Giornale delle giudicarie settembre 2018

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Le buone azioni che contano Le buone azioni per la crescita del nostro territorio 

Le buone azioni che danno valore al tuo futuro 

Giudi iudicarie

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SETTEMBRE 2018 - pag.

Insegnanti e genitori, più dialogo e meno insulti

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Elezioni provinciali: i primi candidati giudicariesi FONDATO NEL 2002 - Distribuito da

Il 21 ottobre si vota in una situazione di grande incertezza

Alle pagine 4, 6 e 7

EUROPA

Basta! Basta! Con le bugie su Bruxelles

di Adelino Amistadi In questi giorni i nostri ragazzi tornano in aula e così mi permetto di riprendere alcune considerazioni per rimarcare l’importanza della scuola per i nostri figli. L’argomento è troppo importante per non sottolinearne le difficoltà e le responsabilità dei protagonisti. Ho fatto l’insegnante per trent’anni e sono padre di quattro figli, e questo basta per dichiararmi vicino alla scuola ed alle sue problematiche. “Non ci sono più gli insegnanti di una volta...” è la frase più diffusa fra i genitori con cui ogni tanto mi soffermo a parlare del più o del meno. Ed ogni volta è una mezza pugnalata. E subito sono tentato di rispondere che neanche i genitori non sono più quelli di una volta. Ma taccio per prudenza. Mi rendo conto che è finito il tempo in cui il rapporto fra genitori ed insegnanti era chiaro: ognuno rispettava l’altro nel proprio ruolo e nessuno riteneva giusto interferire. Oggi le due parti sono confuse, per certi versi indebolite, i rapporti sono sempre più ardui, c’è un clima di delegittimazione generale e gli studenti ne approfittano alla grande.

Le buone azioni che contano

Mensile di informazione e di approfondimento

ANNO 16 - SETTEMBRE 2018 - N. 8 - MENSILE

EDITORIALE

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di Paolo Magagnotti

Un geoparco mondiale Rendena

In piazza contro l’uranio

DI ENRICO GASPERI A PAGINA 8

Economia

Un passaporto alpino DI MARCO ZULBERTI A PAGINA 28

a pagina 8

GIUDICARIE Turismo a due velocità Pag. 11 ARTE La pittura spirituale di Carlo Donati Pag. 26 ATTUALITÀ Il Coro Azzurro in trasferta in Svizzera Pag. 27

Il crescendo di pesanti attacchi contro l’Unione europea da parte dei vicepresidenti del governo italiano sta superando ogni limite di tolleranza. Nella stucchevole competizione fra i Due il ministro dell’Interno conserva certamente il primo posto, soprattutto nella volgarità della espressioni. A pagina 15

Scuola

Di nuovo sui banchi: le novità a Tione A PAGINA 12

I ponti crollano, perché?

“Da grande voglio fare il posto fisso”

DI ORESTE BOTTARO A PAGINA 8

PROMOZIONE

SETTEMBRE

PER LA VOSTRA PUBBLICITÀ SUL GIORNALE DELLE GIUDICARIE sponsorgdg@yahoo.it - 3356628973 - 338 9357093


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Rassegna Stampa

SETTEMBRE 2018

A cura della REDAZIONE

RASSEGNA STAMPA AGOSTO 2018

DALLE GIUDICARIE

Madonna di Campiglio - Top Dolomites, buona la prima - Sotto la pioggia si è svolta la prima edizione della Top Dolomites Gran Fondo che è partita dal centro di Madonna di Campiglio per raggiungere il Lago di Garda e quindi tornare nella “Perla delle Dolomiti”. Ter i percorsi di gara: “corto” di 43 km (Campiglio-Spiazzo-Campiglio), “medio” di 97 km (Campiglio-Passo Durone-Fiavè-Campiglio) e “ lungo” di 135 km fino a Riva del Garda. In mezzo, sulla salita del Durone, una cronoscalata percorsa in 18 minuti. I “granfondisti” del percorso “lungo”, ben 135 km fino a Riva del Garda e ritorno, ci hanno impiegato poco più di quattro ore per andare al lago e tornare in montagna. Con il tempo di 4.18.31 Enrico Zen (Team Green Paper Trek Mobilzen) di Bassano del Grappa ha tagliato per primo il traguardo, nello stesso punto dove nel 1999 arrivò un vittorioso Marco Pantani. Ad 1 minuto e 10 secondi di distacco, Stefano Bonanomi (Asd Team Mp Filtri) di Lecco e con il tempo di 4.23.41 il padovano Cristian Pinton (Team Green Paper Trek Mobilzen) che ha occupato il terzo posto della classifica generale. Esteriori - Fuoco, nelle Giudicarie parte un innovativo progetto di turismo sociale e sostenibile. Vecchie malghe in disuso trasformate in strutture ricettive, masi di proprietà collettiva recuperati fatti rivivere sotto altra forma. Nelle Giudicarie esteriori, “patrimonio Unesco della biosfera”, si concretizza il progetto ambizioso di un gruppo di residenti molto legati al proprio territorio. Nasce così “Fuoco”, la prima cooperativa di comunità del Trentino, con l’obiettivo di fare decollare un modello di ricettività rispettoso della natura, del territorio, a stretto contatto con la popolazione residente e le sue attività produttive. Le prime due strutture sono una malga nel Lomaso in località Misonet di proprietà della Asuc di Favrio e maso Limarò tra Comano Terme e Sarche, di proprietà dell’Istituto diocesano di sostentamento del clero. L’iniziativa, finora unica in Trentino, nasce dall’entusiasmo e dall’amore per la propria terra di un gruppo di abitanti delle Giudicarie esteriori, che fino a pochi mesi fa si incontravano solo per organizzare un circuito di corse in montagna sulle cime più belle delle Giudicarie, il Comano Mountain Circuit. Da lì è scoccata la scintilla che ha fatto nascere “Fuoco”, la prima cooperativa di comunità del Trentino. Tione - Dimessa dall’ospedale, muore a casa. Aperta un’inchiesta - Si era recata al pronto soccorso dell’ospedale di Tione con forti dolori addominali. Dopo la visita e gli accertamenti la donna - Luisa Negrini, una turista bolognese di 76 anni - era stata dimessa, con una terapia farmacologica. In serata, però, è stata male di nuovo. I familiari hanno allertato i soccorsi, ma per la signora non c’è stato nulla da fare. Una morte arrivata a poche ore dalle dimissioni, che ha spinto carabinieri e magistratura a volere fare piena luce su quanto successo. Il pm Davide

Ognibene ha aperto un fascicolo per omicidio colposo e oggi darà l’incarico all’anatomopatologo incaricato di svolgere l’esame autoptico per stabilire le cause della morte. Addio a Marzia Maturi, 41 anni. Lascia tre figli piccoli - Grande cordoglio in val Rendena per la scomparsa, dopo alcuni giorni di ricovero al reparto di Rianimazione dell’ospedale Santa Chiara di Trento, di Marzia Maturi, di appena 41 anni. A risultare fatale è stata una grave emorragia cerebrale, che l’ha colpita nella notte tra sabato e domenica scorsi, mentre si trovava a Faserno, sulla montagna di Storo, dove stava trascorrendo le ferie nel fienile di famiglia della mamma.Originaria di Pinzolo e residente a Pelugo, lascia il compagno e tre figli piccoli. Valle del Chiese - La prima donna custode forestale è Margherita Collini - Era il primo gennaio del 2014 quando entrò in funzione il Consorzio per il servizio di vigilanza boschiva fra i Comuni di Storo, Bondone, Brione, Castel Condino, Cimego e Condino, denominato «Consorzio per il servizio di vigilanza boschiva della valle del Chiese». L’iter che portò alla nascita dell’ente fu lungo e faticoso. Dopo quattro anni e mezzo il Consorzio cambia pelle operativa e arriverà la prima donna. Nei prossimi mesi due tecnici abbandoneranno. Con il primo settembre lo storese Giacomo Lucchini scenderà dai monti per tornare all’insegnamento, perciò ha preannunciato le dimissioni. Ora si tratta di attingere alla graduatoria stilata ancora nella passata consiliatura e poi aggiornata. Così al primo posto figura Margherita Collini , originaria della Rendena, ma residente a Condino, dove ha sposato Ilario Bagattini, uno dei titolari della «Forestal 4», che si occupa di forestazione.

Sfoglia il Giornale delle Giudicarie su www.giornaledellegiudicarie.it Si ricorda che è possibile sfogliare il Giornale delle Giudicarie sul sito www. giornaledellegiudicarie.it aggiornato ogni mese con le notizie più importanti che accadono in Giudicarie.

Pronto soccorso: i dati degli accessi e i tempi di attesa Gli accessi al Pronto soccorso in tutta la rete ospedaliera provinciale sono stati 221.527. Di questi i codici bianchi sono stati il 19%, i codici verdi il 64,2%, i codici gialli il 15,6% e i codici rossi l’1%. Nel 90,7% dei casi i pazienti sono stati chiamati a visita entro le 2 ore dall’effettuazione del triage e nel 76,4 % dei casi sono stati dimessi non oltre le 4 ore di permanenza. I dati riferiti al primo semestre del 2018 confermano quasi fedelmente quelli registrati nell’anno precedente. Neve garantita sullo Stelvio anche a ferragosto con Snow4Ever Il caldo estivo non risparmia nemmeno le vette alpine quest’anno, ma sullo Stelvio ogni giorno si produce nuova neve. Nessun trucco, ma tanta tecnologia racchiusa nell’impianto per innevamento sopra lo zero termico Snow4ever, sviluppato dall’impresa NeveXN di Polo Meccatronica insieme a Demaclenko, azienda produttrice di impianti di innevamento del gruppo Leitner. Sfruttando i principi della termodinamica, il brevetto della startup nata nell’incubatore hi-tech di Trentino Sviluppo permette di produrre cristalli di neve di elevata qualità anche in condizioni estreme come i 18 gradi recentemente registrati in alta montagna. Stanno beneficiando di questa opportunità gli atleti professionisti e gli sportivi che si allenano sullo Stelvio. Snow4ever ha infatti permesso l’innevamento del collegamento tra l’arrivo della funivia presso la stazione sciistica e l’inizio dello skilift che porta in quota. Quello dello Stelvio è solo uno degli esempi dell’attività di NeveXN e Demaclenko nella produzione di neve. I dati sull’occupazione in Trentino nel 2018 Nel 2018 il mercato del lavoro in Trentino ha conosciuto un’evoluzione positiva anche rispetto al 2017, che pure era stato un anno segnato da una crescita dell’occupazione. Nel mese di maggio, le assunzioni sono cresciute di 1.637 unità, parti a +16% rispetto allo stesso periodo

dell’anno precedente. Tra gennaio e maggio 2018 le imprese trentine hanno instaurato 51.117 rapporti di lavoro, 4.493 in più, pari a un +11%, rispetto ai primi cinque mesi dell’anno prima. Positivo è il saldo anche sul versante del tempo indeterminato, che segna un + 12%. Dai dati resi noti dall’Agenzia del Lavoro si ricava che fra gennaio e maggio del 2018, rispetto all’analogo periodo del 2017, le assunzioni sono cresciute di 312 unità in agricoltura, di 1.376 nel secondario e di 3.305 nel settore terziario. Nello specifico nel secondario le assunzioni sono aumentate per 74 unità nell’estrattivo, di 615 e del +22,9% nelle costruzioni e di 687 +12,0% nel manifatturiero. Molto positivo nei primi cinque mesi è anche il saldo occupazionale nel secondario, con le assunzioni che superano le cessazioni lavorative per 3.248 unità, e rispetto alle 2.577 in più dell’anno prima, al momento si sono guadagnate 671 posizioni lavorative. Anche nel terziario la crescita rispetto a gennaio – maggio del 2017 è stata forte e generalizzata. Tra i comparti si segnala, grazie a una buona stagione invernale, quello dei pubbliciesercizi-turismo, con 2.180 assunzioni in più per un +19% rispetto al precedente anno. Il fabbisogno di personale è comunque aumentato di 271 unità nelle imprese del commercio, di 356 nel comparto dei servizi alle imprese e di 498 nei rimanenti comparti del terziario. Il saldo occupazionale del terziario è negativo, con le uscite lavorative che prevalgono sulle entrate per 5.052 unità, ma è un saldo che potrebbe tornare positivo fin dal mese giugno con le assunzioni legate all’avvio della stagione turistica estiva. Ospedale Santa Chiara, inaugurati i nuovi locali di pediatria La ristrutturazione ha permesso di ricavare all’interno della Pediatria nuovi spazi dedicati alla degenza protetta di bambini provenienti da tutta la provincia di Trento con stanze di terapia sub–intensiva e di isolamento. L’intervento effettuato ha portato alla disponibilità di una sezione, separata dal resto del

reparto, di 140 mq, con tre posti letto in un area comune attrezzata per i monitoraggi strumentali frequenti al letto del paziente, con una stanza dedicata alle attività infermieristiche e quattro stanze singole, tre delle quali dotate di bagno, due con un sistema di areazione che consentono il ricovero di pazienti immunodepressi e una per i pazienti con patologie infettive maggiori. Una quarta stanza è dedicata alla gestione dei pazienti con urgenze psichiatriche che richiedono un breve periodo di ricovero ospedaliero. Sono state acquisite nuove risorse mediche e infermieristiche così come le attrezzature. L’importo complessivo dell’intervento, che ha riguardato anche altri spazi dell’unità operativa, è di circa 700 mila euro, comprese le spese per arredi e attrezzature, di cui 250 mila euro generosamente donati dall’associazione Ail Trentino. Festival delle Aree protette: si scaldano i motori per la prima edizione La festa più grande mai organizzata sulle Aree protette del Trentino e la loro straordinaria biodiversità. Si potrebbe definire così la prima edizione del “Festival delle Aree protette”, organizzata dal Servizio Sviluppo sostenibile e Aree protette della Provincia autonoma di Trento, in programma dal 14 al 16 settembre 2018. Un’occasione per scoprire, con convegni, incontri, spettacoli, escursioni, e Guinness dei primati, le Aree protette del Trentino, un sistema articolato di oltre 400 aree protette, tra grandi e piccole, organizzate come una rete che copre più del 30% del Trentino, interessando 80 comuni. Servizio civile nazionale 2018, in Trentino 18 progetti per 104 posti Ci sono 18 progetti per un totale di 104 posti disponibili per la Provincia di Trento: sul sito del Dipartimento della Gioventù e del Servizio civile è stato pubblicato il nuovo bando per il servizio civile nazionale 2018. Prevede la possibilità di coinvolgere complessivamente 53.363 giovani in progetti in Italia e all’estero. Scadenza il 28 settembre 2018.

Giornale delle Giudicarie, distribuito dalla Cooperativa Lavoro

Da gennaio dello scorso anno il Giornale delle Giudicarie viene distribuito dalla Cooperativa sociale Lavoro, con sede in località Copera a Zuclo. Per segnalare critiche, suggerimenti, disguidi nella spedizione è possibile chiamare il numero della cooperativa: 0465-326420 oppure quello del Giornale delle Giudicarie, 0465322934, oppure via mail all’indirizzo: redazionegdg@yahoo.it.


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Politica

SETTEMBRE 2018 Elezioni provinciali 21 ottobre

Incertezza sovrana a poche settimane dal voto Il tentativo, in extremis, è quello di riunire Upt, Pd e Patt assieme ai Civici e alla neonata Futura di Paolo Ghezzi sotto il comune ombrello del candidato presidente Carlo Daldoss e nei prossimi giorni si vedrà come andrà a finire. Intanto il tempo passa ed entro il 17 settembre vanno depositate liste e candidati consiglieri mentre il cantiere è ancora in alto mare; ne deriva che anche su nomi e candidature è dura fare ipotesi, finché la situazione non è più definita. Una prima è quella della grosse coalition che va da Futura 2018 di Ghezzi ai Civici di Daldoss con quest’ultimo candidato presidente; la seconda è il “liberi tutti” con ciascuno che corre in ordine sparso a partire dal Patt che potrebbe andare da solo con Rossi candidato presidente ed una lista di appoggio con la senatrice Donatella Conzatti (sempre più distante da Forza Italia) e il mai domo ex-senatore Ivo Tarolli che prova l’ennesimo tentativo di dar vita ad una “Svp- bianca” in salsa trentina. Il Pd in questo scenario si presenterebbe con Upt e Futura 2018, mentre i Civici andrebbero per conto loro oppure non si presenterebbero affatto; scenario da mani slegate che porterebbe molte defezioni specie nell’Upt. Tutt’altra situazione in casa centrodestra-Lega, con il

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on sono bastati al centrosinistra autonomista mesi di incontri e di sterili discussioni per trovare la quadra dopo la batosta delle politiche del 4 marzo. In vista delle elezioni provinciali del 21 ottobre la coalizione che ha gover-

nato il Trentino negli ultimi 20 anni non ha trovato l’accordo con i Civici di Valduga e (al momento di andare in stampa) si appresta ad andare alle urne divisa e senza un candidato presidente realmente condiviso.

Carroccio a fare la parte del leone forte del candidato presidente Maurizio Fugatti e tante liste a fare da contorno, con la ciliegina sulla torta di tanti ritorni di grandi ex del passato. A cominciare da Walter Kaswalder, autonomista da sempre e una vita nel Patt, che oggi è alla testa degli Autonomisti Popolari assieme a Dario Chilovi, dopo aver rotto con Rossi e Panizza due anni orsono, allorché non fu eletto presidente del Consiglio regionale. Poi Silvano Grisenti che non sarà candidato, ma è il leader naturale di quel Progetto Trentino che si pone come “gamba moderata” della coalizione di centrodestra e che schiera tra le sue fila Marino Simoni, consigliere uscente; alle scorse provinciali sfiorò il 10%, se riuscisse a replicare quel risultato si collocherebbe alla grande come secondo “azionista” di coalizione dopo la Lega, che viene data ampiamente come primo partito. Tra i ritorni, vedremo quanto graditi agli elettori, si segnala quello di Ettore Zampiccoli, noto consulente nel settore turistico, che si candiderà a sorpresa con Fratelli d’Italia rappresentando così un tridente di tutto ri-

spetto con Francesca Gerosa (ex-Pt) e l’ex-questore Massimo D’Ambrosio, neo pensionato e subito gettato nella mischia elettorale. Poi Forza Italia - orfana di Giacomo Bezzi transitato nel nuovo Udc che riparte da Andrea Brocoli, superdemocristiano già giovanissimo ai tempi di Mengoni e che potrebbe confluire in una lista “del presidente” – che schiera il tridente con il nuovo acquisto Manuela Bottamedi (ex- 5 Stelle ed ex-Patt), il redivivo Maurizio Perego (già forzista della prima ora e consigliere provinciale tre legislature fa) e Giorgio Leonardi, anche lui ex-consigliere noto

per essere il gioielliere che subì il furto di orologi che portò alla fine politica di Franco Tretter (ma questa è un’altra storia). Poi c’è la lista Agire per il Trentino, che schiera come capolista il consigliere uscente Claudio Cia e una lista Associazione Fassa con referente Luca Guglielmi. Infine c’è il dubbio Civica Trentina; la creatura di Rodolfo Borga ha dialogato fittamente con il centrodestra di Fugatti ma fino all’ultimo la sua partecipazione è in dubbio per il veto messo dai leghisti alla presenza in lista di Claudio Civettini, ex Carroccio, poi ripudiato

al suo passaggio di alcuni anni fa con la Civica e al momento della stampa del Giornale delle Giudicarie la questione è ancora aperta. Poi i 5 Stelle. Dopo una prima fase in cui si attendeva il concerto con Roma per le regole di individuazione di nominativi e candidati presidente, i grillini hanno premuto sull’acceleratore e hanno individuato il candidato presidente a inizio agosto con una sfida (non proprio tiratissima) tra il consigliere uscente Filippo Degasperi che ha vinto facile il sondaggio online sulla piattaforma Rousseau, ottenendo 284 voti con-

tro i 24 click dello sfidante Mauro Direno che per inciso ha attaccato il sistema di voto, lamentando poca democrazia nella gestione dei MeetUp all’interno dei pentastellati trentini. Di certo Degasperi ha costruito questa candidatura con una presenza costante in questi 5 anni di Consiglio provinciale, fatta di opposizione dura alla giunta Rossi; a suo sostegno una lista nata dalle consultazioni online in cui sono risultati in testa Mario d’Alterio e Cristiano Zanella, rispettivamente con 71 e 62 click online. Non si escludono altri candidati presidente di liste “minori”, cosa che avvenne anche nel 2013 quando scese in campo tra gli altri il noto produttore musicale e disk jockey Agostino Carollo “Spankox”, oppure i comunisti di Ezio Casagranda. Infine una domanda sorge in questa prima fase di campagna elettorale: ma che fine ha fatto il prof. Geremia Gios e i suoi “giossiani”? Protagonista sui giornali negli scorsi mesi, ha impazzato sulla stampa con il suo manifesto della “rivoluzione felice”, ha partecipato a decine di tavoli e incontri (dal centrodestra, al centrosinistra, ai civici), è stato evocato perfino dal 5 Stelle, ha ipotizzato un polo autonomo... e poi? Ad oggi niente di fatto, un po’ come accadde nel 2013.

PUBBLICITÀ ELETTORALE Il Giornale delle Giudicarie dichiara la propria disponibilità a pubblicare messaggi politici a pagamento delle Elezioni provinciali del 21 ottobre 2018, e che tali messaggi potranno essere pubblicati secondo le regole, i criteri e le condizioni esposti sul sito internet del Giornale delle Giudicarie: www.giornaledellegiudicarie.it Tutti i messaggi elettorali dovranno indicare il soggetto politico committente e dovranno recare la dicitura: “Messaggio politico elettorale” in conformità con la legge che regolamenta la vendita degli spazi pubblicitari per propaganda elettorale e nel rispetto delle delibere adottate dall’Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni della Repubblica Italiana. Ai sensi del provvedimento del Garante si precisa: 1. Spazi pubblicitari offerti a tutti i Partiti - Movimenti Politici. 2. Periodo regolamentato per le pubblicazioni sino a 24 ore prima del giorno della consultazione. 3. Pagamento anticipato 4. Condizioni temporali di partecipazione Spazi: cinque giorni prima della pubblicazione - Materiale: tre giorni prima della pubblicazione. Le richieste dovranno essere indirizzate a: sponsorgdg@yahoo.it - Tel. 3356628973


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SETTEMBRE 2018

Sentiamo i primi Mario Tonina

Mattia Gottardi

Titolo di Studio: Perito agrario Professione: Dirigente Federazione Provinciale Allevatori Età: 60 anni

Titolo di studio: laurea giurisprudenza Professione: Avvocato Età: 38 anni sposato con Giulia, un bimbo di 3 anni (una gioia infinita), un secondo/a in arrivo ad ottobre

Ci dia una valutazione della legislatura in via di conclusione: come è andata e cosa si poteva fare di più o di diverso? Legislatura molto difficile, caratterizzata da incertezza sul piano sociale, economico e politico: questioni che hanno modificato gli scenari anche in Trentino spingendo ad ottimizzare le poche risorse e far ragionare insieme i territori sulle priorità delle opere pubbliche. Gli strumenti di un consigliere sono limitati, ma essendo l’unico rappresentante locale, ho fatto sentire la “voce delle Giudicarie”, unendo il nostro territorio, dialogando con gli amministratori locali, incidendo sulle politiche ambientali, agricole e soprattutto sanitarie con la difesa del nostro ospedale. Si è posto attenzione al welfare, aumentando gli sgravi che hanno attenuato la pressione fiscale delle imprese. Sanità, economia, viabilità: punti chiave che vanno affrontati dalla Politica. Se dovesse vincere le elezioni, quali misure adotterebbe nei primi mesi di governo? Un impegno che mi prendo con i Giudicariesi è di migliorare la viabilità, attualmente inadeguata, con opere strategiche come la circonvallazione di Pinzolo, di Comano Terme, il miglioramento delle gallerie di Ponte Pià e del tratto Nembia Molveno.

Lista Civica

Per la sanità, consolidare quanto già ottenuto in questa legislatura con l’importante protocollo tra la PAT e la Comunità delle Giudicarie per garantire servizi di qualità. Per l’economia, completare l’espansione del servizio di metanizzazione sia verso la Rendena che le Giudicarie esteriori ed assicurare la fibra ottica a imprese e privati. Lei si candida in Giudicarie, quali impegni si prende con gli elettori ai quali chiede il voto? Continuare con lo spirito di questi 5 anni, portando avanti le istanze dei Giudicariesi con maggior forza istituzionale, poiché da troppi anni fatichiamo ad esprimere “peso politico”. Impegnerò particolare attenzione alle prospettive per i giovani, partendo da un dato di fatto: la montagna ha problemi seri, come spopolamento, distanze e i nuovi bisogni di vita. Per garantire una montagna abitata e vissuta, dobbiamo costruire opportunità, garantire servizi di qualità, essere attrattivi, sviluppare investimenti nell’agricoltura, nel turismo e nell’artigianato. Infine abbiamo tutti la responsabilità di difendere e rinnovare l’Autonomia che è, ricordiamoci, in mano ai trentini; con la consapevolezza dei benefici che ha comportato per la nostra terra.

Alex Marini

Sanità, economia, viabilità: punti chiave che vanno affrontati dalla Politica. Se dovesse vincere le elezioni, quali misure adotterebbe nei primi mesi di governo? La Politica ha il dovere di ascoltare (davvero) i Territori e le persone ed ha altrettanto il dovere di fare delle scelte chiare. Io sono convinto che le Valli siano il vero motore del Trentino, la loro ricchezza ambientale ed economica e la

loro specificità sono ciò che ci distinguono dal resto d’Italia. Abbiamo tutto il diritto di rivendicare il mantenimento e potenziamento dei servizi, delle infrastrutture e del nostro Ospedale. Abbiamo sentito troppe parole senza fatti concreti, siamo capaci di stingere i denti ma ora dobbiamo fare la voce grossa: il Trentino siamo noi! Troppo facile tagliare da noi senza razionalizzare in Città! Lei si candida in Giudicarie, quali impegni si prende con gli elettori ai quali chiede il voto? Io chiedo ai Giudicariesi di valutare innanzitutto il nostro progetto: Civico, Alternativo, Territoriale, Competente. Non sopporto chi è sempre contro qualcuno o qualcosa, io sono PER le Giudicarie! Il mio impegno per la nostra Terra sarà totalizzante, come lo è stato in questi 8 anni il mio impegno da Sindaco. Voglio mettere al servizio di tutti voi la mia esperienza e le competenze acquisite per combattere affinché ci sia anche per chi vive nelle nostre Valli possibilità di fare impresa, di opportunità di lavoro qualificato, sviluppo ed investimenti nel turismo, servizi all’avanguardia. Datemi la possibilità di rappresentarci e non vi deluderò!

