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ANNO 17 - SETTEMBRE 2019 - N. 9 - MENSILE
EDITORIALE
Caos romano, ma ce la faranno di Adelino Amistadi
Trovo abbastanza arduo tornare a parlare di politica in un momento di totale confusione come quello attuale. In questi giorni a Roma ne sono successe di tutti i colori. Non è per niente facile riassumere, ma ci provo. Nella prima settimana d’agosto Matteo Salvini ha finalmente deciso di rompere con gli alleati pentastellati e di andare alle elezioni quanto prima, addirittura entro ottobre cercando così di capitalizzare i voti raccolti durante le elezioni europee. Ma aveva fatto i conti senza l’oste. E l’oste, nel caso, è il presidente Mattarella che prima di portare gli Italiani alle elezioni voleva essere sicuro che non ci fossero alternative. Alternative che invece c’erano, anche perché gran parte dei parlamentari non aveva nessuna intenzione di andare a casa prima d’aver maturato la pensione. A pag. 14
FONDATO NEL 2002 - Distribuito da
Speciale scuola, tre nuovi dirigenti in Giudicarie
Alle pagine 5 e 6
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Lo chiedono gli italiani!? di Paolo Magagnotti
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A pag 28 GIUDICARIE Mario Antolini “Giovani in panchina”. A pag. 32 SALUTE Lucanica dai tempi di Roma A pag. 18 TERRITORIO Nell’architettura della Pieve la storia di Vigo A pag 15
Noi pensiamo solo ai bisogni dei cittadini„, „operiamo esclusivamente nell’interesse degli italiani”, „non ci interessano le poltrone”, „vogliamo esclusivamente il bene del Paese”, „lo chiedono gli italiani” .Tutte frasi, queste, e altre di simile tono, con le quali molti politici di ogni punto cardinale durante la crisi governativa di agosto, ma anche nei mesi precedenti, hanno alimentato una stucchevole retorica tale da generare disturbo perfino ai timpani delle orecchie.
A pagina 14
Scuola
Viviana Sbardella nuovo sovrintendente provinciale A PAGINA 8
Economia
Autobrennero, i piani del futuro
A PAGINA 13
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PORTO FRANCO ���� Orsi sì, orsi no A pag. 8
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GIOVANI InPrendi, sei giovani per sei idee d’azienda A pag 17
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SETTEMBRE 2019
A cura della REDAZIONE
Rassegna Stampa
RASSEGNA STAMPA AGOSTO 2019
DALLE GIUDICARIE DALLA PROVINCIA
Valle del Chiese, in migliaia per la Desmalgada di Boniprati - Il suono dei campanacci, le note della banda, ma anche l’entusiasmo dei pastori e i sorrisi dei figuranti. Sono gli ingredienti della Desmalgada di questa mattina sull’altopiano di Boniprati, a monte degli abitati di Pieve di Bono-Prezzo e di Castel Condino. L’evento si è trasformato in un’autentica festa di popolo: in migliaia hanno partecipato alla manifestazione nata 5 anni fa grazie al Comitato presieduto da Paolo Franceschetti in collaborazione con gli enti del territorio, per promuovere i prodotti tipici della Valle del Chiese. Tione in festa per i 150 anni dei vigili del fuoco volontari - Il corpo dei Vigili del fuoco di Tione, ha festeggiato il 150esimo anno dalla fondazione, con i suoi rappresentanti, gli allievi e le loro famiglie, le autorità e la popolazione. Nel pomeriggio, dopo le manovre eseguite dai giovani allievi, la festa ha avuto in programma il saluto delle autorità, fra le quali il presidente della Provincia autonoma di Trento Maurizio Fugatti, il vicepresidente Mario Tonina, gli assessori Mattia Gottardi e Stefania Segnana, il sindaco di Tione Eugenio Antolini. Il comandante Alberto Bertaso ha brevemente tracciato la storia del Corpo di Tione, ufficialmente fondato l’11 giugno 1869. Esistono documenti dei primi anni dell’800 che parlano di guardie notturne al fuoco e già nel 1841 il Comune di Tione si dotò di una pompa a mano per incendi e di persone formate per utilizzarla. Tra le fila del Corpo, inizialmente composto da 22 pompieri, nel tempo si sono susseguite più di 350 persone. Attualmente il Corpo di Tione è composto da 42 vigili in servizio attivo, 5 vigili di complemento, un membro onorario, 16 allievi e 2 vigili sostenitori. Morte 180 pecore in alpeggio, indaga la forestale, ma c’è chi punta il dito: “Erano visibilmente deperite” - È una scena da film horror quella che si è parata davanti agli occhi degli uomini della forestale costretti a recuperare più di un centinaio di carcasse di ovini che si trovavano nei pascoli di Borzago. I forestali di Spiaz-
zo hanno aperto un’indagine per chiarire tutti i punti oscuri di questa vicenda, qualora venissero riscontrate delle irregolarità potrebbero scattare denunce per maltrattamenti nei confronti di chi si è occupato del trasferimento in montagna e della cura del gregge. Ille Prefabbricati: accordo con Trentino Sviluppo per crescere a Pieve di Bono. A disposizione altri spazi per realizzare uffici e un nuovo showroom. Garantiti 25 posti di lavoro - Operazione portata a termine da Trentino Sviluppo, d’intesa con la Provincia autonoma di Trento, per consolidare la manifattura di montagna in zone decentrate del Trentino. Ille Prefabbricati, azienda attiva dal 1960 nel settore della bioedilizia e delle case in legno, potrà investire sul consolidamento della propria presenza nel condominio produttivo di Pieve di Bono, grazie ad un accordo che mette a sua disposizione, mediante un contratto di usufrutto, una nuova porzione di spazi adiacenti all’attuale sede. Ciò permetterà all’azienda di procedere con gli investimenti previsti, tra cui la costruzione di una palazzina uffici e spazi espositivi più grandi e confortevoli dove poter accogliere clienti e progettisti. L’operazione prevede il mantenimento di almeno 25 unità lavorative per i prossimi cinque anni ed un indotto sul territorio trentino, in particolare nelle valli del Chiese, per una cifra non inferiore a 1 milione di euro l’anno.
Carte della pericolosità e carta di sintesi della pericolosità: al via gli incontri sul territorio Tutte le informazioni relative ai pericoli connessi a fenomeni idrogeologici, valanghivi, alluvionali, sismici o di altra natura relativi al territorio trentino vengono segnalati nelle “carte della pericolosità”, uno strumento previsto dalla legge provinciale sulle attività di protezione civile. Sulla base delle carte della pericolosità, a completamento di un lungo processo di approfondimento ed elaborazione, è stata elaborata la “carta di sintesi della pericolosità”, disciplinata dalle norme del PUP, per governare le trasformazione urbanistiche ed edilizie del territorio provinciale nell’ottica della sicurezza idrogeologica. Per quanto riguarda gli aspetti metodologici, si punta a rafforzare la funzione di raccordo fra la conoscenza sulla pericolosità e gli strumenti urbanistici che classificano il territorio in relazione al suo utilizzo. Conseguentemente, la Giunta ha previsto l’avvio di una fase di acquisizione delle osservazioni da parte dei comuni territorialmente interessati e dei cittadini, che si concluderà il 30 settembre. Le carte della pericolosità e la Carta di sintesi della pericolosità sono anche disponibili e scaricabili sul sito internet della Provincia. Apss: assunti 107 infermieri a tempo indeterminato Il direttore generale dell’Azienda provinciale per i servizi sanitari Paolo Bordon ha firmato il contratto di assunzione a tempo indeterminato per 107 infermieri che lavoreranno in diverse strutture di Apss, sia ospedaliere, sia territoriali. Le assunzioni sono frutto di un concorso indetto a dicembre 2018 e la cui graduatoria è stata approvata lo scorso giugno. I 107 infermieri, come previsto dal bando, lavoreranno per due anni nella sede di prima destinazione; di questi, 41 sono nuovi assunti, mentre gli altri 66 già lavoravano in Apss con contratti a tempo determinato. Nel dettaglio, sono 48 gli infermieri assunti all’ospedale di Trento, 20 all’ospedale di Rovereto, sei a quello di Cles, cinque a Cavalese, cinque a Tione, quattro a Borgo e tre ad Arco. Sono quattro gli infermieri assunti all’Unità operativa di Psichiatria dell’Alto Garda e due a quella della Val d’Adige; due i neoassunti all’Unità operativa Cure primarie della Val d’Adige, uno a quella della Valle di Non e uno a quella dell’Alto Garda. Tre i neoassunti all’U.o. Cure intermedie di Mezzolombardo, due gli infermieri assunti a Trentino Emergenza e uno all’ospedale Villa Rosa di Pergine. A breve è prevista un’ulteriore procedura selettiva perché su alcune sedi risulta esaurita la graduatoria a tempo determinato.
Educazione civica digitale, per “abitare” la rete e contrastare il cyberbullismo È stato approvato oggi, su proposta dell’assessore all’istruzione Mirko Bisesti, il bando per la formazione di studenti, docenti e genitori denominato “Educazione civica digitale per abitare la rete e contrastare il cyberbullismo”. Si tratta del quarto bando sul tema della cittadinanza digitale, per la prima volta di durata biennale, che riconosce come fondamentale il lavoro a diversi livelli dell’intera comunità educante, composta da istituzioni, scuola, famiglia e territorio. L’alfabetizzazione informativa e digitale consente di far acquisire competenze su come “abitare” la rete in modo consapevole, per diventare non solo consumatori critici, ma anche produttori di contenuti digitali. Obiettivi del bando sono soprattutto il contrasto al cyberbullismo, l’utilizzo consapevole dei social network e la sicurezza in rete, ma anche dare indicazioni alle scuole per elaborare un curriculum d’istituto in un’ottica di cittadinanza digitale e la condivisione di una policy per l’uso delle tecnologie in ambito scolastico. Sono previsti fino a 980 percorsi in 70 istituti scolastici per gli anni scolastici 2019-2020 e 2020-2021, con una durata di quattro ore in aula e l’attivazione di sette percorsi ad anno scolastico per ogni scuola, di cui uno rivolto ai genitori, uno ai docenti e minimo cinque rivolti agli studenti. A Trento Smart City si parla dei “Cittadini al tempo del digitale” “Cittadini al tempo del digitale”, è questo il tema della terza edizione che dal 16 al 22 settembre animerà piazza Duomo, Palazzo Geremia e altri luoghi di Trento con appuntamenti dedicati ai diritti, ai doveri, alle opportunità e ai rischi rappresentati dall’utilizzo degli strumenti digitali, ormai diffusi nella vita quotidiana. Anche quest’anno saranno tre le sezioni: nel “Villaggio Digitale” di piazza Duomo vi sono gli appuntamenti che raccontano le tante proposte digitali degli enti coinvolti, #FuoriPiazza raccoglie invece le iniziative e gli eventi promossi da organizzazioni e cittadini, infine con i “Protagonisti Digitali” ci sarà la possibilità di ascoltare la voce di alcuni grandi testimonial e personalità della rete. E fra le tante proposte anche la possibilità di ottenere e provare gratuitamente la propria identità digitale, allo stand SPID presso il Villaggio Digitale, prenotando dal 5 settembre o recandosi in piazza dal 20 al 22 settembre, info e orari e info su www. smartcityweek.it.
Giornale delle Giudicarie, distribuito dalla Cooperativa Lavoro Da gennaio dello scorso anno il Giornale delle Giudicarie viene distribuito dalla Cooperativa sociale Lavoro, con sede in località Copera a Zuclo. Per segnalare critiche, suggerimenti, disguidi nella spedizione è possibile chiamare il numero della cooperativa: 0465-326420 oppure quello del Giornale delle Giudicarie, 0465322934, oppure via mail all’indirizzo: redazionegdg@yahoo.it.
Sfoglia il Giornale delle Giudicarie su www.giornaledellegiudicarie.it
Si ricorda che è possibile sfogliare il Giornale delle Giudicarie sul sito www.giornaledellegiudicarie.it aggiornato ogni mese con le notizie più importanti che accadono in Giudicarie.
SETTEMBRE 2019 - pag. Maurizio Fuga
Ribalto
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Politica
SETTEMBRE 2019 Proseguono le tavole rotonde del Giornale delle Giudicarie
Crisi di Governo: Mattia Gottardi
Alex Marini
Assessore provinciale - La Civica
Consigliere provinciale - M5S
L’incompatibilità totale della base valoriale e ideale fra il Movimento cinque stelle e la Lega è alla base della caduta del governo. Al netto degli obiettivi che si sono dati nel contratto, come lo hanno chiamato in più occasioni, la base valoriale e ideale dei due partiti è completamente diversa e non condivisa. Sia sui grandi temi che a livello di metodo Cinque Stelle e Lega non hanno nulla in comune. Sui temi non “contrattualizzati” le differenze fra le due sono emerse tantissimo. Peraltro da quello che ho capito tutto quello che non era contrattualizzato dipendeva esclusivamente dalla volontà del ministro, e quindi del partito a cui apparteneva, e questo è un assurdo: non si può tenere assieme un governo di scopo senza aver contrattato su tutti gli scopi ma andando in ordine sparso.
Non è che serva chissà che grande analisi: Salvini ha visto i sondaggi e convinto di aver tratto il massimo vantaggio elettorale possibile dal contratto di Governo lo ha fatto saltare in aria con una mozione di sfiducia ridicola. Niente di nuovo sotto il sole, semplice fame di potere, solo che, forse, ha fatto male i suoi conti...
Da un certo punto di vista, in particolare per la sovraesposizione mediatica che hanno avuto i leader, sembra sia durato più di questi 14 mesi, che invece sono pochi rispetto alle dichiarazioni iniziali. Il mio giudizio è un chiaroscuro: sul tema della sicurezza, sia percepita che reale, e sul tema dell’immigrazione, si è fatto molto. La questione del reddito di cittadinanza invece è una vera pagliacciata, un ritorno all’assistenzialismo più puro e dannoso soprattutto in certe zone del Paese. Ho apprezzato invece l’aumento delle soglie per le partite Iva e la reintroduzione del regime dei minimi per un settore, quello delle partite Iva, che negli anni non aveva mai beneficiato di agevolazioni o incentivi.
Il giudizio va disgiunto. Do un 8 all’azione del M5S mentre la Lega merita un 4 per inconcludenza propagandistica e per aver “marinato” gli impegni di Governo. Se si guardano i fatti si vede che il M5S ha lavorato pancia a terra nei ministeri, beccandosi anche tutte le grane e dovendo pure far fronte all’opposizione interna di Salvini. La Lega ha invece speso il suo tempo a fare propaganda spalleggiata dalle TV di Berlusconi, oltre a intessere rapporti con i cosiddetti poteri forti. Si vede benissimo osservando la vicenda del ponte Morandi: viste le evidenti colpe del concessionario, suffragate dalle successive verifiche, il M5S ha mantenuto la determinazione a revocare le concessioni ad Autostrade per l’Italia mentre la Lega pronta ha fatto di tutto per difenderne il monopolio di fatto.
Le vere ragioni del timore collegato al voto, in ogni stagione politica, sono convinto siano collegate per il 95% al mantenimento dello status quo di chi c’è, qualunque partito sia al potere. Oggi tornare al voto significa ridisegnare completamente i parlamentari del Pd che erano soprattutto renziani nel 2018 e oggi vedono molto difficile essere riconfermati. I sondaggi non sono favorevoli al Movimento Cinque stelle che vedrebbe ridimensionato di molto il proprio gruppo parlamentare, oltretutto, per la loro regola del mandato unico, andrebbero tutti a casa. E anche Forza Italia credo che rispetto al dato dello scorso anno sarà ridimensionata ulteriormente. Credo che questi gruppi difficilmente saranno per il voto, poi il Pd di Zingaretti potrebbe prendere decisioni diverse. Per me votare è sempre la cosa più semplice.
Non penso si debba mai ragionare dicendo che non si va a votare perché il Paese non può affrontare le elezioni, farlo vuol dire mettere in discussione il fondamento stesso della Democrazia che secondo questa linea di pensiero potrebbe venire sospesa per “ragioni di forza maggiore”. Quindi sì, se necessario il Paese potrà affrontare nuove elezioni politiche, tuttavia non è detto si arrivi necessariamente lì. La Repubblica parlamentare ha delle regole precise ed è possibile si formino maggioranze nuove. Per quanto mi riguarda auspico che un eventuale nuovo Governo possa nascere su basi solide e con obiettivi precisi senza doppiogiochismi. Non so se sarà possibile perché ho dubbi sull’affidabilità del gruppo parlamentare PD, ma almeno provarci è un dovere.
Se si dovesse tornare al voto credo che le conseguenze dirette potrebbero essere migliorative, poi ogni governo pur partendo con le migliori premesse nei confronti dell’Autonomia abbisogna di costruire rapporti sull’oggettività della nostra Autonomia che, vorrei ricordarlo, è responsabilità, non risorse. Responsabilità. E questo è il primo passaggio da fare con chiunque si trovi ad avere a che fare con l’Autonomia trentina: siamo un territorio che fa dell’autoresponsabilità e dell’autogoverno la sua bandiera, credo che in qualsiasi governo questo vada comunicato e bisogna ripartire dai rapporti politici e personali. Il voto è la massima democrazia, io credo che non ci sia da averne paura e in questo senso la Politica torni al servizio e non a servire a se stessa cercando di mantenere le poltrone.
Il modello di sviluppo che l’attuale maggioranza provinciale ha in mente porta a distruggere ciò che di bello e unico c’è ancora in Trentino, quindi un eventuale nuovo Governo sostenuto dai 5 Stelle continuerà a mantenere un rapporto rispettoso dell’Autonomia trentina ma al tempo stesso farà rispettare gli impegni assunti, ad esempio su Autobrennero e agirà per impedire le peggiori derive dettate dagli istinti di Fugatti & Co, ad esempio garantendo la tutela ambientale e dei diritti fondamentali, il contrasto alla cementificazione e al consumo di suolo. Un nuovo governo leghista darebbe invece il la alla definitiva assimilazione del Trentino al modello veneto, una deriva di cui purtroppo già si iniziano a vedere i primi frutti velenosi.
Le nostre domande
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Il Governo giallo-verde ha chiuso la sua esperienza, che analisi fa delle ragioni che hanno portato a questo punto?
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Che giudizio dà di questo anno e mezzo di governo?
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E ora che succederà, siamo in grado di affrontare delle elezioni in questo momento?
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Pensando agli scenari potenziali, che conseguenze vede per il Trentino?
Politica
SETTEMBRE 2019 - pag.
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la parola ai politici Emanuela Rossini Parlamentare - Patt
Diego Binelli
Giorgio Tonini
Parlamentare - Lega
Consigliere provinciale - PD
Un governo che parte con due programmi contrapposti non va tanto avanti. Non è mai nato per la verità un governo vero e proprio in questo primo anno. E’ stata una continua sfida elettorale tra le due forze politiche giallo-verde, ciascuna che voleva attuare i punti sulla ‘propria’ lista, con una certa dose di individualismo e divisioni sempre più marcate. E questo dell’individualismo dei partiti, piegati sulla polemica e sulle promesse, è un grosso problema culturale che ha l’Italia.
Su alcuni temi importanti quali autonomia delle regioni, riforma della giustizia, sblocco delle opere pubbliche e abbassamento delle tasse, da parte del M5S sono giunti fattori ostativi alla loro approvazione. Quando poi alla camera abbiamo approvato la prosecuzione della TAV, il M5S ha votato contro il governo Conte, aprendo di fatto la crisi. Anche all’atto dell’elezione del Presidente della Commissione Europea è nato l’asse M5S-PD eleggendo una fedelissima della Merkel, esattamente l’opposto di quello che serviva all’Italia. Come LEGA vogliamo rimanere in un governo ma soltanto se possiamo risolvere i problemi degli italiani; chiediamo quindi che la parola torni ai cittadini, che possano così democraticamente scegliere una maggioranza coesa in grado di dare loro risposte concrete.
Ho sempre pensato che il forte segnale politico, trasmesso dal paese, alle elezioni del 4 marzo 2018, dovesse essere rispettato ed ascoltato. Dalle urne era emerso infatti un quadro clamoroso: il M5S primo partito, quasi doppiando il secondo, cioè il Pd; e nel centrodestra la Lega di Salvini che conquistava la leadership, umiliando Berlusconi e Forza Italia. Nessuno era tuttavia in grado da solo di formare un governo. Sulla carta c’erano due strade possibili: un governo “dei due populismi”, M5S-Lega; oppure un governo “di mediazione tra populisti e riformisti”, M5S-Pd. La soluzione giallo-verde era la più semplice e infatti è quella che è stata scelta. Ma era facile prevedere che l’estremismo del “contratto”, frutto della somma dei due populismi, avrebbe finito per infrangersi contro il principio di realtà.
Si è cercato di fare interventi per andare incontro agli interessi urgenti di varie categorie, a sburocratizzare e far ripartire gli investimenti, ma in modo frammentario e su situazioni specifiche, non per cambiare il sistema. Ci vuole gradualità e tempo per fare questo. Ma la fretta e l’ansia di mostrare risultati ancora prima di raggiungerli mandava all’aria ogni accordo possibile. Da settembre erano previste cose importanti su cui lavorare: modifica del codice degli appalti, la riforma della giustizia, nominare i Commissari in Europa per tutelare i nostri interessi. Anche sui Minori di cui mi sono occupata si iniziava ora da settembre a metter mano. Spero si continui con un altro governo, più serio e concreto. Il Paese aspetta risposte.
Il giudizio è positivo perché in questi 14 mesi abbiamo approvato molte leggi proposte dalla Lega: l’inizio del superamento della ”legge Fornero” con la cosiddetta “quota 100” che ha permesso a 160.000 italiani di andare in pensione, la tassa unica al 15% per le partite IVA con redditi fino a 65.000 €, il controllo dei confini con il blocco degli sbarchi irregolari, i decreti sicurezza con assunzioni di personale delle forze dell’ordine e dei vigili del fuoco, il codice rosso per la tutela delle donne, e poi ancora il decreto crescita, il decreto dignità, il decreto semplificazioni, la rottamazione delle cartelle esattoriali, e molte altre. Siamo fieri di quanto fatto finora, avremmo voluto ciò continuasse, ma purtroppo qualcuno ha cominciato a dire troppi NO e le nuove riforme erano bloccate da alcuni mesi.
Il fallimento è stato certificato dagli stessi protagonisti del governo giallo-verde: prima Salvini, con la mozione di sfiducia a Conte, poi Conte con la durissima requisitoria contro Salvini e infine il M5S che ha indicato Conte per l’incarico di formare un nuovo governo, col Pd e non più con la Lega. In effetti, il contratto dei due populismi era incompatibile con la permanenza dell’Italia nell’euro, in Europa e nella stessa Alleanza atlantica. Le elezioni europee hanno reso questa contraddizione evidente. La Lega Salvini primo partito in Italia, ma isolata in Europa. E proprio sull’Europa si è consumata la rottura tra i due partner di governo: i grillini, al contrario dei leghisti, hanno votato insieme al Pd (e a Forza Italia) per Ursula von der Leyen alla presidenza della Commissione europea.
Per il bene del Paese dovremmo evitare il voto anticipato. Rischiamo di trovarci un parlamento ancora più diviso di adesso. Certamente il voto sarebbe necessario se non nascesse una maggioranza più coesa, con un programma comune, capace di rimodulare alcune misure, come Quota 100 e reddito di cittadinanza, per renderle sostenibili e puntare di più su crescita e meno tasse. Si poteva fare, con un po’ di mediazione e volontà a tornare sui propri passi, senza generare tutto questo caos solo per andare al voto. Ora abbiamo bisogno di un nuovo governo che si occupi dei problemi dei cittadini, senza tante polemiche inutili, responsabile, europeista, che cerchi alleanze con la Germania e la Francia, che voglia contare a Bruxelles. Servono dialogo e collaborazioni, non attacchi.
La decisione è nelle mani del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella. L’Italia ha bisogno di un governo stabile ed eletto dai cittadini, solo così si potranno dare loro le risposte che meritano. Il paese è certamente in grado di affrontare nuove elezioni, anzi, è quello che chiedono la maggioranza degli italiani. Pare però stia nascendo un “governo delle poltrone”, costituito da chi teme il voto popolare a tal punto da formare un inciucio tra i partiti che dal marzo 2018 hanno sistematicamente perso tutte le elezioni. Alla faccia della democrazia! Sarebbe un affronto della casta nei confronti del volere popolare; nonostante questo ci batteremo affinchè non nasca un governo illiberale e assolutamente non in grado di risolvere i problemi degli italiani.
Le elezioni anticipate sono sempre possibili, ma la decisione dello scioglimento delle Camere è una prerogativa che la Costituzione attribuisce in via esclusiva al presidente della Repubblica e che egli può e deve esercitare solo qualora il parlamento non sia in grado di formare un nuovo governo. Prima di sciogliere le Camere va dunque esplorata l’altra possibilità politica compatibile con la composizione numerica del parlamento: quella del governo di mediazione tra populisti e riformisti, una possibilità rafforzata dal voto convergente a Strasburgo di M5S e Pd sulla von der Leyen. Personalmente guardo con interesse e favore a questa ipotesi, perché può rappresentare la sintesi virtuosa tra l’affidabilità governativa del Pd e la capacità di rappresentanza del disagio sociale e civico da parte del M5S. Se son rose fioriranno...
Per la nostra Autonomia, in realtà, noi parlamentari PATT/ SVP garantiamo sempre, con ogni governo, un lavoro di grande vigilanza affinchè i provvedimento votati in parlamento non impattino negativamente sulle nostre procedure amministrative, nostro compito è garantire sempre un rapporto proficuo tra lo stato e le nostre provincie. Questo perché la nostra Autonomia appartiene a tutti i cittadini, non ai partiti, e ce la dobbiamo tenere ben stretta. Poi, è chiaro che l’incertezza per il futuro e la sfiducia è un grande nemico per il Trentino. Le nostre entrate derivano in buona parte dal nostro lavoro, quindi, ancor più che per le altre Regioni ordinarie, noi in Trentino dipendiamo da come vanno i mercati, i rapporti con l’Europa e in generale la tenuta del nostro Paese.
Questa domanda può sembrare scollegata da quanto accade a Roma ma, invece, è molto pertinente e dovrebbe far riflettere i Trentini. La nascita di un governo PD-M5S sarebbe infatti un pericolo per la nostra Autonomia. Basti ricordare le parole del ministro Maria Elena Boschi che nel 2014 sosteneva di voler abolire l’autonomia del Trentino. Se poi aggiungiamo che in questi 14 mesi di governo il M5S ha ostacolato in ogni modo l’approvazione della riforma per le autonomie alle regioni, beh non c’è sicuramente da stare molto tranquilli. Per questo motivo auspichiamo che questo governo non veda la luce, sarebbe molto rischioso per il Trentino. Ma sappiano costoro che troveranno nei parlamentari trentini della Lega un baluardo a difesa della nostra Autonomia.
