Le buone azioni che contano Le buone azioni per la crescita del nostro territorio
Le buone azioni che danno valore al tuo futuro
Giudi iudicarie
il
La crisi del sistema di Adelino Amistadi La situazione politica che abbiamo vissuto in questi tre mesi è stata caotica come non mai nella storia della nostra Repubblica; e non vi è motivo di essere fiduciosi per il futuro. Dopo che Matteo Salvini e Luigi di Maio si sono imbizzarriti per fare il premier hanno trovato per mandare a Palazzo Chigi un profilo che in campagna elettorale avevano sempre detto ad alta voce che non avrebbero mai voluto. Così il “tecnico” docente universitario Giuseppe Conte è stato scelto per guidare il governo italiano. Ed il buon Carlo Cottarelli, un autentico economista che di “Spending review” se ne intende, e come, si è prestato con molta generosità ad essere strumento per mettere di fatto in riga il leader leghista e quello pentastellato, accomodati sulla poltrona di vice, seppur con in mano due robusti ministeri. A pagina 8
Rischiamo la bancarotta di Oreste Bottaro
Stiamo vivendo indubbiamente uno dei momenti più bui del Dopoguerra. Il nostro paese sta rischiando la bancarotta che porterà a pezzi l’economia e la convivenza civile. Ricordiamo per i più, cosa significa la bancarotta di un paese. Ebbene vuol dire non poter più pagare stipendi pubblici e pensioni, svalutare enormemente la moneta e quindi il risparmio. A pagina 11
GIUGNO 2018 - pag.
Mensile di informazione e di approfondimento
www.giornaledellegiudic a r i e . i t
ANNO 16 - GIUGNO 2018 - N. 6 - MENSILE
EDITORIALE
iornale delle
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Le buone azioni che contano
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Le buone azioni che danno valore al tuo futuro �������������������
FONDATO NEL 2002 - Distribuito da
Nuovo reparto per l’Ortopedia di Tione
L’allenatore della Roma Di Francesco operato dall’equipe di Luigi Romano
A pagina 6
EUROPA
Irresponsabilità nazionale e responsabilità europea di Paolo Magagnotti
Il primario di ortopedia dottor Luigi Romano con il Presidente della Comunità delle Giudicarie Giorgio Butterini
Società
Volontariato: dai sogni alla realtà
A PAGINA 30
Arte
Lea Botteri, la signora dell’arte giudicariese A PAGINA 18
Giudicarie
CULTURA La femminilità a BoscoArteStenico Pag. 14 TURISMO Due manager per le Terme di Comano Pag. 12 POLITICA Emanuela Rossini in difesa dell’Autonomia Pag. 6
L’irresponsabilità nazionale italiana si sta riversando sulla responsabilità europea: che speriamo sappia resistere, a lungo. Quando parlo di responsabilità europea mi riferisco a quelle Istituzioni dell’Unione europea che sono ancora impegnate, in questo difficile passaggio storico che riguarda il Vecchio continente e il mondo intero, a tener saldo l’impianto di base di quel progetto di unità di Stati e popoli europei voluto da lungimiranti e coraggiosi politici del Dopoguerra... A pagina 13
L’identità locale in 4 visioni
ALLE PAGINE 4 E 5
Nuoto
Daniel Giordani argento ai Nazionali
OREN ORE ORENZETTI Madonna di Campiglio
SKI RENTING & SKI SERVICE
A PAGINA 36
Madonna di Campiglio
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Rassegna Stampa
GIUGNO 2018
RASSEGNA STAMPA MAGGIO 2018
A cura della REDAZIONE
DALLE GIUDICARIE
La nuova Presidentedel Consorzio Daiana Cominotti con Massimo Valenti
Daiana Cominotti è la nuova presidente del Consorzio Turistico Valle del Chiese. Succede a Massimo Valenti che ha retto l’incarico negli ultimi anni dopo la fusione tra i due Consorzi che precedentemente riunivano le Pro Loco dell’Alta e Bassa Valle del Chiese. Nell’assemblea l’imprenditrice, espressione del Comune di Storo, ha prevalso sull’altro imprenditore turistico Ferruccio Luzzani, la cui candidatura è stata proposta durante i lavori dell’assemblea composta dai rappresentanti delle Pro Loco, delle Amministrazioni comunali, del Bim e degli imprenditori turistici. Il presidente uscente Massimo Valenti fa ora parte del nuovo Consiglio direttivo in rappresentanza delle Pro Loco assieme al suo ex vicepresidente Nicola Zontini, a Michele Bazzoli, Alberto Bazzoli, Tommaso Beltrami, Daniele Butterini e a Marco Salvagni; per le amministrazioni comunali vi sono Nadia Baldracchi e Alessandra Zulberti; in rappresentanza del Bim Remo Andreolli; per le associazioni di categoria Graziano Tamburrini e Damiano Oliana. Il collegio dei Revisori dei Conti è composto da Christian Sartori, Antonella Pasi e Ivano Vaglia mentre I Probiviri sono Severino Papaleoni, Gianni Cimarolli e Roberto Bagozzi. Festa delle Parrocchie nelle Esteriori, in mille al Passo Durone Buona la prima per l’edizione numero uno della Festa delle Parrocchie, organizzata e coordinata dal neo parroco delle Giudicarie Esteriori, il 45enne don Maurizio Toldo. Nonostante un maggio pazzerello, che alterna pioggia e bel tempo a proprio piacimento, lo scroscio pomeridiano non ha impedito agli avvenenti, grandi e piccoli, di trascorrere una giornata in allegria ed armonia. E significative sono state anche le cifre dei partecipanti; sono stati serviti oltre 1000 pasti, e tanta gente non si è lasciata scoraggiare dalle nubi minacciose ma ha raggiunto la festa anche a piedi. Festa che, per la prima edizione, si è tenuta al Bleggio, al Passo Durone.
Ladri in azione a Condino, messi a soqquadro albergo Condino e pub Mangianotte. Si parla di 40 mila euro tra danni e refurtiva Le telecamere li hanno ripresi sia nel corso della ricognizione (ore 2,30) sia mezz’ora dopo quando nell’arco di una quindicina di minuti i ladri fatto man bassa in due esercizi distanziati da due chilometri nella zona di Condino. Due operazioni ravvicinate che nel suo insieme avrebbero comportato un tempo di 7 – 8 minuti in tutto. Sia all’albergo Condino che al Mangianotte, gli ignoti si sono portati via ben sei slot macchine, due mangia soldi e altrettanti televisori a schermo piatto, computer ed una Fiat Punto per un valore complessivo (contanti compresi) sui 40-50 mila euro se non qualcosa di più.
Yeman Crippa terzo a Londra nei 10.000 con 27:44.21. Battuto il record italiano U23 di Francesco Panetta Un’altra grande gara per Yeman Crippa. In Coppa Europa a Londra, al debutto assoluto sui 10.000 metri, il 21enne giudicariese delle Fiamme Oro chiude al terzo posto e riscrive subito il record italiano under 23, fermando il cronometro a 27:44:21. L’azzurro, dopo quello dei 5000 metri con 13:18.83 il 3 maggio a Palo Alto, si impossessa di un altro primato di Francesco Panetta che il 2 luglio del 1985 a Stoccolma aveva corso 27:44.65. Crippa diventa così il decimo italiano di sempre a livello assoluto e il quinto europeo under 23 alltime.
Sfoglia il Giornale delle Giudicarie su www.giornaledellegiudicarie.it Si ricorda che è possibile sfogliare il Giornale delle Giudicarie sul sito www. giornaledellegiudicarie.it aggiornato ogni mese con le notizie più importanti che accadono in Giudicarie.
Festival Economia su Tecnologia e Lavoro. Come è andata. Un panel di esperti, provenienti anche dalle più prestigiose università del mondo, per un totale di 218 relatori e 69 moderatori che hanno animato 104 eventi del programma. Sono state 94 le dirette web, di cui 25 in lingua inglese, grazie alle quali è stato possibile seguire il Festival in tutto il mondo. Ad oggi erano oltre 4 milioni le connessioni al sito del Festival; 2TByte il traffico dal sito, oltre 50.000 le connessioni alle dirette streaming. 334 tra giornalisti, operatori e fotografi accreditati dall’Ufficio stampa della Provincia in rappresentanza di 146 testate giornalistiche, di questi 287 presenti in questi giorni a Trento. 833 gli iscritti alla newsletter del Festival, 115 i comunicati stampa. Tutti gli eventi sono stati fotografati e comunicati in tempo reale attraverso i social, in particolare twitter, facebook e da quest’anno instagram. 5 le case editrici che hanno proposto i loro titoli nell’ambito di 10 “Incontri con l’autore” con 31 fra autori e discussant. Sono questi i numeri della tredicesima edizione del Festival dell’Economia. Trentino Salute+: fai sport e ricevi sconti Trentino Salute + è la nuova applicazione che promuove la salute e i sani stili di vita attraverso un sistema di incentivi (sociali e personali), scaricabile sui principali App store. Vediamo in pratica come funziona. Una volta scaricata l’app, mi devo autenticare con la tessera sanitaria; a quel punto mi viene proposto un questionario sulle mie abitudini alimentari, l’attività fisica praticata, la mia propensione ai cosiddetti comportamenti a rischio (alcol e fumo), e il mio grado di inclusione sociale (volontariato e associazionismo). Una volta definito quanto è sano il mio stile di vita, mi vengono suggeriti gli ambiti in cui posso migliorare e proposte delle sfide personalizzate per tenermi in salute (mangiare tot porzioni di frutta
e verdura, fare tot minuti di attività fisica ecc.), il più possibile calibrate e personalizzate in base al questionario iniziale. Nell’affrontare le sfide sarò guidato da un coach virtuale e “incentivato”, sia da un punto di vista sociale sia personale: in pratica, ogni volta che raggiungo un traguardo intermedio maturo dei “punti social” che posso destinare ad un’iniziativa di promozione della salute promossa da un’associazione. Superare una certa soglia di “punti social” significa che un’iniziativa sociale riceverà effettivamente delle risorse finanziarie. Posso donare, ma anche ricevere, perché ad ogni sfida affrontata posso ottenere sconti e omaggi per l’acquisto di prodotti/servizi attinenti la salute e i sani stili di vita offerti da partner commerciali convenzionati. Sono già 11 le iniziative sociali coinvolte e 7 le imprese commerciali dove sarà possibile avere degli sconti.
La Conferenza provinciale del comparto turistico Il successo del turismo trentino ritorna nell’essenzialità dei numeri: 3 miliardi di euro in spesa annua sul territorio, 6 milioni di arrivi e 32 milioni di presenze. In prospettiva, il successo va consolidato e il presidente Rossi intervento alla Conferenza di Mezzocorona ha indicato tre impegni che non riguardano solo il settore turistico: “Ridurre la burocrazia per agevolare l’attività delle aziende, consolidare il Sistema Trentino e rafforzare la sinergia tra scuole ed aziende così da qualificare le nuove generazioni”. Sul ruolo del turismo si è soffermato anche l’assessore provinciale Michele Dallapiccola: “Il turismo è sempre più patrimonio collettivo dei trentini ed ha contribuito in maniera determinante al benessere della comunità. Tutto questo, in una sola parola, è Autonomia”.
L’Euregio premia i suoi ricercatori Cos’è l’Euregio? Nato nel 2011 è un progetto di collaborazione transfrontaliera che raggruppa le province autonome di Trento e Bolzano e il Land del Tirolo. Rappresenta quindi l’apertura europea della nostra autonomia e offre molte opportunità specialmente alle nuove generazioni. Tra i grandi risultati di questi anni di collaborazione troviamo il progetto ALBINA, ovvero un sistema coordinato nella gestione del rischio valanghe sui tre territori dell’Euregio. Proprio legato a questo ambito quest’anno sarà conferito il premio dell’Euregio ai giovani ricercatori. Come fare a partecipare? Entro il 18 giugno, giovani laureati e specializzati in questo ambito, potranno presentare la propria candidatura unitariamente a un progetto di ricerca realizzato o in fieri (tesi di laurea) che verrà vagliato da un team di esperti e docenti, dieci di questi saranno selezionati e presentati nell’appuntamento annuale di Alpbach in Tirolo che, come ogni anni, vedi giovani trentini, altoatesini e del Tirolo, incontrarsi in quelle che sono state chiamate ‘le giornate del Tirolo’. Lingua di comunicazione ufficiale sarà l’inglese, insieme al tedesco e all’italiano. Proprio in questa cornice domenica 19 agosto verranno premiati dai tre Presidenti i migliori progetti e ricercatori. Altre informazioni relative ai progetti dell’Euregio ed al premio dei giovani ricercatori si possono trovare nel sito dell’Euregiohttp://www.europaregion. info/it/benvenuto.asp http://www.europaregion. info/it/euregio-jungforscherinnen-preis.asp
Giornale delle Giudicarie, distribuito dalla Cooperativa Lavoro
Da gennaio dello scorso anno il Giornale delle Giudicarie viene distribuito dalla Cooperativa sociale Lavoro, con sede in località Copera a Zuclo. Per segnalare critiche, suggerimenti, disguidi nella spedizione è possibile chiamare il numero della cooperativa: 0465-326420 oppure quello del Giornale delle Giudicarie, 0465322934, oppure via mail all’indirizzo: redazionegdg@yahoo.it.
AttualitĂ
GIUGNO 2018 - pag.
Punto di partenza per gli
In valle utegia di Giuliano Beltrami
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Primo Piano
GIUGNO 2018
Le Giudicarie Continuano le tavole rotonde di approfondimento del GdG
Le nostre domande
I
n Giudicarie c’è attualmente un progetto di sviluppo condiviso, che faccia da riferimento per gli Enti pubblici e le categorie imprenditoriali?
D
a diverse parti la critica rivolta alla vallata delle Giudicarie è che manchi un’identità di Valle marcata e vissuta nella quale riconoscersi. Cosa ne pensa?
F
acciamo il punto sull’ente da Lei presieduto. Quali sono gli obiettivi e le priorità che state portando avanti in questo periodo?
Q
uale sarà il ruolo in futuro dell’Ente che presiede per lo sviluppo delle Giudicarie?
Q
uali sono le principali problematiche che interessano le Giudicarie e quali le scelte strategiche necessarie per affrontarle e risolverle?
Giorgio Butterini,
Joseph Masè,
Presidente Comunità delle Giudicarie
Presidente Parco Adamello Brenta
Parlare di un unico progetto condiviso tra soggetti pubblici e privati per lo sviluppo del territorio sarebbe oggettivamente eccessivo; posso però affermare con soddisfazione che in questa legislatura abbiamo promosso e finanziato importanti azioni materiali e immateriali, condivise con tutti gli attori locali, finalizzate alla realizzazione di opere e iniziative di rilevanza strategica: nello specifico, infrastrutture legate alle viabilità, alle ciclabili e investimenti in grado di generare crescita turistica, anche attraverso politiche agricole. Tali investimenti sono frutto di politiche economicamente condivise tra numerosi enti e questo è un fatto inedito ed estremamente innovativo.
Il Parco ha da poco firmato insieme ad una ventina di portatori di interesse, tra enti pubblici e privati, il Piano di Azione della Carta Europea del Turismo Sostenibile. A seguito di una fase partecipata, in cui le proposte sono arrivate dal basso, sono state condivise una quarantina di azioni rivolte allo sviluppo sostenibile del territorio che prevedono investimenti complessivi per oltre 4 milioni di euro nel prossimo quinquennio. Credo sia un ottimo esempio di “fare sistema”.
Condivido questa critica. Noi giudicariesi, a differenza di ciò che accade in altri ambiti trentini, difettiamo in coesione e ciò compromette delle opportunità, da anni. Tuttavia ritengo che un’identità unitaria possa essere costruita solo attraverso un lavoro paziente e costante nel tempo e la Comunità di Valle sta investendo notevoli energie in questa direzione: in qualche caso, incominciamo a rilevare risultati apprezzabili.
Non condivido questa critica. Quando visito il territorio del Parco percepisco, al contrario, che il sentimento di appartenenza ad un’unica Comunità giudicariese c’è ed è saldo. Enti come la Comunità di Valle, il Parco ed i BIM, che portano i singoli Comuni a condividere idee, progetti e servizi con le altre realtà del territorio sicuramente contribuiscono a rafforzare questo senso di appartenenza. Certo, è innegabile che le Giudicarie sono composte da aree con caratteristiche molto diverse tra loro e che spesso si tende ad individuare quattro distinti ambiti: la Rendena, il Chiese, le Centrali e le Esteriori. Ognuna di queste aree, infatti, ha caratteri predominanti ben precisi: chi è più riconoscibile nella ruralità, chi nel turismo maturo, chi nella naturalità e chi nell’outdoor, ma queste diversità sono, a mio avviso, un valore aggiunto e non precludono affatto di sentirsi parte di una sola Comunità.
Partiamo dai bisogni primari, come salute, lavoro e crescita culturale: siamo molto impegnati e determinati per far sì che le Giudicarie godano di servizi sanitari e soprattutto ospedalieri adeguati ai bisogni dei cittadini; stiamo investendo ingenti risorse dirette a favorire uno sviluppo volto alla crescita dell’occupazione; infine, stiamo promuovendo iniziative culturali di grande spessore come “Giudicarie a teatro”. La Comunità deve rappresentante anche un “ente visionario” ovvero in grado di tracciare linee adeguate a garantire un futuro dignitoso per le nuove generazioni. Venendo alle funzioni più strettamente statutarie, a breve presenteremo nuove idee per la raccolta dei rifiuti, nella consapevolezza che l’ambiente e l’ecologia costituiscono ulteriori beni fondamentali e, nei limiti del possibile, cerchiamo di offrire risposte efficaci a specifici bisogni dei comuni.
La priorità del Parco rimane la conservazione. Il settore della Ricerca scientifica e dell’Educazione ambientale è impegnato nel portare avanti studi volti alla tutela della biodiversità ed alla diffusione della conoscenza, sia nelle scuole sia agli ospiti, mente l’ufficio tecnico ambientale continua l’attività di cura e di manutenzione del territorio. Inoltre stiamo da tempo portando faticosamente avanti una riorganizzazione complessiva dell’Ente affinché la gestione sia efficiente e non ci siano sprechi.
Anche in vista delle prossime elezioni provinciali, leggo da più parti della prerogativa di ridimensionare o addirittura cancellare le Comunità di Valle: ritengo queste considerazioni molto discutibili, poiché, oltre che ricoprire competenze istituzionali nevralgiche come quelle relative a sociale e raccolta dei rifiuti, i nostri enti assolvono una funzione fondamentale nell’ottica di perseguire progetti condivisi a livello sovracomunale. Una eliminazione delle Comunità determinerebbe un impoverimento dei territori periferici e un ulteriore accentramento di funzioni da parte della Provincia. Quindi la risposta alla domanda è inevitabilmente molto essenziale: il futuro dell’ente, tanto per incominciare, dovrà essere garantito. Solo così potrà continuare ad alimentare un progetto di coesione e autonomia territoriale che, oggi più di sempre, considero irrinunciabile.
Il Parco continuerà l’impegno per la tutela dell’ambiente, consapevole del fatto che questo concetto è mutato nel tempo ed è ora molto distante dall’idea di intoccabilità che lo caratterizzava decenni fa. Il nostro obiettivo è dialogare con tutti i portatori di interesse per favorire una cultura della conoscenza e della consapevolezza dell’unicità del nostro patrimonio naturale, nonchè della necessità di gestire il territorio con cautela, promuovendo uno sviluppo che sia davvero responsabile.
Viste le imminenti scadenze istituzionali, le Giudicarie in questo momento devono avere una sola priorità: eleggere propri rappresentanti in seno al consiglio provinciale, condizione essenziale affinché il nostro territorio possa essere protagonista e non spettatore. Una rappresentanza politicamente autorevole è imprescindibile e la si ottiene solo superando la frammentazione che ha caratterizzato le ultime tornate.
Le principali problematiche sono indubbiamente la viabilità, indecorosa, e il progressivo impoverimento dei servizi offerti nelle valli a fronte della tendenza ad accentrare tutto nel capoluogo. La strategia deve essere quella di agire tutti insieme per tutelare le nostre Comunità, dando così un esempio concreto di quello spirito di appartenenza che secondo alcuni mancherebbe ai giudicariesi.
Primo Piano
viste da fuori
GIUGNO 2018 - pag.
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Gianfranco Pederzolli,
Severino Papaleoni,
Presidente Bim del Sarca
Presidente Bim del Chiese
Mi dispiace doverlo ammettere, ma credo proprio che in questo momento, in Giudicarie, non siano molti i progetti condivisi cui possano fare riferimento gli enti pubblici e le categorie imprenditoriali. Temo che sia colpa del momento. Durante la crisi economica si sviluppano due istinti che finiscono per risultare diametrali: uno che spinge alla collaborazione, a volte forzata, con lo scopo materiale di sopravvivere; un altro che porta al disinteresse per gli interessi elevati, considerati immateriali e meno importanti. Lo sviluppo successivo alla crisi può attuarsi solamente quando gli interessi elevati vengonos di nuovo riconosciuti e condivisi.
Ci sono alcuni progetti interessanti che sono condivisi Sono progetti retti da principi, da valori, da criteri e da obiettivi che sono comunemente ritenuti irrinunciabili. Per esempio, la cura dell’ambiente e della tradizione nei suoi diversi aspetti, l’importanza dell’acqua e delle risorse naturali, la “fondamentalità” della viabilità e delle reti di comunicazione, il valore strategico della promozione per sostenere e sviluppare l’economia, e altri ancora. Questi fattori condivisi hanno favorito la nascita di progetti che hanno estensione nelle intere Giudicarie: per esempio “Giudicarie 2020”, la rete delle piste ciclabili, i Piani strategici partecipati e sostenuti da CdV, Comuni e BIM. Naturalmente con parallele idee ed iniziative autonome curate dalle diverse zone, secondo specificità e vocazioni che hanno radici nelle scelte effettuate nel corso dei decenni. La questione dell’identità è complessa. Riguarda i valori condivisi, le culture praticate, i modelli di comportamento diffusi, i sentimenti comuni, il linguaggio, il senso di appartenenza e altro ancora. Io credo che un’identità ci sia, caratterizzata da tratti che ci distinguono dalle altre vallate trentine, ma con sfumature, anche marcate, che non devono sorprendere e che si profilano in “sotto-identità”. Lo sanno tutti che le Giudicarie sono connotate da quattro aree territoriali con parecchi aspetti che le differenziano. Le condizioni ambientali e la storia hanno inciso fortemente. Negli ultimi 40/50 anni però sono maturati elementi unitari sempre più evidenti. Sono stati importanti il ruolo del Comprensorio C8 prima e della Comunità di valle oggi, le attenzioni ed il lavoro del Centro Studi Judicaria e della Scuola musicale delle Giudicarie, i rapporti sempre più intensi tra i tanti cori, tra le bande, tra i gruppi teatrali, le forti relazioni nel mondo dello sport, la cresciuta mobilità nel mondo del lavoro e altro ancora. Giusto per citare un esempio che conosco meglio, per nove mesi all’anno 1.500 ragazzi arrivano da tutte le Giudicarie a Tione dove si incontrano all’Enaip, all’Upt o al Guetti. Si conoscono, nascono amicizie, spesso fanno cose insieme, modificano i linguaggi, compresi i dialetti. Alcuni decenni fa questo non accadeva. Si tratta di un fenomeno capace di modificare in profondità i modelli culturali anche nell’ottica di una maggiore identità. La “giudicarietà” (mi si consenta questo brutto neologismo) come identità territoriale oggi nasce e si diffonde più facilmente. Ma ci vuole tempo. Favorire ogni volta che è possibile, insieme ai sette Comuni e ad altri soggetti, un’ottica comune di Valle, e sostenerla con iniziative e progetti sovracomunali e intercomunali con lo scopo di favorire sviluppo e benessere. Il Bim, in particolare, cura il “progetto legno”, sta portando a realizzazione il progetto di cambiare e rinnovare tutta la segnaletica di promozione delle Valle (bacheche, portali, ceppi …), sta mettendo in atto gli interventi di manutenzione (e tutta la segnaletica) dei dieci percorsi di MB che sono stati individuati con uno studio interessante, promuove progetti di valorizzazione ambientale e culturale, sostiene l’economia con i bandi casa, energia, agricoltura, e la formazione con le borse di studio e i premi di merito, e sostiene in buona misura molte iniziative sovracomunali culturali, sportive, e di interesse ambientale.
Va ricordato che le Giudicarie sono un’area vasta che di fatto risulta divisa in quattro parti, tanto sotto il profilo storico quanto sotto l’aspetto sociale. Queste parti si sono sempre confrontate, hanno dialogato e si sono incrociate tanto nei tempi antichi quanto negli odierni, ma è altresì indubitabile che siano portatrici di caratteri e interessi diversi, anche se non necessariamente contrastanti. E’ per questo motivo che la nostra gente riconosce in primis l’identità specifica della propria zona e gli viene naturale rimarcarla. Quello che serve alle nostre valli è veder crescere la consapevolezza delle radici comuni, del vissuto che avvicina personalmente e delle esperienze condivise. In questa direzione deve venire profuso il massimo dell’impegno. Le Valli Giudicarie e Rendena, e già nel nome compare la pluralità che le distingue dalle altre zone geografiche trentine, posseggono un potenziale impareggiabile che nasce dalle varietà dei caratteri e delle manifestazioni. Sta alla loro gente capire, a tutti i livelli, che la strada del futuro si sviluppa dal far crescere gli elementi unificatori a scapito di quelli divisivi.
La priorità dell’ente che presiedo è quella di mantenere e difendere quel diritto che la legge istitutiva L. 959 del 27.2112.1953 assegna a tale ente. Introitare dalle società che gestiscono le grandi centrali una parte delle ricchezze che vengono create dallo sfruttamento delle acque a scopo idroelettrico per destinare queste risorse finanziarie al progresso economico delle persone che vivono in montagna. L’obiettivo è quello di aiutare le persone a restare a vivere in montagna cercando di aiutarle a crescere, sia economicamente che culturalmente, sostenendo sia le azioni dei singoli privati (abbellimento delle proprie case, acquisto della prima casa, recupero delle acque piovane, risparmio energetico) si le associazioni di volontariato che spaziano in tanti settori, dal sociale alla cultura, allo sport, ecc.)
Credo che nel futuro il ruolo del Bim del Sarca, ma anche quello di tutti i Bim, sarà sempre più quello di un ente che deve raccordarsi con gli altri enti sovracomunali del territorio, quali la Comunità di Valle, il Parco Adamello Brenta, e le Amministrazioni locali, realizzando un tavolo d’incontro per trattare quegli argomenti che interessano l’intera valle: la viabilità, la metanizzazione, la commercializzazione di un unico prodotto turistico che sappia abbinare al target sciistico quello naturalistico e la valorizzazione delle tradizioni, della gastronomia, del sapere e dei vecchi mestieri.
Ruolo di partner nei progetti strategici che interessano le Giudicarie partecipando attivamente e finanziariamente.
Le principali problematiche che mi pare di poter individuare in relazione all’areale giudicariese riguardano la viabilità, la difesa di un presidio ospedaliero, la difesa delle scuole in ogni Comune, il freno allo spopolamento, la difesa del bene “acqua” che è diventato in questo ultimo decennio il bene per eccellenza, in grado di offrire opportunità turistiche e di garantire attraverso i canoni un forte sostegno economico ai Comuni aiutandoli a garantire servizi alle loro Comunità. Questi interessi possono essere difesi, attraverso una conoscenza del proprio territorio, il vivere un senso di appartenenza, il saper creare un’idea comune sia a difesa di ciò che si ha ma anche di apertura e dialogo alle innovazioni di un mondo che cambia.
