Massimo Pozzata
Cose altre di Savona o Biella e varie 1
Bandiera blu Sicuramente Albissola M. e Albissola S.(SV) meritano la bandiera blu e quant'altro per le loro spiagge, ma altrettanto sicuramente meritano il cartellino rosso o qualsiasi altro segno di demerito per quanto riguarda la circolazione stradale, eternamente intasata. La passeggiata lungomare di Albisola Marina è bella, ampia, artistica ma non so quanto salutare, costeggiata com'è da una strada stretta, di grande traffico (l'Aurelia), con le auto che avanzano lentissimamente e le moto che si destreggiano fra esse, ma sempre con motore acceso e gas di scarico conseguenti. Forse era preferibile una passeggiata più modesta e una strada più ampia e scorrevole, con razionali punti di entrata e uscita e magari con meno passaggi pedonali a livello e meno persone che attraversano dove gli pare. (2006) Province Non so se sia bene o male abolire le province, tutte o solo alcune. Pare che verranno abolite quelle con meno di 200 mila abitanti e noto una stranezza. Vercelli che fino a 15-20 anni fa era una provincia con circa 360 mila abitanti è ora divisa in quelle di Biella e di Vercelli, ognuna con meno di 200 mila abitanti. Fosse restata unica non rischierebbe di sparire, invece le due attuali dovrebbero confluire in quelle limitrofe: penso Novara per Vercelli e Torino per Biella. Biella però potrebbe sopravvivere perchè prevalentemente montana e annettersi Vercelli: si tornerebbe così 2
all'antico, ma con ruoli invertiti. Tutto un po' strano. Se l'ente è inutile vanno abolite tutte le province, se è utile può non esserlo quando comprende Biella e Susa lontana 150 Km oppure, come si è ritenuto, Vercelli (agricola) e Biella (industriale). Non vedo poi un gran risparmio nell'accorpamento di sole 4 province né uno scandalo nella loro sopravvivenza: ben più scandalosi sono i privilegi delle varie caste (politici, magistrati, giornalisti, burocrati, ecc.) e delle regioni a statuto speciale. Queste sì che mi piacerebbe fossero abolite, non come regioni ma come speciali. Se poi Valle d'Aosta (regione-provincia con 127 mila abitanti) e Trentino-Alto Adige vogliono essere Francia e Austria sempre Europa sono, se Sardegna e Sicilia vogliono diventare africane pazienza, spero che Friuli-Venezia Giulia resti Italia. Una volta che le regioni italiane avranno pari diritti e doveri, se diventeranno responsabili delle loro entrate e spese potranno giudicare ed essere giudicate dai loro abitanti sull'opportunità o meno di creare o abolire province: se la Sardegna può permettersi di avere CarboniaIglesias (130 mila abitanti), Medio Campidano (103 mila), Ogliastra (53 mila), Olbia-Tempio (154 mila) forse anche il Piemonte può tenersi Vercelli (180 mila), Biella (187 mila), Verbania-Cusio-Ossola (163 mila) senza chiedere nulla ad altri, né pareri né quattrini. (2010) Piccole cose Credo sia giusto pensare che in una democrazia le 3
istituzioni siano al servizio del cittadino e che per rendere un buon servizio il compito affidato alle istituzioni sia da queste svolto nel modo meno oneroso, ossia col minor dispendio di tempo e denaro. Un banale esempio di come invece vanno le cose mi fa pensare che la realtà sia diversa. Sarebbe bastato informare il proprietario, facilmente reperibile, che nel posto dove due settimane prima aveva lasciato l’auto era stato messo momentaneo divieto di sosta per trasloco. Probabilmente, come sempre succede, il divieto era stato messo un paio di giorni prima ma lui non l’aveva visto perchè, a causa del maltempo, da qualche giorno non aveva effettuato i consueti giri di controllo. L’auto aveva l’apposito contrassegno che ne permetteva la sosta in quel posto, contrassegno rilasciato del Comando Polizia Municipale: bastava una telefonata del vigile al suo Comando per sapere a chi era stato rilasciato, bastava un’altra telefonata o una passeggiata di un cento metri per suonare un campanello e l’ignaro proprietario avrebbe spostato la vettura nel giro di qualche minuto e senza costi. E invece viene chiamato il carro attrezzi e l’auto portata al deposito. Il proprietario non trovandola pensa a un furto, va al Comando Polizia Municipale, scopre che furto non è, paga le spese di rimozione, ritira la vettura, vede il verbale di contravvenzione, vorrebbe chiarimenti ma gli dicono che può solo presentare ricorso al Giudice di Pace. Lo fa. Dopo più di due mesi l’Ufficiale Giudiziario lascia nella cassetta della posta l’avviso di avere depositato la notifica presso il Comune: lui era in casa, ma non ha sentito campanello suonare, forse perché nessuno ne ha premuto il 4
pulsante. Il giorno dopo va in Comune e ritira la notifica della data dell’udienza (sei mesi dopo il ricorso) e il giorno seguente riceve una raccomandata A.R. che lo informa del deposito del documento già ritirato. Dopo altri 20 giorni riceve un’altra raccomandata A.R. dalla Polizia Municipale che gli notifica il verbale contro il quale già da tre mesi ha presentato ricorso e per il quale da tre settimane è già fissata l’udienza. Ogni raccomandata A.R. costa 5.6 euro, più di 10000 lire. Probabilmente tutte queste procedure sono a tutela del cittadino, ma se l’Ufficiale Giudiziario fa bene il suo lavoro è inutile la raccomandata, se invece basta la raccomandata è inutile il lavoro dell’Ufficiale Giudiziario; se un verbale viene contestato presso il giudice di pace che ne informa l’ente emittente, non vi è dubbio che è stato ricevuto ed è inutile la raccomandata; se per l’ammissione del ricorso è richiesto di non effettuare il pagamento non ha senso chiederlo a ricorso avvenuto. Sicuramente sono io a non capire la linearità dei procedimenti, ma mi pare che non si badi molto a come si spendono i soldi che in ogni caso sono a carico dei cittadini, di chi ha fatto ricorso o della collettività. Probabilmente 20000 lire di raccomandate inutili sono poco più di niente per qualcuno, ma mi resta il dubbio che se questo succede nelle piccole cose possa succedere in tutto. (2008) Sinsofia Lo so che il termine non esiste, ma per pigrizia lo uso egualmente per significare conoscenza comune 5
Nei pochi contatti avuti con persone che come me non sono più giovani e usano il PC, ho notato che spesso uno sa quel che altro ignora, cose che usando il PC fianco a fianco si imparano vedendo, ma che possono rimanere un mistero per chi si trova da solo davanti a un PC, sia pure collegato con l’intero mondo. Sicuramente vi sono siti dove è possibile porre domande ed avere risposte, di regola automatiche e già programmate. Mi piacerebbe invece un blog alla buona, frequentato da gente come me poco esperta, dove esporre un problema che non si sa risolvere per usufruire dell’altrui esperienze o partecipare gli altri delle proprie "scoperte": chi chiede e chi risponde, chi spiega e chi impara, magari piccole cose in cui uno è finito per caso o dopo lunghi tentativi. Comincio col chiedere se già esiste qualcosa del genere: se sì ringrazio chi fornirà l’indirizzo, se no ringrazio chi vorrà provare e invitare altri in questo e se son rose fioriranno. (2008) Vita a Savona Mi fa piacere sapere che a Savona vi siano eventi come quello di recente commentato su overseizero. Quel giorno, quella notte, io mi trovavo altrove e non posso quindi dire niente. Non so neanche se vi avrei partecipato, perché talvolta capita (è capitato) che non sappia di eventi interessanti, magari noti a tutti gli altri savonesi. Ci sono cose che da sempre i savonesi sanno e tanto basta, gli altri impareranno col tempo: piazza del pesce, l’ex ospedale, l’ex stazione, il prolungamento, la festa di S. Rita, 6
quella di S.Lucia, le “casse”, i “civici” rossi e tante altre cose per loro del tutto naturali ma non altrettanto per altri, come il sapere che c’è un’ evento a me ignoto. C’è l’Agenda, ci sono le locandine in poche o molte vetrine (dovrei guardare meglio, essere più attento) e se non c’è niente di visibile c’è sempre il “paseo” e il passaparola, un’arte in cui io non sono esperto. Non mi pare tuttavia che nel recente passato non ci fossero eventi: Jazz in darsena, concerti sinfonici in piazza, serate musicali in Duomo, nel chiostro o nella cappella, teatro e musica al Priamar, la Forzano quà e là, il concerto dei mille giovani stranieri in Piazza del Popolo, eccetera. Talvolta si doveva scegliere fra eventi contemporanei o arrivava il camion che rumorosamente scaricava i cassonetti durante un concerto sinfonico o i botti iniziavano poco prima che finisse. Ora c’è il teatro Chiabrera, allora in restauro. Non mi par fuori tema parlare quì anche della biblioteca civica. C’ero stato tempo fa e poi basta, perchè la mia prima impressione era stata negativa: era in un posto scomodo e mi pareva che il personale non favorisse l’approccio. Sono tornato per usare Internet (vi sono tre postazioni, usabili per 30 minuti, anche più volte non consecutive) ed ho trovato personale disponibile e il catalogo in rete. Resta un posto scomodo , ma mi sono abituato a fare la salita, anche in bici. (2008) Autobus, bici e centro strada Anche a Savona ci sono strade (a senso unico) con 7
corsia riservata ai bus. Io sono convinto che, in queste strade, la riga bianca centrale sia il limite destro della corsia normale e la gialla il limite sinistro della corsia riservata. In bici resto di solito nella corsia normale, il più possibile a destra, ricevendo strombettamenti, insulti e ingiunzioni a “non stare al centro della strada”, mentre io penso di non essere un bus. Vorrei tanto sapere chi è nel giusto: se ho torto io, pedalerò lungo il marciapiede di destra, nella corsia preferenziale, scusandomi con gli automobilisti che finora ho innervosito; altrimenti mi aspetto che siano costoro a cambiare comportamento e a scusarsi, eventualmente prendendosela con chi sosta irregolarmente sulla sinistra. (2008) Fare e disfare "Fare e disfare -diceva mia madre- è tutto un lavorare". E il lavoro costa, ma qualcuno ci guadagna. La rotatoria alla Torretta per un pezzo è stata fatta e disfatta, ma c’era pur da sapere quale fosse la soluzione più conveniente. Ricordo che in passato e in altri luoghi, capitava anche che si facesse uno scavo per porre i cavi telefonici, lo si richiudesse, lo si asfaltasse e appena l’asfalto era raffredato lo si riaprisse per porre, che so, i tubi del gas e poi ancora per quelli dell’acqua. Dopo un cantiere di lungo periodo alla fine il marciapiede (o passeggiata) ai piedi del Priamar era completato: non deve essere stato moltissimo tempo fa, e mi piaceva. Oggi vedo che la parte terminale, verso il porto, è tutta 8
sottosopra assieme al parcheggio. Sicuramente ci saranno ottimi motivi, o forse sono passati molti più anni di quanto a me sembri o forse sono sorti problemi non prevedibili quando si facevano i lavori o forse non prevedibili quando si erano progettati, magari molti anni prima, o forse la provvisorietà era troppo lunga o forse si avevano dei soldi da spendere e si sono spesi: qualcuno ci guadagna e qualcuno paga, di solito i soliti.(2008) Pedoni Forse qualche volta ce l’ hanno con chi va a piedi, a Savona. Per esempio, se da Piazza Mameli prendi il lato di via Montenotte per andare al mare, rispettando le regole devi passare a sinistra per superare via Corsi, quindi tornare a destra in Corso Mazzini e di nuovo a sinistra per finire a metà di Corso Colombo (dove termina il percorso pedonale), aspettando 5 volte il verde ai semafori. Se giunto in qualche modo all’inizio di via Dante vuoi andare alla Darsena trovi per un tratto una bella passeggiata diritta e poi un tracciato fantasioso per finire con un marciapiedi tanto stretto da obbligarti a scendere sulla strada se incroci qualcuno. Fino a poco tempo fa solo alla rotatoria dovevi continuare ambiguamente entro il parcheggio; ora vi stanno lavorando: spero bene. Ritornarnado per Via Giuria, in piazza Giulio II ti conviene spostarti sulla destra per evitare il tortuoso cammino tra edicola, auto, moto, spartitraffico, transenne e cassonetti all’ incrocio con via Giacchero. Altre volte però va meglio: in Corso Ricci per un po’ 9
tutte le auto devono fermarsi e i pedoni possono passare accompagnati da opportuno segnale acustico; sarebbe perfetto se con appropriata segnaletica fosse esplicitamente permesso attraversare in diagonale e se fosse concesso maggior tempo. In merito noto che, a quasi tutti i semafori, se viene arancio appena iniziato l'attraversamento raramente puoi terminarlo prima del rosso. (2008) Passeggiare a Savona Ho già parlato della cosa, ma ripetere non fa male a nessuno e forse aiuta. Qualche giorno fa, giorno di sole, sono ritornato sulla bella passeggiata che da via Dante (quella del Prolungamento) va verso la Torretta. Si può tranquillamente arrivare alla nuova rotonda, solo che una volta arrivati lì non si sa più cosa fare. Mi dicevano un tempo che i pedoni devono usare il marciapiedi o le strisce zebrate: questione di civismo. Il bello è che, probabilmente per istillare nelle persone più senso pratico che senso civico, finisce il marciapiedi ma non c’è alcuna striscia zebrata: una persona rispettosa delle regole dovrebbe ritornare indietro fino al precedente passaggio pedonale, attraversare l’Aurelia e riprendere la direzione primitiva sull’altro lato della strada. Me ne vergogno, ma non sono così diligente e come me non lo erano quei due turisti che avevano fotografato Priamar: siamo scesi sulla strada, abbiamo costeggiato la rotonda, girandoci di continuo per assicurarci che gli automobilisti non ci investissero, abbiamo attraversato la strada per il porto e siamo rimasti sulla carreggiata ancora 10
per un buon tratto privo di marciapiedi, causa lavori. Me ne vergogno e vorrei comportarmi da bravo pedone: visto che non c’è alcun avviso che si debba passare dall’altro lato della strada quando si può ancora fare, se l’assessore alla viabilità dovesse camminare da quelle parti me lo faccia sapere così capirò quale percorso devo seguire una volta finito il marciapiedi. Io gliene sarei grato, turisti e foresti si arrangino. (2009) C’ era una volta la ferrovia C’era una volta, non molto tempo fa, una ferrovia che correva lungo la costa ligure. La ferrovia c’è ancora, ma per lunghi tratti ora si trova un po’ lontano dalla costa. Non so cosa ne pensassero allora gli abitanti locali, ma credo che prima deve essere stata una benedizione, poi un tormento ed ora un ricordo per i più anziani. Quando non c’erano né bus nè auto, il treno doveva essere l’unico mezzo per arrivare o partire dalle località costiere: una benedizione. Poi i turisti arrivano in auto e la ferrovia separava i loro alloggi dalla spiaggia: un tormento. Ora tutti hanno l’auto e ci sono gli autobus, del vecchio tracciato della ferrovia e delle stazioni in centro rimane il ricordo, ma non solo. In molte cittadine costiere sovente qualcos’altro ha preso il posto della ferrovia: un’esperto potrebbe essere preciso, io mi limito a quanto ho potuto vedere nei miei tranquilli giri in bicicletta. Leggere qualcosa sulla possibilità di superare Capo Noli – ostruito dalla frana – utilizzando il vecchio tracciato ferroviario mi ha stuzzicato 11
la curiosità di vedere dov’ era l’inzio di quella galleria e poi di tutte le altre. Conoscevo già da molto tempo la passeggiata che da Varazze va a Cogoleto. La prima metà era comoda, bene asfaltata e bella, ma proseguiva buia e sconnessa; ora anche il tratto non asfaltato è ben sistemato, praticabile e tutto il tragitto è illuminato: le gallerie sicuramente, il resto penso che lo sia (i lampioni li ho visti, ma non di notte). * Da qualche tempo anche da Cogoleto ad Arenzano si usa il vecchio tracciato ferroviario: superato il percorso in terra battuta e un po’ maltrattato attorno al campo sportivo, la passeggiata è ben pavimentata con mattonelle, ampia, divisa per bici e pedoni, illuminata (l’ho fatta solo di giorno) e mi evita l’odiata salita della Colletta. Non ancora percorribile è la nuova passeggiata da Celle verso Varazze, proseguimento di quella esistente e della strada-parcheggio poste sul tracciato ex ferroviario. Dicevo dunque che m’era venuto il ghiribizzo di vedere dov’erano gli imbocchi delle gallerie della ferrovia. La cosa è meno complicata di quanto possa sembrare: percorrere l’Aurelia (non ci sono altre strade!) e quando la strada svolta verso il mare pensare che la ferrovia tirava diritto e guardare. Le ho viste tutte fino a Noli, credo, ma non so se me le ricordo. La Riviera di ponente che conosco è grossomodo così: un torrente una valle un centro abitato un’insenatura una spiaggia, un promontorio, un torrente una valle un centro abitato un’insenatura una spiaggia, un promontorio, e così via. A volte torrenti e promontori sono più di uno; vicino ai 12
promontori possono esserci dei porti turistici; nei centri storici c’è il mare, la spiaggia, l’Aurelia, una via o viuzza parallela (o più di una), diverse piccole traverse, con archetti e archivolti; nei paesi più grossi e più brutti tanti palazzoni e strade piene d’auto. Quando l’Aurelia trova un promontorio lo aggira salendo, la ferrovia lo bucava. La prima galleria inizia a Vado, poco oltre la sua fine c’è l’ ex stazione con ancora scritto Bergeggi. Poi un’altra galleria inizia nei pressi della strada che sale al paese e finisce sotto la strada che da Bergeggi scende a Spotorno. A Spotorno dove c’era la ferrovia c’è una strada-parcheggio che prima di arrivare in centro passa sotto un promontorio. Dopo Spotorno, quando l’ Aurelia curva a sinistra la ferrovia entrava nel monte per uscire a Noli, proprio dove sono le ambulanze della Croce Rossa, proseguiva diritta (ora c’è una strada-posteggio) per entrare in galleria là in fondo. Dove finisca per ora non lo so bene: quando si potrà passare per capo Noli credo che cercherò d’ individuare l’ex percorso ferroviario, prendere degli appunti e completare il discorso, forse. A memoria mi par di ricordare il posteggio prima di Varigotti, la successiva galleria, la galleria al Castelleto di Finale; dopo Caprazoppa la ferrovia costeggia tuttora l’Aurelia o il mare. Verso Genova cercherò alla galleria Valloria, a Albisola Capo, prima di Celle; di Celle ho già detto, a Varazze ovest la galleria è dove deve essere (prima che l’ Aurelia svolti a sinistra per superare il promontorio) e a est c’è la Passeggiata fino Cogoleto ovest, come da Cogoleto est a Arenzano ovest; dopo Arenzano la ferrovia è più o meno 13
dov’ era. Ma è tutto da verificare e prima o poi lo farò. * 13 maggio 2009: da Varazze a Cogoleto è tutto asfaltato e illuminato (luci deboli, a breve distanza l’una dall’altra). (2009) Antenne Forse quarant’anni fa, viaggiavo in treno verso Milano. Ad un certo punto un signore che non conoscevo si rivolse a me e indicandomi le molte antenne sopra i tetti delle case, disse: “Da noi in Germania solo una (antenna)”. D’allora penso che, anche nella meno tecnologica Italia, un po’ alla volta le molte antenne individuali siano state sostituite con altre, collettive: non più una per ogni appartamento, ma una per più appartamenti. Il nostro condominio, costruito 35 anni fa, fu abitabile già dotato di antenna comune. A Savona sui tetti c’è tuttora una selva di antenne familiari, a cui, nel migliore dei casi, si sono aggiunte familiari antenne paraboliche, altrimenti poste sul balcone. Decisamente individualisti, i savonesi, e un po’ all’antica: a ognuno la sua antenna e il suo antennista. (2009) Dove passava la ferrovia? Ho già scritto del vecchio tracciato litoraneo della ferrovia nel savonese e ora lo vorrei documentare con foto. Per vederle cliccare sul link (Foto 1,…., Foto 2, ….) oppure cliccare QUI (o QUA, se preferite Virgilio) per aprire in altra scheda l’album delle foto e vederle passando da questa scheda a quella e 14
viceversa. Cercherò le tracce a occhio, sapendo che il treno non amava (e non ama) curve strette e salite ripide. Partendo da Savona, di una galleria dirò entrata l’inizio da dove arrivo e uscita la fine dall’altra parte. Scusandomi per carenze ed errori, ringrazio sin d’ora chiunque vorrà contribuire con commenti, correzioni, precisazioni o altre notizie. Foto 70 – PS – Savona, Via Falletti. Percorrendo via Piave all’incrocio con via Falletti è tuttora ben visibile un’inconfondibile casello ferroviario. Foto 71 – PS – Savona. Via Falletti (che verosimilmente era il tracciato della ferrovia) finisce dov’era l’entrata della galleria ora murata, nella trincea sottostante Via Pisa. Da Savona a Cogoleto Da Savona vado verso Albissola cercando sopratutto gli imbocchi delle gallerie. Foto a La prima traccia che trovo è in viaTurati (di fronte alle Funivie): salendo la via, alla prima curva si vede a sinistra un casello ferroviario (ma non ho visto l’uscita, che deve pur esserci) e Foto b a destra un’entrata di galleria. Foto 1 Entrata – a sinistra dell’Aurelia, subito dopo l’inizio della strada per l’Ospedale San Paolo (Valloria), mezzo nascosta dalla vegetazione. Devo ritenere che sullo sperone opposto ci sia l’uscita di una galleria precedente ma non l’ho vista e non ne ho visto 15
l’entrata. Foto 2 Appena usciti dalla galleria stradale Valloria si vede – sempre a sinistra – l’ entrata di galleria ferroviaria . L’uscita della precedente si può intravedere guardando bene fra la vegetazione, a destra della galleria stradale. Notare la permanenza della tipica recinzione ferroviaria. PS (Foto 2A). Foto 2B PS – L’uscita della galleria della foto2 è al confine con Albissola Marina, prima del Rio Termine. È visibile salendo Via Leon Pancaldo, la prima strada (privata?) di Albissola Marina, appena dopo il distributore e il rio, poco prima della Madonnetta. Foto 3 Non ho visto l’entrata di questa galleria.Dopo l’uscita Foto2A la ferrovia doveva proseguire in una valletta tutta ricoperta di vegetazione – che non ho percorso – alla fine della quale doveva esserci l’entrata di questa galleria. Arrivato ad Albissola ho preso la prima strada (a sinistra, a destra c’è il mare) ed ho proseguito diritto per Viale della Rimembranza (la via centrale, tra quella che sale all’ospedale e quella che va in paese), poi ho preso la prima a sinistra. Foto 4 Uscita dalla galleria precedente credo che la ferrovia costeggiasse il mare, cioè che dove c’erano i binari ci sia il lungomare delle Albis(s)ole. Questa è la vecchia stazione, situata al confine tra Albisola Superiore e Albissola Marina e probabilmente serviva a entrambe. Lo spazio della stazione è diventato parcheggio. Come spesso accade al posto della ferrovia 16
