Giugno 2010
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MAGAZINE MARE MARLINTREMITI
Isole Cielo Mare tra
e
N u m b e r
T w o
Keyforevolution
Magazine MARLINTREMITI
Magazine Reportage Storie Photo Cultura
In questo numero: Foto di Adelmo Sorci, Paolo Fossati, Pippo Cappellano
Progetto grafico MARLINTREMITI Redazione Direzione
Adelmo Sorci info@marlintremiti.it adelmo.sorci@marlintremiti.it
Attività Subacquee
Michele Tancredi michele.tancredi@marlintremiti.it
Laboratorio del Mare
Andrea Riina andrea.riina@marlintremiti.it Vincenzo Ferraro vincenzo.ferraro@marlintremiti.it
Storia e cultura
Rachele Di Palma rachele.dipalma@marlintremiti.it
Testi e foto di proprietà MARLINTREMITI. E’ vietata la riproduzione totale o parziale dei contenuti e delle immagine inserite nel presente Magazine M.
Mare Ambiente Immersioni Vita Sottomarina Attività Informazione
MARLINTREMITI Attività Subacquee Ricerca Scientifica Esplorazioni Formazione professionale Eventi
Un Magazine tutto dedicato alle bellezze emerse e sommerse delle Isole Tremiti con l'obiettivo di approfondire ed arricchire, il desiderio di sapere e conoscere di chi arriva o di chi vorrebbe scoprirle. Parleremo di Mare ma anche di cultura, delle immersioni, che il popolo subacqueo ama, di ambiente ma anche di vita quotidiana e turismo. Lo faremo con poche parole e molte immagini e con il desiderio di arrivare sul vostro pc per presentarvi una località straordinaria e stimolare così la vostra curiosità. Questo Magazine o meglio Webzine (perché viaggerà solo attraverso la rete) avrà cadenza mensile e vuole essere uno strumento simpatico, moderno e di contenuto. Inviato per posta elettronica sarà consultabile facilmente …come sfogliare "virtualmente" un vero giornale, attraverso una nostra applicazione. Potrà comunque essere scaricato, salvato e stampato.
Magazine o meglio... Webzine
Il Magazine MARLINTREMITI nasce dall'esigenza di completare un più ampio progetto di informazione e comunicazione. Affiancherà dal mese di Giugno il nostro nuovo sito web (attualmente in fase di completo ri-styling e presto in rete) e i nostri consueti Notiziari. Tre strumenti per consentirvi di avere tutte le informazioni possibili sulle nostre attività e con quest'ultima iniziativa anche la possibilità di veri approfondimenti sulle caratteristiche ambientali, storiche e culturali che l'arcipelago Tremitese può offrire e che le riviste subacquee e di settore non offrono. Augurandomi che l'iniziativa sia gradita, a tutti una buona lettura.
Magazine MARLINTREMITI Sito internet www.marlintremiti.it e.mail info@marlintremiti.it Phone / fax +39 0882 46 37 65 Phone / Mobile +39 336 82 97 46 MARLINTREMITI Via A. Vespucci 71040 - ISOLE TREMITI - FG
Adelmo Sorci
Sommario 7
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Insula Diomedeae
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San Nicola, today
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La Vedova di notte
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Il Rosso relativo delle Tremiti
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Photo
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Il “ Lombardo”
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L’instancabile facchino
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"Insula Diomedeae" La storia del nostro arcipelago si intreccia con quella dell'eroe greco Diomede (gli anni sono quelli del 1082 a.C.), figlio di Adrasto re della città di Argo ne acquisì il regno alla sua morte. Educato all'arte del combattimento fin dalla tenera età, partecipò alla guerra di Troia, durante la quale ebbe l'ardire di duellare con Enea, figlio di Venere, nello scontro il nostro eroe colpì il figlio della dea, la quale corse in suo aiuto avvolgendolo nel suo manto per proteggerlo, ma Diomede sferrò un secondo colpo, tale gesto scatenò l'ira della dea che scagliò sul nostro protagonista una maledizione cancellando dalle menti dei suoi cari e dei suoi sudditi il suo ricordo. Cosi al suo rientro in patria, ad Argo, nessuno lo riconobbe e inoltre scoprì anche l'adulterio della moglie che insieme al nuovo compagno indusse Diomede alla fuga….(diciamo pure che Venere se l'era proprio legata al dito!!!). Prese il largo con i suoi fedeli marinai, e dopo tanto navigare approdò sulle coste tremitesi e una volta qui legò il suo nome alle nostre isole chiamandole "insulae Diomedeae", di tale denominazione troviamo notizia anche in diversi scritti dell'antichità. Successivamente saranno i romani a cambiare nome all'arcipelago. Ma la storia del prode Diomede e ancora piena di aneddoti, dopo Tremiti volse il suo sguardo verso le terre della Daunia e le conquistò senza spargimenti di sangue, ma semplicemente prendendo in sposa Drionna figlia del re Dauno, la quale portò in dote all'amato tutta l'attuale Puglia. I suoi sudditi lo apprezzarono in tutta la sua grandezza, fondò diverse città come Andria, Brindisi e Benevento; promulgò l'arte della navigazione e insegnò loro l'addestramento dei cavalli, molte furono le città dell'adriatico centro - meridionale che alla sua morte gli dedicarono dei templi. E fu proprio la sua morte a legarlo alle nostre isole per sempre, perché qui vennero deposte le sue spoglie, e sempre qui la dea Venere tramutò i suoi marinai in uccelli, le diomedee (box approfondimento) con il monito che avrebbero pianto e vegliato sul loro comandante per l'eternità. Ed infatti le diomedee sono ancora qui, nelle notti in cui la luna cede il passo all'oscurità possiamo ascoltarle piangere, si proprio piangere, il loro verso ricorda molto il vagito di un neonato, e subito il pensiero corre indietro nel tempo alle gesta del nostro eroe, della sua avvincente storia e alle nostre meravigliose Isole di Diomede.
D Ovidio nelle sue Metamorfosi ci narra come avvenne la trasformazione, le piume e i piedi palmati presero il sopravvento sul corpo degli uomini.
le Diomedee.