Ci sono problematiche che pesano, per esempio la perifericità. Ma anche in questo caso la medaglia ha sempre due facce. Se da un verso ci sono limiti, che ne so, nei servizi per esempio, o nelle possibilità e nelle opportunità, dall’altro godiamo di una qualità della vita (salubrità dell’ambiente, meno confusione ecc.) che molti ci invidiano. Dobbiamo imparare ancora meglio a valorizzare le eccellenze che abbiamo In linea di massima abbiamo bisogno di coraggio, di intraprendenza, di creatività, di concordia nell’affrontare le sfide, di ottiche misurate, verificate e comuni, e, molto importante, di unitarietà di intenti e di obiettivi, anche nei livelli di rappresentatività politica. Per dire, … nelle ultime elezioni provinciali (se ricordo bene) c’erano più di venti candidati sparsi in tutte le formazioni politiche. Grande esempio di libera espressione e partecipazione democratica, ma con quale risultato?
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Sanità
GIUGNO 2018
L’atteso trasferimento del reparto è operativo da fine maggio
Un’ortopedia d’eccellenza Sarà da capire come garantirà una presenza pari a quanto è stato fino ad ora a Tione un primario diviso su due ospedali, il più grande dei quali è fra l’altro quello di Cles. Una buona notizia è invece l’atteso rinnovo del reparto di Ortopedia di Tione, atteso da tempo. Il trasferimento è avvenuto, dopo un tira e molla durato un anno e mezzo in più di quanto ci si aspettava dopo il Protocollo siglato fra amministratori locali, assessorato provinciale e Azienda sanitaria, a fine maggio. Proprio in concomitanza, il caso ha voluto che fosse ricoverato a Tione un paziente d’eccezione come l’allenatore della Roma Eusebio Di Francesco, ritornato ad affidarsi alle mani esperte del primario Luigi Romano e della sua equipe dopo l’esperienza, evidentemente positiva, di un paio di anni fa. L’Ortopedia dell’ospedale di Tione oggi è in un reparto nuovo e confortevole, all’altezza della moderna chirurgia ortopedica e del servizio offerto dal reparto giudicariese ai pazienti: le stanze sono doppie o singole, c’è un sistema di condizionamento (nella vecchia struttura assente), arredi e murature sono stati rinnovati. “Da parte dell’Azienda e dell’assessorato - il primo commento del primario Romano - un atto di fiducia nel nostro operato e un bel segno per il futuro di un reparto che è oggi consolidato e appetibile, come testimoniato anche da pazienti che vengono da tutta Italia per farsi operare qui, con un’incidenza particolarmente elevata dal Veneto”. Com’è l’Ortopedia tionese oggi? “Un primario, il sottoscritto – prosegue Romano – e 4 dirigenti
A
fine maggio è annon è indubbio il terdi Denise Rocca dato in pensione zo medico radioloEugenio Marsilli, primario del reparto di go – grande battaglia portata avanti proprio da Radiologia, professionista apprezzato e princi- Marsilli che è riuscito ad ottenere, con il sostegno pale fautore di un rinnovamento tecnologico e di della politica locale, l’aumento delle risorse umarisorse umane che ha determinato un netto balzo ne – e si farà un passo indietro anche in merito di qualità della radiologia dell’ospedale giudica- alla riorganizzazione che vedeva Tione ricadere riese. L’ospedale perde un punto di riferimento, sotto Rovereto per proporre invece un primario ma l’assessore provinciale alla sanità Luca Zeni, di Radiologia unico fra Cles e Tione con i due cenpresente all’addio di Marsilli, ha assicurato che tri ospedalieri paritari.
Eusebio di Francesco
ortopedici. In termini numerici in linea di massima possiamo confermare che il trend di attività chirurgica, in particolar modo per la chirurgia protesica di anca, ginocchio e mano è in netta crescita rispetto all’anno scorso. Per dare una cifra dovremmo essere del 10% in più rispetto allo scorso anno”. Un percorso travagliato per arrivare a questo giorno: il 26 aprile 2016 sono in tre – Giorgio Butterini, Luca Zeni e Paolo Bordon - a firmare il Protocollo d’intesa che prende atto della chiusura del punto nascite di Tione e dà il via al rilancio dell’ospedale. Fulcro dell’accordo che Ortopedia fosse valorizzata con un nuovo reparto funzionale, che le
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Il dott. Luigi Romano
dotazioni organiche dei reparti fossero potenziate e un nuovo pronto soccorso attivato. Pezzo per pezzo si è arrivati ad una Radiologia equipaggiata e con professionisti di livello, poi si è tagliato il nastro del pronto soccorso: a rimanere indietro è stato proprio il trasferimento di Ortopedia. Il presidente della Comunità Giorgio Butterini, gli viene riconosciuto da più parti oggi, ha alzato la voce da una parte e intessuto quello che si definisce un “fitto dialogo istituzionale” dall’altra. Tradotto, ha preteso che l’assessorato tenesse fede alle promesse.
Il pensionamento del primario di Radiologia Eugenio Marsilli, il secondo da sinistra
Dall’altra in consiglio provinciale, proprio sui tempi di trasloco di Ortopedia è arrivata la question time di un normalmente pacato e questa volta più deciso consigliere Mario Tonina. I due, che hanno rappresentato gli amministratori locali, oggi celebrano un ulteriore tassello andato al suo posto del Protocollo d’intesa. “Soddisfatti, anche se ha richiesto impegno e tante energie arrivare fin qui. Rimane importante sottolineare che la qualità di un reparto – commenta Butterini che festeggia il traguardo raggiunto e oggi passerà a visitare i nuovi locali - al di là di una struttura è sempre riconducibile alle persone che lo animano e la nostra grande opportunità per l’ospedale di Tione, e il reparto di Ortopedia in particolare, è quella di dare spazi idonei a professionisti di grande valore”. Sulla stessa linea Mario Tonina: “Indubbia soddisfazione per questo trasferimento avvenuto come l’assessorato aveva promesso all’ultima mia question time – commenta il consigliere Mario Tonina - anche perché il fornire una struttura moderna all’equipe medica di eccellenza che ha Tione in Ortopedia, che è la chiara specializzazione a cui è votato il territorio, era una delle parti del Protocollo del 2016 siglato fra Comunità di Valle, Azienda sanitaria e Provincia. Il reparto oggi qualifica ulteriormente quello che è il lavoro che professionisti di altissimo livello, in primis il primario Romano, garantiscono a questo ospedale”. L’attesa ora è per il ripristino dell’equipe di Radiologia con il terzo medico dopo il pensionamento di Marsilli.
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Politica
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Per ora stiamo a quanto è dato sapere. Partiamo dai candidati certi (o quasi). Il primo a mettersi in lizza quale candidato presidente è stato il leghista ex-consigliere provinciale ed oggi deputato Maurizio Fugatti: forte della crescita della Lega anche in Trentino è ben deciso a spendere questa “onda lunga” candidandosi a guida del centrodestra trentino, allargato ad alcune liste civiche. Già perché, nonostante i numeri che le elezioni nazionali hanno consegnato al Carroccio, la partita trentina è tutta un’altra cosa e dunque ecco la corsa ad imbarcare civiche o comunque partiti “locali”, per consolidare un legame con il territorio che in Trentino non è mai pienamente decollato: così si spiegano gli ingressi in coalizione di Agire di Claudio Cia, quelli (forse) di Walter Kaswalder e di Rodolfo Borga e soprattutto Progetto Trentino di Silvano Grisenti e Marino Simoni, formazione che, dopo essere stata sul punto solo pochi mesi fa di aderire al centrosinistra autonomista, visto il vento leghista attuale, ha pensato bene di scegliere il centrodestra. “Francia o Spagna, basta che ......”, si diceva una volta. Non tutti ritengono però scontata la candidatura a presidente di Fugatti: la sorpresa potrebbe essere la neo-senatrice di Forza Italia Donatella Conzatti (o in subordine la senatrice fassana Elena Testor), che la coalizione di centrodestra
Elezioni Provinciali: tutti in cerca di alleanze Mentre a livello nazionale naufragavano in serie il tentativo penta-leghista con Conte premier e il tentativo di Mattarella con Carlo Cottarelli, a livello trentino sono giorni intensi per definire gli scenari in vista delle ele-
zioni provinciali di ottobre. Che, qualora si ritornasse alle urne, potrebbero sommarsi alle nazionali, in un inedito (per la provincia di Trento) election day. Ma questa è un’altra storia.
potrebbe scegliere anche per riequilibrare uno scenario del nord Italia che con Friuli, Veneto e Lombardia alla Lega, penalizza oltremodo gli azzurri di Berlusconi a favore dei leghisti. Di certo ci sarà il Movimento 5 Stelle, con un suo candidato presidente. Forti del risultato alle politiche di marzo, che li ha visti sopra il 25% i grillini pensano ora alle provinciali, ben sapendo che questo è un altro campo e dovunque hanno accusato un forte calo, tra le politiche e le regionali: ultimi casi le delusioni in Molise e soprattutto in Friuli Venezia Giulia, in aprile dove a distanza di un mese il movimento è passato dal 24,56% ad uno stiracchiato 7,1%. Candidato presidente in pectore dovrebbe essere il consigliere provinciale
Filippo Degasperi, anche se la sua posizione non è ancora definita e i maggiorenti locali del partito di Di Maio attendono ancora istruzioni da Roma su come muoversi. In particolare, come candidati presidente alternativi a Degasperi, sono alla finestra Andrea Maschio,
consigliere comunale di Trento e Andrea Zanetti, consigliere circoscrizionale Oltrefersina, sempre nel comune di Trento. Il centrosinistra autonomista, dopo la sconfitta alle elezioni politiche prova invece faticosamente a
riorganizzarsi. Il dibattito Rossi sì, Rossi no che ha caratterizzato queste settimane è la spia di un certo disorientamento dato dal risultato elettorale, ma anche di una fase di riorganizzazione interna che attraversano Unione per il Trentino e Pd e che ha quindi influssi sull’assetto futuro della coalizione. A ciò si sommano sirene civiche e idee di quarti poli, che possono agire come detonatore degli schemi attuali e partorire scenari nuovi; il più allettante è quello che vede il potenziamento dell’area popolare della coalizione con il blocco Upt, sindaci civici di Francesco Valduga e lista civica ispirata dall’assessore Carlo Daldoss capace di sostenere a candidato presidente proprio il sindaco di Rovereto Valduga, trainandosi a ruota il
Partito Democratico e di riflesso e giocoforza, il Patt che dovrebbe rinunciare al Rossi-bis di fronte ai rischi di una corsa in solitaria dagli esiti incerti. Sullo scenario generale gravita anche quella che sarà la scelta delle varie civiche che in queste settimane si vanno agitando: alcune reali, altre solamente vagheggiate. A partire da quella che dovrebbe essere la lista dei giossiani, ossia gli aderenti al manifesto della Rivoluzione felice del prof. Geremia Gios, ma anche le varie liste che a questa area dicono di rifarsi, come quelle già citate di Kaswalder e di Borga. Che faranno alla fine? Andranno a potenziare le fila del centrodestra o andranno al voto da soli, costituendo quel quarto polo civico che in molti vedono come risposta al disorientamento politico, ma che con la legge elettorale provinciale maggioritaria rischia di essere irrilevante?
POLITICA di Adelino Amistadi
Continua dalla Prima Il Presidente della Repubblica è stato posto fra mille difficoltà ed imbarazzi, oltre ad essere stato destinatario di inaudite accuse. Comunque vada non ne verrà fuori una soluzione di grande aiuto per il nostro Paese anche e soprattutto perché la macchina delle politica italiana sembra essersi inceppata, non riesce più ad esprimersi in confronti duri, ma costruttivi, in competizioni tese al bene comune, ho la netta impressione che siamo di fronte ad una crisi del nostro sistema politico, cosi come ci ha accompagnato dal dopoguerra in poi. La cosa merita qualche considerazione. Con l’abbandono delle ideologie, e relative appartenenze, ormai la politica è solo questione di tifoseria. Urlare, sbracciarsi, sbraitare, ma anche mentire, calunniare, irridere sembra esserne diventato il nuovo linguaggio. E non è questione di nostalgia per i miei tempi quando era di moda la moderazione, la mediazione e magari, a fin di bene, il compromesso. Oggi il tutto diventa una partita di calcio con i suoi tifosi, gli ultras, i portoghesi, pronti a seguire all’inferno il loro capitano. Essere del tipo ciarlatani funziona, mentire è la nor-
La crisi del sistema malità, e ingannare i propri tifosi ha molto più successo di qualsiasi smentita, quella non la ascolta nessuno, la bugia passa e viene osannata. Classica quella di Di Maio quando dice di aver proposto altri nomi in sostituzione di Savona al ministero dell’Economia, subito smentita ufficialmente dal Quirinale, persino Salvini ha subito detto che non ne sapeva niente. Ma le “palle”, una volta lanciate, funzionano, eccome. Ormai la gigantesca massa di tifosi che Di Maio e Salvini hanno saputo conquistare vive di quanto dicono i loro leader, il resto non conta. Non accettano arbitri, tanto meno la Var. Solo così si sentono rassicurati. “Salvini sì che ha le palle!” è quanto si sente dire dai leghisti nei loro incontri. Le “palle” di Di Maio sono, invece, solo bugie che sa raccontare come fossero verità convincendo i suoi tifosi che quel-
lo che lui dice è sacrosanto, tutto il resto è fuffa. In pratica funziona così: io parlo ai miei sapendo che i miei non crederanno o non leggeranno mai quello che dicono gli altri. E così è fatta! E quando sentiamo i due compari sui social o in Tv dirne di “bo e di vacca”, li vediamo sereni, tanto non c’è contraddittorio e se quello che dicono è falso, non ci sarà nessuno che si prenderà la briga di sconfessarli. Se poi l’informazione la si dà urlando, facendo intendere di essere indignati, quella diventerà l’indignazione di tutta la tifoseria che verrà riproposta nei bar al dopo cena, sotto i tendoni delle sagre, e in ogni luogo ove si parli di politica. Cosi se l’indignazione fa breccia è chiaro che anche il voto sarà certo. I leghisti sono inebriati dell’avventura che stanno vivendo e chiamano Salvini “capitano”, il leader da seguire sempre e comunque. Molti lo vorrebbero chiama-
re con il nome di un signore che una volta comandava da solo, ma la cosa è stata vietata per pudore anche se non dispiaceva del tutto come idea. A Di Maio, convinto ormai d’essere padrone del Sud, non dispiace essere chiamato come quel capo dell’ISIS , da come parla e gesticola ne ha i tratti indiscutibili, Masaniello in suo confronto era davvero un povero pescivendolo. La bugia come regola, gli slogan come droghe, la cialtroneria come arte oratoria sono le cose che ci stanno affondando.
Ormai essere professori viene considerato un peso, un inutile orpello, l’informarsi un’inutile perdita di tempo. E così l’elettorato è diviso fra santi e coglioni, santi quelli che portano il cambiamento, quelli che sbraitano le loro verità, che ce la raccontano alla grande e coglioni quelli che subiscono e non sanno reagire. Col rischio che se parteggi per Mattarella passi per “sfascista” e se te la prendi con Di Maio non sei altro che un povero retrogrado che non sa guardare avanti. Siamo caduti in basso che
più in basso non si può. Esagero? No, perché l’Italia sta vivendo uno dei momenti più drammatici dal Dopoguerra in poi, rischiamo il fallimento, e la situazione richiederebbe dai propri leader comportamenti responsabili ed assennati. Per il passato, in situazioni analoghe, l’Italia è stata salvata dalla affidabilità e dalla lungimiranza dei propri leader, che hanno saputo recuperare l’orgoglio nazionale, la coesione e lo sguardo verso il futuro, respingendo l’assedio e le difficoltà incombenti. Oggi le cose non promettono niente di buono. Facciamoci coraggio, quella che ci aspetta, comunque vadano le cose, sarà un’estate difficile, inquieta, di scontri virulenti, di grandi preoccupazioni economiche e sociali, per un’Italia che sembrava vedere la luce in fondo al tunnel. Prevedere il prossimo futuro non è facile, l’unica cosa chiara è che siamo nei guai.
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L’indagine della Scouting Spa sulle performance alberghiere promuove la Val Rendena
Chi semina raccoglie...e bene Maggiori investimenti si traducono in reputazione su internet e margini piĂš elevati di Ettore Zampiccoli
Sofferenza per allergia politica di Paolo Magagnotti
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Il Saltaro delle Giudicarie
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“Eh...le stagioni sono cambiate, ormai il cielo è pieno di aerei, di missili, di navicelle spaziali, di satelliti artificiali, è come essere a Milano, c’è un surriscaldamento generale e allora non può che piovere per mantenere le temperature normali...” dice l’Orlando che di queste cose se ne intende. “Ha ragione l’Archimede, torniamo alle rogazioni...” interviene l’Orsolina che non manca mai quando c’è da bere un buon bicchiere di vino. “Lascia perdere, e dove le facciamo le rogazioni? Non ci sono più strade di campagna, ci sono case dappertutto e poi anche i preti non hanno più voglia di impegnarsi troppo...non ci sono più i preti di una volta!” dice la sua il Battista con buon senso. “Adesso le rogazioni le dovremo fare per la nostra Provincia, mancano ancora cinque o sei mesi alle elezioni provinciali e già stanno litigando, destra, sinistra, mezza destra, mezza sinistra, civici, incivili, un casino, tutti i giorni c’è qualcosa di nuovo, anzi di vecchio, le solite beghe, beghette, e comparse dei più svariati personaggi...siamo messi male, chiediamo aiuto al cielo, che ne abbiamo bisogno!” dice ancora l’Arnaldo. “Eh...il cielo, ha ben altro da fare, guarda se il buon Dio avrà tempo d’occuparsi del Trentino che è una “migola” del suo universo...c’è ben altro in ballo, Trump, Kim, Putin, l’Iran, Israele, il Venezuela, l’Africa surriscaldata da guerre continue, milioni di persone che muoiono di fame, guarda se avrà tempo d’occuparsi di noi...sembra che abbia dato la delega al nostro santo protettore san Vigilio, ma quello, da buon trentino, sembra non preoccuparsi molto, i giudicariesi poi non li può vedere, l’hanno preso a sassate e non ce l’ha più perdonata...” dice l’Archimede. Subito interviene l’Abele fino ad allora silente: “Che almeno tenga sotto controllo l’Italia...avete visto in che mani siamo? Sono preoccupato...” “Preoccupato? E perché? Se il presidente lo fa Conte, cosa vuoi di più? Ha già vinto tre scudetti alla Juve, uno al Chelsea, siamo in una botte di ferro, a me Conte piace...ma voi siete tutti interisti, siete invidiosi!” dice l’Oreste, juventino pieno d’orgoglio. “Ma quanto sei ignorante, interviene ancora l’Abele, guarda che non è il Conte delle Juventus...è un professore….” A me non me ne frega niente, Conte è Conte anche se è un professore!” “Forse è meglio
IL SALTARO DELLE GIUDICARIE
Cercavano ispirazioni per il Governo? Mandiamoli in malga! Maggio piovoso e non ha nessuna intenzione di smettere, adesso sta esagerando, bisogna fare qualcosa. E’ questa l’opinione dei saggi buontemponi che si ritrovano come di consueto presso l’osteria della Maroca. L’Arnaldo si lamenta, non ha ancora iniziato la fienagione, in paese nessuno ha sfoderato i “fer da segar” né le più moderne falciatrici, siamo indietro di stagione, di solito ai primi di giugno si partiva
Spalletti che è più figo…. azzarda l’Aristide interista, basta che non sia Sarri, quello è tale e quale Salvini...con quel grugno sembra una fotocopia...” E giù tutti a ridere. “Certo è che c’è poco da ridere. Con Di Maio e Salvini non so dove andremo a finire. Quei due hanno delle facce…proprio non riesco a fidarmi. L’uno mi sembra “el por Gigio” che scendeva dai monti una volta all’anno e ne aveva per tutti, ultimo erede dei barbari che hanno scarrozzato in lungo e in largo le nostre montagne, l’altro, lavato e sbarbato sembra quello di un altro continente che è venuto l’altro giorno a vendermi i “calzecc”, sembra che non abbia mai fatto altro nella sua vita...” dice sconsolato il Basilio. “A me el Salvini mi sembra “el bausete”, se lo vedessi di notte mi verrebbe un colpo!” dice ancora l’Orsolina. “Eh..un colpo... Gli correresti dietro per tutta la piazza...quello è un ma-
schione di quelli temprati, di quelli che piacciono a te!” dice con poca creanza l’Arnaldo. “E al Di Maio, così manierato, con quel sorrisetto più furbo che altro, non gli darei neanche la capra per la corda...” “Sarebbero una bella copia da mandare in malga con le
per falciare in montagna, quest’anno non c’è verso. L’Archimede il saggio, ritorna al passato: “Bisogna tornare alle rogazioni, si fa il giro delle strade di campagna e si chiede al buon Dio che mandi il tempo giusto. Così si faceva una volta, si partiva in processione sotto la pioggia e prima di tornare in chiesa, il tempo cambiava ed il sole tornava a dare speranza e consolazione...”
vacche, l’uno sarebbe un ottimo “vacher” e l’altro potrebbe fare il casaro, ma non farebbe “spresse” che neanche sa cosa siano, con quelle manine fatate potrebbe dedicarsi a “caserar” tome francesi, piccole e saporite, quello sarebbe il suo mestiere...” provoca il Basilio.
“Orpo! Allora li aspetto...se li mandano via dal governo me li porto in malga a Cingledino... comincerò ad addestrarli con le capre e poi man mano con le vacche, ne farò ottimi mandriani...” dice l’Arnaldo che sta aspettando il bel tempo per salire in malga. “C’è poco da scherzare…, dice il Battista, intanto quelli hanno in mano l’Italia e se falliscono sono c..zi nostri!” “Non credo che potranno fare tanti danni, c’è l’Europa che controlla...la Merkel quando vuole sa come fare, ti prende il Di Maio per il collo e lo fa obbedire come un’oca pasciutta, e Salvini lo riempiono di Wurstel e birre che lo acchietano come un agnellino...”dice l’Aristide che ha lavorato trent’anni in Germania “Aspettiamo...Diamo tempo al tempo, quei due potrebbero stupirci...certo che a Salvini sarebbero piaciute le elezioni subito, avrebbe potuto fregare Berlusconi una volta per tutte...ma è meglio così, mettiamoli alla prova...d’altronde era ora che qualcosa cambiasse, per dio, sono stufo delle solite mezze seghe o seghe intere...basta con i Bersani, i D’Alema, I
Cuperlo, quell’Orlando poi...per non dire di Casini, Dellai, Panizza e compagnia...del Berlusca e dei suoi galoppini ne ho piene le tasche... proviamo qualcosa di nuovo, forse non dureranno a lungo, ma poi la politica non sarà più quella di prima...una volta spaccato un vaso poi lo si sostituisce con un altro più bello, più efficiente, più adeguato alle nostre esigenze, è così, tutto il male non vien per nuocere….!” sentenzia l’Aristide che non è del tutto rimbambito. “Sono contento, ho saputo che nel nuovo governo giallo verde ci sarà anche un nostro conterraneo, c’ quel Vaccaro di Trento che servirà per difendere la nostra Autonomia...” torna a dire l’Oreste. “Sei proprio ignorante, quello si chiama Fraccaro ed è un ottimo personaggio, studiato e affabile...mi dicono, farà certo bene...” contrattacca l’Abele. “Ignorante sarai tu...Vaccaro o Fraccaro che differenza c’è? Vuol sempre saperla lunga l’Abele e non è neanche capace di contare fino a dieci...” ribatte l’Oreste. “Torniamo alla calma, e beviamone un goccio! Maroca un fiasco!” ordina l’Archimede. Usanza antica, quando gli animi si surriscaldano non c’è che un buon bicchiere di vino per far tornare serenità ed equilibrio. Serenità ed equilibrio di cui ce ne sarà bisogno in grande quantità nel prossimo futuro. Parola di Saltaro.
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Sanità
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Intervista al dottor Ivan Mussi di Tione
Riorganizzare la medicina territoriale: il punto di vista dei medici di base di Chiara Garroni Il decalogo prevede per il cittadino il diritto ad avere il giusto tempo di ascolto, ricevere informazioni comprensibili, condividere percorsi di cura, non soffrire inutilmente, e il dovere di non sostituire il web al medico, collaborare e rispettare il medico, segnalare disfunzioni. I diritti del medico: essere rispettato, non assecondare ogni richiesta, essere informato, lavorare nelle migliori condizioni; i doveri: rispettare e ascoltare, informare, interagire e confrontarsi con altri professionisti, segnalare disfunzioni. Pur essendo cose piuttosto ovvie, se si è sentito il bisogno di fissarle in un decalogo valido per tutta Europa, evidentemente c’è qualche problema nella relazione medico-paziente. Sull’argomento abbiamo voluto sentire il parere di un medico di famiglia, il dottor Ivan Mussi, 55 anni, il più anziano in termini di servizio dei medici di famiglia che lavorano a Tione. Con lui abbiamo cercato di capire com’è un lavoro tanto importante e delicato, e come è cambiato negli anni. Qual è uno degli elementi fondamentali nel rapporto medico-paziente? La fiducia. Noi siamo il primo baluardo sanitario a cui
Chi in queste ultime settimane si è recato presso il proprio medico di famiglia (che si dovrebbe chiamare medico di assistenza primaria o di medicina generale, ma non lo sa nessuno) avrà notato affisso in sala d’aspetto l’elenco dei diritti e dei doveri sia del medico che del cittadino. E’ una delle iniziative realizzate per la giornata europea
dei diritti del malato, tenutasi a maggio, ed è stata nominata “Cura di coppia”, nome che tende a giocare su un equivoco per attirare la maggior attenzione possibile. Qui la coppia è quella di medico e paziente, ed evidenzia i diritti e doveri di entrambe le parti.
si riferisce il cittadino, ed è la qualità del rapporto che crea salute. A volte basta un colloquio per tranquillizzare un paziente. ‘A me basta sentirla, avere una sua parola’ spesso mi dicono i miei pazienti, e questo è possibile solo col rapporto di fiducia fra persone che si conoscono. Rispetto a questo, che ne pensa delle Aggregazioni funzionali? Va bene l’organizzazione con le associazioni fra medici, e questo a Tione si fa da quasi vent’anni, soprattutto per facilitare gli appuntamenti e il rinnovo delle ricette, e vanno bene le Aggregazioni Funzionali Territoriali (Aft) come a Pinzolo, ma è fondamentale, per non rompere il rapporto fiduciario medicopaziente, mantenere anche gli ambulatori nei paesi. Se si stravolgeranno gli ambiti, come ad esempio sembra in programma unire la Busa di Tione con le Giudicarie Esteriori, ciò andrà a discapito della qualità del lavoro del medico.
che oggi i pazienti sono più attenti alle minime modifiche nella loro salute. Si fanno meno visite domiciliari e spesso gli ambulatori sono pieni di anziani.
