Lo spazio_MartinaCarlino

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Mi sono chiesta, ma lo spazio che avevamo nel grembo di nostra madre ci bastava? Io dormo sempre tutta rannicchiata e un giorno qualcuno (non ricordo nemmeno chi, se la fonte fosse attendibile o meno), mi ha spiegato che la maggior parte delle persone tende ad assumere questa posizione proprio in riferimento a quella che occupavamo quando ancora non eravamo nati, sarà vero? Non mi sono mai informata, forse dovrei farlo.. ma sarò sincera, la cosa mi spaventa un po’; come se in tutto questo tempo non fossi cresciuta e non avessi mai assunto altre posizioni. Lo spazio, quindi, è forse scomparso?! Dove sono stata in tutto quell’arco temporale? Ho cambiato tanti letti durante la mia vita, la pancia della mamma, la culla, il seggiolino, la brandina, il letto di mamma, il letto di nonna, il pavimento, il letto in America, quello in Africa e poi ho dormito pure sulla spiaggia e sul sedile; tanti insomma, veramente tanti. Cambiare posizione non mi ha mai turbato; stare scomoda o avere una visuale diritta anzi che sdraiata, mi divertiva per i momenti insoliti che potevo vivere. Il mio letto allora non mi piace, vi starete chiedendo? Esatto! Io non mi trovo spaesata a cambiare posizione, non mi perdo quando sposto l’arredo in casa, quando lo spazio si modifica; anzi lo faccio spesso, amo che le cose cambiano e amo cambiarle. Quando, in una data camera, si cambia il posto del letto, si può dire che non si cambia SOLO camera Tutto deve avere un senso: quando mi lascio con il ragazzo, quando raggiungo un obiettivo, quando sono euforica o quando sono nervosa, stravolgo la stanza! Stravolgo il letto e tutto quello che penso possa farmi sentire più a mio agio, nel mio nuovo stato emotivo. È la necessità di proiettare esternamente il nuovo punto di vista che ho acquisito, che probabilmente mi spinge ad agire in questo modo. Ma sarò sincera, c’è qualcosa che stravolge anche me: cambiare quando non è il momento di cambiare! Quando vivevo con i miei genitori e rientravo da scuola trovando qualcosa di spostato nella mia stanza, sia il letto, che un inutile soprammobile, non riconoscevo più la camera. Mi infastidivo parecchio perché nulla aveva più senso in questo nuovo ordine. Problemino di Perec Lunedì mattina esco dall’aula piuttosto infastidita, la professoressa Grechi ci ha dato un compito che non ho gradito; convinta della mia idea che non ha senso cambiare la stanza, se qualcosa dentro di me non è cambiata. Ritorno a casa verso sera, prima cosa che faccio ovviamente è guardare il mio letto, soffro nel spostarlo. Soffro perché in me non è cambiato nulla e l’ordine delle cose non avrebbe senso. Rifletto. Le mie mani rapide si cingono a sollevare il letto, le gambe lo spingono violentemente. La mia testa mi ripete: “Non c’è niente che in me è cambiato. Tentativo inutile”. Vince la forza del pensiero su quella fisica. Riposiziono il letto, torno a riconoscere lo stato attuale della mia vita. Sorrido e penso alla mia insegnante voleva farmi arrivare a questo probabilmente. Solo il pensiero mi ha spaventata. Avevo paura di non riconoscermi più.


Il letto è parte della stanza, come il viso è parte di me. Se mi guardo allo specchio e non mi riconosco, non avendo attuato nessun cambiamento, mi perdo. Se trovo il letto spostato, quando nessun fatto rilevante della mia vita mi ha spinto a cambiare, mi perdo. La paura di non ritrovarmi, mi ha spinta a fare tutti quei passi indietro, riportando il letto nella sua posizione. Ho cancellato lo spazio che attorno stavo creando. Lo stesso spazio della crescita e dell’assunzione di altre posizioni, non è scomparso, sono io ad averlo quindi cancellato. Ci si dimentica parte di quello che viviamo, perché poco dopo ci ritroviamo in uno stato completamente nuovo, o ritorniamo a quello passato.. e il “durante” lo eliminiamo, è solo un passaggio, una camminata, una serie di azioni svolte il più delle volte inconsciamente che ci portano a focalizzarci solo sulla meta o da dove siamo partiti. Ecco è la prima volta che effettivamente mi rendo conto che modifico la mia stanza, quando qualcosa in me cambia, sinceramente prima d’ora non ci avevo mai riflettuto. Lo facevo e basta. Vedevo il punto di partenza e la meta finale. Sentivo il bisogno di questa “camminata” senza riflettere sulla motivazione che mi spingesse a farlo. Ringrazio la mia insegnante, ringrazio Perec. Il voler cimentarmi in qualcosa in cui inizialmente non credevo, mi ha stupita e mi ha portata a scoprire un nuovo lato di me stessa a cui non avevo mai dato peso.


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