Le diomedea fa parte della famiglia delle Procelliformi scientificamente chiamata Berta Maggiore, è un uccello marino capace di sfruttare al meglio le correnti d'aria per gli spostamenti, il suo habitat è il mare, qui da noi nidifica sulle coste rocciose dell'isola di San Domino, sul costone chiamato anche "ripa dei falconi". Il piumaggio è scuro sul dorso e biancastro sul ventre, colore del becco è giallo
Vivere in una Fortezza e convivere con 1000 anni di storia
di Rachele Di Palma Storica dell’Arte Responsabile Attività Culturalii MARLINTREMITI
Dell'isola di San Nicola il più delle volte si parla del glorioso passato, poco del presente e ancor meno del futuro. E noi proprio del suo presente vorremmo parlare in quest'articolo. Qui il tempo sembra essersi fermato, forse è per questo che diversi siti internet e anche alcuni turisti sono erroneamente convinti che sia disabitata. Invece l'isola consta di 180 residenti circa, nei mesi invernali però le presenze scendono a meno di 50. Sempre qui ci sono gli uffici Comunali e quelli delle Poste Italiane, ci sono dei piccoli bar, alcuni ristoranti tipici e diversi negozi di souvenir. Le macchine sono inesistenti, a causa del fatto che l'unica strada che congiunge il porto al paese è tutta ciottolata e larga solo qualche metro, unici mezzi di trasporto sono dei piccoli trattorini usati per il trasporto merci, e da un paio di anni c'è anche un quad!!! Però è bella proprio per questo! Il borgo si sviluppa tutto entro le mura di cinta del castello, non sono presenti grandi alberghi, ma è possibile alloggiare in B&B, da affitta camere o in appartamenti. Non ci sono negozi di generi alimentari, e per questo si è costretti ad andare a San Domino a fare la spesa, prendendo il traghetto per raggiungere l'altra isola. Stessa operazione viene fatta ogni sera d'estate da i ragazzi che vogliono fare quattro salti in discoteca, perché locali notturni qui non ce ne sono. Nonostante questi piccoli inconvenienti gli isolani amano la loro isola così com'è, senza riserve. La bellezza di San Nicola sta nel fatto che è veramente a grandezza d'uomo, non ci sono lunghe distanze tra i diversi luoghi d'interesse, la gente è accogliente, e qui, come del resto a San Domino, ci si conosce tutti! I turisti la prendono d'assalto d'estate. Molti sono i visitatori che si riversano lungo corso Diomede o attraverso i vicoletti, l'isola si presta all'occhio curioso del turista per la moltitu-
SAN
NICOLA, TODAY 11 number
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dine di punti panoramici a sua disposizione: la Finestrella, il Montone, il Cannone e salendo verso l'abbazia ogni luogo è degno di nota. Qui la bellezza raggiunge l'apice quando l'ultimo traghetto lascia la banchina e le genti di mare risalgono dal porto, i colori mutano in un attimo, tutto è immerso nella luce del tramonto. L'isola raggiunge la pace, ritornando nelle mani dei legittimi proprietari, i tremitesi tanto ospitali ma anche un po'gelosi del proprio territorio, e dei gabbiani che tutto l'anno stazionano sull'isola come guardiani. E' il posto ideale per chi ha bisogno di staccare dai ritmi frenetici delle città perché qui gli unici ritmi che si seguono sono quelli del proprio essere. Venire a Tremiti senza visitare San Nicola vuol dire aver perso la metà delle tante meraviglie che questo arcipelago offre.
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di Michele Tancredi
Istruttore Subacqueo
La Vedova di notte
Responsabile guide subacquee MARLINTREMITI
Appare chiaro che chi ama le immersioni notturne è consapevole dell' esperienza indimenticabile e della magia che si respira. verso sera... il giorno allenta i suoi ritmi a volte serrati, orde di bagnanti in cerca di refrigerio nelle acque cristalline ritornano sulla terra ferma, il mare riacquista la sua tranquiliità, ed i sub si prepara per il grande evento, il sipario si apre e uomini e creature cambiano abitudini, tutto ha il sapore di primordiale. Il grande e sicuro gommone del marlintremiti, predisposto in largo anticipo scivola verso il nostro amato punto d' immersione: la secca della vedova. La luce crepuscolare lascia ancora il tempo per gli ultimi preparativi, torce, strobo, coppie affiatate e nuove amicizie, il briefing di rito, dettagliato e piccole raccomandazioni comportamentali per godere al massimo lo spettacolo che ci attende. In acqua il cappello a -5 metri di profondità, dove siamo ancorati con precisione "certosina" anche al buio, ci accoglie in genere con qualche piccolo polpo (octopus vulgaris)a caccia o tordi pavone (symphodus tinca) nel loro nido costruito per la notte fatto di alghe, distesi riposano, in primavera poi facile incontrare in pochi metri grosse granseole (maya squinado) apparentemente goffe si aggirano su alghe palle verdi (codium bursa) e alghe pavonine (padina pavonica) che tappezzano quasi completamente la parte esterna della secca. Finalmente tra il 4° e il 6° minuto a - 18metri eccoci davanti alle grandi cavità e incomincia lo spettacolo, i fasci luminosi esaltano più che mai la policromia delle spugne di questa "metropoli" subacquea ….in mezzo ad una axinella cannabina un tordo fischietto (labrus bimaculatus) dorme placido, negli occhi dei subacquei allora puoi leggere un espressione di felice commozio-
Notturna d’autore
ne, in ordine gamberi meccanici (stenopus spinosus), magnoselle (scyllarides arctus), parapandali (plesionika narval) granchi facchino (dromia personata) con la loro spugna per eludere i pericoli e ancora sguardi stupiti "ma come!? le spugne camminano? Sembrano chiedersi i meno attenti in un primo momento, il tempo passa e siamo soltanto al 10 min di questo spettacolo e siamo davanti la SALA GRANDE, alta circa 4 metri, abbastanza ampia per accoglierci e dopo uno scambio di consensi entriamo. Spesso come se si dessero i turni di guardia, i "custodi" si aggirano a caccia, è il "super" gronco (conger conger), ci seguirà, poi, per quasi tutta l immersione. Ma c'è ancora tanto da osservare e in fila attraversiamo l'ingresso del canyon e ancora cipree porcellana (luria lurida) tanto colore, musdee (phycis phycis), scorfani(scopanea scrofa, porcus e notata) piccole aragoste (palinurus elephas) o astici (homarus gammarus) che sul fondo fanno spesso capolino. Abbiamo toccato la massima profondità -23 per pochi minuti ci scambiamo ancora consensi, da questo momento siamo intorno al 15 min di immersione ci alziamo di quota non superando mai la quota -20, ci troviamo nel versante nord "verso il blu", nei giusti periodi un guizzo ci distrae dalla parete,sono calamari a limite dei nostri fasci luminosi,anche loro a caccia nelle grandi profondità. Siamo giunti al 18 minuto e iniziamo il rientro riportandoci davanti alle grandi cavità e regalandoci al 20 minuto la "SALA GIALLA". Meriterebbe un immersione a sé,per quanto è interessante, la sua volta ricoperta di margherite di Mare (parazoanthus axinellae) con i polipi estroflessi che danno il nome a questa cavità dove in notturna non è impossibile all'occhio esperto una vera chicca,il gambero vinaio (gnathophyllum Elegans). E con una scenografia del genere c'è davvero da perderci la testa,invece è ora di andare e al 30 minuto siamo nella parte alta della secca a -13 metri alla base del cappello sotto l'imbarcazione, al 38° minuto siamo all'ancora con una nuova e indimenticabile esperienza….ormai in gommone salpiamo l'ancora e udiamo il canto delle diomedee che ci accompagna ….ma questa è un'altra storia.