Nessuna conseguenza diretta e immediata: Fugatti e la sua giunta hanno la piena legittimazione a governare fino al 2023, indipendentemente dall’indirizzo politico del governo nazionale. Ma molte conseguenze indirette. La prima deriva dal fallimento del salvinismo, incompatibile con la collocazione europea dell’Italia: sarebbe bene che se ne ragionasse anche in quella che si chiama Lega Salvini Trentino. Dal dopoguerra degasperiano fino ad oggi, europeismo e autonomismo sono state e sono due facce della stessa medaglia. Una Lega antieuropeista e “sovranista” difficilmente può coltivare e promuovere l’autonomia. Un approccio più moderato e dialogico e meno appiattito sulla propaganda estremista del “capitano” gioverebbe dunque alla nostra autonomia e alla stessa autorevolezza della giunta provinciale.
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Scuola
SETTEMBRE 2019 Ricomincia l’anno, professori in classe dal 1 settembre
Tre nuovi dirigenti per le scuole giudicariesi di Mariachiara Rizzonelli
Tra le novità che caratterizzano quest’inizio di autunno rientra anche quella del molteplice cambio di dirigenti scolastici in alcuni istituti scolastici delle valli giudicariesi come l’Istituto di Istruzione “Lorenzo Guetti”, il Centro di Formazione Professionale Enaip di Tione e l’Istituto Comprensivo Giudicarie Esteriori. La guida di questi istituti è stata infatti destinata rispettivamente al dott. Alessandro Fabris, alla dott.ssa Francesca Rinaldi e al dott. Renato Paoli. Lasciano invece la dirigente Viviana Sbardella, divenuta Sovrintendente scolastica della Provincia autonoma di Trento, il direttore Emilio Salvaterra, che ha raggiunto la pensione, e il dirigente Alberto Paris che mantiene però la guida
dell’Istituto Comprensivo di Tione. Si tratta di dirigenti in parte usciti dal recente corso di abilitazione organizzato per questa figura apicale dalla Provincia Autonoma di Trento e comunque provenienti da una lunga storia di insegnamento. Consapevoli della delicatezza del momento dell’ingresso nella scuola della quale si accingono a prendere la guida, si dicono fortemente motivati a voler sviluppare al meglio le potenzialità dei loro istituti. Per presentarli alle famiglie delle scuole che andranno a dirigere abbiamo chiesto ad ognuno di loro di presentarsi e posto loro una serie di domande che possa esplicitare la loro visione del mondo della scuola nel suo complesso.
Fabris, dirigente al Guetti: “Oggi servono insegnanti appassionati oltre che competenti”
Nato a Pordenone nel 1974, laureato in chimica, trasferitosi dal 2001 in Trentino, ha insegnato nell’Istituto Oxford di Civezzano, al Centro Studi Manzoni, alle scuole medie presso l’Istituto Salesiano a Trento, a Gardolo, in Val di Non e negli ultimi otto anni è stato insegnante di matematica e scienze e collaboratore del dirigente all’Istituto Valle dei Laghi, comprendente ora anche Dro. Che impressione ha della nuova scuola? L’impressione, molto positiva, è quella di un istituto con un’offerta formativa articolata e molto ricca, anche grazie al corso Eda, con corsi serali molto interessanti. La particolarità del Liceo della Montagna poi è unica nel suo genere, per me sarà interessante entrarvi in contatto. Come pensa debba essere la scuola agli inizi degli anni 20 del 2000? La scuola deve essere all’altezza della complessità della società e delle situazioni in cui ci troviamo a vivere. Ciò comporta la capacità e la disponibi-
lità ad innovare, a confrontarsi con l’esterno, con il territorio, col mondo del lavoro e con l’Università. Ente pubblico, deve perseguire nella sua autonomia gli obiettivi di tutta la pubblica amministrazione quali l’efficienza e la trasparenza, riuscendo a coniugare il rigore amministrativo con la maggiore semplificazione possibile. Quale tratto caratterizza a suo modo di vedere un buon insegnante al giorno d’oggi? E’ giusto che gli studenti abbiano dei riferimenti autorevoli, in grado di ascoltarli
nelle loro istanze, non sono solo quelle, comunque necessarie, delle competenze più strettamente didattiche, ma anche nelle richieste di senso che in fase adolescenziale emergono in modo inevitabile nelle ragazze e nei ragazzi. Riconoscere nell’insegnate una persona appassionata in quello che fa diventa fondamentale quanto la conoscenza del docente dei contenuti propri della disciplina che insegna. L’apprendimento oggi è più che mai è veicolato dalle emozioni, dall’empatia, dalla capacità di scoprire un senso in quello che si sta studiando.
Cosa hanno bisogno di ricevere i ragazzi secondo lei dalla scuola? Prima di tutto riconoscimento e ascolto e di un supporto educativo nella crescita. Imprescindibili sono naturalmente le competenze disciplinari e trasversali previste dai piani di studio. Due aspetti ulteriori da coltivare nei ragazzi con cura sono la capacità di orientarsi nel mondo rispetto alle professioni, ai propri talenti e limiti, alle passioni che li muovono, e lo sviluppo di spirito critico: in un’epoca che ci sommerge di stimoli, diventa fondamentale avere la lucidità di porre dei filtri alle molteplici informazioni che ci piovono addosso o che siamo noi stessi a cercare. La scuola su questi temi può fare molto, anche in collaborazione con le famiglie.
Quando funziona bene il mondo della scuola nel suo complesso? Quando non si chiude in se stesso, quando non ha paura del confronto e dell’innovazione, intesa non solo dal punto di vista metodologico o strumentale, ma di vera e propria messa in discussione per adeguare il proprio intervento alla velocità oggi vorticosa con cui molti aspetti della vita comune mutano. La scuola funziona bene quando ha chiaro dove vuole andare e tutti collaborano, ognuno nel rispetto del proprio ruolo, mossi dall’obiettivo ultimo del successo formativo degli studenti, consapevoli del multiforme significato di tale espressione. Perché è importante essere istruiti oggi?
La risposta che ho dato spesso ai miei studenti che mi chiedevano la stessa cosa è che studiare serve per potere scegliere la propria strada. L’istruzione è emancipazione, autonomia, possibilità. Su questo non ci sono dubbi. Un suo messaggio a insegnanti e studenti per il prossimo anno scolastico. Ai docenti dico che lavorerò al massimo per fare esprimere tutto il potenziale dell’istituto, che già presenta molti aspetti di eccellenza. Agli studenti voglio dire che frequentano una scuola di cui devono andare fieri, orgogliosi di avere questa possibilità e che il mio lavoro sarà dedicato a far sì che possano vivere il loro percorso formativo in un ambiente sereno, stimolante e ricco d’opportunità.
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Scuola
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Nelle Esteriori arriva Renato Paoli
“Unascuolachetrasformainenergia positivaidesiderielepauredeiragazzi” Che impressione ha della nuova scuola? Ho avuto modo di conoscere l’Istituto nel passato come genitore. So che in questi ultimi anni è stata particolarmente sofferta la discontinuità della dirigenza e questo penso abbia creato un certo disorientamento. Allo stesso tempo so che la comunità ha un corpo docente nel complesso stabile, in grado di manifestare ottime professionalità e una ricca attività progettuale. Confido che la mia conoscenza del contesto possa essere un punto di forza su cui fare leva. Come pensa debba essere la scuola agli inizi degli Anni ’20 del 2000? Innanzitutto una scuola che sa ascoltare i ragazzi, in grado di trasformare in energia positiva i loro desideri e paure. Quindi una scuola inclusiva, in cui le differenze delle singole personalità rappresentino
Nato nel 1964, dopo il diploma di Liceo scientifico si è laureato in Filosofia all’Università di Padova. Dopo una breve esperienza come libraio è entrato in ruolo nella scuola media, insegnando Italiano, storia, geografia ed educazione civica, quindi alle superiori suluna ricchezza. Penso anche che la scuola debba affrontare con coraggio le sfide di questa epoca di grandi cambiamenti, rinnovandosi ma mantenendo fermo il suo ruolo essenziale di accompagnamento della formazione civile e culturale delle giovani generazioni; devono trovare in essa un punto di riferimento sicuro. Infine una scuola che prepari gli studenti alla flessibilità, alla creatività e alla capacità di collaborazione. Quale tratto caratterizza a suo modo di vedere un buon insegnante al giorno d’oggi? Gli insegnanti sono una risorsa preziosissima della società. Una società che non rico-
nosce il valore insostituibile dell’insegnante è destinata a imbarbarirsi. Le innovazioni tecnologiche nel campo della comunicazione, grazie alle quali il sapere è alla portata di mano di chiunque, non possono sostituire il ruolo di mediazione che l’insegnante ricopre. Il buon insegnante oggi non può però prescindere dalla conoscenza delle forme di comunicazione che i ragazzi utilizzano per relazionarsi tra loro; deve conoscere il loro linguaggio e comprendere i loro valori. Cosa hanno bisogno di ricevere i ragazzi secondo lei dalla scuola? In un passaggio del romanzo
la cattedra di filosofia, psicologia e pedagogia presso l’allora Istituto Magistrale “Degasperi” di Cles. Dal 1995 detiene la cattedra di filosofia e storia del Liceo scientifico di Tione. di Hemingway “Fiesta” il giovane protagonista, all’interno di un monologo in cui riflette sulla propria vita e le proprie scelte, pronuncia queste parole: “Non mi importava che cosa fosse il mondo. Volevo soltanto sapere come viverci. Forse se scoprivi come viverci, imparavi anche che cos’era.” I ragazzi devono ricevere dalla scuola un contributo essenziale alla loro domanda di “vita”; la scuola deve fornire gli strumenti cognitivi ed emotivi con i quali i ragazzi possano imparare a stabilire corrette relazioni e sviluppare soft skills come flessibilità, empatia, capacità di lavorare in team, resilienza. Quando funziona bene il
mondo della scuola nel suo complesso? Quando una buona organizzazione crea le condizioni per una efficace azione didattica. Gli aspetti amministrativi e quelli didattici spesso soffrono di una conflittualità solo apparente. Un efficiente funzionamento dell’amministrazione è condizione imprescindibile per garantire una buona didattica. Altra condizione essenziale è un buon rapporto con le famiglie e con il territorio, amministrazioni comunali, agenzie culturali, economiche, sociali. Perché è importante essere istruiti oggigiorno? Perché senza istruzione vivere
nella complessità del mondo odierno è più difficile. Essere istruiti consente di ampliare le proprie possibilità di scelta, anche nel mondo del lavoro. Non è il mero titolo di studio a garantire questo: conta innanzitutto la qualità della preparazione, che a sua volta è il risultato di un’istruzione di qualità. Un suo messaggio a insegnanti e studenti per il prossimo anno scolastico? Mi auguro di riuscire a stabilire un dialogo costruttivo con tutti, insegnanti, personale amministrativo, famiglie e studenti, e avviare un percorso in cui ognuno trovi il proprio spazio all’interno di un progetto comune e condiviso. Agli insegnanti auguro di svolgere con passione e possibilmente con soddisfazione il loro impegnativo lavoro e agli studenti di trovare nella scuola un ambiente accogliente e stimolante.
Francesca Rinaldi, direttrice all’Enaip
“Iragazzicercanofigurediriferimento chelascinounsegnonellaloroesperienzadivita” Che impressione ha della nuova scuola? Positiva su diversi livelli: ho trovato una scuola ben organizzata dal punto di vista amministrativo, che ha grande attenzione alla tenuta sotto controllo della parte documentale; dall’altra una scuola che ha un fortissimo legame con il territorio, un legame sincero e proficuo con la rete delle scuole inserite in questo contesto e con il suo tessuto imprenditoriale, sia con la parte industria-artigianato, sia la parte alberghiera.
Come pensa debba essere la scuola agli inizi degli Anni ’20 del 2000? La scuola vive anch’essa la complessità di oggi. Essa stessa un organismo complesso, al suo interno agiscono attori differenti: gli studenti, le famiglie, i docenti, il personale non docente, i titolari di impresa e la pubblica amministrazione. Luogo dove tutte queste forze cercano un
Nata nel 1978, ha frequentato Lettere e Filosofia all’università a Trento e un master in strumenti didattici e tecnologie formative per persone ipovedenti; ha quindi lavorato nell’ambito della didattica per Irifor. Ha insegnato presso il CFP di Tesero, per essere poi equilibrio, deve tentare di valorizzare le potenzialità di ogni studente, sia che parta con delle criticità, che parta con un bagaglio di qualità particolari, in modo che riesca a potenziare le proprie capacità e qualità morali, intellettuali e professionali. Quale tratto caratterizza a suo modo di vedere un buon insegnante al giorno d’oggi? Un bravo insegnante non è solo persona che padroneggia bene i contenuti della propria disciplina ma possiede anche competenze nella sfera della loro trasmissione; è quindi persona aggiornata, informata sulle nuove metodologie didattiche, tipo Flipped classroom, classe capovolta, per far leva sulla par-
distaccata presso l’ufficio Formazione Continua dell’Agenzia del Lavoro di Trento (ambito dei progetti formativi per aziende). Rientrata a scuola ha lavorato come coordinatrice dei percorsi di Alta Formazione e nell’audit interno presso il CFP di Villazzano.
tecipazione attiva e sulla motivazione degli studenti. Deve essere anche persona capace di gestire e dominare le relazioni con gli altri, che ha buona leadership e capacità di mediare. Cosa hanno bisogno di ricevere i ragazzi secondo lei dalla scuola? La scuola è una delle agenzie educative più importanti per i ragazzi ma non la sola, ché l’istruzione informale avviene anche in altri luoghi; gli studenti necessitano di adulti che fungano da modelli e mediatori delle cose che avvengono nella sfera locale e nel panorama nazionale ed internazionale, cercano figure di riferimento che lascino un segno nella loro esperienza di vita. Si aspettano
anche che la scuola sia un luogo di scambio, dove essere protagonisti tra pari. Quando funziona bene il mondo della scuola nel suo complesso? Quando le forze che interagiscono con lei sono in equilibrio, c’è una sana relazione con le famiglie, con cui c’è ascolto attivo, non giudicante, e c’è scambio e collaborazione con le
aziende e le associazioni di categoria che si mettono al servizio della scuola accogliendo gli studenti in tirocinio, anche in termini innovativi, com’è stato a Tione con la nascita del percorso dell’elettromeccanica e di carpenteria. Perché è importante essere istruiti oggigiorno? La funzione della scuola non è solo l’istruzione,
ma la scuola deve pensare all’educazione e alla formazione. Deve agire quindi nell’ambito delle conoscenze, che sono fondamentali, ma anche in quello delle competenze, formate dal vissuto, dagli atteggiamenti e dalle abilità. Se la scuola si rende capace nell’apprendimento a tutto tondo va nella giusta direzione. La sfida è personalizzare il percorso formativo su ogni studente. Un suo messaggio a insegnanti e studenti per il prossimo anno scolastico? Sono entusiasta di questo nuovo ruolo; mi auguro di collaborare al meglio con i nuovi colleghi per quest’anno formativo proseguendo il lavoro iniziato dal collega Salvaterra cercando di cogliere qualche spunto di innovazione che potremmo nel corso dell’anno introdurre. Auguro che gli studenti entrino serenamente a scuola e vivano cogliendo tutte le opportunità che i docenti proporranno loro.
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Scuola
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Dal 2015 era dirigente dell’Istituto Guetti
La nuova sovrintendente provinciale èViviana Sbardella La missione è l’innovazione didattica Lei è il primo sovrintendente trentino come introdotto dalla giunta Fugatti. Le differenze rispetto al passato? Un tempo il sovrintendente aveva il ruolo che ha adesso il dirigente generale: gestiva la scuola in toto, ovvero si occupava di organici, organizzazione e gestione. Il ruolo del sovrintendente ora è completamente separato dal dirigente generale: il sovrintendente ha un ambito di azione molto preciso che è quello di occuparsi dell’aspetto didattico e del miglioramento nella qualità, quella che chiamiamo innovazione didattica. Il sovrintendente si concentra sulla specifica attività didattica per far sì che la qualità della nostra scuola diventi ancora più elevata. Il discorso di supportare l’autonomia delle scuole va anch’esso in questa direzione: le scuole nella loro autonomia devono individuare che cosa possono mettere in campo fra metodologie e didattica per aumentare la qualità della scuola. In questa direzione va anche la presenza del sovrintendente nel comitato scientifico dell’Iprase. È quindi un ambito abbastanza circoscritto. Poi essendo una figura nuova è anche da costruire come tutto questo si deve realizzare. Quali obiettivi specifici le è sono stati dati nel mandato che la giunta provinciale le ha conferito? Non sono stati definiti degli obiettivi specifici per questo ruolo perché appunto si è parlato più genericamente di innovazione didattica. A
di Denise Rocca
Viviana Sbardella, già dirigente dell’Istituto Lorenzo Guetti di Tione, è la nuova sovrintendente scolastica del Trentino. Tra i compiti assegnati alla nuova sovrintendente ci sono la promozione dell’innovazione didattica e di metodologia formativa, il supporto al Dipartimento dell’istruzione, il coordinamento dell’attività ispettiva all’interno delle scuole provinciali e l’esercizio delle funzioni di supporto tecnico-didattico. “Abbiamo individuato la nuovo sovrintendente nel mondo dell’istruzione perché siamo fermamente convinti dell’importanza dell’autonomia scolastica.
me sembra importante, per esempio, concentrarsi nell’ambito delle discipline scientifiche, ovvero trovare il modo di avere più preparazione da parte degli studenti in questo ambito. Non solo dal punto di vista professionale perchè il mondo del lavoro ce lo chiede, ma anche perché una solidità scientifica aiuta anche nel distinguere poi realtà e notizie non vere, per esempio. Poi direi che una priorità è la modifica di alcune metodologie: la lezione frontale ha una sua valenza ma è ancora un po’ troppo presente, la direzione è piuttosto quella di creare nell’aula le condizioni per cui a tutti gli studenti, dai più motivati a quelli che lo sono meno, trovano ciò che serve loro per arrivare agli obiettivi didattici.
Poi c’è un lavoro sulle competenze che vanno acquisite dagli studenti, come l’alfabetizzazione per quanto concerne la finanza o l’economia: ora molti studenti escono dalle superiori senza avere alcuna competenza in questi ambiti ed è invece qualcosa di cui si parla costantemente nella vita quotidiana. Ora mi sento di dire che non sarà un lavoro che io farò da sola, sarà un lavoro che dovremo fare con la collaborazione dei dirigenti, dei docenti, delle scuole. Credo che se lavoriamo tutti assieme, su obiettivi condivisi e ne facciamo anche un orgoglio della scuola trentina, qualche risultato lo potremo ottenere, sapendo che quando si parla di istruzione i risultati non sono immediati.
Crediamo inoltre che la reintroduzione della figura dirigenziali rappresenti un importante passo avanti verso una maggiore qualità del sistema formativo provinciale”, ha commentato l’assessore Mirko Bisesti. Laureata in Lingue e Letterature Moderne a “La Sapienza” di Roma, Viviana Sbardella, già docente di lingua presso il Liceo “Rosmini” di Trento, nel 2015 rientra in Trentino dopo un’esperienza in qualità di dirigente scolastico maturata a Mantova. Dal 2015 è a capo del Guetti di Tione con la qualifica di dirigente scolastico. Cosa porta del suo essere stata dirigente scolastico in questo ruolo e cosa sarà invece nuovo? Tutta l’esperienza maturata nella scuola è fondamentale, penso che chi ha vissuto dentro la scuola e deve supportare le scuole tutte nel mettere in campo le azioni di cui abbiamo parlato debba conoscerne le problematiche e le criticità, quindi una figura che viene dalla scuola era fondamentale. Di nuovo credo sarà fondamentale trovare il modo di entrare in relazione con tutte le scuole, dai dirigenti ai docenti. Il Trentino non è enorme, ma ci sono pur sempre più di 70 scuole e ognuna lavora in modo diverso. Sono la prima sovrintendente, quindi non c’è nessun percorso già realizzato ma piuttosto c’è un punto di partenza: qui è tutto da creare, cosa che è una sfida entusiasmante ma è anche una difficoltà e un impegno. È sicuramente un ambito che mi appassiona. Che voto dà alla scuola trentina? È un voto molto positivo, non ho dubbi e lo dicono anche i risultati delle prove oggettive che ci sono. Ci
sono dei margini di miglioramento. Io che ho fatto esperienza fuori dal Trentino, un’esperienza che è stata per me fondamentale, mi fa dire che in Trentino la scuola gode di buona salute, ma ci sono anche realtà in contesti diversi che
riescono a lavorare molto bene e allora mi viene da dire forse noi possiamo fare anche meglio di quello che facciamo. Dipende anche con chi ci confrontiamo, mi piace pensare che vogliamo guardare verso chi è più avanti di noi e cercare di fare del nostro meglio per arrivare a loro, perché i nostri ragazzi più andiamo avanti nel tempo più si troveranno a competere con tutti coloro che fuori dal nostro Paese hanno acquisito determinate competenze, elevate, nei vari campi. Dobbiamo avere lo sguardo su un mondo più vasto della nostra Provincia.
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Maturi.Al Guetti due lodi e altri sette raggiungono il massimo dei voti di Marco Maestri
Pietro Mosca, nei sogni la Ferrari
Nicola Maestri, la testa nei numeri
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Speciale Ecofiera
SETTEMBRE 2019
Dal 4 al 6 ottobre a Tione
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Tanti auguri Ecofiera: 20 anni di successo Ritorna per tre giorni, dal 4 ottobre al 6 ottobre 2019, l’appuntamento con Ecofiera di Montagna, giunta ormai alla sua 20^ edizione. La manifestazione, nel corso degli anni si è sempre evoluta, sia nelle dimensioni fisiche, che di qualità
La rassegna, organizzata dal Comune di Tione in collaborazione con il Comitato Fiere ed il Consorzio per il Turismo Giudicarie Centrali, si terrà, quindi, nei giorni di venerdì 4 ottobre, sabato 5 e domenica 6 Ottobre con orario di apertura al pubblico dalle ore 14.00 alle 20.00 venerdì, dalle 09.00 alle 20.00 sabato e dalle 09.00 alle 19.00 domenica, mantenendo, come da tradizione, l’ingresso gratuito. La fiera sarà suddivisa anche quest’anno in diversi settori: •Agricoltura di montagna • Sviluppo sostenibile • Fonti alternative • Risparmio energetico • Bioedilizia • Eco-arredo e design • Artigianato
•Prodotti tipici • Produzioni biologiche • Ristorazione giudicariese • Agriturismo • Attività tradizionali della montagna • SportNatura • Salute e benessere 14 i settori tematici, quindi, distribuiti in 4 padiglioni coperti, per un totale di circa 3.000 mq, e in 8.000 mq di aree esterne, disposti lungo il viale principale della borgata di Tione, permettono ad ogni visitatore di trovare il suo settore, le sue passioni, le curiosità e le novità per la sua professione ed il suo tempo libero. Mille spunti utili ed interessanti, un contenitore di idee originali, accattivanti, per tutti i gusti. Nuove iniziative, mostre collaterali, con-
vegni, incontri culturali e musicali, spettacoli per bambini, laboratori, animazioni ed esibizioni dal vivo. TANTE FIERE IN UNA, dunque, con un ricco programma di intrattenimento per un lungo week-end. Da quest’anno si presenta con una nuova veste anche il sito di Ecofiera www.ecofiera.info dove si potranno trovare tutte le notizie utili, sia per quanto concerne le modalità di iscrizione per i futuri espositori, sia per quello che riguarda i programmi, le news, le attività e tutto ciò che sarà presente in fiera. Durante i tre giorni della Kermesse ci saranno grandi novità per rendere unico l’appuntamento per i 20 anni della manifestazione, che vedrà un focus sempre più importante sulle innovazioni nel mondo della Green Energy. Il secondo e terzo Padiglione di Ecofiera 2019, ed anche un’area
della proposta e ormai rappresenta un appuntamento autunnale irrinunciabile sia per gli espositori sempre in crescita, che per i numerosi visitatori che nell’ultima edizione erano oltre 30.000, provenienti da tutto il nord Italia e non solo.
dedicata esterna, ospiteranno, il “Salone della Bio-Edilizia, del Risparmio Energetico e dello Sviluppo Sostenibile” che rappresenta uno dei settori più interessanti del momento e con grandi novità. Quindi un degno e fortemente rappresentativo spazio a disposizione delle aziende presenti, molte anche locali. Una particolare attenzione sarà quindi rivolta a tutte le nuove opportunità nel risparmio energetico, con espositori specializzati nella realizzazione di edifici a basso consumo, della produzione di energia elettrica con gli impianti fotovoltaici; le caldaie ad alto rendimento, la cogenerazione, l’isolamento termico nonché tutti gli aspetti legati alle nuove fonti di energia alternativa. Uno spazio particolare sarà dato ai nuovi sistemi di mobilità sostenibile grazie alla presenza in fiera di
auto elettriche e di alcuni modelli di e-bike, le bici a pedalata assistita che stanno trovando grande riscontro come mezzo di trasporto ecologico, adeguato per muoversi sulle nostre strade. Infine l’ambito Green sarà valorizzato dalla partecipazione di Trentino Sviluppo, che illustrerà l’operato della startup “Progetto Manifattura” di Rovereto, polo attivo nei settori dello sviluppo sostenibile e delle clean-technologies. Altro polo a cui è stato dedicato uno spazio importante in occasione dei 20 anni di Ecofiera è quello del prodotto tipico Trentino e si è quindi stretta una collaborazione con “La Strada del Vino e dei Sapori del Trentino”, al fine di far conoscere le eccellenze enogastronomiche che il nostro territorio è in grado di offrire.
