Giudi iudicarie
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Mensile di informazione e di approfondimento
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ANNO 12- N. 1 GENNAIO 2013 - Mensile
EDITORIALE
L’addio (alla Pat) di un protagonista della politica trentina Comunque la si pensi il percorso politico di Lorenzo Dellai in seno all’istituzione Provincia autonoma di Trento, è di quelli che lasciano il segno. Ora che il Presidente ha rassegnato le proprie dimissioni, pronto ad una nuova avventura questa volta su di un palcoscenico più grande, quello nazionale, gli osservatori potranno scatenarsi su pronostici, bilanci, pagelle di “fine scuola”, ma un dato rimane indiscutibile: Dellai ha cambiato per certi versi il cammino della Provincia autonoma di Trento, cercando di ridare autorevolezza ad un’istituzione che – di fatto – non ne aveva più. Diamo insomma a Lorenzo, quel che è di Lorenzo. Continua a pag. 4
Dellai, addio e nuova sfida
Lascia dopo 14 anni la presidenza della Pat Ora sul palcoscenico nazionale a fianco di Monti. Pagg. 4 e 5
Ecco il modulo abitativo “d’emergenza” realizzato dai ragazzi dell’Enaip di Tione A pag .8
Le ragazze del “Guetti” ai Mondiali La squadra allieve dell’Istituto Don Lorenzo Guetti di Tione ha trionfato ai Giochi sportivi studenteschi di calcio a cinque vincendo la finale di Roma. Quattro reti in cinque minuti hanno permesso alle ragazze trentine di accedere ai Campionati internazionali di Calcio a 5 che si svolgeranno in primavera in Portogallo.
A pagina 26
OspedaleTione: la “denuncia” di medici e amministratori A pagina 8
CULTURA
Sicheri, le vere vicende del poeta di Stenico A pag. 23
Caccia che passione!
Il ricordo diToni Masè, “maestro e guida” A pagina 16
A pagina 15
A Tione incontri per prevenire e curare
Medicina Estetica dr. Massimo Sabbalini medico chirurgo master chirurgia plastica estetica - biorivitalizzazione laser - mesoterapia - filler - botulino - check up cute - consulenza tricologica - terapia delle calvizie CELL. 340 4646141 msimplant@gmail.com
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A cura della REDAZIONE
Rassegna Stampa
GENNAIO 2013
RASSEGNA STAMPA DICEMBRE 2012
DALLE GIUDICARIE DALLAPROVINCIA CONDINO - “Nei prossimi giorni potremo consegnare i lavori alla Ediltione per la costruzione della nuova piscina di valle....finalmente!” Queste le parole di Giorgio Butterini, sindaco di Condino, che ha annunciato di aver superato ogni ostacolo burocratico per la costruzione del nuovo impianto natatorio che inizierà quanto prima. Complessivamente si tratta di un intervento di 3,8 milioni di euro. Il progetto definitivo è stato elaborato dall’ing. Lorenzo Strauss, che avrà la direzione lavori, affiancato dagli ing. Alessandro Santuari, Lorenzo Coser, e dall’architetto Ivo Maria Bonapace. L’impianto è finanziato con due contributi della Provincia, del Bim ed il rimanente a carico dell’Amministrazione comunale di Condino. Rispetto all’ipotesi iniziale, il progetto è stato migliorato con la previsione di quattro vasche: oltre a quelle sportive, quella dell’avviamento e quella per l’attività ginnica. L’edificio sorgerà a ridosso del centro polifunzionale a nord del paese. I lavori dovrebbero essere terminati entro l’estate del 2014. INDENNIZZI - per i danni causati dall’orso in Giudicarie. Per la predazione di una capra a Caderzone, il servizio Foreste e fauna della Pat ha stanziato 176,46 euro di indennizzo a Loris Salvadei, ad Antonio Caola 234,80 per la distruzione di un apiario. Sempre per danni ad un apiario 600 euro ad Angelo Lorenzi, mentre a Strembo per la predazione di due asini è stato riconosciuto a Mario Masè un indennizzo di 1687,30 euro. Per la predazione di ovini a San Lorenzo in Banale 1209,36 a Luca Pontello, sempre per danni ad ovini la società agricola “Pascoli alti” viene indennizzata con 3.334,93 euro. A Pelugo viene indennizzato Ernesto Campidelli con 1093,76 euro per danni a vari animali, infine è stato ricompensato anche Giacomo Masè di Strembo con 268,60 euro. PINZOLO – Tragedia familiare a Pinzolo. Un bambino di 5 anni è stato schiacciato nel piazzale della ditta da un escavatore. Il piccolo Silvano Cereghini, il più giovane dei quattro figli di Francesco Cereghini e Vittoria Cunaccia, è la vittima di una terribile tragedia che ha lasciato Pinzolo ammutolita. Tutto è accaduto venerdì 28 dicembre in pochi istanti, poco dopo le 17, sul piazzale della ditta Cunaccia, azienda condotta dai nipoti del capostipite Bruno Cunaccia di Strembo. La ditta si trova a poche centinaia di metri dall’officina meccanica di Francesco Cereghini, che però sorge sul territorio di Carisolo. Lì vive la famiglia Cereghini, con i suoi figli di nove, sette e sei anni. Silvano, che i cinque anni li aveva compiuti questo mese, era il più piccolo di tutti e, per qualche motivo ancora da valutare, ieri pomeriggio si trovava sul piazzale della ditta degli zii, specializzati in macchine movimento terra. Alla guida del mezzo, un escavatore, pare si trovasse Emanuele Cunaccia, zio del bambino. Un paese intero in lutto. SAN LORENZO IN BANALE – Tragica scomparsa il 28 dicembre per la comunità di San Lorenzo in Banale. Gianluca Orlandi, 21 anni, è morto durante un’escursione in Val d’Ambiez, probabilmente scivolando lungo un canalone all’imbocco della Val d’Inferno. Appassionato di falegnameria e di montagna, il giovane lavorava proprio come apprendista falegname in una ditta locale. Grande il dolore e il lutto a San Lorenzo. PIEVE DI BONO - Con una recente determina dei dirigenti della Soprintendenza dei beni Architettonici, sono stati autorizzati i lavori di restauro della cinquecentesca chiesa parrocchiale di S.Antonio in Agrone, nella Pieve di Bono. L’intervento consiste in circa 300.000 euro a carico della Provincia, nell’ambito delle attività a sostegno di strutture religiose che rivestono carattere di interesse pubblico. Il progettista è l’arch. Enrico Mazzucchi e i lavori comprendono gli ambiti interni ed esterni, con restauro e consolidamento degli intonaci, la tinteggiatura complessiva, il restauro dei dipinti e delle decorazioni, quello dei materiali lapidei, degli altari laterali, delle porte o in ferro della cantoria. Anche il piccolo campanile annesso alla chiesa sarà oggetto di restauro con interventi all’orologio per recuperarne il perfetto funzionamento.
FIAVE’ - L’inchiesta sui due coniugi, Carla Franceschi e Renato Bono, scomparsi quest’estate da Favrio e non più ritrovati, è stata archiviata dalla Procura. Ormai, dopo mesi di silenzio, appare quasi scontato che i due si siano allontanati volontariamente, probabilmente spinti da una situazione difficile in cui si erano trovati. BIM del CHIESE - L’assemblea generale del Consorzio Bim del Chiese ha approvato due delibere riguardanti l’approvazione dei regolamenti per l’erogazione di contributi in conto capitale relativi ad interventi strategici. Il primo regolamento riguarda i criteri per la concessione di contributi relativi all’installazione di collettori solari termici, generatori fotovoltaici e pompe di calore. L’intervento del Bim in proposito potrà arrivare fino al 30% della spesa. Il secondo riguarda i contributi a sostegno del settore agricolo. Il regolamento sostiene iniziative che diano una fonte di reddito integrativa, in particolare per giovani agricoltori, individuino le culture più idonee per la valle, e sostengano anche iniziative atte al miglioramento paesaggistico del territorio. Oltre ai due citati, sono in previsione borse di studio per studenti universitari e la terza tranche del bando “Più bella la tua casa, più bello il tuo paese” con contributi per l’abbellimento e ristrutturazioni degli esterni delle case di abitazione. POSTE - Le Poste hanno confermato la riorganizzazione degli uffici sul territorio che comporterà l’apertura di soli tre giorni alla settimana degli uffici postali. Delle Giudicarie sono interessati i Comuni di Roncone, Bleggio, Carisolo e Stenico. TIONE - C’è un primo contributo di 386.000 euro per l’acquedotto montano di Tione. Riguarda la zona di Moia, Pissiniga e Dosse sud, il contributo fa parte di un primo stralcio di un più ampio progetto di ristrutturazione della distribuzione idrica della montagna tionese. L’opera complessiva già deliberata dalla giunta di Tione riguarda un importo complessivo di oltre 4 milioni di euro, c’è l’accordo con la Pat per la suddivisione in lotti e per i completamento dell’opera prevista nei prossimi anni. GIUSTINO - Si è spento nei giorni scorsi nella sua abitazione di Vadaione (Giustino) l’imprenditore Toni Masè, 74 anni, presidente delle Funivie Pinzolo e protagonista dello sviluppo economico e del boom turistico di Pinzolo-Campiglio e di tutta la val Rendena. Da alcuni anni lottava contro una grave malattia che l’aveva provato nel fisico, ma non gli aveva fatto perdere il sorriso e l’entusiasmo per cui era conosciuto, tanto che aveva continuato a fare attività sportiva sulle piste da sci. Era un uomo che colpiva per la grande energia che sapeva trasmettere al prossimo, si ricorderà il suo entusiasmo ed il suo amore per la sua terra e per la montagna. La scomparsa di Toni Masè ha destato commozione in tutte le Giudicarie. CONDINO - Dopo due anni di malattia ha lasciato i suoi cari Giulio Spada, 82 anni, compianto da tutta la sua comunità nella quale era stato protagonista per tanti anni. Imprenditore nel campo delle cave e degli inerti, è stato sindaco per cinque anni, presidente della Famiglia Cooperativa per 22 anni ed ha militato 55 anni nel corpo musicale Giuseppe verdi, oltre la partecipazione al coro Genzianella ed alla gloriosa Società Sportiva Condinese.
PROVINCIA - La Provincia di Trento saluta Lorenzo Dellai in viaggio per Roma. Gli subentrerà “Ale” Pacher che gli è stato fedele vicepresidente per tutta l’attuale legislatura fino alle elezioni provinciali che si svolgeranno in autunno. Lorenzo Dellai, classe 1959, fin dagli anni ottanta entra in politica come consigliere comunale a Trento dove diventa Sindaco nel 1990, quindi è poi passato alla Provincia dove ne è stato Presidente-governatore fino ad oggi. Amministratore discusso, ma soprattutto politico “ha fatto morire un po’ di tutto o rilanciare altrettanto mettendo sempre al centro la sua persona”. Ha spaccato la DC nel mitico congresso di Comano, ha tentato vari progetti, fino ad arrivare alla fondazione della “Margherita” che ebbe successo anche a livello nazionale, poi ha lasciato morire anche la Margherita per confluire nel neo costituito Partito Democratico, ma rendendosi conto che avrebbe avuto molti comprimari, inventò, li per li, l’Upt, sposando a livello romano l’Api di Rutelli senza grandi risultati. Oggi Dellai si propone a livello nazionale accanto a Montezemolo e Casini per sostenere Mario Monti. TRENTO - I passaporti e la semplificazione burocratica dell’iter per ottenerli è stato l’argomento trattato dall’ass. Gilmozzi, dal presidente del Consiglio dell’Autonomia, Marino Simoni, e dal questore Iacopone che ha permesso di raggiungere un’intesa molto importante. Infatti, l’utente che avrà bisogno di un passaporto potrà riempire i moduli presso l’apposito ufficio del suo Comune, le richieste verranno poi raccolte ogni giovedì e portate in questura, lo stesso giorno partiranno per i comuni i passaporti richiesti nella settimana precedente. In una settimana, quindi, ogni cittadino che ne abbia titolo potrà avere, senza lungaggini, il proprio passaporto. PROVINCIA - Con l’anno nuovo la Pat revisionerà la struttura organizzativa in vari settori. Per ora ha deciso di tagliare una serie di Servi-
I cattivi pensieri - di Eta Zeta Per l’ospedale di Tione risposte esaurienti: nisba. I lavori son fermi da un anno. Ma a differenza delle tre scimmiette tutti vedono, sentono. Ma non parlano. Chiedi all’ingegner Salvaterra ti rimanda all’ingegner Cortelletti. Cortelletti ti indirizza al geom. Proc. Che a sua volta ti rinvia all’ingegner Comoretto. Comoretto, capo strutture del Distretto Sud, ti manda dalla dottoressa Chighizzola: ufficio stampa. Che si dice autorizzata alle stesse ammissioni del direttore provinciale Flor. Cioè poco più di niente. Come dire: torna alla prima casella. Lo credevano il monopoli. Ma era il gioco dell’oca. Speriamo che ai pazienti sia riservato un trattamento migliore!
zi come il Servizio pianificazione energetica, il Servizio gestioni ed autorizzazioni in materia di energia, il Servizio organizzazione e qualità delle attività sanitarie, il servizio economia e programmazione sanitaria, il Servizio reti e telecomunicazioni ed il Servizio utilizzazione acque pubbliche. Al loro posto nasceranno rispettivamente il Servizio gestione risorse idriche ed energetiche guidato da Franco Pocher e il Servizio politiche sanitarie e della non autosufficienza guidato da Michele Bardino. Le tre soprintendenze (beni librari, archivistici e archeologici) saranno incorporate in Soprintendenza per i beni architettonici e archeologici con alla guida Sandro Flaim, e la Soprintendenza per i beni storico-artistici, librari e archivistici, guidata da Laura Daprà. PROVINCIA - Il dato della disoccupazione dell’ultimo trimestre monitorato in Trentino subisce un’ulteriore crescita su base annua e si attesta al 5,8%. Si è inoltre notato il forte aumento della forza lavoro disponibile che però non viene compensata adeguatamente dalla nuova occupazione, questo determina l’aumento dei disoccupati. Le assunzioni sono in calo soprattutto nel comparto edile, mentre il terziario registra perdite più contenute. Molto forte risulta la flessione dei contratti a tempo indeterminato e di apprendistato, mentre la formula che va per la maggiore sembra essere diventata quella a chiamata tramite apposite agenzie. PROVINCIA - I medici di base trentini percepiranno un compenso di 25 euro per ogni assistenza domiciliare programmata con il sistema sanitario di riferimento. Lo prevede l’accordo tra Provincia, Azienda sanitaria e i Sindacati dei medici. L’accordo permette di superare alcuni problemi emersi nell’ambito dell’applicazione di alcune disposizioni contrattuali fortemente avversate dai sindacati di categoria. PROVINCIA - La decisione della giunta Pat di spendere oltre 30 milioni di euro per un nuovo investimento in area ex Michelin, ossia l’acquisto di un centro congressi, è stata al centro di dure polemiche sia in consiglio Provinciale, sia fra i rappresentanti di categoria. I più allarmati sono stati i responsabili del settore artigianale Roberto De Laurentiis, presidente degli arigiani e Carmelo Sartori, responsabile del settore edile che hanno denunciato l’operazione come una “vera vergogna
l’aver speso 30 milioni di euro per una sala congressi in un momento come questo in cui le nostre imprese del comparto edile sono in forte difficoltà”. Secondo de Laurentiis la nuova struttura appena acquistata non risolverà la situazione di mancanza di spazi per congressi a Trento, ma si aggiungerà solamente ai numerosi già esistenti, ecco perchè gli artigiani non capiscono il senso della spesa. PROVINCIA - Un confronto serrato e a tratti anche teso tra il presidente Dellai, l’ass. Gilmozzi e il presidente del Consiglio delle Autonomie, Marino Simoni, da una parte e i numerosi sindaci “ribelli”, dall’altra, sembra aver pacato gli animi e trovato una possibile intesa. “Non uscirò di qui senza aver trovato un accordo!” sembra aver tuonato Dellai, per la prima volta affrontato da ribelli alle sue direttive. Il confronto è durato tre ore e alla fine l’accordo raggiunto è stato messo ai voti ottenendo una fievole maggioranza. Questi i temi sul tappeto: l’obbligo per i comuni più piccoli di associarsi per fruire di determinati servizi, è necessario far fronte alla progressiva riduzione di risorse ed al tempo stesso garantire la qualità dei servizi. Dopo numerosi interventi, fortemente critici il Presidente riesce a rompere il fronte dei contrari promettendo modifiche ed attenzione, infine si va alla votazione sui punti proposti dalla provincia, si alzano le mai di chi è d’accordo, che sono la maggioranza, ma le perplessità rimangono forti per cui fra i sindaci si presa la decisione di controllare gli ulteriori passi della provincia che se non corrisponderanno a quanto accordato, verranno nuovamente contestai. PROVINCIA - “Oggi si parla molto del gioco d’azzardo come possibile fattore di rischio. Bene, nel prossimo futuro fra gli impegni che verranno richiesti ai comuni che intraprendono la certificazione “Family in Trentino”, ci sarà anche questo, l’adozione di politiche e di buone prassi per contrastare forme di dipendenza da gioco e prevenire degenerazioni del fenomeno”. Lo ha detto ad Arco Ugo Rossi, assessore provinciale alle politiche sociali, presenziando alla convention dei Comuni amici della famiglia. “Non abbiamo bisogno di normative più stringenti, ha continuato, quelle provinciali sono già sufficienti e funzionano, ma dobbiamo puntare alle forme di incentivo e di sensibilizzazione.
Politica
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L’addio (alla Provincia) di un protagonista della politica Quando Dellai arrivò in Provincia da giovane sindaco di Trento, siamo nel 1998, si trovò davanti le “macerie” (politiche, si intende) di legislature ad alto tasso di litigiosità, zero governabilità e maggioranze fluttuanti e poco concludenti. Colpa del-
Quando Dellai arrivò in Provincia da giovane sindaco di Trento, siamo nel 1998, si trovò davanti le “macerie” (politiche, si intende) di legislature ad alto tasso di litigiosità, zero governabilità e maggioranze fluttuanti e poco concludenti. Colpa dell’incertezza politica eredità dell’implosione della Democrazia Cristiana sulla spinta degli scandali di Tangentopoli: chi poteva raccoglierne il timone, in una terra, il Trentino, che da sempre è stata a maggioranza “bianca”? Per capirci, alle provinciali del 1973 la Balena Bianca portò a casa il 55,27% di voti, nell’88 ancora il 45,30: nel ‘93 la Dc era al 24% e in piena fase di declino. Ma soprattutto, nel marasma generale, non si vedeva davvero chi potesse reggere il timone con un minimo di polso. Ecco allora dopo l’ultima giunta autorevole di Mario Malossini (dall’’89 al ‘92), arrivarono i governi “deboli” di Gianni Bazzanella dal ‘92 al ‘94 e di Carlo Andreotti, dal ‘94 al ‘99, che ebbero tante difficoltà a governare anche per la mancanza di un vero partito di riferimento (a causa delle divisioni nel Patt, allora il partito “forte”); fatto sta che di leggi o provvedimenti davvero incisivi se ne videro ben pochi. E’ in questa situazione che la figura di Lorenzo Dellai arriva come una vera e propria novità nel panorama politico provinciale: travolge gli schemi della politica, capisce per tempo che “l’ex-Dc” a vocazione maggioritaria è ormai una prospettiva che non può ritornare e fonda la Margherita, inserendola in una alleanza di centrosinistra-autonomista, e radicandola sul territorio con il coinvolgimento di tanti amministratori locali. E’ proprio nella legislatura 1998-2003 che si pongono le solide basi per un forte processo di ammodernamento del Trentino: forte di un consenso ampio e di una leadership che tutti gli riconoscono, Dellai ha saputo dare impulso alla crescita del territorio, puntando su innovazione e formazione. Non ce lo ricordiamo mai, ma la Fondazione Bruno
l’incertezza politica eredità dell’implosione della Democrazia Cristiana sulla spinta degli scandali di Tangentopoli: chi poteva raccoglierne il timone, in una terra, il Trentino, che da sempre è stata a maggioranza “bianca”?
Lorenzo Dellai, tra Cipolletta e Boeri - foto Matteo Ciaghi
Lorenzo Dellai con Mario Monti
Kessler e l’Università di Trento sono gioiellini additati in tutta Italia come modello per ricerca e istruzione, per non parlare della Fondazione Mach-Istituto di San Michele, eccellenza a livello europeo per quanto riguarda le tecniche agronomiche. Nel percorso, Dellai ritrova anche l’amico Silvano Grisenti, già con lui in giunta nel Comune di Trento, e con lui si mette a cambiare il Trentino anche sotto il profilo delle infrastrutture. Strade, acquedotti, ponti: la montagna trentina, così aspra e difficile per le comunicazioni, diventa più interconnessa e le località distanti, sembrano un po’ più vicine. Poi le strade si separano; il perché, forse, non lo saprebbero dire neanche loro. Ma siamo già nella legislatura 2003-2008, la seconda Giunta Dellai riprende il filo del discorso e il Trentino registra ancora una crescita, con l’autonomia che vive, probabilmente, il periodo di massimo splendore e – grazie all’asse con Luis Durnwalder – gode di una certa autorevolezza anche presso le sedi romane, con il bilancio provinciale che arriva a sfiorare i 5
miliardi di euro. In mezzo, tra le due legislature, c’è una nuova legge elettorale che “blinda” il potere della Giunta e del Presidente. Troppo sbilanciata, dicono i critici. Giusta per garantire la governabilità, ribattono i sostenitori. A questo punto usciamo dalla storia e siamo già alla cronaca dei giorni nostri, o quasi. La crisi economica che tutto travolge passa anche a battere cassa nel bilancio provinciale che – dall’accordo di Milano in poi – non fa altro che smagrirsi, a causa delle continue richieste di risorse da parte di Roma. Non è più l’epoca dei fasti, ma con una manovra lampo, nel 2009, la Giunta Dellai prova a contrastare di petto la congiuntura e per un po’ ci riesce pure: il Trentino sente meno la crisi rispetto al resto d’Italia, anche se piano piano anche il territorio dà segnali di difficoltà. Su tutto la consapevolezza del Presidente che questa legislatura 2008-2013 sarà certamente l’ultima, (così come previsto dalla Legge provinciale sui 3 mandati) e la voglia di mettersi alla prova con un palcoscenico più ampio, quello nazionale. Lì vi sono altre regole e
altri protagonisti, ma, forse, anche lo spazio per un messaggio che certamente Dellai vorrà portare e che ha già declinato in diverse occasioni: quello di un’autonomia che sa fare le cose per bene, che si rispecchia nel suo volontariato diffuso, Vigili del Fuoco in primis, che non spreca le risorse in “festini vestiti da antichi romani”. La “buona amministrazione”, insomma, da mettere in campo anche nella gestione degli affari statali. Certo, un bilancio di tre legislature non è tutto luci. Gli avversari politici e anche qualche osservatore gli obietteranno che nei suoi 14 anni al potere il ruolo della Provincia è aumentato a dismisura, che con le società “satellite” (Trentino Sviluppo, Patrimonio del Trentino ecc.) ha “drogato” il mercato, che c’è poca iniziativa privata nel tessuto imprenditoriale trentino. Tutte critiche legittime. Alle quali va aggiunta quella delle gestione di una gestione forse troppo personalistica del potere. Ma, nell’analisi finale, resta da dire che Lorenzo Dellai è stato un grande protagonista della vita politica trentina, il protagonista indiscusso verrebbe da dire per quanto riguarda gli ultimi 20 anni. E, infine, resta da seguirlo con attenzione nella sua prossima avventura, a Roma, perchè – se riuscirà nel suo intento - avere finalmente un personaggio autorevole nelle stanze della politica nazionale, dopo Alcide Degasperi e Flaminio Piccoli, non può che fare bene al Trentino. Comunque la si pensi. (r.b.)
