vendita macroterme
Una buona esperienza sull’uso delle macroterme l’ha accumulata anche Gian Maria Bercelli, presidente del Golf Barolo, ma soprattutto distributore in Italia di una delle marche più importanti di semi di macroterme. Tra i campi che ha seguito ci sono Donnafugata, Cervia, Tanka, Terre dei Consoli e Parco di Roma. “Sostanzialmente – dice Bercelli - ci sono tre modi per impiantare le macroterme: con il seme tradizionale, con il metodo della propagazione vegetativa e con il sistema di posa delle fitocelle. La varietà di seme più usata è la Riviera che tra le sue caratteristiche migliori ha una forte resistenza alle basse e bassissime temperature. La Bermuda Riviera praticamente non muore mai ma i suoi grandi nemici sono l’ombra e il ristagno d’acqua. Se ci sono buone condizioni di luce e si semina nel periodo corretto, vale a dire tra maggio e luglio, sono sufficienti 8/10 settimane per avere
un fairway giocabile.” Bercelli, che tra le sue realizzazioni in Bermuda vanta anche il campo da calcio dello stadio Barbera di Palermo, tuttavia non è del tutto convinto che le macroterme possano essere usate con successo al di sopra di determinate latitudini. “Dipende dalle singole situazioni – spiega – e non sempre, ve-
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SEDE DI LUSERNA S. GIOVANNI (TO): Via Tegas, 43 Tel./Fax 0121 954241 Cell. 335 6408256 (Dott. Baridon) info@davidebaridon.it SEDE DI ROSTA (TO): c/o STUDIO PLANTA Via Stazione, 90 Tel./Fax 011 9541475 Cell. 347 9264298 (Dott. Martinis) - 347 8149904 (Dott. Rettori) martinis@studioplanta.it rettori@studioplanta.it
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Qui sopra una veduta aerea parziale del Castello Tolcinasco, grande circolo alle porte di Milano, con tre percorsi di nove buche da campionato disegnati da Palmer, che saranno convertiti in Bermuda nei prossimi anni di il caso di campi con molti alberi e diffuse zone ombreggiate, la Bermuda può diventare la scelta migliore per avere un tappeto erboso che richieda una manutenzione meno costosa. In questi casi potrebbe essere più conveniente orientarsi verso alcune nuove varietà di Festuca che hanno caratteristiche simili alle macroterme senza averne, però, le limitazioni.” Una conferma di questa tendenza la propone lo stesso Bercelli che nel suo campo di Barolo ha già realizzato alcuni fairway con questa varietà di microterme.
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Beppe Nava Carimate (Como)
Se diversi circoli hanno deciso di fare il gran passo convertendosi alle macroterme, ce ne sono altri che ci stanno pensando in maniera molto seria. Tra questi anche un prestigioso circolo come Carimate. “Da due anni stiamo facendo delle prove con la Bermuda – racconta Giuseppe Nava, direttore del club comasco –. Per il momento l’abbiamo sperimentata sui tee e abbiamo avuto delle buone risposte. Credo che tra non molto passeremo alla fase attuativa del progetto di riconversione dei fairway. C’è però qualche valutazione ulteriore da fare perché il nostro percorso si snoda in mezzo agli alberi e presenta alcune aree d’ombra che la Bermuda non gradisce. Ma pensiamo di poter risolvere i problemi. È una scelta che abbiamo fatto soprattutto per contenere i costi e anche per una questione ambientale considerato che l’u-
so di questa varietà di erba richiede meno irrigazione e pochissimi prodotti chimici.”
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Massimo Mocioni Castello Tolcinasco (Milano)
Più o meno le stesse motivazioni (minori costi di manutenzione e basso impatto ambientale) hanno spinto anche Castello Tolcinasco a considerare il cambiamento del tappeto erboso sui fairway e sui tee passando alle macroterme. “Il nostro campo – illustra Massimo Mocioni, l’agronomo e consulente della Federgolf per i tappeti erbosi che sta seguendo il circolo milanese in questo progetto – si presta bene all’insediamento della Bermuda grazie al clima non particolarmente freddo e al fatto che si tratta di un percorso aperto con pochi alberi. Precedentemente erano già state fatte delle prove sui fairway del campo executive che ci hanno portato a risultati davvero soddisfacenti. L’idea è quella di convertire nove buche all’anno. L’obiettivo è di ridurre drasticamente i costi di manutenzione del campo senza perdere in qualità del tappeto erboso. Con le recenti varietà di macroterme che sono presenti sul mercato è un risultato che si può ottenere anche in climi come quello della pianura padana.” Insomma la Bermuda (non a caso una varietà speciale di gramigna) sembra farsi strada sui fairway italiani. Ma i golfisti nostrani sapranno rinunciare al sogno dell’Augusta National?
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SERIOUS GOLFERS Filippo Motta
Un incubo chiamato «virgola» L’European Golf Association (EGA) ha bacchettato l’Italia per la “variazione sul tema” in fatto di regole, che quest’anno sta consentendo a giocatori delle categorie 3, 4 e 5 di restituire score negativi senza salire di handicap. Ed è seguita la precisa richiesta di ritornare all’antico nel 2014. Ma è davvero l’abolizione della virgola la panacea per tutti i mali del nostro golf?
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egli ultimi numeri di “Golf & Turismo” abbiamo toccato vari temi riguardanti il nostro golf e i tesserati. Quote sociali dei Circoli, gioco lento e, giugno 2013, il famigerato e italianamente unico caso definito come “no virgola”. Proprio quest’ultimo, indubbiamente, merita un’analisi più approfondita rivolgendosi “Professione Golf” agli addetti ai lavori. Da una parte, come giusto che sia, ci sono le regole stabilite da un documento che si chiama EGA Handicap System. Adottato dalla FIG l’1 aprile 2003, il sistema non ha forse mai incontrato il favore di giocatori e Circoli. La messa in atto fu preceduta da uno studio sulla conversione dei vecchi handicap dei tesserati per fare in modo che il nuovo hcp esatto EGA riportasse, sul proprio percorso di appartenenza, a un hcp di gioco pari a quello precedente. Si prese quindi una decisione a favore di una formula di calcolo che avrebbe subito portato a questo risultato. Immediatamente nacquero le polemiche: molti ritennero, infatti, che sarebbe stato più immediato assegnare il vecchio hcp come nuovo esatto per poi da lì ripartire. Questo primo passo, che in ogni caso cambiò poco rispetto al passato, e che era demandato alla scelta di ogni singola Federazione aderente al nuovo System, fece immediatamente odiare, chissà perché, l’EGA agli italiani. Da allora è stato un continuo criticare. Giunti quindi alla quarta edizione 2012 – 2015, revisione quadriennale come quelle delle Regole del Golf, vale forse la pena di cercare di fare un po’ di chiarezza anche
per noi addetti ai lavori. La prima premessa è che tutte le federazioni europee, escluse quelle britanniche, hanno adottato questo sistema. Sulla scelta delle Unions anglosassoni di non entrare nell’EGA HCP System si è parlato tanto e troppo spesso a sproposito. Il perché del rifiuto è molto semplice: oltre al grandissimo numero di percorsi, per misurare i quali, secondo le basi di calcolo USGA premessa di tutto il sistema, ci sarebbe voluto un tempo molto superiore a quello necessario agli altri Paesi europei, è stato sicuramente presente un certo senso nazionalistico. Da qui la scelta di non abbandonare il CONGU, sistema là in vigore per il calcolo degli hcp ancora oggi (era quello che anche noi usavamo prima del 2003). In realtà, chiarimento necessario anche a molti Presidenti e Direttori che sarebbero felici di un ritorno al passato, la differenza tra CONGU ed EGA sul sistema di gestione dei risultati è inesistente. Per dirla tutta, il sistema EGA nasce da quello CONGU in toto. Là come qua esistono uguali zone neutre, esiste un sistema di valutazione dei risulta-
ti di gare (CBA da noi, CSS in UK) ed esistono aumenti e diminuzioni di hcp in funzione degli stessi. L’unica differenza è che il calcolo dell’hcp di gioco non tiene conto di una parte della formula EGA (la Slope) provocando valori più bassi specie per i giocatori delle categorie 3, 4 e 5. Al di fuori di questo, tutto è omogeneo. E quindi, forse, è il caso di abbandonare questa prima voce di dissenso. Seconda premessa: firmando un contratto di Licenza vero e proprio con l’EGA, esattamente come si firma quello sulle Regole del Golf con St Andrews, abbiamo accettato di rispettare il sistema in ogni sua parte. E se fino al 2011 venivano lasciate diverse discrezionalità alle singole federazioni, dal 2012 queste sono state drasticamente ridotte. Direi quasi abolite. Ciò chiarito, la situazione attuale prevede un sistema che siamo tenuti a rispettare in ogni sua parte, dalle zone neutre al CBA, all’assegnazione del primo hcp, alla riattribuzione dello stesso sino agli extra day score (cosa peraltro inutile in Italia visto il numero di gare giocate ogni anno). È quindi abbastanza evidente che l’EGA abbia tirato le orecchie alla FIG quando si è accorta che nel Bel Paese era stata introdotta una discrezionalità non prevista: i giocatori delle cat. 3/4/5 possono scegliere di non essere alzati di hcp, a propria discrezione, in ogni gara, apponendo la sigla NV sul proprio score. Come detto su “Golf & Turismo”, questa modifica nasce dalle richieste che il Presidente federale si è sentito rivolgere durante gli incontri pre-elettorali sul territorio. I diri-
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35 genti da lui incontrati hanno evidentemente insistito molto su questo punto, considerandolo una delle cause della diminuzione di iscritti alle gare e quindi di introito totale. Come sottolineato all’inizio, sulle pagine di “Professione Golf” si incontrano i “professionisti” del nostro sport. Lasciamo quindi da parte la valutazione sulla legalità o meno di tale decisione della FIG (che è comunque illegale, visto quanto sopra). Prendiamo dunque per buona, pur in assenza di numeri certi che avremo solo alla fine del 2013, l’ipotesi che alcuni giocatori non si iscrivessero più in gara. Ma chiediamoci anche il perché! L’incremento del numero di tesserati, dai 72.000 del 2003 ai 98.000 del 2012 deve, in questo caso, essere considerato sotto l’aspetto del gioco. Chi si è avvicinato al golf negli ultimi anni è, con ogni probabilità, un giocatore vero e non un semplice frequentatore di circolo come, talvolta, avveniva in passato. Questi 26.000 presunti giocatori in più, rispetto all’anno di entrata in vigore dell’EGA, non sanno assolutamente co-
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sa succedesse in passato e neppure hanno mai vissuto la possibilità di non prendere la virgola, opzione che già esisteva in Italia sino al 2004. Ritengo quindi abbastanza difficile che la molla che li porti a non giocare in gara possa essere il rischio di salire di hcp. Molla sicuramente presente, invece, in alcuni “vecchi” giocatori. La ragione primaria, e sfido chiunque a darmi torto, è il numero di gare, terrificante, che si gioca nei Circoli italiani. Affiancato dal particolarissimo, tremendo momento economico che stiamo vivendo. Le due concause hanno provocato l’avvitamento del sistema. I giocatori, viste le difficoltà monetarie, hanno scelto di giocare meno. I Circoli, incapaci a volte di affrontare con ottica di lungo periodo il momento critico, hanno riversato sull’unica fonte quasi certa d’incasso i propri problemi: quote sociali annuali in crescita e fee d’iscrizione alle gare aumentati. Giocare oggi una gara in Italia, su 18 buche, mi risulta costare tra 18 e 25 euro. Le gare sono, quasi ovunque, 3 o 4 alla settimana. I nuovi golfisti 2003 e over, spesso giova-
ni, scelgono altri svaghi. I vecchi golfisti, che resistono, si lamentano della virgola anche per una forma di raggiunto “status” che non si desidera perdere. I Circoli usano dunque questa scusa, che forse è anche l’unica che sentono dato che nessuno ama dire “non gioco in gara perché non posso più permettermelo”, per portare richieste alla FIG. E la Federazione, giustamente, prova a soddisfarle. Andando però fuori normativa e venendo quindi bacchettata dall’Ente superiore. Direttori, Presidenti… ci sono tanti modi per fare divertire i vostri soci in gara e fuori gara. E affezionarli. Basta non considerarli “cose” da mungere ma trattarli da veri clienti della vostra “società”. I tempi, come dice un grande conoscitore di cose golfistiche italiane, dei “ricchi e scemi” sono amaramente finiti. Prima o poi, peraltro, dovranno iniziare i tempi del golf agonistico separato da quello amatoriale. E allora chiunque potrà giocare l’handicap più basso che lo soddisfi maggiormente!