ci sono passeggiate o posteggi, essendo la ex sede ferroviaria poco addatta a diventare strada trafficata. Foto 5 E dalla stazione il treno proseguiva dove ora c’è questa bella passeggiata, penso. Foto 6 A Capotorre finisce la passeggiata lungomare di Albisola Superiore, quella pavimentata e ben rifinita. Ma si può proseguire imboccando questa galleria (la foto è ripresa dall’interno, verso Albisola). Foto 7 Proseguendo nella galleria, stessa direzione. Foto 8 Si esce poco più avanti della galleria stradale di Capotorre, più in basso. . Foto 9 Siamo appena al di là della galleria stradale di Capo Torre (o Albissola Capo?). Salendo le scalette (dopo l’auto chiara) si finisce sull’Aurelia, davanti a un ristorante. La galleria ferroviaria passa sotto la strada: guardando con attenzione si vede la luce dell’uscita. Foto 10 Questa – mezza interrata – è l’uscita oltre l’Aurelia, un centinaio di metri dalla galleria stradale. Girandomi dall’altra parte ho fatto la foto seguente. Foto 11 Da Albisola Superiore verso Celle Ligure – passeggiata lungomare (e lungoaurelia). Foto 13 La ferrovia restava sulla sinistra, con l’ Aurelia tra essa e il mare, e poi si infilava in quel buco nero. Ingrandendo opportunamente si vedrà che tutto nero non è. Foto 14 Uscita di galleria a Celle Ligure: proprio dove inizia la passeggiata lungomare, giusto alle mie 17
spalle. Scendendo dall’ultimo promontorio si sovratsa il porticciolo, davanti alla galleria si curva a destra, finisce la discesa e si è a Celle. Foto 15 Celle Ligure: borgo, lungomare e spiaggia. Mi sono girato di 180° ed ho fatto questa foto. Sembrerebbe proprio che il treno passasse di qua, anche se mi pare che la passeggiata sia un po’ più giù della galleria. Foto 16 Celle Ligure: galleria sotto l’ Aurelia, tratto iniziale.Continuando sul lungomare dopo essere passati davanti a il borgo e sotto alla chiesa, si può abbandonare la passeggiata, entrare nella galleria e passare sotto la strasa. Gli accessi non assomigliano alle altre gallerie ferroviarie, ma il resto sì. Una linea divide la parte ciclabile da quella pedonale. Foto 17 Celle Ligure: modellino di treno, in una delle bacheche della galleria sotto l’Aurelia. Credo che questo modellino di treno posto in una bacheca – una vetrina illuminata circa a metà della galleria sottoaureliana – sia lì a ricordare a cosa serviva il tunnel. Foto 18 Celle Ligure: ultimo tratto della galleria, poco prima dell’ uscita al di là della strada. La galleria inizia e termina con parti che sembrano aggiunte, ma suppongo sia un lascito della vecchia ferrovia. Foto 19 Celle Ligure: la strada sale per superare il primo promontorio verso Varazze e il treno entrava in galleria. Dall’uscita della galleria precedente fino all’entrata di quella che si vede in fondo, sono posteggiate le auto. Credo che la casa sulla sinistra sia 18
un manufatto ferroviario: seminascosta da una rete e dalla siepe s’intravede la tipica recinzione dell FF.SS. Foto 20 Celle Ligure: questo è l’inizio della galleria – recentemente sistemata e aperta al passaggio – che riportava il treno in riva al mare. Il mare è a sinistra. Foto 21 Celle Ligure: la scala porta sulla SP1 Aurelia, oltre il sottopasso s’intravede l’ultima (di tempo e spazio) passeggiata di Celle Ligure. Così finisce la galleria iniziata nella foto precedente e si prosegue nella breve passeggiata delle foto seguenti. Foto 22 Celle Ligure (SV) – Nuova passeggiata (all’altezza dell’ entrata in A10): verso Celle Ligure Foto 23 Celle Ligure (SV) – Nuova passeggiata (all’altezza dell’ entrata in A10): verso Varazze Foto 24 Celle Ligure: entrata di galleria, al termine della passeggiata che si intravede – malamente – nella foto precedente. Deve esserci qualcosa di prezioso, lì dentro: prima c’è un altro portone. Foto 25 E poco oltre c’è l’ entrata di un’altra galleria. L’uscita della precedente è poco prima, visibile e blindata. Foto 26 Tra Celle e Varazze. Questa valletta si trova tra il primo e il secondo promontorio. È abbastanza ampia e profonda per cui penso che ci possa essere sulla sinistra l’uscita della galleria precedente e sulla destra l’entrata di quella seguente. Anche la casetta mi pare un manufatto ferroviario, ma 19
posso sbagliarmi. Foto 27 Fine di galleria, inizio di Varazze. Questa uscita è proprio dove c’è il supermercato e il cimitero (alle mie spalle) e – dall’altra parte della strada – il nuovo porto di Varazze. Qualche metro a sinistra inizia la salita che supera il primo promontorio verso Celle. A sinistra del cartello si vede l’entrata della galleria, per cui non penso che sia quella della foto 25. Foto 28 Varazze: zona del porto. Questa foto è stata fatta spostandomi di qualche e voltanto le spalle alla galleria: Aurelia, nuova (abbastanza) rotatoria, Varazze, porto. Foto 29 Varazze, giardini del lungomare: manufatto FF.SS.? M’è venuto il sospetto che anche questo possa essere ex FF.SS. Se così fosse anche a Varazze la ferrovia correva lungo mare. In realtà ne dubito, ma la passeggiata Europa è sul tracciato ferroviario in riva al mare: si gira a sinistra quando inizia la salita per Piani d’Invrea e poi a destra per passare sotto l’Aurelia, ma vi si può anche giungere diritti dal centro, dal piazzale dove c’è il grande posteggio e poteva passarci il binario (vedi commenti). Finisce dove finisce la discesa dell’Aurelia dopo Punta Bella, a Cogoleto. Foto 30 Passeggiata Europa: lunga, bella, larga non moltissimo frequentata dopo i tratti iniziali da Varazze o Cogoleto. Dove passava il treno ora c’è un bel lungomare che in 4 Km da Varazze arriva Cogoleto. Ora è interamente asfaltata e debolmente illuminata (nelle gallerie è così, di notte però non ci 20
sono stato ma i lampioni ci sono), riservata a pedoni e ciclisti. È molto bella, con il verde e qualche villa verso monte, rocce e ghiaiose insenature verso il mare. Nel primo tratto (quello asfaltato da molto tempo, che arrivava fino al posteggio sotto Piani d’Invrea) ci sono anche bar e fontanelle. La seconda parte è molto frastagliata e ricca di gallerie ferroviarie ben sistemate. Foto 31 Verso Cogoleto 1. Foto 32 Verso Cogoleto 2 Foto 33 Ciclisti diretti a Varazze, tra due gallerie Foto 34 In vista di Cogoleto: un’entrata (di galleria ferroviaria) vista da un’uscita. Foto 35 Cogoleto: finita la passeggiata si vede una galleria ex FF.SS. al di là dell’Aurelia. Qui siamo in provincia di Genova e torno indietro. . Foto 36 Verso Varazze: il numero sulla casa mi fa pensare che si tratti di una costruzione delle Ferrovie. Con quest’ultima foto ho finito la ricognizione sulle tracce della ferrovia litoranea fino ai limiti del savonese verso Genova. La ferrovia entra in Cogoleto, ma finito il paese – quando l’ Aurelia comincia a salire alla Colletta – girando attorno al campo sportivo si trova la recente passeggiata-pistaciclabile che va a Arenzano: tutta nella ex sede ferroviaria lungo la costa, con grandi tratti in gallerie artificiali e brevi passaggi in gradevoli zone scoperte. Forse continuerò, ma dopo Arenzano la ferrovia è tuttora lungo la costa, a sinistra dell’Aurelia. La 21
prossima esplorazione sarà verso Finale: dopo Finale a destra dell’Aurelia c’è tuttora la ferrovia. Da Savona a Finale Ligure A Savona non ho cercato tracce di ferrovie in disuso. Foto 37 Vado Ligure – Vecchia Stazione FFSS. Seguendo l’Aurelia verso occidente, la prima evidente traccia della ferrovia litoranea la trovo a Vado: il piazzale antistante la vecchia stazione è un posteggio subito a destra. Foto 38 Vado Ligure – Costruzione e ponte ferroviario. Più avanti, si trova questa casa palesemente di foggia ferroviaria e un ponte di ferro. Le rotaie sono ancora ben visibili. Foto 39 Vado Ligure – Il tracciato ferroviario prosegue in un terreno non curato e oltre questa strada. I binari quasi scomparsi nel terreno riappaiono sulla strada per poi perdersi in fabbriche e magazzini. Da qui in poi vanno verso destra, inoltrandosi dentro le fabbriche della zona ….. Foto 40 Vado Ligure – Binari in uso, forse sul vecchio tracciato – Entrano in quella galleria e vi sostano dei vagoni. Foto 41 Bergeggi: Fermata di Bergeggi (si legge fra gli alberi). Poco prima del bivio per il paesei, sulla destra c’è la vecchia Fermata di Bergeggi. Foto 42 Bergeggi – Uscita della galleria. Nascosta tra gli alberi s’intravede la vecchia fermata e nello 22
sterrato alcune moto posteggiate. A Vado A Vado Ligure non sono riuscito a trovare l”entrata di questa galleria. Foto 43 Bergeggi – dopo un breve tratto allo scoperto, la ferrovia entrava nuovamente in galleria. Si può notare l’indicazione per Bergeggi, il bivio e l’isolotto. Foto 44 Spotorno – L’uscita della galleria precedente. Tutto la ex sede ferroviaria è ben visibile a Spotorno, in gran parte utilizzata per posteggio delle auto. Questo è il meno sistemato. Foto 45 Spotorno – È evidente che qui, a destra della strada, passava la ferrovia. Anche la casetta è di tipo ferroviario. Si prosegue praticamente diritti fino alla prossima galleria, costeggiando l’Aurelia Foto 46 Spotorno – Ponte ferroviario sul Rio Crovetto. Il tracciato ferroviario s’interrompe prima del ponte per il passaggio di una strada lungo il Rio, sotto l’Aurelia: il ponte si trova su in alto staccato dalle rotaie precedenti. Foto 47 Spotorno – Entrata della galleria che esce a Noli. Per tutto il tratto dal promontorio di Bergeggi a quello prima di Noli la ferrovia correva – pare evidente – subito a destra della strada, come tuttora fa dalla Caprazoppa fino quasi a Pietra Ligure. La foto è fatta da sopra il muretto che costeggia la strada e l’entrata della galleria è nel cortile di una casa abitata. Foto 48 Noli – Uscita della galleria precedente. La galleria è poco visibile perchè sede della Croce Rossa di Noli e nascosta dai teloni che riparano le 23
ambulanze. Si trova appena fuori le mura, di fronte alla chiesa. Anche a Noli, proseguendo diritto si passa per il grande posteggio (vi si accede passando a destra di San Paragorio) e si finisce all’entrata della prossima foto. Foto 49 Noli – Entrata della galleria di Capo Noli. A Noli il percorso ferroviario era tutto alle spalle del centro storico, fuori delle mura a monte. Per giungere alla galleria si percorre la strada alla destra dei lavori che vi stanno facendo, ma è ben visibile anche dall’Aurelia, subito prima che la strada cominci a salire per superare Capo Noli. Foto 51 Capo Noli -Poseguendo sull’Aurelia – dopo il tratto chiuso fino al 30/6/2009 e ora a senso unico alternato che arriva QUI, oltre la galleria Capo Noli – poco prima di Malpasso la ferrovia passava – credo – in questo manufatto. Foto 50 e usciva da questa galleria. Foto 52 Malpasso – Breve tratto scoperto e subito l’entrata, a fianco della galleria stradale del Malpasso Foto 53 per uscire a fianco della stessa Foto 54 in questo tratto di litoranea, poco prima di Varigotti, Foto 55 e infilarsi laggiù, in quella galleria. Foto 56 Varigotti – Ne usciva poco dopo (nella galleria si vede la luce dell’entrata) per continare a destra dell’Aurelia in questo tracciato, ora posteggio, Foto 57 ai piedi di questa chiesetta, Foto 58 infilarsi in questa galleria a fianco della 24
galleria di Varigotti Foto 59 e uscire qui, a fianco della galleria stradale, un po’ all’interno. Foto 60 Varigotti – La ferrovia continuava poi diritta, sempre a destra della strada ma un po’ scostata, con case fra l’una e l’altra. Questa dovrebbe essere la vecchia stazione e, come spesso succede la sede ferroviaria è ora posteggio. Di regola quando la ferrovia costeggiava il mare è diventata passeggiata, quando tra essa e il mare c’è la strada (o anche case) diventa via-posteggio. Foto 61 Varigotti – Quando lo spazio si restringeva e finivano le case, il treno tornava a correre a fianco dell’Aurelie e quando questa aggirava uno sperone entrava in galleria Foto 62 per uscirne poco più avanti. Foto 63 Capo San Donato – Forse la successiva entrata è nascosta fra quella vegetazione, poco lontano dalla prima galleria stradale di Finale Ligure, dove c’è il porticciolo. Foto 64 Il posto è questo. Foto 65 Finalpia – Di sicuro l’uscita è questa, appena dopo la galleria del Castelletto. E siamo a Finale Ligure, Finalpia.Per un po’ ho seguito il tracciato ferroviario, che – mi pare – correva discosto dall’Aurelia, con spazio sia verso questa che verso la strada che passa davanti all’abbazia di Finalpia. Forse superava il torrente un po’ più a valle del ponte di questa via, ma non ne ho visto traccia. 25
Foto 66 Finale Ligure: la stazione ferroviaria, vista dalla strada per Melogno. È rimasta dov’era e da qui in poi anche la ferrovia segue il vecchio tracciato. Foto 67 Finale Ligure: la galleria di Caprazoppa, dall’altra parte della strada. La ferrovia entra qui, parecchio prima della galleria stradale di Caprazoppa, Foto 68 ed esce qui, parecchio dopo la galleria stradale, che si fede in fondo. Foto 69 Poi la ferrovia, ora come allora, corre a destra dell’ Aurelia fino a Pietra Ligure. Credo che da qui la ferrovia sia rimasta nella vecchia sede litoranea. Quando potrò andrò a verificare, per ora ringrazio chi vorrà contribuire con osservazione, note, correzioni, integrazioni o altro e saluto tutti.. ——————— Anche dopo avere pubblicato il blog non ho smesso di notare le tracce della ferravia, quando mi capitava. Casualmente ho trovato una traccia della ferrovia in centro a Savona, all’incrocio di via Piave con via Falletti (Foto 70). Salendo Via Leon Pancaldo (la prima strada di Albissola Marina, subito dopo il Ritano del Termine, immediatamente prima della Madonnetta) si può vedere quella che dovrebbe essere l’uscita della galleria di foto2 (Foto 2B). La recinzione che impediva l’accesso allo spazio tra la galleria di Foto 1 e l’entrata di Foto 2 ora è divelta ed ho potuto fare la foto 2A. La fitta vegetazione lascia 26
appena intravedere l’uscita della galleria, ma si può notare la luce dell’entrata. Pensando che se in via Falletti c’è un casello ferroviario ci doveva pur essere la ferrovia: infatti la strada termina in una trincea a fianco di Via Pisa chiusa dall’entrata murata di una galleria (Foto 71). (2008) Muri Non ne avevo mai visti di muri così o, meglio, non li avevo mai notati. Il primo l’ho osservato a Quiliano, ho pensato “che strano” e credevo fosse unico. Ma, guardando meglio, sempre in quel paese ho viste molte altre case che avevano una parete di quel tipo. Non capivo bene di cosa si trattava; pensai che fosse un rivestimento della parete Nord, quella dove mai arriva il sole, più fredda e umida. Avevo già visto altrove tali pareti ricoperte con qualcosa di protettivo, catrame o altro, ma era la prima volta, credo, che vedevo “tegole” posizionate su un muro verticale anziché sul tetto. Però non sempre il muro mi pareva a tramontana, probabilmente perchè non sempre capisco dov’è il Nord. Penso sempre che da queste parti le strade che si allontano dal mare vadano a settentrione: non è così e sovente non tengo conto delle curve che portano una strada inizialmente diretta a NW proseguire in altra direzione. Non l’avevo mai notato, ma proprio da casa mia posso vedere due abbaini che hanno la parete sud rifinita a quel modo. Certo in questo caso le superfici da ricoprire sono minime e poca la spesa per trattare così sia le pareti Nord 27
(che non vedo) che quelle Sud. Ben visibile ho anche il muro esterno degli ultimi due piani e del sottotetto di una grande casa: una piccola finestra per piano e tutto il resto ricoperto da lastre rettangolari che osservando con il binocolo pare proprio siano parzialmente sovrapposte; il materiale sembra lo stesso degli abbaini e non so bene cosa sia; la parete è quella a Est. Ho poi potuto vedere più da vicino il muro NE della vecchia chiesa di Valleggia (quella davanti alla nuova) che ha questo tipo di rivestimento: non mi era ben chiaro se si trattava di sottili piatrelle (la ceramica non è estranea a Savona e Albissole) o di lamine di ardesia (Lavagna e Val Fontana Buona sono pur sempre in Liguria). Avevo veduto altre volte muri rivestiti di piastrelle, ma non mi pare a questo modo, con la stessa tecnica usata per ricoprire i tetti (credo si chiami embricatura, dalla tegola piatta detta embrice). Avevo (ho) il dubbio sul materiale usato: per me l’ardesia ha un colore grigio scuro, quello dei tetti delle baite di montagna; quello che vedevo era invece un altro. Solo osservando la parete del vecchio oratorio di Celle Ligure (dietro l’attuale chiesa) mi sono quasi convinto che si tratti di ardesia, sempre solo di ardesia. Prima o poi qualcuno mi dirà come stanno le cose, quale materiale viene usato, come viene messo in opera e magari se un muro così rifinito o la rifinitura hanno un nome specifico, locale o nazionale. Questo rivestimento l’ho notato solo recentemente nel savonese, forse perché prima e altrove non sono stato abbastanza attento o perché è usato solo o prevalentemente in Liguria. 28
Delle foto fatte la prima mostra in particolare il rivestimento dell’abside della chiesa di Spotorno che si vede nella seconda. La terza è di un abitato poco oltre Quiliano, dopo il nuovo ponte, sulla strada che va a Montagna/Roviasca: sulla destra si può vedere un po’ del muro con quel tipo di rivestimento, la parete dovrebbe essere a Nord-Est. (2009) Il Piazzo di Biella Da qualche tempo non sono a Savona ma a Gaglianico, un paio di km a sud di Biella. Chi ha avuto l’opportunità (o fatto la penitenza) di guardare le foto di questo spazio se ne sarà accorto e avrà notato che le ultime sono fatte nel biellese. Alcune di queste foto sono anche in Flickr, per chi volesse vederle e magari commentarle. In questo tempo freddo, piovoso e imbronciato non giro in bici e quindi non faccio foto. Ma in un giorno che sembrava bello ho fatto un piccolo giro, sono andato a Biella e sono salito al Piazzo: in tutto poco più di dieci km. Ma non era così bello come pensavo e così sono ritornato quando c’era il sole ed ho fatto diversi scatti. Ho pensato di raccogliere tutte le foto vecchie e nuove relative al Piazzo e le ho messe in questo album. Chi le volesse vedere può farlo a suo rischio e pericolo (qualcuna a me piace, a qualcun’altro spero): basta un clic. Un cordiale saluto a tutti e un grazie a chi vorrà perdere un po’ del suo tempo. (2010) Qualcosa di nuovo 29
Mancavo da Savona da alcuni mesi e, tornato, credevo che nel frattempo avessero pensato a quei cittadini e turisti che dalla Darsena Vecchia vanno a piedi al Priamar o al Prolungamento e viceversa. In effetti qualcosa è stato fatto. Partendo dal Prolungamento il pedone, arrivato alla fine della passeggiata, se vuole proseguire per la Torretta è sempre costretto a scendere dal marciapiedi ed entrare nella rotonda, ma per ritrovare il marciapiedi non deve più attraversare senza alcun passaggio pedonale due accessi ai parcheggi auto e una strada: ora una nuova strada s’infila in galleria per finire al porto e le strade da attraversare sono diventate due. Una volta tornato su terreno pedonale, giunto alla fine della discesa gli resterà il dubbio su cosa fare per raggiungere la nuova passeggiata (quella con in mezzo palme e lampioni) al di là del distributore di carburante: ma lì il traffico è scarso e anche in assenza di passaggi zebrati può cavarsela benissimo. Lo stesso problema in direzione opposta ha chi dalla Torretta vuole andare al Priamar, ma poi per lui la cosa va un po’ meglio, perché seguendo un articolato tracciato pedonale alla fine si ritrova sul marciapiede opposto e per arrivare alla fortezza dovrà semplicemente riattraversare l’Aurelia dopo la rotonda, sulle strisce. Si dirà che potrebbe seguire lo stesso tracciato, in senso inverso, anche chi viene dal Prolungamento, solo che niente e nessuno glielo indica o consiglia. Magari in futuro avremo amministratori che vanno 30
anche a piedi e forse …. chissà. (2010) Un nuovo mondo Sono ormai undici anni che abito a Savona, non sempre ma buona parte dell’anno. Credo essere uno piuttosto curioso: in bici sono stato in quasi tutti i luoghi del savonese e credevo di conoscere la città. Per mia moglie Savona è quella compresa tra mare, Letimbro e via Paleocapa: eccezionalmente considera Savona anche il Gabbiano, il lungomare fino ai Giardini Isola della Gioventù, il tratto tra via Paleocapa e Piazza Saffi. Lei si muove a piedi, io movendomi in bici includo tutta la zona pianeggiante e qualche tratto in collina non troppo impegnativa. Il 18 marzo, festa patronale, sono andato come moltissimi savonesi al Santuario: andato e tornato a piedi. Tornando, in via Torino ho visto uno di quei cartelli che illustrano un itinerario a Villapiana; li avevo visti altre volte, ma non vi avevo prestato particolare attenzione: questa volta però non mi è spiaciuto fermarmi a riposare con la scusa di leggerlo. Così mi sono ripromesso di seguirne le indicazioni, non allora che ero stanco ed affamato, ma il primo giorno senza pioggia. E così ho fatto. Non tutti i cartelli erano ben leggibili; alcuni sbiaditi dal sole, altri danneggiati da vandali. Guardavo la piantina per passare da un cartello all’altro seguendo l’itinerario. Ma anche quando nella piantina era ben visibile non sempre lo trovavo o perché non ricordavo il nome della via seguente, o perchè non la individuavo 31
bene: e così ritornavo all’ultimo cartello visto e rifacevo la strada. Sono passato davanti a Salita Aquileia senza vederla aspettantomi una strada e non una stretta scalinata fra muri e il segnale col nome girato da qualche buontempone; salito a Piazza Brennero ho visto un’altro cartello ed ho pensato di fare l’itinerario all’inverso: non ho visto Crosa San Lorenzo, ho preso Via Mignone e sono ritornato sui miei passi quando – sbagliando – ho creduto fosse diventata Via Nervi. Ridisceso per via Verdi, ho trovato e scalato Salita Aquileia; finita quella, dopo un po’ di strada ho visto il previsto cartello ed ho immaginato di essere in Via Firenze. Continuando a salire eccomi in Via Mignone e sono sceso per quella, certo di finire in Piazza Brennero; ma nemmeno allora ho visto “Crosa San Lorenzo”. Solo consultando Internet ho scoperto che crosa è un viottolo incassato fra muri, secondo quanto posso capire dalla spegazione in ligure: io invece cercavo una strada. E così quel giorno ho fatto tanto cammino inutile ma ho scoperto un nuovo mondo. Oltre ad essere curioso credo di essere anche cocciuto, così quando è arrivato un giorno di sole sono tornato in quel mondo a me fino allora sconosciuto portando con me la fotocamera e quasi certo di rifare per bene quel giro: non è stato proprio così, qualche errore l’ho rifatto ma ora credo di conoscere abbastanza quella zona, non quanto un savonese nato, ma abbastanza. Ho iniziato da Piazza Saffi e in via Piave ho avuto una sorpresa: ho trovato un casello ferroviario di cui non m’ero mai accorto e che non avevo cercato quando seguivo le 32
tracce della ferrovia dismessa: è all’incrocio con Via Falletti Più avanti, dove finisce Villa Cambiaso dall’altra parte della strada c’è Via Tripoli: a destra di essa c'è quello che rimane dell’antica chiesa di San Francesco da Paola, proprio in faccia alla nuova che è in piazza Bologna, in fondo a via Cambiaso. Girando a destra in Via Cambiaso, il muro di cinta del parco della villa è quasi tutto coperto da gradevoli piastrelle in ceramica con disegni, figure, poesie e altro. Finito il muro di Via Cambiaso siamo in Piazza Bologna, davanti alla nuova chiesa San Francesco da Paola. Sulla destra un alto muro chiude da quella parte il parco di Villa Cambiaso: per via del muro e delle piante non è facile cogliere il retro della villa. Fatta Salita Aquileia, un po’ di via Firenze e di via Mignone ecco la piccolissima chiesetta antica di San Lorenzo, San Biagio e San Donato. Tre santi forse sono tanti per una chiesa dove l’officiante è stretto tra gli altari pre e post Concilio Vaticano II. Ma quella chiesetta è lì almeno dal 1178, anche se non tutta. A fianco della chiesa, a sinistra, passa Via San Lorenzo, una crosa, una strada incassata fra muri che scende fino a quasi Piazza Brennero mentre dall’altra parte sale fino a superare poco più avanti l’autostrada per scendere non so dove. Scendendo da Piazza Brennero per Via Verdi ecco le scuole: c’è anche l’asilo, ma si vede poco (oltre la strada, oltre la mura, basso, in fondo, coperto dagli alberi). E sono tornato sul terreno pianeggiante di Via Fiume: un’ultima 33