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Speciale Ecofiera
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Le novità del 2019 Tornerà il Mercato Contadino e Campagna Amica che si ripresentano in Ecofiera con sempre più espositori, ma in una nuova location, o per meglio dire nel Parco Ville, che lo vede protagonista ogni sabato da giugno a fine ottobre. I Mercati di Campagna Amica sono i “mercati degli agricoltori”, dove vengono venduti solo prodotti agricoli, italiani, provenienti dai territori regionali quindi rigorosamente a km zero. Un Mercato di Campagna Amica consente di fare la
spesa in modo sostenibile e responsabile, acquistando prodotti agricoli di stagione, selezionati con cura, sempre freschi e di origine italiana garantita. Fare la spesa tra questi stand conviene: • Trovi solo prodotti locali a basse emissioni di CO² perché a km zero. • Acquisti frutta e verdura fresca di stagione. • Compri latte appena munto e lo porti via nella tua bottiglia di vetro. • Puoi farti consegnare a domicilio i prodotti senza in-
quinare. • I sacchetti della spesa sono amici dell’ambiente perché biodegradabili, realizzati in cotone o in amido di mais. • I rifiuti organici tornano in fattoria per diventare compost, quindi concime • Adulti e bambini possono partecipare ai corsi di educazione alimentare nelle fattorie didattiche presenti nei mercati. • Puoi degustare i prodotti tipici con utensili biodegradabili usa e getta. Insomma: mangi sano, sostieni l’agricoltura italiana e proteggi l’ambiente Altra novità di Ecofiera 2019 saranno i temi dei convegni. In primis il convegno legato alla giornata mondiale degli insegnanti, dal titolo “Educare agli obiettivi di sviluppo sostenibile attraverso i riconoscimenti Unesco”, a
cura della Riserva di Biosfera -UNESCO e che si terrà presso la Sala della Comunità delle Giudicarie sabato 5 ottobre alle ore 09.30 L’educazione è sia un obiettivo in sé, sia un mezzo per realizzare tutti gli altri Obiettivi di Sviluppo Sostenibile, in quanto contribuisce in maniera decisiva ad esso.
Gli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile (Sustainable Development Goals - SDGs) sono 17 e mirano a migliorare in modo decisivo le condizioni di vita di tutta la popolazione mondiale. Ci sarà inoltre, il convegno “La Montagnaterapia”, dove si presenterà un nuovo approccio terapeutico riabili-
Azienda Servizi Municipalizzati TIONE DI TRENTO
Da due secoli … al servizio della Comunità
tativo per diverse problematiche, patologia o disabilità, legato all’ambiente culturale, naturale e artificiale della montagna. Il convegno è una sorta di dialogo con la popolazione sull’incontro tra fragilità e montagna” e si terrà c/o la sala ex biblioteca del comune di Tione, sabato 5 ottobre - ore 17.30 Infine un convegno dal titolo “ FORAGING JUDICARIA - Andar per erbe dal Garda alla Rendena”, che si terrà presso la Sala riunioni del Centro Studi Judicaria il 6 ottobre 2019 ore 15.00. “Foraging Judicaria” è una conferenza teatralizzata che intende raccontare la conoscenza delle piante alimurgiche - cioè le erbe che tolgono la fame - e il loro uso alimentare e curativo nel territorio delle Giudicarie.
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Economia
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Essere imprenditori nel terzo millennio, ne parliamo con Bruno Cunaccia
“Il lavoro bisogna guadagnarselo” “Una volta il lavoro era a misura di persona, oggi non è più così, ma c’è maggiore efficienza” Messa in piedi insieme ai fratelli Leone, Ugo e Camillo nel 1955 e diventata fiore all’occhiello dell’economia giudicariese e trentina, ha mosso i primi passi come azienda del settore trasporto legnami. Nata dalla determinazione, dall’ingegno e dalla capacità organizzativa di un uomo di montagna che vedeva dentro il presente (“vigirgan dentro”, si direbbe in dialetto di Pinzolo per indicare una persona di acume, capace di capire le situazioni e individuare le opportunità che si presentano) e immaginava il futuro seguendo uno spiccato senso per gli affari, la “Bruno Cunaccia srl” ha resistito, nel tempo, alle periodiche flessioni dell’economia e affrontato la crisi iniziata nel 2007 cogliendo l’occasione per rinnovarsi, investire nel cambiamento e migliorare. Da qualche anno Bruno Cunaccia ha lasciato le redini dell’impresa, che si occupa principalmente di scavi e movimento terra, ai figli Lorenzo e Serafino, ma spesso lo si trova sui cantieri aperti nel ruolo di “supervisore” dell’impresa di famiglia e interprete di un modo antico e garbato di curare le pubbliche relazioni: poche parole, quelle giuste, dette al momento giusto. Quando ha iniziato a lavorare? Qual è stato il suo primo impiego? Era il 1948, la seconda guerra mondiale era finita da poco e facevo il capraio. A Pinzolo, chi aveva capre le portava in piazza Ruina dove venivano radunate insieme per essere poi
di Alberta Voltolini
Q
ual è la formula per garantire, nel tempo, la continuità e il successo di un’azienda? Essere un’impresa di famiglia è un vantaggio oppure un limite? Quanto è difficile mantenersi al passo delle mutate esigenze del mercato globale? In un mondo che cambia velocemente, alcune possibili condotte al pascolo. Da lì partivo e salivo ai monti. Compiuti i 14 anni, ho iniziato l’attività di boscaiolo insieme a mio padre che di “scotum” (soprannome di famiglia) faceva “Varal” perché il mio trisavolo, disertore di Carlo Alberto, verso il 1840 era arrivato in Val Rendena da Varallo, un paese della Valsesia. Erano anni magri quelli, l’edilizia non si era ancora sviluppata, ma funzionavano decine di segherie e il trasporto del legname con il camion era un’attività fruttuosa. Quanto era duro il lavoro a quei tempi? C’è un’innovazione particolarmente importante che ricorda? Nei primi anni dell’attività di boscaiolo, tutto il lavoro veniva svolto a mano, con la sola forza delle braccia. Ci volevano sette o otto uomini a tirare le corde per sollevare un tronco di 10 quintali e metterlo sul camion. Già tra il 1957 e il 1960 ci siamo dotati di un nuovo camion e nel 1960 abbiamo acquistato la prima gru idraulica per il carico dei tronchi. Dà lì il passo verso il settore scavi, seguendo il nuovo sviluppo accompagnato dal boom dell’edilizia, è stato naturale. Da allora sono passati settant’anni e di quel mondo non c’è più nulla, tutto è cambiato.
risposte a queste domande le abbiamo trovate nella storia e nell’esperienza di Bruno Cunaccia: nato imprenditorialmente dal basso, cresciuto negli anni dello sviluppo turistico e del boom dell’edilizia, ha fondato e fatto crescere una ditta di successo che oggi ha più di sessant’anni. importante è stata la realizzazione della galleria di bypass sotto la cava Maffei.
L’AZIENDA. La “Cunaccia Bruno srl” nasce come ditta individuale nel 1955 per iniziativa di Bruno Cunaccia. All’inizio svolge attività nel settore boschivo, poi si concentra sugli scavi e il movimento terra. Nel 1975 acquista la cava “Fiora” di Strembo introducendo due nuove attività: produzione e lavorazione degli inerti e produzione di calcestruzzo preconfezionato. Negli anni 1980-’90 il campo di interventi si amplia alle opere di difesa idraulica e stradali. La ditta cresce e periodicamente vengono inseriti nuovi rami di attività. Nel 2001 inizia una fase di profondo rinnovamento ed è installato un nuovo impianto di produzione aggregati moderno ed efficiente. Vengono anche adottate diverse certificazioni di gestione e qualità aziendale che rendono più efficiente l’organizzazione della ditta e prosegue un programma di rinnovamento costante del parco macchine. Infine, nel 2012, si sostituisce il nuovo impianto di produzione di calcestruzzo, un insieme di tecnologia e qualità, completamente chiuso, isolato acusticamente e riscaldato in grado di operare anche a basse temperature: l’ultimo “gioiello” introdotto nell’azienda. Il primo progetto particolarmente rilevante? Ricordo, nel 1962-’63, la costruzione della strada che da Fisto conduce a Montagne. Un lavoro condotto all’inter-
no di un progetto generale di gestione forestale di quella zona mentre era responsabile del Distretto forestale di Tione il dott. Ezio Ferrari. Un altro progetto per noi molto
Negli ultimi dieci anni, numerose imprese hanno sofferto la crisi e alcune sono state costrette a chiudere… Quali sono gli aspetti che vi hanno permesso di stare sul mercato? Si falliva anche in passato, il lavoro bisogna guadagnarselo, non è mai garantito per sempre. La qualità alla quale tengo maggiormente è l’onestà. Nessun cliente si è mai lamentato o è venuto a dirmi che mancava 1 metro cubo di ghiaia dal carico acquistato. Nel 1986 abbiamo introdotto una pesa moderna per misurare alla perfezione i metri cubi di sabbia consegnata. Prima, invece, si caricava la sabbia sui camion con i badili e poi la si spianava fino ad aver raggiunto l’altezza e quindi il quantitativo concordato. E il carico era comunque sempre esatto. Poi, è importante avere mezzi efficienti. Ogni anno occorre sostituirne qualcuno perché, dopo numerose ore di lavoro, cominciano ad avere problemi e se non funzionano a dovere cominciano a farti perdere tempo. Non per ultimo sono sempre stato attento ai lavori che si prospettavano per potermeli aggiudicare.
C’è qualcosa che le manca del lavoro nel passato? Una volta eravamo tutti una famiglia, compresi gli operai, alcuni dei quali sono stati collaboratori eccezionali e fedeli per oltre quarant’anni, contribuendo in modo importante al successo dell’azienda. Tutto era più “ristretto”, a misura di persona. Se, però, guardo al sistema di lavoro, devo dire che è molto migliorato rispetto ad un tempo quando c’erano molti più problemi. Le nuove tecnologie hanno portato maggiore efficienza. Basti pensare alle previsione meteo che sono aggiornate al minuto: vedi se piove e organizzi di conseguenza il cantiere. Tante cose oggi sono migliori, ma ce la facevi anche allora. Come vede oggi l’andamento del settore edilizia in Val Rendena? Ci sono gli investimenti costanti delle Funivie di Madonna di Campiglio e di Pinzolo che generano importanti ricadute e economiche e opportunità lavorative per le imprese. Recentemente il cantiere del Lefay, un grande progetto che ha comportato 100.000 metri cubi di scavo e 23.000 metri cubi di costruzione, ha portato un po’ di respiro alle imprese locali. Gli anni buoni, però, li considero finiti, oggi le aziende sopravvivono. La nostra va avanti con recupero materiali, qualche pezzo di strada, qualche lavoretto qua e là. Della mia vita e di quanto ho fatto posso essere soddisfatto.
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Economia La sua presidenza, di circa metà mandato (l’altra fu appannaggio dell’avv. Andrea Girardi, ndr.), si è sovrapposta ad un periodo di forte cambiamento per la società che gestisce la concessione dell’A22: come ne esce l’Autostrada del Brennero Spa? Nominato dall’Assemblea dei soci Presidente il 16 novembre 2017 subito mi sono prodigato, sostenuto dalla delegazione parlamentare regionale, in particolare da Karl Zeller (Svp), per dare forma normativa al Protocollo d’Intesa firmato il 14 gennaio 2016 tra tutti i Soci Pubblici ed il Ministero dei Trasporti. Ciò ha portato ad una prima delibera CIPE nel novembre 2018 ed infine ad una seconda di approvazione dello schema di Accordo tra Il Mit (lo Stato) ed i Soci Pubblici nel maggio di quest’anno. Lungo questo iter si è concretizzata, a sorpresa, l’incomprensibile richiesta del Mit di versare all’Erario gli utili conseguiti in regime di proroga. La somma non è quantificata ma si parla di centinaia di milioni di euro. Quel provvedimento è stato impugnato in sede amministrativa giurisdizionale (Tar del Lazio) dalla Società. Da ultimo si è complicato l’iter di definizione del valore dell’azione della Società, necessario per poter liquidare la quota di partecipazione dei soci privati dalla compagine Sociale (si tratta di 4 Soci per una percentuale del 14,5 % complessivo) e soddisfare così la condizione imposta dal Ministero, ossia una Società interamente pubblica. Nel nuovo assetto organizzativo del Cda Lei rimane in carica quale componente designato dal Comune di Trento. Come giudica la vicenda del braccio di ferro con il ministro To-
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Intervista al presidente uscente Gigi Olivieri
Autobrennero, nel futuro piani ambiziosi Olivieri, Nelle settimane scorse è terminato il suo mandato da presidente di Autostrada del Brennero Spa. Qual è il Suo personale bilancio? Potrei dire che non sta a me farlo, ma non mi sottraggo alla domanda. Sono stati 20 mesi intensi da Presidente della Società che mi hanno arricchito sia dal punto di vista umano che professionale. Penso di essere stato “utile” per sbloccare l’iter della nuova concessione. Era la “mission” che l’assemblea dei soci aveva conferito al nuovo Cda eletto nell’ aprile del 2016: Il mio lavoro oltre l’ordinaria amministrazione è stato costruire un costante e collaborativo raccordo con i Ministeri competenti, nonché con tutte le Autorità e le componenti politiche che intervengono in questo complicato iter amministrativo. In questo, un grande aiuto lo ha dato il convegno celebrativo per i 60 anni della Società che abbiamo tenuto il 20 febbraio 2019 al Palarotari di Mezzocorona. Quel momento è stato importante non solo perché abninelli e le restrizioni imposte sulla governance e sulle modalità di redistribuzione degli utili ai soci pubblici? Il Sindaco di Trento, Alessandro Andreatta, che ringrazio, ha voluto indicarmi come componente del Cda per il prossimo Triennio. Lo ha fatto perché riteneva corretto dare continuità ad una azione amministrativa, giudicata unanimemente positiva, anche alla luce del fatto che su 14 Consiglieri ben 10 sono di nuova nomina. È indubbio che la futura governance sarà potenzialmente problematica, dato che il Comitato di Indirizzo e Coordinamento composto da sei persone di cui tre di nomina governa-
Il Giornale delle Giudicarie mensile di informazione e approfondimento
Anno 17 n° 8 settembre 2019 Editore: Associazione “Il Giornale delle Giudicarie” via Circonvallazione, 74 - 38079 Tione di Trento Direttore responsabile: Paolo Magagnotti Coordinatore di Redazione: Denise Rocca Comitato di redazione: Elio Collizzolli, Aldo Gottardi, Matteo Ciaghi, Denise Rocca Hanno collaborato: Gianni Ambrosini, Adelino Amistadi, Mario Antolini Musòn, Enzo Ballardini, Giuliano Beltrami, Dario Beltramolli, Giacomo Bonazza, Alberto Carli, Massimo Ceccherini Podio, Francesca Cristoforetti, Chiara Garroni, Enrico Gasperi, Alfio Ghezzi, Marco Maestri, Mariachiara Rizzonelli, Tiziano Salvaterra, Alessandro Togni, Alberta Voltolini, Ettore Zampiccoli, Marco Zulberti, Per la pubblicità 3356628973 - 338 9357093 o scrivere a sponsorgdg@yahoo.it Il giornale è aperto a tutti. Per collaborare si può contattare la redazione (3286821545) o scrivere a: redazionegdg@yahoo.it Direzione, redazione via Circonvallazione, 74 - 38079 - Tione di Trento Stampato il 3 settembre 2019 da Athesia - Bolzano Autorizzazione del Tribunale di Trento n. 1129
tiva (compreso il Presidente) avrà poteri penetranti nell’attività di indirizzo, di coordinamento ma anche di amministrazione sulla nuova concessionaria. Il Ministero si è sempre rifiutato di apportare modifiche a quella previsione sostenendo che era una imposizione impartita dalla Commissione Europea del Mercato Interno. Noi non eravamo presenti a quella trattativa trattandosi di questioni che riguardano gli Stati. Mia personale opinione è che si poteva e si può fare meglio interessando la competente Commissione Europea con un ragionamento di stretto diritto con riferimento alla Direttiva Europea (la 23/2014) che permette di derogare allo strumento della gara per l’affidamento di nuove concessioni autostradali quando si intenda proceder con lo strumento della gestione in house con enti pubblici. Un tema centrale del nuovo approccio politico alle concessioni rimane senz’altro il crollo del
biamo potuto ripercorrere le coraggiose scelte dei fondatori della Società, ma anche perché abbiamo potuto far conoscere all’opinione pubblica l’importanza per le Comunità locali di mantenere il controllo sulla Società e il pericolo di diventare un mero territorio di attraversamento degli interessi di altri. Abbiamo precisato che Autostrada del Brennero non è un comune concessionario autostradale. Non lo è perché gli Enti Pubblici locali suoi azionisti, non lo Stato, vollero, finanziarono e costruirono questa autostrada; non lo è perché gli amministratori espressione degli Enti pubblici locali hanno garantito livelli di manutenzione e di ammodernamento che non hanno pari sul territorio italiano; non lo è perché siamo i principali partner italiani della Commissione Europea nei progetti di implementazione tecnologica; non lo è perché sulle nostre carreggiate transita 8,4% di tutto l’import-export della nazione (con la ferrovia si raggiunge il 10,5%).
Ponte Morandi a Genova con la minaccia del Governo di togliere le concessioni ad Autostrade per l’Italia (che, ricordiamo, non c’entra nulla con Autobrennero); ha visto in quei passaggi una sorta di preclusione ideologica per le concessioni in generale? Sarà la magistratura a fare chiarezza su quanto avvenuto a Genova. Per Autostrada del Brennero S.p.A. la manutenzione e perciò la sicurezza degli utenti è la principale priorità. È per questo motivo che nonostante le sole due corsie per ogni senso di marcia la Società da anni investe oltre 40 milioni di euro per manutenzione ordinaria e interviene, senza attendere le lungaggini autorizzative del Ministero, quando i nostri Tecnici ravvisino necessità di intervento per garantire la sicurezza del traffico. La tragedia di Genova ha segnato uno spartiacque tra il presente ed il futuro nella gestione delle autostrade in Italia. Tuttavia, non condivido neppure una certa
vulgata politica che sostiene che per avere sicurezza ed efficienza debba essere lo Stato a gestire settori importanti dell’economia come quello autostradale. Quando lo Stato privatizzò 3000 Km di autostrada, lo fece perché non era in grado di fare le manutenzioni e gli investimenti necessari per garantirne l’efficienza futura. Lo Stato deve fare il controllore e dotarsi di una struttura tecnica estremamente efficiente per svolgere questa funzione con tempestività e capacità. Questo deve essere a mio avviso il ruolo futuro del Concedente. La società di cui fa parte ha presentato un ambizioso piano di investimenti sui territori attraversati da A22 per i prossimi anni. Quali sono le prospettive attuali per queste nuove opere viarie? Il Piano Economico Finanziario (PEF), quello regolatorio ed il Piano degli Investimenti sono estremamente ambiziosi. Sono oltre 4 miliardi in 30 anni di cui 800 milioni quali contributi che la futura concessionaria riconoscerà agli Enti che realizzeranno interventi sulla viabilità ordinaria di interesse autostradale. Questi 800 milioni sono stati ripartiti sulle 6 Province interessate dal corridoio autostradale ed a Bolzano e Trento spetteranno 200 milioni cadauno. Questo PEF abbisogna di una tempistica di realizzazione che deve essere rigorosamente rispettata perché altrimenti, dato che ogni cinque anni vi sarà la verifica della tariffa secondo il principio del price cap, lo stesso potrebbe
subire revisioni in decremento. Certo ci sarà qualche disagio, ma si tratta di una grande opportunità anche per le nostre Comunità e per l’imprenditoria locale e non solo che porterà nuovo sviluppo economico ed occupazionale nel futuro. Ci dica infine i suoi obiettivi per i prossimi anni in Cda. Il Sindaco di Trento mi ha indicato quale componente del nuovo CdA per dare continuità alla politica dei trasporti ed aziendale svolta fino ad ora dalla società, cosa che cercherò di fare. Ciò non dipenderà solo dalla mia volontà ma anche dalla disponibilità del nuovo management nel permetterci di operare per il buon andamento sociale. Una società che ha un bilancio consolidato di oltre 480 milioni di euro ed oltre 1.000 dipendenti non può essere governata “come se” fosse la nuova concessionaria autostradale del corridoio del Brennero. Prioritario è dunque dare un futuro alla società. Per fare ciò bisogna chiudere la gestione in proroga ed ottenere la nuova concessione autostradale per i prossimi 30 anni. Oggi viviamo il presente di un’infrastruttura che per livelli di sicurezza e di efficienza rappresenta un’eccellenza di livello europeo; va costruito il futuro di un corridoio, quello del Brennero, sempre più strategico per il commercio internazionale e già pronto a raccogliere le sfide e le opportunità offerte dal progresso tecnologico. Dalle Alpi alla Pianura padana, dal Brennero a Modena, A22 ha unito ciò che era diviso, ha permesso lo sviluppo economico, sociale e culturale di Comunità un tempo a rischio marginalità. La responsabilità sociale dell’impresa è un principio sancito dalla nostra Costituzione, a noi il compito di dimostrare ogni giorno come Autostrada del Brennero sia una società al servizio delle Comunità locali, dell’Italia, dell’Europa. Solo così rinnoveremo l’eredità degli amministratori e soci fondatori e permetteremmo alle Comunità attraversate dall’asse autostradale di rimanere protagoniste del loro futuro.
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Europa
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Certo, non è da escludere che qualcuno sia sincero e lo pensi realmente; le generalizzazioni possono condurre in errore. Vi sono indubbiamente in Parlamento persone molto capaci, preparate e convintamente impegnate a promuovere l’interesse generale della comunità nazionale ed europea. Ma gli interessi, i bisogni e le aspirazioni degli italiani sono così flessibili per cui un politico di qualsiasi orientamento può interpretare, senza ombra di dubbio e di fallo, le istanze di un intero popolo? Si ha l’impressione che molti ritengano che l’essere eletto dal popolo sia un fatto che oltre al conferimento di legittimazione democratica attribuisca al rappresentante istituzionale anche maggiore intelligenza e capacità progettuale e di discernimento. E poi, è proprio necessario che quasi ogni volta che apre bocca un parlamentare debba precisare che esercita il suo mandato per il bene dei cittadini? Non è forse questo il motivo per cui i membri del Parlamento, e di ogni altra pubblica istituzione sono eletti? Debolezze che fanno parte della natura di ogni essere umano e, senza voler minimamente giustificare abusi e prevaricazioni, si possono comprendere certe tentazioni le quali devono peraltro registrare uno stop
Lo chiedono gli italiani!? di Paolo Magagnotti
„N
oi pensiamo solo ai bisogni dei cittadini„, „operiamo esclusivamente nell’interesse degli italiani”, „non ci interessano le poltrone”, „vogliamo esclusivamente il bene del Paese”, „lo chiedono gli italiani” .Tutte frasi, queste, prima di superare il confine della moralità e della legalità. È da ritenersi peraltro che anche i cittadini capiscono facilmente fino a che punto ci si preoccupa del bene comune e non della poltrona. Sarebbe meglio e più saggio chiamare meno in causa i „cittadini”negli interventi e nei proclami politici ed impegnarsi seriamente per il loro bene, che significa in primo luogo contribuire a garantire e migliorare adeguate condizioni di vita. È difficile, inoltre, sentire dalla bocca di un politico ammettere che certe iniziative e taluni interventi invece di raggiungere gli obiettivi che ci si era preposti hanno registrato un fallimento. Riconoscere che si
è sbagliato fa parte della saggezza, oltre che dell’onestà. Lo scorso fine giugno ero a Monaco di Baviera per una conferenza internazionale sul futuro dell’Unione europea alla quale era presente anche
e altre di simile tono, con le quali molti politici di ogni punto cardinale durante la crisi governativa di agosto, ma anche nei mesi precedenti, hanno alimentato una stucchevole retorica tale da generare disturbo perfino ai timpani delle orecchie.
Enrique Barón Crespo, figura di primo piano della politica spagnola e già presidente del Parlamento europeo. In una pausa dei lavori gli chiesi quale sia stata a suo tempo la chiave di svolta che ha
consentito una significativa ripresa della Spagna. La sua prima risposta fu „abbiamo iniziato a riconoscere i nostri errori, e poi il popolo ci ha capiti e seguiti”. Per il bene del nostro Paese sarebbe auspicabile che ogni politico, sia di maggioranza governativa o di opposizione, dimostrasse un po’ di umiltà ed allontanandosi dalla retorica oceanica di ogni giorno - questo sì, credo, lo chiedono gli italiani - svolga con correttezza, maggiore stile e rispetto formale e sostanziale delle Istituzioni, quell’alto ruolo di reappresentanza popolare che ha il privilegio e l’obbligo di svolgere, compresa la responsabilità di impedire derive autoritarie. Al
riguardo, come ricordato nel precedente numero di agosto del nostro Giornale, non va mai dimenticato che gli iinteressi nazionali si realizzano meglio nel quadro dell’Unione europea, e non perseguendo un deleterio e pericoloso sovranismo. Viviamo nel nostro Paese un momento politico segnato da grande confusione alimentata da scorretta e deviante informazione da parte della politica tale da rendere difficile alle persone comprendere quale sia la verità. Credo che per sapersi meglio orientare in tale disorientamento ognuno debba impegnarsi nel conoscere bene la realtà delle cose attraverso la lettura di testi oggettivi e con lo studio; una conoscenza che potrà consentire di meglio comprendere la veridicità o meno dell’informazione politica e la realizzabilità delle tante promesse di esponenti di partito ed istituzionali.
