Giudi iudicarie
il
iornale delle
MARZO 2015 - pag.
Mensile di informazione e di approfondimento
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ANNO 13- MARZO 2015- N. 3 - MENSILE FONDATO NEL 2002
EDITORIALE
Un Trentino plurilingue di Paolo Magagnotti Gli investimenti nella conoscenza sono fondamentali presupposti per tentare di garantirci un futuro più sicuro. Nel patrimonio di conoscenze di noi tutti e dei giovani in particolare un posto speciale va creato per le lingue straniere. Ne deriva che il piano “Trentino Trilingue”, approvato dalla Giunta provinciale e fortemente voluto dal presidente Ugo Rossi, si inserisce in un’intelligente strategia di crescita culturale, sociale ed economica della comunità provinciale. Si tratta di un potente strumento per portare sempre più il Trentino verso ed oltre l’Europa. Se l’impegno per la sua messa in opera sarà pari alla determinazione politica con cui è stato promosso ed elaborato, sarà pure possibile recuperare in parte il tempo perduto negli anni precedenti, con un significativo salto di qualità per l’intera provincia. Continua a pagina 19
Pd e Dellai: il padrone del partito di Pierangelo Giovanetti* Dopo il lancio dell’Opa di acquisto sul Pd trentino lo scorso dicembre a Sanbapolis, ora Lorenzo Dellai è passato alla fase 2: l’attuazione del progetto. Continua a pagina 12
Sono 600 in Giudicarie, ma non bastano
Case di riposo, posti letto insufficienti Le graduatorie di accesso aperte a tutta la provincia ampliano i tempi di attesa
A lle pagine 10 e 11
Un anno di Renzi, ma quanti ancora?
Fusioni, 18 comuni a referendum
di Adelino Amistadi
Stanziati oltre 16 milioni per completare la rete
Comunità, maxi-piano perle ciclabili A pagina 8
ALLE PAGINE 4-6
A due mesi dalle elezioni comunali
Toto-sindaci, si entra nel vivo
A PAGINA 4
Urbanistica in Giudicarie
Comunità, ecco il manuale tipologico A LLE PAGINE 20 E 21
LIBRI Alla scoperta del Banale A pag. 28 ARTE Roncone con le immagini dei suoi artisti A pag. 36 SPORT Crippa: nuovo anno, nuovi obiettivi A pag. 37
Il 22 febbraio 2014 Matteo Renzi si insediava a Palazzo Chigi quale Capo del Governo dopo aver suonato la campanellina di fronte ad un corrucciato Letta che qualche giorno prima era stato fintato con l’ormai famoso tweet “Enrico stai sereno”. Da allora Renzi ha occupato gran parte della scena politica con scaltrezza ed audacia superando prove che avrebbero sfiancato persino l’indistruttibile Andreotti. Continua a pagina 8
Italia Unica parte... in Giudicarie
Gottardi referente regionale del partito di Passera A PAGINA 7
8 MARZO FESTA DELLA DONNA «Essere donna è un compito terribilmente difficile, visto che consiste principalmente nell’avere a che fare con uomini» J. Conrad
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Rassegna Stampa
MARZO 2015
RASSEGNA STAMPA FEBBRAIO 2014
A cura della REDAZIONE
DALLE GIUDICARIE DALLAPROVINCIA Tione - Uno spaventoso incendio a Brevine - “Tione, mezzanotte. Da quasi un’ora sta bruciando il tetto in piazza Guido Boni, a Brévine, dell’edificio ex bottega del ramiere Gottardi e Bar Brévine. I pompieri sono alle prese con le pompe. L’incendio è nel massimo dell’espansione. Sul posto sono accorsi i Vigili del Fuoco di Tione ai quali si sono aggiunti anche molti altri delle valli vicine”. Questa la cronaca in diretta fatta da Mario Antolini Muson la notte tra il 14 e 15 febbraio per descrivere lo spaventoso incendio che ha turbato nella notte i sonni degli abitanti di Tione: fiamme alte fino a sei metri si sono levate dai tetti dello storico quartiere di Brevine. Lo stesso, dove, esattamente 120 anni or sono era
partito il focolaio che aveva devastato l’intera contrada, allora cuore pulsante del capoluogo giudicariese. Il cielo plumbeo carico di neve del più antico agglomerato di case di Tione è stato squarciato dai bagliori dell’incendio sviluppatosi nel sottotetto di una delle case che sovrasta la storica piazzetta Guido Boni, a pochi metri di distanza dal palazzo che, fino agli anni 90 ospitava la sede dell’ex Pretura. Un incendio violento. Che si è sviluppato nel giro di pochissimi minuti, facendo temere, com’era già accaduto più di un Secolo fa, per l’incolumità di tutte le case circostanti. Grazie all’azione tempestiva dei vigili del fuoco di Tione e dei paesi circostanti l’incendio è stato domato nell’arco di sette ore.
Trentino – Menz&Gasser, siglato l’accordo - Siglata a Novaledo, presso lo stabilimento Menz&Gasser, l’intesa a supporto del piano di investimenti e di crescita occupazionale del più grande produttore italiano di confetture, marmellate e conserve di frutta. Trentino Sviluppo sottoscriverà un prestito obbligazionario pari a 10 milioni di euro con i quali Menz&Gasser finanzierà parte del proprio piano di investimenti, che nel complesso supera i 33 milioni di euro nei prossimi quattro anni. Verrà raddoppiata la superficie produttiva, da 18 mila a 36 mila metri quadri, verranno acquistate nuove linee e macchinari di produzione ad alta tecnologia, potenziato il reparto di ricerca e finalizzato lo sviluppo di nuovi prodotti. L’occupazione salirà dai 110 dipendenti presenti in organico nel momento in cui Menz&Gasser ha avviato l’iter di intesa con Provincia di Trento e Trentino Sviluppo ai 230 dipendenti entro il 2017. Provincia – Lotta alle malattie del melo – Oltre 600 i partecipanti alla giornata tecnica “La frutticoltura delle Valli del Noce”, organizzata dalla Fondazione Edmund Mach di San Michele all’Adige. I tecnici di San Michele hanno affrontato tematiche di grande attualità come il recente fenomeno dei marciumi interni alle mele, in aumento nel 2014, e l’introduzione di una nuova molecola nelle strategie di diradamento chimico.
L’edificio in fiamme a Brevine
Trentino – Caccia, nuovi criteri per l’abilitazione - La nuova disciplina della caccia prevede che i futuri cacciatori sappiano maneggiare correttamente le armi da fuoco, condizione indispensabile per ottenere l’abilitazione all’esercizio venatorio. Lo stabilisce la nuova normativa del settore che va a riordinare le modalità per lo svolgimento degli esami di abilitazione previsti per chi vuole diventare cacciatore. Tra le modifiche apportate, una riguarda la prova pratica
d’esame, che sarà articolata in tre fasi: maneggio dell’arma, tiro su bersaglio mobile, tiro su bersaglio fisso. La novità consiste nel fatto che non sarà più necessario superare positivamente tutte le tre prove ma sarà sufficiente superarne due, di cui una però costituita obbligatoriamente dal maneggio in sicurezza delle armi. Restano invece invariate, rispetto al passato, la prova orale e la prova scritta. Provincia – Fondo per la famiglia, nuove risorse - La Giunta provinciale ha quantificato la ripartizione delle risorse disponibili sul Fondo per la famiglia per far fronte alle spese derivanti dagli interventi che sono previsti per il 2015: estensione degli interventi di assistenza familiare; estensione degli assegni di studio; oneri connessi all’erogazione dei prestiti d’onore; reddito di garanzia - gestione Apapi; fondo di riserva. Il “Fondo per la famiglia”, istituito con la legge n. 1 del 2 marzo 2011, ha come obiettivo quello di potenziare gli interventi della Provincia in materia di politiche familiari, destinato com’è a finanziare i progetti previsti dalla medesima legge del 2011 ma anche a integrare le risorse per il diritto allo studio nella scuola media superiore, le politiche che riguardano i servizi scolastici e della prima infanzia, le politiche di sostegno al reddito, le politiche tariffarie per i servizi di prima necessità e le politiche per la promozione della famiglia. Provincia – Arriva il piano delle acque - Il 18% dei corpi idrici fluviali trentini presenta uno stato ecologico elevato, il 70% buono, l’8% sufficiente e il 4% scarso. Rispetto al 2009, si è registrato il miglioramento di 18 corpi idrici fluviali , 16 dei quali sono passati dallo stato sufficiente allo stato buono e 2 dal buono all’elevato. Questo il quadro dello stato delle acque trentine, fiumi, torrenti, laghi, monitorato da provincia ed enti locali. Ora
I cattivi pensieri
arriva il nuovo Piano di tutela delle acque, un importante documento di pianificazione, che prevede misure per consentire l’ulteriore miglioramento dello stato delle acque trentine, tra cui interventi di depurazione, interventi per proteggere le acque dall’inquinamento dei fitosanitari, nuove regole per le concessioni idroelettriche, revisione del deflusso minimo vitale. Trentino – Melinda, 25 anni di successo – Una storia di successo, quella di Melinda, che ha festeggiato il 20 febbraio il quarto di secolo di attività. Il percorso del consorzio dei produttori di mele nato 25 anni fa in Valle di Non, è a suo modo una vicenda sociale simbolica, un’impresa collettiva e umana che ha pochi eguali e che oggi rende orgogliosa una intera comunità. La storia di Melinda, in occasione della serata di festeggiamenti organizzata a Taio, l’hanno raccontata i presidenti (Guido Ghirardini, Renzo Zanon, Romano Weber, Michele Odorizzi) e i direttori (Dario Barbi, Maurizio Rossini, Luca Granata) che hanno guidato l’organizzazione di produttori dal 1989, anno di costituzione del “Consorzio per la valorizzazione delle mele della Valle di Non”, ad oggi. Trentino – Carl Zeiss sceglie il Polo della Meccatronica - Conta 125 lavoratori in tutt’Italia, 4 dipendenti a Rovereto. Un fatturato di 10 milioni di euro l’anno nel solo settore dei servizi, che in parte ha sede proprio in Trentino, giro d’affari che sale a 45 milioni di euro comprendendo tutte le attività del ramo italiano. Carl Zeiss, la multinazionale tedesca conosciuta in tutto il mondo da oltre 160 anni per le sue famose lenti, è uno dei fiori all’occhiello del Polo della Meccatronica di Rovereto. Da qualche anno ha acquisito Quality, la giovane impresa fondata da Matteo Plotegher e Luca Targher, aprendo loro la prospettiva di nuovi mercati.
di Eta Zeta
NE È STATO PRESIDENTE PER ANNI. Ma il sindaco Giovannelli “Birì” preferisce non parlare del Consorzio irriguo del Sorino. Solo dopo lo scioglimento del Consorzio, si scoprono le proprietà TAUMATURGICHE di quelle acque. Togliere la parola al primo cittadino di Storo ha veramente del miracoloso. Si sta pensando a un suo utilizzo come Fonte di acque oligominerali. MATERNITÀ- SALTI DI QUALITA’. Punto nascite: prima a farci lo SCIPPO era solo un’Assessora. Adesso ci pensa una Ministra. Vuoi mettere! ����������������� � ����� ���������������������������������� ��������� ��������
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PROFESSORE DI QUA. Presidente dell’Ordine dei medici di là. Chirurgo di giù. Presidente della Fondazione Universitaria di su. Di quali patologie soffrirà PINZOLO, se il PATT ha deciso di candidare a sindaco un Arsenio Lupin della medicina! Domanda. Le sue “RICETTE” sono “MUTUABILI” anche per altri comuni? E, oltre ai bacilli dell’influenza, sono un TOCCASANA anche per l’Amministrazione…?
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Primo Piano
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Fusioni, referendum in 18 comuni Dalla Valle del Chiese alla Rendena, niente elezioni e appuntamento a giugno per la consultazione popolare. Con il “sì” diventerebbero 6 di Roberto Bertolini
Mancano pochi giorni al 10 marzo, data fatidica entro la quale i consigli dei comuni interessati ad un percorso aggregativo debbono deliberare il progetto di fusione. 54 i comuni coinvolti Cominciamo da RagoliPreore-Montagne, i primi comuni a portare nei rispettivi consigli la delibera (contenente la richiesta alla Regione di avvio del processo di fusione e un sintetico progetto di fusione) che apre le porte al referendum consultivo con la popolazione, probabilmente la seconda o la terza domenica di giugno. Nelle sedute, svoltesi contemporaneamente nella serata di giovedì 19 febbraio, si è segnalata una convergenza unanime nei paesi di Ragoli e Montagne (dove non c’è una minoranza consiliare), mentre a Preore la delibera è passata con 10 voti, l’astensione di 4 membri della minoranza, con le dichiarazioni di Isabella Levoni e Davide Ballardini che hanno lamentato perplessità sulle modalità di
questo percorso e il dissenso di Leonardo Leonardi, che ha pure rassegnato le dimissioni. Nei giorni seguenti le amministrazioni sono state impegnate nella raccolta delle firme a so-
in Trentino, 14 nelle sole Giudicarie. Non tutti questi percorsi, anche quelli iniziati con le migliori intenzioni, vedranno il lieto fine, alcuni non arriveranno nemmeno al referendum. stegno della delibera. Poi il referendum, con la proposta di costituzione nuovo comune di “Tre Ville”, con sede legale a Ragoli. Un percorso che ha visto la partecipazione e l’adesione
di tanti cittadini, elemento che fa ben sperare gli amministratori sulla riuscita della consultazione. A Zuclo e Bolbeno, si prova la fusione nel nuovo co-
Il municipio di Bocenago
L’inaugurazione del municipio di Vigo Rendena
mune di “Borgo Lares”. Il nome è emerso al termine di un sondaggio informale fra le popolazioni dei due comuni, che hanno premiato questo nome su altre proposte (oltre 30 quelle emerse dal sondaggio informale fra la popolazione, tra le quali Borgo Lares è risultato il più votato dai cittadini sia a Zuclo che a Bolbeno e anche dai consiglieri dei due comuni), così come i due consigli comunali in seduta riunita, che hanno inoltre definito la sede legale, che sarà presso il municipio di Zuclo. I consigli si sono svolti in contemporanea nella serata di giovedì 26 febbraio e hanno fatto registrare il voto favorevole di 11 consiglieri con due astenuti a Bolbeno, mentre a Zuclo vi sono stati 11 favorevoli, 2 astenuti e un contrario.
Bassa valle, Porte di Rendena al via Sì dai tre consigli comunali, non senza qualche tensione, specie a Villa
Nelle manifestazioni sportive le partite decisive si giocano in contemporanea, per evitare che il risultato di una possa influenzare quello delle altre. Nella delicata operazione di fusione tra i comuni della bassa Rendena si sono invece scelte tre date distinte e i consigli sono stati convocati per la delibera di fusione e approvazione del referendum popolare in successione. Le cose sono andate lisce a Vigo giovedì 19: assemblea piuttosto pacata, alcune osservazioni da parte dei due consiglieri di minoranza Paolo Dorna e Marco Loranzi soprattutto in relazione al fatto che si stava deliberando la fusione e non l’approvazione del referendum e quindi il voto, con soli 2 contrari e 11 favorevoli. È toccato poi a Darè scegliere rapidamente e positivamente il giorno successivo (anche in questo caso con risultato favorevole alla fusione; tre soli i voti avversi dopo un confronto dai toni mai accesi). L’amministrazione di Villa Rende-
na, futura sede legale della nuova entità e fautrice del nome Porte di Rendena, si riunisce per ultima lunedì 23, quando già si conoscono i risultati degli altri incontri. Dalle prime battute si capisce subito il perché di tale programmazione. Il pubblico non è quello delle grandi occasioni, ma la sala è comunque presidiata da una trentina di spettatori, quasi tutti della frazione di Javrè. Il sindaco Emanuele Bernardi cerca di tenere toni molto soft. La cosa si fa però ingarbugliata, l’opposizione serpeggia anche tra le file di qualche membro della maggioranza, le osservazioni sono soprattutto sulla blindatura della sede, che Villa pretende sia a livello legale che amministrativo (sasso gettato nello stagno dal consigliere Valter Valentini, stimolato da una differenza lessicale rispetto alle altre delibere e dalle dichiarazioni riportate a mezzo stampa dal vicesindaco di Vigo, che avrebbe trovato logico l’utilizzo del suo nuovo e
spazioso comune). Il più agguerrito e tagliente è tuttavia il rappresentante della maggioranza Massimo Sauda, decisamente contrario con argomentazioni numerose e circostanziate. La discussione avanza come un tallonatore di rugby zavorrato dalla forza contraria di alcuni dei presenti, un pacchetto di mischia arcigno e deciso a non indietreggiare. È evidente a tutti che la partita si gioca sul filo, visto che sette consiglieri si dichiarano
apertamente contrari e qualcuno in bilico. I minuti passano, gli argomenti cominciano a essere ripetitivi e, all’invito del sindaco di passare alla votazione, avviene il colpo di scena che inietta nuova adrenalina nell’attenzione dei presenti. Sauda propone il voto segreto, la minoranza non si fa sfuggire l’occasione e vota a favore. Momenti di panico, consiglieri che escono dall’aula, piccoli assembramenti improvvisati, tentativi dell’ultima ora. Ma la mossa si rivela sbagliata (o giusta, ogni moneta ha due facce distinte). Nel segreto dell’urna finiscono nove schede favorevoli alla fusione, certamente con l’aiuto di qualche rappresentante della minoranza. Soltanto sei i contrari. E quindi la parola passa alla popolazione che, come auspicato da Rudi Gottardi, nelle prossime settimane dovrà essere esaurientemente convinta con fatti e progetti credibili. Enrico Gasperi
A Condino, Cimego e Brione si replica la consultazione del 14 dicembre scorso per formare il nuovo comune di Borgo Chiese, con sede legale a Condino. Questa volta, però, non ci sarà Castel Condino e le sensazioni – dopo i risultati dello scorso referendum nei tre comuni che ha fatto segnare un’affluenza del 72,57% a Brione, il 74,85% a Cimego e il 63,60% a Condino – fanno trapelare un moderato ottimismo fra gli amministratori in merito al positivo approdo della fusione. In Val Rendena abbiamo due percorsi di fusione. Per quanto riguarda Villa-Vigo e Darè si rimanda all’articolo sotto. Nei comuni di Bocenago, Caderzone e Strembo i consigli comunali hanno deliberato per il sì alla fusione nei giorni del 4, 5 e 6 marzo. Nelle settimane precedenti al voto si sono susseguiti gli incontri con la popolazione e fra i tre consigli comunali ed è stato istituito un tavolo tecnico, rappresentativo delle maggioranze e delle minoranze consigliari, che ha il compito di analizzare la norma e preparare le necessità amministrative del progetto di fusione. Strembo sarà la sede amministrativa e, mentre dal referendum informale è uscito per il nuovo comune il nome di “Rendena Terme”. «Quello che a noi interessa scrivere nel progetto di fusione – spiega il sindaco di Bocenago, Walter Ferrazza – è fare in modo che attraverso gli statuti sia garantita la rappresentanza dei comuni in seno all’ente che nascerà e che siano mantenuti i servizi di prossimità nelle frazioni. Per quanto riguarda gli usi civici, vi sarà particolare attenzione a che i ricavi ad essi collegati vengano riversati sulla frazione. La questione di fondo condivisa con assessori e consiglieri degli altri comuni è quella di far scegliere i cittadini quale strada vogliono percorrere, mettendo in campo l’opportunità del referendum».
Primo Piano Al primo cittadino hanno imputato sostanzialmente la poca propensione all’ascolto su alcune questioni in particolare, e un debito fuori bilancio di 30.000 euro su una questione inerente la Val di Breguzzo, ma non si può negare che proprio la questione-fusione sia stata un elemento di frizione ulteriore se non decisivo. Eppure, solo un mese prima, il consiglio comunale aveva approvato una delibera di intenti per proseguire il percorso di fusione con gli altri tre comuni Bondo, Roncone, e Lardaro. Fatto, questo risultato decisivo per far propendere il commissario speciale per il comune, l’ex-sindaco di Spiazzo Emanuele Bonafini (dal 2000 al 2010), a continuare questo percorso, di fatto schiudendo le porte al referendum. Decisive anche le oltre 250 firme raccolte da un comitato di cittadini a favore della fusione. Le reazioni. Dure anche le reazioni del sindaco Antonello Ferrari. «Personalmente mi hanno liberato di un peso importante, però mi dispiace per il paese, che stava portando avanti un certo tipo di percorso. Queste dimissioni le valuto un gesto irresponsabile, che ha dietro motivazioni non molto chiare. Per esempio il discorso del debito fuori bilancio è stato spiegato in più occasioni ai consiglieri e in ogni caso le opere sono state portate a termine e sono giudicabili da tutti senza niente da nascondere. Il poco ascolto di cui mi accusano nella lettera è forse riferito al fatto di non aver accettato di colpevolizzare un assessore (Giandomenico
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“SellaGiudicarie”,fusionemoltoelaborata Le dimissioni di 10 consiglieri a Breguzzo ed il successivo commissariamento hanno messo a rischio il progetto di fusione con Bondo, Lardaro e Roncone
La situazione della fusione fra i comuni di BreguzzoBondo-Roncone e Lardaro ha vissuto in questi mesi momenti di accelerazione e momenti di stasi, se non di vera e propria difficoltà. L’ultimo, in ordine di tempo, è stato il commissariaFerrari) che seguiva i lavori in oggetto con il sottoscritto e che comunque si rapportava con me e con il direttore lavori per ogni questione. E comunque tutta la Giunta veniva di volta in volta informata sull’avanzamento dei lavori e sugli imprevisti. Quando poi a gennaio 2014 abbiamo constatato che i costi dei lavori avevano superato il preventivato, la Giunta è stata tempestivamente informata. Incoerenti si sono poi dimostrati sulla questione centralina: infatti, condividendo le ragioni di chi ha preferito anteporre l’interesse ambientale al guadagno per il comune (50.000 euro l’anno) mi sono detto disponibile a votare in consiglio in modo unanime contro la concessione, ma sottolineando che la responsabilità fosse condivisa da tutti. Ma loro hanno preferito queste dimissioni al bene del paese. Il mio pensiero è, invece, che i dimissionari della maggioran-
za non vogliano realmente il percorso di fusione e puntino piuttosto a ricandidarsi, non capendo le reali esigenze di questa delicata situazione economica generale». Ambizioni personali, dunque. «Direi proprio di sì, (sembra che dietro vi sia anche la spinta di ambienti vicini a Progetto Trentino, ndr.) e ora i nodi vengono al pettine e si spiega anche l’atteggiamento tenuto dal vicesindaco in tutto il percorso di fusione. A fronte di un impegno a questo percorso, infatti, nella prima serata in cui si doveva votare la mozione di intenti il vicesindaco era assente per motivi di malattia (comunicati solo alle 20 del giorno stesso) mentre alla successiva riconvocazione, si è astenuto dalla votazione. Ormai quello che già sospettavo da tempo mi sembra molto chiaro. Per quanto riguarda il discorso fusione penso sia stato sotto gli occhi di tutti il mio impegno, messo in campo
mento del comune di Breguzzo in seguito alle dimissioni, venerdì 20 febbraio, di cinque consiglieri di maggioranza e dei cinque di opposizione che hanno di fatto sfiduciato il sindaco Antonello Ferrari con una lettera piuttosto dura indirizzata a tutti gli abitanti. con il supporto del Consorzio dei comuni, con gli altri sindaci per chiarire tutti gli aspetti e fornire tutte le informazioni utili ai consiglieri e ai cittadini per garantire l’identità delle frazioni, la tutela degli usi civici, (comunque garantita per legge), la rappresentanza nei futuri organi di governo, la dislocazione dei servizi sul territorio e garantire altresì la comunità di Breguzzo rispetto ai proventi della centrale, a fronte del grosso impegno finanziario portato avanti nella scorsa legislatura. E di questo la commissione alla quale ha partecipato anche l’ex-sindaco Ilda Frioli e successivamente la consigliera Giovanna Molinari era ampiamente informata della volontà di inserire già in delibera l’impegno a trasferire queste tematiche all’interno dello Statuto che sarebbe stato approvato dai 4 consigli comunali prima del gennaio 2016, come ampiamente specificato negli appositi
Verso
Vigo, Darè e V
di Enrico Gasperi
verbali. Infine, ritengo assolutamente irresponsabile di sminuire il fattore economico dovuto alla fusione fatta nei tempi previsti (entro il 10 marzo), sapendo che chi verrà dopo potrà accedere solo alla metà dei contributi (circa 2milioni in totale anziché 5). A tal riguardo penso che un ex sindaco dovrebbe sapere bene quanto questo pesi nella stesura di un bilancio». Tra le file della minoranza, l’ex-sindaco Ilda Frioli respinge l’idea che sia la fusione la questione centrale delle dimissioni: «Non c’entra assolutamente, tanto è vero che abbiamo votato in consiglio la mozione di intenti sulla fusione. È vero, però, che abbiamo avuto da ridire sul metodo del percorso di fusione e sui tempi troppo accelerati, per i quali la colpa è anche della normativa della Provincia e della regione. Secondo noi sarebbe stato più utile discutere con maggiore
calma della fusione - magari rinunciando anche a parte dei contributi previsti per chi la mette in campo entro marzo e rinviando a novembre - però chiarendo meglio le questioni più importanti come usi civici e rappresentanza in giunta del nuovo comune di un rappresentante di Breguzzo per statuto. Su questo il sindaco non ci ha mai ascoltato. Poi va detto che da un anno e mezzo la minoranza consiliare fa da stampella alla maggioranza – con senso di responsabilità, essendo stata io stessa sindaco - che spesso ha rischiato di andare sotto nelle votazioni in consiglio e che però vi sono stati anche momenti di forte dissenso, come nel caso della concessione per la centralina di produzione idroelettrica ai privati, contro la quale abbiamo raccolto 200 firme». Nome e sede. Per il resto, nei primi giorni di marzo i consigli comunali di Roncone, Bondo e Lardaro delibereranno a favore del percorso di fusione verso il comune di Sella delle Giudicarie, che avrà la sede legale a Roncone. Il nome del paese è nato dalla scelta dei cittadini, che hanno scelto fra otto diverse proposte Alta Giudicaria, Alteville, Borgo al Lago, Corona di Giudicarie, Montecorona, Sella delle Giudicarie, Terrefiere e Valbona. (r.b.)
