Giornale delle giudicarie novembre 2012

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Mensile di informazione e di approfondimento

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ANNO 11- N. 11 NOVEMBRE 2012 - Mensile

EDITORIALE

Politica, facciamo il punto

Giudicarie, è allarme gioco

Anche nei nostri paesi sempre più persone perdono soldi alle slot. I dati del fenomeno

di Adelino Amistadi Mi sono riproposto di non parlare più, per qualche tempo, della politica provinciale per due semplici motivi: primo, perchè le cose che ci interessano vengono decise a Roma e ormai la Provincia di Trento conta come il due di coppe; secondo, perché le elezioni provinciali si svolgeranno nell’ottobre 2013 e c’è tutto il tempo di vederne delle belle. Ritorneremo a parlarne a tempo debito o comunque ogni volta che ci saranno delle novità importanti, ve lo prometto. Ci occuperemo, invece, della politica romana, sempre più confusa, ma molto più movimentata, visto che è già iniziata la campagna elettorale per le elezioni nazionali di primavera. Purtroppo parlare della politica italiana significa ormai parlare di scandali, corruzione, arricchimenti illeciti, uso spregiudicato del denaro pubblico, feste da porcilaia, vacanze bagordose, amanti e clientele. Continua a pag. 16

Imprese giudicariesi protagoniste a L’Aquila: consegnato l’auditorium firmato Renzo Piano La struttura è stata donata alla cittadinanza dalla Provincia Autonoma di Trento. È stata inaugurata il 7 ottobre 2012 dal Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, e dal nostro presidente della Pat Lorenzo Dellai, con un concerto dell’Orchestra Mozart diretta dal maestro Claudio Abbado e la presenza a sorpresa di Roberto Benigni. A pagina 13

Il Liceo della montagna spopola fra i giovani ATTUALITÀ

A Zuclo, sulla statale per Tione

le Esteriori a Absolute, la nuova disco Un’eccellenza formativa Anche misura di famiglia giudicariese giudicariese Autonomia trentina A pag. 25

Offre l’opportunità di un normale percorso scolastico. Ma, al tempo stesso, di coltivare le passioni e gli sport di montagna. Passioni davvero forti, se a soli 14 o 15 anni, ti imbarchi in un itinerario formativo molto avaro di tempo libero. Alle pagine 6 e 7

travolta dalla crisi? A pagina 27

800 metri coperti, ristorante annesso e parcheggi a volontà. Questa la carta di identità dell’Absolute, la nuova mega-discoteca a Zuclo, sulla statale che collega Saone a Tione, nel centro commerciale che vede tra l’altro anche la presenza del supermercato Lidl e la sede degli Artigiani delle Giudicarie. A pag 21

A Tione incontri per prevenire e curare

Il gioco d’azzardo preoccupa le Giudicarie

- LEGO


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A cura della REDAZIONE

Rassegna Stampa

NOVEMBRE 2012

RASSEGNA STAMPA NOVEMBRE 2012

DALLE GIUDICARIE DALLAPROVINCIA BALLINO - L’orso colpisce ancora. Un’orsa, accompagnata da due cuccioli, in due sere consecutive ha dapprima svuotato l’alveare di un apicoltore di Ballino, poi ha preso di mira, sgozzandolo, un lama dell’allevamento di Carlo Parolari, che comprende una mezza dozzina di grossi lama americani in località “Castil”, poco sopra il lago di Tenno. La Forestale, per evitare ulteriori assalti all’allevamento, ha esposto i resti del lama assalito, e l’orsa è tornata la sera dopo a completare il suo pasto. Il fatto ormai abitudinario in molte altre zone delle Giudicarie, ha suscitato un certo scalpore perché è la prima volta che l’orso si fa sentire nella zona del Ballino. PIEVE DI BONO - La Giunta Provinciale con propria delibera ha accolto la richiesta dell’Azienda per i Servizi Sanitari “Padre Odone Nicolini” di Strada assegnando alla struttura l’istituzione di 5 posti letto per le demenze gravi, a partire dall’inizio del mese. La Provincia provvederà con il prossimo Bilancio a rimpinguare il finanziamento al “ricovero” di Pieve di Bono per far fronte alle spese che tale istituzione comporta. TIONE - E’ in arrivo una nuova grande discoteca in Giudicarie. Verrà dislocata nei piani alti del centro commerciale situato sulla retta di Saone. Ma sarà una formula nuova, infatti unirà la musica alla ristorazione. “Un ristorante su prenotazione, precisa il promotore Carlo Antolini, che permetterà a coscritti, amici di banco, compagni d’ufficio, addii al celibato e altro, di cenare in compagnia e poi lasciarsi trascinare dalla musica”. STREMBO - Paola Mosca con la puledra “Rina” di due anni si è recentemente distinta alla Rassegna del Cavallo “Haflinger” in Val di Ledro. Paola ha una passione sincera per i cavalli Haflinger che condivide con il marito e con i suoitre figli giovanissimi. “La mostra che ha visto la partecipazione di una cinquantina di cavalli giudicariesi, ha detto Paola, è un bel momento di incontro e di confronto tra noi allevatori e il pubblico, e ci permettere di far conoscere ed apprezzare il cavallo Haflinger, una animale davvero adatto a tutte le famiglie”. DASINDO - Agli inizi del mese ha destato scalpore il furto avvenuto in casa del veterinario Luciano Azzolini. I malviventi sono riusciti a sottrarre 1500 euro dal portafoglio, un computer, e le due automobili del veterinario, una BMV e una Golf, parcheggiate nel garage. Il tutto è avvenuto senza che la famiglia se ne accorgesse, nessuno si è reso conto di nulla, il dr. Azzolini stava dormendo con la moglie e i suoi tre figli, e solo al mattino si sono resi conto di quanto era avvenuto. I Carabinieri stanno indagando, ma ancora non ne sono venuti a capo. Dei ladri, a parte il computer rinvenuto nel Modenese, nessuna traccia. VIGO RENDENA - Con la serata conclusiva del gemellaggio con il Coro “South Bohemien – Lady Teachers Choir” di Cescke Budejovice (Repubblica Ceca), il Coro Carè Alto ha dimostrato ha festeggiato nel migliore dei modi il suo 55° compleanno. I coristi, vecchie e nuovi, si sono lasciati alle spalle una “pericolosa crisi” che sembrava mettere a repentaglio l’esistenza stessa del sodalizio, e sono riusciti a ricompattare il gruppo ed aumentare il numero dei coristi. Oggi il Coro Carè Alto è presieduto da Claudio Munari e diretto dal maestro Dario Bazzoli. PREZZO - Con un trapano o con una trivella d’altri tempi, alcuni sconosciuti hanno praticato un foro di 5, 6 centimetri di profondità in cinque castagni nei pressi del paese di Prezzo, iniettandovi poi probabilmente zolfo che hanno fatto morire gli alberi in brevissimo tempo. I castagni presi di mira erano di proprietà dell’at-

