Magazine M - Agosto-Settembre 2010

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Agosto - Settembre 2010

M

MAGAZINE MARE MARLINTREMITI

Capperi... che isole !!! N u m b e r

4

F o u r


L’ARCIPELAGO

DELLE ISOLE

TREMITI


L’ISOLA CHE

NON C’È

PIANOSA



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Magazine MARLINTREMITI

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In questo numero: Foto di: Adelmo Sorci, Paolo Fossati, Pippo Cappellano, Masssimo Boyer

Progetto grafico MARLINTREMITI Redazione Direzione

Adelmo Sorci info@marlintremiti.it adelmo.sorci@marlintremiti.it

Attività Subacquee

Michele Tancredi michele.tancredi@marlintremiti.it

Laboratorio del Mare

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Storia e cultura

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Cari amici è proprio vero... le Tremiti non finiscono mai di stupire. E’ notizia di questi giorni, proprio mentre scriviamo questo numero della scoperta, durante una nostra esplorazione nei fondali della Riserva Marina, di una secca non segnalata nelle carte nautiche. Una vera stranezza morfologica che regala agli occhi del subacqueo un’ambiente ricchissimo di vita e ha renderlo straordinario la presenza di una colonia vivente di Savalia savaglia (falso corallo nero) di grande dimensione che i ricercatori di Università Italiane e Americane interpellati, stimano possa avere circa 2500 anni. Una scoperta che ci entusiasma e che ci spinge a ancor di più a studiare, proteggere e far conoscere un arcipelago speciale sotto ogni punto di vista. Nel prossimo numero il reportage della scoperta e del nuovo punto d’immersione denominato “Punto 55”

Magazine M

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Adelmo Sorci



Sommario 10

Il Mosaico pavimentale

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L’Arte delle Pesca

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Un tesoro Nero sul fondo del Mare

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Photo

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I capperi delle Tremiti

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Il mistero delle “Piastre”

68

Vita nel buio

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Magazine

Agosto - Settembre 2010

10

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MARLINTREMITI

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di Rachele Di Palma Storica dell’Arte

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Responsabile Attività Culturali MARLINTREMITI


I

TESORI DELL ABBAZIA:

IL

MOSAICO PAVIMENTALE

Una volta varcata la soglia della chiesa di Santa Maria a Mare è impossibile non rimanere colpiti dalla bellezza di uno dei tanti tesori che queste isole custodiscono gelosamente. L'opera venne realizzata nel XI secolo dall'ordine dei benedettini ospiti del monastero.


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In origine tutta l'area pavimentale della chiesa era mosaicata, oggi lo spettatore può apprezzare quello che resta del pavimento. Sul deambulatorio all'ingresso, nella campata centrale è visibile una parte dell'aquila con le ali spiegate. Al centro della navata principale troviamo un area quadrangolare di una decina di metri ove troviamo la rappresentazione di un grifo alato circondato da una fascia di undici nastri policromi a zig-zag inscritti in un quadrato, ai cui angoli si trovano quattro cerchi piÚ piccoli al cui interno troviamo rappresentati degli uccelli, negli spazi triangolari rimasti, tra il cerchio e il quadrilatero, troviamo raffigurati otto pesci. Oltre i tre gradini sull'altare troviamo il resto del pavimento, dove sono rappresentati due cervi, al di sotto li seguono due elefanti con torre sul dorso. Sul presbiterio a destra, abbiamo un gigliato stilizzato, mentre a sinistra c'è uno squamato di gusto romano. Le altre parti del mosaico portano motivi decorativi geometrici, ed altri fogliame stilizzato.


Le tessere del mosaico sono di pietra calcarea e di marmi, tutti importati. I colori sono nero, avorio, bianco, rosa, rosso, giallo in tre gradazioni, grigio chiaro e scuro, verde e viola. Le tessere risultano ben tagliate, e hanno una superficie di 1 centimetro quadrato, con qualche eccezione negli animali che riportano tessere talvolta irregolari.

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Il disegno al centro della navata principale, colpisce per la policromia convergente al centro. L'opera musiva delle Tremiti ridà vita al gusto dell'iconografia con le immagini paleocristiane per i tanti animali raffigurati. Nell'iconografia cristiana gli animali erano simbolo di paradiso terrestre e di ricchezza. La scelta dei soggetti da rappresentare non era mai casuale ma tutto aveva un significato ben preciso, in linea con il messaggio che l'opera voleva trasmettere. Nel nostro caso i Monaci scelgono di rappresentare l'elefante, apprezzato per la sua forza e l'intelligenza, dal punto di vista religioso l'animale è colto favorevolmente, nei bestiari medievali viene ricordato per la sua purezza, in quanto si diceva che esso non fosse mosso dal desiderio sessuale, e che per procreare la femmina porgeva al maschio il frutto della mandragola per risvegliarne gli istinti. Per questo una coppia di elefanti potrebbe stare a simboleggiare Adamo ed Eva, che prima del peccato originale non conoscevano il desiderio sessuale. Inoltre era visto come rappresentazione della temperanza, La scelta del Cervo è invece è da rimandare al significato dell'anima che anela a Dio, ed è più volte citato nelle Sacre Scritture, ma l'iconografia si rifà soprattutto al Salmo 42 che recita:" Come la cerva anela ai corsi d'acqua, così l'anima mia anela a te, Dio". Nei bestiari medievali era considerato acerrimo nemico dei serpenti, che uccideva riempiendosi la bocca d'acqua, per poi versarla nella tana dell'animale, e con un soffio lo trascinava fuori e lo calpestava con le zampe, così come fa Gesù con il diavolo, quindi si allude al trionfo del bene sul male.