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Il “Dellai pensiero” fra efficienza e slogan di Paolo Magagnotti
Gli anni di Lorenzo Dellai alla guida del governo della Provincia autonoma di Trento e come leader politico hanno coinciso con periodi di importanti trasformazioni di carattere sociale ed economico nella società ed egli ha indubbiamente dimostrato abilità politica nel far convergere su di sé la maggioranza dell’elettorato trentino. Un corpo elettorale che gli è sempre stato fedele e che, anche se in termini diversi, un po’ anche per forza d’inerzia, lo sosterrà nel suo impegno per raggiungere Roma, dove potrebbe avere responsabilità governative. E’ stato ricco di intuizioni nel definire strategie politicoelettorali e nel promuovere e sostenere l’ammodernamento della società, soprattutto nei settori della ricerca e innovazione e delle infrastrutture fisiche. In merito ha dimostrato coraggio ed efficienza. Ha avuto abilità haideriane nel capire ciò che la gente vuol sentire ed avere e si è comportato di conseguenza. L’immagine che ha promosso sull’esterno, con maggiore intensità verso l’Italia che nel panorama europeo, è stata complessivamente positiva e ciò ha certamente giovato al Trentino nel suo insieme. Si è impegnato con successo nel perseguire modifiche statutarie e nuove norme finanziare per rafforzare il tessuto istituzionale e le dotazioni finanziarie dell’autonomia provinciale, anche se ha ceduto passivamente nel vulnus statutario regionale. Dellai lascia certamente un Trentino il quale, prescindendo dalla grave contingenza economico-finanziaria per la quale non gli si possono certamente attribuire responsabilità, non è in cattiva salute. Ciò premesso, non possono non essere stigmatizzati tratti che non meritano probabilmente l’apprezzamento che apparentemente gli è riservato. Il “Principe” ha gestito le sue strategie politiche ed in parte anche istituzionali ed amministrative essenzialmente in funzione di se stesso, della sua immagine e del suo personale potere. Lo ha fatto con un cinismo che ha cloroformizzato potenzialità sia dei suoi colleghi di partito o coalizione sia della società civile. Pur riconoscendogli sensibilità nei confronti del popolarismo, di fatto tali sensibilità non le ha sapute o volute esprimere compiutamente nella pratica, troppo concentrato come è stato su se stesso. Ad ogni piè sospinto ha detto che bisogna far rete coinvolgendo la società civile, ma in realtà non ha fatto molto per consentire ai corpi sociali di esprimersi, creando quello spazio pubblico habermassiano necessario per favorire una sempre maggiore legittimazione democratica dell’agire politico-istituzionale. Ha creato numerosi partiti funzionali ai suoi progetti, senza lasciare un corpo politico radicato sul territorio ed avente alla base valori condivisi ed attorno ai quali vi possa essere aggregazione di cittadini che in tali valori credono e per i quali si impegnano. Vi è stato, insomma, un forte pragmatismo tattico. L’ultima sua invenzione è il “progetto degasperiano” fatto su misura per concentrare su se stesso attenzione e consenso locale e nazionale per portarlo a Roma, probabilmente non molto preoccupato per una nuova leadership provinciale capace, per la quale sembra che non abbia fatto molto per catalizzare risorse umane. E’ stato abilissimo nel cadenzare slogan che se potevano far pensare a progetti per il futuro di fatto si sono esauriti nell’emozione di qualche ora. E’ stata messa in piedi una macchina burocratico-amministrativa tutt’altro che funzionale all’implementazione anche alle buone idee cha ha avuto. La promozione e gestione di progetti politico-istituzionali provinciali fa certamente riferimento ad una Giunta e ad un Consiglio nel quale vi è una maggioranza, ma non molta evidenza hanno avuto tali entità; i meriti sono sempre e solo del “Principe”. Forse in termini indiretti più che diretti, si sono creati nel Trentino blocchi in fasce sociali, ed anche istituzionali, che non hanno espresso tutte le loro potenzialità perché incerte, nel momento di agire, sul “Dellai pensiero”. Con l’assurda rotazione della presidenza della Giunta regionale si sperava che con Dellai la dimensione politico-istituzionale regionale si avviasse verso nuovi orizzonti che togliessero l’ente Regione dalla umiliante situazione in cui da anni si trova. Si è andati di male in peggio. Poco, inoltre, al di là di slogan e solenni dichiarazioni, ha fatto per dare una vera concretezza al progetto euroregionale; con ciò, peraltro, trovandosi in sintonia e buona compagnia dei suoi due pari di Bolzano ed Innsbruck. Ha saputo intrattenere rapporti di forte amicizia con il suo collega presidente della Provincia di Bolzano Luis Durnwalder ed attenzione ha riservato ai Landeshauptleute del Tirolo. Ma ora che lui se ne va e con lui Durnwalder fra meno di un anno, che cosa rimarrà di concreto ed utile per la comunità regionale di tale amicizia? Ben poco, credo. Era nella società civile multilingue che bisognava creare più rete. Tutto ciò non può certamente nulla togliere a meriti che vanno riconosciuti al presidente Dellai in molti anni di guida del Trentino. Certo è che con un po’ meno di autoreferenzialità e più volontà ed impegno nel favorire un vero popolarismo degasperiano avrebbe lasciato un Trentino ancora migliore.
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Primo Piano
GENNAIO 2013
La notizia del mese è quella delle dimissioni di Lorenzo Dellai dopo 14 anni in sella alla Presidenza della Provincia autonoma di Trento. Questo fatto, evidentemente, se ne porta dietro altri ed influenza dal punto di vista politico ed amministrativo questo inizio di 2013. Ma quali sono le tematiche dell’anno che sta iniziando per le Giudicarie? Proviamo ad indicare alcuni spunti.
Quattro questioni strategiche per il 2013 Rappresentanza politica, ripresa economica, turismo e assetto della pubblica amministrazione. Uno sguardo a quello che ci attende nei prossimi mesi di Roberto Bertolini
1. Rappresentanza politica del territorio – Provinciali 2013 Per contare qualcosa, per portare a casa le opere pubbliche e i provvedimenti che davvero servono per le Giudicarie occorre avere validi rappresentanti giudicariesi nelle stanze del potere provinciale. E’ un assioma difficile da smentire ma occorre capire come fare. Nella tornata elettorale provinciale del 2008 le Giudicarie furono ancora una volta bravissime a farsi male da sole: frazionamento elettorale, tantissimi candidati giudicariesi da 100-200 voti sparsi nelle varie liste e conseguente dispersione di voti. Per il 2013 andrà pensato qualcosa di meglio, ma è chiaro che prima devono chiarirsi gli scenari politici: la discesa in campo di Dellai a livello nazionale apre gli scenari per nuovi schemi, In sostanza: la maggioranza attuale di centrosinistra-autonomista (Upt-Patt-Pd) continuerà insieme anche nella prossima legislatura o – sull’onda dello schema nazionale che si va delineando – il “centro” dellaiano proseguirà da solo senza il Partito Democratico? Un’alleanza Upt-Patt-Udc-Liste Civiche, delusi di Pdl e Pd non è poi un’idea
così lontana, ma chi la può guidare? Se dovessimo scommettere cinque euro li metteremmo sul nome di Diego Schelfi. In questi scenari una cosa è certa, occorre una rappresentanza giudicariese qualificata per contare di più. Lo si può fare solo evitando di disperdere i voti.
3. Turismo, le previsioni
Estate a Campiglio
Difficile anche qui fare previsioni sull’andamento della prossima stagione invernale e di quella estiva 2013. Detto che nel turismo sono spesso le buone o avverse condizioni meteo a fare la differenza, va precisato che il settore è – come spesso ricorda l’assessore provinciale Tiziano Mellarini – davvero strategico per il Trentino e anche per le Giudicarie. 17% del Pil trentino, questo l’indotto del turismo, con risultati a cascata sugli altri settori, agricoltura, artigianato, servizi, commercio. Se “tira” il turismo, tira l’economia di questa provincia. Un assioma forse scontato, ma realistico. La stagione invernale, dai primi rilevamenti, sembra iniziata col
piede giusto, meglio dello scorso anno, e contiene in sé le premesse per portare dei buoni risultati. Si riscontra l’accentuazione della clientela internazionale, con nuove nazioni che si affacciano più numerosi sulle nostre piste, come cinesi e giapponesi, e nazioni che rafforzano la propria presenza come polacchi e russi, con i tedeschi che – tradizionalmente – rappresentano una presenza fissa. Tiene tutto sommato l’Italia, anche se la crisi ha lasciato meno soldi in tasca alle famiglie e la capacità di spesa media è in contrazione. Occorre dunque finire bene la stagione bianca, con l’estate 2013 che sarà strategica per l’economia trentina.
2. Economia, aspettando la ripresa Arriverà a giugno, dicono gli ottimisti. Forse a fine 2013, e pure molto flebile, avvertono gli iperrealisti. Tutti si attendono l’arrivo della ripresa economica e da tempo è partita la corsa a vaticinarne il ritorno. Purtroppo, registriamo, con un continuo spostamento in avanti, di sei mesi in sei mesi, della data di questa ipotetica ripartenza. Una cosa è certa, dicono gli esperti: dopo un periodo di crisi ne arriva uno di ripresa, è fisiologico dell’economia. Eppure, come abbiamo visto, questa congiuntura ha qualcosa di più persistente e difficile da affrontare di altre già viste. La situazione, anche in Trentino, non è delle più rosee e il territorio ha dovuto far fronte a tanti casi di licenziamenti, con il tasso di disoccupazione provinciale che per la prima volta dopo tanti anni ha superato la soglia del 6%. Quasi la metà del tasso nazionale, 11,5%, ma certo un segnale amaro. I tentativi della Provincia di sostenere l’economia hanno funzionato sì, ma non del tutto, e di certo era impossibile pensare di tenere in piedi completamente la baracca mentre attorno tutto cade. Anche
le Giudicarie non sono da meno e risentono della congiuntura. Più di tutte, la zona della Valle del Chiese, che ha un’economia con alcuni agglomerati industriali che hanno scontato di più la crisi e ne abbiamo dato conto negli scorsi numeri del Giornale delle Giudicarie. Ma tutto il C8 soffre, sotto il profilo occupazionale. Ci salverà ancora una volta il turismo?
4. Comuni, comunità, gestioni associate Dal punto di vista amministrativo saranno queste le questioni a tenere banco nel 2013. Riassunto veloce: per ridurre i costi della pubblica amministrazione la Provincia di Trento ha messo in campo un programma di razionalizzazione. 120 milioni di euro l’anno la cifra che la Pat vuole risparmiare: anche i comuni debbono fare la propria parte, a loro tocca un risparmio che a regime sarà di 40 milioni l’anno sulla spesa corrente. Per farlo la Pat ha individuato lo strumento delle gestioni associate di servizi, ossia mettere fra comuni insieme servizi quali ragioneria, servizio tecnico, tecnologie informatiche, con le Comunità di Valle a fare da raccordo operativo e programmatico. La qual cosa ha scatenato la protesta di un gruppo di sindaci (di cui diversi anche giudicariesi) che si sono trovati a Ravina per protestare contro la Pat: ne è seguito un incontro e alcuni correttivi alla normativa
attuativa, oltre ad uno slittamento della data-catenaccio di inizio applicazione dei servizi associati dal 1° gennaio al 30 giugno 2013. Nei prossimi mesi ci sarà da discutere, specie in una Comunità come le Giudicarie di ben 39 comuni. Ma è chiaro che qualcosa va fatto in ottica di razionalizzazione e gli amministratori locali sanno bene che a questa logica è impossibile sfuggire.
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Scuola
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Una casa per le emergenze, firmata Enaip
Dalla scuola di Tione un progetto per la Protezione Civile: una struttura in lamellare, da utilizzare in caso di calamità: terremoti, alluvioni o altri eventi di dissesto del territorio
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di Ettore Zini
idattica e prevenzione. C’è un progetto molto importante della scuola Enaip di Tione. Si tratta del modulo abitativo Map. Modulo Abitativo Provvisorio, di cui si stanno occupando il Servizio Prevenzione Rischi della Provincia e il Centro di Formazione Professionale del capoluogo giudicariese. Una struttura in laUn modulo/casa mobile, quindi, facile da realizzare, ma ancor di più da trasportare. Pronto ad ogni evenienza è un po’ l’uovo di Colombo. Un’idea da prendere in seria conside-
mellare, da utilizzare in caso di calamità: terremoti, alluvioni o altri eventi di dissesto del territorio. Fatti gravi, che inducono i cittadini ad abbandonare le loro abitazioni. Gli esempi recenti non mancano: dal disastroso movimento sismico dell’Emilia, alle alluvioni che hanno messo sott’acqua molte regioni della Penisola.
razione. L’Italia, è cronaca di tutti i giorni, deve fare i conti con una conformazione tra le più a rischio d’Europa. Più di 6.000 comuni sono sotto la spada di Damocle di pos-
sibili disastri ambientali. La Protezione Civile Trentina, è un dato assodato, è tra le più efficienti e organizzate del nostro Paese. In ciò, un ruolo importante, lo gioca la prevenzione. E qui entra in gioco il progetto pilota, avviato dal Dipartimento Protezione Civile della Provincia, in collaborazione con il Centro Professionale Enaip di Tione. La Provincia ci mette le risorse. La scuola giudicariese le competenze tecniche ed organizzative. Il tutto finalizzato ad un progetto didattico, in grado di concretizzare una struttura duttile, da produrre su scala industriale, per emergenze
e calamità naturali. Una struttura semplice, dice il preside dell’istituto Emilio Salvaterra, facile da trasportare su gomma. Ma al tempo stesso modulo abitativo completo. Destinato non solo alla prima emergenza. Ma abitazione razionale: dotata di ogni confort. Compresa l’alimentazione autonoma, a pannelli solari e fotovoltaici, per garantirne l’autonomia, anche in condizioni critiche. Un progetto sperimentale – spiegano gli insegnanti - capace di gestire in modo innovativo situazioni di emergenza, anche estreme. Da un anno alunni e inse-
gnanti dell’istituto professionale, sezione carpenteria in legno, vi stanno lavorando, nella sede staccata di Condino. Dove dispongono di ampi spazi, per realizzazioni di questo tipo. La fase progettuale è molto avanzata. Mancano all’appello solo i calcoli statici, affidati alla consulenza esterna dell’ingegner Albino Angeli di Cles. Poi le classi coinvolte – la III e IV classe di operatori edili indirizzo carpenteria, e la IV tecnico per l’automazione industriale – dovranno integrare il progetto, con la parte riservata all’impiantistica e all’autonomia energetica. “Altro studio
– spiegano i dirigenti dell’Istituto – prodotto interamente all’interno delle strutture scolastiche”. Poi il modulo Map potrà affrontare i test di idoneità. E finalmente, essere prodotto su scala industriale. Le sue peculiarità stanno suscitando grande interesse all’interno della Protezione Civile. In quanto risponde a criteri di trasportabilità (dimensionato al cassone di un camion per trasporti eccezionali). E’ di facile assemblaggio, e messa in opera. Dispone di alimentazione autonoma, ad alto rendimento energetico. (e.z.) sector2011@libero.it
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Scuola
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La prima scuola in Italia di Carpenteria. E’aTione, con sede staccata a Condino
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Un corso in cui si insegna a valorizzare la filiera del legno
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uale deve essere il In Giudicarie, ce n’è una di Ettore Zini compito di una scuoin particolare che, da tre la professionale, se non quello di inse- anni, ha inserito nella sua brochure una materia gnare un mestiere? Possibilmente ad alto conte- nuova: la carpenteria in legno. E’ unica in Italia. E’ nuto. Capace di spianare la strada nel mondo del a Condino, nella sede staccata dell’Istituto professiolavoro, con una preparazione che abbina lo stu- nale Enaip di Tione, che oltre alla formazione meccadio alla pratica. Didattica alla manualità. Oggi, nica, edile e alberghiera, si sta cimentando con corsi di più di ieri. operatore edile, mirati alle tecniche di carpenteria. L’Alto Adige, patria delle costruzioni in legno, ne dispone di una analoga. Ma con un’impostazione diversa. Rivolta all’insegnamento aziendale e non scolastico. E’ inserita nella sezione “mestieri dei carpentieri” della scuola professionale di Brunico. Passa attraverso l’ufficio di apprendistato e di maestro artigiano della Provincia di Bolzano. Quella del Centro di Formazione professionale Enaip, invece ha un imprinting meramente scolastico. E, oltre al triennio di Operatore Edile a indirizzo carpenteria del legno, offre un quarto anno di Tecnico Edile per la carpenteria. Sempre in legno. In pratica l’Abc della costruzione di case e tetti con il nobile prodotto delle nostre foreste e dei nostri boschi, che abilita ad uno dei mestieri maggiormente richiesti in ambito edilizio. Un tempo il carpentiere era un artigiano che assemblava travi e cantieri munito quasi esclusivamente di motosega e pialla a mano. Oggi invece la predisposizione delle strutture si fa principalmente a computer in autocad. Il vecchio tecnigrafo in chiave moderna. Prima si imposta il progetto al millesimo di millimetro con programmi computerizzati. Poi si passa alla fase esecutiva. Non prima però di aver lavorato il legno con sofisticate pialle e levigatrici automatizzate e predisposto ogni singolo pezzo con la tecnica del
pretaglio. Solo dopo un’accurata fase di studio e preparazione, quindi si passa al montaggio. Risultato finale di una catena di lavorazioni altamente specializzate. Ecco quindi il perché della necessità di una scuola che accompagni le nuove gene-
razioni di carpentieri nelle varie fasi della lavorazione del legno. Dagli elaborati iniziali, al prodotto finito. Questo l’Istituto Professionale di Tione l’ha capito. Ed ha inserito nei suoi corsi scolastici due percorsi dedicati appunto alla carpen-
teria, con specializzazione legno e tecniche affini. La scuola è stata tenuta a battesimo nel 2009 (l’esordio alla Fiera di Verona). E subito ha avvertito la necessità di disporre di spazi adeguati. Quindi ha trovato collocazione logistica nel-
La scheda/L’Enaip ai raggi X La prima scuola italiana per la formazione di Operatori Tecnici per la Carpenteria del legno è nata a Tione presso il Centro di Formazione Professionale di Tione nell’anno scolastico 2009/2010. Due sono i percorsi formativi proposti: Triennio per la Formazione dell’Operatore Edile ad indirizzo Carpenteria del Legno e Quarto anno di Tecnico Edile per Carpenteria del Legno. Fino al 3° anno gli argomenti trattati sono: tracciatura e taglio, uso e manutenzione delle macchine portatili, realizzazione di tetti e solai, tecnologia del legno, disegno tecnico manuale e principi del software
Dietrich’s. Al 4° anno: realizzazione di edifici in legno a telaio, tecniche di coibentazione, logistica e cantierizzazione, approvvigionamento materiali e disegno Cad-Cam 3D. Il corpo docente è composto da: Fabrizio Gonzo e Marco Pizzini, coordinatori e rispettivamente docente di carpenteria operativa e docente di scienze applicate. Paolo Dorna e Hans Peter Prantner, docenti di carpenteria operativa e consulenti di progettazioni. Vi sono iscritti 22 alunni. E dal 1° gennaio sono aperte le iscrizioni. La sede logistica è a Condino, nel cuore del Distretto del Legno, in località Giulis. (e.z.)
l’ex sede della Legno Più di Condino. Nel cuore del distretto del legno. Oggi dispone di ampi capannoni, dove - spiegano i docenti è possibile unire didattica ed esperienza manuale, con modelli a grandezza reale in scala uno a uno. Ha come partner di Progetto aziende locali come: Legno Più Case di Condino, Ille Prefabbricati di Pieve di Bono. E le carpenterie F.lli Ferrari di Roncone, Gottardi di Vezzano e Failoni di Tione. I ragazzi, oltre al normale apprendimento scolastico, vale a dire la parte teorica che li impegna per il 50%, nelle ore restanti si cimentano con realizzazioni pratiche. Un’attività che li mette in condizioni di imparare l’utilizzo di tutte le attrezzature necessarie. Anche le più sofisticate. Pialle, circolari, trapani, chiodatrici, pantografi, al termine del percorso scolastico, non hanno più segreti. Non solo. La scuola è anche partner di progetto di Trentino Sviluppo, Arca (Case in legno) e Dietrich’s, ditta specializzata in sofisticati software di progettazione, per cui le lavorazioni realizzate all’interno della scuola, hanno una funzione pratica, che trova applicazione diretta in un contesto lavorativo esterno altamente qualificato. In più l’Istituto collabora con numerose aziende artigiane della Valle. Da cui vengono acquistati materia-
li, moduli, pannelli elettrici ed idraulici, per dare alla potenziale clientela, un prodotto finito. Pronto per essere utilizzato. Ne è esempio il Map, il modulo in fase di realizzazione in collaborazione con la Protezione Civile della Provincia di Trento (vedi articolo a lato) dove gli alunni, guidati dal corpo docente, curano parte progettuale ed esecuzione. Con l’inserimento di moduli sanitari ed idraulici in grado di completare il progetto, nei dettagli. Per non parlare della parte energetica, che completa la struttura, per così dire, dalle fondamenta al tetto. Con l’applicazione di pannelli solari e fotovoltaici, necessari alla completa autonomia del modulo prefabbricato. Nell’anno scolastico in corso sono iscritti una ventina di ragazzi. Ma l’interesse verso questo tipo di indirizzo è in crescita. Dal primo di gennaio sono aperte le prescrizioni presso la sede di Tione, in Via Durone. Chi fosse interessato può rivolgersi direttamente alla segreteria dell’Istituto o tramite internet all’indirizzo: cfp.tione.direzione@enaip. tn.it. Ma il modo più semplice, prima di portare a termine la scuola dell’obbligo, è segnalare il proprio nominativo alla scuola di appartenenza. Avere sotto casa una specializzazione unica, a livello nazionale, è un’opportunità che pochi possono disporre.
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Attualità
GENNAIO 2013
Ospedale di Tione: la “denuncia” di medici e amministratori
La stasi dei lavori per molti mesi sta creando apprensione, messa nero su bianco in una lettera alla Pat
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di Ettore Zini
on solo un’anatra zoppa con un’ala, quella nord, inagibile da più di un anno, per lavori di ristrutturazione interrotti per più di dodici mesi, senza lo straccio di una giustificazione. Ma, per l’ospedale di Tione, c’è una lista lunghissima di criticità sottoscritte dal Consiglio della Salute della Comunità di Valle. E’ un documento corposo. Avvallato anche da tutti sindaci delle Giudicarie. Da cui traspare la preoccupazione “In materia di sanità - è scritto a chiare lettere nel documento - i cittadini delle Valli hanno gli stessi diritti di Trento e Rovereto. Quindi non si comprendono gli inadempimenti della Sanità Provinciale, che, soprattutto per Tione, finora ha promesso senza mantenere”. Il documento è indirizzato all’Azienda Sanitaria Trentina. Ed è stato stilato dopo l’ultimo Consiglio della salute. Analizza nel dettaglio le necessità dei vari reparti. Da cui emerge un quadro non troppo rassicurante di una sanità pubblica che garantisce a fatica i livelli dei servizi erogati. “Il Consiglio della Salute – è scritto nel documento – rilevato l’attuale stato di privazione dell’ospedale per quanto riguarda la disponibilità di risorse umane e strumentali, anche in confronto con altri ospedali di uguale valenza, evidenzia le maggiori criticità riscontrate condivise con i direttori delle Unità Operative, e chiede indicazioni e risposte”. Nell’elenco ci sono le carenze relative al pronto soccorso; all’organico del reparto di medicina; le preoccupazioni per il futuro di ginecologia e ostetricia; la sotto utilizzazione del servizio di chirurgia generale; la saturazione dell’attività di ortopedia; l’incompletezza della dotazione di organico del servizio di anestesia e rianimazione; e l’insufficienza di personale medico di radiologia. Una radiografia circostanziata. Che per l’ospedale più periferico del Trentino (Bondone di Storo per esempio dista 100 chilometri da Trento), con un bacino di utenza
di amministratori e medici per la sussistenza stessa della struttura. Non solo una sensazione epidermica, avvertita dai pazienti, dunque. Ma ora – ed è il caso di aggiungere finalmente – anche i responsabili della politica locale sentono la necessità di mettere, nero su bianco, disattenzioni e disfunzioni che non giovano al buon andamento dell’unità ospedaliera. Che è pur si viva e in salute, ma con pecche e lacune da rimediare.
Lavori all’ala nord dell’ospedale di Tione
di oltre 40mila persone, più ovviamente il surplus derivante dai bacini turistici di Pinzolo-Campiglio e Terme di Comano, diventa una “cartella clinica” poco rassicurante. Con acciacchi ed ematomi per cui non basterebbero tutte le bende e i cerotti dell’intero Pronto soccorso. “La presenza delle criticità elencate – scrivono amministratori e medici – pone interrogativi pressanti per il futuro dell’Ospedale, anche in considerazione della sempre maggior esigenza di riduzione e razionalizzazione della spesa sanitaria”. “La situazione – appare ulteriormente aggravata – dice il documento indirizzato ai vertici dell’Azienda Sanitaria – da un vissuto negativo presente nella popolazione giudicariese nei confronti della struttura ospedaliera, nel suo complesso che può essere modificato unicamente attraverso un adeguamento
dei livelli minimi e un potenziamento dell’efficacia e delle qualità delle prestazioni maggiormente richieste, nonché di un concreto rapporto con il territorio”. La richiesta vale anche per la mancata nomina del Vice Direttore di Distretto. E si chiede se vi siano motivazioni particolari per non investire su tale figura, in quanto è da due anni che se ne attende l’individuazione. Infine concludono i componenti del Consiglio della Salute:”Riteniamo che debba essere data una risposta chiara agli interrogativi e alle necessità delineate. Se così non fosse, si renderebbe necessario assumere forme più marcate di pressione, convinti che non sia più tollerabile una politica di continui rinvii che peggiorano solo la già critica situazione esistente”. Non è la prima volta che si affronta l’argomento. Da questo stesso giornale ne avevamo dato conto nell’aprile scorso. In occasione di un’analoga mozione della Comunità di Valle. Evidentemente quegli appelli, nonostante le rassicurazioni dell’assessore Rossi e del direttore dell’Azienda Luciano Flor, sono parzialmente caduti nel vuoto, se si sente nuovamente l’esigenza di rinfrescare la memoria ai vertici provinciali. Qualche passo avanti è stato fatto. Ma non a sufficienza per tranquillizzare sul futuro di alcuni reparti.
Business edilizio o ospedaliero?