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La clubhouse di Chervò San Vigilio, (Brescia) con i green conclusivi dei due percorsi da campionato “Benaco” (a sinistra) e “Solferino”
C’è spazio per crescere Radiografia del nostro sport sul territorio nazionale. L’offerta dei club è sufficiente per far aumentare il numero dei giocatori, che però oggi figura ai più bassi livelli europei. L’indice di penetrazione in Italia è attorno allo 0,15 per cento, contro valori medi fra l’1 e il 5 per cento
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INDAGINE
Il golf in Italia
di Andrea Ronchi
L’
Italia del golf è tra le meno sviluppate a livello europeo. È agli ultimi posti sia per numero di golfisti che per campi presenti sul territorio. Questo dato, evidenziato in un rapporto elaborato da KPMG, ha portato a galla un paese a due velocità (qui accanto, cartine 1 e 2). Oltre il 70% degli impianti italiani si trova al nord, circa il 20% nel centro e il restante 10% è al sud (macroarea in cui risiede solo il 4% dei nostri golfisti). Come si nota immediatamente le proporzioni vengono mantenute in un rapporto molto vicino tra numero di campi da golf e di giocatori. Il meridione negli ultimi an-
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LA DISTRIBUZIONE DEL GOLF ITALIANO Rapporto campi da golf/popolazione ≤ 100,000 100,001 – 300,000 300,001 – 500,000 ≥ 501,000
Numero di campi da golf per regione
Maturi
12 4
39
43 7
25 20
Arretrati
7
28
3
2
17
2
0 5 4
6
0 2
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1
Source: FIG with KPMG elaboration
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38 L’EUROPA DEL GOLF
750.004
Giocatori Totali
1.867 Totale Campi Golf
9 buche: 356 18 buche: 1.403 27 buche: 45 36 buche: 53 54 buche: 10 Others: 41 Driving range: 275
Uomini: 584.884 Donne: 102.337 Junior Uomini: 67.846 Junior Donne: 4.937
635.097
Giocatori Totali
719
Totale Campi Golf
9 buche: 167 18 buche: 435 27 buche: 117
Uomini: 362.301 Donne: 222.191 Junior Uomini: 34.517 Junior Donne: 16.088
422.761
Giocatori Totali
583
Totale Campi Golf
9 buche: 166 18 buche: 343 27 buche: 48 36 buche: 23 54 buche: 3 Driving range: 53
Uomini: 270.304 Donne: 107.647 Junior Uomini: 33.458 Junior Donne: 11.262
101.817
Giocatori Totali
278 Totale Campi Golf
313.787
Giocatori Totali
345 Totale Campi Golf
9 buche: 85 18 buche: 223 27 buche: 18 36 buche: 16 54 buche: 2 60 buche: 1 Driving range: 35
Uomini: 192.645 Donne: 81.175 Junior Uomini: 26.125 Junior Donne: 13.842
9 buche: 100 18 buche: 116 27 buche: 15 36 buche: 5 54 buche: 1 Others: 41 Driving range: 138
Uomini: 66.727 Donne: 23.586 Junior Uomini: 7.828 Junior Donne: 3.676
ITALIA - EUROPA: un confronto difficile Confrontando i dati di alcuni paesi europei appare lampante come l’Italia abbia un importante gap da colmare. I dati del Regno Unito, che in questa cartina prendono in considerazione solo l’Inghilterra e non comprendono Scozia, Galles e Irlanda del Nord, necessitano una precisazione. Da quelle parti è possibile giocare senza essere registrati, quindi i 750.004 indicati sulla cartina sono solo i giocatori con la tessera di England Golf. Si stima che il numero dei praticanti sia come minimo il doppio, ma c’è chi parla addirittura del triplo (oltre due milioni). L’Italia resta fanalino di coda per il numero di giocatori ma anche per strutture esistenti. Il rapporto tra numero di percorsi e di golfisti nei paesi presi in considerazione va da i 726 della Francia sino ai 910 della Spagna. L’Italia è molto lontana da questi numeri, per cui pare evidente che non siano i campi a mancare, se si pensa alla necessità di avere impianti per sviluppare il numero dei golfisti. Purtroppo il Belpaese non ha una distribuzione omogenea dei campi, con una forte concentrazione nel centro nord. Questo dato influenza negativamente la crescita dei giocatori ma forse qualcosa si sta muovendo.
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INDAGINE
Il golf in Italia
Tabella 3 Sviluppo del Golf Italiano (1992-2012) 300
278 252
100,000
220 190
200
80,000
150
60,000
Giocatori
Circoli
250
120,000
117 100 50
40,000
1992
1997
2002
2007
2012
20,000
Campi da golf Giocatori Source: European Golf Association
no ha accelerato nella creazione di percorsi. Questa evoluzione ha portato a un delta nella proporzione campi/giocatori che però evidenzia come si sia deciso di puntare allo sport dei Molinari e Manassero soprattutto quale volano per il turismo. Si potrebbe fare molto di più e andare più velocemente ma in un Paese dove allo Stato il golf interessa solo a parole la crescita comunque c’è stata, come dimostrano i numeri degli ultimi 20 anni. (Tabella 3)
~~~~~ Gli impianti per il Golf in Italia (i campi pratica sono esclusi da questa ricerca) erano 278 nel 2012, cresciuti del 137% negli ultimi 20 anni (Vedi pagina a fianco). Il numero di golfisti nello stesso periodo è quasi triplicato (da 36.500 nel 1992 a quasi 102.000 nel 2012), anche se è più corretto valutare che, su questa base, siano circa 70 mila quelli che giocano su base regolare. Ed è anche leggerrmente aumentato il rappor-
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to tra giocatori e circoli (311 nel 1992 e 366 nel 2012), che resta comunque molto lontano da quello dei più importanti Paesi golfistici europei. Tanto per fare un esempio, l’Olanda ha meno campi di noi (229) ma ben 388.000 giocatori, per cui il rapporto schizza addirittura oltre i 1.600 golfisti per circolo, record assoluto in Europa. Le potenzialità e gli spazi sui campi per avere una crescita importante quindi ci sono, specie se si pensa ai 35 milioni di turisti stranieri che ogni anno visitano l’Italia. Molti sono appassionati di golf e il nostro sport è in grado di richiamare viaggiatori anche in bassa stagione. Alcune Regioni hanno finalmente riconosciuto i benefici socio-economici che il turismo legato al golf è in grado di generare. Ora il passo successivo dev’essere una concretizzazione. In che modo? Attraverso azioni di marketing e promozionali in grado di influenzare il mercato del turismo internazionale. Secondo lo studio di KPMG, c’è una forte domanda latente, pari a circa 190 mila turisti (proveniente da paesi come Germania, Svizzera, Austria, Francia, Svezia, Paesi Bassi e Regno Unito). Nella maggioranza dei
Panoramica del percorso a Terme di Saturnia (Grosseto), uno dei più belli e importanti resort golfistici italiani
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INDAGINE Il golf in Italia
casi si tratta di turisti che non soddisfano questa loro passione nel nostro paese perché non conoscono l’esistenza delle strutture a disposizione. Ne consegue che la media dei giri giocati su un percorso italiano affiliato è di 19.190 all’anno, dato che comprende sia i soci del circolo (66%) che gli ospiti (34%). Stiamo parlando di una media giornaliera di 52,58 giri, troppo pochi per riuscire a sostenere i costi di gestione di un percorso con almeno 9 buche. (Tabella 4) ~~~~~ L’incremento dei numeri di un turismo golfistico potrebbe dare maggior respiro ai circoli, consentendo loro di concentrare l’attenzione sulla promozione e lo sviluppo di giocatori. Quello che è mancata sinora è una linea precisa e ben chiara da seguire. Spesso ci si è trovati di fronte a progetti poco chiari o a breve termine, scaturiti dal voler accontentare le differenti richieste piuttosto che guidare in modo deciso la “barca” golf. La situazione attuale non è rosea. Come detto in apertura, l’Italia è il fanalino di coda tra i paesi Europei di maggiore importanza. Questo sia che si guardi il dato assoluto del numero di giocatori, sia analizzando il dato del rapporto golfisti/popolazione. Nel complesso, il tasso medio di partecipazione al golf è tra
Tabella 4 Distribuzione giri di golf per regione 100 80
%
22
24
26
33
38
46
76
74
67
62
54
EmiliaRomagna
Piemonte
Lombardia
Veneto
34
60 40
78
20 0
Lazio
Toscana
66
Media Italia
Soci Green fee Source: Golf Benchmark Survey
lo 0,12% e lo 0,17% della popolazione, relativamente basso rispetto a Paesi come Gran Bretagna (1,7%), Irlanda (4%), Svezia (5,2%), Paesi Bassi (2,3%) e Svizzera (1%). Inoltre l’Italia ha quote associative tra le più alte d’Europa (in media 1.950 euro all’anno) con una bassa percentuale di soci effettivamente attivi nei campi da golf. La conseguenza di questa scarsa penetrazione nella popolazione e delle quote d’iscrizione alte, che provoca la percezione del golf come sport elitario, comporta che l’Italia abbia una delle medie europee più basse di soci per circolo. In Europa si va da 700 a 1.000 soci per golf
club, con il già sottolineato picco olandese oltre i 1.600. In Italia è questa media è di 193 per i 9 buche, 396 per 18 buche e 523 per 27. I circoli di Lombardia e Lazio, nella fattispecie quelli milanesi e romani, sono i più popolati grazie al numero degli abitanti delle due metropoli. Ma come si esce da questa situazione? Innanzitutto, come detto, puntando sul turismo. Poi attuando azioni di marketing mirate con investimenti e pacchetti di offerta integrati, per attrarre quanti ancora non giocano a golf e non i giocatori di altri circoli! Da ultimo, utilizzando le nuove tecnologie e consorziando circoli limitrofi per abbattere i costi.
La piscina del resort di Is Arenas (Oristano), immerso in un’enorme pineta che accoglie anche lo stupendo 18 buche
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VA R I E TÀ
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Bermuda Riviera e Festuca Patron
Un fairway d’estate Cosa è meglio seminare quando il caldo si fa sentire? Ecco alcuni consigli per la prevenzione e la cura del tappeto erboso
C
osa dobbiamo seminare sui fairway? La siccità estiva e il grande caldo stressano i nostri percorsi fino a renderli gialli e poi, lentamente, marroni. Il rimedio? Acqua senza fine! Ma i costi per mantenerli verdi sono sicuramente elevatissimi. Vi sono altre possibilità, vi domanderete? La bermuda potrebbe aiutare tantissimo. Si tratta di un tappeto erboso che sostiene la pallina come un tee, prevedendo un risparmio d’acqua fino al 75%, e con la possibilità di taglio fino a 10 mm. Tutto bellissimo ma… ha due nemici: l’ombra e il freddo. Per proteggerla da quest’ultimo, vi è una varietà da seme che ha superato questo problema: la Riviera. Essendo da seme, è facilissima da far germinare: in 45 – 60 giorni dalla semina, o trasemina, si ottiene un fairway giocabile! Inoltre la bermuda Riviera ha un costo per
ettaro di gran lunga inferiore agli altri obsoleti sistemi di propagazione. In Italia sei campi da golf sono stati seminati con bermuda Riviera: il risultato sono fairway bellissimi e grandi risparmi. Per quanto riguarda l’ombra, si tratta di un problema che tutte le varietà di macroterme, come la bermuda, non hanno ancora superato. Dove vi è ombra, la bermuda va in crisi. Cosa seminare allora nei campi con molti alberi? Una buona scelta potrebbe essere la festuca arundinacea, la più resistente in questo senso, sicuramente un compromesso molto interessante. Fino a qualche anno fa le festuche erano destinate ai rough perché hanno, o per meglio dire avevano, una foglia grossolana. Il miglioramento genetico ha crea-
to nuove varietà, come la Patron, distribuita in Italia da Semillas Fitò, che hanno una foglia fine come un loietto e verde scura. Inoltre la si può tagliare fino a 15 mm senza che muoia. Tra i fairway seminati con festuca arundinacea Patron e quelli seminati con un miscuglio classico loietto – poa, non si vede alcuna differenza. Non è poca cosa… Come procedere, dunque? Provare, provare, provare. Non vi è altro sistema. Bisogna verificare sul proprio campo le specie e varietà che meglio si adattano ai fairway. Non vi sono altre scorciatoie. Gian Maria Bercelli
Cellulare 380 5020510 gianmariabercelli3@gmail.com
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Parola di
Il più grande giocatore italiano di tutti i tempi è oggi anche alla guida dell’associazione dei pro italiani. Questa la sua radiografia della situazione attuale e i suoi progetti
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Costantino Rocca
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Presidente
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P G A o f I TA LY Costantino Rocca di Maurizio Bucarelli
“D
a più parti leggo e sento ripetere che il golf italiano non sta vivendo un buon periodo. È vero, ma a mio avviso sarebbe più corretto aggiungere che la crisi è anche una conseguenza logica del brutto momento economico che sta attraversando il Paese. Il futuro? Sono fiducioso in una ripresa, ma è necessario rimboccarsi le maniche e lavorare, noi e la Federazione, in un’unica direzione”. Parole e pensieri di Costantino Rocca, 57 anni, fuoriclasse del golf italiano che il 25 marzo scorso, dopo un precedente mandato di otto mesi, è stato rieletto presidente della Professional Golfers’ Association of Italy (Pgai). Trascinato quasi con la forza in questa avventura, abbiamo chiesto a Rocca quale, tra le due elezioni, gli ha fatto più piacere. La prima, perché si è trattato di una novità, oppure la seconda che ha di fatto sancito un riconoscimento per il lavoro iniziato. La mia prima presidenza è nata quasi per caso e gli ultimi otto mesi passati in Pgai mi sono serviti soprattutto per capire certe situazioni e per fare esperienza. La seconda elezione, invece, mi ha gratificato parecchio perché si è trattato di una riconferma in un ruolo che in partenza non mi vedeva come unico candidato.