Lorenzo Leoni

Movimento 5 Stelle

Movimento 5 Stelle

Titolo di studio: Laurea Sociologia, indirizzo Territorio e Ambiente Professione: Assistente Parlamentare, non ho rinnovato l’incarico per poter partecipare alle elezioni provinciali Età: 40 anni Ci dia una valutazione della legislatura in via di conclusione: come è andata e cosa si poteva fare di più o di diverso? Gli investimenti pubblici erogati tramite contributi a pioggia e leaseback non hanno generato sviluppo locale creando pertanto effetti insoddisfacenti su crescita economica e occupazione. Le politiche zootecniche “parapadane” hanno messo in crisi le aziende a dimensione familiare, che dovevano essere al centro di una programmazione a medio termine per trovare sinergie maggiori anche con l’offerta turistica (agri - turismo) mirata alla desta-

Ci dia una valutazione della legislatura in via di conclusione: come è andata e cosa si poteva fare di più o di diverso? Il giudizio, purtroppo, è negativo: litigiosità, agenda politica lontana dai reali bisogni delle persone, valli penalizzate, servizi chiusi o depotenziati e una Provincia percepita come sempre più in contrapposizione da parte dei Comuni e Comunità. Per carattere però preferisco parlare del futuro, di quello che serve fare, di progettualità, idee. Lasciamo da parte le critiche e facciamo proposta. Troppo facile criticare, soprattutto in una legislatura così desolante. Meglio concentrarsi sul domani che lamentarsi di quanto chi governava la Provincia non ha saputo o voluto fare.

gionalizzazione. Pessima la gestione della sanità nell’ottica della delocalizzazione. Sanità, economia, viabilità: punti chiave che vanno affrontati dalla Politica. Se dovesse vincere le elezioni, quali misure adotterebbe nei primi mesi di governo? Rafforzamento al sistema di prevenzione e sostegno alla rete ospedaliera periferica e dei medici di base. Maggior controlli per chi riceve sostegno dal pubblico. Una seria riflessione dovrà anche essere fatta sulle concessioni pubbliche cedute ai pri-

Titolo di studio: Laurea in Scienze Forestali Professione: Maestro di sci a Madonna di Campiglio Mi sono occupato per molti anni di pianificazione forestale come libero professionista Età: 61 anni vati o gestite nell’ottica del profitto. Pensiamo agli impianti idroelettrici costruiti dai nostri padri e dai nostri nonni: non va bene che siano finiti in mano a fondi speculativi stranieri. L’obiettivo è rendere sicure e scorrevoli la strade esistenti ma nel contempo puntare su forme di mobilità alternativa, capaci di generare flussi turistici con spese limitate. Lei si candida in Giudicarie, quali impegni si prende con gli elettori ai quali chiede il voto? Il M5S ispira il cittadino ad essere pro-

tagonista delle scelte ad oggi delegate ai politici. Vogliamo riportare le esigenze reali dei giudicariesi a Trento per difendere queste valli dalle consorterie, che per ingrassare se stesse e i loro accoliti, le hanno mantenute nella marginalità per anni. Si debbono individuare comparti territoriali nei quali realizzare in toto la vera sostenibilità. Distretti biologici in cui vi sia una reale e sinergica compenetrazione tra agricoltura di montagna, zootecnia e turismo. Perno di questo progetto saranno le aziendale familiari e le cooperative agricole.


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Elezioni provinciali del 21 ottobre 2018

candidati giudicariesi Matteo Masè

Alessandra Sordo Sicheri

Fugatti Unione di Centro

Progetto Trentino

Titolo di Studio: Architetto (Laurea al Politecnico di Milano) Professione: libera professionista con studio tecnico a Tione e dipendente comunale a part-time dove mi occupo prevalentemente di Gare e lavori pubblici. Età: 48 anni

Titolo di studio: Diploma di geometra Professione: Consulente commerciale Età: 30 anni

Ci dia una valutazione della legislatura in via di conclusione: come è andata e cosa si poteva fare di più o di diverso? La scorsa legislatura lascia: un ponte sbagliato al Caffaro, uno chiuso a Strembo, la circonvallazione di Pinzolo mai fatta ed una viabilità ridicola a Ponte Arche, oltre agli errori su sanità, Comunità di Valle e politiche economiche. A riprova dell’insuccesso politico il fatto che le scorse forze di governo si presenteranno frammentate il prossimo 21 ottobre. Sanità, economia, viabilità: punti chiave che vanno affrontati dalla Politica. Se dovesse vincere le elezioni, quali misure adotterebbe nei primi mesi di governo? Viabilità: ciò di cui hanno più bisogno le Giudicarie, per aziende e turismo. Punti cardine quelli sopra citati. Sanità: gli ospedali sono punti saldi che non possono venir meno, soprattutto per le periferie, non si risolvono i problemi con un volo di elicottero. Bisogna ridare tranquillità e sicurezza ai cittadini, che oggi sempre meno

confidano nella sanità. Economia: il sistema va modernizzato, la troppa burocrazia rallenta l’economia e gli investimenti, urge una politica di semplificazione per agevolare le imprese. Lei si candida in Giudicarie, quali impegni si prende con gli elettori ai quali chiede il voto? Ribadisco l’importante tema delle infrastrutture: ricerca di soluzioni per la bassa Val Rendena, riapertura del ponte di Strembo, circonvallazione di Pinzolo, viabilità di Ponte Arche e collegamento con Brescia, le priorità. Alle Giudicarie serve una politica che permetta ai giovani di restare nelle nostre splendide valli, le politiche fin qui adottate sicuramente sono andate nella direzione opposta, togliendo sempre più servizi e opportunità di lavoro, senza investire sulla viabilità assisteremo ad un abbandono delle periferie.

IALI ELEZIONI PRO01VI8NC 21 ottobre 2

Sergio Binelli

Sanità, economia, viabilità: punti chiave che vanno affrontati dalla Politica. Se dovesse vincere le elezioni, quali misure adotterebbe nei primi mesi di governo? Ascoltare la gente è il mio metodo di lavoro! Sanità: gli ospedali periferici NON vanno chiusi, ma qualificati con Specializzazioni d’eccellenza e pronto soccorsi efficienti. Per le Giudicarie un’ortopedia di primo piano che generi anche “turismo sanitario”.

Economia: bisogna valorizzare le specificità delle Giudicarie (agricoltura, turismo, artigianato, servizi alla persona) relazionando le attività presenti sul territorio. Economia: motore trainante che genera benessere per tutti! Viabilità: servono collegamenti viari dove vi sono criticità. Concretamente bisognerà capire cosa ci è stato lasciato. Lei si candida in Giudicarie, quali impegni si prende con gli elettori ai quali chiede il voto? E’ indispensabile riprenderci in mano il Nostro Futuro giudicariese! Mi impegnerò ad essere un collante all’interno della nostra Valle che si presenta purtroppo ancora molto divisa, nonostante le grandi potenzialità che realmente ha. Da soli non si va da nessuna parte, ma unendosi e lavorando in sinergia si possono raggiungere tutti gli obiettivi necessari per la nostra Gente. Bisogna creare un Cordone Ombelicale tra le Giudicarie e Trento per evitare di restare Periferia. E’ quindi essenziale avere un pesante ruolo all’interno della “Stanza dei Bottoni” per incidere in modo determinante. ROVINCIALI

ELEZIONI P 018 21 ottobre 2

Grazia Castellini

Agire

Agire

Titolo di Studio: Laurea in giurisprudenza Professione: Imprenditore edile Età: 28 anni Ci dia una valutazione della legislatura in via di conclusione: come è andata e cosa si poteva fare di più o di diverso? Riteniamo che questa legislatura sia stata fra le peggiori a causa degli scandali giudiziari, dei tagli alle politiche sociali e del fatto che si sia perso di vista il valore della persona umana. Si doveva resistere di più ai diktat nazionali del Partito Democratico e si doveva evitare di appiattirsi su scelte centralistiche: come affermava il Presidente Alcide De Gasperi, le autonomie speciali possono esistere solo quando riescono a

Ci dia una valutazione della legislatura in via di conclusione: come è andata e cosa si poteva fare di più o di diverso? Non spetta a me giudicare l’operato altrui, saranno gli elettori il 21 ottobre che valuteranno opportunamente l’operato di chi ci ha guidato fino ad ora.Certo è che in questi anni ho avuto modo di recepire e constatare le molte insoddisfazioni della nostra Gente e della nostra Valle. In questi ultimi anni è mancata la Visione futura per il Trentino e per le sue comunità; non è stato presentato un Progetto concreto e reale per la nostra Valle. La periferia è stata abbandonata come la sua Gente: siamo diventati Periferia della Periferia! Il 21 ottobre questa situazione la si potrà cambiare!

Sergio (Serginho)

BINELLI

Titolo di Studio: Scuola magistrale Professione: Dipendente Rsa Età: 50 anni TINO

per il TREN

dimostrare di essere più efficienti rispetto a quanto farebbe lo Stato. Sanità, economia, viabilità: punti chiave che vanno affrontati dalla Politica. Se dovesse vincere le elezioni, quali misure adotterebbe nei primi mesi di governo? Lavoreremo per riaprire il Punto nascite di Tione e per valorizzare il nostro ospedale, ed impediremo altri tagli come quelli che sono stati fatti sulle guardie mediche e con l’accorpamento dei poliambulatori. Sull’economia si dovrebbe istituire un’equipe

di esperti che diano assistenza agli imprenditori, tagliare le tasse alle piccole aziende ed evitare che vengano dati contributi alle imprese che sfruttano i propri lavoratori. Mentre per la viabilità riteniamo che vada realizzata la circonvallazione di Pinzolo e vadano messi in sicurezza i Ponti sul Sarca, dei Servi e del Caffaro. Lei si candida in Giudicarie, quali impegni si prende con gli elettori ai quali chiede il voto? Ci impegniamo a rivedere l’imposta di

Grazia

CASTELLINI

TINO

per il TREN

soggiorno nei confronti dei proprietari degli appartamenti locati a fini turistici, a ridefinire la gestione dei profughi investendo sulla sicurezza, a tutelare il nostro ambiente impedendo che si ripetano situazioni come con le centraline in Val di Breguzzo, il biogas a Carisolo e il biodigestore a Zuclo, ed a cancellare i progetti sugli orsi, sui lupi e sui cinghiali; inoltre rinunceremo a tutti i rimborsi, istituiremo un fondo per le famiglie Trentine in difficoltà e garantiamo massima reperibilità per i cittadini nei prossimi 5 anni.


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Parco

SETTEMBRE 2018

Non sono difficili da immaginare l’atmosfera internazionale, il mix di culture, l’interesse per la geologia, la natura e la cultura che avvolgeranno Campiglio e il Geoparco in quei giorni. D’altro canto, il Parco Naturale Adamello Brenta è una località incomparabile nel suo genere, come sottolinea spesso il professor Alberto Carton dell’Università di Padova che conosce il Parco molto bene: “in poco più di 620 kmq, un areale relativamente piccolo in termini geologici, si possono osservare due gruppi montuosi che si affacciano l’un l’altro: il severo ambiente delle rocce cristalline dell’Adamello – Presanella, modellato dai ghiacci, e il maestoso paesaggio carsico delle Dolomiti di Brenta”. Si tratta quindi di uno scrigno di geodiversità che dà normalmente grande soddisfazione ai geologi. L’organizzazione della Conferenza è stata affidata all’Azienda per il Turismo Madonna di Campiglio Pinzolo Val Rendena che ne ha curato anche il potenziale turistico favorendo ai congressisti, e alle loro famiglie, di scoprire il territorio, le tradizioni e i prodotti perché possa essere sempre più conosciuto e trasmesso il nome di Madonna di Campiglio e della Val Rendena. La macchina organizzativa si è messa in moto già il giorno successivo alla assegnazione al Parco della Conferenza, avvenuta in Inghilterra nel settembre 2016, e la valenza internazionale ha reso possibile il sostegno di sponsor importanti, con Audi e-tron, Montura, Funivie di Campiglio, comuni di Pinzolo e Tre Ville, nonché collaborazioni e patrocini tra enti di pianificazione, tutela, promozio-

Dall’8 al 14 settembre il Parco naturale Adamello Brenta ospita la Conferenza internazionale dei geoparchi Unesco

Campiglio capitale della geologia mondiale Tra pochi giorni Madonna di Campiglio sarà la capitale dei Geoparchi Unesco di tutto il mondo. Dopo Malaysia, Giappone, Canada e Inghilterra, infatti, il Parco Naturale Adamello Brenta UNESCO Global Geopark ospiterà, per la prima volta in Italia, l’8° Conferenza Internazionale dei Geoparchi Mondiali Unesco che si svolgerà dall’8 al 14 ne e monitoraggio del territorio: Fondazione Dolomiti UNESCO, MUSE, Trentino Marketing, Trentino School of Management, Servizio Sviluppo Sostenibile e Aree Protette PAT, Università di Padova, Servizio Geologico PAT, Servizio Minoranze Lingusitiche Locali e Relazioni Esterne PAT, Ordine dei Geologi e Consiglio Nazionale delle Ricerche. Inoltre, sono stati siglati accordi con diverse realtà locali: l’Anffas e Laboratorio sociale di Tione, con l’Istituto superiore “don Guetti” di

Tione e con il Liceo Internazionale Arcivescovile di Rovereto. Gli “artigiani” d’eccezione dell’Anffas si sono occupati di realizzare mille stelle alpine in legno e feltro, che verranno omaggiate ai partecipanti come ricordo della nostra terra. Mentre, 26 studenti del Turistico e del Liceo della Montagna del Guetti e 6 del LIA saranno coinvolti come “Geopark Ambassadors” nella gestione della Conferenza, grazie al programma “alternanza scuola-lavoro”. Nei tre giorni dall’8 al 10 set-

settembre 2018 a Madonna di Campiglio. Geologi, tecnici, rappresentanti dei Geoparchi, giornalisti e tanti interessati, provenienti dai 140 geoparchi di tutto il mondo, in particolare Europa e Asia, non si faranno scappare l’occasione di visitare le leggendarie Dolomiti e il tetto massimo di 850 iscrizioni è già stato raggiunto da un mese. tembre, si svolgeranno gli incontri degli organismi interni alla Rete globale. La Conferenza internazionale avrà inizio l’11 settembre con la Cerimonia e lo spettacolo di apertura. L’11 e il 12 settembre si terranno 5 sessioni scientifiche parallele e workshop in cui si approfondirà il tema “I Geoparchi e lo sviluppo sostenibile”. Il 13 settembre, è dedicato ai field trip: ogni partecipante potrà scegliere una fra le sei opzioni disponibili per conoscere le peculiarità geologiche, naturalistiche e cul-

turali dell’Adamello Brenta UNESCO Geopark. Poi si proseguirà con workshop e approfondimenti. La settimana sarà arricchita anche da momenti sociali e culturali, in cui i delegati saranno a contatto con la popolazione residente. Avranno così occasione di conoscere le nostre tradizioni, gli antichi mestieri, le produzioni tipiche, l’enogastronomia grazie alla presenza di alcuni dei tanti gruppi del folklore locale. Sarà allestito anche un Agrimarket per permettere ai congressisti di acqui-

stare i prodotti tipici e farseli spedire a casa. Infine, la Geofair sarà uno spazio fieristico dedicato a chiunque voglia scoprire il territorio, le attività e i prodotti di tutti i Geoparchi del mondo che vorranno presentarsi e promuoversi. L’evento si prospetta come una settimana intensa per i partecipanti ma anche come una vetrina importante per proporre il territorio come destinazione di un “geoturismo” di qualità. La Conferenza sarà quindi anche una sorta di “prova generale” della capacità di accoglienza nei confronti di un target nuovo con un grande potenziale . Per maggiori informazioni è attivo il sito web dedicato alla Conferenza: www. ggn2018.com

Brenta dal Lago Nero al tramonto Luciano Gaudenzio - Fototeca Trentino Sviluppo S.p.a

EDITORIALE di Adelino Amistadi

Insegnanti e genitori, più dialogo e meno insulti Continua dalla Prima Voglio premettere che mantengo grande stima per gli insegnanti. Ci mancherebbe. Un mestiere sempre più difficile, di questi tempi. Nello scorso anno scolastico non c’era giorno che non si leggesse sui giornali di fatti incresciosi avvenuti nelle scuole di ogni parte d’Italia. In Sicilia un insegnante è stato colpito con un pugno in viso perché aveva proibito ad un studente di 14 anni di utilizzare il telefonino durante una lezione. In Emilia un’insegnante è stata derubata da alcuni suoi alunni, un’altra

strattonata violentemente e un altro ancora, picchiato in testa, ha poi deciso di dimettersi, dichiarando quella scuola invivibile. E mille altri episodi, alcuni anche in Trentino seppur non così gravi. Roba da matti! Una volta, chi veniva ripreso dall’insegnante per via del profitto o di una marachella, “raddoppiava”, sì, perché poi veniva punito anche a casa dai genitori. Era scontato il rispetto nei confronti della scuola e i metodi didattici dei docenti non venivano mai messi in discussione. Oggi tutti si sentono insegnanti, legittimati a

protestare, spesso senza motivo, pur di proteggere i figli. Nei miei lunghi trent’anni di insegnamento non mi sono mai trovato, né si son trovati i miei colleghi d’allora, nella situazione oggi lamentata: polemiche continue, strumentalizzazioni, parole che possono diventare bombe, il tutto a discapito della serenità e del buon funzionamento della classe. In città si è arrivati a costituire gruppi WhatsApp di genitori per passarsi informazioni e comunicazioni più o meno istituzionali ed organizzarsi al meglio in difesa dei figli, vere e proprie mine

vaganti che trasformano ogni minimo problema in beghe gigantesche. E così, nella scuola, non si lavora più con tranquillità, si teme sempre un nuovo attacco del genitore di turno, senza possibilità di difesa. Ci si ente presi di mezzo. Mamme e papà si trasformano in avvocati e sindacalisti dei figli, il che pone il problema di mancanza di educazione e più ancora di maturità genitoriale. Queste prove di forza ovviamente offrono un’ottima scusa agli studenti per non riconoscere alcuna autorità, né quella dei genitori e men che meno quella degli insegnanti.

In fondo basterebbe solo un po’ di umiltà e di buon senso. Eventuali questioni possono essere chiarite nell’ufficio di presidenza, il direttore o il preside, o il dirigente, possono egregiamente far da tramite e sciogliere con comprensione reciproca anche i nodi più duri del confronto. Anche perché il coinvolgimento dei genitori nella gestione della scuola è importante se si vogliono ottenere i migliori risultati. Se le famiglie sono indifferenti od addirittura ostili non si favoriscono di certo i processi educativi dei propri figli. L’educazione, la formazione dei nostri ragazzi è quanto di più importante ci sia in una società civile, per questo dobbiamo riflettere costruttivamente, senza pregiudizi. Oggi sembra ormai corroso quel patto scuola-famiglia essenziale per il raggiungimento degli obiettivi che la scuola si prefigge. E come genitore vi invito a pensarci un attimo, ne va della vita e del futuro dei nostri figli.


Attualità

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I ponti crollano, perché? “Da grande voglio fare il posto fisso” di Oreste Bottaro Questa affermazione, divulgata attraverso un noto film comico interpretato da Checco Zalone è assai rappresentativa di una reale mentalità nel rapporto con il lavoro. E’ sempre più diffuso il riflesso condizionato di raggiungere, con una assunzione per un impiego, la garanzia della sicurezza economica a prescindere dal

Si è persa soprattutto l’attitudine al dovere che è sempre il comportamento essenziale a generare il diritto, per sé e per gli altri. Il solo motivo di esistere legittima ad avere una serie di aiuti, a prescindere da quanto diamo in cambio. Purtroppo questa condizione paradossale sta rivelando, sempre più i suoi limiti e le società ove si è diffusa non possono che subire una drammatica decadenza. Nulla può essere creato, nè benessere, nè buona convivenza sociale, nè protezione per i più deboli e soprattutto nessun progresso se non vi è un fermo impegno e un responsabile coinvolgimento negli incarichi che si devono svolgere. Questo vale a tutti i livelli, dalle attività più complesse a quelle più di base, da quelle dirigenziali alle subalterne. La società deve incentivare e non sopire i vantaggi personali e il senso di appagamento che deriva dall’aver svolto il proprio dovere. In Italia, partendo dalla fine degli anni Sessanta è iniziata - parallelamente ad alcune riforme positive per il conseguimento di legittimi diritti - una degenerazione della cultura del merito ed il paese ha cominciato ad arretrare dagli standard duramente conquistati nel Dopoguerra. Semplicemente da qui e non da fantasiose teorie (poteri forti, ingerenze di lobby economiche straniere ecc.), derivano gli

errori e gli scempi in tutti i settori (economia, servizi, infrastrutture, industria, ambiente, sanità ecc.). Sono state promulgate leggi che congelano l’azione di selezione degli individui giustamente meritevoli. I “lazzaroni”, gli incapaci o addirittura i malfattori (in qualsiasi posizione gerarchica si trovino), attraverso le attuali regole, si sentono sostanzialmente protetti. La politica ha demagogicamente ascoltato il grido della base senza saper opporsi agli aspetti, superficialmente deleteri, di chi mescola ogni cosa in una generica protesta. Nelle fabbriche, così come nell’amministrazione pubblica non è stato più possibile far valere il merito di chi è capace e si impegna rispetto a chi approfitta solo dei privilegi. Questo ha portato ad avere: molti pessimi dirigenti di sevizi alla comunità, molti pessi-

mi amministratori locali e moltissimi pessimi lavoratori del settore pubblico e privato, tutti praticamente irremovibili. Come ben sappiamo è di fatto impossibile il licenziamento (eccetto nelle piccole aziende) anche: per chi vive in perenne malattia (basta dichiarare un generico mal di schiena per stare a casa mesi), per chi compie scorrettezze, per chi si dimostra completamente incapace. Ogni possibile interruzione del rapporto di lavoro, se ben impugnato da chi lo subisce, attraverso le leggi e la giustizia Italiane, viene annullato o penalizzato con indennizzi spropositati. Gli iter per arrivare alla fine di un giusto licenziamento sono talmente complessi e costosi da sfiancare anche i più tenaci. Per gli imprenditori, una volta raggiunta una media dimensione aziendale, viene quindi spontaneo

corretto svolgimento del proprio ruolo. Il tutto deriva da una cultura che si è radicata da molti anni in cui la responsabilità di realizzare, decidere e agire viene demandata a terzi (politici, imprenditori, amministratori ecc.), vantando solamente una serie di diritti senza comprende però come si possono creare le situazioni e le risorse per garantirli.

pensare a investimenti all’estero dove le regole sono favorevoli alla produttività e al progresso. Allo stesso modo si ricorre, fin che si può, al tempo determinato o ad altre forme di lavoro precario, per il timore dell’indissolubile legame che genera il contratto di lavoro a tempo indeterminato. Per un divorzio da un matrimonio servono pochi giorni, per un licenziamento, nei rari casi in cui è praticabile, mesi o addirittura anni! Questa è una delle ragioni della sempre più piccola dimensione della media delle imprese Italiane. I responsabili delle varie attività private e pubbliche (in molti casi gli stessi politici eletti) anche se ben preparati e intenzionati, operano gestendo questa assurda situazione; si pretendono da loro risultati ma non possono assolutamente toccare nulla delle risorse umane che hanno a disposizione; come se un allenatore di una squadra di calcio dovesse vincere il campionato essendo obbligato a tenere sempre gli stessi giocatori, anche se alcuni di essi non vogliono più correre. È qui, il nodo centrale della questione “Italia”. Se non

riprendiamo l’idea di merito e di dovere finiremo alla rovina con ponti che crollano, alluvioni che devastano, terremoti che provocano a pari intensità molti più danni che negli altri paesi avanzati, servizi alla comunità che non funzionano, aziende che chiudono o che non progrediscono. Invece cosa si fa? Si distrugge quel poco di riforme che molto timidamente, cercavano di reintrodurre il concetto di premiare chi svolge bene il proprio compito. Perché dobbiamo avere norme diverse da quelle di paesi come gli Stati Uniti, il Giappone, la Cina, la Svizzera e la Francia stessa? Sicuramente i diritti fondamentali devono essere rispettati (discriminazione, maternità, vera malattia, famiglia ecc.) ma non possiamo impedire ai responsabili della cosa pubblica o agli imprenditori di gestire i loro team per conseguire i risultati a loro richiesti (nei servizi, nella sanità, nelle infrastrutture, nel mercato ecc.). Da questi fattori di efficienza e produttività dipende la nostra qualità di vita e il sostegno al welfare. Come possiamo far funzio-

nare queste cose se mancano la competenza e le risorse? Nell’ambito privato un’impresa competitiva significa opportunità di lavoro per più persone e maggiori entrate fiscali per lo Stato. Quindi dobbiamo dare spazio perché le aziende possano selezionare le giuste forze: nella ricerca e sviluppo, nella produzione, nella vendita dei propri prodotti. Da qui nasce la forza che le fa competere e vincere. Il welfare va affidato alla comunità non alle imprese private o pubbliche che siano. Nei paesi avanzati, le persone che non comprendono la strada dell’impegno e della dedizione al proprio dovere possono essere escluse dal mondo del lavoro (licenziate) senza troppe complicazioni. Hanno certamente la possibilità di ripensare al loro atteggiamento attraverso una nuova formazione socio – professionale sostenuta dalla comunità (limitata a un ben preciso periodo). Se però perseverano in un comportamento scorretto e opportunistico vengono poste, giustamente, ai margini. Se così non avviene si crea quanto si sta manifestando in molti ambiti del lavoro: la convinzione che non è necessario impegnarsi e svolgere con diligenza il proprio compito perché anche se non lo si fa, si può vivere benissimo ugualmente...o forse meglio. La nostra comunità (lo Stato, la Politica, il Governo) deve assolutamente impedire questa degenerazione che distruggerà il futuro di tutti. Quindi, altro che rivedere al ribasso il jobs act. La strada è assolutamente quella di potenziarlo ulteriormente rendendo più flessibile l’interruzione del rapporto di lavoro. Questa è la riforma delle riforme. Chi non lo capisce non potrà mai portare questo paese fuori dalle secche.