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ii risiamo. Il pericolo sembrava scongiurato. Ma, per l’Ospedale di Tione, di certezze ce ne sono poche. E quelle poche, poco chiare. In una parola non ce la raccontano tutta. E, per alcuni reparti come quello di ostetricia, per esempio (i parti sono solo 200, troppo pochi, per l’ottomizzazione di una struttura di quel tipo), il rischio di smobilitazione o ridimensionamento c’è. Prova ne è che, da due anni, si attende la nomina del primario e gli organici del personale medico sono tirati per i capelli. Solo alcuni mesi fa, dopo la mozione della Comunità di Valle che rilevava carenze di organico e impellenti necessità logistiche, da Trento erano venuti a rassicurare. A dire che per il nosocomio tionese non esistevano problemi. “Rete” era stata la parola magica. Rete con le altre realtà ospedaliere della Provincia, il lexotan, o calmante che dir si voglia, per tacitare gli spiriti bellicosi di un’assemblea comunitaria, che contravvenendo ai suoi principi di monotona sussistenza (la partecipazione è standardizzata al 60%, con picchi di discussione che sfiorano lo zero) aveva provato a dire che c’era più d’un problema. Sia l’assessore Rossi che il direttore Flor avevano garantito la loro risoluzione. Ma non supportata dall’azione. Di cui - a parte le problematiche relative alla carenza di personale medico di cui si reclama le assunzioni, giustificate dall’Azienda dalla difficoltà a trovare personale disponibile ad accettare incarichi in ospedali piccoli - fanno da cartina di tornasole la ristrutturazione dell’ala nord, e la piazzola dell’elisoccorso. Due appalti assegnati con grande solerzia. Ma poi abbandonati a se stessi. Come se l’interesse primario fosse l’affido dei progetti. Non la loro realizzazione. Per l’ala nord del nosocomio, l’inizio lavori è stato seguito da un anno intero di inattività. Con il cantiere deserto, nono-
stante la riduzione temporanea dei posti letto e la diminuzione dei tempi di degenza, con attività diagnostiche ospitate in container esterni. Per la piazzola dell’elisoccorso invece sono stati necessari cinque anni per un iter esecutivo procedurale da tempi biblici. Dagli inspiegabili ritardi per l’abbattimento di alcuni alberi a bordo pista. Di cui si conosceva l’impedimento alle autorizzazioni al volo, fin dalla fase embrionale dei progetti. Eppure, proprio sul trasferimento aereo dei pazienti in pericolo, è imperniata buona parte della politica provinciale del soccorso. Per cui sono state investite ingenti risorse (un solo elicottero Agusta Bell costa più di 24 milioni, la piazzola altri due) e - almeno nelle dichiarazioni di intenti - proprio sulla tempestività del servizio, si basa l’eccellenza di prestazioni sbandierate di altissimo livello. Come dire: le parole non seguite dai fatti. L’investimento edilizio prioritario alle prestazioni. E’ quantomeno censurabile che tale comportamento poco coerente, e privo di una logica “consecuzio”, non sia mai stato fatto rilevare da alcun politico, o amministratore locale. Eppure in tanti mesi di inedia (5 anni per la pista elicotteri e un’intera fetta di ospedale) qualcuno di loro avrà pur accompagnato un parente o un amico a banali prestazioni ambulatoriali. O avrà usufruito della struttura ospedaliera per semplici analisi di routine. Si indicono gare di appalto milionarie (la messa a norma dell’Ospedale, mastodontiche gradinate-parcheggio comprese, costa qualcosa come 18,2 milioni). E poi nessuno si cura se i lavori sono fermi, o non vengono eseguiti a singhiozzo o con la dovuta celerità. L’assessore Olivieri dice che la sanità è cosa delicata. Che va trattata con le pinze. Per non ingenerare sfiducia. Il che è sicuramente vero. Anche perché gioca davvero sulla pelle della gente. Ecco che allora, da chi ne ha le responsabilità, si pretenderebbe attenzione, solerzia, sensibilità. E se necessario anche prese di posizioni forti. Molto più che per settori meno vitali. Non so a voi? Ma a me ha fatto rabbia vedere una struttura di prima necessità, finita da anni. E inutilizzata per le lungaggini legate all’abbattimento di quattro piante, di cui si conosceva fin dall’inizio l’esigenza di reciderne le chiome. Come mi fa specie oggi costatare, come l’appalto dei lavori di metà ospedale (inspiegabilmente rimasti fermi per un anno ed ora che sono ripresi eseguiti al rallentatore), obblighi ad utilizzare, oltre il dovuto, precari e poco funzionali container di latta per visite e prestazioni ambulatoriali. (e.z.)
Attualità
Pinzolo, la “centralina” infiamma il consiglio
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Ancora tensione tra opposizione e sindaco Bonomi sulla concessione per lo sfruttamento del Sarca di Nambrone di Denise Rocca
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i sta infiammando sempre di più con il passare dei mesi, in consiglio comunale a Pinzolo, ma anche nel resto della Rendena, il caso Nambrone, con il sindaco William Bonomi e la minoranza ai ferri corti. Tutto ruota attorno al Nulla di particolare, con un privato che chiede di poter aprire un’attività. Non fosse che l’attività, redditizia, si basa sullo sfruttamento di risorse pubbliche – cioè il Sarca di Nambrone – e che al privato è stato dato il via libera dopo che negli anni passati l’ente pubblico, pur avendone la possibilità, non ha deciso di fare lo stesso. Si potrebbe parlare anche in questo caso, semplicemente, di occasione sprecata, o anche solo di una scelta ammini-
strativa poco oculata. Ma il susseguirsi temporale e gli intrecci di interessi pubblici e privati che si sfiorano pericolosamente, hanno acceso il focolaio delle polemiche. E’ un anno il tempo trascorso dal 9 aprile 2008, quando il Comune di Carisolo, dopo aver fatto domanda di concessione alla PAT per lo sfruttamento della acque per la produzione di energia, ritira la relativa richiesta lasciando campo libero al privato, e il mar-
progetto di riattivazione da parte di Cg Energia dell’omonima centralina, realizzata dall’Enel e da anni dismessa; Cg Energia è una società privata con sede a Preore, con metà del capitale “coperto” dalla fiduciaria Sirefid spa di Milano. zo 2009 quando il sindaco di Pinzolo, l’altro Comune che poteva avere un interesse nell’iniziativa, passa dall’essere il commercialista della compagnia privata che nel 2008 si è aggiudicata la concessione, a proprietario del 25 per cento della stessa. La conferma in questo senso è arrivata da parte dello stesso primo cittadino di Pinzolo, William Bonomi, lo scorso 29 novembre, quando ha riferito alla Procura della Repubblica di Trento di avere nel pro-
CRONISTORIA DELLA “CENTRALINA NAMBRONE” 1986 – 1989: i Comuni di Pinzolo e Carisolo insieme alla società Funivie Pinzolo presentano una “domanda di derivazione d’acqua dal torrente del Sarca di Nambrone ad uso idroelettrico”. Dopo alcuni anni di incartamenti il tutto si conclude il 26 maggio 1994 con determina del dirigente provinciale del Servizio acque pubbliche e opere idrauliche che dispone “l’archiviazione definitiva del procedimento” per mancanza di documentazione. 2005: I comuni di Carisolo, Pinzolo, Massimeno, Giustino firmano un documento di intento di sfruttare le acque del Sarca di Nambrone per la produzione di Energia elettrica 2007: una società del gruppo Enel mette all’asta l’edificio ex centralina. Né il comune di Carisolo, guidato da Diego Tisi, né il Comune di Pinzolo retto dal Commissario Giorgio Paolino partecipano all’asta. William Bonomi segue in qualità di commercialista gli imprenditori della Nambrone Srl, che si aggiudicano l’edificio ubicato sul Comune di Carisolo. 22 gennaio 2008: il Comune di Carisolo presenta una domanda di derivazione di acqua per uso idroelettrico sul torrente Nambrone senza interpellare gli altri comuni con cui aveva manifestato l’intenzione di sfruttamento del Sarca di Nambrone. 21 marzo 2008: viene pubblicata sul Bollettino Ufficiale della Regione la domanda del Comune di Carisolo. Entro i termini utili di presentazione (30 giorni) vengono protocollate anche quelle di Nambrone srl e
di Cg Energia srl, i quali hanno avuto buon gioco quando il 9 aprile 2008 il Comune di Carisolo ha ritirato la propria domanda. 21 aprile 2008: scadono i termini fissati dalla normativa vigente per presentare ulteriori domande di derivazione sul Sarca di Nambrone. Da questa data in avanti nessuno può presentare nuove domande di derivazione sul Sarca di Nambrone. Rimangono valide solo quelle presentate entro tale data. 20 marzo 2009: William Bonomi diventa proprietario del 25% della Nambrone srl tramite la fiduciaria Sirefid 11 giugno 2009: viene protocollata nel comune di Pinzolo la convocazione della Conferenza dei Servizi (del 16 luglio 2009) per il rilascio della Concessione competenza esclusiva della Pat. Viene richiesto dalla Pat un parere al Comune di Carisolo e di Pinzolo per capire “se sussistevano prevalenti interessi pubblici ad un diverso uso delle acque chieste in concessione rispetto a quello idroelettrico, nonché se sussisteva un prevalente interesse ambientale incompatibile con la derivazione proposta” 16 luglio 2009: Il sindaco di Pinzolo Bonomi delega il Sindaco di Carisolo ad esprimere il parere senza aver portato la questione in Consiglio Comunale come richiesto dalle procedure. Il Sindaco Tisi non evidenzia alcun uso diverso delle acque né un interesse diverso ambientale incompatibile. Ottobre 2011: Viene rilasciata alla CG Energia srl la concessione di sfruttamento delle acque del Sarca di Nambrone per la produzione di energia elettrica
getto Nambrone “un interesse diretto dal 20 marzo 2009, perché sono proprietario, utilizzando il mandato fiduciario Sirefid del 25% della Nambrone srl”. Bonomi lo ha ammesso al procuratore Amato, dopo che la procura aveva ricevuto un esposto da parte delle minoranze in Consiglio comunale, che sospettavano addirittura, a carico di Bonomi, l’ipotesi di abuso d’ufficio. Nulla di tutto questo, ha spiegato Amato archiviando la pratica. Se censura della condotta del sindaco ci può essere, questa – scrive il procuratore - va valutata “in altra sede (politica in primo luogo, n.r.d.)”. Nessun rilievo penale, infatti, “proprio perché non sono risultate dimostrate attività amministrative ‘interessate’ che possano avere trasferito in sede penale una vicenda di natura squisitamente economica e, proprio in ragione della qualità soggettiva dell’interessato, politica”. Nessun reato secondo la legge, dunque, ma l’ammissione del sindaco di Pinzolo non poteva passare inosservata: fino ad allora, Bonomi aveva solo comu-
La centralina di Nambrone nel 1968
nicato di essere stato il commercialista della società che nel 2007 aveva acquistato l’immobile ex Enel. Mai, di trarre interessi diretti dal progetto Nambrone. “Ha mentito alla comunità e soprattutto alla sua maggioranza”, ha tuonato Roberto Failoni, alla guida del gruppo di minoranza “Un comune per tutti”. “Ora, una mozione di sfiducia nei confronti del sindaco Bonomi è il minimo che si possa fare”, va oltre Diego Binelli. A far scendere sul piede di guerra le minoranze non vi è solo l’ammissione di Bonomi, ma l’intero controverso iter della vicenda, iniziato nel 2007 con la costituzione della Nambrone srl da parte di Walter Bonomi, cugino di secondo grado di William, e di Marco Gallazzini. A quel punto nessuno può dire, se non i diretti interessati, quando effettivamente fu fatta la proposta a William Bonomi di entrare a far parte della società; si tratta certamente di una questione di mesi, ed il tutto, sul piano dell’etica, lascia aperti diversi spiragli di critica: questo il concetto espresso dalle
minoranze in una lettera aperta. Nel 2007 William Bonomi non era sindaco, ma lo è già nell’aprile 2008 quando Cg Energia srl e Nambrone srl fanno richiesta di concessione. E lo è nel giugno 2009, quando dimentica di convocare il Consiglio comunale per la conferenza dei servizi che darà il primo nulla osta all’impianto idroelettrico privato. A buttare benzina sul fuoco dei sospetti, anche il comportamento del comune di Carisolo, che il 22 gennaio 2008, quando sindaco era Diego Tisi, chiese alla Provincia di poter riattivare la centrale, ma il 9 aprile successivo presentò praticamente richiesta di archiviazione, evitando di mettersi in concorrenza con i privati della Nambrone e CG Energia. Che le minoranze si chiedano se qualcuno (e semmai chi) suggerì a Tisi e alla sua giunta di non interferire con soggetti privati fra i quali stava una fiduciaria il cui commercialista era un sindaco di un comune vicino che di lì ad un anno passera a diventarne proprietario del 25 per cento, non può stupire.
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Il dibattito
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Parla Giuseppe Bonenti, presidente della Conferenza dei sindaci delle Giudicarie
“I sindaci devono credere di più nella Comunità” Bonenti, perché questa lettera? Nel corso di questi anni di lavoro all’interno della Conferenza dei sindaci credo si sia lavorato bene su tante tematiche, con un buon livello di unità e collaborazione. Ora però ci troviamo in un momento cruciale per quanto riguarda la costruzione di una solida Comunità di Valle, un momento che ha coinciso con la discussione sull’associazione dei servizi e qui da parte di alcuni sindaci c’è stato qualche distinguo, con una certa resistenza nei confronti della proposta operativa della provincia in quanto a tempi e modalità. Proprio in questo momento ci vorrebbe maggiore unità e determinazione dei sindaci. Su cosa erano incentrate le maggiori perplessità dei suoi colleghi? I timori sollevati sono i più vari, dalla tempistica compressa, alla necessità di aprirsi alla gestione comune ma soprattutto, ritengo, la motivazione maggiore è la mancanza della voglia di fare un atto di fiducia nei confronti della Comunità. E’ nato così un documento firmato da molti sindaci delle Giudicarie e indirizzato all’Assessore Gilmozzi e alla presidente Ballardini con una serie di rimostranze sul “come” è stata impostata la questione delle gestioni associate. Io ho ritenuto di non firmarlo perché in primis alcuni passaggi erano già stati superati e poi in esso traspariva la voglia di alcuni sindaci di pervenire ad un assetto con quattro comunità separate (Busa, Rendena, Chiese, Esteriori), il che ritengo farebbe perdere la visione complessiva del territorio che volevamo portare avanti. Penso che la gestione as-
C
di Roberto Bertolini
ontinua il dibattito sulla Comunità di Valle lanciato dal Giornale delle Giudicarie. Ente astratto, per alcuni, che la vedono come continuazione del vecchio Comprensorio con altro nome e nulla più; attore cardine del futuro assetto del sistema trentino, come la vede la Provincia, nel quale assetto spetterà proprio alla Comunità il raccordo con i comuni per gestire assieme i principali servizi e ridurre progressivamente i costi della pubblica amministrazione. In questo delicato equilibrio che si sta cercando dopo la costituzione del
nuovo ente ormai due anni orsono, un ruolo centrale lo svolge la Conferenza dei sindaci, un’istituzione che rappresenta di fatto le amministrazioni locali in seno alla Comunità e porta avanti il filo della collaborazione e della progettualità sul territorio già presente al tempo del vecchio C8. Presidente è Giuseppe Bonenti, primo cittadino di Bondo. A metà dicembre, con una lettera ai colleghi giudicariesi, ha richiamato i sindaci a credere maggiormente nell’Ente comunità, superando un “dualismo” tra Conferenza e Assemblea di Comunità. il destro alle altre regioni di attaccare l’autonomia.
Giuseppe Bonenti presidente della Conferenza dei Sindaci
sociata di alcuni servizi non rappresenti - come da alcuni paventato - un attacco all’autonomia del singolo comune, ma piuttosto la possibilità di attuare una razionalizzazione delle risorse a garanzia di un necessario contenimento dei costi mantenendo comunque la titolarità delle funzioni. Cosa ne pensa dei cosiddetti sindaci “ribelli” che si sono ritrovati a Ravina per contestare le modalità di attuazione delle gestioni associate? Mah, per certi versi può aver rappresentato anche un momento di ragionamento sulla riforma che si sta concretizzando e dare indicazioni e stimoli per
migliorarne l’applicazione. Ma è un ragionamento che va fatto per andare avanti. Se la riunione di Ravina fosse invece stata fatta nell’ottica di posticipare l’applicazione della riforma, richiedendo continue deroghe, credo che non sia utile per nessuno. Un ragionamento di continuo rinvio si poteva fare alcuni anni fa, quando c’erano più risorse economiche; ora non ci sono e il sistema non è più sostenibile, il quadro finanziario è molto cambiato. E’ lecito chiedersi se il percorso intrapreso sia giusto, ma non certo pensando di far passare il tempo senza fare niente. Pensiamo anche che il confronto con altre realtà inizia a pesare e dà
Nella sua lettera ha anche richiamato i colleghi sindaci a credere maggiormente nella Comunità di valle e al rispetto dei ruoli istituzionali. Perché? La conferenza dei sindaci è un organo molto importante, perché valorizza la componenti “amministrativa” del territorio con annesse problematiche ed esperienze e perché, si occupa di decisioni significative che toccano i comuni. Detto questo la Conferenza dei Sindaci deve porsi come interlocutore alla pari con l’Assemblea della Comunità (organo elettivo) e la Giunta, in un rapporto che deve essere maggiormente improntato alla fiducia reciproca. L’ inutile dualismo che a tratti si è venuto a creare tra Comuni e Comunità di Valle oltre che favorire il mantenimento dello status
quo Provinciale ed indebolire ulteriormente la già minata credibilità delle istituzioni, rischia di essere da intralcio per la creazione di linee programmatiche comuni in grado di far crescere il nostro territorio. Non serve davvero a nessuno. Anche perché, diciamolo, il percorso della Comunità è già abbastanza in salita di per sé. Certamente, è logico sia così perché si tratta di un ente appena nato e si trova a muovere i primi passi in una situazione radicalmente diversa a livello economico e sociale di quella in cui fu concepito nel 2006 attraverso la riforma. Ciò ha comportato dei correttivi in corsa, non facili da attuare. In più va sottolineata la differenza tra la nostra comunità di 39 comuni rispetto a comunità più piccole: quando però si è cercata la sintesi si è trovato modo di farla. Sul
discorso servizi è più difficile, ma credo che una logica possa maturare. E’ chiaro che si tratta di una logica più complessa, vanno trovati equilibri sui costi e sul personale. Quali sono ora i prossimi passi per la Comunità e per la Conferenza dei sindaci? Al ritorno delle Feste, ripartiamo certamente dal cronoprogramma che dobbiamo mettere in campo sulle prossime cose da fare per far partire le gestioni associate: la prima scadenza per la partenza delle gestioni associate era il 31 dicembre ora è il 31 giugno 2013. Ma dobbiamo uscire dalla logica della obbligatorietà, dobbiamo sentirci responsabili di intraprendere volontariamente un percorso di questo tipo. Un ragionamento sul “mettere insieme” va fatto, anche fra comuni e i primi che dovrebbero mettersi in gioco sono gli amministratori
Attualità
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Bilancio del primo anno del progetto turistico integrato in Valle del Chiese e prospettive per il 2013
“Obiettivo turismo”, un anno dopo
Ruralità, ambiente e collaborazione tra istituzioni il mix vincente di Enzo Ballardini
Moroder,Grigolli, Valenti, Butterini, Mellarini e Sacco
Dopo i saluti del vicesindaco di Storo Giusi Tonini, la serata è entrata nel vivo con i saluti di Massimo Valenti che ha tracciato il percorso di questo primo anno con i tre Enti locali in una sinergia che ha prodotto sicuramente effetti positivi. Progetto di sviluppo locale che parte ancora da lontano quando alla fine degli anni ’90 fu attivato il Progetto Leader, iniziativa cofinanziata dall’Unione Europea e dalla Provincia e successivamente il Patto Territoriale. Valenti ha ricordato in particolare Adelino Amistadi, allora Presidente del Bim che aveva avviato queste importanti iniziative per la Valle, riscoprendo un identità territoriale unitaria. Venendo a questo ultimo anno Valenti ha parlato di una governance efficiente che ha permesso di ottenere i primi risultati in poco tempo. E’ stato costituito un tavolo di concertazione turistica ed identificato un prodotto legato alla “vacanza rurale” con slogan accattivanti quali “Ritrova il tuo tempo” e “Valle del Chiese relax autentico” che hanno permesso di intercettare nicchie di mercato. Iniziative quali le Malghe aperte e la Festa dell’agricoltura hanno permesso di veicolare questa nuova offerta. Governance ef-
ficiente, nuovo prodotto e reti sul territorio sono stati gli elementi strategici del primo anno di attività ha concluso Valenti. Roberto Panelatti, Presidente dell’Ecomuseo ha voluto indicare l’ABC dello sviluppo della Valle. A come Ambiente alpino, lo scenario che la natura ha dato in eredità alla Valle, ma anche come Agricoltura, basata sull’impegno di uomini “liberi e fieri” che si prendono cura del meraviglioso ambiente alpino che hanno ereditato. B come Buone pratiche, ossia analizzare e cercare di importare anche in Valle alcune iniziative relative al turismo rurale alpino che altrove si sono dimostrate vincenti e come Benchmarking, il confronto competitivo con l’offerta turistica di altre realtà analoghe. C come Cultura alpina, da riscoprire come base per lo sviluppo locale, e poi come Consapevolezza e conoscenza delle proprie risorse ed infine come Cooperazione tra gli operatori e con le Istituzioni, unica condizione di successo delle iniziative. Giorgio Butterini nel suo intervento dal titolo “Cattedrali ed opportunità” ha voluto portare una provocazione rispetto alle strutture realizzate in que-
Presso la sala riunioni della Cooperativa Agri‘90, si è tenuto alla fine di novembre davanti ad un folto pubblico di amministratori ed operatori, l’incontro per analizzare i risultati del primo anno del Piano di marketing turistico della Valle del Chiese. Un’iniziativa ambiziosa per diversificare l’economia della Valle, ma che si deve confrontare con una situazione economica generale carica di sempre maggiori difficoltà. Intorno al tavolo dei relatori i principali attori sti ultimi dieci anni con lo scopo di avviare un processo di sviluppo territoriale. Molte di esse stanno per essere completate, per altre non sono ancora state individuate le modalità di gestione. L’elenco potrebbe essere lungo; l’Agritur di Forte Larino, la struttura turistica di Idroland, Forte Corno, la struttura Miralago presso il Lago di Roncone, Casa Arlecchino di Pieve di Bono, Casa Marascalchi di Cimego, la struttura di arrampicata in Val di Daone, il Conventino di Lodrone, Palazzo Belli di Condino, solo per citarne alcune. Queste strutture rappresentano “cattedrali incompiute” o possono diventare opportunità di sviluppo per i nostri giovani, si è chiesto Butterini. Iniziative partite molti anni fa che oggi, con l’acuirsi della crisi economica, si trovano ad affrontare nuove difficoltà. Ma Butterini ha ricordato che la parola crisi non ha solamente un significato negativo ed ha portato l’esempio della lingua cinese, nella quale il termine crisi sta a significare anche opportunità, appunto nuove occasioni per i giovani che hanno interesse ad impegnarsi in questo settore. Elementi necessari sono competenze, creatività, passione ed impegno, alle Istituzioni il
istituzionali della Valle, dal Presidente e Direttore del Consorzio Turistico Valle del Chiese, Massimo Valenti e Fabio Sacco, al Presidente dell’Ecomuseo Roberto Panelatti, al Presidente del Consorzio BIM del Chise, Giorgio Butterini, ed in qualità di ospiti Helmuth Moroder noto esperto di turismo nelle Alpi e già Presidente di CIPRA la Commissione Internazionale per la protezione delle Alpi, e l’Assessore provinciale all’Agricoltura e Turismo, Tiziano Mellarini.
Castel Romano- Valle del Chiese
compito di stimolare l’auto imprenditorialità dei giovani della Valle ha concluso Butterini. Fabio Sacco, direttore del Consorzio turistico di Valle ha illustrato nel dettaglio le iniziative turistiche attivate in questi dodici mesi e le strategie innovative per individuare e pubblicizzare il turismo rurale della Valle. Particolarmente apprezzato il weekend promozionale a 12 euro, non soltanto per le presenze che ha portato in Valle ma per la diffusione pubblicitaria dell’iniziativa sui media nazionali. Per il prossimo anno lo slogan sarà aggiornato con “Val del Chiese
Il Giornale delle Giudicarie
mensile di informazione e approfondimento Anno 12 n° 1 - dicembre 2013 Editore: Associazione “Il Giornale delle Giudicarie” via Circonvallazione, 74 - 38079 Tione di Trento Direttore responsabile: Paolo Magagnotti Caporedattore: Roberto Bertolini Comitato di redazione: Elio Collizzolli, Matteo Ciaghi, Aldo Gottardi, Denise Rocca Hanno collaborato: Adelino Amistadi, Mario Antolini Musòn, Enzo Ballardini, Alberto Carli, Mariapia Ciaghi, Giuseppe Ciaghi, Marco Delugan, Ennio Lappi, Alessandro Togni, Andrea Tomasini, Matteo Viviani, Ettore Zampiccoli, Ettore Zini, Marco Zulberti Per la pubblicità 3356628973 o scrivere a sponsorgdg@yahoo.it Il giornale è aperto a tutti. Per collaborare si può contattare la redazione (3335988772) o scrivere a: redazionegdg@yahoo.it Direzione, redazione via Circonvallazione, 74 - 38079 - Tione di Trento Stampato il 2 gennaio 2013 da Sie Spa - Trento Autorizzazione del Tribunale di Trento n. 1129
13 – Destinazione Magica” e verrà riproposto come veicolo pubblicitario un weekend proprio a 13 euro. Moroder ha voluto complimentarsi con le iniziative avviate in Valle del Chiese, dove è possibile trovare ancora un turismo soft a contatto con la natura e dove l’impatto turistico non ha prodotto effetti negativi come altrove. Ha quindi esortato tutti gli attori a proseguire nel progetto di un turismo rurale sostenibile legato al territorio, all’ambiente e all’agricoltura. Parole di elogio sono arrivate anche dall’Assessore Tiziano Mellarini, sempre presente
negli appuntamenti significativi per la Valle, che ha voluto complimentarsi per il lavoro svolto in questo primo anno e per i risultati ottenuti. Ha sottolineato come la forza dell’offerta turistica del Trentino sia la diversificazione del prodotto ed accanto a mete turistiche più conosciute e affollate vi sia la possibilità di un turismo diverso, legato alla ruralità dell’ambiente, che va incontro ad una precisa richiesta sempre più presente sul mercato. Nell’estate 2012 le presenze negli agritur trentini hanno fatto segnare un +13% rispetto al 2011.