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Politica
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«I Corpi dei Vigili del fuoco volontari siano “slegati” dalle fusioni» Il presidente della Federazione Flaim: “non si possono sovrapporre livello amministrativo e propensione al volontariato civile”
“Assolutamente no. La legge non lo richiede. I nostri Corpi comunali attendono ad un servizio legato al territorio, rispondono in funzione alla conoscenza ambientale e sociale e dei tempi di risposta che la morfologia di un determinato territorio comporta. E’ questo che ci differenzia in positivo dalla risposta che c’è in altre parti di Italia ed è attraverso questo modello che riusciamo a dare un servizio di livello ai cittadini. Con questo assetto le tempistiche sono molto brevi e si ottimizzano le capacità e le possibilità organizzative di ciascun singolo Corpo. Le fusioni già avvenute a Comano Terme e in Val di Ledro hanno cambiato qualcosa per i corpi locali dei vigili del fuoco? No, perché come detto questi Corpi nascono dall’analisi delle esigenze territoriali. Avrebbe avuto
Nelle assemblee pre-fusione si stente spesso questa domanda dai cittadini: con le fusioni di comuni verranno automaticamente accorpati anche i corpi dei poco senso cambiare una situazione che funziona, che crea aggregazione sul territorio e spirito di gruppo. Valori davvero importanti. Inoltre, anche dal punto di vista economico, se fondere i comuni ha senso per creare dei risparmi e delle economie di scala, farlo con i corpi dei Vigili del fuoco non avrebbe senso, perché come si sa sono gestiti totalmente da volontari, visto che i vigili del fuoco non hanno né rimborsi spesa né altro. Gli unici costi sono quelli della manutenzione delle strumentazioni. Un presidio importante anche per i paesi più piccoli. Direi di sì, è questo il senso ed il grande valore non solo operativo ma anche sociale della capillarità dei Vigili del fuoco. Inoltre
vigili del fuoco? Lo abbiamo chiesto all’ingegner Alberto Flaim, presidente della Federazione dei corpi dei Vigili del fuoco volontari del Trentino.
penso che questa attività, proprio perché volontaria, non possa subire le imposizioni di aggregazioni o fusioni, ma debba proseguire con quello spirito di servizio spontaneo che è il valore di riferimento di questa istituzione. Cosa fanno e quanti sono? I Corpi sono 237 e sono corpi comunali, lavorano con gratuità del proprio servizio che risponde alla tutela delle necessità di sicurezza antincendio e non solo del territorio e dei cittadini. Danno risposte e sicurezza di fronte alle grandi e piccole evenienze, dall’incendio alla tutela stradale e alle piccole grandi calamità. Vi sono dei comuni con più corpi? Si, i Corpi dei Vigili del
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Alberto Flaim
fuoco sono realtà che hanno 150 anni di storia con tradizione Mitteleuropea. La legge 24 del 1954 prevede che ogni comune deve avere uno o più corpi dei Vigili del fuoco sul territorio comunale oppure consorziarsi con enti limitrofi. Ciò ha fatto sì che ogni comune avesse alme-
no un Corpo dei Vigili del fuoco; per fare un esempio il comune di Pinzolo ha due Corpi sul proprio territorio, quello di Pinzolo e quello di Madonna di Campiglio. Questa scelta risponde all’esigenza di tutelare al meglio i centri abitati, separati da una viabilità complessa, senza
dimenticare la tematiche connesse con la vocazione turistica di Campiglio. Sono le esigenze del territorio che negli anni hanno dato queste risposte, diversificate di comune in comune. Qual’è il ruolo della Federazione provinciale dei Corpi dei Vigili del fuoco volontari? La federazione è l’ente provinciale di riferimento dei Corpi dei VVFF e si rapporta con le realtà provinciali e comunali per coordinarli, garantirne la rappresentanza, le esigenze, promuoverne le istanze e lavorare in sinergia con la Provincia per migliorarne ed agevolarne le condizioni di lavoro. Essa promuove inoltre una serie di servizi per i Corpi, nonché la diffusione di un omogeneo livello di preparazione e di servizio attraverso corsi di aggiornamento per gli Allievi e per gli effettivi.
Politica
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“Mi sono avvicinato a questo movimento – spiega – avendo conosciuto Corrado Passera (dirigente, già amministratore di Poste Italiane e Banca Intesa, nonché ministro allo Sviluppo economico nel governo Monti), un personaggio di spessore e di grande preparazione nel quale ho ritrovato idee e spunti significativi e coraggiosi. E così è nata questa collaborazione” Quale significato ha il nome Italia Unica? Ha una pluralità di significati, ma quello che rileva maggiormente credo sia il richiamo al nome della nostra nazione che deve essere un orgoglio per tutti noi, al di là degli esempi negativi e delle storture che spesso ci fanno indignare. L’aggettivo “unica” non è messo lì a caso, ma sottolinea la necessità di recuperare un’unità di intenti, un senso di collaborazione e solidarietà fra le varie zone del nostro paese per tornare a crescere insieme, così come è accaduto ad esempio nel dopoguerra, dopo una crisi certamente più drammatica di questa attuale. Come vi collocate a livello politico? Siamo alternativi al Partito Democratico di Renzi ed in generale contro tutti i populismi e la politica urlata. Lo scopo è fare politica, prendere decisioni, offrire un contributo di idee per servire il Paese e non per servirsene. Un partito post-ideologico, che non ha un passato del quale giustificarsi, ma un futuro nel quale impegnarsi.
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Mattia Gottardi, sindaco di Tione, ci spiega il nuovo partito di Corrado Passera, di cui è referente regionale
Post-ideologica e civica, ecco Italia Unica
Il panorama politico italiazionale che ha però un forte di Roberto Bertolini no registra una significativa collegamento con le Giudinovità a gennaio. Italia Unica, il movimento fonda- carie, rappresentato da Mattia Gottardi, sindaco di to da Corrado Passera, è diventato ufficialmente un Tione, che ha fin dalla prima ora aderito al movipartito il 31 gennaio 2015, attraverso l’assemblea mento, ed oggi è referente per il Trentino Alto-Adifondativa, che si è svolta a Roma. Un partito na- ge, nonché membro della direzione nazionale.
Mattia Gottardi con Corrado Passera a Roma
La domanda è scontata: c’è spazio per un nuovo partito? Penso di sì, specie guardando al panorama italiano, dove il Pd è lacerato dagli strappi della minoranza di sinistra, Forza Italia sta vivendo un momento di passaggio di leadership molto complicato, i grillini stanno perdendo appeal perchè hanno dimostrato di essere inconcludenti, mentre la Lega
cresce ma ha il solito limite della politica urlata. Soprattutto riteniamo vi sia bisogno di un partito che tratti i problemi senza remore ideologiche, senza sovrastrutture da vecchia politica, che non sia ostaggio dei meccanismi della vecchia politica. Quali sono i punti fondamentali del programma di Italia Unica? Italia unica è un partito a leadership diffusa - non “di
Due parole con Corrado Passera
“Il coraggio di proporre idee innovative” “Costituire oggi un partito è una scelta controcorrente e coraggiosa, che si fonda sulla convinzione che la democrazia si esercita attraverso i partiti – spiega Corrado Passera – Italia Unica vuole essere il luogo della condivisione e della produzione di “idee” innovative che la politica gli ultimi decenni non è stata più in grado di proporre perché, dopo aver agito male nel passato, ha compromesso il presente e non è più in grado di dare risposte per il futuro”. Lei ha parlato nel discorso di fondazione di Italia Unica di “colpe della politica”. Che cosa intende? La classe dirigente, nel suo insieme, non si è dimostrata all’altezza del compito e oggi c’è una una sfiducia del 95% nei partiti e nella politica.�C’è chi continua a ripetere che la classe politica non è che lo specchio della società e così tutti si auto-assolvono: non mi convince. La politica nei momenti di grande crisi e di passaggio deve esprimere il meglio della società e deve reinterpretare al meglio il bene comune. Perchè Italia Unica? Tutti noi di Italia Unica siamo orgogliosi di essere italiani perché sappiamo che l’Italia può tornare a pensare in grande. L’Italia può essere un paese leader in Europa e nel mondo, nell’industria come nel turismo e nell’agricoltura, nella scienza come nell’arte, nella coesione sociale e nella qualità della vita.�Il declino però è un rischio reale anche se evitabile.Per ricostruire fiducia e ambizione di Paese bisogna avere fondamenta forti. Quali valori devono dare
corpo alla politica che ci riporterà sviluppo e fiducia? Onestà e senso di responsabilità individuale, libertà e legalità, rispetto della competenza e del merito, trasparenza e solidarietà. Come si declinano questi valori sui programmi politici? Cito due proposte su tutte. Partiamo dal dimezzamento dell’IRES e un enorme credito di imposta per ricerca e innovazione per premiare le imprese che investono e se ne tirano dietro tante altre. Riduciamo i tempi e i costi della politica: Parlamento di una sola Camera, rafforzamento dei Comuni, un solo livello amministrativo tra Comune e Stato (sostituire le attuali Regioni con le Città Metropolitane e con grandi Provincie che assorbano tutte le altre migliaia di entità parapolitiche), Governo di massimo 12 Ministeri. Sono tutte cose fattibili. Avete dedicato ampio spazio anche alla questione-sicurezza. Proponiamo tolleranza zero nei confronti delle continue lesioni della legalità -dalle occupazioni abusive, ai campi nomadi, ai blocchi stradali, non solo contro la grande criminalità, ma anche contro quella diffusa che ci fa sentire insicuri in casa e per strada, perché i primi a esserne vittime sono i cittadini più deboli. Vogliamo un’Italia dove l’integrazione sia la chiave per affrontare la questione dell’immigrazione, ma oggi - almeno per ora – dobbiamo dire chiaramente che non siamo più in grado di accogliere altri immigrati soprattutto con basse qualifiche professionali: la situazione è ormai insostenibile.
proprietà” di qualcuno o con un uomo solo al comando - nel quale merito e competenze vengono valorizzate. Il programma si organizza in 12 aree tematiche, a partire da una “cura shock” da 400 miliardi per l’economia, da una revisione generale delle aliquote delle tasse, da un sistema amministrativo e rappresentativo più snello. Poi vi sono proposte come le tre che stiamo pubblicizzando in queste settimane, che vanno dal contributo natalità di 5.000 euro l’anno per ogni figlio sotto i 5 anni, alle due misure per la crescita dell’economia come la restituzione del 50% dell’Iva per chi paga con il bancomat, che contribuirebbe a ridurre l’evasione fiscale e il dimezzamento delle tasse sulle imprese, per agganciare la ripresa. Molto importanti a parer mio anche le modalità di fare politica: non c’è
solo il “cosa”, ma anche il “come”. In che senso? Diciamo che Passera mi ha colpito per la capacità di ascolto di tutti e l’attenzione alle tematiche di piccoli centri, come ad esempio Tione, quando ho avuto occasione di parlargliene. Italia Unica ritiene che gli enti locali siano strategici per costruire il futuro e le tematiche ad essi connesse siano centrali. Così come ritiene che le esperienze civiche, come quella di Tione, ad esempio, siano espressioni di autonomia dei singoli comuni delle quali la politica deve avere rispetto e nelle quali non deve interferire. Com’è Passera, “da vicino”? Una persona molto umile, nonostante gli incarichi di grande responsabilità che ha rivestito. Sa ascoltare e fare tesoro dei consigli che
riceve, sa fare squadra, ed é in continuo viaggio in Italia (già 120 tappe) per parlare ai territori. Lei è referente del Trentino Alto-Adige di Italia Unica. Cosa si attende da questo impegno? Con questo incarico mi metto a disposizione del territorio per convogliare le forze di chi vuole impegnarsi per il Trentino e per l’Italia e non si ritrova nei partiti attuali e nella versione deteriore che spesso danno della politica. Questo partito è aperto a tutti, per questo è post-ideologico e civico, perché non mette etichette (comunista, democristiano, pidiellino, forzista) ma bada al sodo. Inoltre sono stato nominato referente del think-tank (gruppo di elaborazione politica) che si occupa di formulare proposte e idee sull’assetto e le prospettive gli enti locali. E questo mi sta molto a cuore, essendo in primis amministratore locale e vivendo le problematiche direttamente sul territorio in prima persona.
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Elezioni comunali
MARZO 2015
Ultime settimane per le liste
I prossimi saranno i giorni decisivi per i candidati sindaci. La situazione nei comuni che andranno al voto il 10 maggio Capitolo composizione dei consigli. I cambiamenti della normativa sugli enti locali attuati nel 2013 portano in dote una nuova composizione numerica di consigli e giunte comunali. I comuni sotto i 1.000 abitanti (sono 93 in Trentino) passano da 15 a 12 consiglieri e la giunta da 5 a 3 componenti; quelli da 1.001 a 3.000 confermano i 15 consiglieri; quelli sopra i 3.000 (22 comuni, in Giudicarie Pinzolo, Tione, Storo) passano da 20 a 18 consiglieri e le giunte da 7 a 5 componenti. Tenendo conto di questa riduzione cambiano anche parallelamente i componenti massimi e minimi delle singole liste (9-12; 11-15; 13-18), che andranno depositate presso la segreteria del comune tra il trentasettesimo giorno e le ore 12.00 del trentatreesimo giorno antecedente quello della votazione. Passiamo all’esame dello stato attuale delle candidature dei paesi che non andranno a fusione e, dunque, non voteranno a maggio. Storo. Partendo dalla valle del Chiese, al netto dei percorsi di fusione e delle elezioni già svolte (Bondone) troviamo Storo. Sicura la candidatura di Luca Turinelli, attuale membro di minoranza del consiglio comunale, supportato da due liste civiche e che raccoglie pezzi provenienti da vari mondi,
È marzo e il toto-sindaci entra nel vivo. Il 10 maggio ci sarà la tornata elettorale delle amministrative e la compilazione delle liste a sostegno dei candidati sindaco è nella fase più calda. Con un occhio al Consiglio regionale che ha solo recentemente accantonato il disegno di legge numero 23, che riguarda “disposizioni per promuovere il riequilibrio della rappresentanza di genere nei consigli comunali della provincia di Trento”, presentato dalle consigliere alcuni legati alla minoranza consigliare e all’attuale maggioranza. Non si candiderà Mauro Ferretti e anche molti dei consiglieri che facevano riferimento all’ex-consigliere provinciale non saranno della partita; altri si stanno orientando verso una lista del Movimento 5 Stelle legata ad Angelo Melzani. L’attuale sindaco Vigilio Giovanelli, pressato da più parti per essere della partita, pare si sia convinto a partecipare alla tornata elettorale e sta organizzando due-tre liste civiche mescolando elementi di esperienza ed altri più giovani. In questo scenario il Pd sta ancora alla finestra e potrebbe proporre un suo candidato sindaco, così come il Patt che ha perso alcuni riferimenti locali. In un eventuale ballottaggio tra Giovanelli e Turinelli, appoggerebbero allora l’attuale sindaco. Sempre stando in Valle del Chiese a Castel Condino, dopo il no alla fusione, c’è Daniele Tarolli, attuale assessore in Comunità di Valle, che sta operando nell’ottica
regionali Sara Ferrari, Donata Borgonovo Re e Violetta Plotegher (Pd), e sottoscritto da Lucia Maestri (Pd) e Manuela Bottamedi (Patt) e prevede il cosiddetto voto di genere. Proposta: sarà possibile esprimere due preferenze solo se di due sessi diversi. Ddl come detto accantonato ma che, se approvato, avrebbe condizionato non poco la composizione delle liste. I tempi sembrano stretti per una sua approvazione prima delle comunali.
William Bonomi
dell’attuale lista per prendere il posto di Maurizio Tarolli, che probabilmente non si ricandiderà. A Valdaone Ketty Pellizzari si candida come sindaco e sta lavorando su una lista strutturata sui tre paesi originari (con 5 candidati di Daone, 5 Praso e 5 Bersone), partendo dalla base delle amministrazioni che hanno condotto in porto la fusione. Non saranno candidati ma sosterranno la lista gli ex sindaci Lener Bugna, Roberto Panelatti, Nello Lolli e Ugo Pellizzari. Vi sarà, come sembra anche una lista di opposizione che parte
dalla base delle due minoranze consiliari di Daone di Stefano Losa e Dario Pellizzari. A Tione vi sarà dunque la sfida fra il sindaco uscente Mattia Gottardi e Alessandro Rognoni; sfida giovane, entrambi degli anni ‘80, che vede Gottardi confermare l’appoggio delle due civiche Insieme per Tione e Punto su Tione che già l’hanno sostenuto nella scorsa legislatura, con nuovi volti e importanti conferme. Rognoni punta invece su una civica di area Partito democratico, e in area ex-Zubani, con gli attuali
consiglieri di minoranza che hanno già dichiarato che non saranno della partita. A Pelugo tutto abbastanza tranquillo, abbastanza certa la candidatura del sindaco attuale, Stefano Galli, ma anche nelle file della minoranza consiliare si lavora per un nuovo candidato sindaco. A Spiazzo si muove poco e resta ancora indecisa la posizione di Michele Ongari, con la maggioranza che sta valutando anche altri nomi fra cui quello di Angelo Capelli, attuale vicesindaco e quello di Michele Terzi. Nella minoranza, situazione ancora da definire, con l’ipotesi Raffaele Alimonta come candidato sindaco che non sembra aver avuto seguito. A Massimeno in pista l’attuale sindaco Enrico Beltrami che sta ultimando la lista che riprende in gran parte quella della attuale maggioranza consigliare. A Giustino invece, il sindaco uscente Luigi Tisi sembra intenzionato a non ricandidarsi, mentre vi sono delle voci su una possibile candidatura di Joseph Masè, avvocato.
A Carisolo il sindaco uscente Arturo Povinelli sta ultimando la lista con la quale si ripresenterà ai cittadini. A Pinzolo William Bonomi ha sciolto le riserve e ci sarà. Il sindaco uscente sarà sostenuto da due liste civiche, mentre continua la trattativa avviata con il Patt per avere il sostegno degli autonomisti che attualmente sono propensi a schierare come candidato sindaco Marco Collini, medico di Mantova. La coalizione si comporrà al primo turno o si punterà al ballottaggio? Dall’altra ci sarà, molto agguerrito, Michele Cereghini, sostenuto dalla Coalizione ‘Futuro Insieme’ composta da tre liste civiche, ossia Rinnovamento Insieme, Insieme con Voi, e Campiglio Insieme. Nelle Esteriori a Bleggio Superiore sicura la candidatura di Massimo Caldera che sfida la maggioranza uscente da candidato sindaco, mentre dall’altra parte ci sarà il primo cittadino uscente Alberto Iori, con un rimpasto generale della lista. A Stenico, certa la candidatura del sindaco uscente Monica Mattevi, mentre per quanto riguarda le minoranze, non c’è ancora un nome sugli altri. A Fiavè, infine, per sfidare Nicoletta Aloisi, che punta alla terza legislatura, si sta pensando al nome del giovane Stefano Carloni.
Un anno di Renzi, ma quanti ancora? L’EDITORIALE di Adelino Amistadi
Continua dalla Prima Dalla riforma del lavoro a quella della Costituzione, dalla legge elettorale al semestre europeo, alla corruzione, al fisco, all’Isis, ed ora alla scuola, alla Libia, alla Rai, non c’è un tema su cui il giovane Presidente non abbia detto la sua, come la pensa e cosa intende fare. Con il suo capolavoro, Mattarella Presidente, ha saputo ricompattare il suo partito, ha messo sotto scacco i vari Fassina, Civati, D’Alema, Bindi e compagnia, ormai diventati agnellini che belano inascoltati. Ora viaggia più sicuro che mai verso le non facili prossime battaglie. Una cosa è certa, se continuerà con la stessa lena di questo primo anno, l’Italia sarà rivoltata come un calzino e forse potremo sperare di uscire dal tunnel, la luce in fondo al tunnel sembra da qualche tempo più vicina. Le opposizioni
Matteo Renzi
continuano a dire che Renzi è tutta apparenza e poca sostanza,“solo annunci”, ma un anno dopo, lui è ancora in sella, con ottimi consensi, come dicono i sondaggi. Al contrario le opposizioni sembrano più che mai divise ed incapaci di proporre qualcosa nuovo in alternativa alle proposte governative. E così, invece
che mettere in campo proposte diverse sull’economia e sulla politica estera, sulle tasse, sulla sicurezza, sul terrorismo che incombe e sulla scuola da reinventare, ossia su tutto ciò che interessa alla gente, l’opposizione ha scelto di “buttare tutto in vacca”. Parlano d’altro, e si capiscono solo fra di loro.
Ormai i contestatori di Renzi ricorrono al più bieco populismo, ad un linguaggio e ad un comportamento stravagante, indegno per la carica che ricoprono e per i privilegi di cui godono: da Matteo Salvini a destra, a Maurizio Landini, l’ultimo arrivato, a sinistra. A Beppe Grillo che nessuno ha ancora capito se sia di destra o di sinistra, o che pensi soprattutto ai fatti suoi. Sono loro i nuovi guerrieri di questa arida e strampalata opposizione. Vendola non rappresenta nessuno e su Berlusconi ed i suoi c’è ben poco da dire, c’è solo da rimpiangere il Berlusca di qualche decennio fa. Chi critica Renzi ha sempre più difficoltà a prenderlo in castagna sulle cose che fa e quelle che promette di fare. Preferisce invece innalzare muri contro l’Euro, la moneta europea, o scagliarsi contro l’abolizione del famigerato articolo 18. Regna la pura dema-
gogia, facile ma inconcludente, che non cambia una virgola la politica del governo, né le aspettative degli Italiani. Le opposizioni credono di poter battere la popolarità di Renzi con le manifestazioni di piazza, con le risse in parlamento, con le denunce sbracate, tutte battaglie all’insegna dei nuovi eroi che vanno per la maggiore. Ma non è con Marine Le Pen, con Alexis Tsipras e con i fascisti inglesi che si potrà mettere rimedio alla grave crisi che ci attanaglia, quelli non hanno nulla da spartire con i nostri problemi e soprattutto non hanno niente da insegnare per risolverli. Se le opposizioni continueranno di questo passo, potranno intercettare il malcontento, ma non faranno nulla per cambiare. Alla fine saranno loro a garantire a Renzi molti anni anni ancora alla guida del Paese e molte altre provvidenziali “rottamazioni”.
Elezioni comunali
A Comano Terme c’è Fabio Zambotti A Comano Terme, espressione del gruppo che ha sostenuto Livio Caldera, sindaco uscente, sarà Fabio Zambotti, di Vigo Lomaso, a correre per la poltrona di primo cittadino. Classe 1966, un’azienda agricola che porta avanti con il padre, Zambotti ha alle spalle una lunga esperienza nell’amministrazione: è dal 2009 presidente della Cassa Rurale Don Guetti e prima di allora fu consigliere dell’allora Rurale del Lomaso; ha fatto per 15 Un colpaccio per il mondo contadino, che pare storcesse un po’ il naso davanti all’unico altro nome sul piatto per Comano Terme, quello dell’ambientalista di Cares Roberto Bombarda. A dire il vero Bombarda, che ha appena chiuso il mandato di consigliere provinciale, interpellato in un primo momento assieme a Sandro Flaim, si era messo a disposizione solo nel caso non fossero usciti altri candidati, lo conferma Aldo Serafini, mediatore e “saggio” all’interno del gruppo di riferimento della maggioranza attuale di Comano Terme. Eppure pareva lui il candidato, quando all’ultimo, è uscito il nome di Fabio Zambotti, espressione del mondo compatto e solido degli agricoltori lomasini: “Si è raggiunta una mediazione – spiega Serafini – che ha evitato di dover fare una votazione secca e con grande correttezza, come aveva anticipato, Bombarda ha fatto un passo indietro”. “Mi ha fatto piacere che mi si chiedesse di candidarmi – dichiara il diretto interessato Bombarda, parco di parole - ma l’unica notizia certa come già dissi mesi fa è che io non mi candiderò come sindaco di Comano Terme”. Un candidato sindaco per il comune più grande, e chiave, delle Giudicarie Esteriori, non si trovava proprio: in un
anni l’assessore nell’ex comune di Lomaso, prima nella giunta di Roberto Sansoni e poi due volte con sindaco Guido Turrini, colui che trascinò la fusione con il Bleggio Inferiore dando vita a Comano Terme; è presidente dell’Associazione Festa dell’Agricoltura da parecchi anni e rappresentante del mondo cooperativo all’interno del consiglio di amministrazione dell’Azienda per il Turismo Terme di Comano Dolomiti di Brenta. fuggi fuggi generale in diversi hanno declinato l’invito e praticamente tutto il consiglio uscente non si ripresenterà alle elezioni, almeno alle dichiarazioni di oggi. Scoperte le carte, ed evitata una corsa fratricida all’interno del gruppo dell’attuale maggioranza, ci sarà quindi una lista unica? Nonostante una popolazione di 3mila abitanti, per ora si rincorre qualche chiacchiera ma nulla di certo, eppure è uso che, scoperto un candidato, arrivi un avversario su misura. La candidatura di Roberto Bombarda non sarebbe, pare, stata invisa dall’attuale minoranza de “Il Ponte”, più ostico invece il nome di Fabio Zambotti, espressione di quel mondo contadino che nelle Esteriori è tradizionale bacino di voti del consigliere provinciale Mario Tonina, e vista la battagliera opposizione che proprio a Tonina è stata sempre fatta dal “Ponte”, non si esclude che un candidato alternativo, alla fine, salti fuori. Due le grandi questioni sul medio termine del futuro sindaco di Comano Terme: da una parte dovrà guidare, idealmente e concretamente, l’unificazione della valle in una realtà amministrativa coesa, sia essa un unico comune o una serie di gestioni associate, dall’altra agevolare collaborazione ed efficacia fra i comuni per la gestione del comparto termale. (d.r.)
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Carte ancora coperte per i candidati sindaci
San Lorenzo/Dorsino, liste ancora da decifrare Maggio è ancora relativamente lontano, le elezioni amministrative che porteranno al rinnovo di svariati consigli comunali non sono proprio dietro l’angolo. Tuttavia Tale fusione ha dimezzato ovviamente anche le figure istituzionali competenti nell’amministrare un comune. Dal primo gennaio dell’anno corrente, sindaci, consigli e giunte sono stati sostituiti dal professor Severino Papaleoni, ex dirigente scolastico presso l’istituto Guetti di Tione, nel ruolo di commissario straordinario. Ruolo sicuramente importante, ma ben lungi da quello di un sindaco vero e proprio; inoltre essere il primo cittadino di due paesi uniti da poco, rappresenta uno stimolo ancora maggiore per i futuri candidati. E mentre tutti i papabili viaggiano a fari spenti o comunque a carte semicoperte, c’è chi della partita non dovrebbe far parte, come il sindaco di San Lorenzo in Banale uscente, Gianfranco Rigotti. Reduce da dieci anni di amministrazione, sembra ben poco pro-
a San Lorenzo Dorsino c’è una tensione particolare: si tratta infatti della prima votazione dopo il referendum del 2014 che ha sancito il matrimonio tra i due comuni.
penso a continuare, e anche gli assessori uscenti (fatta eccezione forse per Amedeo Sottovia) non saranno candidati. Discorso diverso per il vicesindaco uscente, Stefano Bonetti, il quale ha dato la propria disponibilità a candidarsi con parte di quella che fu la lista “San Lorenzo Unita”, magari integrandola con esponenti del volontariato locale. La candidatura di Bonetti, membro tra il resto del Parlamentino dei territori dell’Unione per il Trentino, avrebbe il placet del consigliere provinciale Mario Tonina, che è stato avvistato in più di un’occasione nella zona della Ciuiga. Un altro nome di grande rilievo per la poltrona di sindaco era quello di Samuel Cornella, figlio dell’ex vicesindaco Ivo, ma ha lasciato intendere di preferire il proprio incarico la-
vorativo. Potrebbe tornare in pista anche Ilaria Rigotti, già candidato sindaco per un paio di volte e consigliere di minoranza; a sostenerla ci sarebbe una lista orchestrata dall’ex primo cittadino Valter Berghi, anche se è possibile che Berghi possa fare solamente da “spin doctor”, ovvero fungere solo da ideatore e non presentarsi in prima persona. Incerto il comportamento di Giorgio Libera, sindaco uscente di Dorsino, che secondo alcune voci potrebbe essere presente nella lista di Bonetti; Omar Appoloni, leader della minoranza in consiglio comunale a Dorsino (dopo aver perso le elezioni del 2010 per una manciata di voti) pare indirizzato a concentrarsi sulla propria occupazione professionale e a saltare un giro. Ma maggio è ancora lontano e i giochi sono tutt’altro che fatti...
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Sanità
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Case di riposo, posti letto insufficienti Sono 600 in Giudicarie, ma non bastano. Le graduatorie di accesso aperte a tutta la provincia ampliano i tempi di attesa
I quasi 600 posti a disposizione nelle case di soggiorno per non autosufficienti dell’ex Comprensorio C8, non bastano a soddisfare tutte le richieste della zona. E - complice anche la possibilità di accedere ai servizi locali anche a persone provenienti dal resto della Provincia - le liste di chi è in attesa di un posto letto s’allungano. Mettendo in grande difficoltà molte famiglie. Alcune delle quali aspettano da mesi, se non da anni, la sistemazione di un loro congiunto. Il problema non è di scarsa importanza. Basta mettersi nei panni di chi quei ritardi li subisce. E con più ci si addentra nel problema e più ci è chiaro quanto sia sentito. I rilievi più marcati, oltre alla carenza di posti che, di giorno in giorno, dilatano il divario tra domanda e offerta, vanno all’impossibilità per la gente del posto, gli “indigeni”, come appropriatamente direbbe qualcuno , di avere la priorità di accesso su chi proviene dal resto degli oltre 200 comuni della Provincia. Anche perché, come giustamente viene fatto osservare, le case di riposo
di Ettore Zini Ci voleva la denuncia di una giovane donna della val del Chiese per focalizzare un altro dei problemi che assilla molti giudicariesi. Il tema ci porta nel mondo degli anziani. Più specificatamente alle problemati-
che legate alla loro sistemazione nelle case di riposo, oggi sempre più affollate, e non in grado di rispondere in modo esauriente a una società sempre più vecchia e meno patriarcale di un tempo. che una persona in procinto di essere presa in carico da una casa di riposo, possa retrocedere nell’arco di una settimana anche di parecchie posizioni.
delle Giudicarie, che non a caso vantano una disponibilità pro capite molto più elevata di altre zone del Trentino, sono tutte state costruite grazie a lasciti, donazioni da parte della gente del luogo. La loro realizzazione, per lo più, è frutto di collette in denaro e di sacrifici anche notevoli che, a più riprese, hanno coinvolto buona parte della popolazione. O, com’è il caso di Villa San Lorenzo di Storo, dell’impegno determinante di sette enti: Parrocchia, Ente Comunale Assistenza (E.C.A.), Comune, Amministrazione Separata Usi Civici (A.S.U.C.), Famiglia cooperativa, Cassa Rurale e Consorzio Elettrico. Basta avere l’accortezza di leggere una a una le storie delle nostre sei case di accoglienza per anziani, per toccare con mano quanto in passato i nostri avi abbiano dato, per far sì che la gente e i
La Casa di riposo Abelardo Collini a Pinzolo
poveri delle loro comunità fossero tutelati soprattutto in età avanzata. Un dato di fatto che, oggi, secondo molte persone legittimerebbe maggiori attenzioni verso i locali. In particolar modo quando si tratta di stilare le graduatorie di accesso ai singoli istituti.