tuale sindaco Celestino Boldrini e del suo ex vicesindaco Fabio Scaia, oggi rappresentante del comune al BIM del Chiese. Anche se non ci sono rivendicazioni, sembra evidente che il gesto vandalico sia stato compiuto da gente del luogo. Il fatto è sotto indagine da parte dei Carabinieri di Pieve di Bono che sperano, quanto prima, di arrivare a scoprire gli autori di un gesto cosi ignobile. TIONE COMUNITA’ - Si è svolta nei giorni scorsi l’Assemblea della Comunità di Valle in quel di Tione. L’ordine del giorno del tutto privo di interesse, povero di contenuti e di decisioni, emblema di una Comunità che stenta a partire. Potevano far discutere due interrogazioni della lega Nord, ma tutto è filato liscio perché i rappresentanti della Lega erano, paradossalmente, assenti. Unica novità sono le dichiarazioni della presidente Ballardini che ha dichiarato che valuterà eventuali variazioni di Giunta, come d’altronde promesso a inizio legislatura. L’Assemblea sarebbe filata via nella più totale indifferenza, se non fosse intervenuto Raffaele Armani, ex presidente del Comprensorio, a fare alcune considerazioni sugli argomenti in discussione. Sulla Giunta ha avuto considerazioni piuttosto negative lamentando che nella stessa non siano rappresentati in modo equo i quattro territori delle Giudicarie. “La composizione della Giunta è solo il risultato dell’occupazione dei partiti, al di là e al di fuori degli interessi della gente giudicariese. Poi lamentiamoci dell’antipolitica!” ha dichiarati Armani. Si è poi tornati a discutere dei punti dell’ordine del giorno. Il tutto è stato votato più o meno all’unanimità. Si è notata l’assenza di dibattito, la totale mancanza di discussione, la solita taciturna presenza dei partiti, un’Assemblea specchio delle difficoltà di avviamento e consolidamento della Comunità di Valle che durano da troppo tempo. DARE’ - E’ scomparso nei giorni scorsi, all’età di 67 anni, Luigino Dalbon, dopo una grave malattia che ha saputo affrontare con coraggio ed una forza d’animo esemplare. Una vita riservata alla famiglia, ma anche al prossimo, con generosità e spirito di servizio. In segnante all’Enaip di Tione, trentenne è stato eletto sindaco di Darè per tre legislature consecutive, stimato per il suo impegno e per la sua vicinanza alla sua gente. Dal 1975 al 1980 è stato anche assessore al Comprensorio, comandante dei Vigili del Fuoco e consigliere mandamentale del grippo alpini. Era amico di tutti, pieno d’entusiasmo, è stato uno che ha dato tanto, a tutti, senza mai chiedere o far pesare il suo aiuto. STENICO - Adelina Veronesi detta “Lina”, da Seo, comune di Stenico, ha compiuto cento anni essendo nata il 25 ottobre 1912, anticipando di qualche anno la prima guerra mondiale. Unica sopravvissuta di una famiglia di undici fratelli, ha avuto tre figli ed è nonna di 6 nipoti e bisnonna di una bambina. Il compleanno secolare è stato festeggiato in compagnia dei famigliari e delle autorità paesane, la signora Adelina, raggiante, ha confermato con numerose battute la sua permanente lucidità mentale, eccezionale per la sua età.

PROVINCIA - Il Consiglio dei Ministri ha messo a punto un disegno di legge che mette a rischio la nostra autonomia, scardinando in pratica l’intero sistema delle competenze in capo alla Provincia di Trento. In sintesi, i punti principali riguardano l’introduzione del principio di interesse nazionale sull’intera potestà legislativa e l’attribuzione allo Stato della legislazione esclusiva sui rapporti internazionali e comunitari, sull’energia e sul turismo. Infine si da rango costituzionale alla Conferenza Stato-Regioni, disponendo l’impossibilità di adire alla Corte Costituzionale per ricorsi su argomenti su cui si fosse trovata l’intesa nella Conferenza. Finora ogni decisione riguardante la Provincia di Trento doveva avvenire “in armonia con la Costituzione”, se il ddl venisse approvato andrebbe in sostanza a modificare la Costituzione, prevedendo che ogni competenza in termini di autonomia, sarà commisurata alla concorrenza statale. TRENTO UNIVERSITA’ - Secondo le previsioni sono stati nominati i nuovi direttori di facoltà per Sociologia e per Scienze Economiche nelle persone di Giuseppe Scortino e Geremia Gios. Giuseppe Scortino, insegnante di sociologia del mutamento e di sociological approaches to culture ed è docente di scuola di dottorato. I suoi interessi di ricerca toccano le migrazioni internazionali, le relazioni etniche e la teoria sociale. Geremia Gios, sindaco di Vallarsa, è docente di economia agraria, è coordinatore del corso di dottorato in economia montana e forestale, ed è direttore dell’Osservatorio di economia agraria collegato con Inea. Il mandato di direttore durerà tre anni a partire dalla fine di ottobre e saranno rieleggibili per una sola volta consecutiva. TRENTO - Si è tenuta a Levico l’assemblea annuale della Federazione dei Cori del Trentino. Erano presenti i rappresentanti di 120 cori provenienti da tutta la provincia. Il presidente Sergio Franceschinelli ha illustrato le idee e le iniziative in cantiere per festeggiare, il prossimo anno, i 50 anni della Federazione:

I cattivi pensieri - di Eta Zeta Dalle pagine dei quotidiani locali, il direttore del Consorzio Sacco gongola. Turismo 2012? Un’estate alla grande! In Valle del Chiese 38.149 presenze: 14,46% in più. Da maggio ad agosto 9.262 arrivi. Il segreto? Una stagione turistica sotto il segno vincente del numero dodici. Tradotto: pernottamenti nel week-end a 12 euro. Esultano anche i presidenti: del Consorzio turistico, del Bim del Chiese e dell’Ecomuseo. Complimenti! Se il 2013 lo impostate sotto il segno del 6, scommettiamo che si arriva al 30%. Post scriptum: Selva Gardena 38.000 presenze le fa sotto il segno del 3: tre giorni.

“Abbiamo in mente molti progetti. Porteremo i cori nei castelli e ci saranno molte iniziative dedicate ai giovani. L’obiettivo è avvicinare sempre più i giovani al nostro mondo. Attualmente i cori nel Trentino sono 199 e contiamo di sfondare i 200 quanto prima. Sarebbe un traguardo storico per il nostro movimento. In dieci anni i cori sono passati da 164 a 199 e gli iscritti sono saliti a quasi seimila. Il nostro orgoglio sono i cori giovanili e di voci bianche che sono 34, più del doppio di dieci anni fa.” A rimarcare l’intenzione della Federazione a sempre più professionalizzarsi, nel pomeriggio, esauriti i compiti statutari, si è tenuto un seminario sulla gestione psicologica dei gruppi. PROVINCIA - Su di un budget di 150.000 euro, i gruppi del consiglio provinciale nel 2011 ne hanno spesi ben 124.500. Un tesoretto che si è disperso in svariate consulenze. Su pressione dell’opinione pubblica, si è messa in campo una proposta di modifica del regolamento provinciale per cui verranno ridotti del 50% i finanziamenti ai gruppi. Se la proposta passerà, i gruppi dovranno risparmiare e molto. La proposta iniziale del presidente Dorigatti era quella di azzerare del tutto le spese per consulenze, ma i gruppi si sono ribellati arrivando ad un compromesso, quello di dimezzare la somma. Nel 2011 i partiti hanno utilizzati i fondi in questione : Lega Nord ha speso 25.446 su 25.446 euro, quindi l’intera somma a disposizione; Pd, 15.272 su 19.642 euro; PDL 20.670 su 22.796 euro; La Civica Divina, 14.732 su 14.732, quindi tutto; Amministrare il Trentino 3.141 euro su 12.053; UpT 12.000 su 16.071; Patt 10.457 su 10.174; UAL 7.139 su 7.142; Verdi l’intero budget di 7.142. L’Italia dei Valori chiude invece a zero spese. PROVINCIA - Alberto Pacher lascia la Provincia, rinuncia alla candidatura per il prossimo anno, e si ritirerà a vita privata. Non sarà lui il dopo Dellai, lo ha comunicato con una lettera aperta a tutti gli iscritti del Pd: “La scelta di non ricandidarmi il prossimo anno è una decisione sofferta, maturata negli ultimi mesi, ma oggi acquisita. Una scelta personale e politica. Non sono una persona buona per tutte le stagioni e una stagione è finita”. La decisione ha spiazzato il Pd, a cominciare dai fedelissimi del vicepresidente che da anni puntavano su di lui per la delicata successione al presidente Dellai. Ai suoi amici che lo pregavano di restare sembra abbia detto: “Non me la sento, questa non è più la mia politica. Sono un

uomo di un’altra stagione. So che molti hanno fiducia in me, ma sono io che non me la sento”. Nella lettera inviata agli iscritti scrive: “A me pare che nel dibattito che sta attraversando il nostro partito oggi vi sia un vuoto di cui non riesco a trovare le ragioni. ...Come si fa a concentrarsi sulle primarie senza sapere quale sarà ,la coalizione di governo? ...Quando è stato deciso e da chi che il Pd doveva lasciare la propria vocazione maggioritaria, la propria vocazione inclusiva per dedicarsi all’area di sinistra? Chi ha deciso che a noi sarebbe toccato il compito di cercare un accordo con Sel e altri, mentre ad altri sarebbe aspettato il compito di rappresentare la parte moderata dell’elettorato? Per dare il mio contributo ho bisogno di sentirmi a casa, in un progetto politico....” Si riapre così la corsa alla presidenza della Provincia con un cavallo in meno, ma finora non si intravedono candidati. PROVINCIA - Sembra che il Consigliere Nerio Giovanazzi l’abbia fatta grossa. Sembra che Giovanazzi, all’ultimo momento, e d’intesa con la Giunta, abbia presentato un emendamento ad un proprio disegno di legge trasformandolo di fatto in un unico articolo che è stato poi approvato dal Consiglio. Questo articolo ha riproposto la norma in materia di assunzione da parte della provincia del personale in esubero delle società partecipate, a suo tempo proposto dall’ass. Mauro Gilmozzi e subito ritirato per proteste in aula da parte delle minoranze e dello stesso Pd. In pratica il personale in gran parte assunto per chiamata o comunque senza regolare concorso, da parte delle società pubblico-private, oggi in esubero, verrà assunto dalla Provincia in barba ad ogni principio di equità e di professionalità. “Si creano cittadini di serie A a cui si da tutto, e cittadini di serie B a cui si nega tutto”..., ha tuonato l’opposizione, perché i dipendenti delle società del sistema provincia a differenza delle altre società sono garantiti quando ci sono ristrutturazioni ed esuberi, è una vera ingiustizia...” Anche i sindacati si sono dichiarati sorpresi e spiaciuti: “E’ una norma da campagna elettorale vecchio stampo, fatta a spese dei cittadini, che introduce un pericoloso precedente” ha detto Moreno Marighetti della CGIL. Qualche imbarazzo ha destato anche il cambio di idea manifestato dal Pd, approvando la norma che fu da loro respinta quando a presentarla era stato l’ass. Gilmozzi, ma queste sono le stranezze che accadono in Consiglio ormai senza limiti.