Secondo lei hanno votato il Rocca campione di golf o il Rocca dirigente in cui vedono il giusto uomo guida? Spero che i professionisti abbiano apprezzato il lavoro che è stato fatto nel primo mandato. In otto mesi non si poteva cambiare molto, però sono anche state gettate basi importanti e fatto programmi seri. Credo che tutto questo gli associati lo hanno capito, quindi li ringrazio per la fiducia che mi hanno voluto accordare e spero di non deluderli. Quattro anni a disposizione per portare a termine più progetti: qual è l’obiettivo principale che si pone? Innanzitutto vorrei che si arrivare ad un rapporto serio e sincero tra noi professionisti. Partendo da questo, l’obiettivo è poi quello di riuscire a portare i circoli a dialogare con i professionisti in modo che si possa lavorare in sintonia. Se i professionisti e i circoli riusciranno a collaborare tra loro, credo si possa veramente creare qualcosa di buono e importante per tutto il nostro movimento. Il connubio professionisti-circoli ci può dare visibilità e di riflesso molte opportunità per coinvolgere nuovi sponsor. Ci può parlare dei progetti che avete allo studio per rinnovare la Pgai? Per cambiare le cose ci vuole tempo e non è mai facile raggiungere in fretta gli obiettivi. Da otto mesi abbiamo inizia-
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to un percorso che sicuramente non abbandoneremo, come quello, ad esempio, di migliorare la professionalità degli associati: insegnare a giocare a golf è cosa giusta e importante, ma ci sono altri aspetti che un professionista deve conoscere ed essere in grado di mettere in pratica. E qui, ovviamente, come ho già sottolineato, entra in gioco il rapporto che si ha con i Circoli. Secondo lei il numero dei professionisti in Italia è insufficiente, giusto o eccessivo? Dicono che in questo momento di crisi economica siamo in troppi, ma io ribatto che non si è mai in tanti se ognuno porta avanti un lavoro serio e costruttivo. Preferisco pensare che siano un numero giusto, semmai il dibattito lo aprirei su un altro fronte.
«In Italia mancano campi pratica e campi pubblici. E molti di quelli esistenti sono inadeguati» Quale? Sulle strutture. In Italia mancano campi pratica e campi pubblici e molti di quelli che esistono sono inadeguati. Prendiamo esempio dall’estero dove esistono molte strutture aperte a tutti: se ci fossero campi gratuiti il golf ridurrebbe i costi e la gente si avvicinerebbe più facilmente. Anche se ci troviamo in un momento economico davvero non facile, si può fare qualcosa per far crescere il numero dei giocatori di golf nel nostro Paese? Dobbiamo lavorare seriamente. Chi vuole avvicinarsi al golf, nella maggior parte dei casi, oggi deve iscriversi a circoli privati: il nostro sforzo, invece, deve essere quello di ridurre i costi per cercare di insegnare golf a più giovani possibili. Un ragazzo arriva al campo e inevitabilmente si porta appresso i genitori e, perché no, anche i nonni. Quando vado nei circoli e vedo intere famiglie, mi si apre il cuore. Il basso numero dei tesserati non può essere solo imputato ai costi… Vero, ma partiamo da lì. Secondo lei i corsi di nuoto, di sci o di tennis – tanto per fare un esempio - costano meno? Non credo, ma la differenza è che i ragazzi che vogliono praticare questi sport non hanno i costi iniziali per l’iscrizione, cosa che avviene invece in un circolo di golf. Continuo anche a dire che all’inizio, per giocare a golf, non serve una sacca con un set nuovo, perché di bastoni ne bastano tre. In più, quando si inizia un corso per imparare, l’attrezzatura te la fornisce addirittura il circolo. Secondo lei mancano le promozioni? No, questo no, ma non bastano. I circoli si stanno impegnando a fare qualcosa, anche perché va a loro vantaggio, ma quel-
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Costantino Rocca
lo che a mio avviso manca è una seria programmazione di base. Bisogna spendere in pubblicità, andare nelle scuole, creare eventi e via dicendo. E chi meglio della Federazione può fare queste cose?.
La Pgai Week 2012 ha riscosso un discreto successo: ci sono progetti per il 2013? Abbiamo allo studio diversi campionati: quello professionisti, maestri, senior e lady. In più stiamo pensando ad un circuito riservato a giovani professionisti della durata di uno o due giorni. Progetti importanti, ma per realizzarli ci vogliono risorse e tutti sappiamo in quale situazione si trova l’economia italiana. In ogni caso, all’interno della Pgai c’è un gruppo di lavoro che si sta muovendo e speriamo di arrivare ad una conclusione positiva in tempi brevi.
Visto che siamo in argomento, c’è qualcosa da cambiare nel metodo e negli esami di abilitazione all’insegnamento? Non entro nello specifico, anche se a tempo debito dirò la mia. Una cosa però vorrei sottolineare: durante i corsi per passare da praticante a maestro bisognerebbe tenere conto di tanti passaggi. Quando un professionista esce dall’ultimo livello, a mio avLa copertina dell’autobiogra- L’argomento è stato già toccato, ma viso deve sapere gestire un circolo in tutti i fia che Costantino Rocca ha adesso la domanda è diretta: come suoi aspetti: dal campo pratica al calendascritto con l’autore di questo giudica il rapporto fra la Pgai e la Ferio gare, dal pro-shop alla segreteria. Va bearticolo, Maurizio Bucarelli dergolf? ne l’insegnamento, ma ritengo che il profesInnanzitutto vorrei dire una cosa: appesionista deve anche essere capace di fare il direttore di un Circolo. E per farlo ci vuole professionalità. So- na sono stato rieletto la prima telefonata che ho ricevuto è stata quella del presidente Chimenti. Nei miei confronlo così il golf può decollare e crescere. ti ha avuto parole molto belle e la cosa mi ha fatto piacere. In pratica lei ritiene che il professionista non ha il suo Adesso il mio augurio è che tra noi e la Federazione si possa instaurare un rapporto di stretta collaborazione: non lo giusto spazio all’interno del Circolo. Non è un mistero, lo dico da sempre: salvo rari casi, all’interno dico per il bene dell’Associazione che presiedo, ma per il bene del golf italiano. In molte discipline sportive esistono del Circolo il professionista non è valorizzato. le Leghe a cui le rispettive Federazioni demandano l’orgaLa Pgai e l’attività giovanile: cosa funziona e cosa si nizzazione delle attività e non capisco perché la Pgai, che è l’Associazione di riferimento della Fig, non possa assumepuò fare di più? Questo è un tasto dolente, perché l’attività giovanile è in mano re un ruolo di maggiore coinvolgimento. Noi chiediamo più alla Federazione che sceglie direttamente i maestri senza con- responsabilità perché siamo convinti che se a gestire il golf sultarci. Per fare funzionare il sistema nel migliore dei modi, - pur nel rispetto delle gerarchie - ci sono due realtà, le coinvece, ci vorrebbe un rapporto più stretto tra noi e la Fig. In se non possono che andare meglio. Alla Federazione dico: certe situazioni noi dobbiamo potere dire la nostra e la cosa metteteci alla prova, poi giudicate in base a quello che siamo stati capaci di fare. sarebbe molto produttiva.
Oltre un secolo di esperienza La prima Professional Golfers’ Association è stata costituita nel 1901 a Londra ed è stata seguita dalle PGA di Australia e Canada nel 1911. La PGA Americana invece è stata fondata nel 1916. Dall’inizio del secolo scorso gli intenti delle PGA sono stati quelli di promuovere il gioco del golf, tutelando gli interessi di tutti i loro membri e organizzando incontri e tornei. Sono molti i Paesi del mondo, nei cinque continenti, in cui oggi esiste una PGA nazionale. I professionisti PGA sono attivamente coinvolti in ogni aspetto del gioco e il tradizionale ruolo di maestro di club è oggi affiancato da specialisti qualificati in coaching, club management, progettazione di percorsi, organizzazione di eventi, regole e sviluppo del golf. La “Professional Golfers’ Association of Italy” (PGAI) ha come compito principale quello di unire i professionisti di golf per tutelarne gli interessi, regolare la loro professione, promuovere le iniziative che possono contribuire alla conoscenza e alla diffusione del gioco del golf in Italia, favorire forme di previdenza e assistenza a beneficio dei propri membri e dei loro familiari, coordinare e sorvegliare l’attività dei professionisti di golf predisponendo i necessari regolamenti. L’Associazione, aggregata alla Federazione Italiana Golf, non ha scopo di lucro e raggruppa oggi oltre 500 professionisti (479 effettivi, 19 affiliati, 79 vitalizi). P.G.A.Italiana - Via Marangoni, 3 - 20124, Milano - Tel. 02/6705670 - Fax 02/6693600.
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Fairway da Open A colloquio con Giovanni Baima Picit, superintendent del Royal Park I Roveri, circolo che dal 2009 al 2012 ha ospitato la gara più importante d’Italia sul suo bellissimo Trent Jones
di Roberto Lanza
Q
uando si vedono i campioni in tv calcare fairway e green immacolati spesso ci si dimentica di tutto il lavoro che ci sta dietro a questo fantastico mondo verde. Giovanni Baima Picit, torinese classe 1960, ricopre dal 2003 il ruolo di greenkeeper del Royal Park I Roveri, uno dei più prestigiosi golf club italiani, che ha ospitato le ultime quattro edizioni dell’Open d’Italia. Un incarico importante e delicato che Giovanni, residente da sempre a pochi chilometri dal Parco de La Mandria, ha raggiunto dopo un lungo apprendistato. Il suo cammino nel golf è iniziato nel 1986, proprio al Royal Park, ma non prima di aver compiuto diverse proficue esperienze nel settore agricolo, a soddisfare un innato amore per la natura e la vita all’aria aperta.
Rispetto alla routine normale cosa cambia e come si gestisce un campo per una gara importante come l’Open d’Italia?
La gestione del campo è programmata per l’evento, dai tagli alle lavorazioni: carotature, scarifiche e topdressing. Il tutto trascurando inevitabilmente le normali richieste dei soci. E quando, com’è successo durante alcune edizioni dell’Open, ci si trova a dover gestire una situazione di emergenza con piogge continue? Il primo Open è stato perfetto, poi ne abbiamo avuti tre sotto l’acqua. In quei casi, se sono state fatte a monte nei mesi e negli anni precedenti tutte le lavorazioni in maniera corretta, il campo regge. Il nostro è un terreno argilloso, ma sui fairway del Trent Jones sono sempre state fatte le dovute sabbiature e i lavori periodici. Quindi tiene bene, cosa che invece non succede sui rough. Ci può fare una descrizione dal punto di vista delle erbe e delle essenze che sono presenti sui due percorsi del Royal Park? Il Robert Trent Jones Senior (quello da campionato, realizzato nel
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Nelle pagine precedenti, alcune immagini del Trent Jones con le buche 17 (a sinistra) e 9. In questa pagina, gli uomini del Royal Park I Roveri (qui sopra il putting green davanti alla clubhouse) durante l’Open d’Italia. Qui sotto, gli staff impegnati sul percorso Trent Jones nel 2009 (a sinistra) e 2010. A destra, Giovanni Baima Picit.