Dove, invece, da quando è entrata in vigore la legge regionale del 2005, non si ammettono distinzioni, e il parametro della gravità del soggetto richiedente non guarda in faccia nessuno. Tantomeno diverse classificazioni tra locali e non. Può accadere, quindi,
Le modalità di accesso del resto non lasciano adito a dubbi: per entrare l’anziano o l’ammalato deve rivolgersi all’UVM (Unità Valutativa) competente per il proprio Distretto sanitario, su segnalazione del medico di base, del medico ospedaliero se ricoverati, o dell’assistente sociale. La Commissione valuta le condizioni di non autosufficienza della persona e – se non più assistibile a domicilio - assegna un punteggio complessivo per l’ingresso nella casa di riposo, e inserisce la persona in una lista di attesa dinamica. Vale a dire con gli stessi meccanismi che regolano gli accessi al Pronto soccorso: il più grave ha la precedenza. Un
codice rosso ruba il posto a un codice giallo o verde e via dicendo. Ogni volta che si libera un posto la persona che ha il punteggio più alto in quel momento viene inserita nel posto disponibile. Le persone considerate più gravi hanno la precedenza anche se sono arrivate dopo. Quindi può capitare, soprattutto nelle zone dove ci sono tante domande, che una persona di gravità media debba attendere moltissimo - oppure aggravarsi - per poter entrare, perché viene sempre superata da quelli più gravi che arrivano dopo. Nella scelta della struttura, poi, la persona può esprimere due preferenze. Che possono esulare dalla vicinanza del proprio luogo di residenza. In buona sostanza la lista è “free” su tutto l’ambito provinciale. Può accadere quindi che un paziente possa entrare in graduatorie ed essere preso in carico da strutture molto distanti dai paesi di origine. Opzione, quest’ultima, ritenuta discutibile da molte famiglie giudicariesi che, in virtù dei sacrifici passati, pretenderebbero attenzioni prioritarie per i propri cari.
IL QUADRO
Un Trentino con 54 case di riposo per 4.400 letti In Giudicarie le rette meno care In Trentino le strutture residenziali per anziani sono cinquantasette: di cui 54 pubbliche e 3 gestite da privati, per un totale di 4.400 posti letto occupati. Di queste 26 sono APSP, 4 cooperative sociali e 1 casa di riposo. Ma 1.200 anziani sono in lista d’attesa per un posto letto: un chiaro segno che c’è qualcosa che non va nella rete d’assistenza nei confronti della sempre crescente popolazione anziana del nostro territorio. I dati di tendenza riguardanti i servizi degli anziani in Trentino per i prossimi anni – come ha spiegato in una recente intervista l’avvocato Antonio Giacomelli, presidente dell’UPIPA - indicano infatti il progressivo invecchiamento della popolazione. Con il conseguente aumento delle persone anziane non autosufficienti. In materia, le previsioni del presidente dell’Unione Provinciale Istituti per anziani non sono particolarmente allegre. Si ridurrà
la capacità di assistenza delle famiglie per effetto delle minori risorse economiche. Ma, soprattutto per la rarefazione dei legami familiari: famiglie meno numerose, figli e nipoti con sempre minor tempo da dedicare all’assistenza dei propri familiari. Ci saranno meno disponibilità e maggiori costi dell’assistenza familiare. Aumenterà l’età media anagrafica del personale che svolge attività professionale di assistenza socio-sanitaria, con conseguenti limitazioni allo svolgimento delle mansioni tipiche dell’attività di assistenza. Il sistema pubblico avrà sempre maggiori difficoltà a garantire a tutti l’accesso ai servizi, e, per chi è in grado di pagarli di tasca propria si svilupperà in parallelo un sistema di offerta privata. Infine, la maggiore consapevolezza dei processi d’invecchiamento e dei costi dei servizi porterà le persone a chiedere forti personalizzazioni e a verificare con maggiore atten-
zione la qualità complessiva dei servizi fruiti. Oggi, il costo di una giornata in casa di riposo per non autosufficienti, o in R.S.A., varia mediamente da 120 a circa 180 euro al giorno. E si divide in due parti. La prima, copre i costi alberghieri. E’ a carico della persona (paga il comune solo se la persona è indigente), e viene decisa in autonomia da ogni ente in base al proprio bilancio. Varia da un minimo di circa 40 euro a un massimo di 56 euro. Quest’anno la media provinciale è circa 45 euro. Per gli amanti delle statistiche, in Giudicarie le rette giornaliere sono tra le più convenienti di tutto il Trentino: 41,00 euro a Condino, 41,80 a Strada, 42,00 a Storo, 44,50 a Spiazzo e 46,68 a Pinzolo e 46,80 a Santa Croce di Bleggio. La seconda parte del costo, chiamata Tariffa sanitaria, è stabilita annualmente dalla Provincia. È pagata direttamente alle strutture convenzionate. Varia a seconda
della gravità, da un minimo di 75 euro al giorno per i posti letto di base, a un massimo di circa 130 euro pro-die, per le persone in stato vegetativo. In media la Provincia di Trento spende oltre 130 milioni di euro l’anno per l’assistenza in strutture protette, cui si devono aggiungere gli oltre 60 milioni pagati dagli utenti e dai familiari come rette alberghiere. Stando alle previsioni demografiche nei prossimi anni serviranno almeno altri 100 milioni di euro l’anno per la gestione della domanda aggiuntiva. Non sono moltissimi per una provincia che spende oltre 1,2 miliardi in Sanità. In futuro, però, visto le pesanti sforbiciate ai bilanci, anche il reperimento di queste risorse potrebbe riservare qualche sorpresa. Per completare il quadro, vale la pena ricordare che almeno per quanto ci compete, le Giudicarie in proporzione agli abitanti, vantano il maggior numero di posti
letto della provincia. Complessivamente le sei Aziende di servizi alla persona, su un bacino di 38 mila abitanti, ne dispongono più di 500: 142 a Santa Croce di Bleggio, 123 a Spiazzo Rendena, 84 a Pinzolo, 72 a Pieve di Bono, 76 a Condino e 56 a Storo. In tutto, senza contare i 22 posti della lungodegenza (RSAO) di Tione, 553 posti letto (nel 2011, senza contare i 30 di soggiorno, erano 482), di cui 493 di base, 8 di sollievo, 10 di AFA demenze e 10 di AFA sanitario, più una trentina per autosufficienti e posti sul libero mercato. Nonostante la dotazione (Pinzolo si è arricchito nei mesi scorsi di uno specifico reparto per 14 ammalati di Alzheimer) le richieste di assistenza per anziani non autosufficienti sono in costante aumento. Come pure sono in aumento le richieste di posti letto da destinare alle persone affetta da Alzheimer. (e.z.) sector2011@libero.it
Sanità
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Una regola Ricoveri, graduatorie aperte da ripensare Dentro la “jungla” delle normative
a tutto il Trentino
A entrare in argomento è la moglie di un malato di alzheimer di Pieve di Bono. Comune Giudicariese che, grazie alle donazioni della sua gente, dal 1841 dispone di un ricovero per anziani, oggi APSP Azienda Pubblica per servizi alla Persona, dotata di 72 posti letto. In massima parte per non autosufficienti, dove, grazie alle convenzioni stipulate in ambito provinciale, le graduatorie d’accesso sono aperte non solo ai locali, ma a tutto il Trentino. “Una possibilità – spiega la donna – che penalizza la gente del luogo. Obbligata, quando ha la fortuna di trovare un posto, a ricoverare i propri congiunti a chilometri di distanza. Mentre sarebbe più logi-
“A
Natale, mio marito era il primo in graduatoria nella casa di riposo di Strada. Oggi è scivolato al settimo co che i locali avessero, quantomeno, la priorità di accesso alle proprie strutture”. “In famiglia – aggiunge – siamo disperati. Da sette anni stiamo assistendo mio marito in casa, senza un attimo di sollievo. Ora, viste le sue condizioni, avremmo bisogno di poterci appoggiare a una struttura in grado di assisterlo. Ma, qui, a Pieve di Bono, è stato sorpassato in graduatoria da persone che provengono da fuori. Quindi, a malincuore, abbiamo dovuto ricoverarlo a Spiazzo Rendena dove, per raggiungerlo,
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o all’ottavo posto. E, chissà se mai riusciremo ad averlo in una struttura protetta vicino a casa, dove la famiglia potrebbe seguirlo tutti i giorni”.
dobbiamo fare parecchi chilometri “. La lamentela, non unica. E’ incentrata sulla casa di riposo “Padre Odone Nicolini” di Strada. Ma, potrebbe riguardare una qualsiasi delle altre cinque case di riposo della Valle. Il problema è duplice. Lamenta la donna. La non priorità dei censiti nelle strutture locali, costruite un tempo con immensi sacrifici da parte degli abitanti della zona, e la scarsità di strutture adatte all’assistenza degli ammalati d’alzheimer, malattia molto invalidante, in costante aumento non solo tra gli anziani. La risposta al primo quesito la dà Gianmario De Muzio, da anni presidente della Casa di riposo di Strada. “Purtroppo – spiega De Muzio – non siamo noi a stilare le graduatorie di accesso alle nostre strutture. Esiste una commissione comprensoriale che settimanalmente esamina le domande pervenute. In base ai requisiti e alla gravità dei casi, vengono attribuiti i punteggi che permettono di far parte di una classifica che dà diritto a delle priorità, dove, non necessariamente, la gente del posto è favorita, in quanto chiunque in provincia può chiedere espressamente di essere assegnato a questa, o quella casa di riposo”. Può accadere così che una persona di Trento, Rovereto o Pergine Valsugana – chiarisce il responsabile della casa di riposo – possa acquisire un diritto prioritario per essere accolto nella nostra struttura, sopravanzando chi attende quel posto, da mesi o anni. La commissione esaminatrice UVM: Unità Valutativa
Multidisciplinare fa capo all’Azienda Sanitaria. Per l’ambito giudicariese, si riunisce settimanalmente a Tione, in via Presanella, presso il locale Centro Servizi Sanitari. E, come chiariscono anche in quegli Uffici, non ha nessun obbligo a prestare particolari riguardi per i censiti. Nonostante la prassi consolidata e sancita dalla LP della legge regionale 21 settembre 2005 n. 7 “Nuovo ordinamento delle istituzioni pubbliche di assistenza e beneficenza – aziende pubbliche di servizi alla persona “(da quella data le case di Riposo della Provincia, come gli ospedali, operano in “rete”, e non fanno distinzione tra autoctoni e non), in Giudicarie sono sempre più i censiti che chiederebbero maggiori attenzioni per i loro congiunti. “Non si chiede la Luna”, lamentano altre famiglie con parenti in lista di attesa. “Ma, almeno la priorità per la gente di quei Comuni che, in passato hanno investito in lasciti e fondazioni per dotarsi di strutture d’accoglienza per i loro anziani, quello sì”. Ettore Zini
La regola potrà avere anche una logica dal punto di vista ugualitario per tutti i cittadini. Oggi buona parte dei contributi per il pagamento delle rette per non autosufficienti viene dalla Provincia. Ma, dal punto di vista logistico, che senso ha mandare un anziano a chilometri di distanza dai paesi di origine? Quali le motivazioni per spedire un anziano della Vallarsa a Spiazzo Rendena o a Condino, e viceversa. La scelta di molti è dettata da rette più convenienti o dalle chilometriche liste dei ricoveri di appartenenza. Ma, sul piano della logicità, la regola fa acqua da tutte le parti. Innanzi tutto perché - come segnala il consigliere provinciale Civettini in un’interrogazione al presidente Rossi - perché le distanze geografiche fra famiglia e ammalato diventano ulteriori ostacoli per chi già vive una situazione di grande difficoltà. Poi, perché in tal modo si strappa una persona dalla sua terra, rendendo più complicate le visite di amici e familiari. Le stesse liste presenti nei sei istituti giudicariesi confermano giust’appunto la tendenza. E giustificano le lamentele di chi vorrebbe che la norma fosse depennata. Allo stato attuale, ci conferma la dottoressa Antonella Macci, responsabile medico della Commissione UVM di Tione, sono esattamente cento le richieste di prima scelta in lista d’attesa in ambito Giudicariese. Nello specifico attendono di essere collocate: 15 persone a Santa Croce di Bleggio, 17 a Spiazzo, 20 a Pinzolo, 10 a Pieve di Bono, 25 a Condino, 13 a Storo. La lista è aggiornata all’Unità valutativa di mercoledì 11 febbraio. Quindi già da oggi quelle classifiche potrebbero avere numeri molto diversi, in quanto -conferma la dottoressa - in media ogni settimana si aggiungono una decina di nuove domande. Ma di per se è molto indicativa del trend di richieste che i nostri istituti sono chiamati a collocare. A ciò, si devono aggiungere 39 nominativi di seconda scelta, già utenti di RSA. Mentre, sono 32 le prenotazioni che arrivano da altre realtà comprensoriali. In media il 30% del totale. Posti che manco a dirlo vengono sottratti agli utenti del posto. Le disposizioni del resto, conferma la responsabile della Commissione, non permettono sconti ai locali. Quindi, anche i tempi per accaparrarsi un posto, sono necessariamente più lunghi del previsto. Tempi (e code infinite) che giustificano le lamentele che da più parti vorrebbero una corsia privilegiata per gli utenti della Valle. Tanto più, la notizia è di questi giorni, che nonostante il nostro distretto sanitario - il Distretto Centro Sud, che comprende Giudicarie, Alto Garda-Ledro, Vallagarina e Altopiano di Folgarida – sia il più popoloso del Trentino: 181.826 abitanti, quasi il doppio del Distretto Ovest (Cembra-Non-Sole-Rotaliana-Paganella) con il 20% di popolazione anziana, non può più contare sulle convenzioni con le RSA di Malcesine e Tremosine, in quanto è saltata la convenzione con la Provincia. Una valvola di sfogo importante che viene a mancare. Ha denunciato l’assessore Luigi Olivieri ai vertici della Sanità. Che, anche per questo tipo di criticità, oltre alla mancanza di omogeneità con Rovereto, assieme al presidente della Comunità dell’Alto Garda Salvator Valandro, chiede di potersi staccare da Rovereto e dall’altopiano di Folgarida per la costituzione di un quinto distretto Alto Garda-Ledro-Giudicarie.
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Upt e Pd, momento di forte transizione
Due dei partiti della coalizione di centrosinistra autonomista si interrogano sul futuro fra tensioni interne e fughe in avanti L’Upt, a sua volta cerca un nuovo collocamento e magari un nuovo simbolo. O forse li cerca Lorenzo Dellai, fondatore e padre-padrone del partito che, dopo l’approdo in Parlamento con Monti, è ora orfano di Scelta Civica e cerca (nel Pd) nuovi lidi nei quali fare politica. Ecco allora che si parla di lista comune o fusione di Pd e Upt. Il Patt, da canto suo procede con l’opera di espansione in vista delle elezioni comunali del 10 maggio. Opera
Sarà la vicinanza alle elezioni comunali che fa aumentare le fibrillazioni, ma Upt, Patt e Pd, ossia i partiti che compongono la maggioranza provinciale sono quantomai inquieti e percorsi da spinte e controspinte. Il Pd, in particolare, è logorato da una guerra fra le tre correnti interne, che – almeno in apparenza sopita dopo che i partiti alleati chiamano “campagna acquisti”, visto che prevede l’arruolamento di tanti amministratori provenienti da altre storie politiche.
il congresso che ha visto la nomina di Giulia Robol come segretario – è ritornata a lacerare il Partito Democratico con le tensioni sulle definizioni di alcuni candidati sindaci, in particolare su Rovereto. Ecco allora in serie la richiesta di dimissioni della Robol, le tensioni con il gruppo consiliare, il ritorno di Elisa Filippi.
In mezzo, ci sta una polemica con il vicepresidente della provincia Olivi, che dà segni di insofferenza ai colleghi dei gruppo consiliare e ha convo-
Politica Upt/Fabio Pipinato
«Aprirsi alla società civile guardando al Pd. Trento laboratorio» Fabio Pipinato, direttore di Unimondo, è stato candidato alle provinciali del 2013 nella lista dell’Upt, quale rappresentante della “società civile”, nell’ambito di un percorso di apertura del partito ad altri mondi. «È un po’ quello che sta succedendo oggi – spiega Pipinato - già alle elezioni provinciali abbiamo avuto esigenza di aprire alla società civile, vedi mia candidatura, quella della Donatella Conzatti, quella del presidente delle Acli Arrigo Dalfovo. Anche oggi non vogliamo stare fermi».
cato una sua Leopoldina. Che succede dunque? Lo chiediamo ad alcuni protagonisti della politica provinciale.(r.b.)
L’OPINIONE di Pierangelo Giovanetti*
Pd e Dellai: il padrone del partito Continua dalla Prima Nelle stesse ore in cui i suoi colleghi di lista Civica in Parlamento bussano alle porte del Pd, e si accasano nel gruppo democratico, anche l’ex governatore della Provincia ha la stessa urgenza di «trovare casa» nel Pd, solo che - a differenza degli altri parlamentari eletti con Monti all’ex presidente non basta entrare nel Pd, ma punta a diventarne il padrone. Leader assoluto e incontrastato. Portandosi in dote qualche pezzo di Upt, e residui sparsi di Margherita. Per attuare il progetto di scalata al partito, Lorenzo Dellai ha scelto un classico delle sue tattiche movimentiste: spaccare i partiti esistenti e rinventarne uno nuovo, azzerando le dirigenze, e impossessandosi del contenitore. L’operazione è già stata messa in atto almeno una decina di volte da Lorenzo Dellai, sfoderando dal cilindro una svariata serie di partiti e di sigle diverse, in ripetizione, al fine di cambiare il nome per non cambiare nulla, e consolidare il comando assoluto del leader. In sostanza impadronirsi del partito. Il progetto, legittimo nel suo spietato cinismo, è volto ad assicurare a se stesso una continuità politica (e di potere) e garantirsi la leadership del primo partito del Trentino, persa nel 2007 quando nacque il Pd, e l’allora governatore si trovò a capo soltanto del secondo partito, ora terzo in classifica. Allora Lorenzo Dellai si oppose in tutte le maniere alla nascita del Pd trentino, mise in atto infiniti tentativi per boicottarlo e farlo fallire. Non riuscendoci, passò l’intera terza legislatura da Presidente della Provincia ad arrovellarsi su come ritornare primo. Con conseguenti scarsi risultati amministrativi di quella legislatura. Nel frattempo, in tutte le sue giravolte politiche e partitiche, compreso le ultime lista Civica di Monti e Gruppo per l’Italia-Centro democratico, ha sempre appoggiato linee politiche e scelte diverse dal Pd, tanto che alle ultime Europee di qualche mese fa pensava di sostenere Alfano e poi si indirizzò sulla Volkspartei e su partito popolare europeo, lo stesso di Silvio Berlusconi. Ora, che Lorenzo Dellai abbia interesse personale a impadronirsi del Pd, anche a costo di spaccare i partiti (Pd e Upt)
immettendo ulteriore fibrillazione nella coalizione provinciale (già di scarsi risultati di suo fino ad ora e di liti interne continue), ci sta. Ha sempre fatto così anche in passato. Quello che è incomprensibile, oggetto forse più di analisi psicanalitica che delle scienze politiche, è il suicidio organizzato della classe dirigente del Pd trentino (ma c’è una classe dirigente?), che non solo invoca il «salvatore» straniero, ma che addirittura si immola ai suoi piedi, pronta a sciogliere il proprio partito, primo in Trentino e primo in Italia, per dar vita a non si sa che cosa, che abbia al suo interno anche l’ex Margherita (ma non ce l’ha già dal 2007?), aperto ai moderati (ma il partito di Renzi non è già così?), con a capo l’«uomo nuovo», che già 35 anni fa era candidato alle elezioni e da allora ne ha calcato sempre la scena. Le ragioni di tale psicosi non trovano risposte plausibili. Che Lorenzo Dellai porti in dote al Pd i voti dell’Upt? Forse, ma la stessa Upt è spaccata sul progetto. Quanto agli elettori upitini alle ultime europee hanno già dimostrato in buona parte di votare Pd, per lo meno quando non ci sono elezioni locali e provinciali. Un’operazione politica, quindi, di utilità dubbia, o quanto meno incerta per il Pd trentino (anche perché Dellai in passato, dalla Casa dei Trentini in avanti, ha sempre teorizzato l’incontro e finanche la fusione con il Patt, mai con il Pd). Che l’arrivo di Dellai serva al Pd ad avere più peso in giunta? Forse, anche se è da vedere cosa faranno i due assessori Upt Mellarini e Gilmozzi, se passeranno al Pd o magari invece al Patt. Peraltro il Pd è già il primo partito della coalizione e, pur avendo perso le primarie e quindi la presidenza, dovrebbe essere capace con le proprie forze di contare e avere peso in giunta, soprattutto portando idee forti e fatti incisivi. Se ha bisogno di Dellai per contare, vuol dire che proprio non conta nulla di nulla. Cos’altro, allora? Imbarcare Dellai serve a sognare un Pd trentino diverso da quello di Renzi a Roma, autonomo, e quindi (in teoria) in grado di andare in un’altra direzione rispetto al Pd nazionale? Questo probabilmente è il primo retro-
pensiero di chi, nel Pd trentino, auspica l’arrivo del salvatore. Che l’operazione sia tutta in chiave antirenziana lo si vede lontano un miglio, visto che i più scaldati sostenitori sono proprio coloro che alle primarie si sono sempre opposti in tutte le maniere a Renzi e alla sua linea. E scegliere come uomo-guida del futuro del Pd trentino, chi ha impersonato la politica degli ultimi 30 anni è la prova più evidente della nostalgia passatista che sta dietro tale operazione. È come se Renzi lanciasse D’Alema come prospettiva futura del Pd nazionale. Purtroppo dietro tale rincorsa del Pd a cercare il Dellai salvatore, c’è una debolezza strutturale del partito trentino, dilaniato da faide che vanno avanti da anni e aggravate dalle primarie perse per autogol. Troppe prime donne e nessuno capace di fare sintesi, di porsi come guida riconosciuta, di dare unitarietà al partito, diviso come sempre in mille voci e mille posizioni diverse. Da qui il bisogno di avere un capo, che dia la linea, che comandi, che riduca le mille voci di oggi ad una sola, la sua. E Dellai da questo punto di vista è perfetto. Quando l’operazione sarà conclusa, il Pd trentino, o «campo democratico» che dir si voglia, non avrà più nove consiglieri provinciali e nove linee politiche diverse. Ce ne sarà una soltanto, altrimenti - come disse lo stesso Dellai - «va usato il vermifugo». Certo, la politica espansionista e di proselitismo adottata dal Patt, forte della guida della Provincia, non ha aiutato a compattare la maggioranza, approfittando Ugo Rossi e il senatore Panizza della debolezza dirigenziale di Pd e Upt, come ora ha in mente di fare Dellai. Il rischio è che adesso tale braccio di ferro fra l’ex presidente e il presidente attuale, tra Dellai e il Patt, per stabilire chi deve comandare, si traduca in scontro continuo e quotidiano in giunta provinciale, in una paralisi decisionale in tempi di drastico calo delle risorse e in cui servono scelte per il Trentino dei prossimi anni. Sarebbe lo scenario peggiore per tutti, specialmente per la nostra Autonomia. * articolo pubblicato su l’Adige dell’8 febbraio 2015
Fabio Pipinato
Ma quindi dove sta andando l’Upt? A volte si fatica a capirlo. Nel congresso di Vezzano, con la vittoria della tesi più innovativa di Donatella Conzatti, è nata nel partito un’esigenza di rinnovamento che parte proprio dall’apertura alla società civile. Come si manifesta questa apertura? Abbiamo fatto tanti eventi tematici in Trentino, su temi che stanno a cuore della gente tipo lavoro, jobs act, giovani e quant’altro. Ci concentriamo sui contenuti, ma a volte ai media interessa altro, facendo polemica su fatti strumentali. Ora abbiamo accettato all’unanimità di rimetterci in gioco, sperimentando un’ulteriore apertura proposta a Dellai ma non solo, riaprire alla società civile andando oltre noi stessi. Un’apertura che nasce nella città di Trento? La città è un laboratorio e per questo qui si pensa di andare oltre il simbolo. Chiaro che il simbolo identifica un’area, ma diversi mondi si stanno avvicinando, ma non solo del Partito democratico, altri mondi civici, che hanno altre tradizioni. A Trento si parla di un matrimonio con il Partito Democratico. Ci sarà una lista unica? Quando si è parlato di confluenza nel Pd si parla di una cosa fuori dalla mozione che è stata votata. A monte dei ragionamenti c’è il quadro nazionale con la legge elettorale Italicum che “spacca” l’Italia come una mela, che non ci piace. Noi siamo fedeli al centrosinistra autonomista e se dobbiamo guardare ad un’area di riferimento è chiaro che sia quella del Pd e significa un “campo democratico” in un’ottica in cui conta la “lista” a livello nazionale e non più la coalizione. Occorre educarci, in vista delle prossime elezioni, a stare insieme in una lista, dunque il popolarismo di centrosinistra dovrà abituarsi a convivere in una lista con il Pd. I maligni dicono che tutto questo processo di cambiamento deriva dal fatto che dopo la fine di Scelta Civica Dellai stia cercando un nuovo partito (il Pd) con il quale candidarsi alle prossime politiche. Che ne pensa? Nello stesso momento in cui i giornali scrivevano questa cosa, alcuni parlamentari di Scelta Civica sono confluiti nel Pd. Poteva farlo anche Dellai, ma non lo ha fatto perché è un popolare. Ha preferito questo nuovo percorso per non perdere la tradizione popolare di cui si fa portatore: i valori legati a tematiche come famiglia, aborto ecc. ci differenziano dal Pd e dalla tradizione del Partito socialista europeo. (r.b.)
Politica
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«Pd troppo cittadino, va rivitalizzata la partecipazione delle valli» Gigi Olivieri, membro della direzione del Pd, guarda con attenzione agli sviluppi della segreteria e alle iniziative di Dellai
Lei porta queste tematiche all’attenzione del direttivo Pd, ma si definisce “inascoltato”. Perchè? Inascoltato vale sotto un duplice profilo. In primis nella tematica della ricerca di una nuova sensibilità del Pd rispetto alle valli e alle periferie. Il Pd deve abbandonare la sua vocazione cittadina ed aprirsi ai piccoli paesi, all’amministrazione locale e alle tematiche del territorio. Si tratta di una questione essenziale per fare crescere questo partito. In secondo luogo sulla questione segretario che in queste settimane agita il Pd. La vittoria della Robol tramite l’accordo con la cordata di Vanni Scalfi ha creato un’anomala situazione nella quale un’ala essenzialmente renziana ne ha sposata un’altra dei “duri e puri” di sinistra, che si è contrapposta a quella anch’essa renziana di Elisa Filippi, creando più di un problema di comprensione, anche agli iscritti. Dunque si attendeva questa implosione. Ora che occorre fare? Occorre ripartire da una maggiore declinazione del progetto del Pd sulla specificità della terra trentina, un soggetto che deve saper essere più peculiare del partito nazionale e farsi maggiormente carico delle questioni locali, in primis quella dell’autonomia che non deve rimanere tematica appannaggio solo del Patt. Che ne pensa della “Leopoldina” di Olivi? Il vicepresidente ha adegua-
Quando si pensa ai big del Partito Democratico trentino non ne viene in mente nessuno nelle valli. A parte Gigi Olivieri. L’ex parlamentare di Pinzolo ne è ben conscio e da tempo sta ponendo (inascoltato) il problema all’interno del direttivo del Pd (nel quale è risultato peraltro il più votato). Che però sembra essere sempre più “cittadino”, ossia Trento e Rovereto-centrico.