Caos romano, ma ce la faranno EDITORIALE di Adelino Amistadi
Continua dalla Prima In particolare i grillini che, dai sondaggi, risultavano in calo non da poco, probabilmente gran parte di loro sarebbero rimasti disoccupati. Ma neanche nel Pd , di maggioranza renziana, erano in molti a non volersene andare, primo fra tutti Matteo Renzi che avrebbe perso gran parte dei suoi sostenitori. A metter un po’ d’ordine nelle cose ci ha pensato al Senato il presidente del Consiglio Giuseppe Conte con un discorso-requisitoria strabiliante che nessuno, da lui si sarebbe aspettato. Conte, che fino a qualche giorno prima era ritenuto un po’ da tutti il burattino nelle mani di Salvini e di Di Maio, che per quattordici mesi aveva navigato a vista e a udito, pur dando talvolta segni di nervosismo, ha preso in contropiede Salvini andando al Senato per annunciare le sue dimissioni, raccontando con serietà e convinzione le traversie dei suoi primi quattordici mesi di Presidente. Non era mai accaduto (e non solo in Italia) che un Presidente del Consiglio bastonasse pesantemente il suo vice, nonché ministro dell’Interno, per metà del suo intervento. L’avvocato Conte non ha concesso attenuanti a Salvini . Lo ha attaccato senza tregua su tutto: dal linguaggio pubblico allo stile ministeriale, dalla cultura istituzionale alle sue incursioni para-
religiose al limite del patetico. Si vedeva che voleva asfaltarlo, forse non solo per ragioni politiche. Così come non era mai accaduto che un vice premier ascoltasse, seduto accanto, smorfieggiando ridicolmente, il discorso del suo Capo per poi rispondergli dagli scranni del suo gruppo con toni da campagna elettorale già in atto. E così ad uscirne vincitore da questa confusione di assalti e contr’assalti è stato nettamente Giuseppe Conte, la sua figura ne è uscita molto rafforzata sul piano del prestigio e dell’autorevolezza politica. Di fatto, s’era subito capito, che lui si poneva come vero leader dei 5Stelle. Ed era altrettanto chiaro che si poneva alla guida di chi avrebbe cercato un’altra opzione alle “elezioni subito”. Complice Matteo Renzi, ritornato in auge, s’è cominciato a parlare di una maggioranza alternativa, sia 5Stelle, sia il Partito Democratico, si dissero d’accordo nel cercare un’intesa per una nuova maggioranza parlamentare. Fiutato il pericolo, Salvini, all’ultimo momento, ha cercato di allettare Di Maio promettendogli mari e monti per la continuazione del governo giallo-verde fino alle elezioni, ma ormai era tardi. La frittata era fatta. Pd e 5Stelle erano ormai nel pieno delle trattative, cosi che a Mattarella non restava che inca-
ricare Conte di formare un nuovo governo, dandogli tempi stretti, salvo tornare al voto. Appena incaricato Conte si è messo al lavoro, anche perché era ben conscio che la cosa non sarebbe stata facile. E così la sfida è partita. La sfida consiste nella formazione di un governo che vuole sostituire una forza politica di destra con un partito di sinistra, il che sembra un paradosso, ma l’Italia ormai è da sempre il paese dei paradossi. Questa sfida consiste nel saper produrre un programma di governo coerente e coraggioso e nel saperlo poi realizzare. Il contratto scritto lo scorso anno tra 5S e Lega era un collage di posizioni diverse tra loro, contraddittorie e per gran parte fuori dai canoni economici europei, quasi impossibile da concludere. Non era un vero e proprio programma di governo, ma un insieme di promesse e dichiarazioni per giustificare un’alleanza forzata. Qualcuno obietterà che anche la nuova alleanza 5S-Pd è un’alleanza forzata per evitare le elezioni anticipate e non permettere alla destra di trionfare. In parte è vero, ma c’è una differenza sostanziale. Pd e 5Stelle con questo governo si giocano tutto e non possono assolutamente sbagliare, per questo sono “condannati” a governare bene. I 5Stelle in particolare, dopo il cambio di maggioranza, devono
dimostrare di aver fatto una scelta con convinzione non per assicurarsi continuità di potere, ma per dare al Paese un governo più omogeneo e capace di fare quelle riforme che l’esecutivo precedente non ha saputo fare. Il Pd, a sua volta, deve farsi perdonare gli errori commessi dai governi guidati in precedenza e dimostrare che l’alleanza con i 5Stelle era l’unica strada per evitare al Paese avventure pericolose e per rimettere l’Italia sul binario giusto per ripartire. Pd e 5S devono mettere da parte gli interessi immediati di partito e decidere insieme se vogliono rimettere in sesto l’Italia o se hanno solo voglia di vivacchiare al solo scopo di allontanare le elezioni. Quello che deve cambiare è innanzitutto il metodo: il confronto deve prendere il posto della propaganda e dell’offesa reciproca. E questo lo si vedrà subito, nella stesura di un programma serio e coerente, che non deve essere né un libro dei sogni né un’accozzaglia di promesse incompatibili con la nostra economia. Il presidente Conte sarà la chiave di volta dell’azione del Governo. A cominciare dalle fibrillazioni dell’ultima ora, mentre andiamo in stampa, Di Maio, e ti pareva! È venuto fuori con una delle sue furbate che ha messo in crisi ogni trattativa in corso: o nel programma ci mettete tutti e i venti
punti da me portati a Conte, o si va al voto. Con le rimostranze dei Piddini che hanno definito le esternazioni di Di Maio sbalorditive, arroganti ed inaccettabili. Una brutta gatta da pelare per il presidente nominato Conte, i cui sviluppi non sarò in grado di raccontarvi se non con il numero di ottobre. A occhio e croce, conoscendo la politica e quel tipo di politici, alla fine comunque arriveranno alla conclusione, Conte saprà come calmarli, la paura di perdere i propri seggioloni riuscirà a far superare anche gli ostacoli più ostici. I prossimi 34 anni sono cruciali per l’Italia. Servono equilibrio, coraggio, capacità e voglia di lavorare insieme, credo ne siano un po’ tutti consapevoli. Io ci scommetto. Se poi sbagliassi, allora prepariamoci alle elezioni e ne vedremo delle belle. Alla fine, però, quel che resta di tutta questa vicenda è l’amarezza per il modo spudorato e ipocrita con cui questi cambi di linea politica ci vengono raccontati. Al di là della buona fede di alcuni, la realtà è molto più semplice del racconto che i politici tentano di far passare: Salvini al voto ci vuole andare perché pensa di raddoppiare i seggi, DiMaio e Zingaretti, ottimi trasformisti, al voto non ci vogliono andare perché di seggi ne perderebbero troppi.
Arte
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Pubblicato il suggestivo libro dedicato alla chiesa di San Lorenzo
Alle origini della Pieve di San Lorenzo Storia e archeologia del costruito e del contesto
Provincia Autonoma di Trento
Comune di Comano Terme
Singolare l’immagine della copertina, evocativa e rappresentativa di quello che può essere stato il primo cantiere ricostruito sulla base delle informazioni ricavati dalle membrature murarie e da lacerti edilizi, in assenza completa di documenti e narrazioni scritte del periodo. Singolare l’approccio di studio e innovativo il metodo che ha privilegiato in modo assoluto la materialità del costruito, fonte primaria e diretta, tangibile, osservata con un approccio proprio di quella che è definita “archeologia del sopravvissuto o del costruito”, senza azioni invasive o di scavo come il termine archeologico porta ad evocare. Se l’unità ci affascina, la complessità ci incuriosisce ed è stato questo a portare alla pieve di Lomaso l’attenzione di gruppo di studenti universitari, laureandi e neolaureati delle facoltà umanistiche di Trento e Padova, per uno studio analitico a tutto campo coordinato da loro docenti e tutor. Un lavoro, il loro, simile a quello di un detective, che li ha visti impegnati per alcune settimane nell’autunno del 2015 e quindi nel 2016 sul luogo dell’ipotetico “delitto” a raccogliere indizi e prove di ciò che è accaduto in tempi lontani per ricostruire il quadro degli avvenimenti che, nel caso specifico, hanno riguardato principalmente i due principali e più importanti edifici che costituiscono il complesso: la chiesa e il battistero, primi nel segno della centralità territoriale del luogo stesso. Con metodo proprio della stratigrafia, si sono isolate le varie parti costitutive ed le si sono esaminate con ottica strettamente legata al concetto di sequenza, dalla più recenti a quella più antica, ovvero del tempo sulla base dei reciproci rapporti esistenti: di sovrapposizione, di affiancamento, di taglio/ ricostruzione. Un lavoro che ha considerato anche altre tracce qui presenti e in particolare quelle che a molti sono servite per stabilire, senza però prove oggettive certe, l’idea di un’origine e di una continuità della sede pievana da episodi di molto antecedenti, riportandone la costituzione con assoluta e quasi dogmatica certezza addirittura ai tempi della prima evangelizzazione e alle “chiese” che, secondo la narrazione, il vescovo Vigilio di Trento avrebbe eretto nel territorio della giurisdizione romana di Brescia prima del suo leggendario martirio in Rendena.
Nell’architettura della pieve la storia di Vigo Rimane un mistero il committente dell’opera, l’ipotesi è Odorico da Saiano di Enrico Cavada Il 10 agosto, il giorno del patrono San Lorenzo, nella suggestiva cornice della chiesa parrocchiale di Vigo si è presentato al pubblico il volume edito a conclusione di un lungo e impegnativo laboratorio di studio dedicato al complesso pievano medievale del Lomaso. Edito dalla Soprintendenza per i beni culturali della Provincia autonoma di Trento e dal Comune di Comano Terme, riunisce le riflessioni di studio frutto di una équipe interdisciplinare di ricercatori che, coordinati dal sottoscritto, hanno dapprima documentato Del nucleo pievano è il battistero - “parva rutundate antiqua ecclesia in honorem Sancti Joannis Baptista dedicata” come si descrive negli anni Trenta del Cinquecento - ad aver straordinariamente mantenuto quasi integra la forma e l’aspetto delle origini: un edificio a pianta ottagonale, unico nel suo genere in area centroalpina, con pietre squadrate copiate in occasione dei grandi restauri del primo Novecento che lo hanno interessato per essere ripristinato. Meno sono invece le parti superstiti della chiesa originale, tagliate o inglobate dall’attività di molti cantieri successivi. Del suo impianto è stato tuttavia possibile stabilire con buona approssimazione la forma in pianta e le dimensioni: un edificio già discretamente ampio, a sviluppo longitudinale, con un’aula a tre navate larga m 11,50 e lunga m 21, copertura a doppio spiovente con capriate a vista, chiusura sul fondo con absidi del tipo molto probabilmente semicircolare e sporgenti, una centrale di diametro maggiore e due minori laterali, non conservate dopo l’abbattimento sul finire del XV secolo per prolungare il coro con un nuovo, rinnovato altare maggiore, ma forse rilevabili a livello di tracce nel sottosuolo con l’apertura di scavi. Le pagine del volume seguono una struttura che, per così dire, può essere considerata anch’essa come “stratificata”, con i primi due capitoli interamente dedicati a stabilire - con riscontri di prova certa e attendibile sul piano dei fatti diretti – il significato dato dalla presenza sul posto di una singolare raccolta di monumenti del periodo romano (I-III secolo) e altomedievale (IX secolo), seconda solo a ciò che conservano i due principali musei regionali e che meriterebbe ora senz’altro di essere meglio valorizzata per il valore rappresentato. Reperti portati sul luogo della pieve in tempi e in circostanze diversi dai dintorni e ad esso correlati con con-
vinzioni così intensa al punto da diventarne parte integrante della sua stessa narrazione storica, dimenticando nei fatti le ragioni di gusto collezionistico antiquario che ha determinato questa singolare convergenza. Per quanto riguarda gli edifici, fulcro e trattazione hanno le parti superstiti della fabbrica antica osservate con occhio rivolto alla sequenza costruttiva con verifica dei tipi e delle quantità di pietra impiegati, delle lavorazioni applicate e delle modalità dell’apprestamento in opera, delle poche parti rimaste degli apparati de-
il costruito e quindi steso i vari capitoli che compongono il volume interamente dedicato alla materialità di questo luogo, alle costruzioni che lo compongono, agli eventi che ne hanno presieduto l’origine. Il tutto attraverso una storia di 800 anni durante i quali, generazione dopo generazione, uomini e donne di questa terra hanno avuto il luogo a riferimento per valori ideali prima ancora che materiali, certi della protezione loro assicurata dalle venerate reliquie conservate da quelle mura.
corativi in pietra. Per il battistero le informazioni sono servite anche a formulare un’analisi quali/quantitativa della manodopera necessaria al cantiere di costruzione, considerata in base alla qualifica e alla specializzazione dei lavoranti, nonché dei possibili tempi impiegati a realizzare, calcolati compresi tra un minimo di un anno e mezzo e massimo di tre anni per avviare e completare l’opera. La determinazione del tipo di pietrame impiegato è poi servita anche a relazionare il materiale alla geologia del ter-
ritorio, con la ricerca di quelli che realisticamente possono essere stati i bacini di prestito, l’ubicazione degli stessi in rapporto al cantiere e quindi la distanza. Fattori tutti determinanti per stabilire i caratteri, ma anche il “potere” politico di chi può essere stato il committente dell’intera impresa, misurabile proprio attraverso la sue capacità di accedere alle materie prime, all’apertura e allo sfruttamento di cave, alla loro coltivazione mirata e quasi su misura nei termini della destinazione del materiale estratto, del coinvolgimento e del controllo delle maestranze da gestire con altrettanta perizia in funzione del risultato e dei tempi per ottenerlo. Quello che al termine dello studio è venuto così a delineare è uno scenario di eventi che pongono la fondazione del complesso in chiave già monumentale, quindi di prestigio e di sovranità nel paesaggio. Il tutto fissato nei decenni compresi tra l’ultimo quarto del XII e il XIII secolo, un periodo di particolare fervore edilizio sospinto e incentivato nel contado comitale tridentino dalla città del vescovo Federico Vanga, eletto a Trento nel
1207. Vanga a cui si deve, tra l’altro, l’avvio della ricostruzione della nuova cattedrale e l’edificazione di un’ala del palazzo comitale all’interno di castel Stenico con il concorso dei migliori magistri campionesi del tempo, la cui tecnica sorprendentemente ha riverbero nell’opera muraria di Vigo Lomaso. Ignoto rimane tuttavia il nome di colui che, realisticamente, può aver promosso l’impresa, impegnativa sia sul piano delle misure sia dell’investimenti economico richiesto. Un’opera che è proseguita con continuità e senza apparenti, determinanti interruzioni come raramente è accaduto nei cantieri medievali. Pur tuttavia uno spiraglio si apre intravvedendo un possibile nome in Odorico da Saiano, membro di un’eminente famiglia nobile dell’Alto Garda avviato alla carriera ecclesiastica e persona assai influente proprio al tempo di Federico Vanga, canonico e decano del Capitolo della cattedrale di Trento, membro della curia vescovile, titolare di incarichi di prestigio nell’ambito del governo civile ed economico del patrimonio della Chiesa e del principato tridentino. Odorico da Saiano che non a caso e in virtù dei ruoli ricoperti si qualifica nelle posizioni di vertice e nei documenti della cancelleria vescovile sottoscritti con il titolo di decano, ma anche come archipresbiter de Nomaso, pieve della quale è stato titolare dal 1208 al 1227, anche se molto probabilmente senza mai avervi mai fatto residenza.
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Ma già prima che cominciasse a parlare il Salvini s’era visto fregare il posto accanto al Presidente Conte dai grillini che erano arrivati apposta mezz’ora prima occupando tutti i seggi del banco del Governo. In senato le poltrone riservate al Governo sono solo venti e i grillini, guidati dal loro capoclasse DiMaio volevano costringere i ministri leghisti a sedersi nei banchi ordinari, ma poi Salvini con i pugni sui fianchi, ha preteso il suo posto accanto a Conte, e vista la faccia, il povero grillino abusivo se l’è filata a gambe. “E’ stato allora che Salvini e Conte si sono abbracciati come vecchi amici e probabilmente si sono raccontati anche una barzelletta perché ridevano divertiti. E’ stato bello vederli ridere poco prima che Conte lo mandasse a quel paese...” racconta l’Abele il più accorto di tutti. “Poi Conte ha cominciato il suo discorso in modo pacato, gentile, compassato da vero professore e, all’improvviso, mette la mano sulle spalle a Salvini come per dirgli, caro amico stai tranquillo, stai sereno… altro che tranquillo, gli rovescia addosso un fiume di fanghiglia, un sacco pieno di accuse e critiche severe: gli ricorda lo scandalo dei rubli probabilmente finiti nelle casse della Lega (ma!), stigmatizza lo scandaloso uso politico del Santo Rosario brandito anche nelle occasioni meno opportune, lo accusa infine di essere un Giuda “opportunista e sleale...” dice ancora l’Abele. “Maroca portane un’altro...” urlò a quel punto l’Osvaldo Caccola che la politica da sempre la sopportava bevendo un buon bicchiere di rosso. Toccò all’Aristide continuare: “Più Conte gliele cantava, più Salvini, seduto sembrava un pugile suonato che cercava di evitare i colpi, sembrava un macchietta, persino simpatica, faceva gesti, faceva smorfie patetiche, sembrava Totò dei vecchi film, naturalmente con un’altra stazza…scene tutte da ridere se non fosse stato un pomeriggio drammatico per il nostro paese...” “Ma che drammatico e drammatico, per me è stata tutta una commedia, anzi una farsa, tutta da ridere...con quel povero Salvini con la testa abbassata fra le braccia sul tavolo quasi volesse schivare gli schiaffi che gli arrivavano dalle parole di Conte... dove Conte abbia poi preso tutto quel coraggio...el ne avrà bevù en bicier...” concluse il Torquato. “Ma avete visto il casino che poi è scoppiato nell’aula del Senato, una sarabanda vera e propria con senatori che sventolavano cartelli dall’una e l’altra parte, e i commessi che
Il Saltaro delle Giudicarie
Quel pomeriggio in Senato Quando si fa sul serio non ce n’è per nessuno. Gli amici della Maroca, ostessa dalla puzza antica, stanno discutendo di politica, di politica seria, si fa per dire. Hanno appena assistito al discorso del presidente Conte che annunciava le sue dimissioni innescando ufficialmente la crisi di governo, già proclamata ai quattro venti, il giorno prima, da Matteo Salvini.
glieli strappavano dalle mani. Urla da destra e da sinistra, e Di Maio assisteva terrorizzato, ogni tanto dava un occhiata veloce al Salvini, che non gli saltasse addosso...aveva una fifa tremenda...era pronto a svicolare...A me quei grillini lì mi sembravano degli scolaretti elementari che non sapevano da che parte girarsi...”disse ancora il Paride. Quando poi Conte accusò Salvini di aver anteposto gli interessi elettorali della Lega all’interesse del Paese, e che chiedere i “pieni poteri” era roba da fascisti (così si poteva intendere il suo dire), sembrava crollasse l’intero Senato, si alzarono urla, cartelli sberleffi, fischi da ogni parte dell’aula, tutti contro tutti,
che hanno svegliato anche Berlusconi che s’era appena appisolato davanti alla Televisione…. E Renzi, il birbantello che se la rideva a crepapelle, avrebbe atteso la risposta di Salvini al suo Presidente e poi sarebbe toccato a lui che di certo ne aveva due sacchi e una sporta anche lui da dire ai due litiganti. In effetti quando il leader della Lega è intervenuto per rispondere al discorso di Conte, Salvini è apparso confuso, disorientato, disordinato in una esposizione che mescolava senza senso, giustizia con la Merkel, le banche con l’Euro, l’uscita dall’Europa, i soliti porti chiusi, la Madonna, il Rosario, e il diritto del popolo di votare e la denuncia dell’attaccamen-
E da chi se no? I sodali erano basiti, mai avevano assistito a robe simili: “Conte, devo ammetterlo mi ha stupito...lo descrivevano come un “giuppino” in mano a Salvini e Di Maio, un presta nome, un tira e molla messo lì solo per obbedire, e invece, orca!, l’ha fat en discorso che el me piasù...”stava dicendo il Paride che ha qualche difficoltà con l’italiano.
to alla poltrona. Non un filo conduttore. Non una strategia. “Per me l’era in balia delle onde… o che la tot la pillola sbagliada… o
l’era en po’ che non ne beveva en gocc… nol pareva pu quel...” disse l’Osvaldo perplesso. “El viagra, el deve tor, el viagra...” inter-
venne a sproposito l’Onorina che quando parla di Salvini le si rizzano persino i baffi sotto un naso vinoso e alquanto libidinoso. “E i suoi senatori che continuavano a battergli le mani per rincuorarlo...niente da fare, stava facendo una figura del pit, per non dire altro, per fortuna che, sopraggiunte, per l’appunto, necessità di evacuazione, ha chiuso in fretta e buona notte...” concluse il Paride esperto di veterinaria e di svuotamenti della sacca fulminei. E poi è toccato a Matteo Renzi. Altra roba, altro livello. “ A mi m’ha piasù quando el ga dit al Salvini, pu o men: sior ministro Salvini, mi no so de che religion l’è lu...ma el Vangelo secondo Matteo, el dis ciaro e tondo: -...io ho avuto fame e mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e mi ha avete dato da bere, ero forestiero e mi avete ospitato…-, lei, sior ministro el pensa sol magnar ensema la so ghenga e gl’ialtri i se faga ciavar…chi se ne frega!!” ha riassunto alla grande il Torquato, che con l’italiano magari tentenna un po’, ma la testa ce l’ha, eccome. La serata del martedì 20 è cosi terminata nella confusione più totale lasciando negli occhi, nella testa, nella pancia di tutti i presenti perplessità e mille incertezze, quel che avverrà domani, lo sa solo nostro Signore che per ora non si pronuncia. Anche il vostro Saltaro, testimone di questa bella rivisitazione della serata, non sa che dire, forse il mese prossimo, o l’hanno prossimo, riusciremo, chissà!, a capircene qualcosa. Che Dio salvi l’Italia.
Attualità
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La proposta: per lei la cittadinanza onoraria
Victoria Mature sulle orme del padre attore, originario di Pinzolo Il padre di Victor, Marcello Gelindo Maturi, era un arrotino della val Rendena. Nel 1912 per sopravvivere decise di migrare in America. Un anno dopo, nel 1913, nasceva il figlio Victor, morto poi nel 1999. Victor Mature ( il cognome Maturi venne cambiato all’anagrafe americana ), intraprese giovanissimo la carriera cinematografica affermandosi in breve tempo all’attenzione di registi e del pubblico, dal quale era amatissimo. Girò 75 film, tra i quali Sansone e Dalila, I gladiatori, La tunica, Sinuhe l’egiziano. E’ famosa una sua battuta: “Non sono un attore e i miei 75 film lo dimostrano”. Al contrario è sempre stato molto apprezzato soprattutto dal pubblico e da parecchi registi, tra i quali Vit-
di Ettore Zampiccoli E’ arrivata appositamente dagli Stati Uniti per visitare la mostra di Frank Borzage, il figlio dell’emigrato di Ronzone attore e regista vincitore di ben due Premio Oscar. Parliamo di Victoria torio de Sica. Lo stesso Frank Borzage, al quale è dedicata la mostra di Ronzone, lo aveva coinvolto nel film “Bambola cinese”, del quale fanno bella mostra a Ronzone alcuni poster di grande qualità. Tra i grandi fans di Victor Mature oggi c’è anche George Clooney, che per alcuni film si è ispirato proprio allo stile di Victor. E Stefano Della Casa, brillante conduttore della trasmissione radiofonica Hollywood Party, dice di lui : “ Non mi piaceva ma era il migliore “. Victoria Mature ha visitato la mostra di Ronzone, si è complimentata con il sindaco ed ha preannun-
ciato che sta scrivendo un libro su suo padre, che si-
Mature, figlia di quel Victor Mature originario di Pinzolo, che negli anni Cinquanta e Sessanta del secolo scorso è stato uno dei più grandi attori di Hollywood.
curamente presenterà anche in Trentino. Poi non
ha mancato di visitare Pinzolo incontrando i pa-
renti che ancora vivono in val Rendena. La veloce visita di Victoria Mature a Ronzone e Pinzolo è emblematica del filo che unisce questi due paesi attraverso le figure di due grandi protagonisti del cinema hollywoodiano. Se adeguatamente valorizzati questi due figli di emigrati trentini potrebbero diventare testimoni importanti del Trentino in un ambiente, quello cinematografico, che è in grado di assicurare alta visibilità con ricadute importanti non solo nel settore turistico. Con questo spirito mi chiedo: ma perché Pinzolo non dà la cittadinanza onoraria a Victoria Mature? Sarebbe un modo per onorare adeguatamente la memoria di suo padre e magari per aprire qualche scenario interessante negli Stati Uniti.
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Rubrica salute
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La Lucanica dai tempi di Roma Gli insaccati e il peccato del sale di Gianni Ambrosini La domanda non è pleonastica. E’ un fatto di cultura che si perde nel tempo, almeno per me. Non ho “notizie storiche”per la Luganega e la Salamella ma per la Lucanica, si. E vi sono implicazioni salutistiche di non poco rilievo. Primo: non è corretto confondere i nomi, perché come vedremo la composizione degli ingredienti, la preparazione e la conservazione sono differenti. Secondo, le implicazioni per la salute possono essere molto importanti. Infatti non possono essere più ignorate le raccomandazioni dell’Oms relative alla pericolosità degli insaccati e alla quantità del loro consumo. I pericoli derivano dalla quantità di sale e dagli additivi per la conservazione : i nitriti e i nitrati. Dobbiamo considerare anche la materia prima per confezionarli, ma non entriamo nel merito degli allevamenti di maiali “italiani”perché i disciplinari, la legislazione e i controlli conseguenti ci tutelano a sufficienza. Anche se qualche volta alcuni messaggi e immagini televisive sugli allevamenti sono fortemente condizionanti. Ma sono episodi, noti e perseguiti per legge. Ma ritorniamo al quesito iniziale e alla composizione differente. Il nome Lucanica compare già in Apicio (De re coquinaria) il primo autore di un libro di cucina dell’epoca romana; la ricetta è un po’ ricca di ingredienti, ma a noi interessa il nome e il modo di confezionare quello che genericamente si chiama salsiccia. Sembra che le schiave Lucane abbiano portato fino a Roma il modo di confezionare le
“Amo il mare piatto e senza onda, dall’orizzonte lontano che si curva nell’infinito e la montagna aspra e verticale, silenziosa e piena di vento…” (J.P.) Stamani, come sempre a Ferragosto, si parte per “lucaniche”; da Lucania quindi, l’antico nome della Basilicata. Qualcuno riferisce anche che Druso nel 15 a.C. quando insieme al fratello Tiberio condusse la campagna militare contro i Germani per vendicare Teutoburgo, avesse fra le sue truppe soldati lucani che avevano nelle loro vettovaglie le lucaniche. Infatti Druso avanzò dalla valle dell’Adige (da Tridentum) e dalla valle dell’Isarco (a Bolzano c’è ancora il ponte Druso) e risalì fino all’Inn. Ma il riferimento storico più convincente ce lo fornisce Cicerone. Proprio lui, Marco Tullio Cicerone, il nostro incubo del liceo, quando c’erano da sostenere le versioni di latino; il politico e l’avvocato più famoso di Roma. Durante il suo mandato consolare del 63 a.C. quando sventò la congiura di Catilina, fece mettere a morte nel carcere Mamertino molti complici di Catilina, senza concedere loro la “provocatio ad populum”, un’istituzione legale che dava l’ultima possibilità di salvarsi ai condannati a morte, ricorrendo al giudizio popolare. Alcuni anni dopo Pubio Clodio Pulcro, amico di Catilina e che aveva il dente avvelenato con Cicerone per una testimonianza da lui resa, in cui era implicato per sacrilegio, fece votare come tribuno della plebe nel 58 a.C. una legge, con valore retroattivo, che condannava all’esilio chiunque avesse mandato a morte un cittadino romano ne-
gandogli la provocatio ad populum. Sembra che nascostamente ci fosse anche lo zampino di Cesare, che così eliminava un suo avversario politico (sic ). Cicerone capì che era tempo di andare e prese la via dell’esilio. Resterà fuori dall’Italia, a Salonicco in Grecia per quasi un anno e mezzo. Ma ritorniamo al nostro argomento: Cicerone lungo la via dell’esilio e prima dell’imbarco a Brindisi, si fermò per ristorarsi in una locanda al confine con la Lucania e in una lettera accorata al suo amico Tito Pomponio Attico riferisce che in quel momento di pericolo si era rifocillato mangiando delle lucaniche. Dal punto di vista salutistico il sale è uno dei pericoli della dieta, è un conservante naturale che come lo zucchero cattura l’acqua e riduce le condizioni di umidità che possono favorire la crescita dei microrganismi che fanno marcire gli
la gita fuori porta. Lo zaino è sempre quello, da anni, abbiamo scelto la montagna! Il cibo, un classico: un pezzo di formaggio, (Spressa?), del pane nero, dell’acqua e del salame. Lucanica, Luganega o Salamella?
alimenti: la dose massima consigliata pro capite dovrebbe essere 5 grammi, ma la “dose media giornaliera” supera i 15 grammi. Il rischio è l’epidemia di ipertensione dei paesi occidentali, ne abbiamo parlato diffusamente in altre occasioni. Gli insaccati sono troppo ricchi di sale, quindi andrebbero consumati con parsimonia. Ma gli ipertesi dovrebbero abolirli. I nitriti e i nitrati prolungano la vita del cibo perché impediscono la proliferazione dei microrganismi, in specifico del botulino, e conferiscono anche il colore rosso acceso alle carni. Però una volta ingeriti si trasformano in nitrosamine, sostanze considerate cancerogene. La dose massima consentita è di 150 milligrammi per kg, che potrebbe essere anche meno se fossero solo usati per i microrganismi. Ma per dare il “bel colore rosso” agli insaccati le dosi sono
nettamente superiori. Le sigle da controllare sulle confezioni sono nitrito di potassio (E249), nitrito di sodio (E250), nitrato di potassio (E252). Se compaiono anche la vitamina C (E300), l’ascorbato di potassio (E303), l’ascorbato di sodio (E301) questi antiossidanti ostacolano la formazione delle nitrosamine e vengono perciò aggiunti in abbinamento ai nitriti e ai nitrati. E’ chiaro che al tempo di Cicerone non si usavano i nitriti e i nitrati e la caratteristica principale era il modo di confezionare le carni di maiale insaccandole con sale e spezie nei budelli preparati allo scopo. Ma c’è un ma … Se nella preparazione degli insaccati in genere si usano sale nitriti e nitrati nelle percentuali le più varie, nelle Lucaniche il sale resta, in genere, basso come percentuale, intorno al 2025% ma scompaiono i nitriti e i nitrati e compaio-
no tutt’al più dei semi di finocchio selvatico insieme ad un altro ingrediente che si chiama volgarmente Zafaran. Cos’è lo Zafaran ? E’ la polvere di un peperone dolce di colore rosso fuoco, una Solanacea della specie Capsicum annuun a bassissimo contenuto di acqua e ad alto contenuto di vitamina C, importato da Colombo dalle Americhe e introdotto dagli Spagnoli nel sud dell’Italia nel 1600. In un areale tipico della Lucania ora è conosciuto come peperone di Senise a Indicazione Geografica Protetta (IGP). Questa polvere di colore rosso fuoco, ottenuta per essicazione al sole e polverizzazione a bassa temperatura dei peperoni, chiamata Zafaran viene mescolata alle carni e svolge la funzione dei nitriti e dei nitrati. È cioè un conservante naturale. In aggiunta si usa, in percentuale molto più bassa, polvere di peperoncino della varietà “calabrese, thai, jalapeno o cajenna” che contenendo la Capsaicina con basso indice di Scoville (l’unità di misura della piccantezza), rende più saporito l’insaccato e potenzia l’azione antibatterica dello Zafaran. Quindi, parafrasando una famosa trasmissione radiofonica, “si può fare”. Si può fare, si possono confezionare i salumi chiamandoli col nome che più ci piace, eliminando i rischi legati all’uso del sale in eccesso e dei nitriti e dei nitrati. Dimenticavo di aggiungere che è invalso l’uso di conservare le lucaniche in olio evo, un altro presidio salutistico della cucina mediterranea.
