Innovazioni in PNL

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Innovazioni in PNL Nuovi modelli, strumenti e applicazioni per fare la differenza in un mondo che cambia

L. Michael Hall con Shelle Rose Charvet


© L. Michael Hall, Shelle Rose Charvet and Crown House Publishing Ltd 2011 Cartoon page 79 © Tundra 2010 This translation of Innovations in NLP is published by arrangement with Crown House Publishing Limited Titolo dell’opera in lingua originale Innovations in NLP Titolo della versione italiana dell’opera Innovazioni in PNL Sottotitolo Nuovi modelli, strumenti e applicazioni per fare la differenza in un mondo che cambia Pubblicata da: Alessio Roberti Editore Srl Via Lombardia, 298 – Urgnano (BG) Italy Copyright © 2011 Alessio Roberti Editore Srl Prima edizione: ottobre 2012

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Ristampa 2019 2018 2017 2016 2015 2014 2013 ISBN 978-88-6552-043-7 Traduzione dall’inglese Giovanni Fort Editing Mattia Bernardini Anna Albano

Impaginazione e progetto grafico della copertina Zeronove di Andrea Mattei Immagine di copertina JMcreation © Fotolia Stampa Lineagrafica, Città di Castello (PG) Proprietà letteraria riservata. È vietata la riproduzione con qualsiasi mezzo.


INDICE

Introduzione all’edizione italiana Prefazione Introduzione Cosa c’è di nuovo in Innovazioni in PNL

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PRIMA PARTE: Modelli innovativi

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Meta-stati Modellare la coscienza che riflette su se stessa L. Michael Hall

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LAB Profile® Decodificare linguaggio e comportamento per migliorare la comunicazione tra le persone Shelle Rose Charvet

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3

Panorami sociali Come cambiare gli scenari inconsci e migliorare le relazioni Lucas A. C. Derks

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4

Modellamento simbolico Cambiamento emergente tramite metafora e Clean Language James Lawley e Penny Tompkins

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5

Il Modello RESOLVE Facilitare il cambiamento generativo Richard Bolstad

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6

Rimodellamento comportamentale Far avanzare il modello linguistico della PNL John McWhirter

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SECONDA PARTE: Applicazioni innovative

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Coaching con la PNL Come sviluppare una mentalità di coaching Ian McDermott

139

8

Success Factor Modeling™ I segreti della leadership imprenditoriale Robert Dilts

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Provocative Change Works™ Improvvisazione e humor nella terapia e nel coaching Nick Kemp

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10 Modellare i maghi del mercato Rivelare i metodi dei trader e degli investitori eccezionali Charles Faulkner

189

11 Superare le dipendenze Un nuovo modello per lavorare con le dipendenze da droghe e da alcol Richard M. Gray

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12 PNL e denaro Come creare convinzioni potenzianti sul denaro e sulla ricchezza Kristine e Tim Hallbom

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13 Applicazioni mediche della PNL Utilizzare la PNL nel trattamento olistico del cancro Kimiko Bokura-Shafé, Masaki Kono e Hiromi Tamaki

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14 Il problema “ben formato” Un nuovo modello per gestire il cambiamento nel business Martin Roberts

255

15 Cosa scatena la balbuzie? Un modello per arrivare a parlare con scioltezza Bob G. Bodenhamer

273

TERZA PARTE: Strumenti innovativi

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16 Identity Compass® Mappare i Meta-programmi per il successo nel business H. Arne Maus

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17 MPA MindSonar® Uno strumento di PNL per il coaching, il team building, il management del personale e il marketing Jaap Hollander

313

18 jobEQ Usare i profili dei Meta-programmi per migliorare l’intelligenza emotiva Patrick Merlevede

331

QUARTA PARTE: Comunità innovative

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19 Clean Community James Lawley e Penny Tompkins

351

20 LAB Profile® Community Shelle Rose Charvet

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21 Neuro-Semantic Community L. Michael Hall

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22 NLP Research and Recognition Project Richard Liotta e Frank Bourke

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23 International NLP Research Conference Lisa Wake e Karen Moxom

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APPENDICI: Appendice A - Struttura del libro Appendice B - Requisiti per un Modello

391 393

Innovazioni in PNL, volume II Indice analitico

397 399

Altri titoli in catalogo Linea diretta con l’Editore

405 413


INTRODUZIONE ALL’EDIZIONE ITALIANA

La PNL è viva e questo libro ne è un’ulteriore e importante conferma. Innovazioni in PNL raccoglie infatti una coralità di voci provenienti da tutto il mondo, alcune già conosciute e altre totalmente nuove per il pubblico italiano, attraverso le quali la PNL ragiona su se stessa, si reinventa, si critica e, come ogni soggetto che continua ad evolvere, si supera. Seguendo la strada aperta da Robert Dilts con L’Evoluzione della PNL, Michael Hall e Shelle Rose Charvet hanno raggiunto un obiettivo molto ambizioso: far conoscere quali passi in avanti sono stati compiuti, quali nuovi ambiti di applicazione sono stati scoperti, quali soluzioni innovative sono oggi disponibili per sostenere sempre più adeguatamente persone, aziende, coach e terapeuti in ogni nuova sfida. In queste pagine risuona l’esperienza pratica di chi, partendo da modelli storici e consolidati, ne ha creati di nuovi e, dopo averne testato l’efficacia, è oggi pronto a condividerli. Sono informazioni uniche e preziose per chiunque si occupa di PNL e, più in generale, per tutta quella comunità di persone sempre più motivate a fare la differenza nella propria vita e in quella degli altri. Alessio Roberti Master Trainer di PNL, editore e fondatore della NLP ITALY Coaching School, co-autore del bestseller Corso di PNL: Scelgo la libertà 9