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Il Saltaro delle Giudicarie

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E non c’è niente da ridere, i cattolici italiani sono con lui, così dice, manca poco che sia fatto santo subito. A Pinzolo c’era chi lo voleva Papa per acclamazione. Poi magari lascia nella disperazione delle persone sulle navi, fa chiudere i porti, si chiude nel suo recinto, tutte cose che poco centrano con il Vangelo, ma lui, il santo Matteo, ha un suo corano, tutto egoismo e cattiveria, che sembra essere il vangelo oggi di moda. La cosa è un po’ blasfema, ma lui è fatto così, più le spara grosse, più cresce di pancia e di voti. Il Di Maio, in confronto, è un chierichetto rintronato che neanche s’accorge che l’amico Matteo punta solo a dissanguarlo, alla fine della giostra si troverà con un pugno di mosche. Il Giggino di cui sopra si dovrebbe svegliare finalmente, lo si capisce, lui tiene botta per non perdere la poltrona ed il lavoro, il primo della sua vita, ma dovrebbe stare accorto, presto potrebbe ritrovarsi sulla strada. In Cielo, seppur indignati, sono saggi e lungimiranti: in Italia i populisti, dopo i momenti di gloria e di esaltazione popolare, hanno sempre fatto una brutta fine. Da Cola di Rienzo a Masaniello, dal Savonarola a Mussolini, quest’ultimo è durato vent’anni, ma poi è finito veramente male...abbiate pazienza, consiglia san Pietro, le cose si aggiusteranno da sole. Papa Francesco stia sereno, non corre pericoli. Nel frattempo a Trento ci stiamo avvicinando alle elezioni provinciali di ottobre e siamo entrati, tutti, partiti, consiglieri, sindaci, e la gente compresa, nella più totale baraonda. E chi ci capisce qualcosa? Ha ragione l’Abele quando dice che un casino politico così non l’ha mai vissuto nella sua lunga vita di integro uomo del popolo. Il passato sembra essersi dissolto in maniera farsesca, col Patt panizzotto isolato e reietto, l’UpT scomparso nei suoi uomini migliori e nei suoi ideali, sembra rimasto, puro e duro (si fa per dire!) il democratico Dellai con il suo fido Fravezzi, ma questi, a furor di popolo, ormai contano come il due di coppe. Il Pd, si sa, è ancora convinto che la classe elitaria che rappresenta e che sa tutto sia intoccabile, ormai con il popolo, tutto sommato rozzo e ignorante, non vuol più avere niente a che fare. Possono riunirsi quando e quanto lo vogliono, rimarranno sempre più soli e sempre meno. Così come insignificanti rimangono tutti i partitini di sinistra che ancora stanno discutendo, fino a quando?, chi appoggiare. E il centrosi-

IL SALTARO DELLE GIUDICARIE

Che baraonda politica! Speriamo nel Cielo Lassù, nell’alto dei cieli, c’è grande preoccupazione. Irritazione, indignazione, collera seppur mitigata dal clima sacrale del luogo. San Pietro, portavoce delle più alte Sfere non sa più che pesci pigliare. In Italia sta succedendo di tutto e di brutto. Quel benedetto Salvini vuol addirittura diventare cardinale e già pensa a

nistra autonomista d’antica memoria sparisce dalla circolazione con tutti i suoi protagonisti. Così sembrava, lassù, nelle alte sfere c’era solo rassegnazione. Ma dal cielo, ma ancora non si sa quale cielo, da un cielo basso di sicuro, s’è fatta avanti una nuova fulgida stella, l’ex assessore Daldoss che vorrebbe mangiarseli un po’ tutti, tutto il centro sinistra, ovvio e gran parte del nuovo centro destra. Bella pretesa! I pattini del mitico (?) Panizza fanno fatica a digerirlo colpevoli d’averlo inserito in Giunta come braccio destro del Presidente Rossi, il felice e furbo Daldoss, s’ è circondato di uomini di pelo e di dubbio gusto, ha tradito gli amici e se n’è andato per conto suo. Birba d’un uomo! Pretendere che ora gli siano solidali, è pretendere troppo. C’è Dellai che sembra volerlo sostenere, il nostro ex presidente, si sa, è molto malleabile, in quel di Roma si alleò persino con Alfano e di traverso anche con Fini, adesso è in combutta con Ghezzi, nuovo astro della vecchia sinistra. Ma il furbo Daldoss non ne vuol sapere. E insiste. Non vuole nessuno del passato, né Dellai, né tanto meno uomini del vecchio Pd, via tutti. Così dice. E’ sostenuto dai Civici di Valduga e Mattia Gottardi, e questo è quanto. Non vuole rompiballe che gli potrebbero rovinare il suo progetto di

dare una mano a Fugatti, ormai dato per vincitore. Così sembrava….così sembrava fino a poche ore prima d’andare in stampa. Ma poi il birbante Daldoss ci ripensa e butta tutto all’aria. Arriva Fravezzi con una delle sue (?) patetiche trovate: ripensiamoci, mettiamo via personalismi, invidie, gelosie e pretese varie, rimettiamoci insieme altrimenti perderemo anche le mutande. E così ti inventa una formula vincente, si fa per dire, rimette insieme un’Alleanza Democratica (?) Popolare (?) per l’Autonomia con quel che resta del Pd e dell’UpT, tante macerie e poca roba, ma insieme potrebbero fare ancora una discre-

quando sarà Papa, Alberto II da Giussano, non male, finalmente un Papa con le palle che saprà mettere a posto le ingiustizie della terra e del cielo, anche lassù c’è molto da ripulire. E così usa e sventaglia un rosario verde per giurare sulla solidità del suo progetto, tutto imperniato sul Vangelo e sui suoi insegnamenti. ta figura. Poi si rivolge al Patt perché ritorni a casa che però, dignitosamente, non ci sta. Il Patt va da solo, poi si vedrà, deciderà a tempo debito. Un “magno”invito viene rivolto al pregevole Daldoss con annesse garanzie e vari accessori, ok alla sua Presidenza, in caso di vittoria, Ghezzi sarà assessore alla Cultura e vicepresidente, Fravezzi ai lavori Pubblici, Tonina all’Agricoltura, meglio di così! Baci e abbracci. Daldoss esulta. Ma, c’è un “ma” grande come una casa. I civici con cui Daldoss era sodale fino al giorno prima non ci stanno. E se ne vanno, così sembra. Men che meno i Ghezziani e partitini vari, si sentono un po’ tutti fregati. Il Daldoss, incazzato e deluso, sembra ritirarsi. Dellai festeggia con Fravezzi la notizia (baci e abbracci!) “Abbiamo spianato i Civici!”dicono con le lacrime agli occhi, e Ghezzi ritorna ai sogni di fine estate. E ricomincia il caos nel centro sinistra e ancora non si sa come andrà a finire. Passi in avanti, passi indietro, passi a lato, voltafaccia, smentite, tradimenti… più che una commedia, una farsa da Medio Evo. San Pietro, lassù, nell’alto dei cieli, è allibito, furioso, li vorrebbe attaccare tutti a un chiodo. Ah, gli antichi valori finiti su per il cami-

no!!! A destra le cose, invece, sembrano consolidate e le aspettative non sono poche. Con al centro il leghista Fugatti, attorno gli girano un sacco di pianetini satellitini, uno più piccolo dell’altro, ma tutti insieme garantiscono miracoli. A sostenere Fugatti si ritrovano solidali la Lega Nord, ovvio, Agire per il Trentino dell’indomito Cia, Autonomisti Popolari di quel galantuomo di Kaswalder, Progetto Trentino di Grisenti e Simoni, La lista della Val di Fassa, l’UDC e il Centro Popolare, con il solito Gubert, Forza Italia ripulita dal sempiterno Bezzi, che ha cambiato casacca per l’ennesima volta (???), Civica Trentina con l’intrepido Borga, e Fratelli d’Italia con capolista il nostro Ettore Zampiccoli, uomo esperto, che ha collaborato per anni con il giornale dei giudicariesi, e non è finita, ci potrebbe essere qualche nuova entrata, mah!, ormai pur di raccogliere voti va bene tutto. Alleanza ben più solida, con tanta di firma in calce, sembra poter sbaragliare un po’ tutti, le idee non sono molte, ma l’entusiasmo non manca, ma attenti, talvolta i sondaggi sono ingannevoli. Ultimamente s’è rivisto anche il nostro Tarolli con un enigmatico Noi per il Trentino,

ma, come al solito, poca roba. Da solo sembra voler candidare anche Roberto Delaurentis, mitico presidente degli Artigiano trentini, con coraggio e lungimiranza vuol sfidare mari e monti, buona fortuna! Che la merita tutta, così dicono in cielo. E in fine il Movimento 5Stelle silente, anche troppo, pronto, a tempo debito, a sparare le sue mattane. Bene, siamo in una botte di ferro...che fa buchi da tutte le parti. E di noi che ne sarà, delle Giudicarie, della nostra terra, dei nostri interessi? In cielo si giudica il lavoro compiuto da Mario Tonina in questi anni sia stato più che buono. E’ stato presente accanto agli amministratori, ma anche ai nostri imprenditori e alla nostra gente, nulla da dire, ricandiderà? Mah! Speriamo di si! Con lui, ci saranno in ballo almeno un’altra trentina di candidati giudicariesi, in gran parte voltagabbana, ma ancora si viaggia nel buio, sembra certa la presenza di Mattia Gottardi con i Civici, ma di altri non si sa ancora niente. E’ il solito gioco, si candida un sacco di gente in Giudicarie, così alla fine si fregano l’un l’altro, e noi, ancora una volta, saremo usati come pascolo per ben altri volponi che poi di noi se ne fregheranno. Povere le Giudicarie! Poveri noi! Che i nostri santi protettori: la santa Madonna del Lares, san Rocco, san Giuliano, san Vigilio e tutti i santi Patroni dei nostri paesi si alleino per garantirci un minimo di protezione, non abbiamo altro da fare. Che Dio ascolti le nostre preghiere!

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Turismo

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Un primo bilancio della stagione estiva

I chiaroscuri del turismo giudicariese Vero. Ma qualche informazione la possiamo avere. E un parere appare condiviso: l’estate 2018 non è come quella del 2017. Motivo? Più d’uno. “E’ venuta meno l’emergenza internazionale, con la paura del terrorismo - sostiene Alessandra - perciò sono state riscoperte mete come il mar Rosso e la Tunisia”. “Poi”, le fa eco Daniele Bertolini, presidente del Consorzio turistico Giudicarie Centrali, “va considerato che il mese di luglio è stato poco ospitale, per dirla con termini leggeri”. “In effetti - conferma Odorizzi - in agosto c’è stato un bel movimento”. Quindi, al tirar delle somme, le Giudicarie sono in linea con il resto del Trentino, sia pure senza un dato omogeneo: si va a macchia di leopardo. “San Lorenzo in Banale (uno dei borghi più belli d’Italia, ndr) sta andando bene”, osserva la direttrice dell’Apt delle Giudicarie Esteriori, “mentre Ponte Arche, più legata al termalismo, soffre un po’ di più. Consideriamo che il termalismo curativo negli ultimi anni in Italia ha avuto una debacle terribile. Noi siamo riusciti a soffrire meno di altri, ma è difficile contrastare le tendenze di mercato. Ora è in programma una serie di investimenti importanti, così come la ricerca scientifica rispetto all’offerta curativa”. Offerta turistica: dal punto di vista degli eventi (grandi e piccoli) è stata sicuramente un’estate calda. Tuttavia, come sostiene Bertolini, “è un’offerta che va aggiornata. Dobbiamo riuscire (parlo in particolare per le nostre zone) ad organizzare un’offerta legata alla famiglia: la nostra è un’offerta prevalentemente estiva. Mi pare, per fare un esempio, che il lancio delle bici elettriche abbia suscitato un grande successo. E pensare che devo confessare di essere stato assai scettico”. “Io credo”, argomenta Roberto Failoni, assessore al turismo della Comunità di Valle ed albergatore di Pinzolo, “che una delle soluzioni per aumentare il turismo estivo passi attraverso la ricerca del turismo straniero, che cerca un ambito accattivante sul piano dell’ambiente, del cibo, dell’offerta sportiva (parlo delle bike) e dell’accoglienza”. Gli stranieri. “Dobbiamo ammettere - commenta Alessandra Odorizzi - che stanno aumentando: partendo da piccoli numeri, ma una percentuale di stranieri c’è. L’aspetto più interessante è che non si tratta solo di Germania. I tedeschi restano i più presenti, ma abbiamo incrociato olandesi, belgi, francesi, perfino spa-

L

di Giuliano Beltrami

’estate sta finendo, il turista se ne va... La canzone di successo di alcuni anni fa non diceva proprio così, lo sappiamo. Ma a noi piace partire da qui per fare una domanda: il turista se ne va, ma è arrivato? In altre parole, si può tracciare un primo gnoli e danesi”. Infine, da non dimenticare gli eventi. Quanto alla loro organizzazione, l’Apt Campiglio-Pinzolo-Rendena ci ha investito molto, e con risultati. Non a caso, giugno, mese da valorizzare, ha segnato un +34% delle presenze in albergo, superando quota 35.000. Fra gli eventi una grossa manifestazione di orienteering, che ha richiamato ben 2.000 atleti da mezza Europa. Certo, a luglio si registrano altri numeri: 150.000 presenze alberghiere, con un -4% rispetto al 2017, che però (come affermano all’Apt) “fu un anno eccezionale”. Per agosto, al momento in cui andiamo in stampa non ci sono ancora i dati definitivi, ma (almeno in albergo) appare ricca. I DUE VOLTI DEL TURISMO. E’ innegabile che nelle Giudicarie esistano due economie turistiche: quella delle stazioni ricche (l’alta Rendena di Campiglio e Pinzolo sopra tutte) e quelle che trentacinque anni fa l’assessore provinciale al turismo Mario Malossini definì “zone minori” (il Chiese e la Busa di Tione). Damiano Oliana (dell’hotel Ginevra di Roncone) non ha la faccia allegra. “Ma no - stempera - per me non è andata male. Ho un problema: ritengo necessario che le nostre zone vengano riqualificate. Parlando da ronconese, prima di tutto il lago: se l’Amministrazione comunale non interviene in fretta rispetto al lago, andrà a finire che nel giro di poco tempo non avremo più nessuno nemmeno negli alberghi. Non abbiamo bisogno solo del lago, ma di un parco, di una piscina esterna, di altre infrastrutture. Purtroppo sono anni che siamo fermi”. “Lo dico da tempo”, scandisce Vigilio Bazzoli, già presidente del Consorzio turistico di valle, pessimista doc: “Se fossi un lombardo e avessi quattro soldi da spendere non verrei quassù in vacanza”. E’ tranchant Oliana, che tocca un tema riguardante un po’ tutto il territorio, sia quello del turismo “ricco”, sia quello del turismo “minore”: le seconde case. “Sono vuote. Vuoi perché chi veniva trent’anni fa è invecchiato o è morto, vuoi perché i giovani preferiscono andare a Tenerife o in Grecia, sta di fatto che gli appartamenti rimangono vuoti”. Non c’è solo questo ad imma-

bilancio della stagione estiva 2018? Ha un bel sorriso Alessandra Odorizzi, direttrice dell’Apt Comano e Dolomiti di Brenta, quando di rimando dice: “L’estate non è ancora finita, perciò non possiamo tracciare bilanci”.

Alessandra Odorizzi

linconire Damiano. “I nostri sono paesi piccoli. Il cliente che veniva ieri all’improvviso non trova più il giornalaio, non trova più il negozietto. E allora che fa?”. Già, che fa? “Cambia zona”. Sì, però non si può dimenticare che sul piano degli eventi ci si stia dando un gran da fare. ”E’ vero - risponde Oliana - ma ho l’impressione che lanciamo idee senza dare continuità. Penso (per rimanere nel Chiese) alle manifestazioni culturali nei forti; penso alle iniziative riguardanti la mountain bike. L’importante - ribadssce - è dare continuità”.

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Scuola

SETTEMBRE 2018

L’Upt introduce Erasmus+ in Germania

Si torna sui banchi di scuola All’Enaip un nuovo indirizzo professionale di Operatore Meccanico ad indirizzo Elettromeccanico per l’industria 4.0 Partendo dai numeri, per l’Upt c’è stato un leggerissimo calo degli iscritti, saranno 3 gli studenti in meno rispetto all’anno precedente, mentre per l’Enaip si parla di un leggero aumento per le classi prime in entrambi i settori, ovvero “Industria, artigianato e legno” e “Servizi”. Come novità di quest’anno l’Upt propone il programma “Erasmus+”, un tirocinio formativo di 4 settimane nella città tedesca di Ingolstadt, rivolto agli studenti delle terze per migliorare sia le conoscenze linguistiche che quelle professionali. Per la lingua inglese invece, anche quest’anno viene riconfermato il progetto di “full immersion” con i ragazzi di quarta con mete come Dublino, Edimburgo ed Exeter: «Lo stiamo portando avanti già da tanti anni e dà buoni frutti», sostiene il Dirigente dell’Upt di Tione Claudio Nicolussi, «i ragazzi che tornano conseguono certificazioni di lingua, di solito B1, se non addirittura B2, come prevede la normativa del trilinguismo». Inoltre vengono proposte una serie di attività legate all’università del Design di Milano, così come l’attività del FabLab, progetto partito lo scorso anno in collaborazione con la Fondaazione Fbk. Rivolto in particolare agli studenti di quarta, il progetto è stato promosso per creare un laboratorio equipaggiato con macchine per la fabbricazione digitale, per condividere sperimentazioni tecnologiche: il “Progetto FabLab delle Giudicarie” presentato lo scorso maggio, è nato dalla collaborazione tra l’Istituto Lorenzo Guetti, l’Enaip e l’istituto professionale Upt”. Grandi novità anche per l’Enaip di Tione che introdurrà

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di Francesca Cristoforetti

opo le ultime maturità di luglio le scuole hanno chiuso le porte per qualche mese. Le campanelle torneranno a suonare solo a settembre, ma gli studenti di qualche scuola potrebbero ritrovarsi con delle novità in arrivo. L’organizzazione scolastica, volta a migliorare le attività didattiche e formative, non si ferma: anche quest’anno ne verranno introdotte alcune, tra cui nuovi indirizzi e nuove proposte stimolanti per gli studenti. C.f.p Upt e C.f.p Enaip di Tione,

Claudio Nicolussi

con l’a.f. 2018/2019 nel “Settore Industria e Artigianato” il nuovo indirizzo professionale di “Operatore Meccanico ad indirizzo Elettromeccanico (Automazione Industriale)” rivolto all’Industria 4.0, basata sull’automazione industriale, che integra nuove tecnologie produttive con lo scopo di migliorare la qualità stessa del lavoro e degli operatori. Per questo indirizzo vengono promosse anche collaborazioni con Fbk e le associazioni di categoria. Si è arrivati alla settima edizione del corso biennale di Alta Formazione Professionale di “Tecnico Superiore di Cucina e della Ristorazione”, partito nel gennaio 2019 e unico nella Provincia di Trento, per la formazione di cuochi e pasticceri: «Una volta partiva ogni due anni, da adesso ogni anno», ci conferma il Dirigente dell’Enaip Emilio Salvater-

ra, che aggiunge «questo corso raccoglie persone da tutta Italia, che fanno esperienze importanti sia in Italia che all’estero». Nel settore “Industria, artigianato e legno” un altro corso di formazione unico in Italia è quello che offre l’attestato di “Operatore edile ad indirizzo Carpenteria edile in legno”: un indirizzo completo per il settore legno, reso possibile grazie anche alle associazioni di categoria, le amministrazioni autonome locali, la Provincia e alla stretta collaborazione con aziende delle Valle del Chiese. Sia per l’Upt che per l’Enaip viene dedicata particolare attenzione sia alle esigenze del territorio trentino, in particolare a quello giudicariese, che alla “domanda-offerta” dei suoi settori lavorativi, tra cui aziende, industria e turismo: «Abbiamo molte richieste nei vari settori - conclude Emilio

scuole per l’istruzione e la formazione professionale, propongono e ripropongono ogni anno attività, continuando a rinnovarsi ed aggiornarsi, per poter offrire ai loro studenti dei corsi adeguati a soddisfare le nuove esigenze del mondo del lavoro che però possano allo stesso tempo arricchirli anche a livello personale. L’Istituto di Istruzione Lorenzo Guetti introduce invece il sistema “americano” per tutti i suoi indirizzi e migliora la tecnologie informatiche.

Viviana Sbardella

Emilio Salvaterra

Salvaterra - C’è una sensibile ripresa del settore manifatturiero che ci domanda molti operatori industriali, così come nel settore alberghiero si è presentato un maggiore aumento della richiesta» Anche l’Istituto Lorenzo Guetti riconferma i numeri per il prossimo anno scolastico: le classi che verranno a crearsi saranno circa le stesse degli anni precedenti. Un progetto che verrà portato avanti anche quest’anno, è lo spostamento degli studenti nelle varie aule, senza avere più l’aula fissa. Durante l’estate inoltre sono stati realizzati dei lavori nelle strutture scolastiche per inserire la nuova fibra con cablaggio per migliorare la tecnologia informatica, sostituendo il vecchio sistema wi-fi, non abbastanza efficiente.

Al Guetti la nuova specializzazione in informatica e telecomunicazioni Nuovo corso serale all’Istituto di Istruzione “L. Guetti” di Tione: il 4 giugno 2018 la Giunta Provinciale ha infatti introdotto l’indirizzo “Informatica e Telecomunicazioni articolazione Informatica”, riconfermando quello già esistente di “Amministrazione Finanza e Marketing”. Il nuovo percorso didattico cercherà infatti di compensare la carenza di competenze informatiche e delle telecomunicazioni sia a livello nazionale che territoriale, in modo tale da incrementare anche le qualifiche in questo ambito a beneficio delle aziende presenti sul territorio giudicariese, che trovano molto spesso più offerta dalla confinante Lombardia. «Siamo convinti che sia un’opportunità sia per le persone che intendono completare un corso di studi interrotto, che per coloro che hanno necessità di riqualificarsi in quanto il diploma che vanno a conseguire darà la certezza di collocarsi in modo soddisfacente nel mondo del lavoro», sostiene la dirigente del Guetti Viviana Sbardella. Il corso quinquennale preparerà il diplomato in “Informatica e Telecomunicazioni articolazione Informatica” ad avere una preparazione completa e specifica in campo dei sistemi informatici, dell’elaborazione dell’informazione, delle applicazioni e tecnologie Web così come delle reti e degli apparati di comunicazione. A seconda dei due vari indirizzi specifici, si otterranno competenze volte all’analisi, alla progettazione, installazione e gestio-

ne di sistemi informatici, basi di dati, reti di sistemi di elaborazione, sistemi multimediali e apparati di trasmissione e ricezione dei segnali. La preparazione comprende anche la capacità nella gestione dei progetti, districandosi anche tra normative nazionali e internazionali, in particolare quelle riguardo alla “privacy”. Il percorso sarà orientato a sviluppare una particolare attenzione anche al rispetto delle normative sulla sicurezza sul lavoro e della tutela dell’ambiente. Spiega Sbardella: «Sarà un’opportunità per il territorio perché avremo modo di far crescere le professionalità che rispondono alle esigenze delle aziende locali. La scuola dialoga col territorio e il mondo del lavoro e adegua l’offerta formativa per dare un contributo concreto all’occupazione». Non mancheranno inoltre uno sviluppo della capacità relazionali e analitiche, riuscendo a collaborare e comunicare efficacemente anche in inglese, sia in azienda, così come nel settore dell’industria, nel terziario e presso enti pubblici. (F.C.)

Errata Corrige Sul numero scorso del Giornale delle Giudicarie, nel riportare i risultati di fine anno scolastico, abbiamo per una svista dimenticato di citare lo studente dell’Enaip di Tione Riva Bellasi Fabio Michael, uscito con 62.


Scuola Come mai hai scelto questa meta? Ho scelto questa meta perché la mia scuola è gemellata con una scuola femminile tasmana, il St. Mary College. Io sono stato il primo ragazzo mandato tramite questo gemellaggio: insegnavo alle ragazze tasmane l’italiano e quando non insegnavo frequentavo una scuola mista dove seguivo le mie lezioni, che erano matematica, economia e inglese. È stato difficile ambientarti all’inizio? Non molto anche perché non era la prima volta facevo viaggi all’estero da solo. Fin da subito tutte le persone con le quali ho avuto un rapporto mi hanno accolto molto bene, a partire dalla famiglia che mi ha ospitato, ma anche le persone del posto, così come a scuola. In generale come funziona il sistema scolastico australiano? È diverso rispetto al nostro perché le superiori prima di tutto durano 4 anni e non 5 e ogni studente ogni anno ha la possibilità di scegliere le materie che vuole frequentare. Soprattutto negli ultimi anni di superiori è possibile scegliersele tutte, mentre all’inizio si è obbligati a frequentare qualche materia. Lo studente si sposta nelle varie classi quindi? Sì, ti devi spostare nelle varie classi perché ogni materia ha la propria aula. Non si ha una classe fissa perché ogni volta ai cambi di lezione ci si deve spostare. Anche le lezioni hanno una durata diversa: si hanno 3 materie ogni giorno di 100 minuti ciascuna, tra la prima e la seconda lezione c’è mezz’ora di ricreazione e poi pausa pranzo di un’ora.

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Il giovane di Stenico in gemellaggio con il St. Mary College Hobart

In Tasmania a 16 anni: l’avventura australiana di Massimiliano Zambanini di Francesca Cristoforetti L’anno all’estero è un’esperienza che può arricchire di molto sia il bagaglio culturale di uno studente che la formazione a livello personale, come ci racconta Massimiliano Zambanini, studente di Stenico al terzo anno dell’Arcivescovile a Trento. Solitamente proposto al quarto anno di scuola superiore, Non esistono quindi gli indirizzi nelle scuole? No, non ci sono differenze negli indirizzi perché in ogni scuola c’è un’ampia scelta di materie, quindi si scelgono quelle che si vogliono frequentare. Non usano nemmeno dare un nome alla scuola perché ognuno crea da sé il proprio “piano di studi”. Com’è il rapporto “professore-studente”? Professori e studenti hanno un rapporto molto stretto, anche perché in inglese non si può dare del “Lei”, quindi non ci sono distinzioni nel salutare professori o amici. Le lezioni sono frontali o c’è una partecipazione attiva degli studenti? Le lezioni sono frontali ma c’è molta partecipazione anche perché gli studenti non hanno carta e penna, ma hanno il computer, usano il proprio pc, quindi c’è un maggior uso della tecnologia e

dei file multimediali. È molto meno frontale rispetto alla nostra scuola. Grandi differenze con il sistema scolastico italiano? È diverso sotto tantissimi aspetti, a partire dalle vacanze: ogni tre mesi hanno due tre settimane di vacanza, però non hanno le vacanze estive di due, tre mesi, ma di un mese e mezzo. Una cosa curiosa era la campanella che segnava la fine delle lezioni, che suonava con una canzone

Massimiliano ha anticipato questa esperienza già al secondo anno, a soli 16 anni, grazie al gemellaggio con il St. Mary College Hobart dove ha insegnato italiano. Meta? Tasmania, isola dell’Australia, dove ha trascorso tre mesi, seguendo anche le lezioni al Guilford Young College Hobart.

diversa ogni giorno. Anche i test e le verifiche sono differenti perché ad esempio non si staccano nemmeno i banchi. Non hanno molto da studiare perché è difficile che vengano bocciati. I voti sono comunque spesso molto alti perché non hanno verifiche difficilissime. Essendo ogni materia a sé stante, decidono i singoli professori in quale classe inserirti, in base alla difficoltà. In quale sistema ti sei tro-

vato meglio? Ci sono dei lati negativi e dei lati positivi in entrambi perché penso che nel nostro “sistema frontale” si apprendano più nozioni, che si studi anche di più, ed è più accademico. Il loro è un po’ più “morbido”, quindi le persone che hanno voglia di studiare comunque possono andare avanti, scegliendo addirittura le materie che piacciono. Tu stesso ti sei messo dalla parte opposta della cattedra insegnando… Sì, essendo uno scambio con la scuola femminile io dovevo fare qualcosa in quella scuola. Loro mi hanno proposto di fargli da lettore, quindi dovevo spiegare le regole legate all’italiano. Lo facevo sempre in orario scolastico, spostandomi dalla mia scuola a quella femminile, lì vicina. Una differenza tra i tuoi coetanei italiani e quelli australiani? Lì i ragazzi prevalentemente

lavorano dopo i 16 anni, se non prima, anche mentre frequentano la scuola hanno un lavoro “doposcuola”. Hanno spesso lavori che vanno dalle 5 alle 10 ore in settimana, nel doposcuola oppure nei weekend. Non hanno molti compiti quindi hanno il tempo per andare a lavorare. Se dovessi fare un resoconto, la consideri un’esperienza positiva? Sì, penso sia stata un’esperienza molto importante per me come persona, soprattutto nel sapermi gestire da solo, ed aver imparato a rispettare culture diverse dalla mia perché anche nelle città in cui sono stato erano presenti culture provenienti da tutto il mondo. In generale mi sono divertito molto. È un’esperienza che consiglieresti? Io la consiglierei sicuramente perché è un’occasione per conoscere meglio se stessi e la lingua del paese ospitante, dato che si è obbligati a parlarla quotidianamente. Tutte le esperienze oltre a quella fatta ti fanno conoscere persone ma anche culture diverse, e anche a capire il rispetto per tutti, indipendentemente dal paese di provenienza.