Mattia Gottardi: “Sarà un salotto urbano”
Viale, Tione cambia volto
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Attualità
GENNAIO 2013
Per la solidarietà, per vincere la crisi
I Gas, Gruppi di acquisto solidali, educano nelle Giudicarie ad un nuovo modo di intendere il “consumo” Una nuova frontiera del consumo, varcata da sempre più famiglie: le statistiche parlano di oltre un migliaio di gruppi in Italia, e oltre una trentina in provincia che raccolgono, pare, cinquantamila famiglie. Percentuali in proporzione ben più consistenti di quelle nazionali, dove a rivolgersi a questo circuito sono circa tre milioni di persone. I tre Gas delle Giudicarie si trovano uno nel Chiese, uno - “Le tre vie” - a Tione per servire anche la Busa e uno nelle Esteriori -“La formica”. In tutti si possono trovare frutta, verdura, cereali, pasta, carne, prodotti caseari. Per averli, niente scaffali né carrello: ci si rivolge direttamente ai produttori, per acquistare ma anche conoscere, capire, informarsi, confrontarsi. Non solo uno scambio tra merce e denaro, ma autentici incontri, durante i quali si può scoprire e apprezzare come i prodotti che si porteranno in tavo-
di Denise Rocca Tre realtà contro le filiere lunghe, a favore della qualità, delle produzioni locali e dell’ambiente. Sono i Gas delle Giudicarie, acronimo che sta per gruppi d’acquisto solidale. Presenti in tutta Italia da anni, sono approdati più di recente anche in Trentino, dove stanno riscuotendo un grande successo: non solo perché rappresentano una precisa ed esauriente risposta alla domanda di molti di poter dare spazio a modelli di vita e di sviluppo diversi, più semplici, genuini e non per questo meno soddisfacenti, anzi. Ma anche la vengono coltivati, chiacchierate durante le quali ci si scambia anche conoscenze in tema di alimentazione sana e coltivazione, dai segreti del pane fatto in casa a quelli di un orto da far invidia al vicino. Ne nasce così, anche un efficace sistema di controllo qualità collettivo, nell’ambito del quale i consumatori possono indicare direttamente ai produttori cosa non va o cosa è davvero speciale. Niente centralinisti o servizio clienti, ma parole faccia a faccia, chiare e semplici. Parole tra pari: i gruppi d’acquisto sono infatti – come ricorda la S dell’acro-
nimo – soprattutto solidali. L’aggettivo è il cuore del movimento: solidale è il rapporto fra gli appartenenti al Gas, dove le relazioni sono paritarie, e quello con i produttori, spesso piccole aziende del territorio che molto devono a questi clienti esigenti; solidale è la relazione con le risorse ambientali che i Gas puntano a risparmiare e salvaguardare privilegiando chilometro zero, biologico e biodinamico; solidale e all’insegna della collaborazione anche il rapporto tra i vari componenti dei singoli gruppi. I tre delle Giudicarie contano fra i venti e i trenta soci
perché spesso a queste loro doti, i Gas uniscono quella di grandi risparmi. Magari non sono grandi cifre quelle immediate – con i prezzi d’acquisto dei singoli beni che non godono dei “tre per due” della grande distribuzione organizzata, ma comunque dei vantaggi della filiera corta e l’acquisto di grosse quantità – ma certo significativi sul lungo periodo, con meno costi ambientali ed energetici e un vantaggio che va oltre i componenti dei Gas. per ciascuna “rete”. Tutte autonome ma legate dalla comunanza dell’attività, tesa a costruire relazioni di reciproca utilità e collaborazione, cooperazione, condivisione. Attività nell’ambito della quale le modalità di funzionamento sono tarate sui componenti: c’è chi preferisce avere un responsabile per prodotto, che oltre a gestire gli acquisti fa visita ai diversi produttori disponibili per conoscerli e testarne l’affidalbilità, chi preferisce affidarsi ad altri gas o a conoscenze dirette con gli agricoltori, chi invece è già esperto ed ha già avviato anche incon-
Accanto a chi è in difficoltà
tri di approfondimento su alimentazione e modelli di vita sani. Ma come arrivano i prodotti nelle case dei componenti? Lo schema base dell’attività dei Gas vede solitamente ciascun membro attivarsi periodicamente per gestire i vari ordini e poi i rapporti con il singolo fornitore, dalla scelta dei quantitativi in base alle esigenze del gruppo fino al pagamento, per poi passare alla consegna e alla distribuzione. Un momento questo che non si discosta troppo dal caro vechio scambio tra prodotti tra vicini, con qualche scatola di uova da parte di chi
ha un pollaio scambiata tra i sorrisi con un po’ di verdura da parte di chi ha l’orto. Lo spirito della filiera corta, ovvero il valore del chilometro zero, ricorda i rapporti di un mondo non ancora globalizzato e dove le possibilità degli acquisti di massa lontani da casa non esistevano ancora, rispecchia quello del buon vicinato. Un valore ancora vivo nei paesi ma sempre più raro nei centri maggiori. Ed efficacemente riscoperto, reinventato e adattato ai tempi dai Gas. Un movimento al quale devono molto i piccoli produttori: infatti i Gas, oltre a garantire qualità per loro stessi, permettono anche ai più piccoli di avere quel riconoscimento economico imprescindibile per la sopravvivenza. Ultimo elemento da annotare sui Gas è la loro apertura: chiunque può presentarsi e farne parte, purché abbia voglia di condividere un po’ di tempo e conoscenze con gli altri.
Le famiglie italiane vicino al 50% dei bisognosi aiutati da Robin Hood
Chissà come sarà questo 2013: c’è chi parla di timida ripresa, chi dell’anno peggiore di tutti nel quale ancora di più si espliciteranno gli effetti della crisi. Non che le previsioni ci abbiano azzeccato granchè fino ad ora. Stiamo sui fatti, quindi. Per alcune, tante, troppe, famiglie giudicariesi sarà un Nelle difficoltà non ci sono nazioni, lingue, status sociali, religioni o colori, niente è più egualitario della povertà. Eppure colpisce scoprire che è salito ancora il numero delle famiglie italiane fra quelle aiutate dalla Robin Hood, fino a sfiorare il 50 per cento dei bisognisi. Fa specie, perchè ci si può immaginare che chi viene da lontano, fuggendo già a condizioni di indigenza nel suo paese per stabilirsi lontano da legami familiari e sociali, con una lingua da imparare e un mondo diverso da compren-
dere, passi dei momenti di difficoltà anche estrema. Ma come è potuto accadere che non ci si sia accorti delle difficoltà crescenti dei parenti, dei vicini, degli amici, di chi magari è solo ma vive in una comunità che tale si chiama perchè fra i suoi componenti eistono delle relazioni personali? Come mai si è permesso che compaesani più fragili si ritrovassero in quella fila per una borsa della spesa, invece di adoperarsi per fermare la spirale discendente della povertà prima che toccasse il fondo?
anno duro, a guardare come si è concluso il 2012: sono raddoppiati nell’arco di 12 mesi i nuclei famigliari che i venerdì e i mercoledì pomeriggio formano una lunga fila davanti alla sede dell’associazione Robn Hood, a Tione, in attesa di una borsa della spesa donata con generosità, e ricevuta con gratitudine, ma anche tanta tristezza. I volontari della Robin Hood non cercano risposta a queste domande, si occupano dell’emergenza e reagiscono alle mutate condizioni con nuove iniziative: intanto sono più numerosi di qualche mese fa, anche grazie alle colonne del nostro giornale (e ci fa piacere), e questa pur nella drammaticità della situazione è una buona notizia. Così il presidente Adriano Accili, liberato dal lavoro di raccolta e distribuzione dei generi alimentari, ha iniziato ad occuparsi di progetti e acquisti. Si è avviata la trafila
burocratica per godere dello statuto di “onlus”, che porterà a dei vantggi in termini di accesso ai contributi statali, mentre sono aumentati i volontari impegnati nella distribuzione, per far fronte alla fila che si allunga. Altri schedano chi chiede aiuto e le loro esigenze specifiche – dagli alimenti specifici per bambini se ci sono piccoli in famiglia alle necessità alimentari per allergie e intolleranze -, forniscono loro una tessera con la quale dal prossimo anno dovranno presentarsi a ritirare i pacchi spesa.
D’altronde, con i numeri in crescita rapida, diventava difficile controllare che tutto filasse come deve e in trasparenza. La povertà non è la cura alla furberia, pare. Da 1400 si è passati a 2700 chili di cibi secchi in arrivo dal banco alimentare, con due forniture a cadenza mensile, e sono aumentati anche i donatori locali con l’entrata fra i negozi che forniscono prodotti freschi in scadenza prossima all’associazione anche dei Supermercati trentini, proprio a partire dal mese di gennaio, oltre alle
singole donazioni in denaro che permettono di pagare le spese della sede e mettere da parte qualcosa. Nuovi volontari, anche per aiutare nella gestione della burocrazia che comincia a diventare importante, sono sempre bene accetti, e all’associazione si spera ancora di riuscire a comperare un furgoncino per i trasporti a domicilio, servizio di cui anziani e famiglie che per far fronte alle spese hanno venduto la macchina, godrebbero. Denise Rocca
Economia
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2013, anno “in discesa”? Sì, nel precipizio fiscale di Marco Zulberti
I
l 31 dicembre scade il termine concesso dal Senato americano alla classe politica per mettere a punto tagli intelligenti di spesa al bilancio americano, il cui debito ha raggiunto il record di 16mila miliardi di dollari, oltre il 140% del Pil (per fare una proporzione quello italiano con il cambio a 1.30 è circa a tremila miliardi di dollari, ma siamo anche un quinto della loro Questo accordo voluto dai repubblicani, per mettere sotto controllo la spesa dei democratici, soprattutto del nuovo piano sanitario voluto da Barak Obama, sta diventando il nuovo spettro che si aggira marxianamente per il mondo in quanto dalle stime degli economisti una sua applicazione provocherebbe un crollo del Pil del 2%, bloccando sul nascere la prima ripresa della locomotiva economica americana, che rappresenta anche la locomotiva del ciclo mondiale soprattutto dei paesi più industrializzati. Sono fondati questi timo-
ri? Cosa può insegnare localmente alla nostra realtà provinciale questo passaggio tecnico in cui le agen-
popolazione e lavoriamo molto meno). E il debito americano cresce al ritmo di 3,7 miliardi al giorno. L’accordo tra repubblicani e democratici, elaborato nel luglio del 2011, prevede che dal primo gennaio 2013 si ponga un tetto al debito, quindi che non si possa più sforare di un centesimo, applicando tagli automatici alla spesa degli enti pubblici. zie di rating si preparano nuovamente a downgradare il debito americano nel caso di un mancato accordo
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sui tagli di spesa? Mentre tutti i media internazionali diffondo questa paura in anticipo annunciando nuovi crolli sui mercati, l’atteggiamento più responsabile sarebbe invece quello di coglierne gli aspetti positivi e magari di applicarli a anche a livello locale. E’ l’atteggiamento del buongoverno e del buon padre di famiglia quella di porre un limite alla spesa, affrontando l’oggettività di una realtà che da decenni in Italia e anche in Trentino, non rispetta più non solo una sana economia di mercato che distingue tra beni e servizi, ma nemme-
Il temuto fiscal cliff, baratro fiscale
no l’equilibrio della loro tassazione (paradossalmente non si possono tassare i beni di lusso come il pane o il gas o i rifiuti), e del conto economico delle società e delle istituzioni pubbliche. Letteralmente invece l’applicazione del tanto temuto “fiscal cliff” è il primo mattone del nuovo mondo che sta arrivando e avrà come effetto quello di costringere a diradare la “foresta fiscale” in cui economicamente viviamo tra mille, e forse più, distorsioni in cui la leva dei contributi, delle esenzioni, dei livelli di tassazione, del costo dei servizi, sta imponen-
do ad una sorta di paralisi il ciclo economico, da cui questa classe politica e dirigente, appare non essere in grado di condurci fuori, preoccupata più di salvare il salvabile, che affrontare la sostenibilità futura dei conti. In vista del capodanno, e del 1 gennaio nel precipizio, sarebbe utile pertanto brindare al 2013 che non sarà veramente il primo anno di uscita dalla crisi, quanto il primo anno di risveglio collettivo, e di ritorno alla normalità della vita in un’economia responsabile.
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GENNAIO 2013
Buon Anno a Tutti e un ringraziamento a chi ci segue e a chi ci sostiene da oltre 10 anni
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Cooperando
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La Cooperazione, la Comunità e il Territorio Non solo forza economica, ma anche forza “sociale” del Trentino Una storica Famiglia Cooperativa
Nelle Giudicarie troviamo 21 cooperative sociali e di lavoro, 7 casse rurali, 12 quelle del consumo, oltre a cooperative attive nell’ambito dell’edilizia, della formazione, del turismo e i consorzi elettrici di Stenico e Storo. Un insieme di imprese che sono associazioni autonome di persone, volontariamente unite per soddisfare i propri bisogni economici e culturali oltre che le proprie aspirazioni, attraverso società di proprietà comune controllate democraticamente. E’ l’identità cooperativa, che esalta il ruolo delle persone e i valori attraverso cui partecipazione e responsabilità si esprimono. La forza che scaturisce da questo modo di pensare e di agire ha fatto la differenza in Trentino rispetto a molte altre regioni italiane, consentendoci di affrontare questo momento
di Alberto Carli L’importanza e l’enfasi che negli ultimi anni è stata data alla cultura cooperativa in Trentino, attraverso attività formative, di incontro, partecipazione, discussione e divulgazione, vanno nella direzione di mantenere viva e alimentare la consapevolezza dell’importanza e della forza “sociale” oltre che eco-
nomica, che il movimento cooperativo ha espresso e continua a esprimere nel nostro territorio. Considerando che in Trentino, 227.000 persone su una popolazione di poco oltre i 500.000 abitanti sono socie di una delle 550 cooperative, possiamo affermare che in due famiglie su tre entra la cooperazione.
storico di recessione, forti di un tessuto sociale coeso aldilà dei campanilismi che talvolta affiorano quando giochiamo in casa, tra di noi, ma che si annullano appena usciamo fuori, facendo anzi emergere l’orgoglio di essere trentini. Pensiamo ad esempio all’Emilia: il senso di solidarietà e di unità che abbiamo saputo esprimere trova nelle manifestazioni di gratitudine e di affetto della gente, nella società civile più che nelle istituzioni, il vero riconoscimento. E proprio per il senso di responsabilità che ci contraddistingue, la visione di un territorio coeso e
stema intelligente di gestione della cosa pubblica per abbattere i costi e garantire l’erogazione e la qualità dei servizi ai cittadini. Un’architettura dove è corretto che i Comuni mantengano la scelta di merito, il ruolo politico, la vicinanza con il territorio e il cittadino mentre a livello gestionale, organizzativo, non può che essere vista positivamente la centralizzazione di alcuni servizi in seno alla comunità, quale espressione della cooperazione tra i Comuni stessi e non come ente che esercita alcuni compiti e attività per delega della Provincia. La visione deve essere più
che risponde in primis alle esigenze dei suoi abitanti deve essere prevalente rispetto all’approccio locale o di paese. Seppure l’azione debba essere mantenuta a livello locale, la visione e il pensiero devono essere di più ampio respiro. Ed è risultato di una visione di ampio respiro anche la costituzione delle Comunità di Valle. La contribuzione di 40 milioni di euro di contenimento della spesa pubblica, richiesto alle autonomie locali, oltre ai vincoli macro-economici imposti dall’Unione Europea, non può che generare nelle comunità l’esigenza di valorizzare forme aggregative, un si-
Dalbon vince il “Premio sicurezza” Anche la ditta di Tione tra le 39 aziende premiate in tuttto il Trentino nell’edizione 2012
C’è anche la Dalbon Costruzioni di Tione tra le aziende vincitrici aggiudicano del premio di 11.000 euro nell’ambito dell’ottava edizione del Premio Lavoro in Sicurezza, istituito dalla Provincia autonoma di Trento e gestito da CEii Trentino. Alla cerimonia di premiazione, che si è svolta martedì 27 novembre alla Sala Rosa della Regione in Piazza Dante a Trento, ha preso parte anche il presidente della Provincia autonoma di Trento, Lorenzo Dellai. Il Premio Lavoro in Sicurezza è nato con l’obiettivo di premiare le iniziative svolte dalle aziende che fossero migliorative rispetto agli standard previsti dalla normativa sulla sicurezza nei luoghi di lavoro. Nel corso degli anni i confini di operatività del concorso sono stati allargati ricomprendendo nella valutazione dei progetti anche aspetti legati alla tutela ambientale ed alla conciliazione dei tempi di lavoro e famiglia. Il successo di un’azienda si misura infatti con l’introduzione di processi di gestione non solo volti all’efficienza produttiva ma anche al soddisfacimento delle esigenze e delle aspettative del cliente, e sempre più
alla creazione di un ambiente lavorativo sicuro, gradevole e stimolante per i propri dipendenti e collaboratori. Dalla sua nascita nel 2001 ad oggi il Premio Lavoro in Sicurezza ha coinvolto 276 aziende, delle quali 39 nell’edizione di quest’anno, attive sul Trentino, in rappresentanza di tutte le categorie economiche, artigianato, industria, commercio e cooperazione. Il 59% delle imprese appartiene all’artigianato, il 33% all’industria e il resto al mondo del terziario e della cooperazione. Dalbon Costruzioni di Tione di Trento (costruzioni edili, infrastrutture e ristrutturazioni) ha vinto il premio con la seguente motivazione: “L’impresa fortemente radicata sul territorio, opera in coerenza con le procedure del proprio Sistema di Gestione della Sicurezza certificato OHSAS 18001 in riferimento a lavorazioni particolarmente pericolose come quelle del settore edile. (Particolarmente) Significativo il basso indice di infortuni e l’attenta analisi dei “mancati infortuni. Particolarmente interessante l’accurato aggiornamento tecnologico dei macchinari e delle attrezzature”.
M
lungimirante dei particolarismi o peggio ancora dei personalismi, la politica deve assumere un ruolo di rappresentanza civile, coraggiosa nelle scelte che devono essere, oggi soprattutto, funzionali alle prossime generazioni. La comunità delle Giudicarie in questo senso può e deve rimanere unita sia in funzione della sua storia ma anche e soprattutto per le future esigenze del territorio. Pensiamo ad esempio alla recente discussione circa la chiusura estiva della statale di Ponte Arche, un episodio che ha di fatto evidenziato come la relazione sia stretta e influenzabile tra le nostre
valli e come, guardando da una prospettiva diversa, le scelte di una zona della comunità influenzino e o abbiano effetti sulle altre. Questo ci dà la misura di come, “l’ecosistema” delle Giudicarie vada mantenuto e rafforzato, in una prospettiva di crescita e positiva reciproca influenza. La cooperazione non può esimersi dal riflettere su questioni sostanziali e fondamentali come quelle in atto all’interno delle Comunità di Valle, e lavorare all’assunzione di un ruolo più vicino al territorio con obiettivo di consentire una partecipazione sempre più attiva dei soci nella definizione delle esigenze da una parte, e dall’altra nell’aumentare la possibilità di influenzare le scelte circa le risposte, anche quelle che il movimento esprime tramite il suo organo di rappresentanza, la Federazione.
3-Tre un ritorno in grande stile
ADONNA DI CAMPIGLIO – Pista perfetta, pienone di pubblico, atmosfera delle grandi occasioni e diretta serale. La 3/Tre torna dopo 7 anni sul palcoscenico della Coppa del Mondo e lo fa alla grande, come sempre. Uno spettacolo bello e coinvolgente, che ha visto la netta vittoria di un grande Marcel Hirscher che ha strapazzato tutti come faceva Alberto Tomba ai bei tempi. Proprio il campione bolognese è stato protagonista al parterre, e ha più volte
sottolineato il suo legame speciale con questa pista,
Hirscher sul Canalone Miramonti - Foto Matteo Ciaghi
così come il telecronista Paolo de Chiesa non ha perso occasione di segnalare come il Canalone Miramonti rappresenti davvero un tempio per lo slalom speciale e per troppi anni sia stato fuori dal circuito mondiale. A margine della gara una nota dolente per la serata; la scomparsa di Lanfranco Bertocci, 72 enne maestro di sci, presente sulla pista come guardia porte, stroncato da un arresto cardiaco. Un epilogo che ha reso amara una festa dello sport.
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Attualità
GENNAIO 2013
Un addio pieno di dolore
La scomparsa di Tony Masè lascia un grande vuoto nella comunità delle Giudicarie
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di Giuseppe Ciaghi
i eravamo incrociati da ragazzi a Madonna di Campiglio nei primi anni Cinquanta durante le vacanze estive. Lui aiutava lo zio Arnaldo, stagnino e lattoniere, io, poco più giovane, facevo il raccattapalle al tennis dell’Hotel des Alpes. L’ho salutato la settimana scorsa - non sapevo che sarebbe stata l’ultima volta - a Persone che hanno dato molto anche alla comunità, contribuendo, ciascuno nel suo campo a livelli di eccellenza, allo sviluppo di Madonna di Campiglio, della Val Rendena e dell’intero Trentino. D’esempio per tutti. Se ne sono andati insieme, a pochi giorni di distanza uno dall’altro, quasi si fossero dati appuntamento nell’aldilà, in aree inesplorate, alla ricerca di modi di essere a noi sconosciuti. Mi sono recato a trovarlo ieri mattina a Vadaione, nell’antica casa di famiglia, dove amava ritirarsi nei pochi momenti di relax che si concedeva, per ritemprarsi circondato dal calore e dall’affetto dei suoi cari, della moglie Mariella, delle figlie Francesca e Cristina e di Carlo, il nipotino cui era molto legato. Composto nella bara sistemata al centro della sua “stua”, Toni sembrava dormire serenamente. La benedizione, due gocce d’acqua santa e poi la commozione... sotto il peso dei ricordi, alimentata dagli sguardi, dagli abbracci e dagli incontri con quanti erano venuti a progergli l’estremo saluto, a dirgli grazie per quanto aveva fatto per loro: una folla, una processione continua, dipendenti
della Termoimpianti, di ieri e di oggi, della spa Funivie, imprenditori, alpinisti, sportivi, amici...Tutti sentivamo di dovergli qualcosa. Sapevamo che da anni lottava contro il male, ma conoscevamo la sua tempra, quella di un uomo che non si arrendeva mai, e conoscevamo anche il suo fisico, asciutto, tutto nervi e potenza, fuori dal comune. Gli aveva permesso di salvarsi sulla Sud della Marmolada, quando nel 1959 morì tragicamente Giulio Gabrielli, di scalare in solitaria le vie più difficili del Brenta, di diventare guida alpina e uomo del soccorso in montagna, di percorrere le vie del cielo con il brevetto
Ragoli, in chiesa, dove, commosso, si era recato ad abbracciare Anneliese e a portare l’ultimo saluto ad Arnaldo Serafini, amico suo. Due uomini veri, per tanti aspetti molto simili. Entrambi si erano costruiti una fortuna partendo dal nulla. A prezzo di grandi sacrifici, lavorando con tenacia, intelligenza e grande dirittura morale. di aviatore e di correre sulle acque del mar di Sardegna da esperto velista. Senza disdegnare qualche partita al pallone, da amatore. Era stato l’uomo della “provvidenza” in circostanze particolari per associazioni ed enti, dall’ Us Pinzolo, di cui era stato nominato presidente in momenti di difficoltà, alla Spa Funivie del Dòss del Sabion, di cui fu tra i fondatori. A lui si deve lo sviluppo di quest’ultima società quando venne costruita la prima telecabina, a lui si ricorse per il recente risanamento. Merito suo è il rilancio attuale. Senza di lui probabilmente il collegamento sciistico con Madonna di Campiglio sareb-
be ancora sulla carta. Assieme ad Ugo Caola ed Ezio Binelli si era inventato perfino la 24h di Pinzolo di gran fondo, una manifestazione che aveva portato in valle per dieci anni l’elite internazionale dello sci nordico. E tutto questo senza trascurare la sua attività imprenditoriale, quella di idraulico. Che da “parolòt”, da garzone dello zio Arnaldo, ha portato a livelli di eccellenza internazionale attraverso un percorso segnato dalla volontà di migliorarsi giorno dopo giorno. Oggi la Termoimpianti Masè è industria leader nel settore, si avvale di una straordinario gruppo di maestranze e di un’equipe di tecnici e di
Toni Masè sul Cervino
progettsiti di prim’ordine. Ha all’attivo la realizzazione di complessi straordinari, come il Menfi beach Resort in Sicilia. A questa attività ha trovato il tempo di abbinare anche una serie di fortunate iniziative in campo immobiliare e la realizzazione di alcune strutture alberghiere di prim’ordine. Nel 2004 a Madonna di Campiglio aveva costruito l’Alpen Hotel Suite, il primo hotel a quattro stelle Superior del Trentino, condotto dalla moglie e dalle figlie. Riflettendo al suo operato ci si chiede dove abbia trovato il tempo per fare tante cose. Era uno organizzatore estremamente capace; arrivava nel
suo ufficio tutte le mattine, e questo fino agli ultimi giorni. Qui programmava il lavoro dei suoi collaboratori, che sapeva responsabilizzare e ai quali dava grande fiducia. Di poche parole, diceva la sua dopo aver riflettuto a lungo. Aveva una grande dote: sapeva, anzi amava ascoltare la gente, conoscere il pensiero di quanti gli stavano attorno. Trovava grande soddisfazione nell’andar incontro alle esigenze dei clienti e nel risolvere i loro problemi. Ha lasciato un segno indelebile nella storia di questi paesi e nel cuore di quanti lo hanno conosciuto ed apprezzato. In loro continuerà a vivere.