foto alle biciclette posteggiate che forse stanno ad indicare che da lì è meglio proseguire a piedi. Ho scoperto un nuovo mondo, il mondo di Villapiana con le sue strade trafficate, con quelle in salita (o discesa), le sue stradine, le sue molte case vecchie e nuove, la sua storia, le sue scuole, le sue chiese di varie dimensioni e età, in piano e in colle, le sue fabbriche dove la gente si guadagnava da vivere, ora scomparse e non so come sostituite. (2010) Una casa da papa Il suo nome era Francesco della Rovere e nel 1414 certamente non pensava di divenire papa Sisto IV, quello da cui prende nome la Cappella Sistina di Roma e quella di Savona, sepolcro dei suoi genitori. Sul tratto di Via Aurelia che costeggia il mare da Celle Ligure ad Albisola Superiore, dopo un breve slargo, si vedono a destra le indicazione per “ PECORILE ” e “ CASA NATALE DI PAPA SISTO IV “. Passando di lì in bicicletta avevo notato il cartello e sono salito, faticando non poco, finché non ho visto un'altra indicazione per la casa del papa puntare su due case un po’ più in basso. Guardate e riguardate nessuna delle due mi pareva potesse risalire ai tempi di Sisto IV, a meno di una totale completa ristrutturazione ancora in atto. Deluso per avere fatto inutilmente quella per me dura salita sono ridisceso sulla litoranea e tornato a Savona, un 6 Km più a ovest. Ieri ho voluto di ritentare l’impresa: con qualche anno e qualche chilo in più non sono riuscito a salire sempre in sel34
la alla bici, ma alla fine mi sono trovato su, davanti a quel cartello. Guardando con più attenzione ho visto che la stradina sterrata non si fermava nel cortile di quelle due case, ma curvava a sinistra e continuava a scendere. Ho pensato che forse la casa del papa era più in basso; sono smontato dalla bici, temendo una qualche foratura, e mi sono avviato nella stradina. Dopo un buon tratto di discesa, superate altre case sicuramente non coetanee di Sisto IV ho visto un signore che curava il suo orto e gli ho chiesto dove fosse mai la casa del papa: temevo mi dicesse di dovere risalire e invece mi ha indicato un gruppo di case ancora più in basso, dicendomi che c’era una targa a identificarla e, rispondendo a mia domanda, che sì, da là si poteva proseguire per Celle o Albisola. E così sono giunto a un piccolo borgo, davanti ad una casa sicuramente vetusta ma nessun cartello visibile. Giro un po’ attorno, attraverso il portico della casa e c’è, contigua, un’altra abitazione. Della Rovere mi pareva il nome di una nobile casata e mi trovo davanti a una piccola dimora, senza segni di vita, con un’impalcatura che non si sa bene se sia lì per sostenere la casa o per lavori di riparazione. Se questa è la sua casa natale non sembra proprio una casa da papa. E invece è proprio questa; lo dice la targa sopra la porta a destra (mezzo nascosta dai tubi) e lo conferma la formella sotto il numero civico 47 a fianco della porta a fine scala È vero, i papi non lo diventano per diritto ereditario e un papa può nascere in una casa come questa: quel nome Della Rovere mi sembrava almeno pari ai Del Carretto, signori di Finale, ma probabilmente mi sbagliavo. 35
Preso atto di questo sono proseguito in bici nella discesa, ora divenuta – a mio giudizio – meno infida. Come preannunciatomi trovo un bivio e una scritta che indicava a sinistra per Celle, a destra per Albisola. Ho preso la strada a destra ed è ricominciata la salita, quasi subito per me dura e impraticabile in bici: salgo tenendola per mano. Da lassù si poteva ben vedere la casa del papa: a destra del pennacchio di fumo, al centro del gruppo di abitazioni.. Poi la strada, ormai una normale stradina asfaltata, ha ripreso scendere e alla fine mi sono trovato ad Albisola, in un posto conosciuto, a lato della chiesetta di San Rocco. Da quelle parti non ho mai visto una qualche segnalazione che indicasse la via per salire alla vecchia casa natale del famoso papa: forse per mia disattenzione o forse perché dov’è nato Sisto IV è un altro paese, un’altra parrocchia. Ad Albisola è nato invece il figlio del fratello di Francesco, Giuliano della Rovere, quello che ha fatto affrescare da Michelengelo la Cappella Sistina: papa Giulio II. Ma di dove lui sia nato non ho trovato traccia. (2010) Piste ciclabili Un chilometro di pista ciclabile non è molto, ma è pur sempre meglio di niente. Dalla rotonda per Legino fino a Zinola c’è un bel Km di pista riservato alle bici, una per ogni senso di marcia. Piccola ma ottima cosa, anche se non capisco perchè i ciclisti debbano immettersi in una rotonda quando potrebbero benissimo restarne all’esterno. Peccato però che quello spazio sia da molti automobilisti considerato uno spazio di sosta: fermarsi sulla corsia per le auto forse lo ritengono inopportuno, ma impedire il passaggio 36
delle bici sulla pista ciclabile è del tutto normale. Analogalmente accade lungo Corso Ricci: lì non sono le vetture ma i pedoni a occupare lo spazio riservato ai ciclisti, che quindi preferiscono restare sulla strada. Forse più che di domeniche in bici servirebbe qualcosa che consentisse a chi usa questo mezzo di muoversi tutti i giorni in percorsi senza ostacoli e senza essere obbligato a lunghi giri, almeno nelle zone in piano. (2010) Via Venti Sulla stampa locale trovo: "Savona, sette condanne per la maxi rissa in via Venti". Uno potrebbe pensare che sia una via dove soffiano forti venti, ma non è così: a Savona, come in moltissimi altri luoghi d’Italia esiste una Via XX Settembre, in ricordo della Presa di Roma nel 1870. Credo che in tutte le città quella data abbia perso l’anno, qui ha perso anche il mese: via Venti. Si sa, i liguri sono famosi per non essere spreconi e così si limitano a dire il giorno; potrebbero dire XX (c’è XX MIGLIA e Secolo XIX) o “due zero” o anche solo “due”, ma sui giornali (e credo sulle bocche) locali c’è Venti, risparmiando così anche di dire la erre, alla ligure. Credo che per chi non è cresciuto in questa città non sia facile trovare un indirizzo: Piazza del Pesce, Piazza del Comune, Ex Stazione, Ex Ospedale, Prolungamento sulla mappa e sulle targhe sono rispettivamente Piazza Marconi, Piazza Sisto IV, Piazza del Popolo, Piazza Giulio II, Via Dante Alighieri. Per qualche tempo Piazza del Popolo era detta anche Piazza Tirana per via degli albanesi che la 37
frequentavano e quelli che chiamano le cose col loro nome dicono Piazza Giulio e Piazza Sisto. Sulla targa di Corso Vittorio Veneto è scritto Corso V. Veneto:, ma non ho mai visto C. Ligure per Celle Ligure o F. Ligure per Finale Ligure. Una volta trovata la via i problemi per il foresto non finiscono: deve trovare il numero, anzi il civico. Quasi ovunque altrove se a sinistra c’è l’1 a destra ci sarà il 2 e poi a sinistra 3,5,7,9,11,.. e a destra 4,6,8,12,14,.. Qui può invece trovare a sinistra 1,1,3,3,5,7,9,5,7,11,.. e a destra 2,2,4,6,8,4,10,12,6,14,… Vi diranno che i civici blu indicano i “portoni” e quelli rossi i negozi: quelli qui sottolineati in realtà sono rossi e chi non bada ai colori o non li distingue si arrangi. (2010) Il tombino Fra i molti disagi dovuti al traffico intenso, credo che il fragore causato dal coperchio di un tombino che sbatte due volte al passaggio di ogni auto o moto non sia fra quelli inevitabili, ma possa facilmente essere eliminato. Se così è, oso sperare che qualcuno provveda perchè anche il tombino posto davanti al n. 16 di via Montenotte torni a sopportare in silenzio i rumorosi veicoli e anticipatamente ringrazio fiducioso. (2010) Per un’asse in più Sulla passeggiata a mare di Savona, poco oltre il Letimbro, una struttura in legno consente di salire ad un “mirador”, un posto da cui si può godere il panorama da un 38
punto sopraelevato. La struttura anni fa è stata danneggiata da un incendio (credo di un qualche imbecille) ma da molto tempo é ora pienamente usufribile e usufruita da quasi tutti coloro che passeggiano da quelle parti: un assaggio di montagna, un breve percorso panoramico per pedoni (e qualche bici). Sul ripiano del belvedere c’è una panchina che guarda il mare e una più grande rivolta al sole pomeridiano e alla spiaggia verso Vado. Sulla prima si possono sedere non più di due persone: pare molto ambita e molti si sentono fortunati se la trovano libera. Se così non è, quasi sempre c’è invece posto sull’altra dove possono stare molte persone, adatta a chi al mare preferisce il sole in faccia. Il lungo sedile è bello abbondante, forse troppo: di fatto lo schienale è per quasi tutti troppo lontano, irraggiungibile se non sdraiandosi o nei punti dove sono le travi verticali che sull’altro lato sostengono le assi orizzontali fiancheggianti la passeggiata. Come ho detto, la struttura è quasi tutta in legno: non so quante assi siano state usate ma sono molte. Una in più fissata sull’altro lato di due dei pilastri lignei basterebbe per consentire maggiore comodità a chi preferisce lo schienale meno lontano, lasciando mezza panchina per chi la preferisce così com’è. Se non ci sono soldi per una nuova asse, si può toglierne una da un lato dei piedritti e metterla sull’altro lato: per il lavoro posso offrirmi volontario. Se poi si vede che è preferita la panchina modificata basta ripetere l’operazione. Ma quasi sicuramente esiste già un progetto in merito, da attuarsi magari prima delle elezioni. (2011) 39
Finalmente! Savona. Ho visto con piacere che finalmente si è provveduto ad un tracciato pedonale nella rotonda di Corso Mazzini, quella che si fa per entrare nei posteggi, andare al porto o solo per stare nella “Via Aurelia”: un po’ complicato ma c’è. Sono certo che quanto prima si provvederà anche a ridisegnare le strisce dei – non molti – passaggi pedonali praticamente cancellati dal passaggio dei veicoli. Questo lo dico più da persona che spesso va in bici e talvolta in auto che da pedone. Sono pericolosi: il pedone abituato a passare in quel punto sa di essere sul passaggio pedonale e si comporta di conseguenza, l’automobilista o ciclista di passaggio non vede zebratura e non pensa di dovere dare la precedenza anche se è abituato a farlo e si aspetta che sia il pedone a fermarsi. Quì a Savona sembra poi normale considerare i pedoni dei buontemponi che hanno un sacco di tempo da perdere: sarà anche vero, ma non è detto che abbiano anche buone gambe per allungare volentieri un percorso altrimenti breve. E così anzichè potere andare diritti sul lato destro o sinistro della strada, se vogliono rispettare i percorsi pedonali devono ad ogni incrocio passare da destra a sinistra e viceversa (Via Montenotte) o arrivati ad un certo punto tornare indietro perchè il percorso finisce senza scampo, senza modo di proseguire. Questo capitava e forse capita sul lato Priamar di Corso Mazzini verso la darsena, questo succede a chi in Lungomare Matteotti va verso la darsena sul lato mare: una volta superata la Torretta proseguendo sul marciapiede si 40
finisce in uno stretto angolino e si deve o tornare indietro o proseguire sulla strada. Mai nulla avverte prima che il marciapiede sta per finire e che se si vuole continuare nella stessa direzione si devono scendere gli scalini o passare sull’altro lato della strada o prendere un altro percorso: chi lo sa lo fa, chi non lo sa torna indietro o va dove non dovrebbe .. e impara. (2011) TON TON Egregio Signor Sindaco, la saluto. Ton ton, TON TON, ton ton, TON TON: volevo fare un riposino pomeridiano, con questo caldo e alla mia età ne avevo proprio bisogno, ma è impossibile e così le scrivo. Ton ton, TON TON, ton ton: è questo l’accompagnamento estivo alla mia giornata in casa, quando fa caldo e le finestre sono aperte. L’ho già segnalato l’anno scorso e l’anno prima, ma forse non alle persone giuste. Così anche quest’anno devo sorbirmi il fastidioso rumore che ogni vettura quasi immancabilmente fa passando davanti a casa mia. Lei mi dirà di mettere il condizionatore e tenere le finestre chiuse, ma io sono ecologicamente ed economicamente contrario agli sprechi di elettricità. Forse anche lei è dello stesso parere e magari può trovare il modo di far sì che il coperchio del tombino che sta lì davanti casa, proprio in mezzo alla strada non abbia a lamentarsi sbattendo ogni qualvolta una ruota di un’auto vi passa sopra, due per ogni auto, prima l’anteriore destra e poi la posteriore: TON TON per ognuna di tutte le vetture 41
che gli passano sopra e sono quasi tutte quelle che passano e ne passano in continuazione. Moto e scooter invece fanno un gran fracasso ma non molte fanno ton ton: forse perché sono più leggere, forse perchè schivano il tombino. Capisco che non si possa eliminare l’inquinamento acustico della città, ma non mi pare impossibile ridurlo un po’: chissà, magari basta un pezzo di camera d’aria o qualche altro piccolo accorgimento per impedire ad un povero coperchio di tombino (e a tutti quelli come lui) di lamentarsi così rumorosamente. Capirà che questa non è una richiesta formale, forse altrettanto inutile, ma le scrivo così, tanto per informala di quanto sia piacevole l’estate a casa mia: magari se vuole passare a prendere un caffé alla buona potrebbe rendersene personalmente conto. Speranzosamente, mp (2011) Musica e balli Piazza principale, giovedì 21 luglio 2011 ore 22: musica e balli occitani. Una grande festa. Metà della gente – seduta o in piedi ai bordi – ascolta la musica e guarda; l’altra metà davanti al palco sente la musica e balla. Prima dell’inizio è passata – chissà perché – una grande bandiera NO TAV, prima della fine il capo dei suonatori ringrazia il pubblico per il successo della festa e lo informa che il giorno dopo saranno a Genova per i 10 anni del G8. Un invito a far festa. Sarà che ho un’altra età, sarà che vengo da un’altra 42
parte geografica, sarà che forse sono di un’altra parte politica, ma non capisco cosa ci sia da festeggiare nel decennale del G8 di Genova 2001. Se non ricordo male ci sono stati vandalismi, distruzioni, pestaggi, feriti, tentati omicidi e perfino un morto: e si canta e si balla? (2011) Non solo belle
Davanti alla breve salita con scalinate di Piazza dei Della Rovere, vi è una doppia fila di palme e fra queste quattro lunghe “panchine”, due per parte ai margini del picccolo spazio pedonale centrale. Chiamarle panchine è un po’ fuorviante: sono lunghe grosse travi ben squadrate, accostate e tra l’una e l’altra uno spazio di qualche centimetro. Sono in legno pieno, come altrove a Savona; forse è uno spreco, ma fanno una bella figura occupando per lungo lo spazio libero da auto della piazza. Passando sul marciapiede dalla parte della darsena vecchia è un bel colpo d’occhio: le palme, i solidi sedili in legno massiccio, la terrazza e Palazzo Della Rovere (Santa Chiara) sullo sfondo. Tutto sistemato non molto tempo fa, tutto bello, con le palme che – pare – hanno ben atticchito e il palazzo in fondo con la facciata rinata. Non ho mai visto molta gente seduta su quelle pancone, forse perché non le vedo sempre, forse perché alla piccola piazza fra alti palazzi è preferita la più ampia piazza del Brandale, anche quella ben sistemata, anche quella con un lunghissimo pancone e solo poco più in là. Domenica faceva caldo e invece di costeggiare come al solito la darsena al sole abbiamo preferito stare all’ombra: 43
via Quarda Inferiore, via Quarda Superiore, Piazza Della Rovere. Faceva davvero caldo ed abbiamo pensato di sederci su una di quelle panche, leggermente in discesa ma invitanti. Ci siamo seduti, ma per poco. Le belle, massicce, ombreggiate panche facevano un po’ schifo: gli interstizi tra le travi erano pieni di cartacce e forse d’altro ma non ho avuto stomaco per accertarmi. Ce ne siamo andati, maledicendo ignoti maleducati. Forse il Comune dovrebbe provvedere, ma io non me la prendo con il Comune ma con quegli incivili che non hanno rispetto per la cosa comune. (2011) Piazzale Eroe dei Due Mondi Savona. Da Via Paleocapa o Piazza SistoIV (Piazza del Municipio) proseguendo per Corso Italia, superato Corso Mazzini (ossia la Via Aurelia) si è in Via Dante Alighieri, nella zona che tutti i savonesi ma non tutte le mappe indicano come “Prolungamento”. Alla fine della via si é in Piazzale Eroe dei Due Mondi, una terrazza sul mare da cui prendendo a sinistra si può salire alla fortezza del Priamar mentre prendendo a destra si fa il lungomare savonese. Nessuna targa visibile indica che quel piazzale sia dedicato all’Eroe dei Due Mondi, ma al centro vi è una statua equestre dedicata a Garibaldi. Fino a qualche tempo fa era così, un po’ segnato dal tempo. Ora è stato debitamente restaurato ed è tutto nero nero tranne la pietra: nera la base bonzea, nero il cavallo, nero il 44
mantello, nera la faccia, neri i capelli. Se si viene da Via Dante fortunatamente si vede ancora la dedica “A GARIBALDI”, ma venendo da altre parti viene da chiedersi se il monumento sia un omaggio ai molti africani che d’estate vendono mercanzia sulla spiaggia o non sia invece dedicato al più italiano LUDOVICO il MORO, un po’ esagerando. (2012) Magie. In occasione della partenza da Savona della 13ma tappa del Giro d’Italia 2012, nelle zone da liberare per permettere la sosta all’organizzazione sono stati posti i cartelli di “divieto di sosta dalle ore 15 del 17/5 alle ore 16 del giorno 18/5”. Per venire incontro ai cittadini che lì hanno posteggiato la loro auto il Comune ha concesso la sosta gratuita “dalle ore 15 del 17/5 a tutto il 18/5” in alcuni posteggi solitamente a pagamento. Ottima cosa, come nei programmi TV: “Alle 16.16 passeremo da RaiSport2 a Rai3”, Alla 16,16 faccio un clic sul telecomando e continuo a vedere il Giro. Proverò a fare lo stesso oggi alle 15: mi metterò vicino alla mia vettura che alle ore 15.01 potrebbe essere multata perché in sosta vietata, farò un clic sul telecomando e subito sarà trasferita in uno dei parcheggi graziosamente messi gratuitamente a disposizione dal Comune. Forse questo non potrà succedere e se tutti aspettiamo le 14:59 per spostare l’auto ci troveremo tutti in fila per la città alla ricerca di un posto libero. Sicuramente alle 15:00 45
non potranno multare e portare al deposito tutte le auto in divieto di sosta, ma continuerò a pensare che magari sarebbe stato opportuno che i posteggi sostitutivi fossero stati resi liberi qualche tempo prima dell’inizio del divieto nei posteggi da liberare. (2012) Savona, una città pedonale C’è da meravigliarsi se molti pedoni non seguono le regole? A chi arriva a piedi dalla stazione o dai posteggi a NW del centro capita quasi sempre di trovarsi poi in Piazza del Popolo, un parco davanti alla ex-stazione (ora posteggio e/o luogo del mercato del lunedì) con portici sugli altri tre lati. Da lì è normale proseguire per via Paleocapa (la principale via di Savona, tutta affiancata da portici) e subito trovarsi in Piazza Mameli (quella dove ogni sera alle 18 suona la campana dei caduti ). Se invece di proseguire verso la Torretta (laggiù in fondo alla via) o girare poco più avanti in Corso Italia (altra importante via pedonale) si vuole andare verso il mare, è possibile prendere Via Montenotte che da Piazza Mameli arriva fino Corso Colombo oltre la quale ci sono solo i giardini (che si vedono) e la spiaggia: basta camminare sempre diritto. Restando sulla destra si arriva al semaforo di Via Corsi e davanti non c’è passaggio: si deve aspettare il verde e passare a sinistra, poi aspettare di nuovo il verde per proseguire su quel lato. Arrivati al semaforo di Corso Mazzini si fa il contrario: si aspetta il verde per passare sul lato destro e poi il verde per andare verso la meta. 46
Attraversata la strada principale per continuare si deve aspettare via libera dal semaforo del controviale. Le palme sono ormai vicine, basta tirar diritto. E invece no: arrivati in Corso Colombo diritti non si può andare, bisogna prima passare sul lato sinistro di Via Montenotte per attraversare sulle strisce. Si passa e si è sullo spartitraffico ma oltre non si va: nessun altro passaggio pedonale. I giardini sono al di là della strada ma non c’è modo di arrivarci rispettando le regole: o tornare indietro e cercare qualche via legittima o ignorare le regole. Cosa farà la gente? (2012) Mi fanno imbestialire Forse perchè abituati a ignorare la segnaletica orizzontale e a sostare in doppia fila, certi automobilisti savonesi quando vedono uno in bicicletta viaggiare sul margine destro della corsia non riservata agli autobus non se la prendono con coloro che, posteggiando fuori luogo, impediscono il normale scorrimento del traffico ma con il ciclista che – secondo loro – viaggia al “centro della strada” mentre dovrebbe viaggiare solo nelle piste ciclabili, cioè starsene a casa considerato dove e quante sono. Pur pesando un’ottantina di kg non credo potermi considerare un autobus, ma quegli automobilisti forse sono convinti che io lo sia e vorrebbero che viaggiassi nella corsia riservata ai mezzi pubblici arrogandosi il diritto di superarmi anche dove le auto in sosta vietata non lo permettono. E non si limitano a suonare il clacson invece di usare il pedale del freno, ma insultano anche: mi è capitato tempo fa con un signore anziano e stamane con una signora 47
molto più giovane ma altrettanto arrogante. Mi fanno imbestialire. (2012) Da Savona a Albisola Tra Savona e Albissola Marina sono 2-3 Km, circa 5 minuti in bici, una mezz’ora a piedi. In auto dipende: vi si arriva in un attimo o in un’eternità a seconda di come va l’auto davanti. Savona e Albissola sono vicine, vicinissime, ma non è sempre stato così se non si andava per mare. Trovo che fino al 1829 Da Savona bisognava salire per la via dei Cappuccini e per Ranco e il Bosco delle Ninfe e scendere di lì per arrivare ad Albissola, una passeggiata molto più lunga e faticosa di quella che si può fare oggi sul lungomare. Poi nel 1829 è stata aperta la galleria detta “del Garbasso” e così, attraverso quella, dalla piazza del mercato (oggi, piazza Diaz) passando sotto San Giacomo (e – credo – dov’è oggi l’ospedale San Paolo) si arrivava ad Albissola per una via più breve ma sempre pittosto lunga e difficoltosa. Nel 1868 arrivò il treno con la linea ferroviaria litoranea ma ancora negli anni Venti del Novecento, per raggiungere altrimenti Albisola era necessario usufruire del lungo e tortuoso percorso che, dall’attuale piazza Diaz, attraverso la galleria del Garbasso saliva in Valloria per discendere al ritano* Termine. Solo nel 1931 fu inaugurata la strada litoranea Savona-Albisola e magari prima si doveva anche passare per Pecorile per arrivare a Celle e da lì chissà dove salire per scenderea Varazze. (2012) 48