Marianna Sparapan racconta i suoi fantastici mesi con lo chef Bottura

Nelle cucine dell’Osteria Francescana, al top del mondo Lo scorso giugno il ristorante stellato dello chef Massimo Bottura “Osteria Francescana” di Modena è stato riconosciuto per la seconda volta (la prima nel 2016) come migliore ristorante del mondo da “World’s 50 Best Restaurants” stilata dal mensile britannico Restaurant, basata su un sondaggio che coinvolge chef, ristoratori, cultori e critici culinari internazionali. Una notizia che riempie di orgoglio per un grande successo della creatività culinaria e ristorazione italiana, ma che dovrebbe rendere noi giudicariesi ancora più orgogliosi sapendo che nella brigata dello Chef Bottura proprio in quest’importante anno c’è anche Marianna Sparapan, di Carisolo, studentessa della Scuola di Alta Formazione

Professionale dell’Enaip di Tione che all’Osteria francescana sta facendo uno stage. Una passione per la cucina di lunga data la sua, che l’ha portata prima a conseguire a Tione la Maturità in Enogastronomia e Ospitalità Alberghiera nel 2017 e poi ad iscriversi e a frequentare il corso biennale di Alta Formazione Professionale sempre all’Enaip di Tione. Incontriamo quindi Marianna e sentiamo dalle sue parole questa esperienza di lavoro in una cucina così prestigiosa. Chi scrive ha una concezione delle grandi cucine dei ristoranti, cioè il “dietro alle quinte” delle nostre cene eleganti, modellata attorno a quanto proposto in televisione da programmi come il famoso “Hell’s Kitchen”, cioè

ambienti caotici, agitati... insomma un vero “inferno”. Di solito è più o meno così” dice Marianna (ridendo) “l’ambiente della cucina può mettere molto sotto pressione e ovviamente in certi momenti si è tutti parecchio nervosi, ma sta all’organizzazione della brigata e alle proprie capacità il fatto di svolgere bene il proprio lavoro e non ‘andare nel pallone’”. Come è stato l’arrivo nella cucina di Chef Bottura? Ovviamente ero un po’ agitata, soprattutto quando ho saputo che la brigata era composta da ben 30 elementi (a maggioranza maschile, eravamo solo in 4 ragazze) provenienti da ogni parte del mondo (Italia, Giappone, Romania, Stati Uniti d’America, Cuba, e molti al-

tri). Ma di più ero emozionata, avendo l’opportunità di lavorare in uno dei migliori ristoranti del mondo (ho iniziato il primo giugno, poco prima che vincesse per la seconda volta il titolo). Ho però fin da subito trovato un bellissimo ambiente, sia con i colleghi che con lo Chef, e sia io che la mia compagna di corso ci siamo ambientate subito. Anzi, posso dire che ora per me la brigata è diventata quasi una famiglia: lavoriamo sempre tutti insieme, ci conosciamo e ci aiutiamo, e nei momenti liberi facciamo sempre gruppo e ci spostiamo assieme. Si è creato un bellissimo legame.” E lo Chef com’è? Stesso discorso fatto per la brigata. Non fa il divo o il superbo, nonostante i suoi suc-

cessi e la sua notorietà. Lui è sempre insieme a noi, lavora con noi, ci segue e soprattutto, cosa non scontata, dopo ogni servizio ci ringrazia e ci fa i complimenti. E’ gentile e tratta tutti con grande rispetto.” Com’è stato il momento della seconda incoronazione a miglior ristorante del mondo? “Sapevamo di essere tra i favoriti, ma non pensavamo di essere i primi, non ce lo aspettavamo. La sera delle premiazioni abbiamo seguito tutti insieme nella cucina dell’Osteria Francescana la diretta dell’evento, e nessuno può immaginare l’emozione che c’è stata quando sono arrivati a leggere la classifica fino al secondo posto, quando abbiamo realizzato che il primo posto era dell’Osteria. Alla let-

tura del nostro nome è letteralmente scoppiato il delirio! Abbiamo urlato, cantato, saltato, ci siamo abbracciati. E’ stata una emozione unica. Cosa ti aspetta nel prossimo futuro, Marianna? Ad ottobre finirò, a malincuore, lo stage all’Osteria Francescana per proseguire con il secondo e ultimo anno dell’Alta Formazione, per poi conseguire il titolo parauniversitario. Questa esperienza mi ha arricchito e mi sta arricchendo un sacco: confrontarmi tutti i giorni con professionisti riconosciuti a livello mondiale è per me un grande onore. Peccato che questa esperienza tra qualche mese finirà, ma i miei obiettivi futuri restano alti. Aldo Gottardi


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Attualità

SETTEMBRE 2018 Il crollo del Ponte Morandi riapre il dibattito sulle privatizzazioni

L’errore del mercato nei servizi pubblici Il privato in Italia ha drammaticamente fallito Fino alla fine degli anni Ottanta i servizi pubblici italiani erano sotto lo stretto controllo dello stato come avveniva, e avviene tuttora, in molti altri stati dell’Europa al punto che si parla di modello franco-renano rispetto a quello liberista, adottato dalla Gran Bretagna nei primi anni Ottanta quando al governo c’era la “Lady di Ferro”, Margaret Thatcher. Per comprendere il recente ritiro dello Stato dal ruolo di garante gestore dei servizi pubblici, si deve pensare a quanto avvenuto negli anni Venti con le statalizzazioni effettuate dal governo fascista e nel secondo Dopoguerra con l’avvento del governo Fanfani nel 1964 quando furono nazionalizzati i servizi elettrici e telefonici. Lo Stato progressivamente per uscire dalla crisi generata sia dal primo che secondo dopoguerra, era divenuto non solo il controllore dei servizi pubblici ma delle stesse imprese produttive tramite l’IRI, l’Istituto della ricostruzione industriale. Ma il crollo del muro di Berlino nel 1989 e la crisi della lira nel 1992 misero in evidenza tutta l’inefficienza di questa sorta di “moloch” che si alimentava nel debito pubblico. Di fronte a quella profondissima crisi della lira durante il famoso viaggio sul Brittania nel gennaio 1994, ai tecnici italiani che allora gestivano la crisi, come Azeglio Ciampi, Giuliano Amato e Romano Prodi, venne indicata la strada delle privatizzazioni non solo delle imprese di Stato, tra cui Alitalia, ma anche di collocare sul mercato azionario i servizi pubblici, in modo da rientrare dal pesantissimo debito pubblico che si era generato tra il 1985 e il 1991 con i governi formati dalle alleanze

di Marco Zulberti Il drammatico crollo del viadotto Morandi avvenuto a Genova ha riportato il tema della gestione privata, tramite concessioni, dei servizi di pub-

del pentapartito tra la Democrazia Cristiana di Ciriaco De Mita e il Partito Socialista di Bettino Craxi. La ricetta proposta dal Britannia fu quella inglese di introdurre il mercato nei servizi pubblici italiani, facendo uscire il nostro paese dal modello in cui invece lo stato ha il ruolo di gestore, come avviene in Francia e Germanica che invece gestiscono i servizi orientati al benessere dei cittadini e delle imprese, garantendo bassi costi e sicurezza sociale. Il motivo di questo scollamento dell’Italia dagli altri modelli europei era dovuto all’inefficienza e gli sprechi che si osservava nella gestione dei servizi pubblici incompatibile con gli standard di efficienza che invece richiedeva un’economia tecnologica moderna. Da quel momento furono privatizzate le BIN, le tre banche

d’interesse nazionale, la Stet, la Sip, l’Enel, le Ferrovie e infine le Autostrade. Nel campo della sanità s’introdusse quella privata; in campo previdenziale sorse il secondo pilastro formato dalle pensioni integrative con le assicurazioni private; a livello locale nacquero migliaia di società di servizi pubblici elettrici, energetici con il gas, tra cui alcune quotate in borsa. Le grandi famiglie degli industriali italiani abbandonarono progressivamente l’antico ruolo imprenditoriale per guardare agli utili che prometteva la gestione dei servizi. Basti osservare la storia Olivetti-Omnitel, la diversificazione di Fiat, salvata poi da Marchionne o della Benetton che aggiunse al tessile la gestione delle autostrade, per citarne solo alcune. Anche nel campo ferroviario, sempre sul modello inglese, si avviarono progetti di se-

blica utilità, tra cui sono comprese oltre alle autostrade, l’energia, le poste e telecomunicazioni e le ferrovie.

parazione tra rete e gestori regionali privati con la concorrenza quasi innaturale tra i Freccia Rossa e Italo. In questo senso il recente capitolo degli incidenti ferroviari in Puglia e Lombardia sembra dimenticato. Il mercato, e l’anarchia delle sue leggi, orientate alla mas-

sificazione del dividendo e all’utile, si sono così progressivamente sostituiti al ruolo dello Stato, dimenticando che i servizi non sono imprese produttive, ma servizi ai cittadini, che non sono clienti ma utenti, a cui vanno offerti prezzi bassi e sicurezza per la vita dei cittadini e delle imprese. Questo è l’errore prospettico che spiega anche perché in Italia le tariffe dei servizi pubblici, costano il 30% in più che nel resto d’Europa. Convinti che le privatizzazioni avrebbero risolto i problemi di efficienza e di bilancio italiani, con un deficit PIL del 133%, e una gestione dei servizi pubblici con indici d’inefficienza non in linea con le aspettative, oggi, in questo terribile agosto 2018, forse è il caso di riflettere sulla correttezza delle ricette liberiste proposte al popolo italiano dai tecnici del Brittania. D’altronde non siamo inglesi, né tedeschi, né francesi e le leggi e gli assetti normativi devono sempre considerare

anche il carattere imprenditoriale, in alcuni casi assente, e lo spirito dei popoli, come spesso hanno rilevato gli stessi storici più attenti. Quando un popolo è orientato all’assistenzialismo più che allo sviluppo delle libere attività imprenditoriali, solo lo Stato può predisporre e gestire le grandi reti dei servizi pubblici da quelle elettriche, telefoniche, del gas, ferrovie e autostradali. Di fronte a eventi drammatici, non solo come quello del viadotto di Genova, ma pensiamo a quelli oggi dimenticati come il Vajont, o ai terremoti, alle alluvioni, ai disastri naturali, non sono le imprese private che possono sostenere simili impatti, ma solo lo Stato Nazione, che rappresentando contrattualmente, come scriveva Rosseau e non certo Adam Smith che pensava all’utile del macellaio, lo spirito dei popoli è l’unico che lo può governare. Il mercato introdotto nei servizi pubblici negli anni Novanta, figlio del liberismo senza regole, nel caso italiano, ammettiamolo, ha drammaticamente fallito.

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Europa Che il fenomeno migratorio dei nostri tempi sia preoccupante e grave e che l’Italia ne stia sopportando, seppur in termini minori negli ultimi tempi rispetto al passato, un peso sproporzionato per rapporto ad altri Paesi dell’Unione europea che non esercitano, come dovrebbero, la necessaria solidarietà, è certamente un fatto reale che anche le Istituzioni EU riconoscono. E tuttavia inaccettabile e grave che nel richiedere legittimamente solidarietà nel collocamento dei migranti che arrivano in Italia si colga il pretesto - evidente per chi conosca i meccanismi istituzionali dell’unione europea e voglia riflettere obiettivamente sul rapporto degli stessi con gli Stati membri - per minare il Progetto di unità europea che partendo dalle macerie di due guerre mondiali si sta faticosamente realizzando. Non so fino a che punto il vicepresidente ministro dello Sviluppo economico abbia conoscenza di che cosa sia e di che poteri dispongano le istituzioni europee, ma ho motivo di pensare che qualcosa dovrebbe saperne il vicepresidente ministro dell’Interno per il fatto di essere stato a Bruxelles e Strasburgo come parlamentare europeo per diversi anni impegnato nel distruggere il Progetto europeo. I Due non perdono occasione per “inveire” contro l’Europa (ho motivo di pensare che si riferiscono all’Unione europea) e motivare - lo fa soprattutto il ministro dell’Interno -una folle sovranità nazionale che porterebbe anche l’Italia ad un vero disastro. Non passa giorno che non trovino pretesto per sferrare attacchi contro Bruxelles, ignorando, ritengo in malafede, che Bruxelles non decide, ma che a Bruxel-

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Basta! Basta! Con le bugie su Bruxelles di Paolo Magagnotti Il crescendo di pesanti attacchi contro l’Unione europea da parte dei vicepresidenti del governo italiano sta superando ogni limite di tolleranza. Nella stucchevole competizione fra i Due il ministro dell’Interno conserva certamente il primo posto, soprattutto nella volgarità della espressioni. E che dire les si decide, il che è ben diverso. L’Unione europea è una comunità di diritto che opera in base ai poteri che i suoi Stati membri le hanno conferito e non può andare oltre. E visto che gli Stati membri non hanno conferito ad alcuna istituzione europea il potere autonomo di imporre ad un Paese UE di accettare migranti, la collocazione del migrante può avvenire solo se il governo interessato è d’accordo. Qualora, peraltro, in base a maggioranze previste dal trattato europeo il Consiglio europeo, ossia l’insieme dei capi di Stato di governo dell’unione europea, assumono una decisione e tale decisione non venga rispettata da uno Stato membro, tale stato può essere sanzionato ma nessuna istituzione europea può far salire in pullman immigranti e portarli nello Stato inadempiente. Le istituzioni europee, e nella fattispecie la Commissione europea, può, come ha fatto e sta facendo, intervenire con aiuti finanziari ad un Paese che deve sopportare un particolare

peso nell’accogliere e sistemare migranti. La Commissione europea può, come ha fatto e fa, attivarsi per portare gli Stati membri a trovare un accordo sull’accoglienza condivisa dei migranti, per quanto riguarda la distribuzione dei richiedenti asilo non può fare molto di più. Nel Consiglio dell’Unione (una formazione istituzionale con un ministro per ogni Stato membro) può riunirsi per esaminare il problema dei migranti, ma se i ministri presenti in rappresentanza dei loro governi nazionali manifestano chiusure, nessuna porta può essere aperta

di un Presidente del Consiglio dei ministri che, pur con maggiore eleganza nello stile, spesso prima di parlare aspetta per sapere che cosa hanno detto i suoi de Vice, che con convergenza sulla linea di comuni interessi politici e di investimenti elettorali gli hanno costruito la strada per giungere a Palazzo Chigi.

per far entrare migranti nei rispettivi Paesi. Se uno o più Paesi dell’Unione europea non vogliono accettare migranti non possono riversare strumentalmente colpe e responsabilità sull’Europa intesa come UE, ma devono rapportarsi con il governo del Paese che nega l’accoglienza. Non è tuttavia con interventi scomposti e minacce che si possono affrontare problemi nell’ambito dell’Unione europea. È semplicemente dissennato minacciare di non versare al bilancio del-

l’unione europea i soldi dovuti in base al trattato proprio se l’Europa non accetta migranti bloccati in mare su una nave. Rappresentanti di governo possono avere tutte le idee e convinzioni che vogliono sull’Unione europea ed esprimere le valutazioni che ritengono opportune per eventuali modifiche, che certamente nel tempo si sono rese necessarie, sull’impianto istituzionale europeo. A loro non è tuttavia consentito di dire bugie ingannevoli nei confronti dei cittadini; cittadini che in gran parte, complici molto responsabili anche i media che non forniscono informazioni su che cosa sia e come funzioni l’Unione, sono indotti a credere a politici scorretti, aumentando ulteriormente la disaffezione nei confronti del Progetto europeo. Non si può gridare che l’Italia paga all’Unione europea 20 miliardi di euro quando tale cifra è enormemente distante dalla realtà e nel nostro Paese vi sono realtà incapaci di utilizzare i

soldi che l’Unione mette a disposizione per realizzare progetti di sviluppo. Forse si vuol trattenere soldi per finanziare le promesse elettorali del reddito di cittadinanza e della flat tax e che alla luce della realtà si palesano insostenibili? Personalmente ritengo che quanto emerso dal recente incontro di Milano fra il capo del Governo ungherese, la cui aberrante concezione della democrazia è molto preoccupante, e il ministro dell’Interno italiano, la cui linea di sovranità nazionale è allarmante, debba generare inquietudini se oltre agli alleati del Visegrad alle prossime elezioni del Parlamento europeo si creasse più ampio consenso di alleanze auspicate dall’incontro del capoluogo lombardo. Quello che desidero dire ai due vicepresidenti del consiglio dei ministri e ad altri politici che la smettano di attaccare l’Unione europea attribuendo all’Europa la responsabilità di ogni male nazionale. Basta, basta, insomma, con la bugia di Bruxelles. Con tutti i limiti le carenze che l’EU può avere, e certamente ne ha, non possiamo incrinare o demolire un grande progetto che dopo tante guerre ci ha dato oltre 60 anni di pace e sviluppo.


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Cooperando

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L’istituto di ricerca sull’impresa cooperativa e sociale compie dieci anni

Con Euricse da Trento al mondo Moriremo democristiani

Porto franco

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contro la Democrazia Cristiana. Ora ha assorbito i toni, le forme, il linguaggio di un partito moderato che con garbo e furbizia mette un po’ in penombra i cappelli piumati e si inserisce delicatamente nelle pieghe di quell’intellighenzia democristiana, di Alberto Carli che dietro le quinte consiglia e vanno ben oltre l’acquisto dei suggerisce. Dieci anni fà, la Federazione Trentina della Coope- lo Borzaga, presidente di Euricse, andrà in pensione beni alimentari di prima necesNon sappiamo, oggi come oggi, razione, Fondazione Caritro, Università di Trento e nel 2019: mentre si prepara la successione, traccia sità.se vincerà Rossi o Mosna, ma Provincia di Trento hanno fondato Euricse l’Istituto un bilancio del suo tempo alla guida dell’Euricse: A partire già cosa in è vinca da unoquest’anno o l’altro una Europeo di ricerca sull’impresa cooperativa e socia- dai Sieg alle cooperative di comunità, dalla riforma alcune cooperative certa:famiglie la leadership politica e le con lo scopo di promuove la conoscenza l’inno- Zampiccoli del Terzo Settore alla gestione dei lavoratori svantrentine si potranno, per esemculturale del Pd anche in Trendie Ettore vazione nell’ambito delle imprese cooperative. Car- taggiati. pio,tino prenotare speciali- Parè ormaivisite agli sgoccioli. liamo naturalmente del Pd di Luigi Pintor, già direttore del Manifesto una quindicina di sta rafforzando negli osservatori e nei politologi la convinzio- stiche, stampare referti medici, una volta, non di quella anni fa scriveva con una certa soddisfazione “non moriremo ne che “moriremo democristiani”. Non che, tutto sommato, Euricse - ricorda il Borzaga guadagno e il pubblico non accedere alla propria cartellaCosa che verrà dopofarmaci, l’innestopadi pendemocristiani”. Invece in questo autunno dorato e incerto si mi dispiaccia ma vediamo di capire il perché. - era quella di partire dall’ecrealizza perché non ha risor- clinica, ritirare siero dei nuovi rampolli. cellenza del distretto cooperatise. E allora rientra in gioco la gare bollettini o il bollo auto, quello di comunista doc, vetero quali scenari nuovi si apriranno. Zeni un giovane promettente tanto Mosna, il candidato presi- Magari nella prossima maggiovo trentino per sviluppare una comunità che si organizza in prelevare contanti, acquistao neo che sia. Anzi il suo modo Certo non potranno ribattezza- che ha dimostrato di sopporta- dente delle liste civiche di cen- ranza ci potrà essere anche il riflessione a livello europeo ed forma di associazione o di coo- re giornali o riviste, navigare di proporsi, di argomentare, la re il PD Democrazia Cristiana re malamente le liturgie della tro, ma non pensiamo sia un no- Pd, peraltro con la generazione internazionale Un concreto ritirare documenti nuova, ma non potrà pesare più sua spavalderiaattorno ricordaall’impiù il ma sicuramente vi metteranno sinistra, Alessandro Andreat- perativa. stalgico delesempio pensiero unico e diin internet, presa cooperativa In Giudicarie la cooperativa o autorizzazioni di tanto, né tantomeno coseccare dentro contenuti, modi di fare, ta di sicura fede cattolico/de- in sinistra, berlusconismo chee sociale. il bersanidelèpartito della spesaanagrafici dieci non solo l’Istituto comunità dell’idea Fuoco nata e tanto tanto ilaltro. Una no- perpiù di manovratore smo aanni perdere. E non a caso èlo atteggiamenti e ragionamen- mocristiana, senza parlare del di pubblica, chedalla la Pro-munali riuscito a far ha crescere l’attengiovani di proporre chealtrimenti apre le porte all’introci sarà sempre la stesso Renzi detto che Ber- ti che con la vecchia e ormai parlamentare Tonini, tanto per volontà vinciadideve essere ovunque edvitàché riserva centro campo, quella sani è ormai “spompo”. Ebbene spompata sinistra avranno ben fare qualche nome. E’ una ge- uninsinuarsi togliendoduzione zione al modello cooperativo modello dappertutto di turismo rispetdidel nuovi servizi per la nerazione che sta cambiando la di Grisenti e compagni. poco a che fare. questi nuovi e giovani protagospazio al cittadino, al privato, sia nel mondo della ricerca toso della natura, del territorio comunità. “Con le cooperative Democristiani si nasce, non si A ben guardare questo proces- pelle di quel che po’ che resta e aalcontatto nistitra stanno mettendo alle corde professionista. Grisenti è didi comunità che gli opinion leader, ma con la popolazio- conclude Borzadel Pd. Ma le situazioni più indiventa. E’ quel che non so è in atto, silenziosamente, chi bene o male ha tentato di inscuola democristiana e lo diha sostenuto governi ed enti in agricoltura, sul confronto tra performanti le cooperative di ne residente e le sue attività ga - è possibile ri-coinvolgerehai cateressanti silavorativo, ritrovano usando al centro, produttive. pito ilnelle Pd nel in cui anche a Trento. Vediamo un inserimento terpretarenella in questi anni la Pre- costi mostra, tra caparbie-cittadini pubblici predisposizione e benefici dell’inserimenUnl’altro, altro la esempio cosemomento pubbliche, miata Ditta: Bersani sta facendo paio di situazioni. Nel Pd della quell’ampio bacino che – come tà con la quale è risorto dalle ha perso le radici inseguendo di leggi e politiche in mate- to lavorativo. il contratto di rete; indicare le li- sono i Sieg (Servizi di interesse che tra l’altro è l’unico modo la fine che farà, Barca si è perso vecchia guardia - non ci rife- una vecchia e cara mamma sue difficoltà. Viola pure con battaglie di retroguardia e perria di cooperazione e impresa E il futuro? Guarderà ai probleper identificare come economico generale) con ilfervido ri- per dendo uscire vent’anni da questa asituazio– èguida sempre pronto ad accogliecombattere nelle nebbie dell’ideologismo riamo al dato anagrafico - chi nee l’aggravante di essere sociale. ha anche e allePinter risposte. Dopoappare aver indi lere cooperative operare della Comunità di paura e individualismo tutti. E in possono questa area che si conoscimento anziché pensare resta? ormai vuoto e Euricse un po’ snob, deglisvialtri mi seguace della Compagnia dellene Berlusconi, luppato rapporto organico anni studiato le diverse deidel Europea delibeBisogna Etornare ad giocheranno inell’ambito destini futuri a rinnovarsi. così mentre fatto archiviato, il buon Pacher efficacemente di sicuraun matrice e pensiero co- questi Opere.eEl’imminente Rossi? Ma vi pare cheegoista. con il movimento cooperativo, di impresa cooperativa, per gli anziani. provinciale le diavere comunità inclusive. Lo Trentino e che potrebbero riser- ra ildella Bersani combatteva il Cavaliecon stile e tempismo ha deciso servizi munista o post comunista non forme Patt Giunta sia di sinistra. Ai tempi supportando imprese e organiloro numeri e il loro sviluppo, Trentino si stanno Famiglie Cooperative, con l’immigrazione, inattesi scenari.palesan- nostre re i giovani democristiani, zitti abbandonare la barca, Nico- Invarci si parla nemmeno più. C’è da i di quell’indomito combattente chevediamo i lettori che diffe- punti zitti, piano piano, come novelli letti ilsitema è giàconcreto perso nelle giurarci ma, dopo il congresso, era vendita Enricomultiservizi, Pruner il Patt smi di rappresentanza su temi oggi che sinebbie ag- doInfatti nuovidicano bisogni di sostegno po- erasu cui abbiamo iniziato a lavorenza fa tra un Grisenti e Viola cuculi, volavano nel nido del Pd romane. Poi ci sono i giovani il trio Letta-Franceschini-Rencapace di battaglie memorabili quali la valutazione dell’impat- giunge ad affrontare l’istituto è e servizio alla comunità che tranno avere la qualifica di Sieg rare: se gestita in un certo modo deponendo le loro uova, che rampanti. Olivi, più vicino a zi prenderà defi nitivamente in sia contro la sinistra, in nome da una parte e un Rossi dalto sociale, la ricerca sul prestito quello di provare a dare nuo- al privato non interessano per- consentendo agli abitanti delle può aiutare a ripopolare le aree ora si sono schiuse. Marangoni che a rendere Marx, Luca manosui il temi partito e allora chissà ve di Dio Heimat ae servizi Famiglia, l’altra. conosciamo soci, dell’innovazione risposte: come più ché non Non generano marginipiù di di vallate di accedere che siaemarginate”.

Il vecchio detto torna puntualmente di moda

Intervista al presidente Carlo Borzaga

Dieci anni fa nel neonato Euricse lavoravano un paio di giovani ricercatori. Oggi i ricercatori sono numerosi, sono organizzati in tre aree di interesse, c’è una struttura amministrativa leggera con una direzione e un Asegretario Roma come a Trento ci sono generale, Gianluca striscianti, ma non troppo, fenoSalvatori, a cui il Presidente meni e processi evolutivi Borzaga riconosce il meritoche di portano a dire che qualche “aver sviluppato neltratempo remese i democristiani, quelli di lazioni internazionali di valore seconda o terza generazione, inestimabile”. L’Istituto ha geavranno in mano le carte buone entrate proprie oltre enerato potranno giocare unaperpartita 5 milioni difieuro. Il finanziaimpensabile no a poco tempo mento pubblico è sotto 50% fa. Il tutto deriva dal lentoil logo(negli ultimi sotto il 35%), ramento dellaanni Premiata Ditta, ovvero PD del sotto dopo ilBersae i costiil generali 20%. ni che – sia ben chiaro non Sono state realizzate 450–pubsta chiudendo ma sicuramente blicazioni sulle imprese coopesta cambiando gli azionisti di rative e sociali, vinti 20 progetti maggioranza e forse anche la europei, fatte centinaia di preragione sociale. Basterebbesentazioni a convegni e confero tre nomi per far capire cosa renze in tutto il nel mondo, accolte sta succedendo Pd: Enrico 100 delegazioni di ricercatori, Letta, Franceschini e Renzi. di formazione Isvolte primi attività due vengono di fatto oltre a progetti di consulenza a dal vecchio Partito popolare di supporto di imprese, consorzi, Martinazzoli ed il dna della democristrianità l’hanno nel federazioni, enti ce pubblici e istisangue e nel linguaggio. Renzi, tuzioni locali, nazionali e interpur essendo nato in terre rosse, nazionali. ha tanti risvolti ma non certo “L’idea che ha dato origine a

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LA FORZA DELLA CONCRETEZZA

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Attualità

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Attualità

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Via alla stagione venatoria Presenta la stagione di caccia Severino Nicolini, membro della giunta dell’associazione provinciale Con la nuova stagione, partita come detto nella prima domenica di settembre, diverse sono le novità introdotte a cui dovranno attenersi, onde evitare di incorrere in spiacevole ed inutili sanzioni, tutti i cacciatori. A pochi giorni dall’apertura ne parliamo con Severino Nicolini, consigliere del distretto del Chiese e membro della giunta esecutiva dell’Associazione Cacciatori Trentini guidata dal nuovo presidente Ravelli Stefano subentrato nei mesi scorsi al dimissionario Carlo Pezzato. Severino, quali sono le principali novità introdotte per la nuova stagione venatoria? La principale novità è una scelta che, per la prima volta in Trentino, i cacciatori sono chiamati a decidere la tipologia di caccia da praticare. Con l’inizio della nuova stagione venatoria infatti ogni cacciatore doveva scegliere tra la “caccia da appostamento fisso” e la “caccia vagante”. Si tratta di una novità sulla quale ci sono diversi aspetti da chiarire. Probabilmente diversi di questi saranno chiariti dopo la sentenza del Consiglio di Stato prevista per la seconda metà di settembre. L’auspicio e la speranza di molti cacciatori è di poter tornare alla caccia storica che ci ha accompagnato fino all’anno scorso. Che differenza c’è tra le due? Cosa hanno scelto i cacciatori Trentini?

di Marco Maestri È stata aperta il 2 settembre scorso, per la felicità dei moltissimi cacciatori delle Giudicarie, la nuova stagione venatoria. Una passione che negli ultimi anni è cresciuta con le nuove generazioni che, grazie agli insegnamenti ricevuti da papà, nonni e zii, hanno conseguito la licenza (tra cui diverse

È un ragionamento abbastanza complesso. La “caccia da appostamento fisso” permette di esercitare solamente presso il capanno (o i capanni) denunciato cacciando solamente l’avifauna ammessi a questa tipologia. È obbligatorio portare con sé i richiami vivi e il fucile, solamente con canna liscia, può essere sfilato dalla busta solamente nell’appostamento. La “caccia vagante” invece è quella più tradizionale e conosciuta. Permette di cacciare tutti gli altri animali (camosci, cervi, caprioli, mufloni e galli) da palco in forma vagante. È possibile inoltre cacciare l’avifauna non protetti ma senza l’obbligo dei richiami. La grande maggioranza dei cacciatori trentini ha optato per la più tradizionale “cac-

cia vagante”. Com’è lo “stato di salute” dei vari animali? E come viene gestito l’abbattimento? Al momento lo stato di salute degli animali è buono. Negli ultimi anni, alla luce dei censimenti effettuati e registrati, c’è stato un incremento di tutte le specie animali. L’abbattimento viene effettuato seguendo una logica ben precisa e garantendo il mantenimento. Ogni stagione, quando viene deciso il numero di capi da abbattere per ogni distretto vengono analizzati i dati storici e degli ultimi censimenti. Mi preme evidenziare quindi che non si uccide tanto per il gusto di farlo. La salvaguardia della specie è uno dei fattori cari

donne). Nelle Giudicarie sono 1’249 i cacciatori iscritti alla nuova stagione venatoria che compongono i tre distretti di zona: 557 per il distretto del Chiese; 385 per il distretto delle Giudicarie (busa di Tione e Giudicarie esteriori); 307 per il distretto della Rendena.

all’Associazione Cacciatori Trentini. Lo scorso anno purtroppo, proprio in Giudicarie, è avvenuto un tragico incidente costato alla vita ad un uomo ucciso per errore dall’amico. Qual’è il livello di sicurezza? E che consigli si possono dare ai più giovani per evitare simili disgrazie? Risulta difficile dire qual è il corretto livello di sicurezza. Personalmente credo che, oltre ad una grande attenzione del cacciatore stesso, basta applicare le regole previste dalla legge nazionale in materia di caccia. Sicuramente occorre implementare, in fase di abilitazione alla caccia, i corsi previsti con le nozioni principali della sicurezza:

come maneggiare l’arma, gestire in sicurezza la preparazione allo sparo, garantire la totale sicurezza di eventuali persone presenti nelle zone limitrofe. Un buon cacciatore deve avere lucidità e certezza di cosa ha davanti per sparare. Non è abbastanza dire “ho visto qualcosa che si muove e quindi sparo”. Non è sicuramente questo il principio della corretta caccia. A seguito dell’incidente, avvenuto all’imbrunire, ritieni opportuno portare avanti la proposta dall’ex Presidente Provinciale in merito all’accorciamento della giornata di caccia chiedendo di interrompere prima la possibilità di sparare? Assolutamente no. Il tragico

incidente poteva verificarsi tranquillamente in qualsiasi altro orario della giornata. Se tutti i cacciatori rispettano le regole (orari, giorni di apertura, tipologia di capi da abbattere) non ci sono problemi. Quale miglioramento apporterebbe l’accorciamento dell’orario consentito? Nessuno. Un’ultima inevitabile domanda. Come è sentita dai cacciatori la sempre più minacciosa presenza dell’Orso nelle Giudicarie? Rappresenta un problema per l’Associazione? È un problema. Ma non per i cacciatori in sé, ma per tutti coloro che vivono la montagna, che sui pascoli di montagna costruiscono il proprio reddito dedicandosi con passione ad un lavoro duro. Sicuramente, la presenza del plantigrado, cambia il modo di vivere la caccia da parte nostra. Al minimo rumore il primo pensiero va all’orso. L’obiettivo personale, e dell’Associazione Cacciatori Trentini, è quello di supportare il mondo agricolo e contadino colpito dalle razzie dell’Orso. Non voglio minimamente pensare che qualcuno pensi che i cacciatori vogliano aprire la caccia all’orso per metterlo nel freezer di casa. Non abbiamo questa aspirazione ma vogliamo, anche con il coinvolgimento delle forze politiche locali, garantire la dovuta sicurezza minata dai comportamenti dell’Orso.