Il dottor Ivan Mussi
Ci dia un esempio concreto di difficoltà che sorgerebbero. La cosiddetta medicina difensiva, ovvero la tendenza a prescrivere cure, esami, farmaci in surplus, non per tutelare la salute del paziente ma come garanzia delle responsabilità medico-legali per evitare la possibilità di un contenzioso ci darà una spesa enorme. Un medico che non conosce bene il malato rischia di fargli fare esami inutili, per non rischiare. La sanità è un settore difficile da economizzare, ma resta imprescindibile la conoscenza diretta, che
evita richieste esorbitanti in termini di tempo, soldi e strutture. Come sono cambiate le cose negli anni? Con l’arrivo dei “dottori Google e Yahoo” i pazienti che cercano informazioni mediche spesso non sanno discernere i siti attendibili da quelli che non lo sono. E’ una tendenza che rischia di creare nuovi malati immaginari che si rivolgono al medico convinti di essere malati proprio in base alle informazioni lette su internet. Ma questo è un discorso ampio che meriterebbe tutt’altro approfondimento. Un altro aspetto è
Qual è la sfida medica del futuro per i medici di base? La cronicità. Il problema per gli anziani non sono i 4 o 5 giorni di ricovero ospedaliero nel caso insorga una complicazione acuta, bensì gli altri 360 giorni dell’anno. Dovrebbe essere estesa l’esperienza delle cure domiciliari, che già esiste per le cure oncologiche, ai problemi degli ammalati cronici, in gran parte anziani. Magari creare degli studi associati, con la presenza anche di infermieri, potrebbe essere la strada da seguire: si tratterebbe di equipe multi-professionali territoriali, con la presenza di infermiere e medico specialista accanto al medico di medicina generale per realizzare un insieme di interventi assistenziali e terapeutici in gra-
do di garantire un’assistenza continua, personalizzata, finalizzata al controllo dei sintomi del paziente cronico anziano. Per fare questo le risorse economiche infatti non dovrebbero esser concentrate solo sugli ospedali, ma estese ai servizi esterni territoriali. E il rapporto con gli organismi politici e organizzativi, che poi determinano la configurazione che la sanità territoriale assume, come va? Diciamo che le scelte organizzative che fa la politica sanitaria provinciale non dovrebbero passare sulla testa degli operatori e dei pazienti. E, dall’altra, i rappresentanti politici locali dovranno far presente in Provincia le esigenze dei nostri cittadini: e non sarebbe male da parte di amministratori e vertici un ripasso della topografia del territorio. Riorganizzare la medicina territoriale non deve essere tracciare con un tratto di penna un confine solo basandosi su numeri e mappe catastali senza conoscere il territorio reale. Fare così, sarebbe segno di poco rispetto per la gente e per chi opera da anni, con dedizione e impegno, per la salute delle persone.
IL PUNTO DI VISTA di Oreste Bottaro
Continua dalla Prima Significa inserirsi in una spirale di recessione con l’esplosione della povertà assoluta. Siamo disponibili a questo rischio per cacciare alcuni immigrati che in molti casi neanche vediamo, per attivare politiche che consentono a qualcuno di migliorare il proprio stato economico (in molti casi senza la reale necessità) per togliere un po’ di tasse a chi già vive una vita agiata? In fondo, per relativamente poco rischiamo tantissimo. La vera e propria catastrofe. Non è forse meglio adottare la politica del cambiamento e miglioramento graduale senza salti nel buio? Saremmo superficiali se ricadessimo nella valutazione qualunquistica del dire «peggio di così non si può» perché in realtà si può! Ed anche di molto se gli scenari di cui sopra si avverano. Qualcuno ci ha avvisato che scherziamo con il fuoco, ed è vero. Le soluzioni non sono mai
Rischiamo la bancarotta. Da imprenditore, ho paura facili e soprattutto non hanno tempi brevi. La storia ha insegnato che le scorciatoie populiste hanno provocato sempre situazioni devastanti. La scelta democratica deve essere meditata e responsabile non istintiva, altrimenti saremo artefici dei nostri problemi. Ogni voto nell’urna sbagliato può scatenare uno tsunami che ci travolge. Accontentiamoci dei piccoli progressi che poi portano con il tempo, al miglioramento della condizione della nostra vita e non ascoltiamo le sirene di chi illude su formule magiche. Prima di questa nuova crisi
qualcosa iniziava a migliorare. Oggettivamente le imprese hanno nuovamente iniziato ad investire, il lavoro ad essere più disponibile. Non bastava? Vogliamo di più? Perché i politici rubano, gli immigrati invadono il nostro paese, perché paghiamo un mucchio di tasse? Quasi tutti gli Italiani, escluse certamente alcune eccezioni (come quasi ovunque) hanno però: la scuola gratuita, la sanità disponibile, le pensioni, la casa di proprietà, la possibilità di andare in vacanza, l’automobile ecc. Fondamentale è assumere la coscienza che tut-
to questo con una bancarotta viene distrutto. Fate un esame del vostro profilo personale e provate ad immaginare uno scenario del genere: non vi vengono un pochino di brividi alla schiena? Attenzione, quindi, a valutazioni banali delle cose e di quanto può accadere. Consideriamo anche che la brama di potere non guarda in faccia nessuno, ed acceca. Le colpe sono sempre altrui e dei «poteri forti» (che una volta erano definiti «plutodemoebraicomassonici»). Se tutto salta in aria, ancora di più serve l’uomo forte con pieni
poteri per sistemare le cose e fargliela pagare agli approfittatori del popolo. Scenario già visto molte volte nella storia e che Dio ce ne scampi. Seguiamo il rigore etico di chi ci dice che qualche sacrificio bisogna pur farlo per pagare i debiti, che è solo attraverso la solidarietà che l’umanità progredisce, che è attraverso il lavoro duro che arriva il meritato successo economico e che il rispetto delle regole comuni porta ad una società progredita. Altre strade ci ridurranno a mendicare, come persone e come popolo.
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Cooperando
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Don Guetti con Alto Garda; Saone con Giudicarie Valsabbia Paganella; Adamello Brenta, Val Rendena e Pinzolo in cammino verso la fusione
Le casse rurali si preparano alla governance di Cassa Centrale libera e, successivamente, scatteranno i 90 giorni per le modifiche statutarie e la firma dei patti di coesione da parte delle singole casse rurali e questo significherà convocare le assemblee straordinarie per approvare le necessarie modifiche a statuto e regolamenti. “Un’adesione, quella che abbiamo fatto nell’assemblea dello scorso anno, importante – ha detto ai soci della Cassa Rurale Adamello Brenta la presidente Monia Bonenti - il gruppo esprime la trentinità e il modo di fare banca e cooperazione che abbiamo sviluppato negli anni su questo territorio. Il fatto che la sede centrale sia a Trento è non solo prestigioso ma anche per la città un polo economico importante”. La sostanza è la stessa che gli altri vertici delle rurali hanno portato nelle loro assemblee al
di Denise Rocca
Tutte con il Cassa Centrale Banca, il gruppo guidato dal direttore generale Mario Sartori che avrà la testa a Trento e al quale hanno aderito le casse rurali locali. Ma prima della partenza di Cassa Centrale, il punto è cosa faranno le casse rurali. Ovvero, che fusioni faranno. La tendenza alla concentrazione all’interno del mondo bancario è consolidata: in Italia gli sportelli sono calati del -31,7%, in momento della decisione di aderire al nuovo gruppo. Da allora il processo verso le fusioni ha subito un’accelerata: in Giudicarie, territorio che più di altri aveva una frammentazione di sportelli di banche diverse, non si è riusciti a fare un’aggregazione ampia come è accaduto in altri territori, ma qualcosa si è mosso. Le due realtà più piccole della valle, ovvero la Cassa Rurale di Saone e la Cassa Rurale Don Lorenzo Guetti sono andate la prima con la Giudicarie Valsabbia Paganella, la seconda con Alto Garda.
Cassa Rurale di Saone e Giudicarie Valsabbia Paganella hanno dato vita ad un istituto di credito da 7.900 soci, 30 mila clienti e 25 sportelli (3 sono quel-
Trentino le casse rurali, nel periodo 2009 - 2017, sono passate da 46 a 25 mentre gli sportelli sono calati del 18%. A livello nazionale prosegue la nascita di Cassa Centrale Banca e il gruppo sta affrontando l’asset quality review della Bce dopo aver presentato la propria istanza il 19 aprile scorso. Per la Bce sono scattati quindi i 120 giorni di tempo dal momento di presentazione dell’istanza per dare il via
li portati in dote dalla rurale di Saone, che si trovano a Tione, Roncone e nella piccola frazione alla quale la banca deve il nome), una raccolta complessiva
stimata sul miliardo e 80 milioni di euro, 642 milioni di prestiti e 140 dipendenti, che si estende su un territorio ampio - dalla Paganella alla Valsabbia che con l’assenso di Saone diventa un tutt’uno, colmando anche quel buco di copertura fra le Esteriori e la Valle del Chiese che la rurale nata dalla fusione fra Darzo-Lodrone e Giudicarie-Paganella aveva. La nuova rurale manterrà il nome della Giudicarie Valsabbia Paganella e vedrà nascere anche a Saone, con 5 membri, un nuovo Gol, i Gruppi Operativi
Locali dei quali la rurale con sportelli fra Trentino e Lombardia si è dotata per affiancare il Consiglio in quelle attività non bancarie ma che caratterizzano le rurali nei rapporti con il territorio e i soci. La Cassa Rurale Don Lorenzo Guetti, la prima fondata in Trentino, ha preferito guardare fuori valle ed aggregarsi all’Alto Garda: i 5 sportelli dislocati a Larido, Fiavé, Santa Croce, Vigo Lomaso e Ponte Arche, i 15 dipendenti e 1.202 soci della piccola rurale delle Giudicarie Esteriori sbarcano quindi nella grande rurale Alto Garda. Gli sportelli della Val Rendena sono in trattativa: la Adamello Brenta, la Val Rendena e la rurale di Pinzolo hanno aperto un dialogo per creare una nuova realtà aggregata ma, per ora, non ci sono ancora decisioni in merito.
Cooperazione e crisi: diminuiscono gli utili e cresce il numero di assunti Il dato che emerge è che il peso della cooperazione all’economia provinciale cresce al 13,3% sul valore aggiunto e al 15% dell’occupazione. In altri termini: se d’improvviso tutte le cooperative chiudessero i battenti e non fossero sostituite da altre imprese il Trentino perderebbe 13,3 punti percentuali di Prodotto lordo e quasi un sesto degli occupati. Entrando nel merito, dai dati emerge chiaramente la rilevanza della cooperazione in tre settori fondamentali dell’economia provinciale: l’agricoltura e l’industria alimentare, l’intermediazione monetaria e il commercio. Comunque lo si analizzi, il peso della cooperazione risulta decisamente rilevante - in generale e nel confronto con le altre forme di impresa - a livello sia economico-occupazionale che nella formazione dell’offerta di servizi sociali, educativi e sanitari, ponendosi di fatto “a
di Alberto Carli
La Cooperazione Trentina negli ultimi tempi è in difficoltà. Ma è davvero cosi? Certo dalle notizie di cronaca grande evidenza è stata data alle situazioni di crisi, che ci sono state, alcune sono ancora in corso altre probabilmente se ne presenteranno in futuro, ma andando a vedere i dati complessivi riguardo il tema della creazione di valore aggiunto e di occupazione, si scopre un cavallo” tra settore pubblico e settore privato. I dati sui bilanci e sull’occupazione consentono di confrontare l’andamento per le imprese cooperative e di capitali. Nel periodo considerato (2008-2015), le cooperative operanti in provincia di cui sono disponibili i bilanci sono passate da 493 a 505, le spa sono rimaste a 269 (dopo essere salite a 275 nel 2013), mentre le srl sono cresciute con continuità da 4.856 a 5.891. Più netta è la differenza tra forme di impresa se si considerano i redditi da lavoro. La crescita dei redditi da lavoro nelle cooperative è nettamente aumentata rispetto a quella delle altre
dato molto interessante. L’ultimo studio di Euricse ( l’Istituto Europeo di Ricerca sull’impresa Cooperativa e Sociale) presentato a fine maggio scorso, ha misurato la rilevanza della cooperazione nella formazione del prodotto interno lordo (o valore aggiunto) e degli occupati in provincia di Trento nel periodi di crisi dal 2008 al 2015.
forme di impresa. E mentre le spa hanno visto crescere gli utili lungo tutto il periodo e le srl hanno registrato nel 2015 un utile comunque superiore a quello del 2008, le cooperative hanno visto diminuire costantemente gli utili, che a fine periodo risultavano pari a poco più di un terzo rispetto ai valori del 2008. Di contro, l’occupazione è cresciuta decisamente nelle cooperative (+35,6%) rispetto alle imprese di capitali (l’insieme di spa e srl) dove è addirittura diminuita (-6,3%). Anche se certamente sull’evoluzione dell’occupazione nelle cooperative hanno inciso le politiche provinciali del lavoro e, in particolare, le diverse misure a sostegno dell’impiego temporaneo in lavori socialmente utili, rimane di tutta evidenza il contributo dato dalla cooperazione trentina nel limitare l’impatto della crisi sui livelli di disoccupazione e di povertà.
Europa Parlo di responsabilità anche al netto di altre componenti irresponsabili che fanno parte del concerto europeo, fra cui i Paesi del Visegrad, ispirati da quel primo ministro ungherese Viktor Orban che fa di tutto per “inquinare” di nazionalismo patologico non solo il suo Paese ma anche il tessuto sociale europeo. Per rapporto al nostro Paese, e difficile trovare parole adeguate per commentare il comportamento delle forze politiche che nel tormentato ed indicibile processo per la formazione del nuovo governo hanno cercato di mettersi d’accordo per un “contratto”, burlandosi anche del Presidente della Repubblica. Più che di forze politiche dobbiamo forse parlare di due preoccupanti capipopolo, di cui uno con allarmante stile “putiniano”. Sono sempre stato convinto che una persona dopo essere stata eletta sulla base di un programma debba operare di conseguenza con coerenza, senza consultazioni di base ad ogni piè sospinto; vediamo purtroppo l’emergere e l’affermarsi dell’opposto, il che non può non preoccupare, anche in Europa. Abbiamo assistito ad attacchi fortissimi, spesso volgari e sguaiati, contro l’Unione europea, ritenuta responsabile di quasi tutti i mali del nostro Paese; un’Europa che vuole imporci ciò che danneggia gli interessi nazionali, dei cittadini italiani, di cui ci si propone come salvatori. E poi sentire, con riferimenti più o meno espliciti, che quel galantuomo del presidente della Repubblica Sergio Mattarella, destinatario di inauditi attacchi, avrebbe seguito ordini da Bruxelles o da leader di Paesi forti dell’UE, soprattutto della Germania. Che il Presidente della Repubblica nell’assumere autonome decisioni che gli competono in base alla nostra Costituzione
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Irresponsabilità nazionale e responsabilità europea di Paolo Magagnotti L’irresponsabilità nazionale italiana si sta riversando sulla responsabilità europea: che speriamo sappia resistere, a lungo. Quando parlo di responsabilità europea mi riferisco a quelle Istituzioni dell’Unione europea che sono ancora impegnate, in questo difficile passaggio storico che riguarda il Vecchio si consulti anche a livello europeo non è che un atto di saggia responsabilità istituzionale. Abbiamo inoltre ascoltato, con toni dal sapore minaccioso, pesanti attacchi a “la Germania”, ritenuta responsabile di indebite imposizioni anche nei confronti del nostro Paese, manifestando in ciò uno strumentale atteggiamento populistico. È chiaro che la Germania non è un Paese qualsiasi in Europa e in merito agli equilibri all’interno dell’Unione europea e sono certamente innegabili talune forzature. Non si possono tuttavia confondere pur inopportuni e talvolta deprecabili comportamenti o iniziative di un giornale tedesco o di singoli esponenti politici tedeschi a livello nazionale ed europeo con “la Germania” come Stato, nelle sue istituzioni. Attribuire a “ la Germania “ servizi stampa e dichiarazioni di singoli non rispettosi dell’Italia e degli italiani è fuorviante e serve solo a generare risentimenti, se non addirittura odio, nei confronti di un Paese che come Stato vorrebbe solo
un’Italia politicamente seria e stabile con cui lavorare concretamente per portare avanti il Progetto europeo. “Voglio una Germania europea e non un’Europa tedesca” disse il lungimirante cancelliere Helmut Kohl quando si imponeva con forza anche nei confronti della finanza tedesca per far entrare il suo Paese nell’Euro. Sono certamente passati degli anni da quel periodo, ma non credo che ora la cancelliera Angela Merkel voglia mettere l’Europa sotto il suo dominio. E’
continente e il mondo intero, a tener saldo l’impianto di base di quel progetto di unità di Stati e popoli europei voluto da lungimiranti e coraggiosi politici del Dopoguerra, fra cui il nostro Trentino Alcide De Gasperi, e che rappresenta l’unica via per garantire un futuro di stabilità e pace a noi europei.
chiaro che nell’Unione europea non va tutto bene e anche i trattati - ora esiste peraltro un unico trattato dell’Unione Europea, quello di Lisbona del 2007 – possono, e per taluni aspetti debbono essere rivisti ed aggiornati. I trattati e tutte le norme europee, tuttavia, non si modificano urlando e andando a Bruxelles a battere i pugni sul tavolo. Nell’Unione europea, come in altre organizzazioni internazionali, le cose si modificano mettendosi a un tavolo per esaminare in comune in-
teressi condivisi. Non si va a Bruxelles solo per chiedere interventi e norme a favore di singoli interessi nazionali; nell’Unione europea si deve discutere per realizzare norme e politiche che costituiscono il presupposto per consentire a tutti gli attori partecipanti di realizzare al meglio condizioni di vita per tutti i cittadini europei, compresi, evidentemente, legittimi interessi nazionali. Tenendo peraltro presente che per realizzare interessi generali e nazionali è pure necessaria
un’ Unione europea capace di essere attore internazionale in grado di contribuire a garantire stabilità e pace sul piano globale. Si aggiunga inoltre che per trattare con potenze mondiali si potrebbero ottenere con molta probabilità maggiori risultati nell’interesse europeo generale delle singole nazioni se ai tavoli delle trattative si si presentasse un unico rappresentante dell’Unione europea legittimato istituzionalmente a operare da parte di tutti gli Stati membri dell’Unione. Voglio augurarmi che il governo appena nato si muova sul piano europeo con una visione più generale e costruttiva rispetto agli irresponsabili anatemi elettorali lanciati in campagna elettorale e nei giorni che hanno preceduto la nascita dello stesso governo. Voglio inoltre sperare che in previsione delle elezioni per il rinnovo del Parlamento europeo che avranno luogo l’anno prossimo vi sia da parte sia istituzionale sia dei grandi mezzi di comunicazione nazionale una corretta informazione sul perché è nata, su che cosa ha fatto e può fare quel grande progetto che è l’Unione europea, il quale è studiato per essere adottato in altre parti del mondo.
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Cultura
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Anche se fondata ufficialmente nel 2017, infatti, la storia della Big Square Orchestra ha origini ben più lontane. Il tutto nasce infatti dall’idea di un gruppo di giovani della Valle del Chiese che decidono di ricostituire una compagine musicale simile all’esperienza della “Giudicariese Jazz Band”, fondata negli anni Ottanta sempre in zona, e scioltasi dopo qualche anno: di quella band erano Fiorile e Demadonna, e proprio a loro si sono rivolti gli aspiranti jazzisti con il loro progetto. La prima esibizione della Big Square Orchestra è arrivata a marzo di quest’anno in occasione della “Serata del Socio”, evento organizzato dal Consorzio
Elettrico di Storo. La BSO ha esordito in casa: «Quest’anno ci hanno chiesto di essere i protagonisti, a livello musicale, di questa iniziativa - afferma soddisfatto il presidente Fausto Fiorile -. Ci siamo esibiti di fronte ad un pubblico importante, di oltre 800 Due eventi diversi, eppure legati da un filo conduttore comune, quello dell’unicità dell’ambiente in cui sono inserite le Giudicarie Esteriori, della necessità di preservarlo, della potenzialità di farne un elemento di sviluppo economico oltre che la straordinaria fonte di benessere che è per i suoi abitanti. Hanno rappresentato questo da una parte la presentazione del video di Piero Badaloni sulla Biosfera Unesco e dall’altra la giornata dedicata alla biodiversità che ha visto per la prima volta aprire al pubblico Maso al Pont. La Giornata della Biodiversità ha portato a Maso al Pont da una parte un folto pubblico di locali e turisti, dall’altra i custodi di mestieri tradizionali e i produttori che si sono lanciati nella sfida della sostenibilità e del chilometro zero. Volti noti ai locali, piccole e medie aziende spesso nate negli ultimi anni, e soprattutto tanti volti giovani: un ricambio generazionale che non passa inosservato fra i produttori di pane, miele, noci, marmellate, salse e confetture dai mix originali con le erbe del territorio – zucca, zenze-
Un tuffo nell’America degli anni Trenta: swing e jazz per la nuova realtà musicale giudicariese
La Big Square Orchestra debutta a Storo sulle note dei Blues Brothers di Francesca Arriva nelle Giudicarie la “Big Square Orchestra”, la nuovissima Big Band formata ufficialmente lo scorso anno che si ispira al modello delle Big Band statunitensi degli anni Trenta e Quaranta. Voluta fortemente dai giovani di Storo e Condino in primis e
persone». I componenti sono in totale una ventina, tutti musicisti per passione, provenienti dalla zona delle Giudicarie e della Val Sabbia, spesso con alle spalle un’esperienza bandistica. Riprendendo i ritmi statunitensi del jazz, dello swing e del blues,
Cristoforetti
promossa successivamente dal noto maestro Gianfranco Demadonna, così come dall’attuale presidente Fausto Fiorile, la Big Square Orchestra è una novità nel panorama musicale locale che ha però radici storiche non da sottovalutare.
il repertorio parte dagli anni Trenta per poi spostarsi ai giorni nostri: una prima parte si concentra sull’era dello swing americano degli anni Trenta, mentre la seconda, un po’ meno tradizionale, su reinterpretazioni e arrangiamenti di brani in
chiave moderna, riprendendo ad esempio artisti come Bublé e Zawinul. Sassofoni, trombe, tromboni, basso, piano, percussioni e chitarra sono gli strumenti musicali che caratterizzano questo tipo di banda, mentre completano l’organico due cantanti. Ma che cosa contraddistingue la BSO da una banda classica? «Le peculiarità è che si offre uno spettacolo dal vivo, fresco, diverso – spiega Fiorile -. Si propone la musica leggera degli anni Trenta, quindi una musica ballabile, gioiosa, orecchiabile che coinvolge molto». Progetti futuri? L’obiettivo sarebbe farsi conoscere prima sul territorio per poi spostarsi anche a livello nazionale. I contatti sono già stati presi anche per quest’estate. Ora spetta solo alla Big Band giudicariese continuare con la stessa grinta e con lo stesso slancio con cui hanno iniziato.
Presentato al pubblico il video sulla Riserva della Biosfera Unesco che celebra Esteriori, tennese e Valle del Chiese
Una vallata tutta bio Maso al Pont apre le porte alla Giornata della Biodiversità
ro, menta, timo ma anche tanta lavanda, viola, oli essenziali – e fa ben sperare i promotori dell’iniziativa. La regia del Festival della Biodiversità è provinciale, ma la giornata a Maso al Pont è stata organizzata operativamente dall’Ecomuseo della Judicaria che, spesso in sordina, opera sul territorio delle Esteriori e del tennese. Al mattino il saluto delle autorità: ad aprire la giornata i padroni di casa, ovvero la sindaca di Stenico Monica Mattevi e il presidente dell’Asuc di Stenico che ha ristrutturato il Maso gravato da uso civico Gianfranco Pederzolli. Il pubblico ha goduto di quattro piani di mostre ad illustrare cosa vuol dire
biodiversità, con gli stand di associazioni e privati che si occupano di fare sì che non sia solo una parola ma si riempia di contenuti.
Aperti gli stand che hanno proposto prodotti di bellezza e cibarie, anche i mestieri di un tempo hanno avuto il loro spazio: dalla filatura
della lana alla creazione di cesti, attività che hanno affascinato i bambini ai quali era anche dedicata una sezione didattica dove sperimentare e conoscere. Nel pomeriggio per curiosi ed esperti si sono succeduti una serie di convegni e tavole rotonde che hanno approfondito vari aspetti in maniera divulgativa. Pochi giorni prima, la prima presentazione pubblica del video che racconta le bellezze, naturali, paesaggistiche, culturali e culinarie dell’unico territorio Trentino - sono poco più di una dozzina in tutta Italia – ha ricevuto il riconoscimento di Riserva della Biosfera Unesco. Un video di 55 minuti realizzato dal
giornalista Piero Badaloni, in tre lingue, che servirà a rappresentare il territorio nelle occasioni di incontro a livello internazionale, ma anche, in questa prima fase, a fare dei cittadini i primi promotori del territorio rendendoli più consapevoli delle bellezze ereditate dai loro avi. Scorre davanti agli occhi dello spettatore tutta la bellezza delle Alpi ledrensi e delle Giudicarie Esteriori, tutte quelle peculiarità che, naturali o create dalla mano dell’uomo, in un territorio che va di 3.173 m della Cima Tosa ai 63 m sul livello del mare del Lago di Garda, sono così di valore da meritarsi un titolo internazionale.