“Sei stato un maestro e una guida...” “Sei stato per noi un maestro e una guida sicura, non solo nel lavoro, ma anche nella nostra vita…Ci hai sempre spronati a guardare al futuro con gli occhi di chi è certo che i sogni si possono realizzare…. Quando percorreremo le piste e saliremo sugli impianti del Dòss del Sabion, a
Toni Masè al Doss del Sabion
cospetto delle cime del Brenta che hai amato così tanto, il ricordo del tuo sorriso, del tuo contagioso entusiasmo nel lavoro, della tua lungimiranza e della tua imprenditorialità ci accompagnerà sempre…. ma soprattutto non potremo dimenticare la tua umanità….( i dipendenti della Spa Funivie)..”… Ti dobbiamo tanto, ci hai insegnato tanto, siamo orgogliosi di essere cresciuti con te per maestro, di aver appreso quello che è il mestiere più bello del mondo, di aver condiviso la tua passione e i tuoi entusiasmi. La tua famiglia può contare su di noi. La Termoimpianti Masè continuerà la sua attività con te davanti a guidarci (i dipendenti)…” Dopo il portavoce della sua azienda e Pio Maturi della spa Funivie, nella chiesa di Giustino, gremita fin nel presbiterio, hanno preso la parole Rudi Serafini a nome del Rotary di Madonna di Campiglio,
William Bonomi, che ha letto una poesia e sottolineato la soddisfazione di Toni quando riusciva a creare e a garantire posti di lavoro nella sua ditta e alle funivie per la gente della valle, e l’architetto Gino Pisoni con un delicato ricordo dello scomparso e le condoglianze ai famigliari. Tutte testimonianze sentite, accorate, condivise dai presenti, molti con gli occhi lucidi, sottolineate da applausi. Poco prima don Ivan Maffeis, che aveva concelebrato il rito insieme ai parroci di Giustino e di Madonna di Campiglio, nell’omelia aveva tracciato la figura di Toni Masè, padre di famiglia, imprenditore, uomo della comunità, mettendone in evidenza il carattere forte, la determinazione, l’onestà, la sua capacità di relazionare con una dirittura morale fuori dal comune, il modo con cui ha saputo affrontare il male che lo ha portato alla tomba. E riportato le parole che
gli aveva confidato domenica sera: “Quelli che mi sono stati vicino hanno fatto tutto il possibile per me. Adesso sono nelle mani di Dio…” Lunedì ci lasciava. Una folla, accorsa da tutto il Trentino, e non solo, ha voluto accompagnarlo nel suo ultimo viaggio, portato a spalle dai suoi dipendenti dalla casa di Vadaione fino alla chiesa di santa Lucia, incapace di accogliere tante persone. Con lui se ne andato una personalità che ha segnato profondamente l’economia, la vita e la storia di questa valle. A salutarlo abbiamo notato tanti personaggi impegnati nella vita politica (Grisenti, Malossini…) nell’industria, nel turismo e in tanti altri settori, ma quello che ci ha più colpito è stata la partecipazione di tanta gente comune, semplici lavoratori, suoi compaesani e convalligiani… una testimonianza vera, sentita di affetto e di cordoglio.
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Abbiamo deciso
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per la semplicità
... e scelto il nostro impasto ideale! IMPASTO
BASE
IMPASTO
LIGHT
acqua “di Bolbeno” farina bianca di grano
farina di grano Kamut biologico
sale
acqua “di Bolbeno”
sale
tenero “00“ con soya e cereali
lievito di birra fresco
lievito di birra fresco
olio extravergine
olio extravergine
il pomodoro Italiano, lo speck Trentino, ... e poi i formaggi nostrani... e molto altro!
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Il Saltaro delle Giudicarie
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Ultimamente avvisato, anzi mezzo avvisato, mezzo salvato, per le mie devianze politiche, ai Saltari non è permessa alcuna opinione del bene e del male, essendo “super Partes”, in politica devo fare “zitto e mosca” per non disturbare le armonie dei celesti compromessi. Ma scandalo o no, sul sesso non transigo, ne parlo, a costo di rimetterci la pensione e le prebende che il cielo ci riserva, troppa è l’ignoranza che regna in proposito in Giudicarie, troppa l’arretratezza a riguardo, i tempi cambiano, cambiano i costumi, e i Giudicariesi che non tengono il passo, troppo presi dalle cose terrene e troppo legati alle costumanze ataviche della nostra terra. Ohibò! Il mondo è cambiato, aggiornatevi! E ve la spiego io, con la franchezza che mi è solita, a costo di scontrarmi col mondo intero, clero e sacrestie comprese, fa parte delle mie mansioni custodire le vostre case, i vostri averi, e aprire le vostre menti alle variazioni climatiche, politiche e sociali. Non si finisce mai d’imparare, ve lo garantisco, e scusatemi se oso rimettere in discussione tutte le vecchie conoscenze in proposito. Eh, già il sesso! Non so se ve ne rendete conto, ma, io con voi, siamo ancora fermi al vecchio concetto di maschio/femmina, uomo/donna, lui è lei,...amici miei, roba da medioevo! Oggi si è molto più avanzati nei salotti di chi ne sa più di noi, oggi ci sono vari generi: gli eterosessuali, gli omosessuali, le lesbiche, i gay, i trans, i bisex, i plurisex, i casualsex, e quelli che come viene viene, pronti a tutto. Non
IL SALTARO DELLE GIUDICARIE
Sessualità “fluttuante” e politica “errante”! I
Quando la politica vive di ambiguità, scandali al sole e nuove “tendenze”
niziamo l’anno nuovo parlando di sesso. Indecenza, scandalo, tregenda, nell’empireo fra ventate di gelo e preghiere inascoltate per la mia redenzione, si sta pensando di espellermi dall’albo dei Saltari, troppo c’è che l’imbarazzo della scelta e puoi cambiare preferenze, come l’abito, da un giorno all’altro. Del resto, basta guardare la TV, c’è presente ad ogni ora, ovunque, un vasto campionario di specie sessuali. Anzi, sembra proprio che non si possa fare trasmissioni senza la loro presenza in qualità di ospiti, opinionisti, concorrenti ecc. Ormai “l’intellighenzia” nazionale sembra concentrata nelle menti pensanti dei vari Cecchi Pavone, Malgioglio, Vladimiro, detto Luxuria, Platinette, Signorini, Aldo Busi, ed altri casualsex più o meno noti, sempre ad alto tenore d’intelletto e di acume critico. Ma quella che mi è più simpatica, per la faccia che ha, per la voce, per il sorriso, è la Paola Concia, parlamentare Pd, lesbica dichiarata, sempre in TV
e sempre pronta a parlare di tutto, non c’è argomento che non conosca. Ascoltandola, però, mi sorge spontanea una domanda : “Ma questa Concia, è così ricercata in TV perché è onorevole o perchè è lesbica?” Dai ragionamenti che fa, la domanda mi sembra più che legittima. E proprio lei, così colta e donna
ribelle, turbolento, ingovernabile, da un po’ di tempo intrattabile e disobbediente alle secolari regole del convivere sereno e gaudioso, così come si costuma lassù da secoli nei secoli.
di mondo, mi ha scioccato, il vostro Saltaro, rotto ad ogni nequizia e ad ogni nuova, è rimasto basito. Ultimamente la nostra ha svelato con grande gioia del mondo intero, che si, lei è lesbica, ma non sempre, più che altro è “diversamente normale”, la sua sessualità l’ha definita “fluttuante”. Orpo! Questa specialità
non l’avevo mai sentita, neanche sapevo che esistesse. Come sarà questa “sessualità fluttuante”? Ho provato a farci una ricerca e non mi è venuto fuori niente di buono, mah, a me sembra più che altro una sessualità incerta, ambigua, confusa, vaga, proprio non saprei definirla. Ma definisce invece, e molto bene, la nuova morale, quella del terzo millennio, un modo distorto di concepire la sessualità sempre più diffuso e che ogni giorno viene propagandato attraverso i media, giornali e televisioni, e che trova sempre nuovi adepti. Che strano, in effetti siamo in un mondo dove tutto è possibile, dove tutto è lecito, tutto normale, tutto è consentito con “la moralità fluttuante” che ormai ci ritroviamo. Un mondo dove tutto sembra ondeggiare, senza
Intitolata al maestro Tranquillo Giustina la scuola di elementare di Caderzone Terme Il sindaco di Caderzone Emilio Mosca, le maestre che con Giustina lavorarono, l’assessore alle politiche sociali della Comunità delle Giudicarie Luigi Olivieri, i dirigenti scolastici che lo ebbero come collega e chi ora, maestri e coordinatori, ne raccoglie e porta avanti il lavoro, hanno voluto ricordarlo affettuosamente, fra aneddoti e un po’ di commozione. Soprattutto, c’era l’allegria dei bambini delle elementari, e il loro sarebbe stato l’omaggio più gradito al vecchio maestro Tranquillo. Hanno disegnato, cantato e recitato per quell’insegnante mai conosciuto di persona, ma che non solo ha contribuito a crescere molti dei loro genitori durante gli anni principali della formazione culturale e umana di un individuo, ma ha anche lasciato alla comunità un grande patrimonio storico e letterario. L’intitolazione della scuola è un omaggio ad una di quelle tante figure d’eccezione spesso penalizzate da un carattere schivo e un’innata sobrietà, che le nasconde all’occhio distratto delle masse. Tranquillo Giustina iniziò ad insegnare a 19 anni, nel
L
a scuola primaria di Caderzone Terme è stata intitolata al maestro Tranquillo Giustina, lo testimonia una targa all’entrata dell’istituto, la sua foto con i tratti salienti della sua vita in bella mostra nella scuola,
ma soprattutto la grande riconoscenza che genitori, autorità e bambini hanno voluto dimostrare in occasione della cerimonia di apposizione della targa alla memoria del maestro, storico, poeta e letterato Giustina.
Tranquillo Giustina
1948, in Istria e lo fece per i successivi cinque decenni nei quali dopo varie peregrinazioni che lo hanno visto nelle provincie di Udine, Vicenza e Padova, poi la Sardegna, è tornato a Bocenago e Caderzone da dove la sua famiglia era partita alla volta di Monfalcone. Un “maestro di antico stampo”, l’ha definito il suo amico e compagno di lavoro Mario Antolini, di
quelli con nel cuore la missione di insegnare, accudire e preparare i ragazzi a lui affidati. In Rendena, il maestro Tranquillo è anche ricordato per la sua seconda professione, che iniziò a svolgere una volta andato in pensione, quella di storico e scrittore. Una passione per la terra dei suoi antenati dove era sbarcato da adulto che lo porterà
a scrivere una trentina di libri e parecchi articoli e saggi comparsi nel corso degli anni su periodici e riviste, oltre a cimentarsi come poeta e scrittore di letteratura sotto lo pseudonimo di Enrico Direvi. E’ grazie alla sua caparbietà di conoscere la storia della Rendena e rinsaldare le sue radici trentine che la conoscenza collettiva non ha perso la memoria di perso-
naggi come il suo Marco da Caderzone, il più famigerato dei figli illegittimi dei Lodron, o Nepomuceno Bolognini, l’industriale garibaldino e letterato di Pinzolo, ma anche le vicende della casata dei Lodron e le testimonianze della presenza carolingia in Rendena, solo per ricordare i suoi studi più noti. “Non era mai pago delle sue indagini – racconta con affetto il collega Antolini – voleva sempre arrivare fino in fondo ad ogni possibile conoscenza, e anche nella stesura dei testi non era mai contento, continuamente assillato da una quasi affannosa rincorsa verso il massimo della perfezione linguistica”. Tranquillo Giustina è stato per tutti il Maestro della valle, con la M maiuscola e con quell’aura di sacralità che una volta veniva riservata ad una figura centrale nella vita dei piccoli borghi di valle, così oggi viene ricordato come mentore della scuola di Caderzone. (d.r.)
sicurezze, dove tutto è vero e nel contempo tutto è falso, a seconda dei punti di vista, vuoi vedere che prima o poi diventeremo un mondo di umanoidi (Ogm!), di ignota provenienza e di ignote prospettive, e quelli che oggi sono “normali” diventeranno un’esigua minoranza protetta e tutelata dal WwFf ? Certo, sarà così, ne sono sicuro, se non si correrà ai ripari, per Dio!, riscoprendo le vecchie regole di una vita semplice, che si rifaccia all’immutabile natura del creato, che ritorni alla chiarezza ed alle poche certezze che determinano il mondo, nel rispetto della libertà di tutti, ma nel convincimento che solo rientrando nel pieno possesso delle nostre facoltà sapremo distinguere la gramigna dal grano, le sciocchezze dalle cose importanti, i programmi seri dalle sceneggiate, quello che ci è utile, da quello che è futile. Prestiamo un po’ di più attenzione a noi stessi, alla nostra storia, alla nostra vita, con consapevolezza, con comprensione, ma anche con fermezza e determinazione, le armi più efficaci per difendersi dai condizionamenti “fluttuanti” del mondo d’oggi. Non sempre la TV rappresenta con verità la quotidianità del mondo, spesse volte ti propina dibattiti, scene ed immagini che possono convincere che non c’è senso nella vita, che non dobbiamo fare scelte, che tutto è già preconfezionato, tutto già pronto per noi, che dobbiamo evitare persino di pensare, c’è chi pensa per noi. Eh no! Così non va! Ci prendono per citrulli? Se non perdiamo il filo, se teniamo stretta la testa fra le mani, se ci guardiamo allo specchio ogni mattina, se sappiamo essere noi stessi, non ci saranno “flutti” di sorta che potranno scardinare la nostra serenità, rimarremo saldi e forti come i graniti della Val di Genova, nessuno può insegnarci chi siamo, se non glielo permettiamo. Buona la predica, mi piace, il sesso è tema di grande attrazione, normale o fluttuante che sia, vai a farglielo capire, lassù, che non accettano lezioni da nessuno, così spero d’aver aggiornato almeno voi, amici miei, sulle cose di questo mondo, non tutte buone a dir il vero, ma il buono ed il bello dipende solo da noi, e io ho grande fiducia nei Giudicariesi, gente testarda, ma fiera, onesta dentro e fuori, di sani principi e di grande intelligenza, sfoderiamo l’orgoglio degli avi, crisi o non crisi, il futuro ci arriderà. Parola di Saltaro! Ah, scordavo...AUGURI DI BUON ANNO, per voi, s’intende, perchè a me, coi secoli che mi ritrovo in groppa, uno più uno meno, non cambia quasi niente.
Attualità
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Pieve di Bono, via al Centro giovani
L’opera, approvata dal Consiglio comunale, diventerà un riferimento per il Piano Giovani della Valle del Chiese
Rendering Centro Giovani
L
a struttura andrà a riqualificare urbanisticamente la zona dell’ex scuola materna nell’abitato di Creto, costerà 3.377.000 euro di cui 2.074.870 di finanziamento provinciale, 500.000 messi a disposizioni dal Bim del Chiese e 802.130 dal Comune di Pieve di Bono. Il progetto – approvato dal Consiglio comunale di Pieve di Bono nella seduta del 27 novembre - prevede una fusione tra elementi architettonici moderni ed innovativi ed alcuni tratti tipici delle costruzioni storiche trentine.
Nella nuova struttura, troveranno spazio servizi per i giovani, sale di ritrovo e una grande sala-teatro per la proiezione di film o la realizzazione di spettacoli, ma soprattutto di gestire spazi flessibili grazie a pareti mobili per assecondare le esigenze particolari degli utenti. “Uno dei principali risultati ottenuti in questi anni attraverso il lavoro del progetto “Per un futuro migliore” - spiega il sindaco di Pieve di Bono Attilio Maestri - è stato quello di aver messo attorno ad un tavolo gli amministratori di tutti i comuni della
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ttenuto il via libero dal punto di vista tecnico a metà novembre, il Centro giovani di Pieve di Bono si avvia a diventare realtà. Un’idea nata già nel 2007, anno nel quale l’amministrazione comunale guidata da Attilio Maestri lanciò l’idea di un centro di aggregazione giovanile che potesse divenvalle del Chiese, aver cercato insieme di superare le molteplici diversità e i forti campanilismi normali in un contesto di Valle, per iniziare a lavorare su una progettualità condivisa e comune in ambito di politiche giovanili e sociali. Non è un risultato da poco ed ha rappresentato un importante lavoro per porre le basi anche ai
Centro Giovani, situazione oggi
Piano giovani di zona che le amministrazioni hanno deciso di attivare negli ultimi anni”. Un percorso, quello della definizione dei contorni dell’operazione, condiviso negli anni assieme ai ragazzi del “Piano Giovani”della Val del Chiese evidenziando la necessità di una struttura che rappresenti un
tare punto di riferimento per tutti i ragazzi della Valle del Chiese. La centralità orografica di Pieve di Bono, in questo senso ha giocato un ruolo fondamentale; il progetto poi è cresciuto assieme allo sviluppo del Piano Giovani di Valle, trovando in esso condivisione e un punto di riferimento a livello programmatico. luogo di ritrovo “centrale” rispetto ai 15 comuni della valle, distribuiti su una linea di circa 30 km, fruibile dunque dagli oltre 3000 giovani di età compresa tra i 10 e i 30 anni che qui vivono. “Tale sviluppo, certamente di respiro sovracomunale – ha detto Maestri – rappresenta un tassello importante per rafforzare
sinergie con il Consorzio turistico della valle del Chiese, la rete di attrattive della Valle come Villa De biasi, la Val di Daone, Boniprati, e rappresentare anche un vettore importante per lo sviluppo turistico movimentando il mondo giovanile con ipotesi di scambi culturali, campus e attività formative”. (r.b)
Centro Giovani, come sarà
Ridurre l’anidride carbonica (CO2) si può? Grande interesse per l’incontro proposto dall’amministrazione comunale di Fiavè sulla riduzione delle emissioni di CO2 Il Comune di Fiavé con Delibera del Consiglio Comunale n. 13 del 24 maggio 2012 è uno dei primi comuni Trentini ad aderire al Patto dei Sindaci, un iniziativa di rilevanza europea che prevede la riduzione delle emissioni di anidride carbonica entro il 2020 di oltre il 20% attraverso l’efficienza energetica, l’incentivazione all’utilizzo di energia rinnovabili, la sensibilizzazione verso stili di vita e mobilità più sostenibili. Mercoledì 28 novembre ore 20:30, la sala consiliare del Comune di Fiavé ha ospitato un incontro con i cittadini per discutere sugli interventi possibili per ridurre le emissioni di CO2. Durante la serata sono intervenuti esperti di Agenda 21 consulting, società incaricata dal Comune per la redazione del Piano d’Azione per l’Energia Sostenibile (PAES). Tra i partecipanti gli amministratori comunali, il pre-
sidente della Cassa Rurale Don Lorenzo Guetti, e diversi operatori economici. Il Sindaco Nicoletta Aloisi ha aperto l’incontro spiegando ai partecipanti i motivi per i quali l’amministrazione ha inteso aderire al Patto dei Sindaci: sostenibilità, protezione dell’ambiente, migliore qualità della vita. Nel territorio di Fiavé sono state emesse più di 5000 tonnellate di CO2, gran parte delle quali (circa il 58%) sono riconducibili a consumi di energia elettrica e combustibili per il riscaldamento degli edifici residenziali. Le emissioni di anidride carbonica dovute ai trasporti privati rappresentano circa il 30%, quelle del terziario commerciale l’8% e quelle della pubblica amministrazione (edifici, illuminazione pubblica e mezzi comunali) circa il 5%. Il Comune ha inoltre affidato ad Agenda21 consulting l’attività di diagnosi e certificazione ener-
getica dei 10 edifici comunali. Per ogni immobile oltre alla certificazione energetica si stabiliranno anche gli interventi di miglioramento energetico con una valutazione in termini di benefici economici ed ambientali. L’esposizione dell’ing. Matteo Manica ha sottolineato inoltre le iniziative già assunte dal Comune nell’ambito dell’efficienza energetica come la coibentazione esterna, la sostituzione dei serramenti e della caldaia presso il Municipio; la coibentazione e la sostituzione dei serramenti presso la scuola elementare. Gli sforzi dell’amministrazione rivolti alle energie rinnovabili hanno riguardato la realizzazione dell’impianto di teleriscaldamento a pellet per palestra e scuola elementare, la realizzazione di tre impianti fotovoltaici presso la scuola elementare, la palestra e il Municipio e di un impianto solare termico a servizio
della palestra. Sono inoltre stati sostituiti diversi punti dell’illuminazione pubblica obsoleti con la nuova tecnologia a LED in alcune frazioni del paese. Tutti questi interventi hanno permesso al Comune di ridurre i propri consumi e di conseguenza le emissioni di CO2 dal 2007 al 2011 precisamente del
27% per gli edifici e gli impianti e del 5% per l’illuminazione pubblica. I presenti sono stati poi coinvolti in un attività: “Ridurre le emissioni si può? Cosa posso fare IO, cosa possiamo fare NOI”. Ogni partecipante ha potuto proporre una serie di iniziative volte alla riduzione delle emissioni di CO2 a
titolo individuale e collettivo. É stata infine distribuita la Dichiarazione Ambientale del Comune di Fiavé che illustra le prestazioni ambientali dell’amministrazione ottenute grazie al Sistema di Gestione Ambientale che ha permesso di ottenere la registrazione ambientale EMAS III.