Legalità Lo sapevo ma ho controllato: Divieto di transito | Vieta a tutti i veicoli di entrare in una strada. Posto su entrambi gli accessi e può essere integrato da un pannello che ne limita la validità nel tempo. Sapevo anche che il lato a nord dei Giardini di Piazza del Popolo (tra il proseguimento di Via Guidobono e Via XX Settembre) era riservato alla sosta e al transito degli autobus e vietato agli altri veicoli. Avevo anche sentito dire (ma non avevo avuto motivo e occasione per accertarmene) che la stazione degli autobus da Piazza del Popolo era stata spostata – credo – nei pressi della Stazione Trenitalia o FFSS, comunque si chiami. In effetti in Piazza del Popolo non ci sono più autobus ma ci sono ancora i segnali di “divieto di transito a tutti i veicoli”, uno a sinistra integrato con un cartello “eccetto autobus e mezzi di soccorso” e con la segnalazione che la zona è videosorvegliata e uno a destra integrato con un cartello “eccetto" e la figura di un autobus. Ci sono i segnali di divieto di transito ma ci sono auto posteggiate in entrambi i lati e che vi transitano. Le ipotesi che posso fare sono: 1. Quelle che sembrano autovetture in realtà sono autobus 2. Se non sono autobus sono mezzi di soccorso 3. I savonesi sono tutti indisciplinati e non rispettano i segnali 4. I segnali di divieto sono lì per addobbo e non per essere osservati 5. Non hanno pensato o si sono semplicemente 49
dimenticati di togliere i cartelli. Personalmente opto per l’ipotesi n. 5 ma la conseguenza è che pare del tutto valida l’ipotesi n. 4: in Italia norme e segnali non sono fatti per essere rispettati ma solo perchè qualcuno è pagato per farli. E poi tutti a lamentarsi del dilagare dell’illegalità e della mancanza di rispetto delle regole: cari signori, siate seri e sarete rispettabili. Magari ai savonesi non serve siano tolti i divieti, magari sanno che non sono veri che e a queste cose ormai sono usi (es. posteggi gratuiti delimitati in blu, tra Via Dante e Priamar). Ma quelli che savonesi non sono non lo possono sapere e si comporteranno come sempre: quelli disciplinati (civili, fessi) li rispetteranno, quelli indisciplinati (incivili, furbi) no. Forse saranno sanzionati e forse no, forse pagheranno e forse no: è l’italiana certezza del diritto. (2012) Rumenta Tempo fa leggevo “Savona – Il sacchetto dovrà essere lasciato in strada, davanti al proprio portone, a orari e giorni precisi. Così come è stato deciso un anno fa per Albissola, suscitando forti polemiche da parte della cittadinanza: sia per il dover obbedire a severe norme di conferimento; sia perché i sacchetti della “rumenta”, ai margini della strada, non sono propriamente un bello spettacolo.Sia come sia, entro l’anno, il Quadrilatero sarà libero dai cassonetti (e questa è la buona notizia). Il centro ottocentesco si presenterà senza nemmeno uno degli antiestetici contenitori di metallo per la raccolta dei rifiuti, che attualmente 50
contrassegnano ogni incrocio. E il ritiro dell’immondizia avverrà con il sistema porta a porta, di sera, e in sacchetti diversi a seconda del materiale da recuperare” Penso che ritornando a Savona troverò questa novità. Novità per me a Savona: nel paese dove sono ora, da molto tempo i rifiuti vanno in contenitori diversi secondo il tipo; nella vicina città di mio figlio è un bel pezzo che la raccolta differenziata viene fatta porta a porta; dove vivono miei parenti da anni sono esperti nel consegnare i rifiuti con modalità che a me (ma non a loro) paiono complicate. Ma già più di sessant’anni fa la raccolta dell’immondizia veniva fatta porta a porta e in qualche modo differenziata e allora là non vedevo mano sporgere dalla finestra a scuotere lo strofinaccio sopra i passanti, adesso a Savona invece sì. (2013) P.S. Da marzo 2013 a novembre 2021 non è cambiato nulla. Orologi comunali Capisco che c’erano soldi da spendere e soldi da prendere, così a Biella – temporibus illis – hanno messo orologi stradali. Begli orologi, grandi, ben sistemati, eleganti su pali di sostegno eleganti e con spazio pubblicitario sotto, orologi sui quali è per me quasi impossibile leggere l’ora. Sembra infatti che lo scopo principale di tali orologi non sia quello di far sapere l’ora ad eventuali rarissimi cittadini sprovvisti di orologio, ma quello di esporre lo stemma cittadino ben incorniciato. 51
Così come l’hanno messo si vedono chiaramente i numeri sullo sfondo bianco ma le lancettee che indicandoli consentono di conoscere l’ora su quello sfondo spuntano appena o punto dallo sfondo scuro dello stemma. Se lo scopo era quello di far vedere lo stemma non serviva un orologio, se era quello di consentire a tutti di sapere l’ora sarebbe stato molto più consono non mettere lo stemma o metterlo altrove (sopra, sotto) o rendere le lancette più contrastanti con lo sfondo. Come orologi per me sono del tutto o quasi inutili: solo fermandomi e avvicinandomi molto riesco a distinguere le lancette sopra lo stemma e vedere l’ora. Per altri non sarà così, ma non per tutti. (2013) Piazza e piazzale Mi capita a Savona di vedere il nome di una piazza e non vedere la piazza o di vedere un piazzale e non vederne il nome. Forse capita solo a me. Due sono le principali strade del passeggio savonese: Via Paleocapa in direzione Est-ovest e Corso Italia in direzione Nord-Sud che la incrocia. La prima va dalla Torretta a Piazza del Popolo, cioè dalla via Aurelia davanti al porto alla ex stazione ferroviaria. La seconda da sopra Piazza Marconi (detta del pesce, per via della fontana opera di Renata Cuneo) al Piazzale Eroe dei due Mondi, quello sul lungomare col monumento equestre “a Garibaldi”. Se, percorsa tutta via Paleocapa e attraversata Piazza del Popolo, si va a sinistra, appena termina la piazza a destra vi sono due targhe: “Via XX Settembre” messa parallela alla 52
via che chiude il lato Ovest della piazza e “Piazza A. Barile” perpendicolare ad essa. Lo strano è che lì c’è solo un accesso ad un portone e uno ad una scalinata obliqua, in uno spazio poco più largo del marciapede: c’è il nome di una piazza ma non si vede piazza alcuna. Solo se si pensa che quella non può essere la piazza e incuriositi si sale per la strana scalinata, in cui ogni gradino sta più a sinistra di quello che lo precede, si giunge alla fine nel vasto spazio che sta tra il tribunale e quello che nelle intenzioni doveva essere una lunga fontana che lo separa dal parcheggio “ex ferrovia”. Non ho visto nomi, ma credo che questa sia Piazza A. Barile. Se invece si percorre tutto Corso Italia e si prosegue diritti si arriva alla fine nel vasto spiazzo che si affaccia sulla spiaggia e dove c’è un monumento equestre: il monumento è dedicato “a Garibaldi” ma non sono riuscito vedere targhe che dicano il nome della piazza o piazzale che sia. So che è “Piazzale Eroe dei due Mondi”, così almeno è indicato nella cartina e mi pare di averlo letto in loco anni fa, ma non so dove e non so se mi sbaglio. Sapendo chi è Garibaldi e che deve esserci un Piazzale Eroe dei due Mondi , non può che essere questo: altrimenti è comunque un bel piazzale, qualunque sia il suo nome. NOTA (da Storia delle Vie Cittadine [di Savona]) Piazza Barile Angelo (1888 – 1967) Poeta. (Centro, accanto al palazzo di Giustizia). Il nome gli fu dato con la delibera del Consiglio Comunale del 25 luglio 1988. Piazzale Eroe dei Due Mondi Ricorda la figura di Giuseppe Garibaldi. (Centro, in fondo al viale Dante 53
Alighieri al Prolungamento). Nacque come piazzale Trento e Trieste con la delibera del Commissario Prefettizio del 25 maggio 1925. Divenne piazzale Garibaldi con la delibera del Podestà del 5 ottobre 1928 ed infine piazzale Eroe dei Due Mondi, dopo la delibera del Consiglio Comunale del 6 giugno 1955. (2013) Pedoni e ciclisti Sicuramente in Comune di Savona c’é e ci sarà qualcuno scelto dal sindaco che si occupa di viabilità. Mi piacerebbe che questa persona, o meglio ancora il sindaco stesso, almeno per una volta non usasse l’auto o il motorino ma facesse un piccolo giro a piedi o uno poco più grande in bici. Non dovrebbe camminare molto partendo dal Comune per accorgersi quanto bistrattati siano i pedoni, quelli che rispettano le regole, passano sulle strisce, aspettano il verde dei semafori, si comportano insomma da bravi cittadini. L’ho già detto inutilmente anni fa e lo ripeto ora. Mettiamo che arrivato in via Montenotte per via Astengo si soffermi nell’omonima pasticceria e poi, vedendo la palma dei giardini sul mare, gli venga voglia di concedersi una passeggiata fino laggiù. Arrivato all’incrocio di Via Corsi il semaforo è verde ma da quella parte non c’è passaggio pedonale. Molti non se ne curano e passano lo stesso magari anche col rosso, ma un’istituzione non può certo mostrarsi inosservante delle regole: aspetta prima il verde per passare sull’altro lato della strada e poi il verde per attraversare sulle strisce Via Corsi. 54
Arriva così all’incrocio con Corso Mazzini: anche lì il semaforo è verde ma non c’è il passaggio pedonale da questa parte di via Montenotte. Attraversare comunque Corso Mazzini è troppo pericoloso per quasi tutti ma naturalmente il nostro non ci pensa nemmeno: attende il verde per tornare sul lato destro di Via Montenotte e poi aspetta il verde per attraversare Corso Mazzini. Se non è un Mennea forse non ce la fa a superare anche il controviale prima che il semaforo torni rosso e di nuovo deve aspettare che torni verde. Attraversato così Corso Mazzini o aspetta che venga verde per riattraversare Via Montenotte o prosegue sul lato in cui si trova, ma arrivato in Corso Colombo (non c’è semaforo) non troverà le strisce per attraversarlo ma solo per tornare sul lato sinistro di Via Montenotte. Da lì può attraversare su percorso pedonale mezzo Corso Colombo, arrivare all’aiuola spartitraffico e poi proseguire o volando o violando le norme stradali non essendoci più zebre per attraversare l’altra metà. Più o meno lo stesso succederebbe se preferisse Via Niella-Via Giacchero a Via Montenotte. Se nell’uno e nell’altro percorso non si limitasse a guardare dove mette i piedi e alzasse gli occhi potrebbe capitargli di vedere qualche signora sbattere fuori dalla finestra la polvere del panno con cui fa le pulizie senza neppure accertarsi che almeno non ci sia qualche passante, ma le pulizie non le fanno a tutte le ore. E pensare le sgridate che mi sarei preso mezzo secolo fa da mia madre se avessi fatto così! Mettiamo che fatto il suo breve giro a piedi qualche giorno dopo il nostro signore o signora provasse a farne uno 55
in bicicletta e sempre partendo dal Comune volesse andare al mare. La cosa più logica è che percorra Corso Italia mirando al monumento di Garibaldi, davanti al mare. Arrivato in Piazza Giulio II o fa il bravo cittadino, gira a destra, giunge in Via Montenotte, la percorre tutta, gira attorno all’aiuola spartitraffico di Corso Colombo, attraversa i giardini e alla fine di riffe o di raffe giunge al munumento equestre oppure fa come fanno quasi tutti: percorre l’ultimo tratto di Corso Italia contromano sul marciapiedi che niente dice essere anche pista ciclabile e non solo pedonale come indica il nome. Se volesse andare alla Torretta non so quale giro dovrebbe fare per rispettare sensi unici e spazi pedonali (Via Montenotte, Corso Mazzini, Via Gramsci?), altrimenti Via Paleocapa contromano sotto i portici e buonanotte al senso civico. Perchè girare in bicicletta è ancor peggio che andare a piedi: in centro nessuna corsia riservata ai ciclisti, o vanno contromano o fanno grandi giri e meno male che inquinano solo con un po’ di anidride carbonica. Visto che in centro non ci sono piste ciclabili forse pensa di andare dove ci sono: magari sulla destra Letimbro verso Lavagnola o in Via Nizza verso Zinola. Se uno lungo il Letimbro crede di essere in una pista ciclabile sicuramente può credere anche di essere un elicottero. Quasi sempre i pedoni che la percorrono si spostano se vedono arrivare una bicicletta, ma quasi nessuno ha gli occhi sulla nuca. Semafori senza senso sono rossi anche quando dovrebbero essere verdi: se le auto che vanno nella direzione del ciclista hanno il verde e la pista è a destra delle auto e nella strada a destra è vietato entrare non c’è 56
alcun motivo perchè il ciclista debba fermarsi, tranne il rosso di un semaforo dispettoso riservato ai ciclisti. In via Nizza la pista ciclabile inizia a più di due Km dal centro, i pedoni hanno il loro marciapiedi ma ogni tanto qualche vettura sosta bellamente sulla pista. Ma non mi dilungo oltre, l’ha già fatto qualcun altro: dico solo che mi piacerebbe che chi in Comune deve occuparsi di questo provi personalmente a fare un giro in bici o un giretto a piedi, magari più d’uno per provare le gioie che pedoni e ciclisti dovrebbero apprezzare, rendersi conto delle palesi assurdità e porvi rimedio con poca spesa. (2013) Crisi Non si preoccupino i Comuni italiani se le casse comunali non sono floride come un tempo. Un rimedio sembra esserci: seguire l’esempio del Comune di Fara Novarese. Se ho ben ho capito funziona così: • si acquista un autovelox debitamente collaudato; • si posa in terra un cartello di limiti di velocità non prima dell’entrata del paese ma all’uscita, dove non ci sono più case e la strada va nella campagna aperta; • si piazza l’autovelox un poco oltre; • si mette una pattuglia un duecento metri più avanti, in una rotonda praticamente senza traffico; • si aspetta l’arrivo dell’ignaro forestiero che non si aspetta e non vede il cartello, non conosce il trucco, in aperta campagna viaggia a ben 60 KM/h, rallenta in 57
prossimità della rotonda, vi entra a 20 Km/h e si ferma al segnale del vigile; • si inzia come si trattasse di un normale controllo, poi gli si contesta l’eccesso di velocità documentata e fotografata dall’autovelox; • si fa il verbale di contravvenzione dicendogli che è fortunato a poter pagare solo 28,70 euro, scontati, anziché oltre i 100 che avrebbe dovuto pagare se invece di essere un pensionato senza fretta che si accontenta di viaggiare nella baraggia novarese a poco più di 60 Km orari fosse stato qualcuno che in quelle strade va a poco meno dei 90 solitamente consentiti. Il forestiero non sa se non ha visto il segnale o se non c’era e non sa se davvero esiste la foto autovelox che documenta la sua infrazione: si fida di quanto afferma il tutore dell’ordine. Protestare non serve, opporsi non vale la spesa, non pagare è disonesto: pagherà la multa entro cinque giorni per godere dello sconto. Ma considerando il luogo e ripensando a quanto detto dal vigile è quasi certo che il limite di velocità non sia stato posto per la sicurezza stradale ma solo per far cassa. E funziona. (2013) Passaggi pedonali
Dopo molti tentativi, dopo costoso fare e disfare, dopo meno costoso giocare a Lego con le barriere New Jersey pare che alla fine la rotatoria della Torretta abbia da tempo trovato la sua sistemazione definitiva. Ma il preposto al traffico cittadino ha avuto un’altra occasione per giocare lì vicino: il passaggio pedonale. 58
Approfittando dei lavori per il cambio di ponte ha pensato bene di inventarsi un originale passaggio pedonale che attraversa l’Aurelia non perpendicolarmente per la via più breve ma in diagonale, in modo da aumentare il tempo di transito dei pedoni e di attesa delle auto. Forse l’idea era quella di evitare che i pedoni finissero dove passavano i mezzi per i lavori del ponte. Col lavoro di operai per dipingerle e vigili per consentirglielo alla fine una nuova serie di strisce gialle partiva da dove partivano quelle bianche e arrivava dall’altra parte della strada qualche metro più a destra delle precedenti. Prima, passata l’Aurelia, si poteva scendere agevolmente sulla banchina e andare verso la Torretta o verso il ponte, ora dove finiscono le strisce gialle davanti c’è un gradone. Tuttavia, dopo tanto tempo, le strisce gialle non sono più nuove ed evidenti di quelle bianche e così può capitare e capita che qualcuno non sappia quale siano quelle più attuali e, nel dubbio, se poi deve andare a destra sceglie le gialle e se deve andare a sinistra le bianche. Magari il preposto si diverte pure a vedere quelli che, arrivando da verso Albissola sul marciapiede lungomare, superata la Torretta continuano su quella che credono la naturale prosecuzione del percorso pedonale e si trovano a dover fare un tratto nel traffico dell’Aurelia o tornare indietro e trovare l’alternativa. Mi capita spesso di fare a Savona strani percorsi pedonali: chissà se sono una specialità locale, come il chinotto. (2013)
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Comodità Forse se avessi l’abitudine di usare gli autobus troverei che Savona è una città comodissima. Ne vedo passare molti e probabilmente fanno un ottimo servizio. Pagando le imposte anch’io contribuisco a rendere possibile il trasporto pubblico a prezzi accessibili e magari anche gratis per pochi o molti, ma io non me ne giovo. Posso però usare auto, bicicletta e piedi. Non ho garage e posteggio l’auto in strada: se l’usassi per spostarmi in città faticherei poi a trovare un posto dove lasciarla. Non è una cosa facile e magari dovrei poi lasciarla più lontano di dove devo andare: mi conviene non muoverla e spostarmi a piedi o in bicicletta. Il Comune di Savona ha disegnato in centro città numerosi posteggi delimitati in giallo riservati ai residenti della zona. Abitando lì, per me è cosa ottima, che mi consente di avere più probabilità di posteggiare e non lontano da dove vivo. Per poterne usufruire l’auto è munita di apposito bollino rilasciato dai vigili urbani, bollino che scadrà il 31 dicembre. Dovendomi assentare per qualche tempo mi preoccupo di poter continuare a usufruire dell’agevolazione anche al mio ritorno e chiedo a mia figlia di recarsi per questo alla postazione dei vigili urbani in Piazza del Popolo, non lontano da casa. Va e torna dicendomi che ci si deve rivolgere al Comando dei Vigili dalle 7.45 alle 9.45: sono le 9:50, lei deve andarsene da Savona, ci andrò io domani. E ci vado. Naturalmente non prendo l’auto: per ritrovare un posteggio perderei molto più tempo di quello che penso 60
mi serva per andarci in bicicletta. So dov’è il Comando dei vigili urbani, del Corpo Polizia Municipale: secondo me in capo al mondo. Ci sono salito in bicicletta non molto tempo fa, ma so che oggi non ce la farei: andrò in bici fino all’inizio della salita e salirò a piedi. Così faccio. Via Stalingrado (ma non si chiama Volgograd?), pista ciclabile e al palo del cartello che indica la via incateno la bici. La salita alla sede del Comando, fatta a piedi, richiede più tempo di quello che ricordavo facendola in bicicletta. Così camminando penso che se la ritengono troppo comoda la potrebbero spostare a Conca Verde e sarebbero ancor meno quelli che pensano di non andarci in auto se proprio devono andarci e penso che a due passi da casa c’è un fabbricato (il vecchio Ospedale) inutilizzato da oltre vent’anni e che a qualche centinaio di metri ce n’è un’altro, là dove per qualche tempo c’erano anche un paio di vigili che se chiedevi qualcosa ti mandavano quassù in capo al mondo. Penso anche che una camminata alle otto di mattino non può che farmi bene e finalmente arrivo alla meta. Chiedo all’addetta dove andare per il permesso di sosta ai residenti pensando mi indicasse l’ufficio dove svolgere la pratica. Mi dice invece di telefonare dopo le feste e che comunque il bollino resta valido fino fine febbraio. Bene così, ma perché mai mia figlia non ha saputo queste cose andando al distaccamento di Piazza del Popolo? Non ha chiesto o non l’hanno detto, non l’ha letto o non era scritto? Era lunedì, era giorno di mercato, sicuramente ci sarà stata la fila e se c’è un avviso che ti dice cosa fare non fai la fila per chiederlo: domanderò com’è andata. 61
Missione compiuta, anzi rimandata. La discesa è più agevole della salita e torno alla bici. Anche dall’altra parte c’è la pista ciclabile, per l’altro senso di marcia. Vorrei passare di là ma il traffico è intenso. Guardo, cerco, vedo un passaggio pedonale un centinaio di metri più avanti. Salgo in bici e lo raggiungo. C’è un semaforo: rosso per pedoni e ciclisti. Dall’altra parte c’è gente in attesa. Aspetto un po’ e resta rosso. Mi viene il sospetto che si debba chiamare il verde: cerco e alle mie spalle vedo il pulsante, nel posto migliore per non essere visto da chi si accinge ad attraversare la strada. Lo premo e attendo. Arriva un autobus e si ferma proprio sopra le striscie pedonali. Attraverso i finestrini dell’autobus vedo che il mio semaforo è diventato verde e mi avvio, mi fermo dove l’autobus ostruisce il passaggio, il semaforo cambia colore, la gente che era ferma sull’altro marciapiede sale tutta, l’autobus riparte ed io finalmente posso raggiungere la pista ciclabile e tornarmene a casa. (2013) Autobus e treni Non sapevo che ci fossero così tanti autobus a Biella. In Via Lamarmora, davanti al Centro Commerciale è solo un susseguirsi di spazi riservati allo stazionamento e alla fermata degli autobus. Potrei anche sbagliarmi, ma se passando in bicicletta vedo un cartello che indica gli orari e sulla strada delimitato uno spazio con dentro scritto molto in grande BUS penso che quello spazio sia riservato alla fermata e sosta degli autobus. Essendo tutti gli spazi occupati da autoveicoli potevano essere tutti miniautobus anche se all’apparenza sembravano 62
normali vetture di uso privato. Non avevo bisogno di mezzi pubblici e non mi sono fermato per accertarmi se si trattava davvero di minibus in servizio o di comuni auto di comuni cittadini che preferivano sostare sulla strada, magari per andare al centro commerciale sotto il quale c’è un grande posteggio, gratuito per i primi 90 minuti. Se di queste si trattava può essere che: 1. non sia più vietato sostare negli spazi riservati agli autobus, ma ho controllato e pare sia ancora così; 2. di domenica gli autobus non ci sono e quindi il divieto non vale e tutti i biellesi lo sanno; 3. di domenica gli autobus ci sono ma non ci sono i vigili per far rispettare il divieto e tutti i biellesi lo sanno; 4. tutte le vetture erano solo in fermata per esigenze di brevissima durata, giusto quei 20 secondi che servono per far la spesa al supermercato. Resta la possibilità che, come spesso accade, in Italia le leggi siano fatte per non essere rispettate e questo credo lo pensino quasi tutti gli italiani. Secondo me potrebbe anche trattarsi dell’amore non ricambiato degli automobilisti biellesi per i mezzi pubblici: così nelle rotatorie pensano di essere vagoni dello stesso treno e quando la locomotiva vi entra tutti i vagoni la seguono velocemente mentre le auto provenienti dalle altre vie si fermano come a un passaggio a livello, lungo le strade pensano di essere autobus e stanno nei posti ad essi riservati, in via Lamarmora come in Via Cottolengo. (2013)