In molte culture gli uccelli rappresentano l'emblema dell'animo umano, ma sono anche il simbolo di Gesù, secondo alcuni esegeti, anche nel caso del mosaico tremitese probabilmente ha il medesimo significato, anche se in alcuni testi leggiamo che gli uccelli in questione siano la rappresentazione delle Diomedee e quindi interpretato come un tributo alle isole stesse, in quanto nell'antichità erano conosciute come le "Isole di Diomede". Tra gli uccelli, particolare importanza ha la rappresentazione del grifone, in quanto nel mosaico in questione occupa un posto d'onore. Esso ha origini in Oriente, raffigurato come essere alato con il becco uncinato, con testa ed artigli di aquila e corpo da leone, la sua immagine simboleggia potenza e vittoria (l'aquila), e vigilanza e coraggio (il leone). In origine l'iconografia religiosa gli attribuiva la raffigurazione di Satana, rapitore delle anime e persecutore dei credenti, poi in un secondo momento è diventato il simbolo della doppia natura di Cristo. L'aquila è un rimando alla natura divina di Gesù, il leone invece alla natura terrena. Per quanto riguarda la simbologia, quella del pesce è una delle immagini più diffuse, fra i vari significati conferitigli abbiamo: la rappresentazione dei credenti, simbolo di Cristo, l'attributo dell'acqua, del mese di febbraio, l'allegoria della penitenza. Nella nostra cultura l'immagine del pesce è strettamente connessa a quella religiosa, in particolare per quella cristiana, in quanto in greco pesce si traduce in ICHTHYS, facendone l'acronimo risulta: Iesoùs CHristòs Theou Hyiòs Sotèr tradotto " Gesù Cristo Salvatore Figlio di Dio". L'effige dell'animale è diventata per i primi cristiani rappresentazione di Cristo. La Chiesa poi chiamava con il termine pisciculi, cioè pesciolini i credenti, e lo stesso fonte battesimale era chiamato piscina, dal latino pesce. E in fine spesso ricorre nelle sacre scritture l'immagine del Signore "pescatore di anime". Provando a dare una chiave di lettura del pavimento musivo delle Isole Tremiti possiamo dire che : i monaci probabilmente volevano sottolineare, come giusto che fosse, l'importanza di Cristo, disegnando al centro dell'opera il Grifone, quasi a voler enfatizzare la forza del Signore, poi rafforzare il messaggio proponendo in due forme diverse gli animali che comunque simboleggiano il figlio di Dio, con i pesci e gli uccelli, questi ultimi anche visti come emblema delle Isole Tremiti, nella navata centrale così da dare un chiaro messaggio di appartenenza. I monaci, li possiamo trovare raffigurati ai piedi dell'altare, sotto forma di cervo, che anela a Dio, dediti alla purezza e alla temperanza, attraverso l'elefante, promettendo rigenerazione dell'animo con la raffigurazione dell'aquila.



Approfondimento : Nella sua storia plurimillenaria la Puglia ha sempre ricoperto il ruolo di "Porta dell'Est", testimoniato nei primi secoli dell'era cristiana dalla precoce comparsa sul territorio di luoghi di culto. I seguaci della nuova fede, provenendo dall'Oriente, sbarcavano sui litorali apuli diffondendo il loro credo religioso ed importando anche modelli di costruzione e decorazione degli edifici di culto. Nascono così le più antiche basiliche paleocristiane del territorio che riproducono schemi architettonici e decorativi che trovano il loro riscontro più puntuale nei prototipi di quell'Oriente che per primo era stato investito dalla cristianizzazione. Di questi edifici è testimonianza importante proprio la pavimentazione a mosaico, mutuata dal mondo classico ed arricchita dei simbolismi della nuova fede. I mosaici rivestono le pavimentazioni delle chiese per molti secoli, dagli esemplari più antichi, che conservano ancora dei caratteri stilistici propri dei mosaici romani (come a Siponto, ad Egnazia) alla grandiosa rappresentazione dell'Albero della Vita del pavimento della Cattedrale di Otranto, vitale testimonianza del mondo medievale e del suo immaginario.

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I bestiari Medievali: Un bestiario, o bestiarum, è un sunto che descrive gli animali, o bestie. Nel medioevo si trattava di una particolare categoria di libri che raccoglievano brevi descrizioni di animali (reali ed immaginari) accompagnate da spiegazioni moralizzanti e riferimenti tratti dalla Bibbia. Altre raccolte, simili per l'impostazione ma di diverso argomento, sono riscontrabili nei lapidari (che raccoglievano le proprietà delle rocce e dei minerali) e negli erbari (spesso di carattere medico, descrivevano le virtù delle piante). L'origine remota di questi testi, che non hanno alcuna valenza scientifica o naturalistica, è da ricercarsi nell'opera greca Physiologus (il fisiologo, cioè lo studioso della natura) che offriva l'interpretazione degli animali e delle loro caratteristiche in chiave simbolica e religiosa (quindi, per esempio, il leone, re degli animali, è associato a Cristo). Il testo fu tradotto anche in latino e nel corso della storia si è arricchito di dettagli ed immagini sviluppandosi nei bestiari veri e propri. Altre fonti sono invece da ricercare in autori latini tra cui Plinio il vecchio, Solino, S. Ambrogio. Benché normalmente incluse nel testo dei bestiari le sezioni sugli uccelli possono, in qualche caso, essere estrapolate e conservate in manoscritti i cui testi sono detti aviarii.


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L’Arte della pesca a Tremiti

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Perfetti conoscitori dei fondali delle Tremiti pur non avendoli mai visti. Per loro la pesca... un’arte, passione per il mare, e soprattutto, un attività da svolgere lontani da occhi indiscreti. Con questa rubrica ve ne presentiamo alcuni: un pò pescatori, un pò personaggi.

Basso “l’americano”


dato dal figlio Tommaso, visto che tempi a dietro, sogno o necessità, il suo desiderio era di andare in America. Un personaggio “storico” delle Tremiti e dopo una vita dedicata al mare come pescatore professionista e barcaiolo per i turisti che cominciarono ad approdare alle Tremiti negli anni ‘60,oggi si gode le sue giornate a stretto contatto con il mare con la sua tecnica di pesca preferita: la polpara Una pesca fatta con uno strumento molto semplice ma utilizzato dall’Americano da vero maestro. E’ difficile vederlo tormare a casa senza polpo....

