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Giudi iudicarie
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Mensile di informazione e di approfondimento
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ANNO 17 - AGOSTO 2019 - N. 8 - MENSILE
EDITORIALE
Con questo petrolio sempre di mezzo
Sabato 28 Settembre ore 21.30 - Storo E20 dal 1 agosto 2019 Prevendita
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FONDATO NEL 2002 - Distribuito da
Confindustria alle imprese “Serve internazionalizzazione” Intervista al neo presidente Fausto Manzana
di Adelino Amistadi Il petrolio è un olio puzzolente, appiccicoso, che nessuno vorrebbe nelle proprie case, ma purtroppo è altrettanto prezioso per la nostra economia e credo che sia uno dei prodotti più ricercati e indispensabili, per ora, dell’economia mondiale. Abbiamo fiducia nelle fonti energetiche alternative, ma persa l’occasione della produzione di energia atomica, il petrolio resterà ancora per molti decenni alla base del fabbisogno energetico mondiale. Purtroppo non è che sia diffuso in ogni parte del globo allo stesso modo, c’è chi ne ha da vendere e chi ne può solo comprare. Per cui è da un secolo al centro della cupidigia degli Stati che cercano ogni occasione chi per vendere, chi per comprare, e patti e trattati per garantirsi il rifornimento continuo. E’ un giro d’affari di milioni di miliardi e quando girano così tanti soldi, è normale che qualcuno cerchi di approfittarne. L’Italia non ne è da meno. La nostra produzione petrolifera è minima, poco gas, poco petrolio e siamo fra i maggiori acquirenti d’Europa. E’ evidente che le trattative avvengono fra Stati e le loro Agenzie ed è altrettanto normale che la regia spetti alla politica. A pagina 14
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AGOSTO 2019 -inpag. concerto
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EUROPA
Gli interessi nazionali di Paolo Magagnotti
Ragazze nel pallone. Il mondiale di Alice Parisi Politica
Gottardi e Masè fondano La Civica
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Scuola
Maturità. Al Guetti due lodi A PAGINA 9
ECONOMIA Senza numeri non si va avanti A pag 13 ARTE Cristoforo II, il Baschenis giudicariese A pag. 24 SPORT Salute. 5G, iniziamo a parlarne A pag 28
A pag 35
Nel corso della storia gli esseri umani si sono riuniti in comunità per una naturale tendenza del vivere assieme e per poter, assieme, crescere e difendersi, Fra queste comunità vi sono le nazioni, con la connessa formazione di Stati nazionali che in Europa in seguito la pace di Vestfalia del 1648, a conclusione della Guerra dei trent’anni, hanno assunto un profilo e una dimensione di particolare forza Una forza che ha portato anche a tanti disastri. A pagina 12
Scuola
Assessore Bisesti: “Sistema da cambiare” A PAGINA 10
Territorio
A Fiavè una nuova via ferrata A PAGINA 22
ESTATE Le proposte culturali della Valle del Chiese A pag 34 PORTO FRANCO Orsi sì, orsi no A pag. 8 GIOVANI InPrendi, sei giovani per sei idee d’azienda A pag 17
PER LA VOSTRA PUBBLICITÀ SUL GIORNALE DELLE GIUDICARIE sponsorgdg@yahoo.it - 3356628973 - 338 9357093
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AGOSTO 2019
A cura della REDAZIONE
Rassegna Stampa
RASSEGNA STAMPA LUGLIO 2019
DALLE GIUDICARIE DALLA PROVINCIA
Pinzolo, cancellato il ritiro della Roma - Ha lasciato l’amaro in bocca la cancellazione del ritiro della Roma giunta all’ultimo momento quando ormai tutti si aspettavano i Giallorossi in Val Rendena. Grande delusione per i tifosi e danni economici per gli operatori turistici. L’orso colpisce a S. Lorenzo in Banale sbranata l’asina Morgana, era la star dei “giri in sella” dei bambini - Lorenzo Cattafesta è affranto. L’orso gli ha sbranato l’asina Morgana, che altri due asinelli era al pascolo ai prati delle Mase, sopra San Lorenzo in Banale. «Sono andato a caricare i miei asini per andare a svolgere un’attività e ho trovato questo...infinita tristezza. Morgana buon viaggio... grazie di tutto». Morgana non era un’asina qualunque: da anni era la beniamina dei bambini che partecipavano alle attività di trekking e giri in sella, in tante manifestazioni e sagre della valle. E infatti tantissimi hanno scritto messaggi di cordoglio e di dolore su Facebook, ricordandola. Nella lite fra Tione e Saone arriva la seconda sentenza, vince il Comune sull’Asuc - È arrivata la seconda sentenza, quella d’appello, sulla causa intentata dall’Asuc di Saone contro il Comune di Tione e vi si ribadisce la legittimità delle azioni del Comune. La vicenda che ha suscitato grande clamore nella piccola frazione saonese, è iniziata con un riordino tavolare avviato dall’amministrazione comunale nel quale erano incluse anche una serie di particelle non gravate da uso civico sul territorio della frazione di Saone per un totale di circa 4 ettari e mezzo. Particelle che pur non essendo gravate al momento da uso civico, secondo l’Ausc di Saone avrebbero dovuto esserlo e quindi il Comune di Tione avrebbe dovuto interpellare l’Asuc prima di procedere al riordino tavolare.
Dopo che il Tar di Trento aveva dichiarato la sua impossibilità di trattare il ricorso presentato dall’Asuc per chiedere l’annullamento della delibera del consiglio comunale di Tione del 22 marzo 2012, che riordinava le partite tavolari relative agli immobili di proprietà comunale sui catasti di Tione, Tione I e Saone, l’amministrazione degli Usi Civici aveva portato la sua causa davanti al tribunale ordinario di Trento che però, in una prima sentenza ha rigettato le ragioni dell’ente saonese. La sentenza di appello ha nuovamente accolto la difesa del Comune di Tione. Valle del Chiese presente nell’Olimpo della Mtb, due uomini ed una eroica solitaria impegnati nella Transalp 2019 - Un tocco di Valle del Chiese nell’Olimpo della Mountain bike. Tre atleti - una coppia maschile e una donna “in solitaria” - in gara nella classicissima europea delle ruote grasse di scena sui sentieri delle Alpi per complessivi 503 km e 18.000 m di dislivello, con le Dolomiti Patrimonio Unesco dell’Umanità a fare da degno sfondo a questa competizione. La coppia maschile è formata da Mattia Facchini, classe ‘88 e Ilario Bagattini, 35 anni entrambi di Sella Giudicarie e con diverse partecipazioni a gran fondo e 24 ore alle spalle e, come coppia, vincitori della 24h di MTB in Val Rendena del 2017. Con loro sulle strade della gran fondo ha pedalato Margherita Beltramolli, atleta di Storo amante delle lunghe distanze, che può vantare la partecipazione alla prestigiosa Paris-Brest-Paris.
L’Agenzia del lavoro sostiene i disoccupati che vogliono diventare autisti - Per far fronte alla difficoltà del settore dei trasporti nel reperire nuovi autisti (anche di autobus e pullman), l’Agenzia del lavoro sta finanziando i corsi che i disoccupati dovrebbero sostenere per conseguire la patente di guida. I posti di lavoro in questo ambito non mancano, ma le spese legate all’abilitazione potrebbero essere difficilmente sostenibili per chi non ha un reddito. L’Agenzia del Lavoro ha previsto uno specifico intervento (Intervento 3G) per cui è possibile erogare un contributo ai disoccupati che frequentano i corsi per ottenere le patenti professionali e la Carta di Qualificazione del Conducente (Cqc), obbligatoria per chi svolge la professione di autista. Il contributo provinciale è fino a 500,00 Euro per le patenti di guida e fino a 1.500,00 Euro per la Cqc.. Da inizio anno ad oggi hanno avuto accesso all’iniziativa 76 persone domiciliate in provincia di Trento ed iscritte ad un Centro per l’impiego. Approvato il Programma di sviluppo provinciale della XVI° legislatura - Il documento individua gli obiettivi di medio e lungo periodo della Provincia autonoma e le strategie da attuare per il loro raggiungimento. Gli obiettivi sono organizzati in sette aree strategiche, che hanno l’ambizione di voler alimentare un confronto permanente tra tutti i protagonisti della vita collettiva: la politica, le istituzioni, le espressioni più rappresentative della cultura, della società, dell’economia, del territorio, della cittadinanza delle aree urbane e delle valli. L’ottica è “trasversale” e dialogante: ogni area intrattiene relazioni complesse con tutte le altre e concorre al raggiungimento degli obiettivi. Lorenzo Paissan conquista l’oro agli Europei - Agli Europei Under 20 di Boras, il trentino Lorenzo Paissan sfreccia in 10.44 e conquista l’oro nei cento metri piani. Per l’Italia è il secondo successo di fila nella manifestazione dopo quello di Filippo Tortu nel 2017. Studi post-diploma, finanziamenti provinciali legati al risparmio delle famiglie - Sostenere economicamente gli studenti trentini che affronteranno un percorso di studi post diploma, con un contributo provinciale proporzionale a quanto accantoneranno le famiglie di ciascuno studente durante la scuola superiore. Questo, in
sintesi, l’obiettivo della misura che fissa al 31 agosto la scadenza per effettuare il versamento annuale per gli studenti del secondo ciclo di studi. La misura prevede, a fronte di un piano di risparmio effettuato dalla famiglia, l’erogazione di una somma di denaro al momento dell’iscrizione ai percorsi di studi post-diploma, universitari e di alta formazione proporzionale a quanto accantonato. Per accedere al contributo sarà sufficiente: aprire un libretto di risparmio o un conto corrente o un piano di accumulo di capitale (PAC) o polizze assicurative; versare per ogni anno scolastico, entro il 31 agosto, una somma di denaro per un periodo da 3 a 5 anni precedenti all’iscrizione a percorsi di studio post diploma; accumulare una somma complessiva compresa tra 3.000 e 6.000 euro; avere un indicatore ISEE famigliare compreso tra 23.001 e 32.000 euro. C’è tempo fino al 31 agosto per costituire il risparmio. Gli allievi dei vigili del fuoco terzi alle olimpiadi - Un meritatissimo terzo posto hanno conquistato i ragazzi e le ragazze della squadra Trentino, ai giochi internazionali CTIF allievi, che si sono svolti a Martigny (CH). Con un tempo di 41,71 netti nella manovra e 64,08 netti nella staffetta hanno superato squadre molto blasonate come Repubblica Ceca, Polonia e Croazia. Al primo e secondo posto le squadre austriache di St.Martin e di Bad Mullacken. Il preparatore atletico della squadra trentina è il giudicariese Daniel Sansoni. Consorzio dei Comuni, concorso per 43 posti - Il Consorzio dei Comuni ha bandito un concorso per soli esami, per l’assunzione presso i comuni di Avio, Borgo Chiese, Campodenno, Dambel, Lavarone, Lavis, Luserna, Malosco, Mezzocorona, Mori, Pergine Valsugana, Romeno, Ronzone, Rovereto, Sfruz, Trento e le comunità dell’Alta Valsugana e Bersntol e della Vallagarina di 34 persone nella figura professionale di assistente amministrativo - contabile, categoria C base, prima posizione retributiva. Dei 34 posti 5, di cui 3 relativi al comune di Trento, 1 relativo alla comunità Alta Valsugana Bersntol e 1 relativo alla comunità Vallagarina, sono riservati al personale interno, che in caso di idoneità avrà la precedenza nell’assegnazione. Inoltre, sono disponibili altri 9 posti da funzionario contabile, categoria D base.
Giornale delle Giudicarie, distribuito dalla Cooperativa Lavoro Da gennaio dello scorso anno il Giornale delle Giudicarie viene distribuito dalla Cooperativa sociale Lavoro, con sede in località Copera a Zuclo. Per segnalare critiche, suggerimenti, disguidi nella spedizione è possibile chiamare il numero della cooperativa: 0465-326420 oppure quello del Giornale delle Giudicarie, 0465322934, oppure via mail all’indirizzo: redazionegdg@yahoo.it.
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Si ricorda che è possibile sfogliare il Giornale delle Giudicarie sul sito www.giornaledellegiudicarie.it aggiornato ogni mese con le notizie più importanti che accadono in Giudicarie.
AGOSTO 2019 - pag. Maurizio Fuga
Ribalto
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Politica
AGOSTO 2019
Nasce “La Civica”, Gottardi e Masè lasciano il partito che fu di Borga L’assessore: “È in perfetta continuità per valori e contenuti”
Il legame con il passato è chiaro, ma avevamo la necessità di evolvere la natura giuridica per dare risposte formali e sostanziali. Riprendiamo nome e simbolo, ma quello di Civica Trentina è indisponibile e inutilizzabile per qualunque futura tornata territoriale”. È partito il tesseramento e in ottobre è previsto il congresso fondativo del nuovo movimento. La Civica raccoglie intorno al progetto i fondatori di Civica Trentina del 2013, ma anche gli eletti in Provincia, i referenti territoriali nelle singole valli, esponenti del direttivo provinciale e grande parte di quel gruppo di aderenti che si sono avvicinati prima delle ultime elezioni provinciali. Il compito di traghettare
Mattia Gottardi e Vanessa Masè hanno staccato la spina alla Civica Trentina per dare vita ad un’altra formazione politica che in qualche modo la ingloba e la supera, “La Civica”. La creatura politica con la quale sono stati eletti in Provincia era nata nel 2013, con la leadership di Rodolfo Borga, ma a meno di sei mesi dalla scomparsa del politico trentino il partito La Civica in questa fase iniziale e di passaggio è stato affidato alla totalità dei Soci fondatori e, nello specifico, a cinque elementi che possono rappresentare la continuità tra Civica Trentina e La Civica: oltre ai due eletti in Provincia, l’Assessore Mattia Gottardi e la Cons. Vanessa Masè, vi sono i due Fondatori di Civica Trentina, Roberto Piffer e Luca Scaramella e lo storico esponente Claudio Chini. Il passaggio non è stato però indolore. Molto duro con Gottardi e Masè è stato
di cui era l’anima ha perso pezzi fino ad arrivare a questo momento di rottura. “La Civica si presenta come un’evoluzione della composizione della maggioranza che governa il Trentino - ha detto l’assessore provinciale Mattia Gottardi alla presentazione della nuova formazione politica -. è in perfetta continuità per valori e contenuti a Civica Trentina. Antonio Coradello, presidente in carica del partito fondato da Rodolfo Borga: “Sono come i cuculi - ha dichiarato ma a differenza di questi uccelli che vanno nei nidi a fare razzia e poi si allontanano, loro si vogliono tenere anche il nido”. E ha reso noti due documenti firmati da Mattia Gottardi e Vanessa Masè nei quali entrambi si impegnavano a far parte di Civica Trentina fino al termine della consigliatura. E con lui molto critico sulla nascita del nuovo par-
tito è stato anche Andrea Merler. A loro ha risposto Vanessa Masè: “Non capisco come certa gente sostenga che questa sia una rottura improvvisa. Si sapeva tutto. La nascita di La Civica è infatti un processo partito da diverse settimane. Molti nostri aderenti sono amministratori e quindi conoscono bene la differenza tra l’essere movimento di opinione e quella di mettersi realmente al servizio della comunità. Ci tengo inoltre a ribadire che La Civica è in totale continuità con l’esperienza precedente. Dispiace che alcuni membri di Civica Trentina non l’abbiano compreso, è un problema loro”.
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Economia
AGOSTO 2019 Intervista a Fausto Manzana, neo presidente di Confindustria Trento
Industria trentina, obiettivo internazionalizzazione Presidente, come è stato ambientarsi nel mondo Confindustria? Ho affrontato questo percorso senza molta conoscenza dall’interno di questa realtà, perché ho passato i primi 30 anni della mia vita lavorativa dedicandomi a GPI. Per questo, quando i colleghi hanno chiesto il mio impegno per la presidenza, ho dapprima sorriso e poi, ragionandoci, l’ho trovato una cosa corretta pensando a come potevo restituire qualcosa al territorio trentino, che mi ha dato tanto. Ho 60 anni e mi sono detto: se non ora quando? Che contesto ha trovato? Ho trovato un’associazione ben organizzata con un riconoscibile stile; una realtà che è anche strutturata per il cambiamento, con presidenze che durano 4 anni e poi si chiudono. In questi mesi ho capito la complessità di Confindustria: avere un ruolo in una associazione così importante obbliga ad ampliare i propri orizzonti di riflessione; un impegno di certo non banale. Lei proviene dal mondo informatico: cosa porta con sé nella Sua nuova avventura in Confindustria Trento? Ogni storia imprenditoriale è un unicum, specie nel nostro Paese dove dietro ad ogni impresa c’è la vita di un imprenditore o di una famiglia. E’ così anche qui, con l’aggiunta del fattore rappresentato da un territorio come il Trentino capace di favorire l’attecchimento di un seme imprenditoriale che magari in altre parti d’Italia non sarebbe germogliato. Basti un aneddoto sulla questione dell’accesso al credito. Ricordo che anni fa ci servivano 900.000 euro di fideiussione per partecipare ad un’importante gara, ed i tempi erano risicati. Ottenni la somma in pochi minuti di telefonata piuttosto accesa con la banca. Grazie anche a quella attenzione da parte del credito, GPI è oggi l’azienda leader in questo settore. Questo intendo
Economia, infrastrutture, futuro. Fausto Manzana, da febbraio presidente di Confindustria Trento, ci dà uno sguardo sulle prospettive dell’economia trentina. Come gli piace dire, “con la testa e il cuore ben piantati in Trentino e le gambe nel mondo”. Così come
ha fatto con GPI Spa, la sua creatura, che da piccola azienda nata nell’88 è diventata oggi una solida realtà nel mondo dell’informatica per la sanità, con oltre 5.000 dipendenti. E cresce anche oltre i confini nazionali.
quando dico che sono grato a questa terra e che oggi sento il dovere di restituire qualcosa.
rappresentare un momento di svolta. Occorrono dunque conoscenze manageriali innovative, leadership, capacità di trasmettere obiettivi, oltre a grinta e determinazione. Poi occorre lavorare su dimensionamento e strutturazione dell’impresa: in Trentino ci sono 48.000 organizzazioni e di queste 2.500 fanno più del 50% del fatturato. Occorre prendere atto che in questo momento storico il motto “piccolo è bello” non regge più. Per questo vogliamo favorire aggregazioni per uscire dai confini, come amo dire “testa e cuore in Trentino e gambe nel mondo”.
Su quali presupposti ha impostato la Sua presidenza? Da subito ho voluto chiarire la mia idea: che è inclusiva, di dialogo, disponibilità all’ascolto ma – me lo lasci dire – si pone anche come momento di grande cambiamento, in questo ritrovando pure un sillogismo nel cambiamento che si è avuto a livello politico nel governo del Trentino alle recenti elezioni, pur nella apartiticità che è un tratto distintivo di Confindustria. Nel primo periodo abbiamo quindi lavorato per descrivere contesto e obiettivi, ma soprattutto definire “come” poterli raggiungere. Cosa intende per cambiamento? Dove occorre cambiare? Intendo cambiamento graduale, non rottura. In primis cambiare noi, avere maggiore capacità di ascolto, di comprensione delle dinamiche e avere una nostra proposta riconoscibile. Lo si fa aprendoci al mondo esterno, confrontandoci. Occorre avere il coraggio di dirci per esempio che il Trentino perde terreno rispetto all’Alto Adige e che spesso molto del suo tessuto imprenditoriale, ha visto l’autonomia come una facile occasione di ”sedersi”, con il risultato di diventare poco dinamico e coraggioso. ll cambiamento passa per la presa di coscienza di questa situazione per provare ad evolvere il nostro atteggiamento. In che senso? Dobbiamo provare a far funzionare l’autonomia attraverso un’assunzione di responsabilità. E’ un dovere morale, se è vero che la mia è la prima generazione dopo secoli che lascerà ai figli un contesto non certo migliore di quello che ha trovato. Come è grave che si dimentichi il significato
dell’Europa, che si viva in ansie e paure nei confronti degli altri Paesi europei e del diverso. Vedo una società che fa fatica ad aprirsi al confronto, con la politica che cerca risposte banali a problemi complessi, penso ed esempio al tema dei vaccini, o ai balletti No-Tav o No Tap. Quali obiettivi si pone per questo mandato? Rappresentiamo lo 0.8% della popolazione italiana e dunque occorre essere consapevoli che non siamo autosufficienti; d’altra parte il bilancio della provincia di Trento è in contrazione, dunque bisogna cambiare il modo di ragionare rispetto al passato. Per crescere occorre valorizzare gli asset che abbiamo - ambiente e intelligenze in primis - riuscendo a portare territorio e brand in giro per il mondo. In una parola: internazionalizzazione, facendo leva sulla nostra identità. Penso poi che la semplificazione
sia un obbligo non più procrastinabile; da 30 anni ne sento parlare, ora occorre agire politicamente senza ricominciare da zero ad ogni cambio di governo. La formazione poi è strategica non solo per i giovani, ma anche per i manager e gli imprenditori, perché dà frutti nel medio-lungo periodo. Infine il tema investimenti; sentir parlare da decenni delle stesse infrastrutture è stucchevole, ora è un obbligo individuare le opere necessarie ed utili allo sviluppo dell’economia e procedere in tempi certi. Cosa vorrebbe lasciare al mondo Confindustria e al Trentino nei prossimi 4 anni? Ci penso spesso: vorrei riuscire in 4 anni a far passare l’idea e la convinzione che primi soggetti da formare sono proprio gli imprenditori, ritengo che se questa idea riesce ad entrare nel Dna dei colleghi potrebbe
Confindustria Trento è un player influente ed esserne il presidente significa anche fare indirettamente politica. Come vive questo aspetto? E’ vero, all’interno delle associazioni di categoria si fa politica; non legata ai partiti, ma ragionamenti e riflessioni su tematiche economiche. Penso che dare idee ed essere propositivi sia un dovere civico, trovando le giuste modalità per evidenziare alla politica le problematiche e proporre soluzioni innovative. L’obiettivo è essere una voce autorevole e dar voce a delle situazioni che descrivono un contesto economico-sociale. Partendo anche dall’esperienza e dalla visione che ti dà la vita all’interno di un’impresa. Come ottenerle? C’è un lavoro molto impegnativo di studio, programmazione ed attuazione da fare. Poi ci sono strumenti che semplificano i processi esistenti, penso ad esempio al cablaggio in fibra ottica che da tempo attendiamo si concluda in Trentino, soprattutto nelle valli più decentrate che rappresentano la zona più a rischio di marginalizzazione, mentre dovremmo consentire a chi vive nelle valli di continuare a farlo
senza eccessivi disagi. La fibra porta opportunità, ed è un investimento leggero, rispetto a grandi opere molto onerose vagheggiate per decenni che poi restano solo sulla carta. Parlando di valli, non possiamo non citare le Giudicarie. Devo dire che ho incontrato diversi imprenditori giudicariesi e li ho trovati consapevoli rispetto alle opportunità che il territorio offre. Gente che esporta prodotti nel mondo con cognizione e visione e che sa apprezzare il valore aggiunto ambientale della zona in cui vive, attutendo il fatto di non avere uno sbocco diretto sulle vie principali di comunicazione. Valorizzando i propri asset, ambiente ed intelligenze locali, per renderli tratti distintivi e qualificanti. Teniamo conto che anche qui l’industria è il settore che fa segnare la percentuale maggiore di Pil, nonostante la forte visibilità di un comparto come il turismo. Un Pil che porta occupazione e che è esplicativo del valore - anche sociale - dell’industria. Si parla spesso di grandi opere necessarie per “collegare” meglio le Giudicarie al resto del Trentino; è un chiave per il futuro? Di certo le opere viarie sono strategiche, però non mi riferisco solo alle strade. Occorre parlare anche di “autostrade digitali”, riprendendo così il tema della necessità del cablaggio di cui parlavo prima. Un territorio cablato permette alle imprese di diminuire costi e tempi di adempimenti, fiscalità, ordinativi, concentrando le risorse su altri aspetti della produzione e della commercializzazione; pensando all’incidenza del settore dei servizi nelle imprese trentine, si colgono subito le potenzialità di questo discorso. E’ chiaro, comunque, che la tematica delle infrastrutture viarie resta fondamentale: in questo senso il collegamento di questo territorio verso Brescia e verso Trento deve restare prioritario nell’agenda della politica. R.G.