ALESSIO ROBERTI È l’italiano con maggiore esperienza nella ricerca e formazione in PNL a livello mondiale: ha formato oltre 40.000 professionisti in Programmazione Neuro-Linguistica in Italia, USA, Inghilterra e Giappone. La “Society of NLP” gli ha conferito il titolo di “Licensed Master Trainer of NLP”, il massimo livello di specializzazione in PNL e il prestigioso titolo di Direttore Mondiale del Business Coaching. Si è inoltre specializzato presso le scuole di Business delle università di Harvard e Oxford. Fra le numerose aziende che si avvalgono della consulenza e della formazione della società da lui guidata ci sono alcune tra le più importanti organizzazioni, nazionali e internazionali. È inoltre Coach di importanti imprenditori italiani. È l’unico italiano co-trainer del genio creativo della PNL, Richard Bandler e co-autore con Bandler e Owen Fitzpatrick del bestseller Corso di PNL: Scelgo la libertà e con Antonella Rizzuto del libro Il Meglio di Te con il Coaching. È inoltre editore di oltre 70 testi sull’utilizzo degli strumenti della PNL e del Coaching. Fondatore e condirettore della NLP ITALY Coaching School, supervisiona tutte le attività formative erogate.


Richard M. Gray È docente di giustizia penale presso la Fairleigh Dickinson University di Teaneck, NJ. Prima di passare all’ambito accademico, Gray ha lavorato per più di vent’anni presso lo US Probation Department di Brooklyn, NY. È il creatore del Brooklyn Program, un programma basato sulla PNL per i problemi di abuso di sostanze, che è stato attivo per sette anni nel Federal Probation System. Come riconoscimento per il suo operato, è stato premiato nel 2004 con il Neuro-Linguistic Programming World Community Award. Richard Gray è autore dei volumi Archetypal Explorations, Transforming Futures: The Brooklyn Program Facilitators Manual e About Addictions: Notes from Psychology, Neuroscience and NLP. È regolarmente invitato a intervenire in conferenze nazionali e internazionali sulle dipendenze ed è uno stimato esperto di Programmazione Neuro-Linguistica. Ha conseguito la laurea triennale in psicologia presso il Central College di Pella, la quinquennale in sociologia presso la Fordham University di New York, e il dottorato in psicologia presso lo Union Institute, Cincinnati. Gray è un esperto in PNL e un ipnotista ericksoniano certificato; è membro della Federal Probation Officers Association, della Canadian Association of NLP, dell’Institute for the Advanced Study of Health e dell’NLP Research and Recognition Project. rmgray@fdu.edu http://richardmgray.home.comcast.net


CAPITOLO 11 SUPERARE LE DIPENDENZE Un nuovo modello per lavorare con le dipendenze da droghe e da alcol Richard M. Gray

PERCHÉ IL BROOKLYN PROGRAM? L’abuso di droghe e le dipendenze sono problemi seri che colpiscono più di 26 milioni di persone negli Stati Uniti ogni anno. Più del 40% di tutti gli arrestati negli USA hanno consumato alcol o una qualche sostanza illegale nelle ventiquattro ore precedenti all’arresto. La maggior parte degli arresti è dovuta a piccoli crimini o correlata a sostanze stupefacenti; il 15-30% è invece dovuta a crimini violenti. Le prigioni sono affollate di persone incarcerate per crimini di piccola entità collegati agli stupefacenti. Milioni di cittadini altrimenti rispettosi della legge combattono con le dipendenze: si tratta di un problema concreto, per il quale le soluzioni tradizionali non hanno funzionato. Attorno alla metà degli anni Novanta, quando ancora lavoravo a Brooklyn e mi occupavo della sorveglianza di persone in libertà vigilata, mi ritrovai a lavorare con il trattamento delle dipendenze. Sebbene avessi fatto quel mestiere per più di quindici anni e avessi avuto a che fare con persone che abusavano di sostanze di ogni tipo, sapevo relativamente poco sulle dipendenze. Mi ero sempre affidato alle opinioni degli esperti, che tuttavia sembravano non sapere che pesci pigliare. Nel loro mondo chiunque usasse sostanze automaticamente ne abusava, e chiunque ne abusasse aveva automaticamente una dipendenza: non c’erano vie di mezzo e gradazioni. E così tutte le persone mandate in trattamento, indipendentemente dall’entità del loro problema, erano sottoposte allo stesso regime: disintossicazione e 207