Le tecniche di pesca

La Polpara

E’ più facile incontrarlo in mare che a terra, altrimenti bisogna alzarsi all’alba. A qust’ora sono pochi in movimento sulla banchina di San Domino, forse l’unico. Non ama molto la folla e solo durante l’estate lo troviamo a bordo di qualche gommone pronto ad aiutare il figlio nell’attività di noleggio. Un po schivo, pronto a scherzare, anche se a volte i suoi modi possono far pensare ad altro. Bisogna conoscerlo per rendersi conto di trovarsi difronte ad un uomo “d’altri tempi”, in realtà buono e gentile che ama l’essenza della vita e il mare. E’ fortemente ancorato hai suoi impegni quotidiani che sono diventati delle ritualità imprescindibili e riuscire a distoglierlo da questi, è veramente dura. Bisogna catturare la sua attenzione o cogliere la sua disponibilità, questo potrebbe voler dire trascorre dei bei momenti, magari ad ascoltare storie di vita passata dal sapore genuino. Alle Tremiti lo chiamano “l’Americano”, soprannome

Possiamo suddividere le tecniche di pesca al polpo, effettuata con lenze a mano, in due categorie quali: Da barca Da riva La distinzione delle tecniche è puramente logistica e dipende dallo strumento (polpara o polpessa) che si andrà ad utilizzare. Da barca Dalla barca, infatti , il polpo viene pescato, sia su basso fondale (2-10m.) che su medio fondale (10 - 50), utilizzando una lenza così costituita: Una matassa raccoglie circa 100 mt. di comunissima treccia verde terminante con un richiamo (strisce di sacchetto di plastica) il piombo (da utilizzare piu' pesante nel caso di profondità maggiori) e la polpara o polpessa tipicamente da barca. Quest'ultima, se fatta a regola d'arte specie se da pescatori professionisti, presenta una struttura in legno (bacchetta) in genere in faggio, di una decina di centimetri, terminante con un tappo di sughero inchiodato e da una rosa di ami, in genere serie mustad da palangaro, legati da filo per reti da pesca. La polpa-


ra di solito viene verniciata con smalto bianco per immersione in modo che la vernice (rigorosamente di colore bianco) possa fissare e irrigidire il tutto. Innesco: La bacchetta di faggio che in foto risulta verniciata serve ad accogliere la pelle di pollo opportunamente avvolta e legata o del pesce (sugarello, sarago, salpa, occhiata, sarda,..ecc) o delle zampe di gallina. Azione di pesca dalla barca E' semplice: basterà calare max 2 lenze lateralmente (dx - sx) e ogni tanto (10 sec.) sollevare progressivamente la zavora dal fondo avvertendo se il polpo si è aggravato o no sulla nostra polpara. Nel caso in cui lo sia occorrerà ferrare e recuperare lentamente salpando il polpo a bordo. La polpara proprio per la sua costruzione se manovrata in verticale sul fondo, grazie alla presenza del tappo in sughero, porterà verso l'alto gli ami e tenderà ad incagliare meno.

Da terra Pescare il polpo da terra risulta piu' complesso ma con i dovuti accorgimenti riusciremo ad incagliare meno e a pescare il nostro anbito “octopus”. Innanzitutto partiamo dalla lenza: Anche se sembra simile a quella da barca non lo è per due fattori: l'avvolgilenza e la polpara. Anzichè usare la classica matassa in sughero risulterà comodo ed utile un piolo in legno meglio se di sezione spessa in cui si avvolgerà la cima per il relativo disincaglio (tale operazione vi eviterà spiacevoli lesioni alla cute delle vostre mani) La polpara invece risulta il cuore della lenza che differenzia l'azione di pesca. Essa infatti è costruita con filo zincato piegato a " V " che accoglierà sei ami opportunamente legati e verniciati. Innesco: La struttura a "V" della polpara consentirà al pescatore di inserire dentro di essa pesci di ogni genere e ali di pollo opportunamente legate.


Azione di pesca Lanciata da riva (moli, coste rocciose, misti) la nostra polpara fungerà nello specifico da ecoscandaglio. La treccia trasmetterà al dito indice del pescatore le diversità di fondale e il possibile aggravarsi del polpo sulla nostra polpara. Detto dito, inoltre, oscillerà periodicamente in fase di recupero la treccia che andrà a muovere il nostro richiamo posto a circa 25 cm sopra la nostra insidia. Nel caso in cui sentiamo il polpo muoversi e schiacciare al fondo la nostra esca sarà immediatamente necessaria una pronta ferrata e un recupero costante e graduale della nostra preda. Altri accessori: Ditale (spezzoni di camera d'aria di citybike), un secchio, una pinza per rimettere apposto gli ami aperti dagli inevitabili incagli, una pezza, altri piombi e polpare di riserva, un coltello.

L'abc: il polpo (Octopus Vulgaris) Il polpo (e non "polipo", che è un animale completamente diverso) è un mollusco cefalopode molto intelligente: pensate che possiede un rapporto tra peso del cervello e peso corporeo fra i più alti tra le creature marine ed inoltre ha neuroni.....sparsi un po' in tutto il corpo. Si nutre di molluschi, sia bivalvi che cefalopodi, crostacei e piccoli pesci, che cattura con impeccabili agguati sul fondo, utilizzando i suoi tentacoli muniti di doppio ordine di ventose per ghermirli. La sua bocca è dotata di un possente becco corneo, con cui riesce ad aprire il guscio dei molluschi bivalvi di cui è ghiotto. Spesso è proprio questa sua abitudine alimentare a tradire il suo nascondiglio, poiché il polpo sovente lascia i gusci delle sue prede proprio davanti alla tana. Generalmente il polpo si "costruisce" un nascondiglio in grado di proteggerlo dall'attacco dei molti pesci che gradiscono le sue carni gustose, in primis murene, gronghi, cernie e dentici.La tana può essere un buco o una spaccatura presente nella roccia, oppure può essere scavata direttamente nel fango o nella sabbia, di solito sotto ad un sasso. Questo mollusco è poi solito sigillare l'imboccatura del suo rifugio con una serie di sassi e ciottoli accatastati: normalmente, quando non è in caccia, se ne sta affacciato all'ingresso, pronto a ritrarsi nella tana al minimo cenno di pericolo, trascinandosi dietro con i tentacoli qualche ciottolo in modo da proteggersi dai denti dei predatori.