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Biella, Centro Commerciale Appena a sud di Biella c’ è un grosso Centro Commerciale. Tutto attorno e sopra ha parcheggio gratuito per le auto (dei clienti), per moltissime auto. Una strada gira attorno al Centro separandolo dai parcheggi al livello stradale. Un’entrata del Centro si trova nei pressi del Palazzetto dello Sport. Davanti a quell’entrata vi è una grande quantità di file di spazi delimitati per il posteggio. Sugli spazi della fila più prossima all’entrata, quella separata dalla strada solo dal marciapiede, sono i simboli delle tre categorie protette cui è riservata: invalidi, donne incinte, donne con bimbi piccoli. "Posteggio riservato a Donne incinte, donne con neonati, anziani/invalidi" I posteggi di quella fila sono sempre tutti occupati mentre moltissimi dei retrostanti no. I casi sono: • o c’è una grande quantità di invalidi, donne incinte e donne con bimbi piccoli; • o c’è una grande quantità di persone maleducate; • o le regole e i segni sono fatti solo per non essere rispettati. All’interno del Centro Commerciale non ho visto invalidi, donne incinte o con bimbi piccoli. (2014) Logistica
La città è tra mare e monte. Il centro storico era ed è pressocché in piano, prossimo al mare. Ma col crescere della popolazione la città si è espansa, arrivando ai centri vicini in piano o salendo sui colli. Municipio, Duomo, negozi, turismo sono tuttora nel centro storico. Ospedale, 64
biblioteca, Comando Polizia Municipale e altro hanno trovato posto su in collina mentre restavano inutilizzati il vecchio ospedale e altri palazzi in centro. I fabbricati del centro (alti 5 o 6 piani) sono tutti o quasi senza garage e fino a non molti anni fa erano anche senza ascensore. Ma anche i cittadini di questa città devono muoversi, hanno un’auto e il problema di posteggiarla. Moltissimi possiedono anche una moto o uno scooter e con quello si muovono in città, ma mentre un modo di posteggiare le due ruote più o meno lo trovano (spazi riservati, sui marciapiedi, tra le vetture, dove capita) il problema di dove mettere l’auto resta. Il Comune ha pensato bene di riservare spazi auto in centro ai cittadini ivi residenti e così nella zona del centro vi sono o posteggi a pagamento delimitati in blu o posteggi delimitati in giallo riservati ai residenti e alcuni agli invalidi e al carico/scarico merci. Appena fuori dalla zona del centro (piuttosto piccola) si trovano aree di sosta a pagamento e normali posteggi delimitati in bianco, ma in quest’ultimi non è facile trovare un posto libero. Negli spazi riservati ai residenti possono sostare le auto munite di apposito bollino rilasciato dal Comando Polizia Municipale. Si chiama municipale, ma dal Municipio dista un paio di chilometri, di cui 500 metri in salita. In bici, per me, dura salita. Per venire incontro ai cittadini del centro che dovevano rinnovare il bollino per la sosta, l’orario di apertura dell’ufficio addetto – normalmente dalle 7.45 alle 9,45 – per due mesi è stato dilatato di due ore, cioè dalle 7,45 alle 11.45 e al mercoledì dalle 14.30 alle 17.30 anche nel distaccamento ai margini del centro. 65
Bellissima cosa, ma considerato che per definizione i cittadini interessati sono soltanto quelli del centro, perchè costringerli a recarsi lassù e non aprire almeno per un periodo limitato un ufficio a loro più comodo tutti i giorni e non solo tre ore al mercoledì pomeriggio? Magari il Comando della Polizia Municipale lassù sui monti è comodo per chi abita da quelle parti, ma non credo molto considerata la salita finale, e non può sicuramente esserlo per quelli che abitano in centro, i soli interessati al bollino. Magari è comodo andarci in auto o in moto perché c’è abbastanza spazio per sostare. Non ho la moto e, se non ho altra necessità di muovermi, una volta trovato un posto dove lasciare l’auto preferisco non spostarla per non perdere mezz’ore a trovarne un altro. Per recarmi lassù prendo la bici, vado fino all’inizio della salita, incateno la bici e salgo a piedi: una faticaccia. (2014) A piedi e in bici Sicuramente il Comune dispone di qualche aggiornato studio certificante che i pedoni savonesi hanno tantissimo tempo da perdere e tanta voglia di camminare, confermato dal fatto che – pensano in Comune – se così non fosse userebbero l’auto: se non la usano non è perché impiegherebbero chissà quanto tempo per trovare chissà dove un posto per fermarsi e se lo trovano magari è a pagamento, ma perché hanno proprio tempo da perdere e voglia di camminare. E pensare che io ero convinto del contrario e che moltissimi mostrino invece di avere una gran fretta: non 66
aspettano il verde del semaforo pedonale, non attraversano sulle strisce, passano quando e dove gli pare per non perdere tempo. Se lo studio suddetto non esiste devo ritenere che l’assessore va a piedi o in bicicletta solo per salutismo o per far passare il tempo, altrimenti i percorsi pedonali e ciclistici in città sarebbero disegnati in modo da potersi spostare rispettando le regole senza dover fare tratti e fermate supplementari. Per andare a piedi da Piazza Mameli al mare per Via Montenotte si deve passare tre volte da un lato all’altro della strada, fermarsi cinque volte ai semafori e alla fine tornare indietro perché non c’è passaggio per proseguire. Da via XX Settembre verso il centro in via Verzellino i passaggi sono solo a sinistra, in Via Astengo o a destra o a sinistra, in via Corsi sui due lati ma con attese ai semafori: non sempre uno può essere fortunato e trovarsi sul lato giusto. Immagino che l’assessore sia felice di allungare le passeggiate e godersi le fermate, magari ammirando con calma il tramonto quando – dopo avere premuto il pulsante – aspetta il verde per attraversare l’Aurelia davanti al Priamar. La bicicletta penso proprio non l’usi in città: per spostarsi di qualche decametro in centro dovrebbe fare qualche ettometro o non osservare le regole andando contromano o sui marciapiedi; nella pista ciclabile lungoletimbro troverebbe l’intralcio dei pedoni, dovrebbe fermarsi a semafori illogicamente rossi e fare un gradino quando la pista finisce; ma va meglio in quella lungoaurelia dove c’è solo qualche auto ferma e non sempre. 67
Prima o poi anche a lui potrebbe capitare di andare a piedi o in bici non per diletto ma per necessità e magari di non rispettare norme e percorsi che tanti suoi concittadini ritengono fatti per non essere rispettati. Magari allora potrebbe farci un pensierino. (2014) Percorsi pedonali e ciclistici Gentile signora, passato qualche tempo dalla sua elezione a sindaco, spero abbia avuto modo di affrontare i problemi più seri e prioritari e ora possa trovare qualche minuto da dedicare a cose meno gravi e urgenti. Se gli abitanti di una città si possono giudicare da come si comportano, osservando i pedoni savonesi si deve concludere che sono quasi tutti degli ignoranti male educati che non conoscono la legge o dei fuorilegge abituali che consapevolmente “agiscono in aperta violazione della legge” oppure che le regole esistenti sono sbagliate ed giusto ignorarle. Ritenendo impossibile un’illegalità tanto diffusa ho verificato se le norme che conosco siano quelle in vigore ed ho trovato: “Codice della Strada …Art. 41. Segnali luminosi …. 5. Gli attraversamenti pedonali semaforizzati possono essere dotati di segnalazioni acustiche per non vedenti. Le luci delle lanterne semaforiche pedonali sono a forma di pedone colorato su fondo nero. I colori sono: a) rosso, con significato di arresto e non consente ai pedoni di effettuare l’attraversamento, né di impegnare 68
la carreggiata; b) giallo, con significato di sgombero dell’attraversamento pedonale e consente ai pedoni che si trovano all’interno dello attraversamento di sgombrarlo il più rapidamente possibile e vieta a quelli che si trovano sul marciapiede di impegnare la carreggiata; c) verde, con significato di via libera e consente ai pedoni l’attraversamento della carreggiata nella sola direzione consentita dalla luce verde.” Giuste o sbagliate che siano queste sono le regole da osservare e fare osservare, ma vista la quasi generale inosservanza ho pensato che forse – per delibera comunale – a Savona non siano obbligatorie ma facoltative, un semplice consiglio per non avere responsabilità in caso di incidente. Se le cose stanno così sarebbe bene farlo sapere esplicitamente in modo che tutti si possano adeguare, io compreso, senza sentirsi incivili o stupidi. Se invece anche a Savona valgono le regole su riportate esse vanno fatte rispettare o fatte cambiare se sono sbagliate e se i percorsi per pedoni e ciclisti sono scriteriati vanno modificati, magari utilizzando ai semafori il rosso lampeggiante per indicare pericolo e non divieto: tollerare l’illegalità perché si ritiene la legge sbagliata non incentiva a farla rispettare quando è giusta. Basta percorrere Via Montenotte o via Corsi per accorgersi che quasi nessun pedone aspetta il verde per attraversare se non vede auto molto prossime, nessuno passa sulle strisce se trova più comodo non farlo. E così si 69
comportano giovani e vecchi, bianchi e neri, uomini e donne. D’altro canto, se gli amministratori di una città si possono giudicare da quello che fanno, osservando i percorsi pedonali e ciclabili savonesi si deve concludere che chi ne è responsabile o odia pedoni e ciclisti o non ha mai camminato e pedalato in città o è incompetente. Volendo andare da Piazza Mameli al mare sul lato destro di Via Montenotte rispettando semafori e zebrature, si deve: all’incrocio con Via Corsi 1 aspettare il verde e spostarsi sul lato sinistro, 2. attendere il verde per attraversare via Corsi, 3. attendere il verde per tornare sul lato destro; all’incrocio con Corso Mazzini 4. attendere il verde per attraversare Corso Mazzini, 5. attendere il verde per attraversare il controviale, 6. attendere il verde per portarsi sul lato sinistro; all’incrocio con Corso Colombo 7. attraversare Corso Colombo fino all’aiuola spartitraffico. Giunti sulla corsia opposta termina il percorso pedonale e si deve 8. cercare un’alternativa per arrivare ai giardini. Così (quasi) tutti i pedoni percorrono la via senza badare a semafori e strisce pedonali e si convincono che le regole sono tutte stupide e solo gli stupidi le rispettano. In bici credo sia vietato andare contromano o sui marciapiedi: eventuali deroghe comunali non sono segnalate. In centro non ci sono percorsi ciclabili: 70
rispettando le regole capita di fare 800 metri in bici invece di 50 a piedi. Sulla pista lungo il Letimbro ad ogni semaforo capita di doversi fermare con luce immotivatamente rossa. Anche i ciclisti la pensano come i pedoni e ignorano i divieti, ma sono molti di meno. Capisco che fare rispettare le regole sia impopolare, ma magari potrebbe essere utile rendere più comprensibili ed accettabili percorsi e semafori, che attualmente sembrano pensati come se i savonesi avessero tutti tanta voglia di camminare e tanto tempo da perdere o per istigarli a eluderli. Cordiali saluti. Capita a Savona Anche a Savona “Le luci delle lanterne semaforiche pedonali sono a forma di pedone colorato su fondo nero.” Ma se iI colore del pedone è rosso, non è “con significato di arresto e non consente ai pedoni di effettuare l’attraversamento, né di impegnare la carreggiata” come recita il Codice Stradale, ma con significato di “guarda se non ci sono veicoli molto prossimi prima di effettuare l’attraversamento”. Così a Savona capita che nessun pedone aspetti sempre l’omino verde e che chi si occupa della circolazione pedonale non si preoccupi di renderla razionale (e la segnaletica meno stupida) sapendo che, tanto, nessuno osserverà tracciati e semafori. A Savona capita pure, solitamente al mattino, che dai piani alti dei palazzi sulle vie del centro qualche manina sbatti panni e tappeti incurante di chi vi passa sotto. A Savona può capitare di andare in negozio Vodafone con 71
un’offerta Vodafone per 10 Gb, chiederne e pagare per 15 ed averne 7. Uno si aspetta che in negozio Vodafone sappiano consigliare le soluzioni migliori e invece in quello di Via Ricci 203 può capitare di pagare 15% di più per avere 30% di meno. Per Vodafone Italia i pasticci dei suoi negozi non la riguardano, di rimediarvi nemmeno ci pensa e non le importa che i negozi col suo nome non onorino le sue offerte. Non ci fa una gran bella figura, ma tant’è: a rimediare alle castronerie d’un suo negozio deve pensarci il negozio. Peccato che quello citato non lo faccia e siano inutili proteste e rimostranze. Così capita che vedendo la pubblicità Vodafone “soddisfatti o rimborsati”, “10 Giga a 10 euro”, “10 Giga a 7 euro” a Savona ci si senta presi in giro. Come a Savona del Codice Stradale vale la versione locale, in quel negozio del detto “il cliente ha sempre ragione” vale la versione locale: “il cliente ha sempre torto”. Magari non capita tutti i giorni ma è capitato ed è giusto si sappia. (2017) Internet È quasi impossibile non collegarsi a Internet e i gestori di rete ne approfittano. È tutto scritto e naturalmente tutto a loro favore. E non ammettono sviste o errori, nemmeno i propri. In ogni caso se ci sono sbagli immancabilmente il danno è nostro. Vodafone offriva 10Gb a 10€, ho chiesto 15Gb a 13€ e per un anno “secondo contratto” ho avuto 7Gb a 13€. Avevo messo una firma su un display senza 72
potere leggere nulla. Passando da Vodafone a Tre pensavo di avere risolto il mio problema con Internet. E invece sono caduto dalla padella alla brace. Per l’assistenza ai clienti offrono mille canali sparsi nel vasto mondo: invia una richiesta, 3 mi risponde, telefona a 133 (gratuito solo da rete fissa o Tre) o a numero verde (solo per internet), usa i Social. Ma non riesco a trovare una sola persona che si occupi seriamente del mio problema e mi aiuti a risolverlo. A me pare sia un piccolo problema umanamente facilmente risolvibile, ma sembra invece un affare internazionale gestito da robot. Ho “attivato online” un’offerta internet dati convinto che alla Sim fosse abbinato il dispositivo per poterla usare, ben visibile nell’offerta. Per una svista o un errore mio o di altri ho ricevuto la Sim ma non il dispositivo. Faccio presente l’inconveniente dicendo che può non essere un problema se posso usare il dispositivo Vodafone in mio possesso. Mi assicurano che lo posso usare, Ma quando lo faccio scopro che così non è. Ora ho la Sim inutile e 20 Gb di dati disponibili ma inutilizzabili. Ricontatto Tre e scoprono l’acqua calda: il mio contratto non mi consente di avere il dispositivo Tre e non posso usare quello Vodafone. Questo era proprio il problema che volevo cercare di risolvere, ma pare non ci sia nessuno in grado di farlo. A chiunque sia imputabile la svista per Tre è un errore irreparabile. Così dovrei rassegnarmi a pagare per 24 mesi senza potermi collegare a internet, unico scopo per cui pago. A dire il vero c’è stato uno che mi ha indirizzato a 73
un’altro che non si è limitato a prendere atto del problema ma ha cercato invano di risolverlo. Ma per fortuna c’è Internet e lì finalmente trovo il modo di utilizzare la mia saponetta, alla faccia dei complicati Servizi Clienti dei gestori di rete. Devo felicemente riconoscere che chi mi aveva detto “le sim 3 possono essere utilizzate in qualsiasi terminale umts” aveva ragione. Basta sapere come fare e io non lo sapevo: per una settimana sono stato male pensando di essere stato truffato e non trovando soluzione. Ma tutto è bene quel che finisce bene, è finita bene e non sono più nella brace. Spero. (2017) Informazioni Meno male che c’è internet! Uno vi trova tutte le informazioni, su tutto e su tutti. Purché ve le mettano e a volte non succede. Dovendo prenotare una visita specialistica per mia moglie cerco nel sito dell’Asl locale e trovo che le prenotazioni si possono fare “presso gli Uffici dell’ASL(segue elenco), anche tutte le Farmacie della Provincia. tramite CALL CENTER 800.. dalle ore 8.00 alle 17.00” Segue quello che presumibilmente è l’elenco degli Uffici ASL: CUP NomeCapoluogo | Via C, 26 ecc. CASA DELLA SALUTE CUP C(paese | Via PM,59 ecc. CASA DELLA SALUTE A.M.(paese) | Via G,50 ecc. CASA DELLA SALUTE C,(paese) | Via P, 10 ecc. CASA DELLA SALUTE M.(paese) | Via M, 8 ecc. CASA DELLA SALUTE T.(paese)| Frazione P, 138/H ecc. 74
V M (paese) | Piazza MdL, 69 ecc. VB (paese) | Piazza MP, 9 ecc. In pratica capisco che oltre al CUP del capoluogo ci si può rivolgere alle farmacie, al Call Center (che non è dove curano i calli) e a altri Uffici Asl in sette località della provincia. Riferisco a mia moglie che mi risponde “vado a prenotarmi all’ospedale, qui vicino”. In effetti il nuovo ospedale dell’Asl che serve tutta la zona si trova a duecento metri da casa, ma in internet non trovo che le prenotazioni specialistiche si possano fare all’ospedale. Però mia moglie insiste e l’accompagno all’ospedale dove vedo file di persone agli sportelli per le prenotazioni. Mi rendo conto allora di essere forse l’unico nella provincia a non saperlo, ma continuo a pensare che se si mettono delle informazioni in rete devono essere esaustive e complete. Non sarebbe costato nulla e avrebbero saputo altre persone ignoranti come me che si affidano a internet. Magari è una cosa ovvia, comune in tutta Italia, una cosa che tutti sanno come sanno che dopo la notte viene il giorno; magari l’hanno scritto in qualche posto ed io non l’ho trovato per mia incapacità. Ho chiesto all’Asl se le cose stanno così, ma non ho avuto risposta. Manco da molti anni dal paese di origine dei miei genitori e di mia moglie, ma vi ho una zia che vi abita. A quanto ricordavo era proprio davanti alle scuole elementari del paese. Vado in Google Maps, cerco e trovo il posto e quelle che erano le scuole. Per curiosità vado nel sito dell’Istituto Comprensivo del paese, noto che ha un motto 75
non in italiano o latino ma alla moda, in inglese e trovo le foto degli edifici dei vari livelli: Infanzia “A….”, Infanzia “N….”, Primaria “T….”, Primaria “R…”, Secondaria “Z….”. Di ciascuno trovo il nome, quante aule ha, come è attrezzato ed altro. Trovo i vari indirizzi scolastici (musicale, ambientale, teatrale, archimede), trovo che Primaria R è vicina a Infanzia N ma non trovo alcun indirizzo viario. Nessuno di quei fabbricati assomiglia a quello che io ricordavo e m’incuriosiva sapere dov’erano quegli sconosciuti. Forse anche in quell’Istituto pensano che in paese tutti lo sanno e non serve mettere l’indirizzo per la curiosità dei foresti. Ma a me avrebbe fatto comodo conoscerlo e a loro poco sarebbe costato metterlo. Segnalo la cosa all’istituto e non ho visto risposta. Ma con mia somma meraviglia tornato sul sito qualche tempo dopo trovo che non solo hanno messo gli indirizzi ma anche la piantina con segnato il posto. Grazie. Inserendo in Google Maps Via e numero civico appare un segnaposto proprio dov’è quel numero. Ma forse Google non sa, come tanti altri, che a Savona e altrove i “civici” sono di due serie: numeri normali (portoni) e numeri rossi (negozi). Civico 15 non è 15r e non gli è nemmeno vicino: Google li confonde, andrebbe informato. (2018) Che bello! Si entra nel nuovo ospedale biellese e sembra quasi di entrare in un aeroporto. Tanto spazio, un grande bar, gente che viene, gente che va. A prima vista nessun degente e 76
nessun medico. Appena entrati si vedono subito sulla destra quattro marchingegni: uno giallo e tre sul bianco. I tre servono per la stampa dei referti e altro: uno l’ho sempre visto guasto e due funzionano. Se non si sa la procedura c’è sempre un solerte volontario ad aiutarti. Preferirei non avere bisogno dell’aiuto, ma un quindici giorni fa l’ho gradito. Credevo avere imparato: la procedura l’avevo imparata ma non era più valida. Sullo schermo era mostrato chiaramente come dovevo procedere, ma non era come m’era stato insegnato. Non si finisce mai d’imparare. Chissà se la prossima volta potrò contare sulle precedenti esperienze o dovrò sempre leggere e ubbidire agli ordini del marchingegno. Quello giallo porta ben evidente il nome “Punto Giallo” e serve per il pagamento del “ticket”. Anche esso ha un bello schermo per dare le istruzioni, peccato che se uno ha più carte da usare non sa proprio dove poggiarle se non sopra lo schermo. Si dirà che può tenerle in una borsa o cartella appesa a tracolla, ma bisognerebbe saperlo prima: poggiare le carte a terra non è molto pratico e non sempre possibile. Un opportuno ripiano magari sarebbe comodo. Pazienza. Trafficando un po’ con documenti e carte di credito sono riuscito a liberare lo schermo e a leggervi le istruzioni. Per pagare ho inserito il bamncomat nell’apposita fessura e non ho più saputo come proseguire. Rifaccio il tutto e arrivato al punto di prima vedo qualcosa scritta molto in piccolo in piccolo schermo (display). Mi servono gli occhiali per leggere, ma per fortuna l’avevo previsto. Inforco gli occhiali, leggo, procedo, mi stampa la ricevuta.Visto che 77
fino allora tutte le istruzioni erano grandi e ben visibili su uno schermo di buone dimensioni, non mi aspettavo di dovere proseguire su un piccolo schermo marginale dai caratteri piccolissimi. Ma tutto è bene quel che finisce bene, si dirà. Ma proprio bene non è se devo pagare 26,70 euri di ticket solo perché siamo regolarmente sposati e “il problema dell’adeguamento del limite di reddito previsto per l’esenzione dalla partecipazione della spesa sanitaria al crescente costo della vita è, tuttavia, da tempo all’attenzione del Ministero della salute e di tutto il Governo” ma in 25 anni non sono riusciti a risolverlo. Non è bene se penso che in 15 giorni per questa tassa ho pagato più di 130€, che per ogni ricetta pago 10 euri per consentire ai furbetti italiani e stranieri di non pagare niente, che niente potrà essere messo in detrazione perché mia moglie guadagna troppo poco per le detrazioni e troppo per essere a mio carico. Chissà poi perché se i soldi per la sanità non bastano mai si trova giusto tassare solo i “ricchi” malati e non tutti i ricchi o tutti malati. (2019) Idiosincrasia Mi pare che diversi savonesi abbiano idiosincrasia per l’educazione stradale. A piedi attraversano dove non dovrebbero o quando l’omino è rosso e in auto si fermano sui passaggi pedonali. Ieri per andare in stazione attraversavo sulle strisce pedonali. Un’auto vi era ferma esattamente sopra, sebbene non ci fossero vetture nè prima nè dopo. 78
Arrivato a quell’auto mi sono fermato aspettandomi che si spostasse o avanti o indietro. E invece no: restava ferma lì e io pure. Dopo un po’ arriva una signora, apre la portiera posteriore, sistema qualcosa nel sedile e la richiude. Penso ora sale e se ne va. Nossignori. Riapre l’auto, vi sistema ancora qualcosa e continua con altre manovre. Allora aggiro l’auto ed esclamo sarcarsticamente “faccia con comodo”. La signora reagisce in malo modo, io dico “impari l’educazione” e tronco lì. Se non è maleducazione o idiosincrasia è ignoranza delle norme. (2020) Lana caprina A seguito di un post “storico” è sorta una discussione animata e amichevole su come chiamare il passaggio a livello della linea Vicenza-Schio a sinistra del cavalcavia sulla vecchia strada per Padova. Non so come sia attualmente, ma io sostengo che settanta anni fa era il passaggio a livello di Viale della Pace mentre un amico sostiene che è sempre stato in Corso Padova. Il mio convincimento nasce dal fatto che un amico diceva di abitare in Viale della Pace e abitava appena prima del passaggio a livello. Dopo 70 anni potrei ricordare male o magari era appena dopo il passaggio a livello, ma non credo. L’amico sostiene invece fino alla ferrovia è sempre stato Corso Padova e che il calvalcavia (da molti detto di Corso Padova) é tutto Viale Gian Giorgio Trissino. Anche se cosi fosse sarebbe possibile dire “passaggio a livello di Corso Padova” perchè è alla sua fine o “di Viale della Pace” 79