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Primo Piano

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Comuni, si tira la cinghia

Si lavora per varare entro giugno le gestioni associate di servizi per risparmiare risorse di Roberto Bertolini La partecipazione alla spending review trentina, quella da 120 milioni lanciata ad agosto dal presidente Lorenzo Dellai, costerà ai comuni circa 30 milioni di euro, In questo scenario ai comuni è chiesto di intervenire soprattutto sulla spesa corrente, cercando di non penalizzare oltremodo gli investimenti, cosa che avrebbe ricadute negative a spirale sull’economia trentina. Spesa corrente la cui voce principale è rappresentata dai dipendenti. Così si punta sulla gestione “associata” dei servizi. In questo senso i comuni sono incentivati dal “Protocollo di finanza locale” della Provincia autonoma di Trento, che prevede – entro giugno 2013 – il varo di una gestione comune dei servizi “appalti”, “entrate e tributi” e “ict – information and communication technology”. Un passaggio che rappresenterà, con tutta probabilità, la prima tappa di un percorso nel quale probabilmente verrà chiesto di estendere la gestione associata anche ad altri servizi. L’impegno della Comunità. Anche le Giudicarie si stanno adeguando. Per quanto riguarda il servizio tributi, che racchiude TIA, Cosap/Tosap, Canone Idrico, IMUP, imposta di pubblicità e pubbliche affissioni, l’analisi della situazione attuale ha portato ad evidenziare che le maggiori problematiche consistono nell’elevata frammentazione delle risorse che si occupano di tributi (73 dipendenti nei 39 comuni per quasi 23 unità a tempo pieno), nella difficoltà di eseguire accertamenti, nella gravosità di lavoro per eseguire alcune attività periodiche quale l’aggiornamento banche dati e lo scarso utilizzo di modalità telematiche. Per raggiungere questi obiettivi è stato ipotizzato un modello organizzativo che prevede una Struttura centrale affiancata da quattro Poli territoriali dove la struttura centrale eseguirà tutte le operazioni di coordinamento della gestione, contenzioso, aggiornamento database, riscossione coattiva mentre al Polo territoriale verrà riservato il compito della gestione accertamenti, analisi dei casi, consulenza alle amministrazioni. A fianco di questi previsti degli sportelli di primo livello presenti in ogni comune atti a fornire le informazioni e le modulistiche di base disponibili peraltro anche sui siti web delle amministrazioni. Per

quanto riguarda il dimensionamento complessivo sarà compreso tra un massimo di 22 unità lavorative a tempo pieno ad un minimo di 17. Le risorse che attualmente per una buona parte del loro tempo/lavoro si occupano di tributi riuscirebbero a coprire tale fabbisogno. Spese informatiche. La Comunità delle Giudicarie sta lavorando anche sulle modalità del Servizio ICT (gestione delle funzioni tecnico/amministrative di

erogazione dei servizi informatici e di comunicazione elettronica) cercando di ottimizzare i costi razionalizzando gli acquisti. Viene in mente, prima tra tutte, la connettività presente sul territorio delle Giudicarie: fornita da Trentino Network s.r.l., è supportata prevalentemente dalla tecnologia wireless, con velocità insufficiente a garantire il flusso di dati in rete delle gestioni associate. Pertanto 37 Comuni su 39 accedono al servizio ADSL

di Telecom ad integrazione della connettività, con una spesa annua che per tutte Giudicarie si aggira intorno a 282.600 €. Ma non solo. Tutti i comuni sono dotati di server per l’archiviazione dei dati e almeno una decina hanno server con doppio sistema operativo per una spesa di circa 390 mila euro. Si può ragionevolmente pensare che nel territorio delle Giudicarie, dove sussistono oltre 500 contratti di canoni e licenze di strumenti informa-

a cui si andranno ad aggiungere ulteriori tagli, per cui alla fine, da qui al 2014 le minori spese dovranno essere di circa 40-45 milioni. tici, e di telecomunicazione e che lo stesso servizio venga pagato più volte. Investimenti Fut approvati. La Giunta della Provincia Autonoma di Trento con la deliberazione n. 2125 del 5 ottobre 2012 ha approvato l’elenco degli interventi individuati dalla Comunità delle Giudicarie per l’ammissione a finanziamento con il Fondo Unico Territoriale. Si tratta di 37 interventi per un importo totale di 21.734.821 euro, finanziati dal Fut con

percentuali che oscillano tra il 70 e il 95% per un totale di 17.543.743 euro, che spaziano da lavori per la realizzazione di nuove reti di acquedottistica e fognarie a quelli di reti tecnologiche, dai lavori per la realizzazione o sistemazione di strutture per centri sportivi all’adeguamento normativo di impianti di illuminazione pubblica, da opere di sistemazione stradale come parcheggi o rotatorie alla costruzione di Biblioteche di Valle.