Bim del Sarca
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L’ente capofila è il Consorzio del Bim del Sarca
Parco fluviale della Sarca, piano di gestione e accordo in approvazione Il Piano di Gestione Il Piano di Gestione è lo strumento previsto dalla legge provinciale 11/2007 con cui le Reti di Riserve del Trentino si occupano della gestione delle aree protette e dello sviluppo sostenibile del territorio di loro competenza. Con l’adozione del Piano di Gestione Unitario, le due Reti di Riserve della Sarca hanno voluto creare le condizioni per valorizzare le sinergie già esistenti e promuovere una gestione comune all’interno di un’unica compagine, quella del Parco Fluviale della Sarca. Si tratta di un documento di grande valore strategico, esito di studi e approfondimenti tecnici - oltre che del confronto con le realtà locali, istituzionali e associative locali - capace di fornire un quadro approfondito e trasversale a numerosi ambiti (ambiente, società, economia ecc.) di un’area vasta e diversificata come quella del bacino della Sarca. La stesura del Piano è stata elaborata in collaborazione con il Parco Naturale Adamello Brenta e prevede tre parti principali. La prima offre un’analisi conoscitiva di inquadramento territoriale. Oltre a delineare un quadro sulla situazione socio-economica e sulla normativa di riferimento, vengono esposti dati e informazioni sulla caratterizzazione ambientale e lo stato di conservazione delle Aree protette (ovvero 10 siti Natura 2000 e 19 Riserve locali), delle Aree di integrazione ecologica e dei corpi fluviali e lacustri, con riferimenti anche a specie e habitat. La seconda parte, invece, si focalizza sugli obiettivi e le strategie gestionali definendo una prospettiva integrata tra le esigenze di tutela e quelle di sviluppo e valorizzazione. Qui trovano spazio anche le azioni specifiche per la tutela attiva di specie e habitat nel rispetto delle misure di salvaguardia delle aree protette previste da Rete Natura 2000. Infine, la terza parte è costituita dal “Catalogo
L’iter di approvazione del Piano di Gestione Unitario delle due Reti di Riserve della Sarca – alto corso e basso corso - e del nuovo Accordo di programma triennale è cominciato. Dopo l’approvazione della Conferenza delle Reti di Riserve della Sarca e del Consorzio dei Comuni Sarca-MincioGarda, ora tocca ai 27 Comuni, alle 3 Comunità
di Valle e alle 16 Asuc territorialmente competenti fare la propria parte. Parliamo di un percorso tanto complesso quanto importante che ha lo scopo di istituire un’unica Rete di Riserve con il nome di Parco Fluviale della Sarca. In sostanza, un grande progetto, condiviso, di tutela e valorizzazione del territorio.
delle idee”, una raccolta di proposte di azioni e progetti sottoposta ad aggiornamento periodico e afferente ai vari ambiti di competenza delle Reti (Coordinamento gestionale della Rete; Piani, studi e monitoraggi; Comunicazione e formazione; Sviluppo locale sostenibile, Valorizzazione e fruizione). Tali proposte sono il frutto di un lavoro di ascolto delle componenti socioeconomiche del territorio attraverso gruppi e tavoli di lavoro, nonché dello sviluppo di idee e progettualità da parte dello staff delle Reti di Riserve. Il Piano di gestione è redatto in coerenza con norme, piani e vincoli già esistenti, i suoi contenuti non hanno valore urbanistico e non introducono nuove prescrizioni. Veniamo all’iter di approvazione del Piano. Dopo essere stato approvato dalla Conferenza delle Reti di Riserve della Sarca e dal Consorzio dei Comuni Sarca-MincioGarda, ora è il turno dei 27 Comuni, delle 3 Co-
munità di Valle (Giudicarie, Valle dei Laghi, Alto Garda e Ledro) e delle 16 Asuc, chiamati a discutere e adottare questo documento nei prossimi mesi. Solo dopo all’approvazione da parte di tutti gli enti coinvolti e, successivamente, della Giunta provinciale, il Piano entrerà in vigore a tutti gli effetti con una durata di 12 anni. Per presentare i contenuti del Piano di Gestione Unitario ed esporre le ragioni che hanno guidato questo processo verranno organizzati nelle prossime settimane incontri pub-
blici aperti alla popolazione. L’Accordo di programma Contestualmente al Piano di Gestione Unitario, si è lavorato anche alla definizione di un nuovo Accordo di programma triennale, lo strumento attuativo e programmatico di quanto previsto nel Piano e con il quale vengono definite periodicamente le risorse disponibili. Rispetto agli accordi di programma precedenti sono state introdotte alcune importanti novità con l’obiettivo di rafforzare ulteriormente la collaborazione tra i diversi enti istituzionali e valorizzare il ruolo attivo dei comuni nella programmazione delle attività cofinanziate dal Parco Fluviale della Sarca. In particolare, i comuni che hanno realizzato interventi di valorizzazione e fruizione di interesse specifico del loro territorio si impegnano a garantirne con le loro risorse la manutenzione ordinaria e straordinaria, a stanziare nei loro bilanci la quota a loro carico per la copertura dei costi delle opere e a completare in autonomia la gestione tecnicoamministrativa. Novità sulla Governance Mentre rimane sostanzialmente invariata la funzione di indirizzo politico e la struttura della Conferenza del Parco Fluviale della Sarca, composta dai rappresentanti di tutti gli enti sottoscrittori (PAT, BIM Sarca-Mincio-Garda, Comuni, Comunità di Valle e Asuc), il Gruppo di lavoro rafforza il suo ruolo tecnico-consultivo prevedendo un coinvolgimento più ampio e fluido del tessuto associativo ed economico-sociale del territorio, anche in relazione ai diversi progetti Discorso analogo per il Forum territoriale che ricopre funzioni consultive: per ribadire il valore della partecipazione attiva delle comunità potranno essere organizzati laboratori locali sulla base di progettualità o temi specifici.
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Turismo
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Un investimento da 65 milioni di euro
Il Lefay Resort ha aperto a Pinzolo Promette di aprire, e apre, il primo agosto del 2019 a Pinzolo, con numeri da brivido. Suscita (com’è nella logica delle cose) diffidenza ed entusiasmo, due sentimenti forti. Diffidenza di chi dice, “arriva l’hotel esclusivo che non porterà nulla alla valle”. L’entusiasmo di chi risponde: “Un hotel di queste dimensioni e capacità non può che portare un valore aggiunto alla valle”. Chi ha ragione? Raccontare il Lefay significa parlare di giganti fuori da ogni portata, a partire dall’investimento, di sessantacinque milioni di euro, e proseguendo con il resto. Cinquemila metri quadrati di superficie. Ottantotto suite da 57 metri quadrati in su, fino alla più grande e prestigiosa, la “Royal Pool & SPA Suite” da 430 metri quadri (detta per inciso, l’equivalente di quattro appartamenti di “voi umani”) e ventidue residenze. Tre piscine: una coperta/scoperta, una (in tonalite) per fare le fatidiche vasche, una (a ventaglio) per l’idromassaggio. Venti cabine per i trattamenti. E potremmo andare avanti. Scivoliamo sulla qualità dei materiali usati, sulla sostenibilità ambientale (energia rinnovabile), sullo stile e sulla vista goduta ovunque grazie a grandi vetrate. Un discorso particolare meritano le residenze. La formula è innovativa, e a detta di Alcide Leali (proprietario del Lefay resort & spa Dolomiti) sono i primi in Italia a praticarla. E’ l’evoluzione naturale della seconda casa: il cliente non compera la casa, che di solito utilizza un paio di settimane all’anno, lasciandola per il resto dell’anno vuota. La residenza del Lefay è inserita nel contesto alberghiero,
di Giuliano Beltrami Nelle Giudicarie sono arrivate le fate. No, non quelle dai capelli turchini. Però qualche prodigio sanno farlo anche queste. Partiamo dall’inizio. E partiamo dal rapporto fra territorio e turismo. Da sempre i soloni della vacanza hanno puntato su qualità e destagionalizzazione. Il fatto
tant’è che se si desidera si può uscire di casa senza uscire dall’albergo, arrivando nella sala ristorante e nel bar, nelle piscine e nella spa. Quando non si usa la si lascia all’hotel, che la affitta come fa con le camere. Porterà qualcosa in più all’economia rendenera il Lefay? I titolari non hanno dubbi: prodotti acquistati sul territorio; 150 lavoratori assunti per quanto possibile in zona (per quanto possibile, perché, diciamocelo, non tutte le competenze si trovano in terra giudicariese); servizi esterni (manutenzione giardini, trasporti) affidati a ditte del territorio.
“Bene – obiettano gli scettici – ma l’hotel è fatto in maniera tale per cui chi entra ci resta per la sua vacanza senza uscire mai. Dove va a star meglio?”. “No - rispondono i titolari – perché l’esperienza di Gargnano, dove abbiamo l’altro resort, insegna che il 40% delle presenze si fa prenotare dal nostro personale la cena in ristoranti e pizzerie esterne. Significa che riversiamo sul territorio qualcosa come 20.000 presenze al ristorante all’anno”. Eppure c’è chi teme, c’è chi diffida, c’è chi avrebbe volentieri fatto a meno di questa struttura. Invidie? Gelosie? Forse an-
che il ritornello venga cantato da anni significa una cosa sola: che sia sulla qualità da offrire all’ospite, sia sull’allungamento delle stagioni c’è ancora molta strada da percorrere. All’improvviso chi piomba in valle? Lefay, che tradotto significa “le fate”.
che queste, soprattutto se a diffidare sono operatori del settore. Il direttore di Trentino Marketing, Maurizio Rossini (profeta della patria, pinzolero purosangue), in primavera in una conferenza a Madonna di Campiglio sosteneva: “Lefay è un brand molto forte e di successo. Non si deve avere paura. Fra qualche anno un miliardo e 800 milioni di arrivi a livello mondiale dicono che ce ne sarà per tutti. Semmai l’arrivo di una simile offerta dovrebbe fungere da stimolo per migliorare le altre strutture, che fra Pinzolo e Campiglio sono già ad un buon livello”. Tuttavia c’è chi insiste: “Date troppa visibilità a questo hotel, che è fuori contesto”. La risposta dei titolari è decisa: “Abbiamo scelto Pinzolo proprio per il contesto. Qui arriverà principalmente una clientela straniera. Quando noi promuoviamo Lefay in Italia e all’estero promuoviamo anche la valle. Questo non può che essere un guadagno per tutti”.
Economia L’ultimo rapporto della Banca d’Italia uscito a giugno certifica come il Pil pro capite del Trentino nel 2018 si sia portato a 36 mila euro, recuperando qualche decimale, mentre quello dell’Alto Adige è salito a 42 mila euro. Una differenza di 6 mila euro che va spiegata e analizzata. Che cosa si è bloccato in Trentino rispetto all’Alto Adige? A che cosa è dovuto lo scollamento tra queste due provincie con assetti territoriali simili che fino a 15 anni fa avevano gli stessi risultati? Quali responsabilità sono dovute alla classe politica e quali alla differenza nella gestione dei territori montani più periferici? La prima impressione è quella che le deleghe sull’Autonomia, ottenute nei vari campi dalla viabilità all’energia, dall’assistenza sociale fino all’istruzione e perfezionate con l’Accordo di Milano del 2009, siano state gestite in modo diverso soprattutto nella gestione della vita sociale e dell’economia montana. Ricordiamo come lo statuto speciale del “maso chiuso”, salvaguardato da alcune clausole solo nel territorio altoatesino, abbia permesso uno strabismo nel governo dell’Alto Adige che non è stato possibile applicare nella provincia trentina. Sicuramente aver spezzato la regione ha raddoppiato le direzioni, una a Trento e una a Bolzano, e i costi ai vertici dei singoli comparti: due compartimenti per la viabilità, due compartimenti per
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Il divario fra i Pil pro capite di Trentino e Alto Adige è di 6.000 euro
Un’unica regia economica regionale di Marco Zulberti
Il divario che si sta aprendo tra l’economia dell’Alto Adige e quella del Trentino necessita di una seria riflessione da parte della classe politica regionale. La differenza che si sta delineando, a la sanità, due per la scuola, a un certo punto anche tre per l’energia. L’economia di scala che esisteva con la regione ha aggravato i costi, appesantito le norme che si sono via via differenziate tra le due provincie. L’aspetto più evidente è proprio quello della perdita del dato informativo economico. Lo si deduce sempre scorrendo il bollettino della Banca d’Italia che per mettere in confronto le due economie deve andare a raccoglier i dati in due distinte Camere di Commercio, nelle due Agenzie delle Entrate, nelle due Agenzie del Lavoro e nei due uffici Statistici delle due Provincie che raccolgono i dati dei vari settori economici in modo diverso. Un vero ginepraio in cui la prima a soffrirne è l’informazione
economica locale, che si deve districare tra i proclami delle varie compagini politiche e i dati effettivi. Per mettere a confronto le due economie provinciali è
favore dell’Alto Adige, a partire dal 2002 tra i dati del prodotto interno lordo delle due province deve essere analizzata per permettere al Trentino di recuperare il terreno perduto.
pertanto necessario un complesso lavoro di analisi e raccolta dei dati che spesso “infastidisce” la stessa classe politica che in questi anni ha perso il polso dell’economia
locale, soprattutto nei territori più periferici della vallate trentine, sempre più simili a quelle delle altre zone montane italiane. Basta girare per molti paesi confinanti con
Il prodotto innovativo della 3D.I.V.E. di Storo
Lombardia e Veneto per osservare lo spopolamento e i cartelli “Vendesi” su molte case ormai ridotte a ruderi. Situazione che non si coglie in Alto Adige. Per uscire da questa situazione e mettere a fuoco le differenze tra Trentino e Alto Adige, che la classe politica locale stenta ad ammettere, è stato fondamentale mettere a confronto i dati economici. Un cambio culturale necessario anche nella nostra regione, e che nel 2012 aveva innescato lo stesso Mario Monti quando indicava con il dito l’andamento dello spread. Per questo motivo oggi, vista la profondità della crisi economica, è necessario che la Regione, forte della sua autonomia, ripristini una sorta di Ufficio ricerche economiche unico, in modo da poter avere un’unica regia regionale per la secolare economia autonoma della montagna, in modo che diventi esemplare per tutte le altre regioni italiane.
Immaginichedanzanoamezz’aria
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Attualità
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Il presidente del Bim, Severino Papaleoni, che (occorre dire anche questo) ha sempre manifestato la sua aperta contrarietà a fare il bancomat, si è premurato di comunicare alla stampa che il bilancio della E.S.Co. che raggruppa i Comuni della valle del Chiese è in buona salute. E non c’è motivo di credere il contrario. Dal canto suo, il presidente della E.S.Co., Franco Panelatti, rassicura: “Entro la fine dell’anno restituiremo tutto il prestito, già restituito a giugno al 50%. C’è uno sfasamento dei tempi fra lo stato avanzamento lavori e i pagamenti”. La E.S.Co. è un’iniziativa che ha visto il Chiese fra i primi a lanciarsi in un simile progetto. Fino al 2015 erano due. Quell’anno è avvenuto il matrimonio attraverso l’assorbimento di E.S.Co. 2, la società che aveva acquistato e gestiva la centrale della Maffei (azienda mineraria di Darzo). L’impianto porta nelle casse della società più di un milione di euro all’anno. Per l’acquisto la E.S.Co. arrivò ai ferri corti con il Consorzio elettrico di Storo, ma questa è un’altra storia. Va detto, invece, che sotto la gestione del presidente Vigilio Nicolini la società dei Comu-
Due milioni e 400mila euro in prestito a E.S.Co. Bim
Teleriscaldamento, a breve si parte I
di Giuliano Beltrami
l Bim del Chiese è un bancomat? Ormai è un’opinione abbastanza diffusa: basta pigiare il pulsante, et voilà, trin trin trin, le monetine. Per la verità stavolta si è sentito il fruscio delle banconote. Due milioni e 400mila euro sono caduti fra le braccia della E.S.Co. Bim del Chiese. Euro che per quanto svalutati ni ha messo in cantiere una serie di progetti con investimenti previsti per una vagonata di milioni: 21 impianti fotovoltaici, 8 impianti mini idroelettrici, 5 interventi di riqualificazione energetica su edifici pubblici, l’impianto idroelettrico in val d’Arnò, il potenziamento della centrale Maffei, la realizzazione del teleriscaldamento di Valdaone, la concessione per l’impianto di Danerba (Valdaone) e la gestione del teleriscaldamento di Borgo Chiese. Riguarda Bersone Daone e Praso e, secondo l’illustrazione fatta a suo tempo da Nicolini, coinvolgerà 20 edifici pubblici più la casa di riposo di Pieve di Bono, bisognosa di acqua calda
sia d’inverno che d’estate. Starà in piedi economicamente se insieme alla produzione termica (70%) avrà quella elettrica (30%). Contributo della Provincia di 3,3 milioni di euro su 10 annualità, più un finanziamento appoggiato dalla Cassa Depositi e Prestiti con un tasso dello 0,25%, unico modo perché l’intervento stia in piedi”. Ora, da aggiungere a questi preventivi, c’è pure un impianto di agricoltura idroponica creato da due giovani storesi, che dovrebbe utilizzare l’energia del teleriscaldamento. Poi non tutto andò come immaginavano i promotori. Il 23 novembre del 2015 arrivò un’interrogazione del Movimento 5 Stelle
suonano sempre come quasi cinque miliardi delle vecchie lirette. A dirla tutta (perché bisogna dirla tutta) è solo un prestito: un anticipo di cassa per far fronte alla mancanza di liquidità in considerazione del ritardo dei pagamenti da parte di “mamma Provincia”. Tutto qua. all’assessore provinciale alle infrastrutture e all’ambiente Mauro Gilmozzi, il quale rispose segnalando che i “pareri sfavorevoli” del segretario comunale e del servizio finanziario del Comune di Bersone, espressi nel giugno 2014 (quindi prima della fusione con Daone e Praso che avrebbe portato a Valdaone), “non sono mai stati trasmessi ad APIAE (Agenzia provinciale per l’incentivo alle attività economiche, ndr), soggetto erogatore del contributo pubblico”. A quel punto partì un esposto alla Corte dei conti da parte dell’onorevole Riccardo Fraccaro (ministro fino ad agosto), del consigliere provinciale Filip-
po Degasperi e dei consiglieri di opposizione di Valdaone, secondo cui fra l’altro “nella deliberazione n.1826 del 27 ottobre 2014 è prevista la non finanziabilità di impianti alimentati a cippati, ivi compresi gli impianti di teleriscaldamento, in Comuni già metanizzati e facilmente metanizzabili”. Una domanda sorgeva spontanea: Valdaone è ritenuto facilmente metanizzabile? Negli incontri pubblici dell’Amministrazione comunale la risposta è sempre stata negativa. Inizio 2016: Filippo Degasperi, che ormai si era legato al dito il teleriscaldamento di Valdaone, andava oltre. “Ho posto l’attenzione, sebbene non abbia riscontri
precisi, sulla questione cippato”, scriveva. “Non so su cosa basino le loro stime, considerato che sostengono che il cippato viene conferito gratuitamente. Mi sembra inverosimile, anche perché bisognerebbe considerare i costi di trasporto. Questo, checché se ne dica, è un altro punto critico: che 600.000 metri cubi di legname disponibili arrivino gratuitamente alla centrale non è credibile. Qualcuno che porti le ramaglie ci sarà, ma da questo a pensare che tutto sia gratis... Le perplessità aumentano, anziché ridursi”. Fin qua la documentazione storica. Nel frattempo le opere di realizzazione sono continuate. “L’impianto è finito”, spiega il presidente della E.S.Co. Franco Panelatti. “Stiamo facendo le prove, e con l’inizio della prossima stagione termica, nel mese di ottobre, si potrà partire”.
