Prova d’esame maturità a.s. 2019/2020
indirizzo Architettura e Ambiente ipotesi compositive-progettuali
soluzioni architettoniche in casi di emergenza ambientale, climatica e pandemica ambito di progettazione residenziale-culturale area di intervento EUR Roma Liceo Artistico Amedeo Modigliani Padova professoressa Fernanda Ferraresso Martina Parisi 5A
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i n d i c e
I
introduzione -traccia ufficiale di lavoro -obiettivi progettuali -individuazione area geografica dell’intervento
II fase progettuale -studio degli spazi di Palazzo dei Congressi -schizzi ideativi
III fase definitiva -planimetrie, prospetti ,sezioni e assonometrie delle tre tipologie di assemblamento della cellula base 2
-planimetria piano terra Palazzo dei Congressi con ipotesi di collocazione dei moduli
all’interno e all’esterno dell’edificio
IV conclusione -relazione finale
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I introduzione Traccia ufficiale del lavoro Senso di spaesamento, di disperazione, perdita di certezze, di senso e di mancanza di solide verità a cui aggrapparsi, questo sembra il quadro clinico del nostro oggi ancora immersi nella pandemia di cui la scienza non conosce gli esiti e gli sviluppi né sa come scongiurare. Come in altre epoche il nichilismo potrebbe fare da cancellino nei confronti delle tante illusioni su cui abbiamo fondato una civiltà di tipo capitalistico e neoliberista, in cui il libero scambio delle merci, delle idee, e addirittura delle persone attraverso i loro cervelli e le loro abilità, utilizzate come materia prima mercantizzabile, base delle relazioni che si vorrebbe riprendessero ad essere la quotidianità, mostra tutta la sua incapacità ad affrontare un virus che si adatta e muta, sopravvivendo alle cure e senza dare l’attesa produzione di anticorpi per
salvaguardare il futuro. Nemmeno un vaccino sembra capace di offrire sicurezza al domani. Alla base di tutto questo sembra sempre più evidente che la situazione in cui ci si trova sia frutto dell’elevato tasso di inquinamento, della drammatica evoluzione climatica di cui pare ci si sia scordati temporaneamente ma che non si è arrestata e progredisce giorno per giorno comunque. Ci si rende conto che le nostre città, cresciute a dismisura (dismisura umana...ma cosa significa umanità?) senza aree verdi che ripuliscano l’aria, con altissime densità abitative in superfici abitabili minime, senza sufficienti servizi pubblici, una sanità non adeguatamente approntata ad accogliere le tante problematiche in via di incremento relative al vivere in questo genere di comunità, una carenza della ricerca tutta mirata ad 4
uno sviluppo tecnologico di tipo capitalistico, che non tiene conto delle carenze che comunque si sviluppano a più livelli in ambito sociale, sono oggi il focolaio di massimo incremento del virus, ma potrebbero esserlo per tante altre problematiche relative a rapidi sconvolgimenti climatici che spazzerebbero in un attimo intere parti dei continenti. In quest’ottica, in cui molte discipline sembrano essersi azzittite, ci si rivolge all’architettura come propositrice di soluzioni atte a canalizzare idee futuribili e fruibili di convivenza e sviluppo sociale, culturale oltre che economico, individuando modalità di adattabilità alle diverse situazioni di emergenza che si potrebbero creare in futuro, riequilibrando il costruito con più ampie aree di verde, con nuovi modelli di utilizzo del territorio e non solo a livello nazionale ma globale.