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Speciale Ecofiera

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Dal 5 al 7 ottobre a Tione

Ecofiera, l’appuntamento con sostenibilità e soluzioni green Ritorna per tre giorni, dal 5 al 7 ottobre 2018, a Tione di Trento, l’appuntamento con Ecofiera di Montagna, giunta ormai alla sua 19^ edizione.In questi anni la manifestazione si è sempre evoluta, sia nelle dimensioni fisiche, che di qualità della proposta e La rassegna, organizzata dal Comune di Tione in collaborazione con il Comitato Fiere ed il Consorzio per il Turismo Giudicarie Centrali, si terrà, quindi, nei giorni di venerdì 5, sabato 6 e domenica 7 ottobre con orario di apertura al pubblico dalle ore 14.00 alle 20.00 venerdì, dalle 09.00 alle 20.00 sabato e dalle 09.00 alle 19.00 domenica, mantenendo, come da tradizione, l’ingresso gratuito. La fiera sarà suddivisa anche quest’anno in diversi settori: •Agricoltura di montagna •Sviluppo sostenibile • Fonti alternative

• Risparmio energetico • Bioedilizia • Eco-arredo e design • Artigianato • Prodotti tipici • Produzioni biologiche • Ristorazione giudicariese • Agriturismo • Attività tradizionali della montagna • SportNatura • Salute e benessere 14 i settori tematici, quindi, distribuiti in 4 padiglioni coperti, per un totale di circa 3.000 mq, e in 8.000 mq di aree esterne, disposti lungo il viale principale della borgata di Tione, permettono ad ogni visitatore di trovare il suo settore, le sue passioni, le

curiosità e le novità per la sua professione ed il suo tempo libero. Davvero numerose saranno le novità che animeranno questo importante traguardo di Ecofiera, sia dal punto di vista espositivo che per quanto riguarda le attività collaterali, per rendere unica anche questa edizione. Mille spunti utili ed interessanti, un contenitore di idee originali, accattivanti, per tutti i gusti. Nuove iniziative, mostre collaterali, convegni, incontri culturali e musicali, spettacoli per bambini, laboratori, animazioni ed esibizioni dal vivo. Tante fiere in una, dunque, con un ricco programma di in-

trattenimento per un lungo week-end. Vi invitiamo quindi a tenervi aggiornati sulle

ormai rappresenta un appuntamento autunnale irrinunciabile sia per gli espositori sempre in crescita, che per i numerosi visitatori che nell’ultima edizione erano oltre 30.000, provenienti da tutto il nord Italia e non solo.

novità dell’Ecofiera consultando il sito www.ecofiera.info, dove si potranno trovare tutte le notizie

utili, inerenti ai programmi, le news, le attività e tutto ciò che sarà presente in fiera.

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Speciale Ecofiera

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Le novità del 2018 Special Guest Luca Mercalli nell’approfondimento Cambiamenti climatici e montagna: il problema e le soluzioni Ecofiera 2018 ospiterà anche Luca Mercalli, il più famoso esponente della Società Meteorologica Italiana, nonché giornalista scientifico per la RAI e il quotidiano La Stampa, noto al pubblico televisivo italiano per la partecipazione alla popolare trasmissione “Che tempo che fa”. Nel pomeriggio di sabato 6 ottobre, a partire dalle ore 16.00, sarà impegnato in una conferenza dal tema “Cambiamenti climatici e montagna: il problema e le soluzioni”, presso Sala della Comunità delle Giudicarie, in Via P. Gnesotti 2 a Tione. NUOVO PERCORSO GUIDATO IN ECOFIERA La grande novità della 19^ edizione di Ecofiera sarà il nuovo allestimento degli spazi interni, grazie al quale si avrà subito l’impressione di trovarsi di fronte ad una realtà strutturata con maggiore razionalità e professionalità. Un percorso guidato che porterà il visitatore a visitare tutti gli stand, permettendo di visitare ogni espositore, scoprendo tutto ciò che viene proposto in fiera, attraverso un itinerario completo nel mondo dell’ecologia, dei prodotti biologici e dell’artigianato di montagna. Nel contempo, il nuovo percorso gratifica gli espositori che ottengono tutti la stessa visibilità. FESTIVAL DELL’ACQUA Altra grande novità di Ecofiera 2018 sarà la proposta della prima edizione del “Festival dell’Acqua di Tione”. La proposta di un “Festival

dell’acqua” nasce con almeno due obiettivi: • il primo: l’urgenza della consapevolezza il più diffusa possibile del valore del patrimonio rappresentato dall’acqua , quale bene comune primario insostituibile oggi e per le future generazioni, acqua di cui le Giudicarie sono le maggiori fornitrici in Trentino, acqua che non è una risorsa perenne, acqua che sta diminuendo evidenziando periodi di siccità anche in Trentino. • il secondo: dare contemporaneamente una spinta culturale ed economica al paese di Tione di Trento, quale centro delle Giudicarie. CONVEGNO CAMBIAMENTI CLIMATICI E RISORSE IDRICHE Sabato 6 ottobre, alle ore 10.00, l’ingegnere Giacomo Bertoldi di EURAC RESEARCH, presenterà gli effetti dei cambiamenti climatici nelle zone alpine ed in particolare gli impatti sulPorte interne le risorse idriche, con rifee portoncini blindati rimenti al rapporto sul clima pubblicato da EURAC RESEARCH. A seguire l’ingegnere Emanuele Cordano presenterà uno studio sugli effetti del cambiamento climatico sull’innevamento della Val Rendena. Pavimenti e rivestimenti

Ecofiera a Tavola

Altro settore destinato ad incontrare il favore dei visitatori è quello della “Strada dei Sapori”, che amplia l’offerta gastronomica con alimentazione e produzioni alimentari del territorio. A dare slancio a questo specifico contenitore della fiera anche appuntamenti “Gastronomici”, durante i quali la Scuola Alberghiera Enaip di Tione proporrà delle ricette con i prodotti tipici del territorio. Da non dimenticare i momenti enogastronomici, dai ristoranti giudicariesi che anche quest’anno propongono i Portoni e motorizzazioni

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menù Ecofiera, ai “Sapori e Momenti in Fiera”: alcuni selezionati produttori trentini presentano le eccellenze enogastronomiche del territorio, che conservano e tramandano antiche tradizioni. Si potrà assistere, quindi, ad una ricca esposizione di prodotti tipici e biologici, dove il cibo incontra il territorio, con la possibilità di acquistare prodotti a km 0. Si potrà altresì gustare delle prelibatezze gastronomiche difficilmente reperibili nei consueti circuiti di vendita. Inoltre, come ormai da alcuni anni, l’Associazione “Na Brevenada” preparerà un’ottima trippa, piatto tipico locale, che potrà essere degustata sia in brodo che alla parmigiana. Proporrà, inoltre un fornitissimo spaccio bar con panini, patatine, bibite e caffè. Il tutto negli orari della fiera nelle giornate di sabato e domenica, presso la casetta del Parco Saletti. Tornerà, infine, il tradizionale momento del pranzo domenicale con la polenta carbonera.

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Attualità

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Folla e acclamazioni per il leader del Carroccio che ha lanciato la campagna elettorale per il 21 ottobre

L’uragano Salvini a Pinzolo, come una rockstar

Mancato il ritiro della Roma ci ha pensato lui a fare da catalizzatore dell’attenzione mediatica e turistica per la località della Val Rendena che è stata al centro delle attenzioni di giornali e tv per una settimana. Dal Capitano Totti al Capitano Salvini. Un codazzo di gente ha seguito il leader leghista dappertutto, e lui non si è tirato indietro: selfie, dirette Facebook, foto con i simpatizzanti, ad appannaggio dei media e soprattutto del consenso popolare che ha messo il vento in poppa alla Lega in questi primi mesi di governo, mettendo in ombra anche gli alleati del Movimento 5 Stelle che pure a suon di “nuovo che avanza” erano entrati prepotentemente al governo. Poiché erano

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più come leader della lega Nord che come Ministro dell’Interno che Matteo Salvini è arrivato a trascorrere qualche giorno di vacanza a Pinzolo: lo fa da molti anni e proprio qui, da quando ancora la Lega non era al governo, si sono svolte le feste estive del Carroccio. Quella di poche settimane fa ha lanciato ufficialmente la campagna elettorale nostrana in vista delle elezioni del 21 ottobre.

Quest’anno, c’era da aspettarselo dopo il successo del 4 marzo e il protagonismo del leader che ha di grand lunga oscurato il presidente del consiglio Conte e l’alleato Di Maio, la folla era tantissima, e al centro dell’attenzione spasmodica di gente e media Salvini non era un politico, ma una rockstar: nessun aplomb istituzionale, nessun tentativo di fare una vacanza riservata (anzi).

nuovi, si sono alleati con uno dei partiti più vecchi dell’attuale panorama politico nazionale, sarà stato per stare in equilibrio. Più che una visita politica l’arrivo del minsitro, vicepremier e leader politico Salvini è stato un fenomeno social: una maglietta al giorno, per non scontentare nessuno (ma qualcuno l’ha scontentato, come gli alpini che non hanno gradito indossasse la t-shirt dell’adunata a Trento), foto in ristoranti e hotel, ai piedi delle vette e seduto sul marciapiede a mangiare un trancio di pizza, il video dal balcone dell’albergo a rinfrescare gli slogan e ricordare ai fans chi sono i nemici da osteggiare: tutti quelli che non sono con lui.

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Ambiente

A fine maggio l’Italia ha esaurito le risorse naturali idealmente disponibili per tutto l’anno

Dagli

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di Gianni Ambrosini

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Memoria

SETTEMBRE 2018 I Giudicariesi all’arrembaggio ma poi… i tre decapitati

19 agosto 1768: l a demolizione del Dazio di Tempesta di Mario Antolini Musón

Se ne fa portavoce e ne dà testimonianza don Ernesto Lorenzi - un curato di campagna che ha operato anche in Giudicarie - nelle sue pagine stampate nel 1924 ed oggi riedite a cura del Centro Studi Judicaria. Riferendosi ai rapporti sociali già evidenziati nel Medioevo, parlando delle popolazioni “ribelli” scrive: «Nei Renitenti del Vescovato di Trento milita in loro l’impotenza, la quale chiaramente apparisce se si riflette al povero stato in cui si ritrovano, nonostante l’esenzione fin qui goduta da ogni sussidio a quali se aggiungere volessimo l’obbligazione delle steure [imposta, tassa], in pochi anni di poveri che sono diverrebbero affatto mendici. Li renitenti del Principato sono Fiemme, Levico, le Giudicarie con Stenico, Valle di Leder e le Valli di Anone e Sole. Ora di tutti è nota la loro strettezza, a segno che le ultime Valli, principiando dalle Giudicarie, tanto penuriano del bisognevole ch’una gran parte degli uomini atti al lavoro sono costretti a por-

Il 19 agosto 1768 avvenne l’evento storico definito “il più importante del secolo diciottesimo in Trentino” e considerato il più saliente ed emblematico per i Giudicariesi; quest’anno lo si ricorda a 250 anni di distanza. L’episodio, oggi rievocato anche su queste colonne, affossa le proprie radici nel forte senso di autonoma gestione delle singole “communitates” di cui si erano fatti forti i Giudicariesi (e non solo) che rivendicavano tarsi nella vicina Italia all’invernata per campare». Oggi (2018) parliamo di “crisi”; quella di allora era davvero penuria, miseria e fame…. e non sarebbe male il ricordarsene! L’evento di cui ricorre il 250mo anniversario, viene così documentato. Nel 1765 Maria Teresa, regina d’Ungheria a arciduchessa del Titolo, aveva fatto erigere sulla riva sinistra del lago di Garda un “Dazio” in località detta “in Tempesta”, ossia proprio al confine dove erano costrette a passare le vettovaglie ed ogni altra merce che provenivano dal Veneto verso il Basso Sarca e le Giudicarie. Proprio nel 1768 si aggiunse l’insistenza del vescovo di Trento Cristoforo Sizzo, il quale aveva fatto pressione affinché le Sette Pievi delle Giudica-

rie pagassero con urgenza le steure. Le tre Pievi delle Esteriori (Bleggio, Lomaso e Banale) si sottomisero e pagarono; all’opposto, le

- attraverso le “Regole/Statuti” - la libertà di amministrare le proprie comunità ed i propri territori attraverso le note e mai dimenticate “proprietà collettive”, e costantemente con la strenua difesa contro le prepotenti ed ossessive ingerenze del Principato Vescovile di Trento a cui si erano aggiunti in un primo tempo i Conti del Tirolo e successivamente i regnanti dell’Austria.

quattro Pievi delle Interiori, in particolare quelle di Tione e di Bono, protestarono di non volerle pagare a nessun costo, ed il malcontento generale trovò sfogo il 10 agosto 1768 con una riunione di massa in piazza a Tione, durante la quale, a gran voce, si decise di andare a distruggere il Dazio a Tempesta; ciò che avvenne il 19 agosto successivo. L’assalto e la demolizione avvenne in brevissime ore, in maniera decisa ed avventurosa, ma la soddisfazione degli “eroici” facinorosi ebbe breve durata. Terribili e deleterie furono le conseguenze durante gli anni che seguirono, con processi a non finire e con provvedimenti amministrativi che portarono ad “essere inflitte multe enormi data la povertà del paese e la scarsezza del denaro”. La peggio l’ebbero i tre considerati i “facinorosi” fautori/sobillatori dell’impresa, che subirono una ignominiosa condanna e la morte, così riportata dai documenti del tempo: «La sentenza fu emanata e promulgata dalla finestra della Casa Steffanini aperta sopra la Piazzetta di Tione presso il Foro Vicariale [oggi Via del Foro, in Brévine]. Nella piazzetta stavano i tre condannati e moltissimo popolo. Il che

è seguito il 14 marzo 1772. Successivamente i tre condannati furono condotti nel luogo chiamato alla Croce [poi “Piaza de la Crós” ed oggi “Piazza Cesare Battisti]. Fu Bartolomeo Putzer boia di Hall d’Innsbruck con un colpo di sciabola troncava il capo e separava dal busto a Martino Voglio di Bondo. Stessa cosa fece l’altro carnefice, Giovanni Giorgio Putzer, staccava dal corpo le teste di Andrea Vedovelli di Breguzzo e di Giovanni Antonio Zovanetti di Zuclo. E poi furono collocati i pezzi di questi due cadaveri con le teste sopra due mastodontiche rocce in un sito posto su un’altura chiamata “al Gaggio”, sopra il villaggio di Tione»; località ai piedi dei pendii del Monte Gaggio, in località ancora oggi denominata “Piàn dei Morti” dove è tuttora ricordato il tragico evento. In occasione del 250mo anniversario opportunamente il Centro Studi Judicaria ha curato la ristampa anastatica della pri-

ma edizione del volume di don Lorenzi, non tanto per rievocare un evento che le ultime generazioni forse non conoscono, ma soprattutto perché nei risvolti socio-storici si possono trovare elementi indicativi dei rapporti fra popolazione e poteri pubblici che s’intaccano e possono intersecarsi e deteriorarsi specialmente quando il rapporto fra potere e cittadini si acuisce e si aggrava a causa di una tassazione gravosa specie a danno dei più poveri e dei meno abbienti. Elemento più che mai presente anche nella società del Duemila. Il ricordarlo, non solo per pura curiosità, ma anche per “pensàrghe sù”… forse può essere ancora di moda e necessario. DON ERNESTO LORENZI, La demolizione del Dazio di Tempesta nel 1768. Episodio di Storia Giudicariese. Appendice: La leggenda di Carlo Magno in Rendena e Val di Sole. Per cura della Società “Pro Tione”. Tipografia Editrice Antolini, Tione, 1924. Riedizione anastatica a cura del Centro Studi Judicaria con trascrizione a cura di Tullio Pasquali e Graziano Riccadonna, Grafica 5, Arco (Tn), giugno 2018.

Il Giornale delle Giudicarie mensile di informazione e approfondimento

Anno 16 n° 9 settembre 2018 Editore: Associazione “Il Giornale delle Giudicarie” via Circonvallazione, 74 - 38079 Tione di Trento Direttore responsabile: Paolo Magagnotti Coordinatore di Redazione: Denise Rocca Comitato di redazione: Elio Collizzolli, Aldo Gottardi, Matteo Ciaghi, Denise Rocca Hanno collaborato: Gianni Ambrosini, Adelino Amistadi, Mario Antolini Musòn, Enzo Ballardini, Giuliano Beltrami, Giacomo Bonazza, Alberto Carli, Massimo Ceccherini Podio, Francesca Cristoforetti, Chiara Garroni, Enrico Gasperi, Marco Maestri, Mariachiara Rizzonelli, Tiziano Salvaterra, Alessandro Togni, Alberta Voltolini, Ettore Zampiccoli, Marco Zulberti Per la pubblicità 3356628973 - 338 9357093 o scrivere a sponsorgdg@yahoo.it Il giornale è aperto a tutti. Per collaborare si può contattare la redazione (3286821545) o scrivere a: redazionegdg@yahoo.it Direzione, redazione via Circonvallazione, 74 - 38079 - Tione di Trento Stampato il 6 settembre 2018 da Sie Spa - Trento Autorizzazione del Tribunale di Trento n. 1129


Territorio

Al lupo!

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Arte

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Solo con queste premesse si può avvicinare l’arte di Carlo Donati (1874-1949), nato a Verona da padre bleggiano, Carlo Giuseppe Donati da Bivedo, e da madre modenese, Elisabetta Ferrarini, profondamente legato alla terra avita per aver decorato le chiese di Santa Croce, Bivedo, Vigo Lomaso, Spiazzo Rendena, Prezzo, per limitarsi all’ ambito giudicarese, oltre i vetusti e impegnativi ambienti di Castel Campo. Proprio nella chiesa di Sant’Antonio Abate della “sua” Bivedo, chiamato ad affrescarla nel 1931, ritroverà la piccola, preziosa pala cinquecentesca di Sant’Anna, opera giovanile di quel Jacopo Ligozzi, altra eccellenza dell’arte veronese, di cui abbiamo già riferito in questa rubrica. La sua formazione, quindi, avviene nella città scaligera negli ultimi decenni dell’Ottocento, frequentando la prestigiosa Accademia Cignaroli, palestra obbligata per i talenti artistici di quel territorio dove, accanto alla più tradizionale pittura di genere, di storia e di ritratto, improntate al canone verista, si respirano le atmosfere dello jugendstil viennese, dell’art noveau, delle tendenze puriste dei nazareni e dei preraffaelliti, tutte declinazioni del grande movimento simbolista, alla ricerca di un’arte che trascenda la realtà in senso spirituale ed emotivo, attraverso l’esaltazione della linea, della sua forza dinamica e sintetica. Dentro questa complessa dialettica tra il dire antico e quello moderno si situa la ricerca di Carlo Donati, in un processo di semplificazione formale che vuole essere prima di tutto comunicazione di sostanza spirituale. “Lo chiamano ‘il Mistico’ nome che è bene appropriato, non soltanto all’arte, ma anche alla personalità, all’indole del Donati; poiché veramente egli - uomo la cui modestia, e vorremmo dire umiltà, è pari al genuino, intrinseco valore - può paragonarsi agli antichi, più intimi lirici del pennello - uomini quasi sempre modesti e semplici che rivissero con intensità e schiettezza di spirito il Poema cristiano e ne fecero ripalpitare nella loro arte tutta l’essenza, insieme divina ed

Nato a Verona da padre bleggiano, di Bivedo, è tornato in Giudicarie con le sue opere

Carlo Donati, artista raffinato peruna pittura spirituale di Giacomo Bonazza “Ho rinunciato alle ricerche formali, compiacente ricchezza dell’artista, per dire semplicemente la verità. Dovevo dipingere per gli incolti, per i contadini, per i fanciulli; ho dipinto tutto e tutti; la vita, la morte, la fede, i sacramenti, gli angioli e i santi, Cristo e la Vergine; ho dato pascolo agli occhi degli intendenti e degli ignari e se i raffina-

ti mi hanno giudicato ingenuo i semplici mi hanno trovato chiaro”. Mai dichiarazione d’intenti fu più netta, quella del pittore veronese/giudicariese, a sgombrare subito il campo circa le priorità del suo fare artistico, tutto subordinato ad un messaggio di tipo spirituale ed etico piuttosto che avventura linguistica fine a se stessa.

2 1- Carlo Donati: “Autoritratto con l’angelo della morte”, 1934 2- Carlo Donati: “San Rocco, Santa Viola e Sant’Antonio da Padova”, Chiesa di Azzago di Grezzana (Vr), 1904

1 umana” (Catalogo Mostra, Firenze, 1922). Angelo Dall’Oca Bianca, tra i pittori veronesi più in vista della la prima metà del ‘900, aggiunge riguardo al Donati: “Sento che il Donati ha una parola nuova da dire nell’arte sacra, o meglio sa ridirci parole del prerinascimento, di Giotto, del Cimabue, dell’Angelico, che l’età moderna nel suo dinamismo meccanico sembra abbia perduto per sempre”.

E’ comunque a partire dagli anni venti del Novecento che il nostro sceglie di esercitare, quasi una vocazione, la professione di frescante, diventando il punto di riferimento di un manipolo di valenti artisti veronesi che andranno ad abbellire decine e decine di chiese dell’area veneto-tridentina, tra cui Adolfo Mattielli con la chiesa di Sant’Andrea a Breguzzo. La scelta “religiosa”, in tempi di avanguardie artisti-

che dai manifesti roboanti e dalle rotture linguistiche radicali, non è certamente favorevole ad un’arte dai risvolti devozionali, troppo “popolare” e didascalica; neanche il “passaggio” veronese di Felice Casorati, con i suoi anticipi di Realismo Magico e di Novecento, influenzerà più di tanto questo nuovo corso dell’arte sacra. Quando arriva a Santa Croce del Bleggio nel 1911, per la sua prima

impresa trentina, a 37 anni, Carlo Donati è già un artista affermato, con alle spalle alcune partecipazioni alle Biennali veneziane, premi importanti ad esposizioni nazionali e internazionali. La pieve bleggiana dà il via alla sua produzione murale giudicariese, dove a prevalere è il gusto decorativo, a motivi geometrici e floreali di ascendenza rinascimentale, filtrato da evidenti suggestioni liberty: un dialogo

non facile con la preesistente architettura cinquecentesca, ma a quei tempi particolarmente apprezzato, tale da scomodare lo stesso Francesco Giuseppe a sollecitare nuove commissioni per l’artista veronese in terra tirolese; di questo periodo pure le chiese di Vigo Lomaso, Spiazzo, Cloz, Mori, Mezzana, Daiano, ecc. Qualche decennio dopo, le altre chiese trentine: la bellissima facciata della chiesa dei Cappuccini a Trento (1926), andata distrutta durante la seconda guerra mondiale, la decorazione delle chiese di Folgaria, Moena, Castel Tesino, Prezzo e Bivedo (1925-1931). Summa della sua opera pittorica in Giudicarie, rimane il ciclo di affreschi presso Castel Campo, voluto dalla famiglia Rasini tra il 1925 ed 1926, dove, a fronte di uno studiatissimo programma iconografico tra sacro e profano, Carlo Donati può esprimere il suo raffinato e colto simbolismo armoniosamente integrato negli spazi dell’antico maniero. La cappella di San Nicola con la “Madonna della Neve”, il “San Giorgio a Cavallo”, il trittico dedicato a Thea Casalbore Rasini, gli affreschi della “Via Lattea” nella sala a pian terreno, la “Fontana della vita” e la “Maternità” nel cortile del castello, sono la testimonianza visiva di una slancio metafisico.


Attualità Il festival si è sviluppato nei villaggi alpini del cantone svizzero e nella vicina Chamonix, in terra Francese, dal 05 al 12 agosto scorso. Alla base dell’evento la pedagogia ed una serie di concerti tenuti da professionisti con la presenza di diversi stagisti proveniente da diverse Accademie ed alcuni conservatori che praticano organo, canto, arpa e sassofono. Il Coro Azzurro di Strada, diretto dal maestro Cornelio Armani, è stato chiamato ad eseguire il concerto conclusivo nel pomeriggio di domenica 12 agosto nella maestosa ed accogliente Chiesa di Finhaut, cui è seguito un breve ma significativo scambio di saluti tra i rappresentanti istituzionali delle due comunità. L’emozionante momento ufficiale è stato preceduto, nella giornata di sabato, dalla visita alla città di Aosta ed al Castello di Fenis, a pochi chilometri dalla cittadina aostana. Nella solenne giornata di domenica invece il Coro Azzurro, con al una trentina di accompagnatori al seguito, ha partecipato alla Santa Messa e successivamente eseguito alcuni canti nella suggestiva location della “VeritcAlp Emosson”, raggiunta con la funicolare più ripida d’Europa

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Il CoroAzzurro di Strada ai piedi del Monte Bianco Trasferta in Svizzera per il sodalizio canoro “Lassù tra i pini e i fior specchio di ciel seren...” Potremmo riassumere con questo poche parole riprese dalla canzone “A Monticolo” armonizzata da Giuseppe Grosselli, l’emozionante trasferta effettuata dal Coro Azzurro di Strada in Svizzera nel secondo fine (in alcuni punti si tocca l’87%) e dalla quale si può ammirare la spettacolare vista del Monte Bianco. «La trasferta – commenta il Presidente del Coro Dino Ceschinelli - è stata anche occasione per conoscere culture e paesi diversi, anche se comunque a noi simili. Un caloroso ringraziamento a Paolo Carlucci, originario di Prezzo (per via della mamma Angiolina Balduzzi), che ha organizzato il tutto in maniera eccellente permettendoci di trascorre due giorni indimenticabili.» Grande successo, riscontrato dai sentiti

settimana d’agosto. Il sodalizio canoro guidato dal Presidente Dino Ceschinelli ha infatti ha eseguito il concerto di chiusura del festival “Organi, musiche e cime 2018” proposto a Finhaut, nel cuore del cantone Vallese, ai piedi del Monte Bianco.

applausi della platea presente, per l’esibizione ufficiale del Coro Azzurro che ha proposto diciotto canti. Un mix di brani che spaziano sui temi più ricorrenti del canto popolare: l’amore, la guerra e il legame con la montagna. Dai classici “Vuoi tu venir in Merica”, “La Pastora” e “La Montanara” fino ad arrivare alla novità del canto “La Preghiera del Contadino”, inno elvetico che ha emozionato non poco la platea presente. «Un grande plauso – conclude Ceschinelli - al maestro Cornelio Armani e al vice Danilo Armani che, come in tutte le occasioni, si sono prodigati per l’evento e alla vicepresidente Daniela Mosca che, ancora una volta, ha organizzato al meglio la trasferta».