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Il libro
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“Il sindaco di Costanidia. Racconto naìf”
Nel secondo libro di Adelino Amistadi c’è il racconto delle nostre comunità
“C
di Giuseppe Ciaghi
ostanidia ormai gli era chiara e trasparente come l’acqua, ne conosceva i personaggi ,la storia, l’indole, vita morte e miracoli di ognuno, l’onestà, la laboriosità, ma anche Il testo, 457 pagine fitte fitte e in caratteri minuti senza la pausa di una foto o di un disegno, compendiato per altro magistralmente nella splendida copertina dall’estro di Amedeo Marchetti, (pennello un po’ matto e un po’ genio anche lui, proprio come i paesani di Feronio), partecipa al lettore in maniera diretta, sincera, immediata e coinvolgente, incuriosendolo e appassionandolo, le vicissitudini, i pensieri, i travagli, le riflessioni di “un uomo libero fin da ragazzo di pensarla alla sua maniera, che mal sopportava i soprusi e le alterigie dei potenti…forte e volitivo per natura, onesto e poco addomesticabile”, chiamato dalla sua gente a guidare il comune nel dopoguerra, in momenti difficili per tutti. Erano tempi in cui “fare il sindaco era una missione, santa e doverosa, per chi al proprio paese fosse legato da amore convinto…” Ma “fare il sindaco “ era anche “come andare in guerra”, con “gli alleati che si squagliano e ti lasciano solo a
combattere contro il nemico, dove la guerra è il confronto continuo con la tua gente ed il nemico sono le infinite complicanze che ti si presentano ogni giorno …fatte di poca cosa, ma fastidiose, che tolgono la serenità”. Eventi e responsabilità lo tormentano, specie agli inizi; gli rendono difficile la vita nei rapporti con il pubblico e persino dentro la famiglia, tanto da “sconvolgergli, cambiargli e ridisegnargli l’esistenza…” Di lunedì in lunedì in municipio “luogo sacrale della comunità” si costruisce con tenacia e determinazione un’esperienza di straordinario spessore, umano e culturale insieme, fatta di “buon senso e molta tolleranza”, capace di dirozzarne il carattere per adattarlo alle circostanze più diverse. Pian piano capisce che “dar tempo al tempo”, che saper pazientare, il più delle volte risolve gran parte dei problemi e dei guai. Così che alla fine può abbracciare il suo piccolo mondo con uno sguardo carico di affetto,
le tresche e le ribalderie, ne avrebbe potuto scrivere un libro”…strenna che “l’Adelino”, per tanti anni sindaco di Roncone, - pardon di Costanidia – ci ha fatto trovare sotto l’albero di Natale. di calore e di simpatia, soffuso talora da un velo di compiacente e distaccata ironia: “ toccava a lui, ne era cosciente, oltre che curare la sicurezza, la tranquillità, il lavoro, il pascolo delle malghe e il bosco della comunità, mantenere entro binari accettabili l’azione dei truffatori di turno, ritemprare gli onesti, convincere i riottosi e convertire gli sbandati” convinto che “Costanidia avrebbe avuto un grande futuro, anche se l’indole godereccia e libertina dei suoi paesani, ne avrebbe marcato per sempre storia e avvenire”. Già i suoi paesani : “montanari che dicono pane al pane e vino al vino. Fatti così. Genuini, sinceri, ai quali non piace esser presi in giro… e se qualcuno ci prova, il sangue nelle vene ribolle come in una caldaia, e possono anche oltrepassare la misura, ma solo se provocati…” In tutto simili a lui. I suoi occhi, occhi laici, smagati, attenti a tutto, ci permettono di cogliere la vita della comunità fin nei suoi risvolti
più reconditi, di penetrare dentro l’anima dei protagonisti, di respirare l’atmosfera degli ambienti, pubblici e privati, che ne costituiscono il tessuto sociale e scandiscono i ritmi del (soprav)vivere quotidiano, di condividere con la natura, il paesaggio e gli animali l’eterno immutabile susseguirsi delle stagioni insieme al variare dei lavori nei campi e alle occupazioni dei contadini. I rapporti con i politici e le loro clientele, col parroco e le sue pretese, col maresciallo dei carabinieri e con l’apparato “un segretario comunale capace solo di complicare le cose anziché di aiutarti” ricostruiscono, con aderenza alla realtà ed efficacia
Giovani e lavoro, un’iniziativa concreta
Nello scorso numero il Giornale delle Giudicarie ha lanciato un’iniziativa concreta di supporto e vicinanza al mondo del lavoro giovanile, ossia quella di dare visibilità ed attenzione a nuove iniziative imprenditoriali che abbiano come protagonisti gli “under”. Un piccolo modo per essere vicini al mondo del lavoro in questo momento certo non facile in cui la congiuntura economica mette a dura prova la capacità occupazionale anche del Trentino. La prima segnala-
La copertina del libro
Adelino Amistadi
straordinarie, le condizioni in cui si sono trovati ad operare la maggior parte dei sindaci delle nostre valli in quel contesto storico. Il volume ci pare voglia essere anche un riconoscimento, un omaggio al loro impegno. Ma “il sindaco di Costanidia” è anche un “racconto naif”. Un po’ lungo per la verità, articolato in 45 capitoli. Somiglia più a un romanzo, di quelli storici, con i Promessi Sposi per modello. Dove personaggi immaginari contribuiscono alla costruzione di una realtà ben definita, estremamente vera. Vi si intrecciano e si rincorrono storie diverse, in un susseguirsi armonico di episodi che vanno dal serio al faceto, al tragicomi-
co, con trame e suspense degne di un giallo. Il tutto condito da una regia sapiente, da una scrittura gradevole, da una conoscenza approfondita della vita paesana, di una vita che si sente condivisa e partecipata. Vi si avverte, accanto alla consueta abilità descrittiva e ad alla sua acuta capacità di osservazione, il grande amore di Adelino Amistadi per il proprio paese e per la sua gente. C’è chi scrive di storia compulsando documenti, e chi ne scrive sulla traccia di esperienze vissute. Entrambi aspetti essenziali alla conoscenza di un passato che altrimenti andrebbe perduto. Purtroppo nei nostri archivi troviamo solo i primi…
zione giuntaci in redazione è quella di Fisio Frama(qui a fianco), uno studio di giovani fisioterapisti, 25 anni ed entrambi residenti nelle Giudicarie, aperto a Carisolo da novembre del 2012. Naturalmente segnaliamo che questo spazio è aperto a tutte le nuove iniziative messe in campo dai giovani. L’invito è quello di scrivere a redazionegdg@yahoo.it e segnalarci la vostra azienda.
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Comuni “catastali” e comuni “amministrativi” Una differenza storico-politica da tener presente mentre si discute di “fusioni” e accorpamenti
Va ricordato che i Comuni catastali sono il riconoscimento giuridico - (prima da parte dell’Impero austroungarico, poi del Regno d’Italia, ed ora della Repubblica italiana e della Provincia Autonoma di Trento) - della “spartizione territoriale” che le antiche generazioni (per le Giudicarie dal 1027 al 1803) sono riuscite a concordare fra loro col famoso “libro de le Crós”. La trascrizione giuridica dei confini catastali è stata fatta, nelle Giudicarie, negli anni 1860-61 da parte dell’amministrazione austroungarica e sono stati riconosciuti ufficialmente 91 Comuni catastali, che sono rimasti intatti e che non possono essere né unificati, né tanto meno aboliti: tali sono e tali restano, addirittura con una propria indipendenza amministrativa attraverso la gestione autonoma delle Asuc (Amministrazioni Separate di Uso Civico). Il Comune amministrativo, invece, è un Ente costituito ed “imposto d’autorità” dal potere governativo di ciascun momento storico, per cui può continuamente
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di Mario Antolini Musón
ella attuale “diatriba” che investe i Comuni trentini in merito sia alle “fusioni” che alle “gestioni associate” vorrei permettermi di annotare che mi sembra che siano ben poche le fonti - persone ed enti - che stiano tenendo cambiare di dimensione, di popolazione, di posizione giuridica ma sempre e solo preposto all’organizzazione dei “servizi pubblici” da eseguire a favore dei cittadini. Per quanto riguarda le Giudicarie si parte con i primi Comuni costituiti dal Regno di Baviera nel 1806, per passare ai 13 Comuni del governo napoleonico nel 1811, giungendo ai 63 Comuni austrongarici poi riconosciuti anche dall’Italia fino al 1928, per passare ai 16 Comuni durante il periodo fascista e per tornare ai 40 Comuni della Regione-Trentino Alto Adige negli anni Cinquanta ed ai 39 odierni. Ogni Comune amministrativo, territorialmente parlando, è sempre costituito dalla somma dei comuni catastali fra loro confinanti che ricadono nell’ambito del loro decreto di costituzione. Il problema della “unifica-
in considerazione i due specifici aspetti storicoamministrativi delle situazioni di fatto, ossia la presenza dei Comuni catastatali e dei Comuni amministrativi, dei quali occorre saper valutare la loro sostanziale differenza.
Una veduta di fine Ottocento di Tione
zione dei Comuni piccoli” non sè solo giudicariese, né solo trentino, né solo italiano: è un aspetto organizzativo allo studio di tutte le nazioni perché, poiché il Comune moderno costituisce l’ossatura portante della società; ed è per questo che sottende tante di quelle problematiche da dover essere tenute costantemente nella massima considerazione
dai poteri statali/nazionali/ provinciali. Quindi anche le “diatribe” (giuste discussioni) oggi in atto in Giudicarie e nel Trentino fanno parte di questo grande bagaglio europeo ed extraeuropeo e va affrontato con serietà di studio ed avvedutezza storica e, perciò, non va dibattuto su contrarietà temporali e locali (o addirittura personali) con sentimentalismi
emotivi e posizioni mentali preconcette che ne intaccano la solidità giuridica e culturale. Proprio in questi giorni, per motivi di studio, ho trovato di un articolo sulla “Concentrazione dei Comuni” pubblicato sulla Gazzetta ufficiale di Trento n. 257 del 29 novembre 1859, nel quale si evidenziava l’aspetto unificante della
necessaria unificazione con la scritta: «Fu mai sempre la base, l’àncora, il perno de’ governi il motto viribus unitis / l’unione delle forze; con esso ben applicato e a tempo si mantiene costantemente imperturbato l’ordine nell’interno degli Stati, con esso si tengono in soggezione i Governi all’estero; desso è che promuove e conserva il tanto a’ nostri dì apprezzato e indispensabile equilibrio politico non solo in tutta Europa, ma ben anche nell’intera sfera mondiale; desso infine smantella superbe torri, ed atterra pareggiando al suolo credute inespugnabili fortezze. E perché, dunque, non si applicherà questo nobile e celebratissimo motto anche nella concentrazione di piccoli Comuni in un solo?». Queste considerazioni razionali di oltre 150 anni fa - a mio modesto parere dovrebbero riportare a galla la serietà dell’argomento in se stesso considerato, ma che oggi si ha l’impressione che si stia affrontandolo con troppa superficialità, senza offendere nessuno: nè persona, né ente.
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A differenza dei vecchi contratti soggetti alla disciplina dell’equo canone, in questo tipo di accordi la misura del canone è liberamente concordata tra le parti (locatore, ovvero proprietario dell’immobile e conduttore, ovvero l’inquilino). Peraltro, anche al fine di favorire la stabilità dell’accordo, nonché per tutelare il diritto del conduttore ad abitare per un periodo adeguato l’appartamento oggetto del contratto, il legislatore ha previsto che tali contratti siano sottoposti a rigide regole dirette a limitare la facoltà del proprietario dell’immobile ad influire in maniera determinante sulla loro durata. In particolare, è precluso al locatore di formalizzare regolare disdetta del contratto allo scadere dei primi quattro anni, se non in presenza di particolari condizioni specificatamente previste dalla legge. L’art. 3 della Legge n. 431/1998 prevede, infatti, che alla prima scadenza (4 anni) dei predetti contratti, il locatore può avvalersi della facoltà di diniego del rinnovo del contratto (che altrimenti si rinnoverebbe tacitamente per altri quattro anni), dandone comunicazione al conduttore con preavviso di almeno sei mesi, per i seguenti motivi: a) quando il locatore intenda destinare l’immobile ad uso abitativo, commerciale, artigianale o professioQuest’anno, la tesi di laurea di una “giudicariese”, ha affrontato l’argomento: “Problematiche igienicosanitarie di alcuni Rifugi di montagna del Trentino Occidentale”. Nel mentre ci si complimenta con la neo dottoressa Giada Bonenti di Bondo, la si ringrazia per averci fornito un abstract (riassunto) del Suo lavoro per la pubblicazione sul Giornale delle Giudicarie. La Sicurezza, in ogni sua variante possibile, è un presupposto indispensabile che deve permeare ogni momento della vita di ciascuno di noi. Il tema “sicurezza” e’ stato argomento di valutazione nell’ambito particolare della gestione di Rifugi di Montagna. I Rifugi, nascono come costruzioni abbastanza semplici, dotate di una zona dormitorio, ristoro e cucina con, generalmente annesso, un volume per l’alloggio privato del gestore, originariamente localizzati in zone relativamente remote ma strategiche per le attività alpinistiche ed escursionistiche. In un mondo in continua trasformazione anche i Rifugi di Montagna sono stati “costretti” a stare “al passo con i tempi”. Nel corso degli anni infatti, in seguito al notevole aumento di frequentatori della montagna, queste realtà sono
LEGGE/ L’esperto risponde
Contratto di locazione ad uso abitativo Disdetta alla prima scadenza, che fare?
a cura dell’ Avv. Francesca Zanoni - Fiavè Si è rivolto al mio studio un cliente, proprietario di un immobile concesso a terzi in locazione per uso abitativo, il quale voleva sapere se e in quali casi egli avrebbe potuto rientrare nel pieno possesso del proprio appartamento allo scadere dei primi quattro anni, senza dover attendere il decorso degli otto anni (4+4) previsti dalla nale proprio, del coniuge, dei genitori, dei figli o dei parenti entro il secondo grado; b) quando il locatore, persona giuridica, società o ente pubblico o comunque con finalità pubbliche, sociali, mutualistiche, cooperative, assistenziali, culturali o di culto intenda destinare l’immobile all’esercizio delle attività dirette a perseguire le predette finalità ed offra al conduttore altro immobile idoneo e di cui il locatore abbia la piena disponibilità; c) quando il conduttore abbia la piena disponibilità di un alloggio libero ed idoneo nello stesso comune; d) quando l’immobile sia compreso in un edificio
gravemente danneggiato che debba essere ricostruito o del quale debba essere assicurata la stabilità e la permanenza del conduttore sia di ostacolo al compimento di indispensabili lavori; e) quando l’immobile si trovi in uno stabile del
legge. La normativa che disciplina tali contratti va ricondotta alla Legge n. 431/1998 che regolamenta i contratti comunemente denominati 4+4, ovvero quelli che prevedono un vincolo di durata minima di quattro anni, rinnovabili per un periodo altrettanto lungo.
quale è prevista l’integrale ristrutturazione, ovvero si intenda operare la demolizione o la radicale trasformazione per realizzare nuove costruzioni, ovvero, trattandosi di immobile sito all’ultimo piano, il proprietario intenda eseguire
sopraelevazioni a norma di legge e per eseguirle sia indispensabile per ragioni tecniche lo sgombero dell’immobile stesso; f) quando, senza che si sia verificata alcuna legittima successione nel contratto, il conduttore non occupi continuativamente l’immobile senza giustificato motivo; g) quando il locatore intenda vendere l’immobile a terzi e non abbia la proprietà di altri immobili ad uso abitativo oltre a quello eventualmente adibito a propria abitazione. In tal caso al conduttore è riconosciuto il diritto di prelazione. È evidente che per poter formalizzare idonea disdetta allo scadere dei primi quattro anni è sufficiente
Una tesi “giudicariese” sulla sicurezza nei rifugi I
a cura dell’Azienda sanitaria provinciale
l Servizio veterinario dell’APSS di Tione, oltre alle attività istituzionali negli allevamenti e sugli stabilimenti di alimenti di origine animale, svolge attività di formazione sul campo nei confronti di studenti dei corsi di laurea in medicina veterinaria, in tecniche della prevenzione state costantemente migliorate nella struttura, nelle funzionalità, pur rimanendo sempre luoghi peculiari di accoglienza, ospitalità e di sicurezza in montagna. La “nostra zona” ospita numerose strutture: alcune sono gestite dalla Società Alpinisti Tridentini, altre sono di proprietà del comune di appartenenza, di privati o ancora di sezioni private del Club Alpino Italiano. Lo studio ha analizzato le possibili problematiche di carattere igienico-sanitario presenti in questi ambienti, sia che essi si trovino in “quota”, sia in zone relativamente limitrofe ai paesi del fondovalle. La scelta dei Rifugi “campione” è stata effettuata in base alla tipologia (Alpino/Escur-
nell’ambiente e nei luoghi di lavoro nonché dell’Istituto Agrario di San Michele – Fondazione Mach. Gli studenti interessati, nel corso degli anni, sono circa 40. Alcune tesi di laurea realizzate dagli studenti hanno per oggetto luoghi di lavoro e di produzione alimenti del nostro territorio.
Il rifugio ai Caduti dell’Adamello sulle Lobbie
sionistico), al periodo di apertura, alle diverse modalità di approvvigionamento delle merci, delle risorse idriche ed energetiche, allo
smaltimento dei reflui e dei rifiuti solidi ed alla formazione dei gestori in materia di igiene. Il lavoro svolto si può considerare uno studio
qualitativo-comparativo: il materiale è stato ricavato da interviste ai gestori dei Rifugi e da sopralluoghi effettuati direttamente in
Si invitano i lettori ad inoltrare le più svariate domande sull’applicazione del diritto a casi concreti al seguente indirizzo redazionegdg@yahoo.it. Le risposte ai quesiti di maggiore interesse verranno pubblicate sui successivi numeri del Giornale delle Giudicarie. che ci si trovi effettivamente in una di tali ipotesi. Proprio sulla base di tale presupposto la Cassazione si è espressa recentemente statuendo che “in linea di principio va affermato che solo quando il recesso del locatore è costituito da malizioso comportamento, preordinato a creare una stato di necessità, tale recesso non si configura legittimamente esercitato ai sensi dell’art.3 della legge n. 431/98. Al di fuori di tale ipotesi, il locatore può agire liberamente ogni qual volta si presentino particolari esigenze di carattere personali che appaiono, in base ad un’equa valutazione, meritevoli di protezione secondo la comune esperienza e nel normale svolgimento dei rapporti umani, personali e giuridici. In tal caso, il relativo accertamento va compiuto prescindendo dalla valutazione comparativa con le esigenze del conduttore e senza pretendere giustificazioni di ordine sociale che limiterebbero la libertà di scelta di ogni cittadino” (Cass. Civ. 26526/2009). ciascuna struttura. E’ stata utilizzata una check-list ad hoc al fine di valutare gli stessi aspetti in tutte le strutture. Successivamente i dati rilevati sono stati comparati fra di loro. I risultati conseguiti dimostrano che lo smaltimento dei reflui e dei rifiuti solidi possono essere considerati dei punti di forza di tutte le strutture visitate. Viceversa, i “talloni d’Achille“ evidenziati da questo confronto, riguardano il rispetto non sempre facile della “catena del freddo” durante il trasporto degli alimenti, la disponibilità e la potabilità delle acque destinate alla cucina. Sulla base di questi rilievi sono state ipotizzate proposte di miglioramento facilmente realizzabili con piccoli accorgimenti, quali l’ottimizzazione dei tempi di trasporto, l’utilizzo di attrezzature anche solo coibentate per chi direttamente effettua l’approvvigionamento delle merci, l’eventuale installazione di rubinetti temporizzati per evitare inutile dispendio d’acqua. Questi accorgimenti, peraltro di facile attuazione e poco impegnativi dal punto di vista economico per il gestore del Rifugio rendono più sicure le attività di gestione. A cura dell’Apss
Cultura
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GiambattistaSicheri,levere vicendedelpoetadiStenico di Ennio Lappi
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Gianbattisti Sicheri
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Dotato di viva intelligenza e particolarmente versato agli studi, fu in questo ostacolato dalla mancanza di mezzi della sua famiglia, quindi, per acquisire un’istruzione fu dapprima chierico e poi postulante francescano al Convento delle Grazie in Arco, ma, constatato che la vita monastica non faceva per lui, gettò il saio per dedicarsi all’insegnamento. Fu quindi a Milano dove si avvicinò ai circoli mazziniani rimanendo coinvolto nei moti del 1853, il fallimento dei quali lo costrinse a riparare in Canton Ticino dove trovò lavoro come docente, si sposò ed ebbe due figli, Domenico e Tebano. Tornato in Italia, a Milano riprese l’insegnamento, ma
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ancora una volta fu inquisito per la cospirazione mazziniana del 1864; fu arrestato e incarcerato ad Innsbruck, ma su di lui non si trovarono elementi incriminanti e ne uscì indenne. Nell’estate del 1866, mentre Garibaldi ed i suoi combattevano sanguinosamente all’Ampola e a Bezzecca conquistando la Val di Ledro, Giambattista era in vacanza in Giudicarie, ospite del fratello Francesco. Qui, fu raggiunto dalla richiesta del conte Gerolamo Martini e di Filippo Manci che, in nome dei comuni ideali consolidati dai fatti del 1864, lo invitavano a fare qualcosa che potesse dare a Garibaldi il pretesto per ignorare l’ordine di ritirata. Radunati
llo scopo di rimediare alle tante inesattezze con troppa colpevole leggerezza divulgate anche in tempi recenti sul poeta di Stenico, tanto meritevole quanto poco conosciuto, con un lungo e minuzioso lavoro di ricerca si sono potute delineare, con precisa documentazione, le vicende salienti della sua vita, spesso smentendo in maniera clamorosa in fretta alcuni amici fidati, la cosiddetta “banda Sicheri”, Giambattista si portò in Ledro da dove, ricevute le disposizioni, partì nottetempo intenzionato ad attaccare una postazione austriaca in modo da accendere la scintilla della sollevazione popolare ma, dopo poche ore di marcia, constatato che i nemici stavano ben in guardia, rinunciò al progetto e se ne tornò a casa. Questo, contrariamente a quanto enfaticamente divulgato in passato, fu l’unico episodio che avvicinò il Sicheri ai garibaldini. Nel dicembre 1866 Giambattista, perfettamente in regola con la giustizia austriaca se non altro per l’amnistia seguita alla Pace di Vien-
na, riacquistò un podere di montagna, la Credata in Val d’Algone, che qualche anno prima era stato di proprietà della sua famiglia e vi si stabilì dopo aver adattato alla meglio il preesistente fienile. In Algone i coniugi Sicheri vissero per quasi sei anni con i due figli nati in Svizzera, una terza figlia nata due anni prima a Milano e altri due nati in quel periodo. Nell’autunno del 1870, allo scopo di migliorare le precarie condizioni di vita della famiglia che da poco era cresciuta di numero, si dette inizio ai lavori per la costruzione di una nuova casa che avrebbe assicurato una vita più comoda per tutti. La nuova costruzione,
Il Coro Cima d’Ambiez protagonista in Belgio A conclusione di un anno molto impegnativo, nell’ottobre scorso, il Coro Cima d’Ambiez di San Lorenzo in Banale diretto dal maestro Alberto Failoni, ha intrapreso una lunga ed importante trasferta in terra belga. Venerdì 5 ottobre, grazie alla cortesia e all’interessamento del funzionario provinciale sig. Vittorino Rodaro , il coro ha avuto il privilegio di esibirsi nell’ampio atrio del Consiglio dell’Unione Europea a Bruxelles riuscendo a catturare l’attenzione di molti visitatori e funzionari dell’ istituzione. La giornata si è conclusa con un concerto questa volta presso la sede dell’Euregio, sempre nella capitale belga, davanti a molti emigrati italiani e trentini; al termine dello stesso il pubblico ha manifestato il proprio ringraziamento per le sensazioni e le emozioni provate durante l‘esecuzione dei brani. Nell’imponente cattedrale di St Michel, dopo aver accompagnato la Santa Messa prefestiva, il Coro Cima d’Ambiez ha potuto far risuonare le note di svariati brani del proprio repertorio popolare tra le volte della chiesa gotica. Sulla via del ritorno tappa nella cittadina di Genk presso la Missione Cattolica Italiana
dove il coro è stato accolto dal Prete “operaio”, di origine cembrana, don Claudio Pellegrini e da molti emigrati italiani, trentini e “San Lorenzini”. Nella piccola Chiesetta le nostre canzoni hanno accompagnano la funzione religiosa domenicale e dopo il pranzo, offerto dalla sezione ACLI di Genk, l’esibizione nell’ulti-
mo concerto in terra belga, ottenendo un grosso successo. L’esecuzione di brani quali “Signore delle Cime” o “Benia Calastoria” ha fatto scorrere qualche lacrima di commozione sul volto dei presenti ma ben presto la tristezza ha lasciato il posto alla gioia sulle note dell’Inno al Trentino e della Montanara.
quanto finora si sapeva. Giovanni Battista Sicheri, nato a Stenico il 27 marzo 1825 da famiglia contraddistinta dal soprannome Cangi che la differenziava dai numerosi rami Sicheri presenti in paese e morto a la Maddalena il 9 novembre 1879, si può considerare, dopo il Prati, il maggior poeta trentino dell’Ottocento. impostata in modo del tutto anticonformista con pianta a losanga e una specie di abside sul lato a valle, prosciugò completamente le finanze dei Sicheri costringendoli ad indebitarsi per ben 504 fiorini. Dopo pochi mesi il negoziante di Ragoli che aveva fornito i materiali per la nuova costruzione presentò il conto a Giambattista il quale, non disponendo della somma necessaria, non poté far altro che cedere l’intera proprietà al creditore. Era il 23 ottobre 1873. A questo proposito va ricordato che la casa della Credata è stata, chissà perché, indicata come “fortino garibaldino” caposaldo per la conquista italiana del Trentino e come tale celebrata per anni senza il benché minimo supporto documentale e contro ogni logica. Rimasti senza un luogo dove abitare, i Sicheri, dopo aver ottenuto il regolare passaporto per l’Italia, partirono alla volta della Sardegna dove Giambattista aveva saputo che vi era bisogno di buoni insegnanti. Sullo scorcio del 1873 giunsero così a La Maddalena dove, dopo alcune peripezie e la nascita di un’altra figlia, il nostro “poeta Cangio” fu
assunto come maestro nella locale scuola elementare, ma purtroppo la morte della piccola Fiordalina, ultima nata, e della fedele compagna, ne minarono la pur forte fibra che lo portò anche a perdere il posto di lavoro e, qualche tempo più tardi, alla morte avvenuta il 9 novembre 1879. Giambattista fu sepolto accanto alla moglie e alla figlioletta nel cimitero della Maddalena e qui si perdono le tracce fisiche del nostro poeta i cui resti giacciono in quella terra della quale ci piace pensare sia diventato parte, un granello di quel suolo italiano a cui tanto agognava. Giambattista Sicheri fu un uomo vero, un uomo del suo tempo, dall’acuta intelligenza usata con grande giudizio, non fu “eroe garibaldino” come fin’ora è stato considerato in Trentino, ma le sue opere stanno a fulgido esempio di quanto una limpida intelligenza possa far donare corpo ed anima alla patria, patria italica, non d’oltralpe. Ci si accorge allora della reale grandezza del “Poeta Cangio”, morto nella lontana e splendida Maddalena, che, a buon titolo, si può annoverare tra i maggiori letterati trentini.
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Arte
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Emanuelli, fotografi in Arco L’epopea rinasce in una mostra curata dal Centro Studi Judicaria
E per il tempo di Natale 2012 è stato organizzato e presentato il settimo segmento culturale dedicato ad una famiglia di fotografi fra i più importanti della storia trentina, gli Emanuelli di Arco, di generazione in generazione in attività già dai primi anni del ‘900, fino ad oggi. Per la verità già sul finire del 2011 lo storico studio ha chiuso i battenti e Fabio, ultimo dei fotografi di famiglia Emanuelli, pur rimanendo un passionario di fotografia, se ne è andato in pensione, consegnando ad altri l’onere di continuare nella professione. La mostra nella sua installazione razionale, tematica e cronologica si compone di numerose riproduzioni dove si possono osservare le grandi trasformazioni, del paesaggio naturale, le manifestazioni antropiche, i sistemi urbani e gli stili di vita delle comunità. La quasi totalità delle “opere visive” è presentata in risoluzione originale, mantenendo naturalmente il bianco e nero dell’epoca, in taluni casi anche le piccole distorsioni dovute al sopravanzare del tempo e molte volte presentando e rispettando i caratteri della tecnica manuale degli albori.
di Alessandro Togni
I
l progetto Judicaria Arte, voluto dal Centro Studi Judicaria per valorizzare e promuovere le ricerche estetiche e visive del territorio, ha presentato ad iniziare dal 2005 le indagini segniche ed astratte di Roberto Codroico, le figurazioni surreali di Paolo Dalponte, le espressività drammatiche di Sergio Trenti, la fotografia storica di Roberto e Luigi Bosetti, la pittura aniconica di Gianni Pellegrini, il mondo onirico e il sentimento naif di Amedeo Marchetti.