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ospedalizzazione seguite da trattamenti di follow up fuori dal contesto ospedaliero e interminabili incontri di gruppo (sul modello di quelli degli Alcolisti Anonimi). A volte si saltava la fase in clinica, ma il resto delle procedure rimanevano le stesse. Perse le speranze nell’aiuto degli specialisti del settore, cominciai un periodo di intensi studi che dimostrarono definitivamente come quel tipo di schema di trattamento fosse evidentemente inefficace. Le persone che abusavano di sostanze e quelle che ne dipendevano erano spesso confuse le une con le altre, i gruppi informativi sulle droghe erano inefficaci, molti scoprivano di poter tornare tranquillamente a usare socialmente alcol e altre droghe senza problemi, e gli incontri di gruppo erano in larga misura incapaci di produrre risultati.1 L’abuso di sostanze è caratterizzato da uno schema di utilizzo che persiste per più di dodici mesi e interferisce o crea problemi nel campo del lavoro, degli studi o delle relazioni. L’abuso di sostanze non è una diagnosi corretta per persone a cui in precedenza è stata diagnosticata una dipendenza, la quale è caratterizzata da problemi simili, ma comprende anche una preoccupazione ossessiva riguardo al procurarsi la sostanza, usarla e/o ottenere il denaro necessario per comprarla.2 La teoria junghiana sostiene che quando le persone si risvegliano a uno schema di crescita verso il raggiungimento del loro pieno potenziale, quel sentiero di vita tende a diventare irresistibile. Nel mio lavoro avevo visto quello schema in azione molte volte, in tossicodipendenti e alcolizzati che si erano risvegliati a una realtà spirituale, avevano trovato un lavoro ricco di significato personale, avevano creato una relazione profondamente soddisfacente o altra fonte di significato nella vita e si erano così lasciati alle spalle la propria dipendenza. Ogni volta che qualcuno scopriva qualcosa di più importante per sé, in modo profondamente significativo e costante, si liberava del problema di droga. Il Modello degli stadi del cambiamento è uno dei modelli di cambiamento meglio studiati e confortati da ricerche empiriche attualmente in uso. Sostiene che quando le persone cambiano attraversano degli stadi prevedibili, su ciascuno dei quali si può intervenire in modo specifico e appropriato. Fondamentale per il processo di cambiamento è comprendere che la maggior parte di esso può essere previsto da una singola cosa – desiderare qualcosa che è più importante del comportamento problematico.3 Questo è in sintonia con due principi della PNL: 1) le condizioni per la definizione di un obiet-

1 2 3

Peele, Brodsky e Arnold (1991); Chiauzzi e Liljegren (1993). American Psychiatric Association (1994); Schaffer Library of Drug Policy (2005). Prochaska et al. (1994).

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tivo ben formato e 2) una delle osservazioni di Bandler e Grinder riguardo alle dipendenze. Perché un obiettivo sia ben formato, deve soddisfare una serie di criteri: deve essere espresso in forma affermativa, sottoposto al controllo della persona, in termini sensoriali specifici, contestualizzato, dotato di un orizzonte temporale ed ecologico. Applicare questa prospettiva ci permette di riformulare il trattamento dell’abuso di sostanze come obiettivo ben formato: invece di muovere via da qualcosa, il trattamento può essere contestualizzato in termini di desiderare positivamente di andare verso qualcosa. Un’ispirazione fondamentale fu l’affermazione di Bandler e Grinder in Ristrutturazione: se create uno stato più piacevole, più intuitivo e più accessibile di una determinata droga, potrete curare qualsiasi dipendenza. Il Brooklyn Program era stato originariamente progettato per lavorare su soggetti con problemi e dipendenze da droga, alcolizzati e persone con problemi di alcol, tutti affidati al trattamento dalla Corte Federale. Era specificamente concepito per assistere persone che rifiutavano il trattamento o che erano state sottoposte ad altre terapie senza risultati. Da quando ho lasciato il Probation Department ho scoperto che il programma, anche in una sua versione più concisa, fornisce esperienze potenti e capaci di cambiare la vita di persone che abbiano o non abbiano problemi di abuso di sostanze. Dato che è stato progettato per creare scenari di futuro potentemente motivanti in linea con gli istinti più profondi della persona, il programma si può applicare in molti contesti diversi. Molti sono i vantaggi e i benefici: 1. Esercitare la propria capacità di accedere a risorse ricordate instaura un senso di autosufficienza e di efficacia personale riguardo ai propri stati interiori e alle proprie risorse interne. 2. Potenziare esperienze positive ricche di significato rinforza quel senso di efficacia personale. 3. Ancorare quelle risorse le rende trasferibili e facilmente disponibili. Sapere che le risorse ci sono è una cosa; avere a disposizione a comando uno stato amplificato è ben altro. 4. Qualsiasi stato emotivo che viene amplificato fino a liberarsi dal suo ricordo-sorgente e contesto permette di accedere a trance, meditazione ed esperienze spirituali.