«È una problematica reale – spiega Olivieri – in primis a livello di rappresentanza politica (in Consiglio provinciale su 9 consiglieri Pd 8 risiedono lungo l’Asta dell’Adige, tranne Zeni, comunque di una cittadina come Pergine) e di conseguenza a livello di comprensione e sostegno alle tematiche legate alla periferia, come ad esempio i servizi ai cittadini, la sanità, la giustizia».
Lorenzo Dellai
Luigi Olivieri
tamente reagito all’atteggiamento del gruppo consigliare provinciale del Pd che nella sostanza non ha mai dato importanza al ruolo di Olivi, che dunque si è sentito sfiduciato. Nel corso dell’incontro alla Cavit di Ravina ha correttamente rilanciato il progetto di un Pd protagonista, che si faccia carico delle tematiche dell’autonomia e ha rivendicato quanto fatto dalla Giunta provinciale in questo primo anno di mandato. Che è molto, se poi rapportato al momento di grande contrazione delle risorse. Lei ha partecipato all’incontro di Dellai a Sanba-
polis, che ne pensa di questo movimentismo? A differenza di altri colleghi del Pd non temo l’attivismo di Dellai, che resta una risorsa per il centrosinistra autonomista. È un innovatore, ma ora è in difficoltà perché con la legge elettorale Italicum a livello nazionale si trova sprovvisto di partito e per questo ha pensato a questa nuova associazione politica, “Territoriali europei”. Guardo con interesse a questo contenitore nel quale si può finalmente ragionare di politica, a differenza dei partiti che sono sempre occupati o sui problemi contingenti o sulle scadenze elettorali.
Un’associazione che poi diventerà un partito? Penso di no, almeno non ritengo che questo sia un passaggio necessario. Vedo di più una zona di confronto nella quale un’area tradizionalmente vicina all’Upt possa lavorare assieme ad un’altra vicina al Pd per poi confluire in quest’ultimo rafforzandone la vocazione locale ed autonomistica, oltre che la presenza sul territorio. Un’iniezione di territorialismo nel Pd, dunque? Un po’ sì, ma solo dopo un’adeguata riflessione. Diciamo che il Pd ha molto bisogno di nuove persone
che portino una sensibilità diversa per crescere ed essere davvero un partito che sa interpretare il Trentino. Torniamo quindi alla questione iniziale. Il Pd è troppo “sordo” alle questioni delle periferie. È così anche sulla questione sanità (Olivieri la segue in prima persona, quale assessore competente in Comunità)? Certamente sì, forse la materia nella quale emerge in modo maggiore, anche se c’è altro come la giustizia, con la soppressione dei tribunali decentrati. In ogni caso è chiaro che la vicenda ospedale colpisce per
mancanza di sensibilità e di programmazione dimostrate dall’assessore provinciale Borgonovo Re. Ad oggi nel Pd non ho trovato ancora un luogo nel quale discutere senza pregiudizi di questa materia, ma sto comunque lavorando per salvare l’ospedale di Tione e farne comprendere l’importanza all’interno del partito. Ultimamente con un gruppo Parlamentare per la Montagna stiamo analizzando le esperienze di altri stati europei che presentano regioni montuose come la nostra (Austria, Svezia, Germania, Svizzera) nei quali gli ospedali periferici funzionano anche al di sotto delle 100 nascite l’anno, grazie al ricorso alla reperibilità dei medici, che riesce comunque a garantire la sicurezza. Puntiamo ad accreditare anche da noi questo, metodo superando le resistenze di chi si trincera dietro la questione sicurezza per giustificare la chiusura di un punto nascite decisa per motivazioni economiche e nel contempo spreca 800.000 euro per le funivie di Folgarida. Che rapporto ha con l’assessore Borgonovo Re? Praticamente nessuno. Dopo la sua uscita senza preavviso al Consiglio della salute nel luglio scorso (annunciò la chiusura del punto nascite da gennaio 2015) la rimbeccai subito nel merito di questa scelta e da allora non ha più voluto confrontarsi con me. (r.b.)
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Il Saltaro delle Giudicarie
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Oggi, mi prendo una salutare pausa dal mio ruolo di Saltaro che prevede cautela e serietà, per dire la mia su tutto e su tutti, in genere azioni truffaldine, briganti, fanfaroni e potentati che della politica godono i benefici e la usano per i loro interessi o per gli interessi della propria parte. Respiro a fondo, non è cosa facile, potrei incorrere nelle ire di mezzo mondo, dire la verità talvolta fa male, ma sono fatto così. Quando ci vogliono, ci vogliono. Questi ultimi giorni hanno segnato il trionfo per la nostra Ass. alla Sanità Borgonovo Re, ce l’ha fatta, il giochino le è riuscito, ah, tremenda vendetta, il punto nascite dell’ospedale di Tione, sarà l’unico punto nascite ad essere chiuso, così è deciso, così sarà. La soddisfazione dell’Assessora si è manifestata in mille modi: “Adesso vi ho sistemati, cari giudicariesi, alla fine ho vinto io! Che brava che sono...”. E giù sorrisi da iena soddisfatta, ci sta bene, come abbiamo osato metterci contro uno degli astri nascenti del PD trentino, una che sa tutto, vede tutto, e quello che fa lei è tutto giusto! Lo sappia anche il povero Olivieri, che a quanto pare conta come il due di coppe, e ha lavorato eroicamente per nulla, ormai il Pd trentino è fatto da quattro “fighetti” di città che pensano solo a trarre privilegi per il loro elettorato cittadino, delle valli non gliene frega niente, le valli servono solo per metterci dei proconsoli al servizio, agli ordini, come quei quattro “disertori” che invece di difendere la nostra gente si sono schierati con l’Assessora in attesa d’essere ricompensati. Peccato, caro Gigi, tu sei uno di noi, uno della periferia, mettiti il cuore in pace, nel PD non ti vuole più
IL SALTARO DELLE GIUDICARIE
Cose “pazze” in quel di Trento
Tra liti interne, segretari e... grandi proposte di legge come l’omofobia e le quote rosa, il Partito Democratico snobba completamente le valli. Intanto la Borgonovo “taglia” all’ospedale di Tione Sarà capitato anche voi, miei generosi ed ingenui conterranei, quello che succede a me da qualche tempo leggendo le notizie di cronaca. Di esclamare, cioè: “Ma questi sono pazzi...pazzi da legare!” Attenzione e non mi riferisco a parricidi, matricidi, uxoricidi, sia pure nessuno, “rompi” troppo e loro, i tuoi capi, hanno ben altri progetti. Altri progetti? Orpo...sono impegnati nella battaglia sui generi, contro l’omofobia, santa battaglia, se ce ne fosse bisogno, ma il loro intento è quello di portare nelle nostre scuole, fin dall’asilo, il pensiero “gender”, quello che prevede che fin da bambini si sappia quanto è bello essere gay o lesbiche, e ci può anche stare, io non me ne intendo, ma dovrebbero essere le famiglie ad occuparsi dell’educazione dei propri figli, per Dio, (...lo dice la Costituzione oltre al buon senso!), non le lobby gay ed altro, non vogliamo che le scuole si trasformino in ritrovi per fare proseliti. Per non dire del voto di genere, con il quale si vorrebbe che votando per il Consiglio Comunale, ci sia la possibilità dei due voti di cui uno obbligatoriamente dell’altro genere. Bella democrazia, fra poco ci diranno anche chi votare. A me non sembra un gran servizio fatto alle donne, una votazione, così come
con modalità efferate, come se ne commettono ogni giorno in ogni parte d’Italia. Sembra che più che follia, ci sia in giro tanta cattiveria e tentazione diabolica. Ma io mi riferisco invece alle notizie di politica nazionale e locale.
Foto di gruppo per i consiglieri provinciali del Partito Democratico
ogni altra valutazione la si fa sul merito, non per obbligo di legge. Se ci sono donne brave, capaci, e ce ne sono, forse più degli uomini, io ho il dovere-diritto di votare tutte donne, e viceversa. E smettiamola con queste furbate da Cogo, le ha fatte per dieci anni e le hanno fruttato la sua rielezione in più tornate, ora sembra che la sua emula Sara Ferrari voglia ripercorrerne le tracce. Speriamo che non faccia la stessa fine. Queste sono le cose che interessano i fighetti di città e noi a subirne le loro mattane. Io sono Borga! Grazie Borga! C’è ben altro in ballo, provate a parlare con la gente che è incazzata nera, non c’è lavoro, i ragazzi a casa, non ci sono prospettive, le fabbriche chiudono, chiudono i negozi, oh... certo a Trento non ci sono questi problemi, a forza di accentrare tutto in città, loro stanno benissimo, trionfano i ristoranti, i bar, i negozianti, gli artigiani, più gente arriva e più vanno bene i loro affari. E ancora meglio stanno i conigli che non hanno nessuna intenzione di sloggiare dalla città, ormai gironzolano felici in ogni rione, anche se il cimitero rimane il loro campo base. E guai a chi li tocca...teneteveli che vi rappresentano a meravi-
glia...Ormai il coniglio si è affermato come animale da compagnia, sono più di due milioni le famiglie che hanno in casa un coniglietto al posto del gatto, fossi del PD proporrei una legge che ne tutela la loro permanenza in quel di Trento, vietando la macellazione ed istituendo un’anagrafe obbligatoria. Che ne dite? Una più, una meno, cari Pd, di robe strambe voi siete specialisti e Trento ve ne sarebbe grata! Molto più legati alla terra sembrano essere i Pattini, quelli ci tengono alle loro zone ed alle loro valli, di certo l’ospedale di Cles è quello fra i più protetti, lì non si passa, c’è Panizza con i suoi “Schützen”, e chi tocca i nonesi mal gliene incolga! E per tenerseli buoni la Provincia, che taglia tutto quel che serve e si diverte a compensare chi lo merita, agli “schuetzen” ha riservato anche quest’anno laute sovvenzioni e buona notte. Caro sen. Panizza, e le Giudicarie? “Terre da pascolo, buone solo per dare voti, ca..zi vostri se non sapete farvi valere!” è la probabile risposta portataci dal vento. Ma guarda che faccia tosta, è qui un giorno sì e l’altro anche...aspettiamolo al varco. Intanto
giunge
notizia
che verrà salvato anche il punto nascite di Cavalese, non perchè lo meriti più di Tione, no, ma almeno quel rompiballe di Gilmozzi si calmerà, e cambierà argomento. Intanto c’è euforia in sede Forza Italia, ha avuto grande successo la visita del consigliere Bezzi in Ucraina a spese nostre, è andato per spiegare la nostra autonomia e per fare da paciere in quelle terre martoriate e sembra abbia raggiunto il suo scopo: russi ed ucraini sono più in guerra che mai! Ma a lui piace viaggiare, purchè abbia tutti i privilegi che competono ad un leader come lui! Nessuno escluso. Robe da matti! Davvero cose da pazzi! Per fortuna che a rimettere le cose a posto è ritornato Dellai, il grande, che ha subito rifondato il suo mitico cerchio magico, fatto di gente variopinta dal passato importante, con esperienze lavorative usuranti, gente che sa cosa vuol dire rompersi la schiena, e molti giovani in rampa di lancio con tanta di lingua fuori, tutti territoriali, così si dicono, ma mica territoriali di Bersone o Massimeno, oh no! Quella è gente di serie A, quelli sono territoriali europei, guardano lontano, guardano a Londra, a Parigi, piazza Pigalle, a Berlino, ad Amsterdam, guardano a Bruxelles, fanno le cose
in grande, per niente non hanno già fondato il nuovo partito che andrà a sostituire l’UPT, lo chiameranno DP, Democratici Populisti (pardon Popolari!). E tireranno dentro tutti quelli che per anni hanno goduto delle grazie del Principe, compreso il PD, che se non sta accorto verrà fagocitato e sfasciato in un paio d’anni, parola di Saltaro, che se ne intende! Poveri compagni, che stanno vivendo momenti strazianti in questi giorni, litigano, se ne dicono di tutti i colori, si fregano l’un l’altro che è un piacere, s’è messo persino l’Olivi a fare il guerrafondaio, lui che abbiamo sempre considerato un mite. Con tutto quel che succede in Provincia e dintorni, c’è il rischio ormai che vada a farsi benedire l’autonomia. Non tiene più, ci hanno riempiti di debiti negli anni scorsi e non sappiamo più come uscirne. Taglia di quà, taglia di la, siamo diventati un popolo di potatori, anche se i rami tagliati di solito sono quelli in zona franca, in zona non protetta (vedi le Giudicarie...), non si tagliano di certo le indennità di Gianni Bort, presidente della Camera di Commercio che prende oltre 400.000 euro all’anno di indennità varie, neanche fosse Marchionne, così come non si tagliano gli stipendi ai papaveri delle società para-provinciali, altra scoperta del sommo Vate, che prendono cifre da capogiro, poi magari si fanno eccezioni per i dirigenti meritevoli e mi sembra giusto, altrimenti vengono sostituiti, e così si dovrebbe fare anche per i segretari comunali, accanto a buonissimi dirigenti comunali, ce ne sono alcuni che sono una sciagura, fanno perdere tempo e denaro, sarebbe ora di farci un pensierino, ma i segretari comunali, guai a toccarli, sono in gran parte super protetti, vabbè! Chi è causa del suo mal pianga se stesso! Che centri ancora il PD? Mah! Intanto arriva l’ultima, in Lombardia il PD ha indetto un referendum per abolire le Regioni e le Province a statuto speciale, un referendum contro di noi, tanto per capirci, fatto gravissimo, ma seminascosto dai media al servizio dei padroni, che ci dà la misura dell’affidamento che possiamo fare su certe forze politiche e su certi nostri governanti. Renzi, a livello nazionale, prova a cambiare marcia nel Paese e nel suo partito: è forte e coraggioso, ma ha ancora molto lavoro da fare, comprese alcune ”rottamazioni” anche in quel di Trento, sperando non si lasci incantare dai nostri Pifferai di professione. Cose da pazzi...pazzi da legare!
Attualità
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Un “matrimonio” da 25 milioni Le rurali di Strembo-Bocenago-Caderzone e Spiazzo-Javrè si accingono alla fusione di Enrico Gasperi
Lo stato dell’arte: dopo l’approvazione, nel dicembre scorso, del progetto di fusione da parte della Banca d’Italia, è di questi ultimi giorni l’ok della Provincia Autonoma di Trento. I valori in campo sono importanti, ma il vero valore aggiunto di questa fusione è l’armonia di intenti data dalla straordinaria consonanza dei numeri espressi dalle banche: le due realtà presentano dati molto simili, gli indici patrimoniali sono superiori e quindi migliori rispetto alla media, i conti sono puliti e sicuri, la raccolta (che sfiora complessivamente i 155 milioni di euro) conferma la “fedeltà” del bacino di riferimento, i fidi accordati in loco, 68 milioni, danno l’idea di quale sia la forza propulsiva a favore dell’iniziativa
Le rurali di Strembo-Bocenago-Caderzone e SpiazzoJavrè sono ormai pronte. Dalle parole dei due presidenti Mirko Bonapace e Piervito Botteri traspare orgoglio e soddisfazione. Un’operazione ipotizzata nel febbraio del 2014, portata avanti con caparbietà da mesi e studiata economica e delle esigenze dei privati, i 25 milioni di patrimonio accumulati con orgoglio e dignità in oltre un secolo rappresentano un fortilizio robusto presidiato da 17 dipendenti e le tre filiali complessive rendono conto di una dimensione adeguata al territorio di riferimento. “Nessuna avventura fuori dai nostri confini, prudenza e spirito di servizio, attenzione alle esigenze di tutti. In questi anni, percorsi da crisi dal grande impatto su molti settori dell’economia e della vita pubblica, siamo riusciti a compiere il medesimo cammino virtuoso
nei minimi dettagli per dare la possibilità ai quasi 2000 soci di scegliere se rendere ancora più solide le proprie casse fondendole in un unico Istituto dai numeri di tutto rispetto e dal nome che potrebbe diventare un marchio di grande valore: Cassa Rurale Val Rendena. e questo è il traguardo che, per il momento, ci sembra opportuno tagliare anche perché, fin dal primo momento, abbiamo avuto una grande sintonia, i due consigli hanno lavorato bene, con spirito collaborativo e costruttivo, condividendo presupposti e motivazioni”. Sembra l’affermazione di un politico navigato quella di Mirko Bonapace, ma i dati e i fatti stanno a dimostrare che si tratta di una fotografia realistica, il saggio risultato dei rispettivi percorsi positivi. I consigli ormai hanno raggiunto le loro certezze, le autorizzazioni e i timbri sul-
le carte bollate ci sono tutti. La parola, com’è giusto che sia, passa quindi ora ai soci, i veri proprietari di questo patrimonio da valorizzare. A fine marzo (venerdì 27) verrà quindi organizzato un incontro pubblico per un aggiornamento sul Progetto in corso. Se il decorso si confermerà favorevole, a maggio saranno organizzate le due assemblee straordinarie con la votazione dei soci in ciascuna Cassa Rurale. Se i soci confermeranno il parere positivo, la nuova Cassa Rurale Val Rendena (tecnicamente una fusione per incorporazione nella Spiazzo-Javrè) sarà già operativa a partire dal primo luglio di quest’anno, con sede legale a Strembo e Direzione Generale a Spiazzo
Obiettivo inflazione o occupazione? Dalle strategie della Banca centrale europea di Draghi passa buona parte della futura ripresa
La recente approvazione da parte del consiglio direttivo della Banca Centrale Europea del piano di acquisto di titoli di stato ai fini di iniettare liquidità nelle banche nel sistema economico dei paesi più indebitati genera una domanda sull’obiettivo complessivo del piano. Mentre la Federal Reserve americana aveva dichiarato l’obiettivo principale quello di far scendere il tasso di disoccupazione al 6.7% e per far questo aveva iniettato liquidità nel sistema finanziario acquistando, non i bond degli stati locali, ma quelli emessi dal tesoro americano, portando immediatamente i tassi a zero e lasciando crollare il dollaro a 1.50, in Europa l’obiettivo del piano non appare quello economico dell’abbattimento del tasso di disoccupazione ad una soglia precisa, ma più tecnicamente finanziario del 2% d’inflazione. Di fronte ai limiti d’intervento concessi alle singole banche nazionali: nel caso questo obbiettivo dell’inflazione fosse fallito e la ripresa si arenasse nuovamente, il sistema europeo si troverebbe in una sorta di limbo da cui sarebbe difficile uscire senza ricorre ad una condivisione unitaria dei debiti governativi. In sostanza nel programma d’intervento approvato in questi giorni non esiste un obiettivo economico sul calo della disoccupazione da ottenere a tutti i costi come hanno fatto gli Stati Uniti e come vorrebbe una parte significativa della politica europea oggi all’opposizione, ma semplicemente fornire ai singoli stati nazionali una liquidità limitata aggiuntiva per assorbire i propri debiti singolarmente. L’obiettivo della disoccupazione sembra demandato più ai fumosi piani d’investimenti europei annunciati dal presidente Junker che non al piano della Bce. Questo scollamento tra
Il presidente della Bce Mario Draghi
politica e tecnica è simbolico di questa differenza tra i due piani. Quello europeo nei suoi obiettivi si presenta come un piano decisamente diverso da quello americano, dall’altra però assumendosi gli stessi rischi valutari perché nel frattempo l’Euro si sta indebolendo in modo deciso e una mancata fase di ripresa economica nei prossimi mesi e una mancata ripresa dell’occupazione generale condurrebbe ad una sorta di pericoloso stallo come sta avvenendo in Giappone, dove nonostante le iniezioni di liquidità degli ultimi due anni da parte della Bank of Japan il ciclo economico rimane fragile e deludente, richiedendo una nuova iniezione di liquidità. Mancando l’obiettivo dell’occupazione il pericolo è quello che tra qualche mese, di fronte ad un ulteriore debolezza dell’Euro, che di per sé segnala automaticamente una fuoriuscita di capitali dall’area monetaria,
un fallimento nella ripresa del ciclo economico costringerebbe la Bce a rialzare il tasso di sconto per difendere il valore della
valuta europea. Ma a quel punto il costo del debito si scaricherà ancora di più sui singoli stati che non si potranno presentare impreparati ad una situazione di questo tipo. Il programma di acquisto varato nei giorni scorsi dalla Bce, per quanto simile nell’impianto generale, non è da paragonare a quello americano né per gli obiettivi, né per le assunzioni dei rischi finanziari complessivi che si scaricheranno, nonostante l’Unione Europea, ancora sui singoli stati. Da questo l’obbligo e il monito del Governatore Draghi ai governi politici dei singoli paesi nel comprendere che oggi, più di ieri, devono diventare incisivi nel tagliare una volta per tutte i debiti statali e non illudersi che la decisione presa in questi giorni invece possa far rinviare ancora una volta decisioni vitali ai paesi. Marco Zulberti
RIAPERTURA GELATERIA VENERDI’ 6 MARZO 2015
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Il Personaggio
MARZO 2015
Con il Papa sulla Direttissima Roma-Firenze Morelli, grande organizzatore di cantieri, visse da protagonista alcune delle grandi opere dell’Italia del post-boom economico Ed è mentre è impegnato nella realizzazione della Direttissima Roma – Firenze, una delle più grandi opere ferroviare dell’Italia di quel tempo che, nel Natale del 1972, un evento storico accade nella vita del giovane del Banale: lui, che allora era il braccio destro dell’ingegnere capo Giacomo Viale, viene scelto come autista per accompagnare la visita di Papa Paolo VI al cantiere di S.Oreste, alle porte di Roma. Si lavorava all’ultimo troncone della ferrovia, quello che stava forando il monte Soratte e avrebbe collegato Firenze e Roma, e il Papa beatificato nell’autunno scorso da Francesco visitò i minatori e celebrò per loro la Messa di Natale. Un gesto di enorme valore per gli operai che vivevano una vita nomade. Al tempo fare l’operaio significava entrare in una grande famiglia in viaggio, si viveva nei villaggi temporanei che sorgevano in ogni cantiere – Ivo Morelli era anche un piazzista, si
di Denise Rocca
A
volte capita a qualcuno di incrociare nella propria vita i grandi della Storia e non rendersene nemmeno conto se non a posteriori. Altre, invece - e stare fianco a fianco ad un papa è una di queste occasioni - emozionati si sa già che il ricordo rimarrà come uno dei più straordinari della vita. È capitato a Ivo Morelli – papà e marito, alpino, cacciatore, amante delle cime del Brenta – nato, e divenuto personaggio noto, nella piccola Seo nel 1926 e divenuto
esperto meccanico dopo essere sfuggito alla guerra e alle fabbriche belliche tedesche dove era stato deportato ancora ragazzino. Proprio grazie ad un’attitudine per la meccanica scoperta da lavoratore nelle operazioni di canalizzazione del Sarca durante gli anni dei grandi lavori idroelettrici in Giudicarie, Morelli viene assunto dall’impresa Umberto Girola, ditta con la quale girerà l’Italia sui grandi cantieri della ricostruzione postbellica.
L’arrivo di Papa Paolo VI presso il cantiere di S. Oreste
occupava lui quindi della disposizione di tutto il necessario alla vita della piccola comunità nel cantiere - dove a seguito dell’operaio di casa stavano mogli e figli, in una vita nomade di galleria in galleria che lasciava legami
affettivi lunghi una vita intera. Furono i dirigenti della Girola Spa ad invitare il Santo Padre che, a pochi giorni dall’abbattimento dell’ultimo diaframma, nella notte di Natale andò a celebrare la messa fra i minatori e vi-
Lavagnino (sindacato Nursing up): “ATione manca personale”
Ospedale, la protesta degli infermieri
Non c’è mese che non tocchi parlare dell’ospedale di Tione. Questa volta, e non è la prima, sottolineiamo che continua a mancare personale. E a ribadirlo, dopo che già i medici avevano fatto sentire la propria voce, ci sono gli infermieri. Quel pezzo di sanità con il quale malati e famiglie hanno più a che fare e spesso possono aggiungere o togliere quel calore umano che serve nei momenti difficili. Cavalese e Arco, per fare il paragone con punti ospedalieri simili, hanno i tre infermieri a turno prescritti dalla legge, ma a Tione sono solo in due, più un operatore socio-sanitario. “I requisiti dell’azienda sanitaria prevedono di dare una connotazione specialistica agli ospedali di valle – spiega Fabio Lavagnino, rappresentante sindacale di Nursing up - ma la realtà si discosta da quanto stabilito. Se uno dei due deve seguire un paziente in uscita per un’emergenza, l’altro deve seguire il reaprto, rimane scoperta di fatto l’accettazione del pronto soccorso. Come si fa ad arrivare in un pronto soccorso e non trovare qualcuno che ti ascolti immediatamente?”. Ottima domanda, a Tione pare proprio che si debba fare. Peraltro la formalità del criterio dei posti letto aggiuntivi previsti in pronto soccorso per le osservazioni – dalle 24 alle 48 ore – prevista dalla nuova organizzazione della sanità trentina è rispettata, ma si rischia di rimanere da soli su quei posti letto se si capita all’ospedale di Tione perchè non c’è il personale infermieristico che può seguire il paziente e allo stesso tempo gestirsi anche il pronto soccorso. Spesso il secondo infermiere di turno è impiegato nei cosiddetti
Trasporti Secondari Urgenti, quindi il rischio clinico per chi arriva in pronto soccorso e si trova ad aspettare, aumenta. “La sicurezza del paziente – continua Fabio Lavagnino, del sindacato - è uno degli aspetti critici da prendere in considerazione”. La richiesta del sindacato Nursing up è quella di un intervento celere per aumentare la presenza di personale infermierstico durante i turni diurni – dalle 8 alle 20 - che soprattutto nel periodo di maggiore afflusso turistico porterebbe beneficio per le persone che accedono al servizio garantendo ad operatori e utenti maggiore sicurezza e di abbassare il rischio di eventi avversi. “Va bene gli elicotteri, va bene la specializzazione, ma i servizi di base come il pronto soccorso hanno da funzionare per davvero – rincara Lavagnino - non si può farlo funzionare sulla carta ma nella pratica poi l’assistenza è carente. I dati sono inconfutabili”. I dati sono quelli che valgono a livello nazionale: meno persone vanno nei pronto soccorsi, ma l’emergenza ospedaliera fatica di più a rispondere alle esigenze dei pazienti. Le cause sono principalmente i 71mila posti letto tagliati dal 2000 a oggi, ai quali si aggiungeranno altri 3mila posti letto tagliati a seguito dei nuovi standard del Patto per la Salute, il blocco del turnover e la riforma territoriale che arranca. Il caso degli infermieri di Tione è da riportare alla riforma e il personale tionese chiede semplicemente ugual trattamento rispetto ad altri nosocomi, e con loro i pazienti giudicariesi. Denise Rocca
sitare i presepe che avevano scolpito nella galleria in costruzione. Questa breve ma intensa vicinanza con il Santo Padre ha lasciato nella famiglia Morelli un ricordo indelebile. Ivo Morelli è scomparso alla
vigilia di Pasqua del 2005, in un incidente stradale, ma la vedova Francesca e i suoi figli continuano a ricordare quel Natale del ‘72 come straordinario nella vita già rocambolesca e avventurosa dell’uomo, molto noto fra i
compaesani per una naturale socievolezza e facilità a fare conoscenza che gli ha procurato tante amicizie: dalla fuga poco più che diciottenne da una fabbrica germanica sotto i bombardamenti del fuoco alleato, aiutato da un signore tedesco di nome Helmut – in ricordo del quale, per un senso di gratitudine verso di lui ma anche verso il destino che gli era stato favorevole, chiamò Elmut il suo quarto figlio – ad una carriera di quarant’anni al servizio della Girola Spa che lo ha portato ad una vita in viaggio fra le principali opere del tempo, traforo del Frejus compreso, e al cospetto, per qualche ora, di Paolo VI. Arrivò anche una proposta lavorativa dal Vaticano, ma la passione per quei cantieri che erano famiglie e villaggi in movimento era troppo forte per smettere, nonostante un posto in Vaticano fosse l’occasione della vita, e Morelli continuò felicemente la sua vita in movimento.