Anche gli studenti del quinto anno della sezione A di architettura del Liceo artistico si sono promossi alla ricerca di possibili soluzioni alle situazioni di un futuro come quello prima indicato, sviluppando in ambiti diversi le possibilità di trasformazione atte a non chiudere ma a mantenere le relazioni tra le persone e tali da offrire continuità alle diverse attività del vivere. Per non elaborare il progetto in un’ipotetica area di studio gli studenti caleranno i loro interventi progettuali nell’area dell’Eur, studiata storicamente e architettonicamente a tre livelli (territoriale, urbano ed edilizio) individuandone le possibilità di sviluppo e modifica in base agli obiettivi prima detti nei casi di crisi in cui le città sembrano con chiarezza essere indirizzate per un cronico deficitario studio e adeguato progetto da 5
parte di tutti quegli architetti che oggi sono ritenuti superstar ma non hanno mai proposto soluzione alcuna relativamente al complesso grave problema delle nostre città. Ciascuno individuerà l’ambito (residenza, produzione, tempo libero, sport, cultura e spettacolo, scuola e ricerca,...) d’intervento indicando, oltre al dettaglio del progetto, le connessioni con gli altri ambiti. Il modello progettuale studiato alle scale adeguate per comprenderne caratteristiche, tecnologie strutturali e materiali, ecosostenibilità, ecc, dovrà dimostrare un alto grado di adattabilità alle possibili future casistiche di pandemia o altre problematiche indotte da repentine modificazioni climatiche e disastri ambientali a cui sembra andremo incontro.
DATI: Studi cartografici e storici effettuati dagli studenti (issuu.com) PRG IX MUNICIPIO DI ROMA (planimetrie interattive. web) Tutto il materiale cartografico, letterario e videografico fornito dalla docenza attraverso classroom.
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obiettivi progettuali -Solo i grattacieli in costruzione mostrano
ardite idee costruttive, e l’effetto di questi scheletri d’acciaio che si stagliano contro il cielo è sconvolgente. Con il rivestimento delle facciate tale effetto scompare completamente, l’idea costruttiva che sta alla base della creazione artistica è annientata e soffocata per lo più da un caos di forme prive di senso e banali. Nel migliore dei casi, oggi, risultano solamente le costruzioni grandiose, eppure queste costruzioni avrebbero potuto essere qualcosa di più di una semplice manifestazione delle nostre possibilità tecnicheMies Van Der Rohe
La visione quasi contraddittoria di Mies Van Der Rohe, guida del Movimento moderno insieme con Le Corbusier, Gropius, Alto e Wright, relativamente alla metropoli può far riflettere sul significato che oggi, dopo l’arresto delle attività e degli spostamenti consueti, a causa della pandemia da coronavirus, ha per noi vivere in una città il cui caos quotidiano sembra quasi essere svanito nel nulla. Egli era fermamente convinto che così come non ha senso fuggire dalle opprimenti metropoli con sogni utopistico anche il rapporto tra uomo e natura è ormai andato irrimediabilmente perso. Mies dunque sceglie di adattarsi all’ambiente artificiale della città. Per quanto l’uomo possa aver nei secoli recato danno all’ambiente in cui vive, edificandolo senza alcun scrupolo nei confronti della natura è anche vero che noi di fatto siamo nati in un contesto 7
dal quale è difficile sfuggire e tutto ciò che ci resta da fare non è abbattere ciò che è stato creato ma creare qualcosa di nuovo che sia in grado di dialogare con il pre-esistente e migliorarlo. In una situazione critica come questa è però importante essere in grado di modificare e riadattare edifici già esistenti a situazioni di necessità e di emergenza. Questo è tuttavia possibile solamente se alla base della progettazione degli edifici c’è l’idea di renderli adattabili a qualsiasi funzione e necessità. Chi più e chi meno, ognuno di noi durante questo periodo di isolamento si è reso conto di quanta importanza avevano nella loro vita certe abitudini come andare a scuola, all’università, al lavoro, fare sport, uscire con gli amici: vivere in comunità secondo le consuete relazioni sociali. Come diceva Aristotele “l’uomo è un animale sociale” assolutamente