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5. Questi stati profondi risvegliano un senso di sé solido e radicato. A partire da questo è possibile dare un nuovo significato al proprio futuro e arricchirlo di obiettivi e risultati capaci di cambiare il senso della vita e il modo in cui essa è vissuta.

COS’È IL BROOKLYN PROGRAM E COME FUNZIONA? Il programma parte dal presupposto che preferenze, desideri e comportamenti sono organizzati in gerarchie fissate nel sistema della dopamina del cervello medio. Questo sistema comprende l’area tegumentale ventrale, il nucleus accumbens, e la corteccia orbitofrontale sinistra. L’area tegumentale ventrale è la fonte dei neuroni della dopamina che infondono energia al sistema. Questi neuroni trasmettono al nucleus accumbens. La corteccia orbitofrontale sinistra (che fa parte dei lobi frontali) è intimamente coinvolta nell’esperienza della coscienza e nei processi decisionali. Quando uno stimolo piacevole, una ricompensa fisica o qualcosa di biologicamente importante colpisce l’organismo, le cellule dell’area tegumentale ventrale inviano un flusso improvviso e intenso di dopamina al nucleus accumbens. Informazioni in entrata che rappresentano vari stimoli vengono comparate nel nucleus accumbens per misurare se la ricompensa fisica è aumentata, è diminuita o è rimasta costante. Le ricompense a sorpresa sono sempre valutate molto positivamente. Tutte le ricompense o target comportamentali sono ordinate gerarchicamente da questo sistema nei termini del loro valore per la sopravvivenza e della loro rilevanza nell’immediato. I risultati sono registrati nella corteccia orbitofrontale sinistra come gerarchie di ricompense desiderate. Le cose che desideriamo maggiormente sono archiviate come rappresentazioni complete e multisensoriali, più vicine al centro del cervello. Quelle di valore minore sono immagazzinate più lontane dal centro e come rappresentazioni più astratte. La gerarchia è dinamica: diverse ricompense o diversi desideri diventano più importanti, desiderabili o salienti con il mutare del contesto, dello stato interiore e dell’esperienza del momento. Una delle conseguenze di questa gerarchizzazione è il fatto che ci sono cose che vogliamo più di altre. Se ne parla in termini di incentive salience. Le droghe e i comportamenti della dipendenza si portano in cima alla gerarchia, esercitando un effetto sulle concentrazioni di dopamina o diventando la reazione standard ai problemi della vita. Tuttavia, proprio come droghe e alcol scalzano altre cose dalla cima della gerarchia, anche altre cose sono in grado di far retrocedere le droghe nell’ordine di 210


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priorità. Spesso le persone smettono di usare sostanze problematiche quando trovano una maniera affidabile di ottenere stati capaci di competere con quelli dell’esperienza di natura chimica esogena.

DESCRIZIONE DEL PROGRAMMA Il Brooklyn Program è attuato in un periodo di sedici settimane di singole sessioni settimanali di due ore. Insegna specifiche abilità comportamentali e cognitive e, come si notava, non discute mai le droghe o i comportamenti problematici, bensì lavora per costruire risorse emotive e cognitive che in ultima analisi ne prenderanno il posto. Anche se sarebbe possibile concepire un programma che lavori su un periodo più breve, la durata di sedici settimane permette un ripetuto apprendimento dei comportamenti desiderati e garantisce che il programma sia affrontato con serietà anche da persone non avvezze alla velocità delle tecniche di PNL. Nelle prime sessioni i partecipanti apprendono come accedere a una serie di stati risorsa positivi e potenziarli utilizzando tecniche standard di PNL con le submodalità. Come qualsiasi professionista in PNL ben sa, queste operazioni con le submodalità hanno inizio con un intenso potenziamento dell’esperienza ricordata, e confermano così la promessa iniziale, quella di insegnare ai clienti tecniche di miglioramento della memoria. Sempre durante le prime sessioni, si insegna ai partecipanti a concentrarsi sempre più sulle emozioni e sensazioni associate all’esperienza ricordata, in modo da scoprire una serie di stati trascendenti profondamente piacevoli. Questi stati pseudo-meditativi sono progettati in parte per fornire sensazioni di efficacia personale autonoma, ma anche per offrire esperienze positive abbastanza forti da mettere in discussione la assolutezza dello stato problematico e sono generati seguendo un semplice schema di potenziamenti submodali. Dopo che i partecipanti hanno scelto una risorsa adatta, fate sì che chiudano gli occhi e rivivano il ricordo. Fate sì che notino semplicemente come è arrivato il ricordo: cosa notano prima di tutto? Un’immagine, un odore, una sensazione? E poi cosa accade? E poi ancora? Una volta che la persona si è calata nell’esperienza, può cominciare a variare la struttura submodale del ricordo. Indicate di apportare i cambiamenti in modo tale che l’esperienza funzioni al meglio. Lasciate che sperimentino con tutte le dimensioni fino a trovare la combinazione che sentono migliore per loro. Passate attraverso i vari cambiamenti submodali, fermandovi dopo ciascuno per lasciare il tempo necessario a elaborarlo. Dopo ogni cambiamento, chiedete ai partecipanti di notare 211