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Rosso
il
Relativo delle Tremiti
di Vincenzo Ferraro Biologo marino del Laboratorio del Mare MARLINTREMITI
Ogni elemento ha un suo colore: la terra è azzurra, l'acqua è verde, l'aria gialla, il fuoco rosso. Il Rosso è un colore estremamente particolare. Chi dipinge sa come esso sia molto delicato, poco coprente e troppo sgargiante, da non usare mai puro. Il Rosso è il colore del sangue e perciò della morte. Nell'opera "Della teoria dei colori" J.W.Goethe dice: "L'azione di questo colore è particolare come la sua natura. Esso dona un'impressione tanto di gravità e dignità che di clemenza e grazia. Così, la dignità della vecchiaia e l'amabilità della giovinezza possono vestirsi di un unico colore. È la tonalità che il giorno del Giudizio dovrebbe pervadere cielo e terra…" . In latino "rubens" (rosso) è sinonimo di colorato. È il primo colore dell'arcobaleno che i neonati imparano a riconoscere, il primo a cui tutti i popoli hanno dato un nome. È il colore del movimento e dell'attività. La luce rossa è infatti quella con un intervallo di lunghezze d'onda più ampio e per tale motivo le sue vibrazioni possono avere un effetto stimolante. Il rosso è il colore che può muoversi più rapidamente trattenendo legato a sé lo sguardo. Il rosso notoriamente indica un segnale di "pericolo", "stop", "attenzione", segnale cioè che tende ad elicitare negli individui la cosiddetta "motivazione di evitamento". Per gli animali i colori sono una specie di segnaletica, un travestimento per andare a caccia senza problemi, un mezzo per spaventare o eludere i predatori, un richiamo sessuale. La natura usa il colore per comunicare: attraverso il colore gli animali avvertono di essere velenosi (aposematismo), oppure si fingono pericolosi imitando le colorazioni di altri organismi aposematici (mimetismo mülleriano). In fondo al mare il rosso è il primo colore a scomparire poiché gli strati d'acqua superficiale assorbono lunghezze d'onda diverse in quantità diverse secondo la profondità : ci si sarà accorti durante un immersione che oltre i 15 m di profondità gli oggetti o gli organismi di colore rosso appaiono di colore blu-verde. Chi fa immersioni sa che è necessario portare con se una torcia per apprezzare appieno la bellezza
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ed il colore di determinati organismi. Molti sono infatti le creature marine che si tingono di rosso: gorgonie, coralli, alcionari, attinie, briozoi, ascidie, spugne, nudibranchi, spirografi, stelle marine, pesci, e molti altri ancora (vedi box). Anche nel buio delle profondità abissali, dove non arriva la luce solare, il rosso predomina nella colorazione di misteriose creature. Il nutrimento per gli abitanti degli abissi è un serio fattore limitante e spiega la scarsità di individui che si riscontra in questi ambienti. Per questa ragione gli animali degli abissi si muovono e crescono lentamente e vivendo a lungo. Risparmiano le energie in attesa che il cibo giunga fino a loro, perciò molti hanno una serie di caratteri morfologici che li rende nettamente riconoscibili. Alcune di queste caratteristiche riguardano ad esempio grandi bocche fornite di denti poderosi o stomaci enormi estremamente dilatabili in modo da poter ingerire prede anche più grandi di loro stessi. Un particolare adattamento riguarda il colore che gli organismi assumono: parecchi invertebrati, come crostacei e cefalopodi, hanno un colore rosso, che essendo stato assorbito nei primissimi metri d'acqua è un colore che non è presente a quelle profondità, facendo così "scomparire" l'animale dalla vista dei predatori. In realtà alcuni predatori si sono evoluti e adattati di conseguenza, sviluppando strategie sempre più complesse per individuare le loro prede: esistono pesci in grado di emettere luce di colore rosso, o infrarosso, quasi come se possedessero due "fanali", che incrociando nel loro cammino organismi colorati di rosso, permettono al predatore di localizzare la preda. La lotta per la vita continua....