Chi è “l’americano” ? E’

Basso Pica, classe 1935,

soprannome datogli dal figlio Tommaso visto che quando si arrabbiava la prima cosa che diceva: “me ne vado in America”. Tremitese d.o.c. e pescatore da sempre, sin dagli anni ‘40, con il nonno Tommaso, classe 1896, che gli ha trasmesso la passione per il mare e le più raffinate tecniche di pesca. Tante le pescate memorabili e tra queste una in particolare negli anni 50 che gli consentì di salpare quintali e quintali di occhiate e aguglie . Arriva la crisi della pesca degli anni 55 e negli anni ‘60 alterna così questa attività a quella di barcaiolo per i primi turisti che si affacciavano alle Tremiti grazie alle due grandi strutture alberghiere realizzate in quel periodo: l’Hotel Eden ed il Villaggio delTourig Club Italiano. Il turismo e le attività di escursioni in mare cominciano a prendere il sopravvento sulle attività più tradizionali e Basso pur non rinunciando alla passione per la pesca coinvolge tutta la sua famiglia in questa avventura che alla fine diventa una consolidata attività commerciale fatta di escursioni guidate e più recentemente nell’attività di noleggio di piccole imbarcazioni e gommoni, ora curate dai propri figli: Tommaso e Maria.

l’Arte della Pesca


il faro di San Domino



di Vincenzo Ferraro

Biologo marino

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del Laboratorio del Mare MARLINTREMITI

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Un tesoro Nero sul fondo del mare Il mare cela molti misteri, ma ogni tanto ci ricorda la sua immensa ricchezza e generosità svelandoci una piccola parte di se...

Capita raramente infatti di scoprire un relitto, un tesoro, una nuova specie o una specie rara. A volte però a qualcuno viene fatto dono di scoprirle. E' proprio quello che è successo nel 2008 allo staff del MarlinTremiti, che in una delle tante esplorazioni subacquee effettuate con DPV, propulsori subacquei, nei fondali marini delle Isole Tremiti, si è imbattuto per la prima


volta in un tesoro prezioso e assai raro in Mediterraneo: Antipathes subpinnata meglio conosciuta con il nome di "Corallo Nero". La scoperta è avvenuta ad una profondità di -50m, ed è stata una vera sorpresa per i fortunati esploratori. Si tratta infatti di una colonia giovanile, appartenente alla classe dei Coralli (o Antozoi), e all'ordine degli Antipatari.

Il Corallo Nero ha una struttura molto ramificata, con rami simili a folti ciuffi bianchi con sfumature color cenere. Presenta polipi grandi qualche millimetro aventi 6 tentacoli corti e non pinnati, e questo la classifica tra gli esacoralli. I Polipi sono radunati in colonie di individui simili che, producendo carbonati di calcio, formano uno scheletro solido. Ed è proprio il colore nero dello scheletro che dà il nome a questa specie. In Mediterraneo il Corallo Nero vive tra i -50m ed i -300m di profondità ed oggi è considerata una specie protetta, in funzione della sua delicatezza e della sua sensibilità ai mutamenti ambientali. Data la sua rarità e le difficoltà di studio di questa specie, che vive a profondità notevoli, ancora sappiamo davvero poco su di essa. Proprio per questo motivo, i biologi marini del Laboratorio del Mare del MarlinTremiti, in collaborazione con l'Università di Perugia, hanno raccolto alcuni campioni dalla colonia per effettuare delle analisi di laboratorio. Attualmente gli studi sono ancora in corso e, nell'attesa di risultati validi, possiamo sempre godere della sua presenza qui alle Isole Tremiti. Nella speranza di riuscire a saperne un po' di più, su questa meraviglia del mare, noi navighiamo per mare, tentando ancora una volta di scoprire qualcosa di nuovo...



Sea Lab


L'11 gennaio 2010 si è aperto ufficialmente l'Anno Internazionale per la Biodiversità promosso dalle Nazioni Unite. L'obiettivo dell'iniziativa è di riaffermare i valori della Convenzione Internazionale della diversità biologica e del Countdown 2010 (l'impegno preso nel 2002 da alcune nazioni, tra cui l'Italia, di ridurre significativamente la perdita di biodiversità entro il 2010), e aumentare la consapevolezza dei governi e del grande pubblico dell'importanza della diversità biologica per la vita sulla Terra.

A tal proposito il Laboratorio del Mare del MarlinTremiti si stà già mobilitando per la stagione estiva 2011: da un lato per educare e sensibilizzare i cittadini, i turisti ed i subacquei, attraverso un programma di iniziative, incontri ed eventi, ad una maggiore consapevolezza riguardo all'importanza della biodiversità e della tutela Ambientale; dall'altro per iniziare un'intensa attività di monitoraggio degli organismi marini presso i fondali dell'AMP delle Isole Tremiti, coinvolgendo i subacquei ricreativi con attività pratiche di "visual census". Questa ricerca, denominata "Conservazione della Biodiversità nell'AMP delle Isole Tremiti", ha infine lo scopo di stimare il grado di diversità biologica degli ambienti marini lungo le coste dell'Arcipelago, con l'obiettivo di trovare metodi ecocompatibili sempre più attuali per una migliore gestione e tutela dell'Area Marina Protetta e delle sue risorse biologiche.



Vacanze 2011 ? non è poi cosÏ nero ...


il colore lo puoi trovare ... alle Isole Tremiti



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Photo 1957

Hotel Eden in costruzione inzio lavori 1956 - fine lavori 1963


46 Cala delle Arene, Cala Schiavoni, il Pirata number four


Photo

...sul retro di una foto !!!

“Tiempo pierso! nel Luglio 1957! �


i Capperi delle Tremiti Caprara e Pianosa

silenzio, profumi e capperi

...le due isole dell’arcipelago non abitate, le due più selvagge, prevalentemente rocciose con una costa più alta verso nord e degradante verso sud. Pianosa prende il nome dall’aspetto pianeggiante, il punto più alto raggiunge solo 15 mt. Entrembe sono caratterizzate da una vegetazione ricca di Lentisco, Cardo e soprattutto Cappero. Quest’ultimo così abbondante da sempre sull’isola di Caprara da contribuirne a darle il nome visto che anticamente veniva chiamata Capperaia o Capperara. Oggi viene raccolto dai tremitesi e poi conservato sotto sale in vasetti, per poi essere venduto ai turisti o arricchire i piatti tipici proposti nei ristoranti e trattorie.