incapace di vivere isolato dagli altri. La necessità che l’uomo ha di associarsi con gli altri uomini deriva storicamente dal fatto che, come individuo singolo al di fuori della comunità, l’uomo non potrebbe mai realizzare la sua più intima natura, cioè lo sviluppo e l’esercizio della ragione. Prima, per motivi diversi, si era co-stretti a vivere nelle gabbie sociali che avevamo costruito, mentre ora la situazione si è capovolta ed è la natura a isolarci tra i limiti di una casa, grande o piccola che sia, mentre il nostro istinto di sopravvivenza ha ingaggiato una lotta in cui però non vince il più forte ma il più intelligente, o meglio ancora, come ci mostra proprio il virus, ad adattarci velocemente. Questo nuovo stile di vita ha determinato, soprattutto nei giovani, spaesamento, alienazione, pigrizia. Attualmente ci troviamo quasi come in una sorta di 8
limbo, tra valori che potevano valere fino a qualche mese fa e i nuovi che ad oggi stiamo costruendo, scoprendo. Il compito dello Stato è quello di tutelare la salute pubblica ma è ugualmente importante salvaguardare la società nella sua completezza al fine di tutelarne anche la salute mentale. L’obbiettivo del progetto si cala quindi all’interno della volontà di ridare spazio alla vita sociale in tempi come questi, del covid-19, e creare una sorta di ambiente comunitario autosufficiente all’interno del quartiere storico dell’Eur a Roma, in un edificio pre-esistente. Tale ipotesi dovrebbe essere un modello da poter adattare anche ad altri ambiti e spazi esistenti garantendo:
flessibilità - parola chiave attraverso cui si esprime la capacità di adeguamento della struttura a qualsiasi tipo di emergenza, sanitaria ma anche sociale, ambientale. rapidità di trasformazione - per le strutture interne, pensate e studiate in modo da essere elementi mobili e con caratteristiche di assemblaggio che le rendano utilizzate anche in altri contesti.
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individuazione area geografica dell’ intervento
Vista aerea del quartiere EUR
L'area scelta per l'intervento si trova nella parte meridionale del quartiere EUR di Roma ed è nello specifico Palazzo dei Congressi. L'edificio fu progettato da Libera nel 1937 e si affaccia su due piazze: la più grande, a est, è Piazza John Kennedy. Il mio progetto necessitava di un ampia area in cui fosse possibile collocare quante più cellule abitative possibili ma avere comunque spazio da dedicare ad altre attività. Ad oggi Palazzo dei Congressi, nel complesso 2500 mq, rappresenta un centro polifunzionale adibito a mostre, congressi, concerti, fiere, esposizioni ecc... 10
Il Salone della Cultura, ad esempio, può ospitare fino a 1700 persone ed è per tale ragione uno dei due spazi in cui ho ipotizzato di collocare le cellule. In generale l'edificio è caratterizzato da un'estrema modularità e gode inoltre di illuminazione naturale (tuttavia oscurabile), dato da non trascurare se si considera il fatto che dovrà ospitare anche dei
nuclei abitativi. L’edificio è inoltre situato in una posizione strategica sia per via della vicinanza con porti, aeroporti e stazioni ferroviarie ben collegati con un ampio sistema di trasporto pubblico (autobus, metropolitana, taxi,ecc.) le cui stazioni sono facilmente raggiungibili a piedi, sia per la vicinanza con il centro storico della città. 11
II fase progettuale
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Studio degli spazi di Palazzo dei Congressi
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schizzi ideativi
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III fase definitiva
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Cellula abitativa-tipologia A (2 persone)
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Superficie totale 24.15 mq S C1 /C2 B
soggiorno camera da letto singola servizi
8.43 mq 5.91 mq 3.9 mq
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Cellula abitativa-tipologia B (4 persone)
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Superficie totale 35.67 mq S C1 /C2 C3 B
soggiorno camera da letto singola camera da letto doppia servizi
12.15 mq 5.91 mq 7.8 mq 3.9 mq 23
Cellula abitativa-tipologia C1 (6 persone), C2 (3 persone), C3 (1 persona)