Fabio Emanuelli
Attraverso la specifica qualità filologica delle immagini si sono potute osservare e conoscere le proprietà ed i contenuti storici, ma anche sono emerse le atmosfere emozionali per una maggiore comprensione della vita e della sensibilità di un’epoca. La fotografia in effetti, nelle sue pionieristiche ricerche ad iniziare dal 1839, ben presto ebbe uno sviluppo tecnico al quale seguì anche una sempre maggiore consa-
pevolezza degli operatori; il suo compito inevitabilmente avrebbe contemplato talune “prestazioni sociali” come il ritratto, le vedute delle città, il reportage. Tutte le manifestazioni che precedentemente furono della pittura divennero materia per la fotografia che, nella sua oggettività, divenne “la tecnica della documentazione”. Anche Francesco Emanuelli, grande iniziatore della
storiografia della famiglia arcense, intuendo la modernità di questa tecnica di riproduzione della realtà, si distinse realizzando i suoi primi scatti ed immortalando re Vittorio Emanuele III, ma anche le vastità panoramiche del territorio ancora immerso nell’aura di una naturalità priva di urbanizzazione, inquadrando linee e geometrie della città di Arco dove sembra di cogliere il profumo della Mitteleuropa.
La fotografia venne percepita all’epoca come una tecnica del futuro ed in questo senso anche la composizione assunse una particolare rilevanza sia formale che strutturale. Francesco Emnuelli pare perseguire linguaggi che certamente coinvolgono una specifica funzionalità ma anche sono inclini a contenuti artistici: i motivi architettonici spesso vengono accompagnati da ornamenti di vario genere e anche quando troviamo la presenza di figure umane appare chiara la volontà del fotografo di restituire all’impianto visivo una sua completa qualità nel segno dell’ordine. La più esplicita rappresentazione comprensiva di funzionalismo e decorativismo si trova nella fotografia del “Ricovero di Arco” datata 1932, dove apparati tecnico scientifici, motivi decorativi e umanità, sembrano convivere in maniera totalizzante. E fin qui la mostra dal “profilo arcense”. E’ nella seconda sala dove troviamo altre fotografie, non provenienti dall’archivio famigliare Emanuelli ma frutto dei primi interessi per la fotografia di Giuseppe Chesi (1902-2002) inge-
gnere di Fisto che, giovanissimo e prima degli Anni ’20, realizza alcuni scatti di grande pregio documentario. Le lastre originali in vetro, sperdute e ritrovate per passione collezionistica da Fabio Emanuelli, a distanza di 90 anni sono state presentate nello splendore del loro contenuto iconografico. La Famiglia Chesi, le escursioni in montagna, i paesaggi e le case di Spiazzo con la frazione di Fisto, l’entrata in paese dell’Esercito Italiano e segnatamente la bandiera, simbolo dello spirito irredentista che accomunò molti trentini, sono i temi di maggiore significato. Meritevole anche la terza ed ultima sezione dedicata alla fotografia contemporanea di Fabio Emanuelli dove sono esplicite la sua predisposizione per la narrazione paesaggistica ed il gusto classico del ritratto in bianco e nero. In sede di inaugurazione sono intervenuti i figli dell’ingegner Giuseppe Chesi oggi residenti e occupati a Milano che hanno accolto con soddisfazione l’invito alla mostra presentata dal presidente del Centro Studi Judicaria Graziano Riccadonna e dallo storico prof. Romano Turrini.
LA MUSICA CONSIGLIATA DA KIMBO INA VELLOCET
“On land” di Brian Eno - 1982 Un album di 30 anni fa, “intensamente acuto” nella sua dilatazione cosmica … “On Land”, quarto frammento di musica elettronica ambientale, preparato e rilasciato da Brian Eno, Harold Budd e Jon Hassell durante lo svolgersi epico degli Anni ’80 (un tempo di profonda trasformazione della musica) si risolve dentro otto rappresentazioni sonore dal carattere uniforme dove il rallentamento espressivo si manifesta coinvolgendo respiri elettronici, rumori amplificati del mondo terrestre, abbandoni psicologici, evocazioni spaziali. Il suono
appare misterioso come un flusso emozionale dove, fra le onde sinusoidali, ogni tanto appaiono polveri e schegge che si intersecano provocando l’emersione di percezioni simili al ricordo. “Lizard Point” inizia questa sorta di passeggiata sensibile come se dopo una nostra miniaturizzazione, simili ad un piccolo insetto, dovessimo attraversare le foreste dei fili d’erba, le zone dove le gocce di pioggia hanno provocato dei laghi … “The Lost Day” si muove con il riverbero basso del vento mentre sembra si stia approssimando alla fine un cataclisma drammatico; “Tal Coat” nella sua vicinanza formale alle esperienze di “Music For Films” (1978) riconduce verso aperture maggiormente luminose dove i bagliori elettronici hanno il sopravvento;
così come “Shadow” è ombra seminvisibile descritta da bisbigli ed evanescenze notturne. E bellissimo brano è pure “Lantern Marsh” un condensato di glissando di origine metallica con accompagnamento di vibrazioni e rumori di fondo alla stregua di “Sonic Seasonings”, la lunga suite in presa diretta di eventi naturali che Wendy Carlos compose nel 1972; e “Unfamiliar Wind” dal carattere ondulatorio con sovrapposizioni di “canti organici” di uccelli e rane; mentre “A Clearing” sembra posizionarsi nella sua sostanziale immobilità umida ed acquitrinosa, mentre sfocia nell’estasi chiara di “Durnwich Beach Autumn”, ultimo palpito mattutino di sguardi verso lontananze, mentre la persistenza dell’aria fresca costringe a rimanere assorti prima del sorgere del sole …
Arte
“Alter nativitas” in mostra
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Al Paladolomiti di Pinzolo una collettiva con oltre 40 artisti
A
a cura di Mariapia Ciaghi
ll’interno della rassegna “l’Arte della natività” promossa dall’Assessorato alla Cutura del Comune di Pinzolo, per la seconda edizione è stata inaugurata lo scorso 22 dicembre La collettiva (che conta con la partecipazione di una quarantina di artisti contemporanei affermati a livello nazionale e internazionale) e presenta 53 opere tra quadri, sculture e fotografie, ha come fine quello di proporre un percorso alternativo, una pausa di riflessione sulla natività oggi, con linguaggi nuovi. Cosa significa nascere oggi? Cosa vuol dire venire alla luce come individui nel contesto sociale contemporaneo? Quale immaginario evoca oggi l’immagine di un neonato o di una nascita? A queste domande abbiamo cercato di dare una risposta attraverso l’arte. Rappresentativo, in tal senso, il lavoro di Aurelio Gravina, dove l’asino, collocato in una sorta di me-
La dea madre- Pietro Weber
tropoli fantasma, si domanda: “Dov’è il bambino?” o nella fotografia di Tomaso Marcolla “Ricordi”. L’attenzione degli artisti si è più rivolta al contesto, alla società che accoglie l’individuo come per Basevi, Damss, Giardini. Il racconto del paesaggio è predominante e qui emergono in particolare l’ironia dell’opera di Lucio Perna dove la stella cometa è reinterpretata: non raggiungere una grotta, ma una bidonville. Interessante anche il punto di osservazione della nascita che supera il limite del visibile a occhio nudo e si colloca in un universo cellulare e intrauterino di cui sono rappresentativi sia l’opera di Giovanni Gurioli che di Ana Erra De Guevara. Una chiave di lettura mistica la troviamo in Cosi-
La Farfalla- S. Riccadonna
la mostra “ALTER-NATIVITAS 2012” organizzata da il Sextante in collaborazione con Spazio Tadini di Milano e ospitata presso la sala espositiva del Paladolimiti di Pinzolo. mi e nelle opere di Stefania Riccadonna. Pietro Weber riprende nelle sue sculture la simbologia della Dea Madre presente in ogni cultura, che è, nelle sue tante manifestazioni, simbolo dell’unità di tutte le forme esistenti in natura. Al centro della sala espositiva l’artista Marco Nones (autore dell’opera di land art “Dna Sella”, vincitore nel 2011 del simposio internazionale di scultura del legno Montagn-Art di Thyon con l’opera “le fil du vent”) ha realizzato l’installazione di un bozzolo, opera dedicata all’ aforisma di Alda Merini “L’arte è un mistero che ha ali di farfalla”. La farfalla è da sempre uno dei più grandi simboli di trasformazione spirituale e rinascita. Il suo venire al mondo in forma di bruco,
da un uovo, rappresenta lo stato primordiale, caratterizzato però dal cammino verso la perfezione, verso la bellezza più pura. La metamorfosi inizia all’interno di un bozzolo duro, ventreutero simbolico, rappresentante la morte della forma pre-esistente; il bruco, racchiuso “ermeticamente” nel suo bozzolo, lo trasforma in un vero e proprio athanor e, come per magia, attraverso il “fuoco” trasmutatore, realizza la sua nuova identità: il bozzolo viene lacerato, e la farfalla appena sviluppata fa capolino dal suo rifugio. Quello che colpisce è come, in fondo, le diverse forme che assume questo insetto, siano solamente accessorie a un fine che non è la sola realizzazione della farfalla, ma l’espressione del movi-
Il bozzetto dell’istallazione di Marco Nones
mento vitale che essa incarna. Il suo processo è legato a un continuo rinnovamento. Anche nell’uomo c’è un progetto evolutivo, una sorta di disposizione al miglioramento, una tensione verso l’alto e verso lo spirito e c’è anche a livello fisico; la nostra forma umana non è nient’altro che una fase di un’evoluzione più ampia di quello che è l’Essere che fondamentalmente siamo. Nell’’indentificarsi troppo con la propria forma, l’evoluzione tende a tardare e, paradossalmente, tende a fallire. Se la crisalide si attaccasse alla propria forma non riuscirebbe mai a diventare farfalla. Tale processo include necessariamente, oltre che una reale
consapevolezza della transitorietà della forma, anche una disposizione al “sacrificio” della stessa. Così il bruco, una volta giunto a maturazione, trova un luogo dove potersi appendere attraverso la formazione di un bozzolo di seta e attendere, rivolto a testa in giù, immobile, il momento della “fioritura” della ali, per spiccare il volo come farfalla! Da questa premessa nascono anche le opere di Clelia Caliari in lana merino: “In fondo alla luce”, “Origini”,“Sospesi” ,“Presenze” , “Rinascere” . La collettiva propone quidi oggi una nuova sfida, una nuova visione tutta da scoprire attraverso la visita alla mostra di Pinzolo.
Arte della Natività 2012 - In primo piano l’istallazione di Marco Nones
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Sport
GENNAIO 2013
La rappresentativa di calcetto, campione d’Italia, aspetta di partecipare al campionato internazionale in Portogallo
Il sogno Mondiale delle ragazze del “Don Guetti” L
a squadra allieve dell’Istituto Lorenzo Guetti di Tione ha trionfato ai Giochi sportivi studenteschi di calcio a cinque vincendo la finale di Roma con un risultato quasi tennistico: un netto 6 a 0 alla rappresentativa toscana dell’istituto Itcg Enrico Fermi di Pontedera (PI). Quattro reti in cinque minuti hanno permesso alle ragazze Le ragazze di Raffaele Beretti hanno travolto le squadre del proprio girone – il Molise (8-0), il Lazio (9-2) e la Liguria (10-0) per scontrarsi nei quarti e in semifinale con le compagini più forti: l’Emilia, superata con un combattuto 5-3, e l’ostica squadra lombarda che, a dispetto del risultato conclusivo di 7-2, ha dato del filo da torcere alle giovani del Guetti in un match equilibrato fino ai minuti finali quando le giudicariesi hanno sbloccato la situazione mettendo al sicuro il risultato e prendendo il largo. “La vera finale è stata con la Lombardia, squadra tecnica ed esperta che ha mollato solo alla fine – conferma mister Beretti – perché le estrazioni ci avevano riservato il percorso più difficile con un girone di ferro. La finale è stata paradossalmente più semplice da gestire”. Tanto che in campo nella partita contro il Fermi di Pontedera c’è stata gloria per tutte le 10 ragazze del Guetti - Martina Brunello (30 reti in 6 giorni), Greta Brunello, Giorgia Zanetti, il capitano Arianna Bonenti, Beatrice Todesco, Annalisa Zulberti, Cecilia Greggio, Jullieth Quintero Villa, Silvia Ferrari e Alessia Periotto. Le giovani sportive si godono la vittoria a livello nazionale, ma sognano già un nuovo prestigioso traguardo: attendono di sapere se il calcio a cinque sarà scelto fra le discipline destinate ai mondiali studenteschi che si svolgeranno in primavera in Portogallo. Se la disciplina dovesse essere inclusa nel programma mondiale, alle calciatrici trentine toccherà l’onere e l’onore di rappresentare l’Italia nella competizione internazionale. Denise Rocca
trentine di affrontare con tranquillità la finale, arrivata dopo un girone eliminatorio dove la squadra del Guetti è avanzata come un rullo compressore.
La squadra allieve dell’istituto Lorenzo Guetti di Tione
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SPIAZZO RENDENA
Bracciate fra le polemiche
Sulla gestione della piscina di Spiazzo ancora tensioni. Nuoto Rendena: “Di tutto per farci chiudere” La vicenda della gestione della piscina di Spiazzo, che ha visto nei mesi scorsi protagoniste di un duro litigio l’associazione Rendena Nuoto e l’amministrazione comunale guidata da Michele Ongari , ha lasciato strascichi pesanti. Il dissidio, già alimentato da una serie di malumori e incomprensioni fra l’associazione e gli amministratori, è scoppiato quando al cambio di gestione della piscina e la riduzione delle tariffe alle associazioni la Rendena Nuoto ha deciso di mantenere invariate le quote d’iscrizione per offrire in aggiunta alla sua attività anche l’agonistica. Col comune non ci si è capiti, o la proposta non è piaciuta, a seconda delle versioni, ma di fatto la lite è degenerata, con lettere ai genitorie, minacce di addii e dichiarazioni di forza. Alla fine la Rendena Nuoto è comunque tornata nella piscina ora gestita dalla Pro loco di Spiazzo, ma l’amarezza è ancora tanta. “ Il nostro scopo , con delle azioni anche dure e decise, era quello di mettere dei paletti sicuri che ci prospettassero per il futuro di poter svolgere la nostra attività in maniera serena – spiega il presidente della Rendena Nuoto Michele Donati - e non doverla mettere in dubbio ogni qualvolta ci sia un cambio di gestione. Si è arrivati addirittura a minare la nostra credibilità e serietà di amministratori e si è fatto di tutto per screditarci e tentare di farci chiudere”. L’associazione è uscita sconfitta dallo scontro con l’amministrazione: “gli atleti si sono ridotti dei due terzi rispetto allo scorso anno – continua il suo sfogo Donati - anche a causa dell’ingresso a testa bassa di un’ altra squadra, la Brenta Nuoto di San Lorenzo in Banale, che in un momento di nostra difficoltà ne ha approfittato ed è venuta a Spiazzo a fare la propria campagna acquisti. Gli spazi acqua si sono ridotti a una corsia al giorno, per altro in orari poco consoni al nostro lavoro, si pensi che i ragazzini di IV e V elementare sono costretti ad allenarsi la sera dalle 19.30 alle 21”. Ci sono scoramento e rabbia nelle parole del presidente, ma quando si inizia a parlare di nuoto, lo sguardo è ad un presente fatto del gruppo Nuoto Rendena Rescue che si occupa di prevenzione e sicurezza come nucleo della protezione civile, i corsi di salvataggio in acqua per i piccoli delle elementari e delle medie per sviluppare la cultura della sicurezza e della prevenzione in acqua, gli allenamenti in piscina. Un presente comunque impegnato, al quale manca però l’attività agonistica, il progetto di quest’anno naufragato a Spiazzo. Voglia di mollare tutto? “No di certo – si riscuote Donati – anzi, abbiamo in cantiere cambiamenti importanti. Innanzitutto la nostra associazione sta cercando una nuova sede, via dal comune di Spiazzo e dalla piscina dove si trovava fino ad oggi, visto che ci è stato chiesto esplicitamente di andarcene dagli attuali gestori. Inoltre, stiamo valutando l’ ipotesi di cambiare nome, visto che ad oggi il nostro operare spazia in tutte le Giudicarie e oltre”. Nuovo nome, nuova piscina, nuovo inizio. Buona fortuna, e che il 2013 sia un anno sereno e proficuo.
Sport
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Dalla fiaccolata a “slittando sotto le stelle”. E a gennaio, diversi appuntamenti tra cui il Campionato provinciale delle Pro Loco
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ATLETICA
Impianto sciistico di Bolbeno: partenza col botto
“Una partenza col botto”; con queste poche parole i vertici della Pro Loco di Bolbeno, da quasi 50 anni ente gestore del famoso e glorioso impianto sciistico, esprimono la soddisfazione per i primi giorni di apertura. Fin da sabato 15 dicembre sono state davvero molte le persone accorse a Bolbeno per la pratica dello sci alpino ma anche per divertirsi con bob o slittini o anche solamente per osservare La fiaccolata del 30 dicembre, con oltre 1.500 persone presenti ha battuto ogni record in termini di partecipazione, ma anche tutte le altre iniziative collaterali si sono rivelate azzeccate, riscuotendo l’apprezzamento del pubblico: dall’animazione sulla neve, andata in scena tutti i pomeriggi dal 28 dicembre al 5 gennaio, alle cosiddette “slittate sotto le stelle” organizzate nelle serate del 2 e 4 gennaio presso il Campo primi passi Bolbenolandia appositamente illuminato, per finire con le escursioni sulla neve accompagnati dalle esperte Guide Alpine di Pinzolo. Tanti anche gli appuntamenti di cartello in programma nel mese di gennaio: si va dal 20^ Memorial Mario Marchetti in
programma il giorno dell’Epifania, al Trofeo Sci Club Bolbeno programmato per la domenica successiva, fino al Trofeo Alpini di Zuclo - Bolbeno del 27 gennaio, gara di slalom gigante aperta a tutti, anche a semplici simpatizzanti dei gruppi A.N.A.. L’appuntamento clou del mese cadrà invece domenica 20 gennaio: Federazione Trentina delle Pro loco, Consorzio Turistico Giudicarie Centrali e Pro Loco di Bolbeno organizzano infatti, dopo lo strepitoso successo dell’edizione inaugurale, la seconda edizione del Campionato provinciale sulla neve delle Pro Loco del Trentino: una giornata che vuole essere un momento di festa e di conoscenza per tutti coloro che si impegnano nel campo del volonta-
i propri figli, magari stando comodamente seduti presso lo Snow pub la Contea. Naturalmente, culmine di questo entusiasmante avvio di stagione si è registrato durante le vacanze di Natale, quando ai “valliggiani” si sono aggiunti anche tanti turisti, ormai abituati a trovare nel piccolo centro giudicariese un ambiente ideale per la pratica dello sci, in particolare per i più giovani.
riato turistico Trentino, risorsa fondamentale per il nostro territorio che va assolutamente sostenuta e valorizzata. A questa gara potranno partecipare tutte le oltre 160 Pro Loco del Trentino e i rispettivi soci in regola con il tesseramento (per iscriversi si invitano gli interessati a contattare il presidente della Pro Loco di appartenenza), ma anche i non-sciatori potranno
prendere parte alla manifestazione partecipando al pranzo conviviale in programma al Ristorante La Contea. Ultima annotazione, non certo per ordine di importanza, riguarda il trend delle iscrizioni al corso di avviamento allo sci che ha portato lo Sci Club Bolbeno tra le primissime posizioni in Italia quanto a numero di tesserati. Fonti del sodalizio riferiscono di un interessamento ancora maggiore rispetto agli scorsi anni, certamente anche aiutato dal mantenimento a soli 60 € della tariffa d’iscrizione che da diritto alla frequenza di ben 9 lezioni con cadenza bi-settimanale da 2,5 ore ciascuna. Per chi non lo avesse già fatto, si ricorda che le iscrizioni sono ancora aperte e per maggiori informazioni si consiglia di contattare lo Sci club Bolbeno (dal lunedì al venerdì, dalle ore 16.00 alle 18.00) al numero: 347.5206854.
Anno da record per l’Atletica Giudicarie Esteriori Si è conclusa da poco, con ottimi risultati agonistici, la stagione 2012 dell’Atletica Giudicarie Esteriori guidata da Piercarlo Riccadonna. A sostenerlo ed aiutarlo, il suo stimato direttivo, composto da: Cristina, Paola, Ginny, Zof, Sergio, Michele, Giuseppe, Enos, Giorgio e Anselmo oltre 35 tesserati. Tre le manifestazioni annuali organizzate ormai da diverso tempo con molto impegno e dedizione: - la corsa nazionale in montagna “inAMBIEZ”, valida come prova di campionato provinciale dl campionato individuale e inserita nel circuito Montagne Trentino. Ha visto alla partenza 350 fra competitivi e non ; con le vittorie di Elektra Bonvecchio della atletica Trento CMB, seguita da Laura Gaddo e Cristina Tenaglia e in campo maschile alla forte promessa italiana della corsa in montagna Alex Baldaccini dell’atletica Oribie di Bergamo, già campione Italiano e terzo Europeo, seguito da Gill Pintarelli e l’inossidabile Antonio Molinari. La “Lucciolata” di Terme di Comano, memorial Gabriele Riccadonna con un numero di iscritti record che superava le 1300 persone. Grande è stata l’affluenza e il calore del pubblico che si è divertito intrattenuto dal gruppo dell’animazione e per il primo anno, con grande successo, dalla banda del Bleggio. Come da tradizione, è stata offerta pastasciutta , bibite, dolci e del buon vino a tutti i presenti. A fine serata le premiazioni di tutti i bambini, che sono risultati più di 500, ai gruppi ed alberghi con il maggior numero di partecipanti. Poi la Camminata delle Terme di Comano, memorial Onorio Dalponte, una gara non competitiva aperta a tutti e affiancata la gara competitiva. Anche questa gara, con il record di partecipanti più di 350. Durante la premiazione è stato gradito, non solo dai più piccoli, la distribuzione gratuita di pane e Nutella. Tutto questo si è potuto ottenere, anche grazie a molti sponsor, che il presidente Riccadonna ha inteso ricordare nella tradizionale cena sociale di fine anno: Cassa Rurale Giudicarie Valsabbia Paganella, Azienda per il Turismo Terme di Comano Dolomiti di Brenta, Ass. allo Sport Provincia di Trento, a tutte le Amministrazioni Comunali della zona, all’Azienda Consorziale Terme di Comano, oltre ai tanti sponsor privati che hanno creduto in noi anche in questo momento di grandi crisi. Poi un ringraziamento ai volontari: Vigili del Fuoco di Stenico, del Bleggio Inferiore, Lomaso, di San Lorenzo, agli Alpini del Bleggio, , ai Carabinieri in Congedo delle Giudicarie, C.R.I vol di Ponte Arche, al Soccorso Alpino, al Radio club Brenta, alla banda del Bleggio naturalmente le Forze dell’Ordine di San Lorenzo, di Ponte Arche ed ai Vigili Urbani dell’Unione dei Comuni. Si ringraziano particolarmente le fam Floriani, fam Riccadonna e fam Dalponte, a cui erano dedicate le gare da noi organizzate.