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IL COLORE
ROSSO NEGLI ORGANISMI MARINI La riserva marina delle Isole Tremiti offre ai subacquei immense meraviglie sottomarine, con una grande varietà di organismi da potere scoprire e ammirare. Molti di questi presentano una pigmentazione rossa. La pigmentazione di questi organismi marini è dovuta principalmente alla presenza di particolari sostanze o pigmenti di natura proteica detti carotenoidi. Altre sostanze possono essere l'emoglobina, i chinoni, le eritroproteine, la ficoeritrina, la fucoxantina (nelle alghe rosse) e composti a base di ferro. Ecco alcuni esempi di organismi che potrete individuare nei nostri fondali: gli scorfani (Scorpaena scrofa, Scorpaena notata) nella cui pelle è presente l'astaxantina, un carotenoide rosso brillante. Altri particolari carotenoidi sono presenti in crostacei come l'aragosta (Palinurus vulgaris), la lissa (Lissa chiragra), il paguro bernardo (Pagurus anachoretus) e la galatea (Galatea strigosa), in attinie come il pomodoro di mare (Actinia equina), in stelle marine come la stella rossa (Echinaster sepositus) e la stella pentagono (Peltaster placenta). Sono presenti inoltre alcionari come la mano di morto (Alcyonum acaule), gorgonie rosse (Paramuricea clavata), spirografi come Serpula vermicularis, nudubranchi (Catriona gymnota), pesci come la castagnola rossa (Anthias anthias), la triglia di scoglio (Mullus surmuletus), il peperoncino rosso (Tripterygion tripteronotus), la patata di mare (Halocynthia papillosa) e alghe rosse come la Corallina sp.
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Il mondo delle Isole Tremiti in un
Magazine
PubblicitĂ
per informazioni info@marlintremiti.it
Responsabile pubblicitĂ Rachele Di Palma rachele.dipalma@marlintremiti.it
Il Tesoro delle Tremiti Franate, secche, grotte e pareti che si spingono gi첫 nel blu profondo ricche di vita, colore e frequentate da ogni specie di vita pelagica. Sono oltre 30 i siti d'immersione.
Subacquea...
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Un frammento della storia d’Italia che il destino ha regalato ai fondali delle Isole Tremiti:
il “Lombardo�
L’Immersione: il Lombardo Il sito d’immersione è sul lato nord-ovest dell’Isola di San Domino e più precisamente a Cala degli Inglesi. Il percorso archeologico subacqueo si sviluppa tra i 9 e i 25 metri di profondità. Tanti gli elementi del piroscafo a ruote e tanti reperti che si possono osservare e non solo... Il destino ha voluto, che sullo stesso punto affondasse e ben 2000 anni prima una nave oneraria romana con il suo carico di anfore. Ed è così che l’immersione si trasforma in un vero tuffo nel passato ed il subacqueo in un “Indiana Jones” del futuro pronto a catturare con gli occhi i preziosi frammenti di storia.
il Lombardo
L’immersione, inserita dal MARLINTREMITI in una serie di percorsi archeologici subacquei, è adatta anche a chi in possesso di brevetto di primo livello. Data la bassa profondità di alcuni elementi del piroscafo il sito può essere visitato con maschera e pinne e spesso proposto come parte integrante di alcuni percorsi snorkeling.
di Adelmo Sorci Responsabile del MARLINTREMITI
Pirotrasporto DATI TECNICI
Lombardo
Varato a Venezia (Austria) il 1° maggio 1841 per conto dell'I.I.R.R. Amministrazione dei Piroscafi Privilegiati, società anonima per l'esercizio della navigazione fluviale e lacuale con sede in Milano, galleria De Cristoforis. Dislocamento: 729 tonn. Stazza: 239 tonn. registro nette. Scafo: in legno con un ponte di coperta. Due alberi: trinchetto a vele quadre, maestra a vele auriche, bompresso. Due macchine a vapore Maudsley & Field da 220 cavalli nominali. Propulsione a ruote (articolate). Armamento nel 1860: due cannoni da 80 di ferro liscio ad avancarica. Provenienza: 1° armamento - Acquisto da estero. Direzione Marittima d'iscrizione: Genova. Data di costruzione: varato 10 maggio 1841 (Radogna). Luogo di costruzione: Venezia (Radogna) - sulla Clyde (Gropallo). Costruttore: non noto. Caratteristiche: in legno a ruote; un ponte e due alberi. Dimensioni: 48,35 x 7,40 x 4,23 m. Portata in tonn: 238,96. Apparato motore: 208 cav., costruito dalla Maudsley di Londra. Proprietari: Raffaele Rubattino & c., Genova. Acquistato al pubblico incanto a Trieste nel giugno 1846.
tutta la
Storia
Il piroscafo Lombardo fu costruito per conto dell'Amministrazione degli
I.I.R.R. Piroscafi Privilegiati di Milano, che volle ampliare la sua attività, anche sul mare. Per usufruire della più favorevole legislazione doganale degli Stati Italiani del Tirreno, fu iscritto nelle matricole del Porto di Livorno. -15/9/1841, con bandiera del Granduca di Toscana lasciò Livorno per Genova. -20/9/1841, primo approdo a Napoli (Capitano Luigi Sforzini). +15/10/1841, "...il Charlemagne procedente da Napoli e diretto a Livorno, trovandosi ieri sera, alle ore 10 e 50 minuti nel Canale di Piombino, si investì con il Lombardo il quale andava da Livorno a Civitavecchia e Napoli. I loro danni furono fortunatamente leggeri e le due navi poterono proseguire nel loro viaggio". + 26/1/1842, "Questo famoso piroscafo dall'esperimentata celerità di 13 miglia l'ora, comandato dal Capitano Cavaliere Carlo Martellini partirà per Genova e Marsiglia quest'oggi ad ore 5 pomeridiane e per Civitavecchia e Napoli il 4 febbraio (1842). Indirizzo ai suoi raccomandatari Beniamino e Fratelli Coen, via San Francesco del Paradiso n°1116, al primo piano. -Aprile 1842, noleggiato per conto di S.M. la Regina di Sardegna. + Il GCPFL (n°29 del 3 aprile 1842) pubblica: "Piroscafo toscano Lombardo: il suddetto piroscafo, essendo stato posto per due corse a disposizione di S.M. la Regina vedova di Sardegna, l'Amministrazione si fa un dovere di prevenire che l'itinerario dell'andante mese