“Abbattere la spesa corrente della p.a. è una strada obbligata”

L’assessore Gilmozzi: “Dalle gestioni associate risparmi significativi sulla macchina della pubblica amministrazione. Da qui non si torna indietro” Lo Stato chiede sempre più soldi anche al Trentino e la Provincia sta distribuendo i sacrifici su tutti gli attori del sistema-trentino; a partire da sé stessa fino ai comuni. Mauro Gilmozzi, assessore provinciale agli enti locali e al bilancio, è colui che sta gestendo questa delicata fase, cercando di conciliare le esigenze di risparmio con il rispetto delle identità comunali sul territorio. “La situazione finanziaria nazionale – spiega Gilmozzi - ci ha imposto dei tagli e porta i comuni a dover compartecipare ad un piano progressivo di riduzione della spesa corrente di 4,5 milioni nel 2011, 6,5 nel 2012, ad incrementare progressivamente fino a 40 milioni annui nel 2017. Ciò si inserisce in un piano della riduzione della spesa corrente a livello provinciale che sarà a regime di 140 milioni di euro che è l’obiettivo del sistema pubblico (a quei 40 se ne aggiungono 100 per parte della Provincia)” Per farlo abbiamo scelto la strada della gestione associata dei servizi. Da gennaio 2013 la gestione dei servizi “appalti”, “entrate e tributi” e “ict – information and communication technology”, come dettato dal “Protocollo di finanza locale” della Pat, dovranno essere gestiti in modo associato. A che punto è questo processo? Dietro alle gestioni associate c’è una visione che salda la finanza locale al territorio e al sistema trentino; questo strumento diventa la

strada obbligatoria, non ve ne sono altre, altrimenti c’era l’accorpamento dei comuni forzato come a livello nazionale, che sta creando degli scompensi. Il modello delle Comunità, invece, considera anche l’appartenenza a territori omogenei. E rappresenta una strada obbligata, da cui non torneremo indietro. In questo senso, nel 2011 abbiamo individuato assieme al Consiglio delle autonomie quali funzioni associare: appalti e acquisti, entrate e Ict; nel 2012 abbiamo costruito il modello di cooperazione e di gestione associata, con la Pat che ha fatto la propria proposta, discussa e approvata, chiarendo che la governance è dei sindaci che rimangono gli interlocutori di riferimento e la Comunità è capofila. Poi sono stati istituiti gruppi tecnici che hanno elaborato delle proposte, facendo tesoro anche di esperienze di altri territori, come la Valsabbia. Qual’è stata la risposta dei comuni? Ci sono dei comuni che stanno lavorando bene, in completa sinergia, mentre alcuni hanno paura di perdere il proprio ruolo e sono stati a guardare. Per questo nel Protocollo di finanza locale abbiamo stabilito che entro il 31 dicembre 2012 deve essere firmato con l’adesione di tutti i comuni il crono-programma della riforma della gestione associata dei servizi con date certe, che preveda le fasi di individuazione del personale, discussione con sindacati, fase operativa con la capacità di gestire anche le questioni

negoziali che si porranno. I comuni che non partecipano avranno una penalizzazione secca in termini di trasferimento di risorse. Per sostenere la fase di start-up abbiamo anche istituito un fondo per accompagnare questo percorso, anche per la gestione degli esuberi. Cosa si attende la Provincia da questo processo di razionalizzazione? Ci attendiamo due cose; che dalla riduzione del personale progressiva arrivino 10 milioni di euro e 30 dalla gestione accentrata dagli acquisti. Da questa strada di risparmi delle risorse non si torna indietro, è una via obbligata. Non ci saranno proroghe nè marce indietro. Per la parte corrente dobbiamo ridurre le spese non ragionando individualmente, ma in termini di sistema; occorre solidarietà, specie quando si parla di sacrifici. Quest’anno nella finanziaria 2013 inseriremo anche altri due elementi da tradurre in gestione associata, i servizi di ragioneria e segreteria dei comuni. Fin qui per quanto riguarda la spesa corrente. Per quanto riguarda gli investimenti la Pat ha introdotto il Fondo unico territoriale. Come giudica il processo attuativo dei Fut? Prevede modifiche a questo istituto? All’80% ha funzionato come strumento, ed è stato un esercizio positivo perché i comuni hanno ragionato assieme e sono riusciti a

L’assessore Gilmozzi

trovare una sintesi; in gran parte sono effettivamente opere che rispettano lo spirito e la rilevanza che si proponeva il Fut. E’ una modalità valida che responsabilizza il territorio e il principio che le opere vanno selezionate; ora il processo del Fut va avanti e interessa il nuovo ufficio appalti centralizzato, da mettere in campo anche attraverso la nuova legge sugli appalti, per valorizzare le imprese trentine. Si sta facendo anche un ragionamento per capire quali opere possono andare in appalto direttamente e come accorpare opere sopra un certo livello per fare appalti di una certa consistenza per creare importanti opportunità di lavoro distribuite su più annualità. Il Fut, come la Gestione associata dei servizi rappresentano elementi di un sistema complessivo di rimodellazione del settore pubblico, insomma, di cui i sindaci devono essere parte attiva e responsabile. Roberto Bertolini