L’azienda
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Buon compleanno alla Cozzio, il sogno di cinque fratelli
Da 45 anni esperti di motori Già nel 1975 si decise di dotarla di una propria sede indipendente iniziando così la costruzione dei primi corpi di fabbrica ospitanti officina, carrozzeria e alloggio del custode, e negl’anni che seguirono, numerose ristrutturazioni ed ampliamenti continui contribuirono alla creazione dello stabile che troviamo oggigiorno, raggiungendo sempre più il corporate identity di marca. Partendo da un’attività principalmente di riparazione, vengono via via potenziati progressivamente i vari servizi che hanno portato l’azienda ad essere un vero e proprio fiore all’occhiello delle attività commerciali presenti in zona e diventando un punto di riferimento per i Clienti che scelgono la qualità dei marchi Volkswagen Group Italia. Seppur restando un’azienda di medie/ piccole dimensioni, fin dalla sua nascita ha saputo evolversi nello
S
ituata nell’abitato di Spiazzo Rendena, immersa nel cuore della Val Rendena e circondata dalle montagne del Parco Naturale Adamello Brenta, l’azienda nacque 45 anni fa, nel lontano 1974 da un’idea dei 5 fratelli Cozzio, arrivando ai giorni nostri ad occuparsi principalmente della manutenzione, riparazione e commercializzazione dei veicoli nuovi importati da Volkswagen Group Italia S.p.A. (distributore per l’Italia dei marchi automobilistici Volkswagen, Skoda, Audi, Seat e Volkswagen veicoli Commerciali).
e 45 Oltr i di ann e nza erie o u t esp al lità a u ! q izio serv
nalmente caso per caso in tutte le fasi del processo, offrendo in questo modo un servizio a 360°, grazie anche alle mansioni professionali svolte personalmente dai singoli fratelli Cozzio. A conferma dell’impegno che viene messo ogni singolo giorno in quello che facciamo, numerosi traguardi sono stati raggiunti nel tempo (tra i più importanti la certificazione qualità ISO 9001), consentendo oggi di offrire una vastissima selezione di servizi legati al sales e l’after-sales di vetture nuove ed usate: dalla vendita vera e propria ai servizi di leasing e finanziamento; dall’assistenza, manutenzione e riparazione alla revisione; dalla vendita di pezzi di ricambio originali ai servizi di carrozzeria, autolavaggio e noleggio. Qualità, sicurezza e servizio sono da sempre le parole chiave che hanno guidato l’attività in tutti questi anni, consentendo a loro volta di sviluppare una fortissima esperienza nel settore automobilistico e che giorno dopo giorno vengono riconosciuti dai Clienti. Sono proprio questi 45 anni di qualità e professionalità che ci rendono preparati e pronti ad offrire un servizio completo ad ogni persona che passa da noi! E tu che aspetti? Vieni a trovarci nel nostro showroom! Ti aspettiamo
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Arte
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I tesori nascosti delle chiese giudicariesi di Giacomo Bonazza La partenza è la chiesa di Santa Croce, la Pieve più sontuosa di Giudicarie, dove tra gli altri tesori, spicca l’ovale su tela con un delicatissimo San Luigi Gonzaga (1777), opera giovanile di Giovan Battista Lampi, prima che il genio noneso della ritrattistica neoclassica (Romeno 1751- Vienna 1830) prenda il largo verso le più prestigiose corti d’ Europa dove effigerà in maniera impareggiabile i potenti dell’epoca, a partire dalla zarina Caterina II di Russia agli imperatori di Casa d’Asburgo-Lorena. Di piccolo formato, il tondo riprende un’iconografia del santo mantovano molto gettonata in quei tempi, dopo la sua canonizzazione nel 1726 e la sua nomina a patrono degli studenti nel 1729, diffusa dal buon pittore bresciano Pietro Scalvini, dove il giovane gesuita, morto a 23 anni per aver curato gli appestati, vi appare in un’aura non priva di edulcorato patetismo. Giovan Battista Lampi, nella tela di Santa Croce, si rifà, a sua volta, ad altri modelli coevi, come quelli di Gian Domenico Tiepolo, di Giovan Battista Piazzetta, ma soprattutto a quello di Giambettino Cignaroli, il pittore veronese, fondatore della celebre Accademia, dove l’artista di Romeno perfezionerà le tecniche coloristiche più innovative e raffinate che lo porteranno ad esiti formali davvero stupefacenti: il San Luigi bleggiano, nelle sue levigatezze adamantine e pathos espressivo, è all’inizio di questa avventura. Le preesistenze medievali della chiesa di San Lorenzo di Vigo Lomaso, sono, invece, la magnifica custodia di una importante tela “veneziana”, una “Pala del Rosario”, di Leonardo Corona (1561-1605), spedita dalla città lagunare alla pieve lomasina intorno il 1587, raffigurante un soggetto particolarmente caro all’occidente cristiano, dopo la decisiva vittoria della Lega Santa sulla flotta ottomana nella battaglia di Lepanto del 7 ottobre 1571, consumatasi proprio nel giorno della ricorrenza mariana, rilanciata al culto popolare con la festa del Rosario istituita da Pio V dopo lo scampato pericolo dell’invasione turca: nella parte superiore del dipinto la Madonna ed il Bambino porgono il Rosario nelle mani, rispettivamente, di Santa Caterina da Siena e San Domenico; nella parte inferiore contemplano la scena i protagonisti della cristianità vittoriosa sugli infedeli, il papa e l’imperatore;
Proseguendo a grandi passi nella ricognizione delle nostre eccellenze artistiche, senza alcuna pretesa di esaustività, spesso con lo stupore e la piacevolezza della prima scoperta, è d’uopo segnalare alcune opere di primo livello mai indagate finora nella nostra rubrica. Il criterio di setutt’intorno i quindici medaglioni con i “Misteri”. Questo schema informerà, quasi un clichè, le innumerevoli Madonne del Rosario che spunteranno in tutte le chiese delle Giudicarie, dove la devozione si espanderà a macchia d’olio anche in seguito alla nascita delle omonime confraternite. Di certo, la pala di Vigo Lomaso con quella più tarda di Sebastiano Mazzoni (1645/1648), collocata nella chiesa di San Bartolomeo di Daone, rimangono insuperate nel loro genere. Leonardo Corona (15611605), conosciuto pure come Leonardo da Murano, è un campione della pittura veneziana del tardo Cinquecento:
lezione di tali opere, a parte la qualità intrinseca delle stesse, è in questo caso volutamente estemporaneo, a dimostrazione di come tutte la nostra valle sia punteggiata da evidenze artistiche di assoluto valore, da qualunque zona si voglia iniziare.
nella cerchia degli allievi di Tiziano, si volge prima alla pittura luminosa di Paolo Ve-
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foto 1 - Giovan Battista Lampi: “San Luigi Gonzaga”, chiesa di Santa Croce ( foto da: P.A.T. Quaderni del Trentino nr. 2 - 1991) foto2 - Leonardo Corona: “Pala del Rosario”, chiesa di San Lorenzo di Vigo Lomaso ( foto da: “Le Giudicarie Esteriori” - C.E.I.S. 1987) foto 3 - Jacopo Palma il Giovane: “Sant’Andrea apostolo e due devoti”, chiesa di Sant’Andrea di Storo (foto da: “I Madruzzo e l’Europa” P.A.T. 1993) foto 4 - Giovanni Giacomo Figari: “Assunta”, Pieve di Tavodo (foto da: P.A.T. Quaderni del Trentino nr.2 - 1991)
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ronese, per poi far propria la violenza chiaroscurale del Tintoretto, lasciando le sue migliori testimonianze nelle chiese veneziane di San Fantin (la grandiosa Crocefissione) e San Giovanni Elemosinario. E’ attivo pure in Palazzo Ducale nella decorazione della Sala del Maggior Consiglio. La tela di Vigo, con le sue atmosfere chiare e la ricercatezza degli accostamenti cromatici, appartiene alla fase veronesiana del nostro, quando, in quella Venezia sul finire del secolo, contende al più accattivante Jacopo Palma il Giovane l’eredità dei grandi maestri della pittura della Serenissima Repubblica. Di Jacopo Negretti, detto Palma il Giovane, artista versatile e prolificissimo, ricordiamo la solida costruzione pittorica del suo “Sant’Andrea apostolo e due devoti” (1617) nella chiesa cimiteriale di Storo, su commissione della locale Confraternita dei Battuti, dove ben emergono il felice connubio tra l’abilità coloristica e la tecnica disegnativa. A quella stagione pittorica va ascritto pure Andrea Vicentino (15421618), anche lui sensibile colorista, un altro esponente di spicco dei pittori veneziani delle “Sette Maniere”, come Leonardo Corona e Jacopo Palma il Giovane, autore della pregevole pala nella chiesa di San Marcello di Lundo della “Madonna incoronata dalla Trinità e Santi”, dove i rimandi alla grande tradizione del Rinascimento veneto, legata inestricabilmente ai giganti Tiziano, Jacopo Tintoretto e Paolo Veronese, sono facilmente rintracciabili. Ad un periodo più tardo, circa la seconda metà del Settecento, appartengono due tele di rara fattura, dalle ariose tinte tiepolesche, tra lucentezze rococò ed accenni neoclassici, opera di un misterioso autore che solo recentemente ha trovato identificazione in un Giovanni Giacomo Figari da Desenzano, prete pittore, approdato in Giudicarie su invito di Bernardino Pasi, presbitero trentino, prima operante nel mantovano, poi curato a Storo e pievano a Tavodo dal 1764 al 1797; da qui la collocazione storese della grande “Lavanda dei Piedi” presso San Floriano e l’innalzamento della stupenda “Assunta” presso la Pieve del Banale.
Pro loco Bolbeno: MARTINELLI Un’estate da protagonista
SNC
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Ambiente
SETTEMBRE 2019 Ripristinato il 90% della sentieristica inagibile da fine ottobre
Liberati i sentieri nel Parco dopo Vaia E
’ stata così creata una banca dati di strade e sentieri interrotti o danneggiati attraverso propri sopralluoghi e richiedendo segnalazioni sulle emergenze a tutti, in modo particolare alle realtà che sono intervenute sul posto fin da subito, come i comuni, i corpi dei Vigili del fuoco volontari, le Stazioni forestali, la SAT. Dopodiché, con l’istituzione in Provincia dell’Unità di missione strategica grandi opere e ricostruzioni, guidata dall’ingegner De Col, e la creazione di un tavolo di lavoro provinciale, il Parco ha ricevuto il ruolo di coordinatore per il ripristino dell’area protetta e la gestione di un fondo di 200.000 euro. Le strade forestali sono quindi state affidate alle Stazioni forestali mentre il Parco si è assegnato tutta la sentieristica registrata presso il Servizio turismo della Provincia. “Dalle segnalazioni dei danni - spiega l’ingegner Massimo Corradi, responsabile dell’Ufficio tecnico ambientale del Parco - risultavano 84
A
nove mesi dal passaggio della tempesta Vaia, il lavoro di ripristino dei sentieri all’interno del Parco Adamello Brenta si può dire pressoché concluso. Allo stato attuale, il Parco ha reso agibile, o verificato, il 90% dello sviluppo della sentieristica sentieri chiusi per un totale di 324 km impercorribili. Alcuni erano fortemente danneggiati per schianti estesi come, per esempio, a Spormaggiore i sentieri SAT 301 e 302 che conducono a Malga Spora o il sentiero B07 che da località Fortini a Madonna di Campiglio conduce a Nambino o, a Tione, il sentiero SAT 263 che da Malga Cengledino conduce a Malga Stablo Marc. La maggior parte era interrotta da schianti localizzati di piccole e medie dimensioni o erosioni della sede di calpestio che ne hanno comportato la chiusura. Ci sono stati poi dei sentieri – prosegue Corradi - che sono stati fortemente danneggiati anche da fenomeni di franamento e dall’impetuosità dei torrenti, come il SAT 215 che dalla Val Genova conduce a
Malga Siniciaga e Malga Germenega, franato per un tratto di 200 metri, portandosi via anche la passerella sulla Sarca sul sentiero delle Cascate B01”. L’inizio degli interventi diretti del Parco sul territorio si può far risalire al 15 aprile. Il lavoro è stato condotto secondo due modalità, cercando di ridurre al minimo i rischi per gli operai e velocizzare la tempistica: da una parte, appoggiandosi a ditte di boscaioli specializzate per aprire le situazioni più impegnative, e, dall’altra, intervenendo direttamente sui sentieri meno pericolosi con le squadre operai del Parco, rafforzate eccezionalmente con 6 nuove assunzioni. Alle squadre sono spettati i lavori di finitura, come la pulizia dalle ramaglie, il taglio delle piante singole, il ripristino della sede di calpestio
inizialmente considerato impraticabile. All’indomani di quello straordinario evento calamitoso, il Parco si era attivato organizzando una ricognizione dei danni subiti al patrimonio boschivo e infrastrutturale dell’area protetta. e dei canali taglia acqua. Un grande appoggio è stato dato anche dal Servizio occupazione e valorizzazione ambientale della Provincia e dai volontari delle sezioni locali della SAT. Seguendo le priorità di intervento, individuate dal gruppo di lavoro istituito presso la Provincia, in vista della stagione estiva, sono stati ripristinati dapprima i sentieri che conducevano ai rifugi escursionistici e alpinistici, e poi i sentieri di fondovalle ad alta frequentazione turistica, come il Sentiero delle Cascate B01 in Val Genova, i sentieri C01 e C02 in Val di Tovel, rispettivamente Sentiero delle Segherie e delle Glare, o i sentieri di Vallesinella, in particolare il Sentiero dell’Orso C52, il Sentiero Paoli C53 e il Sentiero dell’Arciduca C55. Su proposta dell’asses-
sore competente in materia di sentieristica, Matteo Motter, il Parco ha voluto con forza inserire in priorità massima anche i sentieri di servizio delle malghe, nel rispetto di un’attività economica che nel Parco gode di pari dignità di quella turistica. Ad oggi, risultano da rendere agibili solo 12 sentieri (su 84), classificati come meno strategici per la fruizione dell’area. “Il Parco – commenta Matteo Motter – ha dimostrato, attraverso la propria struttura, di essere all’altezza della situazione che la tempesta Vaia ci ha presentato. Penso sia attraverso queste accortezze, questa dimostrazione vera di vicinanza al territorio, che il Parco possa essere da traino per il futuro delle nostre fragili montagne. Non era facile gestire in così poco tempo la mole di lavoro
che fin dall’inizio abbiamo capito essere molto consistente. Importante in questo senso la sinergia con il Servizio Turismo, il tavolo di lavoro presieduto dall’ingegner De Col, la SAT con i suoi volontari (vero valore aggiunto) e tutti gli enti locali che fin da subito hanno collaborato al meglio. Una prova superata brillantemente anche alla luce della qualità del lavoro svolto. Personalmente mi ritengo soddisfatto per l’attenzione che abbiamo prestato a quei sentieri che raggiungono le malghe salvando, in alcuni casi, la monticazione delle stesse”. Tra i pochi sentieri che rimangono chiusi, ci sono quelli che conducono a Malga Spora SAT 301 e 302, quest’ultimo in capo al Comune di Spormaggiore. Il Comune sta programmando il tipo di intervento da eseguire in considerazione del fatto che il passaggio di Vaia ha provocato, tramite i numerosi schianti al suolo di piante di alto fusto, anche il crollo della vecchia teleferica a servizio della malga Spora.
Sgarbi protagonista di una notte d’arte religiosa in Valle del Chiese
Sguardi Incantati la declinazione del 2019, ovvero nuovi occhi attraverso cui percepire il patrimonio storico, artistico, architettonico e naturalistico del territorio, trovando spunti per una sua ulteriore valorizzazione. A parlarne il professor Vittorio Sgarbi, il più famoso critico d’arte d’Italia e Paolo Mantovan, direttore del quotidiano Trentino che hanno affermato che la cultura può essere fattore di sviluppo territoriale, anche per la Valle del Chiese che racchiude un patrimonio di inestimabile valore; magari con il Mart a fare da cerniera di un sistema d’arte esteso in Trentino. Due personaggi mediatici stimolati da Diego Decarli, responsabili della Comunicazione del Consorzio turistico. Al dibattito è seguito un vero e proprio tour fra le chiese valligiane, alla scoperta di quei capolavori che – citati nelle presentazione – avevano incuriosito Sgarbi a tal punto da spingerlo a questa visita quasi in notturna. Ad accompagnare il critico il presidente della Giunta provinciale Maurizio Fugatti, la sindaco del Co-
Sarà un giorno da ricordare quello vissuto dalla Valle del Chiese lo scorso 9 agosto. Nello splendido scenario di Forte Corno, nel Comune di Valdaone, si è svolto Almune di Valdaone Ketty Pellizzari, la presidente e la vice del Consorzio Turistico Daiana Cominotti e Nadia Baldracchi assieme al consigliere Tommaso Beltrami e Maddalena Pellizzari. San Bartolomeo a Daone, ricca di opere veneziane ma soprattutto di una preziosa tela di Sebastiano Mazzoni. Poi Condino, con la Pieve di
Santa Maria Assunta ammirata per la sua maestosità e la chiesa di San Rocco. Darzo e San Michele dove Sgarbi si è soffermato sul grandioso affresco della parete di fondo del 1526, raffigurante la Crocifissione; infine San Floriano a Storo ricca di argenterie e pale veneziane dove Sgarbi ha notato la pala dell’altare di
troTempo, il progetto culturale del Consorzio Turistico Valle del Chiese che propone ogni anno occasioni di confronto e dibattito. San Luciano e Valentino del 1661. Dal tour concluso a notte fonda (reso possibile anche grazie alla disponibilità di don Vincenzo Lupoli e don Andrea Fava e alla cortesia di quanti si sono messi a disposizione per accogliere i particolari ospiti) è emerso un incredibile patrimonio d’arte che, unito a quello
storico-architettonico può generare nuove prospettive per la valle, ipotizzando un percorso artistico-religioso capace di legarla a Venezia (Mazzoni), Piemonte-Lombardia (Fra Dolcino), Roma (Lanzichenecchi) e Brescia (Ippolito e Clemente da Brescia) ma anche a Trento e Salisburgo (Famiglia Lodron).
Cooperando
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Ribassi dal 30 al 40%: stesse mansioni, stipendio più basso
Appalti dei servizi, i risparmi vengono fatti sui lavoratori Poiché questo tipo di servizi sono ad alta densità di manodopera, basati cioè prevalentemente sul costo del lavoro delle persone. Questo significa che i risparmi maggiori sono proprio sulla parte più debole, il costo dei lavoratori, i quali dovranno sì essere riassunti mantenendo lo stesso contratto, ma senza riconoscimento dell’anzianità aziendale maturata, e a condizioni evidentemente compatibili con i maxi ribassi proposti in gara. Come si è già visto in altri casi simili, i rischi sono molti e vanno dalla qualità delle prestazioni erogate e oggetto di appalto ma, soprattutto, a scapito dei lavoratori. Si è già visto in passato! Gestire questo tipo di commesse applicando sconti del 30% impone non solo un attenzione ai costi, come è giusto che sia, ma
di Alberto Carli
La maxigara per i servizi di pulizia degli uffici provinciali e di altri enti pubblici, dal Comune di Trento, all’Università, dalle scuole alle case di riposo diviso in 19 lotti e del valore considerevole di 95,35 milioni di euro, si è conclusa ad agosto scorso con l’assegnazione dei lavori a ditte – la maggior parte extraprovinciali – che hanno offerto ribassi dal 30 al 40%. Un grande risparmio quindi per anche l’adozione di stratagemmi di natura fiscale, che si traducono in meno contributi versati per i lavoratori. In altre parole, una migliore organizzazione del lavoro attuata da grandi aziende non potrà mai scaricare per intero il risparmio di costi di appalto, con il risultato che il rischio di sfruttamento dei lavoratori è molto alto. La questione va vista anche in una ottica più ampia. I servizi di pulizia negli uffici pubblici trentini attualmente sono distribuiti tra numerose aziende in cui sono impiegati circa 1300 lavo-
ratori, di cui un terzo sono dipendenti e soci delle cooperative. Molti sono anche
la pubblica amministrazione? Solo in apparenza. Infatti, come già espresso anche dal Presidente del Consorzio Lavoro Ambiente, che aggrega oltre 40 cooperative di lavoro e servizi operanti in Trentino e alcune nelle nostre Giudicarie la vera competizione sui ribassi che hanno consentito di vincere la gara si concentra soprattutto sulla parte economica e non su quella tecnica. soggetti svantaggiati assunti dalle cooperative sociali di tipo B, ed insieme creano
un sistema economico che è anche un originale modello di welfare, in cui la sostenibilità è garantita dall’equilibrio tra risorse pubbliche, efficienza e funzione sociale. Peggiorare le condizioni di fornitura di questi servizi, attraverso l’eccessivo abbattimento dei costi, non solo taglia fuori molte imprese trentine (cooperative ed artigiani, soprattutto), ma pone questi lavoratori nelle condizioni di dover chiedere l’intervento sociale sotto altre forme, generando quindi ulteriori costi per le pubbliche amministrazio-
ni. Senza contare il valore di questi servizi anche per tante donne che con un lavoro (soprattutto) part-time consentono di integrare il reddito familiare e realizzare i propri progetti di vita. Temi sui quali occorre fare una riflessione molto approfondita e a 360 gradi, sia all’interno delle categorie imprenditoriali e delle parti sociali, sia con lo stesso ente pubblico. In questo quadro l’interlocuzione con la politica deve essere molto forte e auspicabilmente recepita dai nostri rappresentanti in consiglio provinciale, affinché si possa affrontare il tema nella maniera più ampia possibile, senza tralasciare alcun aspetto. Questa situazione non è tollerabile perché a rimetterci sono tutti i soggetti in campo: i lavoratori, le imprese, gli utenti, e quindi i cittadini.
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Territorio
SETTEMBRE 2019 Oltre 7.000 gli appassionati trentini
Caccia al via, record di ungulati in Giudicarie Ma sono i numeri degli animali ad essere una notizia: gli ungulati sono in crescita da circa un trentennio. In particolare in Giudicarie sono stati assegnati 2.580 capi, una delle cifre più alte di sempre: 372 cervi, 1.120 Caprioli, 979 Camosci e 109 Mufloni. Dal censimento effettuato in primavera sul territorio è stata stimata la presenza di 1.535 cervi, 7.050 caprioli, poco più di 8mila camosci e circa 300 mufloni (il dato in questi ultimi due casi è censito a cadenza biennale). C’è un’altra buona notizia, trasversale sul territorio trentino: cervi, caprioli e camosci sono usciti indenni dalla tempesta Vaia. «I numeri sono in linea con quelli dell’anno prima - spiega Rensi – anzi c’è da ricordare che il numero degli ungulati mostra un trend positivo costante da trent’anni perché i pia-
Domenica 1 settembre si è 2% di fuoriusciti princidi Denise Rocca aperta la caccia: gli oltre palmente per questioni 7.000 appassionati trentini, dopo mesi di preparazione anagrafiche, 6.400 sono i membri dell’Associazione e osservazione, hanno potuto tirare fuori le doppiet- cacciatori, di gran lunga la più numerosa sul territorio, te. I numeri dei cacciatori mostrano circa 150 nuovi ai quali si aggiungono le doppiette iscritte all’Unione iscritti ogni anno all’Associazione cacciatori e circa un Cacciatori e chi non è iscritto a nessuna delle due. ni di prelievo sono sempre conservativi, ovvero a tutela della specie con una percentuale di prelievo massima del 15% sui camosci censiti, circa il 22% sul capriolo e dal 30 al 35% sul cervo». Oggi la popolazione stimata dai censimenti primaverili in Trentino è di circa 35mila caprioli, 27.500 camosci e poco più di 10mila cervi. Se nei primi mesi del dopo Vaia si pensava ad una leggera flessione di presenza del selvatico, questa è stata smentita dai censimenti e anche dalle perlustrazioni effettuate nei luoghi maggiormente colpiti: «Non c’è stato ad oggi né da parte del personale dell’associazione
cacciatori né della struttura provinciale competente in materia di fauna alcun ritrovamento di animali morti in seguito a Vaia -
conferma Rensi -, quindi dobbiamo dedurre che gli animali si sono spostati in tempo e poi sono tornati nelle aree passato Vaia».
In tribunale C’è un’altra parte di mondo che guarda all’arrivo dell’autunno e alla riapertura della caccia con uno spirito più vicino all’orrore che altro, è quello animalista: lo scontro fra i due mondi è al momento in tribunale con una serie di ricorsi depositati al Tar di Trento che riguardano la grande novità introdotta a inizio anno dalla Giunta provinciale, ovvero la soppressione del Comitato faunistico, organismo che si occupava di stabilire piani di prelievo e le prescrizioni tecniche dell’attività venatoria, e del quale facevano parte esponenti del mondo ambientalista, cacciatori e Parco naturale
Adamello Brenta, oltre che dirigenti provinciali. Ma ci sono ricorsi anche sui calendari venatori per alcune specie e sulle prescrizioni tecniche approvate dalla giunta provinciale. I vertici dell’Associazione cacciatori trentini lasciano i giudici decidere in merito, con una specifica riguardo alla data di avvio della stagione venatoria: «C’era una lamentela per l’apertura al primo di settembre - spiega il vicepresidente dell’associazione cacciatori Matteo Rensi - ma c’è da dire che è prevista dalla legge di disciplina della caccia autunnale. Per cervo e capriolo, infatti, è previsto dalla norma che si parta la prima domenica di settembre e quest’anno fatalmente coincide con il primo del mese. Non è una presa di posizione o una volontà politica, semplicemente quello che prescrive la legge del 1991».
Gara di pesca alla trota e al salmerino ai Laghi di Cornisello Un magnifico sole faceva scintillare le lenze pronte a lanciarsi lontano e riscaldava i 53 pescatori saliti a “bonòra” fino a 2.108 metri richiamati dalla loro passione. Così, alle 7.00 di domenica 14 luglio, circondati solo dalle nitide cime del Gruppo della Presanella, è iniziata la gara di pesca individuale a settori alla trota e al salmerino al Lago di Cornisello Superiore. Questa giornata è organizzata ormai da molte estati dalla Pro Loco di Carisolo e dall’Associazione pescatori dilettanti Alto Sarca che riescono ad abbinare alla gara anche una bella festa campestre, nel ricordo di Danilo Cattafesta e Roberto Nella. Quattro erano i settori, uno assegnato agli 11 pescatori con esche artificiali e tre ai 42 con esche naturali. A tempo definito i pescatori potevano ruotare nel settore di gara assegnato, seguendo un regolamento
ben chiaro, pena squalifica. Permesso portare più canne ma la pesca doveva essere effettuata da una sola canna armata con un solo amo, esclusivamente senza ardiglione. Consentito l’uso del guadino. Vietatissimo entrare in acqua e qualsiasi forma di pasturazione. Consentite come esche naturali esclusivamente il lombrico, la camola del miele, la tarma del fieno ed il caimano, mentre come esche artificiali erano consentiti tutti i tipi di rotante, il pesciolino finto monoamo e mosca. Vietate invece le esche in silicone. Dopo tre ore e trenta di gara, il peso del pescato aveva raggiunto 53 kg per 168 trote e 103 salmerini complessivamente. Mentre il programma della festa proseguiva con la Santa Messa al capitello votivo e con il pranzo tipico, il direttivo di gara
stilava le classifiche, in base al numero di pesci e ad ogni grammo di peso. Erano previsti premi per i primi tre classificati per ogni settore. Nel frattempo la bella giornata calda e soleggiata aveva invogliato molte persone ad accompagnare i pescatori a Cornisello, così i volontari della Pro Loco, coadiuvati dagli instancabili alpini, hanno distribuito ben 250 pasti, a base di polenta e delizie
locali. Nel pomeriggio è stata allestita un’allegra cerimonia di premiazione in cui sono stati estratti numerosi premi per tutti e finalmente sono stati svelati i vincitori. Nel settore esche naturali il primo classificato assoluto è risultato MICHELE LEONI con 25 pesci di quasi 4 chili, mentre nel settore esche artificiali si è classificato al primo posto MARIO SCANDOLARI con
12 pesci per quasi 2 chili e mezzo. Nella speciale classifica per i soci dell’Associazione pescatori Alto Sarca, il primo classificato nel settore esche naturali è stato RUDY POVINELLI con 16 pesci per quasi 3 chili, mentre nel settore esche artificiali si è confermato al primo posto MARIO SCANDOLARI. Premiati anche il concorrente più anziano, VITO FERRARI, classe 1932, e quello più giovane, STEFANO TARDIVO, di 9 anni, un bel riconoscimento è stato dato anche alle due giovani pescatrici GIULIA BRUNELLI e EMMA TARDIVO. “Sono contento – ha commentato Sergio Ferrari, segretario dell’Associazione Alto Sarca – perché oltre ai premi, i pescatori si sono portati a casa un buon pescato e si sono goduti la bella festa. Ringrazio di cuore gli Alpini, i Vigili e
la Pro loco di Carisolo per l’ottima organizzazione.”. “Siamo molto soddisfatti della buona riuscita della giornata” ha chiosato Modesto Povinelli, direttore della Pro Loco di Carisolo. “Questa tradizione per noi ha un valore che va oltre la festa perché la Pro Loco fin dalla sua costituzione nel ‘57 si è presa l’impegno di valorizzare la località Cornisello dopo l’abbandono della SISM dei progetti di sfruttamento idroelettrico avvenuto proprio in quegli anni. Poter continuare a far apprezzare questi luoghi per noi è una scommessa vinta. Un riconoscimento speciale va quindi alla comunità che risponde sempre con partecipazione e a tutti coloro che hanno collaborato volontariamente, tra cui gli Alpini e i Vigili del Fuoco di Carisolo. Un sentito grazie a tutti e arrivederci all’anno prossimo!”.