a
sarà combinato nel seguente modo: 14 da Genova per Livorno; 15 da Livorno per Civitavecchia; 16 da Civitavecchia per Napoli; 21 da Napoli per Civitavecchia; 23 da Civitavecchia per Genova; 26 da Genova per Livorno; 27 da Livorno per Civitavecchia; 28 da Civitavecchia per Napoli. -28/11/ 1842, messo in vendita per Franchi 50.000 presso l'ufficio dell'Amministrazione della Società. Asta disattesa. -28/11/1842, fino a giugno 1845, in disarmo. -1845, passato in gestione all'Amministrazione della Compagnia del Regno delle Due Sicilie. -31/3/1845, lettera del Console Generale Sardo a Livorno che comunica al suo Governo che il Lombardo viene fatto sequestrare, su istanza dei creditori, nel porto di Marsiglia, ove dovrà essere venduto all'asta pubblica per espropriazione forzata. -Luglio 1845 al Dicembre 1845, affittato dal Governo francese per trasporto truppe da Marsiglia ad Algeri. +Carteggio tra i Consoli toscano ed austriaco a Marsiglia, il Governatore e l'Uffizio di Marina Mercantile di Livorno (ASL - Affari del Governo Civile 1845 - Filza 242 - Prat. n. 717): risulta che il Lombardo nell'ottobre - novembre 1845 essere sempre a Marsiglia sotto sequestro. Il Grassi, rappresentante dell'Amministrazione dei Piroscafi Privilegiati di Milano, ottiene la dismissione della bandiera toscana (Sovrane Rivoluzioni - 30 ottobre 1845) onde inalberare la bandiera austriaca e fa partire il battello per Trieste. +Il Lombardo posto all'incanto in seguito a sentenza in data 8/8/1845 dall'I.R. Tribunale Mercantile di Milano, confermata il 13 novembre 1845 dall'I.R. Tribunale di appello generale della Lombardia e dall'I.R. Tribunale Supremo di Giustizia di Verona il 26 febbraio 1846. -26/2/1846, offerto in pubblica asta. -25/5/1846, Il Lombardo viene acquistato dal Rubattino e la Società de' vapori sardi della Ditta Raffaele Rubattino & C. di Genova per £. 420.000. +Avviso 18 giugno 1846 sul GCPFL: "essendosi alla pubblica Subasta resasi acquirente e proprietaria del P.fo il Lombardo fa noto che questo conosciuto e grandioso bastimento assumerà, quanto prima, regolare servizio fra Marsiglia e gli scali d'Italia". -Partenza Trieste e il 1/7/1846 è a Livorno. -2/7/1846 a Genova. -5/7/1846. Dal Corriere Mercantile di Genova (8 luglio) "Venne inaugurato con un ricevimento a bordo, durante il quale ai 300 circa invitati era offerto una gita in mare tra Voltri e Punta Chiappa, sul più bello tra i battelli italiani, che si unisce al Castore, il solo battello che lo superasse sotto questo rispetto" (Comandante Capitano Rocci). -Luglio 1849, (al comando di Luigi Dodero) trasporta i superstiti della Legione Garibaldina a Civitavecchia. -1/8/1851, diventa il postale nella linea Genova - Cagliari.
-1853, diventa postale nella linea Genova - Cagliari - Tunisi. -Luglio 1855 - Dicembre 1855, noleggiato dal Governo Sardo per il trasporto del Corpo di spedizione in Crimea. -5/5/1860, ceduto dalla Rubattino a Giuseppe Garibaldi. -6/5/1860, responsabilità di Nino Bixio e (Comandante Andrea Rossi). -11/5/1860, sbarca truppe di Garibaldi a Marsala; si arena per agevolare lo sbarco e non fu possibile disincagliarlo; colpito dal fuoco borbonico. -11/7/1860, recuperato e rimorchiato a Palermo dal costruttore navale Santocanale (inviato dal Castiglia a Marsala con tecnici e 200 uomini). -Incorporato nella Marina Dittatoriale Siciliana. -17/11/1860, entra a far parte della Marina da Guerra Sarda. -17/3/1861, classificato come trasporto a ruote entra a far parte della Marina del Regno D'Italia. -Agosto 1861, rimesso a nuovo nell'arsenale di Palermo. -28/7/1862, trasporta truppe da Palermo a Genova. -12/1862 - 4/3/1863 viene disarmato. -5/3/1863, (al comando dell'L.T.V. Luigi Matteo Civita). -21/3/1863, da Genova per Trapani, Agrigento per imbarco reclute. -28/3/1863, ritorno a Genova. -1/4/1863, per La Spezia per traino draga. -3/4/1863, a Napoli. -8/4/1863, a Palermo per imbarco truppe. -10/4/1863, da Palermo per Livorno. -14/4/1863, a Napoli. -21/4/1863, da Napoli per Genova con truppe. -28/4/1863, da Genova per Ancona: 29/4 a Portoferraio, 1/5 a Napoli con draga per Messina, 5/5 a Messina. -19/5/1863, da Bari per Trani con draga e poi, con detenuti, alle Tremiti. -21/5/1863, ad Ancona. -13/6/1863, partenza per Manfredonia e Bari con truppe. -6/8/1863, a Manfredonia per carico detenuti per le Tremiti. -24/8/1863, ad Ancona. -14/9/1863, partenza per Ortona, Manfredonia, Barletta, Molfetta (17/9). -24/9/1863, a Taranto; poi Reggio, Pizzo, Paola, Salerno il 29/9. -Ottobre, rientro ad Ancona. -18/11/1863, da Ancona con detenuti per Tremiti; poi Trani e Manfredonia. -16/12/1863, ad Ancona. -18/12/1863, partenza per Termoli con rientro ad Ancona il 23/12. -10/2/1864, (passa al comando dell'L.T.V. Giuseppe Deista). -3/3/1864, partenza da Ancona con truppe e detenuti per Manfredonia ed Isole Tremiti. -notte 12/13 marzo 1864, urta ed incaglia in una delle secche dell'isola Domino delle Tremiti. -19/3/1864, la nave è distrutta; affonda ed è perdita totale.
Bibliografia: -"Cronistoria delle Unità da Guerra delle Marine Preunitarie". Lamberto Radogna - Ufficio Storico dela Marina Militare. Roma 1981. -"Il Piemonte sul Mare". Pierangelo Manuele - Edizioni L'Arciere. Cuneo 1997. -"A.I.D.M.E.N." - Associazione Italiana di Documentazione Marittima - Milano.