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Il nome scientifico è “Capparis Spinosa” var. rupestris, appartiene alla famiglia delle capparidacee che è composta da circa 120 specie. Resiste al caldo alla siccità e alla salsedine. Dal suo arbusto si dipartono i rami che producono i boccioli floreali. Trova terreno e clima propizio nelle splendide Isole Tremiti, dove crescono, fin dai tempi più antichi, capperi dal sapore inconfondibile, particolarmente intenso ed aromatico. La raccolta avviene esclusivamente a mano e si effettua, come un rito quasi sacrale, tra i primi di maggio e la metà di giugno. È un lavoro molto delicato e faticoso che si effettua raccogliendo, uno per uno, i gustosi boccioli nella parte apicale dei rametti novelli senza danneggiarli. I capperi appena raccolti non possono essere consumati ma necessitano di un giusto periodo di maturazione (30/45gg) e attente cure. Durante tale periodo il prodotto viene conservato con periodiche e decrescenti aggiunte di sale marino fino a quando non assume il colore tipico, l’aroma caratteristico, il sapore intenso e gradevole, l’aspetto consistente.


Le proprietà Medicamentose Il Cappero è già apprezzato come pianta medicinale da Galeno, Columella e Dioscoride, come cita il medico senese Mattioli nel XVI secolo, affermandone l’utilità per calmare i dolori della sciatica, “purgare la flemma della testa”, lenire il dolore di denti, guarire le ulcere e le scrofole (suppurazioni delle glandole linfatiche del collo) ed altro ancora. La parte medicamentosa è costituita dalla corteccia della radice, che si raccoglie quando la pianta è a riposo, alla quale sono attribuite proprietà antiartritiche, astringenti, diuretiche e toniche. In forma di infuso o decotto la radice del Cappero viene indicata nell’atonia generale, nell’idropisia, nella clorosi e nella gotta, contro l’isterismo, negli stati depressivi ed in alcuni casi di paralisi. Contro la stranguria (estrema difficoltà di urinare) Catone riporta la ricetta di un vino medicato: una libbra (circa tre etti) di capperi e ginepro pestati, in due congi (sei litri e mezzo) di vino, da prendersi al mattino a digiuno. Columella consiglia radice di Cappero con aceto come drastico rimedio per i vermi intestinali dei cavalli. Un testo di medicina del Seicento enuncia che l’olio di Capperi “mollifica le materie che sono nella milza, e la conforta. Vale anche allo scirro (carcinoma duro), e ad ogni ostruzione di essa milza”.

Le parti della pianta che vengono raccolte e consumate, i capperi, non sono altro che i germogli di un bellissimo fiore bianco e rosato somigliante a una piccola orchidea. Questa pianta, “Capparis spinosa var. rupestris”, cresce a forma di cespuglio e ha le foglie carnose di colore verde scuro. I capperi più piccoli sono quelli di qualità migliore e in cucina sono usati per impreziosire le pietanze donando un gusto unico e forte che stimola il palato e lo spirito di chi lo assaggia.


La pianta una rampicante spinosa cresce allo stato selvaggio; adora il sole, il caldo, il terreno arido e pietroso, insomma la vita libera.

Curiosità Capperi !!! si usa come esclamazione di meraviglia ed è un eufenismo di caspiterina , accipicchia. L’espressione è riferita comunque al fiore di cappero, apparaiscente ed elegante.


Info Capperi PER CAPPERI AL SALE: prima di usarli, porli a bagno in abbondante acqua fredda, cambiandola più volte, perché perdano un pò il sale e fare attenzione a non salare troppo le vivande alle quali si uniranno. Sono ottimi; anche semplicemente conditi con olio di oliva, qualche goccia d'aceto e aromatizzati con aglio. Si usano in numerosissimi e gustosi piatti, con la carne e con il pesce, nei contorni, preparare salse e specialità ed esercitano una utile funzione tonica-digestiva. PER CAPPERI ALL'ACETO : prima di usarli é consigliabile lavarli in acqua fredda per eliminare in parte il sapore aspro dell'aceto. Trovano impiego nelle insalate di pomodori, di riso e miste e possono essere serviti da soli con olio di oliva ed altri aromi naturali.

Delicatezze al Cappero SPAGHETTI CON CAPPERI E POMODORINI CILIEGINE ingredienti: 200 gr. di capperi di Tremiti, 600 gr. di pomodori maturi tagliati a quadretti, 3 spicchi d'aglio schiacciati,un grosso ciuffo di basilico e mentuccia, 4 cucchiai d'olio di oliva peperoncino a piacere - spaghetti. Preparazione: Soffrigete l'aglio con l'olio d'oliva, appena biondo aggiungere i pomodori, il basilico e la mentuccia, cuocete per 5 o 6 minuti, aggiungere i capperi dissalati ed ultimare la cottura aggiustando il tutto con il sale necessario ed il peperoncino. Scolare la pasta al dente amalgamandola con la salsa per qualche minuto -servire fumante accompagnata con pecorino grattuggiato.


TAGLIOLINI AL CAPPERO Ingredienti per 5 persone: 350 gr. capperi "occhiellino", 1/2 litro di pomodoro fresco, un mazzetto di basilico ed uno di prezzemolo, due spicchi di aglio, tre cucchiai di olio. Preparazione: soffriggere aglio e olio, appena biondi mettere il basilico, prezzemolo, salsa di pomodoro fresca, capperi e sale quanto basta, lasciare cuccere per un quarto d'ora circa. Condire con il tutto i tagliolini di pasta fresca.

LA SALSA PIZZAIOLA Semplice, veloce ed eccezionale: soffriggere uno spicchio d'aglio, schiacciato con la mano, in olio d'oliva, aggiungere qualche pomodoro maturo o pelati e prima che si completi la cottura aggiungere una manciata di capperi. Aggiustare di sale e pepe. E' ottima con pastasciutta, carni e pesce, uva e qualche verdura.