Salute
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Acque da respirare. I benefici delle cure termali
I
n autunno è buona abitudine prepararsi all’arrivo dei periodi più freddi con una salutare attività di prevenzione delle problematiche, anche croniche, dell’apparato respiratorio. Il rimedio, tutto naturale, si chiama cura termale. Le acque giudicariesi, antinfiammatorie, inalate sotto forma di vapori permettono di trascorrere un inverno più sereno e limitare l’utilizzo di farmaci. Le cure termali fanno bene e sono un prezioso alleato per la salute e il benessere del corpo. Valido rimedio naturale privo di controindicazioni, sono a tutti gli effetti una terapia medica in grado di rispondere efficacemente a numerose problematiche, nella fase di cura e riabilitazione, ma anche in quella, altrettanto importante, di prevenzione. A supporto del termalismo, in tal senso, una solida e concreta attività di ricerca, con studi scientifici che continuano a certificarne validità e utilità sotto tutti i punti di vista. Da bere, respirare o utilizzata per immergersi, l’acqua termale con le sue particolari proprietà terapeutiche contribuisce a riattivare le funzioni fisiologiche degli apparati trattati, consentendo al paziente di prendersi cura di sé in maniera dolce, limitando l’utilizzo dei farmaci. Le cure termali inalatorie, in particolare, risultano utili per affrontare e risolvere i più diffusi stati infiammatori anche cronici dell’apparato respiratorio e nello specifico quelli che colpiscono le alte vie respiratorie. Bronchiti, sinusiti, riniti e faringiti, solo per citarne alcuni, si traducono, soprattutto nel periodo invernale, nei fastidiosi e assai comuni sintomi come raffreddamento, mal di gola e ostruzione nasale che rendono difficile il riposo notturno. L’autunno rappresenta il periodo più adatto per la prevenzione dei mali di stagione. Lo conferma anche il dott. Fernando Ianeselli, Direttore sanitario delle Terme di Comano. “Attraverso le cure inalatorie termali si può operare una valida prevenzione delle recidive per prepararsi al meglio all’arrivo del periodo più freddo dell’anno e trascorrere un inverno più sereno. In particolare, le proprietà delle acque termali giudicariesi sono di tipo antinfiammatorio e hanno la capacità di aumentare il nostro livello di anticorpi”. Quali le fasce d’età più a rischio? Sicuramente i bambini, che già dall’infanzia possono sfruttare l’efficacia di aerosol, inalazioni e lavaggi nasali per favorire e potenziare la naturale formazione delle difese immunitarie, ed evitare la cronicizzazione delle patologie come riniti allergiche, sinusiti e brochiti. Senza dimenticare che le cure termali costituiscono un’efficace alternativa alle tradizionali cure farmacologiche, soprattutto durante i mesi più freddi. A beneficiarne sono però anche gli adulti e gli anziani, persone nelle quali i disturbi respiratori possono avere già assunto forme croniche.
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Per articolo Giornale delle Giudicarie settembre 2019
Comunità delle Giudicarie
La gestione dei rifiuti urbani sul territorio della Comunità delle Giudicarie ha visto negli SETTEMBRE 2019
anni un’evoluzione che ha portato al consolidarsi di uno “stile” di produzione e di conferimento dai contorni ben definiti. Un’istantanea sulla situazione odierna mostra dati e tendenze che, se da un lato confermano l’adozione di standard tariffari e logistici in linea con le più recenti normative e con l’intento della maggior salvaguardia ambientale, d’altro lato indicano ormai chiaramente quali siano le carenze strutturali e congenite del sistema. A fronte infatti di una misura puntuale del rifiuto residuo e di una raccolta differenziata che si attesta nominalmente attorno all’80%, (78,72% nel 2018), la criticità nodale rimane, come chiaramente evidenziato negli ultimi anni, la qualità di tale frazione differenziata. La percentuale indicata si riferisce al fatto che l’80% circa di rifiuto viene raccolto come differenziato, ossia dai contenitori di carta, plastica, vetro, umido ecc., tuttavia all’interno di queste frazioni vi è una notevolissima parte di scarto ovvero rifiuto che dovrebbe essere conferito nel secco residuo e che abbassa la percentuale di differenziata effettiva di quasi 15 punti. A questo si aggiunga che la qualità è in costante peggioramento, come indicano i dati. Se vi è infatti una tendenza al calo della produzione totale di rifiuti (23.392,02 tonnellate nel 2008 e 18.666,90 nel 2018), per le principali frazioni delle isole ecologiche stradali si è una quota di impurità in peso, 2018,confermano pari a: avutasul La gestione dei rifiuti urbani territorio della Comunida nel un lato l’adozione di standard tariffari
Rifiuti, scarsa qualità della differenziata
Nel futuro c’è il “porta a porta”
Meno immondizia, ma la “plastica” è sporca al 46,69%
tà delle Giudicarie ha visto negli annimateriale: un’evoluzione che Multi 46,69% ha portato al consolidarsi di uno “stile” di produzione e ben Carta: 7% Un’istantanea di conferimento dai contorni definiti. sulla situazione odierna mostra dati e20% tendenze che, se Umido:
e logistici in linea con le più recenti normative e con l’intento della maggior salvaguardia ambientale, d’altro lato indicano ormai chiaramente quali siano le carenze strutturali e congenite del sistema.
Percentuale
A fronte infatti di una miPercentuale multimateriale-scarto sura puntuale del rifiuto residuo e di una raccolta 2008-2018 differenziata che si attesta nominalmente attorMultimateriale Scarto no all’80%, (78,72% nel 100% 2018), la criticità nodale rimane, come chiaramen80% te evidenziato negli ultimi anni, la qualità di tale 60% frazione differenziata. La percentuale indicata si rife40% risce al fatto che l’80% circa di rifiuto viene raccolto 20% come differenziato, ossia dai contenitori di carta, pla0% stica, vetro, umido ecc., tut2008 2009 2010 2011 2012 2013 2014 2015 2016 2017 2018 tavia all’interno di queste Anno frazioni vi è una notevolissima parte di scarto ovvero rifiuto che dovrebbe essere sempre più spinta (e nor- non possono entrare nel cirCome si vede dai grafici (si riporta come esempio del multi materiale) conferito nel secco residuo mativamente cogente come cuito degli urbani) e che quello le Diverso e positivo il trendla e che abbassa la percentuadelineatodinegli ultimiè docuparimenti a conferire percentuale impurità in netto porta aumento dal 2008 al 2018. relativo all’utilizzo dei centri le di differenziata effettiva menti di all’effetnella di raccolta i CRZ): Nell’ottica di ARERA) un’attenzione sempre piùdifferenziata; spinta (e normativamente cogente(esclusi come delineato di quasi 15 punti. A questo recupero e al ciclo di � inall’effettivo misura del tutto minori-e alassumendo per dei il raffronto neglitivo ultimi documenti di ARERA) recupero ciclo di vita rifiuti, i si aggiunga che la qualità è vita dei rifiuti, i margini di taria, difficoltà di identifica- gli anni 2013 e 2018, si è nomargini di tolleranza degli scarti si riducono sempre più, facendo sì che il nostro materiale in costante peggioramento, tolleranza degli scarti si ri- re con certezza quali rifiuti tato un incremento degli accome indicano i dati. ducono sempre più, facendo vanno conferiti negli specifi- cessi annuali da parte degli Se vi è infatti una tenden- sì che il nostro materiale sia ci contenitori (in particolare utenti da 73.923 a 105.861 za al calo della produzione in gran parte fuori mercato. plastica); (+43%) a fronte di una magtotale di rifiuti (23.392,02 Ne è prova il fatto che non � impossibilità pratica, stan- giore apertura dei centri del tonnellate nel 2008 e ci viene riconosciuto alcun te il tipo di raccolta (strada- solo 4%. Notevole l’afflusso 18.666,90 nel 2018), per corrispettivo per la plastica e le), di identificare i trasgres- specialmente per imballaggi le principali frazioni delle che anche per la carta negli sori e di elevare le relative in carta e cartone (187 tonisole ecologiche stradali si anni il ricavo si sia più che sanzioni; nellate nel 2018, costanti è avuta una quota di impu- dimezzato. � impossibilità di sanziona- negli anni) e rifiuti da sfalci rità in peso, nel 2018, pari Le cause di tale criticità sono re chi - in maniera accertata e potature, che dal 2013 al a: ascrivibili a: - non produce rifiuto residuo 2018 sono cresciuti da 235 a � Multi materiale: 46,69% � volontà di numerosi a fronte di effettiva residen- 916 tonnellate). Globalmen� Carta: 7% cittadini di non pagare il cor- za o effettiva attività del pro- te l’incremento in peso di � Umido: 20% rispettivo per lo svuotamen- prio esercizio. rifiuti conferiti si attesta sul Come si vede dai grafici (si to del residuo, che li porta a Frequenti sono pure gli 30%. Tali dati indicano che, riporta come esempio quel- conferire residuo nella diffe- abbandoni a terra, special- specie per particolari rifiuti, lo del multi materiale) la renziata; mente nei periodi di alta sta- il centro di raccolta risulta percentuale di impurità è in � volontà delle Ditte, gione, anche se imputare al ben sfruttato e pertanto il suo netto aumento dal 2008 al specialmente edili, di non turista la totalità di tale eve- potenziamento è una strate2018. pagare lo smaltimento dei nienza sarebbe fuorviante e gia vincente. Nell’ottica di un’attenzione propri rifiuti speciali (che ingiusto. Ing. Ivan Castellani
Anche per la raccolta dei rifiuti è giunto il tempo di cambiare. Le norme europee sulla gestione dei rifiuti e sull’economia circolare, unite alle direttive dell’agenzia nazionale per l’energia ed i rifiuti impongono di affrontare l’argomento con maggiore impegno rispetto al passato, puntando a risultati ed a modalità gestionali che siano sempre più orientate alla qualità e non solo alla quantità. Riduzione dei rifiuti a monte, differenziazione, recupero, riciclo: si tratta di una filiera che va implementata ovunque con la consapevolezza che i rifiuti, nonostante il vocabolo poco attraente, sono ancora una ricchezza anche in termini economici, di grande valore energetico, la cui gestione rispecchia la nostra reale capacità di rispettare l’ambiente naturale ed i nostri luoghi di vita e di lavoro.Le Giudicarie, nonostante un contesto geografico complesso e la contestuale presenza di realtà molto differenti per produzione e smaltimento dei rifiuti - da Madonna di Campiglio alle piccole frazioni montane senza turisti - hanno raggiunto da tempo discreti risultati in termini quantitativi per quanto riguarda la raccolta differenziata. Negli ultimi anni il sistema è stato costantemente perfezionato, in collaborazione con i Comuni e con la società affidataria dell’incarico della raccolta. L’incremento nell’utilizzo dei CRM ha favorito una crescita nella consapevolezza dei cittadini e delle imprese. Via via sono state migliorate la raccolta e la selezione di plastiche, carta e cartone, vetro. Per quanto riguarda la frazione organica, l’introduzione di un vaglio presso il Centro operativo di Borgo Chiese ha consentito di migliorare in maniera esponenziale, rispetto al passato, la qualità del prodotto da conferire a compostaggio. Resta poi fondamentale il contributo delle famiglie che, attraverso il compostaggio domestico, possono “riutilizzare” già nell’orto o nel giardino la frazione organica prodotta, senza incidere sulla lavorazione complessiva e sullo smaltimento. Ma il modello attuale sconta a monte alcuni limiti, che rendono difficile il raggiungimento di risultati di qualità superiore e di poter riconoscere finalmente ai cittadini più virtuosi i loro meriti, sanzionando nel contempo con efficacia coloro che non rispettano le regole. Già ora il sistema è un “ibrido” tra le isole per l’utenza domestica e quelle (già un modello di “porta a porta”) per l’utenza aziendale, in particolare per quella turistica. Si tratta a questo punto, in prossimità delle scadenze contrattuali, di rivedere insieme con i Comuni le modalità complessive di gestione, sempre e comunque con l’obiettivo centrale di contenere i costi in bolletta per i cittadini e per le imprese, già oggi comunque tra i più bassi in Trentino ed in Italia. I modelli più virtuosi presi in considerazione dalla Comunità sono orientati verso il “porta a porta spinto”, con i relativi limiti e vantaggi. E verso sistemi “ibridi” nei quali convivono isole ecologiche, calotte per la misurazione puntuale della tipologia di rifiuto conferito, centri di raccolta, “porta a porta” per alcune classi di rifiuto nelle quali il risultato qualitativo è fondamentale per poter ottenere un guadagno. Nelle Giudicarie queste diverse ipotesi sono all’attenzione degli amministratori, che sono altresì chiamati a “salvaguardare”, quando e dove possibile, gli investimenti sostenuti in passato dagli enti pubblici per realizzare le isole, in particolare quelle interrate. Ottime iniziative a livello locale, come quella introdotta dal Parco naturale Adamello-Brenta per l’impiego di materiale compostabile al posto della plastica, in occasione di feste e manifestazioni, andranno ulteriormente programmate e gestite al meglio, nell’ottica di risultare coerenti e funzionali con il modello di raccolta adottato. Per restare sull’argomento, non c’è dubbio che la soluzione migliore rimanga comunque quella dei piatti lavabili, che a valle non generano alcun rifiuto. Un servizio, anche questo, già presente in Giudicarie. L’obiettivo dev’essere dunque quello di fermare a monte la produzione di nuovi rifiuti, evitando il più possibile l’utilizzo delle plastiche: sempre difficili da raccogliere, differenziare, recuperare in termini energetici. Roberto Bombarda Assessore all’Ambiente Comunità delle Giudicarie
Territorio
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Cassa Rurale Giudicarie Valsabbia Paganella, aperti i nuovi bandi
120.000 euro per le associazioni del territorio “L’obiettivo dei bandi promossi dalla nostra Cassa – sostiene il Presidente Armanini - è quello di favorire l’ideazione di iniziative sostenibili che sappiano rispondere in modo innovativo ai bisogni specifici del territorio, favorendo la collaborazione degli enti e delle associazioni ed il coinvolgimento delle comunità” Sono questi i motivi che hanno spinto La Cassa Rurale a pubblicare, dopo il bando a sostegno dell’attività ordinaria uscito in primavera, il bando per il sostegno di investimenti materiali e il bando per il sostegno di progetti in ambito formativo-culturale e sociale. Il bando per il sostegno di investimenti materiali intende finanziare opere di tutela e valorizzazione del patrimonio artistico, storico ed ambientale, la costruzione, valorizzazione e ristrutturazione di edifici e l’acquisto di materiali, attrezzature e automezzi strettamente connessi all’attività dei soggetti richiedenti. Un secondo bando è finalizzato a sostenere progetti sia in ambito formativo-culturale, come percorsi formativi, attività educative ed iniziative culturali nei settori delle arti visive, musica, cinema,
Continua l’impegno della Cassa Rurale Giudicarie Valsabbia Paganella per favorire l’ideazione e sostenere la realizzazione delle iniziative di associazioni ed enti di volontariato che operano sul nostro territorio a favore delle nostre comunità. storia e cultura locale, sia in ambito sociale con iniziative a favore di persone bisognose o svantaggiate e relative alla conciliazione dei tempi lavoro famiglia. Al fine di supportare tutte le realtà che intendono aderire a questo secondo bando la Cassa Rurale ha inoltre previsto la possibilità di un incontro individuale con dei professionisti esperti in pro-
gettazione, per una consulenza sul progetto ed una verifica delle modalità di stesura della domanda. “Riteniamo fondamentale proporre alle nostre associazioni un supporto consulenziale che consenta loro di perfezionare l’idea progettuale e presentare una domanda chiara e completa. Inoltre – aggiunge il Direttore Donati - la partecipa-
zione all’incontro individuale consentirà di acquisire un punteggio maggiore in fase di valutazione delle proposte progettuali.” Il budget a disposizione ammonta a Euro 120.000, Euro 60.000 per ognuno dei due bandi. Regolamento e modulistica relativi ai due bandi sono disponibili sul sito internet della Cassa Rurale www.lacassarurale.it. Le domande dovranno essere presentate entro il 16/09/2019.
La Cassa dei bambini, l’8 settembre a Comano Terme Torna la “Cassa dei Bambini”, domenica 8 settembre a Comano Terme presso il Villaggino nella zona del Parco Termale. Una giornata dedicata ai figli e nipoti dei soci della Cassa Rurale Giudicarie Valsabbia Paganella, con tante attività, laboratori e giochi alla scoperta del mondo contadino. Una giornata di festa ma non solo: l’obiettivo della Cassa è quello di educare al risparmio ed alla gestione del denaro. Come? Con il “Gioco del soldino”: a tutti i bambini partecipanti sarà consegnato un primo gruzzoletto di 3 soldini (di cartone). In alcune attività guadagneranno dei soldini, in altre li spenderanno. Tutti i bambini che alla fine della giornata avranno risparmiato almeno 8 soldini, presentandoli ad uno degli sportelli della Cassa Rurale nelle settimane successive, potranno trasformarli in soldini veri. Per partecipare è necessario iscriversi presso gli sportelli entro il prossimo 4 settembre. La partecipazione è gratuita.
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Parlando giudicariese
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Generazioni strozzate, giovani in panchina “Nella storia furono loro a dare svolte determinanti”
I miei ricordi iniziano dagli anni Venti/Trenta di cent’anni fa. A scuola (per la classe del 1920 iniziata il 1° ottobre 1926) imperava l’educazione fascista: ordine e disciplina a scuola e nella società. Dell’operato dei fascisti (buoni e cattivi come in ogni tempo) ero troppo piccolo (e poi dal 1932 sempre lontano) per cui non ho specifici ricordi e non posso dare giudizi. Personalmente ero un bravo balilla e perfino caposquadra quale esempio per gli altri; a scuola ho solo imparato quanto vi era da imparare portandone i migliori risultati, in istruzione e in disciplina. L’unico “disguido fascista” la soppressione dell’oratorio e dell’azione cattolica nel 1932: ero balilla ma pure membro dell’azione cattolica, e ho vaghi ricordi di contrasti fra noi ragazzi e in paese. In quel periodo, caratterizzato da un generalizzato stato di indigenza e di povertà, i ragazzini, gli adolescenti ed i giovani erano quotidianamente impegnati in qualche incombenza; tornando da scuola a casa vi era sempre, per tutti incondizionatamente, qualcosa da fare; per andare a giocare quasi si doveva “scappare” con le conseguenze del caso. La quasi totalità della gente era dedita al lavoro già dai dieci/dodici anni. Gli emigranti partivano giovanissimi; pure le ragazze, in gran numero e tutte adolescenti, partivano per “fare le serve”. Non si conosceva e non era neppure permesso l’ozio. A vent’anni si era già uomini e donne tutti impegnati. Non vi era spazio per i fannulloni. Divertimenti pubblici rari e solo i tradizionali; in poche osterie si ballava con il “vertical”. Per l’istruzione in Giudicarie vi erano soltanto le Scuole Elementari; di conseguenza erano piuttosto rari gli studenti che potevano frequentare le Scuole Medie e Superiori o a Trento e Rovereto o nei collegi fuori provincia. L’amministrazione pubblica era in mano egemonica dei Podestà (senza consiglio comunale) nei 16 Comuni aggregati dal governo italiano nel 1928. In complesso austerità, occupazione a qualsiasi maniera e forte emigrazione. Tristissima la “batosta” economica degli anni Trenta anche
di Mario Antolini Musón Oltrepassata la soglia dei 99 anni provo a dare un fuggevole sguardo ai cambiamenti avvenuti fra le generazioni in Giudicarie durante il secolo, riandando a ricordi e ad impressioni del tutto personali; quindi soltanto frutti della memoria, senza aver sotto mano alcun documento storico a cui
poter fare riferimento. Uno sguardo, quasi sentimentale ma sincero, senza pretesa di essere nel vero, ma con il desiderio di esternare, in libertà, il mio vissuto per metterlo, eventualmente, a confronto con le cortesi Lettrici e i cortesi Lettori di questo affermato e sempre disponibile mensile.
in Giudicarie con numerosi fallimenti e perfino delle banche. Nel 1940 la guerra e tutto parve fermarsi ma, nel contempo, anche sconvolgersi. In quegli anni (dal 1932 al 1947) ero lontano dalle Giudicarie. Al mio rientro in valle - del tutto privo di conoscenze di quanto accaduto sia a Tione che in Italia e in Europa - mi sono trovato a dover riappropriarmi dei fatti avvenuti, immergendomi a tutto spiano nel contesto sociale e dandomi allo studio specie per i fatti socio-politici. Essendo partito con l’impronta della dittatura, mi trovai immerso nella democrazia, subito coinvolto in quell’affannosa ricostruzione della società, ferita dalla guerra, ma protesa a superare il doloroso passato. Il contesto sociale non era più quello che avevo lasciato. Il sapore della libertà era palpabile; la trasformazione era ora in mano in particolar modo ai partiti politici nei quali i giovani facevano sentire la loro determinante presenza. Le redini del sociale erano in mano agli uomini che s’eran fatte le ossa prima della guerra, i quali ebbero la saggezza di usufruire delle potenzialità dei giovani, cosicché anche noi ventenni e trentenni ci trovammo con le mani in pasta non già manovrati ma con precisi compiti di responsabilità. Si proveniva dalla dittatura e ci si risvegliava con la libertà della democrazia che era tutta da conoscere, da comprendere e da saper applicare. Si era passati dal Regno alla Repubblica; per i Trentini ci si doveva adeguare al concetto di autonomia. I Comuni giudicariesi, partiti dai 64 austroungarici e passati ai 16 del fascismo, si erano ricostituì in 40, gestiti dai Sindaci con i rispettivi consigli comunali. Dimenticata un’epoca subito “odiata”, poiché obbligatoriamente vissuta, si imponeva la ricostruzione attraverso le nuove generazioni democratiche: una
vera e propria rivoluzione. Nel ’50 il contesto sociale era in affanno; mancando il lavoro si riaccese il flusso migratorio per i meno abbienti, mentre riprendevano fiato i settori agricolo-zootecnico, artigianale e commerciale. Nell’ambito scolastico, col 1940, era stata istituita la scuola media a Tione vecchia maniera, senza però incidere su tutta la popolazione; finché, ma solo nel 1962, venne istituita la Scuola Media dell’obbligo, che portò il primo sentito scossone nel campo dell’istruzione/formazione a favore degli adolescenti in tutte le Giudicarie, supportate anche dalle prime Scuole Professionali. Da quel momento, ma soprattutto con l’istituzione, fra gli anni Settanta e Ottanta, delle Scuole Superiori ne risentirono il beneficio le generazioni successive per cui si può affermare che nella seconda metà del secolo scorso le Giudicarie sentirono davvero le trasformazioni generazionali attraverso la presenza delle scuole di ogni ordine e grado. Qualcosa si muoveva davvero e lo si riscontrava nelle generazioni che crescevano in libertà, assai diversamente da quelle cresciute dal 1920 al 1940; la diversità era evidente sia in ambito familiare che sociale. Determinante la scossa, in capo economico e sociale, degli anni Cinquanta/Sessanta con i lavori idroelettri-
ci. Iniziò il declino dell’allevamento del bestiame ed, in parte, anche dell’atavica emigrazione. Il cambiamento era davanti agli occhi di tutti e ne risentivano soprattutto le generazioni che stavano nascendo ed impostandosi usufruendo di un benessere che di anno in anno trasformava gli usi e i costumi della popolazione dato anche dal progresso. Oltre all’incidenza dei mezzi di trasporto, anche la dattilografia, i fumetti e la televisione furono motivi di trasformazioni generazionali delle quali non si tiene mai il debito conto. Poi l’irrompere del “Sessantotto”, con l’università a Trento e tutto il seguito. Fra gli adolescenti ed i giovani iniziò il diffondersi di un fermento di novità, quasi di ribellione, a causa della “democrazia” intesa come “libertà di fare tutto quello che si voleva”;
ne risentirono le famiglie e la scuola. Nel contempo la gestione della società progressivamente cadeva in mano degli anziani che provenivano dall’era fascista e dagli adulti che avevano ottenuto, progressivamente, i debiti spazi dagli anni Cinquanta in poi, specie nelle organizzazioni dei partiti, i quali - di elezione in elezione - si erano impossessati e spartiti i gangli della pubblica amministrazione. Ad essi si stavano aggiungendo i protagonisti del Sessantotto, cosicché si creò quella classe dirigente che una volta al potere ne voleva mantenere il comando. Quest’ultimo aspetto generazionale a me sembra sia la caratteristica che ha segnato, e ancora sta segnando, gli ultimi decenni dagli anni Settante/Ottanta in poi. Secondo me avvenne un fatto strano: le generazioni nate dal 1940 al 1980, protagoniste della ricostruzione della società democratica, si convinsero che i loro esaltanti risultati fossero sì merito loro, ma quasi di loro proprietà, per cui, partiti pure grazie ai giovani di quel tempo, una volta al potere e alla gestione del bene comune, non sentirono il dovere (la responsabilità) di abbandonare a tempo debito i rispettivi posti di responsabilità lasciando man mano spazio alle incombenti nuove generazioni. Per quanto ho vissuto e sperimentato, sono convinto
che, se in ogni periodo storico non sono attivamente e responsabilmente coinvolti i giovani di ogni epoca, la società rimane impoverita e non potrà mai progredire tempestivamente; la società inevitabilmente si ristagna. È bene ricordare che nella storia furono proprio tanti giovani a dare delle “svolte” davvero determinati, come Gesù Cristo e San Francesco, un Raffaello e altri personaggi del genere. Non far leva sui giovani e dare loro tempestivamente gli spazi necessari per agire, credo che sia lo sbaglio maggiore che una società possa fare. Noi anziani dobbiamo comprendere che dobbiamo farci da parte al più presto possibile (l’ho imparato dai giapponesi!). Da parte mia a 60 anni ho lasciato spazio ai più giovani di me, e nella società ho poi sempre trovato degli angolini dai quali ho potuto operare ancora per gli altri. Spero e mi auguro che siano ancora i giovani, che oggi possono meglio prepararsi, che portino avanti la società mentre stanno scalpitando perché impediti di entrare nel merito del “fare”; è un peccato e, facilmente, un grande sbaglio. Ovviamente sta anche ai giovani dare prova della loro preparazione profondamente aggiornata e del loro entusiastico impegno come lo stanno dimostrando in quel Volontariato che oggi tiene in piedi - encomiabilmente - tutte le comunità giudicariesi, anche le più periferiche e meno numerose. Nei giovani ben preparati ed aggiornati sta l’avvenire. Noi anziani dobbiamo rendercene conto e convincerci che le cose stanno così.