AGOSTO 2019 - pag. Si smette di lavorare prima, ma si percepisce meno
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Porto franco
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Orsi si e orsi no Una questione profondamente sentita dalla gente trentina che dovrebbe vedere maggiore unità delle forze politiche provinciali La caccia è durata tre giorni, poi M49 è stato catturato, portato al Casteller da dove nel giro di un paio di ore è fuggito. Mentre scriviamo nessuno sa dove si esattamente. Ma a questo punto di dove sia M49 poco ci interessa. Ci interessa invece qualche riflessione sulle reazioni e i comportamenti registrati dal momento in cui è scattata la caccia ordinata da Fugatti. Ci sono stati fondamentalmente due atteggiamenti simmetrici: da una parte quelli che urlavano “non toccate l’orso”, dall’altro quelli che chiedevano che l’orso fosse catturato e reso inoffensivo. Andando a spanne potremo dire che tra i primi si sono collocati esponenti della sinistra, con interventi, dichiarazioni, interrogazioni ecc. e rappresentanti di quel brodo culturale che porta in questo paese porta a giustificare l’immigrazione senza controllo, i corsi gender, l’utero in affitto ecc. cioè tutte quelle posizioni che – a ben guardare – hanno contribuito a mettere ko alle ultime elezioni il Pd e la sinistra boldriniana. Dall’altra invece un largo seguito di gente comune, di contadini ed agricoltori, ovvero di coloro che non stanno a disquisire sugli attici della città ma di giorno in giorno devono sbrigarsela con le bestie che hanno nei loro recinti. Lo abbiamo visto con le manifestazioni organizzate a Trento dai due fronti: poche decine di persone nel corteo pro orso, decine di trattori e circa mille contadini per protestare contro la politica dell’orso libero a tutti i costi e per chiedere sicurezza per le stalle e in definitiva anche
di Ettore Zampiccoli
La vicenda di M49, l’orso vispo che ha fatto impazzire i forestali del Trentino (ma non solo quelli) è nota, talmente nota che è finita su tutta la stampa nazionale e internazionale. Diciamo che M49 ha fatto un bel po’ di pubblicità del Trentino. Nemmeno la Trentino Marketing in pochi giorni sarebbe riuscita ad occupare sui giornali e sulle TV gli spazi concessi al nostro M49. Riassumiamola in breve questa vicenda. M49 è un orso problematico – così è stato detto – che in tre anni ha provocato un bel po’
per chi vi lavora. Se la Lega ha inventato il motto “prima i trentini “, la sinistra in questa occasione ha avuto il merito, magari involontariamente, di aver lanciato un altro slogan: “Prima gli orsi, poi i trentini”. Parlando seriamente, pur nei limiti ristretti di una vicenda piccola, qual è quella dell’orso, emerge un dato costante che da anni contraddistingue la politica del-
la sinistra, quella nazionale come quella locale, ovvero l’incapacità di cogliere gli umori ed il pensiero della gente comune. Fino a qualche anno fa, nolenti o volenti, c’era una egemonia culturale della sinistra che condizionava anche gli atteggiamenti e la posizione di quello che viene definito “il popolo “. Una serie di fattori ( i danni provocati dalla globalizzazione e
di guai agli agricoltori trentini. Ha assalito decine di pecore, mucche e qualche asino facendone strage. Una mano sicuramente è venuta anche da altri orsi e da qualche branco di lupi, ma pare che ora sia lui a dover pagare per tutti. Si parla di 220 attacchi a bestiame nel giro di tre anni. A fronte di una situazione difficile il presidente della Provincia Fugatti ha dato l’ordine di catturare l’orso con l’intenzione di custodirlo nell’ampia area recintata del Casteller.
dall’Europa, i cambiamenti della comunicazione grazie al web ed ai social, il peggioramento delle condizioni economiche di larghi strati della popolazione a cominciare dalla classe media ecc. ecc. ) hanno messo in crisi questa egemonia. Facciamo un esempio proprio con l’immigrazione. Cosa è successo? Da una parte coloro – sinistra, parte del clero politicizzato ecc. – che sosten-
gono una politica migratoria senza controllo e vincoli; dall’altra partiti che chiedono regole in nome dell’identità nazionale e della conservazione dei posti di lavoro. E’ ben evidente che di fronte ad una scelta precisa la maggioranza degli italiani si schieri per la difesa della propria identità pensando a quello che hanno costruito ed al futuro dei figli e nipoti. Ci vuole tanto a capirlo?
C’è un’etica dei principi e un’etica della responsabilità. Anche Max Weber, che non era di destra, faceva questa distinzione. L’etica dei principi porterebbe ad accogliere tutti gli immigrati, ma l’etica della responsabilità, che è il compito principale della politica, porta a mettere limiti, regole e comportamenti conseguenti. Non si può mettere allo sbando un paese in nome di generici, seppur lodevoli, principi che si scontrano poi con le realtà ed esigenze effettive che la gente – quella comune non quella dei pariolini alla Gad Lerner– vive tutti i giorni. Ebbene queste regole elementari la sinistra non le ha capite e le posizioni sull’orso, pur nel loro piccolo e modesto significato, lo confermano ancora una volta. Non capiscono il popolo, non sanno intercettare e leggere il pensiero della gente comune, e forse è per questo che poi i grandi soloni della sinistra parlano con disprezzo di populismo. C’è voluta l’invasione di centinaia di agricoltori a Trento per far capire a qualcuno che aria tira nelle valli. Ma torniamo all’orso con una domanda che è anche una piccola provocazione. Gli orsi sono stati introdotti in Trentino per volontà dell’allora Presidente Andreotti con il plauso della sua Giunta e con la benedizione dell’onnipresente Dellai e da allora ad oggi credo siano costati un bel po’ di schei alle casse provinciali. La domanda che mi sorge quindi spontanea è questa: ma ne valeva la pena? Boh! Non era meglio lasciarli in Slovenia?
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Scuola
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Pucci: “Un segnale importante per studenti e docenti”
Maturi.Al Guetti due lodi e altri sette raggiungono il massimo dei voti di Marco Maestri “Siamo soddisfatti dei risultati emersi dagli esami di maturità – commenta il collaboratore vicario dell’istituto Giudicariese Claudio Pucci –. Oltre ai due ragazzi che hanno raggiunto la lode, a cui vanno i più calorosi complimenti, abbiamo confermato l’andamento degli ultimi per quanto riguarda gli studenti diplomati con punteggi massimi. Inoltre tutti gli studenti ammessi, così come lo scorso anno, hanno superato le varie prove regolarmente, in un clima sereno. Un segnale importante per gli studenti stessi, che completano così un importante percorso di vita, per il nostro istituto e per i nostri docenti che nel corso dell’anno lavorano duramente per conseguire i migliori risultati.” 5 UA (Liceo scienze umane): Aldeni Silvia 85; Aricocchi Ilaria 79; Bagozzi Beatrice 78; Bertoni Arianna 62; Brandi Beatrice 78; Campidelli Elisa 73; Crosina Maika 63; Failoni Alice 64; Floriani Teresa 80; Malacarne Giulia 78; Marino Sara Rachele 75; Maturi Lisa
Due 100 e lode e ben sette 100/100. È questo il verdetto emerso dagli esami di maturità dell’Istituto Guetti di Tione. Tutti gli studenti ammessi hanno superato positivamente le prove. I due studenti modello dell’anno scolastico 2018-2019 sono Maestri Nicola della sezione A dell’indirizzo scientifico e Mosca Pietro della sezione A dell’indirizzo scientifico con opzione 80; Orsi Elisa 66; Righi Petra 77; Rodini Valery 62; 5 UB (Liceo scienze umane): Amistadi Luisa 75; Bazzoli Nicola 81; Beltramolli Santina 82; Collizzolli Anna 70; Farruku Klara 78; Ferrari Juri 88; Furlini Elisa 62; Ghezzi Elena 83; Ghezzi Marta 81; Merli Chiara 75; Miceli Luciano 65; Mosca Alessia 71; Pelizzari Laura 69; Pollini Arianna 100; Righi Nicola 77; Scalfi Irene 80; 5 APA (Liceo scientifico scienze applicate): Artini Enzo 73; Codognato Massimiliano 77; Crosina Tatiana 85; Dell’eva Marzia 98; Failoni Emanuele 90; Ghezzi Gemma 90; Iori Iasaia 61; Litterini Daniele 72; Mosca Pietro 100 e lode; Munari Dario 78; Musetti Giorgio Alessandro 75; Puzzella Salvatore
Emmanuele 60; Ravasi Lodovico 68; Rizzardi Gianluca 84; Scalmazzi Riccardo 70; 5 ART4 (Corso Amministrazione Finanza e Marketing e il corso Turismo): Armanini Greta 62; Ballardini Eleonora 100; Ballardini Michele 90; Bazzoli Isabel 66; Bonapace Giada 88; Bonuccelli Sabrina 73; Bosetti Simone 70; Cerana Camilla 100; Cimarolli Aurora 70; Debalini Alessandra 63; Ferrari Isolde 66; Franceschetti Veronica 60; Gattuso Michelle 74; Libreros Ocampo Valerio 60; Maffei Angelica 72; Pellizzari Gaia 75; Polla Michele 66; Romano Tatiana 73; Rosa Patrick 65; Salizzoni Daniele 100; Velkoska Anastasija 72; Zontini Leonardo 60; 5 FMS (Corso serale Amministrazione finanza e
scienze applicate, i quali hanno ottenuto la lode. Ben sette, in linea con i responsi degli anni precedenti, i 100/100: Pollini Arianna (5UB); Ballardini Eleonora (5 ART4); Salizzoni Daniele (5 ART4); Cerana Camilla (5 ART4); Berasi Davide (5 SA); Damonti Daniele (5 SA); Lise Antonella (5 CATL). Altri studenti invece sono andati vicino al massimo dei voti. marketing): Albertini Martina 73; Graziano Maurizio 71; Masè Gabriella 71; Mazzocchi Andrea 72; Penafiel Delgado Jessica Elizabeth 60; Salvadori Jasmin 68; Simoni Jessica 68; 5 CATL (Costruzioni Ambiente e Territorio e Ambiente e Territorio opzione Tecnologie del legno nelle Costruzioni): Agliardi Samuele 63; Bassetti Gabriele 78; Bazzoli Alex 64; Bertagnolli Daniele 68; Bugna Samuele 81; Cornella Michele 80; Franchi Davide 72; Franchini Matteo 77; Frerotti Nicola 65; Gallazzini Gabriele 83; Giusti Giada 68; Grassi Nicola 64; Irimies Victor Andrei 60; Lise Antonella 100; Masè Alessandro 79; Masè Samuele 69; Meneghini Simone 85; Mosca Stefano 70;
Nicolussi Lorenzo 60; Singh Gurlove 80; Moschetti Leonardo Alessandro 76; 5 LA (Liceo linguistico): Andreatta Michela 85; Barone Elisabetta 82; Bugna Samantha 85; Caola Sofia 83; Chiappani Paola 82; Gelosa Camilla 71; Gerges Simona Gerges Ibrahim Mikhael 84; Giusti Emily 75; Maestri Elena 98; Marini Sofia 77; Moneghini Martina 88; Nicolini Giorgia 80; Rumiatti Maniezzi Alessia 75; Tisi Melissa 74; Touarsa Jasmine 82; 5 LB (Liceo linguistico): Armani Erika 84; Bettazza Veronica 68; Bianco Elisa 80; Butchiewietz Eleonora 66; Cimaroli Alice 72; Ghezzi Carlotta 82; Lorenzi Fabio 84; Maestri Marcella 67; Malcotti Alessio 71; Nicolini Camilla 69; Simoni Serena 80; Stefani
Chiara 80; Tomasina Lorenzo 67; Valentini Daria 88; 5 SM (Liceo scientifico per le professioni del turismo di montagna): Bartoli Irene 64; Berta Ginevra Maria 70; Brunelli Sonia 73; Chiappani Bruno 60; Cimarolli Martina 81; Crestax Pietro Noah 80; Donati Davide 63; Faggioni Omar 98; Ianes Camilla 80; Lorenzi Carlotta 90; Lorenzi Martina 61; Mattioli Michele 71; Miori Michele 60; Orlandi Angelica 60; Pecchioli Lorenzo 66; Stagnoli Greta 65; Valenti Cristiana 75; 5 SA (Liceo scientifico): Appolonni Karin 95; Bazzoli Lorenzo 65; Berasi Alex 76; Berasi Davide 100; Berasi Silvia 87; Bonomi Camilla 88; Cherotti Massimo 60; Collizzolli Leonardo 83; Damonti Daniele 100; Festi Elisa 71; Fiorino Veronica 60; Foccoli Mattia 72; Franchini Simone 63; Frullini Nicole 73; Maestri Nicola 100 e lode; Martello Nicole 85; Piazzola Francesco 60; Poli Ellen 74; Polla Chiara 69.
“Organizzare e pianificare il lavoro ha fatto la differenza”
Dopo il 100 e lode al Guetti, la facoltà di matematica
Pietro Mosca, classe 2000 di Caderzone, ha da poco finito gli esami di maturità ed ora si gode le giornate in sella alla tanto amata mountain bike. Come per molti altri studenti l’estate post-maturità è il periodo di relax per ricaricare le batterie e ripartire più carichi che mai per una nuova avventura. La spinta più forte per il diciannovenne rendenese è senza dubbio arrivata dall’esito degli esami: 100 e lode dopo un brillante percorso al liceo scientifico con opzione alle scienze applicate dell’Istituto “Lorenzo Guetti” di Tione di Trento.
Poche parole, molti sogni nel cassetto e, soprattutto, idee chiare per il futuro. Nicola Maestri, classe 2000 di Creto, è uno dei due ragazzi da 100 e lode diplomati nelle settimane scorse all’istituto “Lorenzo Guetti” di Tione di Trento. Appassionato di sport (calcio e pallavolo su tutti) e musica (suona il saxofono nella banda musicale di Pieve di Bono) ha festeggiato con sobrietà il prestigioso traguardo raggiunto con lo sguardo già proiettato verso il nuovo percorso universitario che comincerà tra qualche mese.
Pietro Mosca, nei sogni la Ferrari
100 e lode. Hai inseguito questo risultato o è arrivato inaspettatamente? È un risultato a cui ambivo e che ho inseguito: volevo chiudere al meglio i cinque anni di liceo e sono felice di esserci riuscito. Ma non era un’ossessione: pensavo solo a dare il meglio di me giorno per giorno. Se non fossi riuscito ad ottenere questo risultato non mi sarei certo disperato. Per arrivare al 100 e lode credo sia stato fondamentale organizzare lo studio e mantenere un impegno costante durante l’anno: così facendo ho potuto ripassare e memorizzare più facilmente i programmi di ogni materia d’esame. Quali sono i segreti per arrivare ad un risultato così? Sei riuscito a contemplare gli studi con gli impegni del tempo libero? Non parlerei di segreti, come ho detto prima a mio parere anche solo organizzare e pianificare il lavoro può fare la differenza. L’importante è cercare di essere costanti, per evitare continui sovraccarichi. Chiaramente non è semplice e si può essere più o meno portati per alcune materie: io mi ritengo anche fortunato ad essere portato per lo studio in generale. Quali sono gli insegnamenti che porti con te dopo questi cinque anni?
Sento di essere migliorato come persona. Ho imparato molti valori, tra cui reputo importantissimo il rispetto, perché il rispetto reciproco è il primo passo per instaurare un buon rapporto tra le persone. E se si hanno buoni rapporti con i compagni e gli insegnanti, la scuola diventa meravigliosa e studiare pesa molto meno. Ho capito che solo se una cosa viene fatta con passione e piacere si riesce a dare il meglio di sé. Parlando di futuro, hai già le idee chiare su università e lavoro? A settembre inizierò i corsi di studio nella facoltà di Ingegneria Industriale. Dal terzo anno frequenterò quindi il ramo “Ingegneria dei materiali”. Per quanto riguarda il lavoro, invece credo sia meglio aspettare ancora qualche anno prima di pensarci davvero. Un’idea che però tengo valida è la possibilità di lavorare al centro di ricerca FBK a Trento, che ho visitato nell’ambito dell’alternanza scuola-lavoro. Infine, qual è il tuo sogno nel cassetto? Ho tanti sogni che mi girano per la testa. Due in particolare: nel campo della ricerca, trovare una nuova fonte di energia rinnovabile molto efficiente; nel campo dei motori, lavorare nel team di Formula 1 della Ferrari. (M.M.)
Nicola Maestri, la testa nei numeri
100 e lode. Ci speravi, l’hai inseguito o è arrivato inaspettatamente? Cosa c’è dietro questo risultato? A scuola mi sono sempre impegnato e sono contento di aver raggiunto questo risultato. Non ritengo di aver fatto nulla di straordinario, semplicemente ho cercato di lavorare al massimo delle mie possibilità. Quali sono i segreti per arrivarci? Testa sui libri per cinque anni? Sicuramente uno studio costante è necessario, ma non solo. Esperienze diverse e hobby sono fondamentali per imparare ad affrontare ogni situazione con il giusto spirito. Credo sia importante coltivare le proprie passioni per sviluppare la propria personalità e completare così la propria formazione. Se dovessi individuarli, quali sarebbero i due fattori fondamentali che ti hanno permesso di chiudere i cinque anni di scuola superiore con il massimo risultato possibile? Oltre all’impegno e alla costanza, è importante imparare ad organizzare al
meglio il tempo per conciliare lo studio con altre attività, comunque importanti per la crescita personale. Sicuramente l’Alternanza Scuola-Lavoro è stata per me un’importante occasione di crescita: mi ha permesso di vivere per un mese a Londra e di conoscere, oltre al mondo del lavoro, una nuova cultura. Qual è il consiglio che ti senti di dare agli studenti ambiziosi di perseguire un risultato simile? Personalmente ritengo che il percorso sia più importante del risultato, tuttavia non ci sono grandi segreti; impegno e buona volontà, senza paura di far fatica. Buttando l’occhio sul futuro, hai già le idee chiare su università e lavoro? Mi sono iscritto alla facoltà di Matematica a Trento, perché credo rispecchi al meglio le mie attitudini. Poi si vedrà. Qual è il tuo sogno nel cassetto? Ne ho tanti ed elencarli tutti sarebbe difficile, meglio restare concentrati sui passaggi fondamentali per raggiungerli. (M.M.)
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Scuola
AGOSTO 2019
L’obiettivo è una nuova modalità di recupero delle carenze entro un anno
Bisesti: “Il sistema come è oggi va rivisto, definiremo come” di Denise Rocca Assessore Bisesti esami di riparazione sì o no è diventato il tormentone dell’estate, ci spieghi perché tornare a questo sistema? Preferisco quelli musicali ma sono belli anche quelli poltiici di tormentoni. Scherzi a parte, quello del recupero delle carenze degli studenti è un tema che mi è stato posto da insegnanti e genitori e credo fortemente che per come è strutturato ad oggi il sistema vada rivisto. Sono felice del dibattito che ne è nato perché mi stanno arrivando dei contributi, delle idee interessanti e perciò mi sono detto che abbiamo un anno di lavoro per arrivarci, prima di giugno prossimo. Per far sì che dall’anno dopo possano esserci delle novità in questo senso. È una proposta che deve essere elaborata con innovazione e guardando ai modelli che funzionano di più, ma sicuramente superando il sistema attuale.
La giunta provinciale ha annunciato di voler mettere mano al sistema scolastico trentino, in particolare al sistema di recupero delle carenze formative e il dibattito è vivace: l’assessore provinciale alla scuola Mirko Bisesti ha parlato di un ritorno agli esami di recupero a settembre, una posizione che non è isolata anche all’interno del mondo scolastico dove il dibattito sul tema
Pensa a una formula particolare o a un ritorno al vecchio sistema? Non è un ritorno al passato, idee ora ce ne sono molte su come attuare questo cambiamento, poi in maniera strutturata arriveremo a formularle una
proposta che tiene conto dell’apporto di insegnanti e genitori. Ma un cambiamento credo sia necessario. La figura del sovrintendente è un’altra novità inserita in assestamento
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del sostegno agli studenti in difficoltà è permanentemente aperto. Sempre in tema di scuola l’altra grande novità che la nuova giunta provinciale vuole inserire è l’istituzione della figura del sovrintendente, per ora definito solo a grandi linee nella legge di assestamento di bilancio e in attesa di una definizione più specifica tramite delibera provinciale.
di bilancio, come verrà scelta? Stiamo per discutere la cosa fra pochi giorni. Noi abbiamo pensato al sovrintendente come una figura che viene dal mondo della scuola, che conosca bene questo mondo e le specificità trentine, che serve da raccordo fra le scuole, gli istituti professionali del territorio provinciale e il dipartimento. Una figura di riferimento per l’assessorato e dalla parte delle scuole una figura di dialogo e confronto. Per esempio sugli esami il sovrintendente è chiamato a
fare sintesi, ad indagare su questo argomento. Che funzioni avrà? In legge abbiamo scritto che si occupa di attuare delle azioni migliorative per quanto riguarda l’innovazione e la didattica, questi sono quindi i due macro ambiti, poi una delibera successiva entrerà nel dettaglio delle sue funzioni. Che voto dà al sistema scolastico trentino? Ad oggi penso che si possa partire da un 8 pieno, non perché non ci siano
punte di eccellenza ma perché è giusto sapere che abbiamo una buona base di partenza ma anche margini di miglioramento. Parliamo di risorse e piani a medio termine, quali priorità sono da affrontare come giunta in favore della scuola trentina? Nel medio termine, sono molteplici gli aspetti che affronteremo. Uno prioritario è sicuramente la formazione “al presente” con, cosa che stiamo iniziando a fare, investimenti sul settore della tecnica e della scienza in collegamento con le tecnologie che ormai sono non più necessità del futuro ma del presente, dalla robotica all’automazione industriale. Altra priorità è la valorizzazione della formazione professionale. Per noi la formazione alle professioni è importante e in Trentino il livello è abbastanza buono, vogliamo fare però molto di più. Però per fare molto di più e far sì, per esempio, che le famiglie superino l’idea, sbagliata, che quello della formazione professionale non sia un sistema scolastico di prima fascia, ci si deve investire. Un investimento non solo di risorse ma anche culturale.
O N R O T I R a Cent
11 Noi siamo già pronti.
AGOSTO 2019 - pag.
SCUOLA T OF FE R E
E tU?
di Giuliano Beltrami
da non perdere dal 20/08 al 22/09
Dall’ QUADERNI , ZAINETT I e tanto altro
! ! o on d n e tt a i t
CIMEGO (TN)
TIONE DI TRENTO (TN)
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Europa
AGOSTO 2019
Dopo la seconda guerra mondiale Stati nazionali hanno deciso di intraprendere una nuova via di pace e collaborazione. Questo progetto postbellico coraggioso e lungimirante ha portato a quella che è oggi l’Unione europea, il più importante ed affascinante progetto di unità di popoli su base democratica mai visto nella storia dell’umanità. In questi ultimi tempi è sempre più ricorrente in Stati nazionali europei, l’”invocazione” all’interesse nazionale; per quel che riguarda il nostro Paese, questo atteggiamento sta assumendo sempre più consistenza nel proclamare „prima gli italiani” e nel voler politiche all’insegna del motto „ci interessano solo gli interessi nazionali”. Si tratta di una visione perseguita in malafede per scopi elettorali o con una grande miopia politica molto pericolosa e dannosa proprio per gli interessi nazionali. La storia ci ricorda a che cosa ha portato l’elogio nazionale. Di fronte ai grandi mutamenti che si sono già verificati e che saranno ancora più forti e travolgenti in un prossimo futuro sotto il profilo economico, sociale e culturale è necessario ricordare ai nostri politici che vogliono farci crescere nella gabbia nazionale che i legittimi interessi e le aspirazioni di un popolo appartenente ad una nazione europea si possono realiz-
Gli interessi nazionali N
di Paolo Magagnotti
el corso della storia gli esseri umani si sono riuniti in comunità per una naturale tendenza del vivere assieme e per poter, assieme, crescere e difendersi, Fra queste comunità vi sono le nazioni, con la con-
zare al meglio attraverso un rafforzamento del ruolo dell’Unione europea. L’Unione europea, avviata da politici che non erano sprovveduti ma veri leader coraggiosi e lungimiranti, è sorta per
creare le condizioni affinché tutti i popoli europei possono trarre vantaggio dalle politiche e delle azioni che la stessa può promuovere sul piano sia europeo sia in un contesto internazionale mol-
nessa formazione di Stati nazionali che in Europa in seguito alla Pace di Vestfalia del 1648, a conclusione della Guerra dei trent’anni, hanno assunto un profilo e una dimensione di particolare forza. Una forza che ha portato anche a tanti disastri.
to più ampio. Quando sento dire da rappresentanti del nostro governo che bisogna mandare alla Commissione europea persone che tutelino solo l’interessi nazionali provo profonda amarezza e
preoccupazione. Fin dall’inizio del processo di integrazione europea la Commissione europea - originariamente Alta autorità - è stata concepita per promuovere l’interessi generale
dell’intera comunità degli Stati membri. La Commissione e i singoli commissari non si trovano Bruxelles per rappresentare e difendere esclusivamente singoli interessi dello Stato nazionale di provenienza. Ciò significherebbe un fallimento dello stesso progetto europeo. Al riguardo il trattato sull’Unione europea è molto chiaro: “La Commissione esercita le sue responsabilità in piena indipendenza” e „ i membri della Commissione non sollecitano né accettano istruzioni da alcun governo, istituzione, organo o organismo. Essi si astengono da ogni atto incompatibile con le loro funzioni o con l’esecuzione dei loro compiti”. Tutti i commissari devono pertanto impegnarsi nel promuovere iniziative e sostenere progetti che possono creare un quadro d’insieme all’interno del quale anche gli Stati nazionali possono avere benefici. In sintesi, solo l’Unione europea può garantire al meglio anche interessi nazionali.