Raffaele Rubattino ritratto
Andrea Rossi ritratto
Un frammento della storia d’Italia sui fondali delle Isole Tremiti: il “Lombardo”
E' noto a tutti che il 6 maggio 1860, Giuseppe Garibaldi, partì da Quarto, assieme a 1089 avventurieri, per la conquista del Regno delle Due Sicilie. L'avventura iniziò su due vapori, il Piemonte ed il Lombardo, concessi dalla Compagnia di Raffaele Rubattino e, regolarmente acquistate (con un regolare atto segreto), stipulato a Torino la sera del 4 maggio 1860 tra il venditore Raffaele Rubattino e Giacomo Medici (in rappresentanza di Giuseppe Garibaldi), alla presenza del notaio Gioacchino Baldioli. Garanti, per il debito contratto dall'eroe dei due mondi, furono il re Vittorio Emanuele II e Camillo Benso, conte di Cavour. Risolti i problemi burocratici, nella notte successiva, quella tra il 5 ed il 6 maggio, Nino Bixio con una trentina dei suoi uomini, prese possesso dei due vapori (Piemonte e Lombardo) e li condusse a Quarto dove si imbarcò Garibaldi con parte degli uomini. Le due navi salparono per Sori ove avevano appuntamento con un certo Selle di Genova (noto contrabbandiere di seta) che avrebbe dovuto consegnare due chiatte cariche di munizioni e di fucili moderni. Nessuno si presentò all'appuntamento ed i Mille partirono per la Sicilia con pochissime munizioni, 1019 vecchi fucili a canna liscia e definiti da Garibaldi "catenacci"; mancavano anche le famose camicie rosse (ne imbarcarono soltanto 250). I due vapori (erano navi a ruote), con Stefano Castiglia al comando del Piemonte (vi era imbarcato Garibaldi) e con Nino Bixio al comando del Lombardo, fecero rotta per il Canale di Piombino, ove furono imbarcati, a Talamone, una settantina di volontari livornesi guidati da Andrea Sgarallino. Contemporaneamente furono sbarcati un centinaio di uomini che raggiunsero i duecento toscani che, guidati da un certo Zambianchi, effettuarono un attacco diversivo contro le frontiere dello Stato Pontificio. Tutto questo per far credere al mondo che il vero scopo della spedizione fosse la liberazione di Roma. Furono tutti catturati dai soldati del Papa, ma si distolse l'attenzione dal vero obbiettivo: la Sicilia. Il giorno 7 furono consegnati a Garibaldi dal maggiore Giorgini, il comandante delle locali truppe piemontesi, quattro cannoni ed alcune centinaia di fucili moderni (con la dotazione delle relative cartucce) ed alla mattina del giorno 8, a Porto Santo Stefano, per rifornire le navi dei garibaldini, fu prelevata l'acqua ed il carbone dal deposito destinato al piroscafo che collegava la terraferma con l'isola del Giglio. Nella tarda mattina le due navi si misero in rotta per le Egadi, le isole poste di fronte alla costa occidentale della Sicilia. Alla sera dell'8 maggio, durante la navigazione, il Piemonte rimase attardato rispetto al Lombardo poiché dovette recuperare un volontario caduto in mare. Le due navi si persero di vista e, quando si incontrarono, casualmente, durante la notte, si prepararono al combattimento credendo entrambe di trovarsi davanti ad una nave da guerra borbonica. Poi avvenne il reciproco riconoscimento ed il Lombardo ed il Piemonte proseguirono assieme la navigazione tenendosi a portata di voce. Mentre la flotta Sarda, al comando dell'ammiraglio
Persano incrociava a Sud della Sardegna, tra Capo Carbonara e l'Isola di Sant Antioco per poi portarsi su Livorno, le navi della Reale Marina Borbonica, pattugliavano l'intero perimetro della Sicilia. Fuori Marsala vi era una piccola squadra napoletana al comando del Capitano di vascello Tommaso Cossovich, che era imbarcato sulla fregata Partenope, un vascello a vela da 2.583 tonnellate, costruita nel lontano 1834 ed armata con 50 cannoni. Vi erano inoltre la pirocorvetta a ruote Stromboli, da 580 tonnellate, armata con 10 obici e costruita nel 1843 (al comando del Tenente di vascello Guglielmo Acton) ed un piroscafo a vapore, il Capri (comandante Marino Caracciolo) che, proprio la mattina dell'11 maggio era stato armato con alcuni cannoni, trasbordati dallo Stromboli. Le navi borboniche avvistarono con grave ritardo il Piemonte ed il Lombardo ed invece di entrare subito in azione non trovarono di meglio che prendere a rimorchio la grossa fregata Partenope (a vela ed immobilizzata dalla bonaccia) per presentarsi al gran completo davanti al porto di Marsala. Le navi dei garibaldini, quando alla mattina dell'11
maggio 1860 giunsero davanti al porto di Marsala, videro due navi da guerra all'ancora ed uno strano andare venire. Erano due cannoniere a ruote britanniche: la prima, l'Argus (comandante Winnington) era stata incaricata di proteggere i consistenti interessi inglesi nella città (gli inglesi avevano investito molto denaro nel vino siciliano e, proprio a Marsala, vi era lo stabilimento di lavorazione ed i depositi dell'Ingham). La seconda era l'Intrepid (comandante Marryat) che, ufficialmente era in sosta di trasferimento da Palermo a Malta con messaggi urgenti del contrammiraglio Mundy, ma in realtà doveva raccogliere informazioni sull'evolversi della situazione.