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Cooperando
MARZO 2015 Il successore di Diego Schelfi. Fra continuità e rinnovamento
Renato Dalpalù candidato Presidente della Cooperazione Trentina
L’Assemblea della Federazione del giugno 2015 sarà elettiva. Il Consiglio di Amministrazione della Federazione ha, a suo tempo, avviato l’iter previsto decidendo di proporre alla assemblea un candidato alla carica di Presidente come contemplato dall’articolo 29 bis dello Statuto Sociale. La modalità scelta è stata quella di effettuare una operazione di ascolto e consultazione dei soci, attraverso undici incontri territoriali ai quali tutti i Presidenti, Direttori e soci delle cooperative trentine sono stati invitati e che si sono svolti fra il 10 novembre e il 3 dicembre dell’anno scorso. Riunioni a cui hanno partecipato 177 cooperative che rappresentano il 33% delle imprese iscritte alla Federazione e che per quanto attiene l’incontro avvenuto a Tione, ha visto una partecipazione importante, con quasi la totalità dei rappresentanti le nostre 45 cooperative. I suggerimenti nominativi non sono stati molti mentre è venuta una pressante richiesta al CdA di formulare una pro-
E
’ stato un percorso lunna per designare il candidadi Alberto Carli go, partito nell’autunno to alla Presidenza della Coo2014 e concluso il 22 febbraio 2015, quello intrapreso perazione Trentina, che vedrà a giugno 2015 i suoi soci riuniti dal Consiglio di Amministrazione della Cooperazione Trenti- in Assemblea per votare il successore di Diego Schelfi.
Diego Schelfi
pria indicazione. È invece emerso in modo chiaro il profilo e i livelli in cui cercare e individuare la persona ritenuta adatta. Orientamenti largamente maggioritari sono stati: non un politico, un cooperatore in grado di garantire vicinanza ai soci attraverso l’ascolto il
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Renato Dalpalù
dialogo e la risposta; in possesso di notevole esperienza cooperativa; conoscitore di tutti i settori della cooperazione; capace di giocare in squadra; in possesso di capacità imprenditoriali e sensibilità sociale; meglio se proveniente dall’interno dell’attuale CdA. Il Consiglio ha quindi
svolto un suo processo partecipativo interno sia di proposta e di maturazione individuale attraverso colloqui con il Presidente sia convergendo in ulteriori vari momenti di discussione e condivisione collettiva. Successivamente, assunto un orientamento generale, ha proceduto a una discussione di “visione” con il candidato individuato dove sono emerse le linee giuda, i pilastri su cui poggiare l’operato e la programmazione strategica del nuovo triennio: in particolare è emerso, dall’intervento del candidato Presidente un approccio “umile”, orientato all’ascolto e alla condivisione, sia nei confronti delle cooperative e dei consorzi per la definizio-
ne della nuova squadra, sia in quella di costruzione del nuovo piano strategico con quest’ultima. Resta forte e determinata la posizione anche in riferimento alla “unità”, elemento che caratterizza e distingue il movimento cooperativo trentino e che rimane elemento di straordinaria importanza oltre che di ricchezza, sia per le cooperative stesse che per il Trentino. Cooperazione e territorio sono stati un altro dei punti di visione emersi dal candidato Dalpalù, che ha evidenziato la volontà di continuare quel percorso avviato in Giudicarie, afferente i “coordinamenti cooperativi di comunità” e di promuoverne la nascita e avvio su tutta la provincia.
Gli ambiti territoriali possono infatti, attraverso le pratiche intercooperative, le attività di promozione e partecipazione, divenire anche i luoghi di selezione della futura classe dirigente oltre che di supporto alla crescita economica delle comunità stessa. Non da ultimo, le indicazioni di proseguire l’importante processo di “innovazione” con particolare riferimento a quella tecnologica, oggi elemento imprescindibile anche per quanto attiene gli aspetti di relazione e sociali, oltre che di automazione e efficientamento. Formalmente il 22 Febbraio scorso il Consiglio di Amministrazione della Federazione Trentina ha deciso, attraverso votazione, che ha registrato 19 voti favorevoli, 2 contrari e 1 astenuto, di scegliere Renato Dalpalù. Un cooperatore che negli anni ha ricoperto cariche amministrative e tecniche in tutti i settori del movimento. Attualmente è presidente di SAIT e della finanziaria cooperativa FINCOOP oltreché Vicepresidente della Federazione per il settore delle Famiglie Cooperative. Resta inteso che si tratta di una proposta, seppure con il peso del CdA della Federazione, che non chiude la vicenda candidature che al contrario rimane aperta per altri che volessero avanzare designazioni secondo quanto previsto dallo stesso articolo 29 bis dello Statuto. Twitter: @al_carli
Attualità
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Focus sulla scelta della Giunta Rossi per l’istruzione
Un Trentino plurilingue Il piano per il bilinguismo importante occasione di crescita della nostra terra ed i suoi giovani L’ ”Associazione ItaloTedesca per l’Europa”, fondata nell’aprile 1975, ad esempio, ha dato avvio il 20 dicembre 1979 presso la biblioteca comunale di Levico ad una serie di pubblici incontri nelle valli sul tema “Il Trentino, l’autonomia, il modo tedesco e l’Europa” e nei quali, unitamente all’indiscutibile importanza dell’inglese, per la nostra provincia si proponeva un “bilinguismo con tedesco seconda lingua e non lingua straniera”. Già nel 1976, peraltro, con un gruppo coordinato da Giuseppe Prosser, era stata organizzata presso l’Istituto del “Sacro Cuore”, con maestra del Vorarlberg, una scuola materna in lingua tedesca; non fu nemmeno possibile accogliere tutte le numerose richieste di genitori . Seguirono, negli anni ‘80 e ‘90 numerose altre iniziative a vario livello, dal soggiorno di bambini in Austria al progetto “Ranzarse en Todesc” del gennaio 1999, ai programmi televisivi dell’anno europeo delle lingue 2001 e così via negli anni successivi, compresi numerosi corsi di lingua. Per quanto riguarda sensibilità della società civile in merito al plurilinguismo in Trentino è il caso di ricordare anche l’iniziativa sorta sul finire del 2001
di Paolo Magagnotti CONTINUA DALLA PRIMA Come obiettivamente riconosciuto in atti di Giunta non si tratta certamente di un tema nuovo, anche se attuale; certamente inedito è l’impegno con cui ci si è mossi con atti di governo provinciale per il plurilinguismo.
Va riconosciuto che è stata la società civile più che il livello istituzionale ad avvertire e sollecitare con molto anticipo l’esigenza per la nostra terra del plurilinguismo, con particolare riferimento al tedesco, dando sempre per scontato l’apprendimento della lingua inglese.
Il presidente Rossi con la Giunta provinciale
per “creare in Trentino una scuola trilingue, dalla materna fino alle superiori, dove alcune materie vengono insegnate in inglese, altre in tedesco e altre ancora, naturalmente, in italiano, permettendo ai ragazzi di trovarsi, al termine del ciclo scolastico, con una buona padronanza della lingua madre, ma anche di altre due importanti lingue europee. “
Attori dell’iniziativa furono genitori docenti universitari e ricercatori scientifici operanti in Trentino che unitamente a rappresentanti di associazioni culturali interessate alla promozione delle lingue europee costituirono un comitato promotore con portavoce Jens Woelk. Il progetto nella sua organicità non andò oltre la convinta attenzione del dirigente del servizio Università e ricerca scientifica della Provincia Fernando Guarino. Il presidente Lorenzo Dellai, nel ricevere il comitato promotore il 12 maggio 2003 valutò “molto positivamente” la proposta, ritenendo che la Giunta avrebbe visto con “molto favore” l’iniziativa, ma in seguito egli non volle probabilmente sostenere con l’usuale determinazione il progetto visite le riserve sulla proposta del suo assessore all’istruzione Claudio Molinari, il quale si rifiutò di ricevere il comitato promotore. L’iniziativa, pur non essendo stata accolta e realizzata nella sua interezza, ha comunque contribuito alla promozione e relazione, ad iniziare dal 2005, dell’insegnamento sperimentale bilingue in due scuole elementari del Trentino: italiano-tedesco all’Istituto Comenius a Cognola e italiano-inglese alle Sanzio a Trento. Furono probabil-
mente anche azioni della società civile che l’8 febbraio 2001 contribuirono a “salvare” in Consiglio provinciale, con 16 contro 16, l’insegnamento obbligatorio nelle elementari previsto dalla legge Passerini-Panizza del 1997. Detto questo per quanto riguarda alcuni richiami di fatti storici vissuti personalmente, è da auspicare fermamente che da parte di organi istituzionali e strutture provinciali il piano del trilinguismo trovi corrente attuazione più di quanto ne abbia avuta il progetto con “tedesco lingua regionale” del luglio 2010 ispirato dal dirigente provinciale Mario Turri. Come ricordato anche in recenti atti di Giunta, moltissime sono evidentemente le ragioni che militano in favore dell’apprendimento delle lingue. Dovrebbe trattarsi di dato acquisito parte del sentire comune. Oltre agli aspetti culturali dobbiamo puntare molto anche sul significato economico.
Il raffronto fra dati dell’economia trentina e sudtirolese deve portare tutti a riflettere sulla grande importanza delle lingue nell’internazionalizzazione del territorio e nel favorire processi di localizzazione economica. Al riguardo le conoscenze linguistiche, con il particolare significato che il tedesco può e deve avere per il Trentino, vanno viste sia come fattore di produzione sia come esternalità positiva che attira investimenti. Nell’attuare il nuovo sistema educativo di istruzione si terranno certamente presenti errori del passato che hanno penalizzato chi fin dall’infanzia si è impegnato in modo particolarmente attivo per apprendere una nuova lingua. È il caso degli alunni della bilingue di Cognola, i quali, dopo otto anni di bilinguismo fra elementari e medie hanno avuto l’unica possibilità di immettersi nelle superiori con compagni che della stessa lingua straniera
studiata nelle classi bilingui avevano potuto avere solo conoscenze molto più limitante, in percorsi standard; una situazione che oltre a demotivazione non consente una avanzamento adeguato nell’acquisizione linguistica. Doveva essere facilmente intuibile e logico prevedere alle superiori anche percorsi avanzati. Si aggiunga che quando si stipulano accordi per favorire l’apporto di soggetti di madrelingua ci si dovrebbe preoccupare dei risultati ottenibili piuttosto che di salvare protocolli nella loro valenza politica. Oltre all’insegnamento scolastico, con le relative esperienze all’estero, fondamentale è creare nella comunità provinciale una diffusa sensibilità e cultura per rapporto alla conoscenza delle lingue. Al riguardo un particolare impegno è richiesto all’attuazione di “un azione pubblica coerente e integrata” molto opportunamente prevista dal piano “Trentino Trilingue”. Per avere la migliore risposta, al di là di generiche affermazioni sull’importanza della conoscenza delle lingue, è necessario promuovere una vera e propria campagna volta a creare motivazione con argomentazioni e, soprattutto, dati. Tanti dati concreti che tocchino l’interesse dei destinatari. In merito significative sono state le risposte avute dell’iniziativa di base che dal 2008 in estate porta bambini di elementari e medie trentine con genitori nella regione bavarese dell’Allgäu per soggiorni di studio, al che si può aggiungere la risposta positiva avuta da un progetto lingue di “Associazione reciproca” della Cassa rurale di Pergine Valsugana. Il nuovo piano provinciale per il trilinguismo rappresenta indubbiamente un positivo investimento per il futuro dell’intera come la provinciale. Nella sua attuazione si dovranno valorizzare anche le risorse della società civile impegnate su tale fronte, producendo sinergie per rafforzare la competitività del Trentino sul piano internazionale, creando pure presupposti per ampliare ulteriormente gli orizzonti del plurilinguismo.
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Attualità
MARZO 2015
Da identità a responsabilità Le nuove frontiere dell’architettura contemporanea nei territori alpini in un convegno organizzato dalla Comunità delle Giudicarie
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Maurizio Polla e Gerd Bergmeister
I professionisti che hanno collaborato con la Comunità delle Giudicarie per la redazione del ‘Manuale per l’architettura contemporanea in Giudicarie’ hanno presentato il metodo innovativo e le linee guida elaborate, quindi relatori di calibro internazionale hanno proposto una panoramica a tutto tondo attraverso esperienze significative della situazione dell’architettura contemporanea nell’arco alpino. Sala gremita. Presenti anche l’Assessore provinciale Carlo Daldoss, il dirigente generale del Dipartimento Urbanistica della PAT, Romano Masè, i referenti degli Ordini provinciali di Architetti, Ingegneri e Geometri, tutti i membri della Commissione Paesaggio della Comunità delle Giudicarie e diversi membri del Tavolo di confronto e consultazione per il Piano Territoriale delle Giudicarie. «Mi fa molto piacere vedere una sala così gremita, segno che il tema del valore del paesaggio e della progettazione sono temi molto sentitiha aperto la presidente della Comunità delle Giudicarie Patrizia Ballardini -. Abbiamo lavorato con impegno e convinzione per costruire questo momento di confronto allargato a tutto l’arco alpino poiché riteniamo che proprio un territorio come il nostro, per il quale il paesaggio è un valore essenziale, debba farsi promotore e pioniere in iniziative in grado di favorire l’adozione di forme ed approcci architettonici in grado di valorizzare l’ambiente nel quale si inseriscono, divenendo elementi di valore per il paesaggio stesso. Le molte richieste di approfondimento che ci sono giunte negli ultimi mesi rispetto al ‘manuale’ che abbiamo elaborato insieme a Donegani e Lauda nel corso degli ultimi due anni ci hanno convinto a guardare oltre i confini di questo angolo di Trentino per allargare il confronto con altri professionisti che si sono distinti in ambito internazionale con le loro progettualità disseminate nell’arco alpino. Questo momento di confronto si apre ora, a valle della approvazione del ‘manuale’ da parte della Assemblea della Comunità con il parere positivo della Conferenza dei Sindaci, nel-
l’ambito del percorso legato al Piano Territoriale di Comunità. Ringrazio Maurizio Polla che mi ha assecondato anche in questa volontà di avere un’occasione di confronto nella quale far conoscere anche il nuovo approccio che la Commissione Paesaggio di Comunità ha voluto applicare, instaurando un rapporto diverso tra progettista e enti territoriali e commissioni giudicanti e, allo stesso tempo, dare dei punti di riferimento a chi intende progettare confrontandosi con le composizioni dell’architettura contemporanea». A d aprire i lavori la riflessione di Alberto Winterle Presidente dell’ Ordine degli Architetti della Provincia di Trento. “Quando ci è stato comunicato dalla Comunità delle Giudicarie che stava strutturando dei “Manuali tipologici”, abbiamo avuto paura che venissero introdotti dei vincoli ulteriori, avevamo il timore che imponessero ulteriori aggravi alla progettazione. Abbiamo accolto invece con favore l’idea che siano “solo” atti di indirizzo. E’ un messaggio che la comunità lancia, non tanto quindi per imporre una linea ma per dare dei punti di riferimento”.
i è tenuto presso la Casa della Comunità delle Giudicarie nella sala Sette Pievi il convegno “Architettura Alpina contemporanea. Il manuale per le Giudicarie”. Un convegno che, a partire dall’illustrazione della pioneristica
esperienza dei Manuali Tipologici dell’architettura costruiti nell’ambito del percorso legato al Piano Territoriale di Comunità delle Giudicarie, ha posto al centro dell’attenzione lo sviluppo dell’architettura alpina.
portante, perché ci da un aiuto alla progettazione, da una mano a chi ogni giorno costruisce paesaggio”.
“Un processo innovativo al quale abbiamo guardato con favore- gli fa eco il portavoce dell’ordine degli ingegneri, Emiliano Leoni. Anche la progettazione deve avere la capacità di confrontarsi con la modernità. Le valli che sono considerati territori periferici, possono diventare baricentrici per l’attività culturale e per lo sviluppo di nuovi progetti”.
Proprio sul costruire il paesaggio e sulla complessità di riuscire a conciliare tradizione ed innovazione l’intervento di Annibale Salsa, antropologo e membro della commissione paesaggio della Comunità delle Giudicarie. “Un antidoto al tecnicismo, è quello di portare degli stimoli in senso culturale in modo che si possa interrogare sull’aspetto umano dell’architettura. Il paesaggio deve essere visto come luogo dell’ibridazione, un contesto osmotico, un laboratorio all’interno del quale si manifesta il divenire incessante della società. L’architettura contemporanea è diventata una grande sfida che deve conciliare tradizione e innovazione..., senza cadere nel passatismo: il bello che si è prodotto nei secoli passati è un bello legato alla funzionalità di quel tempo passato... cambia il tempo e cambia la prospettiva”. Non solo. “La tecnologia ci mette a disposizione strumenti di una potenza straordinaria e ci permette di fare qualsiasi cosa. Dobbiamo cercare di incorporare la dimensione del limite. L’uomo nella sua volontà di onnipotenza può generare fenomeni devastanti... da qui la necessità di agire con consapevolezza, conoscenza dei diversi saperi e di aprirsi all’interdisciplinarietà. La grande sfida è di uscire dalla falsificazione e dal passatismo, per aprire un discorso nuovo in modo che l’architettura riesca a dialogare con il mondo alpino”.
Poi l’intervento di Bruno Zanon, Presidente comitato scientifico STEP – scuola per il governo del territorio e del paesaggi, che ha accolto con entusiasmo l’idea di un convegno dedicato all’architettura alpina contemporanea. “Dare il sostegno ad iniziative meritevoli come questa è doveroso da parte nostra in quanto si inquadra nella missione di Step di sensibilizzare verso temi del paesaggio e dei processi di pianificazione del territorio. Dobbiamo prepararci ad affrontare con competenza le sfide che ci troviamo di fronte. Questa del manuale è una sfida im-
Una sfida che sta alla base della realizzazione dei manuali tipologici come sottolineato anche da Maurizio Polla responsabile dell’Ufficio Tecnico della Comunità delle Giudicarie. “Ci siamo resi conto che in Commissione paesaggio ci trovavamo a doverci confrontare con proposte progettuali difficili da inserire nel nostro contesto e abbiamo pensato fosse necessario trovare un modo per dare un supporto a chi voleva percorrere la strada dell’architettura contemporanea. Così chi vuole progettare in modo nuovo e sperimentare nuove tipologie architettoniche può
La Sala della Comunità nella serata dedicata all’architettura contemporanea
confrontarsi con alcuni esempi che a nostro parere sono soluzioni architettoniche che si sono inserite in modo appropriato nel panorama alpino nonostante abbiano proposto architetture e forme nuove. Il nostro tentativo è stato dunque quello di dare dei punti di riferimento. Noi abbiamo inserito i Manuali tipologici dell’Architettura Tradizionale e di Architettura Contemporanea nel Piano Territoriale e lo Stralcio è stato approvato dalla assemblea della Comunità”. Concetto condiviso e ripreso anche dagli architetti Dante Donegani e Giovanni Lauda autori del Manuale Tipologico dell’Architettura Contemporanea. “E’ uno strumento a portata di mano dei professionisti e delle commissioni giudicanti che cambia il rapporto tra commissione e progettista, da delle indicazioni strategiche in quanto è impensabile pensare di dare dei vincoli all’architettura contemporanea. Questo manuale spero sia quindi uno stimolo a guardare al futuro, per capire come poter fare architettura contemporanea, un’architettura che evolve con grandissima velocità. E’ un manuale che ogni anno si deve rinnovare... non è un manuale “finito” ma è un manuale che deve crescere con i vostri lavori”. Alla presentazione dei manuali è seguito il saluto di Carlo Daldoss, Assessore all’urbanistica, enti territoriali e coesione sociale della Provincia autonoma di Trento, che ha ripreso il tema della trasformazione del paesaggio come elemento fondamentale di crescita. “Stiamo attraversando un momento in cui l’attenzione non è solo per
la conservazione del paesaggio ma si inizia ad intenderlo come contesto in cui è in atto una trasformazione. Le Giudicarie con la realizzazione di questi Manuali tipologici sono sicuramente pioniere in questo percorso e in questa visione di recepire i cambiamenti in atto, anche da un punto di vista della pianificazione e della progettazione. E’ un segnale importante che arriva da questo territorio. E’ la proposta di un modo nuovo di rapportarci con l’architettura, che deve puntare ad una maggiore consapevolezza del segno che ciascun intervento lascia sul territorio. Con Step abbiamo investito molto sulla formazione dei professionisti in quanto questa ci sembra l’unica strada possibile da percorrere per avere un paesaggio che deve rappresentare l’anima di chi sul territorio ci vive. Crediamo quindi che l’innovazione sia una grande opportunità per la nostra terra, che può essere capace di far nascere laboratori di avanguardia”. “Il manuale è espressione di un grande lavoro che in Trentino si sta facendo da anni e che sta producendo dei frutti, e al quale guardiamo con favore, e un pizzico di invidia, dal Piemonte. Il lavoro degli ordini professionali, degli amministratori e di Step sembra stiano iniziando a dare dei risultati interessanti” ha commentato il Professor Antonio de Rossi. “Questo manuale non è solo un manuale tecnico. Rientra in una strategia complessiva. Segna il passaggio da una progettazione basata sull’identità ad una concezione basata sulla responsabilità. Così i manuali diventano “il luogo di incontro tra professionisti, amministratori e la comunità”. Il
professore De Rossi ha poi dato un quadro dell’architettura alpina attraverso delle pennellate a partire dalle visioni Ottocentesche a quelle dei nostri giorni in cui diventa preponderante il concetto che “progettare bene è una questione fondamentale per lo sviluppo del territorio e non solo un modo per evitare delle brutture”. Non si parla più quindi “di Architettura dentro il paesaggio ma è l’architettura stessa che costruisce il paesaggio”. “Per noi l’architettura è dare continuità alla forma del paesaggio. Cogliere la situazione consapevolmente” è la visione dell’arch. Gerd Bergmeister dello studio Bergmeisterwolf architekten, espressa nell’introdurre progetti di architettura contemporanea realizzati nell’arco alpino e considerati esempi di riferimento in ambito internazionale. “Capire il luogo, riconoscere quello che è autentico e imparare a percepire il colore. Vedere rosso a Venezia è diverso che a Mosca. Cerchiamo di riferirci a forme costruttive appartenenti alla tradizione. La sfida è saper leggere le differenze del luogo. Non si costruisce in un luogo ma si costruisce il luogo. L’architettura può modificare e reinterpretare. Appartenenza è armonia, percepire e riconoscere un luogo, le sue costanti, è ciò che è stato sviluppato con continuità. Comprendere le situazioni e le connessioni nel tentativo di legarsi al vissuto. L’architettura si lega alla tradizione ma deve guardare al vissuto, è relazione tra uomo, natura e arte”. Poi spazio ad un’ampia carrellata di proposte d’avanguardia dell’arch. Luca Colombo dello Studio Matteo Thun & Partners. (m.c.)
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I Manuali tipologici della Comunità rilanciano il tema della qualità della progettazione. Ne parliamo con Firmino Sordo, protagonista dell’urbanistica giudicariese
“L’urbanistica ritrovi semplicità e qualità” di Roberto Bertolini
Architetto, come le sembrano i nuovi manuali? Li ho letti con attenzione, non è che creino particolari novità e nemmeno forniscono una disciplina molto dettagliata. Non so inoltre se sia una buona idea “importare” esempi tipologici da Svizzera, Slovenia e Austria, forse sarebbe stato più opportuno provare uno sforzo ulteriore di composizione di una disciplina “giudicariese” valorizzando maggiormente gli esempi positivi che pure ci sono sul territorio. Ad esempio? Beh, manufatti di grande pregio e stile ce ne sono parecchi nei nostri centri storici e non. Sarebbe opportuno partire da quelli e da lì tratteggiare elementi comuni e tipologie. Da questo punto di vista trovo ad esempio più dettagliati i manuali del Bim del Chiese sul recupero dei centri storici e dei masi sparsi, che ho curato anni fa e che, partendo dall’esistente, riescono ad essere molto propositivi. Ma questi manuali della Comunità quale grado di incisività avranno sull’urbanistica delle Giudicarie? Bisogna riferirsi innanzitutto i centri storici, nei quali le pianificazioni locali hanno introdotto criteri particolari che sono più dettagliati del manuale della Comunità, mentre fuori dai centri storici c’è poco da inventare perché le aree di espansione sono piuttosto consolidate e con poche possibilità di ulteriori spazi.
Poche settimane fa la Comunità di valle ha presentato il proprio Manuale tipologico delle architetture nelle Giudicarie, un catalogo di modelli costruttivi “tipici” per i centri abitati del nostro comprensorio. Ad esso dovrebbero fare riferimento le commissioni edilizie dei comuni, ma soprattutto la Commissione paesaggistica della stessa Comunità. Il fine è di evitare nuove case in stile “tirolese”, (ricordate la polemica architettoniDunque non sembra molto entusiasta. No, non è questo il punto. Anzi rispetto il lavoro della Comunità che si è impegnata su una tematica a mio modo di vedere così significativa, dico solo che forse valeva la pena recepire le tipologie dei piani regolatori fatti bene nelle Giudicarie perché propongono soluzioni già consolidate nella realtà. Qui forse invece si lascia che il professionista proponga e poi si giudica “dopo”, piuttosto che dire qualcosa di più definito “prima”. Cosa ne pensa della polemica sulla “tipologia tirolese” nata in Giudicarie qualche mese fa? C’è questa alla base del Manuale? Non so se sia stata determinante, certo che tipologia “similtirolese” secondo me è stata esageratamente riproposta in Giudicarie e soprattutto in maniera sbagliata, con un’accentuazione di colori e motivi che non esiste nemmeno in Alto Adige, ma soprattutto non esiste sul nostro territorio. Diciamo che committenti e progettisti si sono lasciati prendere un po’ troppo la mano, ma la colpa è anche delle commissioni edilizie comunali che hanno
lasciato fare. Lei ha vissuto la “stagione d’oro” dell’urbanistica, cosa la differenza da quella attuale? Diciamo che la pianificazione alle origini era più semplificata di quella attuale e le normative erano più essenziali, composte di pochi articoli. Oggi anche le normative proposte a livello urbanistico sono troppo elaborate, e hanno in sé troppi vincoli e troppe poche proposte costruttive. L’esperienza insegna che le troppe prescrizioni hanno creato problemi, perché spesso, per mettersi al riparo, i tecnici comunali tendono ad interpretare in maniera rigida le normative. Anche questo è stato un fattore che ha favorito gli abusi edilizi, non tutti, quelli che io chiamo “di necessità”. Era un’urbanistica più semplice, dunque. Arrivai in Comprensorio nel 1972, ma prima ho lavorato in Provincia nel momento in cui si stavano ponendo le basi per una vera tutela urbanistica del territorio. Bruno Kessler fu l’artefice di questa rivoluzione ed io ero nel gruppo di giovani architetti e urbanisti che aveva il compito di tradurre sul territorio il primo Piano urbanisti-
ca di qualche mese fa), ma anche, ovviamente, introdurre parametri di maggiore omogeneità per le nuove costruzioni. Ne parliamo con l’architetto Firmino Sordo. 74 anni, grande esperto di questioni urbanistiche ed architettoniche e grande conoscitore della situazione giudicariese, se è vero che, dal 1972 per quasi 30 anni, fu responsabile della Commissione paesaggistica del Comprensorio C8. co Provinciale, approvato nel 1967. Un’epoca pionieristica. Una rivoluzione. Sì, certamente dal punto di vista culturale e nel modo di intendere il corretto sviluppo del territorio. Il primo Pup del 1967 vincolava il 70% del territorio provinciale sottoposto a tutela del paesaggio. All’epoca la Provincia analizzava tutte le costruzioni che avvenivano sul territorio provinciale, poi dal 1972 questa funzione venne delegata alle Commissioni comprensoriali di tutela del paesaggio. Come fu il primo impatto con la nuova normativa? Erano anni moto difficili, perché il concetto di tutela del paesaggio non era nella mentalità della gente, né in quella dei pochi professionisti che operavano all’epoca. Introdurre questi nuovi concetti era considerato quasi mettere il naso negli affari privati della gente. Come fu il lavoro in Commissione comprensoriale? Prima avevo svolto la libera professione, e sapevo delle difficoltà dei professionisti che si rapportavano con queste commissioni. Anche per questo, rispetto ad altri miei colleghi che intendevano il lavoro
di funzionario come colui che detta vincoli, io sono sempre stato dell’idea di conoscere professionisti e committenti per ottenere un risultato condiviso e spiegare sempre i perché di una scelta. Una modalità tesa al dialogo. Sì, sono sempre stato dell’idea che la soluzione vada trovata attraverso il confronto, con il progettista, il proprietario committente e anche la Commissione. Devo dire però che sotto la guida del presidente Fiorindo Malfer, il Comprensorio da questo punto di vista ha saputo dare buona prova di sé. Quante pratiche esaminavate ogni anno? Si tenga conto che qualsiasi intervento passava da lì. In Giudicarie ne esaminavamo circa 1.600 l’anno, sotto l’aspetto paesaggistico. Pressioni politiche? Tante, potrei aprire un capitolo. Con Malfer però abbiamo eliminato la gran parte delle pressioni politiche perché gli interventi di particolare gravità venivano discussi preventivamente. Si operava nel modo di invitare professionisti in commissione per discutere con loro delle criticità e risolverle insieme.