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il cambiamento nell’esperienza percepita. Ogni istruzione dovrebbe essere strutturata in modo da consentire al cliente di acquisire dimestichezza con questa procedura e di percepire chiaramente le variazioni nella sua percezione dell’esperienza in seguito al cambiamento delle qualità submodali di quest’ultima. Ricordate alla persona di prendere nota del tipo di cambiamenti percettivi che comportano la differenza più positiva nell’esperienza. Una volta completato questo processo, invitate la persona a tornare per un attimo nel qui e ora, a scuotersi di dosso l’esperienza e a parlare di ciò che ha avuto luogo: “È stato piacevole? Sapevi di poterlo fare? Cosa ha funzionato meglio per te?”. Dopo alcuni minuti di discussione, invitate la persona a chiudere gli occhi e ritornare al punto in cui era arrivata prima, per poi continuare così. Adesso tornate indietro fino al punto in cui eravate arrivati. Per alcuni di voi il ricordo se ne era andato, ed eravate semplicemente là, come sospesi a mezz’aria, va bene, tornateci. Tornate allo stato in cui eravate arrivati e notate quanto sia facile. Notate il vostro modo di respirare in questa esperienza. Notate come tenete il vostro corpo e gli schemi di tensione e rilassamento che migliorano la vostra esperienza. Modificate la vostra postura in modo che migliori l’esperienza. Notate l’espressione sul vostro volto. Modificate la vostra espressione in maniera che migliori e potenzi la vostra esperienza. Rilassatevi fino in fondo, fino alla parte migliore. Esploratela e scoprite nuovi modi di sentirvi e di essere, semplicemente portando la vostra attenzione sulla parte migliore. Godetevela per qualche minuto e poi tornate fuori. Sovraccaricate la memoria a breve termine con dimensioni sensoriali impossibili per la sensazione: posizione, grana, estensione, profondità, larghezza, altezza, temperatura, colore e suono immaginari. A mano a mano che i partecipanti si concentrano sempre più su questi aspetti, il contesto e il contenuto saranno sospinti al di fuori della memoria operativa, lasciando le persone in una potente, pacifica estasi che mantiene il sapore e il tono fisico dello stato originario. È uno stato generalizzato di stimolazione del sistema nervoso autonomo, che era precedentemente contestualizzato nello stato originario.

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Ora tornate ancora una volta all’esperienza. Nel corso di questa operazione, notate che potete zoomare di nuovo fino al punto in cui eravate arrivati prima; fino al punto di massima intensità. Tornateci dentro fino in fondo, e calatevi in esso. Notate il flusso improvviso di sensazioni ed emozioni. E mentre rivolgete la vostra attenzione… semplicemente rivolgete con delicatezza la vostra attenzione… al centro della sensazione, potete cominciare a notare… notare veramente… la sua temperatura… il suo colore… Notate se fa un suono… o un rumore. E potete notare, veramente notare… come la sensazione si muove… Se è centrata nel vostro corpo, o al di là del vostro corpo… Se si muove in cerchio… O ciclicamente… o a spirale… se gira in senso orario o antiorario… e se gira come una ruota… o come un giradischi… E mentre notate lo schema ricorrente di questo movimento… potete protendervi con mani immaginarie… e cominciare a tracciare questo movimento… con quelle mani immaginarie… e se il movimento della sensazione… non è un movimento completo… potete prendere quelle mani immaginarie… e guidare quella sensazione… attraverso il suo percorso… di nuovo nel suo centro… in modo che cresca… e aumenti… e scorra e si moltiplichi… e potete usare quelle mani immaginarie… per prendere la sensazione… e muoverla più velocemente… sempre più velocemente… attraverso il suo centro in modo che raddoppi… e raddoppi di nuovo… e diventi più forte… sempre più forte… e l’immagine comincia a svanire… e il ricordo svanisce… e vi trovate sospesi in aria… e rilassati e calati… giù… fino… in… fondo… in un piacevole… sicuro e… caldo… affidamento… nella vostra capacità… di sentirvi… bene… ora. Consentite ai partecipanti di rimanere nello stato per qualche tempo. Si potrebbe tranquillamente lasciarli rimanere nello stato anche per periodi prolungati. Poi, delicatamente, richiamate i partecipanti nel momento e nel luogo presente. Dopo un po’ di discussione, fate sì che tornino all’esperienza usando di nuovo quest’ultima porzione del “copione ipnotico” (a partire dalla parola “Ora”) ed esploratela “dirigendo delicatamente” la loro attenzione sulla parte migliore. Ripetete più volte, per accrescere e migliorare la facilità con cui utilizzano gli strumenti e il loro godimento dello stato. Poi, in sequenza, si insegna ai partecipanti ad ancorare diversi stati predefiniti che hanno raggiunto e potenziato durante le sessioni precedenti, tra cui:

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• L’esperienza di un’attenzione concentrata • Una singola buona decisione ripetuta in maniera sistematica • Un momento di consolidamento di abilità o di perfezionamento di comportamenti appresi (ad esempio andare in bicicletta, guidare la macchina e così via) • Un’esperienza di puro divertimento o godimento • Un’esperienza di sicurezza di sé o di competenza personale Queste risorse sono potenziate e amplificate fino a livelli estatici, fino al punto in cui non esiste praticamente più nemmeno l’ombra del contenuto o del contesto originale. Ciascuno stato è ancorato a un gesto distinto delle mani. Le ancore hanno tre funzioni: 1. Rendono la risorsa trasportabile e accessibile in contesti multipli. 2. Creano un mezzo relativamente meccanico per evocare e potenziare lo stato ancorato. 3. Creano un accesso automatico per la successiva integrazione di queste ancore preliminari all’interno di uno stato più complesso (combinare le ancore). La tecnica di ancoraggio utilizzata nel Brooklyn Program si distacca dall’uso standard in PNL in quanto aderisce a un paradigma standard di condizionamento pavloviano. Questo garantisce che le risposte siano veramente automatiche e che possano essere utilizzate indipendentemente dall’umore o dall’atteggiamento che ha al momento la persona. Lo schema di base è illustrato nella Figura 1.

Accedere allo stato

Una volta percepito lo stato, amplificarlo facendo il Gesto

Ripetere cinque volte o finché il Gesto in qualche modo potenzia lo stato

Mentre lo stato continua ad aumentare di intensità, interrompere il Gesto

Godersi lo stato, poi scuoterselo di dosso, e ritornare al qui e ora

Figura 1. Il processo di autoancoraggio

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Una volta che le ancore sono state esercitate e potenziate svariate volte, i partecipanti sono incoraggiati a farne pratica in diverse situazioni, in maniera da renderle consuete per altri contesti di vita. Questo garantisce che i nuovi comportamenti – l’accesso agli stati risorsa – diventino generali al di là dei confini della sessione settimanale. Una forte enfasi sui compiti da svolgere a casa e le pratiche da condursi in modo indipendente svolge la medesima funzione. I partecipanti sono anche incoraggiati a creare svariate ancore personali per proprio conto, per accertarsi che abbiano compreso che si tratta di cose sottoposte al loro controllo e che gli stati risorsa appartengono a loro e loro soli. Un elemento cruciale è l’enfasi posta sullo sviluppo di strumenti e convinzioni efficaci riguardo alle emozioni e sensazioni dei partecipanti.4 Attorno alla settima settimana, le ancore vengono fuse in una singola ancora chiamata “ORA” e che, per come la concepisco, crea una esperienza percepita di base (costellazione) del sé profondo junghiano. Jung ha affermato che ogni persona è mossa da processi inconsci verso la realizzazione di una espressione completa e integrata di tutto ciò che può essere in termini psicologici e spirituali. In coloro che sono capaci di utilizzarlo, questo potenziale interiore funge da bussola per la vita, per lo sviluppo personale a tutti i livelli. Il senso di questa direzione personale viene evocato allo scopo di fornire un fondamento efficace per la creazioni di obiettivi realmente motivanti e ricchi di senso. Ciò ha luogo nelle ultime sessioni, durante le quali utilizziamo i criteri della PNL per gli obiettivi ben formati per creare un futuro che corrisponda alla funzione dell’esito positivo nel principio forte di cambiamento di Prochaska,5 e all’osservazione che attraversare le fasi del cambiamento è un processo alimentato in maniera molto rilevante dall’identificazione di un futuro desiderabile e ricco di significato.6 Il processo continua con la raccolta e l’ancoraggio di un’altra serie di risorse da diversi periodi nella vita della persona. Si tratta di momenti in cui il partecipante si è sentito bene con se stesso e fiero di sé: cose che ha fatto bene, cose che ha imparato con facilità, lavori e ruoli che ha svolto e che sono stati significativi, sogni d’infanzia. Le esperienze sono ancorate, potenziate e integrate nell’ancora “ORA”.

4 5 6

Bandura (1997). Prochaska (1994). Gray (1996).

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Infine, lo stato percepito associato a “ORA” viene usato per creare obiettivi ben formati che spaziano in diverse aree della vita: occupazione, spiritualità, relazioni, vita intellettuale e pratiche di salute. Si crea ciascun obiettivo accedendo all’ancora “ORA” e immaginando la vita in ciascuna di queste aree attraverso la lente emotiva dello stato percepito “ORA”. Questo sfocia in obiettivi futuri che sono coerenti con un senso percepito profondo dell’identità personale. Gli obiettivi superficiali, come ricchezza, successo con l’altro sesso, acquisizione di beni materiali e via dicendo, sono scartati a favore di obiettivi comportamentali caratteristici delle tipologie di comportamenti che esprimono il senso costellato del Sé Profondo. Gli esercizi rimanenti sono dedicati a potenziare la visione del futuro e a consolidare quanto appreso.

