MASSIMO SALVONI "NOSTOS ritorno alla memoria sensibile"

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MASSIMO SALVONI NOSTOS ritorno alla memoria sensibile

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EVA MULAS



STUDIO GENNAI ARTE CONTEMPORANEA PISA

MASSIMO SALVONI NOSTOS ritorno alla memoria sensibile

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EVA MULAS



Attraverso la pratica artistica cerco di promuovere un’idea di “natura” in senso esistenziale e metafisico, tentando di cogliere quelle

dimensioni soggettive e percettive che fanno sì che l’uomo non sia che un elemento tra gli altri in un ecosistema. Solo così la natura assume una configurazione esperienziale, sia individuale che collettiva: la sua “rappresentazione” diviene strumento per ripensare il mondo a partire dal proprio vissuto e per ridefinire la propria identità.

Art is my way to promote an existentialist and metaphysical idea of “nature”, trying to grasp those subjective and perceptual traits that show how men are nothing but an element like the others in the ecosystem. Only this way can nature assume an experiential

connotation, both individually and collectively: its representation becomes a tool to re-think our world from our experience and to redefine our identity.




NOSTOS ritorno alla memoria sensibile Un pellegrinaggio intimo fatto di lontananza e riavvicinamento, come una lente d’ingrandimento capace di legittimare un’introspezione sensibile e sensitiva, alla ricerca dell’anima che persiste in ciò che è divenuto arido ed apparentemente inutile; è questo un “Nostos interiore”, un viaggio da compiere per affermare il valore delle cose più umili e apparentemente inutili. Dare dignità, con forme ed interpretazioni nuove ad una materia che da sola non ha più la capacità di giustificare la propria ed altre esistenze, è nutrire di sensazioni la presenza esile di fili d’erba secca destinati ad un deterioramento senza significato, senza artificio. Lo sterpo non da frutto ma è comunque testimone di una vita data, restituita attraverso una rappresentazione che da materica diventa grafica, nella volontà di preservare una testimonianza : omnis arbor, quae non facit fructus bonos, excidetur, et ignem mittetur (Ogni albero che non produce frutti buoni viene tagliato e gettato nel fuoco, dal Vangelo secondo Matteo). Salvare ciò che non da più frutti ma conserva la memoria di una vita prodotta è lo scopo delle creazioni realizzate da Massimo Salvoni, per impedire che venga distrutta la memoria di una “poetica ambientale” e con essa lo stesso senso dell’esistenza. Riconoscere la gioia del passato cristallizzando un evento è come mettere sotto vetro un sogno per proteggerlo ma nello stesso tempo comunicarlo rendendolo visibile e trasparente. La concettualizzazione dei sentimenti porta all’abbandono del sentire, al rifugio in un’esperienza mediata dall’oppio della ragione che tutto vuol rendere comprensibile. E’ un difficile equilibrio quello che relaziona il pensiero con il sentimento, specie per chi è rimasto e vuole rimanere lontano da contaminazioni culturali che appartengono a mondi e vissuti di altri luoghi, altri paesi, da poteri che tutto massificano. E’ come dire: “ noi siamo qua, noi apparteniamo a questa terra, apparteniamo ai ricordi ed alla memoria, siamo noi stessi creati da memorie del passato che sono nello stesso tempo memorie del presente e del futuro, siamo sterpi da conservare e non distruggere col fuoco della sola utilità”. Attraverso gli sterpi che diventano forma, occhio (oculus) che indaga e trasmette visioni contemporanee, si rigenera l’esperienza vitale di un sentimento di appartenenza, di riconoscibilità: memorie di un paesaggio, allo stesso tempo, fisico ed emotivo, permettono una ricognizione individuale un ripensamento metafisico, che rende immateriale la già precaria esistenza di un filo d’erba secca, che resiste con delicata tenacia nel suo ambiente fisico. Fisicità e sentimento comandano la forma che addensandosi acquista il potere di un significato geometrico primario, quello di una circonferenza che come una nebulosa in uno spazio di plexiglas ci relaziona con l’universo del percepire. Adriano Ferrara



NOSTOS – a return to the sensory memory An intimate pilgrimage made of distance and reconciliation, like a hand lens that legitimates a sensory and sensitive introspection, in search of the soul that resists in what has become arid and at first glance useless: this is what “Nostos interiore” is. A journey stating the importance of the humblest things that seem useless. Giving dignity, with new modes and interpretations, to a matter that is no longer able to justify its own and other’s existences, means feeding on sensations the weak presence of dry twigs that are doomed to a meaningless and failing deterioration. The dry twig does not give any fruit, but it witnesses a life that has been given, returned through a representation that from material becomes graphic, willing to preserve a proof: “omnis arbor, quae non facit fructus bonos, excidetur, et ignem mittetur” (Everytreethat does not beargood fruits hewn down, and cast into the fire, says Matthew’s gospel”). Saving what cannot give fruit anymore, but keeps memory of a given life, is the aim of Massimo Salvoni’s artwork, avoiding the memory of an “environmental poetic” -and the very meaning of life with it- from being destroyed. Crystalizing an event to acknowledge the joy of the past, is like protecting a dream under a glass bell, yet conveying it by making it visible and clear. The conceptualization of feelings leads to the abandon of feelings, to seeking shelter in an experience mediated by the opium of that reason that wants to make everything understandable. Thought and feelings are connected by an uneasy equilibrium, especially for those who have been -and wanted to be- far from cultural contaminations that belong to different worlds, stories, places and powers tending to depersonalize everything. It is like saying: “We are here, we belong to this planet, we belong to memories and to memory, we are ourselves, born from past memories that are present and future memories at the same time, we are twigs to be guarded and rescued from the fire of the sole usefulness”. The twigs take shape and become an eye (oculus) that investigates and conveys contemporary visions, hence the regeneration of the vital sense of belonging and acknowledgment. Memories of a landscape, physical and emotional at the same time, allow for an individual acknowledgement, a metaphysical rethinking, which makes immaterial the precarious existence of a blade of grass, resisting with delicate perseverance in its physical environment. Physicality and feelings control the shape, which, becoming denser, takes the power of a primary geometric meaning: that of a circumference in a Perspex space that, like a cloud, connects us with the universe of perceiving.

Adriano Ferrara










































Nella pagina a fianco da sx: Delio Gennai - Artista/Gallerista, Mario Mulas - Supervisione fotografica, Massimo Salvoni On the opposite page from left: Delio Gennai - Artist/Gallery director, Mario Mulas - Supervision photography, Massimo Salvoni



Un ringraziamento molto particolare a: A very special thanks to: Eva Maria Welti Eva e Mario Mulas Dea Angela Bendinelli Silvia Salvoni Delio Gennai Adriano Ferrara Daniele Minuti Davide Fabbri Patrizio Brucciani Tommaso Burgalassi Alessandro Fattorini Giuseppe Bellini


Š 2015 Massimo Salvoni


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