Porto Franco
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In margine alla bellissima adunata degli alpini
Il centenario della guerra e le occasioni mancate
Anzi un applauso sincero alla loro organizzazione ed alla loro innata simpatia. Tuttavia cadendo questa grande kermesse nel centenario della Prima guerra mondiale riteniamo utile qualche riflessione proprio sul Centenario della guerra e sulle celebrazioni che in questi tre anni ci sono state - o meglio non ci sono state in Trentino. L’occasione per questa brevissima riflessione è data da discorsi e da lettere più o meno appropriate che spesso abbiamo sentito o letto a proposito della prima guerra mondiale e della posizione del Trentino. La premessa essenziale a quel che stiamo per dire è che la storia- come noto - la scrivono i vincitori, che inventano, nascondono, interpretano secondo le loro finalità ideologiche, politiche e culturali del momento. Anche la storia della prima guerra mondiale, con riferimento specifico alla posizione del Trentino, ha risentito di questa impostazione e chi ha qualche cappello grigio si ricorda come a scuola è stata raccontata. Tanto per far capire il grado di distorsione che ha accompagnato le narrazioni del primo conflitto basterebbe solo questo esempio: forse pochi sanno che la battaglia di Vittorio Veneto, tanto celebrata, non c’è mai stata. Era stata un’invenzione dei comandi militari italiani per completare meglio il successo che si stava già profilando. Lo
di Ettore Zampiccoli
E’ andata bene, anzi benissimo. Ci riferiamo all’adunata nazionale degli alpini svoltasi a Trento in maggio in occasione del centenario della prima guerra mondiale. Gli alpini sono arrivati, hanno chiesto pace, hanno ribadito il loro spirito di fratellanza e ha raccontato bene Ferruccio Parri, allora giovane ufficiale nell’entourage del comando generale. Le truppe italiane arrivarono sì a Vittorio Veneto ma dopo due giorni da quando le truppe austriache si erano ritirate. Tornando al Trentino ed al primo Centenario noi pensiamo che questi tre anni di celebrazioni siano stati un po’ sprecati perché non si è avuta la volontà di rileggere la storia e si son lasciati passare in questi mesi alcuni messaggi distorti o interpretazioni assolutamente discutibili. Eppure un po’ di sano revisionismo storico farebbe bene. Pensate solo cosa è accaduto in Russia dopo la morte di Stalin. Hanno fatto un processo di revisione che ha cambiato i destini dell’Unione sovietica e in parte anche del mondo. Per tornare al nostro modesto panorama la prima distorsione si riferisce alla posizione dell’Italia verso l’impero austro ungarico e indirettamente verso il Trentino. Quello che non viene rimarcato è che in effetti fu l’Italia ad aggredire l’Impero e non viceversa, come invece abbiamo sentito spesso. Con questo tipo di aggressioni l’Italia,
Il Giornale delle Giudicarie mensile di informazione e approfondimento
Anno 16 n° 6 giugno 2018 Editore: Associazione “Il Giornale delle Giudicarie” via Circonvallazione, 74 - 38079 Tione di Trento Direttore responsabile: Paolo Magagnotti Caporedattore: Denise Rocca Comitato di redazione: Elio Collizzolli, Aldo Gottardi, Matteo Ciaghi, Denise Rocca Hanno collaborato: Gianni Ambrosini, Adelino Amistadi, Mario Antolini Musòn, Enzo Ballardini, Giuliano Beltrami, Giacomo Bonazza, Alberto Carli, Massimo Ceccherini Podio, Francesca Cristoforetti, Umberto Fedrizzi, Chiara Garroni, Enrico Gasperi, Marco Maestri, Mariachiara Rizzonelli, Tiziano Salvaterra, Alessandro Togni, Alberta Voltolini, Ettore Zampiccoli, Marco Zulberti Per la pubblicità 3356628973 - 338 9357093 o scrivere a sponsorgdg@yahoo.it Il giornale è aperto a tutti. Per collaborare si può contattare la redazione (3286821545) o scrivere a: redazionegdg@yahoo.it Direzione, redazione via Circonvallazione, 74 - 38079 - Tione di Trento Stampato il 5 giugno 2018 da Sie Spa - Trento Autorizzazione del Tribunale di Trento n. 1129
dipinto come paese pacifico e pacioso “italiani brava gente”, ha sempre avuto una certa dimestichezza. Abbiamo, in illo tempore, portato la guerra in Africa, in Albania, in Grecia, perfino in Russia. D’Alema, tanto per restare ai tempi recenti, l’ha portata nel Kossovo. Tornando al 1915-18 è ben chiaro che l’aggressione italiana all’Impero austro ungarico rientrava in questa logica nazionalistica che per decenni ha caratterizzato le lobbyes politiche ed econo-
solidarietà. Le autorità hanno reso omaggio ai caduti della prima guerra, sia quelli italiani, sia quelli trentini che combattevano nell’esercito di Francesco Giuseppe. Niente da dire, dunque, sull’adunata e sullo spirito degli alpini.
miche italiane, sostenute dai cantori della guerra e del Risorgimento. La seconda distorsione si riferisce alla posizione dei trentini verso l’Italia nel periodo precedente lo scoppio della guerra. E’ ampiamente dimostrato che i trentini, tutto sommato, nell’Impero ci stavano bene. Italiani sì di lingua e cultura ma convinti cittadini di un impero, dove le minoranze erano tutto sommato rispettate. Nessuno in Trentino voleva la guerra e lo dimostra il fatto che
solo 700 volontari trentini andarono ad arruolarsi nelle truppe tricolori. Una miseria. I trentini erano per la neutralità e contro la guerra. Alcide Degasperi, allora deputato al parlamento di Vienna assieme a Cesare Battisti, per l’ipotesi della neutralità si battè con coraggio facendo la spola fra Roma e Vienna. La neutralità avrebbe significato comunque la cessione del Trentino all’Italia da parte dell’impero ma almeno si sarebbero evitata una guerra – costata seicentomila morti
e un milione di feriti – e in Trentino enormi distruzioni. Se la proposta di Degasperi per la neutralità non ebbe uno sbocco positivo –per ragioni che qui sarebbe lungo analizzare – lo si deve anche al clima di guerra che nel frattempo Battisti, D’Annunzio e gli altri guerrafondai avevano creato nel resto del paese. E qui veniamo alla terza distorsione. Non entriamo nel merito della querelle Battisti eroe o traditore, ma va sottolineato che non sono ancora chiare e limpide le ragioni vere per le quali Battisti, nel giro di pochi messi, da una posizione antimilitarista, che non lasciava spazio alla guerra, divenne fautore dell’aggressione dell’Italia all’Austria e al Trentino. Motivi ideologici? Motivi economici? Folgorazioni alla San Paolo? Non ho letto a questo proposito testi convincenti. Ma proprio il Centenario poteva essere l’occasione per un approfondimento serio e ragionato anche su questo aspetto, sulla posizione di Degasperi in un confronto con il percorso di Battisti, sugli orientamenti veri della popolazione trentina. Nulla di questo abbiamo sentito o visto. Il Centenario è così passato tra qualche melensa rievocazione, tra frasi dette e trite, senza una rilettura coraggiosa e non intrisa dallo spirito nazionalistico e risorgimentale che ancora si evoca quando si parla di Battisti.
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Territorio
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Storie d’acqua
Il Lago di Roncone: dai sacrifici per l’agricoltura alla bandiera blu LA STORIA Volendo scendere lungo il pendio ripido del passato fino all’Ottocento, troveremmo un lago molto diverso dall’attuale: d’altronde la sua è una storia di riduzioni della superficie, quasi sempre nel tentativo di guadagnare terreni all’agricoltura. Ripercorriamo qualche tappa degli ultimi 140 anni. 1875. Il lago veniva ridotto di circa un quinto della sua estensione originale a causa della creazione di un emissario artificiale, chiamato lo “Scao”, per collegare il bacino chiuso con il torrente Adanà, e di conseguenza con il fiume Chiese ed il lago d’Idro. Molto terreno fu occupato per l’agricoltura. I meno giovani ricordano la “terra nera” buona per coltivarci i “capùcc”: erano i tempi dell’economia dell’autosussistenza in cui ogni comunità viveva (o sopravviveva) con ciò che produceva, e magari barattava i propri prodotti con i paesi vicini: porto i cavoli a Praso e in cambio prendo castagne. Agricoltura ma non solo. Quella terra serviva pure (ad esempio) per far funzionare la fornace, essenziale per l’edilizia di Roncone e dintorni. E l’acqua? In un tempo in cui non si sapeva nemmeno cosa fosse l’industria turistica, con l’acqua del lago si macerava la canapa per ricavare lenzuola (ruvide, ma calde) ed asciugamani. E non mancava la fauna: molti pesci lo popolavano, e c’è chi ricorda l’abbondanza di gamberi d’acqua dolce, una prelibatezza che a quanto pare non era particolarmente gradita dagli abitanti del luogo, ma dai bresciani sì. 1914. Scorrendo il calendario, arriviamo allo scoppio della Grande Guerra: Roncone è nelle immediate retrovie del fronte di
di Giuliano Beltrami
I laghi, patrimonio ambientale, e pure turistico, del Trentino. La valle del Chiese ne ha due, esclusi i laghetti in quota: uno in comproprietà con la Lombardia (il lago d’Idro, di cui la nostra provincia possiede solo la spiaggia nord-orientale) e il lago di Roncone, uno specchio d’acqua certamente arricchito negli ultimi anni da
Lardaro. Quelli son tempi magri di emigrazione, ed il Consiglio comunale decide: bisogna prosciugare una parte del lago per acquisire altra terra coltivabile. Poi, basta notizie fino alla seconda metà del secolo. 1965. L’allora presidente della Pro Loco, Adelino Salvadori, scrive ai parlamentari trentini una lettera accorata (che Vigilio Bazzoli ci ha gentilmente prestato) in cui si parla di “un problema locale che ci assilla da oltre due anni, in quanto ha un’incidenza fondamentale per la soluzione dello sviluppo turistico che interessa tutta l’alta valle del Chiese: Roncone, Bondo, Breguzzo e Lardaro. Si tratta della sistemazione del lago di Roncone, per la quale l’arch. Marcone, presidente dell’E.P.T. di Trento,
infrastrutture realizzate per valorizzarlo, ma sempre in altalena fra la carestia e l’abbondanza... d’acqua, s’intende. Altalena che non gli ha impedito di conquistare la bandiera blu, a testimoniare comunque uno stato di salute di cui da queste parti vanno orgogliosi. del 1985 quando il quotidiano L’Adige titola: “Rischia di morire il laghetto di Roncone - Sfruttamento idroelettrico, discariche abusive e fognature ne compromettono la vitalità”. L’articolo riporta le proposte del gruppo di minoranza in Comune, “Partecipazione”: un’isola ecologica-parco naturale, cosicché il lago riacquisti la sua estensione originale, a prima del 1875, con l’innalzamento delle acque di circa 2 o 3 metri; la realizzazione di un sentiero attorno al lago; l’attivazione di poli di attrazione turistica nelle vicinanze (la fornace, cascine ricostruite secondo stile originario, mostra permanente
ha steso, ancora lo scorso anno, un progetto di massima di cento milioni di lire circa”. Una bella sommetta per l’epoca, che dimostrava l’interesse per questo laghetto. “Turismo fondamentale per lo sviluppo”, scrive il presidente della Pro Loco, ma si sa, il turismo ha un rapporto difficile con l’ambiente. E’ così che vent’anni dopo
la lettera del maestro Salvadori, la questione del lago torna a premere sui giornali. E’ il 4 novembre
di attrezzature agricole, orto botanico, fauna locale, verde attrezzato, agriturismo)”. Troppo? Forse.
Passano dieci mesi e arriva la denuncia (pubblicata sull’Alto Adige) di Franco Pedrotti, un’autorità in materia naturalistica, presidente della Società botanica italiana e docente all’università di Camerino. Non ha mezzi termini il professore dopo una visita al lago: “Con mia grande sorpresa ho potuto constatare che è in atto una vera e propria distruzione dell’interessante e caratteristico biotopo umido. E’ stato costruito un terrapieno che taglia a metà la palude al lato sud e prosegue circondando in parte il lago; il terrapieno, su cui circolano autocarri e ruspe, è stato ottenuto riversando in acqua terra, sassi e materiale di riporto. Tutto ciò ha lo scopo di facilitare l’accesso al lago stesso di una ‘macchina’ con la quale il lago sarà ‘ripulito’ dalle erbe palustri e lacustri che lo stanno invadendo”. “E’ vero”, esclama quello che pochi anni dopo sarebbe diventato sindaco di Roncone: Adelino Amistadi. “Noi al nostro lago teniamo. L’allora sindaco Battista Costantini ci disse: ‘Ora scaviamo il lago’. La Provincia agì con gran lena, fino al giorno in cui uscì la presa di posizione di Pedrotti. A quel punto si fermò tutto: eravamo arrivati a ripulire fino al biotopo nord. Però il lago, nel suo complesso, aveva acquisito una bella fisionomia”. (Continua sul prossimo numero)
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Arte
GIUGNO 2018 Nata a Creto, giovanissima internata a Katzenau, la sua arte è la xilografia
Lea Botteri: la signora dell’arte giudicariese La prima mostra nel 1945 Per rimanere più vicini a noi basti il nome di Fede Galizia (1578?-1630), di origini trentine, che segue il padre miniaturista a Milano, diventando una straordinaria esecutrice di nature morte, genere allora agli albori, e ritrattista dalle rare capacità introspettive, guardando alla lezione di Lorenzo Lotto: un’artista perlopiù sconosciuta proprio nella sua terra di provenienza! Bisogna risalire al secolo scorso per aver consuetudine con qualche nome significativo del panorama artistico locale declinato al femminile: Cesarina Seppi, Ines Fedrizzi, Elena Fia, Annamaria Gelmi e, non ultima, la “nostra” Lea Botteri sono le “Signore” dell’arte trentina del ‘900, per non voler allargare il campo agli anni più recenti. Lea Botteri ne è la capofila, anche dal punto di vista anagrafico, essendo nata a Creto l’8 settembre del 1903 da genitori rendeneri, Giovanni Battista Botteri di Strembo, medico condotto nella Pieve di Bono, ed Ersilia Salvadei. Giovanissima, viene internata con la famiglia a Katzenau, dove matura uno sguardo privilegiato verso la sofferenza umana che la porterà ad occuparsi di educazione scolastica, prima come maestra elementare, tra gli anni ‘20 e ‘30, a Pinzolo, poi come crocerossina durante la seconda guerra mondiale ed infine responsabile di aspetti socio-sanitari sempre in ambito scolastico a Trento. Parallelo alla professione ordinaria il lento avvicinamento, da autodidatta, alla pratica artistica, scegliendo il linguaggio severo ed ostico della tecnica incisoria, specificatamente quello del chiaroscuro netto della xilografia, sfidando il luogo comune che considera ancora oggi l’incisione come arte minore, anziché mezzo espressivo autonomo e compiuto.
Finalmente! Anche se quecento, possono comdi Giacomo Bonazza l’input non viene esplicitapetere con i campioni mente “da quella parte”, come ci si potrebbe atten- dell’altro sesso: i nomi di Artemisia Gentileschi, Sofodere, un po’ di arte al femminile diventa più che op- nisba Anguissola, Lavinia Fontana, Rosalba Carriera portuna all’interno del nostro mensile girovagare nei (tra Rinascimento e Barocco); Mary Cassat, Berthe territori dell’arte giudicariese, se non altro in omaggio Morisot, Suzanne Valadon, Camille Claudel, Frida alla sensibilità estetica delle donne, di gran lunga su- Kahlo, (tra Impressionismo ed Avanguardie del ‘900); periore a quella maschile. E’ una storia lunga quella Louise Bourgeois, Jenny Holzer, Marina Abramovic, dell’ostracismo verso le donne artista, frutto di mo- Vanessa Beercroft, Shirin Neshat (Contemporaneità), delli culturali obsoleti, che solo in questi ultimi anni per citarne tra i più famosi, sono ormai imprescindibisembra attenuarsi, grazie alla riscoperta di alcune li per una storia dell’arte decentemente rappresentatiautentiche fuoriclasse che, a partire almeno dal Cin- va dell’emisfero femminile.
2 1 All’arte dell’incisione su legno dedicherà tutta la sua ricerca, oltre un quarantennio, ritagliandosi un posto di assoluto rilievo fra i più importanti incisori trentini del suo tempo - Remo Wolf, Guido Polo, Carlo Bonacina, Bruno Colorio -, rinunciando, per la sua modestia e discrezione, ad apparire nella prestigiosa Collana Incisori Trentini promossa da Riccardo Maroni. “Non mi sento un’artista con la A maiuscola”, ripete spesso. E’ proprio Bruno Colorio che l’avvia a quella tecnica faticosa, dove all’incisione a rilievo sulla tavoletta di legno (matrice) dell’immagine desiderata tramite una sgorbia o un bulino, dopo l’inchiostratura, segue la stampa con il torchio: il più antico procedimento
1 . Lea Botteri 2. Chiesa di Santo Stefano a Carisolo - xilografia 3. Ex Libris - xilografia
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di stampa, che abbisogna di tempi lunghi e grande concentrazione. Dentro quell’”Officina segreta”, come titolava felicemente l’esposizione dedicata all’artista giudicariese presso il Museo Diocesano Tridentino nell’estate del 2016, curata splendidamente da Roberto Pancheri, Lea Botteri inizia la sua avventura creativa che si protrae dal 1940 al 1986, anno della sua morte. La prima mostra nel 1945, passati i quarant’anni; di seguito la partecipazione alle mostre collettive e sindacali trentine del dopoguerra, “Les Artiste de Trente d’
aujourd’ hui” alla Camera di Commercio Italiana di Parigi (1969), “10 pittori + 10 incisori trentini del XX secolo” presso il Palazzo delle Esposizioni di Roma e Palazzo Pretorio di Trento (1971). Nel 1987 la grande retrospettiva alla Galleria d’Arte Moderna “M. Fogolino” di Trento. I soggetti delle sue opere variano da alcune vedute tipiche del paesaggio trentino, immortalate icasticamente dentro il segno secco e preciso, di forte comunicazione espressiva della xilografia, come la chiesetta di Santo Stefano di Carisolo svettante sulla rupe o la drammatica resa chiaroscurale delle chiese di Trento – Santa Maria Maggiore, San Lorenzo, Sant’Apollinare - , agli amati temi floreali affrontati con tutta la perizia e la leggerezza del segno poetico, di minuziosa e virtuosistica grafia, difficile a pensarsi come esito di legno intagliato, dove raggiunge la pienezza tecnica, oltre esprimere una profonda sensibilità ambientalista; fino alle xilografie di soggetto sacro che non sfigurano di certo vicino a quelle geniali e più tormentate di Remo Wolf. Da non sottovalutare pure la sua attività di illustratrice con le magnifiche tavole a corredo del romanzo di Giovanna Borzaga “Nella Valle di Genova”del 1970 e quelle inserite nelle raccolte poetiche di Aldo Salvadei, di Giuseppe Caprara e dell’amico fraterno Marco Pola. E poi ancora i numerosi e delicati “Ex libris, dove la rappresentazione grafica arriva alla massima sintesi e raffinatezza formali. Insomma un’artista di grande versatilità, una vera “Signora” dell’arte giudicariese, tra le pochissime, che dobbiamo riscoprire e restituire ad un immaginario collettivo sempre più povero.
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Attualità
GIUGNO 2018 Arte e territorio le parole d’ordine
Dieci anni per il Piano giovani Valle del Chiese Entrano per la prima volta nei criteri di valutazione le otto competenze chiave dell’Unione Europea stimolando i progettisti ad identificare attività che possano sviluppare nuove capacità e apprendimenti nei giovani coinvolti spaziando dal digitale all’espressione culturale, dalle lingue straniere allo spirito di iniziativa. Il protagonismo giovanile mantiene spazio e vigore incentivando i giovani ad essere attori e artefici di nuovi pensieri e proposte. Il Tavolo di lavoro valorizza la rete di co-progettazione contemplando l’interazione e collaborazione di realtà provenienti anche da comuni diversi. «I risultati – commenta la referente Sabrina Amistadi - sono stati davvero sorprendenti nel momento in cui i progettisti hanno dato spazio alla loro creatività e voglia di mettersi in gioco. Al ban-
Corso di guida eco-percettiva Il progetto in questione si terrà in autunno ed è stato promosso e fortemente voluto dal Comune di Giustino. È il proseguimento del progetto dello scorso anno “Guida Sicura”, ma quest’anno si pone obiettivi diversi: la sensibilizzazione dei giovani al corretto utilizzo dei mezzi di trasporto attraverso esperienze reali atte a dimostrare anche le distrazioni più banali possono costituire un grave pericolo per il conducente e per le persone trasportate; l’insegnamento su come intervenire tempestivamente in caso di incidente (chiamata al 112, messa in sicurezza del posto,…); affrontare il problema “bere o guidare” grazie anche al supporto di occhiali speciali, dati in dotazione dalle forze di polizia, che ricreano la percezione visiva limitata e deformata causata dallo stato di ebrezza. Questo consente quindi di ricreare in modo verosimile la percezione e i comportamenti sotto l’effetto dell’alcool. Infine saranno organizzati incontri con le forze dell’ordine, paramedici e pompieri che descriveranno i loro interventi sui luoghi degli incidenti. Fly with us… for you! Un progetto fortemente voluto e presentato dai ragazzi de “La giovane Rendena” che avevano avuto già un buon riscontro con il progetto “Extrem
di Marco Maestri
Un decimo di secolo. Detta così sembra quasi riduttivo ma il traguardo raggiunto dal Piano Giovani Valle del Chiese è di quelli fondamentali in quanto giunge alla sua decima edizione: un traguardo importante che conferma il costante impegno degli attori coinvolti. Negli ultimi anni il Tavolo delle Politiche Giovanili del do promosso nell’autunno scorso si sono presentati tanti giovani delle nostre associazioni della Valle del Chiese e così ha preso vita un Piano Giovani dove vige sovrano un protagonismo giovanile invidiabile.» Tra i progettisti più agguerriti spiccano i tre oratori della valle (Roncone, Bondo e Storo) che presentano diverse attività spaziando dalla musica al cyberbullismo, dal riconoscere le proprie emozioni al saperle gestire convivendo un’esperienza significativa nei territori terremotati del centro Italia. L’Arte di Arianna della Pro Loco di Castel Condino del 2017 diventa musica
Chiese si è impegnato in una continua rivisitazione dei suoi obiettivi arrivando a definire nuovi scenari su cui lavorare. Per il 2018 viene riconfermata la necessità di sviluppare nuove forme di prevenzione e portare i giovani ad esprimersi attraverso l’arte, incentivando una maggior conoscenza verso il territorio.
d’assieme con chi presenta difficoltà in un’atmosfera quasi irreale di Malga Table dove fanno da padroni natura e melodia. I giovani della Valle del Chiese potranno però anche dedicarsi allo sport con il gruppo Giovani In Vita oppure interagire con il mondo della tecnologia grazie al progetto Arazzi digitali. Arazzi propone lo sviluppo di un luogo di aggregazione che ospiterà a Storo azioni a sostegno della genitorialità fragile e della dispersione scolastica, un luogo aperto e co-progettato con la comunità stessa; uno spazio di incontro, aggregazione e interazione di attori dif-
ferenti al fine di favorire lo scambio di idee, la contaminazione reciproca e la co-progettazione di attività e servizi. Il coinvolgimento giovanile trova apice nell’azione del Tavolo – Sportello Giovani 2.0. Tema dominante le dipendenze, tra cui il gioco d’azzardo, che verrà affrontato con la conferenza -talk “Fate il nostro gioco” proposta agli studenti dell’Istituto Guetti di Tione e l’abuso di sostanze alcoliche che verrà invece monitorato in alcune uscite sul territorio con l’etilometro in collaborazione con la Croce Rossa locale. Infine, sondando l’interesse di adulti, genitori e animatori, il Tavolo propone serate informative sulle sostanze stupefacenti, allarme sempre più forte nel nostro territorio. Per ulteriori informazioni murialdo@futuromigliore.it oppure 333 6489971.
La Rendena per i giovani di Francesca Cristoforetti Il “Piano giovani di Zona” è un’iniziativa delle autonomie locali per promuovere tutte quelle attività culturali, ludiche e formative dedicate a bambini e ragazzi sul territorio trentino. Essendo organizzato dagli enti locali e diviso in zone, nell’area delle Giudicarie sono presenti ben tre unità che si occupano
dell’organizzazione delle attività a livello pratico e logistico. Al Piano Giovani di Zona Val Rendena & “Busa” di Tione (Pigirenbu) anche quest’anno non mancano le proposte. Tutti, escluso l’ultimo della lista, si rivolgono ai ragazzi e giovani adulti tra i 18 e i 29 anni. così come sull’identificazione degli castagni più antichi, la loro relativa potatura e la loro biodiversità. Inoltre verranno trattati anche i muretti a secco che caratterizzano questa coltura di montagna, così come l’uso degli attrezzi necessari per tagli e potature, gli innesti
operation” nel 2016. Iniziato già a maggio, proseguirà fino a giugno per poi riprendere in un secondo tempo da settembre ad ottobre. Tramite questo corso è infatti possibile far avvicinare i più giovani al mondo del parapendio con un corso di volo in parapendio vero e proprio, con il successivo conseguimento di un attestato
di volo alla fine del percorso. I partecipanti sono stati scelti secondo dei criteri di selezione ben precisi, essendo il corso a numero chiuso. Giovani Castanicoltori Presentato dall’Associazione Castanicoltori di Spiazzo, il progetto si focalizza sugli aspetti teorici e pratici legati alla pulizia del castagneto,
e la messa dimora. Sport Experience Val Rendena Progetto presentato dall’Associazione di Pinzolo Sport Experience, che ha lo scopo di coinvolgere, responsabilizzare ed educare i giovani dagli 11 ai 17 anni attraverso la partecipa-
zione attiva nelle diverse fasi di organizzazione e gestione di attività, quali ad esempio rafting, ginnastica, orienteering. Tutte le attività alternano abilità di orientamento, gestione del corpo e concentrazione personale tramite il lavoro di squadra, la socializzazione e l’organizzazione in gruppi di lavoro. Il tutto svolto in lingua inglese. Il rispetto per il prossimo e la disciplina sono i punti cardine di questo progetto. Saranno organizzati anche incontri con un nutrizionista e uno psicologo dello sport.
Attualità
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Da 7 anni in valle, 45 progetti realizzati
Nelle Esteriori il Piano Giovani parla di montagna e confini Mettiamo fine al confine Il progetto ha come tema centrale quello di confine, cioè la linea lungo la quale corre una divisione, una separazione, una discontinuità e allo stesso tempo anche luogo di contatto. Tutte le attività saranno l’occasione per riflettere sul significato e sulla declinazione della parola confine in diversi contesti e settori. Si approfondirà il concetto di “territorio di confine” ripercorrendo in una escursione alcuni tratti della linea tra Italia e Impero Austroungarico. Poi si passerà con una serata dibattito ad una dimensione di confine mondiale approfondendo il fenomeno dei muri di confine come strumento politico collegati a tematiche come l’emigrazione e la Brexit. La terza attività sarà una visita al Messner Mountain
Il Piano Giovani delle Giudicarie Esteriori anche per il 2018 ha pensato ai suoi giovani offrendo nuove opportunità di crescita e di svago con due interessantissimi progetti, entrambi organizzati dall’associazione Giovane Judicaria. Da ormai sette anni il Piano, coinvolgendo le associazioni giovanili delle Giudicarie Esteriori, ha sempre cercato di dare la possibilità alle associazioni di realizzare Museum di Plan di Corones, museo che sorge sulla montagna che si trova sul punto di intersezione o di confine delle tre culture altoatesine: la tedesca, la ladina e l’italiana. L’etica di andar per Monti Il progetto ha l’obiettivo di riscoprire lo spirito dell’esperienza della scoperta del territorio e della sua cultura che sta passando sempre più in secondo piano lasciando posto alla montagna come palestra per sport sempre più tecnici, veloci e di largo consumo. Per questa motivazione l’ass. Giovane Judicaria vuole
affrontare il tema dell’etica nella frequentazione ludica e lavorativa della monta-
progetti innovativi in rete e che sapessero al contempo coinvolgere i giovani dando l’opportunità di svolgere attività che normalmente non esistono sul nostro territorio. “In questi anni – spiegano dal Tavolo di lavoro - abbiamo contribuito alla realizzazione di 45 progetti coinvolgendo in maniera diretta 50 tra associazioni ed enti che si occupano di giovani”.
gna. In un primo momento verrà proposta un’esperienza alla scoperta dell’alpini-
smo tradizionale accompagnati da una guida alpina che trasmetterà le nozioni tecniche di per muoversi in ambiente montano, però focalizzandosi anche sull’aspetto interiore di “Andar per monti”. Di supporto sarà la lettura “La Montagna presa in giro” di Giuseppe Mazzotti fornita a tutti i partecipanti. Durante il corso saranno creati dei momenti di dibattito sull’Etica nella frequentazione alpinistica della montagna e dell’impatto di questa attività sull’ambiente e su le altre persone. Sono in programma 4 serate e 5 uscite in montagna più alcuni
momenti di dibattito con ospiti d’eccellenza come Fausto de Stefani. Nella seconda parte tra luglio e settembre si propongono due week end di attività sul campo full immersion di lavoro volontario in una malga, al fine di conoscere ed apprezzare il ruolo di questa attività sempre più in pericolo di estinzione. Si propone un’esperienza durante la quale condividere gioie e dolori della vita in malga, dove tutto è rimasto quasi immutato negli ultimi 70 anni. Per maggiori informazioni pianogiovaniesteriori @gmail.com
Questione di logica: i campioni sono Daniel Zambanini e Mario Salizzoni I ragazzi, della seconda media di Ponte Arche, trionfano a Tetrapyramis
Oltre alle loro mamme, se ne era accorta la loro maestra, Clelia Caliari. I due scolari, infatti, consegnavano i compiti in classe molto prima dei loro compagni e per tenerli occupati la maestra gli forniva libretti con giochi logici da risolvere. Così la loro abilità si è andata affinando sempre più, tanto da conquistare quest’anno il primo premio a livello nazionale, pur essendo l’unica squadra con soli due componenti (tutte le altre ne avevano 4). Ottimi risultati anche nella gara individuale: Daniel primo e Mario terzo, con il punteggio pieno entrambi, ma tempi diversi di consegna. Al secondo posto un ragazzo di Bolzano, Giovanni Favari. Due anni fa Daniel aveva già vinto il primo
di Chiara Garroni
Daniel Zambanini e Mario Salizzoni, di Ponte Arche, hanno vinto la finale a squadre del campionato studentesco di giochi logici, che si è tenuto lo scorso aprile a Modena. La manifestazione si chiama Tetrapyramis, è stata ideata 5 anni fa dall’ingegner Alberto Fabris, e premio nella gara individuale delle elementari. La finale dello scorso aprile ha visto la partecipazione di 76 squadre provenienti da 10 regioni e 19 provincie. Settanta i ragazzi nella gara individuale. Questi numeri si riferiscono alla gara della scuola media. Ci sono anche le sezioni per la scuola elementare, e per biennio e triennio delle superiori. Dunque circa un migliaio i ragazzi coinvolti complessivamente nella finale. Prima di questa si svolgono le selezioni provinciali.