BRUSCHETTE Ai pomodori e capperi: marinare 200 g pomodorini ciliegia, tagliati a spicchi, in 3 cucchiai d’olio, 1 spicchio d’aglio, 1 cucchiaino origano secco e 2 cucchiai di capperi sotto sale, sciacquati e tritati.


Il mondo delle Isole Tremiti in un

Magazine

PubblicitĂ

per informazioni info@marlintremiti.it

Responsabile pubblicitĂ Rachele Di Palma rachele.dipalma@marlintremiti.it


Il Tesoro delle Tremiti Franate, secche, grotte e pareti che si spingono gi첫 nel blu profondo ricche di vita, colore e frequentate da ogni specie di vita pelagica. Sono oltre 30 i siti d'immersione.

Subacquea...


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il mistero

delle

“Piastre�


il relitto delle Piastre


L’Immersione

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Il sito d’immersione è sul lato Nord dell'Isola di San Nicola e tra le Isole di San Domino e Caprara nelle vicinanze di una secca ad una profondità di 33 metri. Un’immersione di media difficoltà, riservata ai subacquei con brevetto di secondo livello. In questo "sito" sono state individuate numerose ancore e due cumuli di centinaia di "lastre" di materiale non ancora ben identificato ed elementi lignei semi-affioranti dal fondo. Il Fondo risulta "ghiaioso" misto a sedimento fine. L'area oggetto di studiosi trova in prossimità di una secca. Tale Sito è stato già segnalato dal MarlinTremiti ai responsabili del progetto "Archeomar" che ne hanno effettuato alcune video-riprese attraverso l'utilizzo di ROV.

le Piastre

L'immersione prevede >In acqua: Guida Subacquea Tecnica Marlin, stazione decompressiva e/o bombole di fase (Ean 40) >In superficie: numero 1 o 2 Assistenti Tecnici di superficie, dotazioni di sicu rezza per immersioni, supporto logistico a terra. >Imbarcazione utilizzata: gommone 9 mt. non vincolato da ancoraggio. >Tempo di fondo: 15 minuti > ARIA >Tempo di fondo: 25 minuti > EAN 32 - NITROX >Tempo totale d’immersione: 25minuti ARIA / 40minuti EAN 32

di Adelmo Sorci Responsabile del MARLINTREMITI


Il sito d'immersione è situato sul lato Nord dell'Isola di San Nicola e tra le isole di San Domino e Caprara. E' qui che a 33 metri di profondità giacciono i resti ed il carico "misterioso" di una nave databile presumibilmente, XVI-XVII secolo. Il relitto si trova ai piedi di una secca, che s'innalza fino ai 18 metri di profondità, su un fondale piatto di ghiaia e sabbia, con alcuni agglomerati rocciosi semi affioranti dal fondo e ricoperti di alghe. La localizzazione del relitto non è facile dalla superficie, vista la distanza dalle isole e la profondità. Ecco perché l'immersione vede la necessità di un pedagnamento di precisione onde evitare di girovagare sott'acqua senza arrivare all'obbiettivo. Oggi il relitto è in buona parte ingoiato dalla sabbia e dalla ghiaia ed in parte affiorante da essa, soprattutto per quanto riguarda il carico e le ancore. … quasi un tentativo del "Mare" a custodire e nascondere un naufragio, magari causato da un errore umano, da una fatalità o dalla sua forza stessa mal governata dall'equipaggio. Non sappiamo se ciò ha causato perdite di vite umane, di marinai, ecco perché queste immersioni, che regalano comunque emozioni devono essere eseguite con rispetto e nel rispetto del luogo. …e tra le tante regole, una, la prima: non toccare assolutamente nulla. Sul fondo il tempo è come se si fosse fermato al quel tragico momento e l'immersione è speciale sin da quando s'inizia la discesa. Da 0 a -33 metri lungo un cima guida… 33 metri che fanno ripercorre a ritroso nel tempo ed in pochi minuti, 500 anni. Solo tre minuti per arrivare sul fondo ma già dopo pochi metri, grazie alla limpidezza dell'acqua, si possono osservare i resti del relitto. Ai piedi della secca subito quattro gigantesche ancore di tipo "ammiragliato" , molto vicine fra loro, due addirittura sovrapposte e a pochi metri dal primo cumulo di piastre. Segnalate con una tabella recante un numero d'identificazione e le caratteristiche, sono l'inizio del percorso archeologico studiato dal Marlintremiti e realizzato dopo



la conclusione di una serie di rilievi atti a censire ed identificare i reperti archeologici presenti sul sito. (vedi box del Laboratorio del Mare) Tempo per osservare con attenzione ogni particolare e si passa al primo cumulo di "piastre" che presumibilmente, visto l'enorme quantitativo, doveva essere il carico della nave. Centinaia e centinaia di "piastre" in lega di rame e altri metalli che durante l'affondamento si sono rovesciate sul fondo ricoprendone un'area di circa 8 metri per 20. Sul primo cumulo molte di queste sono ancora perfettamente in ordine ed impilate quasi a testimoniare il rapido affondamento. Sono tutte perfettamente uguali nelle dimensioni e nello spessore, 41 cm x 27 cm per 0,4 di spessore. Per ora un mistero sul loro utilizzo e sulla loro destinazione che probabilmente non era Tremiti. Anche i più autorevoli esperti archeologi, interpellati, non sono stati in grado di dare risposte esaurienti, anzi anche loro, ora, sono decisi a trovare la soluzione a questo strano mistero. Dopo aver osservato con attenzione ogni particolare si passa, seguendo un reticolato costruito durante i rilievi effettuati, al secondo cumulo di "piastre", questo più piccolo e lontano dal primo circa 15 metri. Intorno e in alcuni punti semi affioranti altri reperti metallici ormai concrezionati e cocci di vasellame, probabilmente vettovagliamento di bordo. Ed è proprio in un'immersione effettuata per il censimento e rilievo del sito che è stata individuata, affiorante dal fondo, un una ciotola in terracotta integra e ben conservata. Segnalata alla Sovrintendenza ed ai Carabinieri, questa è stata poi recuperata, per evitarne il possibile trafugamento. In un susseguirsi d'emozioni, il tempo passa inesorabilmente. Siamo a 33 metri di profondità , un occhio al computer subacqueo e al manometro e ci si dirige,



seguendo un sagola guida, verso il versante opposto della secca. Qui ad una profonditĂ di 27 metri, giacciono altre tre gigantesche ancore, ben conservate. Anche qui, tempo per osservare con attenzione, per immaginare quanto poteva essere grande la nave, visto le dimensioni delle ancore e poi il segnale di fine immersione dirigendosi cosĂŹ verso la cima di risalita. Alla fine 35 minuti passati sott'acqua a contatto con una testimonianza del nostro glorioso passato che gli eventi hanno voluto consegnare al mare delle Isole Tremiti con il suo carico di storia e mistero.