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Passaporto? Sì, quello alpino Il passaporto austriaco apre il rischio di una ferita antistorica di Marco Zulberti L’editoriale domenicale del Direttore Alberto Faustini sul quotidiano Il Trentino sulla questione del passaporto che l’Austria intende offrire ai soli residenti di lingua tedesca e ladina dell’Alto Adige, oltre che a introdurre a un serio problema europeo tra nazioni

Si deve ricordare che da quando la nostra regione, il Trentino Alto Adige, è stata annessa cento anni fa al termine di una guerra sanguinosa nel Regno d’Italia: il destino di Riva del Garda, Rovereto, Trento, Bolzano, Merano, Bressanone e Brunico è sempre rimasto comune, non per motivi linguistici ma per quelli amministrativi e legislativi. Nel 1920 il vecchio Giolitti e Salandra decisero che queste due provincie possedevano un sistema di norme e leggi molto più evoluto di quello del giovane regno italiano ed era necessario concedere loro una sorta di Autonomia. Lo ricordava molto bene Domenico Fedel nella sua storia dell’ASAR pubblicata nei primi anni Novanta.

L’unità tra Trento e Bolzano era riconosciuta su una base legislativa che si fondava proprio sul lunghissimo periodo che queste due città e i loro due territori montani erano state amministrate nello stesso modo e con le stesse leggi al cui centro c’era la vita economica montana. Non c’entrava nulla il fattore linguistico e nazionalistico che nei primi anni Venti aveva ancora da imporsi sia a Roma che a Vienna che a Berlino. Il governo italiano vedeva un tessuto di vita economica e riconosceva come le leggi stesse leggi italiane avrebbero potuto indebolire un governo della montagna che grazie all’amministrazione viennese, appariva alquanto evoluta in numerosi campi, dalla

fiscalità (il famoso Catasto) alla scuola, dalla previdenza alla gestione delle proprietà delle comunità (in Italia erano tutte del Demanio). Non v’era alcun motivo linguistico per dividersi ma di vita comune montana per stare insieme. La nostra regione non aveva alcuna tentazione nazionalistica e il fattore comune della montagna univa tedeschi, trentini e ladini esattamente come accade in Svizzera tra tedeschi, italiani e romanci. Le radici alpine hanno il duro vivere sulla montagna come fattore comune e non il nazionalismo. Se il primo governo italiano di fatto, lasciò il Trentino Alto Adige intatto e unito furono poi i nazionalismi di Roma e Vienna, a dividere le popolazioni

che partecipano insieme all’Unione Europea, rischia di aprire una ferita anti-storica tra le due provincie di Trento e Bolzano, che sono insieme da più di mille anni, commettendo un macroscopico errore storico e geografico nei confronti di tutte le popolazioni alpine. sulla base di una silenziosa spartizione. Da una parte i tedeschi attirarono in Germania molti tirolesi e annettevano l’Austria, dall’altra Mussolini riempiva Bolzano d’investimenti nel campo industriale e viabilistico importano emigranti soprattutto veneti che si sono progressivamente integrati con la popolazione locale. Alto atesini di lingua tedesca e trentini di litaliani italiani ne erano le vittime silenziose. Di questa vicenda ne ha fatta una lucidissima cronaca Sebastiano Vassalli in un uno dei suoi ultimi libri dal titolo “Il confine”. Sono stati i due nazionalismi. il pangermanico da una parte e quello romano dall’altra che hanno continuato anche dopo il 1945 ad allontanare politica-

mente le due popolazioni che sono le vittime di classi politiche che le vogliono governare da lontano senza conoscere le radici di una convivenza secolare. Chi passasse a Innsbruck vada ad ammirare gli affreschi dell’Hofburg dove come immagine del sud tirolo era il lago di Garda e i campi di grano tra Arco e Riva. Sono i pangermanici tedeschi e i romani nazionalisti italiani che alimentano la divisione tra le nostre due province, complice una classe politica a sua volta ignara della storia a partire da temi come i simboli del fascismo o della segnaletica e della toponomastica. Il Trentino e l’Alto Adige devono prendere coscienza di queste due forze negative nazionaliste che le stanno dividendo, cercato un nuo-

vo terreno comune basato proprio sull’economia di montagna e tutti i suoi settori dai trasporti, all’energia, alla reintroduzione del tedesco anche in Trentino e perché no aggiungendo sulla segnaletica Trient, sui consigli comunali Rathaus, sulle farmacie Apotheke, und so weiter. Lo scrivente, trentino che ha studiato a Bolzano, il cui cognome è stato nel tempo italianizzato cosa si deve sentire di fronte ad un così preoccupante silenzio degli storici locali? Un marrano? Quanti Trentini hanno in origine un ramo tedesco? Ecco perché il domenicale di Faustini non deve cadere nell’indifferenza generale. Questo si deve scrivere a Sebastian Kurz e al suo governo. Smettiamola di dividere queste due popolazioni e a lasciamo che riscoprano quel terreno comune rappresentato non dal passaporto nazionalistico ma solo da un ben più simbolico passaporto alpino.

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Attualità

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A Tione, dal 24 settembre, cinque incontri per agire sulla propria salute

Dire addio alle sigarette E’ conoscenza diffusa, anzi diffusissima, che il fumo sia diretta causa di tumore, eppure i tabagisti sono ancora tantissimi. La dipendenza dalla sigaretta non è facile da sconfiggere, spesso chi prova a smettere da solo Enti e associazioni che lavorano per la prevenzione si sono messe assieme per proporre un breve corso per smettere assieme di fumare una volta per tutte: l’azienda sanitaria con il Centro alcolopgia antifumo e altre fragilità, la Lega Italiana per la lotta contro i tumori – Delegazione delle Giudicarie, l’associazione A.m.a Auto mutuo aiuto onlus di Trento hanno organizzato un’iniziativa che già da diversi anni ha aiutato tantissime persone a liberarsi dalla dipendenza dalla sigaretta. Il prossimo corso è in partenza a fine settembre: si tratta di cinque incontri, tutti a Tione, nei quali capire le ra-

gioni della dipendenza e iniziare il percorso per sconfiggerla, parlare di salute e sani stili di vita nei quali per il fumo non c’è posto. Il primo dei 5 incontri, tutti alle 20 di sera, nei quali è articolato il corso è il 24 settembre, si proseguirà il 25 e 27 settembre. Infine le date degli ultimi due incontri verranno concordate con i partecipanti. Il corso si svolge nella sala riunioni della Rsa dell’ospedale di Tione. Per informazioni e iscrizione è a disposizione la Lilt delle Giudicarie e il Centro alcologia antifumo e altre fragilità il martedì, mercoledì e giovedì dalle 9 alle 10.30 al 0465- 331521.

finisce per ricominciare, e magari cade in questo meccanismo di avanti e indeitro anche più volte, con la conseguente frustrazione di non riuscire a ritornare padrone delle proprie scelte e mantenere il pericoloso vizio.

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Il Nordic Walking per un esercizio dolce

Dolomiti in cammino

Un gruppo di istruttori supportati dal Centro Fitness Body Village promuove e divulga la disciplina del Nordic Walking nelle Giudicarie (pag FB Dolomiti in Cammino). Facile, poco costoso e divertente. All’aria aperta, fa bene al cuore e circolazione, rafforza braccia e spalle, migliora la postura della schiena e tonifica glutei e addominali. Il Nordic Walking è un nuovo metodo di praticare sport che si sta affermando in tutto il mondo. Sport per tutti e per tutto l’anno che offre un modo facile, poco costoso e divertente per gustare uno stile di vita sano e attivo.Tradotto in italiano si presenta come Camminata Nordica. Nato nei Paesi Scandinavi tanti anni fa era inizialmente praticato dagli atleti dello sci di fondo negli allenamenti estivi. Successivamente, venne perfezionato e sviluppato in un vero e proprio esercizio di fitness.Consiste in una camminata con l’uso funzionale dei bastoni ma attenzione! Molti di noi, hanno gia camminato con i bastoncini ma vi possiamo assicurare che il nordic walking è un sistema totalmente differente in quanto il bastoncino è usato per spingere e non come appoggio. Non bisogna pensare che si va più veloci o si faccia meno fatica perché il principio fondamentale di questa nuova disciplina è quello di coinvolgere il maggior numero possibile di muscoli e, di conseguenza, aumentare il dispendio energetico a parità di velocità e di distanza percorsa. Nel contempo migliora la forma fisica. Pensiero comune è credere che camminare con i bastoncini sia cosa scontata e facile, anche noi essendo fondisti e trekkers, abbiamo ragionato alla stessa maniera quando ci siamo avvicinati al nordic walking. Ma fin dai primi passi ci siamo resi conto che il movimento era diverso e molto più completo, con una resa maggiore e dava soprattutto molta soddisfazione.Adottando una tecnica corretta si riesce ad avere un elevato coinvolgimento muscolare con enormi benefici per la propria salute: permette un consumo energetico superiore del 20 – 30% rispetto al walking senza bastoncini. Si ottiene un coinvolgimento di circa il 90% della nostra muscolatura. Mantiene in esercizio quattro delle cinque forme principali di sollecitazione motoria:resistenza, forza, mobilità, coordinazione. Scioglie le contrazioni nella zona della cervicale. Stimola l’eliminazione degli ormoni originati dallo stress. Aumenta la frequenza cardiaca di 10-15 pulsazioni al minuto rispetto alla camminata tradizionale alla stessa andatura. Migliora la postura e favorisce la mobilizzazione della colonna vertebrale. Alleggerisce il carico sulle articolazioni e sull’apparato motorio in genere.


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Salute

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La legge Lorenzin approvata nel luglio 2017 ha introdotto l’obbligo di 10 vaccinazioni per essere ammessi a scuola, da 0 a 16 anni. Si poteva presentare un’autocertificazione a patto di esibire successivamente il certificato di avvenuta vaccinazione. Il nuovo ministro Giulia Grillo, fra l’altro medico, d’accordo con il ministro della pubblica istruzione Marco Bussetti, ha procrastinato l’autocertificazione fino al 2019. E’ intervenuto anche il decreto Milleproroghe che il giorno 3 luglio (già approvato al Senato, deve superare la votazione alla Camera) ha rinviato al 2019-20 l’obbligatorietà del certificato vaccinale. A complicare le cose il 7 luglio un ddl depositato in Senato da Lega-5-Stelle ha introdotto il concetto di “obbligo flessibile”. Semplificando, significa che viene modificata la legge Lorenzin e che l’obbligo vaccinale scatterà solo in caso di emergenza sanitaria o se ci fosse un calo importante dell’immunità di gregge. Questa decisione potrà essere presa anche a livello locale in base a dati epidemiologici o per singole malattie infettive. Il disegno di legge a cui tiene molto il nuovo Ministro della Sanità fa riferimento ad un piano di prevenzione quinquennale che come lei stessa ha dichiarato “Punta sull’idea di un obbligo flessibile a seconda dei territori”. Le polemiche sui vaccini e le posizioni politiche relative partono da lontano e già lo scorso anno il dr. Guido Silvestri, capo del Dipartimento di microbiologia ed immunologia dell’Università Emory di Atlanta e consulente dichiarato del M-5-Stelle aveva preteso delle smentite ufficiali per certe posizioni antiscientifiche di alcuni politici del Movimento: “O sconfessate chi dice bestialità o con voi chiudo”. Il New York Times aveva tuonato il 2 maggio dello scorso anno “ … l’epidemia di morbillo in Italia dovrebbe suonare come un campanello di allarme …” e citava i dati del ministero della salute: “dal 1 gennaio al 26 aprile del 2017 si sono registrati 1.739 casi di morbillo, rispetto agli 840 del 2016 e ai soli 250 del 2015. L’88 per cento delle persone colpite non era vaccinato. Ma non rischiano solo i non vaccinati, visto che ci sono stati 159 casi di operatori sanitari infettati dai pazienti”. L’articolo

Clima difficile, il rischio di divisioni sociali è reale

Vaccini: più informazioni contro gli eccessi di Gianni Ambrosini – oncologo “In quanto alla maniera di penetrare in città, Renzo aveva sentito, così all’ingrosso , che c’erano ordini severissimi di non lasciare entrar nessuno, … senza bulletta di sanità ; ma che in vece ci s’entrava benissimo, chi appena sapesse un po’ aiutarsi e cogliere il momento… piuttosto noncurante della propria salute, che pericoloso per quella dei cittadini”. intitolato Populismo, Politica e Morbillo dichiarava: “Una delle tragedie in questi tempi di post verità è che le bugie, le teorie complottiste e le illusioni diffuse dai social network e dai politici populisti possono rivelarsi molto pericolose. I vaccini sono uno dei più grandi successi della medicina, una difesa facile e sicura contro le malattie …”. Per dare un quadro aggiornato della situazione in Italia dal 1° gennaio al 30 giugno di quest’anno, 20 Regioni hanno segnalato 2.029 casi di morbillo; 267 nel solo mese di giugno; ci sono stati 4 decessi. L’89.4% dei casi si è verificato in 7 regioni : Sicilia, Lazio, Calabria, Lombardia, Campania, Emilia e Romagna e Toscana. Il 91,3% non era stato vaccinato; 87 casi si sono verificati tra gli operatori sanitari.” Le posizioni delle varie amministrazioni regionali sull’obbligo vaccinale e sulla relativa proposta di rinvio al 2019 sono differenti; “favorevoli all’obbligo” sono il Piemonte, la Toscana, l’Emilia e Romagna, l’Umbria, il Lazio e la Sardegna. “Indecisi” il Trentino, la Lombardia, la Valle d’Aosta, l’Abruzzo, la Basilicata, la Calabria, e la Sicilia. “Favorevoli al rinvio dell’obbligo al 2019” l’Alto Adige, la Liguria, la Puglia e la Campania. Le coperture vaccinali per il morbillo, la pertosse la parotite e la rosolia erano al disotto del 95% nel 2017. Il 95% è la

quota indicata dall’Oms come percentuale di sicurezza per l’Immunità di Gregge. Contro il rinvio degli obblighi di legge si sono espressi in modo netto e deciso il presidente dell’Associazione Nazionale dei Presidi (ANP) Mario Rusconi : “La legge Lorenzin non può essere superata dalla circolare diramata a luglio dai funzionari del Ministero della Salute”. Netta è anche la posizione espressa dal presidente nazionale dell’Ordine dei Medici Filippo Anelli: “Lanciamo un appello al parlamento perché rispetti la scienza. L’emendamento non risponde all’evidenza scientifica circa la necessità della vaccinazioni”. E in Europa? In Spagna e Portogallo tutti i bambini non vaccinati devono essere segnalati alle autorità Sanitarie, che hanno l’obbligo di contattare le famiglie per informarle sui dati relativi ai vaccini. In Francia da quest’anno c’è l’obbligo per 11 vaccini. In Germania

Questo succedeva qualche secolo fa. Anche ora serve la bulletta della sanità, ma se ci fidiamo dell’autocertificazione...Perché ci sono anche i furbi che si vantano sui social di gabbare le leggi. Siamo ancora a parlare di vaccini per le note vicende che hanno rimesso tutto in discussione. Cerchiamo di fare chiarezza.

bisogna segnalare alle autorità i bambini non vaccinati e serve il certificato di vaccinazione, la copertura vaccinale per il morbillo è del 97%. Nei paesi dell’Est la situazione e variegata. Nel Regno Unito non vi

sono vaccinazioni obbligatorie ma “raccomandate” però la stampa inglese oltre ad essersi schierata contro le posizioni populiste raccomanda di “non sottovalutare la minaccia del morbillo”. I casi di morbillo nel Regno Unito si sono triplicati in un anno: 247 nel 2017, 643 nei primi sette mesi del 2018. Chi corre i rischi maggiori ? I bambini e gli adolescenti che hanno subito trapianti di organo o di midollo, i nati prematuri, quelli con patologie congenite, quelli malati di tumori e non ultimo gli operatori sanitari. Ma non dimentichiamo che in qualsiasi momento anche il sistema immunitario di una persona sana e robusta può soccombere e

incrinarsi e che non esiste una corazza capace di difenderci da ogni pericolo. Vorrei citare a proposito il comportamento della quinta E del liceo scientifico Edoardo Amaldi di Novi Ligure che ha scelto di vaccinarsi contro l’influenza, per permettere ad un loro compagno di classe immunodepresso di frequentare le lezioni con un rischio ridotto. E da ultimo come saranno visti i bambini non vaccinati che dovessero entrare a scuola aggirando le leggi e i decreti? E cosa succederà alla prima occasione di contagio? I genitori dei vaccinati come reagiranno? “Dagli all’untore…” aveva rischiato di essere linciato il povero Renzo Tramaglino entrando a Milano durante l’epidemia di peste del 1629. Mi viene da concludere che bisognerebbe rispettare le conquiste della scienza e diffonderle in modo semplice, umile e preciso per permettere a tutti di trarne vantaggio.

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Territorio

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Insieme Noi: cinque eventi per i soci Insieme Noi

Cassa Rurale Giudicarie Valsabbia Paganella

Incontri, testimonianze, storie, racconti, curiosità, spettacoli, quattro risate e... buon cibo in compagnia

Si parte a Tione il 20 ottobre, per i soci del nuovo territorio di Saone, si prosegue poi il 3 novembre a San Lorenzo in Banale in occasione della Sagra della Ciuiga per i soci delle Giudicarie Esteriori, il 17 novembre ad Andalo per i soci della Paganella Rotaliana, il 24 novembre a Sabbio Chiese per i soci della Valsabbia e si chiude il 1 dicembre a Storo per i soci del Chiese. “Si tratta di incontri informali – ci piega il presidente Andrea Armanini - durante i quali in modo molto coinvolgente e anche divertente vogliamo dar voce ai protagonisti delle iniziative che ogni anno la Cassa Rurale mette in campo. Sarà l’occasione per ascoltare le storie e le esperienze dei nostri giovani, delle nostre imprese, delle nostre associazioni e dei no-

Un evento speciale per i soci della Cassa Rurale Vogliamo creare un’occasione unica per

Si svolgerà in autunno la serie di eventi che la Cassa Rurale Giudicarie Valsabbia Paganella intende proporre ai propri soci: un incontro per ognuno dei 5 territori in cui opera la Cassa Rurale, che oggi conta 25 sportelli da Mezzolombardo a Villanuova sul Clisi. stri soci”. Saranno premiati i soci che nel 2018 festeggiano il cinquantesimo anno da socio della Cassa, ma saranno premiati anche i più giovani che nel corso dell’anno si sono impegnati per l’apprendimento di una lingua straniera. Un pomeriggio ricco di testimonianze dove non mancherà anche il coinvolgimento delle associazioni. E’ infatti prevista la “tombola del cuore”, una tombola di beneficenza grazie alla quale i soci potranno devolvere un premio in denaro a favore della propria associazione del cuore.

Nelle serate di San Lorenzo e Storo vi sarà la partecipazione del prof. Gregorio Vivaldelli, il quale in un modo assolutamente originale presenterà alcuni canti della Divina Commedia di Dante, proponendo il messaggio dantesco come qualcosa di molto attuale. Tutte le serate si concluderanno con un momento conviviale di degustazione dei prodotti tipici dei territori. I posti sono limitati. Per partecipare è necessario iscriversi presso gli sportelli della Cassa Rurale a partire dal prossimo 20 settembre.

giocare a tombola e sostenere la tua associazione del cuore

premiare soci giovani e meno giovani

ascoltare storie, idee, esperienze

conoscere i protagonisti delle nostre iniziative 2018

stare insieme

degustare (con una cena) i prodotti del nostro territorio

Blocca la tua data e prenota il tuo posto. Posti a numero chiuso! PER I SOCI DEL TERRITORIO DI: TIONE DI TRENTO

SAONE GIUDICARIE ESTERIORI

20

all’interno della Festa della Ciuiga

SAN LORENZO DORSINO

PAGANELLA ROTALIANA

ANDALO

VALSABBIA

SABBIO CHIESE

CHIESE BAGOLINO

STORO

3

17

24

1

Iscrizioni allo sportello dal 20 settembre al 15 ottobre

SABATO 20 OTTOBRE alle ore 16.00

Iscrizioni allo sportello dal 20 settembre al 26 ottobre

SABATO 3 NOVEMBRE alle ore 15.00

Iscrizioni allo sportello dal 20 settembre al 9 novembre

SABATO 17 NOVEMBRE alle ore 16.00

Iscrizioni allo sportello dal 20 settembre al 16 novembre

SABATO 24 NOVEMBRE alle ore 16.00

Iscrizioni allo sportello dal 20 settembre al 16 novembre

SABATO 1 DICEMBRE alle ore 16.00

Il programma, con orario e luogo definitivo dell’evento, sarà consegnato al momento dell’iscrizione allo sportello e disponibile sul sito www.lacassarurale.it dal prossimo 15 settembre

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Centenario Grande Guerra

SETTEMBRE 2018

Guerra 1914-18 mese per mese - Settembre 1918

Durazzo: sul fronte italiano una battaglia navale passata alla storia Incessanti i combattimenti, la pace è solo un barlume 4 settembre 1918. - Fronte italiano. La seconda battaglia di Durazzo fu uno scontro navale del teatro del Mediterraneo: le forze Alleate schierate lungo il fronte della Macedonia lanciarono una massiccia offensiva contro le posizioni degli Imperi centrali nella regione, provocandone il collasso dopo le vittorie nelle battaglie di Dobro Pole (15 settembre) e di Doiran (18-19 settembre); a fine settembre la Bulgaria fu costretta a chiedere l’armistizio e le forze Alleate iniziarono la loro marcia verso nord, in direzione dei confini dell’AustriaUngheria. Il comandante in capo delle forze alleate schierate nei Balcani richiese alla marina militare francese di intraprendere un’azione per bloccare il porto di Durazzo, importante via di rifornimento per le forze austroungariche; il governo francese richiese l’autorizzazione per l’attacco a quello italiano, il quale si assicurò che tale rilevante azione fosse condotta sotto il suo comando. Il 26 settembre il comandante delle forze navali italiane, ammiraglio Paolo Thaon di Revel, diede il suo assenso all’operazione, affidata alla conduzione dell’ammiraglio Osvaldo Paladini; all’azione di fuoco contro la base sarebbero stati destinati due gruppi di incrociatori, uno italiano con gli incrociatori corazzati San Giorgio, Pisa e San Marco scortati da otto cacciatorpediniere britannici e sette torpediniere italiane, ed un secondo britannico con tre gli incrociatori leggeri scortati da quattro cacciatorpediniere; di scorta ai due gruppi avrebbero operato anche undici cacciasommergibili statunitensi e quattro MAS italiani mentre, per prevenire l’intervento di una squadra navale austroungarica dalla base di Cattaro, furono dislocate in tre zone a nord di Durazzo altrettanti gruppi navali di protezione: uno con la nave da battaglia italiana Dante Alighieri scortata da quattro incrociatori

di Mario Antolini Musón Nono mese del quarto anno di guerra. C’è tutt’attorno un’atmosfera di quasi di abbattimento, sfiducia e di stanchezza, si ha voglia di farla finita: i guerrafondai provano a farla finita con ancora aspre e sanguinose battaglie; in altre sedi si comincia a tentennare con furtivi e nebulosi accordi di

leggeri e due cacciatorpediniere, uno con tre incrociatori leggeri britannici scortati da quattro cacciatorpediniere. L’avanzata delle forze Alleate in Macedonia aveva convinto gli Austroungarici a dare avvio all’evacuazione dell’esposta posizione di Durazzo; di conseguenza le unità dislocate nello scalo albanese erano state considerevolmente diminuite, riducendosi a due cacciatorpediniere, ad una torpediniera e a due sommergibili sotto il comando del capitano di corvetta Heinrich Pauer. Il 2 ottobre una forza navale Alleata, comprendente unità italiane, britanniche, statunitensi ed australiane attaccò il porto di Durazzo, nell’Albania centrale, da tempo una base navale della marina militare austroungarica; le unità alleate bombardarono il porto provocando gravi danni alle strutture ed obbligando alla ritirata le poche unità navali austroungariche ancora presenti al suo interno. 12/19 settembre. - Fronte occidentale. Battaglia di Saint-Mihiel: le forze statunitensi, alla loro

pace. Però permane l’atmosfera di guerra e gli orizzonti carichi di speranza ancora non si dischiudono. Per quanto accaduto nel mese di settembre di cento anni fa nell’ambito delle operazioni relative alla guerra, rimane molto succinta la serie dei più importanti eventi. glia di Doiran: truppe britanniche e greche attaccano il fronte bulgaro a est, ma sono bloccate dalla resistenza nemica; i Bulgari iniziano una ritirata generale dal fronte macedone. 21 settembre. - Fronte orientale. Le forze bulgare che si stanno ritirando attraverso il passo di Kosturino subiscono pesanti perdite e vengono disgregate da una serie di attacchi aerei degli Alleati. 25 settembre. - Fronte meridionale. Vittoria britannica sugli Ottomani nella seconda battaglia di Amman; la capitale della Giordania è catturata dagli Alleati. 26 settembre. - Fronte occidentale. Offensiva

prima grande offensiva autonoma, sconfiggono i Tedeschi e riconquistano Saint-Mihiel. 14 settembre. - Vienna. Gli Austriaci cercano di aprire trattative di pace. 19 settembre. - Fronte meridionale. Inizia la battaglia di Megiddo, terminata poi il 31 ottobre; decisivo assalto britannico al fronte ottomano in Palestina, che crolla inesorabilmente.

14 settembre. - Fronte meridionale. Inizia l’offensiva del Vardar, azione risolutiva della campagna di Macedonia: le forze alleate attaccano il fronte tenuto dai bulgari, e il 15 settembre le truppe francesi, serbe e italiane spezzano la linea nemica a ovest nella battaglia di Dobro Pole. 18/19 settembre. - Fronte meridionale. Terza batta-

generale alleata sul fronte occidentale. Inizia l’offensiva della Mosa-Argonne, proseguita a più fasi alterne fino all’11 novembre: offensiva generale dei franco-statunitensi contro le posizioni tedesche nelle Argonne, che cedono dopo una dura lotta. 27 settembre. - Fronte occidentale. Inizia la battaglia di Cambrai-San Quintino, proseguita fino

al 9 ottobre: decisivo successo delle forze anglostatunitensi, che sfondano il fronte tedesco della Linea Hindenburg. 28 settembre. - Fronte occidentale. Inizia la quinta battaglia di Ypres, terminata poi il 2 ottobre: serie di assalti delle truppe belghe, britanniche e francesi nella zona di Ypres; sono conquistate molte importanti posizioni. 29 settembre. - Fronte meridionale. Armistizio di Salonicco tra Bulgaria e l’Intesa. Truppe serbe e francesi occupano Skopje in Macedonia e proseguono verso nord alla volta del Danubio. 30 settembre. - Fronte orientale. La Bulgaria sigla l’armistizio di Salonicco con gli Alleati; fine delle ostilità sul teatro macedone. Già da quattro anni si sta avverando un’altra amara previsione scritta nel 1890 dal capo di stato maggiore generale dell’esercito prussiano: «Le maggiori potenze europee, armate come non lo sono mai state prima, entreranno in battaglia l’una contro l’altra. Nessuna di esse può essere colpita in una o due campagne in modo così decisivo da ammettere la propria sconfitta, essere costretta a concludere la pace nelle condizioni più dure e non tornare, appena un anno più tardi, a riprendere la lotta. Signori, potrà essere una guerra di sette anni o di trent’anni…; e guai a colui che darà fuoco all’Europa, che per primo accenderà la miccia sotto il barile della polvere da sparo» (V. Fergusson già più volte citato). Terribile previsione da parte di chi si trova dietro le quinte e che conosce quei retroscena che presumibilmente tuttora - nel Duemila - si stanno allestendo e tramando e manovrando all’insaputa di tutti. Il citato personaggio storico prussiano aveva già previsto nel 1890, 24 anni prima, la guerra del 1914. Nell’attuale nostro 2018 ci saranno possibili Cassandre anche nel “centenario” dell’inutile strage?