perchè è al suo inizio. Pur non potendo verificare, conoscendo la meticolosità del mio amico sono certo che le cose oggi sono come lui dice, ma sono quasi altrettanto certo che non sono state sempre così durante la mia vita. Ritengo che in passato così non fosse per il semplice fatto che Viale Trissino lì non arrivava. Parlo di settanta o più anni fa, quando ancora il Canpo-de-Nane era un terreno selvatico, adatto solo a pericolosi giochi di bimbi. Percorrendo Borgo Casale si arrivava a Casale senza attraversare Viale Trissino perché non c’era: se c’era non me ne sono accorto e l’ho attraversato senza fermarmi o rallentare. Ma dopo 70 anni potrei anche ricordar male. In Borgo Casale a sinistra c’era la fontanella, la caserma e, subito dopo, la strada che portava in Corso Padova e a destra alcune villette. Più avanti c’era a sinistra il medico pediatra e poi la ferrovia e la campagna. Al di là di Canpo- de-Nane allora c’era solo “il campo sportivo” e le case davanti ad esso. Non so se c’era il Foro Boario. Poi hanno cominciato a costruire: fabbricati, case e strade. Credo che Viale Trissino sia arrivato un po’ alla volta prima in Corso Padova e poi al cavalcavia. Ma non so quando. Mi sembra normale pensare che il cavalcavia fosse la naturale prosecuzione di Corso Padova fino a Viale della Pace che presumibilmente partiva da dove iniziava il cavalcavia continuando oltre la sua fine. È questione di lana caprina, ma mi piacerebbe se qualcuno sapesse dirmi se e quando le cose sono cambiate e diventate come sono. Ho chiesto a un amico che abitava in 80
Zona Stadio se sapeva dirmi quando Viale G.G. Trissino è arrivato in Corso Padova. Mi ha risposto che lui è andato ad abitare nella casa nuova di Via Asiago nella primavera del 1954 e che la nuova strada Viale Trissino era stata fatta poco prima o nell’anno precedente. In pratica mi ha confermato quello che ricordavo: prima là non c’erano né case né strade. (2020) Omnia munda mundis Tutto è mondo per i mondi, puro per i puri, innocente per gli innocenti. Ma vale anche il contrario: tutto è immondo per gli immondi, tutto è maligno per i maligni. E, a quanto pare, i maligni non mancano. I malignassi, si diceva dalle mie parti. Qualche tempo fa sono stato sorpreso da un forte botto: sotto casa era avvenuto uno scontro fra due auto. Ho guardato, ho visto ed ho scattato una foto. L’ho pubblicata con la sola intenzione di segnalare l’incidente, la conseguenza del mancato rispetto delle regole. Non ho badato molto ai particolari, m’interessava solo il fatto. Subito qualcuno mi ha fatto notare che si vedeva la targa di auto, che così non si doveva. Le targhe sono pubbliche, esposte al pubblico e servono appunto per identificare il proprietaio. Tutti hanno potuto vedere in loco quelle targhe, ma guai a farle vedere a chi non si è trovato a passare dove c’era l’incidente. Oggi mi si dice anche che nella foto si vedeva un riconoscibile poverocristo accasciato. Negli incidenti capita che qualcuno si faccia male, ma si deve fare come le tre scimmiette: non vedere, 81
non sentire, non parlare e sopratutto non fotografare. Avuta la segnalazione che la mia foto era di scandalo ho provveduto subito a eliminare il post. Ora so che per quella foto pubblicata per qualche ora sono stato considerato un malvagio delinquente indegno perfino di possedere uno smartphone con fotocamera. Chissà se mi è concesso di continuare a usare la mia Kodak. Chi non mi vuole non mi merita, si diceva e se nella compagmia prevalgono i malignassi la lascio. Da qualche tempo faccio raramente delle foto, ma nel mio archivio ne ho alcune migliaia. Forse una ventina di scatti ritraggono anche persone, ma solo per attestare fatti e situazioni. Ieri ho pubblicato una foto del 2016 in cui si vedono due persona anziane attraversare la strada con semaforo rosso e fuori dalle strisce. La mia intenzione era di segnalare il malcostume di non osservare le regole e anche che le regole sembrano fatte per non essere rispettate. Ho già scritto e riscritto che i percorsi pedonali a Savona sembrano fatti per far dispetto ai pedoni, che per andare fino al mare da Piazza Mameli per Via Montenotte si dovrebbe passare molte volte da un lato all’altro della strada e attendere il verde semaforico, che per attraversare con un solo verde Corso Mazzini e relativo controviale si dovrebbe essere Mennea, che sono un invito a ignorare la legge e quasi tutti la ignorano. Chiunque vada da Piazza Giulio II a Santa Rita per via Corsi può constatare quanto siano rispettati tracciati e semafori pedonali. Dicono che è indegno, vergognoso, da delinquenti postare una foto di due anziani che attraversano la strada. 82
Ho una decina di foto che testimoniano analogo comportamento di uomini, donne, bambini, incolori e colorati, ma ho scelto quella per dire che il malvezzo non è solo di giovani ribelli e scattanti ma anche di persone attempate, giudiziose, lente. Sarebbe ben strano per me, ragazzo di quasi 83 anni, prendermi gioco delle persone anziane e non era mia intenzione farlo. (2020) La luna e il dito “Non guarda la luna ma il dito che la indica”. È un modo di dire che non mi piace: fin troppo abusato, ma vero. Mai avrei pensato che vedendo la foto di un incidente qualcuno non avrebbe visto le conseguenze dello scontro di due vetture all’incrocio ma solo la foto non autorizzata dell’ infortunato. In quel crocevia diversi anni fa erano frequenti gli incidenti: sentivamo un botto, guardavamo l’incrocio, vedevamo due veicoli ammaccati e talvolta qualche ferito. Succedeva sia con semaforo funzionante che lampeggiante. Per fortuna ora non capita più frequentemente come allora: forse hanno modificato i tempi del semaforo, forse automobilisti e motociclisti sono più prudenti. Qualche domenica fa stavamo mangiando quando abbiamo sentito il botto. Ho guardato, ho visto, ho fatto una foto e l’ho pubblicata in un gruppo locale per segnalare l’incidente. Non ho nemmeno notato che nella foto c’era l’immagine dell’infortunato seduto a terra e appoggiato a una delle due auto: quando ho preso la fotocamera c’erano solo le due vetture e qualcuno in piedi, quando ho scattato 83
la foto non ho notato il cambiamento. Intendevo solo testimoniare un incidente, presumibilmente dovuto a scarso rispetto delle regole. Nessuno ha commentato questo fatto. ma qualcuno mi ha fatto però notare la presenza di quell’uomo e la presunta violazione della sua sfera personale (privatezza, privacy). Personalmente non avrei niente da ridire se qualcuno testimoniasse con una foto le conseguenze da me subite per un incidente, anzi lo ringrazierei se ne fossi vittima incolpevole. Ma non tutti la pensano come me e la “privacy” è un’ossessione tirata in ballo a torto o a ragione. Ma visto che a qualcuno la cosa non piaceva ho subito cancellato quella foto pensando che la cosa fosse finita lì. Ma così non era: ero già stato qualificato come un delinquente che sfrutta le disgrazie altrui. Evidentemente io indico l’incidente e guardano la persona, indico la luna e guardano il dito. Chi è abituato a pensar male vede ovunque il male. In questa città quasi nessun pedone rispetta le norme del codice stradale. Per quasi tutti il pedone rosso su fondo nero dei semafori non significa che “non consente ai pedoni di effettuare l’attraversamento, ne’ di impegnare la carreggiata” ma solo che prima di attraversare si deve guardare se ci sono veicoli prossimi e per quasi tutti “servirsi degli attraversamenti pedonali per attraversare la carreggiata” è solo un consiglio. Tempo fa ne avevo parlato, attribuendo questa abitudine anche alla non ottimale segnaletica pedonale cittadina. Ma nessuno ha commentato, né sull’illegale comportamento dei concittadini, né sui tortuosi tracciati pedonali che lo incentivano. Quattro anni fa avevo fatto delle foto per 84
testimoniare questa situazione, questo atteggiamento comune a giovani e vecchi, uomini e donne, scoloriti o di colore. Tornando sull’argomento ho scelto e pubblicato una foto che mi pareva emblematica: una signora e un signore piuttosto attempati fotografati di spalle mentre attraversavano poco fuori delle strisce e col semaforo rosso. La didascalia era: “Usi e costumi: attraversare la strada fuori dalle strisce e con semaforo rosso, senza distinzione di etnia, sesso e età”. Con la foto indicavo un comportamento e guardavano le persone. Mi aspettavo commenti di giustificazione o biasimo del comportamento e ne trovo solo di condanna o approvazione della foto. Solo chi è uso a pensar male e a insultare le persone può pensare che la foto voglia offendere due persone che attraversano la strada dove e quando rispettando le norme non dovrebbero. Io indico l’abitudine diffusa di non osservare le regole e guardano due anziani che attraversano la strada, pare lentamente. Subito malignamente pensano che la foto è fatta per beffarli e offenderli. E non si limitano a dire la propria opinione o chiedere spiegazioni, ma subito insultano e offendono uno non ancora abituato a vedere il male ovunque. È assurdo pensare che dileggi per come sono quelli della mia stessa età. Per loro non sono più solo un delinquente, ma sono un delinquente recidivo che insiste nel farsi beffe delle persone non in piena forma, sono uno indegno non solo di far parte del gruppo locale ma anche di possedere uno smartphone con fotocamera. Può anche essere che quelle due persone si riconoscano e non gradiscano, che ritengano indecoroso essere visti in quel che fanno, ma se lo fanno in pieno giorno e in pubblica 85
via devo ritenere che non sia considerato un atto indecente ma del tutto normale e da tutti visibile. Se qualcuno ha insultato e offeso persone anziane non è stato con l’ingenua foto ma con i maligni commenti. (2020) Interpretazioni Trovo: “Codice della Strada – Art. 190. Comportamento dei pedoni. I pedoni, per attraversare la carreggiata, devono servirsi degli attraversamenti pedonali, dei sottopassaggi e dei soprapassaggi. Quando questi non esistono, o distano piu’ di cento metri dal punto di attraversamento, i pedoni possono attraversare la carreggiata solo in senso perpendicolare, con l’attenzione necessaria ad evitare situazioni di pericolo per se’ o per altri.” e “Regolamento di Attuazione – Art. 145. Attraversamenti pedonali (*) Gli attraversamenti pedonali sono evidenziati sulla carreggiata mediante zebrature con strisce bianche parallele alla direzione di marcia dei veicoli, di lunghezza non inferiore a 2,50 m, sulle strade locali e su quelle urbane di quartiere, e a 4 m, sulle altre strade; la larghezza delle strisce e degli intervalli è di 50 cm (fig. II.434).” Leggo e capisco quello che capisce chiunque parli italiano: se sono a meno di 100 metri da un attraversamento pedonale devo servirmi di quello, cioè devo passare sopra le “zebrature con strisce bianche parallele”. Mi dicono invece che non è così, che basta essere prossimi a quelle strisce, addirittura precisano che basta essere entro otto metri. 86
Non lo so, ma se davvero è così ne sono disgustato. Capirei che si tollerasse che uno non passa sulle strisce che si trovano a 95 o anche 80 metri, non mi pare facile calcolare esattamente tali distanze; ma se è a otto metri o meno lo potrei magari capire solo se si cercasse di cogliere il breve tempo di semaforo verde. Evidentemente si tratta di una delle tante norme non da osservare ma da interpretare. Interpretazione locale. “I pedoni, per attraversare la carreggiata, devono servirsi degli attraversamenti pedonali, dei sottopassaggi e dei soprapassaggi. Quando questi non esistono, o distano piu’ di cento o meno di otto metri dal punto di attraversamento, i pedoni possono attraversare la carreggiata solo in senso perpendicolare, con l’attenzione necessaria ad evitare situazioni di pericolo per se’ o per altri. Interpretazione personale. “I pedoni, per attraversare la carreggiata, possono servirsi degli attraversamenti pedonali, dei sottopassaggi e dei soprapassaggi. Quando questi non esistono, o distano piu’ zero metri dal punto di attraversamento, i pedoni possono attraversare la carreggiata con l’attenzione necessaria ad evitare situazioni di pericolo per se’ o per altri. (2020) (*)ATTRAVERSAMENTO PEDONALE: parte della carreggiata, opportunamente segnalata ed organizzata, sulla quale i pedoni in transito dall’uno all’altro lato della strada godono della precedenza rispetto ai veicoli,
Forestieri Di sicuro erano forestieri, venivano da fuori o da altra città: nessuno dei miei concittadini si sarebbe comportato 87
come loro. Un signore e una signora, arrivati all’incrocio con via Corsi sul lato destro di Via XX Settembre dovevano proseguire per quella via. La signora infatti accenna ad attraversare Via Corsi proseguendo diritta, ma il signore la richiama: là non si può, non si deve, non c’è passaggio pedonale. E la signora si ferma, aspettano entrambi il semaforo verde per attraversare Via XX Settembre sulle strisce, passano sul lato sinistro della via e si fermano per aspettare il verde per attraversare sulle strisce Via Corsi. Poi avranno aspettato il verde per tornare sul lato destro di Via XX Settembre: non lo so, io ho proseguito per la mia strada. Di sicuro so che tutti i miei concittadini avrebbero proseguito senza badare a strisce e semafori, nessuno rispetta le regole: le ritiene complicate, sbagliate e stupide e le ignora. Chi di dovere magari pensa lo stesso ma non le cambia, si limita a non farle rispettare, come se non ci fossero. E poi si meravigliano dell’illegalità diffusa. (2021)
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VARIE Enel per amico Un tempo ti facevano girare da uno sportello all'altro, ora è tutto cambiato, ti fanno girare da un sito internet ad un altro, da un numero verde ad un altro, ma il risultato è sempre lo stesso: se hai qualche lagnanza non trovi a chi esprimerla. Ed eccomi qua, sperando. La vecchia Enel manda un plico in cui illustrano tutti i vantaggi di una certa offerta; sembrano convincenti, accetti e cominciano i guai. Già aderirvi è più complicato di quanto dicono, poi passi da un Enel ad un altro Enel con cui il primo non ha niente a che spartire. Prima avevi regolarmente le bollette in Internet, ora non più. Ricevi comunicazione che è stata emessa la bolletta e che puoi trovarla con un clic. Lo fai e non trovi niente: il tuo codice cliente (copiato dalla comunicazione ricevuta) non esiste. Sei sul sito di altro Enel: per le informazioni ti rimanda al sito di Enel. Vi trovi un numero verde, lo chiami e dopo qualche tempo ti informano che il numero di altro Enel è, per l'appunto, un altro. Chiami una volta e dopo un infinito numero di "rimanga in linea per non perdere la precedenza acquisita" parli con un operatore e ... cade la linea. Così per tre volte. Alla quarta vieni a sapere che hanno dei problemi con il sito internet, che se vuoi avere una copia cartacea della fattura devi fare un fax, che non si sa se il sito funzionerà prima che passino i dodici mesi durante i quali la fattura sarà conservata nel web, che non ti possono garantire che tu non possa più avere la fattura. Tutto semplice. 89
Mi parrebbe normale che se non puoi fornire il servizio in Internet, ti scusi col cliente e gli mandi la fattura cartacea fintanto che rimane il problema: ma forse è troppo normale. (2008, CeA2) Cara Rai Per motivi che non sto qui ad illustrare, mia moglie ed io abbiamo residenza in comuni diversi pur vivendo sempre more uxorio nell'una o nell'altra per periodi più o meno equivalenti. Ci siamo sposati 50 anni fa e come dono di nozze qualcuno regalò a mia moglie una radio, l'abbonamento fu intestato a lei e da allora abbiamo sempre rinnovato il canone ben prima della scadenza. Forse ci meriteremmo da te un premio, forse ci siamo già meritati qualche sorisetto di compatimento dai molti che - a quanto si dice - da sempre vedono la TV senza mai pagare una lira. Il premio non l'abbiamo avuto, in compenso ci imponi di pagare due canoni, perché così dev'essere. Nel sito http://www.abbonamenti.rai.it trovo: "Chiunque detenga uno o più apparecchi atti o adattabili alla ricezione dei programmi televisivi deve per legge R.D.L.21/02/1938 n.246 pagare il canone di abbonamento TV. Trattandosi di un'imposta sul possesso o sulla detenzione dell'apparecchio, il canone deve essere pagato indipendentemente dall'uso del televisore o dalla scelta delle emittenti televisive." Non si dice "Chi nella propria residenza anagrafica detenga ..." quindi può essere chiunque, anche se "anagraficamente non residente". 90
Nel rispetto della norma citata il canone dovrebbe quindi essere intestato a mia moglie, maggiore fruitrice della TV e per consuetudine familiare da sempre titolare di radio, televisori, canone RAI. Ma non essendo anagraficamente con lei convivente potrei risultare "renitente al canone" anche pagando due abbonamenti: controvoglia faccio il versamento a mio nome. Resto tuttavia del parere che questo secondo abbonamento non sia dovuto. Una nota datata "Roma, 8 settembre 2003 - APA/NC - FDN" recita infatti: ".. Ne consegue che, ai fini della riscossione del canone, marito e moglie che abbiano residenze differenti costitiscono famiglie diverse e sono pertanto obbligati, OVE DISPONGANO AUTONOMAMENTE DI APPARECCHI TELEVISIVI, a pagare canoni separati ...." Con "ove dispongano autonomamente" capisco "qualora dispongano autonomamente" ed è evidente che il soggetto non è "residenze differenti" ma "marito e moglie". Pertanto - anche se considerati due famiglie ANAGRAFICAMENTE diverse, anche se a dispetto degli art. 29 e 31 della Costituzione la famiglia è ritenuta tale solo quando torna a suo danno, anche se conseguentemente il Ministero delle Finanze ha DISCREZIONALMENTE ritenuto di adottare in materia di canone la nozione anagrafica di famiglia - marito e moglie sono obbligati a pagare canoni separati solo quando ognuno dei due disponga autonomamente (ed in via esclusiva) degli apparecchi: e questo non è il nostro caso. Se però si omette quell'inciso dovrei pagare quattro canoni. Non essendo ANAGRAFICAMENTE 91
CONVIVENTI affermi che non siamo famiglia e quindi che l'uno non può beneficiare del canone pagato dall'altro. Così in ciascuna delle due residenze ognuno di noi deve pagare il suo canone, veda o non veda la TV. La cosa a me sembra assurda, ma siamo in Italia: finora non sei arrivata a tanto, ma non vorrei che l' ingordigia superasse la decenza. Se il coniuge ha residenza diversa entrambi i coniugi devono pagare il canone, ma se invece sono amanti con residenza diversa e diversa dal luogo dove vivono, quando uno dei due è abbonato Rai vi possono tenere tutti gli apparecchi che vogliono senza necessità di un secondo canone? (2011, CeA2) L'unità d'Italia 1861, 17 marzo - Apertura dei lavori del neonato Parlamento italiano. Vittorio Emanuele II di Savoia assume il titolo di re d'Italia e dichiara l'unità d'Italia. 2011, 17 marzo è il 150° anniversario di quella data, del Regno d'Italia ma non dell'Italia attuale. Il Veneto entrò a far parte del Regno d'Italia solo nel 1866, il Trentino-AltoAdige e Venezia Giulia nel 1918. Celebrare nel 2011 i 150 anni dell'Unità d'Italia fa ritenere compiuta l'unità nel 1861 e che queste tre regioni siano estranee all'Italia, che l'Italia rimanga unita anche senza esse. Quei veneti, trentini e giuliani che si considerano italiani potrebbero sentirsi discriminati e offesi, gli altri incentivati a separarsi. Nel 2011 mi parrebbe più corretto parlare dei 150 anni della nascita del Regno d'Italia o della dichiarazione dell'unità d'Italia. Per i 150 anni dell'Unità 92
d'Italia, di questa Italia, penso si dovrebbe aspettare il 2068. Nel 2011 possono festeggiare il 150° anniversario dell'unità le regioni che facevano parte del Regno d'Italia nel 1861, nel 2016 il Veneto e nel 2068 Trentino e Venezia Giulia potrebbero festeggiare il 150° dell'annessione; forse sudtirolesi e istriani-dalmati italiani potrebbero avere poco o niente da festeggiare, forse non solo loro. (2011, CeA2) Tutela istituzionale "Io non ci sto!" - Se l'allora Presidente della Repubblica Scalfaro potè parlare così alla televisione non vedo perchè l'attuale Presidente del Consiglio Berlusconi non possa pensare altrettanto e cercare una soluzione in modo meno arrogante e più democratico. Chi ora grida allo scandalo per il lodo Maccanico-Schifani-Alfano dovrebbe aver fatto almeno altrettanto allora. E' vero che delle quattro cariche istituzionali coinvolte oggi solo una ne beneficia, ma in futuro, come in passato, ognuna di esse potrebbe trovarsi nella stessa condizione. Si può ritenere sbagliata una tutela istituzionale, ma trovarla giusta e necessaria ma solo a partire dalla prossiama legislatura, come taluno dice, mi sembra una cosa del tutto insensata: se è giusta, quanto prima tanto meglio. Mi pare ragionevole risolvere un problema attuale e non solo quelli futuri; i casi che si presentano possono non essere stati previsti dal legislatore e se sono improponibili norme specifiche e immediate perchè considerate "ad personam", si rischia di 'chiudere la stalla quando i buoi se ne sono usciti'. 93
E' vero che la Costituzione dice che tutti i cittadini sono eguali davanti alla legge, ma anche che la libertà personale, la libertà e la segretezza della corrispondenza e di ogni altra forma di comunicazione sono inviolabili, che la Repubblica riconosce i diritti della famiglia come società naturale fondata sul matrimonio, che agevola con misure economiche e altre provvidenze la formazione della famiglia, che gli statuti dei sindacati sanciscano un ordinamento interno a base democratica, ecc., ecc. Se tutti sono eguali davanti alla legge, uno non dovrebbe essere trattato meglio ma nemmeno peggio di tutti, i magistrati non dovrebbero abusare del loro potere e rispondere degli errori imputabili a negligenza o dolo, come gli altri. (2008, CeA2) Ezzelino e Romano (senza fine) Ezzelino da Romano è così detto perchè nato nel 1194 a Romano, paese in provincia di Vicenza che ora si chiama Romano d'Ezzelino. Di conseguenza il ghibellino ora sarebbe Ezzelino da Romano d'Ezzelino per cui il paese diventerebbe Romano d'Ezzelino da Romano d'Ezzelino; ma se il paese così si chiamasse il feudatario sarebbe Ezzelino da Romano d'Ezzelino da Romano d'Ezzelino e il paese Romano d'Ezzelino da Romano d'Ezzelino da Romano d'Ezzelino; il nome del feudatario diventerebbe Ezzelino da Romano d'Ezzelino da Romano d'Ezzelino da Romano d'Ezzelino e il paese Romano d'Ezzelino da Romano d'Ezzelino da Romano d'Ezzelino da Romano d'Ezzelino ...... e così via all'infinito. (2008, CeA2) 94