In Trentino si tengono al Galilei, dove ha luogo anche un “Logic day”, in cui si illustrano nuovi giochi, e relative tecniche per risolverli. Daniel e Mario sono ragazzi normali ma con una marcia in più. Non stanno attaccati allo smartphone come molti loro coetanei, ma si divertono con carta, matita e gomma a risolvere rompicapo e giochi di vario tipo. Mario ama anche lo sport e gioca a calcio in una squadra di coetanei; è più estroverso di Daniel, invece più timido e riservato. Sono
gode del patrocinio dell’Università di Modena e Reggio Emilia. Daniel e Mario frequentano la seconda media a Ponte Arche e sono gli unici giudicariesi che hanno preso parte alla gara. Amici fin dalle elementari si sono rivelati abilissimi a risolvere giochi.
sempre stati supportati dalle famiglie, la scuola al momento non è coinvolta, al contrario di altre realtà scolastiche quali il Primiero, Carrara e Treviso. I giochi affrontati vanno dal labirinto magico al futoshiki, dal campo minato alla battaglia navale all’hitori. Il gioco che piace di più è il percorso puntato per Daniel, i vasi comunicanti per Mario. Il gioco più impegnativo nella finale a squadre, fra i 16 proposti, è stato il recinto con lupi e pecore. Se qualcuno volesse cimentarsi, il sito in cui trova tutto il materiale con relative soluzioni è www.puzzlefountain.com. Non è per niente facile, anzi. Complimenti ai due campioni Daniel e Mario, e buona fortuna per il loro futuro.
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Comunità delle Giudicarie
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In totale sono stati 7 i progetti presentati: “Rosticceria Gastronomia Fuoco Lento” di Maria Esther Svaizer, il migliore amico della tua seconda casa” di Matteo Martini, ”Musica & Psiche - Scuola Sociale di musica” di Antonella Malacarne, “Bio Sole Artigianale” di Nguyen Thi To Oanh, “La BIO Fattoria dei Cereali” di Matteo Bellotti, “Azienda Agricola BA.ST.ia” di Stefano Ballardini, “Progettazione di ambienti” di Greta Maffizzoli. Lo scorso 4 aprile si è riunita la commissione di valutazione composta dai rappresentanti della Comunità delle Giudicarie, delle Casse Rurali e di Impact Hub. Ogni candidato ha presentato il proprio progetto alla commissione di valutazione, la quale ha assegnato un punteggio, stilando così una graduatoria. Al 3° posto (ex equo) si sono posizionati “Azienda Agricola BA.ST.ia” e “La BIO Fattoria dei Cereali”. Con BA.ST.ia, Stefano Ballardini di Tre Ville intende creare un’ azienda agricola con sede a Preore per la coltivazione di prodotti orticoli. Matteo Bellotti, di Santa Croce (Comano Terme), con la “BIO Fattoria di cereali” vuole creare un laboratorio didattico legato alla coltivazione dei cereali e alla loro trasformazione. Al 2° posto si è classificato “Bio Sole Artigianale” di
Anche in Giudicarie, grazie al “Progetto Grande Guerra 2014-2018” coordinato dalla Comunità mediante la costituzione di un apposito gruppo di lavoro, si sono organizzate diverse iniziative da parte di numerose associazioni: interventi strutturali sul territorio (ripristino manufatti, trincee, grotte, percorsi); attività di ricerca e documentazione (raccolta e ricerca delle fonti, raccolta di documenti privati e custoditi negli archivi comunali, parrocchiali e del Centro Studi Judicaria, realizzazione di mostre, pubblicazioni, supporti digitali); manifestazioni temporanee (presentazione di libri, spettacoli, convegni, rassegne cinematografiche). Poiché quest’anno ricorre il 100° anniversario della fine della Grande Guerra, la Comunità ha ritenuto di commemorare il Centenario, con un percorso che coinvolga in primis i nostri cittadini, per riportare in modo forte l’attenzione sul valore e sull’essenza della Pace. Il Presidente della Comunità Giorgio Butterini rimarca la straordinarietà di questa serie di eventi culturali: “E’ motivo di
Con InPrendi premiati 4 giovani giudicariesi
Conclusa l’iniziativa attuata con le casse rurali per favorire e sostenere i giovani che vogliono avviare un’impresa Si è concluso recentemente il concorso di idee promosso nell’ambito di InPrendi, l’iniziativa promossa dalla Comunità e dalle Casse Rurali delle Giudicarie, che si propone di sostenere i giovani giudicariesi di età compresa tra i 18 d i 35 anni che intendono avviare un’attività nel territorio delle Giudicarie. Nguyen Thi To Oanh, residente oggi a Lundo (Comano Terme), che intende avviare una produzione di prodotti biologici artigianali sulla base di soia gialla. Primo in graduatoria si trova “AlpenRent” di Matteo Martini (di Spiazzo) che ha l’obiettivo di occuparsi della locazione delle seconde case, creando una serie di servizi di valore per il proprietario, che lo facilitino nell’amministrazione e gestione di ogni fase connessa alla locazione dell’alloggio. Ai due progetti al 3° posto sarà assegnato un contributo a fondo perduto di Euro 2.500 per ognuno, mentre
Due i principali step del progetto: il percorso formativo, svoltosi nel dicembre e gennaio scorsi, con l’obiettivo di fornire tutte le conoscenze necessarie per attivarsi nella direzione dell’avvio d’impresa, al quale hanno partecipato 35 giovani e il concorso di idee volto a selezionare le 3 migliori idee d’impresa. 10.000 a tasso zero da parte della Cassa Rurale che opera nel medesimo territorio di riferimento della neo impresa.
al 2° ed al 1° un contributo di 5.000 euro. Tutti potranno avvalersi di un percorso di accompagnamento svolto dai professionisti di Impact Hub Trentino della
durata di 6 mesi, finalizzato all’apprendere tutti gli strumenti per implementare e sviluppare la propria idea d’impresa ed un finanziamento per un massimo di €
Dopo gli interventi dei presidenti delle Casse Rurali presenti alla cerimonia, che hanno evidenziato il significato ed il valore dell’iniziativa, anche il presidente della Comunità delle Giudicarie, dott. Giorgio Butterini, ha espresso palese soddisfazione per i risultati raggiunti: “Considero Inprendi un progetto di successo, per svariati motivi: innanzitutto perché, avendo coinvolto tutte le Casse rurali locali, oltre alla Comunità, è stato concepito in
piena sinergia tra numerosi soggetti rappresentativi di tutto il territorio giudicariese e questo ha giovato a rafforzare quel sentimento di appartenenza, coesione e unità a cui stiamo dedicando importanti energie; la partecipazione dei ragazzi è stata superiore alle aspettative, a dimostrazione del fatto che i nostri ragazzi, se opportunamente considerati e stimolati, possono esprimere un notevole potenziale di idee e creatività che si traducono in professionalità; ultimo, ma non in ordine di importanza, tutti i progetti presentati e valutati dalla Commissione risultano innovativi, sostenibili e coerenti con le dinamiche di sviluppo territoriale che stiamo incentivando e che individuano nel comparto agricolo e ambientale uno degli elementi più qualificanti e quindi idonei ai futuri investimenti”.
Grande Guerra: 13 iniziative per ricordare la fine del conflitto La Prima Guerra Mondiale è stato l’evento che ha provocato la maggiore trasformazione del territorio e della società nella storia del Trentino. Per questo la Provincia, nell’approssimarsi del Centenario della Grande Guerra, negli scorsi anni aveva ritenuto opportuno coinvolgere diversi soggetti (istituzioni locali, musei, scuole, associaziovero orgoglio per la Comunità delle Giudicarie continuare ad alimentare e stimolare la crescita culturale del territorio. Dopo il lancio della kermesse teatrale ‘Giudicarie a teatro’, le manifestazioni organizzate per ricordare il Centenario dalla conclusione della Grande Guerra costituiranno un’eccezionale opportunità per conoscerne i risvolti e soprattutto per non dimenticare le sofferenze di un conflitto di proporzioni enormi, che tanto dolore provocò anche alla popolazione locale. Ancora una volta la
retrospettiva coinvolgerà tutti gli ambiti della Comunità e questo non può che giovare alle dinamiche di coesione territoriale, che questa istituzione ambisce a promuovere e incentivare”. Tra le molte iniziative ideate da enti ed associazioni che verranno attuate nei prossimi mesi sul territorio giudicariese per ricordare la fine del Primo conflitto mondiale, si sono distinti per la loro valenza sovra comunale e quali particolarmente meritevoli di sostegno, assicurando la massima visibilità gra-
ni varie), con le Comunità di Valle che facessero da punti di riferimento decisionali sul territorio, coordinando le varie iniziative, al fine di fare rete per recuperare la memoria di quei tragici eventi, soprattutto a beneficio delle giovani generazioni, con la realizzazione di progetti di sistema per lo sviluppo del territorio. zie anche ad un’apposita convenzione stipulata con la Provincia, i seguenti 13 interventi per la realizzazione dei quali si ipotizza una spesa di circa 128mila euro, coperti per il 70% con l’intervento finanziario provinciale: 1. “Altro Tempo” - evento per la valorizzazione del patrimonio, dei luoghi e delle tracce legati alla Prima guerra mondiale (Consorzio Turistico Valle del Chiese); 2. “Come ginestre …crescono lente sulle Memorie dei Padri, le radici dei
figli” (Comune di Borgo Chiese); 3. “La Scuola e il Centenario della Grande Guerra” (Rete Scuole C8 con capofila Istituto Comprensivo del Chiese); 4. Pubblicazione sulla Grande Guerra in Adamello (Parco Naturale Adamello Brenta); 5. “La memoria della Grande Guerra e i Monumenti ai Caduti delle Giudicarie” (Centro Studi Judicaria); 6. “La Guerra che verrà” (Associazione Museo della Malga); 7. “Il museo rinnovato.
Cento anni di memorie per non dimenticare” (Museo della Guerra in Valle del Chiese); 8. Pubblicazione “Ricordi… di Pace” (Comune di Sella Giudicarie); 9. “La Grande Guerra in Valle del Chiese” (Aps Il Chiese); 10. “Le serate della storia” (Comune di Pinzolo); 11. Viaggio dell’emozione “Quando i profughi erano trentini” (Ecomuseo Judicaria “Dalle Dolomiti al Garda”); 12. “I luoghi della Grande Guerra in Valle del Chiese” (Comune di Valdaone e BIM del Chiese); 13. “Le Giudicarie unite per non dimenticare” pubblicazione riassuntiva interventi del Centenario in Giudicarie (Comunità delle Giudicarie).
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Agricoltura
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Torna Borgo Vino il 9 giugno
Rinasce la viticoltura in Valle del Chiese Perché tanto impegno, ci si chiede, a favore della viticoltura nella Valle del Chiese? La risposta sta nel fatto che qui altitudine e clima da sempre favoriscono la diffusione della viticoltura, che ultimamente è stata riscoperta come un possibile volano di sviluppo locale. “La viticoltura, anche se di tipo famigliare e fatta ai bordi dei campi, in Valle del Chiese c’è sempre stata - spiega Silvano Bagattini, ex custode forestale, oggi appassionato viticoltore di Condino e socio consigliere del consiglio di amministrazione della Cantina di Toblino - negli anni Sessanta, con l’arrivo delle fabbriche e la possibilità di lasciare l’agricoltura e l’allevamento per lavorare nel settore industriale, ha avuto una regressione, ma adesso è un settore in crescita”. La viticoltura si sta lanciando anche nelle Giudicarie Esteriori o a Tione, dove si sono iniziate a piantare le specie resistenti come il Solaris, e perfino in Rendena. In generale nella Valle del Chiese la produzione di uva per l’80% è a bacca bianca (si coltivano molto Chardonnay, Müller Thurgau e Kerner), mentre per la parte restante è a bacca rossa: “Da noi si preferisce il bianco perché richiede meno giornate di lavoro chiarisce Bagattini - dalla fioritura alla vendemmia in media 90-95 giornate; il nero, che tra il resto fiorisce dopo, ne vuole 100115. Dover attendere per la maturazione quindici giornate in più ad ottobre è difficile”. Col riscaldamento globale dell’atmosfera potrebbe comunque diventare possibile diversificare la produzione: già ora si coltiva la vite fino ai 600/700 metri d’altitudine, mentre una volta non si superavano i 500 metri. E anche se in questa pazza primavera il caldo ha prima dato un impulso di crescita alle piante di vite, il maltempo successivo non ha portato danni, ché queste sono cresciute comunque tanto quanto l’anno scorso. Il fresco tiene inoltre sotto controllo i funghi della peronospera e dell’oidio.
di Mariachiara Rizzonelli
I
n questi mesi in Valle del Chiese è in corso una vasta campagna di sensibilizzazione nei confronti di viticoltori e contadini per muovere battaglia contro la malattia della vite chiamata Flavescenza dorata, una malattia nefasta che si può vincere in maniera efficace solo con l’estirpo finale della pianta. Amministratori e referenti dell’Ufficio Fitosanitario Provinciale, coadiuvati da tecnici e agronomi della Cantina di Toblino, che in questa zona conta
11 soci coltivatori che lavorano 9 ettari di territorio locale, hanno così tenuto una serie di incontri a tema e pubblicato articoli sui notiziari comunali dell’intera valle. Le azioni contro la Flavescenza dorata proseguiranno nel mese di giugno quando tecnici incaricati dell’Istituto di San Michele e della Cantina di Toblino, assieme ai Custodi forestali, svolgeranno i sopralluoghi per verificare la presenza di piante ammalate sul territorio chiesano.
L’Associazione Culturnova L’Associazione “Culturnova”, attiva nel Chiese da otto anni, promuove l’attività vitivinicola in valle all’insegna di una produzione tipicamente locale. Dopo anni di ricerca in collaborazione con la Fondazione Mach di Trento ha scelto di dare impulso al vitigno bianco chiamato “Eco3”, che quest’autunno dovrebbe dare una prima produzione commercializzabile (l’anno scorso a Storo ha dato buon raccolto a Condino e Storo ma non in alto). Il Presidente Nello Lolli: “Occorrono nuovi viticoltori; forse il problema è la parcellizzazione dei terreni; se si vedono i risultati viene però voglia di mettersi”. “Malattie e impoverimento della pianta si combattono efficacemente – spiega Bagattini - attraverso l’azione agronomica, il sovescio del terreno, la sfoltitura delle foglie, la lavorazione della vigna e la scacchiatura primaverile. Occorre quindi dare la giusta fertilizzazione alle piante, possibilmente organica; i concimi minerali infatti, oltre a rendere solo per un 25% perché il terreno li dilava, inquinano le falde acquifere”. Nella viticoltura di tipo biologico adottata dai soci della Cantina di Toblino si tratta solamente con rame e zolfo e per combattere gli insetti, si fa uso di diffusori di dissuasori sessuali che confondono i maschi
che non si accoppiano, procreando meno larve: “Congegni che costano – specifica Bagattini - ma che evitano a contadino e popolazione di inalare veleni”. Anche coltivare viti resistenti, che resistono alla peronospera e all’oidio può aiutare, sapendo però che non sono del tutto immuni ad altre malattie. È vero però che dopo i viticoltori di nicchia ora anche le grandi cantine si stanno indirizzando verso la vite resistente perché aiuta a diminuire in maniera sempre maggiore il ricorso agli agenti chimici. Per arrivare ad avere una produzione di qualità, inoltre, si tende a coltivare più piante con meno grap-
poli d’uva (al massimo si producono da 1,800 Kg a 2,200 Kg di uva per pianta su 12 tralci a Guyot). E l’uva di qualità viene pagata bene. “Il vigneto, come qualsiasi cosa in agricoltura, è come un conto in banca, se metti dentro qualcosa puoi pre-
ABorgo Vino anche le grappe
Sabato 9 giugno a Condino in zona “Villa” a partire dalle 18,00 Pro Loco di Condino e Brione organizzano la III edizione di “Borgo Vino”, manifestazione dedicata alla degustazione di vini provenienti da più di una decina di cantine trentine e bresciane, rinomate e di nicchia. Novità di quest’anno l’introduzione di uno stand per la degustazione delle grappe. Non mancano i prodotti locali (partecipano “Azienda agricola Filosi Damiano”, “Sapori della Valle del Chiese” di Alessandro Bazzoli, “Agri90”, “Azienda Sergio Melzani” e “Macelleria Bazzoli”). La manifestazione è rallegrata da tre gruppi musicali; sarà anche distribuita la polenta fatta dagli Alpini di Condino.
levare, se non si immette si impoverisce. Se però un giovane riesce a recuperare tre ettari di terreno, facendo gli appositi corsi e lavorandolo con le tecniche sopra nominate, dopo tre anni può anche trarne un reddito fino a 18.000 euro all’anno per ettaro, lavo-
rando otto mesi all’anno, da fine gennaio a settembre, o potrebbe farne una seconda professione” ribadisce Silvano Bagattini. Nella nostra valle l’agricoltura si potrebbe sviluppare sul versante sud ovest (a Condino dalla zona del Lavino fino a quella del Ciarè): “Quella del viticoltore è una professione che, nonostante qualche sacrificio da sopportare, può dare grandi soddisfazioni a livello personale – conclude - È bello sentirsi dire che la tua uva è classificata A1, ma anche finanziario e portare a recuperare il territorio locale”. Aiutando a sviluppare la biodiversità, a tutto vantaggio del paesaggio d’intorno.
La ricetta
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Laura Sc
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Attualità
GIUGNO 2018 Il fondoDal dedicato da mesi: Asuc edell’umanità Comuni fermi al palo 2010 èbloccato patrimonio immateriale
Lavori forestali: Tonina sollecita la Provincia È vero che la Finanziaria provinciale per il 2018 ha dovuto abrogare alcuni articoli della l.p. 11/2007 (legge provinciale sulle foreste e sulla protezione della natura), riguardanti il fondo forestale provinciale per adeguarsi al d. lgs. n. 118/2011 in materia di armonizzazione dei sistemi contabili, ma aveva anche previsto che la Giunta provinciale, d’intesa con il Consiglio delle autonomie locali, approvasse i criteri per l’attuazione degli interventi di miglioramento del patrimonio silvo-pastorale degli enti (Comuni e Asuc). In Finanziaria, visto che il Fondo era molto apprezzato ed utilizzato, è stato previsto l’obbligo da parte degli enti locali di versare sul bilancio provinciale una quota degli introiti derivanti dagli usi boschivi e il vincolo per
Il consigliere giudicariese Mario Tonina ha presenta- patrimonio silvo-pastorale”. Molti Comuni e Asuc in to nell’ultimo Consiglio provinciale, un’interrogazio- questo momento si trovano in difficoltà sia per comne a risposta immediata riguardante un tema molto pletare lavori forestali che in assenza del Fondo sono caro a Comuni e Asuc: il Fondo forestale. “La sop- stati sospesi, che per l’impossibilità di progettare e/o di Gianni - oncologo pressione del Fondo forestale - sostiene Tonina -Ambrosini come realizzare nuove opere e infrastrutture forestali e ciò si può immaginare ha messo in difficoltà diversi enti fintanto che la Giunta provinciale non adotta la delocali che hanno sempre apprezzato e utilizzato que- libera riguardante i nuovi criteri di funzionamento sti fondi per eseguire interventi di miglioramento del del Fondo”. la Provincia di utilizzare tali somme esclusivamente per l’esecuzione di interventi di miglioramento e compensativi. Proprio a questo proposito è stata prevista l’adozione, da parte della Giunta provinciale, di una delibera per individuare le tipologie di interventi di miglioramento finanziabili, le spese ammissibili nonché le modalità di concessione ed erogazione del finanziamento. Il consigliere Tonina ha chiesto all’assessore competente Dallapiccola a che punto sia l’iter della citata deliberazione e i
Il consigliere Provinciale Mario Tonina
relativi tempi di adozione, dato che sono passati molti mesi dall’approva-
zione della Finanziaria. Tonina ha dichiarato: “Pur comprendendo le
difficoltà che ci possono essere a seguito dell’adeguamento alle disposizioni in materia di armonizzazione dei sistemi contabili, in un momento come quello attuale, deve essere prioritario mettere in campo tutte quelle azioni che direttamente o indirettamente, possono avere ricadute economiche oltre che ambientali”. Ha inoltre aggiunto: “Riguardo il nuovo Fondo forestale, non si deve tardare ulteriormente e l’approvazione della delibera della Giunta provinciale deve avvenire quanto prima, anche perché, come
sappiamo, i lavori previsti con questi Fondi non possono essere eseguiti durante tutte le stagioni. Tali fondi sono risorse dei Comuni e Asuc di cui, in questo momento, non possono disporre”. In risposta l’assessore competente ha assicurato che la delibera è in fase di approntamento da parte delle strutture provinciali competenti e che dopo averla condivisa con il Consiglio delle Autonomie, organo di rappresentanza degli enti locali provinciali, sarà portata in Giunta per dare il via ai finanziamenti necessari. Il consigliere giudicariese quindi si impegnerà affinché i tempi siano i più brevi possibili data l’importanza di questi Fondi che consentono l’esecuzione di interventi di miglioramento del nostro importante patrimonio silvo-pastorale.
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Salute Dal 2017, visto il successo delle edizioni tenute presso i centri termali di Comano e Val Rendena, la manifestazione è stata estesa a tutto il territorio provinciale con il coinvolgimento dell’Associazione delle Terme del Trentino; nella precedente edizione, la neo-nata Associazione aveva dedicato la Giornata delle Terme Aperte alla diagnosi precoce ed alla prevenzione delle malattie respiratorie, con dei risultati soddisfacenti, sia come partecipazione di pubblico, che come casistica riscontrata. Per il 2018 l’argomento proposto dal Comitato Scientifico della Associazione, composto dai Direttori Sanitari delle Terme, è la Sindrome Metabolica. Anche in questo caso l’intento è quello di diagnosticarla precocemente negli individui affetti, ma anche di prevenirla attraverso valutazioni clinico-strumentale, educazione ed informazione del pubblico partecipante. “Prenditi a cuore il tuo cuore…e non solo” è un’iniziativa di prevenzione della Sindrome Metabolica dal organizzata per sabato 23 giugno presso le Terme Val Rendena e domenica 24 giugno presso le Terme di Comano che pone l’attenzione sulla salute e sulla necessità di condurre uno stile di vita sano. La giornata Terme Aperte, a differenza dei comuni test di screening rivolti a determinate categorie di individui già considerati a rischio, è rivolta a tutti i cittadini residenti in Trentino a partire dai 18 anni di età che abbiano a cuore la propria salute e vogliano ricevere informazioni o chiarimenti per migliorare le proprie abitudini. Nel corso della giornata sarà possibile fare il punto sul proprio stato di salute e sulle proprie abitudini alimentari e di vita, attraverso un controllo medico gratuito. Nel corso della visita verranno rilevati parametri come: • peso corporeo • pressione arteriosa • glicemia • colesterolo totale • trigliceridi In caso di parametri anomali o di situazioni di rischio le rilevazioni effettuate saranno commentati dallo staff medico che consiglierà eventuali terapie o approfondimenti. Per ricevere maggiori informazioni e prenotare i check up gratuiti è possibile contattare le Terme di Comano (tel.
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Giornata provinciale delle Terme Aperte
“Prenditi a cuore il tuo cuore… e non solo”
Sabato 23 presso le Terme Val Rendena e domenica 24 presso le Terme di Comano Check up gratuiti per la sindrome metabolica In arrivo la nuova edizione della manifestazione Giornata delle Terme Aperte, un appuntamento che dal 2011 vede impegnati i centri termali giudicariesi, sostenuti dalla Comunità delle Giudicarie e dai BIM di Sarca e Chiese. Un weekend dedica0465 701277) o le Terme Val Rendena (tel. 0465 806069). È ormai noto che ognuno di noi ha un ruolo attivo nel mantenimento della sua propria salute, non solo evitando i comportamenti che sono notoriamente nocivi come la sedentarietà, il fumo di sigaretta, l’abuso di farmaci e di alcool, l’assunzione di cibo spazzatura ed altro ancora ma, ancora di più, adottando comportamenti virtuosi e corretti stili di vita, che ci aiutano a migliorare ed a mantenere la salute.
La Sindrome Metabolica non è una vera e propria patologia, ma un insieme di alterazioni in grado di aumentare il rischio cardiovascolare e quello metabolico. A questo proposito, ricordiamo che ogni anno nel mondo muoiono circa 17 milioni di persone per malattie cardiovascolari, mentre in Italia si calcola che la malattia coronarica sia presente in circa il 4% della popolazione adulta. Le persone affette da Sindrome Metabolica presentano alterazioni come accumulo di grasso addominale, basse con-
to alla prevenzione e alla diffusione delle buone pratiche per la salute, durante il quale si offre ai residenti la possibilità di effettuare dei check up gratuiti per la diagnosi precoce delle problematiche affrontate. centrazioni di HDL (il colesterolo “buono”), trigliceridi alti, pressione alta e valori di glicemia elevata a digiuno. A tali aspetti, per lo più modificabili e sui quali è possibile agire, ne troviamo altri modificabili (l’ereditarietà, il sesso, l’età eccetera). È importante sottolineare che non è sufficiente eliminare uno o più fattori di rischio attraverso la assunzione di farmaci; abbassare la pressione arteriosa e modificare i livelli di colesterolo con la terapia riduce il rischio cardiovascolare e allunga la vita, ma non migliora la
qualità della vita stessa. La cosa più importante, è importante prendersi cura di sé e della propria salute adottando uno stile di vita sano e attivo. Buona alimentazione e regolare attività fisica, oltre a controllare diabete, ipertensione e colesterolo, allungano la vita ma, soprattutto, la migliorano. Seguire una dieta di qualità, ricca di functional food (cibi integrali, frutta, verdura ecc.) e povera di cibo spazzatura, associando un’attività fisica costante con esercizi mirati per restare in forma ed un con-
trollo del proprio peso corporeo, sono i primi passi per mantenersi in salute. Per il nostro benessere il movimento è molto importante: favorisce il controllo del peso, migliora la respirazione, tonifica la massa muscolare, aumenta l’elasticità articolare e aiuta a ridurre lo stress. Non bisogna per forza iscriversi in palestra, bastano piccoli sforzi quotidiani mirati soprattutto ad evitare la sedentarietà: fai le scale a piedi, parcheggia lontano dal posto dove ti devi recare, non restare seduto troppe ore davanti al PC, tanto per passare il tempo. Ogni volta che ti è possibile lascia a casa la macchina, ne guadagnerà anche l’ambiente.