Centenario Grande Guerra

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Settembre - Ripercussioni in Trentino e in Giudicarie

Mesi segnati dalla stanchezza Perli: “Il Tedesco non conosce che l’egoismo e la prepotenza” «5 settembre 1918. Da alcuni giorni il cannone italiano [dalla Valle del Chiese, specie da Condino] ci lascia in pace, anzi riposa anche nel settore di Lardaro. / La popolazione va racimolando le poche patate lasciate nei campi dai soldati, i quali ora fanno visita al granoturco rubando le pannocchie. Nella valle di Breguzzo invece rubano vacche, vitelli e simili. / Il servo del Feldcurato padre Maas, Sebastiano Menguzzato da Castel Tesino, di ritorno dal suo paese dove fu in permesso per 5 giorni, oggi racconta che laggiù gl’Italiani rispettarono rigorosamente l’altrui proprietà, ma arrivati i nostri [Tedeschi e Austroungarici] rubarono, rapinarono, distrussero il distruggibile; fin dalle case rimaste salve dal furore della guerra furono levati tutti i legnami anche i pavimenti, le porte, i letti per far legna da fuoco. I campi messi a patate e a granoturco sono a quest’ora completamente denudati: la poca popolazione che vi dimora è abbandonata alla fame e alla disperazione. Una deputazione che si era presentata al Comando militare a chiedere assistenza per non lasciar morir di fame i bambini: «Mangiatevene - le fu risposto - uno al dì»!!! Sembrano favole e sono realtà. L’ufficialità dell’Austria ben pasciuta è il ricco Epulone che gode e tortura e deride il povero Lazzaro: il Tedesco non conosce che l’egoismo e la prepotenza. / Consoliamoci, però, che la giustizia di Dio è vicina. 11 settembre. - Ieri è partito da qui il 50° reggimento e si dice - pel fronte francese, dove i Prussiani si sono ora ritirati fino alla linea Hindemburg, cioè alla linea che occupavano prima delle loro offensive del 1918, perdendo tutto il terreno guadagnato quest’anno (50 chilometri di profondità). / La razione ai soldati del retrofronte non fu ancora migliorata: la mattina una mezza gamèla di caffè lungo, a mezzodì un brodo come il caffè della mattina, 30 grammi di carne, due cucchiai di rape gialle e un pezzettino di pagnocca; la sera un altro caffè di guerra con un cucchiaio di marmellata e un boccone di pagnocca. Se il “Risveglio

di Mario Antolini Musón Il mese di settembre 1918, secondo quanto annota il gen. Marchetti, può considerarsi in Giudicarie caratterizzato da una più incisiva organizzazione dell’esercito austroungarico in vista di possibile attacchi italiani da sud, dalla Val del Chiese, e da ovest sull’Adamello dalla Lombardia; infatti scrive: «Nel 1918 a Tione si fissò il gen. Francesco Steinhardt, reggente la 49a Divisione, inquadrata nel XX° Corpo di Armata, la quale assorbì tutti i reparti della Valle, riorganizzati nella 98° Brigata con sede in Bondo, e la 97° insediata in Pinzolo. Il battaglione d’assalto

austriaco” di Trento onora i nostri soldati col titolo di eroi perché sanno vivere e combattere rassegnati con sì poco, ha più che ragione. / In Russia il già famoso Lenin, il dittatore dei socialisti rivoluzionari, fu colpito con due palle di rivoltella al petto da una ragazza. Si dice, però, che potrà ancora sopravvivere alle gravissime ferite. Là fuori la rivoluzione è in pieno corso. / Anche in Rumenia si addensano nuove nubi contro le Centrali. / Pare che ora anche i Tedeschi vadano abbassando le orecchie; il nostro ministro degli esteri [austriaco], conte Burian, espresse il desiderio di un colloquio coll’Intesa per scambiarsi le idee e tentare un avvicinamento sulle loro vicendevoli aspirazioni. 17 settembre. - L’AustriaUngheria invitò ufficialmente tutti gli Stati belligeranti ad una conferenza su suolo neutrale per tentare di trovare la via che li con-

duca alla pace. La nota è redatta in termini molto lusinghieri; vi è riconosciuta la piattaforma proposta dal Wilson a condizione che la stessa debba essere applicata imparzialmente a tutti i popoli (non già a quelli simpatizzanti per l’Intesa a tutto danno delle Centrali). Se ne prevede fin d’ora l’esito negativo, perché l’Intesa vi scorge la paura delle Centrali ridotte ormai a condizioni pressoché disperate. Quindi nuovi macelli, e più terribili conseguenze pei popoli. / La pace è un dono di Dio e finché l’Europa non ritorna pentita a Lui non rivedrà né pace, né libertà, checché sbraiti Wilson e compagnia bella, perché tutti costoro gemono essi pure fra le spire della massoneria. 26 settembre. - I schaffour [autisti] della colonna 180 alloggiatisi nel Ricreatorio parrocchiale di Tione si costruirono un cesso nello spiazzale attiguo e lo riempirono di … … Il loro capi-

divisionale accantonò in Preore. Nel settembre 1918 la Divisione ricevette in rinforzo la 159° Brigata che rimase a Stenico in seconda linea». Non ho altre fonti a disposizione per altre possibili annotazioni che dovrebbero essere numerose per la “guerra bianca” in Adamello. Devo limitarmi alle pagine del Perli nelle quali, per questo mese di settembre 1918, si evidenza un’atmosfera di stanchezza e di ansiosa attesa di un alcunché che riuscisse, una volta per sempre, a porre fine ad una situazione diventata, sotto i punti di vista, ormai insopportabile.

tano intimò a me [don Perli] di svuotarlo. Il mio “me” gli rispose, che chi lo riempì lo vuoti, altrimenti per conto mio resterà com’è a perpetua memoria, e difatti se ne sta là e resterà in attesa dell’operaio chissà fin a quando. / I sette fabbri della colonna stessa si annidarono nell’avvolto esterno alla porta di canonica vuotando i loro sacchi ante et retro sotto il porticato. Anche le costoro sporcizie vengono conservate e rispettate al posto di consegna come trofei della civiltà austriaca. Anche i signori Feldcurati alloggiati in canonica denunziano e reclamano presso il Comando militare, ma le insegne militari tuttavia restano. / Da 15 giorni la malattia detta spagnola (perché iniziò la sua comparsa in Ispagna) con febbre e tosse infierisce anche a Tione. Oggi abbiamo in paese circa 200 ammalati. Una specie di grippe, non maligno, ma che prostra le forze dell’amma-

lato e lo obbliga a letto per alcuni giorni. / Gli ospitali militari in Brévine ospitano ora più di 500 militari, quali ammalati e quali feriti sul fronte di Lardaro; vi si vede avverato il proverbio “nulla virtus pietasque viris qui castra sequuntur” (Nessuna pietà e virtù per gli uomini che seguono gli accampamenti). / L’appello dell’Austria-Ungheria per la pace incontrò un reciso rifiuto da parte dell’Intesa. Il gran cancelliere germanico dichiarò che l’Intesa s’accorgerà e presto quale durezza di corna abbia ancora la Germania. / I fracidi Turchi intanto sono prossimi ad abbandonare la Palestina in mano degl’Inglesi. / Anche i Bulgari subirono una sconfitta sul fronte greco. / La Provvidenza non ci lascia travedere ancora chiaramente i suoi fini prossimi. Si vedono molti soldati senza camicia, perché la loro patria non può darne. Si dice che si farà una requisizione

di biancheria presso i civili!!! Il managgio militare ai soldati non ha ancora subito modificazione in meglio né per quantità né per qualità. / Militari e popolazioni sono persuasi della catastrofe non lontana dell’Austria. / Chi vuole fare acquisto di generi deve rassegnarsi allo scambio, perché il denaro non gode più fiducia. Lo zucchero clandestino si paga 40 corone al chilo; la farina a 30; il latte a 7 corone al litro; il migliore brascato è tariffato a 400 corone l’ettolitro, anzi lo si paga fin 700-800 corone, l’altro a 200; una capra si paga 600 corone; un litro di vino 18 corone; un litro d’acquavite corone 40; una pentola o vaso a smalto della capacità di 5-6 litri 45 corone, e sì via del resto. 29 settembre. - Ai 25 mese corrente i Bulgari sul fronte macedone furono attaccati dalle truppe dell’Intesa e sbaragliati, cosicché ora sono in piena ritirata sul Vardar. Questa grave sconfitta mette in gravissimo imbarazzo le Centrali. L’Austria è costretta alla ritirata dall’Albania! Ci avviciniamo a gran passi a nuovi e vastissimi avvenimenti. / Sul nostro fronte giudicariese silenzio generale già da parecchio tempo. Ai soldati sempre la stessa magrissima razione; ai civili sprovvigionati un chilogrammo di farina per testa e per settimana. / Quest’imperial regio Capitanato persevera nell’emanare misure sempre più restrittive e vessatorie per assottigliare il consumo dei generi prodotti nel paese, e ciò in vista della disperata speranza di averne a sufficienza da Innsbruck. / Sul fronte giudicariese si trovano molti feldcurati pel servizio religioso ai soldati. Se ve n’è qualcuno ben informato di spirito sacerdotale è un qualche curator d’anime secolare colle divise dei felcurati, ma dove si tratta di frati venuti dal convento...!». Le pagine del Perli combaciano con gli eventi registrati dagli altri documenti storici dell’epoca; la sua dotta informazione ha dell’eccezionale considerando che redigeva le sue pagine contemporaneamente a quanto stava avvenendo non solo in Giudicarie ma nell’ambito di tutto il quadro militare e politico del globo.


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Memoria

SETTEMBRE 2018

Ma facciamo un salto indietro di cento anni. E’ la notte tra il 25 e il 26 luglio 1918 sul fronte della Valle del Chiese. Da più di tre anni la situazione è ferma in una logorante guerra di posizione. Da parte italiana non si cerca di attaccare: gli alti comandi avevano concentrato il grosso delle forze altrove, a est, sul fronte isontino, ma dopo la disfatta di Caporetto nell’ottobre 1918, ci si era riorganizzati in una linea difensiva lungo il Piave e qui si stavano decidendo le sorti del conflitto. Anche da parte austriaca si mantiene la difensiva. Dal 1916 si soffriva per una grave carestia interna e difficoltà di approvvigionamenti al fronte, così che anche il subitaneo successo di Caporetto inizia ben presto a dimostrarsi “scomodo”. Nelle Giudicarie la situazione è drammatica: cibo e beni di prima necessità scarseggiano e l’insofferenza dei soldati qui stanziati aumenta fino a sfociare in atti di violenza e di vandalismo ai danni dei civili. Un esercito, quello austro ungarico, notoriamente composito e multiforme, formato da uomini provenienti da zone d’Europa diverse per lingua, cultura e spesso religione. Da tempo alcune di queste popolazioni, deluse per la scarsa considerazione che soffrivano all’interno dell’Impero e per la nascita tra loro di sentimenti nazionalisti secessionisti, si dimostravano sempre più inclini ad abbandonare il loro esercito per darsi alla macchia o per passare al nemico. Tra loro, la popolazione cecoslovacca aveva più di altre sviluppato una propria consapevolezza di “nazione” e desiderava staccarsi da uno Stato che non si percepiva più come proprio. Consapevoli di questa caratteristica, in molti dopo la cattura da parte del nemico furono riorganizzati volontariamente in battaglioni per poter ritornare al fronte contro quello che poco prima era il loro esercito. Formazioni esclusivamente volontarie, queste “legioni” (come furono chiamate) furono impiegate in azioni molto rischiose

A Creto il ricordo dei fatti al monumento che ricorda il legionario cecoslovacco

Cent’anni dall’impiccagione di Josef Sobotka L

Aldo Gottardi

a sera del 26 luglio 2018 un gruppo di persone ha sfidato il maltempo per trovarsi a Creto attorno al monumento che ricorda il legionario cecoslovacco Josef Sobotka, impiccato in questo luogo dagli austriaci cento anni prima. Una cerimonia sobria ma allo stesso tempo intensa nei messaggi che ha mandato ai presenti e per l’emozione di avere tra i presenti degli ospiti provenienti dalla Boemia tra i quali Petr Julis, storico e ricercatore che nella serata ha presentato il suo libro sul soldato boemo intitolato “So solo che morirò, e so perchè” con sottotitolo ‘La vita di Josef Sobotka, soldato austroungarico e legionario italiano nella

lungo le prime linee per la conoscenza del fronte e delle difese che avevano i loro componenti. Tutti ovviamente consapevoli che, se catturati, non vi sarebbe stata salvezza dal plotone d’esecuzione. E’ questo il caso del ventunenne cecoslovacco Josef Sobotka, boemo di Cachotin, volontario nelle legioni cecoslovacche d’Italia, che proprio nella notte tra il 25 e il 26 luglio usciva in missione insieme ad alcuni gregari per lanciare nelle prime linee austriache dell’Ussol di Gavardina (in Val

prima guerra mondiale’, realizzato anche grazie all’aiuto di contributi di “nostri” storici locali, augurando una futura traduzione in italiano. Il tutto organizzato da Francesco Bologni, esperto e cultore della storia militare in Giudicarie, e dai suoi collaboratori del Museo Grande Guerra in Valle del Chiese, che ha introdotto la figura del legionario cecoslovacco e la storia del monumento insieme allo storico locale Enzo Filosi alla presenza di alpini della locale Sezione, del parroco di Pieve di Bono padre Artemio Uberti (che ha benedetto la stele), l’assessore alla cultura del Comune Mafalda Maestri, il vicesindaco Paolo Franceschetti e diversi spettatori. sentenza avvennero tutti nello stesso giorno: fu condotto attraverso camminamenti e strade militari fino al Forte Carriola. Consapevole del proprio destino, Sobotka mantenne sempre un contegno esemplare ed orgoglioso, per nulla impaurito dalle conseguenze della sua scelta nonostante la giovane età. Dal forte fu poi tradotto al carcere di Tione dove fu processato alla presenza del tenente colonnello Uhlig e poi, alle 17, alla piazza di Breguzzo dove gli fu letta la sentenza, che non lo colse di sorpresa: morte tramite impiccagione per alto tradimento. Questa avvenne alle ore 11 a Creto, appena oltre i reticolati dello sbarramento della strada, in un campo visibilissimo dalle postazioni italiane del Monte Melino e del Palone, affinché la punizione fungesse da monito e deterrente per altre azioni simili. Eppure Sobotka, come altri come lui (circa 19476), rappre-

sentavano il coraggio del sacrificare la propria vita per la grandezza della propria gente, diventando un martire per l’idea di una nuova unità nazionale e il suo esempio fu emulato da molti altri suoi compatrioti. Il cadavere del soldato rimase per due giorni appeso alla forca a Creto, sulla quale fu affisso un cartello con scritto in italiano e in ceco “Alto traditore cecoslovacco”. La salma sarà poi sepolta ai piedi del patibolo. Qui rimase fino all’aprile del 1919 quando fu rinvenuto e traslato nel cimitero di Oslany alla presenza del Presidente della neonata Repubblica cecoslovacca Masaryk. A ricordo di questo eroico giovane, morto seguendo la sua anima, fu costruito nell’immediato dopoguerra un monumento che tuttavia conobbe vicende rocambolesche per le quali finì per molto tempo dimenticato nel magazzino comunale di Pieve di Bono. E’ grazie all’impegno degli storici locali, che con le loro ricerche hanno rimesso in luce questo drammatico evento, che il monumento fu rimesso visibile in un’area dedicata a Creto e oggi, nel periodo del Centenario della Grande Guerra, questo gesto di un patriota idealista viene giustamente ricordato.

di Concei) materiale propagandistico. Quasi arrivato a distanza utile, fu individuato dai riflettori nemici e fatto prigioniero. Cattura, processo e

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Memoria Il nucleare finì quindi per creare un’ulteriore dipendenza energetica, quella dall’uranio. Una serie di incidenti nel mondo, la consapevolezza delle difficoltà di controllare gli imprevisti e l’impossibilità di smaltire i rifiuti radioattivi condussero al referendum che bloccò l’espansione del nucleare in Italia e “spense” le centrali allora in attività. È all’interno di questo corridoio temporale che si colloca la vicenda della che stiamo per raccontare. Antonio Scarazzini di Vigo Rendena, 86 anni portati con lucido orgoglio, persona di cultura, spirito libero e da sempre legato in maniera indissolubile alla sua terra e alle sue tradizioni, fu attivo in prima linea nell’attività di informazione e quindi di vera e propria lotta, che ebbe la sua conclusione con la revoca, da parte della Giunta Provinciale di Trento, della concessione mineraria all’Agip, ente di stato deputato alle ricerche.

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L’Uranio in Val Rendena, la vittoria della gente 1978. Storia di una miniera mancata Enrico Gasperi Pochi sanno che a metà degli anni Sessanta l’Italia era il terzo produttore mondiale di energia elettrica da fonte nucleare, con la centrale di Trino Vercellese considerata un’assoluta eccellenza tecnologica. La guerra che Egitto e Siria dichiararono a Israele nel 1973 portò a un’alleanza dei paesi arabi che scaricarono sugli alleati occidentali di Israele una seconda guerra, quella del petrolio. Raddoppiarono il prezzo e diminuirono le quantità esportate, mettendo in ginocchio soprattutto le attività produttive. Austerity: luci e impianti spenti, traffico prima a targhe alterne, poi le famose dome-

niche con divieto assoluto di circolazione… Una corsa disperata ai ripari: l’energia idroelettrica in Italia era stata sfruttata in pieno, gas e carbone facevano la loro parte. Restava il nucleare, in forte sviluppo tecnico. Ma il problema era di nuovo alla radice: l’uranio, il principale combustibile, era presente sul territorio nazionale in quantità assolutamente modeste (l’unico giacimento di una certa consistenza, a Novazza in provincia di Bergamo, venne sfruttato a partire dal 1959; ma, quando anche lì iniziarono le contestazioni di fine anni ’70, il filone era ormai esaurito).

Una storia di 40 anni fa. Ma mi accennavi a un preambolo necessario Si, la cosa ebbe inizio due decenni prima. L’Agip Mineraria aveva avviato su tutto il territorio nazionale, a partire dagli anni ‘50, la ricerca di questo metallo raro e pericoloso, l’uranio. La Val Rendena e la Val d’Algone erano state obiettivo di ricerche più approfondite a partire dal 1957. Nel 1976, in seguito alla crisi petrolifera, vennero riprese. Dopo il tentativo di proseguire in galleria, si passò alle trivellazioni a grandi profondità. Si realizzarono una serie di piazzole in quota, nella montagna sopra Bocenago, con sonde in grado di arrivare a parecchie centinaia di metri di profondità. Chi e quando si accorse di questo problema? Vari indizi fecero capire che c’era qualcosa di strano, gente che andava nel bosco a fare buchi, piazzole sulla montagna, trivelle, un elicottero che solcava il cielo con una certa frequenza. Eravamo a fine 1977, inizio 1978. “Se vengono con l’elicottero è una cosa molto importante!” pensammo. “Cosa fanno? Sono autorizzati? Da chi?” Le nostre erano piccole comunità, pochi erano gli argomenti di discussione, l’Agip divenne il principale. Magari all’inizio la cosa era sembrata interessante, si trattava di gente che lavorava, che portava lavoro, c’era un albergo che li ospitava, gente del posto assunta dalle loro società. Dopo la grande epopea della costruzione di dighe e centrali idroelettriche la valle poteva forse trovare una nuova interessante opportunità occupazionale? Ma poi emersero altre consapevolezze. Una rivista di giovani a Tione fece sentire la sua voce, il parroco di Bocenago prese molto a cuore la vicenda, il consorzio delle Pro Loco avviò un suo dibattito interno, i

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Giorgio Grigolli rimane solo circondato dai suoi libretti verdi (foro Nereo Pederzolli)

comuni si interessarono e la cosa sfociò nella costituzione del comitato rendenese anti uranio (CRAU), organismo libero, totalmente apolitico. Ognuno cercò di dare il proprio contributo, ci si informò sulla pericolosità dei lavori, degli scavi, dei materiali di risulta di eventuali miniere. Si cominciò a pensare che tutto questo avrebbe potuto minare non solo la salute, bene primario, ma anche la vocazione turistica della valle. Non era un bel biglietto da visita, anzi, c’era incompatibilità assoluta. Già la cava Maffei creava problemi e “divorava” un pezzo di valle… Ma qui era peggio, la gente aveva paura: l’uranio è tossico e radioattivo, non pietra o polvere inerte. Sotto lo slogan di meglio attivi oggi che radioattivi domani, questo movimento di totale contrarietà ai sondaggi e all’eventuale realizzazione di miniere unì in breve l’intera valle.

La Giunta Provinciale però era determinata. A Trento avevano dato le concessioni senza fiatare, e senza farsi domande; l’Italia d’altronde, come molti paesi europei, era ostaggio degli arabi e del loro petrolio, lo stato cercava disperatamente fonti energetiche alternative. I malumori arrivarono a Trento in un batter d’occhio. A un certo punto il consiglio provinciale approntò un libretto verde, che fu consegnato a ogni rendenese e distribuito ai bambini nelle scuole, dove si spiegava l’utilità dell’uranio, l’assenza di rischi per le operazioni in corso, la sicurezza delle centrali che lo utilizzavano (“le centrali non potranno mai esplodere” è riportato tra le altre cose in modo rassicurante, NDA). Come rimbalzo immediato e automatico, tra la gente aumentarono la paura e la determinazione a lottare. Il presidente della provincia Grigolli venne di persona con tecnici ed esperti Agip per tentare di

(poesia vincitrice del concorso scolastico)

dare le garanzie del caso, ma la sala gremita all’inverosimile del teatro di Spiazzo lo accolse prima riversando i libretti verdi contro il tavolo dei relatori e quindi lasciandolo solo in una sala vuota. Tutti uscirono. Una scena incredibile resa famosa dalla foto di Nereo Pederzolli. Si dice che quella volta le forze dell’ordine avessero preso le targhe di tutte le auto degli intervenuti… Questo ad aprile del 1978. Cosa successe poi? Il problema divenne importante a livello provinciale, per i giornali e la politica si trasformò in una cosa scottante. Il mese successivo i rendenesi calarono a Trento, con centinaia di automobili cariche di persone, per assistere a un consiglio determinante; il presidente Grigolli a un certo punto venne addirittura abbandonato dalla stessa DC, che aveva la maggioranza assoluta e aveva capito quanto importante fosse questo dis-

senso popolare di massa. Per inciso, a ottobre di quell’anno ci furono le nuove elezioni e Grigolli non ricandidò nemmeno. La provincia nel frattempo revocò le concessioni e Agip raccolse le sue cose. L’elicottero se ne volò via, per sempre. L’elicottero. Un simbolo della potenza di questa multinazionale. Vero che ci fu anche un attentato? Poco prima della calata in massa ci fu anche questo episodio. Qualcuno di notte tranciò i cavi del rotore di coda dell’apparecchio. Una cosa gravissima. Per fortuna il pilota si accorse del sabotaggio e l’elicottero non si alzò. Sarebbe precipitato. La storia come finì esattamente? Ai primi di giugno una delegazione trentina incontrò a Roma i vertici di Agip, la quale però dichiarò che non avrebbe sospeso le ricerche. La settimana successiva al-

lora la Giunta provinciale revocò i permessi, in una seduta con molte astensioni, notificando al gruppo Agip la cessazione immediata e definitiva dei lavori. A ottobre il parroco di Bocenago e alcuni componenti del CRAU vennero convocati in pretura per istigazione alla rivolta popolare. Altri 49 rendenesi allora si autodenunciarono per solidarietà e protesta. Mi viene da sorridere ora perché nell’avviso di reato di istigazione alla rivolta c’era del vero: perfino gli alpini erano pronti a scendere in campo e fare la loro parte… Sulle persone, l’unico a subire conseguenze personali credo sia stato il parroco di Bocenago Don Remo Dossi (dai suoi vertici non venne visto bene l’ aver fatto “politica” fra la gente). Visti i dati e sentiti i geologi , mi pare di aver capito che comunque uranio ce ne fosse un gran poco. Tutto restò sempre a livello di sondaggi, mai vennero identificate vene meritevoli di coltivazione. Leggendo la legislazione mineraria di allora, che avrebbero consentito espropri e azioni pesanti, se il filone era ricco probabilmente Agip avrebbe ottenuto ciò che voleva in nome della ragion di stato. Probabilmente è così. Il positivo di questa storia è che la Rendena fu totalmente compatta, ci si incontrò, si parlò, i rendenesi furono uniti la seconda volta, ma per un obiettivo buono (nella storia precedente ricordo solo la cacciata leggendaria di San Vigilio, ma non c’è da vantarsene) . Arrivò l’esplosione del reattore 4 di Chernobyl nel 1986 e la gente in generale cominciò a capire che l’energia nucleare poteva essere molto più pericolosa di quanto raccontato nel libretto verde. Ci fu il referendum l’anno successivo. Sull’onda emotiva di quanto accaduto l’esito era scontato. L’Italia chiuse le tre centrali atomiche che ancora erano in funzione e bandì qualsiasi attività collegata dal proprio territorio. Di uranio nessuno parlò più. Si dice che l’energia da noi è cara. A parte che non è del tutto vero, ma se uno legge bene la bolletta ci trova ancora oggi (e ci troverà fino al 2036) i costi per la chiusura delle centrali e per la custodia dei materiali radioattivi.


