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Mondo Truck - Man Truck
IL PROGETTO DI MAN TRUCK & BUS ITALIA
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L’integrazione passa attraverso la formazione: MAN Truck & Bus Italia, in collaborazione con CNOS-FAP e UNHCR, lancia un progetto innovativo destinato ai giovani immigrati per formare nuove figure tecniche per il settore automotive. A cura della redazione
Il reperimento di manodopera qualificata in ambito tecnico è uno dei grandi problemi dell’industria moderna e il settore automotive ne è particolarmente colpito soprattutto in ambito service. Al contempo, il fenomeno dei flussi migratori, particolarmente accentuato da guerre e condizioni di estrema povertà, evidenzia in maniera drammatica la necessità di politiche e iniziative volte all’inserimento nella società degli immigrati beneficiari di progetti di protezione e accoglienza. Partendo da questa doppia constatazione e con la convinzione che sia assolutamente necessario creare un ponte tra Profit e No-Profit, MAN Truck & Bus Italia ha deciso di avviare con CNOS-FAP, il Centro Nazionale Opere Salesiane – Formazione Aggiornamento Professionale, e UNHCR, l’Agenzia dell’ONU per i rifugiati, un progetto formativo che ha l’obiettivo di individuare, formare e inserire nel mondo del lavoro 16 giovani immigrati.
IMPEGNO SOCIALE & FORMAZIONE
Da un lato l’impegno sociale, ambito nel quale sempre più aziende iniziano a muoversi in prima persona, dall’altro la necessità di rispondere a una pressante domanda del mondo imprenditoriale sempre più alle prese con la carenza di personale. Tra queste due realtà, la formazione assume appunto il ruolo di ponte simbolico per far emergere e valorizzare il bagaglio personale di ogni rifugiato e favorire una integrazione efficace e sicura. Ecco dunque la valenza di un percorso di formazione e inserimento lavorativo che lo possa aiutare a ritrovare la propria autonomia e al contempo contribuire all’economia della società in cui vive. GIOVANI MECCANICI MAN
Con il progetto “Giovani meccanici MAN” si è voluto concretizzare un “laboratorio” sperimentale che dia corpo all’ambizione di far incontrare due mondi apparentemente lontani ma la cui collaborazione può portare enormi benefici ad entrambe le parti. Un contributo concreto e tangibile con il quale si vuole risolvere il problema oggettivo della domanda di lavoro e al contempo offrire a persone meno fortunate l’opportunità di costruire il proprio futuro in Italia. La fase preparatoria ha preso il via nel secondo semestre del 2021 con i primi contatti con i Partner e la definizione dei vari aspetti operativi legati alla pubblicazione del bando e alla selezione dei candidati. La gestione burocratica si è rivelata particolarmente difficoltosa soprattutto nella fase di attivazione dei tirocini formativi e stipula delle necessarie convenzioni con gli enti preposti a causa delle specificità e dei regolamenti spesso molto differenti da regione a regione. Che si tratti di un’iniziativa tutt’altro che semplice è anche confermato dal fatto che dei 16 posti disponibili solo 12 hanno trovato un giovane pronto e idoneo a occuparlo. “Il Progetto Giovani Meccanici MAN vuole sperimentare e verificare l’ipotesi di un’idea che tenta di risolvere, connettendoli, due problemi attuali: la mancanza di giovani interessati a intraprendere la carriera di tecnico d’officina e la presenza sul territorio di giovani immigrati, in particolare di rifugiati da Paesi del Terzo Mondo, senza lavoro e probabilmente senza un futuro dignitoso” è l’introduzione di Marco Lazzoni, Direttore Generale di MAN Truck & Bus Italia. INTEGRAZIONE E COOPERAZIONE
“Non è solo un problema italiano ma di tutto il continente europeo e dei suoi giovani – prosegue Lazzoni -. Il lavoro in officina è di scarsa attrattività nonostante i contenuti professionali si siano ormai largamente estesi verso competenze digitali. Non è probabilmente una questione di qualità delle conoscenze ma di gestione del tempo, di impegno fisico, di immagine sociale. L’obiettivo di questo progetto è che tutto questo non sia vissuto come tale da giovani provenienti da aree del mondo svantaggiate e alla ricerca di un’integrazione nella società europea molto difficile da concretizzare. Un vero e proprio laboratorio con l’ambizione di esplorare le potenzialità di un pensiero “cooperativo”, alternativo a quello “competitivo” che domina la contemporaneità, necessario a realizzare quegli obiettivi di sostenibilità planetaria, in questo caso sociale, che rimangono spesso pure dichiarazioni di principio. Le imprese hanno il compito, con la loro creatività, le loro competenze e la loro capacità realizzativa, di tracciare percorsi possibili d’integrazione. Sulla carta non sembra un programma difficile da realizzare ma la realtà ci ha però dimostrato che non è così: i due mondi profit e no profit sono ancora debolmente interconnessi, la burocrazia che investe il tema dell’immigrazione è complessa e frammentata, l’inserimento di soggetti culturalmente molto diversi richiede una disponibilità dell’impresa a cimentarsi su terreni che non sono i suoi caratteristici. Si tratta certamente di un limite ed è anche per questo che progetti di questo genere possono persino diventare trasformativi della stessa cultura d’impresa, che pensiamo debba passare dal semplice ‘occuparsi di sé’ ad avere uno sguardo sull’intero ecosistema nel quale è immersa, prerequisito fondamentale per una concreta strategia di sostenibilità”.