Il Laboratorio Subacqueo M a r l i n T r e m i t i nasce nella convinzione che subacquei ricreativi grazie all'evoluzione della tecnica dell'immersione sportiva e delle relative attrezzature possono aiutare e/o affiancare Enti di ricerca, di studio e di controllo sulla segnalazione e la valorizzazione di aree archeologiche subacquee. Parte integrante e fondamentale dei progetti di documentazione saranno quindi tutti quei subacquei che parteciperanno e/o usufruiranno dei servizi del MarlinTremiti. Questi potranno partecipare ai progetti di documentazione e ricerche senza nessun obbligo ma comunque previa preparazione specifica che verrĂ fornita dai responsabili del MarlinTremiti in forma gratuita. Va sottolineato che i progetti privilegiano la documentazione dell'ambiente marino e costiero delle Isole Tremiti.


di Andrea Riina

Biologo marino

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del Laboratorio del Mare MARLINTREMITI

number four


Vita nel buio entriamo nelle grotte sommerse delle Tremiti

Possono essere sommerse o a cielo aperto, sifoni o piccole cavitĂ , possono svilupparsi nel circalitorale o nel mesolitorale, ma sono sempre ambienti di grande impatto emozionale e molto suggestivi, stiamo parlando delle

grotte marine.


Queste sono cavità che si possono formare in molti litotipi (o tipologie di roccia), principalmente nei carbonati, nei basalti o nelle colate laviche, inoltre fenomeni come la miscelazione tra acque meteoriche e acqua marine può dare il via alla corrosione chimica tipica di ambienti carsici. Le grotte marine possono quindi essere di origine vulcanica o sedimentaria, possono essersi formate per fenomeni di crollo, per fenomeni carsici o per erosione marina.

Le grotte che si aprono al livello del litorale sono caratterizzate da condizioni ambientali intermedie, ovvero si possono ritrovare condizioni di illuminazione ridotta fino al buio completo, ma per ritrovare vere situazioni abissali, bisogna andare nelle grotte del circalitorale, vale a dire in quegli ambienti completamente allagati dove possono crearsi condizioni ambientali molto simili alle fosse oceaniche. In questo particolare biotopo è assente la componente dei produttori primari, per l'assenza di luce solare, e per tale motivo assomiglia molto alla situazione della zona Afotica delle grotte continentali dove il più importante fattore ambientale limitante è per l'appunto la parziale o completa assenza di luce. Dall'ingresso verso la zona più profonda di una grotta si registra una diminuzione via via più significativa di luce fino al buio completo. Lungo questo gradiente la presenza di produttori primari come le alghe si fa minore, similmente anche la fauna sessile, che colonizza le pareti diminuisce di densità. Un'altro importante fattore ambientale che caratterizza le grotte sommerse è il ricambio dell'acqua, in tal modo è assicurato l'ossigeno per i processi di respirazione, indispensabile per gli organismi sessili che colonizzano le pareti e l'arcata superiore delle cavità sommerse. Il movimento dell'acqua inoltre permette la necessaria dispersione della progenie degli organismi di grotta evitando, per questi ambienti, rischi di estinzione. Tra la zona buia e la zona dell'ingresso, si viene a creare una zona, detta intermedia, che presenta una particolare stabilità ambientale la quale favorisce l'insediamento di specie animali specializzate.


Tra gli organismi che colonizzano questi ambienti sono comuni i detritivori, mentre i filtratori abbondano quando le correnti apportano plancton e detrito all'interno della grotta. La fauna vagile più attiva come pesci e crostacei, non risentono di queste limitazioni, per queste specie l'uso della grotta è dettato da un'esigenza di conservazione, pertanto utilizzano questi ambienti per cercare rifugio dalla quale emergere periodicamente per frequentare il mare aperto. Ciò consente uno scambio e un flusso di energia molto importante per la sopravvivenza di tutta la comunità cavernicola. Le particolari condizioni ambientali delle grotte marine hanno creato un vero e proprio filtro ecologico determinando lo sviluppo della fauna coralligena, non vi è la presenza di erbivori data la mancanza di produttori primari e i predatori sono limitati, inoltre il cibo non è presente in grandi quantità. Queste condizioni creano una semplificazione delle reti trofiche soprattutto nella zona buia, dove la catena alimentare vede ridoto il numero degli anelli. Non sono presenti alghe o piante che possano generare l'inizio di una catena alimentare, ma sicuramente sono presenti nelle caverne batteri che riescono a proliferare nutrendosi di semplici elementi acquisibili dalle rocce o dai minerali. A loro volta tali batteri diventano cibo per gamberetti o piccoli invertebrati che a loro volta rappresentano una fonte di cibo per i pesci e gli invertebrati più grandi. La fauna è composta principalmente da specie peduncolate sessili, la cui parte basale aderisce al substrato, o vagili come Spugne, Cnidari, Brachiopodi, Crostacei, Echinodermi e Pesci. Gli organismi viventi delle grotte marine hanno subito inoltre alcune modificazioni dovute ad esigenze adattative di vita in grotta, si riscontrano infatti situazioni di gigantismo o nanismo, modificazioni nella colorazione o depigmentazione, già dai primi metri di ingresso in grotta si può notare che ad esempio una axinella cannabina ha la parte esposta alla luce con il caratteristico colore arancio, mentre la parte rivolta verso l'interno della grotta bianca, quindi depigmentata, infine modificazione del comportamento con eventi di migrazione.