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23 - 24 GIUGNO 2018
GIORNATA PROVINCIALE DELLE TERME APERTE
PRENDITI A CUORE IL TUO CUORE Guadagnare salute attraverso corretti stili di vita
La sindrome metabolica 23 GIUGNO 2018
24 GIUGNO 2018 PER INFORMAZIONI E PRENOTAZIONI
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Rubrica Legale
GIUGNO 2018 L’Avvocato Risponde
Proposte commerciali al telefono: nessuna validità senza contratto scritto Buongiorno, in effetti sempre più spesso si ricevono proposte telefoniche da aziende che propongono ogni tipo di servizio. Propongono offerte vantaggiose, ne evidenziano le caratteristiche migliori paragonandole alle società concorrenti e chiedono di concludere il contratto in quello stesso momento, attraverso la registrazione della nostra voce. L’Antitrust ha affermato con più pronunce che l’accettazione telefonica non ha alcun valore se non viene seguita dall’invio al cliente, per iscritto, delle condizioni contrattuali. Infatti, nei contratti conclusi al telefono, il consumatore ha molto da perdere tenuto conto che le informazioni vengono
Buongiorno Avv. Gottardi, sempre più spesso ricevo telefonate da ogni tipo di call center che mi propongono “favolose” offerte telefoniche, per canali tv a pagamento, assicurazioni auto e anche per diminuire le mie bollette. Confesso che ho fornite velocemente, magari in modo frammentario, con un audio disturbato e, in certi casi, non del tutto veritiero. Proprio per evitare fraintendimenti e/o società che con la fretta, se ne approfittano, il Codice del Consumo prevede per la validità del contratto una specifica procedura in tre fasi: 1) offerta telefonica e registrazione vocale; 2) invio al consumatore della proposta di contratto scritto; 3) definitiva accettazione scritta del consumatore. Il consumatore deve, inoltre, essere informato dall’azienda proponente
della possibilità di ricevere la proposta di contratto anche in formato digitale per poi prestare il proprio consenso, ma successivamente all’invio anche telefonicamente. Con questa modalità il proponente deve dare ulteriore conferma della conclusione del contratto non oltre la consegna del bene o l’inizio della fornitura. Il mancato rispetto anche di uno solo di questi passaggi rende illegittima la condotta dell’azienda proponente e la registrazione telefonica dell’accettazione da parte del consumatore rende valido il con-
sempre la preoccupazione di lasciarmi scappare un “Sì” e di ritrovarmi in guai seri. Come posso comportarmi per evitare fregature? Tante grazie (lettera firmata) tratto. In caso contrario, l’accordo tra le parti non è vincolante ed il proponente non può pretendere alcun pagamento. Quindi in caso di mancata conferma scritta il consumatore non ha alcun obbligo di pagamento in caso di fornitura non richiesta di beni, acqua, gas, elettricità, riscaldamento o contenuto digitale o di prestazione non richiesta di servizi. È comunque consigliaCURIOSITÀ DAL MONDO A New York (USA) per tentare di risolvere definitivamente il problema dei graffiti, è tassativamente vietato girare per le strade con in mano un barattolo di vernice spray aperto.
bile inviare una diffida all’azienda proponente, in cui si contesta il mancato invio del contratto per la sottoscrizione e/ o la mancata consegna dell’offerta contrattuale, invitando l’azienda a provvedere, sottolineando che la violazione delle procedure di legge rende il consumatore libero da qualsiasi obbligo o vincolo. Per approfondire o per fissare un colloquio su questo o su altri temi l’avv. Mattia Gottardi riceve presso il suo Studio in Tione di Trento, via N. Sauro n. 2, previo appuntamento, chiamando il numero 0465/324667 oppure 349/2213536 o scrivendo all’indirizzo mgottardi1@yahoo.it
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Memoria Quello che successe al paese e ai suoi abitanti è un racconto di pura disperazione, che sebbene probabilmente non fu l’unico caso del genere, di sicuro è il meglio documentato della nostra zona. Guido Boni, tra i suoi scritti di storia giudicariese, raccolse anche la storia del villaggio scomparso di Merlino, riprendendo uno studio più ampio fatto a suo tempo dallo storico Giuseppe Papaleoni; scrive il Boni: “Essendovisi constatato il morbo, il villaggio venne circondato da un cordone militare che non permetteva ad alcuno di uscire e nemmeno di entrare per portare a quei miseri il necessario per vivere, quantunque essi offrissero in compenso di poco cibo le più preziose cose che avevano. Così, parte per causa della peste e parte per fame, tutti morirono; le case abbandonate andarono un po’ alla volta in rovina e della infelice terra di Merlino, non rimase che il pauroso ricordo nel nome di Terramorta che si conservò fino ai giorni nostri.” Questo provvedimento, dettato unicamente dal terrore e dalla paura, non servì tuttavia a contenere il dilagare della peste, che fece strage anche dei vicini, portando nell’oblio i paesi di Prasandone (oltre Daone verso la valle omonima) e Levo (sopra Creto). In Valle del Chiese sparirono anche i piccoli paesi di Saviedo, che sorgeva nelle vicinanze di Castel Romano, e Polsé, facente parte di una comunità insieme ad Agrone e Frugone. Non esistendo conoscenze mediche adeguate, l’unico rifugio per la popolazione era rappresentato dalla religione. Si assistette a partecipati fenomeni devozionali legati a particolari Santi (specialmente San Rocco e San Sebastiano) o a particolari ricorrenze, che si traducevano in messe, processioni ed edificazione di cappelle o capitelli votivi. In questo periodo si diffusero anche nelle nostre valli movimenti di penitenza come i Disciplini, i Battuti e i Flagellanti: confraternite religiose che vedevano nella mortificazione del
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La peste in Giudicarie Le Esteriori e la Valle del Chiese colpite dal morbo di Aldo Gottardi (Terza parte) Come in Val Rendena, lo spaventoso morbo si propagò velocemente anche alle altre valli, seminandovi panico e morte. Molti paesi vennero abbandonati e scomparvero pure nelle Giudicarie Esteriori e nella Valle del Chiese. Antiche comunità formate da piccoli centri abitati, unite tra loro da legami commerciali e sociali si trovarono in quest’occasione a scansarsi e ad allontanarsi a vicenda per paura di essere vicendevolmente contagiati. E mai più
corpo e nell’autolesionismo la via per il perdono dei peccati e strumento per ottenere da Dio la cessazione dell’epidemia. Oggi rievocati in molti luoghi quale aspetto folcloristico, un tempo questi movimenti erano tenuti in grande considerazione dal popolo, e le loro lunghe e partecipate processioni erano condite da preghiere ritmate dalle frustate che ogni adepto si dava sulla schiena fino a procurarsi serie ferite. In molte chiese delle nostre valli sono ancora oggi riconoscibili altari o dipinti commissionati da queste confraternite: alcuni esempi sono il simbolo della confraternita dei Disciplini (un flagello a cinque punte, il loro “strumento”) incastonato sopra il portale laterale della Pieve di San Lorenzo a Vigo Lomaso, o il grande dipinto della Ma-
donna dei Battuti conservato nella chiesa parrocchiale di S. Maria Assunta a Villa Rendena che mostra i Battuti nel loro abito di penitenza nell’atto di pregare la Madonna. Tutto questo però non solo non ebbe effetto alcuno nell’arrestare la peste, ma anzi le processioni e le affollate messe divennero ottimi ambienti per il diffondersi
tragica concretezza ebbe il detto “mors tua, vita mea” (morte tua, vita mia) quanto la ebbe nella drammatica vicenda del paese di Merlino in Valle del Chiese. Facente parte nel medioevo di un’unica comunità insieme ai paesi di Praso e Sevror, il piccolo centro di Merlino doveva la sua importanza a un antico castello che sorgeva nelle sue vicinanze, dal 1222 diventato possedimento dei Signori da Campo che lo restaurarono e lo resero di nuovo operativo.
del contagio. Così, insieme alla Val Rendena, alla Busa di Tione e alla Valle Del Chiese, pure le Giudicarie Esteriori ebbero i loro lutti e le loro devastazioni. Anche qui dietro di sé la peste lasciò molti paesi vuoti, che ben presto sparirono lasciando alcune volte solo la propria chiesa come muto testimone superstite di quel tempo. E’ il caso delle chie-
sette di San Faustino (vicino a Cavrsato) e San Felice (vicino a Bono), attorno alle quali si ritiene che sorgessero dei paesi. Recentemente studiati dal Prof. Graziano Riccadonna, i due paesi di Carbuiè (tra Fiavè e Favrio) e Cugredo (nei campi tra la località Cugrè e Castel Campo), oltre alla peste devono la loro scomparsa alle guerre tra le potenti nobiltà che nel medioevo si contendevano i rispettivi possedimenti. Superstiti solo nel nome, che compare in alcuni antichi documenti, sono invece i paesi di San Silvestro, Contilio e Bavalo nel Lomaso, Brusio, Diviè, Veuxo, Terongle e Merazio nel Bleggio e Talxo e Mellone nel Banale. La peste, dopo la grande pandemia del 1348, tornerà ciclicamente nelle nostre terre seppur ad intensità ridotta negli anni seguenti.
Esploderà ancora in grandi e devastanti epidemie negli anni 1576-1577 (Peste di San Carlo) e nel 1630 (la cosiddetta “Peste Manzoniana”), mettendo ulteriormente a dura prova le popolazioni giudicariesi, ancora ignare delle cause di questo contagio. Durante la peste del 1630, più documentata delle precedenti, verranno svuotati in Giudicarie i paesi di Iron e Cerana, in Val Rendena scompariranno Verzeo e Canisaga vicino a Bocenago, e in Valle del Chiese si assistette a una tragica riproposizione del caso di Merlino, quando nel paese di Castel Condino furono confinati per quarantena in una zona impervia ed isolata detta “Baitone delle Braghe” circa quaranta emigranti del paese provenienti da Venezia. A questi sventurati i viveri e i generi di prima necessità venivano consegnati dai propri compaesani in paioli fatti passare sopra il torrente che delimitava quella zona. Tuttavia la peste arrivò in paese e questi sventurati furono abbandonati a sé stessi, morendo tutti in breve tempo per inedia. Col passare del tempo migliorarono le condizioni sociali ed abitative e con esse anche le condizioni sanitarie. Ma fu solamente nel 1894 che il bacillo della peste fu scoperto dal medico svizzero Alexandre Yersin che ne sviluppò il vaccino. E si scoprì anche il vettore di questo male che causò tanti morti quanti ne potrebbe fare oggi una guerra atomica: la pulce dei ratti. Forse il parassita più diffuso nella società medievale.
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Territorio
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I sogni che stiamo diventando
Breve storia di come gli uomini di montagna vivono di giorno ciò che sognano la notte “FIN DA GIOVANISSIMI le nostre famiglie ci hanno sempre spinto ad uscire di casa e a partecipare alle attività organizzate dalle associazioni locali. Per molti la primissima esperienza di questo tipo è stata il campeggio estivo nelle vecchie malghe delle parrocchie, un tempo unici luoghi di incontro degli abitanti della valle. Il campeggio ci ha insegnato cosa significa essere parte di una comunità; ci ha fatto apprezzare per la prima volta l’importanza di conoscere e rispettare valori e idee diverse da quelle del nostro nucleo famigliare, la bellezza del confronto con sé stessi e con gli altri e dell’altruismo svolto senza secondi fini. E poi via, incoraggiati dai genitori, parte abbiamo cominciato a partecipare al coro, alla banda, alle società sportive (sci, calcio, atletica), a gruppi di volontariato e solidarietà. Tutte esperienze che ci hanno offerto la possibilità di uscire di casa fin da picco-
di Luca Gusmerotti e Alessandro Caldera “Complimenti! Vivete in un bellissimo luogo, siete fortunati. Durante l’anno però come fate a vivere qui che non c’è niente?” Ovvero la domanda più ricorrente dei cugini di città durante l’alta stagione turistica o durante i mercatini di Natale. Una domanda con moltissime risposte, tutte quante interessanti, ma spesso non si ha la dialettica o l’interesse di dire qualcosa di convincente e si lascia tornare a casa il cittadino con il suo scetticismo li e di essere seguiti da adulti responsabili, divertenti e interessanti. Così abbiamo imparato a conoscere meglio noi stessi, le nostre capacità e i nostri limiti, e a relazionarci con gli altri. I meriti musicali e sportivi erano del tutto secondari: l’importante, e lo abbiamo capito fin da subito, era stare assieme, essere parte di un gruppo, di una squadra, di una collettività. DI QUESTE “MICRO-COMUNITA’” quando siamo diventati adulti abbiamo capito molte più cose, che le hanno rese ancora più interessanti. Senza dimenticare
le emozioni provate da fanciulli, da adulti siamo riusciti a cogliere il piacere di essere partecipi del processo di realizzazione della nostra comunità. Restando coinvolti nelle associazioni e dedicando a queste gran parte del nostro tempo ed entusiasmo, abbiamo capito meglio chi eravamo, abbiamo conosciuto la bellezza e la ricchezza dei nostri luoghi, della nostra storia e delle nostre tradizioni, ci siamo avvicinati in maniera consapevole e positiva al mondo del lavoro. Per questo vogliamo che la nostra comunità continui, di generazione in generazione, a crescere, a trasformarsi e
sulla vivacità della vita di montagna. Qual è il cuore pulsante che ci fa muovere, crescere, formare, radicare ed essere felici qui? Al centro della nostra vita tra valli e montagne troviamo termini come comunità, associazionismo, volontariato. Concetti spesso abusati, magari obsoleti, ma che permettono di far crescere uomini e territori e di farli fiorire in modi inaspettati. radicarsi in armonia con il suo straordinario paesaggio.” “UNA VITA TRASCORSA IN UNA VALLE ricca di natura, cultura, enogastronomia, risorse naturali ci ha permesso di vegliare su noi stessi e sui nostri sogni.” – Ci racconta “El Mario”, seduto su un tronco, con il suo cappello in testa e la pipa fumante in bocca, mentre osserva la sua meravigliosa valle da “La Guarda”. Così conclude la sua intensa riflessione – “Avere dei sogni e il coraggio e l’incoraggiamento per realizzarli è stato ciò che più di tutto ha caratterizzato il nostro vivere in una comuni-
tà di montagna. Sì perché per noi, il partecipare attivamente alle associazioni esistenti e la voglia di crearne di nuove ha significato realizzare i nostri sogni. La nostra è una comunità che offre infinite occasioni di socialità, eventi sportivi, musicali, gastronomici, culturali… molto più di quanto si possa comunemente immaginare! I giovani che si impegnano a creare nuove associazioni hanno a cuore lo sviluppo sostenibile del territorio, il rispetto dei suoi paesaggi e delle sue risorse, e allo stesso tempo pongono le basi per creare nuove opportunità di lavoro. Così
ci rendiamo conto che la vera matrice dell’altruismo è un egoismo sano: ciò che facciamo con e per gli altri e che mantiene viva e fa crescere la comunità dove siamo cresciuti, lo facciamo principalmente per noi stessi, per sentirci in armonia con le persone che ci circondano e con il luogo che abitiamo. Non abbiamo bisogno di altro. Prendi me, per esempio: appena laureato ricevetti tantissime offerte di lavoro con contratti molto buoni. Avrei potuto scegliere di garantire un futuro agiato ai miei figli, ma ho preferito scegliere ciò che realmente mi appassionava, nella mia piccola comunità, perché sapevo che solo così sarei stato veramente felice.” Questo è il “niente” che abbiamo nelle Valli Giudicarie Esteriori; un niente fatto da 8500 persone che danno vita a 100 associazioni e, solo nel 2017, a 400 eventi.
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fatto in Trentino
Attualità
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Le Assemblee straordinarie delle 2 Casse hanno deliberato la fusione che avrà effetto dal 1 luglio
Fusione Cassa Rurale Giudicarie Valsabbia Paganella e Cassa Rurale di Saone “Con questa fusione – introduce il Presidente della Cassa Rurale Giudicarie Valsabbia Paganella Andrea Armanini, da pochi giorni confermato per il terzo mandato alla guida della Cassa – possiamo integrare la nostra rete di sportelli che sinora era contigua ma non sovrapposta. Con Saone, Tione e Roncone completiamo la copertura”. Il Presidente Diprè ci tiene ad evidenziare che “la Cassa Rurale di Saone con la sua storia centenaria ha saputo certamente svolgere un importante servizio ai propri soci e clienti. Da un po’ di tempo però avevamo preso consapevolezza che le nuove normative di fatto stanno rendendo impossibile l’attività alle piccole Casse. Così abbiamo fatto un percorso per cercare un’unione con la Cassa che più rappresen-
Abbiamo incontrato i vertici delle due Casse Rurali che hanno deciso di unire le forze e che dal prossimo primo luglio rafforzeranno il ruolo di Cassa Rurale comprensoriale, coprendo con la propria operatività tutto il territorio delle Giudicarie. tava i nostri principi di vicinanza con i soci ed i territori. Il percorso di confronto con la Cassa Rurale Giudicarie Valsabbia Paganella è stato molto sinergico e siamo convinti di aver fatto un buon matrimonio.” Per quanto riguarda il percorso fatto Armanini sottolinea come al di là dell’integrazione organizzativa con la valorizzazione delle risorse della consorella, si è cercato di condividere il modello di governo che garantisca all’area della Cassa di Saone una propria autonomia. “In questo senso i 2 amministratori che saranno cooptati dal nostro consiglio sono stati scelti dai soci di Saone
così come i 5 membri del Gruppo Operativo Locale, che costituiranno un autonomo gruppo che affiancherà i 4 che già abbiamo” (Paganella, Giudicarie Esteriori, Chiese Bagolino e Vallesabbia). I numeri della nuova Cassa al 31 dicembre scorso risultano i seguenti:
A regime sono previsti 500.000 euro di risparmi per economie di scala. Nel frattempo le iniziative di mutualità già promosse dalla Cassa Rurale Gudicarie Valsabbia Paganella sono state estese ai soci e clienti della Cassa Rurale di Saone. Tra queste quelle rivolte ai giovani, come InEurope,
che favorisce la mobilità dei giovani in Europa e Casa Londra che offre l’opportunità di soggiorni studio nella capitale britannica a costi agevolati. Per i soci della Saone la possibilità di partecipare al Passaggiando, l’iniziativa che permette di scoprire il territorio della Cassa condividendo insieme una giornata che ha un taglio aggregativo e ricreativo ma nella quale non mancano momenti di riflessione sulla Cassa Rurale.
Cassa Rurale GVP Cassa Rurale Saone Soci Collaboratori Sportelli Clienti Raccolta Prestiti Utile
Totale
7.257
621
7.878
127
13
140
22
3
25
27.562
2.742
30.304
1.019.341.000€
95.596.776€
1.114.937.776€
571.338.000€
60.696.546€
632.034.546€
708.720€
101.977€
810.697€
Alla Biennale di Venezia anche la centrale di Cillà
L’edificio progettato dall’ing. David Marchiori ha ricevuto la nomina al “Premio Europeo di Architettura Philippe Rotthier” Il 25 maggio 2018 è stato inaugurato alle Tese delle Vergini presso l’Arsenale di Venezia il “Padiglione Italiano” della 16° Biennale di Architettura (apertura 26 maggio - 25 novembre 2018) promosso dal MiBACT (Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo). La Biennale di Venezia è una delle istituzioni culturali più famose al mondo ed il più importante e prestigioso palcoscenico internazionale nel campo dell’architettura contemporanea. Il curatore del Padiglione Italiano dal titolo “ARCIPELAGO ITALIA. Progetti per il futuro dei territori interni del Paese” è l’architetto Mario Cucinella. L’esposizione rappresenta una ricerca il cui tema principale è “mettere al centro il territorio italiano meno conosciuto, svelare la ricchezza e le potenzialità di una parte del paese che corrisponde al 60 % del territorio nazionale e a circa
4000 comuni che ospitano il 25 % della popolazione”. Se da un lato Arcipelago Italia appare come specchio del nostro Paese, fatto, per sua conformazione geografica, da arcipelaghi collegati tra loro da aree e territori ai più sconosciuti, dall’altra - come affermato dallo stesso Cucinella - si impegna ad essere “un manifesto che vuole dare un contributo e un aiuto indicando possibili strade da percorrere, per dare valore e importanza all’architettura”. In ARCIPELAGO ITALIA, Mario Cucinella ha selezionato alcune opere costruite in tutta Italia e suddivise in ITINERARI formati da piccole architetture e interventi di riqualificazione di qualità realizzati di recente: 67 progetti scelti fra gli oltre 500 pervenuti a seguito di una ‘call’ lanciata dal curatore nel 2017; un viaggio che si proietta verso il futuro indagando lo stato di fatto, e proponendo una riflessione su temi di attualità, come
la salvaguardia dell’ambiente, le periferie, i territori del post terremoto, le aree dismesse, gli scali ferroviari e la mobilità. Tra le opere scelte figura anche la Centrale Idroelettrica di Cillà - Comano Terme - progettata dall’ing. David Marchiori di Ponte Arche (committente: Consorzio Elettrico Industriale di Stenico). L’edificio è stato costruito in una scoscesa radura nel bosco di Cillà, al termine di lunga condotta irrigua esistente che, attraversata la campagna del Bleggio, si immette in una galleria e cede l’acqua residua alla centrale di Ponte Pià. L’approccio architettonico mira a fare in modo che le necessità funzionali si integrino armoniosamente con la forma, riprendendo l’idea di due massi erratici che, trasportati dal ghiacciaio, siano stati abbandonati sul pendio. L’opera non cerca di mimetizzarsi ma piuttosto di essere sincera ed evidente, ben inse-
rita nel quadro circostante, attraverso la ricerca dell’empatia tra uomo e natura, nel rispetto del diritto dell’osservatore di comprendere ciò che avviene sul proprio territorio. L’ing. David Marchiori ha avuto per quest’opera una nomina al “Premio Europeo di Architettura Philippe Rotthier” del 2017 (Tema: acqua, architettura e città), a Bruxelles, dove è stato invitato alla cerimonia di premiazione. (2 i progetti italiani nominati tra gli 84 selezionati dalla giuria internazionale) Il progetto ha ricevuto inoltre una menzione (fra 131 lavori presentati) al “Premio di Architettura 2013 – 2016 – Costruire il Trentino”, organizzato del CITRAC (Circolo Trentino per l’Architettura Contemporanea), al quale la Galleria Civica di Trento, dal 27 gennaio al 24 marzo 2018, ha dedicato una mostra con un originale e metaforico allestimento.
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Centenario Grande Guerra
GIUGNO 2018
Guerra 1914-18 mese per mese - Giugno 1918
La cruenta battaglia del Solstizio sul Piave Fuoco d’artiglieria su tutti i fronti
Per quanto al fronte la morte sia incombente, prevista e forse “già in corso”, pur in cuor suo ogni soldato è convinto di far parte dell’eccezione». Questa era ed è stata la vera guerra di chi ha dovuto combatterla in prima persona; le cronache e i libri di storia sono tutt’altra cosa: raccontano, ma nelle cronache e nelle fredde pagine di storia manca la sofferenza. Non lo si dimentichi. Per quanto, invece, accaduto in quel mese di giugno di cent’anni fa, nei libri sono rimasti solo avvenimenti “di cronaca”: eccone solo alcuni. 1º giugno 1918. - Fronte occidentale. Inizia la battaglia di Bosco Belleau: contrattacco delle truppe francesi, britanniche e statunitensi contro i Tedeschi attestati sulla Marna; l’azione si conclude il 26 giugno e porta al blocco dell’offensiva tedesca. 4 giugno. - Fronte meridionale. Firma del trattato di Batumi: la Repubblica Democratica di Armenia ottiene la pace con l’Impero ottomano ma deve cedergli una larga fetta di territorio. Alcuni reparti armeni si rifiutano di riconoscere il trattato e danno vita alla Repubblica dell’Armenia montanara. 8 giugno. - Fronte orientale. Spedizione tedesca nel Caucaso: truppe tedesche accorrono in aiuto della da poco proclamata Repubblica Democratica di Georgia, trasformandola, di fatto, in un protettorato della Germania. 9 giugno. - Fronte occidentale. Battaglia di Montdidier-Noyon (operazione Gneisenau): offensiva tedesca contro le linee francesi davanti Compiègne; l’attacco fallisce già il 12 giugno a causa della dura resistenza degli Alleati. 10 giugno. - Fronte italiano. Affondamento della Szent Istvan. Due mas italiani, comandati da Luigi Rizzo, affondarono la corazzata austriaca Szent Istvan, facendo così fallire un attacco allo sbarramento navale del canale d’Otranto. Fu l’ultima missione della Imperial regia flotta austriaca, già minata da ammutinamenti politici e etnici.
di Mario Antolini Musón Giugno 1918: sesto mese del quarto anno di guerra. Trovo scritto nel volume scritto dagli studenti del Guetti di Tione - “Giudicariesi in Russia 19141920 - consultando i numerosi “Diari di guerra” di soldati giudicariesi: «Il terreno su cui si marcia è
15-22 giugno. - Fronte italiano. La battaglia del Solstizio o seconda battaglia del Piave combattuta fra l’esercito italiano e gli Austroungarici. Gli Austriaci riuscirono a conquistare il Montello e il paese di Nervesa. In quel teatro di battaglia morì il maggiore Francesco Baracca, il più grande asso dell’aviazione italiana. Le passerelle gettate sul Piave dagli Austriaci vennero bombardate; ciò costrinse gli Austriaci sulla difensiva e dopo una settimana di combattimenti, in cui gli italiani cominciavano ad avere il sopravvento, gli Austriaci decisero di ritirarsi oltre il Piave. Centinaia di soldati morirono affogati di notte, nel tentativo di riattraversare il fiume in piena. 19 giugno. - Le truppe italiane contennero e respinsero l’avanzata degli Austro-ungarici. Nella battaglia vennero impiegati intensivamente gli Arditi. Con quattro giorni di ritardo rispetto a quanto previsto, alle 3 del mattino del 15 giugno i cannoni austroungarici lungo il Piave aprirono in fuoco contro il fronte italiano. Iniziò così
la Battaglia del Solstizio che avrebbe dovuto, secondo i piani del Comando Supremo asburgico, risolvere definitivamente la guerra con l’Italia. L’attacco iniziò con un grande bombardamento verso i collegamenti delle linee difensive, con l’ausilio anche dei gas tossici. Le prime ore furono molto favorevoli e gli austroungarici ottennero eccellenti risultati: circa 100.000 uomini riuscirono ad attraversare il fiume sotto la pioggia battente ed i fumi dei gas. In particolare i soldati riuscirono ad entrare nel paese di Nervesa e ad occupare la collina del Montello, non lontana dal
seminato da corpi schizzati di sangue e di fango, dai colti trasformati, con gli occhi sbarrati dal terrore. Eppure con i cadaveri si convive, si dorme, si mangia, si beve. Si fruga nei loro zaini, si prelevano le scatolette di carne, le sigarette.