Firmino Sordo
Un lavoro preparato e condiviso con professionista. Si cercava di valorizzare le idee dei professionisti che sapevano innovare, perché ci servivano come esempi per altri professionisti. Questo un po’ oggi manca. Ha letto lo schema di riforma dell’urbanistica proposto dall’assessore provinciale Daldoss? Cosa ne pensa? Condivido sostanzialmente l’idea di Daldoss di maggiore semplificazione e misure per il recupero dei centri storici. Sulla questione della demolizione degli “Ecomostri” sono un po’ scettico, perchè vi sono questioni di diritto privato e perché costa molto demolirli, e in questo periodo la vedo difficile. Come vede il futuro dell’urbanistica locale e provinciale? Dico sempre che l’urbanistica non è una scienza esatta. Sono convinto che conta creare cultura nei professionisti, elevandone la qualità e obbligandoli sempre di più a progettare nel dettaglio e non lasciarlo fare agli artigiani.
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Dopo due giorni in cui si è assistito al dilagare dei populismi con urla, improperi, e volgarità da parte di 5 Stelle e della Lega di Salvini, Matteo Renzi al quarto scrutinio, così come aveva previsto, è riuscito a convogliare sul nome di Mattarella un numero di voti ampio e trasversale, chiudendo in quattro giorni l’intera vicenda, che come la storia racconta, nell’elezione dei precedenti presidenti, era durata parecchie settimane, sfiorando spesse volte il ridicolo, con “morti” e “falcidiati” anche di prestigio, dalle beghe politiche, dalle invidie e dalle gelosie dei nostri parlamentari. Sergio Mattarella è quindi il nuovo Presidente della Repubblica Italiana. Mattarella, a detta di tutti, è una persona per bene, il cui rigore morale ed il rispetto della legge è garanzia di equilibrio nel contesto politico in cui è chiamato a operare, impregnato di pressapochismo, intrallazzismo e di corruzione diffusa. Per di più nella sua vita si è sempre occupato delle regole e del rinnovo della Costituzione, quindi sarà di ulteriore garanzia lungo la strada delle Riforme avviate dal Governo, così vitali per il Paese che sta vivendo una drammatica crisi economica e sociale. Nel suo primo discorso in Parlamento si è definito un arbitro impar-
Una nuova stagione di sobrietà? Con l’elezione del presidente Sergio Mattarella
di Adelino Amistadi
L
a nomina del nuovo Presidente della Repubblica è avvenuta proprio mentre il nostro Giornale andava in stampa e così non abbiamo potuto seguire con voi i convulsi avvenimenti che hanno portato all’elezione di Sergio Mattarella alla più alta carica dello Stato.
ziale che sorveglia le regole, custode e garante della Costituzione, della bandiera e dei simboli della Repubblica, ma innanzi tutto il padre attento ai bisogni, alle difficoltà e alle speranze degli Italiani. Il nuovo Presidente è un uomo del Sud. Il primo Capo dello Stato che arriva dalla Sicilia. Figlio di Bernardo, che era stato ministro e deputato DC ai tempi di Fanfani e fratello di Piersanti ucciso dalla mafia il 6 gennaio del 1980.
Una tragedia questa che lo segnerà profondamente e che lo indurrà ad occuparsi di politica a cominciare dalla sua Sicilia. Deputato e poi ministro prima con Goria e poi con DeMita, con Andreotti diventa ministro all’Istruzione, e si dimette per non approvare la legge Mammì che ridefiniva il sistema televisivo “sanando” le reti di Berlusconi. Chiusa la Dc, è stato fra i fondatori dell’Ulivo e poi della Margherita naziona-
Sci nordico in Val di Daone
La pista da fondo le Brüme, gestita dalla locale sezione Sat, mette a disposizione anche un noleggio sci Grazie all’intraprendenza della Sezione Sat di Daone, infatti, ha preso il via il nuovo servizio di noleggio sci presso la pista da fondo “Le Brüme”. Anche nelle giornate di sabato 7 e domenica 8 marzo, sarà possibile prendere in prestito Dalle 8.30 alle 12 e dalle 13 alle 16.30 i volontari della Sat di Daone saranno presenti, dunque, presso il nuovo noleggio che si trova in Valle di Daone in località Limes (poco distante dalla Chiesetta), ospitato nel nuovo edificio sito nei pressi della struttura di arrampicata, di proprietà del Comune di Valdaone. A conclusione di questa sperimentazione sarà organizzato un evento in notturna. A partire dalle 18 di sabato 7 marzo, infatti, si potrà percorrere la pista illuminata per l’occasione da fiaccole e cenare in compagnia. E così dopo il corso di sci da fondo organizzato in collaborazione con la Sat di Pieve di Bono e del Comune di Daone e dedicato ai bambini della scuola primaria di Pieve di Bono, la Sat di Daone avvia anche questo nuovo servizio per favorire la fruizione della pista da fondo. La pista si sviluppa tra le località di Pracul e Vermongoi (m. 974) lungo un
dell’attrezzatura nuova e completa firmata Salomon, grazie ad un parco sci molto fornito che offre fino a 40 diverse misure. Il noleggio è gratuito per i giovani fino ai 18 anni; costa invece 4 euro a persona per gli adulti.
anello di 5 km; ha una pendenza media del 2,6 % e si presta allo svolgimento di un’attività di tipo sportivo-turistico con tecnica libera. La presenza di un punto in cui il tracciato di andata e ritorno si avvicinano consente inoltre di percorrere un anello più breve con uno sviluppo ridotto a circa 3,5 km. Le informazioni relative al noleggio, alla pista e agli eventi connessi sono disponibili sul sito www.valdaonexperience.it o sull’omonima pagina facebook.
I maggiori commentatori politici hanno parlato di un capolavoro di Renzi che con grande furbizia e capacità politica è riuscito nei tempi previsti a far eleggere una personalità di grande prestigio e di gradimento non solo al suo partito, ma a gran parte del Parlamento. le, e dopo esser stato ministro con D’Alema presidente, chiude definitivamente con la politica tornando ad occuparsi dei suoi studi prediletti e a fare il giudice a tempo pieno. Prima dell’elezione a Presidente, ricopriva la carica di giudice costituzionale. Il suo nome però è legato principalmente alla legge elettorale (il Mattarellum) da lui ideata e che nel ‘93 cambia radicalmente la politica italiana. Un sistema misto tra collegi uninominali e
proporzionale che entra in vigore dopo Tangentopoli e che, ironia della sorte, condanna alla scomparsa il Partito Popolare, erede della DC, nella quale era cresciuto. Una personalità dal carattere mite, ma severo ed intransigente, lontano dai riflettori e dalla tv ad ogni costo. Sergio Mattarella incarna una politica di cui da troppo tempo si sente la mancanza: la sobrietà, la cultura, il rigore, la solidità, il senso delle istituzioni,
e la capacità di cogliere il nuovo che avanza, per contrastare la politica del populismo che non produce che danni, la politica delle sceneggiate in Parlamento, delle liti, delle urla, degli sberleffi e dei “vaffa...” che ormai hanno privato di ogni onorabilità i nostri rappresentanti. Il nuovo Capo dello Stato ci sembra interpretare al meglio le qualità da recuperare per una buona politica: la sostanza contro l’apparenza, la capacità contro il bullismo politico, la ricostruzione della nostra società contro il nichilismo degli agitatori di turno. Sergio Mattarella, proprio per questo, sarà un ottimo presidente.
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Attualità
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Regole di Spinale e Manez, si investe Ristrutturazione e valorizzazione di Chalet Fiat, Casa Forestale, malghe e immobili al centro del bilancio 2015 Il Bilancio per l’anno 2015 vede tra le entrate maggiori l’affitto dei ristoranti posti sulle piste di Campiglio; Boch, Malga Montagnoli e Dosson (Chalet Fiat) che assieme portano 1 milione e 230mila euro nelle casse della Regola, a seguire l’affitto delle piste da sci per 156mila euro, dei fabbricati sempre a Campiglio dai quali arrivano 400mila euro, il taglio dei boschi dal quale entrano 105mila euro, affitto malghe e pascoli 22mila euro. Le spese maggiori previste a bilancio sono relative al personale per la gestione dell’Ente, per i custodi forestali e per il guardia caccia, ammontanti a circa 300mila euro, imposte e tasse per quasi 400mila euro, 150mila euro stanziati per contributi ad enti e associazioni e per i giovani (colonie estive, corsi di sci e di inglese) e anziani (riviste e incontri) e attività culturali, 150mila euro per la manutenzione ordinaria di immobili e strade, 200mila euro per l’approvvigionamento legna uso interno per i censiti. Nella parte straordinaria del bilancio troviamo gli interventi più significativi con un consistente investimento per il miglioramento delle strutture esistenti. Per la Casa Forestale a Campiglio, Elio Ballardini responsabile dei lavori pubblici all’interno del Comitato Amministrativo dell’Ente, ha illustrato i risultati del progetto preliminare del geom. Silvio Paoli con tre possibili alternative; una minimale che prevede la ristrutturazione dell’edifico esistente; una intermedia con la demolizione e ricostruzione dell’edificio ed una radicale con la demolizione totale e la ricostruzione traslata dal sedime esistente e con la realizzazione di un piano
Sono tante le iniziative previste nel bilancio 2015 delle Regole di Spinale e Manez: il Presidente Zeffirino Castellani ha presentato all’Assemblea e al folto pubblico presente, la situazione generale riferita all’attività dell’Ente. La storia delle Regole si identifica con l’utilizzo dei boschi e dei pascoli del monte Spinale e della Val Manez: due proprietà tuttora indivise e godute collettivamente dagli uomini che fanno parte della Regola dei due monti. Le Regole sono proprietarie e
gestiscono una superficie complessiva di circa 47 kmq, distinti nella Regola di Spinale (Gruppo di Brenta circa 40 kmq) e nella Regola di Manez (Val Manez circa 7 kmq). La Comunità amministra direttamente il proprio patrimonio costituito da boschi, pascoli, ed aree adibite alla pratica sportiva dello sci e investe buona parte delle proprie risorse nel ripristino di storici manufatti quali malghe e rifugi, nella manutenzione di strade e nella coltivazione dei boschi.
Lo Chalet Fiat
interrato. Tenuto conto che la costruzione dell’edificio risale a oltre sessanta anni fa e che presenta numerose problematiche a causa della vetustà, quest’ultima soluzione è la più convincente poiché permette di ottenere un immobile nuovo con le migliori caratteristiche e con la disponibilità di adeguati posti macchina coperti. L’intervento complessivo ammonta a circa 1,9 milioni di euro. Per la decisione definitiva si stanno attendendo le ulteriori novità legislative in materia urbanistica. Daniele Bolza e Luca Cerana a nome del gruppo di otto consiglieri di Ragoli hanno dichiarato la loro contrarietà, in quan-
to l’investimento sarebbe troppo elevato rispetto alle entrate previste. La risposta dell’Amministrazione ha evidenziato come sia necessario considerare anche del valore patrimoniale dell’investimento che, tenendo conto che viene effettuato a Madonna di Campiglio, è sicuramente valido, infatti con un investimento di meno di 2 milioni di euro la valutazione del nuovo immobile sarà di oltre 5 milioni. Il progetto di sistemazione dello Chalet Fiat sullo Spinale è stata illustrata da Enzo Ballardini Vicepresidente delle Regole. Il progetto preliminare dell’arch. Paolo Bertolini ha analizza-
to diverse ipotesi per adeguare questa struttura, apprezzata unanimemente per la sua gestione ma che a causa della vetustà nei prossimi anni avrà bisogno di un radicale intervento, aumentandone la qualità. Il progetto preliminare prevede diverse ipotesi: ristrutturazione con ampliamento (adeguamento dell’area destinata a cucina, servizi igienici che verrebbero spostati al piano inferiore, dell’area self service, del bar ecc), senza però aumentare la ricettività come previsto dall’autorizzazione già rilasciata dal Parco Adamello Brenta. Al piano superiore verrebbero ristrutturate le attuali stanze e ne verreb-
bero realizzate altre a scopo alberghiero. La sistemazione del primo piano potrebbe far parte di un intervento successivo che tenga conto anche delle esigenze e dei programmi di gestione della struttura. Costo dell’intervento 3 milioni di euro per il primo lotto ed altri 600 mila per il secondo. Più radicale la seconda opzione che prevede la demolizione totale dell’edificio e la sua ricostruzione, qui le cifre previste lievitano ad oltre 5,5 milioni di euro con il volume attuale e 6,7 milioni con l’aumento di volume ottenuto. Investimento che dovrà essere attentamente valutato secondo Ballardini, per scegliere le modalità
più adeguate che permettano di raggiungere gli obiettivi fissati. Secondo una prima valutazione l’intervento di ampliamento e ristrutturazione sembrerebbe la più logica ed anche maggiormente compatibile con le finanze dell’Ente. Bolza, Cerana ed altri consiglieri del gruppo si sono dichiarati contrari alla prima ipotesi e favorevoli alla demolizione e ricostruzione che permetterebbe di ottenere un edificio totalmente nuovo. Il bilancio prevede inoltre 250 mila euro di investimenti sui ristoranti in quota e per la Casa per Ferie Prà de la Casa in Val Brenta. I fondi serviranno per la riqualificazione del Rifugio Malga Montagnoli e per la sostituzione di attrezzature e macchinari delle quattro strutture. 200 mila euro sono previsti per la manutenzione delle strade forestali e per l’esbosco del legname ed oltre 200 mila euro per la manutenzione straordinaria degli immobili della Comunità, 80 mila euro per la sistemazione delle malghe, dei relativi pascoli e recupero superfici foraggere. Sono interventi minori ma che testimoniano un attenzione particolare alla valorizzazione del territorio e delle attività tradizionali legate alle malghe Fevri, Boch e Montagnoli. In un periodo di crisi, il bilancio prevede dunque investimenti consistenti che danno un segnale positivo e avranno un impatto favorevole sull’economia locale. Il Bilancio dopo un’ampia e approfondita discussione è stato approvato con 16 voti favorevoli ed 8 contrari del gruppo di Bolza e Cerana che non hanno condiviso le modalità di realizzazione degli interventi previsti. (r.b.)
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A Tione, in una cornice di oltre 6.000 persone, vince il carro “Confusione”
Gran Carnevale soleggiato e colorato Quattro gruppi mascherati, preceduti dalla giuria con alla testa il Re del Carnevale, Mario Failoni e il presidente del Comitato organizzatore Cesare Antolini, dalla Banda sociale, e seguiti da 10 straordinari carri allegorici, ognuno accompagnato da straripanti e colorati gruppi di figuranti, hanno dato vita ad una edizione superlativa della festa per eccellenza del martedì grasso. Fra i dieci carri, hanno particolarmente impressionato quello del Bleggio Superiore (Marazzone) per la monumentalità della realizzazione allegorica, per il numero dei componenti e i loro costumi; quello di Tione, per la bellezza e la delicatezza dell’allegoria e per i costumi originali; non da meno ci è sembrato il primo carro della Val Rendena, con la sua varietà di figuranti e la complessità della rappresentazione. Più in generale, possiamo dire che nessuno ha sfigurato. Ha fatto l’en plein Bondo
Splendido sole, splendido carnevale. In una giornata quasi primaverile, il Gran Carnevale Giudicariese, ancora una volta, ha fatto centro. Migliaia di per-
sone (circa 6.000 secondo la valutazione degli organizzatori) si sono radunate nella piazza centrale di Tione e lungo il percorso della sfilata.
Foto di Ernesto Buganza
A Storo tanta voglia di Carnevale
con tre carri, addirittura, tutti di buona fattura. Hanno onorato l’appuntamento, sia Roncone che Zuclo che Preore, habitué del Carnevale di Tione. Anche i gruppi mascherati hanno fatto la loro figura, per un’edizione del Gran Carnevale Giudicariese, veramente riuscita. Alla fine la classifica ha premiato il carro “Confusione” dei giovani di Tione (434 punti), poi, al secondo posto “Dragon Blec” di Marazzone del Bleggio Superiore (399 punti) e sul terzo gradino del podio “Renzi back to school” di Roncone (348). Quarto “I magna solc’” della Val Rendena (344), quinto “The far Bont” Bondo (327), sesto Zuclo “Marc’ come i of”, (319), settimo”La Rendena no la ga fifa” Val Rendena (315) ottavo Preore con “House Preor – Tiro” (282), nono “La fabbrica del cioccolato” (257) e decimo “La bot da Bond”, sempre di Bondo con 237 punti.
Migliaia di persone in strada per i carri allegorici Foto di Lucia Bortolotti
Storo conferma la sua vocazione a terra di Gran Carnevale, con una riuscitissima giornata di martedì grasso con clima primaverile e un sabato 21 febbraio rovinato solo dalla pioggia. Tanta la gente in strada, un’affluenza record stimata in oltre 10.000 persone per una manifestazione che cresce di anno in anno, anche grazie alle idee e all’organizzazione dei ragazzi della Pro Loco di Storo e dei Mati Quadrati. In serata, presso la grande cornice del capannone gremito in località Le Piane, la giuria ha decretato vincitrice «Heidi» con 1262 punti. Segue «Che Spiet» con 1194. Poi a seguire «Le fritole dal santol luf» (1163); «An Bi Cafè» (1163); «Basta chiudere gli specchietti» (1136); «Kung Fu Panza» (903); «Alitiarno: l’aereo più pazzo del mondo» (777).
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Rubrica legale/Associazioni
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I casi nei quali il termine è minore dei 20 anni
Usucapione abbreviata per le proprietà rurali in zone montane I beni rientranti in tali fattispecie sono sia i fondi rustici con annessi fabbricati situati in comuni classificati montani, sia i fondi rustici con annessi fabbricati situati in comuni non classificati come montani ma aventi un reddito dominicale non eccedente la somma di €. 180,76. Secondo la giurisprudenza maggioritaria, però, è necessario che il fondo sia concretamente destinato ad attività agricola. A tal proposito la Cassazione ha stabilito che: per l’applicazione dell’usucapione speciale non è sufficiente che il fondo sia iscritto nel catasto rustico, ma è necessario che esso, quanto meno all’atto dell’inizio del possesso sia destinato in concreto all’attività agraria (Cass. Civ. n. 8778/2010).
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ome ho avuto più volte modo di scrivere in questa rubrica, il possesso continuato per oltre 20 anni di un bene immobile permette al possessore di acquistare, con pronuncia del Tribunale, la piena proprietà del bene stesso. In linea generale la proprietà del fondo (con annesso fabbricato) si acquista in virtù del possesso continuato per quindici anni. Peraltro, colui che acquista tale bene in buona fede da chi non è proprietario, in forza di un titolo che sia idoneo a trasferire la proprietà (es. compravendita) e che sia debitamente trascritto (nel libro fondiario), ne compie l’usucapione in suo favore con il decorso di soli cinque anni dalla data di trascrizione. La procedura e le modalità in cui procedere alla regolarizzazione del titolo di proprie-
tà sono descritte dalla legge ed essenzialmente prevedono, come per l’usucapione ordinario, la necessità di adire il Tribunale competente al fine di far accertare il titolo di proprietà che poi potrà essere trascritto nei relativi registri immobiliari. È prevista una particolare
Esistono, però, casi particolari ove tale termine viene ridotto sensibilmente. Esempio ne è l’art. 1159bis del Codice Civile il quale prevede che per la proprietà rurale il termine necessario ad usucapire è di 15 anni ovvero, in casi specifici di soli 5 anni.
pubblicità legale. Il ricorso al Giudice, va infatti affisso per novanta giorni all’Albo del Comune in cui sono situati i fondi, nell’Albo del Tribunale ed è pubblicato per estratto, una sola volta, nel Foglio degli annunzi legali della Provincia (ora in Gazzetta Ufficiale). Il ricorso va no-
tificato nei confronti di tutti coloro i quali nei registri immobiliari risultano titolari di diritti reali sull’immobile ed a coloro che, nel ventennio antecedente alla presentazione della domanda abbiano trascritto altra domanda giudiziale diretta a rivendicare la proprietà o altri diritti reali di godimento sui fondi oggetto di causa, i quali potranno proporre opposizione alla domanda di riconoscimento di proprietà. Legittimato a proporre opposizione è chiunque vi abbia interesse. Ulteriore limitazione è stata posta dalla Cassazione (Cass. Civ. n. 867/2000) preveden-
do che la disciplina dettata dall’art. 1159bis c.c. è applicabile soltanto per l’acquisto a titolo originario del diritto di proprietà, non contemplando la norma in questione la servitù o altri diritti reali. Al fine di interrompere il decorso del termine verso colui che ha il possesso del bene, è necessario notificare entro la scadenza degli anni previsti per usucapire, un atto giudiziario (atto di citazione) con il quale si richiede la cessazione del possesso in capo al terzo e la restituzione del bene al legittimo proprietario. Attenzione: non è quindi sufficiente la mera richiesta per iscritto con raccomandata a.r. Avv. Francesca Zanoni Fraz. Ponte Arche (TN) / Arco (TN) https://avvocatofrancescazanoni.wordpress.com/
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Al via la terza edizione del progetto
InterLabor, trampolino di lancio per entrare nel mondo del lavoro
Un’iniziativa che giunge quest’anno alla terza edizione e che si propone di offrire ai giovani fra i 20 ed i 32 anni (laureandi o laureati in cerca di occupazione) l’opportunità di svolgere uno stage all’estero che può variare da un minimo di 3 ad un massimo di 6 mesi. In realtà l’opportunità che viene offerta ai ragazzi si preannuncia ben più interessante, vista la probabilità che la collaborazione si prolunghi ben oltre il periodo di stage, non fosse altro per quanto avvenuto nelle due precedenti edizioni. Ad eccezione dei ragazzi che hanno proseguito gli studi, infatti, tutti e 15 i ragazzi finora partecipanti ad InterLabor hanno trovato lavoro dopo l’esperienza di stage all’estero. Metà di loro hanno proseguito la collaborazione con l’azienda ospitante. La Cassa Rurale si impegna a raccoglie e analizzare le candidature pervenute ma anche a riconoscere un incentivo economico ai giovani selezionati (400 euro mensili, da riproporzionare in base ai mesi dello stage); l’azienda ospitante fornisce un supporto per la ricerca di
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lovacchia, Messico, Colombia, Spagna e Austria, ma anche Germania, Romania e Serbia. E ancora Algeria, Inghilterra, Francia, Russia e Cina. Sono queste le 13 mete di
InterLabor, il progetto di mutualità innovativa promosso dalla Cassa Giudicarie Valsabbia Paganella grazie alla partnership di alcune aziende del territorio.
Gli stages disponibili per la nuova edizione Azienda AGILIENCE SA BM ELETTRONICA SPA CAFES BAQUE SL CPS COMPONENT FIRST IPO CAPITAL LIMITED FONDITAL SPA HOTEL ALTWIENERHOF GMBH POLYTEC SRL REGUITTI SPA RI.PA. SPA SCHLAEFER DER HEIMWERKERPROFI GMBH SIRMIUM STEEL SRL STG STEEL SRL
Stato Francia Colombia Spagna Slovacchia Inghilterra Russia Austria Messico Germania Algeria Germania
Principali Mansioni Analisi di qualità sul motore di ricerca intelligente Installazione nuovo impianto e collaudi Inserimento ufficio commerciale e marketing Inserimento nella divisione di produzione e logistica Analisi bilanci, stime e posizionamento aziende target Processi amministrativi e contabili Affiancamento al personale addetto alla reception Progettazione, allestimento e messa in servizio di nuovo impianto Analisi commerciale settore ferramenta Inserimento nello staff tecnico di cantiere Attività commerciale per sviluppo azioni di marketing
Serbia Romania
Controllo fasi di produzione reparto di colata in acciaieria Controllo delle fasi di produzione reparto di laminazione
un alloggio e individua un tutor per lo stagista che, se selezionato, dovrà organizzare autonomamente viaggio e soggiorno. I giovani interessati dovranno inviare la propria candidatura compilando l’apposito form sul sito www.prendiilvolo.it entro le ore 12.00 del 31 marzo. L’esito della selezione verrà comunicato ai candidati entro il 30 aprile, mentre gli stages approvati dovranno essere avviati entro dicembre 2015. Ulteriori informazioni sono disponibili sul sito web www.prendiilvolo.it, dove è pubblicato il bando di InterLabor; è possibile anche contattare la responsabile del progetto Elisabetta Tamburini scrivendo a e.tamburini @lacassarurale.it oppure telefonando al numero 0465/709383.
INTERLABOR CHINA PLUS – 6 o 12 mesi di tirocinio lavorativo in Cina per 3 laureati Grazie alla collaborazione con il Suzhou Working Group della Camera di Commercio Italia Cina, la Cassa Rurale offre a 3 giovani laureati di età fino ai 30 anni (sono richieste laurea 5 anni e ottima conoscenza dell’inglese) l’opportunità di svolgere un tirocinio lavorativo presso un’azienda manifatturiera italiana con sede nell’area di Suzhou, il più grande
distretto industriale italiano all’estero. La Cassa oltre e raccogliere e selezionare con l’azienda ospitante le candidature, si impegna a riconoscere un incentivo ai partecipanti al progetto (importo variabile da 2.000 euro per il tirocinio di 6 mesi sino ad 4.000 euro per il tirocinio di 12 mesi), i quali dovranno autonomamente organizzarsi viaggio e soggiorno.
Per aderire è necessario compilare l’apposito form sul sito www.prendiilvolo.it entro le ore 12.00 del 31 marzo. Le candidature verranno vagliate entro fine maggio dall’azienda ospitante in collaborazione con la Cassa; i tirocini dovranno essere avviati entro settembre 2015.