Primo piano

“Fusioni” alla prova risparmio

Un accorpamento dei comuni porta risparmi nella spesa corrente. Ma vi sono dei costi di avviamento di Denise Rocca Un risparmio di 200mila euro in una sola notte. Quella fra il 31 dicembre 2009 e il 1 gennaio 2010, giorno in cui è nato Comano Terme, erede dell’Unione fra i comuni di Lomaso e Bleggio Inferiorie. E’ passato qualche tempo, ma oggi è tutto un parlare di taMa quali sono i numeri di un processo di Unione prima, e Fusione poi? Parlavamo di 200mila euro di risparmi alla nascita di Comano Terme, combinazione di due fattori: gli incentivi provinciali e la dismissione dell’apparato dell’Unione, necessario per la graduale creazione del nuovo comune. La legge provinciale alla quale comuni come Comano Terme e Ledro devono la propria nascita prevedeva un incentivo pari al 24 per cento del titolo I della spesa a bilancio dell’Unione. Il titolo I incorpora in sostanza le spese correnti e di funzionamento di un’amministrazione, dal personale alla manutenzione ordinaria. Cioè, su 3 milioni di euro di spesa per esempio, il 24 per cento sono 720mila euro. Cifra che si riceveva per ogni anno di vita dell’Unione, e poi per altri 10 anni dal momento della fusione. Un bel malloppo! Tutti pronti a fondersi, allora? Un attimo, perché questa spesa andava nettizzata: cioè, siccome in questi 3 milioni di euro ci sono una percentuale che va dal 60 al 70 per cento di trasferimenti statali e provinciali, questi vanno tolti perché ricevere il contributo sul contributo sarebbe decisamente chiedere troppo. Quindi, nettizzando la cifra di prima ecco che il conto finale si attesta su un 10 – 11% di contributo netto, comunque non male. Fare un’Unione ha però dei costi poiché inizialmente il nuovo organismo convive con i comuni esistenti, ha un proprio bilancio e un proprio consiglio. Questi costi vengono sostanzialmente coperti con i primi contributi provinciali, quindi il vero vantaggio per un comune inizia nel momento in cui arriva alla fusione: a quel punto le spese e i costi sono quelli di un comune unico, ma si può continuare a godere del contributo sul titolo I del bilancio per altri dieci anni, come “premio” per il raggiungimento della fusione. Negli ultimi anni era anche stata introdotta una norma che aggiungeva

un ulteriore contributo pari ad un terzo di quello già ottenuto. Nel complesso, le risorse derivanti dalla fusione tornano molto utili di questi tempi. Se i vantaggi paiono esserci, e i tagli sono ormai improrogabili,

gli, accorpamenti e spending review, sulle modalità ognuno ha la sua idea, ma l’obiettivo è chiaro a tutti: la riduzione della spesa pubblica. In tema di comuni poi, si è alla solita contrapposizione fra chi si aggrappa con i denti per sopravvivere e chi parteggia per l’accorpamento spinto.

perché rimane così difficile veder nascere fusioni? Per alcuni la modifica alla legge in materia l’ha resa meno vantaggiosa, per altri l’arrivo delle Comunità di Valle ha confuso gli amministratori che devono già

passare delle competenze alle Comunità e si chiedono il motivo di iniziare una fusione ora, sta di fatto che la moda delle fusioni sembra aver perso il suo fascino.

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Non piangiamoci addosso, reagiamo insieme di Marino Simoni* Abbiamo un nemico più forte ancora del centralismo e del disprezzo per la democrazia, che aleggia ancora una volta in Italia e che sta piano piano entrando anche nel nostro Trentino: il pessimismo che ci pervade. Dobbiamo, invece, continuare a pensare che il futuro può essere migliore, anche con meno. Questa è la nostra storia, la nostra più vera tradizione, la via tracciata dai nostri padri, dai fondatori dell’Autonomia. Finiamola di piangerci addosso! Dobbiamo risanare i bilanci? Lo faremo! Dobbiamo dare un contributo all’Italia in fallimento? Lo daremo! Anzi, lo stiamo già dando. D’altronde il Trentino lo ha già fatto nel secondo dopoguerra con il suo uomo migliore, Alcide De Gasperi, che oggi è osannato da tutti, ma ai suoi tempi venne troppo spesso lasciato solo. E il Trentino lo ha anche dimostrato con i fatti, con quello che abbiamo realizzato. Sarà dura, nessuno lo nasconde, ma dobbiamo con orgoglio e dignità smettere di lamentarci. Faremo qualche rotatoria in meno. Se serve staremo fermi un anno o due ma salveremo a tutti i costi l’occupazione. Se davvero abbiamo risorse morali e fantasia, come diciamo di avere, ripartiremo alla faccia di questa caccia alle streghe promossa dal Governo e dai potentati economici contro le autonomie. Alla faccia di chi pensa di centralizzare il potere, di tornare a un passato autoritario, a una democrazia sotto tutela, al cittadino suddito, all’esproprio delle risorse del territorio, terreno sul quale venne combattuta la battaglia decisiva della nostra Autonomia, come lo fu per l’energia idroelettrica. Le pastoie romane, che rinascono sull’onda del fallimento di un federalismo sgangherato e di una classe politica pessima andata al potere in nome del nuovo e delle mani pulite, non sono la soluzione. Anzi, si rischia di drammatizzare la questione del Nord, sempre aperta anche se i grandi giornali – che fino a qualche mese fa inneggiavano al federalismo acriticamente – non ne parlano più. Dobbiamo fare quadrato contro le aggressioni al sistema delle autonomie, difesa che non può ridursi ad una questione di soldi. Dobbiamo difendere una visione della società e della forma di auto governo. In primo luogo dobbiamo essere tutti consapevoli che difendere le autonomie significa difendere la democrazia. Per questo è giunto anche il momento di costruire un “patriottismo” comunitario. Dobbiamo recuperare, prima di tutto, il senso di comunità. Una comunità che ha un progetto, che sa affrontare i sacrifici con dignità, con ottimismo e con responsabilità nello spirito della cooperazione. Ma non possiamo limitarci alle accuse. Tutt’altro. Questo è il tempo del coraggio. Soprattutto del coraggio di cambiare. E lo vogliamo fare con dei punti fissi. 1) È il tempo della sobrietà: i Comuni hanno già iniziato a farlo. Ovviamente siamo preoccupati. Però sappiamo che non risolveremo il problema conteggiando i milioni in più o in meno. 2) Per il 2013 garantiremo i servizi, senza pesanti aggravi per le famiglie. Ma con la Provincia vogliamo aprire un confronto schietto, senza sudditanza, pur senza limitare il nostro ruolo di sindacato e di tutela dei Comuni e delle Comunità. 3) Concretamente rafforzeremo la capacità dei territori di far crescere le entrate, affermando però che ogni risorsa generata sul territorio deve essere di competenza dello stesso. Credo che dobbiamo però assumerci più responsabilità. La responsabilità di affrontare una necessità ineludibile: il lavorare assieme, sia esso l’associazione dei comuni o altre formule. 4) La necessità di snellire ancora l’apparato pubblico, motivandolo a divenire leva per far crescere il privato. Questo vogliamo fare e questo chiedo ai Sindaci e agli amministratori di fare. Faremo i ragionamenti tecnici con gli organi nelle nostre strutture, garantendo i termini entro i quali prendere le decisioni. Con una consapevolezza che in questo momento non possiamo limitarci a essere amministratori, dobbiamo essere politici in senso pieno. Cioè guardare lontano come fanno gli uomini e le donne che sanno che le istituzioni vanno difese con il buongoverno. Con la consapevolezza, per tornare a De Gasperi, che anche da umili amministratori si può, anzi si deve, essere statisti. *Presidente del Consorzio dei Comuni Trentini e del Consiglio delle autonomie locali