Immediatamente il Piemonte ed il Lombardo puntarono a tutta forza verso il porto di Marsala inalberando il tricolore con lo stemma sabaudo e passando vicinissimi ad un grosso mercantile britannico all'ancora. Raggiunto il porto, i garibaldini iniziarono velocemente lo sbarco con i canotti (il primo comandato da Andrea Rossi ed il secondo da Gastaldi) e l'unico reale ostacolo fu posto dalla famosa burocrazia borbonica poiché l'ufficiale sanitario di Marsala si precipitò a controllare se i nuovi arrivati avevano i necessari nulla osta (medici) per poter scendere ed accedere a terra. Mentre i garibaldini scendevano a terra giunsero davanti al porto le tre navi borboniche che avrebbero potuto disturbare in modo pesante lo sbarco ma, per il timore di recar danno agli ufficiali britannici che si erano recati a far visita al console inglese e creare un incidente internazionale, aspettarono ad aprire il fuoco che essi si fossero reimbarcati. Trascorse circa un'ora ed infine lo Stromboli di Acton ed il Capri iniziarono il fuoco con i cannoni ed un garibaldino fu ferito, un povero cane zoppo ucciso. Il Piemonte, ormai vuoto, fu devastato dai colpi di cannone ed andò in secca; il Lombardo rimase semi affondato nel porto di Marsala. Le navi inglesi che dovevano proteggere il loro vino, protessero (forse involontariamente) lo sbarco degli uomini di Garibaldi. Il giorno 12 maggio, lo Stromboli prese a rimorchio il Piemonte che era arenato ed abbandonato e lo portò prima a Palermo e poi a Napoli ove restò inutilizzato nella darsena militare. Anche se inservibile fu iscritto il 17 marzo 1861 nei quadri del naviglio da guerra del Regno d'Italia (con classifica "trasporto di 2° ordine a ruote) per venir offerto in vendita all'asta pubblica, per la demolizione, il 16 settembre 1865. Il Lombardo ebbe una differente storia: restò in secca, semi affondato, a Marsala fino all'11 luglio 1860 finché un certo Napoleone Santocanale provvide al recupero utilizzando duecento operai e ben trenta pompe. Rimorchiato a Palermo fu iscritto nella Marina da Guerra Sarda. L'arsenale di Palermo provvide a ripararlo, restaurarlo ed a metterlo a nuovo. I lavori terminarono nell'agosto del 1861. Era ancora una splendida, robusta nave e svolse innumerevoli viaggi tra i porti italiani per trasferire truppe, consegnare detenuti ai bagni penali, trainare draghe. Il 10 febbraio 1864 passò al comando del Luogotenente di vascello Giuseppe Deista ed il 3 marzo lasciò Ancona carico di truppe destinate a Manfredonia e detenuti per le isole Tremiti. Nella notte fra il 12 ed il 13 marzo 1864 investì una
secca dell'isola Domino del gruppo delle Tremiti. I tentativi di salvataggio del piroscafo durarono fino al 19 marzo 1864 quando la forza del mare gli ruppe la chiglia. E la nave, ormai irrecuperabile, fu abbandonata al suo destino.
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19 marzo 2010, 146 anni dopo
la collisione con
una secca e successivo affondamento sul fondo del mare delle Tremiti a 9 metri di profondità giace ancora la struttura principale del Lombardo.
Siamo a Cala degli Inglesi, sull’isola di San Domino, e ci apprestiamo a descrivere una delle tante affascinati immersioni delle Tremiti e nello stesso tempo un vero tuffo: “indietro nel tempo!”. L’immersione la possiamo definire facile nel suo percorso anche se la profondità massima che si raggiunge è di 25 metri. Straordinaria particolarità e tragica fatalità... sullo stesso sito troviamo due relitti: il Lombardo e una nave oneraria Romana, che ben 2000 anni prima subisce la stessa sorte. Ingoiata dal mare lascia sul fondale anfore e vasellame. Errori o fatalità, oggi solo i subacquei possono vedere i segni di un glorioso passato.
L’Immersione Arrivati sul punto si inizia con una ricostruzione storica degli eventi e a seguire con la descrizione minuziosa di come si svilupperà il percorso subacqueo e dei reperti che si potranno osservare. 45 minuti d’immersione, di cui 15 a 25. Tutti pronti, uno scambio di Ok e si entra in acqua. La discesa sta per iniziare, ma prima uno squardo verso il fondo. La fotografia descrive a pieno ciò che
i subacquei possono vedere semplicemente affondando il viso . Sono i resti delle grandi ruote a pala del piroscafo, adagiate sul fondo a soli 9 metri di profondita. Aiutati dalla limpidezza dell’acqua subito si ha la visone dello sviluppo dell’immersione. Inizia la discesa e dopo pochi istantisi arriva quasi a toccare il relitto. Si esegue una perlustrazione veloce e si inizia subito ad affondare verso i -25. Durante il percorso si osservano frammenti, fogli di rame (che rivestivano le murate del piroscafo con lo
45 minuti d’immersione, di cui 15 a -25 per passare dal I° sec. a.C. al 1864 e riemergere nel 2010.
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scopo di ridurre l’attrito in acqua e renderlo quindi più veloce), chiodi, bulloni e ancora fasciame di legno. Si arriva così ai piedi della dorsale rocciosa che muore su un piano di sabbia e ghiaia. Si prosegue verso nord, per i subacquei un ambiente piatto, senza rifermenti, apparentemente nulla di tutto ciò che era stato descritto nel breafing. Negli occhi dei subacquei quasi delusione, sul fondo in verità non mancano invece segni del presente, qualche bottiglia, qualche
lattine ed un copertone di una ruota. Percorso sbagliato? Niente affatto... Siamo arrivati sopra la nave oneraria romana, che in realtà è stata igoiata anche dalla sabbia, ma è li. Ci basta muovere ritmicamente la mano a un palmo dal fondo. La turbolenza che si genera agisce come una sorbona, sposta la sabbia, poi la ghiaia e piano piano ecco comparire un anfora, poi un’altra, ci si sposta un po e ancora frammenti e tappi fittili. 2000
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anni a -25 metri che si possono sfiorare con le mani. Tante le cosa da vedere, anche frammenti lignei, ma questi sono del Lombardo. Per i nostri ospiti subacquei quasi un gioco di magia, e per loro l’emozione di aver scoperto un tesoro. Il tempo vola ed è importante rispettare la pianificazione. E’ ora di abbandonare questa quota è cominciare la fase di ritorno. Ma prima, così come scoperto, con la stesso metodo si provvede a nascondere il tutto. Gli stessi sub si adoperano, consci dell’importanza di proteggere il nostro straordinario bene archeologico. Un controllo degli strumenti e dei manometri. E’ tutto Ok. Ora lo sguardo dei sub è diverso, nei loro occhi c’è soddisfazione e si comicia la fase di risalita lungo la dorsale. In questo momento per loro non esistono più murene, polpi, gronghi, scorfani, che pure popolano tutto il fondale. Tutti i sub sono diventati degli Indiana Jones del mare. L’immersione non è comunque terminata, in questa fase non manca l’opportunità di apprezzare la ricchezza di vita che l’ambiente regala, fino a ritornare nei pressi delle parti più imponenti del Lombardo. Qui si dedica la parte finale dell’immersione, tra i 10 e gli 8 metri di profondità. Perlustrando tutta la zona si possono osservare con attenzione alcune parti meccaniche del piroscafo, le ruote, la caldaia, la gigantesca biella ed ormai quasi inglobate nell’ambiente roccioso la catena dell’ancora e l’ancora stessa, chiodi di fasciame e bulloni ancora perfetti. Il tempo inesorabile passa ed è ora di ritornare in superficie. con la sosta di sicurezza a 5 metri si ha l’opportunità di dare l’ultimo sguardo ai resti del Lombardo e poi via, si ritorna al presente, ma pronti per una nuova avventura subacquea.!!!