Monte Grappa. A sud vennero compiuti alcuni progressi nella zona compresa tra San Donà e Cava Zuccherina (l’odierna Jesolo), mentre i soldati italiani mantennero le postazioni solo sull’Altopiano di Asiago. Ma già nel pomeriggio i comandi asburgici si resero conto che la situazione era ben diversa rispetto alla Valle dell’Isonzo. Questa volta gli Italiani ascoltarono i disertori sempre più numerosi ed i piani austroungarici non furono un mistero. Le bombe a gas inoltre non fecero la strage che ci si aspettava dato che l’esercito britannico aveva distribuito ai soldati le pro-
prie maschere anti-gas più evolute e moderne rispetto a quelle usate precedentemente. Il 16 giugno l’avanzata si interruppe. Il livello del Piave a causa delle abbondanti piogge salì notevolmente e le passerelle per far arrivare i rifornimenti sulla riva destra crollarono sistematicamente. In molti punti le granate iniziarono ad essere razionate mentre, al contrario, la superiorità delle armi e uomini italiani sostenuti da inglesi e francesi era palese. Nella zona più meridionale, la riva sinistra del Piave venne bombardata da cannoni posti su delle chiatte lungo il fiume.
Dai cieli gli aerei inglesi, i Caproni italiani e i caccia Nieuport francesi crearono lo scompiglio sulle linee austroungariche. Alle Grave di Papadopoli, a Fagarè, Candelù, Zenson e Fossalta i soldati asburgici resistettero fino al 20 giugno, ma dopo cinque giorni Carlo I, anche per far fronte alle richieste di soldati da parte del Comando Supremo tedesco sul fronte occidentale, sospese le operazioni. Il Montello e Nervesa vennero abbandonati, il delta del Piave fu conquistato dagli uomini della 3a Armata e gli ultimi soldati ritornarono sulla riva sinistra del fiume il 26 giugno. Da quel momento nacque la “Leggenda del Piave”. Il famoso modo di dire “Altolà sul Piave” riassume ancor oggi l’entusiasmo che si scatenò dopo questa vittoria italiana, che per molti intellettuali e protagonisti del tempo fu la prima e vera battaglia nazionale che l’Italia avesse mai combattuto. 23 giugno. - Fronte italiano. Nella notte del 23, dopo otto giorni di durissima lotta, l’Alto Comando austriaco ordinava la sospensione dell’offensiva e il ripiegamento sulla sponda sinistra del Piave. Per gli AustroUngarici l’obiettivo strategico era fallito. L’esercito austro-ungarico usciva dalla lotta profondamente scosso ed indebolito. Il gruppo di armate che presero parte all’offensiva accusò la perdita di 150.000 uomini fra morti, feriti, dispersi e prigionieri. Gli italiani ebbero 6.110 caduti, 27.660 feriti, 51.860 dispersi, francesi e inglesi persero 410 soldati. La Battaglia del Piave fu una grande vittoria italiana, la prima conseguita nel 1918 da un esercito dell’Intesa sugli eserciti degli Imperi Centrali. Da quella sconfitta il prestigioso esercito dell’Austria-Ungheria iniziò il suo declino e accelerò di fatto il processo di disgregazione della potente monarchia asburgica. Il Comando Supremo italiano affermò, nel bollettino di guerra del 18 giugno: “Ciascun soldato, difendendo il Grappa, sentì che ogni palmo del monte era sacro alla Patria!”.
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Giugno 1918 - Ripercussioni in Trentino e in Giudicarie
Perli: «Oggidì la nostra non è né vita, né morte» Sulle Giudicarie l’insistente imperversare degli aerei italiani Pure il Marchetti della presenza degli aerei italiani ne fa memoria: «Nel giugno 1918 un velivolo italiano atterrò intatto, per cause ignote, nelle praterie in vicinanze di Caderzone. Il sergente che lo montava venne fatto prigioniero». Lo stesso Marchetti pure cenno ad un rimasto famoso attacco e contrattacco sui due fronti in Adamello: «Venne il giorno del dolore: il Corno di Cavento, attaccato a sorpresa dagli Austroungarici, il 15 giugno cadde in mano nemica, ma lo riprenderemo il 19 luglio e nostro (italiano) rimase». Sulle pagine del Perli forse l’annotazione più amara delle sue cronache di quattro duri anni di guerra: «Durante tutto il lungo periodo della guerra non si vide mai la popolazione così stanca, accasciata moralmente e fisicamente come oggidì; la nostra non è né vita né morte; il sangue circola nelle nostre vene attossicato da un cumulo di circostanze e regolamenti l’uno più balordo dell’altro da dover subire un’amministrazione pubblica e privata, o un governo affatto privo del più elementare buon senso colla evidente incapacità di rimettersi su d’una via migliore». Ecco i suoi testi del mese di giugno 1918. 2 giugno 1918. - Ieri ed oggi ebbimo le visite degli areoplani italiani. / Gl’Italiani puntano uno sforzo sul Tonale. / I nostri levarono da qui le tende trasferendosi non si sa precisamente dove, pare verso i Sette Comuni. / Durante tutto il lungo periodo della guerra non si vide mai la popolazione così stanca, accasciata moralmente e fisicamente come oggidì; la nostra non è né vita né morte; il sangue circola nelle nostre vene attossicato da un cumulo di circostanze e regolamenti l’uno più balordo dell’altro da dover subire un’amministrazione pubblica e privata, o un governo affatto privo del più elementare buon senso colla evidente incapacità di rimettersi su d’una via migliore. / E a renderci più penoso questo martirio i Tedeschi del Ti-
di Mario Antolini Musón Il mese di maggio 1918 si può dire che sia stato caratterizzato dai bombardamenti degli Italiani sulle Giudicarie Interiori sia con le artiglierie da Storo e specialmente con gli aerei. Se ne trova l’eco nelle pagine del Perli, ma ne fa cenno anche
rolo continuano ad impostar progetti di nuove sopraffazioni e persecuzioni contro di noi per dopo la guerra, invocando a tale scopo umanitario l’aiuto del governo centrale. Fra il resto vogliono a Trento un vescovo tedesco, tedesco il Seminario, tedesco il ginnasio vescovile (“la pentola - come lo dicono - del Garibaldinismo trentino”) e tedesche le scuole popolari di tutto il Trentino. 4 giugno. - Questa mattina la neve tentò di riprendere possesso fino a Casìnole, e vi perdurò tutto il giorno regalandoci una temperatura molto rigida e fastidiosa. 8 giugno. - Gl’Italiani da qualche tempo in qua si divertono nel gettar bombe ora a Bondo, ora a Breguzzo guardandosi però dall’uccidere persone e far danno alle case; la popolazione tuttavia è in continua trepidazione. Le nostre donne ci sanno dire che un areoplano italiano oggi gettò dall’alto delle cartine cadute a Saone, colle quali avvisa che il giorno 10 mese corrente sarà bombardato Tione. Speriamo che questa sia una bomba proprio da donne. / Da due giorni i nostri preparano e
trasportano verso Bondo lettighe pro Croce Rossa e sbarazzano l’ospitale dagli ammalati cronici trasferendoli a Trento: segno evidente di un prossimo assalto a qualche posizione italiana non lontano da qui. / Col 26 maggio ultimo scorso fu aperto l’ottavo prestito di guerra, per l’esito del quale si occuperà specialmente l’autorità militare perché anche l’Austria vorrà fare la sua bella figura dinanzi agli Stati esteri. / Ieri altro è giunto qui il primo prigioniero di guerra dalla Russia, Antolini Giacomo figlio di Cesare, che vi dimorava già da quasi tre anni. Tutti gli si fanno attorno per sapere come se l’ha passata là fuori e se porta notizie di altri tionesi. Rimase prigioniero in Galizia dopo essere stato ferito ad un braccio e al ventre. Fu medicato e poi trasferito assieme ad altri in vagoni da bestiami nella Siberia a 37 gradi sotto zero di freddo. Mesi dopo fu ritirato nel governatorato di Odessa, poi di Tombovsch. Nelle baracche ebbe a soffrirne d’ogni genere: fame, freddo, pidocchi, malattie e crudeltà disciplinari. «I Cosacchi disse - sono peggiori delle
il Mognaschi che scrive: «L’inizio nel 1918 è caratterizzato, sul fronte giudicariese, dal potenziamento delle artiglierie delle due parti opposte: gli Austroungarici dai Forti di Lardaro e dagli Italiani da Storo».
bestie feroci». Trovò anche buon cuore fra il popolino, ma bisognava mostrarsi religiosissimi. Fece anche il guardiano di vacche, mentre un suo commilitone da Lizzana, un negoziante di vini, tendeva ad un centinaio di porci nelle condizioni del figliuol prodigo. Nissun tionese fu mai con lui; fu sempre in compagnia di un certo Preti di Ragoli, ritornato or ora anche costui. «Ora in Russia - disse - regna dovunque l’anarchia». Al confine austriaco subì come ogni altro reduce tre interrogatori da parte dei nostri per constatare se egli fu in realtà fatto prigioniero oppure fu disertore. Dopo 8 settimane di permesso deve ripresentarsi al militare. 15 giugno. - Quest’oggi gl’Italiani gettarono buon numero di bombe su Roncone - benché affatto vuoto di civili e militari - e lo incendiarono distruggendone in tal modo due terzi. / I nostri ritolsero agl’Italiani il corno di Cavento (presso il Carè Alto) facendovi cento prigionieri, e dei nostri furono condotti qui 49 feriti gravi. Oggi pioggia tutto il dì. / I nostri aprirono l’offensiva contro l’Italia a ponente di Bassano:
ne sentiremo l’esito. 16 giugno. - Anche oggi gl’Italiani continuarono a tempestare di bombe Roncone. Dal 14 incluso 17 mese, è vietato il passaggio da Tione a Bondo e viceversa tanto per civili che militari, e non se ne sa il motivo; probabilmente per dar ad intendere dei qui pro quo agl’Italiani. 25 giugno. - L’offensiva austriaca sulla Piave si è risolta in un aborto. La fame, le discordie nazionali, la stanchezza, i patimenti d’ogni genere concorrono alla dissoluzione degli eserciti e alla indisciplinatezza. E poi ad quid oggi la guerra? Di patria nissuno vuol più sentir parlarne. 26 giugno. - Gl’Italiani continuano a gettar bombe nella campagna di Bondo e di Breguzzo. Una guerra da cretini. / Finora a Tione non si sa ancora se quest’anno sia o meno arrivata l’estate, perché i venti, le piogge e il freddo ci obbligano a portare dì e notte i vestiti dell’inverno. / La fame distende sempre più i suoi tentacoli e fa sentire i suoi fastidiosi latrati; la popolazione non può più far calcolo sulla macellazione di bestiami, perché
anche questi sono ora ridottissimi, nissuno può macellare bestiame senza il placet capitanale. Vengono macellate 40 vacche in settimana per tutto il distretto politico pei bisogni più urgenti di carne. Nel distretto politico esistono ancora 5.000 vacche, quindi una vacca lattifera per ogni 7 persone; 900 famiglie hanno ancora un capo di bestiame grosso, 710 famiglie del distretto politico ne hanno due; e soltanto cento famiglie ne hanno ancora tre o più. Madri attorniate di figliuoletti per pigliarsi farina dai manas militari portano agli stessi la poca biancheria di casa; per due lenzuola si pigliano 12 Kg. di farina gialla, per un mantino, una pagnocca: si noti che di un paio di belle lenzuola costa oggi 80 corone! / Altri vi portano capretti, vitelli, galline, uova, sicché i manas militari raccolgono in tal modo il bello e il buono per la tavola sempre luculliana degli ufficiali, o per aumentare il mobilio già di lusso delle famiglie dei medesimi. Donde l’odioso contrasto fra la miseria più sentita, e l’agiatezza più spietata, contrasto universalmente esecrato in faccia di chi del medesimo s’infischia nel mentre s’ingrassa. 29 giugno. - Anche quei di Bondo furono costretti a sloggiare dal paese, e recarsi sui cassinaggi del monte per mettere al sicuro la pelle dalle palle italiane; molto mobilio fu trasferito a Sarche di Lasino. La stessa sorte sovrasta ora a Breguzzo, e Dio non voglia fors’anche Tione. NB: - Credo opportuno riportare una precisazione di Roberto Bazzanella (l’Adige, 4 maggio 2018) che avverte: «L’uso dell’aggettivo “austroungarico” per i soldati del Trentino caduti sotto le insegne dell’Austria imperiale è un errore» e, in un dettagliato articolo, ne spiega il perché. Forse ne ho fatto uso impropriamente anch’io. Chiedo venia se sono caduto anch’io nell’equivoco - che l’Autore - definisce “giornalistico”.
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Salute
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Muoversi, sulle orme di Fred Lebow, l’uomo della prima maratona di New York La salute è una sinergia di movimento e alimentazione Ma l’immagine che associo alla corsa, e al muoversi in genere, che ogni volta mi sorprende e mi commuove è il ricordo di Fred Lebow. Il suo cognome originale era Lebowitz, americanizzato in Lebow. Era un immigrato rumeno con la passione dell’atletica. Nel 1970 ebbe l’idea di organizzare la prima Maratona di New York insieme al presidente del NYRR ( New York Road Runners ) Vincent Chiappetta. Si iscrissero 127 concorrenti e solo 55 finirono la gara che prevedeva un percorso esclusivamente dentro Central Park. Pensate al numero di partecipanti del 2017, oltre 50.000, perché non tutti i richiedenti (oltre 100.000 ) vengono ammessi. Ma la storia di Fred non finisce con queste citazioni. Nel 1990 si ammala di un tumore cerebrale e viene curato con la radioterapia. Per il suo sessantesimo compleanno nel 1992 corre la “sua” maratona accompagnato da Grete Waitz, una maratoneta che aveva vinto nove volte a New York. Fred completa il percorso in 5 ore 32 minuti e 35 secondi. Morirà due anni dopo nel 1994. C’è una statua di J. Y. Dominquez a Central Park che lo raffigura e che è l’emblema della Maratona di New York. Alla base del piedistallo c’è scritto “few things in life match a thrill of a marathon”( poche cose nella vita danno il brivido della maratona). Le motivazioni che ci spingono a “muoverci” sono le più varie, ognuno cerca le sue e magari per renderle più sostenibili le condivide: insieme molte volte è meglio. Ma nello specifico, come abbiamo più volte ripetuto in altre occasioni, quando abbiamo raccomandato di associare l’attività fisica all’alimentazione corretta, muoversi fa bene. Aiuta a ridurre il colesterolo cattivo, fa abbassare la pressione del sangue, riduce il rischio di diabete di tipo II, aiuta a mantenere il peso nei limiti giusti, mantiene e migliora l’immagine corporea, migliora l’umore, agisce sullo stress. Non dico a questo punto di pensare alla Maratona, ma fare un minimo di programma relativamente a come
di Gianni Ambrosini - oncologo Camminare, correre, muoognuno”, la raffigurazione versi fa bene a tutte le età. L’attività fisica è la più del proprio scenario è molto variegata: una gara semplice e la più consigliata delle attività uma- scolastica, un evento sportivo, una vittoria persone per promuovere il benessere fisico e mentale. nale, un incontro con un atleta, una corsa non comL’inattività fisica è invece un grosso problema per- petitiva. Mi ricordo che mio padre, quando gli racché porta inevitabilmente allo sviluppo di patologie contavo delle mie gare di atletica, rispolverava un croniche che incidono negativamente sulla qualità suo vecchio adagio di quella volta che da militare e sulla durata della vita. Se pensiamo al “correre di in Albania aveva vinto una corsa campestre. gestirsi mi sembra doveroso. Ci riferiremo perciò a come “allenarci”, a come “alimentarci”e cosa “praticare” per divertirsi, star bene in salute e non farsi male. I nostri muscoli sono coinvolti in tutte le nostre azioni quotidiane e a prescindere dal risultato finale che si vuole ottenere, tonificarli e irrobustirli ci permette di svolgere diverse azioni in modo più soddisfacente. Siamo più coordinati, negli anziani per esempio si riducono il numero delle cadute, l’aspetto fisico migliora, ci stanchiamo di meno, siamo più attenti alla postura. Quindi possiamo tonificarli con esercizi di carico leggeri (quelli che si fanno con attrezzi di poco peso) bastano per esempio dei manubri, ma anche delle bottiglie di plastica piene d’acqua per le braccia o dei gradini per le gambe, una corda o un bastone. Ed è chiaro che più ripetiamo gli esercizi, più agiamo sulla forza che acquisiamo, sulla massa del muscolo e sulla resistenza. Tre volte alla settimana, per un’ora, alternando una camminata veloce con degli esercizi della durata di dieci minuti da fare al rientro è un buon impegno che può dare ottimi risultati. In casa basta un tappeto per degli esercizi a corpo libero che ci riescono facili o con piccoli attrezzi, come suggerito. Le donne tengono molto al lato estetico ( fra poco ci sarà la prova costume) ma se per i chili di sovrappeso l’attività fisica va bene, per la cellulite no. La cellulite non riguarda il muscolo, è a carico del tessuto sottocutaneo e quindi bisogna agire con l’alimentazione e con l’eliminare certe abitudini. E ricordarsi che se si esagera con l’attività fisica l’eccesso di acido lattico può aggravare un quadro di cellulite preesistente. Come pure l’attività fisica episodica non serve perché non portando ad alcun risultato
tangibile è solo motivo di delusione. Come alimentarsi? La qualità di quello che mangiamo fa la differenza. I muscoli sono formati da innumerevoli fibre (o cellule) che hanno la proprietà di contrarsi: tali contrazioni ci consentono di assumere le varie posizione nello spazio, in stato di quiete o di moto. Ogni funzione biologica necessita di energia per potersi realizzare e i processi legati alla contrazione muscolare non fanno eccezione. Nelle fibre muscolari grassi, zuccheri e proteine interagiscono fra loro e con l’ossigeno e da tali reazioni si formano acqua, anidride carbonica e un composto ricco di energia che si chiama adenosintrifosfato, che viene utilizzato per la contrazione muscolare. Utilizzare cibi naturali non raffinati, cercando di evitare cibi che contengono conservanti e additivi. Se si fa sport la dieta può essere tranquillamente la stessa di una persona normale che si alimenta con attenzione. Il 55-65 per cento delle calorie deve derivare dai carboidrati, il 1520 per cento dai grassi e un altro 15-20 per cento dalle proteine senza dimenticare le vitamine e i sali minerali. Da preferire i carboidrati complessi (cereali integrali, legumi ) che forniscono energia a lento assorbimento ed evitano i picchi glicemici, aumentano le scorte
di glicogeno ( la riserva del glucosio), favoriscono lo svuotamento gastrico, sono più facili da digerire, sono ricchi di vitamine e sali minerali. Si ribadisce inoltre la raccomandazione dei cinque pasti giornalieri, sottolineando, qualora ve ne fosse ancora bisogno, che la colazione è il pasto più importante della giornata e dovrebbe contenere almeno il 20% delle calorie giornaliere. Esempio di buona colazione: cereali integrali ricchi di fibra e carboidrati a lento assorbimento, latte (se non c’è intolleranza), yogurt magro, frutta fresca fonte di vitamine e sali minerali e per gli atleti ( i ragazzi che fanno sport, gli
atleti professionisti sono un’altra cosa ) mandorle o frutta secca, un uovo o del prosciutto crudo italiano. Un ultimo appunto riguarda l’idratazione: l’acqua è un componente essenziale della dieta. A maggior ragione se si fa attività fisica. L’acqua da sola è sufficiente, magari addizionata di sali minerali, se si suda molto o fa molto caldo. La perdita di liquidi aumenta il battito cardiaco e la temperatura corporea, riduce la perfomance dei muscoli, riduce la forza muscolare e la coordinazione e può causare svenimenti e collasso cardiocircolatorio. Come ultimo, se si pratica uno sport, a qualsiasi età, l’errore da
non fare perché pericoloso è quello di pretendere delle prestazioni dal proprio fisico “aiutandosi”in qualche maniera in modo non lecito. Vale sempre il vecchio adagio del “conosci te stesso ( senza barare )” e aggiungerei: un controllino annuale dal proprio medico non guasta. Concludendo che sport fare ? La scelta è motivata dalle situazioni che si creano nel corso della vita : vado in bici perché mio papà mi ha regalato la bicicletta. Un suggerimento: è possibile ( non direi di moda ) da qualche anno l’arrampicata sportiva (free climbing) sia in palestra su pareti artificiali, che all’aperto su pareti naturali ( bouldering ). E’ uno sport che si può praticare a qualsiasi età, non è rischioso perché si pratica in sicurezza con attrezzatura adeguata, coinvolge quasi tutti i muscoli del corpo compresi quelli delle mani e dei piedi. Il fatto di riuscire a raggiungere gli obiettivi di arrampicata aumenta di molto l’autostima, si allenano le principali qualità fisiche come la resistenza muscolare, la forza, l’elasticità muscolare, l’equilibrio e la coordinazione. Ci si muove con attenzione, determinazione, calma e metodo e quindi risulta un ottimo antistress. Si allena la mente perché necessita di concentrazione, attenzione e verifica dei propri limiti. E come ultimo essendo uno sport di fatica consente un buon dispendio energetico.
Eventi
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Dal 30 giugno al primo luglio la Val Rendena omaggia i “moléta”
Sfilate,convegniemostreperil “Primoradunointernazionaledegliarrotini” Ad animare il weekend del 30 giugno - 1 luglio 2018 in Val Rendena, a Spiazzo, sarà la prima edizione del “Raduno internazionale degli arrotini”. Una proposta, ideata e organizzata dall’associazione culturale La Trisa che, per l’occasione, ha stilato un ricco e variegato programma di iniziative. «Da tempo – sottolinea il presidente de “La Trisa”, Olimpio Lorenzi – il nostro gruppo si confrontava sulla possibilità di promuovere un appuntamento a Spiazzo che riuscisse a rinnovare e rinforzare il senso di appartenenza ed a diffondere il valore, storico e culturale, di questa professione. Questo anche per coronare il 60esimo anniversario, festeggiato nel 2015». Ecco quindi che, a ritmare le due giornate e ad accendere i riflettori sui “moleti” saranno momenti di discussione – due convegni in programma per il sabato – mostre e sfilate. Fulcro dell’iniziativa sarà la palestra del polo scolastico di Spiazzo - Istituto Comprensivo Val Rendena che permetterà a curiosi, cittadini e arrotini di confrontarsi su una realtà poco nota ai più. Un evento che, aggiunge il presidente «rispecchia anche la “natura” dell’associazione i cui promotori, al 90%, erano proprio moleti. E anche chi, come il sottoscritto, non ha seguito le orme dei suoi avi – era arrotino mio nonno e lo erano anche mio padre e i miei zii – ha questa professione nel cuore e il legame prosegue anche oggi visto che sia il mio gemello che mio nipote proseguono in questa attività». A partecipare saranno dunque i “moléti” di tutto il mondo partiti dalla Val Rendena e non solo. «Lo sforzo, duplice – aggiunge Olimpio Lorenzi – è quello rinnovare e rinforzare il senso di appartenenza e diffondere il valore, storico e culturale, di questa professione». Momento clou del fine settimana sarà la grande sfilata che, domenica mattina, attraverserà le vie dei paesi di Mortaso, Borzago e Fisto a cui parteciperanno gli arrotini accompagnati dalle loro antiche mole e
Due giorni che permetteranno di riaccendere i riflettori su una professione che, nel recente passato, ha permeato molte comunità e, allo stesso tempo, di confrontarsi sullo status quo del settore. Infine, per appasda tanti figuranti in costume. A fare da sottofondo le note di gruppi musicali. L’incontro culminerà con la Santa Messa delle 10, in concomitanza con la sagra di Spiazzo, che sarà officiata dall’arcivescovo di Trento, don Lauro Tisi.
«Sicuramente – spiega il presidente – lo consideriamo anche il “coronamento” del 60esimo anniversario della nostra associazione, raggiunto nel 2015, con la speranza di riuscire ad accendere i riflettori proprio su questo lavoro». A questo
sionati e curiosi, un’occasione per visitare una piccola parte della “Collezione di Coltelli” di Aldo e Edda Lorenzi – della coltelleria dei Lorenzi, aperta nel 1929 in Via Montenapoleone a Milano. Il secondo invece, in calendario per le 18, sull’aspetto tecnico “Il futuro della professione”. Inoltre, per tutta la durata dell’evento all’interno della Palestra comunale saranno allestite due mostre. La prima ospiterà una
puntano i due convegni previsti nel pomeriggio del sabato. Il primo, in programma per le 15, è dedicato a professionisti, ma anche ad amanti della storia e curiosi e si concentrerà su “Arrotini: passato, presente e futuro”.
piccola parte della “Collezione di coltelli” di proprietà di Aldo ed Edda Lorenzi. Una mostra, unica nel suo genere, con pezzi di grande valore. Spazio anche a pannelli materiali ed immagini storiche – curati dal Centro Studi Judicaria – ed ai disegni dei bambini e ragazzi dell’Istituto Comprensivo Val Rendena coinvolti nei mesi scorsi in un Concorso di disegno promosso dagli organizzatori. A completamento sarà possibile prendere visione di documentari, interviste, immagini storiche e più recenti sulla vita dell’arrotino nonché sfogliare, consultare ed acquistare volumi e documenti tematici. Infine, domenica largo anche alle premiazioni di al-
cuni moléti tra cui il più anziano in attività, il più anziano in pensione, il più giovane e quello che arriva da più lontano. Ad anticipare l’evento è stata, sabato 26 maggio, al PalaDolomiti di Pinzolo la serata promossa dal Filò de la Val Rendena e dal comune di Pinzolo dedicata al tema dell’emigrazione dei Moleta. In quell’occasione sono state premiate le classi vincitrici del “Concorso di disegno”. Il programma dell’iniziativa è consultabile sul sito LaTrisa.org. L’evento è promosso dall’Associazione culturale La Trisa, in collaborazione con il Centro Studi Judicaria e con il supporto della Provincia Autonoma di Trento, della Regione oltre che della Comunità di Valle delle Giudicarie e delle amministrazioni comunali della valle.
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Sport
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Il 7 e 8 luglio le promesse delle due ruote italiane danno vita ai Campionati di ciclismo su strada
Sfida tricolore alle Terme di Comano Le date dei Campionati Italiani Giovanili saranno quelle di sabato 7 e domenica 8 luglio, quando nella valle delle Terme di Comano arriveranno ancora una volta le migliori 800 promesse delle due ruote dai 13 ai 16 anni provenienti da tutta Italia e, assieme a loro, i relativi tecnici, accompagnatori e familiari, con le strutture ricettive pronte a far registrare un altro tutto esaurito. «Se è vero che dopo il primo anno non pensavamo di poter ambire al bis – spiega il presidente del comitato organizzatore Angelo Zambotti, comprensibilmente soddisfatto per lo storico risultato raggiunto – dopo il secondo speravamo invece nel tris, perché atleti, tecnici e addetti ai lavori ci avevano regalato conferme in tal senso, riconoscendo la nostra valle come adatta a ospitare manifestazioni ciclistiche di respiro nazionale come un Campionato Italiano». Proprio per questo, già all’indomani della conclusio-
U
n evento straordinario, che le Giudicarie hanno l’onore e l’onere di ospitare per la terza volta consecutiva: così si possono riassumere i Campionati Italiani Esordienti e Allievi di ciclismo su strada. Dopo le positive esperienze del 2016 e del 2017, le Terme di Comano torneranno infatti a ospitare nel prossimo luglio la più importante competizione nazio-
ne della rassegna tricolore 2017, il gruppo di lavoro si era messo all’opera in ottica 2018, per farsi trovare pronto all’eventualità del tris. «La terza rassegna tricolore consecutiva – pro-
segue Zambotti - chiude un percorso partito tre anni fa e premia un gruppo di lavoro che si è impegnato a fondo per raggiungere questo risultato, reso possibile dalla fiducia dimo-
nale dedicata alle due ruote giovanili. Gli organizzatori della Società Ciclistica Grafiche Zorzi di Storo e dell’Apt Terme di Comano Dolomiti di Brenta, promossi a pieni voti nelle prime due edizioni, hanno visto nuovamente premiato il proprio impegno e nello scorso autunno è arrivata la conferma del tris dal consiglio federale della Federciclismo nazionale.
strataci dalla Federciclismo del presidente Renato Di Rocco e dalla importante sinergia in atto con l’Assessorato allo Sport della Provincia di Trento, la Comunità delle Giudi-
carie, il Consorzio Bim del Sarca e le amministrazioni locali, senza dimenticare il fondamentale appoggio del Comitato Trentino della Fci. Un ringraziamento particolare va alle Forze dell’Ordine che con spirito di collaborazione hanno permesso di compiere un deciso salto di qualità: sto parlando di enti come Polizia Locale Giudicarie, Vigili del Fuoco Volontari, Corpo Forestale Provincia Autonoma di Trento, Custodi Forestali, Carabinieri di Ponte Arche, Associazione Carabinieri in congedo, enti ai quali si sono poi aggiunti numerosi Volontari coordinati dall’instancabile Luca Riccadonna. Dopo il successo dei primi due anni, l’auspicio è che per la manifestazione del luglio prossimo ci possa
essere una collaborazione ancora maggiore con associazioni e operatori locali, realtà che hanno avuto modo di capire la portata di un evento eccezionale, capace di portare innegabili benefici al nostro territorio. E dopo il tris, ci concentreremo verso un altro sogno, ovvero una manifestazione di spicco dedicata al ciclismo giovanile che valorizzi il lavoro di questo triennio». In questi mesi per i Campionati si sono susseguiti i palcoscenici di spicco, come ad esempio la presentazione in occasione della cronometro TrentoRovereto del Giro d’Italia, il tutto parallelamente al costante lavoro del Comitato Organizzatore, sempre pronto ad accogliere appassionati in vista del terzo storico weekend tricolore: per informazioni si possono consultare il sito termecomano2018.it o i vari canali social Terme di Comano 2018.