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Scuola

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Con Platone sulle piste da sci

Il Liceo della montagna di Tione, un’eccellenza che prepara alle vette e alla vita di Ettore Zini Offre l’opportunità di un normale percorso scolastico. Ma, al tempo stesso, di coltivare le passioni e gli sport di montagna. Passioni davvero forti, se a soli 14 o 15 anni, ti imbarchi in un itinerario formativo molto Specializzato nelle “professioni del turismo di montagna”. Meglio conosciuto come il Liceo della montagna. Di cui, una recente interrogazione provinciale del consigliere Marco Sembenotti dà valutazioni lusinghiere. E chiede se non sia il caso di estenderne l’esperienza ad altri centri del Trentino. Un’ eccellenza. Che in cinque anni, ha raggiunto maturità e autorevolezza tali, da valicare i confini del Trentino. Non a caso, iscritti al nuovo anno ci sono ragazzi provenienti da Lazio, Lombardia, ed Emilia Romagna. Roma. Livigno e Ravenna, sono solo alcuni delle città di provenienza dei venti fortunati che hanno potuto accedere quest’anno all’unica prima. In quanto, come negli istituti universitari più richiesti, è stato introdotto il numero chiuso. Uno stop loss che

limita le iscrizioni. A non più di 20. Per non parlare dei paletti e dei vincoli posti nell’iter formativo. Un percorso rigido, che non ammette errori. Se non passi al primo anno, devi cambiare indirizzo. Così vale anche per il secondo. Una scuola, dalle forti motivazioni. Di cui, la dirigente Tiziana Gulli, appena arrivata a Tione dall’Istituto Tecnico Commerciale di Mezzolombardo, tesse lodi sperticate. Per la volontà e l’impegno necessari. Anche se, a suo avviso, tutti gli studenti sono da mettere sullo stesso piano. Che facciano parte dei 103 alunni del Liceo di Montagna. O che siano iscritti semplicemente all’Istituto di Istruzione Guetti, a indirizzo scientifico o linguistico. Oppure ai corsi dell’ex ragioneria. Le altre qualificazioni offerte dell’Isti-

avaro di tempo libero. Solo pochi giorni, in agosto. Poi sempre alle prese, se non con i libri, con gli sci o con gli attrezzi da arrampicata. La scuola è il liceo scientifico Lorenzo Guetti di Tione. tuto. Che fanno si sudare. Ma solo su libri e banchi di scuola. Non sui sentieri di roccia o in mezzo alle distese di neve. Il liceo della montagna di Tione è nasce nell’anno scolastico 2005/2006. Su disegno elaborato dagli Assessorati di Istruzione e Turismo. Vi collaborano i maestri di sci e le guide alpine del territorio.”E’ un progetto unico a livello nazionale, forse anche in Europa –spiega Luciano Bugna, docente tutore dell’attività scolastica che ne gestisce la preparazione – è nato dall’esigenza di istituire un polo scolastico di eccellenza, per la formazione di professionisti della montagna”. Un’idea rivoluzionaria, in fatto di istruzione. Che ha trovato in Tione e nel territorio circostante, con le piste da sci di Pinzolo e Madonna di Campiglio e i massicci del Brenta e dell’Adamel-

lo, la sua palestra naturale. In pratica è un percorso formativo che integra i normali studi liceali, con le abilitazioni agli sport di montagna. Tra una lezione su Platone, un corso di lingua inglese, e un’escursione in quota, dopo cinque anni si accede all’esame di maestro di sci, guida alpina e accompagnatore di territorio. Figura, quest’ultima, che necessita di conoscenze culturali e ambientali, legate non solo al territorio. Non a caso è l’esame più ostico. Dove nella recente sessione d’esame, conclusa alla fine di settembre, solo undici sono stati promossi. Mentre le prove pratiche, quelle che permettono di accedere al patentino delle discipline alpine (sci nordico, alpino e snowboard), sono previste nel prossimo mese di novembre.