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MANUTENZIONE
Giovanni Baima Picit- Royal Park I Roveri 1971, ndr) è infestato dalla poa annua. I green sono al 40% agrostis e al 60% poa annua, mentre i fairway sono 30% agrostis e 70% poa annua. Le zone destinate al rough presentano loietto, poa pratensis, festuche e poa annua. Il percorso Hurdzan & Fry è più recente (del 2006 ndr) e meno infestato dalla poa annua. I green sono in agrostis Penn A1 e Penn A4, i fairway in Penn G6, il rough primario in loietto e poa pratensis e il rough secondario in festuca arundinacea. Quali sono i principali interventi necessari durante l’anno per mantenere il campo a uno standard sempre elevato? Sono importanti le lavorazioni quali chiodature, carotature, arieggia ture. Ma altrettanto conta la regolarità nei tagli, la pulizia del clipping e il controllo delle malattie fungine, che eseguiamo in fertilizzazioni mirate. Le difficoltà più grandi che s’incontrano nella sua attività, con pregi e difetti? La gestione della manutenzione di un campo da golf sta diventando sempre più difficile e complessa. Le componenti sono tante, dalla sicurezza sul lavoro alla gestione dei dipendenti, dalle normative ambientali e dei prodotti fitosanitari alla gestione dell’impianto irriguo, sino all’orario di lavoro e allo scarso tempo da dedicare alla famiglia. Le soddisfazioni vengono dal raggiungimento dei risultati prefissati, perché solo a quel punto ci si sente sicuramente ripagati di tutti i sacrifici che si devono affrontare. Rapporto con i soci e la dirigenza? Si ricevono più complimenti o critiche? Sicuramente complimenti sono molti, ma purtroppo non mancano le critiche, che spesso sono legate a richieste assurde. Quante persone fanno parte del suo gruppo di lavoro? Un meccanico e 15 uomini con parecchi anni di esperienza, tutti affidabili e molto affiatati. Fate tutto voi o ci sono attività che appaltate ad esterni? Lasciamo al di fuori del nostro gruppo di lavoro solo la potatura, che viene eseguita da un’azienda di fiducia, con collaboriamo da tempo. Tutte le altre attività sono invece svolte dal personale interno. Quali sono i problemi maggiori per gestire un percorso a queste latitudini e con inverni molto freddi, primavere piovose, estati sempre più torride? Il controllo delle malattie fungine, la gestione dei tagli con le abbondanti precipitazioni e la moria del turf per le temperature elevate sono le difficoltà maggiori che incontriamo quotidianamente nel nostro lavoro.
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le caratteristiche ideali per far crescere bene la bermuda grass. Non credo quindi sia possibile la trasformazione di un percorso come il nostro utilizzando essenze di quel genere. L’acqua e la gestione delle risorse idriche sono un problema? Non nel nostro caso. I percorsi del Royal Park sono attraversati da parecchi rii e l’acqua non manca.
«La gestione della manutenzione di un campo sta diventando sempre più difficile e complessa» La vostra attività richiede l’utilizzo di numerosi macchinari. Si riesce a quantificarne il costo complessivo ? Ogni quanto vanno sostituiti? Il costo del nostro parco macchine è di circa un milione e duecentomila euro. Andrebbero sostituiti in un periodo che va da sei a dieci anni, ma non è sempre possibile rispettare quese tempistiche. In momenti di crisi generalizzata immagino che vi dovrete confrontare anche con questioni di budget… Purtroppo l’imprevisto è spesso in agguato, ma si riesce quasi sempre a stare nei parametri previsti. Qualche aneddoto capitato in questi anni di attività? Succede spesso all’alba e al tramonto di vedere animali circolare per il campo, specie nelle zone vicine ai boschi. Un episodio curioso è stato trovare al mattino un centinaio di cervi che pascolavano sui fairway della 17 e a 100 metri, sulla 2, una quindicina di cinghiali intenti a scavare. I cinghiali per voi sono un problema grave? Qualche anno fa avevamo una squadra di operai che si occupava solo dei danni causati da loro. Ora, per fortuna, dalle nostre parti se ne vedono pochi. E questa è davvero una gran bella notizia.
La soluzione che hanno adottato, ad esempio, al Golf della Montecchia o all’Olgiata, con la trasformazione dei fairway in bermuda grass, è attuabile in Piemonte? Il clima della nostra regione, freddo e molto umido, contrasta con
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I prodotti fitosanitari vengono regolamentati per la prima volta, con la riduzione al minimo (o il divieto totale) dell’utilizzo di pesticidi in aree specifiche, fra le quali anche i campi di golf. È arrivato il momento di prepararsi a tappeti erbosi meno perfetti ma più naturali
di Nicola Zeduri
L’
esordio della lotta chimica contro le malattie dei tappeti erbosi prende l’avvio, per quanto ne sappiamo, all’inizio del ventesimo secolo, in Australia, con la comparsa di virulenti attacchi di “filo rosso”; allora si fece sistematico ricorso alla “poltiglia Bordolese” per cercare di limitare i danni. In seguito le ricerche mirate al contenimento delle malattie dei tappeti erbosi ebbero notevole sviluppo soprattutto negli Stati Uniti e in Gran Bretagna. La “poltiglia Bordolese”, sperimentata oltre Oceano fin dal 1917 ed applicata massivamente nei campi da golf dal 1919, rese molto in fretta i suoli fitotossici, a causa dell’eccessivo accumulo di rame. È a partire dagli anni ’60 che si inizia a disporre, per la cura dei tappeti erbosi, come per le altre colture, di molecole più efficaci e meno fitotossiche. Fanno esordio i prodotti sistemici, in grado di penetrare nella pianta e di migrare da un organo all’altro. Da allora la ricerca ha reso disponibili molteplici specialità commerciali; va tenuto presente che i costi da sostenere per l’esecuzione dei test di tossicità destinati alla Registrazione di un prodotto su tappeto erboso possono essere anche molto elevati. Nella maggior parte dei casi, la molecola
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che evidenzia attività di controllo nei confronti dei patogeni dei tappeti erbosi è già ampiamente utilizzata in agricoltura. Nonostante la normativa vigente, che richiede l’impiego su tappeti erbosi di prodotti specificatamente registrati, è pertanto ancora abbastanza diffusa la pratica di impiego anche su aree ad uso sportivo professionale, di specialità anticrittogamiche destinate ufficialmente ad altre colture, soprattutto alla difesa dei cereali. La lotta chimica, benché non priva di controindicazioni (tossicità per l’ambiente e la salute umana, forte incidenza sui costi complessivi di manutenzione), rappresenta finora un valido metodo di controllo, percepito dalla maggior parte degli addetti ai lavori come indispensabile al fine di garantire la salute dei tappeti erbosi. Ad oggi sono in commercio diversi formulati registrati per l’uso su tappeti erbosi, prati ornamentali, campi sportivi e campi da golf; l’elenco completo e più o meno aggiornato è facilmente reperibile su diversi siti. Per i singoli fungicidi, erbicidi ed insetticidi registrati vengono indicati: - il formulato - il principio attivo - percentuale di principio attivo - numero e data di registrazione - classe tossicologica - attività - dose consigliata (Kg o litri per ettaro)
Ora si deve iniziare a fare i conti con la nuova direttiva per i fitofarmaci, che si esprime attraverso alcuni documenti ufficiali: DIRETTIVA 2009/1287CEE Regolamento 1107/2009 del Parlamento Europeo e del Consiglio del 21 ottobre 2009, pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale dell’Unione Europea L309 del 24 novembre 2009, che sostituisce la Dir 91/414/CE e regola l’immissione in Commercio dei Pesticidi a partire dal 14 giugno 2011. In particolare con la Direttiva 2009/1287 sull’uso sostenibile dei pesticidi (Sustainable Use Directive = SUD) l’Unione Europea istituisce un “quadro per l’azione comunitaria ai fini dell’utilizzo sostenibile dei pesticidi, con l’obiettivo di ridurre i rischi e gli impatti sulla salute umana e sull’ambiente e di promuovere l’uso della difesa integrata e di approcci e tecniche alternative, quali le alternative non chimiche ai pesticidi.” La SUD prevede innanzitutto l’obbligo della predisposizione e della conseguente trasmissione, da parte degli Stati membri, alla Eu e agli altri Stati membri dei Piani di Azione Nazionali, entro il 26 novembre 2012. Gli Stati membri sono tenuti ad indicare nei piani le modalità di attuazione delle diverse misure della Direttiva; in primo luogo devono essere disciplinati i processi formativi per gli addetti ai lavori (utilizzatori professionali, distributori e consulenti) e inoltre
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Nicola Zeduri L’autore di questo articolo si è laureato in Scienze Agrarie nel 1991, all’Università degli Studi di Milano, per la quale svolge tuttora l’attività di collaboratore presso il Dipartimento di Agronomia. Nei quattro anni successivi alla laurea è stato manutentore del verde e greenkeeper presso il Golf Club Bergamo “L’Albenza” e il Golf Club Punta Ala. Socio di Green Consult, azienda con sedi a Milano e Bergamo, si occupa come consulente della manutenzione di campi da calcio, da golf e da polo.
devono essere precisate le prescrizioni per la vendita dei prodotti fitosanitari, gli elementi per i processi di informazione e sensibilizzazione, le regole per l’ispezione delle attrezzature in uso e quelle per l’irrorazione aerea. I Piani devono prevedere: - disposizioni in materia di informazione - misure specifiche per la tutela dell’ambiente acquatico e dell’acqua non potabile - misure di riduzione dell’uso dei prodotti fitosanitari o dei rischi in aree specifiche - provvedimenti per la manipolazione e lo stoccaggio dei prodotti fitosanitari - trattamento dei relativi imballaggi e delle rimanenze - promozione della difesa integrata e messa a punto di indicatori di rischio. PRINCIPALI NOVITÀ La novità di fondo è che vengano regolamentati per la prima volta gli aspetti legati all’utilizzo dei prodotti fitosanitari. Nel Dettato Normativo viene trattata per la prima volta, pur essendo già da tempo operante sul territorio, la figura del consulente: in particolare si stabilisce che ne devono essere sanciti il ruolo e l’adeguatezza del livello delle conoscenze che, nel nostro Pae-se, facilmente si tradurrà nella necessità che il consulente sia dotato di un adeguato titolo di studio; forse, finalmente, la “ricetta” già ipo-
tizzata negli anni ’80 potrebbe divenire obbligo europeo! Viene altresì confermato l’obbligo del “Patentino” per utilizzatori professionali, distributori e consulenti. Vi è poi l’obbligo che tutti gli utilizzatori professionali di pesticidi attuino i principi generali della difesa integrata al più tardi entro il 1 gennaio 2014. Come avviene già per il parco circolante delle automobili, anche le “attrezzature ad uso professionale” dovranno essere revisionate almeno ogni cinque anni sino al 2020 e successivamente ogni tre anni, mentre gli utilizzatori della “pompa a spalla” dovranno essere informati sulla necessità di sostituzione periodica degli ugelli e altri accessori e dei problemi causati dalla mancata manutenzione. In sostanza l’uso dei pesticidi dovrà essere ridotto al minimo o vietato in aree specifiche quali parchi, giardini pubblici, campi sportivi, aree ricreative e nelle zone vulnerabili per il comparto acqua; andrà privilegiato l’impiego di prodotti a basso rischio, possibilmente non classificati (indicati come: “manipolare con prudenza”). Verrà inoltre richiesto maggior rispetto dei “tempi di rientro”, cioè del tempo che intercorre tra il trattamento e la fruizione/accesso all’area trattata. La Direttiva diventerà successivamente parte della cosiddetta condizionalità am-
bientale, entro 12 mesi a decorrere dalla data in cui l’ultimo Stato membro avrà notificato l’attuazione della Direttiva alla Commissione, compresi gli obblighi relativi alla difesa integrata. Infine l’attuazione della Direttiva sarà completata dalla fissazione di una Norma Nazionale di recepimento, sotto forma di Decreto Legislativo, che è attualmente in stato avanzato di elaborazione. Ai nostri greenkeeper sarà pertanto chiesto con vigore di passare da una “forma mentis” che prevede la lotta chimica applicata sia per controllo curativo che preventivo delle avversità del tappeto, all’adozione di una vera e propria “lotta integrata” che passi attraverso la ricerca delle più idonee pratiche di costruzione e manutenzione del tappeto erboso: a partire da scelta di substrato, specie e cultivar, altezza di taglio, concimazione, etc. La migliore prevenzione è l’adozione di un equilibrato management del tappeto erboso. La prospettiva concreta è quella di poter ricorrere all’impiego di fitofarmaco solo in casi estremi. Prepariamoci ad alzare la soglia di tolleranza nei confronti dei sintomi dei più comuni patogeni dei tappeti erbosi. Giocheremo su green con qualche “macchia” in più, ma con la certezza di una maggiore “salute complessiva” dell’ambiente di lavoro o di svago che frequentiamo ed amiamo.