Esploratori e artisti i bambini del Chiese futuri ambasciatori. Nasce il gioco La Valle dei Tesori creato con le scuole materne
Bambini esploratori alla scoperta delle bellezze della loro Valle e in prospettiva futuri ambasciatori di un territorio che punta a ritagliarsi un crescente ruolo nell’ambito del Turismo in Trentino, in un’area di grande pregio naturalistico tra il lago d’Idro, la Val di Fumo e le Dolomiti di Brenta. La promozione del territorio è la filosofia alla base della realizzazione di una insolita iniziativa voluta dall’area cultura del Consorzio Turistico Valle del Chiese in sinergia con il locale Bim: la nascita del Gioco in scatola la Valle dei Tesori. Un piccolo patrimonio a disposizione di degli istituti dell’infanzia della Valle del Chiese e delle strutture ricettive per far scoprire la valle ai turisti in vacanza. Imparare e scoprire tramite il gioco. La Valle dei Tesori è frutto di due anni di lavoro che ha coinvolto tutte le scuole dell’infanzia della Valle
del Chiese. I bambini hanno avuto modo di avvicinarsi al proprio territorio attraverso un percorso di conoscenza e hanno potuto così avuto modo di scoprire i tesori che ogni paese della valle custodisce. E’ stato sorprendente vedere come i piccoli abbiano indicato come “tesori” luoghi specifici e particolari perché già parte del loro vivere quotidiano o già in qualche maniera identificati come particolari e “diversi” da altri. I bambini hanno realizzato tutti i materiali (disegni, collage, acquerelli, mosaici..) dedicati ai luoghi; i materiali sono stati raccolti, selezionati e sono stati poi utilizzati per creare un gioco in scatola. Il gioco può coinvolgere da due a sette giocatori. La finalità è di raccogliere il maggior numero possibile di carte-tesoro per ciascun Comune. Semplici le regole: vengono distribuire 4 carte a ciascun gioca-
tore e il resto (in totale le carte sino 63) costituisce il piatto. I giocatori raggruppano le loro carte in base alle carte-tesoro dei diversi Comuni che hanno ricevuto. Ogni carta raffigura elementi caratteristici ed è contraddistinta da un colore corrispondente ad un Comune; lo stesso colore identifica i Comuni anche sulla mappa. Ogni Comune possiede ben 9 carte tesoro. I giocatori decidono di quale Comune intendono raccogliere il maggior numero di carte-tesoro. Si gioca in senso orario; a turno un giocatore chiede ad un altro giocatore a scelta una specifica carta del suo Tesoro (ovviamente non si conoscono le carte degli avversari, quindi all’inizio si tenta la fortuna!). Se il giocatore ottiene la carta-tesoro richiesta tocca di nuovo a lui chiederne un’altra; se non ottiene la carta-tesoro deve pescare dal piatto e il gioco passa al giocatore succes-
sivo, che riparte con la richiesta di una carta-tesoro. Quando un giocatore riesce a raccogliere le 9 carte dello stesso tesoro deve dire il nome del Comune che ha completato per vincere la partita. Il gioco può continuare comunque finché tutti i Tesori sono stati svelati. Se nessun giocatore riesce a raccogliere le 9 cartetesoro, vince il giocatore che ha il più alto numero di carta-tesoro di un solo Comune. Le carte tesoro possono riguardare Chiese e Santi patroni, municipi, fontane, poli culturali (castelli, forti, musei…), luoghi di interesse (monumenti, biotopi...), prodotti tipici, luoghi particolari (malghe, laghi...) e molto altro! Recentemente il gioco è stato ufficialmente consegnato alle scuole della Valle del Chiese. Come hanno evidenziato i presidenti Daiana Cominotti e Severino Papaleoni in occasione della consegna
all’asilo infantile parrocchiale di Valdaone il percorso didattico sottolinea l’impegno e l’attenzione nella realizzazione di iniziative di sensibilizzazione e formazione rivolte alla popolazione residente, soprattutto ai bambini. Il gioco sottolinea l’attenzione del Consorzio Turistico e del Bim verso i bambini e le famiglie, come testimoniato anche dall’adesione al Distretto Famiglia Valle del Chiese. Il gioco si configura come un importante strumento di conoscenza e identificazione del territorio: attraverso un percorso partecipato, i bambini focalizzano i tesori del proprio paese e, giocando, quelli dell’intera Valle, sviluppando un senso di appartenenza e una nuova consapevolezza che ci si augura si possa tradurre in azioni concrete di salvaguardia e valorizzazione per il futuro. Come spiega Maddalena Pellizzari attraverso le ra-
gazze del Gruppo Passpartù, grazie sensibilità delle insegnanti e dei Presidenti, è stato possibile avvicinare i bambini al territorio nel quale vivono, stimolando percorsi di scoperta e l’acquisizione di nuove conoscenze. La Valle dei Tesori è infatti il racconto del nostro territorio mediato dagli sguardi e dalla percezione dei bambini; attraverso i loro occhi questi tesori si sveleranno ora a grandi e piccoli (residenti e ospiti), perché questi beni preziosi continuino ad essere scoperti, amati e valorizzati. Hanno partecipato al progetto le scuole materne “don Dino” di Bondone, di Lodrone, “L’albero delle castagne” di Darzo, “Isidora Cima” di Storo, “Maria Bambina” di Condino, di Cimego, “Asilo infantile parrocchiale” di Valdaone, “Alimonta Augusto” di Pieve di Bono, “Mario Amistadi Sciavina” di Roncone, “Giuseppina Bonazza” di Bondo e Breguzzo.
Economia
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Servono dati per pianificare il futuro
Come sta l’economia regionale? Questione di numeri Accendere un faro su questi numeri appare lo scopo dei bollettini della Banca D’Italia che puntualmente produce, non solo a livello nazionale, ma anche a livello regionale, come si può vedere nel suo recente numero di giugno 2019, dove sono riportati in sintesi gli andamenti settoriali, le condizioni economiche e finanziarie cercando di aprire dei focus sul mercato del lavoro, il reddito delle famiglie e delle imprese e il mercato del credito. La ricerca è sostanzialmente composta da una corposa appendice di tabelle e dati, presa dalle Camere del Commercio di Trento e Bolzano, dalle Agenzie del Lavoro provinciali e dalle Agenzie per le Entrate, e da un’ampia analisi, accompagnata da mappe e grafici, che ci offre una profonda visione del quadro economico della nostra regione. Scorrendone attentamente le pagine emergono molte riflessioni sia sulla dinamica anno su anno e del peso sul fatturato dei singoli comparti, valutando attentamente anche l’incidenza dei settori e dei servizi pubblici rispetto a quelli privati, sia nei confronti tra le due provincie. Il primo dato che salta al-
di Marco Zulberti
Oramai tutte le economie evolute non possono fare a meno dei dati per conoscere la propria situazione. L’economia va intesa come una emanazione “viva” delle molteplici attività umane, produttive e non produttive, ed esattamente come il corpo umano, deve valutare il proprio stato di salute con dati, parametri, e numeri. Se nel passato recente erano ancora sufficienti le storie, le narrazioni ex-post, le interpretazioni non verificabili, la diffusione della “fiducia” e della “speranza”, oggi, nell’era dei mercati internazionali, dove ogni Paese del globo terrestre è in l’occhio, dati al 2018, e su cui si è già scritto, è quello del divario tra il Pil pro capite del Trentino, che si ferma a 36 mila euro, rispetto a quello dell’Alto Adige salito a 42 mila Euro, un divario che via via sta aumentando dal 2002, quando erano praticamente appaiati. Le differenze maggiori si colgono in tre settori: agricoltura, con un fatturato doppio rispetto a quello trentino, quello delle costruzioni, la cui dinamica altoatesina è spiegabile con un forte flusso d’investimenti privati, e dei servizi , settore sul quale si sofferma attentamente la relazione con un’importante mappa che mostra la differenza di efficienza dei territori trentini rispetto a quelli altoatesini dove spiccano le differenze soprattutto nel commercio e nei servizi di alloggio e ristorazione. Sono quattro settori le cui
differenze e cause andranno attentamente analizzate a partire dal calo del settore agricolo trentino, che nella relazione viene spiegato con la contrazione nella produzione agricola registrata in Trentino nel 2018 per cause naturali e da un calo dell’export. Più spiccata la differenza per i due settori collegati ai
competizione con gli altri, pretendere di guidare un’economia come quella della nostra regione Trentino Alto Adige, senza guardare e confrontare, sia internamente che esternamente, i numeri economici come fatturato per settore, bilancia dei pagamenti, spesa sociale, flussi monetari in ingresso ed in uscita, investimenti e spesa corrente, rischia di rallentare la crescita della popolazione montana residente, da sempre costretta ad una lotta con la natura che non è addomesticabile come quella delle pianure e delle città.
consumi, come il commercio, e più strettamente al turismo, come l’alloggio e la ristorazione, dove le differenze sono ampie: 1667 per il Trentino e 2377 (sempre pro capite) per l’Alto Adige nel caso del commercio, e addirittura 1101 per il Trentino e 2198 per l’Alto Adige (sono sempre dati del 2018).
Il Trentino supera l’Alto Adige nel campo delle attività immobiliari che si può spiegare con un maggiore impiego di capitali e nella spesa per l’amministrazione pubblica, mentre la provincia di Bolzano sopravanza il Trentino anche nella sanità e nell’assistenza sociale. La ricerca della Banca D’Italia è accompagnata inoltre
da una serie d’interessanti mappe sull’intensità e attrattive turistiche settore che nonostante il fatturato limitato rispetto al totale, appare comunque un motore per altri settori correlati come trasporti, commercio, immobiliare e costruzioni. Tra queste mappe quella che più colpisce appare quella distribuzione territoriale della produttività del lavoro nei servizi, il settore che presenta le maggiori differenze costruita sui dati ISTAT, con una distribuzione nei due territori totalmente differente, dove spicca la bassa produttività di quelli trentini più montani e periferici. La lettura di questo bollettino si traduce pertanto in un invito alla classe dirigente amministrativa e politica trentina a inseguire il modello altoatesino nel rapporto tra centro e periferia, perché alla fine se si investe nei territori poi le ricadute ricadono ancora sul centro. Se si perdono di vista queste dinamiche anche la specificità del Trentino nel suo rapporto con la montagna apparirà sempre più simile a quello delle altre regioni italiane e non quello che secolarmente caratterizza l’autonomia della nostra cultura economica montana.
ABalbido una strega da Guinness I giovani di Balbido con l’artista Liberio Furlini si sono lanciati in una nuova avventura da Guinness dei primati: costruire la “stria” (strega) più grande del mondo. E la corsa al record è iniziata con entusiasmo. Prende forma, dal basso, letteralmente, la strega bleggiana destinata ad entrare nel Guinness dei primati. Mentre scriviamo si rivelano già pronte per essere montate con il resto della costruzione le scarpe della strega, opera dell’artista Ilio Buffa di Cinte Tesino, amico di Balbido che ha voluto offrire la sua abilità e creatività per l’im-
presa bleggiana. Intanto il Gruppo Giovani di Blbido, nel parco giochi di Bleggio Superiore, ha il dato via ai lavori per la costruzione della piattaforma in cemento armato sulla quale, con l’artista Liberio Furlini, realizzeranno una “Stria” di 7 metri e mezzo e quasi 5 metri di lunghezza. Per tentare di entrare nel guinness dei primati il lavoro è iniziato un anno fa: giorni di riunioni, preparativi, dubbi e qualche paura, ma anche tanto entusiasmo, che stanno oggi prendendo velocemente forma nelle fattezze della strega. Lo studio Giongo di Ponte Arche ha
realizzato un progetto per i volontari da seguire: la sagoma sarà realizzata principalmente in canne di bambù e un’ossatura portante di profilati di acciaio attorno alla quale verranno intrecciate le canne. Volto, mani e scarpe saranno invece in legno di larice. Non è la prima impresa di questo genere al Bleggio, nel 1990 i balbidotti crearono il più grande cesto del mondo, realizzato da Gianni Tosi all’urlo del motto “il traguardo spaventa finché non si tenta” e poi di nuovo, si cimentarono, a Trento, nella creazione dell’oca più grande del mondo.
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Opinioni
AGOSTO 2019
Un treno per le olimpiadi e il pessimismo giudicariese Ma c’è il futuro, e Fugatti sostiene, sostenuto (scusate il voluto gioco di parole) dalla stampa, che “questa è un’occasione unica per ripensare il futuro”. E qui ti voglio. Sempre l’11 luglio si parla sulla stampa di tre step. Primo: elettrificazione della ferrovia della Valsugana. Secondo e terzo: sistemazione degli impianti di Piné e Fiemme. E poi una non meglio spiegata “chiusura del ring PrimolanoCadore e su fino a Dobbiaco ed alla Pusteria”. Infine “mobilità ferroviaria tra Fiemme e Fassa e anche con l’altopiano di Piné”. Alla fine una valanga di milioni scenderà sul Trentino orientale, e mai termine è più adatto, considerato che si tratta di Olimpiadi sulla neve. Qui, scusate, ma il pasto mi è andato di traverso. E mi sono detto che le Giudicarie (senza voler fare del vittimismo a buon mercato) rimangono le cenerentole che sono sempre state. Senza possibilità di migliorare. Non starò a rifare il ragionamento sulla viabilità, su
Giovedì 11 luglio 2019. Leggo sulla stampa locale i programmi (o semplici proclami?) del presidente della Giunta provinciale a proposito degli investimenti in vista del 2026, quando anche il Trentino ospiterà le Olimpiadi che vanno sotto il nome di “Milano-Cortina 2026”. cui questo giornale mi ha già dato spazio in passato. I nodi da sciogliere rimangono sempre quelli: d’altronde se nessuno li scioglie... Circonvallazioni (Pinzolo e Ponte Arche); passaggio di Breguzzo; Ponte Pià. E poi allunghiamoci anche fuori zona: verso Trento fra Vezzano e il Bus de Vela; verso Brescia il tratto Ponte ReCaffaro (se proprio la vogliamo fare completa) ridotto a Vestone nord-Idro, ancora negli annunci. Mi guardo attorno e noto: Val di Non e Sole, strada più ferrovia; Valsugana, strada più ferrovia; Fiemme-Fassa: variante di fondovalle; RotalianaVallagarina, strada più autostrada. Come noi solo il basso Sarca. Un mal comune, che non è per niente mezzo gaudio. Siamo lontani, lontanissimi, dai progetti di Paolo Oss Mazzurana, che sul finire
dell’Ottocento voleva ferroviarizzare tutto il Trentino, Giudicarie comprese. Siamo vicini, ma ci stiamo allontanando, da Metroland, di Alberto Pacher, faraonico ed irrealizzabile progetto di ferroviarizzazione che avrebbe dovuto portare il treno fino a Tione, forse con un ramo verso
Riassumendo brevemente, il Trentino ospiterà 34 gare su un totale di 109. Tre le zone interessate: Piné per il pattinaggio velocità; Tesero per lo sci nordico; Predazzo per il salto dal trampolino. E fin qua tutto bene: le strutture ci sono, grazie a chi ha visto lungo in passato, sfruttiamole.
Pinzolo. Valle del Chiese (per inciso) nemmeno considerata. Non esiste un dato preciso riguardante i giudicariesi che ogni mattina (piova, nevichi o ci sia il sole) si spostano per andare a Trento a lavorare o a studiare. Ci sono i 7.000 autoveicoli che passano ogni giorno dal Li-
marò, ma riguardano anche i turisti, i camion di passaggio e i viaggiatori occasionali. Il traffico c’è. E’ una bestemmia pensare ad una ferrovia leggera perlomeno da Trento a Tione? E non ci si venga a raccontare che i tempi sono troppo lunghi e che ci sono ostacoli invalicabili. Per smentire simili affermazioni basti portare l’esempio della ferrovia della Valsugana: da Trento a Tezze (allora confine fra impero austro-ungarico e regno d’Italia) la tratta fu realizzata in tre anni, fra il 1894 ed il 1896. Con le tecnologie di allora realizzarono il tratto Trento-Pergine con scelte ardite: si guardino le arcate sopra il Santa Chiara per capirlo. Che fare per non essere i soliti brontoloni? Mi viene una domanda provocatoria: ma gli amministratori locali credono nella possibilità di collegamenti più “umani”
dalle Giudicarie alla città? E fino a dove sarebbero disposti a spingersi per ottenere questo obiettivo? Ad organizzare una petizione da far firmare a tutta la popolazione? A consegnare la fascia tricolore nelle mani del Commissario del Governo, rassegnando dimissioni di massa ed organizzando successivamente uno sciopero del voto? Misure estreme? Chiaro che sì. E dirò che siamo indiscutibilmente in ritardo. Non accadrà nulla di tutto ciò. Si contratterà, si medierà. Forse una circonvallazione verrà fatta, entro il 2020 e rotti. Forse. Accadrà come con il punto nascite di Tione: si medierà, usando l’intelligenza e la diplomazia, non il “muro contro muro”, per avere in cambio qualche altro servizio. E intanto la mobilità rimane uguale da decenni, a parte qualche aggiustamento ed interventi pure importanti come il Corè. Pessimismo cosmico? Non vado così in alto: semplice pessimismo giudicariese. Giuliano Beltrami
EDITORIALE di Adelino Amistadi
Con questo petrolio sempre di mezzo Continua dalla Prima Il petrolio viene chiamato comunemente oro nero, non solo perché è nero di colore, ma forse anche perché non poche volte è stato motivo di sventura per governi e politici che se ne sono occupati. Gli scandali che sono girati attorno al commercio del petrolio, dal dopo guerra in poi sono stati numerosi cosi come le guerre per il petrolio continuano tuttora senza momenti di pausa, vedi Libia, Siria, Yemen, Irak, Venezuela e chi più ne ha più ne metta. Da noi il primo scandalo per il petrolio fece cadere il governo Rumor agli inizi degli anni settanta. Si trattò di una tangente del 5% ai partiti allora al governo da parte dei petrolieri per l’approvazione di una legge a loro favore. Ricordo che Flaminio Piccoli, nostro onorevole di spessore in quel di Roma, propose subito una norma per l’abolizione contro il finanziamento illecito ai partiti. Ma
non se ne fece niente. C’era allora il Pci che prendeva rubli dalla Russia di Stalin e successori e la Dc che prendeva qualche dollaro in meno dall’America. Ma queste cose si seppero molto dopo, dopo la caduta del Muro di Berlino. Ed ecco che proprio in questi giorni il petrolio torna a far capolino in un nuovo scandalo di cui non si conoscono ancora i termini esatti, ma la magistratura ha aperto un’inchiesta su una presunta corruzione internazionale con al centro il presidente dell’associazione Lombardia-Russia Gianluca Savoini, uomo vicino alla Lega e partecipe incontri ufficiali con il presidente russo Putin e i tecnici del suo governo, sospettato di trattare vantaggi economici per lui e per la Lega con una colossale importazione di petrolio. (Ahi..ancora lui…!). La vicenda riapre l’eterno problema del finanziamento della politica. Cioè come la politica si
finanzia. Perché fare politica nelle nostre democrazie costa moltissimo. L’intera Europa è stata più volte travolta da scandali ed inchieste giudiziarie, a cominciare dalla Germania, alla Francia e con l’Italia spesso in prima fila. Purtroppo quando si parla d’affari di Stato c’è sempre il pericolo che si costituiscano lobby
industriali e non, alla ricerca di protezione e favori dalla politica. Tangentopoli ha portato alla luce del sole quello che ormai avveniva da decenni, svelando continui scambi di favore, spesso inconfessabili. Sul caso di questi giorni toccherà, com’è giusto, alla Magistratura fare completa luce sul ruolo di Savoini; certo che la “trattativa di Mosca” registrata e diffusa in un sito internet americano, è percepita come fatto grave. Che c’entrino i servizi segreti è legittimo pensarlo: quelli americani, quelli russi o magari quelli italiani? Speriamo che l’inchiesta non vada avanti per l’eternità come è d’uso in Italia, perché credo che la gente abbia diritto di sapere se c’è stata corruzione politica o solo tentativo goffo di trarne vantaggio da parte del solito faccendiere furbetto, o di qualche intrallazzatore, genere di personaggi da sempre vicini alla politica. Di certo, per la
prima volta il governo Di MaioConte-Salvini sembra in forte difficoltà, ma Salvini continua a proclamare l’estraneità sua e del suo partito da questa vicenda. E’ quello che ci auguriamo. La Russia non è la prima volta che cerca di condizionare partiti e politica di altri Stati; ricordiamo le indagini sul presunto condizionamento della campagna presidenziale americana e i dubbi che abbia messo il becco anche nelle ultime elezioni europee. A suo tempo sembra proprio sia intervenuto anche in favore del partito di Marine Le Pen. Che sia una ripicca di Putin per l’approccio caloroso di Salvini con Trump? Purtroppo per ora navighiamo con la fantasia. Atteniamoci ai fatti. Aspettiamo con rispetto le conclusioni dell’inchiesta, poi potremo dire la nostra. L’ unica speranza è che vorremmo che la politica italiana, almeno questa volta ne uscisse pulita.