Causa ed effetto In Italia abbiamo troppe imposte e troppi che non le pagano, troppi limiti di velocità assurdi e troppi automobilisti spericolati, troppi vincoli imposti e troppi inosservati, troppe leggi da rispettare e troppa gente che non le rispetta, troppa severità teorica e troppo lassismo pratico, troppo burocrazia e troppa inefficienza, troppi privilegiati e troppi abusi, troppi partiti e troppi politici, troppe sigle e troppi ricatti sindacali, troppo di questo e troppo di quello. Penso che se cominciassimo ad avere norme più giuste, più eque, più semplici, più comprensibili, più rispettabili e più fatte rispettare non lo sarebbero mai troppo. (2008, CeA2) Oro, argento, bronzo e euro Gli atleti vincitori di medaglia olimpica che si lamentano (come tutti) per il prelievo fiscale su quanto guadagnano sono (prevalentemente?) dipendenti pubblici: polizia, carabinieri, guardie di finanza, aviazione, guardie forestali e non so cos'altro. Se svolgono normalmente il loro lavoro e si allenano nel tempo libero niente da dire. Se il lavoro consiste invece nel fare gare sportive non vedo cosa serva ai vari Corpi armati, pur sperando in qualche beneficio d'immagine utile all'Italia. Non penso che un Tomba dovesse inseguire in sci i malfattori o che i duelli aerei si svolgano con la spada e mi rimane il dubbio che, come spesso succede, i costi siano a carico del pubblico e i ricavi a beneficio del privato. (2008, 95
CeA2) Incroci e rotonde Gran parte degli incroci sono ora rotonde. Poiché chi è nella rotonda ha diritto di precedenza e la circolazione va da sinistra a destra, chi entra in una rotonda deve dare la precedenza a chi viene da sinistra. Perché non pensare di uniformare il comportamento anche negli incroci privi di segnaletica sostituendo la norma "dare la precedenza a destra" con "dare la precedenza a sinistra"? (2008, CeA2) Come aiutare le famiglie a basso reddito a diminuire il loro potere d'acquisto. Non so se ringraziare i legislatori o i giudici. Al prezzo, per loro irrisorio, di 5-6 mesi della mia pensione, ora so quanto segue. • Le norme sono tante e tali da consentire ai disonesti furbi di usare tutte le astuzie per pagare di meno e da costringere gli ingenui onesti a pagare di più. • Solo un bravo fiscalista sa difendersi dal fisco, una persona comune no. • Chi è ricco può permettersi un bravo fiscalista, chi è povero no. • E' dovere di tutti contribuire alla spesa pubblica in ragione alla propria capacità contributiva, ma il rischio di dovere pagare più del giusto si compensa pagando meno del giusto: chi può lo fa, un pensionato non può. • Le agevolazioni fiscali per la conservazione del patrimonio edilizio possono essere una trappola per far 96
pagare interessi e sanzioni. • Chi ha un reddito tanto basso da non avere imposta da pagare non può avere agevolazioni, ma può beneficiarne colui il quale lo ha fiscalmente a carico. • Se però non può essere a carico perché il reddito non è sufficientemente basso, le agevolazioni possono spettare anche a parente convivente. • Il marito non è presunto convivente e forse nemmeno parente. • Convivente non è chi convive ma chi ha la residenza anagrafica nello stesso Comune, anche se a chilometri di distanza. • Il marito che per esigenze di lavoro o altro non ha la stessa residenza anagrafica della moglie pur se vive e dorme sempre con lei, non è parente convivente. • Mi resta il dubbio se un certificato di residenza vale quanto un matrimonio o una sentenza di separazione o di divorzio e se comporti altre ignote conseguenze. • In una famiglia di lavoratori dipendenti, con tre figli, senza aiuti esterni, uno dei coniugi può non arrivare ad avere una normale pensione. • Una famiglia in cui uno dei coniugi ha una pensione tale da non dovere pagare imposte e l'altro ha una pensione non molto elevata non mi pare una famiglia ricca. • Legislatori e/o magistrati non consentono a questa famiglia di beneficiare delle agevolazioni concesse a quelle con più alto reddito complessivo, anzi la gravano di spese e sanzioni aiutandola così a ridurre ancor più le sue 97
possibilità economiche, conformemente all'art. 31 della Costituzione che recita "La Repubblica agevola con misure economiche e altre provvidenze la formazione della famiglia e l'adempimento dei compiti relativi, con particolare riguardo alle famiglie numerose." • Chi sfrutta i cavilli legali per pagare di meno del giusto fa elusione nei confronti del Fisco. • Il Fisco per far pagare di più del giusto fa elusione nei confronti del contribuente. (2008, CeA2) Il matrimonio Per alcuni era un sacramento, per la Costituzione italiana era il fondamento della famiglia, per tutti il matrimonio era una cosa seria, un contratto impegnativo. Oltre a un'occasione di far festa, mangiare in compagnia ed esibire stravaganze, c'è ancora il matrimonio nell'ordinamento italiano? Mi par di capire che la risposta sia SÍ e NO. SÍ: quando si deve stabilire se il reddito familiare supera i limiti oltre i quali non si godono più certi benefici va sempre sommato il reddito del coniuge. NO: quando per spese detraibili dall'IRPEF non c'è imposta sufficiente la detrazione non spetta al coniuge ma a parente convivente. In questo caso convivente non significa chi vive insieme, come dice il vocabolario, ma chi ha la residenza anagrafica nello stesso Comune. Più in generale la risposta è: SÍ, quando comporta un aggravio per la famiglia; NO, quando potrebbe comportare dei benefici; 98
NO, quando la residenza anagrafica prevale su situazione reale, matrimonio o divorzio. Ovviamente - escludendo motivi religiosi o patrimoniali - il matrimonio conviene evitarlo: comporta solo svantaggi. Se, come si dice, anche per i futuri aiuti alle famiglie varrà solo la residenza anagrafica spero che, almeno nei chiarimenti per la gente comune, lo si scriva in italiano e non in politichese, legalese o inglese. (2008, CeA2) Bianco e nero Non so se gli italiani sono razzisti, ma mi sembra che molti non italiani lo siano. A torto o a ragione si ritengono perseguitati e accusano pregiudizialmente gli altri di essere razzisti. Se razzismo significa pregiudizio nei confronti dei diversi, non vedo perché un pregiudizio (o odio) nei confronti dei bianchi sia meno razzista del pregiudizio dei bianchi nei confronti dei neri. (2008, CeA2) Vorrei volare Talvolta la vita delle persone è affidata all' abilità di un chirurgo, di un pilota d'aereo o di un tassista: ma un'auto la saprei guidare, mentre per venire operato o volare devo contare sulle capacità altrui e non trovo scandaloso che queste capacità siano adeguatamente retribuite. E' normale che i sindacati di categoria cerchino di ottenere il massimo e fintanto che la controparte usava denaro altrui l'ottenevano. Ma ora forse (spero) le cose sono cambiate e a richieste che si ritengono inaccettabikle viene risposto "no". 99
Dal mio punto di vista non capisco l' ostinazione dei piloti: tra poco e niente preferirei poco e poi si vedrà. Se la scelta è tra offerte gravose e il fallimento, sceglierei le prime e appena le condizioni si presentassero cercherei di migliorarle o qualcun'altro che mi riconosca quello che valgo, se sono sottostimato: non sempre si può avere il coltello dalla parte del manico e chi ricatta non si stupisca se viene ricattato. Trovo anche strano che i sindacati dei lavoratori privati e pubblici siano riuniti al vertice. Non si può servire a due padroni, tantomeno quando gli interessi dell' uno sono contrapposti a quelli dell'altro. Datori di lavoro e lavoratori hanno di solito interessi contrapposti. I cittadini italiani sono i datori di lavoro dei dipendenti pubblici e fra i cittadini italiani dicono che i lavoratori siano i principali contribuenti . Poichè le imposte vengono ritenute dallo stipendio lordo e lo stipendio lordo dei dipendenti pubblici è pagato con le ritenute sul salario dei lavoratori dipendenti, sono questi ultimi il principale datore di lavoro dei primi. Mi chiedo come i sindacati vogliano difendere sia gli uni che gli altri: se non è conflitto di interesse é sete di potere. (2008, CeA2) Merce introvabile Quando non c'è la possibilità di trovare sul mercato quello che ti serve, se ne sei capace lo fai da te. Fino a non molti decenni fa le donne facevano le tagliatelle in casa, ora lavorano in qualche posto e le tagliatelle le comprano al supermercato: è più comodo e vantaggioso. E così per 100
molte altre cose che uomini o donne facevano da sè nell'impossibilità di averle altrimenti e ben lieti di poterle ora trovare belle e pronte a minor costo e magari di migliore qualità. Non diversa è la cosa parlando di giustizia: escludendo delinquenti e violenti, la gran parte dei cittadini è ben felice di avere giustizia dallo Stato. Non si aspettano Giustizia assoluta ma che sia fatto quanto umanamente possibile per far osservare le regole, senza eccezioni per bianchi, neri o altro. Anche per questo si pagano le imposte, a questo dovrebbero servire polizia, carabinieri, caserme, magistrati, tribunali, guardie carcerarie, carceri e tutto il resto. Ma se chi non rispetta le regole rimane impunito e si sente incoraggiato a persistere, se lo Stato nonostane il costoso apparato non fornisce la merce "giustizia", allora, per avere ciò che si cerca e non si trova, si tenta con il fai da te. (2008, CeA2) "Se potessi aver ..." Non ci sarà accordo sul quanto, ma nessuno nega che i prezzi siano aumentati. La mia pensione lorda è aumentata del 12% in sei anni; devo ritenere che il costo della vita sia lievitato almeno altrettanto. In effetti l'indice Istat del costo della vita è passato da 100 nel 1995, a 115 nel 2001, a 135 nel 2008. Quasi tutto è cresciuto, dai prezzi dei generi di prima necessità alle indennità parlamentari, con poche eccezioni: costi telefonici, parametri reddituali e poco altro. Forse mi sbaglio, ma non mi pare che negli ultimi 10 anni siano cambiati i limiti per essere considerati fiscal101
mente a carico o quelli per poter beneficiare dell'esenzione dai ticket sanitari. Si parla spesso di agevolare i "meno abbienti", ma se già ora è escluso da questi chi non arriva alla quarta settimana si finirà con escludere anche chi può permettersi un solo pasto al mese. Per fortuna nel 1946 c'è stata la rottura con il passato, altrimenti i parametri sarebbero rimasti quelli di allora e per i nostri governanti sarebbe ricco chiunque "potesse avere 1000 lire al mese", come di cantava un tempo, cioè mezzo euro. (2008, CeA2) Antirazzismo razzista Troppe volte chi si dichiara antirazzista è animato da odio e intolleranza, proprio come i razzisti. (2008, CeA2) Tutti gli anni Tutti gli anni, due volte all'anno sento elogiare il grande risparmio energetico derivante dall' ora legale. Tutti gli anni, due volte all'anno brontolo e impreco contro chi mi fa spostare avanti o indietro tanti orologi; non tutti, perché quelli personali (da polso, bici o auto) al tramonto dell'equinozio d'autunno segnano sempre 6 o 18. La storia del risparmio energetico mi sembra una favola: è ovvio che d'estate si consumi meno energia, tra ferie, vacanze, passeggiate e notti più brevi; con l'ora legale c'è sì un'ora di luce in più dopo le 12, ma anche una in meno prima, non si ferma il sole; chi va per funghi non riesce a farlo prima del lavoro, chi va per locali notturni deve aspettare di più la notte e gli spagnoli si adeguano a ora 102
legale e stare più a ovest posticipando di due ore i loro orari. E ora che le giornate si accorciano, fanno arrivare notte un'ora prima, mentre forse sarebbe il caso (per quelli come me che non si alzano presto al mattino) di "aggiungere" adesso un'ora di luce serale a compenso della naturale anticipazione del tramonto. Ammettendo che ci "regalino" un'ora di sole, lo fanno quando ce n'è fin troppo e ce lo tolgono quando scarseggia. Mi spieghino poi dove risparmiano energia se luci, macchinari, televisori ed elettrodomestici vari funzionano per lo stesso numero di ore con o senza ora legale. (2008, CeA2) 25 ottobre Forse la mia memoria mi tradisce (capita), ma mi par di ricordare che quando, molto tempo fa, fu proclamata per domani 25 ottobre 2008 una grande manifestazione del PD (con o senza DP, Di Pietro) non si sapeva bene quale fosse l' oggetto della manifestazione se non un generico "contro il governo". Ricordare l' anniversario della Rivoluzione d'Ottobre (25 ottobre per il calendario giuliano, 7 novembre per il gregoriano) forse non era il caso, ma non si può nemmeno organizzare un grande raduno senza uno scopo, un obiettivo definito, da poter proclamare e scrivere sugli striscioni. Per questo le contestazioni contro le proposte Gelmini cadono a fagiolo e qualche dubbio che non si tratti di pura casualità non mi pare del tutto stravagante. (2008, CeA2)
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Scuola Non sono un esperto di scuola, ma penso che quelli che si dichiarano tali siano più che sufficienti. Mi pare tuttavia di capire che non ci siano soldi da sprecare e che ci siano sprechi da eliminare; chi si lamenta dei "tagli" non vede sprechi e ritiene che si debba continuare così, tanto paga Pantalon. Credo anche di capire che chi spesso lamenta "illegalità diffusa" e "assenza dello Stato in intere regioni", giustifichi l'illegale occupazione di strade, ferrovie, scuole, università in nome della libertà di manifestare, anche quando questa libertà diventa un sopruso di pochi sui molti. Se, come dicono, a "protestare" è la maggioranza, trovo ancor più incoerente che chi si dichiara difensore delle minoranze non condanni i molti che conculcano la libertà dei pochi. Spesso chi viola le norme non viene giustamente punito, ma se a violarle sono in molti sembra che l'impunità debba essere garantita: si tratti di tifosi, studenti o lavoratori. Le persone che dalla scuola ricevono uno stipendio sono tante, per alcuni troppe: non meraviglia che difendino interessi corporativi. Si ritengono malpagate: per confronti quantitativi si dovrebbe conoscere il rapporto "stipendio annuo/ore lavorate annue"; nei confronti qualitativi pare non eccellino. Dicono che lottano per "la scuola" e che con loro sono studenti e genitori. Sicuramente i giovani di oggi sono informati, ma vedendo protestare bambini di 3-8 anni non credo sappiano quali sono i migliori provvedimenti per la scuola e mi sorge il dubbio che non siano i piccoli al livello dei grandi, ma viceversa. (2008, CeA2) 104
La secchia I fatti di questi giorni mi hanno ricordato mia nonna, quando in casa non c'erano i rubinetti dell'acqua. Prendeva la secchia, andava alla pompa, la riempiva e la riportava in cucina. Un giorno si accorse che per quanto faticasse l'acqua non bastava più come prima: la secchia, un pò in alto, aveva un buco e perdeva. Così doveva riempirla meno per non sprecare lavoro e acqua, ma appena passò il calderaio la fece riparare, senza chiedere a studenti o professori. (2008, CeA2) Chissà La Costituzione della Repubblica Italiana Art. 1. ......La sovranità appartiene al popolo, che la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione. Art. 67. Ogni membro del Parlamento rappresenta la Nazione ed esercita le sue funzioni senza vincolo di mandato. Art. 88. Il Presidente della Repubblica può, sentiti i loro Presidenti, sciogliere le Camere o anche una sola di esse. Chissà perché ognuno tende a ricordare e a richiedere il rispetto di quello che gli conviene ed ad ignorare quello che non gli conviene. Chissà se le norme della Costituzione hanno tutte uguale valore o se quelle che vengono prima prevalgono su quelle che vengono dopo o invece se quelle che vengono dopo annullano quelle che vengono prima. (2010, CeA2)
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Etimologia Fra poco sarà solstizio d'inverno e le giornate cominceranno ad allungarsi. Solstizio cioè "arresto del sole" - dal latino sol (sole) e sistĕre (sisto, sistis, stiti, statum, sistĕre = stare fermo, arrestarsi, fermarsi) - perchè il sole sembra fermarsi (cessando di abbassarsi a mezzogiorno e di sorgere o tramontare sempre più a sud) e poi riprendere il cammino nel senso opposto (sempre più alto a mezzogiorno e più a nord l'alba e il tramonto). Così in Italia la Giustizia si dice Giustizia - dal latino iūs (diritto) e sistĕre (sisto, sistis, stiti, statum, sistĕre = stare fermo, arrestarsi, fermarsi) - perché è talmente lenta che sembra fermarsi pur senza mai cambiare direzione. (2010, CeA2) Charles Tutto questo affannarsi dei vari Fini, Casini, Rutelli mi sembra solo l'agitarsi dei vari Carlo d'Italia stufi di essere come Charles Philip Arthur George . Non hanno evidentemente la sua flemma britannica e scalpitano: erano giovani politici ambiziosi, ma molti anni fa; ora giovani non lo sono più e le ambizioni sono rimaste cose inutilmente ambite. Il tempo passa ed Elisabetta non sembra proprio intenzionata a lasciare il regno a Carlo, eterno principe; il tempo passa e i nostri non vogliono trovarsi come Carlo e non dicono più "largo ai giovani" per non vedersi superare da questi. Mi sembrano quei ciclisti pur bravi cui è capitato di correre in tempi in cui un qualche Merx vinceva sempre e potevano al massimo aspirare al secondo posto e quando 106
il Merx non correva più erano troppo vecchi per competere con i nuovi campioni. Rutelli, Casini e Fini forse come Carlo, nonostante gli auspici di Elisabetta (Tulliani). (2010, CeA2) Menomati Ora usa dire "diversamente abili". Sono persone che non hanno abilità fisica perfetta, dalla nascita o per eventi subiti nel corso della vita. Giustamente la società civile si preoccupa di rendere normale la vita a queste persone evitando di creare ostacoli insignificanti per la maggioranza delle persone ma non per loro, aiutandoli a superarare le loro difficoltà o semplicemente tenendone conto evitando, quando è possibile, situazioni per loro problematiche. Diversamente abili o menomati non è esattamente la stessa cosa: un mancino è sicuramente un diversamente abile, un daltonico è menomato. Qualche volta si pensa anche ai mancini - che solitamente devono adattarsi ad un mondo pensato per i destri - ma, che io sappia, mai ai daltonici. Eppure per loro non sempre sono problemi da poco. Luci rossi e verdi che per tutti gli altri sono facilmente distinguibili per loro lo sono molto meno, magari lo sarebbero di più luci gialle e blu. Sono proprio il rosso e il verde i colori che più confondono; eppure quasi tutte le distinzioni si basano su questi due colori: destra e sinistra, passa e fermati, buono e cattivo sono spesso segnalati con questi a volte indistinguibili colori e cercano di adattarsi come possono. (2010, CeA2)
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Repubblica condominiale I problemi nostrani non derivano solo dal porcellum un dannoso virus elettorale - ma anche dagli acciacchi dell'età , com'è naturale càpiti, di cui soffre la Costituzione. La sovranità spetta al popolo, che elegge i parlamentari, che una volta eletti possono agire come gli pare: la Costituzione è soddisfatta, il Popolo meno. Se i parlamentari non devono essere coerenti col partito di appartenenza, liberi di abbandonarlo quando non ne condividono la linea, passare ad altro partito o farsene uno ad immagine e somiglianza, allora non è il caso che i partiti esistano e si votino. Tutti i pretendenti senatori e deputati si candidano, si iscrivono nella lista degli eleggibili in una data circoscrizione, vengono votati sulla base delle loro personali idee, vengono eletti, propongono o non propongono approvano o non approvano le leggi in parlamento e alla fine del mandato si ripresentano agli stessi che li hanno eletti per essere confermati o definitivamente cacciati. Il cittadino vota Tizio perché lo ritiene degno della sua fiducia, si fida delle sue capacità, gli da delega in bianco e poi giudicherà se ha fatto bene o male, se rinnovare o negare la fiducia. In questo caso non esistono liste blindate di partito ma solo preferenze individuali. Se invece gli elettori votano un partito per le idee che esso afferma, allora chi si presenta nelle liste di un partito deve rispettarne la linea, quella che viene (o dovrebbe essere) discussa al suo interno e approvata dalla maggioranza. Chi vota si fida del partito. Il voto di preferenza é sì e no indispensabile. Si conoscono le idee del partito, ci si fida 108
di chi lo guida, si lascia a lui la scelta delle persone più idonee e si giudicano i risultati, come per comprare un'auto di solito si sceglie marca e prestazioni e non le singole componenti. Oppure si scelgono le persone (conoscendole a fondo) confidando nella loro capacità di influire positivamente sulla linea di partito, che comunque sosterranno. Se alle elezioni si presentano due, tre, cinque liste di partito, se a queste liste i voti danno un certo numero dei 1000 parlamentari, se i parlamentari di un partito devono attenersi alla linea decisa al suo interno, allora si assegni a ciascun partito tanti millesimi di parlamento (o di Camera e di Senato) e alle votazioni si presenti un solo delegato per partito e il suo voto varrà quanti sono i millesimi che rappresenta: come in un'assemblea condominiale. Così non ci saranno traditori, voti a sorpresa, franchi tiratori, malati assenti e parti in aula: basterebbe rendere trasparenti le linee di ciascun partito e come nascono, il Parlamento non sarebbe un parlamento ma un votificio legislativo e chi vuole parlare lo fa in TV, come adesso.In un paese di convergenze parallele e poli equatoriali può starci anche una Repubblica condominiale. (2010, CeA2) DTV Ormai molto tempo fa veniva annunciato l'avvento della Televisione Digitale Terrestre, che - mi hanno spiegato non si chiama così per via dell'uso delle dita sul telecomando ma per l'uso di codici, sequenze, flussi numerici inviati e ricevuti. Con questo nuovo sistema possono coesistere molti più canali di prima, basta - dicevano 109
acquistare un decoder esterno all'apparecchio televisivo o un televisore di nuovo tipo. Acquistare un nuovo televisore però non basta: anche i registratori che usavi hanno un sintonizzatore autonomo e se vuoi continuare ad adoperarli devi prendergliene uno che riceva e gli traduca i segnali numerici (digitali), un decoder anche per loro. Finchè c'erano ancora i canali analogici si avevano quelli vecchi e quelli nuovi, ma poi c'è stato il passaggio totale dall'analogico al numerico, detto switch-off per conservare un certo mistero. Che ci siano moltissimi canali e che quelli che si vedono si vedano meglio è un dato di fatto, ma non ci avevano ben spiegato che se non si può vedere bene non si vede niente: in effetti ora sono molti anche i canali che vedo a singhiozzo o non vedo e che prima vedevo: colpa della nebbia in valpadana? Non so poi per quale motivo, ma mi capita che quando un programma non lo vedo e appare la scritta "segnale debole o assente", se con due dita stacco e riattacco l'antenna talvolta lo vedo: magari è per questo che si dice TV digitale. (2011, CeA2) Del caso Non ho ben capito se tutto questo gran parlare e gran criticare sia moralismo, politica o invidia. Quello che sarebbe successo ad Arcore magari mi schifa, quello che succede in Italia magari mi annoia, quello che fanno a Milano mi terrorizza. (2011, CeA2)