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Il progetto di un campo
L’approccio L’ approccio
vincente
Il business plan è la parte più importante di un lungo e difficile percorso, che può decidere se la nuova realizzazione avrà o meno successo. Perché è facile sbagliare visto che i costi possono variare in maniera molto, molto pericolosa fra un’ipotesi di progetto e un’altra... PROFESSIONE
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utti i progetti di realizzazione di un campo da golf di solito partono da una “visione” prevalentemente imprenditoriale. Il primo passo è quello di determinare quanto questa visione sia sostenibile in relazione allo scopo, ovvero quanto il progetto abbia un riscontro economico. La domanda alla quale il promotore deve rispondere è: “Dobbiamo credere e investire in questo progetto?” Spesso si parla di fiuto per gli affari, di colpi di genio o di situazioni talmente favorevoli dove gli affari sembrano lampanti, da cogliere al volo. Ma come si sa, non sempre ciò che luccica è oro. Ho visto due tipologie di imprenditori di successo: quelli che per i buoni risultati ottenuti nel proprio settore pensano che gli sia sempre possibile esercitare il mestiere degli altri, ergendosi a tuttologi, e quelli che invece, cimentandosi in qualcosa al di fuori delle proprie competenze, si circondano di professionisti dai quali attingono le informazioni prima di prendere decisioni. L’approccio professionale porta a dire che non esistono tuttologi e che per rispondere alla domanda “dobbiamo credere in questo progetto” sia necessario coinvolgere esperti di settore. Le considerazioni preliminari sullo sviluppo di un campo da golf variano in fun-
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zione alla tipologia dei progetto che si intende realizzare. Un campo commerciale, comunale, privato o turistico comportano valutazioni differenti, anche se vi sono tuttavia elementi comuni ad ogni tipologia e in particolare l’approccio metodologico e gli aspetti tecnici. Il primo passo è la realizzazione di uno studio socioeconomico e demografico dell’area, che valuti la popolazione residente attuale e potenziale, il reddito pro capite, il livello di saturazione del mercato e così via. Il processo di valutazione deve essere molto approfondito e deve portare alla definizione di opzioni, un mix composto da elementi oggettivi e soggettivi, un insieme di fascino e produttività assistito da una ricerca di mercato. La corretta selezione di un sito determina una pregiudiziale per la nascita o l’abbandono del progetto. Le valutazioni economiche emergono non solo dallo studio socioeconomico di fattibilità e dal mercato, ma sono influenzate da tutti gli aspetti legati alle problematiche tecniche ed ambientali del sito. Tali aspetti includono l’accessibilità del sito, il costo del terreno, i costi di sviluppo e gestione nonché di tutte le componenti del progetto. Le caratteristiche di campo da golf e i costi di realizzazione sono fortemente influenzate dalla morfologia, geologia, pedologia e idrologia e più in generale dagli equilibri ambientali del luogo e dalle infrastrutture presenti. Un progetto si sviluppa secondo i vincoli imposti dal sito, dalle disponibilità finanziarie ed infine dalle esigenze richieste dal gioco. I validi progettisti si avvalgono della bellezza naturale dell’area riuscendo a disegnare un percorso che è allo stesso tempo appagante dal punto di vista estetico e del gioco senza creare significative alterazioni all’ambiente, questo sia ai fini ambientali che in un’otica di contenimento dei costi di realizzazione. Affidarsi a specialisti del settore è determinante per una corretta pianificazione e per la riuscita dell’operazione. La possibilità di realizzare un campo da golf ha i soli limiti di disporre di una superficie adeguata, di avere la disponibilità idrica ed elettrica e una morfologia del terreno tali da consentirne tecnicamente
la realizzazione. I limiti e i costi non sono quindi dati dalle condizioni di partenza a cui la tecnologia e la scienza riescono in linea di principio a far fronte, bensì dalle opportunità sociali e dal ritorno economico dell’investimento. La morfologia condiziona lo sviluppo del tracciato e il disegno di ogni singola buca, incide sui costi di realizzazione in funzione dei movimenti generali di terra da effettuare che rappresentano uno dei fattori variabili di costo a più alta incidenza. Terreni leggermente ondulati su substrati sabbiosi e privi di roccia rappresentano le condizioni ideali per lo sviluppo dei percorsi. Campi realizzati in terreni in zone ad elevata pendenza necessitano di superfici molto superiori rispetto ad un percorso pianeggiante e privo di tare determinate da boschi o confini irregolari, e spesso movimenti terra molto più ingenti. Terreni con matrici rocciose, se non opportunamente valutati, comportano incognite nei costi realizzazione. Tali condizioni influiscono non solo per i movimenti generali di terra, ma anche nelle successive fasi di modellazione, di posa dell’impianto irriguo, di gestione dello strato agrario per la predisposizione del letto di semina. La natura fisica del terreno determina inoltre la sua capacità drenante, che è uno dei principali problemi da tener in evidenza durante la costruzione di un campo da golf. Un buon sistema drenante è fondamentale nella realizzazione di un campo, per garantirne l’immediata giocabilità dopo il maltempo, per creare le adeguate condizioni agronomiche al tappeto erboso, per salvaguardare l’opera da erosioni e smottamenti dovuti ad eventi eccezionali e, in zone con deficit idrici, per massimizzare il recupero e il convogliamento delle acque piovane verso bacini di raccolta in vista del riutilizzo. La disponibilità idrica rappresenta uno dei fattori imprescindibili per la realizzazione del campo. Le fonti di approvvigionamento sono molteplici e anch’esse costituiscono un fattore variabile di costo rilevante. Pozzi, corsi d’acqua, depuratori, impianti desalinizzatori, bacini di raccolta per le acque piovane sono le fonti attraverso le quali si ha la possibilità di creare un “mix” sulla base del bilancio idrico preventivo. È evidente che la possibilità di derivazio-
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Il progetto di un campo
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Nella doppia pagina di apertura, la buca 13 del Links Course, disegnato da Franco Piras a Donnafugata (Ragusa). A sinistra,un primo piano di Franco Piras e qui sopra il rendering di una buca (la 15) realizzata al computer dall’architetto per il progetto del Manzano Golf Resort, in Val di Chiana, per Gary Player Design ni da corpi idrici superficiali con portata continua è immensamente meno oneroso della realizzazione di pozzi e bacini impermeabilizzati dove stoccare il fabbisogno idrico di un’intera stagione. Sono inoltre le caratteristiche del suolo a determinare situazioni più o meno favorevoli per l’insediamento di un campo da golf il cui fine ultimo è la qualità del tappeto erboso. Lo strato fertile necessario ad un buono sviluppo dall’apparato radicale deve essere di almeno 15-20 centimetri qualora il sottosuolo sia costituito da terra, lo spessore dello strato si raddoppia qualora il sottosuolo abbia componenti rocciose. Il tipo di suolo preferito è quello che possiede una tessitura franco-sabbiosa. La presenza e qualità dello strato agrario o la necessità del suo approvvigionamento sono ulteriori fattori che condizionano fortemente i costi di realizzazione. Al di là dei costi di costruzione veri e propri, altri fattori influiscono in maniera ingente. Il costo del terreno può avere un fattore variabile del 500% e la realizzazione delle strutture collegate al campo da golf, quali la clubhouse, variano molto. Sulla base del tipo di utilizzo dell’impianto possiamo pensare a una piccola struttura
di servizio, che faccia parte di una struttura ricettiva, fino all’opposto di una grande struttura ad uso di soci di un circolo privato. Lo stesso costo del progetto può variare di 10 volte, da 200 mila a 2 milioni di euro, sulla base del valore del progettista e del “brand” . Altri fattori incidono sia pur in modo minore sulla variabilità dei costi, quali la disponibilità in loco dei materiali da costruzione, i macchinari e il costo della forza lavoro. Esistono esempi di campi con simili standard qualitativi realizzati in situazioni diverse i cui costi sono uno oltre il doppio dell’altro. Mi sento chiedere spesso quanto costa realizzare un campo da golf e spesso chi pone la domanda deve solo mettere un numero in un business plan, considerando il campo da golf alla stregua di un chilo di pere. Le variabili sommariamente sopra descritte rendono difficile se non impossibile rispondere alla domanda “quanto costa”, se non con una forbice di approssimazione molto ampia. Ogni campo fa storia a sé e i costi vengono stimati ogni volta a seguito di una analisi e di uno studio preliminare delle caratteristiche del sito. La mia riluttanza a dare
una risposta spesso è male interpretata, ma la verità è che troppe sono le variabili e che solo dopo uno studio approfondito e sulla base di un’ipotesi di progetto possono trovare risposta. Ho visto business plan naufragare miseramente per aver mal considerato in fase iniziale le problematiche legate al sito per il campo e mi è capitato veder giocare con i file di excel spostando milioni da sinistra a destra per far tornare i conti. Ben diverso è nella realtà quando i milioni bisogna metterli davvero e ci si comincia a render conto che non torneranno. Spesso, troppo spesso la realizzazione del campo da golf nel suo insieme, cioè qualità del progetto e qualità della realizzazione, sono sottovalutate, considerandole un corollario anziché il cuore dell’investimento. La regola che chi più spende meglio spende è sempre valida, in particolar modo per la realizzazione di un bene quale un campo da golf, una infrastruttura all’apparenza semplice e naturale ma estremamente complessa destinata ad dare una assetto definitivo e duraturo al territorio. *Golf Course Architect Senior Member EIGCA
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Senza confini Rilevato dall’industriale austriaco Hubert Palfinger, il percorso friulano sta nascendo a nuova vita con importanti lavori, dal campo ridisegnato da Marco Croze alla nuova clubhouse, dal ristorante per veri gourmet ai golf car con satellitare...
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INVESTIMENTI
Golf Club Tarvisio
di Fulvio Golob
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bbiamo visitato a fine giugno il circolo friulano, ottenendone un’eccellente impressione. Il club si presenta oggi con la nuova e bellissima denominazione di “Golf Senza Confini”, proprio per sottolineare le tre anime delle nazioni che qui si incontrano e convivono ormai da molto tempo in perfetta sintonia. Non a caso, gli importanti investimenti che stanno rivitalizzando in modo entusiasmante il sodalizio tarvisiano arrivano da oltre frontiera. È stato il grande industriale austriaco Hubert Palfinger (azionista di riferimento di una delle maggiori società mondiali produttrici di gru e di sistemi di carico e scarico) a innamorarsi della zona ai piedi del monte Mangàrt, rilevando la struttura del campo e programmando ro-
busti interventi di ristrutturazione. Le novità sono importanti ed evidenti: piccoli ritocchi sulle buche che si trovano nella zona in piano davanti alla clubhouse (dalla 1 alla 7, più 17 e 18), ma grandi lavori su tutte quelle che vanno dalla 8 alla 16, lungo il pendìo alle spalle del nuovo edificio che ospita i servizi. Il disegno delle buche rivedute e corrette, che lascia davvero poco di quelle che esistevano finora, è stato affidato all’inventiva del più prolifico architetto di golf italiano, Marco Croze. Il risultato, anche se mancano ancora alcuni ritocchi, sembra davvero di grande qualità. Par 3 lunghi a caduta, ampi par 4, tre par 5 di tutto rispetto danno al campo di Tarvisio un aspetto ben più tecnico di quanto avvenisse prima. La struttura, in precedenza piacevole ma forse troppo “ruspante”, adesso farà invidia a molti altri 18 buche nostrani. Senza considerare il fatto che l’aspetto spettacolare è stato curato
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in modo preciso e particolare, regalando così splendide inquadrature di montagna in parecchi punti chiave del tracciato. Proprio per consentire di affrontare al meglio anche i fairway in pendenza, un’altra bella novità deriva dalla flotta di golf cart nuovi di zecca, che trovano riparo in una grande rimessa, dietro a un alto portone in legno chiaro. Accanto alla zona con le prese elettriche per la ricarica delle batterie, adesso il circolo friulano può anche contare su una grande stanza per il deposito delle sacche. La flotta dei golf cart, prodotti da Club Car, appartiene all’ultima generazione e ogni macchina dispone di schermo a colori collocato fra parabrezza e tetto. Interfacciato con il GPS e collegato alla mappa del percorso, il video propone le distanze esatte dalla bandiera per ogni punto della buca, un servizio che pochi club italiani sono in grado di offrire.