Europa
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Europa, i meno tireranno i più di Paolo Magagnotti
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Campiglio Special Week 28.6 – 15.9 2019
Omaggio in musica alle Dolomiti di Brenta
1-7.9.2019 Dolomiti di Brenta PROGETTO SPECIALE
1.9 h 6.30
L’Alba delle Dolomiti Pra Castron di Flavona
Mario Brunello Dimos Goudaroulis Naomi Berrill Walter Vestidello Toninho Ferragutti 1-3.9
Gruppo di Brenta
Trekking**
PROGETTO SPECIALE
Mario Brunello Dimos Goudaroulis Naomi Berrill Walter Vestidello
2.9 h 21
Madonna di Campiglio Salone Hofer***
5.9 h 21
Madonna di Campiglio PalaCampiglio***
L’eclettica arte di Efrem Bertini
Gabriele Mirabassi Cristina Renzetti Roberto Taufic 3.9
h 12 Camp Centener
Toninho Ferragutti “solo”
Monica Salmaso Teco Cardoso Nelson Ayres Alma Lirica Brasileira
Mario Brunello 6.9 h 17.30 Dimos Goudaroulis Madonna di Campiglio Naomi Berrill Centro Paese Walter Vestidello Comunicato Samba Jaques Morelenbaum Direzione artistica Gilson Silveira Lula Galvao Rafael Barata 7.9 h 12 4.9 h 12
Malga Brenta Bassa
Malga Vagliana
Yamandu Costa
Stefano Bollani
In collaborazione con Asuc di Almazzago Comuni di Commezzadura, Contà, Pinzolo, Tre Ville e Ville d’Anaunia Comunità delle Regole Spinale Manez Funivie Madonna di Campiglio Funivie Pinzolo Parco Naturale Adamello Brenta Pro Loco di Sant’Antonio di Mavignola Vigili del Fuoco di Madonna di Campiglio
isuonidelledolomiti.it
I concerti del festival sono gratuiti se non diversamente indicato ** iniziativa a pagamento con iscrizione on line obbligatoria sul sito campigliodolomiti.it/specialweek *** € 10. Biglietti acquistabili on line sul sito campigliodolomiti.it/specialweek�� presso gli uffici dell’Apt o direttamente sul luogo del concerto a partire dalle ore 19 se ancora disponibili
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Recupero in caso di maltempo 3, 4, 6.9 Madonna di Campiglio PalaCampiglio h 17.30 7.9 Madonna di Campiglio PalaCampiglio h 21 I biglietti per l’accesso in sala sono in distribuzione, fino ad esaurimento posti, 2 ore prima dell’inizio del concerto
È possibile, su prenotazione, raggiungere il luogo del concerto: • l’1, 3, 4 e il 7.9 a piedi con le Guide Alpine Mountain Friends o con le Guide Alpine di Madonna di Campiglio. Partecipazione gratuita fino ad esaurimento posti con Trentino Guest Card o Dolomeet Card • Il 4.9 anche in E-MTB insieme agli Accompagnatori mtb della Scuola Nazionale Des Alpes. Partecipazione a pagamento
INFO + 39 0465 447501 campigliodolomiti.it/specialweek Main sponsors
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Il Saltaro delle Giudicarie
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Vederli insieme al bar è quanto di più interessante possa capitare e più ancora ascoltare i loro ragionamenti, due esperienze diverse, due vite diverse, c’era senz’altro da imparare. Questo è quanto ha motivato il vostro Saltaro nel mettersi in ascolto, non visto, e registrare ogni parola. Una intercettazione? Certo, ma benevola e legale, il vostro Saltaro potrà trarne insegnamenti da tramandare ai posteri. Il problema è quello dell’età che avanza inesorabile. Bei tempi quando si avevano 16-17 anni, non si vedeva l’ora di averne 20, ma già sui quaranta le cose si vedevano in maniera diversa: il Gasparo ne denunciava qualche anno in più, gli sembrava d’essere più rispettabile, ma il Severino invece ne denunciava sempre 35, si sentiva nel pieno della gioventù, con le donne che gli cascavano ai piedi come le pigne degli abeti. Che tempi! Allora era facile mascherare l’età, bastava poco, ma poi le cose un po’ alla volta cambiarono. Il Gasparo non ci fece caso più di tanto, cominciava ad assumere pose da grande vecchio e ne andava fiero, il Severino invece la prese male, mai avrebbe accettato di perdere il suo mondo, ma nascondere i primi segni di vecchiaia non era per niente facile e cominciò col cercare di mascherarne i primi segni visibili. Un amico gli aveva fatto notare che normalmente l’età della persona si vede dal collo. La pelle e le grinze del collo diventano, man, mano, come gli anelli dei tronchi degli alberi. In effetti Severino, guardandosi allo specchio, capì che l’amico aveva ragione e corse immediatamente ai ripari. Camicia e cravatta facevano già un buon servizio, ma poi passò alle magliette dolce vita che gli coprivano un po’ tutto compreso parte del mento. E la cosa andava bene d’inverno, coperti da capo a piedi, d’inverno è molto più facile mascherare l’età, ma d’estate col caldo è molto più difficile. La donne sono fortunate, possono coprire il collo con foulard o importanti collane d’oro che confondono facilmente le cose, ma se poi vai al mare, sei fregato. E’ quanto è successo al Severino che partito per il mare con gli anziani del suo paese convinto d’essere il migliore e già pronto per avventure galanti di non poco conto. Ne aveva già adocchiate alcune sulla corriera durante il viaggio, le aveva selezionate, ed era pronto per conquiste da ricordare per tutto l’anno. Al Gasparo del mare non gliene fregava niente, a lui bastava il torrente che passava per il suo paese, canna da pesca, borsa da pescatore, berretto sghimbescio di traverso, trascorreva le sue giornate aspettando invano che qualche trota abboccasse. Nel frattempo al mare il Severino era tutto compreso nel farsi bello. Le cose non andarono male alla prima sera, un po’ di musica, quattro balli discreti e buona notte, dopo es-
Questione di età Gasparo è un uomo tutto d’un pezzo, esperto di vita e di innumerevoli avventure che richiederebbero un’enciclopedia per raccontarle tutte. Ma ormai non ne vale più la pena, ha raggiunto l’età giusta per godersi quel po’ che ancora gli resta da vivere. Ha raggiunto serenità e saggezza, quel che gli è sempre mancato, ed ora s’è fatto filosofo di quelli
sersi dati appuntamento per il giorno dopo in spiaggia. La spiaggia li accolse con una bella giornata di sole, insieme occupavano una serie di ombrelloni e Severino, che s’era messo un fazzoletto al collo, non si sa mai, teneva d’occhio le sue donne, quelle che più apparivano ancora giovani e spigliate. Ne rimase un po’ deluso, le vide spogliarsi con difficoltà, appoggiandosi a destra e a manca, con poco equilibrio, che siano stanche? Forse è il troppo sole? Fece loro visita con il suo costumino colorato che sembrava un paio di mutande vecchio stile. E finalmente le vide cosi come dovevano essere, in costume, mezze nude, che aspettavano i l suo corteggiamento. Povero Severino...i suoi occhi si posero sul collo delle sue amiche, libero da ogni
imbarazzo, non c’era dubbio, il loro collo segnalava un’età imprevedibile. Si rese conto che aveva a che fare con giovani vecchie, sì, ma molto più vecchie che giovani. Passò lo sguardo sul resto del corpo e gli parve di essere finito in un bosco di vecchi ulivi pugliesi. Gambe gibbose striate da vene bluastre, pance irrefrenabili che debordavano da costumi troppo stretti, facce non più impomatate che sembravano l’intonaco esterno di un vecchio castello, cappelli semi secchi che sembravano stoppa da far scatolame. Eppure la sera prima, vestite di tutto punto facevano ancora una gran bella figura. Vistesi osservate e giudicate le donne si irritarono ma solo la Basilina ebbe l’ardire di dire la sua: “Ehi fighetto, cosa c’è che non va? Siamo più o
antichi che meditano sullo svolgimento della vita e delle sue tribolazioni. Di tutt’altra pasta era fatto il suo coetaneo Severino che di invecchiare non ne voleva sapere, lui si era sempre sentito un giovanotto, un fighetto ultrasettantenne che, visto da lontano sembrava un quarantenne, tutto impegnato a sopravvivere con le sue illusioni.
meno tue coetanee, tu credi d’essere meglio...guardati sembri un un caprone pieno di peli bianchi, flaccido come un sacco d’acqua, hai la fac-
cia e le mani piene di macchie cenerine, hai un paio di gambe che sembrano bastoni per fagioli, un naso rossastro da sbronzone e ci vieni a
guardare in quel modo...spari “peti” puzzolenti ad ogni passo che fai...accontentati di noi e basa manina….” E giù a ridere. Fu una giornata tremenda, il Severino torno in camera afflitto e sconsolato, si guardò più volte allo specchio e non si riconobbe, gli apparvero per la prima volta i segni del suo evidente avvizzimento. Fu quella la fine della sua gioventù artefatta e la rassegnazione definitiva a far parte della categoria degli anziani. Queste erano le confessioni del Severino al suo vecchio amico: “Non c’è niente da fare, amico mio, mi ero illuso, ma alla vecchiaia non si scappa...” “Bene a sapersi, io è da un po’ che me ne sono reso conto, tu volevi fare il furbetto...la vita bisogna prenderla giorno per giorno.., allora è tutto più facile” “Già, ma tutto sommato io mi sento ancora “giovane dentro”...” “Non dire “monate”...con lo stomaco, il ventricolo, il duodeno che hanno i tuoi anni, chissà come ti senti giovane dentro! Vedi, io ho sempre cercato d’essere più vecchio di quel che ero cosi mi sono trovato alla nostra età senza accorgermene più di tanto. Ho continuato nel mio mondo e mi ci trovo bene. Per te è stato un trauma...te la sei cercata...”. “ Hai ragione vecchio mio...se dovessi dare un consiglio ai giovani d’oggi, dopo una certa età evitate il mare, controllate il collo, e rassegnatevi...è il destino di tutti e tutto sommato va ancora bene a chi riesce ad invecchiare...”. “Hai ragione, Severino, ma non mi chiamare più vecchio perché altrimenti di do un pugno che ti mando all’altro mondo...” “Vecchio sì, ma non stupido, dell’altro mondo ne parliamo un’altra volta…!”. Parole sagge, lezione preziosa, che i giovani ne tengano conto.
Giovani Alessandro Polla ha 24 anni, è di Caderzone Terme e ha una laurea ottenuta al SAE Institute di Milano in Digital Film Production. La sua idea si intitola “Realtà aumentata per la promozione del territorio e delle aziende”. Traduciamo? “Da un’immagine obiettivo, utilizzando il telefono cellulare ed un’apposita applicazione come filtro, posso mostrare un video o un oggetto in 3D. L’idea mi è venuta navigando su Instagram, dove ho visto un fotografo che usava questa tecnologia per animare i suoi quadri. Io vorrei usare la tecnologia non per arte, ma per business”. E racconta di aver sviluppato nella tesi universitaria un documentario interattivo che si muoveva tramite un sito web. E il futuro? “Promuovere aziende in modo interattivo”. Come? “Le possibilità sono tante: magari con narrazioni che si muovono attraverso pannelli fotografici dentro un paese; oppure un libro con immagini che rivelano mini storie”. All’inizio Alessandro vede rapporti con i Comuni e le Apt, poi si vedrà, “ma mi piacerebbe contattare aziende di design o musei”. Complicato? “Hai presente Pokémon Go, che si incontrava in vari luoghi? Ecco, quella è realtà aumentata”. Simone Pedretti, 23 anni, di Pinzolo, erede di una famosa famiglia di “lavoratori della pietra”, ha un’idea ambiziosa: produrre tavoli e tavolini in legno pietrificato. Quando la senti scatta subito una domanda: quanto può durare? “Certo, un giorno finirà, perciò dovremo diversificare”, mette le mani avanti. “L’azienda si chiama Unique italian table: vogliamo realizzare i tavoli migliori del
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Viaggio fra i progetti vincitori del concorso di rurali e Comunità di Valle
InPrendi, sei giovani per sei idee d’azienda di Giuliano Beltrami Otto giovani fra i 18 e i 35 anni, 6 progetti per 6 imprese, e una gran voglia di scommettere. Sono i vincitori del concorso “InPrendi”, lanciato dalle due Casse Rurali delle Giudicarie (Adamello e Giudicarie Valsabbia mondo. Lavorare meno e a maggior prezzo”, questa è la filosofia di Simone. “Inizialmente legno pietrificato, che non usa nessuno: lo prendiamo in Indonesia, Madagascar e Arizona. Poi bisognerà diversificare, cercando nuovi materiali unici”. Azienda da costruire. “Per ora sono al logo: ci ho messo 6 mesi a farlo, perché la precisione è essenziale. Adesso tocca alla comunicazione: alcuni potenziali clienti li ho già individuati”. Anche su questo Simone ha idee chiare: pensa al confezionamento di un pacchetto elegante, con brochure, rivista specializzata che parli di legno pietrificato, ma anche di arte e design. “Naturalmente ci sarà anche un sito Internet, ma se io regalo un pacco, non una cosa virtuale, certamente ho più chance commerciali”. Si chiamano Edoardo Ferrari ed Erik Pezzarossi, hanno 34 anni e sono di Storo. Nella vita fanno tutt’altro, ma per passione hanno deciso di buttarsi in agricoltura, con l’aiuto di un agronomo. Hanno scelto un settore innovativo e tecnologico: l’idroponico,
che (come dice il nome) ha a che fare con l’acqua. Hanno scelto di installare l’impianto a Praso, vicino alla centrale di teleriscaldamento, per avere una produzione di 12 mesi all’anno. Idroponico. Non sarà proprio una strada in salita, ma qualche tornante impegnativo dovranno farlo. Simili impianti sono molto costosi. Ci sarebbe il Piano di sviluppo rurale dell’Unione europea, ma siamo al sesto dei 7 anni validi. Poi bisognerà attendere il 2021 per il prossimo settennato. “Il problema di questi impianti - raccontano gli interessati - sta nel costo: più grande fai la superficie, prima rientri dall’investimento. Come dire? più superficie hai, più
Paganella) e dalla Comunità di Valle, in collaborazione con Impact Hub, Cooperativa trentina che ha seguito la formazione per insegnare a costruire un piano d’impresa. Ma chi sono questi “coraggiosi”?
produci e più vendi. “Se andrà in porto il rapporto con il PSR avremo una superficie di 3.500 metri, se non andrà in porto ridimensioneremo a 1.000 o 1.500”. I due storesi pensano di produrre fragole e ortaggi, ma grazie ad InPrendi hanno conosciuto Nathan Zimbaldi, che produce erbe officinali, perciò vorrebbero provare la soluzione inedita di coltivarle con l’idroponico. Inedita significa rischio, ne sono consapevoli. Quanto alla commercializzazione, “puntiamo a coprire la rete di negozi della valle. Se ne avremo di più andremo anche fuori”. Si chiama “Judicaria Officinali - Azienda agricola”. In realtà il suo
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fondatore è judicariense solo a metà, anzi, un pelino meno: la nonna materna era originaria di Praso. Nathan Zimbaldi è nato a Carate Brianza 25 anni fa; ha deciso di trasferirsi nella valle del Chiese, e precisamente a Condino, perché ci veniva in vacanza. Ha cominciato a coltivare fra Darzo e Storo: da una parte Echinacea (che viene trasformata in compresse per il sistema immunitario, contro il raffreddore, per esempio), dall’altra Partenio, trasformato in compresse per il mal di testa. Nathan ha frequentato la scuola agraria a Vertemate con Minoprio (Como) e l’università a Milano, corso di scienze e tecnologie erboristiche. “Mentre frequentavo l’università ho conosciuto l’azienda che fa trasformazione, alla quale vendo le produzioni”, spiega Nathan. “Ho fatto le mie valutazioni e ho deciso di lanciarmi. Mi era stato offerto anche un posto in erboristeria, ma io preferisco il lavoro in campo. Per il momento mi danno una mano i miei genitori, soprattutto per la pulizia dei campi dalle erbacce, visto che facciamo tutto a mano e non usiamo prodotti chimici”. A Pimont (borgo storico sopra Pinzolo, rivitalizzato d’inverno grazie all’installazione di molti presepi) c’è un maso che sta per diventare “esercizio rurale”. Tradotto? Ce lo spiega la protagonista, Chiara Maestri, di Carisolo, laurea in economia del turismo, 34 anni, 12 dei quali passati a fare la commerciale dell’Apt Campiglio Pinzolo Val Rendena. Poi sono arrivati matrimonio e figlio, perciò girare per il mondo diventava complicato. “L’esercizio rurale è una tipologia ricettiva che esiste in Trentino da pochi anni ed è stata varata per valorizzare strutture storiche come castelli, masi e comunque edifici con un passato. E’ una tipologia
che sposa perfettamente il nostro edificio”, spiega Chiara. “Fra l’altro in Rendena sarà solo il nostro con l’autorizzazione di esercizio rurale. All’inizio faremo solo colazioni, ma la licenza concede di fare pure le cene”. Struttura a gestione familiare, che vuole essere di lusso, e quindi di nicchia, con 4 camere. Tutto a posto? Magari! “Siamo in attesa delle licenze, delle autorizzazioni con relative prescrizioni - confida Chiara - che purtroppo sono lente a venire. Attendiamo con fiducia”, conclude. “M’AMI - gelateria contadina a chilometro zero”. Ponte Arche, via Cesare Battisti 46. Da 3 anni due sorelle, Anna e Giulia Solci, la prima ha 24 anni e sta per ottenere la laurea magistrale a Bolzano in imprenditorialità e innovazione, la seconda, 27 anni, è psicologa, hanno deciso di gestire una gelateria. Con un messaggio particolare, anzi due. Il primo: ecosostenibilità. Che significa, per uscire dalla gabbia degli slogan? “Collaborazione con l’azienda agricola Misonet di Favrio, un piccolo allevamento non intensivo che dista pochi chilometri da Ponte Arche, in cui le mucche vengono alimentate a fieno. Con il latte che ci viene fornito facciamo i gelati, ma ci interessa che la gelateria sia sostenibile in tutti i sensi: oltre al latte prodotto da allevamento non intensivo, quest’anno abbiamo introdotto coppette, palette e cannucce biodegradabili. Inoltre ci impegniamo a prendere caffè, cacao e zucchero del commercio equo e solidale”. Il secondo messaggio. Giulia, come detto, è psicologa. “Quindi ci siamo poste un obiettivo: inclusione sociale capace di coinvolgere persone fragili”. Infine, ultimo ma non ultimo, le due titolari hanno seguito corsi da gelatai per farsi conoscere come gelateria naturale. “I prodotti che noi vendiamo – conclude Anna – sono tutti prodotti naturali. Dobbiamo farci conoscere, e siamo sicure che quando ci conosceranno ci apprezzeranno”.
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Nutrizione
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L’alimentazione fra verità e leggenda di Dario Beltramolli Un vuoto che ha favorito la nascita di molteplici figure professionali di provenienza non sanitaria, che hanno iniziato ad occuparsi di nutrizione a tutto campo. Sono nati nutrizionisti fra i biologi e i farmacisti, tecnologi alimentari, personal trainer esperti in nutrizione, igienisti degli alimenti, tutti dispensatori di verità prese naturalmente dal loro punto di vista e riferite al loro settore. L’unica figura (pur non medica) formata in ambito sanitario è quella del dietista, che ha svolto un periodo di formazione in ospedale a contatto coi malati, a fianco dei medici dietologi. In trentino i medici specialisti in Scienza dell’Alimentazione (dietologi) con indirizzo clinico – che in seguito alla laurea in medicina hanno frequentato in ospedale un ulteriore periodo universitario di 4 anni come previsto per tutte le specializzazioni sono pochissimi. Anche i social lo sappiamo bene sono entrati in modo dirompente nel mondo dell’Alimentazione, spinti dall’ideale di magrezza proposto dai media e dalla ricerca di un corpo idealmente puro e perfetto. La ricerca dei sistemi più disparati e facili per calare di peso è sempre in voga e non ha mai subito battute d’arresto. Dalle proposte di beveroni agli abbinamenti culinari più strani - che nessuno immaginerebbe mai - gli alimenti vengono maltrattati e alterati. La loro identità svilita, resa spesso invisibile e ridotta persino in polvere. Dietro a tutto questo non c’è solo ignoranza, ma un sistema complesso fondato sull’apparire, evoluzione ultima di un corpo che ormai da molto tempo ha
Il mondo dell’Alimentazione ha subìto negli ultimi decenni grandi mutamenti e assunto via via sempre maggiore importanza nella popolazione. La Medicina ufficiale ha lungamente trascurato la nutrizione; il piano di studi delle Facoltà di perduto il semplice bisogno di nutrirsi per mantenere in salute le proprie funzione biologiche e che vive per esprimere tutto il proprio potere seduttivo, mascherando allo stesso tempo i disagi e le debolezze del nostro tempo. Molti ragazzi, in particolare, entrano precocemente in questo vortice, attratti da immagini e video testimonianze che facilmente escono dallo schermo e si fissano nella loro mente, desiderosa di un corpo che possa essere notato e riconosciuto. Una modalità apparentemente facile che blocca la necessaria fatica del percorso identitario dell’adolescenza e la sostituisce con approdi virtuali molto fragili. Un corpo appunto che è tutto ciò che hanno e su cui si ripiegano senza osservare oltre. Un mondo questo che compete più alla psicologia e alla sociologia, dove la Medicina ha un ruolo del tutto marginale. E pensare che il termine dieta deriva dal greco δίαιτα (diaita) e significa stile di vita, nel senso di avere cura della propria salute nutrendosi correttamente. Solo recentemente ha assunto il significato, assai riduttivo, di restrizione alimentare (“essere a dieta”). Pochi sanno che prescrivere una dieta è un atto medico. Anche il dietista in ospedale lo potrebbe fare solo con la supervisione di un medico specialista. Per fare qualche esempio: un malato di reni necessita di piani alimentari particolari a basso contenuto di proteine, così come
un malato di fegato o un diabetico che assume insulina o un malnutrito per lunghi periodi di digiuno o per tumore necessitano di piani individualizzati,
Medicina non conteneva, sino a pochissimo tempo fa, dei corsi specifici in Scienza dell’Alimentazione: per questo motivo gli stessi operatori della salute hanno scarse conoscenze in una disciplina che è alla base della vita e della salute dell’uomo. adeguati al singolo caso. Quando, al termine della II guerra Mondiale, i sopravvissuti dei campi di concentramento tornarono a casa, i parenti
cercarono di nutrirli offrendo loro qualunque cosa, ma le loro gambe rapidamente si gonfiavano e morivano in pochi giorni proprio a causa di
un’alimentazione eccessiva dopo una prolungato periodo di semidigiuno. La sindrome da rialimentazione forzata provocava infatti aritmie mortali. Importante capire che la dietetica non riguarda solo le “diete dimagranti”, ma un’infinità di situazioni e molteplici malattie.
Territorio
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Le eccellenze gastronomiche della Riserva di Biosfera Alpi Ledrensi e Judicaria in mostra alla sede UNESCO di Parigi no ed il Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare hanno organizzato un’importante iniziativa di presentazione della rete delle Riserve di Biosfera italiane. Alla presenza di quasi 300 tra funzionari UNESCO, ambasciatori e delegazioni internazionali è stata organizzata una cena-degustazione intitolata “Taste and discover Italian Biosphere Reserves”, preparata dagli chef di ALMA (Alta Scuola di Cucina Italiana di Colorno), finalizzata a valorizzare i migliori prodotti enogastronomici delle Riserve di Biosfera italiane e le loro ricette tradizionali vocate al “riuso”. La Riserva di Biosfera Alpi Ledrensi e Judicaria ha portato come ricetta i Caponèc, pietanza tipica di alcuni paesi della val di Ledro (preparata anche nelle Giudicarie e nella valle del Chiese dove è maggiormente nota con il nome di Capùss o Capùcc), la quale ben rappresenta la tradizione del riuso del pane in cucina. Oltre al
Dal 17 al 21 giugno presso la sede UNESCO di Parigi si è svolta la trentunesima edizione del Man and the Biosphere Programme International Coordinating Council (MAB-ICC), il consiglio che coordina
Caponèc la Riserva di Biosfera Alpi Ledrensi e Judicaria ha voluto portare altri prodotti tipici estremamente significativi del nostro territorio quali la
carne salada del tennese, lo spumante Trento DOC prodotto con vitigni coltivati nelle Giudicarie Esteriori e la torta con la noce del Bleggio, uno dei
l’operato del Programma MAB che quattro anni (9 giugno 2015) ha proclamato le “Alpi Ledrensi e Judicaria” Riserva di Biosfera Unesco. In tale occasione il Comitato MAB Nazionale italia-
presidi Slow Food di cui il territorio e le comunità della Riserva di Biosfera Alpi Ledrensi e Judicaria si possono vantare. “Sono molto orgoglioso di aver potuto presentare le nostre eccellenze enogastronomiche presso una location esclusiva quale la sede Unesco di Parigi - dichiara il Presidente della Riserva di Biosfera Alpi Ledrensi e Judicaria ing. Gianfranco Pederzolli – Tale evento evidenzia quanto sia importante il riconoscimento a Riserva di Biosfera Unesco per il nostro territorio sia in termini di marketing territoriale sia per aumentarne la visibilità internazionale. Il movimento delle Riserve di Biosfera MAB Unesco è
in forte crescita a livello italiano e ritengo che far parte di questa rete di eccellenza costituisca un’interessante opportunità per la costruzione di progettualità comuni capaci di contribuire allo sviluppo sostenibile delle nostre vallate.” L’evento gastronomico è stato accompagnato da una mostra sulle Riserve di Biosfera italiane, sulla loro biodiversità e sostenibilità alimentare predisposta dal Ministero dell’Ambiente italiano, da una brochure e da un filmato di presentazione delle Riserve di Biosfera italiane che proprio in tale occasione parigina sono diventate 19, in seguito alla proclamazione da parte del MAB ICC dell’istituzione della Riserva di Biosfera delle Alpi Giulie Italiane e di quella del Po Grande.