ALCUNE OSSERVAZIONI Quando le persone li utilizzano, questi esercizi portano facilmente a una significativa diminuzione dell’uso della sostanza o del comportamento problematico, o addirittura alla totale astinenza. Nel sistema federale, in cui l’unica misura del successo è la completa astinenza, il programma ha prodotto un ottimo tasso di astinenza del 29,6% a un anno dalla fine del trattamento per quanti lo avevano completato. Si trattava in tutti i casi di criminali federali, che per la maggior parte non avevano alcun interesse nel trattamento. Quando si parte con un cliente che desidera cambiare, le cose diventano molto più facili. I risultati del programma sono stati pubblicati in svariati e autorevoli periodici del settore.7 Una delle idee importanti che derivarono dall’attuazione del programma fu che l’esercizio e la pratica delle abilità, in particolare il potenziamento degli stati e le ancore, devono essere fini a se stessi. Il programma funziona sempre meglio quando la persona ha prima di tutto imparato a godersi le abilità e gli stati di per sé. Fate in modo che vedano il programma come una fase precedente al trattamento, come una serie di abilità utili indipendenti dalla disintossicazione dalle droghe, o come qualcosa di privato che è semplicemente una risorsa per la persona.

7

Gray (2001, 2002, 2010).

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Non instradiamo inoltre mai le persone in merito a come usare le ancore: lasciamo che ne scoprano l’utilità per conto proprio. Gli stati dovrebbero essere praticati ed esercitati durante la sessione e a casa, in maniera che i comportamenti siano appresi fino alla ridondanza e diventino automaticamente disponibili. Dopo svariate settimane di pratica con le ancore, quando la persona è giunta a farvi affidamento come strumenti validi di per sé, le si può usare per combattere i desideri compulsivi e per cambiare i comportamenti. Preferiamo non farlo negli stadi iniziali del programma, per evitare che gli stati e le ancore perdano di valore con l’essere inquadrati solo come parte di un programma di trattamento per i problemi di droga.

PRECAUZIONI E CRITERI DI ESCLUSIONE Non esistono formule magiche o panacee. Nemmeno questo programma lo è. Bisognerebbe inoltre notare che alcune droghe, in particolare l’alcol e le benzodiazepine (sostanze come il Klonopin, lo Xanax e il Valium), possono portare a crisi d’astinenza che arrivano addirittura a mettere a repentaglio la vita della persona. Soggetti con dipendenze molto gravi o di lungo periodo da queste sostanze avranno bisogno di disintossicarsi con l’aiuto di un medico prima di cominciare a seguire il programma. Anche altre sostanze comportano crisi d’astinenza, ma generalmente non si tratta di condizioni che portano a pericolo di morte. Usate il buon senso e valutate accuratamente. Queste tecniche sono state utilizzate su soggetti criminali altrimenti stabili e che erano privi di problemi mentali di seria entità (disturbi Asse I). Non sono raccomandabili per persone che assumono anche una terapia farmacologica importante o che sono in cura psichiatrica. Se la persona è in cura contemporaneamente anche per altre problematiche, dovrete coordinare il vostro intervento con gli altri. Sebbene il programma sia stato progettato per l’uso in un contesto di gruppo, esso funziona bene anche individualmente. Talvolta anche solo creare e usare le ancore espande nelle persone singole la percezione delle opzioni possibili e permette di muovere verso scelte comportamentali migliori. In tutti i casi, comunque, preferisco fare in modo che le persone costruiscano personalmente i propri scenari futuri rilevanti utilizzando gli stati alterati e gli obiettivi ben formati. Avere un futuro motivante, o una serie di prospettive di futuro, può essere la differenza che fa la differenza. Il semplice fatto di essere sobri o disintossicati non è una ricompensa sufficiente. 217


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Una parte importante del programma è la capacità di verificare la conformità. Nessun programma di trattamento per l’abuso di sostanze può considerarsi riuscito se non si monitorano i risultati. Se non si analizzano regolarmente urine, capelli, sudore, alito o sangue per vedere se è presente la sostanza in questione, non si ha la misura dei propri progressi o dell’adesione della persona. Questo programma fornisce criteri chiari di successo a ciascuno stadio. Ci sono sette criteri comportamentali. In un contesto di gruppo, si organizzano le cose per misurare i progressi nell’uso delle abilità, e si fa coaching ai partecipanti per il processo di ancoraggio durante la prima delle due sessioni individuali programmate. Se dopo l’ottava sessione la persona non è ancora in grado di soddisfare i criteri di base, la si instrada a ripetere il programma o ad affidarsi a un’altra forma di trattamento. In un contesto individuale, o volontario, però, queste possono essere considerazioni meno importanti. Di seguito i criteri comportamentali (gli esercizi a cui si fa riferimento indicano le fasi del programma per cui i criteri sono rilevanti): 1. Indicare i nomi dei cinque stati e mostrare il gesto delle mani associato, seguendo l’ordine (esercizi 2 e 3). 2. Descrivere le proprie risposte fisiologiche al presentarsi dello stato (esercizi 1-5, e nel resto del programma). 3. Segni fisiologici: cambiamenti di postura, espressione facciale, battito cardiaco, respirazione e colorito della pelle. Sebbene varino da persona a persona, i cambiamenti di stato saranno osservabili. 4. Latenza di reazione: le persone che sono entrate negli stati profondi richiesti non risponderanno a stimoli esterni (forti rumori), oppure reagiranno con un marcato ritardo (ad esempio movimenti oculari svariati secondi dopo il suono). 5. Persistenza: le persone che accedono agli stati spesso hanno bisogno di alcuni secondi per tornare a un normale stato di coscienza. Le persone che ritornano immediatamente a un tono di voce e a tempi di reazione normali dovrebbero indurre sospetti.