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Memoria

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“Due Paesi, una lingua, un antico castello...”: così recita l’inno a Bondone e Baitoni. Due paesi dello stesso ceppo genealogico, dello stesso Comune, ma diversi nell’attività lavorativa che i loro abitanti hanno svolto nei secoli: Bondone il paese dei carbonai e Baitoni quello dei contadini. Quest’ultimi si sono dedicati prevalentemente all’allevamento del bestiame ed alla coltivazione dei campi, dissodando e bonificando la zona paludosa della piana di Baitoni, trasformandola in campi e prati molto fertili per le varie coltivazioni. Baitoni non ha storia, risale al 1800 e il suo nome deriva da baita. L’allevamento del bestiame, permetteva ai contadini di Baitoni un sostentamento appena sufficiente per le famiglie sempre numerose.. Il primo caseificio Con l’aumentare delle mucche è sorto il caseificio “Casèl” di Baitoni nei locali siti in piazza al piano interrato dell’allora edificio adibito a Scuole Elementari. Esso era costituito da tre locali: lavorazione del latte, silter del latte e silter del formaggio. Il latte veniva conferito due volte al giorno dalle ore 5 alle 6 sia il mattino che il pomeriggio; il casaro provvedeva a pesarlo e ad annotarne la quantità sul registro, mentre l’allevatore a cui toccava il turno provvedeva a portarlo nel silter del latte e colarlo nelle apposite bacinelle. Il turno veniva stabilito dal casaro in rapporto alla quantità del latte conferito dal singolo allevatore. All’alpeggio Dai primi di giugno fino ai primi di settembre le mucche venivano mandate all’alpeggio “en mut” a Malga Alpo, permettendo così ai contadini di esercitare con più libertà i lavori campestri: fienagione nella piana di Baitoni, a mezza e alta montagna, coltivazioni varie che occupavano a tempo pieno, in modo particolare le donne. Per la gestione della malga venivano incaricati a turno due allevatori chiamati “macher” i quali “cordavano”, cioè facevano un contratto verbale di lavoro per il periodo della monticazione; il casaro “casèr” che andava in malga d’estate solitamente era quello che aveva fatto funzionale il “casèl” durante l’inverno, mentre i malgari se non venivano trovati in paese, si cercavano nei paesi vicini o in Valvestino e Magasa. Pietro Ferrari e Stefano Salvotelli di Baitoni. ricordano: Pio Pace “menech” e Zeni Vittorino “baronì” casaro di Magasa e Lino Stefani “tachì” di Turano. Questi dovevano portare le mucche al pascolo, mungerle e accudirle per tutta l’estate. Il capomalga 1° malghès guidava la mandria al pascolo e conferiva i compiti agli altri che collaboravano per la buona riuscita delle varie operazioni, il 2° malghès faceva la polenta alle 8 del mattino, il 3° andava in cerca delle bestie mancanti, il “paracua”, che di solito era un ragazzo molto giovane e che al pascolo seguiva in coda alla mandria, faceva

Uno spaccato del mondo contadino degli anni Cinquanta

Vita d’alpeggio a malgaAlpo, a Bondone di Gianpaolo Capelli e Angelo Cimarolli

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a alcuni anni a settembre, in diverse valli del Trentino, al rientro del bestiame dalle malghe in altura, si organizzano delle vere feste per la “desmontegada” o “desmalgaa”, tanti i nomi in dialetto per l’evento. Le bestie agghindate con fiori e corone, al suono dei campanac-

ci, fanno il rientro alle stalle. Raccogliendo le testimonianze di chi ha fatto il “malghes” dagli anni ‘40 fino agli anni ‘80, ancora viventi di Baitoni e della Valvestino, la vita non era così poetica come appare. Ne esce uno spaccato del lavoro contadino in malga, uguale a Baitoni, a Storo e in tutta la valle del Chiese.

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2 1 .Caseificio in piazza a Baitoni - 1950 2. Malga Alpo - anni Cinquanta 3. Malghes: Sisinio, Tullio, Pietro e Giovanni 4. Malga Alpo Pietro Piari - 1955 un viaggio al mattino a prendere l’acqua alla “Pozza del casèr”, lo “scotù” era l’aiutante del casaro, portava il latte nella caldera per la cagliata, faceva il burro, dava da mangiare ai maiali, andava per acqua e per legna e faceva la polenta alle 3 del pomeriggio. Il lavoro in malga In malga si sfruttava tutto quello che il latte poteva dare. Prima di tutto dal fondo delle bacinelle nel “silter” cioè nel cascinello al fresco, veniva cavato il latte e quindi da ultimo la panna che messa nella zangola, una specie di botte tonda che si faceva girare con arte e pazienza, si otteneva il burro che veniva lavorato a mano per eliminare i residui di latte e permettere una più lunga conservazione dato che non c’erano né congelatori né frigoriferi, a volte per rassodarlo veniva messo nell’acqua fresca. L’attività del casaro era poi quella

di fare il formaggio. Entrando nella cascina lì in centro alla parete di sinistra c’era un grande focolare con appesa su un marchingegno in legno “caenal”, che permetteva di spostare il paiolo da sopra il fuoco, la caldera che veniva riempita del latte spanato, nel quale, non appena aveva raggiunto la temperatura desiderata, veniva introdotto il caglio e quindi spostato da sopra il focolare e lasciato a riposare fino al formarsi della “feta” (prima fase), quindi con appositi attrezzi, veniva prima tagliata a fette e quindi finemente sminuzzata, fino agli anni ‘50 con un bastone pieno, per la parte entrante nella caldera, di lunghe spine fissate in modo circolare e negli anni successivi con un allora moderno attrezzo costituito da fili metallici disposti su un telaio rettangolare, con lungo manico, assomigliante all’arpa. A questo punto la caldera veniva spostata nuovamente

4 sopra il focolare per riscaldare il tutto fino a quasi 40 – 45 gradi, tenendo sempre mescolato il formaggio che appena pronto era raccolto con un’apposita pezza e messo dentro le fascere, (cerchi regolabili di assicelle di legno dette “sercle”) sullo “spörsür” dove il casaro lo comprimeva con tutte due le mani, rivoltando diverse volte la fascera con dentro il formaggio, per far uscire tutto il siero; ultimata la prima lavorazione veniva compresso con un’asse con sopra un sasso o blocco di cemento. Saperi e saporti Appena il formaggio aveva perso tutto il siero e preso la forma regolare veniva salato a mano o messo nella saliera per qualche giorno e poi a stagionare sulle “scalere” nel locale “silter” del formaggio, dove, quotidianamente rivoltato, rimaneva fino a fine stagione. Aggiungendo poi al siero una

dose di siero agro o di sale amaro si otteneva l’ottimo “fiorìt” chiamato così perché era il fiore della ricotta, i contadini che stavano falciando i prati montani dell’Alpo mandavano nel primo pomeriggio i ragazzi a prenderne un po’ ed il più delle volte veniva consumato per la merenda come companatico della polenta avanzata a pranzo o di qualche pezzo di pane. La ricotta “poina” veniva estratta per ultima, messa in appositi sacchetti di tela prendeva la caratteristica forma arrotondata e dopo la salatura veniva posta su delle apposite assi sopra il grande focolare usato per la produzione del formaggio, dove le forme venivano stagionate e affumicate, ottima grattugiata nella minestra e sui cornetti fritti con burro e aglio. Praticamente non veniva buttato niente, il siero “scòto” veniva dato da mangiare ai maiali che nella vicina porcellaia attende-

vano all’ingrasso per poi essere trasformati in ottimi salumi nel tardo autunno. Dopo una settimana di alpeggio si teneva la prima pesa, effettuata dai macher che provvedevano al controllo del peso e riporto su apposito quaderno. In base alla quantità di latte risultante dalle pese, il casaro assegnava le quote di burro e poina ad ogni contadino, che saltuariamente provvedeva a ritirare quanto spettante. Ogni allevatore, in base al numero delle bestie alpeggiate, doveva portare in malga una quantità, predeterminata dai “macher”, di farina gialla per le quotidiane polente, mentre il riso, la pasta e altri alimenti venivano acquistati con molta parsimonia da un bottegaio del luogo. Dall’alba fino alla sera La vita dei “malghes” era molto dura e faticosa in particolar modo nella prima metà della stagione quando le mucche da mungere davano tanto latte. All’albeggiare sveglia ed inizio della mungitura delle mucche, che avveniva allo scoperto dentro lo “stòl” (recinto di legno), tra le ore 4 e le 8, sia il mattino, sia la sera; problematico era mungere quando pioveva, in mezzo al fango e per riparo un cappotto di gomma cerata, seduti su uno sgabello di legno con un sol piede detto “scògn” assicurato al sedere con una cordicella infilata in un gancio “rampina” nella cintura dei pantaloni; forse il latte munto quando pioveva a dirotto non sarà stato molto genuino e puro, anche se il casaro per limitare le impurità usava come filtri nel colino delle spesse rame di abete (dase). Per le 8 era pronta la polenta e il companatico quale prima colazione e pranzo, quindi verso le 9, dopo una breve preghiera, la mandria veniva portata al pascolo. La sera, al rientro dei Malghès, seguiva la cena, preparata dal casaro, a base di riso e qualche volta minestra fatti col latte. A Baitoni, piano piano, il bestiame è scomparso: i giovani preferiscono altri lavori. Malga Alpo è stata ristrutturata e viene affittata ad allevatori di bestiame che vengono da fuori. Da venticinque anni si svolge la festa del carbonaio per ricordare il secolare lavoro degli abitanti di Bondone e dove alla “Levata” in cima al paese è stato posto un bellissimo monumento bronzeo dello scultore don Luciano Carnessali, a loro dedicato, e benedetto nel 2002 da monsignor Luigi Bressan.


Territorio

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Diventa un Bike Hotel della Valle del Chiese!

Mountain bike, uno strumento per lo sviluppo del turismo sostenibile Sul finire di luglio la valle ha ospitato l’arrivo della prima storica tappa della Bike Transalp by Sigma la corsa a tappe Mtb più importante d’Europa come attestano il numero di partecipanti (un migliaio i concorrenti) e la quantità di appassionati coinvolti dalla comunicazione. I dati ufficiali diffusi dalla società tedesca Delius Klasing Verlag GmbH legata alla rivista Bike parlano, infatti, di 88 milioni di contatti. Cifre da capogiro per la Valle del Chiese che si affaccia a questo scenario internazionale per valorizzare i dieci tracciati interamente dedicati alla mountain bike ricavati dal tedesco Uli Stanciu (papà della rivista Bike e anche della Transalp) e da Loris Tagliapietra (direttore di gara della Transalp), oggi consulenti del Consorzio Turistico. I tracciati sono stati recentemente approvati dalla Provincia autonoma di Trento e sono a disposizione di sportivi e appassionati.

Tra le iniziative della mattinata vi è l’apertura della casetta Marchio Qualità Trentino, un divertente angolo giochi riservato ai più piccoli per scoprire divertendosi quali sono i prodotti marchiati e portarsi via il ricordo di piacevoli momenti. Seguiranno quindi il rinfresco di benvenuto con prodotti a chilometro zero e il pranzo con prodotti tipici a cura dell’Unione Allevatori Valle del Chiese. Il pomeriggio sarà aperto dalla competizione conduttori Junior e dalla proposta della merenda latte in festa con pane, burro, marmellata e yogurt ai frutti di bosco con in regalo la speciale tazza realizzata per quest’occasione. Immancabile La Caserada con la lavorazione del latte e del morbido burro. Dopo la cena con i variegati Menu Degustazione di Mondo Contadino proposti nei vari ristoranti aderenti della zona, vi sarà l’elezione delle campionesse: la Bruna Alpina, la Frisona, la Rendena e la Pezzata rossa. Il programma di domenica si aprirà alle 10.00 con l’apertura del villaggio della mostra mercato e da non perdere la gustosa colazione di latte in festa, che rispolvera una tradizionale

Le potenzialità turistiche legate alle attività outdoor e alla mountain bike sono riconosciute da tempo dagli addetti ai lavori. Anche i meno esperti, tuttavia, avranno notato come la presenza di biker in Valle del Chiese sia aumentata negli ultimi tempi, agevolata dalla vicinanza di grandi destinazioni fortemente vocate alle due ruote (il Garda in primis) e supportata da iniziative e progettualità volute dal BIM del Chiese, dal Consorzio Turistico Valle del Chiese e dalle amministrazioni locali.

Manifestazioni sportive di livello internazionale, percorsi dedicati, azioni di comunicazione (il Consorzio turistico sarà presente anche al Bike Festival di Leogang) ma anche iniziative a sostegno degli operatori del ricettivo. Il BIM del Chiese ha attivato un bando che

sostiene iniziative finalizzate al miglioramento della ricettività e all’attivazione di nuovi servizi dedicati al mondo della mountain bike e che prevede uno stanziamento di 100.000 euro. “Con questo intervento il Bim vuole garantire un supporto alle strutture ricetti-

ve affinché possano offrire ai bikers adeguate infrastrutture - spiega Severino Papaleoni, presidente dell’ente chiesano e promotore dell’iniziativa -: dai locali di ricovero delle bike all’area assistenza-officina, dall’area lavaggio dei mezzi all’area per la ricarica

delle E-bike e ovviamente il lavaggio degli indumenti. Tutto ciò con intento di far nascere una serie di qualificati Bike Hotel (termine che comprende anche B&B, Agritur e altre strutture ricettive) per allineare la Valle del Chiese agli standard internazionali del settore”.

Le domande possono essere presentate entro venerdì 28 settembre. Maggiori informazioni rivolgersi al Consorzio B.I.M. del Chiese al numero 0465/621048 o inviando una e-mail all’indirizzo ragioneria@bimchiese. tn.it

Mondo Contadino nella terza edizione di latte in Festa

In scena ruralità e gastronomia Sarà la Mostra Bovina con l’arrivo del bestiame dalle Malghe e la contemporanea apertura e della Mostra Mercato con le casette dei prodotti tipici e dell’artigianato a dare ufficialmente il via il prossimo 22 settembre all’ottava edizione di Mondo Contadino al Lago di Roncone - Sella Giudicarie, nella Valle del Chiese. abitudine contadina con la polenta con la farina gialla di Storo, latte, yogurt, pane burro e marmellata. Seguirà l’appuntamento Latte, pensieri, parole dove le proprietà nutritive ed organolettiche di quest’elemento prezioso verranno trattate dal dietologo, dallo specialista in scienze alimentari con focus sulla Spressa DOP. Novità di quest’edizione la rassegna mucche da latte che alle ore 11.00 vedrà la valutazione dell’esperto individuare le migliori vacche da latte in affiancamento al concorso pubblico che invita ad avvicinar-

Mondo Contadino che quest’anno sarà anche l’ultimo appuntamento del festival Latte in Festa voluto dall’assessorato provinciale al Turismo e Agricoltura e da Trentino Marketing. Nello showcooking del Top Chef Manuel Ferrari sarà riproposto l’abbinamento Latte e Polenta, storico patrimonio della valle. si al giudizio dell’esperto. Dopo il pranzo tipico con prodotti della tradizione contadina, ad animare il pomeriggio ci sarà la degustazione e showcooking live con lo Chef pasticcere Manuel Ferrari del Mistral del Grand’Hotel Villa Serbelloni di Bellagio. L’ attività è su prenotazione e a numero chiuso al costo di euro 5,00 a persona. Nei due giorni è previsto l’assaggio dei formaggi di malga, le passeggiate a cavallo e con gli asinelli, il ring delle caprette e pecore, il tutto in una cornice di tradizione e modernità, storia e innovazione. Un’

occasione ideale per valorizzare la vocazione rurale della Valle del Chiese e per far conoscere al grande pubblico gli aspetti più caratteristici dell’attività agricola, dell’allevamento del bestiame di eccellenza e delle produzioni alimentari locali di qualità. Prodotti tipici, buon cibo, degustazioni guidate saranno ancora una volta l’asse portante di un evento che fin dalla prima edizione ha saputo catalizzare l’attenzione di un vasto pubblico, non solo locale, ma anche proveniente dall’intero Trentino, Lombardia e Veneto. Per la Valle del Chiese segna l’apertura del calendario di eventi autunnali legati alla tradizione gastronomica che proseguirà poi la quarta edizione del Festival della Polenta (domenica 30 settembre a Storo).


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Opinioni a confronto

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Paura dell’orso, continuiamo ad andare in montagna

Vorrei cercare di aiutare chi, abitando nelle Giudicarie, oggi non va più nei boschi o per funghi per la paura di incontrare l’orso. Capisco questa paura ed anch’io non so come mi comporterei incontrandolo, però io nei boschi ci vado tranquillamente. E vorrei convincere anche voi a farlo, portando argomenti razionali, evitando cioè di farsi prendere da discorsi basati più sulle chiacchiere che su dati oggettivi. Non posso parlare dei danni che l’orso provoca ogni tanto agli allevatori. Questo aspetto della questione purtroppo lo può risolvere solo la politica, non un semplice cittadino. Veniamo al dunque. Tutti noi ogni giorno ci mettiamo alla guida della nostra auto, senza alcun timore. Oppure giriamo

per le strade senza cambiare marciapiede quando incontriamo un cane. O ancora giriamo tranquilli in montagna in autunno, stagione di caccia. Però abbiamo paura dell’orso. Tenete d’occhio il TG Regionale ogni sera e vedrete che i morti ed i feriti gravi per incidenti stradali in Trentino sono centinaia ogni anno. E non vi capita spesso di trovare qualche imbecille che sorpassa nonostante la linea continua o che esce da una curva tutto spostato sulla vostra corsia? A me si. E lo sapete che ogni anno, mediamente, 15/20 persone devono rivolgersi al Pronto Soccorso dell’Ospedale di Tione perché aggrediti da cani? E che gli incidenti di caccia, che coinvolgono anche non cacciatori e perfino bambini, sono diversi

ogni anno e che a volte ci scappa il morto? Invece l’orso, i cui incontri documentati con l’uomo sono stati centinaia, in questi anni non ha mai ucciso nessuno ed anche i feriti sono stati poche unità. Mi sembra 4 o 5 in

vent’anni. Vogliamo eliminare i cani dalla nostra vita? Oppure le auto o la caccia ? Perchè per coerenza questo dovremmo chiedere. E poi io, forse perché di lavoro facevo l’informatico, ho un approccio ra-

zionale e scientifico alle cose. Se chi si occupa a livello professionale di orsi mi dice in zona sono stabili o forse diminuiti come numero penso che lo faccia su dati e rilevazioni serie. E gli credo. Ma sono disposto anche a

credere alla Siora Maria che in coda al supermercato dice che ormai sono centinaia e che non se ne può più. Ma vorrei che la Siora Maria mi spiegasse in base a quale seria rilevazione lo afferma. Oppure ripete solo quanto ha sentito il giorno prima dalla Siora Luisa ? Sono straconvinto che questi siano dati poco smentibili perché i numeri sono numeri. E spero così di aver tranquillizzato qualche giudicariese. Infine, un po’ malignamente, sono anche convinto che questo gran parlare dell’orso, una volta svolte le elezioni provinciali, smetterà stranamente di colpo. Arrivederci serenamente sulle nostre montagne. Mirko Silva

Stupore, ho visto cose che voi umani... Osservando le vicende quotidiane di una sempre più stramba umanità brulicante, mi capita a volte di stupirmi ancora e di trovarmi a metà del guado tra imbarazzo (in quanto IO parte dell’umanità) e sconforto (IO ripudiante questa umanità). Ma poi subito passa, non lo sconforto ma lo stupore. Quest’ultimo, quando nasce da azioni e reazioni umane, è sentimento a forte rischio estinzione. La verità è che ci stiamo abituando a tutto. Nulla è più in grado di sorprenderci. Soprattutto le peggio cose. Il vizio è diventato virtù, la bassezza trasfigura in modello illuminante. A tutto ciò siamo pigramente assuefatti. Assistiamo inermi a dinamiche di un mondo sempre più al rovescio, e siamo

noi a ribaltarlo come si fa con una clessidra che ha esaurito la caduta della sabbia. Ho visto mamme esibirsi al posto dei figli alla recita della scuola materna. Alle signore palcoscenico e applausi, ai pargoli una sedia tra il pubblico e una videocamera in mano per filmare lo show. La festa utilizzata come pretesto per lo sfogo di egocentrismo genitoriale. Ma la recita non è dei bambini? Ho visto un distinto signore proporre a un mendicante un’elemosina da un euro e chiedere il resto. La bizzarra trattativa si è chiusa con un guadagno di 50 centesimi. A favore del ricco. Ho letto di un uomo in Piemonte multato per guida in stato d’ebbrezza. Ma non

Questione di accenti

Bella, anzi bellissima la pag.38 di Ago.2018!! Un “neo” l’ho trovato... Colpa del vostro computer, che, come il mio, non scrive come si pensa! Musòn al posto di Musón. Il proprietario dirà che il peccato è veniale. Sorriderà? Direi che per noi, padroni del “nostro idioma”, potrebbe bastare anche.... Muson senza accento. Pronuncia e significato ci viene bene ugualmente. Ma se legge un foresto ? Con simpatia per il vostro lavoro Roberto Pretti

era alla guida di un veicolo, ma di un cavallo. Una bottiglina d’acqua viene venduta a 6 euro da uno chef-star nel suo nuovo locale a Milano in Galleria. Ma il fesso è certamente chi la compra, che poi è lo stesso che si crede una volpe quando, con il suo zompettare compulsivo da un operatore telefonico all’altro, riesce a risparmiare qualche centesimo al mese sulla tariffa. In cerca di solide certezze tutti i giorni ammiro la grande Foglia di Tione, il palco coperto nella piazza centrale. Monumentale, inamovibile, bellissima, discretamente costosa. Praticissima come riparo dal sole e dalle piogge. Quindi a qualcosa serve. E li chiamano soldi sprecati… Con la stagione estiva torna puntuale in tv la solita pletora di espertoni e i loro scontati consigli ‘copia e incolla’, sempre gli stessi, ogni anno da trent’anni. Rimedi al gran caldo? Bere acqua, mangiare frutta, non uscire nelle ore più calde. Ma vaaa? Dovete viaggiare in autostrada per le vacanze? Evitare i week end da bollino nero. Ma perché evitarli? Alla Despar con venti bollini vinci una cannuccia della Tupperware!

Nuova tendenza dei media nazionali: dare per morta una persona ancora viva. Stavolta è toccato a Sergio Marchionne. D’altronde il sogno del bravo cronista è anticipare la notizia, essere il primo a raccontarla ancor prima che accada. Come Tito Stagno durante la celebre diretta tv dell’allunaggio del ’69. Come il cronista di una partita di calcio che d’impeto urla ‘Gol!’ già allo

scoccare del tiro. E se la palla finisce in curva è colpa dei governi precedenti. Marchionne, si diceva, trasformato in santino già ante-mortem a suon di epiteti roboanti: ‘Leggenda’, ‘Il Salvatore’, ‘Genio’, solo alcuni. Un processo di beatificazione laica proprio del giornalismo cannibale del XXI secolo, come dopo la morte di Steve Jobs, definito postumo ‘Visionario’,

‘Filosofo pop’, ‘Santo Laico’. Un’esplosione inaudita di attributi per uomini che semplicemente sapevano fare, bene e magari meglio di altri, il proprio lavoro. Come ce ne sono in tutti i settori. Vigili e carpentieri, insegnanti e persino preti. Lo stupore, oggi, è non farsi sorprendere mai da nulla. Perfetto aforisma di un mondo al rovescio. Massimo Ceccherini Podio


Opinioni a confronto BOTTA E RISPOSTA

vilgiat@yahoo.it

Vorrei sapere la sua opinione su una questione posta da Salvini in questi giorni. Sono d’accordo con lui sul ripristino della leva militare. Qualche mese di addestramento militare non farebbe per niente male ai nostri ragazzi. Io la naja l’ho fatta e, a pensarci dopo, ritengo sia stata educativa. Lei che ne pensa. Alessio Caro signore, la naja l’ho fatta anch’io, nei carristi per la precisione. Ma allora come adesso la considero una gran perdita di tempo. Quel po’ di educazione che ho l’ho avuta dai miei genitori a cui sarò eternamente grato. Oltretutto in campo militare le cose sono cam-

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Sì al ripristino della leva militare? I sintomi dell’ignoranza

biate. Oggi tutti gli eserciti del mondo sono composti da soldati super addestrati. Sono in campo tecnologie che richiedono un addestramento specialistico che può durare anche parecchi anni. Ormai servono soldati professionisti. E’ così in tutti gli stati moderni. L’attività militare ormai comprende l’utilizzo di droni, aerei autoguidati, robot, attrezzatu-

re sofisticate, informatica ai massimi livelli. Rimettere in auge la naja costerebbe un sacco di soldi e non otterrebbe grandi risultati. Tutt’altro discorso è quello riguardante il servizio civile. Io sono e resto convinto che l’educazione dei nostri figli dipenda soprattutto dalla famiglia e dalla scuola, mi creda, è quella l’educazione che vale. (a.a.)

Deluso dal dibattito sui vaccini Scrivo questa lettera da cittadino deluso (l’ennesimo) in risposta al sig. Amistadi. Deluso dalla questione vaccini. Non ho vaccinato i miei figli, sono ancora dubbioso su quale sia la giusta strada, e credo come me tante altre persone. Sono sfiduciato dalla classe politica e dai medici. La classe politica che fa una legge senza chiare epidemie, stravolgendo la prassi vaccinale all’improvviso con l’esclusione dagli asili se non si è vaccinati. Si, chiaro, a scuola entrano in contatto, ma al parco, al supermercato? Con l’obbligare le persone non si è mai ottenuto niente. E poi magicamente a sei anni si arriva alla scuola elementare e si può stare tutti insieme allegramente. La classe politica trentina nella persona di Zeni non ha fatto nulla, ha solo detto di rispettare la legge nazionale. Ora che la legge può essere modificata che fa? Si schiera contro la modifica, la coerenza questa sconosciuta!!! I medici che sono tutti dottrinati e pro-vaccini, ma quando fai qualche domanda più approfondita e dubbiosa non sanno rispondere, ma è giusto non possono avere una risposta, o non possono dirla. Siamo onesti, i vaccini hanno fatto tanto (forse) ma se ben guardate i grafici tante malattie sono calate prima dell’arrivo dei vaccini. Chiaro che alcune malattie sono pericolose e per qualcuno possono essere fatali, ma dall’altra ci sono i danneggiati da vaccino, che devono fare una fatica bestiale per farsi venire riconosciuti i loro diritti.

L’ignoranza, leggendo alcuni giornali, è ormai diffusa nella nostra società, anche in Trentino, quasi fosse una malattia virale. Un morbo diffuso in tutti i settori dell’attività umana, e comprende allo stesso modo “studiati” e analfabeti o quasi. Tu che ne pensi, concordi e quali sono i sintomi per qualificare un “ignorante”? Giorgia

Purtroppo l’ignoranza è una patologia sempre più diffusa che colpisce molte persone. Ne ho avuto la certezze nei miei lunghi anni di amministratore ad ogni livello. E non mi sembra che oggi le cose siano cambiate, anzi. I sintomi per lo più sono: l’invidia, la cattiveria, la presunzione e la maleducazione. Non lo dico io, ma quelli che se ne intendono molto di più di me. Guardati attorno e vedrai che mi darai ragione. Adelino Amistadi

Piccoli comuni penalizzati dalle fusioni

Che la fusione dei comuni comportasse vantaggi e svantaggi era prevedibile; ma che i comuni più piccoli, ossia le minoranze, venissero penalizzati, non è accettabile. Mi riferisco al nuovo comune di Porte di Rendena ed in particolare all’ex comune – ed attuale frazione – di Daré. Recentemente l’amministrazione ha ritenuto opportuno di sopprimere uno dei due seggi elettorali localizzati negli ex comuni di Darè e di Vigo Rendena. Scelta condivisibile per vari motivi, tra i quali la difficoltà di reperire i presidenti dei seggi, la necessità di operare economie, il numero esiguo degli elettori. Naturalmente il seggio soppresso è stato quello della frazione di Daré. Peccato però che l’amministrazione (o il sindaco) non abbia tenuto conto dello squilibrio esistente nella distribuzione dei

servizi, squilibrio accentuato da questa ultima recente decisione. In sostanza a Vigo R. sono attivi la posta, il bancomat, l’ambulatorio medico, la cooperativa, la chiesa, un bar ecc, mentre Daré, la frazione meno numerosa, è praticamente sprovvista di qualsiasi servizio. Io penso che un sindaco non può non sentirsi in obbligo di tutelare la frazione più piccola, cioè la minoranza. Nella fattispecie così non è avvenuto, non si è voluto fare, generando in tal modo una disparità di trattamento tra i cittadini. Se questa è la logica, ossia la non considerazione delle frazioni più piccole, ostacolando così il cammino di integrazione tra comunità limitrofe, non si prospetta un futuro armonioso. Silvano Dalbon

Non siamo tutti uguali e non reagiamo tutti alla stessa maniera, e così anche con medicine e farmaci, non si può fare di tutta un’erba un fascio. Quindi la vaccinazione indiscriminata non porta benefici, non si sanno i reali danni a lungo termine (o magari anche quelli a breve termine che non si vogliono o possono indagare).La situazione è triste come sono tristi gli atteggiamenti e i tanti commenti dei politici locali, magari la situazione è così perché forse non è tutto un bene vaccinarsi, visto che i danneggiati ci sono, qualche dubbio potrebbe sorgere anche a loro, ma la poltrona (e quindi i soldi) premono di più in molte occasioni! Che tristezza mi fanno! Marco Gatti

SEGNALAZIONI. Diventa giornalista per quindici giorni. Segnala anche tu una notizia, raccontaci una storia, mandaci una vignetta su un fatto a te accaduto


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SETTEMBRE 2018

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