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Società
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Alla scoperta del Banale Nella “guida” di Baldessarri/Cornella un percorso attraverso la suggestione e la bellezza dei luoghi
D’altronde gli autori del volume “La Bella Terra. Piccola Guida al Banale verso Castel Mani” arrivata nelle case dei censiti di San Lorenzo e Dorsino qualche mese fa, sono Moreno Baldessari e Cesare Cornella e l’hanno detto fin dal primo momento che quel “guida” era da interpretare. E’ una guida per romantici dei luoghi, quelli che sì certo la chiesa, la piazza, il monumento, ma quello che davvero cercano in un luogo è la sua essenza. Che è fatta di costruzioni e bellezze naturali, ma anche di luoghi, usanze, ricordi, scorci curiosi e più noti, persone e personaggi minuti. Tutte quelle che si trovano solo con una frequentazione assidua e uno sguardo a cercare oltre la superficie. Scritta con delicatezza, la Piccola Guida è da custodire come un bene prezioso visto che, non essendo
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di Denise Rocca
i chiama “guida” ma non lo è, “piccola” recita la copertina ma, ancora una volta, non lo è poi nemmeno tanto con le sue 176 pagine, nonostante un formato agevole da tenere con sé. Il fatto è che il libro non è fatto per i turisti che non conoscono proprio
stampata per fini commerciali, non si troverà in vendita. “E’ piuttosto – spiega Cesare Cornella – una specie di raccolta di pensieri e sensazioni. E’ una storia destinata prima di tutto a chi abita in questi paesi. Il termine turistico non compare nemmeno una volta nel testo. Chi abita qui e chi ci verrà e si affezionerà a questi luoghi troverà cose che conosce e altre che imparerà a conoscere”. Un pensiero speciale anche per gli emigrati, che dal Banale sono dovuti andare via: “sarebbe bello – aggiunge Cesare – che lo ricevesse chi vive all’estero e si ritroverà in questi racconti e troverà cose che magari sono successe dopo che se
ne sono andati” “Dal punto di vista grafico – aggiunge Moreno Baldessari - è un prodotto eclettico per la varietà di scelta delle immagini: ho voluto mettere rappresentazioni fatte manualmente ad elaborazioni pittoriche, fotografie storiche e contemporanee. In generale c’è molto colore e ci sono tante forme di rappresentazione diverse. Sono tutte immagini date gratuitamente dagli autori e
nulla del Banale e vanno alla ricerca delle “10 cose da fare in un giorno”, ma piuttosto il lettore ideale sono compaesani, valligiani, pure qualche milanese ma deve avere nel cuore questo scorcio di mondo ai piedi della Val Ambiez per apprezzare lo scritto. moltissime sono state fatte ad hoc”. “È diventata Piccola guida – scrivono gli autori nella prefazione - quando ci siamo resi conto della difficoltà di aggiungere del nuovo alla già ricca bibliografia sull’argomento. Ridimensionate le ambizioni, abbiamo seguito l’ispirazione – una dichiarazione di attaccamento incondizionato alle coste solatìe che dal Sarca salgono al Brenta”. Ed è pro-
La copertina, a cura di Floriano Menapace
prio il grande affetto verso il Banale che esce dalle parole e dalle immagini del libro: ci sono sguardi e viste sconosciute ai più, che hanno il sapore di quelle cose belle prodotte dalla natura o dalla creatività umana, ma ancora più belle perchè cariche dei ricordi e delle emozioni di una vita vissuta in un luogo. Un po’ come quell’angolino di mondo che si vede dalla prima cameretta da letto: non importa cosa viene incorniciato dal quadrato della finestra, agli occhi di quel bambino divenuto grande sempre sarà un angolino di mondo molto speciale, custode di momenti felici e tristi, imbarazzi e malinconie. Nella “Piccola guida” ci sono i luoghi del Banale, per una presentazione uni-
ca del territorio di Dorsino e San Lorenzo che fin dall’inizio i due autori hanno considerato come un unicum, prima ancora che i cittadini ne sancissero l’unificazione anche amministrativa. E le chicche non mancano: per dire, chi lo sapeva che da Dorsino si vedono le Dolomiti di Brenta? Ed ecco che la testimonianza fotografica si trova all’interno del libro di Cornella e Baldessari... ai lettori la sfida a capire da dove è stata scattata la foto. E ci sono naturalmente anche i personaggi che ieri e oggi hanno popolato il territorio, quattro particolarmente speciali per il Banale, ognuno per motivi diversi: Roberto Bosetti, Antonella Bellutti – che non è mica da tutti avere una campionessa olimpica per dirimpettaia – la francese Chichi, “la più bella ragazza del paese”, e l’alpinista Elio Orlandi.
Il Giornale delle Giudicarie
mensile di informazione e approfondimento Anno 13 n°3 marzo 2015 Editore: Associazione “Il Giornale delle Giudicarie” via Circonvallazione, 74 - 38079 Tione di Trento Direttore responsabile: Paolo Magagnotti Caporedattore: Roberto Bertolini Comitato di redazione: Elio Collizzolli, Matteo Ciaghi, Aldo Gottardi, Denise Rocca Hanno collaborato: Adelino Amistadi, Mario Antolini Musòn, Enzo Ballardini, Claudia Brunelli, Francesco Brunelli, Alberto Carli, Arianna Foglio, Umberto Fedrizzi , Enrico Gasperi, Elisa Pasquazzo, Alessandro Togni, Alberta Voltolini, Ettore Zampiccoli, Ettore Zini, Marco Zulberti Per la pubblicità 3356628973 o scrivere a sponsorgdg@yahoo.it Il giornale è aperto a tutti. Per collaborare si può contattare la redazione (3335988772) o scrivere a: redazionegdg@yahoo.it Direzione, redazione via Circonvallazione, 74 - 38079 - Tione di Trento Stampato il 3 marzo 2015 da Sie Spa - Trento Autorizzazione del Tribunale di Trento n. 1129
La copertina, meravigliosa, è di Floriano Menapace. E dentro uno scatto, come solo i maestri sanno fare, c’è tutta una storia. E’ una stanza alle Moline, borgo artigiano sulle rive del torrente Bondai. “Quella stanza – commentano gli autori - che la fine di un’epoca ha svuotato degli abitanti, ha lungamente atteso che l’arte di un uomo la riempisse di presenze ed è, insieme, atto di accusa e musica struggente che non ci stancheremmo mai di ascoltare. Le Moline, dove il ritorno dell’acqua dei Parói è preceduto da segnali e sensazioni che permeano l’aria carezzevole di primavera. Sono segnali còlti e sensazioni percepite per istinto ereditato ovvero per lunga e amorevole frequentazione. Le Moline, nobildonna decaduta e vilipesa che Floriano Menapace ha amato in tempi non sospetti. Con John Keats, altro esule nei luoghi delle presenze, anche lui può ricordarci che la bellezza è verità, la verità è bellezza”.
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Nel dialetto la storia delle nostre origini Il 13 marzo a Ragoli rivive il “filò del pucin” attraverso la recita di tanti ragazzi che riscoprono questa lingua Da quasi quindici anni Elisa Polla svolge nelle scuole della Judicaria i corsi nell’ambito dell’attività di “educazione storico-sociale, scuolaterritorio” con il progetto “Usi, costumi, dialetto e tradizioni” che da qualche anno viene promosso dal Centro Studi Judicaria, con lo scopo di far conoscere il nostro passato, la nostra identità, l’appartenenza, l’evoluzione degli usi e costumi tra localismo e globalizzazione. La lingua, è uno degli argomenti trattati ed è importante sottolineare che lo scopo non è quello di insegnare il dialetto a scuola, come qualcuno potrebbe pensare, ma far conoscere la bellezza e le peculiarità del dialetto. Come scrive Mario Antolini: «Vi è ancora da imparare in un campo così vasto dalle prospettive inimmaginabili, racchiuse in quei “vocaboli dialettali” che sono intraducibili e che hanno dentro di sé dei “messaggi” che le lingue nazionali non potranno mai tradurre con la stessa forza con gli stessi intrinseci significati! Il dialetto è vita, è storia, è usi e costumi, è messaggio, è vita vissuta, è ricchezza letteraria, è poesia, è arte. Chi ne possiede uno in maniera adeguata possiede una ricchezza inestimabile». I bambini sono affascinati da questo mondo a loro sconosciuto e quando arrivano a scuola con la ricerca effettuata pres-
Continuano con successo le serate di filò del Gruppo culturale “Le Castellane – La Cumpagnìa dal Castél” che da diversi anni si svolgono nei paesi delle Giudicarie portando un’atmosfera d’altri tempi. «Lo scopo delle nostre recite – spiega Elisa Polla, ideatrice e coordinatrice - è quello di far rivivere momenti di vita passata, per i più anziani, ma soprattutto far
so i nonni, sono eccitati e soddisfatti, raccontano con passione gli aneddoti dei nonni, è uno stimolo per mettere a confronto anche le culture dei bambini stranieri. Finora hanno recitato nei filò i ragazzi di Caderzone, Strembo e Bocenago con “dialetti a confronto”; Pinzolo e Caderzone in “Dalà dal tèrman”; anche Darè, Javrè, Villa,Vigo e Pelugo in “me nono ‘l dis…”; Giustino e Massimeno; Roncone, Bondo e Breguzzo, hanno fatto
una vera e propria gara con i vocaboli più antichi; Spiazzo, Mortaso, Fisto, Chès, e Borzago dal nord dala puntèra al süt dala plana da Sant Antoni? e come sa l cambia…; Zuclo e Bolbeno anche loro hanno voluto specificare le differenze correggendosi a vicenda nella loro scenetta con la “gent de sté agn ‘ntèi filò”; inoltre si sono potuti confrontare Storo e Darzo; Fiavé, Favrio e Stumiaga; Dró, Ceniga e Drena; e infine Terlago, Monte Terlago,
conoscere ai giovani la vita dei loro nonni –bisnonni, raccontando storie e aneddoti originali di vita vissuta nella semplicità, nel sacrificio, nella povertà, nell’umiltà e nella sottomissione, ogni volta rinnovati da argomenti diversi raccolti dai racconti di persone anziane, con l’aggiunta di tanto buonumore che nonostante tutto non mancava mai».
Covelo, Vallene. Anche a Madonna di Campiglio e a Riva del Garda, seppure in un contesto più complesso, i bambini hanno manifestato curiosità e interesse con una ricerca molto esauriente. La conclusione dei corsi con la recita nel filò ha ormai appassionato anche i bambini ed è una soddisfazione straordinaria sentire i bambini difendere il loro dialetto, la cultura dei nonni e riuscire a trascinare i loro compagni nel mondo di “ ‘na volta
gh’era…me nono ‘l diseva…” . Nella scorsa estate ragazzi e ragazze di Caderzone e di Strembo durante il filò dedicato ai cento anni dall’inizio della guerra 191418, “L’era na sira d’istà…” hanno interpretato i pronipoti dei protagonisti della grande guerra; sono state lette e commentate in un’atmosfera struggente le lettere e i diari scritti dai bisnonni prigionieri durante la guerra e rivissuto, attraverso i racconti, l’ angosciante attesa delle
famiglie. A Ragoli il 13 marzo alle ore 20,30 presso la sala del Comune i ragazzi di Ragoli, Preore, Coltura e Montagne si esibiranno in “ el l’à dit anca mé nono” scenetta con “ ‘l pucìn di mèza quaresima cun la gent da stì agn ’ndai filò” interpretato da Le Castellane – La Cumpagnìa dal Castél . Al pucìn di meza quaresima era una tradizione di tanti anni fa che si è conclusa con i filò nelle stalle alla fine degli anni ’50 primi anni ‘60 Questa serata era chiamata anche carnaval di meza quaresima . La parola pucìn ha significato di mangiare carne e intingolo “pociàr”, ma anche di stare in compagnia . La sera del filò del pucìn era molto attesa perché si poteva dare sfogo ai, seppur miseri, divertimenti, si mangiava carne e “pocio”, dolci di vario tipo che ogni donna preparava, si beveva vino, ma soprattutto si poteva stare in compagnìa e ridere. Questa sarà una serata di filò vero e proprio, quindi non aspettatevi qualcosa di brillante come una commedia. Le Castellane e la Cumpagnìa dal Castél ci tengono a precisare: “Noi non siamo professionisti non traduciamo testi scritti da altri, ma interpretiamo storie e aneddoti autentici, per rappresentare la semplicità e l’umiltà della gente di una volta”.
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Centenario Grande Guerra
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Per comprendere la portata della superiorità degli Imperi centrali nella conduzione della guerra è, tuttavia, necessario tener conto non solo dell’efficienza militare ma anche di quella economica. (…) Come disse Russel, l’obiettivo supremo di ogni attività economica di guerra è il massacro dei nemici. Perciò, qualsiasi valutazione sull’efficienza in tempo di guerra deve tener conto della carneficina compiuta, proprio come ogni valutazione sull’efficienza militare deve tener conto delle spese sostenute». Nello stendere queste pagine mensili per i lettori giudicariesi mi devo anche inoltrare nella ricerca non solo di cronache, ma pure di testi che mi aiutano a sondare tutti i meandri che stanno a monte di un fatto di così eccezionale importanza storica. Oggi, per esempio, mi sono trovata questa pagina dell’ottimo scrittore inglese il quale ha proprio voluto intitolare il suo studio “Il grido dei Morti”, ma che nel suo lavoro ha anche e soprattutto cercato cause, motivazioni, elementi tecnici, economici e sociali altamente significati che ci aiutano ad almeno a capire un tantino di più la “inutile carneficina”. La quale, purtroppo, nel mese di marzo 1915 ha lasciato dietro di sé i principali eventi bellici, fra i quali i seguenti qui seguito elencati. / 10-13 marzo. Inglesi all’attacco a Neuve-Chapelle sul Fronte occiden-
1914-198 – Mese per mese – Marzo 1915
“La massima carneficina con minima spesa” Mese dopo mese sempre più guerra, sempre più morti di Mario Antolini Muson È terrificante l’espressione di Bertrand Russell che definì l’obiettivo dell’economia di guerra in questi termini: “Massima carneficina con minima spesa”. Definizione che Niall Ferguson (in “Il tale. Offensiva britannica nella regione dell’Artois: gli Inglesi tentano di aprirsi un varco nelle linee tedesche. Prima dell’assalto, 340 cannoni bombardano le trincee nemiche. Poi la fanteria entra nel villaggio di Neuve-Chapelle. / 13 marzo. Progressi inglesi a Neuve-Chapelle sul Fronte occidentale. Si conclude la battaglia di Neuve-Chapelle con gli inglesi che mantengono il possesso del villaggio e conquistano un saliente largo circa 2 chilometri e lungo 1,2. I Britannici hanno fatto circa 16.000 prigionieri, ma hanno perso oltre 11.000 uomini (molti del contingente indiano). / 18 marzo. Attacco navale allo stretto dei Dardanelli sul Fronte di Gallipoli. Sei corazzate
grido dei morti” più volte citato) così commenta: «Sulla base di questo parametro si potrebbe essere tentati di dire che le Potenze centrali vinsero la prima guerra mondiale.
Bertrand Russel, suo un celebre aforisma sulla guerra
britanniche e quattro francesi attaccano lo stretto dei Dardanelli. L’artiglieria turca guidata da ufficiali tedeschi, sia pure messa in parte fuori uso dai bombardamenti dei giorni precedenti, esplode 1.600 col-
pi, un centinaio centrano le navi alleate. Il resto lo fanno una ventina di mine poste parallelamente alla riva: colano a picco due corazzate inglesi e una francese (che perde 620 uomini). La missione
è fallita, la flotta alleata si ritira. / 21 marzo. Parigi: primo bombardamento aereo tedesco su una capitale nemica, effettuato con dirigibili. Perdite minime, solo un parigino viene ucciso.
/ 22 marzo. Battaglia nel gelo, i Russi fanno prigionieri 120.000 Austriaci sul Fronte orientale. Dopo un assedio di 133 giorni, i Russi conquistano la fortezza asburgica di Przemyśl, in Galizia, ultimo ostacolo a est dei Carpazi. Centinaia di feriti muoiono congelati sul campo di battaglia. I Russi catturano 120.000 soldati austriaci e 700 cannoni. / 28 marzo. Il primo americano morto in guerra nel Mare d’Irlanda. Un ingegnere minerario, Leon Thrasher, è il primo cittadino americano a cadere in guerra. È annegato dopo il siluramento da parte del sommergibile tedesco U28 della Falaba, la nave passeggeri sulla quale viaggiava. / 31 marzo. I sottomarini tedeschi affondano 29 navi. Colpite dai sottomarini tedeschi, colano a picco in un solo giorno 29 navi mercantili. Primo bombardamento aero su Londra.
L’Italia già sull’orlo di guerra
21 marzo 1915: il preambolo di un tradimento I documenti che si possono consultare in “internet” relativi alla primavera del 1915 e relativi alla posizione dell’Italia nei confronti della sua posizione nei confronti della Prima Guerra Mondiale portano spesso la parola “tradimento” ed il titolo dato a questo contributo è proprio preso da una pagina trovata in google. Illustrando quanto avvenuto nel mese di marzo di cent’anni fa non faccio che riportare stralci di cronache seguendo la metodologia di seguire la traccia di inserire data per data ciò che sono riuscito a racimolare di maggiormente indicativo. Il 4 marzo 1015 l’Italia avvia le trattative con l’Intesa. Il ministro degli Esteri Sonnino avvia le trattative per un intervento dell’Italia nel conflitto a fianco delle potenze dell’Intesa. / Il 7 marzo il ministro degli Esteri austro-ungarico Burián dichiara di accettare il principio della cessione dei territori austriaci all’Italia, ma Sonnino li vuole
subito e l’Austria invece intende darli a guerra finita. / 21 marzo. Telegramma riservato del ministro degli Esteri Sonnino agli ambasciatori italiani a Londra, Parigi e Pietrogrado: «Il movente principale, determinante la nostra entrata in guerra a fianco dell’Intesa, è il desiderio di liberarci dalla intollerabile situazione attuale, di inferiorità nell’Adriatico, di fronte all’Austria, per effetto della grande diversità delle condizioni geografiche delle due sponde, dal punto di vista dell’offesa e della difesa militare; diversità che è stata resa più grave dalle armi e dalle forme della guerra moderna. Del resto, l’Italia potrebbe probabilmente conseguire la maggior parte dei suoi desiderata nazionali con un semplice impegno a mantenere la neutralità senza esporsi ai terribili rischi e danni di una guerra (…)». / 27 marzo. L’Italia alza la posta con Vienna. Il ministro degli Esteri austriaco Burián cede anche sul punto dei territori subito: Tren-
Sidney Sonnino, ministro degli esteri nel 1915
tino fino a Lavis, esclusa la Val di Sole con Madonna di Campiglio, la Val di Non e pressoché tutta la valle dell’Avisio e l’alta e media valle del Cismon. Sonnino replica che esige il Trentino e un tratto dell’alto Adige
con Bolzano, Cortina, Gorizia e Gradisca, Trieste città libera, sei isole della Dalmazia, Valona e il Dodecaneso. Ma è proprio al 21 marzo che i documenti fanno riferimento per siglare la parola “tradimento”; che in altra pagina di internet viene così precisato: «Il 21 marzo 1915, l’onorevole Sonnino inviò un telegramma riservato speciale ai regi ambasciatori di Londra, Parigi e Pietrogrado. Fu il preambolo dell’accordo segreto con le nazioni della Triplice Intesa per l’attacco all’Austria-Ungheria che si avverò due mesi più tardi. La definizione del segretissimo accordo avvenne con la firma del Patto di Londra (o Trattato di Londra) del 26 aprile 1915, fu un trattato segreto stipulato dal governo italiano con i rappresentanti della Triplice Intesa (Impero Britannico, Terza Repubblica Francese e Impero Russo), in cui l’Italia si impegnò a scendere in guerra contro gli Imperi Centrali nella prima guerra
mondiale in cambio di cospicui compensi territoriali. Tutto questo malgrado il legame sancito con uno specifico accordo che vedeva impegnata l’Italia nei confronti degli stessi Imperi Centrali. Allo scoppio del primo conflitto mondiale l’Italia era infatti legata alla Germania e all’Austria-Ungheria dalla Triplice Alleanza: un patto militare difensivo stretto nel 1882 e successivamente rinnovato, che si contrapponeva al sistema di alleanze anglo-franco-russe della Triplice Intesa. Il governo italiano intavolò una serie di trattative segretamente con i membri dell’Intesa, per stabilire i compensi per l’intervento italiano nella guerra. Fu subito chiaro che l’Intesa poteva promettere all’Italia molto, soprattutto in virtù degli incrementi territoriali ai quali l’Italia era interessata, con particolare riguardo all’Austria-Ungheria». A cura di Mario Antolini Musón
Centenario Grande Guerra
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Il marzo 1915 in Giudicarie
Si arruolano già anche i 19enni della classe 1896 Sulla situazione delle popolazioni nelle vallate giudicariesi si ha un appunto nel volume del Mognaschi più volte citato nelle puntate precedenti, il quale annota: «Nel marzo 1915 si danno disposizioni “per i proprietari di cavali e bestiame sulla provvista di foraggi” con l’indicazione particolareggiata delle dosi dei vari ingredienti da utilizzare. Per i bovini si suggerisce uno sfruttamento del pascolo il più intenso possibile, mentre per i maiali si indica addirittura il “pascolo boschivo… tosto dopo lo squagliarsi della neve”. Disposizioni ancor più specifiche vengono trasmesse dal Capitanato di Tione ai Comuni relativamente alla necessità di anticipare per quanto possibile le semine primaverili effettuando nel modo più esteso con l’utilizzo di tutto il terreno idoneo e possibile. Apposite commissioni comunali per il raccolto devono controllare l’applicazione di queste direttive. I Comuni devono provvedere direttamente alla coltivazione dei terreni in caso di impossibilità da parte di proprietari perché chiamati alle armi o comunque impediti a causa della guerra. In ogni caso i Comuni devono fare un preciso rapporto al Capitanato con l’indicazione dei terreni di cui si assumono la responsabilità della coltivazione e di quelli rima-
Nel marzo del 1915 anche in Trentino si comincia a sentire “aria di guerra” sul versante dell’Italia. Nelle cronache trentine troviamo scritto: «Il 16 marzo colloquio di Alcide Degasperi con il ministro degli esteri Sonnino a Roma, dopo l’accettazione da parte dell’Austria del “principio della cessione di parte del suo territorio come base per le negoziazioni”. Rappresentando a Sonnino quale è l’opinione del Trentino di sti incolti specificando il motivo». Siamo in pieno tempo di guerra e ben cent’anni fa: ma troviamo un’amministrazione perfetta e capillare, capace di richiamare gli Enti pubblici a specifiche ed impellenti responsabilità quotidiane. Nell’articolo sopra riportato “mese per mese” si era parlato di “minima spesa” da tenere in considerazione soprattutto in tempo di guerra; ed ecco che anche in queste normative austroungariche si sentono presenti le stesse preoccupazioni e responsabilità collettive su questo specifico aspetto della guerra, che non era certo secondario. Nel frattempo il nostro mons. Donato Perli continuava le sue annotazioni quasi quotidiane; continuiamo ad attingere dal suo “Diario”. 1 marzo 1915. Hindemburg con una magnifica mossa e buon bottino di mezzi e di cannoni ripiegò dai laghi [Masuriani] verso Varsavia. Anche sui Carpazi pare che le circostanze pieghino in meglio; notizie incerte! Le auto-
rità politiche eccitano i contadini a sfruttare colla coltura-cereali tutto il possibile terreno. I Francesi fanno sforzi sovrumani per smuovere i Tedeschi dalla linea Belfort-Nancy-Chalons-Sisson e Arras-Dismunde. 15 marzo. Sui giornali fece capolino la notizia che fra Italia e Austria sono intavolate trattative per lo scioglimento pacifico delle loro questioni. Nel pubblico circola la voce che l’Austria cede all’Italia il Trentino-Gorizia e il Litorale. La notizia fu poi confermata ufficialmente. L’Austria continua però le sue fortificazioni ai confini italiani. La popolazione, però, già stanca della
fronte all’evenienza di essere ceduto all’Italia per via di trattative diplomatiche, Degasperi dice che “è divisa: alcuni frementi per l’Italianità, molti più calmi ma non male disposti, però temono…”, ossia temono per i loro interessi materiali, manche “per il clero, per gli stipendi, per le congrue, pel Vescovado di Trento, pel gran Seminario. Temono la legislazione italiana. Bisognerebbe in parte rassicurarli». (S. Benvenuti).
guerra, è in seria apprensione per gli armamenti al confine. L’Inghilterra e la Francia, fin dai primi del corrente mese, mandarono ai Dardanelli una potente flotta per sfondarli, finora però ci ha rimesso navi e soldati senza pro. Tizio e Caio - liberali o leghisti - per salvare la pelle e la patria pigliano il volo nel Regno [1]. 23 marzo. La fortezza di Przemyls, in cui da 4 mesi si trovavano assediati
120.000 soldati nostri, si è arresa per fame. La notizia destò in tutti sinistra impressione e scoramento. Vi si trovava Emilio Sommadossi di Tione, macellaio. 27 marzo. Oggi si è tenuta qui la rassegna dei nati nel 1896. Comparvero 148 giovani, ne furono tenuti abili 74 tra i quali 4 da Tione. Nel testo alla nota [1] don Perli fa riferimento a quanti stavano passando il confine meridionale del Trentino per recarsi in Italia; in merito a questo argomento, di cui si era accennato nel numero di gennaio del GdG (pag. 33), si era fatto riferimento al volume del gen. Tullio Marchetti, di Bolbeno, “Fatti, uomini e cose nelle Giudicarie nel risorgimento: 1848-1918”. Ed, infatti, in quelle pagine vi è un apposito capitolo dal titolo: “I Giudicariesi nella guerra liberatrice: 24
maggio 1915 - 4 novembre 1918” in cui l’autore ha lasciato scritto: «Sessantaquattro furono i Giudicariesi che vestirono l’onorata divisa del fante d’Italia, compresi i Caduti e i Morti. Molti di costoro ripararono nel regno d’Italia prima della apertura delle ostilità, o disertarono dalle file nemiche, o, già prigionieri austriaci in Russia, vennero spontaneamente in Italia durante la guerra con lungo periglioso viaggio. Infatti i Trentini catturati dai Russi costituirono una categoria speciale di prigionieri, passati di loro volontà al nemico in gruppi, drappelli, reparti, allo scopo precipuo di abbandonare le file dell’esercito austriaco». Il Marchetti - dalla pag. 187 alla pagina 203 - ne trascrive l’elenco nominativo «menzionando per ciascuno il luogo di nascita, il paese natale del genitore, la posizione sociale all’inizio della guerra, le ferite, i dati più salienti, il nome di guerra, tutti quei dettagli che possono presentare qualche interesse, ed il grado militare raggiunto alla fine della campagna di guerra».
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Attualità
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Cori e bande in pista A Bolbeno in gara sugli sci i rappresentanti del mondo culturale popolare trentino La gara non è stato forse l’aspetto più importante: l’occasione dell’incontro è stata infatti preziosa per rinsaldare amicizie, nel parterre si sono moltiplicati concerti spontanei e proposte di scambi culturali. La premiazione del pomeriggio, sotto un sole primaverile, ha visto primeggiare (ma lo spirito goliardico è stato confermato da una quota di punteggio assegnata per estrazione) i cori Presanella di Pinzolo, che per la prima volta ha iscritto il suo nome nell’albo d’oro della manifestazione, e i giovani delle Sorgenti del Monte Iron di Ragoli (foto), al contrario ben abituati a frequentare il gradino più alto del podio. Oltre
Giudicarie terra d’arte e sport. Ugole, ottoni e grancasse, nel giro di una settimana, hanno dato fiato e sfogo alle loro capacità artistiche e sportive, trasferendo sulla neve di Bolbeno allegria contagiosa e un pizzico di sana competizione. Ben lontani dai fasti numerici di qualche anno fa, quando a districarsi tra i pali del velocissimo
slalom della pista Coste si erano contate anche oltre trecento persone, domenica 1 febbraio un centinaio di coristi si sono cimentati nella IX edizione di Corinpista, una gara comunque di alto livello vista la presenza di numerosi giovani abili parimenti nel canto quanto nella pratica sciatoria. alla soddisfazione, entrambi si sono portati a casa il robusto contributo per una trasferta europea a carico della Federazione dei Cori del Trentino, impeccabile nell’organizzazione congiuntamente alla pro loco e allo sci club Bolbeno. Una salto di soli sette giorni e la medesima pista, domenica 8 febbraio, ha ospitato l’altra metà del mondo musicale trentino. Questa volta è toccato alla Federazione dei Corpi
Bandistici fare gli onori di casa, presenti varie autorità e il presidente Renzo Braus. La partecipazione ha ricalcato, anche numericamente, quella della domenica precedente. Poco più di cento i partecipanti, ma era la prima edizione, la voce (la musica?) si diffonderà, questa la convinzione degli organizzatori. La giornata fredda non è stata d’ostacolo, anzi, nella zona dell’arrivo gli alpini hanno rimediato egregiamente
offrendo a tutti brulè, formaggio, brodo e un graditissimo bollito. Nella competizione un vero fulmine è stato Mauro Rasom della banda di Vigo di Fassa, tra le donne velocissima è stata Martina Cimarolli della Sociale di Ragoli mentre la graduatoria finale ha arriso alla banda di Tione, che le ha… suonate a tutti piazzando numerosi atleti nelle primissime posizioni delle varie categorie e si è guadagnata quindi l’onore di vedere inciso il proprio nome in cima alla lista di quella che si augura una lunga e fortunata sinfonia di edizioni memorabili. (e.g.)