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Non è la RAI Da molto tempo ormai non mi attraggono più gli spettacoli da arena gladiatoria, dove si gode nel vedere gente combattere e ferirsi anche se non a sangue. Della trasmissione del signor Gad Lerner so solo quello che è stato ritrasmesso nei telegiornali: non so quindi se le accuse lanciate dal signor Berlusconi siano gratuiti insulti o giustificata reazione ad insulti subiti. Tendo per questa seconda ipotesi, ben sapendo che certi conduttori televisivi si sentono in diritto di insultare e di non essere insultati: la chiamano libertà d'informazione. Non esprimo quindi giudizi sulla trasmissione perché è su La7, un canale privato: nessuno mi obbliga a guardarla, nessuno mi obbliga a comprare i prodotti pubblicizzati, nessuno mi obbliga a pagarla. Così non è per altre trasmissioni del cosidetto "servizio pubblico" che gradirei meno faziose, più obiettive e possibilmente anche da me guardabili. Per queste devo pagare due canoni: una per gli apparecchi che sono nella residenza anagrafica di mia moglie e uno per quelli nella mia; siccome però - vivendo insieme - possiamo entrambi disporre degli uni e degli altri, mi aspetto che la RAI pretenda da ciascuno di noi il pagamente di un altro canone in quanto "famigliari anagraficamente non conviventi" che dispongono di apparecchi radio-televisivi. Quattro canoni per trasmissioni che non guardo o per "rewind" (è più bello detto in inglese, come "escort"), cioè per cose già fatte, mi sembra un po' troppo. Ma tant'è: ai partiti politici non bastano i "rimborsi"che si sono assegnati (rimborso suona diverso da finanziamen111
to) ma vogliono disporre anche di televisioni obbligando per legge i cittadini a pagare un'imposta RAI, meglio quattro. "La democrazia è politica e la politica costa, se i partiti non fossero sovvenzionati solo i ricchi potrebbero fare politica e sedere in parlamento", affermano: chissà perché io devo vivere con 1200 euro al mese e a loro non ne bastano 20 mila, chissà perché la politica non dev'essere solo dei ricchi ma chi fa politica deve essere (diventare) ricco. (2011, CeA2) Tizio e Caio Tizio, chissà perché, si ritiene una persona esemplare, da imitare. Per lui ci sono solo due modi di fare le cose: il suo e quello sbagliato. E pretende che gli altri non sbaglino. "Caio, se lei mettesse qualche didascalia, anziché codici, potrei sapere il soggetto dello scatto." scrive perentorio. Usa il lei ma il tono è intimativo e canzonatorio. Caio è abituato a rispndere gentilmente a chi gentilmente chiede ma non gradisce sottostare a dictat. Pensa che chi vive in una piccola città la conosce e non necessita di precisazioni se non in casi particolari; agli altri o poco importa o basta chiedere. Quei "codici" che tanto infastidiscono Tizio sono un hastag e il nome delle foto. Lo schema è uguale per tutte, serve poco per capire che indica Regione, Provincia, Comune, Frazione, anno, mese, numero foto. Oppure basta chiedere. Tizio non l'ha chiesto ma Caio glielo dice. Basta un po' di attenzione e comprendonio, ma Tizio non capisce. Ne è ossessionato e scrive "Caio, ancora con sti codici? 112
Non pensa che io ci abbia vissuto a X ma... ora non ricordo con precisione tutto." Poi ancora "... ma sto signore continua imperterrito con i suoi codici; io quando faccio foto in luoghi che non conosco mi segno qualcosa per ricordarmi, poi." A Caio basta quel titolo e Tizio aggiunge "Caio, a lei può bastare allora faccia a meno di condividerle. Ma pensa te." "Davvero irritante." - pensa Caio - "Tizio faccia come gli pare ma non pretenda che lo faccia io. Molti luoghi non so come indicarli, la fotocamera non ha GPS, il titolo mi basta per ricordare, a volte ho delle note: se non so e non dico c'è sempre qualcuno che sa e gentilmente lo dice." Ma a Tizio non basta e gli insegna come deve fare: "Egregio signor Caio veda questa foto, che ho già postato, non contiene nessun codice, neppure occulto, però contiene la data e il nome dell'autore; in questo modo chiunque la copi, a meno che non la ritagli, saprà sempre chi è l'autore dello scatto. Io non ho inventato nulla, nei Gruppi che frequento il 99% delle persone che posta foto fa così. Ah dimenticavo: io NON ho insultato nessuno per iscritto... *pc37x 07VB Saremo H1107072." Sarà, ma per Caio non è così. Sulle sue foto non mette il suo nome perché gli interessano solo le foto e come archiviarle: non le ha fatte per facebook ma per sé. Grazie a Tizio non ha più piacere a condividere il piacere delle foto. E se non c'è piacere non vale la pena. (2021, CeA2 Scrivere in veneto Da molti anni non vivo nel Veneto, ma in famiglia 113
parliamo veneto: con mia moglie tutti i giorni, con i figli quando ci sono. Quanto a scriverlo é tutto un altro discorso: non succede quasi mai e non saprei bene come fare. So che ci sono delle regole più o meno accettate, le ho lette in Internet, le ho lette tanto tempo fa in un testo di cui non ricordo il titolo, ma prima di rilleggerle faccio alcune considerazioni del tutto personali. Per scrivere in veneto (quello che conosco, ogni paese ha la sua parlata) potrei: • a) scrivere quasi in italiano fornendo le regole per la pronuncia; • b) scrivere quasi in veneto, da pronunciare come in italiano salvo eccezioni; • c) scrivere in veneto come lo pronuncio usando opportuni segni grafici. Usando a) sarebbe come è per me l’inglese: si scrive una cosa e se ne legge un’altra. Es. scrivo orticello e leggo ortese’o, perchè così è: c si pronuncia spesso s di rosa, le doppie non esistono, l ha un suono particolare o non si sente. Usando b) scriverei orteselo, sapendo che l è quasi muta. Usando c) potrei scrivere ortexe’o. Direi che volendo rendere la pronuncia il più possibile corrispondente allo scritto da parte di chi veneto non è il modo migliore dovrebbe essere quest’ultimo. Ho vissuto molti anni in Piemonte, leggevo TOMA, pronunciavo TOMA ma alla fine mi è stato detto che si dice TUMA: in pratica per loro le O si prununciano U, forse perchè le U si pronunciano ü; ma bisogna saperlo. Mi limito alla difficoltà nel rendere la pronuncia di S, 114
che in spagnolo è sempre sorda, in italiano spesso dipende dalla sua posizione, in veneto può essere sorda o sonora indipendentemente dalla sua posizione. Considerato che non si usano consonanti doppie, forse basterebbe indicare con segni diversi la S sorda (aspra) e la S sonora (dolce), a volte pronunciate anche Z (aspra e dolce). Fa eccezione la S doppia, un po' diversa da S che ma non eguale a SS e che indicherei con § Mi pare esistano relazioni tra italiano e (il mio) veneto: • Z sorda = S sorda: Vicenza, Venezia, razza => VicenSa, VeneSia, raSSa • Z dolce = S dolce x: Zio, mezzo => xio, mexo • Z dolce = S sorda s: zucchero => sucaro • C dolce = S sorda s: cento, cesta, dolci => sento, sésta, dolsi • G dolce = S dolce x: valigia, giallo => valixa, xalo ( ma possono mantenere la pronuncia italiana). Per minimizzare le differenze di scrittura con l’italiano si potrebbe usare un simbolo speciale (ma esistente) solo quando in dialetto la pronuncia è diversa da quella italiana, per cui si avrebbe: Vicensa, Vene§ia, xio, meso, sùcaro, sento, sésta, dolsi, vàlisa, xalo. La x qualcuno la pronuncia z dolce. De§o che me son s-ciarà un poco le idee, vardarò qua’e che xe le rego’e più usà e me adatarò a que’e. Col tempo. (2009)
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10 giugno Savona, 10 giugno … il 10 di giugno. Mi ricorda qualcosa il 10 giugno, dovrei ricordarmi di qualcosa. In famiglia sono l’unico a ricordarsi di onomastici e compleanni, l’unico se si esclude zia W. Zia W – 87 anni, nubile e praticamente cieca – si ricorda di tutti e di tutto: date di nascita e di matrimonio (di padre e madre, sorella e marito, fratello e moglie, le loro tre cognate comuni , dei 9 nipoti e loro coniugi e loro figli e relativi coniugi e figli e di non so quali altri suoi parenti e conoscenti), numero di telefono e onomastico dei vivi e la data di decesso dei morti. Io credo ricordarmi di quasi tutte le ricorrenze di parenti e affini fino al secondo grado, ma per gli altri e per le lacune di memoria mi sono creato un buon archivio con tutte le date che sono riuscito a raccogliere. Dieci giugno, ci dev’essere qualcosa: un compleanno, un onomastico … qualcosa ci deve essere perché 10 giugno non mi è nuovo, mi dice qualcosa. Nella memoria, niente; nel mio archivio, niente. Telefono a zia W per sentire come sta e così le chiedo cosa ci sia il 10 giugno: pronta, mi dice che anche a lei questa data dice qualcosa, anzi precisa: “a Vicenza c’è il Piazzale 10 giugno, il Piazzale della Vittoria su a Monte Berico e la data dovrebbe riguardare qualcosa del Risorgimento” e mi chiede di verificare in Internet. Telefono anche a mio fratello: anche a lui il dieci giugno dice qualcosa, più o meno lo stesso che a zia W. Controllo in Wikipedia: 10 giugno 1848 – Attribuzione della Medaglia al Valor Militare alla città di Vicenza. Quello era! In realtà c’è il lunghissimo Viale 10 giugno, che sale a Monte Berico, passa tra Santuario e Piazzale della 116
Vittoria, proseguendo fino al Museo del Risorgimento e oltre. Sono 50 anni che manco da Vicenza, ma quella data m’è rimasta in mente, un po’ offuscata. Medaglia d’oro al valor militare «Per la strenua difesa fatta dai cittadini contro l’irruente nemico nel maggio e giugno 1848[15]»— Vicenza, 19 ottobre 1866 – Il Re Vittorio Emanuele II. Produzione di testo Così credo si chiami quello che ai miei tempi era “tema” o “componimento”. Riporto quanto scritto da mia nipote Alice, 5^ elementare, quasi 10 anni. Produzione di testo. Una sera d’ottobre nella tua stanza: azioni, pensieri, riflessioni, stati d’animo. Sono in camera mia, oggi è stata un’altra giornata faticosa. Mi sdraio sul letto pensando agli avvenimenti del giorno. Oggi la maestra ci ha spiegato i numeri relativi, ci ha fatto fare altri esercizi. Mi attacco al computer ma mi stanco quasi subito, lo spengo e guardo fuori dalla finestra: c’è un vento pazzesco già da qualche giorno, la strada è ricoperta da un tappeto di foglie secche. Conto le macchine che passano poi rientro perché fa freddo. Dopo un po’ di lettura ritorno alla finestra e il vento si è calmato mentre il cielo grigio ha ceduto il posto ad un cielo rosa-viola che mi fa dimenticare tutte le preoccupazioni per il giorno dopo, continuo a guardarlo per un po’ mentre il sole pian pianino tramonta. 117
Poi il vento si fa sentire ululando fuori dalla finestra ed entra, perlustra poi se ne va. Sospirando, chiudo la finestra e torno sul letto a guardare il soffitto mentre penso di essere a casa e non, come altri bambini, sulla strada a gelare senza un letto comodo e senza cibo. Mi rigiro, non voglio pensare a queste cose. Poi, sento il bellissimo rumore della pioggia e mi alzo, è scoppiato un temporale. Io adoro la pioggia, ma, appena mi indirizzo verso la finestra sento il bip del computer che vuol dire che è saltata la luce. Appena sento quel bip faccio un salto per lo spavento ma poi mi abituo al buio, ritorno al mio caro letto e guardo la mia camera illuminarsi alla luce dei lampi. Di là in sala i miei genitori guardano la tv ma io non li voglio raggiungere, per questa sera voglio solo pensare. All’improvviso mi balza in mente la verifica di domani, scaccio via il pensiero e mi viene in mente che alla tele c’è il mio programma preferito ma non mi muovo. Sento un vociare in strada, corro subito a vedere ma se ne sono già andati via. Mi viene un nodo allo stomaco pensando alla verifica e sono investita da un’ondata di paura, ma in fondo so tutto (o quasi). Poi penso agli asinelli che sono andata a trovare domenica: chissà che freddo che hanno! La mamma mi dice che è ora di dormire e lo ripete anche 2 o 3 volte perché io, che sono immersa nei miei pensieri, non la sento. Di malavoglia mi ficco sotto le coperte e mi giro su un fianco. Dico una preghiera per i parenti, soprattutto i nonni e spero di fare sogni belli. Scrivo 2 righe sul mio diario e faccio finta di dormire perché mia mamma passa poi ragiono sulla verifica e cerco di ripassare mentalmente, ma da insonnolita com’ero divento curiosa e mi domando cosa 118
mi faranno fare alla visita medica. Sorridendo tra me e me immagino cose impossibili e, sempre sorridendo, mi addormento. Mod 730 Come ogni anno, anche quest’anno è arrivato il tempo del Mod.730, dichiarazione dei redditi. Come ogni anno anche quest’anno vado in Comune, trovo la pila dei “730Modello gratuito-Istruzioni per la compilazione”, ne cerco uno che davvero contenga il mod.730, prendo quello e una busta per il mod.730-1 (destinazione 8 e 5 per mille), torno a casa, compilo il mod.730, voglio compilare il mod.730-1, non c’è, torno in Comune, cerco nella pila un fascicolo che lo contenga, lo trovo, lo prendo, torno a casa pensando allo spreco di carta e di stampa. Nelle istruzioni mi accerto delle scadenze: “Entro 2 maggio 2011 il contribuente presenta al proprio sostituto d’imposta la dichiarazione mod.730 ….”. Sono pensionato INPS, il mio sostituto d’imposta dev’essere l’INPS, come ogni anno mi sono recato alla Sede INPS di Savona, chiedo alla guardia se per il 730 l’Ufficio è il solito, mi risponde che no, che legga l’avviso in alto a sinistra sul tabellone nell’atrio. L’avviso dice che da quest’anno l’INPS non riceve i mod.730 (non è più sostituto d’imposta?), che vanno presentati a un CAF o a un Commercialista, che non comporta spese. Il giorno dopo vado in un Patronato: molta gente in piccolo spazio, personale che va e viene e parla con questo o con quello, persone che parlano con questa o quell’impie119
gata e s’inoltrano negli uffici o ne escono. Non so cosa fare, non so cosa aspettare, non so a chi chiedere se è il posto giusto, qual’è la procedura: mi metto presso il bancone e spero che qualcuno mi dia cinque secondi di attenzione per poi rispettare la prassi o andarmene. Ma nessuno sembra vedermi; dopo oltre mezz’ora chiedo ad un’impiegata in tutt’altre faccende affacendata quando dovrò aspettare per avere un’informazione: a domanda – probabilmente irritata – reazione irritata, saluto e me ne torno a casa. Cerco in Internet e trovo un CAF vicino; vado, entro, nessuna confusione, tre persone in attesa, tre sedie libere, un cartello “Mod.730 – Andavi all’INPS e ora non sai dove andare? Vieni da noi”: proprio quello che cercavo. Naturalmente non è proprio come l’INPS dove conoscevo la procedura, consegnavo il mod.730 e la busta col mod.730-1, verificavano i dati con quelli che avevano memorizzato, mi consegnavano ricevuta e me ne tornavo tranquillamente ad occuparmi d’altro. Qui mi dicono che devo fornire altri dati, portare altra documentazione perché è la prima volta che mi rivolgo a loro e loro non hanno quesi dati: se l’Agenzia delle Entrate non li richiede in qualche posto li ha e se i CAF possono conservarli dovrebbero anche potervi accedere. Pazienza: cerco, li trovo, li porto, faccio/facciamo un po’ di confusione, alla fine non mi resta che sperare che vada tutto bene. Forse ricordo male, ma forsee un tempo bastava inviare o portare la denuncia all’Ufficio imposte: ora è tutto informatizzato, ma se il sostituto d’imposta non riceve il mod.730, l’Agenzia delle Entrate neppure e si deve per forza ricorrere a Patronati o a CAF non mi sembra che per 120
il comune contribuente sia davvero più semplice. Io sarò all’antica ma se prendo i soldi dall’INPS e li verso all’Agenzia dell’Entrate, non capisco perchè non posso rivolgermi direttamente a questi senza intermediazioni terze.
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Indice analitico
10 giugno.....................................................................................116 25 ottobre....................................................................................103 A piedi e in bici.............................................................................66 Antenne.........................................................................................14 Antirazzismo razzista..................................................................102 Autobus e treni..............................................................................62 Autobus, bici e centro strada...........................................................7 Bandiera blu....................................................................................2 Bianco e nero................................................................................99 Biella, Centro Commerciale..........................................................64 C’ era una volta la ferrovia............................................................11 Capita a Savona.............................................................................71 Cara Rai........................................................................................90 Causa ed effetto.............................................................................95 Charles........................................................................................106 Che bello!......................................................................................76 Chissà..........................................................................................105 Come aiutare le famiglie a basso reddito......................................96 Comodità.......................................................................................60 Crisi...............................................................................................57 Da Savona a Cogoleto...................................................................15 Da Savona a Finale Ligure............................................................22 Del caso.......................................................................................110 Dove passava la ferrovia?.............................................................14 DTV............................................................................................109 Enel per amico..............................................................................89 Etimologia...................................................................................106 Ezzelino e Romano (senza fine)....................................................94 Fare e disfare...................................................................................8 Finalmente!...................................................................................40 Forestieri.......................................................................................87 Idiosincrasia..................................................................................78 122
Il matrimonio................................................................................98 Il Piazzo di Biella..........................................................................29 Il tombino......................................................................................38 Incroci e rotonde...........................................................................96 Informazioni..................................................................................74 Internet..........................................................................................72 Interpretazioni...............................................................................86 L'unità d'Italia...............................................................................92 La luna e il dito.............................................................................83 La secchia....................................................................................105 Lana caprina..................................................................................79 Logistica........................................................................................64 Merce introvabile........................................................................100 Mod 730......................................................................................119 Muri...............................................................................................27 Musica e balli................................................................................42 Non è la RAI...............................................................................111 Non solo belle...............................................................................43 Omnia munda mundis...................................................................81 Oro, argento, bronzo e euro..........................................................95 Orologi comunali..........................................................................51 Passaggi pedonali..........................................................................58 Passeggiare a Savona....................................................................10 Pedoni.............................................................................................9 Pedoni e ciclisti.............................................................................54 Per un’asse in più..........................................................................38 Percorsi pedonali e ciclistici.........................................................68 Piazza e piazzale...........................................................................52 Piazzale Eroe dei Due Mondi........................................................44 Piccole cose.....................................................................................3 Piste ciclabili.................................................................................36 Produzione di testo......................................................................117 Province..........................................................................................2 123
Scrivere in veneto........................................................................113 Scuola..........................................................................................104 Sinsofia...........................................................................................5 Tizio e Caio.................................................................................112 TON TON.....................................................................................41 Tutela istituzionale........................................................................93 Tutti gli anni................................................................................102 Un nuovo mondo...........................................................................31 Una casa da papa...........................................................................34 VARIE...........................................................................................89 Via Venti........................................................................................37 Vita a Savona..................................................................................6 Vorrei volare..................................................................................99 "Se potessi aver ...".....................................................................101
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