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Territorio
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Le golosità con Mondo Contadino, Festival del Formai da Mont e della Polenta
La fine dell’estate anima la Valle del Chiese con gli eventi gastronomici Ai quali quest’anno si aggiungono il Primo Festival del Formai da Mont della valle del Chiese (ospitato sempre al Lago di Roncone in contemporanea con Mondo Contadino) e il 27 ottobre Castanea a Darzo. Proposte declinate a favore dei bambini che per l’occasione si trasformano in novelli esploratori dei giacimenti golosi Palcoscenico l’ambiente naturale e scenografico fantastico custode di tradizioni millenarie come l’alpeggio in quota del bestiame nelle malghe che durante l’intera estate trasformano il latte in burro e formaggio. Gli eventi rientrano nel cartellone di #Milklife ovvero il contenitore che riunisce tutte le proposte estive dedicate alla ruralità. INFO: www.visitchiese.it È stato così con la Desmalgada ospitata ad inizio settembre sull’Altipiano di Boniprati animata da un centinaio di reginette agghindate a festa sfilare tra migliaia di turisti assieme a 150 figuranti con costumi tradizionali, momenti di vita e attività della ruralità della Valle del Chiese. La nona edizione di Mondo Contadino @Festa del Latte si incentra come sempre sulla mostra bovina, che premia i migliori capi allevati in Valle del Chiese. La sfilata di sabato 21 vedrà protagonisti anche i bambini, impegnati a conquistare il titolo di giovani conduttori. L’inaugurazione dell’evento è prevista la serata di venerdì 21 con il convegno dedicato a “Economia rurale: la sostenibilità di un valore strategico, culturale, ambientale”. Al termine siparietto teatrale Se ghe voria en Flèr rievocazione storica dell’inaugurazione del primo lattodotto del Trentino. La grande novità è la prima edizione del Festival del Formai da Mont Valle del Chiese
Da sempre la fine dell’estate e l’inizio dell’Autunno in rappresentano in Valle del Chiese un momento di gioia per ospiti e residenti grazie eventi legati alla ruralità e alle leccornie della gastronomia locale, in particolare latte,
formaggi e polenta. È così anche quest’anno con una serie di proposte da leccarsi i baffi: 20-22 settembre Mondo Contadino @Latte in Festa a Roncone e 4-6 ottobre Festival della Polenta a Storo. Mario Cagol “Di per di … Ancoi tocca mi”, serata con le fiabe di “Nonna Nunzia”. Si terrà presso Storo E20 in località Piane ed è organizzato con il Comitato Daonensis. Il pomeriggio di sabato (inizio ore 14.00) è prevista l’inaugurazione del Festival in Piazza Europa con l’esposizione e vendita di prodotti tipici nelle strade e piazze del centro storico, animazione per bambini, laboratori, intrattenimenti e visite guidate in collaborazione con il CT Valle del Chiese. Alle 18 la Cooperativa Agri ’90 ospiterà il Convegno incentrato sul tema del
patrimonio alimentare di montagna, con attenzione rivolta al sistema agricolo, turistico e al paesaggio. Il Festival della polenta 2019 entrerà nel vivo domenica mattina alle 10.00 con il via alla preparazione delle Polente nelle varie piazze di Storo. Saranno 10 in gara per questa edizione. Da mezzogiorno il via agli assaggi e alle votazioni. Nel pomeriggio ci saranno varie proposte con attività per bambini e musica nelle piazze. Alle 16.00 la consegna del trofeo La Ramina d’oro della giuria e del voto popolare. Nel 2018 a vincere fu la Polenta Carbonera dei Polenter di Storo sia nel giudizio della Giuria tecnica sia del pubblico.
AVVISO DI SELEZIONE PER ASSUNZIONE DI PERSONALE | formaggi di malga e sapori tradizionali, destinata sia ai buongustai sia a chi ama il cibo genuino, realmente a Km zero, con protagonista il formaggio di malga. La fiera riunisce produttori e consumatori con una passione in comune: salvaguardare i valori, la tradizione e la passione del saper fare il formaggio in tutte le sue declinazioni. Sempre rimanendo in tema di formaggi cambia veste anche la Caserada – prevista sia sabato sia domenica – con la preparazione del formaggio direttamente da parte dei bambini. Di qui la nuova declinazione “El Formai dei Popi”. E sempre per i piccoli ecco l’esibizione acrobatica di cavalli in uno spettacolo d’arte equestre. La domenica mattina propone una piacevole e facile passeggiata ga-
stronomica, con tappe golose, attorno all’area del lago di Roncone. Torna anche il selfie col vitellino che sinora ha coinvolto sui social oltre 10.000 persone. Vi è poi l’offerta del Piatto Degustazione ((costo € 18,00, bevande escluse) che coinvolge cinque ristoranti: Ristorante Pizzeria Alpino (Breguzzo) e Genzianella, Ginevra, Miramonti La Pozza e Miravalle (Roncone). A ottobre occhi puntati sulla capitale italiana della Polenta con la sfida colpi di trisa tra i migliori Polenter della Valle del Chiese, delle Giudicarie, Val di Ledro e Valsabbia per la conquista della Ramina d’Oro. Il Festival della Polenta di Storo si aprirà la sera di venerdì 4 ottobre con lo spettacolo teatrale in dialetto trentino dell’attore
Nuovi inserimenti di persone da adibire ad attività di sportello e gestione della clientela, con assunzioni con contratto a tempo determinato della durata di 12 mesi Cerchiamo persone che abbiano: � la propensione a lavorare in team � attitudini relazionali e commerciali � orientamento alla crescita personale e professionale � interesse alle dinamiche di sviluppo del proprio territorio. Titolo di studio ammesso: diploma di maturità in ambito tecnico-economico-aziendale oppure laurea. La Cassa si riserva la valutazione preventiva dei CV per l’ammissione alle prove di selezione (prevista per un numero chiuso di candidati) in base ai seguenti criteri: � laurea nelle discipline economiche o giuridiche � voto di diploma o laurea � residenza nella zona operativa della Cassa Rurale. Se ti identifichi nel profilo ricercato invia la tua richiesta di partecipazione alla selezione entro il 15 SETTEMBRE compilando il form sul nostro sito: www.lacassarurale.it - sezione Lavora con Noi SAVE THE DATE: la selezione è gestita in collaborazione con il Servizio HR di Cassa Centrale Banca e le prime prove si svolgeranno a Trento dal 24 al 26 settembre 2019. Info e contatti: Ufficio Gestione e Sviluppo Risorse – Responsabile: Francesca Manzoni 0465 709352 gestionesvilupporisorse@lacassarurale.it
Quinta edizione
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> Dalle ore 10:00, Centro storico di Storo
> Ore 20:30, Palazzetto Storo E20, Località Piane
Inizio preparazione delle Polente nelle varie piazze. Esposizione e vendita di prodotti tipici direttamente dagli operatori. Spaventapasseri in mostra. Saluto delle Autorità e presentazione della Giuria Tecnica “Festival della Polenta»
Spettacolo teatrale in dialetto trentino con Mario Cagol “DI PER DI … ANCOI TOCCA MI!” Serata con Nonna Nunzia e le sue fiabe Serata organizzata in collaborazione con il Comitato Daonensis.
> Dalle ore 12:00 alle 16:00 Assaggi, degustazione e votazione popolare delle Polente: 10 i gruppi in gara che si sfideranno all’ultima “Trisa” nella preparazione di succulente e sfiziose polente: carbonera, di patate, Macafana, con le noci, con le rape, la tiragna, quella del moleta, … ed altro ancora. Fuori concorso: il maxi paiolo del “Calderon de Roncon”. Premiazioni.
> Dalle ore 14:00 alle 18:00, Centro storico di Storo Attività per grandi e piccini: gli spaventapasseri in mostra, visite guidate, laboratori e intrattenimenti. Esposizione e vendita di prodotti tipici direttamente dagli operatori.
> Dalle ore 14:00 Assaggio di caldarroste, dimostrazione di distillazione, attività per i più piccini, musica in tutte le piazze, animazioni e intrattenimenti.
> Ore 18:00, Sala riunioni della Cooperativa Agri ’90 , Località Sorino, Storo
> Ore 18:00 chiusura Festival
IL PATRIMONIO ALIMENTARE DI MONTAGNA Focus rivolto al sistema agricolo, turistico e al paesaggio. Modera Walter Nicoletti
Con meteo non favorevole l’evento si svolgera’ a Storo nella struttura “Storo E20” in Via E. Miglio. Il programma subira’ le necessarie modifiche logistiche e di contenuto.
Convegno organizzato dalla Cooperativa Agri ‘90
di
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SETTEMBRE 2019
Si parte dai più piccoli. Area51 organizza corsi di acquaticità neonatale e cuccioli in acqua presso la Piscina delle Terme a Caderzone dove trovate acqua a 32° e ambiente tranquillo e curato, corsi di nuoto dall’ambientamento in acqua al perfezionamento con livelli separati e personale qualificato, fino ad arrivare alle attività agonistiche e pre-agonistiche che comprendono Vari livelli di allenamento e anche attività come OLTRENUOTO basate sulla sicurezza e la cultura dell’acqua. BodyVillage propone ginnastica artistica, arrampicata e taekwondo per i bambini. Per i più grandi in Piscina potete partecipare ai corsi nuoto per adulti e lezioni personalizzate, potete iscrivervi al nuoto Master con allenamenti bisettimanali seguiti da allenatori FIN, oppure partecipare alle attività di Fitness in acqua come Acquagym, Idrobike e acquawalk in numerose fasce orarie e giornate. La palestra dedica grande spazio alla parte attrezzi e pesistica, oltre alle sale Fitness con corsi di Fitboxe, Spinning, tonificazione generale e circuiti funzionali. Consigliati i corsi cosiddetti “mente e corpo/stretching” come Pilates, PowerYoga, Ginnastica posturale e tanto altro. Un fiore all’occhiello del Centro è sicuramente l’attenzione alla posturologia. Possibile
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ra seguiti passo passo da personale sempre disponibile e tecnicamente preparato. Tutto questo potete toccarlo con mano, togliervi dubbi e chiedere consigli il giorno 14 settembre 2019. Presso il centro si svolgerà un pomeriggio di attività gratuite e libere che potrete provare a vostra scelta. Sarà presente lo staff al completo che vi aiuterà a scegliere il miglior percorso
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passate a trovarci, informatevi, valutate e poi prendete la miglior decisione possibile. Lo sport allunga la vita, fa bene a voi e a chi vi sta vicino, è cultura. Noi ce la mettiamo tutta per diffondere questo principio, e la struttura di Spiazzo vi offre la possibilità di rendere tutto questo realtà.
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Degustazioni, shopping serale e spettacoli per tutta l’estate
I giovedì in festa delle Giudicarie Esteriori Arriva anche il cinema all’aperto
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PROGRAMMA 20
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GIUGNO
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A VISTA
estivo 11
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Via C.Battisti PONTE ARCHE
Parco delle Terme PONTE ARCHE
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C I N E M A A L L’A P E RTO E N T R ATA L IB E R A
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AGOSTO
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AGOSTO
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La curiosità uccise il gatto ma salvò l’uomo
“La curiosità mi fa svegliare la mattina”. Così afferma un personaggio del film “La voce della luna”, ultimo capolavoro di Fellini. Secondo la poetica del Maestro, coltivare in sé l’istinto della curiosità diventa augurio per ciascuno di noi. L’auspicio che a determinare la transizione tra sonno e veglia non siano, prosaicamente, semplici cause biologiche legate a cellule, neuroni, liquidi e sistema nervoso ma la fame di apprendere e scoprire cose nuove. Chi non reca in sé (e non soddisfa) la curiosità in realtà dorme un sonno inconsapevole, placido ma perenne. Non si desterà mai dal letargo esperienziale, autocondannandosi al loop della propria quotidianità narcotizzata. La reiterazione di sé stesso all’infinito, nelle medesime condizioni ambientali. L’IO risolto e concluso come una pratica d’ufficio chiusa e archiviata, come fotocopia imperitura del sé. La curiosità è carburante emozionale, desiderio di conoscenza, pulsione che muove alla scoperta di nuove informazioni e nuovi mondi - ogni umano è un
mondo unico -, trampolino che lancia verso nuove esperienze e nuovi incontri, che apre a ulteriori e diverse modalità di interazione con ciò che ci circonda. Al pari delle macchine, anche noi umani necessitiamo, per conservare l’efficienza e scongiurare l’obsolescenza, di scaricare continui aggiornamenti periodici. I tempi in cui viviamo però sono dominati dalla tecnologia che tutto realizza e nulla lascia all’immaginazione. La possibilità dell’inatteso ci è preclusa. La curiosità del futuro azzerata. Prima ancora di esplorare fisicamente un luogo, abbiamo la possibilità di esserci già ‘dentro’. Basta andare su Google Street View, e possiamo finanche appoggiarci ai muri di qualsiasi palazzo, prendere questa e quella stradina alla ricerca del ristorante in cui mangiare. Non abbiamo neanche più la libertà di perderci andando a zonzo, vie e piazze non ci sorprendono più perché la curiosità è stata annullata. Tutto è già stato visto e vissuto su un display. In passato era bello svegliarsi la mattina, aprire le
finestre con la curiosità di scoprire che tempo facesse fuori. Oggi siamo travolti dai notiziari meteo, dalle mille app superaggiornate che ci informano, per tutti i giorni da qui alla fine dei tempi, sul numero di
gocce di pioggia imminenti, sul diametro dei fiocchi di neve che cadranno, su dimensioni e colore delle nuvolette in arrivo. Ci hanno tolto persino la curiosità di immaginarci da vecchi. Con l’applica-
Grazie ai sanitari dell’ospedale diTione
Un rinnovato, sentito voto di profonda gratitudine a tutti i Sigg.ri Sanitari, di Base ed Ospedale di Tione di Trento. La sottoscritta Collini Lorenzina, nata a Pinzolo TN il 22 agosto 1935 – residente a Sella Giudicarie TN – fr. Roncone – Via Nazionale n°39 – a seguito di un intervento “carotideo”, che ha richiesto un adeguato periodo di stabilizzazione, previo autorevole benestare da parte del solerte Medico di Famiglia – Sig. Dott. Mussi Ivan, ha preso contatto col Direttore dell’ U.O. Ortopedico – Chirurgia Operante presso l’Ospedale di Tione – Sign. Dott. Luigi Umberto Romano il quale, nel giugno 2017 le aveva “risanato” l’anca sinistra, con esito veramente felice, al punto che, non appena dimessa, aveva espresso il fermo proposito di accettare il consiglio- invito da parte di detto Specialista per un analogo intervento su quella destra; cosa che si è realizzata il giorno 10 giugno u.s., con esito parimenti positivo. Per quanto in premessa, la paziente in parola chiede cortesemente le sia consentito di esprimere un devoto “GRAZIE” al prefato Illustre Luminare Ortopedico ( capace di infondere la speranza per un avvenire sereno), a tutti i Suoi Diretti Sigg.ri Coadiuvanti, al Personale di Reparto coordinato dalla Sig.ra Nella Marilena; una nota di rispettosa
riconoscenza al Personale addetto all’U.O. di Medicina di detto Nosocomio, Diretta dal Sig. Dott. Egidio Dipede, per la premurosa, temporanea ma “salutare” accoglienza a seguito di un iniziale scompenso cardiaco; un doveroso, riconoscente pensiero per la Sig. ra Laura Minchio ed a tutto il Personale operante nel Reparto di Fisioterapia. Collini Lorenzina
Tutti giù per terra Tutti giù per terra di Massimo Ceccherini Podio
zione ‘FaceApp’ gli utenti di tutto il mondo, con un click, possono scoprire come sarà il proprio volto tra dieci, venti o trent’anni. In un solo nanosecondo il futuro diventa ora. Esiste un ambito però, uno
e uno solo, in cui nessuna tecnologia, nessuna sfera di cristallo o Mago Merlino riuscirà mai a prevederne gli esiti e a negarci la bellezza e lo stupore di scoprire come andrà a finire. E’ il mondo della politica italiana. Un luogo-nonluogo in perenne mutamento, un ‘panta rei’ incapace di stabilità, disordine mutevole fatto di irresponsabile imprevedibilità e bizzarra irragionevolezza. Giravolte mirabolanti e coup de théàtre che sfuggono a qualsiasi onnipotenza tecnologica. Un luna park sbiadito e tutt’altro che divertente, che cela il proprio futuro anche agli occhi degli stessi protagonisti. Settimane fa è caduto l’ennesimo governo dell’ennesima Repubblica, la quarta o la quinta, non ricordo bene… Quale futuro quindi? Voto anticipato o Governo del Presidente? Patto di legislatura? Esecutivo di scopo o rattoppato ‘governicchio’? Orbene, quelle legate alle italiche vicende politiche sono le uniche curiosità che non sarà mai possibile svelare. Ma anche le uniche delle quali faremmo volentieri a meno.
In cerca della famiglia Casera - Sebastiani Racconto una storia che parte da molto lontano, ma forse qualcuno ricorda. Lo zio di mio papà - Casera Antonio, nato nel lontano 1888 a Laives - parti per gli Stati Uniti. Come riferimento abbiamo Boston, lì si sposò con la signora Sebastiani delle Giudicarie ed ebbero 2 figlie di cui nn sappiamo il nome. Dopodiché, purtroppo, a causa del duro lavoro in miniera, lo zio si ammalò e all’età di 35 anni morì. Da allora nn si hanno più avuto notizie. Mio padre e i miei zii hanno a lungo cercato le cugine ma non sono mai riusciti a trovarle. Ora probabilmente non saranno più in vita, speriamo in qualche nipote. Qui la mia domanda: qualcuno di voi ricorda qualcosa di questa famiglia o ha dei contatti?. Le figlie portano il cognome Casera. Mio padre ha 85 anni e lo sto aiutando nella ricerca, lui sarebbe davvero molto felice di trovare una traccia. Giusi Casera
Opinioni a confronto vilgiat@yahoo.it
Gli amici del bar Cari amici, credo che per Salvini l’estate che sta per finire segni la fine dei suoi trionfali comizi, piacevoli quelli di spiaggia, un po’ meno quelli delle piazze... non lo so...ma non ho buone sensazioni. Ha aperto la crisi con troppa presunzione, e nella sua gestione non sembra più l’omone sicuro di sé e pieno di fiducia del futuro suo e della Lega. Se crisi voleva fare, ha sbagliato tempi e modi, di certo sarebbe stata tutta un’al-
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Governo, regna la confusione
BOTTA E RISPOSTA
Ehi, Adelino, hai visto quel che sta succedendo a Roma? Noi non ci capiamo quasi niente, tu che da sempre sei il nostro consulente, dacci qualche delucidazione…
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tra cosa se l’avesse imposta subito dopo le elezioni europee, sarebbe stata una decisione logica e difficile da contraddire. Di certo il Quirinale (Mattarella) non l’avrebbe osteggiata. Ma probabilmente ha commesso lo stesso errore di Renzi, ha esagerato nel valutare il suo exploit elettorale europeo e ha pensato che ormai tutto poteva dipendere solo da lui e dalla sua forza. O forse s’è dimenticato come funzionano le cose in Italia. In particolare ha sottovalutato il peso e il ruolo del Parlamento, che da noi conta ancora molto più delle piazze, dei social e dei sondaggi. Aver deciso di chiudere con l’alleanza giallo verde in agosto, quando stavano per scadere importanti impegni economici, vedi la manovra economica, ha fatto in modo che si trovassero dalla stessa
parte, in un unico fronte, chi non ne vuol sapere di elezioni subito, anche perché qualche partito ne risulterebbe fortemente ridimensionato (vedi 5Stelle, FI ecc..) e l’opposizione di tutta la sinistra. Ora Salvini sembra all’angolo, le sue argomentazioni cominciano a stufare, sono sempre le stesse cose, trite e ritrite,
con la stessa voce, con lo stesso tono sempre un po’ arrogante (si fa per dire!), la sua continua e martellante campagna elettorale che spesso l’ha distratto dai suoi doveri di Ministro, funziona molto meno. Abbiamo ben altri problemi. Secondo i suoi avversar più maligni, sembra che anche la vantata protezione della
Un futuro incerto Una farmacia peri nostri bambini in casa Si riaprono le scuole e per le famiglie è una preoccupazione non da poco. Io ho due figli che fanno le medie, poi andranno alle superiori e poi...Quale sarà il futuro che accoglierà i nostri ragazzi? Una mamma preoccupata Cara signora, ho letto da qualche parte che il 65% dei bambini oggi alle scuole elementari farà un mestiere che ancora non esiste. Le cose stanno così: il mondo del lavoro sta cambiando profondamente e con grande velocità. L’innovazione tecnologica è il motore del cambiamento. Saranno le macchine a sostituire l’uomo, o ne ridurranno il ruolo, anche in molti mestieri tradizionali. Nasceranno nuove professioni che richiederanno nuove competenze. A questo punto è giusto chiedersi: stiamo preparando i giovani a questa rivoluzione? Non è facile immaginare quali saranno i mestieri di domani, ma avranno di certo due caratteristiche: molta tecnologia e continuo cambiamento. Ecco perché è essenziale che oltre ad utilizzare la tecnologia, la scuola deve insegnare a dominarla, a sfruttarla in tutte le sue potenzialità. Sarà essenziale saper scegliere, dirigere, inventare, interpretare. Più del nozionismo, saranno importanti creatività e senso critico. Il cambiamento continuo del lavoro richiederà grande flessibilità e capacita di adattamento. Una persona cambierà molti mestieri nel corso della sua vita e occorreranno sempre nuove e diverse competenze. Da sempre il tema del lavoro è fondamentale. Ma la rivoluzione tecnologica in atto lo rende una sfida più complicata e complessa che mai. Da come l’affrontiamo, famiglie, scuola e gli stessi giovani che ne saranno protagonisti dipenderà il futuro della nostra società.(a.a)
Pochi giorni fa, nel riordinare l’armadietto dei medicinali, ho scoperto d’avere in casa una piccola farmacia con farmaci d’ogni tipo e in gran parte scaduti. Credo sia quello che capita a quelli come me, di una certa età, il tutto per continuare a vivere nel migliore dei modi con meno sofferenze possibili. Eppure nel passato ho conosciute persone arrivate a novanta, cent’anni, con la testa a posto e il fisico al meglio, senza usare tutte le medicine oggi a disposizione. Ma adesso le cose sono cambiate, credo sia indispensabile avere la propria farmacia in casa. Senza farmaci scaduti, logico… Adele Oggi le cose sono cambiate, si vive più a lungo, rispetto al passato. Ma è indubbio che più si invecchia più aumentano i malanni, i dolori, i problemi e di conseguenza aumenta anche la necessità di ricorrere a cure mediche e sempre più al consumo di farmaci. Tutto sommato possiamo esserne soddisfatti, l’Italia è uno dei paesi con più longevità di vita, siamo sugli 83 anni di vita media, con le donne sugli 85 e gli uomini 81. Ma sembra che in futuro si allungherà ancora. E’ evidente che il sistema sanitario dovrà adeguarsi per poter curare un numero sempre maggiori di anziani. Saranno necessari più posti letto negli ospedali, soprattutto per le lungodegenze, più specialisti in geriatria, e molti più farmaci specifici per la malattie tipiche dell’età avanzata. E così anche le nostre case saranno dotate di armadietti sempre pieni di confezioni utilizzate solo in parte. Un vero spreco molto costoso. Ma si sta già mettendo rimedio. Avrete già notato come le scatolette dei farmaci ormai contengono solo poche pillole, fiale o supposte, soprattutto quelle dei farmaci più impegnativi, giusto il necessario per un singolo ciclo di terapia, in modo da evitare sprechi. Magari facendocele pagare allo stesso prezzo. Questa è la vita...quella degli anziani è un po’ più complicata, ma è giusto che se si vive di più, si possa soffrire di meno. Altrimenti ha poco senso allungare la vita. (a.a.)
Madonna non sia più così sicura, probabilmente in cielo è arrivato il suo curriculum e non sembra nelle alte sfere che la sua azione politica sia stata giudicata in piena sintonia con i dettami del Vangelo. Glielo ha ricordato anche Renzi nel suo intervento al Senato. Cosa potrà accadere adesso, non è facile a dirsi.
Cambio di maggioranza? 5Stelle – Partito Democratico? Dopo la “bega” Lega5S sarebbe una delle poche alternative alle elezioni. Ma Salvini, a cui sembra non interessare la sua poltrona al Viminale (si fa per dire!), già ripensa all’alleanza appena interrotta, proponendo Di Maio come presidente del Consiglio, e Di Maio, girella com’è, quasi quasi non vorrebbe perdere l’occasione. Sfrontati ambedue che di più non si può. Ma in politica mai dire mai, la politica è pur sempre l’arte dell’impossibile. Salvini ha di certo compiuto una serie di passi falsi, ma i suoi avversari sono pronti a tutto pur di restare ben comodi nelle loro poltrone. Tutto sommato stiamo assistendo ad uno spettacolo davvero mediocre. Chi vivrà, vedrà. Adelino Amistadi
Che noia, questo calcio! In questi mesi estivi giornali e televisioni non fanno che parlare di calcio, di calcio mercato, di calciatori che vanno e calciatori che vengono. Non si parla d’altro. Eppure ci sono altri bellissimi sport ma non vengono considerati per niente...d’altronde non è che negli ultimi Mondiali con il calcio abbiamo fatto una gran bella figura… Gianni In Italia il calcio è lo sport nazionale, c’è poco da dire, il più seguito, il più amato. Scalda gli animi di milioni di persone, smuove emozioni e passioni antiche, sprigiona talvolta anche cattiverie e violenza. Il calcio non si ferma mai. Finito il campionato arriva il calciomercato che ormai lo possiamo definire universale. Sono coinvolti giocatori d’ogni parte del mondo, Africa, Asia, America e naturalmente l’Europa, e i procuratori dei giocatori ne sono protagonisti. Anche perché più passaggi di proprietà combinano, più guadagnano. E si parla di milioni, non di poche lire come ai tempi dei sensali al mercato delle vacche. E’ un circo indescrivibile: diritti tv, sponsor, personaggi da copertina, stadi con migliaia di tifosi, tutti, chi più chi meno, cercano di guadagnare la loro parcella, eccetto i tifosi, naturalmente. Oltre tutto la globalizzazione degli scambi sta facendo sparire i calciatori italiani che ormai sono in minoranza in quasi tutte le squadre dei nostri campionati. Questo però non ci deve far dimenticare gli altri sport in cui abbiamo da sempre delle splendide eccellenze. I giganti della palla canestro che riempiono gli stadi, campioni di tennis, grandi risultati anche per la palla volo, nella scherma, e nel nuoto, con Federica Pellegrini. Tutto sommato l’Italia può dirsi d’essere una repubblica fondata sullo sport. (a.a.)
SEGNALAZIONI. Diventa giornalista per quindici giorni. Segnala anche tu una notizia, raccontaci una storia, mandaci una vignetta su un fatto a te accaduto
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