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tipologia C1 (6 persone) Superficie totale 52.79 mq S C1 /C2 B1/B2
soggiorno camera da letto tripla servizi
18.15 mq 12.76mq 4.56 mq
tipologia C2 (3 persone) Superficie totale 24.15 mq L N1 N2 W
soggiorno camera da letto doppia camera da letto singola servizi
5.75 mq 8.7 mq 6.1 mq 3.15 mq
tipologia C3 (1 persona) Superficie totale 12 mq A N V
soggiorno camera da letto servizi
5.75 mq 5.2 mq 3 mq 26
planimetria piano terra palazzo dei congressi con ipotesi di collocazione dei moduli all’interno e all’esterno dell’edificio
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IV conclusione -relazione finale L’obiettivo del mio progetto è quello di creare in un edificio storico una sorta di spazio comunitario autosufficiente in grado di fronteggiare l’emergenza della pandemia. Dopo aver progettato le tre tipologie di cellule abitative ho ipotizzato di collocarle a Palazzo dei Congressi, situato nella zona sud del quartiere EUR di Roma. Nello specifico l’area di intervento riguarda piazza Kennedy (4125 mq) e il Salone della Cultura (1450 mq). Al fine di raggiungere l’obiettivo preposto avevo bisogno di un ampio spazio, possibilmente vuoto o ideato per adattarsi a varie funzioni come effettivamente Palazzo dei Congressi è in grado di fare. Per rendere il mio progetto versatile ho deciso di occuparmi principalmente della progettazione di una cellula abitativa capace di essere utile in più contesti. Tuttavia ho ugualmente formulato alcune ipotesi di suddivisione e gestione degli altri spazi dell’edificio.
Per rendere l’abitazione ecosostenibile oltre che funzionale ho deciso di riadattarla alle misure di un container. Quest’ultimo rappresenta il modulo base con il quale ho poi composto vari tipi di assemblamento. Concettualmente tutto ruota intorno a una parola chiave: modulare. Infatti, partendo dalla tipologia più basilare (tipologia C3) per arrivare poi a soluzioni più complesse (tipologia C1) è ricorrente la ripetizione dello stesso modulo base per quanto riguarda la struttura mentre gli spazi interni seguono tutti la stessa linea compositiva. Un’altra parola chiave è flessibilità. Per soddisfare le richieste della committenza ho pensato a progettare ogni singolo cellula al fine non solo di fronteggiare l’emergenza covid in tutte le sue fasi ma utile anche in altri contesti. Ad esempio se pensiamo al primo periodo di lock-down le priorità erano quelle di isolare i malati e cercare di evitare il più possibile gli 28
assemblamenti. In questo caso dunque le varie cellule abitative potrebbero essere utilizzate dagli ospedali, sovraffollati, o come ampliamento per strutture non in grado di rispettare le norme anticontagio come ad esempio le case di riposo e le case popolari o di accoglienza per i senzatetto. Distaccandosi dal problema covid uno dei vantaggi della cellula abitativa da me progettata è quella di essere facilemente trasportabile e subito pronta all’uso. Dunque è utile anche in casi di terremoti o altre catastrofi naturali le quali richiedono immediato rifugio per le persone rimaste senza casa. Come dicevo prima, nel particolare caso della pandemia ho anche pensato a un ipotetica organizzazione degli spazi interni di Palazzo dei Congressi al fine di renderlo autosufficiente e fungere cosi sia da campus universitario che da centro culturale aperto al pubblico. Il motivo di
questa ipotesi progettuale (riconversione dello spazio in campus universitario ) è espresso a pag 7-8-9. Essendo l’edificio di partenza provvisto di spazi molto ampi e spesso aperti, ho pensato che tali zone potrebbero essere usate per svolgere lezioni o conferenze. Stessa cosa vale per il teatro all’aperto e l’area adiacente ad esso. Le stanze modulari possono invece essere riconvertite in supermercato, farmacia, bar, laboratori e biblioteca. Infine, sia i vari moduli che l’edificio si prestano all’illuminazione naturale. Nel primo caso garantita da grandi superfici finestrate oscurabili attraverso delle tende o un sistema di lamine colorate con il funzionamento simile a quello di una persiana elettrica. Nel secondo caso da una lunga fila di finestre che costeggia entrambi i lati maggiori dell’edificio. 29
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