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Attualità
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Gli utenti sono passati anche a visitare il Giornale delle Giudicarie
Festa con il centro diurno «I momenti di festa sono occasioni importanti per il Servizio spiega la responsabile Gabriella Conti - perché permettono un incontro con la cittadinanza, contrastano il pregiudizio e favoriscono una connessione con il tessuto sociale». E sono una bella occasione anche per la popolazione, di apertura e incontro, . In uno spazio allestito nel parco dove si è svolta la festa, sono stati esposti alcuni dei lavori realizzati durante le ore di attività terapeutico riabilitative del Centro Diurno, manufatti frutto del lavoro di mantenimento e di riacquisizione di competenze e di abilità delle persone. Anche i premi della lotteria sono stati realizzati all’interno del laboratorio di argilla. Quest’anno, dopo i saluti delle autorità, si è pensato di presentare l’esperienza dei volontari che si occupano dello Spazio Accoglienza, spazio presente da qualche anno
V
di Denise Rocca
enerdì 5 luglio, dalle 11:30, si è svolto l’appuntamento con la Festa d’Estate del Servizio di Salute Mentale di Tione, per la seconda volta organizzata presso il parco “Le Ville” nel centro della
borgata giudicariese. Il pranzo è stato preparato da utenti e operatori, in collaborazione con la comunità terapeutica riabilitativa Villa Ischia di Riva del Garda e la Sat di Tione.
all’interno del Centro di Salute Mentale di Tione, che promuove momenti di confronto alla pari, e quindi auto mutuo aiuto. La bella giornata ha permesso lo svolgersi sereno e divertente della festa: «Speriamo il prossimo anno di riuscire a ripetere l’evento come occasione di conoscenza reciproca col territorio» concludono gli operatori del centro. E una visita gradita è stata quella degli utenti del centro alla redazione del Giornale delle Giudicarie: un pomeriggio a parlare di stampa, composizione delle pagine, degli oltre dieci anni di storia di un piccolo mensile di valle, alla scoperta di cosa vuol dire raccontare un territorio, farne memoria e raccontare, alle persone che ci vivono dove si sta andando. Una chiacchierata che ha arricchito gli utenti e la redazione di quel riconoscersi parte di una stessa comunità.
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Giornata provinciale Terme Aperte: previeni le malattie renali
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Attualità
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Il primo tratto, fino al salto più basso, era già disponibile grazie ai lavori portati avanti dal comune di Fiavè con l’Asuc di Ballino del presidente Silvio Berti che ha anche messo in campo lavori in forma di volontariato per la nuova attrazione naturalistica, ma ora con la conclusione del nuovo tratto, lungo tre volte il primo, che arriva fino alla sommità della cascata si è creato un percorso completo che si snoda nello spazio scavato nella roccia dall’acqua. «Abbiamo voluto valorizzare questa meraviglia della natura, praticamente sconosciuta, che era sul nostro territorio spiega il vicesindaco di Fiavè Giansanto Farina -. Ci è sembrata una bella occasione per far vivere agli appassionati questo angolo di territorio che merita davvero». Il tratto concluso da pochi giorni, come il primo, è opera dell’alpinista giudicariese Elio Orlandi: «Orlandi ha disegnato il tracciato - prosegue Farina - e da vero alpinista ha fatto un lavoro egregio, ci ha messo la su firma e il suo spirito». La particolarità della cascata di Ballino è nel lavoro creato dall’acqua: non si tratta di un classico sbocco e salto, l’acqua del rio Ruzza nel tempo si è creata uno spazio nella roccia tanto che ci si muove nella cavità, a poca distanza dall’acqua. All’altezza del primo salto c’è un anfiteatro con un piccolo specchio d’acqua e una piaz-
A Ballino, alla scoperta della cascata del Rio Ruzze
Una nuova via ferrata a Fiavè S
iamo a Ballino, alle pendici del Monte Cogorna, ad ovest del valico che collega le Giudicarie Esteriori con il Garda, a circa 1000 metri di quota: la cascata del Rio Ruzza offre uno spettacolo unico, soprattutto nei giorni successivi alle piogge o allo scioglimento delle nevi quando la portata è nel suo massimo splendore e rimane
una perla nascosta che in pochi, anche fra i locali, conoscono. Eppure siamo ad una mezzora a piedi dall’abitato di Ballino. Ora una nuova ferrata valorizza questa bellezza della natura, sono infatti finiti da poche settimane i lavori per il completamento della nuova via alpinistica sulla cascata del Rio Ruzza in località Sajant.
zola dalla quale si può decidere di proseguire verso la sommità o rientrare tornando sui propri passi. È da questo punto che prende il via l’ultima parte della ferrata appena conclusa: salendo si può arrivare fino alla vetta della cascata, passando due ponti tibetani e attraversando per due volte da un lato all’altro il salto d’acqua. Dalla cima è poi possibile rientrare, completando il percorso, dalla strada forestale. I lavori per la valorizzazione della cascata, affidati alla ditta Orbari di San Lorenzo in Banale dell’alpinista Elio Orlandi, sono costati complessivamente 90mila euro. La via ferrata, mentre scriviamo, è ancora chiusa al pubblico perché mancano gli ultimi collaudi, ma l’amministrazione assicura che è questione di pochi giorni e sarà aperta e inaugurata. (D.R.)
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Gruppo Caronte
Festival 50, Teatro Mais Cinque incontri di musica, scienza e letteratura dedicati ad anniversari di eventi che hanno cambiato il mondo, una location unica in Italia: un campo di mais.
19, 21, 25, 28, 30 AGOSTO Foto: Alice Russolo
CAMPO LOMASO - COMANO TERME - TN Con il contributo di:
LUNEDÌ 19 AGOSTO ORE 21.30
MERCOLEDÌ 28 AGOSTO ORE 05.00
GUARDA CHE LUNA
FLOWER POWER
50 ANNI DALL’ALLUNAGGIO
50 ANNI DAL FESTIVAL DI WOODSTOCK
Conversazione con l’astrofisico Fabio Peri, curatore del planetario di Milano. Musica a tema.
Woodstock, il più grande raduno della storia del rock, viene rivissuto attraverso i grandi della musica: Hendrix, Santana, Creedence Clearwater e Joplin. I brani suonati in veste classica al sorger del sol.
Con: Alberto Martinelli - Violino Gabriele Miglioli - Violoncello
Con: Alberto Martinelli - Violino Gabriele Miglioli - Violoncello
Elena Trovato - Arpa Luigi Signori - Pianoforte e Voce
Elena Trovato - Arpa Luigi Signori - Pianoforte e Voce
MERCOLEDÌ 21 AGOSTO ORE 17.00
VENERDÌ 30 AGOSTO ORE 21.00
LE HITS DEL 1969
LA BEAT GENERATIOON
50 ANNI DI HIT PARADE
50 ANNI DALLA MORTE DI JACK KEROUAC
Le più belle canzoni italiane, da Nada a Battisti, dai Dik Dik ai Camaleonti, dall’Equipe 84 a Mina.
Jack il sognatore ribelle. Una serata di musica e parole che racconta il viaggio del suo capolavoro: “On the road”.
Con: Matteo Mazzoli - Voce Luigi Signori - Pianoforte e Voce
Conversazione con Giuliano Beltrami
DOMENICA 25 AGOSTO ORE 11.00
Teatro Mais è un’idea di Pietro Amorth Progetto artistico Festival 50 di Elena Trovato
LET IT BE
50 ANNI DALL’ULTIMO CONCERTO DEI BEATLES Era il 30 gennaio 1969 quando i quattro di Liverpool suonarono per l’ultima volta dal vivo sul tetto di un edificio londinese. Un concerto per ricordare la band che ha segnato un’epoca e tutte quelle successive. Con: Sabrina Olivieri - Voce Jazz Alberto Martinelli - Violino
Gabriele Miglioli - Violoncello Elena Trovato - Arpa Luigi Signori - Pianoforte e Voce
Al termine degli spettacoli conversazione con le Donne Rurali del Bleggio e degustazioni
Letture a cura di Gabriella Tanfoglio Musica a cura di Luigi Signori - Pianoforte e Voce
COME ARRIVARE
DOVE PARCHEGGIARE
Da Ponte Arche - Comano Terme proseguire per la strada 421 fino alla fine dell’abitato di Campo Lomaso (3 km)
DOVE ACQUISTARE I BIGLIETTI Biglietti su www.primiallaprima.it Ingresso € 10 - Posti disponibili: 100
Parcheggio segnalato nelle vicinanze di Teatro Mais oppure nei pressi della scuola elementare di Campo Lomaso Possibilità di transfer in trenino con partenza 30 minuti prima dello spettacolo dal VillagGino (Loc. Giardino Al Sarca Ponte Arche). Prenotazione obbligatoria presso APT o Info Point Giardino Al Sarca
In caso di maltempo la rassegna si terrà al Teatro Parrocchiale di Ponte Arche Per informazioni Gruppo Caronte www.gruppocaronte.info www.facebook.com/gruppocaronte tel. 348 2257382 teatromais2
Azienda per il Turismo Terme di Comano Dolomiti di Brenta via C. Battisti 74 - 38077 Comano Terme (TN) Tel. 0465 702626 - www.visitacomano.it info@visitacomano.it - #visitacomano
Festival 50 è organizzato da Gruppo Caronte, coordinamento e allestimento a cura di Pietro Amorth e con la collaborazione di: Associazione Donne Rurali del Bleggio Provincia Autonoma di Trento
APT Terme di Comano Dolomiti di Brenta
Comune di Comano Terme
Coordinamento teatrale Trentino
Associazione Officina dei Sogni
Associazione Donne Rurali del Bleggio
Biblioteca Giudicarie Esteriori
In Trenino
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Arte
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Da Condino a Bono, sulle tracce di Cristoforo II, il più “giudicariese” dei Baschenis di Giacomo Bonazza Ci pensa comunque la cronaca, periodicamente, a rilanciare l’attenzione sull’opera baschenisiana, come nel caso degli affreschi di San Lorenzo di Condino, riconsegnati alla pubblica fruizione giusto un anno fa (10 agosto 2018), tornati all’originale splendore dopo il restauro portato a termine da due valenti ditte locali. Coincidenza vuole che proprio in questo 2019 vengano attestati i cinquecento anni esatti (1519) dalla registrazione della nota di pagamento fatta a Cristoforo II Baschenis per la sua prestazione condinese. Tutto ciò merita una breve sosta intorno alla figura del “più giudicariese” dei Baschenis, padre di Simone II, quello della celebre Danza Macabra di Pinzolo, che dispiega il suo variopinto campionario iconografico tra la Valle del Chiese (chiesa di S. Lorenzo a Condino), Busa di Tione (chiesa dei SS. Faustino e Giovita a Ragoli), Bleggio (chiesa di S. Felice a Bono), Banale (chiese di S. Giorgio a Dorsino e S. Rocco a Pergnano), Valle Rendena ( chiesa di S. Antonio Abate a Pelugo). Cristoforo II viene dalla dinastia di Cristoforo I, il capostipite di uno dei due rami della famiglia Baschenis che approda in Trentino attraverso il lago di Idro, per risalire le Giudicarie fino alla Val di Sole. Del primo Cristoforo ci rimane come unica testimonianza del suo passaggio giudicariese, il bellissimo S. Antonio Abate (1474) che troneggia sopra il portale della chiesetta di Pelugo, dove si possono riscontrare le novità, in senso spaziale e decorativo, che provengono dal primo Rinascimento lombardo, pur dentro ancora i tradizionali schemi tardogotici. Cristoforo II è documentato a partire dal 1496 nella chiesa di S. Felice di Bono, un piccolo, autentico scrigno d’arte, che giace solitario, quasi nascosto, nella campagna bleggiana. La sobria architettura esterna dell’edificio, con l’attiguo cimiterino, non fa certo presagire lo stupefacente interno, un coloratissimo dispiegarsi di figure bibliche, come un affascinante fumetto ante litteram, tra antico e nuovo testamento, dottori della Chiesa, figure seriali di santi, la grande Crocefissione: uno straordinario catalogo iconografico di ascendenze medievali a ricoprire integralmente le due campate della chiesetta, che per secoli alimenterà l’immaginario spi-
Si è voluto finora glissare sugli artisti più famosi delle Giudicarie, i Baschenis, per favorire una lettura più larga e sfaccettata del nostro patrimonio storico-artistico; per incentivare una sorta di “biodiversità artistica”, rifuggendo dai facili stereotipi più funzionali alla comunicazione turistica tout court, senza nulla togliere all’importanza del turismo culturale come branca fondamentale di quel settore. Chi osa mettere in
dubbio la centralità dei frescanti brembani nelle alterne vicende della storia artistica giudicariese? Non saremo certamente noi, mossi da sempre da una simpatia innata verso quella pittura dai tratti popolareschi, non scevra di ingenuità e candore, seppur declinata in personalizzazioni ed esiti diversi, durante la lunga stagione, circa un secolo, quanto dura la permanenza della dinastia bergamasca sul nostro territorio.
2 1 rituale dei poveri contadini analfabeti; una vera “biblia pauperum”, una efficacissima ed essenziale catechesi popolare in forma di pittura. Il dato formale, la qualità artistica, le novità stilistiche, passano a questo punto in secondo ordine rispetto alla freschezza comunicativa che promana da
Foto 1 - Chiesa di San Felice, Bono, Cristoforo II, Crocefissione Foto 2 - Chiesa di San Felice, Bono, Cristoforo II, Affreschi della volta del presbiterio Foto 3 - Chiesa di San Rocco, Pergnano, Cristoforo II, Affreschi della volta del presbiterio Foto 4 - Chiesa di San Rocco, Pergnano, Cristoforo II, Ultima Cena
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4 questi affreschi, di grande impatto visivo, con un che di magnetico. Non importa più di tanto se in quello stesso 1496 Leonardo da Vinci termina il suo Cenacolo dentro Santa Maria delle Grazie a Milano; anche Cristoforo, un po’ più tardi produrrà la sua Ultima Cena sulle pareti del presbiterio della chiesa di S. Rocco a Pergnano con i suoi inediti 14
personaggi, al posto dei canonici 13, altrettanto degna per espressività e forza narrativa! Cristoforo II non è alla corte di Ludovico il Moro, molto più semplicemente risponde alla committenza di una piccola comunità rurale, anche se non disdegna nei cartigli di Bono di omaggiare il capitano vescovile di Stenico Giovanni Weineck, generoso e sensi-
bile mecenate. Nella stessa epigrafe l’artista indulge ad una veniale autocelebrazione: “Malgrado questa pittura sia stata eseguita da un valido pennello, tuttavia non fu dipinta da Apelle (il massimo pittore greco dell’antichità preso a modello nel Rinascimento, n.d.r.). Come vedi, la mano di Cristoforo Bascheni condusse a termine, con
molta diligenza, questa nobile opera nell’autunno del 1496...”. Il frescante bergamasco è ben conscio di non far parte del circuito artistico che conta, com’era quello di fine Quattrocento nella sua Lombardia, o quello che si preannuncia presso la residenza dei principi vescovi nel Castello del Buonconsiglio di Trento; non per que-
sto rinuncia ad aggiornare il suo repertorio figurativo con alcuni elementi tipici della decorazione rinascimentale come i fregi,le candelabre, le grottesche che, e, a mo’ di finti costoloni, gli servono a ripartire le quattro vele della volta, dove saranno replicate di volta in volta, di chiesa in chiesa, le immagini possenti e ancora intrise di spigolosità gotiche dei gettonatissimi, per quei tempi, Padri della Chiesa Sant’Agostino, San Gregorio Magno, San Girolamo, Sant’Ambrogio, tutti convergenti al centro, verso l’immancabile Cristo Pantocratore dentro la sua mandorla multicolore. Sarà il figlio, Simone II, il più talentuoso della schiatta Baschenis, a traghettare la pittura della sua famiglia verso il linguaggio della modernità, rappresentato dal verbo rinascimentale, dove le figure, le architetture ed il paesaggio sono inseriti dentro uno spazio prospettico corretto e realistico, abbandonando le “ingenuità” e le fantasie di una stagione per sempre superata. A noi comparare la Crocefissioni di Bono (Cristoforo II - 1496) e di Javrè (Simone II - 1543) per capirne qualcosa di più.
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Fondazione guetti di Alberto Carli
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Cooperando
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Quale strategia per il sistema cooperativo del prossimo decennio? La risposta probabilmente la troveremo tornando alla domanda più elementare di tutte: cos’è il lavoro? E quale sono le modalità per generare nuovo lavoro? Mentre oggi le imprese e il mercato in generale mette grande enfasi su parole quali “Crescita”, “Innovazione”, “Centralità del socio e del cliente” il modo in cui oggi tentiamo di inseguire questi stimoli punta inesorabilmente verso la riduzione dei costi e l’efficienza, contrassegnati da segnali trimestrali con la pressione a muoversi su quella strada più velocemente, poiché affollata e piena di difficoltà. Il rischio però è che riduzione dei costi ed efficienza non siano sufficienti nel medio lungo periodo. Focalizzare gli sforzi sull’efficienza, mantenere i costi sotto controllo e trovare modi per aumentare la velocità e ridurre gli sprechi fa si che ogni successivo giro di guadagni diventi sempre più difficile da perseguire in un mondo che cambia rapidamente. Concentrarsi sui costi tra l’altro, significa talvolta diminuire la capacità di investimenti e perdere opportunità più grandi. Nemmeno le nuove tecnologie, se utilizzate dentro l’approccio di fare crescita attraverso i tagli e
Il difficile equilibrio fra funzione sociale e impresa
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Cooperazione senza strategia di Alberto Carli
el corso degli ultimi cinque anni il movimento cooperativo trentino e i soci delle 480 società che lo costituiscono hanno vissuto chi più direttamente chi attraverso la stampa una comprensibile inquietudine. L’equilibrio storico tra la funzione sociale della cooperazione e la necessità di una sana gestione dell’impresa cooperativa ha ridefinito il perimetro di gioco delle società e l’efficientamento, quindi a rendimenti decrescenti, rischiano di essere utili nel tempo. Anzi al contrario potranno alimentano un crescente senso di vittoria-perdita tra imprese e lavoratori, aumentando l’ansia e la sfiducia in modi improduttivi per tutte le parti. Per rispondere alla domanda cos’è il lavoro dovremmo: - spostare l’attenzione su quale è l’obiettivo del lavoro, parlando meno di efficienza e più di gene-
dei consorzi cooperativi, obbligandoli a scelte dolorose e facendo entrare la cooperazione in una nuova fase storica. La scelta della responsabilità sociale oggi nasce e vive, almeno per quanto riguarda la cooperazione, da un’adesione simbolica a dei codici identitari ma l’inquietudine di questo momento storico resta e forse è dovuta a una visione poco chiara, del futuro della cooperazione. razione di valore; - ridefinirne il significato, descrivendolo non tanto come esecuzione di compiti ma capacità di risolvere problemi e cogliere opportunità non visti: - coltivare e utilizzare le nostre qualità umane passando dalle competenze alle capacità. Realizzare l’opportunità del futuro del lavoro richiederà una ridefinizione fondamentale del lavoro stesso, che ben si sposa con i principi di mutua-
lità della cooperazione, e delle sue organizzazioni in cui le persone contano. La cooperazione proprio per sua natura deve prendere seriamente questa opportunità. Ma questo implica anche una trasformazione: qualcosa deve cambiare. Fortunatamente questi cambiamenti non avvengono in una volta sola. C’è un percorso da fare che non deve necessariamente proporre continue contrapposizioni o risolversi in dialettiche di scarso pragmatismo lontane dalla politica del fare che caratterizza il movimento cooperativo fin dalle sue origini, vi è urgenza di una guida unitaria che avvii una nuova fase storica.
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Il punto di vista di Giuseppe Ciaghi, cooperatore da una vita
Una C di Giuseppe Ciaghi
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Salute
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Tecnologia. 5G sempre più connessi, anche in medicina
Questa nuova tecnologia che dovrebbe entrare in funzione entro il 2020, permetterà di collegare in maniera molto più veloce milioni di dispositivi, con un tempo di latenza molto breve (in tempo reale) così da realizzare operazioni ora inimmaginabili. Ma andiamo per gradi e cerchiamo di rispondere alle domande più ovvie. Innanzi tutto cos’è? Il 5G è una trasmissione di dati attraverso delle onde elettromagnetiche che permette la connessione in tempo reale di moltissimi dati ad altissima velocità. Con la tecnologia attuale la latenza (il tempo fra la richiesta e l’arrivo della risposta) non permette, per esempio, ad un chirurgo di operare tramite un robot trovandosi in un posto lontano dalla sala operatoria. Col 5G sarà possibile; la Tim ha già messo in rete TV una pubblicità in tal senso. Sarà possibile un altro tipo di Medicina basata sul controllo remoto di patologie croniche. Si potranno personalizzare le diete in tempo reale ed ipotizzare un controllo perfino del contenuto del frigo di casa e della spesa conseguente. Immaginate (e non è fantascienza): il medico potrà “dialogare” con i suoi assistiti e decidere le variazione della terapia e della dieta direttamente dal suo ambulatorio. Il personal trainer controllerà il risultato dei suoi program-
di Gianni Ambrosini
“Ahò nun te sento, non c’ho na tacca …” era Carlo Verdone che nel film “Al Lupo Al lupo” nel lontano 1992, con un Bosch Dual Cam 738 multi band di quasi 3 etti di peso, cercava di stabilire un improbabile collegamento. Era il tempo in cui per esigenze di lavoro imparavamo ad usare strumenti innovativi e
mi di fitness intervenendo direttamente sulle performance dei suoi atleti. Sta già succedendo al tour de France. Sarà possibile guidare una macchina da lontano, perché avremo il controllo in tempo reale della strada e dei comandi del mezzo. Colla tecnologia attuale 4G, la latenza supera i 20 ms (millisecondi), col 5 G sarà inferiore a 4 ms. Per ricevere o inviare dei documenti i tempi saranno brevissimi. Come funziona? Il 5 G utilizza onde ad altissima
Il Giornale delle Giudicarie mensile di informazione e approfondimento
Anno 17 n° 8 agosto 2019 Editore: Associazione “Il Giornale delle Giudicarie” via Circonvallazione, 74 - 38079 Tione di Trento Direttore responsabile: Paolo Magagnotti Coordinatore di Redazione: Denise Rocca Comitato di redazione: Elio Collizzolli, Aldo Gottardi, Matteo Ciaghi, Denise Rocca Hanno collaborato: Gianni Ambrosini, Adelino Amistadi, Mario Antolini Musòn, Enzo Ballardini, Giuliano Beltrami, Dario Beltramolli, Giacomo Bonazza, Alberto Carli, Massimo Ceccherini Podio, Francesca Cristoforetti, Chiara Garroni, Enrico Gasperi, Alfio Ghezzi, Marco Maestri, Mariachiara Rizzonelli, Tiziano Salvaterra, Alessandro Togni, Alberta Voltolini, Ettore Zampiccoli, Marco Zulberti, Per la pubblicità 3356628973 - 338 9357093 o scrivere a sponsorgdg@yahoo.it Il giornale è aperto a tutti. Per collaborare si può contattare la redazione (3286821545) o scrivere a: redazionegdg@yahoo.it Direzione, redazione via Circonvallazione, 74 - 38079 - Tione di Trento Stampato il 26 luglio 2019 da Athesia - Bolzano Autorizzazione del Tribunale di Trento n. 1129
frequenza e quando la frequenza è molto elevata la propagazione delle onde riesce più difficile. Non penetrano attraverso gli edifici, anche degli alberi possono arrestarle. Quindi ci sarà bisogno di un numero molto elevato di antenne per coprire in modo diffuso tutto il territorio. Saremo immersi in un campo elettromagnetico continuo. Ma se i progressi saranno sostanziali, si parla con termine tecnico di Internet of things, perché decine di dispositivi potranno funzionare in contemporanea, cosa succederà a livello di salute? Ci saranno problemi per l’aumento considerevole di emissione di onde elettromagnetiche o le preoccupazioni sono esagerate? Un numero importante di scienziati provenienti da ben 36 stati hanno chiesto alla comunità europea una moratoria per il 5 G. Non esistono in letteratura studi a riguardo, né è prevalso il “principio di precauzione”. Gli unici dati che si conoscono sono quelli relativi al National Toxicology Programm (NTP) USA, uno studio del 2018 condotto sui topi e sui ratti e sulla relativa incidenza di tumori cerebrali per radiofrequenze di tipo 3G. Un altro studio è stato pubblicato dall’Istituto Ramazzini di Bologna sempre nel 2018 con risultati più o meno analoghi. Da riferire e da considerare che l’IARC
si acquisivano comportamenti che avrebbero inciso in modo sostanziale sui nostri stili di vita. Abbiamo però abbandonato le tacche (=) e siamo passati alle connessioni veloci col 2, col 3 e col 4 G ed ora siamo alle soglie di una nuova generazione di interconnessione veloce: la rete 5G.
(Agenzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro) di Lione considera le onde elettromagnetiche come possibilmente cancerogene e le classifica nella categoria 2B. Da riferire che l’alcool e il fumo di sigaretta sono classificati 1A. Relativamente agli studi citati, i topi sono stai irradiati con dosi di 50 volt per metro quadro, per 19 ore al giorno, mentre i limiti di legge sono di 6 volt, per 19 ore al giorno. Da tenere anche presente che i 5G sono meno penetranti dei 3 G. Come succede spesso quando gli interessi sono enormi, su delibera dell’AGCOM (Autorità Garante delle Telecomunicazioni) già nel 2018 sono partite le sperimentazioni in ben 120 città italiane. Sono
state raccolte delle firme e lo scorso primo giugno c’è stata anche la giornata dello sciopero del cellulare. Le ARPA (Agenzia Regionale di protezione dell’Ambiente) sono attivate per controllare e vigilare sui limiti elettromagnetici ammessi. Ma i principali operatori del settore: Fastweb, Tim, Wind tre, Vodafone hanno investito numerosi miliardi per l’acquisizione delle frequenze e si sono organizzate con aziende, università ed amministrazioni locali per “creare degli ecosistemi aperti alla realizzazione di progetti innovativi”. E intanto Vodafone ha messo in commercio tre modelli per 5G di altrettanti produttori Xiaomi, Lg e Samsung. La salute va comunque tutelata, lo
stabilisce anche l’articolo 32 della Costituzione e il TAR del Lazio su ricorso dell’Associazione per la lotta all’Elettrosmog, nello scorso dicembre, aveva stabilito che il Ministero dell’Ambiente, della Salute e dell’Istruzione dovessero promuovere delle campagne informative sul corretto utilizzo del cellulare. I tre ministeri sono ricorsi in appello, sembra come da prassi. Si spera che ci sia un ripensamento e che la campagna informativa si faccia. Per intanto alcuni consigli dettati dal buon senso e da quanto si sa in ambito scientifico. Il 70% degli incidenti sono causati dall’uso improprio del cellulare: in macchina non va usato per tutta una serie di motivi a prescindere dalla distrazione, perché si perde continuamente il segnale e si crea una ambiente tipo camera di Faraday: un campo magnetico ad alta intensità. Se vi sono dei bambini, specie sotto i 5 anni l’effetto è molto nocivo; non diamogli il cellulare per farli giocare! Teniamo il cellulare a distanza dal capo, usiamo gli auricolari a filo. Spegniamo il Wifi quando siamo in viaggio e usiamo la modalità aereo. Limitiamo il tempo delle conversazioni. Non dormiamo col cellulare vicino al capo. Esiste una insonnia da monitor. Vi sono persone che soffrono di elettrosensibilità e si stanno evidenziando delle patologie tipo la nomofobia (mancanza di connessione) o la vibrazione fantasma per non parlare della gravissima patologia del “ritiro sociale” degli adolescenti.
Cultura
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L’opera di Maria Gabrielli
Una Madonna della Tenerezza donata a Bondo
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Trentino d’Autore 29a EDIZIONE
Un libro... un giardino di parole
di Ilaria Pedrini
Sembrano passati secoli da quando era un vanto, per le persone agiate o meno, investire i propri risparmi in un’opera d’arte - un dipinto o un monumento - che tramandasse nel tempo la fede ricevuta gratuitamente e rendesse presente ai paesani una forma bella, che eleva l’anima e porta un pensiero di Cielo sulla terra. A Bondo, nel 2019, è accaduto nuovamente qualcosa del genere. Tre donne, Maria B., Elida V. e Rosetta B., avevano commissionato la realizzazione di un affresco all’artista Maria Gabrielli, originaria di Campiello di Levico Terme ma sposata e residente a Bondo con il marito e la figlia Giulia.
dal 19 luglio a inizio settembre
PALAZZO DELLE TERME DI COMANO (TN) – INGRESSO LIBERO
Gabrielli ha conseguito la maturità artistica presso l’Istituto Statale d’Arte “A.Vittoria” e in seguito si è formata presso il Circolo “La Finestra” a Trento, animato dall’artista scultore Mauro Decarli. Ha quindi perfezionato il suo talento in un corso provinciale per restauratori. In questo settore ha lavorato per circa 15 anni. Ad opera ultimata, il 30 maggio, il dono alla comunità ha ricevuto la solenne benedizione che inaugura l’esposizione al pubblico. Ora tutti la possono ammirare attraversando il portico antistante l’antica chiesa di San Barnaba: una Madonna con bambino, che incanta per dolcezza e realismo. Nel rappresentarla, la Gabrielli ha utilizzato la tecnica dello “spolvero”. Partendo da un intonaco trasportabile, realizzando in casa l’arriccio e l’intonachino lisciato, ha dipinto l’immagine con colori acrilici professionali, fissati da una vernice. La raffigurazione ha analogie con le “Madonne della Tenerezza”, caratterizzate da un dolce atteggiamento nel volto e nelle mani. I
mo velo, da cui esce un secondo velo verde ed un vestito rosso bordato d’oro. Il bambino cinge il collo della madre e la guarda intensamente. Tutta la composizione esprime pace e spiritualità. Bella è stata la coincidenza tra la cerimonia di benedizione mattutina, a cui hanno partecipato inaspettatamente una ventina di persone, e la conclusione del mese mariano. Don Celestino ha fatto precedere l’aspersione con l’acqua benedetta dalle toccanti parole del rito: “Questa immagine sta a significare quanto forte e vitale sia il vincolo che unisce la Beata Vergine al Cristo e alla Chiesa. Maria infatti è la santa Madre del Verbo fatto uomo, icona del Dio invisibile; ed è essa stessa immagine, tipo, modello della Chiesa: immagine, nella quale la Chiesa contempla con gioia il pieno compimento di ciò che desidera e spera di essere; il tipo, in cui riconosce la via e la norma per una perfetta unione con il Cristo; il modello a cui la Sposa di Cristo si ispira per l’adempimento della missione apostolica”.
Venerdì 19 luglio Ore 17.00
Venerdì 16 agosto Ore 21.00
CARMINE ABATE Le rughe del sorriso
GIOVANNI GRASSO Il caso Kaufmann
Mondadori
Rizzoli
Martedì 23 luglio Ore 17.00
Martedì 20 agosto Ore 17.00
MICHELA MARZANO Idda
STEFANO ZURLO Quattro colpi per Togliatti
Einaudi
Baldini & Castoldi
Sabato 27 luglio Ore 17.00
Venerdì 23 agosto Ore 17.00
ENRICO IANNIELLO La Compagnia delle Illusioni
FERRUCCIO DE BORTOLI Ci salveremo?
Feltrinelli
Appunti per una riscossa civica Feltrinelli
Martedì 30 luglio Ore 17.00
GIANNA SCHELOTTO Vorrei e non vorrei Mondadori
Venerdì 2 agosto Ore 17.00
CONCETTO VECCHIO Cacciateli!
Quando i migranti eravamo noi Feltrinelli
Giovedì 29 agosto Ore 17.00
RICCARDO BERTOLDI Resti? Rizzoli
Inizio settembre
ENRICO LETTA Ho imparato Il Mulino
Giovedì 8 agosto Ore 17.00
LELLA COSTA Ciò che possiamo fare
L’APERITIVO D’AUTORE
Ogni appuntamento si conclude con lo spumante Trentodoc Altemasi Millesimato edizione limitata di Cavit
I Solferini
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PROVINCIA AUTONOMA DI TRENTO
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AGOSTO 2019
Bocenago con “Vecchia Rendena ...come eravamo” Rivivere il passato per dare senso al presente e credere al futuro Solo così, insieme alle tantissime persone che frequentano Bocenago il 15 agosto dalle 15:00 alle 19:00, vi potete avvicinare, conoscere e vivere l’intensità di un luogo magico: Bocenago, trasformato per l’occasione in un antico borgo della Val Rendena di fine Ottocento. Proprio qui rivive il passato agro-silvo-pastorale, tratto distintivo e fondamentale delle vallate alpine, in Rendena che col tempo è andato a sfumare fino a scomparire, per lasciare spazio a nuove strutture a servizio dei moltissimi turisti. In occasione della Sagra del 15 d’agosto questo paese e i 205 figuranti – che sono Bocenaghesi e artigiani delle Giudicarie che vestono gli abiti della semplicità – ani-
“Vecchia Rendena …come eravamo …quattro passi fra vecchi mestieri e usanze”, dopo 32 anni è ancora in grado di raccontare una storia, rivelare un segreto, descrivere un luogo e una Valle, suscitare uno stato d’animo. Questi sono gli ingredienti della manifesta-
zione organizzata da Comitato “Vecchia Rendena”, Comune e Pro Loco di Bocenago, della quale si sono scritte centinaia e centinaia di pagine, ma per conoscere e vivere l’anima di questa manifestazione bisogna venire a Bocenago nel pomeriggio di ferragosto. mano questo villaggio alpino rappresentandovi oltre 60 vecchi mestieri. Non mancate. A Bocenago, dove il vociare delle persone rotto dal canto delle lavandaie ritmato dal battere i panni alla fontana, è superato solo dal fracasso di “racola” e “trabacola”, dal bisbiglìo dei bambini a scuola, dalle note della Banda comunale di Caderzone Terme e dall’esercitazione storica dei Vigili del Fuoco con la vecchia pompa a mano e i secchi in tela. In poche righe non è facile tramettervi un’emozione, raccontarvi degli sguardi stupiti degli adulti, degli occhi sgranati dei bambini, ognuno di loro a Bocenago ha l’occasione, più unica che rara, di toccare con mano usanze, tradizioni e mestieri storici del tempo passato. Ammirare in un unico luogo le ambientazioni tipiche di villaggio di montagna, avvicinare lavandaie, fabbri, muratori, boscaioli, carbonai, tagliapietre, spazzacamini, arrotini, distillatori, tipografo, pittrice, tosatore di pecore, ramaio, storiche portatrici d’assi e soldati
italiani e austriaci, donne che fanno filò e bambini che giocano come una volta, non è cosa di tutti i giorni. In poche righe, speriamo di avervi comunicato che a
Bocenago nel pomeriggio di ferragosto non c’è solo la ricostruzione temporale e storica di una sagra di paese, ma c’è la storia di una Comunità di persone che l’ha interpretata e ne ha vissuto i cambiamenti. Vi aspettiamo per rivivere assieme ricordi, sapori, emozioni e sensazioni, che la vita frenetica ci ha fatto dimenticare. Il Comitato Vecchia Rendena
Il dodicenne di Borgo Chiese ai quarti in Croazia
Tennis, per Daniele Faustini debutto in Europa Non delude il debutto europeo del dodicenne di Borgo Chiese Daniele Faustini che, accompagnato dal Team Italia, si fa strada nel ‘’Memorial Slavo Grebloj’’, torneo dedicato agli atleti under 12 di tennis di tutto il mondo. Dopo la bella semifinale raggiunta il mese scorso a Sassuolo, tra più di 120 partecipanti, il piccolo Daniele sbarca in Croazia con un pizzico di agitazione, ma che scompare sul campo a suon di dritti. Svezia, Stati Uniti, Regno Unito, Austria, Bulgaria, Germania, Croazia, Slovenia, Cechia, Francia, Polonia, Ungaria, Romania, Ucraina, Bosnia e pure un pizzico di Giudi-
carie nelle fasi finali del torneo di Vrsar/Orsera, disputato nell’ultima settimana di marzo in Istria. Gioca, e gioca bene Daniele sulla terra outdoor, sconfigge il vento e alza il ritmo quando deve alzarlo, insieme al compagno roveretano, si fa strada nel torneo di doppio, vincendo al debutto con la coppia Bosna/Croata composta da Becirovic e Sagovac con il punteggio di 6-1 6-4, sempre in sicurezza in battuta e in risposta. Rimontano al secondo turno la coppia Slovena Despotovic/Petrovic, sotto 6-3 2-0 il primo set, i due trentini alzano la testa e infilano 6 giochi consecutivi per incamerare il secondo set
6-2 e travolgere al terzo set i due piccoli sloveni con il punteggio di 10-5. Si fermano ai Quarti però, con un po’ di stanchezza sulle spalle, dopo una settimana lunga e decisamente calda, i polacchi Lewandoski/Kosinski, sono troppo solidi e freschi per il gioco dei nostri che cedono con il punteggio di 6-3 6-1. In singolo, invece Daniele, vince in scioltezza il primo turno contro il croato Sprung con il punteggio 6-1 6-3 e si ferma al secondo turno dal solito mattatore croato Lewandoski (vincente contro di lui anche in doppio) 1,80 di altezza, attualmente titolare in nazionale u12
polacca. Non è finita cosi scontata però, il punteggio di 6-3 6-4 può trarre in inganno, Faustini sempre
solido e sempre attaccato al punteggio, con game combattuti fino all’ultimo punto, ma quei 20cm abbondati di differenza hanno favorito il giocatore polacco. Si torna a casa con solo esperienze positive, tanti match giocati e tanti occhi importanti che scrutavano i ragazzi, uno tra tutti quello di Goran Ivanisevic, campione di Wimbledon 2002 prima dell’era Federer, Nadal, Djokovic. Dopo i successi di Cordenons (Pordenone), Sondrio, la SF a Sassuolo e questa prima esperienza in Europa, la stagione di Daniele si fa davvero interessante.
Territorio
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Conclusa la seconda edizione di Inprendi
Premiate 6 iniziative imprenditoriali di giovani giudicariesi Due i principali step del progetto: - il percorso formativo, svoltosi nei mesi di aprile e maggio, con l’obiettivo di fornire tutte le conoscenze necessarie per l’avvio o lo sviluppo di nuove attività imprenditoriali, al quale hanno partecipato 17 giovani; - il concorso di idee volto a selezionare le 3 migliori iniziative d’impresa. Lo scorso 4 luglio si è riunita la Commissione per la valutazione dei progetti, composta dai rappresentanti della Comunità delle Giudicarie, delle Casse Rurali e di Impact Hub (referente tecnico del progetto). Ogni candidato ha presentato il proprio piano alla commissione di valutazione, la quale ha assegnato un punteggio, stilando così una graduatoria. Al terzo posto si è posizionato “Judicaria Officinali – Azienda Agricola” di Nathan Zimbaldi con sede a Borgo Chiese: l’idea è quella di coltivare piante officinali in Valle del Chiese per il mercato dell’industria di trasformazione e per le erboristerie. In seconda posizione troviamo un’altra iniziativa in ambito agricolo, “Agripeef Serra idroponica riscaldata”, di Edoardo Ferrari ed Erik Pezzarossi di Storo che si pongono l’obiettivo di costruire una serra con sistema idroponico a floating per la produzione di ortaggi a
Inprendi è l’iniziativa, giunta nel 2019 alla seconda edizione, promossa dalla Comunità e dalle Casse Rurali delle Giudicarie, che si propone di sostenere i giovani giudicariesi di età compresa tra i 18 d i 35 anni che intendono avviare un’attività nel territorio delle Giudicarie. foglia e non a km 0. Primo si è classificato il progetto di Alessandro Polla di Caderzone dal titolo “Realtà aumentata per la promozione del territorio e delle aziende”. L’idea si basa sulla produzione di contenuti multimediali, sfruttando la tecnologia della realtà aumentata in ambito turistico e promozionale. Alle tre iniziative sarà assegnato un contributo a fondo perduto di Euro 5.000. Tutti potranno avvalersi di un percorso di accompagnamento svolto dai professionisti di Impact Hub Trentino della durata di 6 mesi, finalizzato all’apprendere tutti gli strumenti per implementare e sviluppare la propria idea
d’impresa ed un finanziamento per un massimo di € 10.000 a tasso zero da parte della Cassa Rurale che opera nel territorio di riferimento della neo impresa. Inoltre la Commissione, valutata l’alta qualità
degli altri progetti presentati e vista la disponibilità della nostra Cassa Rurale Giudicarie Valsabbia Paganella e della Cassa Rurale Adamello ad incrementare ulteriormente il budget, ha deciso di assegnare un
premio extra bando di Euro 2000 (per un totale di 6000 euro) ad altre tre iniziative. Tale riconoscimento speciale è andato a: - “Unique italian table” di Simone Pedretti di Pinzolo che si pone l’obiettivo di entrare nel mercato del lusso attraverso la produzione di pezzi unici realizzati in legno fossile; - “ApiMont – Chalet Alpino” di Chiara Maestri di Carisolo, che intende recuperare un antico maso di famiglia per adibirlo a struttura ricettiva di “alta qualità”; - “M’AMI – gelateria contadina”, di Anna Solci e Giulia Solci di Comano Terme, che intendono allargare il proprio mer-
cato, attivando anche la consegna a domicilio, attraverso un progetto di inclusione sociale che veda coinvolti ragazzi con disabilità residenti nella zona delle Giudicarie. Il Presidente della Comunità esprime grande soddisfazione per la seconda edizione di Inprendi: “I ragazzi giunti alla fase finale mi hanno impressionato per le idee innovative, per la determinazione e anche per la personalità, tre componenti imprescindibili per chi ambisca ad avviare un‘iniziativa imprenditoriale in un sistema competitivo come quello contemporaneo. La proposta di incrementare il budget allo scopo di premiare sei progetti, anziché tre, come inizialmente stabilito, dimostra l’ottima qualità delle idee presentate e implicitamente l’efficacia di questo piano, condotto in stretta sinergia con le Casse rurali locali. A prescindere dal fatto che il nostro mandato istituzionale scadrà tra meno di un anno, auspico sinceramente che questa brillante iniziativa possa essere riproposta e proseguita, magari a cadenza biennale. Personalmente, la considero una delle esperienze più edificanti e interessanti tra le tante sostenute dalla Comunità nel corso dell’attuale mandato amministrativo”.
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Parlando giudicariese
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Stati Generali della Montagna
È davvero stata raccolta la “Voce bassa dei Giudicariesi”? Personalmente, rimanendo nel chiuso d’una solitaria mansarda, ho soltanto letto e sentito, a mezza voce, soltanto le sempre troppe “voci a parole” messe insieme durante le varie riunioni pubbliche previste dall’iniziativa citata. A mia percezione, tuttavia, per l’ennesima volta senza alcuna prevedibile e sostanziale “concreta realizzazione” a favore della maggior parte dei 38.000 Giudicariesi, tuttora sparpagliati nelle vallate e nei 120 centri abitati senza alcuna pur velata ombra di aggregazione comunitaria: tutte “ville sparse e biancheggianti sui pendii, come branchi di pecore pascenti” di manzoniana memoria. Da ormai 99enne ho risentite le troppe belle parole e le buone intenzioni di sempre, pur con prospettive avvincenti e sagaci, ma che necessitano - come ormai dal Comprensorio in poi di quel colpo di ali d’aquila per rendere tempestivamente attuabile ciò che necessita usufruibile nel “basso” e “dal basso”. In Giudicarie (come altrove) le classi abbienti se la sono sempre cavata e se la cavano ancora, ma chi necessita di lavoro fisso e di una dimora fissa con la stabilità residenziale “in montagna” è ancora schiavo della precarietà e l’avvenire fisso in Valle continua a rimanere solo un’ipotesi. Sono andato a curiosare fra la pagine di storia ed ho trovato: «Gli “Stati Generali” furono convocati nel 1788 allo scopo di raggiungere un accordo tra le classi sociali idoneo a risolvere la grave crisi politica, economica, sociale e finanziaria che affliggeva da anni la Francia. Essi contavano 1.139 membri di cui 291 rappresentati del Primo Stato (clero), 270 per il Secondo Stato (aristocrazia) e 578 per il Terzo Stato (popolazione, in particolare Borghesia)». Una vera consultazione a tutti i livelli sociali, ma a me fa specie quel “Terzo Stato” seguito da “in particolare Borghesia”. Cioè non si fa riferimento agli artigiani, ai contadini, alle donne di casa, ai disagiati, ai senza casa, ai senza lavoro, ai diseredati. Se “consultazione popolare” deve essere, è il “popolo bue”
di Mario Antolini Musón Va, certamente, dato atto della peculiarità insolita - e forse per la prima volta in assoluto - dell’iniziativa degli “Stati Generali della Montagna” che ha avuto come sede proprio le Giudicarie. Tuttavia, mi rincresce fare (purtroppo come da sempre) il pignolo - l’eterno “bastiàn contràri” - nel
cercare di evidenziare il “pelo nell’uovo”: nel caso specifico il porre in luce la mancanza di tempestiva concretizzazione delle prospettive che si evidenziano nelle infinite parole che vengono dette e scritte durante l’elaborazione su quanto viene posto in discussione.
(passi il termine) che deve essere consultato e non soltanto coloro che del popolo che sgobba nell’amara quotidianità se ne servono nella specifica situazione di benestanti e di borghesi Ed è l’impressione - ovviamente a livello del tutto personale e nel chiuso di una mansarda - che ho percepito e sto intuendo per quanto accaduto in Giudicarie anche in questo 2019: non ho sentito la voce dei “vachér” (i tradizionali e determinanti allevatori), dei boscaioli, degli artigiani, degli stagionali, dei dipendenti del settore turi-
stico-alberghiero, dei pendolari, di coloro che vivono di stenti e di malinconia, se non addirittura di rabbia. Non ho percepita una consultazione fatta da persone capaci di percorrere le strade di ogni paese, di entrare nelle case (anche malandate e inospitali), di ascoltare le voci di coloro che ancora stentano ad arrivare alla fine del mese, di quanti tuttora sono disperatamente legati ad una stagionalità a cui i giovani non vogliono ed, ovviamente, non possono sottostare. Il discorso si fa difficile e potrebbe essere male interpretato, ma chiaramente, per parlare di periferie, va precisato che la periferia la si conosce soltanto se si è capaci
di sporcarsi le scarpe anche là dove manca il manto di asfalto. Io posso parlare per esperienza in prima persona. Per due anni ho fatto l’addetto dell’Unione dei Contadini per tutte le Giudicarie; ne ho percorso tutte le strade (erano gli anni 1953-55), sono entrato in quasi tutte le case degli allevatori con tanto di stalle e di “boàce”; ho chiacchierato con chi aveva i calli a forza di mungere le vacche ed a sporcarsi gli zoccoli di letame; ho bevuto il generoso dono del latte nelle scodelle di legno e la fettina di “sprèsa” tagliata sui taglieri nelle stalle o nelle ancora povere cucine di allora. E le conversazioni erano sature di fatica e di lavoro e di lamentele per “quèl che
i féva a Trént, che i nó capìs niént”! In quegli stessi anni ho partecipato (come relatore e conduttore) a numerose riunioni comprensoriali delle Associazioni dei Commercianti e degli Artigiani nell’ambito delle Giudicarie; solo e sempre una gran ridda di istanze e di lamentele. Non ho mai incontrato della gente contenta della gestione amministrativa né dei Comuni né della Provincia. Me ne facevo portatore a Trento ma nessuno ne teneva il debito conto; bastava che portassi i soldi delle tessere, mentre le cose erano lasciate come stavano e di sostanziali provvedimenti strutturali a livello comprensoriale niente di niente. Sporadici contri-
buti a livello personale e poca sostanza organizzativa nell’ambito del territorio. Le Giudicarie erano periferia e periferia sono state lasciate. Data anche la mia attività di pubblicista di zona ho seguito con entusiasmo, capillarità ed amore il nascere ed il concretizzarsi, prima del Comprensorio e poi della Comunità di Valle; nelle due istituzioni - come troppo idealista - avevo sognato il ritorno all’autonomia delle Giudicarie, al ritorno allo spirito degli Statuti e delle Regole. Non ho avuto che arrabbiature e delusioni. Anche come corrispondente di zona dalle Giudicarie ho litigato per decenni contro tutte le testate di quotidiani e periodici per come mi lasciavano in periferia senza farsi carico delle problematiche locali; e siamo rimasti alla stessa stregua degli anni Cinquanta del secolo scorso. Ora mi sento - a 99 anni - nella stessa situazione: ancora un nulla di fatto, ancora alle stesse eterne chiacchiere, dette e ridette e salmistrate senza posa, ma senza cambiare nulla, senza saper intervenire in maniera concreta e tempestiva. Quello che c’era da dire e da dover fare, per decenni e decenni è stato detto da tutti nel loro incessante succedersi ai posti di comando e le Giudicarie sono rimaste lì come erano, più povere di
prima e stracariche di problematiche che nessuno è capace, o non vuole o non può affrontare e risolvere. Non sono al corrente, inoltre, se alle spalle di chi ha fatto corpo negli incontri e nelle commissioni/gruppi degli “Stati Generali” vi siano stati e vi siano degli specifici esperti in geologia, geografia, storia, antropologia e sociologia disponibili ad un apporto determinante per qualsiasi scelta si debba e si riesca a fare. Comprendo che ciò che è stato fatto con gli “Stati Generali della Montagna” in favore delle periferie trentine è qualcosa di nuovo e di mai fatto; un’impostazione di una possibile azione futura per dare spazio ed autonomia a quelle periferie ricche, ciascuna, di una propria autonoma gestione del bene pubblico goduta dal Mille al 1803 attraverso l’istituzione e l’applicazione di Statuti/Regole sui quali, ancora oggi, è necessario fare esplicito riferimento. Ma per fare questo, secondo il mio modesto parere, si dovrebbe scendere dai gradini dei pubblici amministratori, dalle persone che godono del posto fisso e di una casa signorile, da chi già gode di un’autonomia economica. Occorrerebbe, oggettivamente, consultare il “popolo”; il che vuol dire andare tra la gente comune, fermarsi a parlare per le strade, entrare nelle botteghe, nelle officine, nelle stalle dove ci sono ancora; vuol dire andare a visitare le malghe, i gestori dei rifugi, i boscaioli nei boschi. Nelle riunioni, che si tengono sempre e soltanto nelle sale con le belle sedie o comode poltrone, non si riuscirà mai a sentire il polso di chi suda e lavora e, magari, soffre e piange; da quelle sale, magari sempre piene di gente ma subito svuotate, non uscirà mai un qualcosa di positivo per portare a galla il sottofondo di una società sul quale ristagna una sedimentazione pericolosa che va rimossa al più presto possibile a scanso di sentirsi mancare il suolo sotto i piedi. Dispiace, ma… pensiamoci su! Ben felice di essere nel torto.