L’architetto: descrizione degli interventi Il programma cui si sta dando corso al Golf Club Tarvisio prevede nel corso dei prossimi due o tre anni una serie di interventi per rendere il percorso più divertente e, come dicono gli inglesi, meno “tricky”. Sostanzialmente si cerca di migliorare la leggibilità del percorso ed evitare che buoni colpi vengano ingiustamente penalizzati. Questo non vuol dire assolutamente rendere il campo più facile, anche se nel ridisegno di alcuni greens sono previste posizioni di bandiera più facilmente raggiungibili, ma vuole dire invece permettere ad ogni golfista di ottenere il massimo della soddisfazione dal proprio gioco. Si vogliono eliminare per quanto possibile i colpi ciechi e molte strane pendenze che fanno ruzzolare la pallina verso posizioni al limite della giocabilità. In particolar modo gli interventi sono stati realizzati sulle buche di monte, dove grossi lavori hanno interessato cinque buche. Tutti interventi tesi a migliorare la giocabilità del campo e le sue qualità tecniche, con la ricostruzione completa di due greens e parecchi tees. Due buche sono passate da per 3 a par quattro, la prima per l’arretramento dei tees e la seconda grazie alla la costruzione di un green totalmente nuovo. Interventi importanti anche per altre due buche, con la realizzazione di nuovi tees che le hanno rese molto panoramicahe.Visto lo spostamento della clubhouse nella sua sede definitiva, è in corso di realizzazione una risistemazione totale dell’area antistante, con la realizzazione di un grande e, confido, bellissimo putting green, un nuovo tee di pratica (quattordici postazioni di cui quattro coperte), un pitching green e relativo bunker di pratica. Marco Croze STUDIO CROZE ASSOCIATO San Marco 163 - 30124 Venezia – Tel. 041-5238424 – Fax 041-5231779 E-mail: info@croze.it - Web: www.croze.it
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Per 37 anni coordinatore del Golf Club Verona e quindi decano dei direttori di circolo italiani, De Polo si è ritirato alla fine del 2012. Sportivo e grande cultore di musica operistica e classica, ci propone la sua ricetta per un vero golf club: rilanciare la buona educazione in campo e nella vita. Con un tocco di psicologia comparata e di cultura
Sogno di un Segretario eclettico
di Roberto Zoldan
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a vita di un grande circolo raccontata (e sognata) da un Segretario polivalente, Gianni De Polo, 66 anni, due figli, per 37 anni al Golf Club Verona. Vi entrò a 29, con l’entusiasmo dello sportivo-intellettuale-filosofo. Parla di tutte e tre le dimensioni del mestiere come l’ha vissuto lui, nella sua villa di Sommacampagna affacciata sulla pianura di Villafranca, tra il verde e i vigneti di Custoza. Il profumo intenso dei tigli in fiore rievoca la musica di Schubert. Ah, l’Incompiuta, la n.8, in si minore, lasciata priva del terzo movimento, l’inno del romanticismo... La musica è la sua passione, in una grande discoteca a parete ci sono migliaia di dischi, registrazioni di pezzi d’opera raccolti in tanti anni nei mercatini e in vecchi negozi di tutta Italia e all’estero. La biblioteca è in un’altra stanza, più riservata. Insegnò francese all’università di Verona per quattro anni. Alto, asciutto, i baffi e lo sguardo acuti come quelli di Guy de Maupassant, il più piacevole dei narratori d’Oltralpe dell’800, padre del racconto moderno. Un suo mito letterario. Forse la sua reincarnazione nel XX secolo nella città di Romeo e Giulietta. Da Guy imparò come vivere l’empatia con la musica.
“Che non va soltanto ascoltata, l’esecuzione va costruita con chi la suona, sempre diversi il modo e il timbro. Fino alla sintesi estetica proposta dal grande autore di Bel Ami, dei racconti appassionanti, spentosi a 43 anni nel 1893, col tormento comune a tutti i grandi romantici...”. Quando De Polo conobbe il golf, allora ancora elitario, questo sport raccoglieva la buona borghesia veronese, qualche vero a- tleta quasi sempre ex caddie, gente che univa amore per la competizione e la vita salutistica in belle cornici ambientali. Buone maniere, quando c’erano, un ristorante di qualità nella clubhouse disegnata nel verde e coperta d’edera, la piscina, la gara della domenica, le ricorrenze, le solide amicizie. I fondatori del 1963, quelli delle prime 9, erano tutti veri appassionati: Farina, Fedrigoni, Galtarossa, Tiberghien, Cannella. Il Golf Club Verona, un vecchio mito per il giovanotto sportivo e buon nuotatore. Disegnato da John Harris, rivisitato da Dassù e Fioravanti, ora ha una dignitosa squadra di dilettanti guidati da Laura Lonardi e Marco Zaffagnini, 490 soci e lo pilota Giovanni Glisenti. Al termine di quasi quattro decenni al Golf Club Verona, De Polo oggi avrebbe un sogno. “Sarebbe splendido se la vita di circolo oggi potesse essere reinsegnata”, dice, “come l’ascolto della musica in un mondo che urla, atterrito dal silenzio che è invece la naturale cornice della spiritualità. Goderne è un at-
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Gianni De Polo nella sua casa di Sommacampagna (Verona) fra i suoi dischi di musica classica e operistica (qui sopra) e i suoi libri. Con lui, il Golf Club Verona è stato il primo a ottenere in Italia la bandiera di Impegnati nel Verde. to di partecipazione, diceva Flaubert: non leggete né ascoltate come fanno i bambini per divertirsi o, come gli ambiziosi, per diventare più sapienti. Leggete per vivere. La lettura e la musica evocano sensazioni simili a quelle del golf, c’è un timing che ne regola l’ascolto e la fruizione, royal & ancient”. Avevano bisogno, senza saperlo, di un trascinatore-organizzatore, capace di mettere insieme la vita di gruppo. Era il suo mondo, capì subito. Ci volevano intraprendenza e creatività, gli piaceva apprendere, innovare, promuovere. La Botanica amata come il rigore delle regole di St Andrews. Il golf è fatto di regole, ricorda. Contribuì a strutturare con la Fig una scuola per segretari. Allora i candidati andavano all’esame senza preparazione. Le sue lezioni duravano 4 ore + 4, parlava anche della buona musica che apre le menti. Con 1 euro lo si può mettere in voce, diceva di lui un amico giornalista, Attilio Baldasso, del Secolo XIX di Genova, ma ce ne vogliono 100 mila per fermarne la loquacità. Promosse l’etichetta in campo, dove il giocatore-socio, spesso uomo di successo nella vita professionale, dovrebbe tener ferme dignità e onestà, evitando scorrettezze per andare a premio. Era il 1978. Studiò i testi del Mucinelli, come il celebre “Compendio sui fitofarmaci”. Bisognava combattere i lombrichi (non c’erano ancora aziende che dessero una mano ai green keeper professionali), vermi utilissimi all’ambiente ma nemici del colpo palla-zolla, che del resto pochi sanno fare: sospese i prodotti ambigui, fece spargere sul fairway un terriccio ricco di silicio,
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indigesto a quegli esseri tanto utili alla concimazione e alla vita del tappeto erboso ma tanto osteggiati dai soci che davano alle deiezioni terrose dei vermi la colpa dei loro punch-shot tutti a zig zag. Siddartha fu altro suo maestro nel campo pratica della ricerca estetica. La mente, nemica dello spirito e del buon colpo in campo, va fermata, i pensieri arrivano come nuvole, diceva il Buddha, facciamoli scorrere. Distaccati, noi qua e loro là. Per arrivare alla fine al silenzio, all’immersione nel Tutto di cui siamo parte. Sì, proprio come dovrebbe accadere nel golf. “Come ascoltando il canto Gregoriano quando si entra in vibrazione con le voci monodiche del coro, i chakra di chi ascolta e di chi canta si aprono e la musica diventa davvero… divina. Chi prega cantando prega due volte, si dice nelle campagne”. Lo racconta Francoise E. Goddard, ricorda, l’autrice de L’anima nella voce: proponendo la tecnica occidentale del canto e quella orientale della meditazione il libro conduce il lettore lungo un affascinante viaggio interiore. De Polo ne ha parlato in alcune conversazioni all’Accademia filarmonica di Verona. Una ogni tanto, l’ultima sui tenori francesi di seconda generazione che vennero a cantare in riva all’Adige. Fece una battaglia ecologica. Il golf era al centro degli attacchi dei verdi. Si diceva che un percorso medio avvelenasse le falde, che il golf fosse un inutile e dannoso passatempo per benestanti. Una sciocchezza, si sa. Era il 1985. De Polo si ac-
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corda con la Municipalità di Sommacampagna, splendida cittadina sui colli veronesi, e organizza una conferenza-dibattito sul tema “Utilizzo dei fitofarmaci in agricoltura e nel golf. La cittadinanza è invitata”. Manifesti sui muri e annunci sulle pagine locali dei quotidiani. In platea, quella sera, arrivarono tre persone. Nella relazione De Polo dimostrava che l’inquinamento da fitofarmaci negli immensi vigneti e nei frutteti attorno alle colline di Custoza e del Garda erano, a parità di superficie trattata, molto maggiori di quello prodotto dalla disinfestazione sui 18 green del Golf Club Verona. Primo in Italia, per merito di Paolo Croce, agronomo per 19 anni consulente, il circolo ottenne la bandierina verde di Committed to Green, Impegnati nel verde, con il Golf Club Carimate ed erano 19 i circoli più avanzati in Europa che allora avevano quel ricoscimento. Fece un censimento botanico sul campo. Lo aiutò Alberto Minelli della facoltà di Agraria di Bologna. Analisi delle specie, dei generi, le tante fitopatologie, le strategie per la messa in sicurezza degli alberi pericolanti. “Cari amici golfisti, la cultura è tutto ciò che rimane dopo mille letture. È uno stato di coscienza. È un bene impalpabile che colora la vita, penetra nelle vicende umane, fa capire i mille volti del mondo”, dice De Polo. Una sera, verso il tramonto, racconta, entra nella basilica di San Fermo Maggiore, a Verona, e si ferma seduto a riflettere solo, nella penombra. Improvviso parte un coro da una cappella lontana, il cuore si accende d’emozione, quasi rapito entra in uno stato di trance, le lacrime gli scendono dagli occhi per un’ora. Suggerisce la lettura di Dieci (possibili) ragioni della tristezza del pensiero sulla forza del linguaggio umano, del francese George Steiner. Una maledizione può sopravvivere nell’universo alla nostra morte, così come una benedizione. Il Segretario eclettico ha tenuto anche una prolusione sui cantanti d’opera e i tenori russi nel periodo staliniano: il melodramma, la giocosità e il dramma nella vita interpretati dai migliori artisti selezionati dal regime bolscevico in un intero continente. “I rapporti di circolo oggi? Gli ultimi arrivati (happy few, spesso pochi eletti dal censo) hanno introdotto comportamenti disgreganti, quelli della società consumistica. I players fanno lotte feroci per andare a premio. Regole quasi mai studiate, come quella fondamentale, la prima: contare i colpi. Fino all’8 o al 9 a contare ci possono arrivare tutti, quindi si diano da fare. Polemizzano su tutto, sul campo, sui comportamenti degli altri, sulle gare, sugli argenti. Gioca il campo come lo trovi, bello o brutto quel giorno è così per tutti, è il motto che si legge sulle pareti di ogni buon circolo scozzese. L’intolleranza è spesso diventata la misura del carattere vincente.” “Quest’umanità distonica permette però di salvare il bilancio. Fino agli anni 70 ci pensavano il mecenate-presidente o i soci abbienti che preservavano autonomia e qualità del circolo selezionando gli ingressi con le palline nere. Non tornavano i conti? Pagavano loro. Ora il bilancio lo fa un Consiglio che solitamente ha competenza in gestioni d’azienda e vuole fare bella figura. Così quasi tutti i candidati sono benvenuti se di-
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ventano soci ordinari e portano una nuova quota, ma rimangono un’espressione antropologica che addomestica la civile convivenza. Una grande mano al peggioramento l’hanno data anche gli sponsor, portatori di trofei insignificanti che offrono a fine gara un piatto da fast food ma vogliono la totale disponibilità del circolo. E tutti accorrono per risparmiare la cena”. Lui promuoveva l’accoglienza studiando le vere motivazioni del candidato: salutistiche, se dopo una vita in azienda il medico gli aveva consigliato moto e aria aperta; atletiche, se un padre voleva che il suo ragazzo dotato si facesse strada nello sport; di relazione, se la signora sportiva cercava vita di comunità. Diffuse il golf nelle scuole per cercare campioncini. Calcolò che in provincia di Verona c’erano almeno 70 mila ragazzi che potevano essere avvicinati al fairway ma riuscì a portarne a Sommacampagna soltanto qualche centinaio. I futuri campioni si nascondono nei grandi numeri, si sa, anche se c’è chi spende fortune per portare senza fortuna il figlio al grande professionismo. In campo coi ferri Gianni De Polo non è mai sceso. Non aveva tempo per imparare, dice. O preferiva, com’è vero, il ciclismo e il nuoto. Anche per poter guardare il golf con la serena lucidità dell’analista. Qualcuno osava chiedergli seriamente quale fosse stata la sua ultima gara. Quella della SGMG, rispondeva, al Campionato italiano dei Segretari di Golf che non hanno Mai Giocato.
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Si allarga anche in Italia l’associazione che riunisce i circoli più prestigiosi del Vecchio Continente. Per entrare a farne parte bisogna sottoporsi a una serie di visite e di approfonditi test. Ecco come Qui sopra la clubhouse del Royal Park I Roveri di Torino, primo circolo italiano a entrare fra i Leading Golf Courses
di Roberta Vitale
A
nche nel Belpaese è approdata The Leading Golf Courses, associazione nata nel 1998 in Austria e successivamente estesasi a Germania (2004), Svizzera (2006), Spagna (2011) e quindi Portogallo, Italia, Turchia e Slovacchia, per concludersi, per il momento, con il recente e prestigioso ingresso della Scozia e di Turnberry.
