Anteprima Facciamo un pacco alla camorra

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©Marotta & Cafiero editori Via Andrea Pazienza 25 80144 Napoli www.marottaecafiero.it ISBN: 978-88-97883-02-9


Le zanzare - 4

a cura di Rosario Esposito La Rossa

FACCIAMO UN PACCO ALLA CAMORRA

Marotta & Cafiero editori



Introduzione ovvero rivoluzioni liquide “…e che tu puoi contribuire con un verso.” Walt Whitman

“Ti ho fatto il pacco”. Ti ho fregato, mi son preso gioco di te. In gergo napoletano “fare il pacco” vuol dire imbrogliare, vendere qualcosa di fasullo, azione quasi da prestigiatore. Il pacco di cui parliamo in questo libro ha altri scopi, altre finalità, è un pacco ribelle, un pacco che prende giro il significato stesso di pacco. Tra i mille significati di “ti ho fatto il pacco” quello che più amo è quello satirico, giullaresco, smascherante, ribaltante, quasi carnevalesco. Il nostro pacco è un pacco che ride, che racconta, con l’aria pungente della satira, di luoghi, situazioni, 5


personaggi, terre difficili; è un pacco con la molla, che rovescia idee preconfezionate nella mente di chi lo apre, lo possiede, lo regala. Aprire questo pacco, il nostro pacco, e sottolineo la prima persona plurale, è un carnevale, una gigantesca critica civile, sociale e politica al sistema camorra. Non sto qui a raccontare cos’è la camorra, i morti di camorra, le guerre, le stragi, gli eroi di camorra. Voglio invece raccontare del silenzio di una foresta di uomini che cresce, del lavorio continuo di operai, artigiani, contadini, imprenditori, i quali, mattone dopo mattone, hanno edificato il nostro pacco. Il contenuto del pacco distrugge i miti della camorra perchè annienta quell’alone di finto potere misto a violenza che volteggia intorno a boss e killer. Il peso del pacco, la consistenza dei prodotti rimpicciolisce imperi e roccaforti. Voi vi chiederete se un pacco di sottoaceti, frutta, ortaggi e altro ancora può tutto questo? Può anche di più. È il racconto veritiero di qualcosa di tangibile, concreto, con cui relazionarsi, è il racconto veritiero di popolazioni che preferiscono al lamento camicie sudate. Il nostro pacco è resilienza, è la capacità degli uomini di trasformare momenti, situazioni difficili e negative, in energia positiva, canalizzando 6


dolori, lutti e sofferenze in bacini di idee, innovazione, rivoluzioni liquide, che come l’acqua si spargono rapide dove trovano spazio, mutando continuamente forma, camaleontiche rivoluzioni quotidiane. Il pacco profuma dell’etica del fare, di gente che pensa e non si fa abbattere dal “come”, il profumo delle zucche ha cancellato il puzzo putrido dell’intellettualismo borghese, collinare, di poltrona. Il nostro pacco è sigillato da mani sporche, mani stanche e soddisfatte. Mani sempre in moto lontane da dita che gesticolano in tv, lontane dai professionisti dell’antimafia, dal business dell’antimafia, da chi parla di posti che non ha mai visto, di gente a cui non ha mai stretto la mano. Non voglio che questa pseduo-introduzione sia semplicemente la cornice, la corolla che ci dice cosa c’è nel pacco, chi c’è nel pacco, l’elenco sconofinato di ringraziamenti, di paroloni vuoti, il saggio introduttivo che nessuno leggerà. Io voglio raccontarvi ciò che sta succedendo, la primavera umana che contamina incontrollata. Voglio raccontare perchè “narrare è resistere”, perchè chi racconta analizza, studia, prova a dare soluzioni, perchè chi racconta resiste. Pacco pieno di anticorpi, pacco simbolo di partigiani 7


moderni. Bellissimo pacco che vive di partecipazione, del passaparola, che non si piega a logiche capitaliste, mercantilistiche, che nuovamente sembra ridere, ridere a crepapelle di chi si prende troppo sul serio, dei manager che difficilmente ne capiranno il senso, di un’economia del profitto infinito che fa a cazzotti con gli ulivi, con le melanzane agguerrite, coi porci Barbarossa, con fattorie pirata, Jolly Roger verdi. Pacco che appartiene a chi ci crede, che non si abbatte né si gasa dai numeri dei conti, dalle fatture delle vendite, pacco che rappresenta una realtà e ne ha la consapevolezza. Il nostro pacco si regge sull’economia degli affetti, rete di funi di sguardi, di reciproci collaborazioni sincere. Una rete che si regge sullo star bene insieme, una rete non solo sulla carta. Rete fortunatamente orfana di protocolli di intesa, manifestazioni d’interesse, associazioni di associazioni, momentanei movimenti. Rete che brilla di nodi che vanno ben oltre il commerciale. Rete che spirgiona capitali di relazioni. Enormi e giganteschi capitali di relazioni, di ben vivere collettivo, di quello che Freire definiva “sermais” ovvero “essere di più”. Capitali di relazioni simili a palle di luce, agglomerati di energia 8