Messaggio pubblicitario Prendete quindi la vostra agenda e segnate la data di sabato 10 agosto: nel piccolo paese di Bolbeno, sarà possibile passare una giornata davvero particolare in un clima di amicizia e di allegria. La Pro Loco di Bolbeno, organizzatrice della manifestazione, cercherà di far magicamente rivivere alcuni momenti significativi della vita di un tempo: un’occasione per far riflettere e, soprattutto, per non dimenticare le tradizioni più importanti dei nostri territori. Per questo tra le antiche mura, sotto i portici e nella storica piazza centrale, verranno riproposti decine e decine di antichi mestieri ormai del tutto scomparsi o profondamente cambiati rispetto al passato. Si va dall’arrotino al calzolaio, dal maniscalco all’impagliatore di sedie, passando per il casaro, le portatrici d’acqua, le lavandaie, le merlettaie, il tombolo…e tanti altri ancora! Altra componente insostituibile di Not(t)e di Note è la musica, quella vibrazione nell’aria che toglie il fiato e che parla al cuore di ognuno di noi. Così tra gli scorci più affascinanti del paese suoneranno diversi gruppi musicali, a disegnare un vero e proprio itinerario musicale tra le antiche mura. Quest’anno si esibiranno, anco-
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La Pro Loco di Bolbeno organizza la ventirtreesima edizione
Not(t)e di note a Borgo Lares Sabato 10 agosto itinerario musicale tra le antiche mura
D
a oltre vent’anni, in agosto, nel comune di Borgo Lares, si svolge la manifestazione Not(t)e di Note, ormai diventata un appuntamento imperdibile delle estati delle Valli Giu-
ra una volta, gruppi davvero rinomati tra i quali spiccano Paolo Bonfanti, i Reblues, il gruppo Bohemische Judicarien, la fisarmonicista Maura Parolari, il Coro Cima Tosa
di Bolbeno e gli Ancestrali. Chiuderà la manifestazione il celebre gruppo bretone Sonerien Du con il grandissimo concerto delle ore 21.30.
dicarie. Musica, vecchi mestieri, prodotti tipici e i celebri “Capùs da Bolben”, rappresentano gli insostituibili ingredienti di una giornata divenuta ormai un “must” per turisti e valligiani.
Non si può dimenticare infine l’importanza che l’aspetto culinario riveste all’interno di questa manifestazione. Difficile infatti resistere ai piatti tipici trenti-
ni che vengono proposti per la cena, preparati con cura dagli instancabili volontari della Pro loco di Bolbeno. Il menù, a base di polenta, cotechino, braciola, salamino,
peverada, spressa, e funghi, sarà in grado di deliziare anche i palati più esigenti che potranno gustare inoltre gli inconfondibili ed inimitabili “Capùs da Bolben”, le gustosissime polpette a base di pane raffermo, formaggio grana, burro, uova, erbe, coste e uva sultanina, avvolte accuratamente in foglie di vite di uva fraga. La loro preparazione è abbastanza laboriosa e impegnativa tant’è che qualche giorno prima della festa, le donne di Bolbeno si ritrovano tutte insieme e preparano centinaia e centinaia di Capùs con l’unico scopo di far apprezzare ai più questa specialità. Quindi non dimenticate: sabato 10 agosto La Pro Loco di Bolbeno vi aspetta numerosi per una Not(t)e di Note come sempre…indimenticabile!
Comano Ursus Extreme Trail: una corsa che racconta un intero territorio Quest’anno l’inaspettato freddo di maggio, ha complicato non poco l’organizzazione della gara che, per la presenza di molta neve sui sentieri, rischiava di essere annullata. A pochi giorni dalla Cuet 2019 i Comano Mountain Runners, il gruppo di giovani organizzatori dell’evento, hanno temuto di dover fare un passo indietro. Ma l’entusiasmo, la determinazione e un po’ di sana follia che caratterizza il gruppo, hanno preso, ancora una volta, il sopravvento. Moltissimi ragazzi, amici e parenti, sono accorsi in aiuto e, con tenacia, hanno trascorso i weekend pre-gara a spalare la neve, a 2000 metri, incuranti della pioggia e della neve che nel mentre continuavano a cadere. Solo i loro sforzi hanno permesso ai numerosi atleti iscritti di godersi il percorso in sicurezza, con quella magia che le “trincee” scavate nella neve hanno saputo regalare. Nel giorno della gara il meteo ha deciso finalmente di venire incontro ai Comano Mountain Runners e di ripagarli degli sforzi fatti fino a quel momento. L’1 giugno gli atleti hanno potuto godere di una
L
’1 giugno 2019 si è svolta la quarta edizione della Comano Ursus Extreme Trail, evento che ha visto la partecipazione di 244 atleti, più di 120 volontari, 66 bambini e moltissimi appassionati. La gara, che si è corsa sulle distanmeravigliosa giornata di sole, che ha permesso loro di apprezzare il territorio e le montagne in tutta la loro bellezza. Ma sono molti gli ingredienti che hanno reso la Cuet indimenticabile. Gli atleti sono rimasti positivamente impressionati dal pacco gara che, oltre ai prodotti del territorio, quest’anno conteneva qualcosa di davvero unico e speciale: una fascetta colorata di lana, realizzata all’uncinetto dalle mani esperte delle nonne della valle che, in questo modo, sono state coinvolte nell’organizzazione. Da citare inoltre la gara di corsa per i più piccoli che si è tenuta nel pomeriggio: il minitrAIL, il cui ricavato è stato devoluto totalmente all’Ail (Associazione italiana contro le leucemie). E come dimenticare tutti i fantastici volontari presenti sul percorso: la colonna portante di questa giornata. Per l’occasione hanno indossato tutti una t-shirt disegnata dall’artista locale Gianluigi Rocca che, con estrema gentilezza, ha donato
al comitato organizzatore una sua litografia. Lo staff dei Comano Mountain Runners ha così deciso di sorteggiare quest’opera tra tutti i volontari, anziché assegnarla in premio al primo classificato, come era stato nell’edizione zero della Cuet, nel 2016.
ze di 28km 2400dm+ e 60km 4800dm+, nasce con l’obiettivo di far riscoprire, valorizzare e condividere la storia e i valori delle Giudicarie Esteriori e delle persone che abitano questo territorio.
Infine la Cuet 2019 è stata una dimostrazione di come il rispetto per l’ambiente sia alla base del lavoro dei Comano Mountain Runners. E come potrebbe essere diversamente in un territorio riconosciuto come patrimonio mondiale Unesco? Prendersene
cura e valorizzarlo è per chiunque, organizzatori e corridori, un obbligo e una necessità. Durante l’evento sono stati utilizzati utensili realizzati quasi interamente con materiali organici e riciclabili (stoviglie in ceramica, bicchieri lavabili e imballaggi per il pasta party e i ristori), il tracciato di gara è stato segnato con fettucce e bandierine riutilizzabili, i trofei e le spille sono stati realizzati in legno. Infine le t-shirt per i volontari sono state acquistate da un’azienda che dà molta importanza al rispetto dell’ambiente e del lavoro dei produttori e stampate in un laboratorio artigianale della regione. Con passione i Comano Mountain Runners stanno inseguendo il sogno di creare legami e connessioni tra persone attraverso lo sport, nel posto che amano più al mondo: il loro territorio e le loro montagne. L’affetto dimostrato da tutti i presenti sono stati per loro la soddisfazione più grande.
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Attualità
AGOSTO 2019 Forti, musei e chiese da visitare
Le proposte culturali della Valle del Chiese Queste le proposte curate dall’area culturale del Consorzio Turistico Valle del Chiese. Tutte le info su aperture, costi del biglietto, opportunità e visite guidate su www.visitchiese.it CASTEL SAN GIOVANNI Posto a controllo dell’imboccatura della Valle del Chiese il maniero medievale fu parte dei possedimenti della potente casata dei Lodron. E’ stato recentemente restaurato dal Comune di Bondone. Propone un’unica e affascinante vista sul lago d’Idro. CASTEL ROMANO Edificato sul dosso di Sant’Antonio a dominare la Pieve di Bono e tutta la Valle del Chiese fino al Lago d’Idro, è attestato per la prima volta in un documento datato 12 dicembre 1253. Nel XIV secolo il maniero divenne proprietà della famiglia Lodron, la quale diede vita ad una nuova stagione architettonica.
È ricca la proposta culturale offerta dalla Valle del Chiese ai propri ospiti. Consente la visita (anche con accompagnamento e per gruppi) di Castelli, Forti militari Austro-ungarici, musei
degli usi e costumi locali e della Guerra. E poi del lavoro che ha caratterizzato questo ambito – oggi patrimonio turistico e ambientale – posto tra il Lago d’Idro e le Dolomiti di Brenta.
PIEVE DI SANTA MARIA ASSUNTA La Chiesa di S. Maria Assunta è un autentico gioiello del rinascimento locale, risalente alla fine del XII secolo, testimonianza della tradizione religiosa della Valle del Chiese. Si trova a Condino, nel Comune di Borgo Chiese. È visitabile il martedì dal 23 luglio al 13 agosto a 2019 alle ore 21.00. MUSEO DELLA GRANDE GUERRA VALLE DEL CHIESE Il museo conserva reperti e materiali bellici legati alle vicende della Prima guerra mondiale in Valle del Chiese, rinvenuti per gran parte sul gruppo del Cadria e del Nozzolo e nell’area meridionale dell’Adamello. Sono esposti oggetti e testimonianze della vita di trincea e della guerra bianca. È inserito nella Rete Trentino Grande Guerra.
FORTE LARINO Forte Larino è il complesso fortificato più antico dello Sbarramento di Lardaro, nel Comune di Sella Giudicarie. Fu eretto a partire dal 1860 a controllo del confine sud-occidentale del Tirolo, presenta una forma a “L” ed è ad un solo piano. FORTE CORNO Eretto tra il 1883 ed il 1890 il fortilizio si unisce
al paesaggio seguendone la morfologia lungo cinque livelli orientati da est a ovest. Venne disarmato poco prima dello scoppio della Grande Guerra in quanto giudicato obsoleto. Si trova a Praso nel Comune di Valdaone. SENTIERO ETNOGRAFICO DEL RIO CAINO Un museo della tradizione popolare all’aperto sotto il cielo della Valle
del Chiese. Propone una passeggiata a Cimego, nel Comune di Borgo Chiese, tra i manufatti legati agli antichi mestieri, al mondo fiabesco ed incantato, alla Grande Guerra (le trincee del fronte italiano), alla produzione della calce (la calchèra) e del carbone (il poiàt), alla venazione (il roccolo per l’uccellagione). Malga Caino propone animali e prodotti tipici. CASA MUSEO MARASCALCHI Posta all’interno del centro storico di Quartinago, a Cimego di Borgo Chiese, Casa Marascalchi è un museo delle tradizioni e degli usi popolari organizzato su cinque livelli, ognuno dei quali adibito a specifici usi e lavori quotidiani. Custodisce le caratteristiche e oggetti originali del-
la casa contadina delle Giudicarie di prima metà ‘900. CASA BONUS Il piccolo museo della civiltà contadina di Casa Bonus è una collezione composta da oltre 300 pezzi allestita tra le volte del pianterreno di un edificio posto nel centro storico dell’abitato di Bondo (Sella Giudicarie). Ciascun oggetto è catalogato e provvisto di apposita scheda identificativa dotata di informazioni attinenti l’impiego e la terminologia originaria, riportata in dialetto ed in italiano. MINIERE DARZO Laboratorio per bambini e visita guidata per adulti. Previste attività sabato 10 e sabato 24 agosto, sabato 7 settembre 2019, dalle 9.30 alle 12.30 Info e prenotazioni: Cell. 328.0007711 visite@minieredarzo.it
Sgarbi protagonista di Altro Tempo 2019 a Forte Corno Lo scorso anno furono Reinhold Messner e l’inviato del Corriere della Sera Lorenzo Cremonesi ad animare l’appuntamento a Forte Larino, quest’anno saranno il più famoso critico d’arte d’Italia (e sommo esperto mondiale di storia dell’Arte per il periodo che va dal ‘400 al ‘700) e Paolo Mantovan, direttore del quotidiano Trentino. La presenza di Vittorio Sgarbi in Valle del Chiese assume una connotazione importante sia in considerazione del patrimonio culturale locale (a cominciare proprio da Forte Corno che ospita l’evento) e sia della sua recente nomina a presidente del Mart, il Museo di Arte moderna e contemporanea di Trento e Rovereto. Il programma dell’incontro pubblico prevede nel primo pomeriggio di venerdì 9 ago-
Sarà Vittorio Sgarbi il protagonista dell’edizione 2019 del Festival Altro Tempo, in programma venerdì 9 agosto a Forte Corno, nel Comune di Valdaone. Curato dalsto (ore 15.00) l’attivazione del servizio di bus navetta per raggiungere Forte Corno dalla piazza di Praso (Valdaone) e contestualmente la possibilità di salire al Forte in compagnia degli Accompagnatori di Media Montagna con partenza dalla piazza di Praso. L’escursione dura indicativamente un’oretta e richiede un minimo allenamento. Quindi alle 17.00 ci sarà la merenda per i partecipanti all’escursione. Alle 17.30 il via alla Conversazione con il Critico e storico dell’Arte, curatore di mostre in Italia e all’estero, autore di saggi, articoli e libri di successo. Conduttore di trasmissione TV e personaggio estempora-
l’area cultura del Consorzio Turistico valle del Chiese l’appuntamento prevede l’abbinamento tra un personaggio di grande carisma e un giornalista. neo nel linguaggio e nel confronto televisivo. Insomma un personaggio a tutto tondo. È prevista la possibilità di visitare Forte Corno sin dal mattino grazie alle visite guidate organizzate dall’associazione La Busier con inizio alle ore 10, alle 14 e alle 16. L’evento è reso possibile dalla collaborazione degli Accompagnatori di Media Montagna, dell’Associazione La Busier, dei Vigili del Fuoco di Praso, dei Carabinieri in Congedo, dell’Associazione Culturnova e della Pro Loco di Praso. E con il supporto del Comune di Valdaone, del Consorzio dei Comuni del Bim del Chiese e della Cassa Rurale Adamello.
Sport
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Centrocampista della Fiorentina, vicecampione d’Italia: “Abbiamo giocato un calcio divertente, è una conquista”
Alice Parisi, dal Bleggio ai Mondiali È da 20 anni che l’Italia non si qualificava ai Mondiali femminili. Cos’è significato per voi arrivare ai Mondiali in Francia? È stato un po’ il punto di arrivo di un percorso, che è appunto iniziato vent’anni fa, o forse prima, quindi una crescita molto lenta. Oggi probabilmente era il momento giusto per andare a partecipare ad una manifestazione così importante. Tu sei stata convocata più volte in Nazionale, anche in U17 e U19. Cos’è significato per te questo Mondiale rispetto a quelli precedenti? Il mio percorso in Nazionale è lungo perché parte dal 2007, ho partecipato a due Europei, uno l’ho saltato per infortunio, e poi il Mondiale scorso. Questo Mondiale è stato veramente un premio per essere riuscita a rientrare perché ho avuto un infortunio abbastanza grave, non era così scontato né che tornassi in Nazionale né che venissi convocata. Nulla è scontato, finché non escono le 23 che parteciperanno. Cos’è mancato secondo te alle Azzurre nella competizione e quali invece sono stati i punti di forza? Il punto di forza è stato sicuramente l’entusiasmo, la
A
di Francesca Cristoforetti
lice Parisi, classe 1990, trentina originaria di Marazzone, è stata una delle 23 protagoniste dell’ultimo Mondiale di calcio femminile in Francia. Centrocampista in serie A della Fioren-
voglia di non porsi limiti e provare ad arrivare il più avanti possibile. Avendo poi la possibilità di passare il girone, quando sei nella fasi finali di tornei così importanti, sono i risultati a fare la differenza perché creano morale e fiducia, acquisti davvero una forza che magari non credevi di avere prima. Non credo sia mancato niente di particolare, più andavi avanti più andavi a scontrarti con nazionali che
hanno una storia veramente più importante e molto più evoluta della nostra. A livello di gioco, come è andata? Credo che abbiamo espresso uno dei calci più “divertenti”. Il calcio italiano è un calcio che diverte e finalmente si è mantenuto un gioco bello e divertente anche ad altissimi livelli. È veramente una conquista sotto tutti i punti di vista: di gioco e anche di seguito.
tina, Alice dal 2007 ha iniziato la sua carriera anche in Nazionale, dove è stata riconfermata anche quest’anno nella formazione guidata dal CT Milena Bertolini. In squadra c’era intesa? Sì, molta. Non è facile stare due mesi sempre con le stesse persone, di età diverse, costrette a stare a degli orari: in due mesi non ci sono mai stati problemi. Anche questo è andato a vantaggio nostro. La vittoria degli Stati Uniti è stata quindi una vittoria meritata? Sì, credo che ad oggi siano ancora una spanna sopra tutte le altre, per mentalità, per preparazione atletica. Credo che la vittoria degli Stati Uniti fosse la cosa più ovvia e giusta. Poi in campionati così non è detto che sia sempre il più forte a vincere, ma questa volta è andata così. Durante questi Mondiali si è parlato tanto di disparità tra calcio maschile e femminile. Quanta strada ha ancora da fare l’Italia e in che misura siete considerate professioniste? Noi non siamo considerate professioniste, ma dilettanti. In Italia il ragionamento da fare non è tra calcio maschile e femminile, è in generale tra i vari sport. Non si può nemmeno fare un parago-
ne, sono cose diverse, devono essere considerate in relazione a quello che sono. Certo è che noi sentiamo il calcio oggi come il nostro lavoro e si deve trovare il modo di avere delle garanzie anche per una ragazza, perché sia libera di praticare questo sport come lavoro. Si è fatta tanta strada, ma c’è da fare un passo ancora e si può fare visto che sono arrivati anche dei risultati importanti. Abbiamo dimostrato all’Italia che possiamo essere considerate uno sport a tutti gli effetti. Tu giochi nella Fiorentina in serie A. Avete ritiri in programma? Iniziamo il 3 agosto con gli allenamenti, ci sarà un ritiro. Il Campionato inizierà poi il 14 settembre. Prossimi obiettivi sportivi? Il Campionato in Italia, che ha raggiunto un livello molto alto, quindi diventa molto più soddisfacente arrivare a risultati perché c’è un impegno diverso. Mi piacerebbe rivincere con la Fiorentina visto che adesso il Campionato è più competitivo.
Come ti sei avvicinata al mondo del calcio? Io ho sempre giocato con i maschi nella squadra locale, poi a 15 anni non potendo più giocare con loro ho iniziato a giocare nel Trento. Sono uscita poi a 17 anni di casa per andare a giocare nel Verona. Quando hai capito che il calcio sarebbe diventato un lavoro per te? Per come era il calcio qualche anno fa non ho mai pensato potesse diventare il mio lavoro, tant’è che mi sono laureata in Infermieristica a Udine, mentre giocavo nel Tavagnacco. Ho iniziato a pensare che potesse diventare un lavoro quando ho deciso di andare alla Fiorentina, che è stata la prima squadra maschile ad investire nel calcio femminile, quindi andando sotto una squadra professionistica avrei potuto considerarlo lavoro. Riuscivi a combinare lo studio all’Università e il calcio? Sì, sono stati forse gli anni più belli. Ad oggi non ce la farei. Ci riuscivo perché mi allenavo la sera. Ho fatto tanti sacrifici, forse non me ne rendo conto neanche io, però ne è valsa la pena, non rimpiango nulla di ciò che ho fatto.
Bocciofila di Tione, campioni provinciali Il campionato è iniziato il 30 marzo scorso, ha visto sfidarsi le bocciofile Giudicariese Tione, Lagarina, Bocciaviva, Riva del Garda, ANA Trento Sud, Canova, Rotaliana, Pergine, Borgo, Toblino Valle dei Laghi. Divise in due gironi dei quali le prime due classificate di ogni girone si sono scontrate sabato 1 giugno nella fase di semifinale, nel dettaglio Giudicariese vs Canova e Lagarina vs Pergine. A premiare i giocatori - Tullio Scandolari, Mario Valentini, Vito Bertini, Firmo Iseppi, Davide Salvaterra, Edoardo Fioroni, Claudio Maffei, Giulio Pederzolli, Giancarlo Bellati, Serafino Filosi, con il direttore tecnico Danilo Valentini e la presidente Antonella Valentini - il sindaco di Tione Eugenio Antolini, il presidente del Comitato di Trento Pietro Perottino e il consigliere responsabile
L’A.S.D. Bocciofila giudicariese di Tione ha vinto il campionato di prima categoria della specialità bocce al volo della Provincia di Trento e si tratta della terza volta per i campioni di Tione:
salirono sul gradino più alto del podio anche nel 2008 e nel 2010. Si è giocata sul campo di casa la finale che ha consegnato la vittoria alla compagine tionese, contro il G.B. Lagarina. dell’attività tecnica Alessandro Martinelli. «Come presidente commenta Antonella Valentini - sono molto contenta del risultato che è frutto dell’impegno degli atleti, del direttore tecnico e della direzione della stessa società e dell’affiatamento tra tutti noi. Quest’anno siamo riusciti a raggiungere un traguardo per noi di prestigio svolgendo attività sportiva agonistica ma continuando a dare importanza anche alle nostre gare e manifestazioni in favore di tutti i nostri soci giudicariesi». Con questa vittoria, la Bocciofila Giudicariese si è qualificata ai quarti di finale della fase triveneta del campionato di prima categoria.