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Rappresentanti del Tricolore sono per il momento Castelconturbia, Montecchia, San Domenico, Royal Park I Roveri e Verdura, ma altri circoli prestigiosi sono in predicato per entrare a farvi parte. Ma non si tratta di un percorso semplicissimo e aperto a qualsiasi club: se lo fosse, se non ci fossero elementi di selezione e test da affrontare, la nomina a Leading Golf Course non sarebbe così preziosa. L’associazione nasce infatti dall’esigenza di identificare - nella fitta rete di strutture golfistiche presenti in tutta Europa e nella guer-
ra dei prezzi che la situazione economica mondiale ha scatenato - quei club che davvero meritino di essere visitati. La scelta avviene secondo una serie di criteri che vanno ben oltre la perfezione del campo e la manutenzione dei green; perché chi gioca a golf cerca sì 18 buche stimolanti, ma anche enogastronomia, accoglienza, ambiente, servizi impeccabili. Voci che un selezionato gruppo di giocatori con handicap da 0 a 25 è chiamato a verificare attraverso questionari “riservati”, compilati in base a sei/nove visite annuali effettuate in forma del
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A sinistra la celebre buca 7 del percorso Giallo a Castelconturbia, a destra un meraviglioso ulivo al San Domenico
tutto anonima e senza alcun tipo di presentazione presso il circolo da parte dei tester. Il risultato finale si ottiene assegnando un valore da 0 a 5 per ogni singolo aspetto del circolo preso in considerazione. Non si tratta di una semplice classifica, come se ne possono trovare ovunque su Internet, spesso compilate da un pugno di giocatori: quella dei Leading Course è invece una raccolta di dati oggettivi, ta-
li per cui le considerazioni sul percorso incidono al 60% sulla valutazione finale, quelle su servizi e infrastruttura al 40%. Queste le sezioni in cui è suddiviso il test. Informazioni generali - Riguardano il visitatore (età, hcp di gioco, sesso, iniziali) e la visita (quando, se in compagnia, ora di inizio, spesa al ristorante, meteo). Valutazione complessiva - Si richiede un commento generale sulle pro-
prie impressioni, ad esempio “Quanto sei in accordo con l’affermazione: «Questo è il campo più bello che io abbia mai visitato»” o “Lo consiglieresti a un tuo amico con gusti raffinati?” Il percorso. Integrazione del percorso nel paesaggio, la bellezza degli elementi naturali, la tranquillità della location, l’estetica del campo e la varietà del design; ma anche il comportamento dei greenkeeper durante il proprio gioco (“Ti hanno disturbato?”), le indicazioni stradali negli ultimi 2km per arrivare al club, i pericoli (ad esempio di essere colpiti da
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La clubhouse della Montecchia (Padova) e lo spettacolare resort di Verdura, vicino a Sciacca (Agrigento): sono gli altri due club una pallina), la distanza della 9 e della 18 dalla clubhouse o dal parcheggio alla buca 1 passando per la reception, la qualità del sistema di irrigazione e la possibilità di giocare anche con la pioggia. I fairway. Densità dell’erba e giocabilità, taglio, condizioni generali di fairway (presenza di aree bruciate, zolle, zone terrose), semirough (“la palla si riesce a trovare e a giocare?”), bunker (tipo di sabbia, estetica), ostacoli d’acqua (inserimento armonico nel paesaggio, naturalezza, stile). I green. Qualità, manutenzione, veloci-
tà di palla e sua variabilità sulle 18 buche, angoli del green e della buca. Tee di partenza. Qualità dell’erba, presenza di zolle, solidità della propria posizione sul tee. Il driving range. Servizi, dimensioni di tutti gli spazi (delle postazioni coperte e scoperte, del putting, chipping e pitching green), qualità dell’erba, delle palline fornite, valutazione dei maestri, distanza dal ricovero sacche al campo pratica. Servizi del club. Distribuzione/distributori di bevande, scelta e disponibili-
tà di snack, qualità di carrelli elettrici e manuali, pulizia delle palline, quantità e qualità delle informazioni sulla posizione delle bandiere, quantità di panchine e loro pulizia, qualità e presenza di toilette sul percorso, indicazioni sul percorso per raggiungere le buche successive e per rientrare in clubhouse, numero e dotazioni dei golf car disponibili, presenza di marshall o starter. Gli uffici. Si richiedono sia dati oggettivi sugli spazi della reception e della clubhouse sia valutazioni più soggettive sulla preparazione e la cortesia del per-
LA NOSTRA PARTNERSHIP Come dicevamo, entrare fra i Leading Golf Courses of Europe non è impresa facile. A parte quelli adatti per diritto… naturale, ci sono circoli che non lo saranno mai (la stragrande maggioranza) e altri che invece potrebbero averne la possibilità, a patto di continuare a migliorare le proprie strutture. In base a precedenti esperienze estere, i club che in una nazione possono aspirare a far parte dei Leading oscillano al massimo fra il cinque e il dieci per cento. In Italia “Professione Golf Club” e “Golf & Turismo” sono i due media partner dell’associazione e seguiranno da vicino la diffusione e la crescita dei Leading Golf Courses of Europe sia dal punto di vista degli addetti ai lavori sia da quello dei golfisti. Responsabile del progetto per Spagna, Portogallo e Italia è Juan Miguel Ferrer. Questi i suoi riferimenti: The Leading Golf Courses of Italy, piazza Cardinal Consalvi 8, 00196 Roma, tel. 347 5458603, ferrer@leading-golf-italy.com, leading-golf-europe.com.
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I CIRCOLI IN EUROPA AUSTRIA Colony Club Gutenhof Golf & Country Club Dachstein Tauern Golf and Sports Club Fontana Golf Club Achensee Golf Club Adamstal Golf Club Gut Murstätten Golf Club Linz St. Florian Golf Club Seefeld-Wildmoos Golf Club Zell am See - Kaprun Golf Eichenheim Golfresort Haugschlag Gut Altentann
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dei cinque che in Italia fanno al momento parte dei Leading Golf Courses sonale addetto (e anche “Senza chiederlo, sei stato informato su possibili restrizioni sul tee time prenotato, ad esempio se in concomitanza con una gara o parti di campo rovinate?”). Inoltre, si chiede di pensare al tempo di attesa al tee della 1 e se è stato facile prenotare una partenza. Il ristorante. Design e atmosfera degli interni, competenza e cortesia del personale, varietà e qualità del menu e dei vini, rapporto qualità/ prezzo, orari di apertura in stagione. Gli spogliatoi. Dimensioni, pulizia, numero di docce, presenza di asciugacapelli, asciugamani, armadietti. Il pro shop. Design, assortimento, assistenza in termini di competenza e cortesia, orari di apertura settimanali e giornalieri, possibilità di noleggio. Immagine e marketing. Non passano in secondo piano le proprie impressio-
ni sulla presentazione del golf club sul sito internet (facilità di navigazione, design accattivante e quantità di informazioni veicolate) e in quanto Leading Golf Course. Extra. Si chiede di sottolineare se sono presenti alcuni servizi accessori come sauna e bagno turco, piscina, area benessere, solarium, sala TV, sala carte. Il circolo sottoposto all’esame “misterioso” riceverà, ogni tre test effettuati, un report, che gli servirà per concentrarsi su quelle voci che fossero valutate come “migliorabili”. Al di là dei vantaggi pratici e concreti che l’associazione a The Leading Golf Courses comporta (visibilità, prestigio, aumento del numero dei soci), dunque, il golf club insignito del “marchio” riceverà uno strumento irrinunciabile per la sopravvivenza nel difficile mondo di oggi: lo stimolo – mai banale – a cercare sempre l’eccellenza.
GERMANIA Country Club Schloss Langenstein Golf & Country Club Elfrather Mühle Golf & Country Club Motzener See Golf Club Am Habsberg e.V. Golf Club am Reichswald Golf Club Augsburg Golf Club Beuerberg Golf Club Domäne Niederreutin Golf Club Hamburg Wendlohe Golf Club Hamburg-Walddörfer Golf Club Hanau-Wilhelmsbad Golf Club Hardenberg Golf Club München Eichenried Golf Club München-Riedhof Golf Club Schloß Klingenburg Golf Club Schloss Maxlrain Golf Club Schönbuch Golf Club Schwanhof Golf Club St. Leon-Rot Golf Club Ulm Golf Club Wörthsee Golf Club Würzburg Golf- und Country Club Seddiner See Golf- und Land-Club Berlin-Wannsee Golf- und Land-Club Regensburg Golf-Club Gut-Neuenhof e.V. Golf-Club Neuhof Golf-Club Olching Golfanlage Hummelbachaue Golfclub Mannheim-Viernheim Golfclub Schloss Myllendonk Hamburger Golf-Club e.V. Hamburger Land- und Golf-Club Hittfeld Osnabrücker Golf Club Stuttgarter Golf-Club Solitude Wittelsbacher Golfclub SVIZZERA Golf Club Bad Ragaz Golf Club Gstaad-Saanenland Golf Club Interlaken-Unterseen Golf Club Küssnacht am Rigi Golf Kyburg Golf Sempachersee ITALIA Golf Club Castelconturbia Golf Club della Montecchia Royal Park I Roveri San Domenico Golf Verdura Golf & Spa Resort SPAGNA Club de Golf Alcanada Club de Golf Bonmont Son Gual Golf SLOVACCHIA Penati Golf Resort TURCHIA Pines Sueno SCOZIA Turnberry
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Golf Environment Organisation (G.E.O.) è un’organizzazione no-profit che ha tra i propri obiettivi la promozione e lo sviluppo di un golf ecosostenibile. Impegnati nel verde (I.N.V.) è un Riconoscimento Ambientale della Federazione Italiana Golf nato per incentivare sempre di più il rispetto per l’ambiente anche attraverso la Certificazione G.E.O.
GEO E IMPEGNATI NEL VERDE: NUMERI IN CRESCITA PER IL GOLF SOSTENIBILE Primi mesi del 2013 all’insegna dell’ecologia: sul fronte Golf Environment Organization sono da registrare cinque nuove iscrizioni, una ri-certificazione per il Golf Club La Pinetina e una nuova certificazione, quella del Golf della Montecchia. Anche per quanto riguarda i Riconoscimenti ‘Impegnati nel Verde’ i numeri sono stati da record: ben sette, infatti, i circoli premiati. Il Golf Club Parco di Roma, il Golf Club Acaya e il Royal Golf La Bagnaia hanno ottenuto il Riconoscimento nella categoria ‘Acqua’, per aver adottato strategie di risparmio idrico. Per la categoria ‘Energia’ invece sono stati premiati il Golf Ambrosiano ed il Golf Club Menaggio e Cadenabbia, entrambi passati all’uso di energie da fonti rinnovabili. Per il Golf Le Fronde è stato premiato l’impegno per il miglioramento e la conservazione del paesaggio, mentre il Riconoscimento per la categoria ‘Biodiversità’ è andato al Golf Club I Fiordalisi, che ha attuato in questi anni numerosi interventi allo scopo di proteggere le specie animali e vegetali autoctone presenti sul percorso. La consegna dei Riconoscimenti, per mano del presidente federale Prof. Franco Chimenti, è avvenuta sabato 4 maggio nell’ambito del Montecchia Challenge Open, presso il circolo ospitante. Contestualmente è avvenuto il conferimento degli attestati GEO al Golf Club La Pinetina e al Golf della Montecchia, occasione per la quale era presente Kelly Jerome, managing director di Golf Environment Organization. Tutti i golf club sopra menzionati entrano così a far parte della schiera di circoli italiani, che a partire dal 2001 hanno ottenuto una certificazione o un attestato nel campo dell’ecologia.
Stefano Boni
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TRIPLE DA GREEN di Nicola Zeduri
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l taglio è senza dubbio l’operazione più importante tra le tante pratiche di manutenzione che interessano il tappeto erboso. Ha un ruolo fisiologico ed estetico ed è indispensabile per l’ottenimento di un tappeto erboso regolare denso. Il taglio, asportando una parte dei tessuti vegetali della foglia, diminuisce la possibilità di fotosintesi del tappeto erboso. Riveste poi una grande importanza per quanto riguarda lo sviluppo radicale del tappeto erboso; esiste infatti un legame diretto tra altezza di taglio, profondità raggiunta dalle radici e massa radicale sviluppata dal tappeto erboso. Un taglio mal eseguito, poco frequente, irregolare provoca
problemi al tappeto erboso e lo rende suscettibile all’attacco da parte di molti patogeni. Un cattivo taglio apre la strada alle infestanti. Con questo numero vogliamo approcciare il “problema taglio” cominciando a guardare da vicino le macchine professionali impiegate su tappeto erboso destinato ad uso sportivo. Di ogni singolo gruppo di macchine che andremo ad analizzare, comunicheremo le caratteristiche principali e sottolineeremo i contenuti tecnici in evoluzione. Sarà pure nostra premura delineare le tendenze ed andare a “spiare” quanto ci aspetta “dietro l’angolo”. Con questo primo numero, iniziamo la rassegna delle macchine per la manutenzione dei campi da golf partendo dalle triple da green. Buona lettura.