In base alla quantità di luce che riesce a penatrare, vengono descritte due tipologie di comunità che vivono in grotta ovvero comunità delle grotte semioscure e comunità delle grotte totalmente buie. Le comunità delle grotte semioscure generalmente popolano soffitti, muri verticali, fessure e gli ingressi delle grotte e dei passaggi di tutto il piano circalitorale e in alcuni luoghi dell'infralitorale. Le facies individuabili sono quelle a Peyssonnelia seguite subito dai Celenterati coloniali Parazoanthus axinelle, le spugne rappresentano la componente animale dominante delle cavità sottomarine. Questi sono comuni sia all'entrata con le bellissime specie arborescenti appartenenti al genere Axinella, sia nelle parti più interne delle grotte con specie incrostanti o di forma irregolare, possiamo quindi trovare l'axinella cannabina, Angela oroides, Phorbas tenacior, Dysidea avara, e via via che si va verso la zona completamente buia si possono incontrare spugne come Verongia cavernicola, Reniera valliculata e la durissima Petrosia ficiformis depigmentata per la perdita dei simbionti algali data l'assenza di luce. Sulla volta, appese al soffitto possiamo trovare Antozoi come la Leptopsammia pruvoti, nelle parti più scure i madreporari Polycyathus muelleare, colonie irregolari della madrepora Madracis pharensis di colore beige o rosa, le grandi colonie di Briozoi Sertella septentrionalis. Inoltre tipici organismi di grotta sono i filtratori sessili quali i Policheti e le Ascidie. I primi si trovano di solito sotto le spugne e altri organismi sessili, qualche volta si vede solo il pennacchio filtratore o i tubi bianchi che li contengono; troviamo quindi la Protula tubularia o verme ciuffo bianco e la Filograna implexa o filograna di mare. Le specie sessili possono ricoprire interamente i muri laterali come i Poriferi, Cnidari e Briozoi. Tra i Briozoi troviamo Myriapora truncata o falso corallo. Sul tetto però i più abbondanti sono gli Cnidari seguiti dalle spugne. Sul pavimento possono abbondare i detritivori. Gli Idroidi sono comuni in prossimità dell'ingresso, con specie come la Sertularella o l'idrozoo Eudendrium.


Tra le specie vagili, usualmente detritivori o carnivori, troviamo ancora i Policheti, i Molluschi come la Luria lurida o ciprea, gli Cnidari, le Ascidie e i Crostacei, come Stenopus spinosus o alifantozza rossa, Plesionika narval o parapandalo, Palaemon serratus o gambero delle roccie, "nuvole" di Leptomisis mediterranea o misidiacei, microscopici gamberetti che ricoprono gli anfratti delle grotte, grandi crostacei come l'Homarus gammarus o Astice e la dromia personata o granchio facchino. Gli Echinodemi più frequenti sono stelle di mare come ad esempio ophiopsila aranea e oloturie. Alcuni Pesci come gronghi e serranidi si nascondono nelle grotte, prevalentemente all'ingresso, difendendo in certi casi il proprio territorio. altri vi vivono permanentemente. Altri come Anthias e Apogon imberbis, o re di triglie, che nuotano nell'area di ingresso, vi vivono permanentemente, mentre Scorpaena porcus, Tripterigion rimangono sul fondo o sul muro, altri come il Gammogobius steinitzi o ghiozzetto di marsiglia vive sulle pareti o sul soffitto delle grotte, altri ancora come il Grammonus ater o brotula considerato pesce abissale, dai lineamenti primitivi, vive in grotte totalmente buie anche a basse profondità.

Alcuni siti di immersione alle Isole Tremiti offrono la possibilità di poter ammirare grotte marine di rara bellezza. Possiamo trovare cavità parzialmente illuminate come la Sala grande e la Sala gialla di Secca della Vedova, grotte scarsamente illuminate come la grotta di Cala caffè con il suo Cerianto gigante o Cerianthus menbranatus al culmine della cavità, che approfitta di quella posizione esposta ad una leggera corrente per nutrirsi di plancton e piccoli animali, altre che raggiungono gradienti di illuminazione nulli come la grotta ad elle di Cala Sorrentino, e grotte semisommerse come quella del Bue marino, che fino agli anni 60' era il rifugio ideale per la Foca Monaca mediterranea o Monachus monachus. La grotta prosegue per 70 metri dall' ingresso, ed è percorribile anche con piccoli natanti, in fondo troviamo una piccola spiaggetta e, in orari vicini al tramonto, offre uno spettacolo quasi surreale di riflessi e colori.


San Nicola

Isole Tremiti


Tra le escursioni:

L'Abbazia fortezza di San Nicola Percorso storico-culturale sull'Isola di San Nicola per scoprire la storia , gli eventi che si sono susseguiti da 2000 anni ad oggi. Un percorso che consentirà di entrare nelle mura, nei torrioni e nell'Abbazia di Santa Maria e riviverne il glorioso passato.

durata escursione 2:00 h

Tra le escursioni:

Snorkeling & Sea watching Lo snorkeling è uno sport semplice, divertente ed economico; non ci sono limiti di età e può essere praticato quasi ovunque. Per ammirare le meraviglie del mondo sommerso si nuota a pelo d'acqua ed occorrono: pinne, maschera ed occhi pieni di curiosità.

Nell'Area Marina Protetta delle Isole Tremiti sono innumerevoli i tratti di mare e le cale, dove è possibile ed entusiasmante praticare lo snorkeling. Con al fianco i Biologi Marini del MARLINTREMITI sarete Guidati in tranquille e rilassanti esplorazioni tra le rocce del sottocosta dell'Arcipelago, scoprirete e conoscerete tutte le straordinarie meraviglie del mondo marino.

durata escursione 2:00 h

Per conoscere le Isole Tremiti

Il Programma Multimediale

presso la sede del MARLINTREMITI


Il Mondo delle Isole Tremiti in un

Magazine

Via A. Vespucci 71040 ISOLE TREMITI (FG) tel. (+39) 0882.46.37.65 tel. (+39) 336.82.97.46 info@marlintremiti.it www.marlintremiti.it


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