KeyforEvolution
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l’instancabile
Facchino delle Tremiti di Andrea Riina Biologo marino del Laboratorio del Mare MARLINTREMITI
Uno degli spettacoli più affascinanti offertici dal mare è sicuramente quello del rapporto simbiotico fra individui di specie diverse: in tale interazione l'alimentazione, l'accrescimento, la riproduzione ed altre caratteristiche di entrambe le specie traggono evidenti benefici dall'associazione simbiotica, senza alcuna "perdita" diretta o indiretta da parte degli interessati. Proprio come fa un facchino quando cammina curvo sotto il peso della cassa che ha caricato sulla schiena, il granchio facchino o dromia personata ha sviluppato una singolare strategia per confondersi con l'ambiente marino. Questi infatti si carica sul dorso alghe, ascidie o pezzi di spugna che lui stesso ritaglia con le proprie chele. Indice della sua presenza è data da spugne, generalmente Suberites domuncula o spugna del paguro , che presentano la parte superiore asportata di netto, risultato di un lavoro chirurgico delle chele del granchio facchino. Una volta sul dorso, il carico viene trattenuto grazie all'impiego dell'ultimo paio di zampe modificate a tale scopo, inoltre sia spugne che ascidie adattano la propria forma a quella del substrato fornito dall'ospite beneficiando del trasporto. Questo crostaceo, se privato della sua copertura, viene più facilmente attaccato dai polpi che se ne cibano, infatti, molte simbiosi si instaurano per poter garantire la perfetta mimetizzazione di uno dei due partecipantii all'associazione, mentre l'altro ne ricava generalmente un beneficio di tipo alimentare. Quando si sente minacciato può pure rilasciare la spugna che, cadendo, svia l'attenzione del predatore verso di essa permettendo la fuga al crostaceo. La dromia personata ha il corpo tozzo di colore marrone, ricoperto di una fitta peluria. E' un granchio piuttosto grande, con lo scudo dorsale (carapace) più largo che lungo. Tutti gli arti sono piuttosto corti rispetto alle dimensioni del corpo, in particolare le ultime due paia di zampe sono ridotte, appiattite, spostate verso il dorso e dotate di
unghie terminali acuminate. Il corpo è ricoperto da una fitta e corta peluria colore bruno scuro che lo fa sembrare vellutato, tranne le chele che sono solitamente di colore rosa chiaro. L'instancabile "facchino" delle Tremiti, vive sulle propaggini costiere rocciose con preferenza per le grotte, da dieci fino a centocinquanta metri di profondità, dove lo si trova su fondali rocciosi nella quale è possibile incontrarne diversi esemplari nel corso della stessa immersione. E' un animale schivo e timido, per nulla aggressivo, che è molto difficile da scorgere proprio per il perfetto mimetismo, si nutre di alghe, anemoni e ascidie. L'unico indizio rivelatore della sua presenza è il movimento: se scorgiamo una spugna o un'ascidia, specie sessili per eccellenza, che si muovono, possiamo stare certi che sotto c'è il granchio facchino. È una specie con una spiccata attitudine territoriale, riscontrabile sempre nello stesso punto a distanza di giorni (da cui l'ulteriore soprannome di "granchio dormiglione").
il Facchino
San Nicola
Isole Tremiti
Tra le escursioni:
L'Abbazia fortezza di San Nicola Percorso storico-culturale sull'Isola di San Nicola per scoprire la storia , gli eventi che si sono susseguiti da 2000 anni ad oggi. Un percorso che consentirà di entrare nelle mura, nei torrioni e nell'Abbazia di Santa Maria e riviverne il glorioso passato.
durata escursione 2:00 h
Tra le escursioni:
Snorkeling & Sea watching Lo snorkeling è uno sport semplice, divertente ed economico; non ci sono limiti di età e può essere praticato quasi ovunque. Per ammirare le meraviglie del mondo sommerso si nuota a pelo d'acqua ed occorrono: pinne, maschera ed occhi pieni di curiosità.
Nell'Area Marina Protetta delle Isole Tremiti sono innumerevoli i tratti di mare e le cale, dove è possibile ed entusiasmante praticare lo snorkeling. Con al fianco i Biologi Marini del MARLINTREMITI sarete Guidati in tranquille e rilassanti esplorazioni tra le rocce del sottocosta dell'Arcipelago, scoprirete e conoscerete tutte le straordinarie meraviglie del mondo marino.
durata escursione 2:00 h
Per conoscere le Isole Tremiti
Il Programma Multimediale
presso la sede del MARLINTREMITI
Il Mondo delle Isole Tremiti in un
Magazine
Via A. Vespucci 71040 ISOLE TREMITI (FG) tel. (+39) 0882.46.37.65 tel. (+39) 336.82.97.46 info@marlintremiti.it www.marlintremiti.it