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Sport
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Ascuola di Scialpinismo in Val Rendena L
Dal 2 febbraio al 27 marzo una “scuola” per diffondere la cultura della sicurezza
a Scuola di Scialpinismo “Val Rendena” organizza il 28° corso di scialpinismo che si terrà dal 2 febbraio al 17 marzo 2013. La scuola delle sezioni CAI-SAT di Tione, Carè Alto, Val Genova e Pinzolo organizza da più di vent’anni corsi specifici, dedicati ai soci CAI-SAT, per diffondere la pratica dello scialpinismo e la Ogni anno l’appuntamento si rinnova con l’organizzazione di corsi base (Scialpinismo 1 – SA1) dedicato ai principianti per apprendere la pratica dello sci alpinismo e la ricerca della sicurezza in ogni condizione, affinché l’allievo possa diventare autonomo su terreno facile ed all’interno di gruppi organizzati; e di corsi avanzati (Scialpinismo 2 – SA2) dedicato a persone più esperte con la prerogativa di essere un corso di approfondimento, per essere in grado di organizzare e condurre autonomamente una gita su terreno facile e partecipare a gite su ghiacciaio e/o che presentano tratti alpinistici di bassa difficoltà, organizzate da sci alpinisti più esperti. I corsi sono strutturati in lezioni teoriche dedicate alla presentazione dei contenu-
ti del corso, dei materiali, neve, valanghe, valutazione del rischio e, per il solo corso avanzato, delle manovre di corda su roccia, oltre che una serie di lezioni pratiche svolte durante uscite domenicali di una giornata lungo itinerari di scialpinismo nei gruppi Adamello – Presanella, Dolomiti di Brenta e gruppi limitrofi. In particolare il corso base prevede lezioni pratiche relative a: tecnica di salita e di discesa, topografia ed orientamento, utilizzo degli strumenti di autosoccorso A.R.T.VA. pala e sonda, scelta del tracciato di salita e di discesa, valutazione dei rischi ed osservazione del manto nevoso, lettura del bollettino neve, nivologia (neve e valanghe) oltre che principi di alimentazione e preparazione fisica.
cultura della sicurezza in tutte le situazioni ed i contesti tipici dell’ambiente scialpinistico. I corsi organizzati vengono condotti da un gruppo di istruttori titolati CAI che prima di tutto sono un gruppo di amici cresciuti a contatto con le montagne della Val Rendena e del Trentino innamorati di questa affascinante disciplina. Per il 2013 la Scuola di scialpinismo CAI-SAT “Val Rendena” prevede l’organizzazione di un corso base (SA1) per principianti che si avvicinano al mondo dello scialpinismo e che vogliono approfondire le tematiche legate alla sicurezza per la pratica di questa disciplina ma che già possiedono capacità e autonomia di discesa in pista. La conoscenza della montagna in veste invernale permetterà agli allievi di approfondire le proprie capacità sulla verifica degli itinerari di salita e discesa, sui concetti di topografia e orientamento, uso dell’ARTVA e soprattutto dei comportamenti da tenere in funzione della sicurezza propria e del gruppo. Gli itinerari delle gite sa-
ranno stabiliti secondo le condizioni atmosferiche, l’innevamento e il grado di preparazione degli allievi. Il livello aumenterà di volta in volta al fine di migliorare la tecnica e la conoscenza della montagna invernale. Dopo la sperimentazione dello scorso anno, anche per l’edizione 2013, la scuola, con l’obiettivo di diffondere e mettere a disposizione delle sezioni SAT la propria attività, aprirà le serate teoriche del corso a tutte le sezioni SAT della Rendena ed ai numerosi soci. Il 28° corso SA1 sarà diretto da Angelo Magrograssi (ISA) con vicedirettore Paolo Lorenzi (ISA) ed è organizzato con il sostegno di Cassa Rurale Spiazzo e Javrè, 360°-Sport Giustino,
Avalange Training Center Madonna di Campiglio e ApT Madonna di Campiglio - Pinzolo - Val Rendena. La quota di iscrizione è di 180,00€, il termine per le iscrizioni è il 7 febbraio 2013 e le iscrizioni vanno inviate all’Azienda per il Turismo “Madonna di Campiglio - Pinzolo - Val Rendena” all’ufficio di Pinzolo Tel. 0465.501007 - Fax 0465.502778. La Scuola Scialpinismo “Val Rendena”, che quest’anno festeggi i suoi 25 anni istituzionali di corsi, allarga l’invito a tutti i soci agli appuntamenti di: · sabato 2 febbraio 2013 -
serata di apertura del corso, lezione su equipaggiamento ed attrezzature per lo scialpinismo; · sabato 16 febbraio 2013 – lezione su neve, valanghe e organizzazione di gita su terreno innevato. · Sabato 2 marzo 2013 – scelta dell’itinerario, valutazione dei rischi nell’ambiente innevato e sicurezza per le gite di scialpinismo. Presso la Sede S.A.T. “Carè Alto” alla Casa Sociale (Protezione Civile) di Vigo Rendena con inizio alle ore 20.30. Matteo Viviani Direttore della scuola
3-Tre Bike, un appuntamento imperdibile per gli amanti della mountain bike Il 19 gennaio a Carisolo la VII edizione: tutti i migliori endurancers al via sul tracciato innevato Si disputerà sabato 19 gennaio 2013 la settima edizione della 3TRE bike, gara in notturna sulla neve riservata alle ruote grasse. Tre ore di emozioni su un percorso quasi completamente innevato, in una prova divisa tra forza ed equilibrio, tra sforzo fisico e conduzione della mtb in condizioni estreme. Dopo essere stata ospitata per due
volte nella prestigiosa cornice di Madonna di Campiglio e una nel bellissimo Pra di Bondo, dove ha luogo in estate anche una entusiasmante 9 ore mtb, la 3Tre bike ha ritrovato nella Val Rendena la sua sede naturale. Infatti da 4 anni la splendida piana innevata di Carisolo, appena dopo le festività natalizie si prepara ad accogliere al
cospetto delle Dolomiti di Brenta e del Gruppo Adamello Presanella, i biker che non si fanno spaventare dalla neve, dal ghiaccio e dal freddo, e che amano farsi una bella pedalata in compagnia nonostante le rigide temperature. E se i più “agguerriti” cercheranno di far meglio della Geopietra Zaina Biciclette di Tiziano Massardi vittoriosa nel 2012, di Christian Gallina del Team Corsetti e di Giuliana Massarotto dell’Ad Pedali di Marca, primi tra i solitari, per tutti sarà l’inizio della stagione endurance 2013. 3Tre bike non è solo un appuntamento sportivo, una gara agonistica dove ricercare il risultato, ma l’opportunità di ritrovarsi con persone che condividono la stessa passione e che non riescono a mollare la propria mountain bike più di una settimana, è sentire l’immancabile voce di Elio Proch che puntuale ci culla con simpatici aneddoti e indispensabili informazioni, è la simpatia degli organizzatori che da anni riescono a preparare tutto nel migliore dei modi per far vivere un’esperienza indimenticabile.
La formula Sono ammessi atleti che corrono in solitaria e squadre maschili, femminili e miste da tre componenti. Il via sarà dato alle 17 di sabato 19 gennaio, mentre alle 20 la competizione si concluderà al passaggio sul traguardo della squadra che avrà percorso in quel momento il maggior numero di giri.
L’attrezzatura Sono ammesse, anzi consigliate, ruote speciali chiodate per ottenere una maggiore aderenza sulla neve e pedali non ad attacco rapido, ma scarponcini sganciati dai pedali per affrontare i punti del tracciato maggiormente impervi. Info: www.sportvalrendena.it
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La pagella al governo Monti? Fra luci e ombre
LA POSTA
Chiamato a gestire una situazione molto complessa ha saputo comunque tenere la barra dritta Caro Adelino, a quanto pare la parentesi del governo Monti è stata archiviata. Non è facile fare un bilancio del governo tecnico del Professore, è fuor di dubbio che l’Italia abbia ritrovato credibilità, lo spread si è abbassato, l’euro è fuori pericolo, nel contempo, però, la disoccupazione è aumentata, le fasce più deboli, famiglie, pensionati, piccoli imprenditori, sono in sofferenza, e nulla o poco è cambiato rispetto al taglio dei privilegi della casta, la riduzione dei parlamentari, le spese della burocrazia. Fra un paio di mesi si andrà a votare, come la mettiamo? Emanuele - Val Rendena
Caro amico, il bilancio del governo Monti, concordo con te, è ricco di molte luci, ma anche di qualche ombra. C’è, però, una considerazione di base da tener presente: per quanto i provvedimenti introdotti dal governo Monti possano risultare sgraditi, la situazione da gestire era talmente complessa che non si poteva fare altrimenti. Ricordiamoci che Monti è stato chiamato al governo per far fronte al pericolo imminente di catastrofe economica dato che i partiti tutti ed i governanti in carica erano manifestamente incapaci di tirarci fuori dai guai. Può darsi che i risultati non siano stati così soddisfacenti
La mia risposta alla lettera dell’amico Giorgio sulla violenza nelle manifestazioni di piazza, ha suscitato un dibattito interessante. Ho avuto qualche telefonata, qualche biglietto, ma soprattutto ho dovuto confrontarmi con alcuni nostri lettori nei bar che frequento normalmente. I più concordavano con le opinioni espresse, altri, erano più comprensivi con i manifestanti, pur esecrando la violenza, altri, infine, mi hanno accusato di essermi barcamenato, di non aver preso una netta posizione, un po’ ambiguo, tanto per capirci. Ora, se da un lato sono contento per l’interesse suscitato che conferma quanto il nostro Giornale sia seguito e letto con attenzione, dall’altro lato, sono rimasto amareggiato dall’accusa di ambiguità. L’ambiguità mi è sempre stata odiosa sia in politica, sia nel convivere civile. Sono noto per la mia franchezza e per la mia coerenza, ho sempre odiato i leccapiedi e l’ambiguità non ha mai fatto parte del mio bagaglio di vita, anzi, ho pagato non poco per questo, e ne sono a tutt’oggi molto fiero. Così ho deciso di precisare ulteriormente il mio pensiero che spero venga condiviso, anche alla luce delle nuove manifestazioni a Trento che hanno visto un poliziotto ferito da un petardo. Allora.
come si auspicava, ma quale fine avremmo fatto se fossimo andati avanti con il governo precedente? E’ bene non dimenticarlo, e non dimenticare la Grecia. Ora andiamo verso le elezioni in un clima che sarà sempre più caldo, torrido direi, nonostante la stagione invernale. Ma quello che più preoccupa e sconcerta un po’ tutti è constatare che in lizza ci saranno gli stessi uomini e gli stessi partiti che ci hanno portato, per insipienza, alla situazione pre-Monti. L’elenco dei nomi e dei partiti è noto, e, purtroppo, non c’è niente che possa far prevedere qualcosa di nuovo e di serio. Alla fine avranno
vinto tutti e tutti vorranno governare. Ma se niente è cambiato, se i Berlusconi, i Bersani, i D’Alema, i Casini, i Fini, i Vendola, le Bindi, i Gasparri saranno ancora in
campo, come potremo sperare che facciano qualcosa di buono, se sono gli stessi che ci hanno ridotto allo sfascio meno di 18 mesi fa? Non credo daranno risposta
A scanso di equivoci, sulle violenze durante le manifestazioni di piazza
A nessuno in Italia è vietato manifestare. Tutti lo possono fare, è previsto dalla legge. Molte volte ci sono anche giuste cause da difendere. Purtroppo, da tempo, i grandi cortei politici, sindacali, studenteschi sono sfruttati da frange che poco hanno a che fare con le manifestazioni, per creare disordini e distruzioni e vandalismi, basta leggere la cronaca di tutti i giorni, compresi i giornali della nostra Provincia. E ogni volta, il giorno dopo, monta la polemica: le forze dell’ordine hanno usato le maniere forti, qualche manifestante è stato manganellato, e in TV appaiono immagini, filmati, con a seguito interpellanze parlamentari, denunce ecc. E noi, con la solita ipocrisia
italiota, a seconda della collocazione politica, difendiamo a priori o i manifestanti, o le forze dell’ordine. Senza cercare di farci un ragionamento sensato e sereno. Qui si inserisce l’ambiguità di molti, ma non la mia. Si vuole manifestare contro il governo o contro Piazza Dante? Benissimo, è perfettamente legittimo. Basta concordare il giorno e il percorso, per poter garantire un minimo di sicurezza, e poi si sfila con tutto il chiasso che si vuole, è normale lanciare slogan, innalzare striscioni, rullare i tamburi, cantare inni rivoluzionari, esibire bandiere, tutto regolare, ma non permettere che s’infiltrino personaggi mascherati, con casco, passa montagne ed armi le più
svariate, questo no. C’è una legge che vieta il mascheramento del viso? Certo. Bene, allora i caschi, i camuffamenti sono illegali ed il portarli in un corteo è un reato, e se è un reato la Polizia dovrebbe intervenire, identificare e fermare gli intrusi. Invece la Polizia si limita a fotografare, filmare, il tutto da visionare il giorno dopo. Ma questa non è prevenzione. Sembra che così si sia deciso negli alti comandi per evitare scontri fisici. Ma tant’è, i facinorosi attaccano comunque i poliziotti, grazie proprio all’armamento che hanno potuto portarsi liberamente in corteo, senza che nessuno glielo abbia impedito. Peccato. Poi si lamentano se i Poliziotti o i Carabinieri pren-
a questa semplice domanda, il loro problema non è quello di salvare il Paese, ma quello di salvare le proprie poltrone, i propri privilegi, e allora, che il cielo ce la mandi buona! C’è pur sempre la speranza di un miracolo, purtroppo le conversioni in Parlamento non sono facili (anzi!), solo gli elettori potrebbero generare la svolta tanto auspicata, ma fino ad oggi, viaggiando nella nebbia più assoluta, gli stessi non sanno a che santo votarsi, probabilmente dovremo ripensare a san Mario Monti, che Iddio lo lo assista e lo benedica. Adelino Amistadi
dono le giuste contromisure. Vuoi fare il rivoluzionario, non ti basta sfilare civilmente per far valere le tue ragioni, vuoi violare la legge? Fallo pure, ma non piagnucolare se c’è qualcuno che è pagato per farla rispettare. Vuoi spaccare un bastone sulla testa di qualche carabiniere? Va bene, ma non lamentarti se ti arriva una manganellata. Non è il poliziotto che è venuto a cercare te, sei tu che sei andato a cercare lui. Salvo poi costruirci tutta la sequenza di “martiri” che abbiamo visto a Roma, ultimamente. Un’ultima considerazione, ma tutti questi cortei che devastano le nostre città, sono sempre necessari? Non c’è dubbio che la democrazia sia anche protesta, contestazione, portare avanti le proprie rivendicazioni, ma la stessa democrazia pretende che il tutto avvenga nella legalità e nel rispetto dello Stato e della gente, ma se questo, come spesso capita, è l’ultimo dei pensieri dei manifestanti, è chiaro che con quelle manifestazioni, la democrazia c’entra come i cavoli a merenda. Allora è anarchia, una gran brutta malattia per un Paese moderno. Ecco questo è il mio pensiero, spero d’essere stato finalmente chiaro, e se qualcuno non concorda, il dibattito continua.... (a.a.)
Spazio aperto/lettere Quando gli occhi si posarono sul titolo del l’articolo, sopra riportato, che il giornale delle Giudicarie propose nel mese di settembre, nella mia mente si è messo in movimento il così detto cassetto dei ricordi, quella frase mi ricordava una cosa che avevo già visto o sentito ma al momento non riuscivo a localizzare. Mi sembrava che qualche cosa stonasse in quel titolo, ma forse era solo una mia percezione. “ Le trist col cavagn ca nu ven bon na bota a lan” La scorsa settimana cercando, per pura curiosità tra le varie cose un documento, vedo uno strano ma spesso piccolo cartoncino per ben 16 volte ripiegato, con un certo riguardo lo apro e immediatamente mi ritorna in mente il giornale delle Giudicarie e quel particolare titolo che mi sembrava sbagliato, ma dopo aver letto e riletto quel documento ho avuto la certezza che le mie perplessità avevano una motivazione. Quello che a me stonava era “ Bersaglieri Tirolesi” perché Tirolesi? A dire la verità un motivo c’è in quanto anche sul documento è specificato “ dominio Tirolo” ma è naturale visto che allora il Trentino faceva parte delCara Serena, mi sento in dovere di rispondere alla tua lettera in quanto la tua storia mi ha colpito. Non mi ha colpito in qualità di vicenda inedita, tutt’altro, tu sei uno degli esempi viventi di come le difficoltà del nostro paese siano ben radicate e purtroppo lontane da una via d’uscita. Per alcuni aspetti, la mia storia si rispecchia nella tua. Presumo di avere due o tre anni più di te, ho frequentato la facoltà di economia a Trento e, come te, mi sono sempre dato da fare: lavoro da quando ho quattordici anni parallelamente al mio percorso scolasticoformativo. Laureatomi nel duemilasette in economia e gestione aziendale e avendo deciso di non proseguire con la specialistica, mi sono affacciato al mondo del lavoro. Cercavo un’occupazione in linea con i miei studi, pensavo di essere sprecato
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A proposito dei gruppi degli Schutzen
“I bersaglieri tirolesi rinascono nelle Giudicarie” l’Impero asburgico ma era anche scritto, oltre che in Tedesco, Lande schutzen Abschied, anche in Italiano, Bersaglieri Provinciali. Non intendo contestare il folclore che queste compagnie sanno dare, ma sentendomi Trentino ma anche Italiano di madre lingua, non capisco questo volersi “ tedeschizzare “ di questi gruppi Trentini. Se lo scopo o meglio il fine sotto sotto nascosto, ma non da tutti, fosse quello della secessione non sarei d’accordo, cosa sarebbe “ dopo” il Trentino? Naturalmente ogni persona ha diritto di pensare ed agire, sempre nel rispetto delle leggi, come meglio crede, però queste compagnie,come sapiamo,erano nate per difendere il proprio territorio dagli invasori ora in
Europa non vedo conflitti bellici da tempo dimenticati, anzi dovremmo sentirci tutti come un unico grande paese, naturalmente senza cancellare le proprie tradizioni o usanze. Per arrivare a questo la strada sembra ancora lunga poi che ogni stato agisce più per i suoi interessi interni nazionalistici che per gli interessi comunitari. Se l’Europa non potrà porsi con, una politica estera comune, come un unico esercito e con una politica economica generale sarà e rimarrà sempre un contenitore mezzo vuoto. L’altro giorno il giornale l’Adige ha proposto un articolo di Giorgio Grigolli: Il libro di Eva su Georg Koltz. Non sempre seguo gli articoli che di tanto in tanto Grigolli propo-
ne, ma questo lo ho letto con interesse in quanto al tempo degli attentati terroristici ero per il mio lavoro spessissimo in Alto Adige e quelle vicende le ho indirettamente vissute direi quasi a contatto. A quel tempo, solo per il mio lavoro, conoscevo bene il capo degli Schùtzen si discuteva di molte cose ed un giorno ebbi modo di dirle: Tu hai avuto il biglietto di andata e ritorno! Quello che non hanno avuto le migliaia di Trentini deportati in campi di concentramento solo perché i loro paesi erano vicini allo stato Italiano e per paura di infiltrazioni, senza contare quelli che hanno dovuto scappare per che nutrivano una ideologia italiana, sentendosi Italiani. Ma quello che Grigolli
afferma nel suo articolo sono cose che lui ha vissuto in quel periodo ben documentate e ho appreso quello, quando su invito di Rumor andò a Roma per portare un giudizio sul “pacchetto”, un ministro insorse... non accettava che d’ora in avanti l’Alto Adige fosse chiamato anche Sùdtirol. Oggi io penso che molte uscite di Luis Durnwalder, come scrive Sergio Romano sul Corriere, servono a tenere acceso il fuocherello del patriottismo tirolese quanto basta per tenere il gruppo unito e continui disciplinatamente a votare le sue liste. Ma a parte quei fatti quello che Grigolli giustamente sottolinea prendendo spunto dalla intervista di G.A.Stella alla Klotz è che nel libro della Klotz c’è grande spazio
Cara Serena… non mollare! Risposta alla lettera della “studentessa disperata” dello scorso numero per fare il pizzaiolo con una laurea in mano. Dal punto di vista economico ho cercato di pesare il meno possibile sui miei genitori che hanno insistito per pagare le spese universitarie per intero e, con diecimila euro, grazie ad un’oculata gestione del denaro gentilmente concessomi, sono riuscito a sostenere le spese dei tre anni del mio percorso formativo (affitto, tasse, viveri, libri, trasporti). Rispondendo alla tua domanda epocale e provocatoria “ma vale la pena
iscriversi all’università?” ti risponderei che se uno è in grado di sapersi inventare può trovare degli sbocchi insperati che si connettono, magri per vie secondarie, con il proprio percorso di studio. Io sono stato anche fortunato, questo lo ammetto. Dopo cinque anni di peregrinare tra varie mansioni, tra cui pizzaiolo, impiegato contabile, receptionist d’albergo, banconiere e commesso, ho trovato la mia dimensione e ora dirigo una piccola famiglia cooperativa di paese, e spero che sia solo l’inizio.
Questa occupazione non necessita di una laurea, la maggior parte dei miei coordinati non arrivano al diploma; ma vuoi mettere le nozioni che ho io in termini di marketing, commercio, contabilità e gestione d’azienda? Il mio pensiero va controcorrente rispetto al pensiero comune: io trovo che non sia da considerarsi del tutto negativa una diminuzione delle iscrizioni alle università. Uno dei maggiori problemi al giorno d’oggi è quello del sovraffollamento di laureati rispetto ai posti di lavoro
(anche al netto dell’elevato tasso di disoccupazione). Ti stupiresti nel rilevare che alcune aziende che necessitano di personale specializzato puramente a livello di scuola superiore o meno, faticano a trovare validi elementi. Concludendo, vorrei farti capire di non limitarti a quelle tre mansioni che hai citato. Io non avrei mai pensato di trovarmi dove sono ora se me l’avessero chiesto
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per i tutti i “ patrioti morti ricordandoli uno a uno ...lacrimando”, dimenticandosi di quanti italiani hanno perso la vita in quegli ignobili attentati terroristici dal cantoniere Giovanni Postal, finanzieri, carabinieri e alpini. Questo non è raccontare la storia, i fatti accaduti, se arbitrariamente il tutto viene distorto e celata volutamente la verità. Nessuno può negare che durante il Fascismo in Alto Adige c’è stata una voluta Italianizzazione, obbligando lo studio della lingua Italiana modificando o meglio italianizzando toponimi tedeschi di paesi e valli con forse troppa determinazione, ma anche con diplomazia in quanto da allora è territorio Italiano, e non si dovrebbe dimenticare opere importanti, fatte in quei tempi, per il bene comune. Finito l’ultimo conflitto lo stato Italiano ha riconosciuto gli errori del Fascismo e ci sono stati importanti accordi da tutti sottoscritti e da l’Italia rispettati con bene placido, sia dall’Austria che dal Presidente del Alto Adige. Ritornare al passato...ma quale... non fa bene a nessuno. Gian Carlo Cozzio due anni fa. Se non l’avessi già fatto, ti consiglio di dare un’occhiata all’abusato, ma quanto mai attuale, discorso che il povero Steve Jobs ha tenuto ai neolaureati presso l’università di Stanford. Cura le tue esperienze, se sei un elemento valido, se hai voglia di fare e non temi le difficoltà, anche tu potrai trovare la tua dimensione. Poco importa se l’occupazione che troverai non richiederà una laurea: le tue competenze ti aiuteranno a svolgerla nel migliore dei modi, semplificandoti la vita e aiutandoti a raggiungere risultati migliori. E credimi, il lavoro ben svolto viene notato e premiato più di quanto si pensi. Andrea Tomasini
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PANE DELLE
DOLOMITI Il pane dei mondiali di sci nordico
UN PANE CHE CONQUISTA
I CINQUE SENSI
ALIMENTO IDEALE PER L’ESCURSIONISTA, LO SPORTIVO, IL BUONGUSTAIO E PER TUTTA LA FAMIGLIA
Partendo da una miscela di cereali (Farro, Segala, Avena, Orzo), che per molti anni hanno fatto parte della cultura e tradizione contadina del Trentino e riempivano i terrazzamenti della nostra povera terra di montagna, si è pensato di studiare e realizzare un pane particolare che contenesse fibra alimentare, con la sua inevitabile e gradita ricaduta sulla funzionalità del nostro intestino e della sua flora batterica, carboidrati complessi, fonte energetica per chi affronta i pendi delle nostre montagne alla ricerca non solo di una meta ma anche un po’ di se stesso, un mix di proteine che mescolate aumentano il loro valore biologico e anche gusto e sapore. Si è poi pensato di aggiungere un cereale povero, della tradizione rurale trentina, il grano saraceno, da usare in chicchi per dare una sfumatura cromatica nuova ed indimenticabile. L’acqua delle sorgenti trentine e un pizzico
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di sale iodato, come dalle più recenti raccomandazioni nutrizionali, completano questo semplice e delicato pane che, pur venendo da una provincia alpina, ha tutte le caratteristiche per essere inserito in una dieta mediterranea. Tutto il resto lo fa l’abilità, l’ingegnosità, la capacità tipica dei panificatori trentini che, pur lavorando in ambienti tecnologicamente avanzati, restano sempre legati alla storia dell’arte di fare il pane in maniera tradizionalmente manuale. Il risultato è quello che vedete: un alimento per tutti, ma per lo sportivo in particolare, un prodotto che allieta i cinque sensi, un pane che ha una bella crosta scura, grezza e rugosa, e la mollica morbida ed invitante leggermente più chiara e punteggiata dai chicchi del grano saraceno; un pane che si può toccare perché la crosta ha una sua consistenza. Quando lo si spezza si fa sentire, perché genera quel debole rumore che fa pregustare il piacere di mangiarlo; un pane che si odora con piacere: lasciatene in cucina qualche pezzo in mezzo al tavolo
e tornate dopo pochi minuti: il locale sarà inondato dal profumo del pane appena sfornato! È gradevole al gusto ed ha un sapore unico, antico, originale, che ci riporta alle sfumature di un tempo, quando il pane era un alimento primario, fondamentale e non come ora sottoposto ad attacchi immotivati e irrazionali da pseudo-nutrizionisti. Ma è anche un prodotto che permette una certa conservazione e lo si potrà utilizzare anche il giorno successivo alla produzione; la sua buona umidità gli consente una buona conservazione. In fine è un pane che con i suoi formati permette di soddisfare: con le pezzature piccole la ristorazione alberghiera (ad esempio può essere un buon alimento sano per la colazione); con le pezzature medie si rivolge più che altro alle famiglie; con la pezzatura grande si rivolge a chi ama gustare il pane a fette.
IN COLLABORAZIONE CON LA «SCUOLA DI ARTE BIANCA E PASTICCERIA» DI ROVERETO