Tanti piccoli sciatori nella gara di fine corso
A Bolbeno alla presenza del presidente della Provincia Ugo Rossi, degna conclusione di una stagione molto positiva
Infatti quasi 500 piccoli sciatori provenienti da ogni angolo delle Giudicarie ma non solo (ricordiamo infatti che anche comuni del calibro di Arco, Riva del Garda, Nago Torbole, Ledro, Dro, comuni della Valle dei Laghi come Padergnone, Cavedine, Calavino, Lasino e Vezzano, ed addirittura alcuni comuni fuori Provincia come Sabbio Chiese, Vallio Terme, Vestone, Anfo e Malcesine, hanno sottoscritto la convenzione con il Comune di Bolbeno per usufruire di tariffe particolarmente vantaggiose per i residenti), con relativi genitori, si sono riuniti in una splendida giornata di festa alla quale non ha voluto mancare nemmeno il Presidente della Provincia Ugo Rossi. Grazie all’impegno dimostrato da tutti i volontari dello Sci Club Bolbeno, con la collaborazione delle altre associazioni locali (la Pro loco, il Gruppo Alpini e i Vigili del Fuoco), ancora una volta si è potuto organizzare e curare ogni aspetto dell’evento in maniera eccellente, che si è concluso con una splendida cerimonia di premiazione dove, alla presenza
Un degno epilogo per la stagione invernale 2014/2015: così si può definire la gara di fine corso “Trofeo Giovanissimi” che ha avuto luogo domenica 22 febbraio
alle “Coste” di Bolbeno, divenuta ormai un appuntamento imperdibile per tutti, e che si è conclusa ancora una volta con un successo pieno.
di numerosi amministratori, ogni partecipante è stato premiato con il diploma e l’ambita coppa. Il segreto del successo di una manifestazione che non ha eguali in Italia, sta soprattutto “a monte”, e cioè nella tariffa di soli 60 € che si pratica da tredici anni ormai a quanti si iscrivono ai corsi sci organizzati dalla Sci Club Bolbeno in collaborazione con la Scuola Italiana Sci Rainalter di Madonna di Campiglio; un modo che permette di avvicinare allo sport centinaia di bambini ogni anno, possibile grazie all’impegno di tanti volontari e al sostegno finanziario di numerosi sponsor privati ed enti istituzionali. La gara ha rappresentato il penultimo di ben 11 appuntamenti sportivi di una stagione che, nonostante una partenza leggermente ritardata a causa delle temperature troppo elevate del mese di dicembre, è stata ancora una volta positiva piccolo/grande centro sciistico, che quest’anno ha visto la grandissima novità dell’illuminazione notturna che tanto successo ha riscontrato.
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Arte e cultura
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Roncone con le immagini dei suoi artisti
la staccionata ed il muro granitico che restituisce prospettiva, si accentua con il segno tratteggiato sopra la superficie delle case, svanisce lentamente nella dispersione del cielo bianco mentre esclude ulteriori profondità. Una splendida poesia. Raffaella Mussi invoca solarità e calore con una strategia visiva di estrazione romantica. La sua
di Alessandro Togni Clara Bonapace esprime attraverso la sua pittura non rigoristica tutta la pienezza del volere fare arte quasi si trattasse di instillare nel mondo una medicina capace di guarire tutti i mali. Il tratto cromatico accesissimo di natura impressionista, le demarcazioni tonali spesso degradanti con sfumature delicate ma anche con tagli contrastanti, il colore usato nella sua forza originale e le masse sembrano sprigionare l’entusiasmo della pienezza e il clamore chiassoso della vita. Qui il gruppo di papaveri incendiati di ardore estivo accompagnati alle più meditative campanule violetto, si sporgono sulla tela attraversata di azzurro cielo esplodendo nella loro carica sorridente. Lo splendore trabocca dentro atmosfere pulite mentre la pittura in ‘still life’ pare rievocare suggestioni di epoche lontane, in assenza di inquietudini, per una spontanea solarità.
Claudio Colussi offre panoramiche di grande respiro dove ad attrezzare le montagne sono soprattutto le sensazioni degli spazi prospettici, la loro sembianza fatta di screziature e movimenti fluidi come se nella scena e sopra tutte le cose si rovesciasse un soffio di vento che scompiglia. La tematica appare nella chiarezza dell’impianto e nella costruzione, la forma della pittura riesce a tradurre elementi naturali pur rimanendo ancorata più a ragioni culturali che non fenomeniche e la decisione di rimanere nella tricromia del verde, del giallo e del blu, che a volte sbiancano nel candore di una luce di primo meriggio, fa capire quanta ragione e rigore vi sia in questa pittura dalle forti connotazioni espressive. La costruzione resa per declivi boschivi posti in sovrapposizione e in profondità, porta verso una luminescenza di fondo capace di assorbire tutte le cose. La matericità della pennellata non solo restituisce plasticità all’immagine ma anche sostiene un senso di verità, carico di rimandi alla Natura e al benessere che in essa abita.
Elida Amistadi si esprime tra-
Una bella soddisfazione per gli artisti che hanno visto ospitate le loro opere dentro le pagine del calendario 2015 realizzato dal Comune di Roncone, distribuito in tutte le famiglie del paese ed inviato ai molti ronconesi che dal paese sono emigrati. Nella classica forma verticale rimasta uguale dalla prima volta e composto di 13 pagine, il calendario accompagna attraverso originali immagini di pittura, in un viaggio emozionale alla riscoperta di sentimenti e vicinanze a luoghi e situazioni riconoscibili e gentili. Verso Natale e ormai da dodici anni il Comune di Roncone offre ai suoi cittadini “l’atteso calendario” come regalo da conservare e dove di volta in volta suggerisce dizionalmente attraverso una pittura figurativa di origine classica. Le sue osservazioni sono principalmente dedicate al genere del paesaggio, ed in questo caso ad un frammento di mondo al quale è particolarmente affezionata. La chiesa di Roncone nella sua ordinata forma architettonica emerge dalle ambrate rugosità della terra ancora abitata dalla neve ormai prossima a sciogliersi. La centralità della scena sembra adeguarsi ad una sorta di geometria naturale dove a punteggiare l’austerità del marrone e del verde cupo dei monti si dispongono i gruppi dei frutti vermiglione delle “nidie”, mentre il cielo nitido appare nella sua primigenia vocazione di primavera. La tecnica di Elida sembra insistere per una descrizione rispettosa del luogo, quasi si trattasse di un ritratto, anche se lo stile pare assumere le tensioni di una pittura di macchia di origine italiana.
FlaviaGarbainiinquestoframmento di montagna ritroviamo tutte le facoltà sentimentali e le profondità del nostro appartenere alle Alpi. La nobiltà della meravigliosa stella alpina, il blu cobalto delle genziane come a voler riflettere una scheggia di cielo, la zolla di terra e le rocce come porzione dell’universo, vogliono qui restituire grazia e armonia. Il verde pastello in maniera quasi omogenea si espande quasi fosse di luce, poi in forma disegnata i colori sviluppano un piccolo ambiente montano che fa tenerezza. La forma pittorica sembra voler ripercorrere talune distorsioni proprie dell’immagine novecentesca, ed il segno pure nella ricercata volontà di descrivere sembra muovere fra screziature e plasticità quasi a voler trovare l’essenza degli elementi
rappresentati. C’è qualcosa di scolastico e diaristico in questo quadro d’insieme dove si ricava non soltanto l’informazione visiva ma anche e soprattutto la sensazione interiore e l’amore per le creature della bellezza: i fiori delle vette.
Francesca Bertoni riporta in auge attraverso una pittura di sapore romantico il gusto delicato della montagna nella quale ritroviamo benessere e serenità. Evaporazioni lontanissime si dischiudono lasciando intravvedere la corona delle vette grigie dove un cielo ingiallito sembra attraversato da suggestioni malinconiche. Avanti, sul declivio prativo le macchie di contrasto dei giovani alberi, prima di giungere alle silenziose baite montane, mentre la prospettiva del placido torrentello giunge fino alla figura che si sporge pensierosa osservando verso di noi. L’atmosfera di pace e la diffusa luminosità, la varietà compositiva e il gusto narrativo vengono in parte accompagnati con segni e pennellate in stile impressionista, al punto da facilitare una lettura dai caratteri evocativi. Il tema della nostalgia apre anche a descrizioni sentimentali di matrice crepuscolare.
Giacinto Salvadori. Il paesaggio viene definito con la sem-
soggetti e temi. Nelle varie edizioni le immagini fotografiche (Archivio della Biblioteca) hanno tradotto storia, personaggi e paesaggi, lavori di un tempo e scene rurali, feste di paese, aule scolastiche. E’ del 2014 la descrizione tragica della Grande Guerra. Il 2015 quindi presenta una novità importante e qualificante riservata al mondo dell’arte figurativa, nell’intento di valorizzare le ricerche estetiche degli artisti ronconesi. Accolti in questa “collettiva su carta” ci sono le opere di Clara Bonapace; Claudio Colussi; Elida Amistadi; Flavia Garbaini; Francesca Bertoni; Giacinto Salvadori; Giuliana Amistadi; Ledi Amistadi; Luigi Nidasio; Raffaella Mussi; Rudy Bazzoli. plicità del guazzo e l’acquerello pare svanire quasi totalmente la sua consistenza cromatica. Le linee montane si muovono con discrezione, il cielo si scuote di nuvole foriere di primavera mentre ancora la neve persiste verso le altitudini. Poco colore per una psicologica descrizione di uno stato d’animo silenzioso e cauto, dove si rivelano maggiormente tensioni di spiritualità e ricchezza interiore. Anche le caprette che accompagnano docili la figura di ritorno dopo il raccolto della legna dispongono per una percezione di beatitudine alpina. E’ questo un ritratto di carattere tipologico, nel quale ad aggiungersi alla definitezza esteriore del personaggio c’è anche la pulizia dei pensieri. La disposizione centrale ed i gusto della semplicità riconducono alle iconografie del passato.
Giuliana Amistadi nella sua indagine visiva accentua la profondità di campo. Lo stagno in primo piano viene descritto con minuzia di particolari, il prato pianeggiante anticipato dalla frangia verde scuro dell’erba disegnata lungo i bordi dell’acqua appare costellato di nebulose gialle probabili presenze di tarassaco in fiore, i massi erratici barrierano lo spazio aperto dalla selva delle conifere nel loro lussureggiante verde militare. Più lontano ancora ecco disperdersi nel cielo l’ombra di altri abeti intravisti nel pulviscolo dell’aere prima del cielo completamente azzurrato e stabile. La tecnica riprende la lezione dei macchiaioli d’Ottocento, nel tentativo di descrivere le grandi masse cromatiche piuttosto che i dettagli. La prospettiva appare centrale, aprendo ad una radura quasi di sogno, dove nell’estasi dell’estate e soprattutto nelle foglie gialle della betulla, già si manifestano i segni dell’autunno in arrivo. Descitta per linee orizzontali e curve la scena offre uno squarcio veritiero degli spazi offerti dalla media montagna. Ledi Amistadi. Il soggetto è
completamente e tradizionalmente alpino: la montagna, il pastore accompagnato dal fedele cane, gruppi di pecore al pascolo. Attraverso una tecnica dove il colore appare dilavato, Ledi riesce a restituire tutte le sentimentalità e le solitudini. Le figure risentono di una visibilità approssimata e soltanto i ciuffi erbosi in primo piano sembrano riuscire a mantenere una loro qualità di dettaglio. Ma è proprio questa visione scarna, fatta di macchie liquide ad affascinare, mentre la nostra osservazione diviene quasi interiore, mentre le luminosità del giorno paiono raggiungere ora il riposo poco prima della sera. Il controluce ancora di più dispone per un’aura romantica mentre il pastore rivolge attenzione verso le chiazze chiare delle pecore, sorta di glassa lungo le sponde vaporose della valle. E’ un abbandono dei pensieri, una liquefazione.
Luigi Nidasio.Sono i sogni dell’inverno a risvegliare i sentimenti affettuosi di questo artista ed in questa cartolina sensibile di chiara matrice paesaggistica si ritrovano le intenzioni di un artista commovente e sincero. Le casette ammantate sembrano esprimere la loro essenza quasi umana; le piccole finestre sono quindi occhietti di un volto felice, i tetti innevati cappelli a protezione e le porticine sono boccucce sorridenti e serene. La scena vista in accidentale inizia con l’albero addormentato in primo piano, prosegue con
è pittura di genere, una “natura immobile” di lontana memoria carica di espressioni vitali e gioia di vivere. L’impulso appartiene alle serenità del Settecento, il gusto della composizione e del rimando sentimentale invece provengono dall’800 pittoresco. E’ la varietà degli elementi, la molteplicità delle cromie intense a rendere qualità decorativa a quest’opera portatrice di spontaneismo e tranquillità. Lo sfondo trattato in maniera sbrigativa, accoglie il primo piano dei fiori recisi e deposti in un anfora educata. Il piano d’appoggio deve possedere una qualche forma di lucidità perché il gioco dei riflessi marrone emerge nella sua fluida orizzontalità. Il gruppo floreale e campagnolo restituisce forti componenti cromatiche dove maggiormente si esaltano le rumorose figure dei rossi papaveri fronteggiate dal bianco delle margherite. Un’armonia totale.
Rudy Bazzoli riflette sulla figura umana affrontando prima di tutto il volto, ovvero il luogo dove si esibiscono maggiormente le intenzioni interiori. Il suo è un disegno a matita, in soluzione bianco e nero che si realizza principalmente con semplici linee a contornatura ma che si completa con la tecnica dello sfumato per delimitare le varie parti in gradazione. La sua tecnica indica perfezione di stile e volontà di rendere il più possibile vero quel volto inteso nella bellezza giovanile, nella simmetria, nell’intensità moderna e cura dei particolari estetici. Ad attrezzare ulteriormente questo ritratto contemporaneo vi sono le due mani, sintesi di femminilità. I grigi si susseguono in varie tonalità trasformando e plasmando superfici altrimenti bianche, per restituire raffinatezza e splendore. Un unico luogo sembra tuttavia attrarre la nostra attenzione, quell’iride intensa di nero alla quale non riusciamo a sottrarci.
Attualità
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Yeman Crippa: nuovo anno, nuovi obiettivi “Le sfide del 2015? Prima i mondiali in Cina e poi la qualificazione ai Giochi di Rio 2016” di Umberto Fedrizzi
Yeman, il 2014 è stato per te un anno ricco di successi e di soddisfazioni -una su tutte la conquista, in dicembre, dell’oro, individuale e a squadre, agli Europei di cross in Bulgaria; questo 2015 invece come è iniziato? Alla grande direi: il 10 gennaio ho vinto il cross internazionale di Edimburgo, in Scozia e l’8 febbraio sono riuscito a conquistare la medaglia d’oro ai campionati italiani indoor di Ancona sui 1500 metri. Tutte e due occasioni molto importanti; ci tenevo a far bene. E ci sei riuscito nel migliore dei modi devo dire. Guardando invece al futuro, quali sono i tuoi prossimi impegni? Dunque, già il 15 marzo sarò impegnato nei campionati italiani di cross che si terranno a Fiuggi, vicino a Roma. Poi verso la fine del mese ci sarà quello che reputo l’evento più importante dell’intera stagione invernale, i mondiali in Cina: sarà per me l’occasione di capire a quale livello sono arrivato a questo punto della mia carriera, tenendo conto che vi parteciperanno i migliori atleti in circolazione. Sarà molto difficile raggiungere il podio, ma mai dire mai. Il 2014 è stato un anno importante per la tua carriera: non solo hai conquistato numerose vittorie, come ricordavamo in precedenza, ma sei stato anche arruolato nelle Fiamme Oro. Come ti trovi?
“Sicuramente ho già vinto tanto nella mia carriera, ma posso ancora migliorarmi e raggiungere traguardi ora impensabili”; Yeman ha le idee ben chiare sul suo futuro: continuare a correre e, possibilmente, a vincere come sta facendo ormai da un po’ di tempo a questa parte. Le ambizioni non Molto bene; sono stato accolto nel migliore dei modi, con grande gentilezza e professionalità. L’aspetto nuovo sta nel fatto che du-
rante le gare i miei colleghi ed amici diventano degli avversari anche piuttosto temibili: mi ci abituerò. La vita dell’atleta non è
mancano di certo al giovane campione giudicariese dell’atletica italiana, che comunque sa di dover “restare con i piedi per terra”. Sacrificio, dedizione ed umiltà sono parole chiave per ottenere risultati importanti nello sport, così come nella vita e Yeman, da sempre, ha dimostrato di esserne consapevole. solo rose e fiori come può sembrare: per raggiungere certi risultati, servono dedizione, sacrificio e fatica. Solitamente quante
Yeman Crippa
ore al giorno dedichi agli allenamenti? Le tue parole sono giustissime: per ottenere certi traguardi, in qualsiasi attività sportiva, sacrificio e voglia di migliorarsi sono di fondamentale importanza. Mediamente mi alleno 3 ore al giorno, sei volte alla settimana. In inverno devo sempre andare a Trento, presso il campo Coni, visto che qui in zona le piste ciclabili
sono inagibili a causa della neve. D’estate invece alterno: 2 volte a Trento e le restanti qui, vicino a casa. Se ti dico “Olimpiadi”, cosa ti viene in mente? Beh, sicuramente è il mio grande sogno; sto lavorando duramente per raggiungere i tempi necessari alla qualificazione. Sarebbe meraviglioso e veramente straordinario riuscire a partecipare già alle Olimpiadi di Rio nel 2016: difficile ma non impossibile. E allora non ci resta altro che augurarti buona fortuna per i tuoi prossimi impegni: forza Yeman, continua così!
Sul podio agli Europei in Bulgaria
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La posta
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Non ci sono alternative valide a questo percorso, ma occorre che la gente sia bene informata
LA POSTA
Fusioni dei comuni ok, purché siano condivise
vilgiat@yahoo.it
Caro Amistadi, ho seguito con interesse e curiosità le manovre per la fusione dei comuni in Giudicarie. Ho partecipato a riunioni e ad assemblee e mi sono convinto che non ci siano alternative alla fusione, soprattutto in prospettiva, o ci uniamo spontaneamente o ci obbligheranno a farlo come nel resto d’Italia. Meglio una fusione condivisa che una fusione obbligata.... Riccardo Condivido. Anche senza tirare in ballo la probabile obbligatorietà della fusione che sta dietro l’angolo, sono convinto che i tempi siano maturi per una fusio-
ne ponderata e condivisa dei comuni, in ambiti legati da secoli di storia e di tradizioni convissute. I tempi sono cambiati, non ci sono più campanili da difendere, interessi, “parti della legna”, boschi, pascoli, ci sono solo paesi che vivono gomito a gomito da tempo, condividono associazioni, parrocchie e servizi, in piena collaborazione e con reciproca soddisfazione. Le persone si conoscono, sono numerosi i matrimoni fra paesi vicini, i ragazzi si ritrovano insieme a fare le più svariate attività, i contatti fra le varie comunità sono continui ed abbracciano ogni momento della quotidianità. La maggior parte della nostra
gente lo ha capito ed è fortemente favorevole alla fusione. Pensano al futuro, al futuro dei propri figli e sono consapevoli che solo una comunità consistente e consolidata potrà tenere il passo della modernità e delle sfide che dovremo affrontare ormai senza più la garanzia di una autonomia generosa e “pagadora”. So bene che ci sono alcuni che invece la pensano diversamente. Ma bisogna distinguere: chi è in buona fede ed espone le ragioni del contro con convinzione e chi invece ha tutt’altri obbiettivi. I primi fanno bene, e di ragioni per essere contro ce ne sono ed anche condivisibili, ma superabili, purtroppo invece quelli
che più sbraitano e sparlano contro le fusioni dimostrano ignoranza delle regole, poca informazione ed usano la disinformazione per confondere gli indecisi. Fanno solo della demagogia per nascondere i veri motivi della loro contrarietà: la difesa di piccoli interessi, del proprio sgabello, delle proprie ambizioni e la propria carriera, totalmente dimentichi dell’interesse comune. Spero che alla fine prevalga il buon senso e che i referendum vadano a buon fine, non vorrei che ci ritrovassimo fra qualche tempo a rimpiangere l’occasione perduta. Sarebbe un peccato. Adelino Amistadi
Badanti sempre più ricercate Sig. Amistadi, vorrei porti una domanda che mi sta sul gozzo da tempo. Perché anche in Trentino le badanti sono così ricercate per l’assistenza ai nostri anziani?
Semplice, cara Lucia, perché siamo sempre di fretta e non sempre abbiamo tempo da dedicare ai nostri cari in età avanzata. Un po’ perché occupati in tutt’altre faccende, un po’ perché dedicarsi alla cura degli anziani comporta sacrificio e dedizione, virtù sempre più rare anche nella nostra comunità. Purtroppo il mestiere della badante copre un’area dell’assistenza sociale che non sempre l’ente pubblico riesce a garantire. Sarebbe bello pensare ad un ente che possa coprire tutte le esigenze degli anziani, da quelli che vivono soli, a quelli che vivono in famiglia, a coloro che sono ospitati nelle apposite strutture. Ma con i tempi che corrono c’è poco da sperare. Anche se devo dire che la Provincia fa molto di più e di
meglio rispetto alle regioni confinanti. Ma la realtà è diversa e le badanti servono, eccome. Oggi sono quasi tutte straniere dell’Est, ma ora sembra che anche le italiane, complice la crisi, vogliano avvicinarsi a questo mestiere. E’ un servizio nobile e necessario per il quale servono disponibilità, sensibilità e tanta umanità. Agli anziani va riservato grande rispetto, se non altro perché prima o poi, se siamo fortunati, tutti faremo parte della categoria. (a.a.)
Tifosi olandesi barbari incivili Caro Adelino, so che sei un appassionato di calcio e che frequenti gli stadi con passione, volevo chiederti: è accettabile quanto è successo a Roma? La Tv ci ha fatto vedere immagini vergognose di olandesi ubriachi che con lo sport non hanno niente a che fare, che ne pensi...
Hai ragione: quei tifosi olandesi sono dei barbari incivili. E mi stupisco che la Polizia li abbia accompagnati allo stadio dopo averli domati
Sono nativo del Banale vivo a Milano e trascorro le ferie a Comano Terme. Leggo volentieri il suo giornale che arriva alla mia anziana madre. Vorrei chiederle mille cose storte che ci sono in Giudicarie, Provincia, Italia, Europa e nel Mondo. Ma sono curioso di sapere il suo parere su una piccola ma “schifosa” realtà che sta all’entrata delle Terme di Comano. Quel fatiscente rudere che deturpa la statale e non è certo un buon biglietto da visita per le Terme stesse. Eppure si spendono centinaia di euro in aiuole e altro per arredamento per le Terme. Parlando con vari turisti sono dispiaciuti e increduli per questa situazione. La signora proprietaria del rudere, Flora Belli, vedova Orlandi, in anni passati comperò: Hotel Bel Sit, Hotel Soran, la maggioranza delle quote del rifugio Cacciatore in Val Ambiez, costruì un mega Residence a S.Lorenzo in Banale e dulcis in fundo il Ristorante Alla Speranza ora ridotto a rudere. Dicono che la Signora sia “tosta”, ma è possibile che comune, Comunità, Provincia non riescano a superare quel problema? Lei che conosce i poteri e li esercita può spiegarmi di chi è la colpa? Della Signora tosta o di una classe politica che se ne frega? Spero che conosca il rudere di cui parlo altrimenti è cieco anche Lei. Cordiali saluti da Lauro, mez bauscia mez Banaler
Lucia
Paolo
Quel rudere, “biglietto da visita” di ComanoTerme
con non poca difficoltà. Io li avrei presi a calci nel sedere e li avrei rispediti a casa, addebitando loro e ai loro governi i danni causati dall’indegna gazzarra che hanno insce-
nato per le vie di Roma. ‘Stavolta debbo dire che le Forze dell’Ordine non mi sono sembrate così determinate come altre volte e questo mi preoccupa. Ma come, abbiamo alle porte una possibile invasione degli estremisti dell’Isis, ci riempiamo la bocca con la parola sicurezza, con controlli sofisticati, e poi consentiamo ad alcune centinaia di ragazzotti imbecilli, ubriachi fradici, di mettere a ferro e fuoco la Capitale? Evidentemente qualcosa non ha funzionato. Speriamo che non succeda più. (a.a.)
Caro Lauro, La signora Flora Belli dispone legittimamente dei suoi averi, così come da Costituzione e Codice civile. Come dice un vecchio adagio: ognuno è re, o regina, in casa propria. Tanto che proprio la signora Belli ha deciso di non accettare la pur lauta proposta della Provincia che al tempo di rettificare la statale aveva proposto di acquisire il rudere ai generosi prezzi che lo stato propone in questi scambi. Attorno a quello che rimane della Speranza, che si ricorda come un ottimo ristorante nei tempi d’oro, hanno operato con la delicatezza di una ballerina di danza classica gli operai impegnati un paio di anni fa nella sistemazione della statale. Abbatterla – per errore o studiata incuranza – avrebbe causato un risarcimento di quelli da far rizzare i capelli in testa per un rudere aggrappato fra un tornante e uno strapiombo. E Provincia, Comune e chiunque bazzichi l’amministrazione lo sa bene. Così il rudere della Speranza se ne sta ancora lì, precario ma stabilissimo in un’Italia delle contraddizioni, dove né privato né pubblico prendono decisioni olimpiche e men che meno orientate al bene comune. D’altronde, a breve consolazione, si poteva fare anche di peggio con il pericolante Ristorante Alla Speranza rispetto al nulla messo in campo fino ad ora: a pochi metri da lì, per restare in zona, è stato acquistato per milioni di euro di soldi pubblici un altro rudere, il quale pure è stabilissimo nelle fondamenta delle storture nostrane, e se ne sta in piedi, impavido e brutto, a sfidare lo stabilimento termale e tutti i suoi turisti. Adelino Amistadi
La posta
C
hiedo ospitalità nelle pagine del Vostro giornale perché voglio dire grazie ai vigili del fuoco volontari di Tione, Roncone, Preore, Ragoli, Bolbeno, Zuclo, Pinzolo e Madonna di Campiglio. Senza di loro, senza il loro coraggio e il loro grande senso civico, oggi, io e la mia famiglia saremmo senza casa. È stata un’esperienza drammatica. Ma anche confortante. Drammatica perché nella notte del 14 febbraio la mia casa, assieme a quelle di altre di piazza Brevine e via Condino a Tione, ha rischiato di diventare un pugno di cenere. Confortante perché, assieme a mia moglie Sara e alle mie piccole Chiara e Elena, ho avuto la riprova di come nei nostri paesi disponiamo di questa grande risorsa che sono i Vigili del fuoco volontari che vegliano sull’incolumità delle nostre case e delle nostre persone. A questi angeli custodi, va il mio sentito e riconoscente grazie. Li ho visti lavorare per ore in mezzo a fumo e fiamme.
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La testimonianza
Incendio a Brevine, grazie aiVigili del fuoco volontari In risposta alla lettera di Maria Pia Simoni
Mammografie... meglio a Tione
Li ho visti non indietreggiare di un millimetro mentre tagliavano il tetto per far sì che le fiamme non si propagassero anche alle abitazioni vicine. Li ho visti impegnati fino
all’alba con tutti i mezzi e le attrezzature del servizio antincendi. Il mio grazie, e quello dei miei famigliari, vuole essere il riconoscimento di un cittadino consapevole della gratitudine dovuta
a questi giovani capaci di grandi atti di generosità verso il prossimo, la comunità e una divisa che servono con grande onore. Ancora un grazie di cuore. Maurizio Merli e famiglia
Cara MariaPia, anche io voglio dire la mia (scusa se ti do del tu, ma siamo quasi coetanee, io ho 64 anni). Va bene, lunedì 21 dicembre sono andata in corriera a Trento anche io senza problemi. Sempre però con un po’ di “soggezione” per il posto nuovo. Mi sentivo più “a casa” a Tione. Per quanto riguarda il “meno invasivo” riferito all’esame di screening, non so a cosa alludi, perchè il procedimento è stato il medesimo, anzi a me è pure sembrato più impegnativo. Il punto è che per 15 minuti di controllo ho impiegato la bellezza di 6 ore. Ore 7 in piedi, ore 8 corriera, ore 9 tram, ore 10.30 ospedale, ore 12.55 corriera, ore 13.55 arrivo a casa. Che dire? Lidia
La lettera di Mari ���������� ���������������� ������������������ ������������������ ���������� ����������
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