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Jacobsen Eclipse 322 Questa macchina è la prima vera ibrida sul mercato mondiale, ovvero dispone di un motore diesel o benzina di piccola cilindrata che aziona un generatore il quale fornisce energia elettrica per il funzionamento di tutta la macchina. A differenza delle macchine idrostatiche la E322 non lavora a regime costante ma il motore può funzionare come si vuole, anche al minimo, in quanto chi aziona la macchina è il generatore elettrico; in più utilizza per la prima volta un computer che gestisce automaticamente le battute di taglio in funzione della velocità. In pratica si può tagliare anche lavorando al minimo dei giri senza problemi ma con il vantaggio di fare molto meno rumore. Il rumore non è solo l’unico vantaggio rispetto ad una tripla diesel idrostatica: - minor peso (è a metà tra una versione benzina e diesel) - minor rumore (sia per gli operatori che per gli ospiti di alberghi e abitazioni) - minor manutenzione (solo gli ingrassaggi delle teste di taglio) - maggiore durata nel tempo (le parti elettriche si usurano di meno) - eliminazione totale delle perdite idrauliche per rottura dei tubi - costi di gestione nettamente più bassi calcolati in una riduzione di circa il 65% tra risparmio di carburante, cessato acquisto e smaltimento dell’olio idraulico, sostituzione filtri oltre ad una drastica riduzione dei tempi di manutenzione. Essendo l’energia elettrica fornita di continuo con alto amperaggio, la macchina dispone di potenza per azionare attrezzi essenziali quali teste Verticut, Groomer, ecc. e l’autonomia di carburante del motore è più che sufficiente per i tagli giornalieri. La macchina è pulibile anche con getti ad alta pressione senza danno (l’abbiamo sottoposta a diverse prove sul campo) anche per i motori elettrici che azionano le teste di taglio.
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John Deere 2500B Mi preme sottolineare alcune caratteristiche particolari delle tripla da green JD 2500B. - Gli elementi da taglio elicoidali sono posti asimmetrici rispetto alla motrice, in modo tale da evitare sovrapposizioni nel giro di chiusura. Invertendo la direzione di taglio, è possibile eseguire il “giro” del perimetro green evitando di transitare con le ruote sempre sullo stesso percorso; ciò assume maggior importanza in caso di adozione di frequenze di taglio elevate! - Il groomer applicato (optional consigliato) sugli elementi da taglio elicoidali è controrotante; ciò lo rende particolarmente efficace ed aggressivo, per esempio, su infiorescenza della Poa annua, abituale inquinante dei greens di molti percorsi golfistici Italiani! - I nuovi elementi falcianti permettono regolazioni altezza estremamente rapide e facilitano l’adozione, anche sullo stesso percorso, di altezze di taglio diverse (più alte sui greens più “veloci” e/o in difficoltà). - La tripla da green JD 2500B incarna la terza generazione di tecnologia ibrida finalizzata alla diminuzione dei punti di possibile perdita hyd e alla riduzione dei consumi di carburante. Caratteristiche tecniche Motore diesel Potenza 19,6 hp (14,6 kW) Numero cilindri tre Cilindrata 784 cc Freni due freni a disco Velocità taglio da 0 a 6,4 km/h Unità di taglio 3 (7/11 lame) Velocità da 0 a 13,7 km/h Altezza da terra 10,2 cm Serbatoio 29,9 litri Larghezza (ruote) 129,5 cm Larghezza (taglio) 157,5 cm Raggio sterzata 45,7 cm Peso 637,3 chili Strumentazione Led rosso di avviso per pressione olio motore, alternatore, temperatura olio idraulico, temperatura motore. Contaore digitale
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Toro Greensmaster Un’efficace slogan commerciale recita che “Nessuno conosce le triple da green meglio di Toro”. Vediamo alcune caratteristiche specifiche del modello analizzato. - Toro ha stabilito uno standard di qualità grazie ad un design innovativo e a nuovi elementi di taglio con regolazione su due punti (DPA) che assicurano l’esatto allineamento tra la controlama e il cilindro. -I cesti di raccolta Toro sono montati separatamente dagli elementi di taglio in modo che la variazione di peso dei cesti non modifichi l’altezza di taglio. - È stata migliorata e resa più facile la rimozione del cesto centrale e degli altri accessori. - Risulta particolarmente basso il centro di gravità, che conferisce alla macchina una maggiore stabilità. - I motori sono ad alte prestazioni e silenziosi; garantite pure basse vibrazioni per il massimo confort dell’operatore. -Tutti i punti di manutenzione sono a portata di mano, per la gioia dei meccanici. - Possibilità di montare molteplici accessori per ottimizzare taglio, prestazioni, sicurezza, confort. - Nuovi modelli Triflex con elementi di taglio che seguono in modo indipendente la superficie del green, a trasmissione idraulica o ibrida. Caratteristiche Tecniche Motore benzina o diesel Potenza 13,4/17,5 hp (18/23,5 kW) Velocità taglio da 3 a 8 km/h Velocità da 0 a 14 km/h Altezza di taglio 1,6 a 25,4 mm Serbatoio 22,7 litri Larghezza (taglio) 150 cm Peso 629,6 chili
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Lo storico club della Riviera di Ponente ha deciso un importante investimento, realizzando un impianto di assoluta avanguardia. Pilotato da computer e gestibile via internet, consente grandissima flessibilitĂ di utilizzo, che si traduce in un importante contenimento dei costi energetici e in un tangibile risparmio idrico
Un impianto
di nuova concezione
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di Vittorio Bersotti*
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n intervento molto importante quello che il Golf Club degli Ulivi, a Sanremo, ha portato a termine sul suo percorso. Si tratta del nuovo impianto di irrigazione, che consentirà allo storico e intrigante percorso ligure di presentarsi in condizioni perfette anche nelle stagioni meno favorevoli. Il campo del golf si estende per 5.203 metri attraverso il magnifico verde delle colline dell’entroterra sanremese: 18 buche, par 69, con singole buche di difficoltà diversa, per tutti i gusti e tutti i livelli. Tipica la sua struttura a terrazze poste su differenti livelli e ritagliate sui pendii collinari, con la vista del Mar Ligure in lontananza che aggiunge spettacolarità e respiro a tutto il percorso. Quando il circolo venne fondato, Sanremo era già una stazione climatica privilegiata e ancora oggi è una terra dove, durante tutto l’anno piove meno che altrove, specie in inverno. Un fattore molto positivo se parliamo di vacanze e di equilibrio
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meteorologico legato all’offerta turistica, un po’ meno se stiamo parlando di buche da golf, in cui il verde deve essere sempre adeguatamente irrigato. Il clima normale è dolce, con poco vento, che di solito si esprime in brezze leggere e tiepide che muovono un’aria sempre pura. Proprio per le poche precipitazioni, come dicevamo, si incontrano molte difficoltà nella manutenzione del campo, dovute alla scarsa disponibilità di acqua che cade in modo naturale su fairway e green. Dopo anni di studi e discussioni, inevitabili quando si tratta di un intervento molto importante per le casse di un circolo, la decisione di far partire i lavori. Il Consiglio di Amministrazione del club ligure, guidato dal presidente del sodalizio sanremese, Alberto Biancheri, ha perciò deliberato la necessità di avere un impianto di irrigazione nuovo e all’avanguardia, capace di risolvere ogni problema legato alla manutenzione del tappeto erboso. I lavori sono iniziati il 19 novembre 2012 e, stranamente, si sono dovuti confrontare con un periodo invernale davvero anomalo, molto piovoso, che a detta dei sanremesi non si ricordava
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Golf degli Ulivi - Sanremo
addirittura da 200 anni. Abbiamo avuto infatti una sessantina di giorni caratterizzati da precipitazioni, nonostante le quali, a fine maggio, erano stati completati i lavori su sette buche. Il greenkeeper del circolo Golf degli Ulivi, Claudio Polesel, con la sua squadra, e la ditta Acqua & Verde di Paolo Lecchi hanno svolto un lavoro professionale e studiato nei minimi particolari, cercando di mantenere comunque per quanto possibile il percorso agibile durante la realizzazione dell’intervento. Sono da sottolineare alcune caratteristiche tecniche innovative, che rendono l’impianto sanremese all’avanguardia e fra i primi in Italia ad adottare determinate soluzioni. Ad esempio esiste la possibilità di gestire addirittura i singoli irrigatori, dote che ovviamente consente un’irrigazione mirata in zone che hanno differenti necessità idriche. C’è inoltre il controllo della variazione delle temperature a livello del tappeto erboso, che consente di programmare in modo flessibile l’irrigazione. Sempre sul versante del contenimento dei consumi, sia idrici che energetici, è importante anche l’inverter lavoro a chiama-
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ta, che consente di utilizzare solo determinate quantità, in base alle esigenze. Tutte queste caratteristiche consentono un effettivo risparmio, riducendo al minimo gli sprechi e contenendo in maniera tangibile i volumi di acqua utilizzati. Buone notizie quindi anche a livello ecologico. Fra gli altri dati da segnalare una messa in sicurezza ogni 150 metri, per scarico fulmini a terra. Tutti gli irrigatori sono montati su giunti snodati, in base a depressioni seguendo l’andamento del terreno con monocavo FG7. Il nuovo impianto di irrigazione del Golf degli Ulivi può essere gestito da un accesso remoto, anche utilizzando un palmare via Internet. L’utilizzo avviene in base a settori e zone su cui si può operare separatamente. A completamento di tutta la parte di gestione, gli addetti al campo possono utilizzare differenti test, che attraverso un dialogo continuo fra computer e modulo verificano le condizioni del percorso sanremese.
* Direttore Golf degli Ulivi - Sanremo
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Ferro Dodici Gruppo
Una società che vale per tre È nato un network che soddisfa la richiesta di prodotti e servizi in campi di golf, driving range e strutture per turismo e tempo libero di Michela Ferro
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el settore dei prodotti per campi da golf, dall’unione di tre note realtà (Ferro Dodici, Greenmakers by Nelson & Vecchio e Greenmakers Golf & Leisure) è nata Ferro Dodici Gruppo srl. Si tratta di un importante network di aziende unite nel panorama italiano ed europeo, per rafforzare e consolidare le posizioni di mercato nazionali e internazionali, aprendo insieme nuovi scenari resi possibili da un’offerta e un servizio completo per campi da golf, driving range e strutture dedicate al turismo, allo sport e al tempo libero. Una grande scommessa per un gruppo d’imprenditori che guarda con ottimismo al futuro del golf italiano ed europeo, offrendo prodotti e servizi specializzati e altamente tailor-made. Ferro Dodici è una delle aziende leader nell’allestimento di campi da golf e driving range attiva sul territorio italiano da oltre vent’anni, con prodotti e servizi sempre all’avanguardia. Infatti distribuisce marchi quali Standard Golf, Range Maxx, Paragon, Derone Enterprise, Srixon e molti altri ancora, oltre ad avere sviluppato una linea di segnaletica coordinata e diversi articoli
made in Italy, marchiati Ferro Dodici. Negli ultimi dieci anni ha contribuito a portare il golf all’interno di strutture alberghiere, centri sportivi polifunzionali, terrazzi e giardini privati con il progetto Area Training Golf, che prevede piccole strutture per la pratica e putting green in erba sintetica. Greenmakers by Nelson & Vecchio è una società internazionale specializzata nella costruzione e ammodernamento di campi da Golf e Resort, che si occupa anche di progetti legati all’architettura del paesaggio. La società nasce in Scozia, la patria del golf, e opera soprattutto in Danimarca ed Estonia. Fondandosi sull’esperienza di entrambi i soci, David Nelson e Gaetano Vecchio, in materia di golf e costruzioni, la società si propone come partner ideale a livello europeo garantendo un servizio accurato e di altissimo livello dall’ideazione al completamento di ogni campo. Greenmakers by Nelson & Vecchio ha sedi dislocate in tutta Europa e vanta un team multiculturale ed è così che riesce a creare, per ogni lavoro, una rete a livello locale di dipendenti, fornitori e professionisti per offrire il meglio di ogni realtà in cui opera. È da un progetto sviluppato ad hoc dall’ar-
chitetto di golf Willy Moroder che nasce l’innovazione proposta da Greenmakers Golf & Leisure: putting green e grandi strutture in erba sintetica da realizzare su aree di diversa natura come campi da tennis e roof garden. L’originalità del progetto sta proprio nella conversione di spazi inutilizzati all’interno degli alberghi in aree Training Golf che possono diventare un elemento di richiamo ed un importante strumento di marketing per centri sportivi, hotel e strutture turistiche e residenziali. Con questa idea, Greenmakers offre un “passepartout” verso un segmento di mercato in forte espansione: quello del sempre crescente turismo del golf. Per maggiori informazioni: Ferro Dodici Gruppo srl, Via Barro, 76/A – 28045 Invorio (NO), tel. 0322 254142, info@ferrododici.com, www.ferrododici.com
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