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Cultura
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Le origini si possono quindi definire italiane e trentine. Prendendo spunto da questa circostanza Stefano Endrizzi, sindaco del Comune di Ronzone, con la collaborazione dell’Associazione culturale Sguardi di Cles, della Provincia autonoma di Trento, di Film Commission del Trentino e di altri enti prima ha deciso di intitolare una via del paese a Frank Borzage e poi ha avviato una serie di eventi che si articoleranno su due anni, il 2019 e il 2020. Lo scopo di queste iniziative è di riscoprire le radici di questa famiglia e di far conoscere il nome di Borzage al grande pubblico italiano e trentino. Tra questi eventi rientra una bella mostra, aperta il 12 luglio scorso, che attraverso materiale iconografico (foto, manifesti, filmati ecc.) documenta il percorso umano e professionale di Frank Borzage. Molti dei materiali esposti in mostra provengono dalla Cineteca svizzera di Losanna e dalla Cineteca del Friuli, oltre che da collezionisti americani. Chi è Frank Borzage Luigi Borzaga, il padre, nasce a Ronzone nel 1859. Attorno ai vent’anni emigra in Svizzera, dove lavora come muratore e operaio in una filanda per la seta. E’ qui che conosce la futura moglie, Maria Ruegg, nata a Ricken nel cantone di San Gallo nel 1860. Successivamente si sposta negli Stati Uniti, prima ad Hazleton e poi a Salt Like City. Quando è in America il cognome Borzaga viene modificato in Borzage. Maria e Luigi Borzage si sposano in America e mettono al mondo quattordici figli, sei dei quali morti in tenera età. Frank è il quintogenito e nasce il 24 aprile 1894. La famiglia non è certamente ricca: il padre fa il muratore e poi riesce ad acquistare 40 mila metri quadrati di campagna e costruirsi una casa. Non è ricca ma è una famiglia serena, molto unita e con una passione comune: la musica. Luigi, il padre,
Vincitore di due premi Oscar, il figlio di emigrati trentini è stato attore e regista
Frank Borzage, dalla Val di Non al cinema di Ettore Zampiccoli
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iglio di un emigrato della Val di Non Frank Borzage è stato attore e regista di livello internazionale, vincitore di due Premi Oscar per la cinematografia. Frank Borzage, attore e regista con oltre 100 film
realizzati a cavallo tra l’epoca del film muto e quella del sonoro, due Premi Oscar, nato a Salt Like City e quindi cittadino americano a tutti gli effetti, però con un piccolo dettaglio. Suo padre, Luigi Borzaga, era di Ronzone, un piccolo paese della Val di Non. piccole compagnie teatrali della zona ed entra nella scuola di teatro di Salt Like City. La svolta avviene a Denver. Frank è in città e un giorno legge l’annuncio di un giornale locale con il quale un famoso produttore teatrale, Gilmore Brown, futuro fondatore degli studi Pasadena Playhouse, cerca “un giovane di bell’aspetto e con esperienza teatrale”. Frank ha soli 16 anni ma sicuramente ha una bella presenza: fisico atletico – così scrivono i suoi biografi – alto 1,80, capelli folti e neri, occhi azzurri. Il giovane si presenta e viene ingaggiato subito dalla Gilmore Brown Company. E’ questa esperienza che gli permette di passare dal teatro al cinema, dove entra prima come accessorista, poi come comparsa. Il debutto come attore e protagonista avviene tra il 1912 e il 1913 interpretando ruoli in fim western. Viene notato da Thomas Ince, uno dei maggiori registi e produttori dell’epoca, che lo scrittura facendogli ricoprire ruoli significativi. Nel 1915 Frank Borzage passa all’American Film Company, dove ottiene ruoli di primo piano ed esordisce nella regia con il film western The pitch o’ chance. Inizialmente come regista realizza soprattutto film western. Poi
stanza laStefano Endrizzi, sindaco del Comune di Ronzone, con la collaborazione suona fisarmonica così come i figli Henry, Bill, dell’Associazione culturale Sguardi di Cles, della Provincia autonoma di Trento, di Film Dan e Frank, le sorelCommission del Trentino e di altri enti prima ha deciso di intitolare una via del paese a le Dolly e Sue suonano Borzage eun poialtro ha avviato ilFrank pianoforte, fi- una serie di eventi che si articoleranno su due anni, il 2019 glio, Lew, il violino e la iniziative è di riscoprire le radici di questa famiglia e di far e il 2020. Lo scopo di queste chitarra. Tre dei fratelli, conoscere il nome di Borzage al grande pubblico italiano e trentino. Tra questi eventi Bill, Dan e Lew ad un rientra una bellacreano mostra, aperta certo punto an- il 12 luglio scorso, che attraverso materiale iconografico che un piccolo complesso (foto, manifesti, filmati ecc.) documenta il percorso umano e professionale di Frank musicale e lo dei battezzano Borzage. Molti materiali esposti in mostra provengono dalla Cineteca svizzera di “Borzage Brothers”. VanLosanna e dalla Cineteca del Friuli, oltre che da collezionisti americani. no a suonare nelle feste popolari, poi arrivano anChi èalla Franradio k Borzeagnegli e che studi cinematografici dove Luigi Borzaga, il padre, nasce a Ronzone nel 1859. Attorno ai vent’anni emigra in si girano i film muti, che Svizzera, dove lavora come muratore e operaio in una filanda per la seta. E’ qui che hanno bisogno di un sotconosce la futura moglie, Maria Ruegg, nata a Ricken nel cantone di San Gallo nel 1860. tofondo musicale. Frank Borzage sì lanegli Stati Uniti, prima ad Hazleton e poi a Salt Like City. Successivamente ama si sposta musica ma la sua grande Quando è in America il cognome Borzaga viene modificato in Borzage. Maria e Luigi passione è il teatro. Anche se a 12 anni deve interrompere la scuola per aiutare il padre nei campi, non manca di frequentare
Nella foto Frank Borzage e Marlène Dietrich
Frank Borzage con Janet Gaynor, protagonista del film “ Settimo cielo” Premio Oscar nel 1928
Frank Borzage, attore e regista con oltre 100 film realizzati a cavallo tra l’epoca del film muto e quella del sonoro, due Premi Oscar, nato a Salt Like City e quindi cittadino americano a tutti gli effetti, però con un piccolo dettaglio. Suo padre, Luigi Borzaga, era di Ronzone, un piccolo paese della Val di Non. Le origini si possono quindi definire italiane e trentine. circo
Prendendo
spunto
da
questa
dopo il 1917 muta genere produce e dirige pellicole ispirate da romanzi melodrammatici, d’amore o di avventure, dove vengono esaltati la forza dei sentimenti e i valori coniugali e familiari. Nella realizzazione delle pellicole Frank Borzage inaugura anche uno stile tutto suo con suggestive soluzioni sceniche, che sfruttano l’illuminazione e la mobilità della macchina da presa. Nel 1920 esce Humoresque (L’inferno di New York) un film che raccoglie un grande successo di critica e di pubblico. Fra i suoi film più significativi da ricordare Secrets del 1924, poi 7th Heaven (Settimo cielo) con Janet Gaynor e Charles Farrel con il quale conquistò nel 1929 il suo primo premio Oscar per la migliore regia di un film drammatico. Con gli stessi protagonisti gira nel 1928 Street Angel (L’angelo della strada) e l’anno dopo Lucky Star (La stella della fortuna). Nel 1932 arriva il secondo Oscar con Bad Girl (Ragazzaccia). Ammalato muore a Los Angeles il 19 giugno 1962. Frank Borzage ha prodotto 110 pellicole, sia come attore che come regista. Con Frank lui hanno lavorato molti famosi attori del cinema del secolo scorso, tra i quali Gary Cooper, Marlène Dietrich, Spencer Tracy, Luisa Raines e Victor Mature, quest’ultimo di origine trentina. Il padre di Victor, Gelindo Maturi, era nato infatti a Pinzolo in Val Rendena e poi emigrato in America.
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Degustazioni, shopping serale e spettacoli per tutta l’estate
I giovedì in festa delle Giudicarie Esteriori Arriva anche il cinema all’aperto
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PROGRAMMA 20
GIUGNO
27
GIUGNO
04
LUGLIO
A VISTA
estivo 11
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18
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Parco delle Terme PONTE ARCHE
25
AD INCASSO
C I N E M A A L L’A P E RTO E N T R ATA L IB E R A
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01
AGOSTO
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AGOSTO
LUGLIO
08
AGOSTO
05
SETTEMBRE
LUGLIO
22
AGOSTO
LUGLIO
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COMANO VALLESALUS
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Tutti giù per terra
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Papi e Padri Papa Francesco, quando era semplicemente Jose Maria Bergoglio, trentenne e insegnante di letteratura spagnola nei collegi di Buenos Aires, avendo notato la scarsa passione dei suoi alunni per la materia decise di cambiare strategia. Pose gli allievi al centro della lezione, e non più la stanca didattica. Disse loro: ‘Da adesso scriverete voi… io vi accompagnerò e leggeremo insieme i vostri scritti’. Le sue lezioni diventarono un vero e proprio corso di scrittura creativa con l’obiettivo di tirar fuori dai suoi ragazzi ciò che avevano dentro. Già allora Bergoglio sapeva ascoltare e cogliere il bisogno degli altri, rincorrerlo e intercettarlo anche con cambi di metodo e linguaggio ove necessario. Esattamente ciò che persegue anche nelle vesti di Papa: adottare un linguaggio più adeguato ai tempi, parlare ai cuori e alle necessità delle donne e degli uomini di buona e cattiva volontà. Papa Francesco adopera il tono di voce del nonno saggio, che a volte sussurra e a volte bacchetta, pone posturalmente il proprio corpo proteso ver-
so i fedeli, impiega espressioni colorite e, in quanto tali, più efficaci come mai ascoltate prima da un successore di Pietro. La naturale simpatia di cui gode sin dal suo primo giorno di pontificato deriva dal fatto che nel fare tutto ciò egli è semplicemente sé stesso. Ma un conto è governare un gruppetto di alunni svogliati, un altro reggere il timone di un apparato complicatissimo e rigidamente gerarchico quale è il Vaticano, faro nella notte per milioni di fedeli la cui luce però va via via languendo, soffocata internamente da infiniti livelli gerarchici e intrecci di potere, imbrattata da scandali, immoralità, avidità, corruzione. La religione è uno stato d’animo che da’ risposta a un bisogno dell’animo. Non è e non deve essere un alveare di gerarchie. Non a caso le religioni che godono di un forte appeal sono quelle che si risolvono in un rapporto intimo con l’Aldilà e con il Dio che lo abita, una relazione esclusiva e senza intermediazione estranea. L’Umanità, oggi più di ieri, ha ancora bisogno di un Padre che la ascolti e che le parli, che la edu-
Questo è l’aspetto su cui porre la principale attenzione se si intende preservare l’unica biodiversità possibile per continuare ad avere una montagna alpina con paesi vissuti e popolati. Questa visione di montagna popolata che si contrappone alla proposta di “montagna wilderness” (naturale a tal punto che nel medio-lungo periodo sarà sottopopolata, o spopolata) che spesso proviene dall’uomo città-centrico, il quale non fa l’orto, non ha le galline, usa la montagna nel fine settimana come passatempo o relax, ha perso il contatto con la vita contadina ormai da qualche decennio ed ha una visione idealizzata della montagna che si può sintetizzare con la differenza che passa tra “uauh, amo andare in montagna” e “uauh, vorrei vivere con la mia famiglia in montagna”. Lo stesso uomo città-centrico di cui sopra è anche colui che ha in casa un cane umanizzato (ben diverso dall’amare un cane per quello che è - che è invece un cosa nobile -) da portare in gita in montagna la domenica e per questo si considera un conoscitore e amante degli animali, al punto da distorcere la percezione sul tema grandi carnivori riducendolo a: essere o non-essere un amante degli animali”. Questo approccio distorto, sempre più imperante, è quello che definisco “percezione pet-friendly” del tema grandi carnivori. Ricordiamoci però, che in un terri-
chi e la istruisca sul Bene e sul Male, che le insegni le virtù, che la ammaestri sull’importanza di operare ‘carità’, ‘misericordia’, ‘perdòno’. Parole che si nutrono di atti concreti, che richiedono operosità positiva. Parole che sarebbero
Tutti giù per terra di Massimo Ceccherini Podio
già estinte da decenni se non fosse per la Chiesa che continua ad essere l’unica istituzione – no la politica, no la scuola, no la famiglia - a ricordarcele preservandole da fine certa. La Chiesa ha una liturgia vecchia da secoli. Ha un
messaggio strepitoso, formidabile, potentissimo, ma una liturgia decrepita. E sembra assistere impotente all’emorragia di fedeli che non credono e non praticano più. E non la finanziano neanche più. Negli ultimi 7 anni la Chiesa cattolica
ha perso l’otto per mille di oltre due milioni di contribuenti/benefattori. La Chiesa porta nel mondo un messaggio ancora oggi rivoluzionario, ma dovrebbe essere capace anche di imparare dal mondo. Cristo ha vissuto nel mondo, e in esso non vi è solo Male. La vera teologia non vede il mondo soltanto come un nemico necessario del cristianesimo. Certo, nel mondo assistiamo spesso a dinamiche terribili, ma il mondo è anche il luogo in cui cercare Cristo. Il Signore lo si trova nel mondo, si incarna nel mondo, e la Chiesa dovrebbe cominciare ad ascoltare il mondo e imparare da esso. Così come i ragazzi di oggi dovrebbero ascoltare i propri nonni, in passato figure basilari del nucleo familiare in quanto depositari di saggezza e veicoli di trasmissione della fede. Non c’è limite entro cui i nonni possono assolvere a questa funzione pedagogica. Il problema è che oggi essi sono silenziati all’interno della famiglia, percepiti come ingombranti dai figli e perlopiù utilizzati come bancomat dai nipoti.
La zootecnia di montagna è la vera biodiversità e va salvata dall’orso Spesso chi pensa sia un atto crudele e ingiusto abbattere (o anche solo catturare e contingentare) degli esemplari di grandi carnivori, crede di essere un amante della biodiversità ed un amante degli animali, quindi di essere dalla parte del “più giusto”. Ampliando lo spettro di veduta, per me, la situazione è un’altra: l’unico vero modo per tutelare la magtorio, appunto, fortemente antropizzato come il nostro, credere nella “biodiversità della wilderness” vorrebbe dire credere che nel mediolungo periodo la maggior parte dei montanari (abitanti dei paesi delle valli alpine che costituiscono il senso e l’ossatura culturale di quella Comunità Autonoma che è la P.A.T.) debba scendere a vivere nell’asta dell’Adige per via della eccessiva disparità di facilità di vita tra quest’ultima e le vallate. Da un punto di vista numerico e logistico sarebbe anche fattibile, ma significherebbe annullare la nostra identità trentina, fatta di montagna vissuta e plasmata sulle esigenze delle famiglie che la vivono.
Oggigiorno poi, indebolire l’identità montana trentina, sarebbe una scelta veramente poco lungimirante visto che questa società consumista è famelica di storie vere ed autentiche che sanno farci distinguersi dall’omologazione diffusa, che ha poi come conseguenza diretta una economia stagnante e impantanata. Tornando alla zootecnia alpina, quella che per me è il caposaldo della nostra miglior biodiversità realizzabile, quella zootecnia è messa in forte pericolo dai grandi carnivori. Il motivo è che quel tipo di zootecnia, ancor prima della reintroduzione dei grandi carnivori, era già più faticosa e più intrisa di un rapporto diretto animale-allevatore rispetto
gior biodiversità possibile in un contesto fortemente antropizzato come il nostro trentino (storicamente esiste un paesino, o quantomeno una baita frequentata, praticamente in ogni valletta anche quelle più sperdute), è tutelare la zootecnia di montagna che valorizza il pascolo delle malghe e la coltura (e cultura) dei prati alpini di versante. alla zootecnia produttiva di stalla... se poi ora si aggiunge la fatica logistica, di stress e di aumento dei tempi di lavoro dovuti ai tentativi di difesa dai grandi carnivori degli animali allevati allo stato brado o semibrado (siano essi galline, capre o vacche), diventa pressoché irrealizzabile il continuare a svolgerla per la maggior parte degli allevatori. È chiaro che ci sarà sempre l’eccezione di qualche allevatore che dice di non soffrire i grandi carnivori, ma sono appunto delle eccezioni numericamente inconsistenti. Sarà però quando avremo perso una fetta fondamentale di zootecnia di montagna trentina che ci accorgeremo, in poco tempo, delle numerose
e peggiorative conseguenze; basta vedere lo spopolamento dei paesi di montagna del Friuli V. G. e di altre zone alpine che hanno perso la zootecnia -per altri motivi- negli anni 80-90, per credere a quanto scrivo. Infine una esortazione che in primis propongo sempre a me stesso: è fondamentale ampliare i ragionamenti e le riflessioni su tutti i temi (grandi carnivori, caccia, sanità, solidarietà ecc.), levandoli dal sensazionalismo dilagante, perché nessun argomento che riguarda il vivere la montagna trentina è cosi banale da meritare un approccio “si o no” , oppure “pro o contro”. Stefano Carloni - Assessore all’Agricoltura del Comune di Fiavè
Opinioni a confronto BOTTA E RISPOSTA
vilgiat@yahoo.it
Ciao Adelino, sono un dipendente pubblico, una tua vecchia conoscenza e proprio per questo mi permetto sfogarmi con te convinto d’essere capito. Ogni giorno, quando sfoglio i giornali, trovo continui commenti negativi sugli impiegati pubblici. Sono davvero stufo. Sembra che noi siamo i colpevoli di tutto, del malfunzionamento dell’amministrazione, della lentezza dei procedimenti, di tutto quello che non va. E nessuno che ci difende. Solo silenzio. Io sono invece convinto che la maggioranza di noi lavora con impegno e grande consapevolezza. Lettera firmata
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Tutti ce l’hanno con i dipendenti pubblici Caro amico, sono d’accordo con te, non tutti i nostri dipendenti pubblici meritano commenti negativi. Anzi. E’ però vero che molte delle lentezze, degli ingarbugliamenti, dell’eccessiva burocrazia, creano danni non da poco alle imprese, innanzi tutto, ma fanno infuriare anche i cittadini comuni. Sono molti i motivi che hanno inquinato la fiducia del cittadino verso il dipendente pubblico. La mancanza di meritocrazia, ad esempio, assistiamo ancora oggi a personale assunto per vicinanza politica o familiare, senza parlare poi dei privilegi di cui godono rispetto a colleghi delle aziende private, e spesse volte la mancanza di alcun controllo da
parte dei dirigenti che si guardano bene dall’intervenire per non rompersi le scatole. Data la mia esperienza permettimi però di aggiungere che, perlomeno nei nostri comuni, dalle nostre parti, in generale, ci sono ancora dipendenti zelanti e disponibili che fanno un ottimo lavoro a favore
delle proprie comunità. Purtroppo i migliori non vengono mai riconosciuti. E questo fa arrabbiare il cittadino che magari, per aver sforato di due o tre chilometri con l’autovelox, deve pagare multe salate, senza se e senza ma. Ecco perché la gente ce l’ha con i dipendenti pubblici. (a.a)
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Ci mancano i politici di una volta Talvolta mi chiedo, anche i politici del passato ne avranno combinate di cotte e di crude, si saranno forse arricchiti con abusi e privilegi, però erano di certo intelligenti (anche troppo!) e colti. Ricordiamo i Berlinguer, Andreotti, Moro, Almirante. Oggi, i nuovi politici non sanno neanche parlare correttamente l’italiano, non hanno particolare competenza e talvolta sembrano spaesati ed intontiti, quasi stressati da un lavoro che non hanno ancora capito come funzioni. E tutto sommato, a quanto si legge quotidianamente sui giornali, non sono poi tanto più onesti degli altri. Lucio La professionalità non cade mai dal cielo, né la si inventa da un mese all’altro. Della Prima Repubblica, possiamo dire tutto quello che vogliamo, ma di certo era affidata a gente cresciuta costruendo carriere che partivano dal volontariato, dall’associazionismo, ai consigli comunali e infine, dopo una selezione attenta e popolare si arrivava in parlamento con tanto di curricula in tasca. La Seconda Repubblica che è stata di certo utile perché ha bloccato un sistema che ormai era corrotto e sfatto, ha però aperto le porte ad un civismo esasperato e a molti improvvisatori, gente che si è poi trovata smarrita ed incapace di orientarsi in un mare turbolento insidioso com’ è la politica. Della Terza, per ora non parliamone, ma non promette niente di buono, anzi, siamo caduti ancor più in basso. Non facciamo di ogni erba un fascio, ma cosi stanno le cose. Le ruberie? Nella prima c’erano i corrotti che intascavano per il partito, nella seconda i mascalzoni intascavano per sé stessi, nella Terza? Hanno iniziato con piccole avanche, ma il bello verrà da qui in avanti...(a.a.).
Immigrazione, Movimento cinque stelle spaesato non si capisce più niente Scusami, ma io sulla storia degli immigrati non ci capisco più niente, leggo due, tre giornali al giorno e tutti te la raccontano alla loro maniera. La storia della Sea Watch mi ha messo in totale confusione...Ong, Europa, porti chiusi, navi bloccate e barche che scaricano ogni giorno poveri diavoli in cerca di fortuna... queste cose mi fanno uscire di testa. Marcella Io potrò anche non essere per niente salviniano, non condividere quasi nulla della sua politica sull’immigrazione e sulla sicurezza, lo vedo anche un po’ razzista, come lo siamo un po’ tutti nel nostro inconscio, del resto, ma a proposito della vicenda della Sea Watch le posizioni europee sono inaccettabili. Credo anch’io, come Salvini, che in questi anni, la comunità europea abbia “usato” consapevolmente l’Italia come spiaggia di sbarco di tutti quei disperati, poveri diavoli, che fuggono dalla miseria, dalla fame, dalle persecuzioni e dalla guerra, senza porsi il problema di immaginare una politica seria che potesse risolvere almeno in parte, il dramma che ormai sembra inarrestabile. E che gli italiani si arrangino! Sembra sia stato l’intimo convincimento dei nostri alleati europei. Parliamoci chiaro, la guerra di Libia provocata dalla Francia è all’origine di questa emergenza, guerra voluta non certo per ragione umanitarie, ma quando c’è il petrolio di mezzo, va bene tutto. Poi fanno ridere i nostri cugini francesi che ci danno lezioni di accoglienza quando sono soliti respingere anche con le armi i centinaia di profughi che tentano di entrare in Francia dai boschi di Ventimiglia. I Tedeschi, poi, sono proprio tedeschi e non perdono i loro atavici vizi, quelli i profughi li selezionano e quelli che non vanno bene, li impasticcano, li caricano sull’aereo e li spediscono indietro, in Italia naturalmente. Almeno così dicono i giornali. Altrettanto i turchi che dopo averli intontiti
ce li ricacciano a casa nostra. Per non parlare degli stati del nord: lì ormai i porti e le frontiere sono chiuse da tempo. Ad est, invece, si stanno erigendo muri chilometrici. Non è certo questo il modo migliore fra europei di condividere le difficoltà. A questo punto c’è poco da fare, non è pensabile lasciar morire affogati centinaia di bambini, donne e poveri cristi disperati per colpa di un’Europa insensibile ed egoista. Nè l’Italia può assumersi la responsabilità dei loro naufragi e della loro morte, è contro la nostra tradizione, i nostri valori, la nostra cultura cristiana, ma è la politica che deve fare qualcosa, al di là di ogni convenienza propagandistica che non può durare in eterno. Bisogna trovare una strada concordata con l’Europa che ci riporti, tutti, con i piedi per terra. Con l’avvento della nuova presidente europea, la tedesca Ursula von der Leyen, che nelle sue prime dichiarazioni s’è dimostrata sensibile al problema migratorio, una prospettiva positiva sembra più vicina, a patto che tutti, compresa l’Italia, dimostrino buona volontà di collaborazione e di reciproca comprensione. Purtroppo la politica italiana è bloccata fra chi vorrebbe affondare ogni natante nei pressi delle nostre coste, nave o barcone che sia, e chi vorrebbe porte aperte a tutti. I Partiti tentennano, ne fanno solo una questione di propaganda politica, anche se sembra che ultimamente Pd e M5S comincino a farfugliare. Così non si va da nessuna parte. Il problema, purtroppo per noi, è che, isolati come siamo (anche per colpa nostra...), si viaggia senza bussola, senza timone, infuriandosi ad ogni barca che si avvicini alle nostre coste, senza concludere niente. Forse è giunta l’ora di cambiare strategia fin che siamo in tempo. Cominciare a fare sul serio. E’ una questione di politica estera? Ma abbiamo una politica estera? Mah..! se c’è, di certo non si vede e non si sente. Si galleggia, aspettando che qualcosa succeda. Ma i galleggiamenti durano poco, prima o poi si affonda. Adelino Amistadi
La disfatta del M5S alle ultime elezioni europee molti la imputano a Di Maio che vuol fare troppe cose: vicepremier, ministro del lavoro e dello Sviluppo Economico e capo del suo movimento, che gli hanno impedito di fare le cose bene. Il tipo mi pare un po’ troppo presuntuoso, alla sua età, 33 anni, non sembra avere l’esperienza giusta per assolvere tutti gli incarichi di prestigio di cui s’è caricato. Mah, a me sembra che siamo di fronte ad un Movimento spaesato, senza capo né coda. Elio La sconfitta dei Cinquestelle alla Europee, secondo me, è soprattutto la sconfitta di Di Maio. Non c’entra poco o nulla la sua età, né tutto il lavoro che gli spetta per espletare i suoi incarichi. La sconfitta, credi a me, è più frutto della mancanza di idee nuove, dell’assenza di un vero
progetto per il cambiamento, come più volte proclamato dallo stesso Di Maio, lo stesso reddito di cittadinanza, unico risultato portato in porto dal nostro, è risultato inviso a moltissimi italiani, persino a chi potrebbe percepirlo, ma è talmente complicato che i più hanno preferito rinunciarvi. Un altro motivo di sconfitta è frutto di un’alleanza contro natura con la Lega che ormai la base del Movimento non sopporta più, non la mai gradita, ma adesso sono al limite. Che poi Di Maio abbia voluto condurre la campagna elettorale da solo, non concedendo ad altri di dire la loro opinione, ha fatto perdere molti degli estimatori della prima ora. Ho l’impressione che ormai i Cinquestelle siano una scatola vuota, uno slogan e nient’altro. E così gli italiani, molti italiani filo stellati, hanno scelto la terza via: non hanno votato e buona notte! (a.a.)
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AGOSTO 2019