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6. Cambiamenti di umore: gli esercizi di potenziamento e miglioramento di stato e quelli di ancoraggio (1-5), nonché tutte le attività seguenti, portano a potenti sensazioni positive. Le persone che cominciano la sessione in stati negativi passano rapidamente a un umore più positivo. Le persone che rimangono di cattivo umore dovrebbero indurre sospetti. 7. Gli stati emergono automaticamente in risposta alle ancore; non ci sono tempi di preparazione o sforzo per accedervi.

ELEMENTI DI ISPIRAZIONE PER IL PROGRAMMA E A PARTIRE DAL PROGRAMMA Il programma si è sviluppato sulla base della teoria junghiana e della mia esperienza con le droghe e la riabilitazione quando le persone se ne liberano. Una delle cose importanti accadute dopo l’inizio del programma è stato assistere a una presentazione dei National Institutes on Drug Abuse (NIDA) sul sistema della dopamina del cervello medio. Al tempo il programma era concepito come un approccio cognitivo-comportamentale con l’aggiunta di elementi di PNL. Dopo aver appreso delle prime ricerche sulla incentive salience e aver imparato di più sull’effettivo funzionamento delle droghe, mi resi conto che non era necessario insegnare cose o convincere le persone. Bastava semplicemente dare loro l’opportunità di fare esperienza di qualcosa che fosse disponibile a tutti e importante per loro: l’esperienza stessa avrebbe causato il cambiamento. Uno dei risultati del programma che più mi colpirono fu l’uso pressoché universale e spontaneo delle ancore per gestire la rabbia. Quasi subito dopo aver scoperto di avere un modo affidabile per controllare le proprie emozioni, i partecipanti cominciarono a usare le ancore per avere possibilità di scelta di fronte alla rabbia. Questo mi colpì ancora di più, considerato il mio impegno a non instradare mai i partecipanti riguardo a come o dove usare le ancore. Una volta, mentre insegnavo il processo di ancoraggio, due persone altrimenti piuttosto scettiche unirono le dita per evocare lo stato e furono talmente sorprese dal suo presentarsi che letteralmente sobbalzarono sulla sedia. Li rassicurammo che la cosa era del tutto sottoposta al loro controllo. Un’altra persona, che aveva violato svariate volte le regole della libertà condizionata facendo uso di cocaina, si presentò alla sessione e mi chiamò in disparte riferendomi di avere un problema. Dopo che lo ebbi incoraggiato a parlarmene, disse che la notte precedente era andato nel posto dove di solito comprava la droga, e si era trovato in confusione. Non 219


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sapeva cosa fare. Gli chiesi cosa avesse fatto, e lui rispose che se ne era semplicemente andato. Mi congratulai con lui per quella decisione. Dopo aver completato il programma, la persona portò a termine il periodo di libertà condizionata senza incidenti, e per quanto ne sappia non è più stata arrestata. Durante le regolari sessioni settimanali, abbiamo usato le ancore per fornire accesso a stati estatici pseudomeditativi. Questi, al di fuori del contesto terapeutico, avevano spesso l’effetto di portare la persona fuori da stati di depressione o rabbia, ristabilendo uno stato neutro. Una partecipante che soffriva di un disturbo bipolare (sfuggita ai nostri tentativi di selezionare solo persone senza problemi psichiatrici) assistette un giorno alla morte della madre mentre era in visita dai suoi, e simultaneamente cominciò a entrare in fase depressiva. Al ritorno riferì delle sue difficoltà ma disse di essere contenta di non aver fatto comunque ricorso a droghe (il che fu confermato dall’analisi delle urine). Indicò però di essere delusa delle ancore. Raccontò che nei momenti in cui si era sentita persa nella depressione, aveva attivato le ancore aspettandosi uno stato di pace profonda e di estasi meditativa; le ancore l’avevano condotta invece a uno stato neutro relativamente positivo, che rendeva più sopportabile il ricordo della sua visita ai genitori. Verso la fine del programma, dopo aver fuso le ancore e aver stabilito un intenso senso di sé, molti clienti rimasero profondamente commossi rendendosi conto che il programma aveva permesso loro di tornare in contatto con le proprie identità precedenti al problema con le sostanze. In lacrime, mi ringraziarono per aver restituito loro il passato.

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Ulteriori articoli, multimedia e registrazioni audio delle tecniche di base e di altro materiale sono disponibili gratuitamente su http://richardmgray.home.comcast.net

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