Sport
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Bene Comano Terme Fiavè e Calciochiese. Retrocede la Condinese. Il Tione spera nella promozione
Tempodibilanciperilcalciogiudicariese Dopo le dolci notizie dell’Eccellenza passiamo alle note dolenti, ed alquanto inaspettate, registrate in promozione, il massimo campionato provinciale. La Condinese infatti, unica rappresentante delle Giudicarie, è retrocessa in prima categoria dopo un anno assai deludente. La società canarina, presieduta da Thomas Galante e guidata da mister Saverio Luciani subentrato all’esonerato Ischia, ha disputato, nonostante gli importanti rinforzi giunti nel mercato invernale, un campionato al di sotto delle attese il quale ha comportato l’ultimo posto solitario in classifica e la condanna al ritorno, dopo diversi anni, in prima categoria. Arriviamo quindi alla prima categoria in cui, fino all’ultimo secondo, c’è stato il testa a testa per la vittoria finale tra Ravinense e Tione. A spuntarla è stata la compagine cittadina che, grazie al pareggio ottenuto proprio contro la truppa di mister Marco Ballini, è tornata in promozione
di Marco Maestri Il calcio provinciale e regionale, dopo le fatiche dell’anno calcistico, è tornato ai box. Infatti, nelle settimane scorse, le squadre giudicariesi hanno terminato la loro corsa nei rispettivi tornei dall’eccellenza alla seconda categoria. È quindi tempo di bilanci per ogni società. Nel campionato di eccellenza, massimo torneo regionale, ha disputato un ottimo campionato il Comano Terme Fiavè guidato da Mister Luca Celia che ha chiuso la stagione con la palma di miglior trentina. Salvo sorprese dell’ultimo minuto la compagine giallonera confermerà l’allenatore Luca Celia
dopo un anno. Per i rossoblù tionesi, dopo l’ottimo campionato, ci sono ora gli spareggi con la concreta possibilità, in caso di vittoria, di salire in promozione. Nulla è quindi perduto. Per il resto le
molte compagini giudicariesi inserite nel girone A di prima categoria hanno disputato un campionato nella media. Merita una citazione il Calcio Bleggio che ha chiuso il campionato sul gradino più basso
e quasi totalmente il gruppo che ha ben figurato nel corso dell’anno. Ottimo anche il cammino registrato dal Calciochiese guidato da mister Berardi che, per buon parte dell’anno, ha oscillato tra la terza e la quarta posizione salvo poi rallentare la corsa negli ultimi turni di campionato chiudendo così alle spalle dei cugini termali la stagione. In casa biancoazzurra manca ancora l’ufficiale conferma di Mister Fabio Berardi mentre, dopo gli ottimi risultati ottenuti, saranno riconfermati molti giocatori della rosa. del podio. Ha chiuso invece al terzultimo posto la Virtus Giudicariese che, grazie ai buoni risultati ottenuti dalle compagini trentine nelle categorie superiori, ha ottenuto la salvezza diretta Nel mezzo tutte le altre: Pinzolo Valrendena, Pieve di Bono, Settaurense e Caffarese le quali hanno alternato buone prestazioni ad altre meno convincenti che hanno di fatto permesso al duo di testa di staccarsi anticipatamente. A dir poco entusiasmante è stata la lotta per la vittoria finale del girone A di seconda categoria. Diverse le squadre che hanno lottato fino all’ulti-
Eusalp: 48 regioni in un torneo di calcio
L’evento dal 14 al 17 giugno, sui campi da calcio di Condino, Ponte Arche, Pieve di Bono e Tione Giunge alla terza edizione il torneo di calcio giovanile per rappresentative regionali allievi promosso dall’Associazione di Promozione Sociale Piazza Viva e dalla FGCI di Trento per il periodo 14 – 17 giugno 2018. Dopo due anni di sperimentazione l’iniziativa sembra aver raggiunto la sua dimensione europea all’interno dell’Eusalp, la macroregione alpina riconosciuta dall’Unione Europea che comprende 48 regioni di Francia, Germania, Svizzera, Liechtenstein, Austria, Italia e Slovenia, per una popolazione di circa 70milioni di abitanti il cui scopo è di creare occasioni di cooperazione tra Regioni e Stati nell’area, con l’obiettivo di favorire la coesione economica, sociale e territoriale. Il torneo vedrà la collaborazione attiva di quattro società sportive giudicariesi e precisamente US
Tione, US Pieve di Bono, ASD Comano Terme e Fiavè, SSD Condinese. in collaborazione con le rispettive amministrazioni comunali ed il patrocinio dei BIM del Sarca e del Chiese, della Comunità delle Giudicarie e di Trentino Marketing. Gli obiettivi del torneo ribaditi più volte dai promotori sono diversi: offrire al territorio un evento internazionale che favorisca l’apertura verso nuovi orizzonti; favorire lo scambio delle società sportive locali con esperienze sportive giovanili dilettanti europee; generare sinergia fra federazione provinciale, società sportive locali ed amministrazione pubblica; promuovere il territorio giudicariese in tutta Europa coinvolgendo i media sia tradizionali che moderni, nella convinzione che il turismo sportivo rivolto non solo alle grandi società ma
anche al mondo dilettantistico e giovanile può essere un target favorevole per un territorio come le Giudicarie che presenta diversi impianti sportivi di livello ed un ambiente particolarmente favorevole alla preparazione sportiva non solo nel calcio ma anche in tanti altri sport. Le delegazioni che partecipano quest’anno all’iniziativa sono il Trentino, l’Alto Adige, la Baviera, Il Tirolo, il Friuli Venezia Giulia, il Veneto, la Lombardia, la Valle d’Aosta. Le gare si effettueranno
secondo il calendario allegato sui campi da calcio di Condino, P. Arche, Pieve di Bono e Tione da giovedì 14 a domenica 17 giugno 2018. Mercoledì 13 giugno ad ore 20,30 presso il teatro comunale di Tione vi sarà la presentazione del torneo e la consegna del premio “Una vita per i i giovani calciatori” ad un personaggio nazionale che si è distinto per il suo impegno a favore del calcio giovanile con attenzione agli aspetti educativi e di crescita personale
mo secondo dell’ultima giornata per agguantare la promozione in prima categoria. A spuntarla è stato il Guaita che, grazie al successo ottenuto sul campo del CastelCimego, ha prevalso su Molveno, Avio e Trambileno. Proprio gli arancioneri di mister Sergio Pellizzari rappresentano la vera delusione del raggruppamento. La società del presidente Luca Festi infatti, causa un finale di campionato a dir poco altalenante, ha mancato addirittura l’abbordabile accesso ai playoff. Dopo un girone di andata discontinuo ha chiuso in crescendo l’Alta Giudicarie di
mister Paolo Ghezzi che è subentrato nel corso della stagione a Fabrizio Armani mentre il Carisolo, nonostante il buon organico a disposizione, non è andato oltre i 27 punti stagionali. Il Brenta Calcio invece ha chiuso il proprio campionato nella parte bassa della classifica dimostrando però, nonostante i pochi anni di esperienza, importanti passi avanti. Fanalino di coda il 3P Valrendena, cenerentola del girone che chiudendo all’ultimo posto è stata preceduta anche dai “bresciani” del Bagolino. Risultato sportivo comunque ininfluente in un campionato che non prevede retrocessioni. Appuntamento dunque dopo la pausa estiva per seguire le partite domenicali, con il “sano agonismo” che deve animare il calcio cosiddetto “minore”, vera risorsa che rende questo sport il più popolare, evitando gli eccessi e gli esempi non sempre positivi che quotidianamente ci vengono proposti sui palcoscenici “maggiori”.
CALENDARIO DEGLI INCONTRI La manifestazione si svolgerà con la seguente formula: due gironi di qualificazione all’italiana, con gare di solo andata, composti da 4 squadre ciascuno. Per definire la classifica finale, nella giornata di domenica 17 giugno 2018 si incontreranno le squadre quarte classificate di ogni girone per determinate la 7a/8a posizione, le squadre terze classificate per determinate la 5a/6a posizione, le squadre seconde classificate per determinate la 3a/4a posizione e le squadre prime classificate per determinate la vincente del torneo Giovedì 14 giugno 2018 (1° giornata) GIRONE A ore 17.30 – Gara 1: AOSTA - TIROLO a Tione ore 17.30 – Gara 2: SLOVENIA - TRENTO a Ponte Arche GIRONE B ore 17.30 – Gara 1: BAVIERA - FRIULI V.G. a Pieve di Bono ore 17.30 – Gara 2: ALTO ADIGE - SAVOIA a Condino Venerdì 15 giugno 2018 (2° giornata) GIRONE A ore 17.00 – Gara 3: TIROLO – SLOVENIA a Tione ore 17.00 – Gara 4: TRENTO - AOSTA a Ponte Arche GIRONE B ore 17.30 – Gara 3: FRIULI V.G. – ALTO ADIGE a Pieve di Bono ore 17.30 – Gara 4: SAVOIA - BAVIERA a Condino Sabato 16 giugno 2018 (3° giornata) GIRONE A ore 17.30 – Gara 5: SLOVENIA - AOSTA a Tione ore 17.30 – Gara 6: TIROLO - TRENTO a Ponte Arche GIRONE B ore 17.30 – Gara 5: ALTO ADIGE - BAVIERA a Pieve di Bono ore 17.00 – Gara 6: FRIULI V.G. - SAVOIA a Condino Domenica 17 giugno 2018 ( Finali) ore 09.00 – FINALE 7a/8a posizione: a Condino ore 09.00 – FINALE 5a/6a posizione: a Ponte Arche ore 09.00 – FINALE 3a/4a posizione: a Pieve di Bono ore 11.00 – FINALE 1a/2a posizione: a Tione
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Opinioni a confronto
GIUGNO 2018
Tutti giù per terra Nel sottosuolo di Londra è stato scoperto un enorme ammasso fatto di grasso, salviette, pannolini, preservativi, cotonfioc e quant’altro viene gettato, dopo l’uso, nei water da decenni di incivile noncuranza. L’obbrobrioso accumulo, frutto dell’Insostenibile Arretratezza dell’Essere (umano), ha creato nelle fogne un tappo duro come cemento e dalla stazza titanica: 130 tonnellate (il peso di dodici bus a due piani) e lungo 250 metri (quanto il London Bridge). Due pezzi della creatura (che è viva! al suo interno nascono mosche!) sono stati prelevati ed esposti in un museo della capitale inglese, avvilente monito di ciò che l’Umanità è capace di produrre. Se si scavasse nel ventre
di Roma, zona Montecitorio, di sicuro verrebbe alla luce, tra i resti di una domus e quelli di un operaio Atac, un mucchio altrettanto enorme e schifoso, fatto però non di plastiche e feci ma di tutte quelle insane pratiche della politica nostrana, mai superate e ancora vivissime. Un blob immondo di interessi di partito, veti incrociati, inciuci, personalismi, protagonismi, convergenze parallele e disaccordi convergenti, di forni aperti chiusi e poi riaperti: tutto così calcificato da creare un tappo al progresso del Paese, condannandolo nel peggiore dei casi all’immobilismo, nel migliore all’approssimazione stentata. Una sorta di enorme tenia, un’Idra sotterranea che si nutre dell’indecenza e del
pressapochismo dei Palazzi della Politica. Per fortuna i tiggì ci distraggono e lanciano altre notizie. Per esempio ogni dì annunciano l’ennesima GIORNATA MONDIALE da celebrare. Solo a maggio erano 32. Più di una al giorno. Tante? Troppe. Nel 2018 se ne contano 220. Tante? Trooppee,…. già detto. Qualsiasi bulimia prosciuga gusto e valore. La controindicazione a questo traffico di Celebrazioni Mondiali è proprio questa: nell’intento di voler sensibilizzare su troppi temi si finisce con il desensibilizzare su tutto. Pinguino e Tapiro, Nutella e Carbonara. Tango e Vento, Oceano e Teatro. Yoga, Bloggers, UFO, Squash, Poesia. Quasi tutto ha la sua celebrazione. Anche il
di Massimo Ceccherini Podio
Gabinetto, 19 novembre. E tre giorni prima di Natale è Giornata dell’Orgasmo: alla radio no “Jingle Bells” ma “Come Together” dei Beatles. Si dedicano Giornate Mondiali anche a sentimenti. Tra questi Gratitudine, Pace, Tolleranza. Manca giusto la festa di quello stato d’animo che noi elettori italiani ci portiamo perennemente addosso con la fierezza di un tatuaggio incollato con lo sputo. In questi ultimi tre mesi poi… Giostre e teatrini indegni diventati monumento all’Inconcludenza della politica tricolore. Celebrare dunque lo SCONFORTO in una Giornata Speciale sarebbe stucchevole e beffardo. Ci tocca sopportarlo già in ogni giornata normale.
Alpini di Tione, GRAZIE! Un grazie di cuore al gruppo Alpini di Tione che venerdi 11 maggio, prima di partire per la tanto attesa adunata di Trento, hanno voluto portare il loro saluto agli alpini e a tutti gli ospiti della RSAo di Tione. Con l’umiltà semplice che contraddistingue gli Alpini e con il dono grande dell’altruismo che caratterizza ogni Alpino, il gruppo di Tione ha voluto e saputo donare un’emozione grande ai nostri ospiti: alcuni di questi alpini anch’essi, altri figli, fratelli, madri o semplicemente amici di penne nere. Vedersi ricordati, ricevere la bandiera tricolore e il gagliardetto della sezione, intonare ad una sola voce una delle canzoni simbolo del corpo degli Alpini, ci ha regalato un grande sorriso del cuore! Ed è con tutto il cuore che vi diciamo grazie! Un grazie sincero come sinceri sono stati i vostri sorrisi, un grazie semplice come semplice, ma prezioso, è stato il vostro gesto, un grazie colmo di affetto come d’affetto e di altruismo sono i gesti degli Alpini, sempre pronti a mettere al primo posto gli altri! E, riconoscenti e felici per la loro visita, riteniamo che il migliore saluto possa essere costituito dal seguente brano tratto da «Centomila gavette di ghiaccio» di G. Bede-
schi - Ed. Mursia, 1963 - e che ricorda l’ingresso dell’autore a far parte di una divisione alpina. Per ragioni di spazio non possiamo metterlo tutto, ma vi mettiamo qui l’incipit e vi invitiamo, davvero, ad andare a leggerlo nella sua bellezza. Gli ospiti e il personale della RSAo di Tione “Erano soldati al pari di ogni altro, gli alpini della Julia; solamente, come
tutti gli alpini, portavano uno strano cappello di feltro a larga tesa, all’indietro sollevata e in avanti ricadente, ornato di una penna nera appiccicata a punta in su sul lato sinistro del cocuzzolo. Nelle intenzioni allusive di chi la prescrisse, la penna doveva essere d’aquila; ma in effetto gli alpini, ignari d’ogni complicazione e spregiatori d’ogni retorica, collocavano sopra l’ala pen-
ne di corvo, di gallina, di tacchino e di qualunque altro pennuto in cui il buon Dio facesse imbattere lungo le vie della guerra, nere o d’altro colore purché fossero penne lunghe e diritte e stessero a indicare da lontano che s’avanzava un alpino. In pratica, la penna sul capello resisteva rigida e lustra per poco tempo, ben presto si riduceva a un mozzicone malconcio, e qui cominciavano tutti i
guai degli alpini che facevano la guerra: perché, a osservarli da vicino, si capiva subito che in pace e in guerra gli alpini potevano distaccarsi da tutto meno che dal loro cappello per sbilenco e stravolto che fosse: anzi! E’ un tutt’uno con l’uomo, il cappello; tanto che finite le guerre e deposto il grigioverde, il cappello resta al posto d’onore nelle baite alpestri come nelle case, distaccato dal
chiodo o levato dal cassetto con mano gelosa nelle circostanze speciali, ad esempio, per ritrovarsi tra alpini o per imporlo con ben mascherata commozione sul capo del figlioletto o addirittura dell’ultimo nipote per vedere quanto gli manca da crescere e se sarà un bell’alpino; bello poi, a questo punto, significa somigliante al padre o al nonno, che è il padrone del cappello..
Opinioni a confronto BOTTA E RISPOSTA
vilgiat@yahoo.it
Egr. Amistadi, mio figlio di 17 anni si sta preparando per un suo viaggio di studio in Irlanda, ne è entusiasta, ed anch’io, come madre, ne sono orgogliosa e convinta che sia per mio figlio una bella esperienza. Quello che mi preoccupa è che
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Figli all’estero, quanto costate! i costi sono piuttosto alti e questo richiede non pochi sacrifici per la famiglia. Penso si dovrebbe fare molto di più per aiutare questi giovani a godere di tali opportunità. Tutti i ragazzi, non solo chi può. Una mamma
L’Europa è bellissima e poterla esplorare credo sia una delle più belle esperienze che si possono offrire ad un ragazzo. Sono loro che per apertura mentale e predisposizione a conoscere, possono trarne grande giovamento da questi
viaggi all’estero. Capisco, i costi sono talvolta troppo alti. Io la consiglio di informarsi bene, ci sono borse di studio pubbliche e private, la Provincia s’è data un gran da fare in questo campo. La stessa Unione Europea concede facili-
tazioni non da poco. E anche qualche sacrificio in più da parte della famiglia non deve dispiacere, per il ragazzo sarà comunque un’esperienza davvero fondamentale per la sua formazione e per il proseguo dei suoi studi. Mi creda. (a.a.)
Al bando le telefonate Moschee? No, grazie commerciali Il processo di islamizzazione prosegue. Anche la mitica Barbie s’è messa il velo per piacere di più anche agli arabi. Abbiamo letto in questi giorni che a Storo si aprirà una nuova moschea, ormai c’è in atto un processo inarrestabile. Le moschee si moltiplicano, i crocefissi vengono tolti dalla scuole... spero che il Vaticano non diventi, prima o poi una moschea. Uno storese perplesso
Caro Adelino, ormai chi vuole venderti prodotti ti telefona ad ogni ora. Ricevo quattro -cinque chiamate al giorno: chi mi propone l’acquisto di olio extravergine, chi le erbe medicinali, chi promette di ridurmi la bolletta del gas, una rottura che non finisce mai...ogni squillo di telefono devo abbandonare il mio divano per sentirmi offrire le cose strampalate. Non si può far niente per far tacere questi veri e propri molestatori? Gloria Condivido, ma credo che non si possa fare molto. Viviamo sotto assedio. Ad ogni ora, compresa la notte c’è chi ci telefona promettendoci mari e monti. Ora quelli che telefonano faranno anche il loro lavoro e quindi
meritano rispetto, ma io continuo a classificarli fra i molestatori più noiosi che ci siano. Mi sono informato, ma non ci ho capito molto. Difendersi da questa invasione non è per niente facile. Si potrebbe iscrivere il proprio numero di telefono al Registro delle opposizioni, ma la cosa è un po’ complessa. Stiamo attenti, poi, a non firmare proposte di nessun tipo, né concedere l’uso dei propri dati, o non ve la caverete mai più. Esistono poi degli apparecchi telefonici che filtrano le chiamate. In conclusione credo ci sia poco da fare. Rassegnamoci. La moderna società ci ha riempito di grandi comodità, ma anche di qualche fastidio prima sconosciuto. Facciamoci il callo e andiamo avanti. (a.a.)
Caro amico, ormai il mondo assomiglia sempre più ad un circo aperto in tutti i lati. L’economia non ha muri, la globalizzazione, nonostante Trump, dilaga, le persone si spostano a ondate da un continente all’altro e non solo per sfuggire a guerre e persecuzioni. E’ una realtà con cui dobbiamo fare i conti e ancor più li dovranno fare i nostri figli, diffici-
le da arrestare, checché ne dicano i soliti urlatori da strapazzo. Però va governata e gestita, ovvio, anche con severità e rigore. Purtroppo gli islamici sono pregni di cultura con scarso senso dell’integrazione. E questo è il maggior problema. Ma non credo che potremo chiudere porte e finestre per impedirne l’arrivo. Operazione, credo, impossibile, l’unica soluzione è quella di risvegliare in noi l’orgoglio dei nostri valori, delle nostre tradizioni, farli valere, renderli più forti e difenderli con energia senza compromessi e cedimenti. Senza negare l’identità degli altri, è fondamentale affermare la nostra. Spesso coloro che manifestano scrupoli eccessivi sono quelli più lontani dalla vita quotidiana e dalle difficoltà che essa comporta. Rispettare un’altra cultura non significa negare o trascurare la difesa della nostra. (a.a.)
Uno sporco lavoro Sono in molti ormai a dire che gli immigrati accettano lavori che gli italiani non farebbero più e portano sempre l’esempio delle badanti. Sarà anche vero, però le badanti ricevono uno stipendio che è cinque o sei volte quello che prenderebbero al loro paese per un lavoro simile, vitto e alloggio compreso. Offriamo lo stesso lavoro però ben pagato a un’italiana e vedrete che non si tirerebbe indietro. Tu che ne pensi? Ezio Quello che dici ha fondamento, ci sono mestieri che per gli italiani sono sottopagati ma che per gli stranieri sono un’occasione ghiotta e imperdibile. Poi ci sono i lavori scomodi che ai nostri connazionali non piacciono proprio. Questa è la realtà, che ci piaccia o no. Purtroppo il mercato del lavoro lascia a desiderare: finché si consentirà a migliaia di clandesti-
ni di entrare in Italia, ci sarà sempre qualcuno anche da noi che offrirà loro un lavoro pagando in nero o fuori dalle norme vigenti. Per quanto riguarda le badanti, oggi sono regolamentate con regolari contratti. E’ un mestiere quella della badante anche ben pagato per le straniere, ma scomodo, impegnativo, giorno e notte. E le italiane che lo accettano sono poche, provare per credere. (a.a.)
SEGNALAZIONI. Diventa giornalista per quindici giorni. Segnala anche tu una notizia, raccontaci una storia, mandaci una vignetta su un fatto a te accaduto
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Degustando tra lago e castello Domenica 10 Giugno Piazza Plane - Baitoni (Bondone)
Borgo Vino
Ore 10.00 - Suggestiva passeggiata gastronomica lungo l’antica via che collegava Baitoni a Bondone e che si concluderà a Castel San Giovanni, incontrando punti di degustazione, musica e animazione per i più piccoli. Prevendite disponibili. Organizza Ass. Fulvio Cimarolli e Ass. Belle Epoque.
Sabato 9 Giugno Condino (Borgo Chiese) dalle 18.00 - La Pro Loco Condino organizza un percorso enogastronomico di degustazione di vini e prodotti a Km0 con aziende agricole locali e con la partecipazione di cantine vinicole. Per cena la premiatissima polenta carbonera degli Alpini di Condino, a concludere la serata con musica dal vivo e servizio bar.
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Forte Corno Run Sabato 30 Giugno Praso / Forte Corno - Valdaone
Gramitico 2018
Dalle 13.00 - All’interno della Sagra di San Pero organizzata dalla Pro Loco di Praso, quest’anno troverà spazio la Forte Corno Run, una gara non competitiva di corsa in montagna di 8km che si snoda su un percorso prevalentemente sterrato dalla Piazza di S. Pietro di Praso (Valdaone) al Forte Corno. Info e iscrizioni www.fortecornorun.wixsite.com.
Sabato 9 e Domenica 10 Giugno Boulderpark in Loc. Plana - Valdaone Special guests Adam Ondra e Stefano Ghisolfi. Condividi la tua passione con i grandi campioni! Sabato alle 21.00 “Silence“, il film della prima ed unica via di 9C al mondo. Adam e Stefano si raccontano. Domenica dalle ore 10.00 alla scoperta del Boulder Park con Adam e Stefano Magic Line 2018 – Adam e Stefano lanciano la sfida al top boulder di La Plana.
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CONSORZIO B.I.M. VALLE DEL CHIESE “Bando Borse di studio” L’Assemblea del Bim, nella sua ultima seduta, ha approvato con delibera n. 35 il BANDO BORSE DI STUDIO per l’anno accademico 2016/17. Il Bando prevede la possibilità di presentare domanda di borse di studio e di premi di merito per il conseguimento della Laurea o del Master di primo o secondo livello. È aperto agli studenti universitari che, alla data del 30 settembre 2016, risultano residenti nei paesi della Valle del Chiese e di Tiarno di sopra, e che siano in regola con i criteri posti nel Bando. Le domande vanno presentate al BIM del Chiese entro le ore 12 del 20 luglio 2018. Il PDF del Bando è pubblicato sul sito istituzionale unitamente alla modulistica. BANDI E REGOLAMENTI SONO PUBBLICATI SUL SITO www.bimchiese.tn.it
“Regolamento per la concessione di contributi relativi agli interventi di adeguamento delle strutture a nuove forme di recettività turistica” Il progetto “Mountain bike in Valle del Chiese” si propone di richiamare appassionati e rafforzare l’offerta turistica della Valle. Gli operatori turistici dovranno rispondere alle esigenze di questi nuovi ospiti con spazi e servizi. Il BIM del Chiese intende sostenere ed incentivare l’adeguamento delle strutture ricettive della Valle. Per questo, l’Assemblea del BIM, nella sua ultima seduta, ha approvato con delibera n. 36 il “Regolamento per la concessione di contributi relativi agli interventi per favorire l’adeguamento delle strutture a nuove forme di ricettività turistica”. Son previsti contributi in conto capitale per gli interventi di adeguamento strutturale (realizzazione di spazi adeguati all’offerta turistica di un buon servizio agli appassionati di MTB) e per gli acquisti di strumenti e attrezzature. Il Regolamento fissa requisiti, principi e criteri. A giugno verrà approvato e pubblicato il Bando relativo in cui saranno specificati termini, scadenza, modalità e percentuale degli interventi contributivi.