onesta sottoforma di plasma. Palle che quando si incontrano, si scontrano, generano cortocircuiti, crepe nel sisitema, fughe di idee, fusioni, mutazioni di luoghi e situazioni. Il pacco è uno spaventoso cortocircuito voluto e non calcolabile, non circoscrivibile nelle logiche dell’economia di Adam Smith. Perchè non calcolabile? Perchè il nostro pacco genere tracce antieconomiche, tracce non contabilizzabili da commercialisti e studi di settore, tracce che fanno impazzire i bilanci di fine anno. Nei bilanci delle aziende, associazioni, gruppi che fanno parte del pacco, andrebbero calcolate le tracce, i messaggi, le sensazioni, le capriole mentali che i prodotti e l’insieme dei prodotti lasciano. Quanto vale l’idea che per scardinare il sistema camorra è possibile riappropiarsi di terreni confiscati e su quella terra produrre lavoro, innovazione, prodotti biologici e tanto altro ancora? Quanto vale in termini economici l’idea che è possibile vincere battaglie contro colossi criminali? Quanto in termini di entusiasmo, speranza, voglia di attivarsi, cambiare, genera nella popolazione e nell’immaginario comune? Ci siamo ripresi il maltolto, ci siamo avvalsi del diritto di restare, pernacchio simpatico al “fuje9


tevenne” di eduardiana memoria. Pacco che oggi sembra sempre di più una vecchia valigia di cartone, simbolo di generazioni di emigranti, oggi emblema di chi resta e ritorna. Il nostro pacco, proiettato ben oltre i confini regionali, grazie ad un guerrilla marketing spontaneo e comunitario, è figlio della consapevolezza dell’acquisto. Di chi comprende con l’acquisto il senso della partecipazione, dell’appoggio morale e concreto, di sentirsi parte del cambiamento, contributo personale ad una lunga battaglia civile. Non c’è spazio per la carità benestante, per l’acquisto caritatevole, ipocrita aiuto, compravendita di buone azioni, dare soldi in mancanza di partecipazione. Chi compra ci mette la faccia. Ci mette la faccia come chi il pacco l’ha prodotto, com’è possibile vedere dal packging stesso dei prodotti. Nel pacco ci sono storie importanti, storie prima di tutto umane. Prodotti nati nelle carceri, in beni confiscati, in paesi lontani oggi scenari di scommesse vinte. Prodotti fatti a mano da chi per anni è stato un problema per la società, da chi si è trovato ai margini, da chi è diverso pur non sentendosi tale. Il pacco non è la strenna natalizia prelibata, è un calendario, sono i biscotti, 10


marmellate, succhi di frutta, libri, zucche, olio, strofinacci, stoffa Made in Castelvolturno. Questo pacco dai tetti alti sembra annunciare a nascenti albe che “si può fare”. Che nonostante tutto “si può fare”. Nonostante la burocrazia, oligarchia, pornocrazia, “si può fare”. Siamo tutti su un trattore multicolore, siamo tutti cactus che con poca acqua dipingono di verde distese di cemento. I cactus hanno le spine, ma nella Storia, quella non raccontata perchè priva di statistiche, certe volte i cactus sbocciano, si colorano di fiori rari protetti da anni di spine-battaglie. Ma ciò che non riuscirete a vedere nel pacco, nonostante sia nascosto tra l’inchiostro e il succo di pesche, è il futuro a cui tutti noi miriamo. Quell’attimo in cui gli occhi si perdono nel vuoto e pensi ai prodotti in un corner illuminato nei supermercati, è l’immagine di una rivoluzione diffusa perchè non più locale, a dare gambe e benzina ad una nazionale di pazzi. Come diceva Kafka “siamo giunti al momento in cui non si può più tornare indietro” e il cielo lo sa quanta fatica abbiamo fatto per arrivare a questo punto. C’è voglia di sperimentarsi, conoscersi, crescere insieme. I tempi son maturi e il pacco e i pacchi, che gireranno l’Italia, ne sono la prova. Allora dico che non 11


basteranno i trafiletti, i servizi di pochi secondi, ci vorrà tempo e spazio per raccontare di una storia bella e sudata. Il libro che avete tra le mani è un libro libero dalle gabbie del copyright. Libro libero perchè registrato con licenza Creative Commons, libro fotocopiabile totalmente, scaricabile gratuitamente, rappresentabile, distribuibile, un libro bene comune. Un volume totalmente biodegradabile, stampato su carta riciclata certificata. Per stampare questo volume non è stato necessario abbattere nessun albero, per le pagine che state sfogliando sono stati recuperati rifiuti urbani, e questo, nella nostra Campania, vale doppio. Questo è un libro a Km 0, stampato a Napoli, favorendo le ditte locali e non mirando al risparmio di copisterie cinesi. Libro a impatto zero, libro acquistabile con gli SCEC, Long Life perchè non attaccabile da agenti esterni. Libro che rispetta totalmente il protocollo di Kyoto. Stampando questo volume con questa carta, con queste modalità, abbiamo salvato dall’abbattimento 37 alberi di oltre 100 anni delle foreste vergini tropicali. Abbiamo evitato l’utilizzo di mezzo milione di litri d’acqua, risparmiato 5 mila Kwatt di energia non rinnovabile. 12


Grazie all’ossigeno prodotto e all’anidride carbonica assorbita dagli alberi salvati, il nostro pacco è un prodotto con un impronta ecologica pari allo 0. Pacco non inquinate. Grazie ai nostri 37 alberi abbiamo compensato al trasporto dei pacchi, ai gas di scarico delle auto, all’energia necessaria dei pc per la comunicazione e grafica. Queste sono cose che vanno raccontate alla gente. Sono scelte che comportano conseguenze felici. Credo sia arrivato il momento del punto finale a questa chiacchierata iniziale. Chiudo con l’immagine dell’Aurora, indescrivibile attimo in cui il cielo si colora di lilla e glicine, istante in cui la notte lascia spazio a dorati raggi di materia gialla. Tutti sanno che al tramonto delle stelle l’Aurora cancella le tenebre, ma pochi hanno il coraggio di essere presenti. Noi chiediamo a noi stessi e gli altri di essere presenti, tutto qui. Tutti i capitoli di questo volume sono a cura delle associazioni o imprese stesse. Rosario Esposito La Rossa

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