Il Giornale delle Giudicarie

mensile di informazione e approfondimento Anno 11 n° 11-novembre 2012 Editore: Associazione “Il Giornale delle Giudicarie” via Circonvallazione, 74 - 38079 Tione di Trento Direttore responsabile: Paolo Magagnotti Caporedattore: Roberto Bertolini Comitato di redazione: Elio Collizzolli, Matteo Ciaghi, Aldo Gottardi, Denise Rocca Hanno collaborato: Adelino Amistadi, Mario Antolini Musòn, Enzo Ballardini, Massimo Caldera, Silvano Capella, Marco Delugan, Alessandro Togni, Andrea Tomasini, Ettore Zampiccoli, Ettore Zini, Marco Zulberti Per la pubblicità 3356628973 o scrivere a sponsorgdg@yahoo.it Il giornale è aperto a tutti. Per collaborare si può contattare la redazione (3335988772) o scrivere a: redazionegdg@yahoo.it Direzione, redazione via Circonvallazione, 74 - 38079 - Tione di Trento Stampato il 27 settembre 2012 da Sie S.r.l. - Trento Autorizzazione del Tribunale di Trento n. 1129

L’anno scolastico segue il normale corso di formazione liceale, di cui non è concesso perdere nemmeno un’ora di lezione. A cui vanno aggiunte le attività tecnico-pratiche delle discipline della montagna e degli sport invernali. Quando i compagni di banco si godono le vacanze di Natale, di Pasqua, o di Carnevale i ragazzi di questa specialità sono alle prese con i ghiacci del Cevedale , le discese della Marmolada o le piste dei nostri monti. Basta scorrere i filmati su You Tube. Per avere un’idea della preparazione a cui si devono sottoporre. Una scuola che oltre di montagna, è di vita. Che solo una forte passione può indurre a intraprendere. Soprattutto in età scolare, quando il tempo della responsabilità, di solito, è ancora lontano.


Scuola

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Più richieste che posti disponibili

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Una scuola dalle forti motivazioni. Il 90% prosegue negli studi universitari “Sicuramente continuerò gli studi fino alla laurea”. La risposta è ancora una volta identica. Di quelle che non ti aspetti. Il sogno della loro vita è in sui monti. Val Senales , Stelvio, o quant’altro, non importa. Mete abituali dei loro allenamenti. Senza però mollare la scuola. “Il novanta per cento - conferma il professor Bugna – prosegue all’università”. Una volta ci si accontentava di esser maestri. Ma solo di sci. La cultura passava in secondo piano. Oggi i giovani hanno maggior consapevolezza dell’importanza della scuola. Sanno che non puoi accompagnare una comitiva o un turista, se non conosci anche le lingue. Se non mastichi usi e costumi del territorio. Le storie di questi ragazzi lasciano di stucco. C’è per esempio Matteo Brunelli. Viene da Brescia. Ha addirittura convinto i suoi genitori a trasferirsi in Trentino, a Breguzzo, per frequentare la scuola di Tione. C’è Mattia Monsorno, di Varena, fiemmese puro sangue. Già alle elementari

L

i guardi negli occhi e ne capisci la determinazione. Soprattutto nelle materie che sono loro più congeniali. Li interroghi, e il ritornello è una cantilena unica. Una fotocopia. Che stupisce soprattutto per l’univocità delle motivazioni. Perché hai scelto il liceo della montagna? “Perché fin da piccolo volevo fare il maestro di sci”. “Perché la montagna è il mio mondo”. “Perché il mio futuro lo immagino sugli sci”. A rispondere sono i ragazzi di quinta. Per loro a fine anno ci saranno gli esami. E poi? sognava di fare la guida alpina. Maddalena Bosisio è di Como. Ha frequentato il liceo scientifico di Cantù. Appena ha saputo dell’istituto tionese, ha fatto il diavolo a quattro per iscriversi. Più facile per Daniela Bonapace di Madonna di Campiglio. Le discese della 3 Tre le hanno dato l’adrenalina. Al quinto anno sono arrivati in venti. Nelle motivazioni delle loro scelte, però, anche la voglia di una scuola diversa, e la speranza di accedere più facilmente al mondo del lavoro. E poi vuoi mettere? Non è da tutti un lavoro che piace! Su ciò, tutti concordano. Per arrivarci però ci vuole

volontà. Ma anche forza e prestanza. Una condizione

e tempra fisica eccezionale. Testificata - è la novità dell’anno scolastico 2012/2013 - da un maestro di sci. A garanzia delle qualità fisiche e sportive dell’alunno. Non mancano i test di resistenza e tonicità muscolare. Più quelli riservati alle materie culturali: inglese, italiano, matematica, scienze. I piani di studi del liceo vengono mantenuti. Con in aggiunta le materie integrative, relative alle professioni

della montagna: 40 ore per la parte alpina e 60 per le discipline sciistiche. Al termine del quinquennio, oltre alla maturità scientifica, c’è l’esame finale sulle discipline sportive. Le richieste di iscrizione? Dalle 50 del 2011 si è scesi alle odierne 26. C’entrano le difficoltà e le prove da superare. Ma anche i tagli del 20% delle risorse che hanno obbligato a trasferire parte dei costi sulle famiglie. (e.z.)

La pensione Serena ospita chi viene da lontano A Tione c’è scarsità di posti letto , quindi molti ragazzi vanno a dormire a Breguzzo

Gli iscritti al Liceo della montagna che provengono da realtà extraterritoriali sono ospitati a Breguzzo nella pensione Serena. Una struttura gestita dalle suore laiche “Piccole figlie della croce” (la casa madre è a Castiglione delle Stiviere in provincia di Mantova), un tempo solo casa di accoglienza e di villeggiatura, ma ora anche convitto per gli studenti esterni delle scuole di Tione. Non è una novità. Il capoluogo delle Giudicarie, importante polo scolastico e di servizi da anni non dispo-

ne più di strutture ricettive. I sei alberghi che un tempo garantivano più di 400 posti letto sono in disuso o, grazie alla scarsa avvedutezza della politica locale, hanno ceduto alla speculazione edilizia. Per cui il pendolarismo giornaliero non esiste solo in funzione dei buoni pasto, in quanto anche i ristoranti sono mosche bianche. Ma anche per i pernottamenti ci si deve rivolgere ai centri limitrofi. Così i 27 ragazzi del liceo che sono impossibilitati a tornare in famiglia (18 dalla Provincia e 9 dal resto

Condino (TN) tel. 0465.621440 www.legnocase.com

d’Italia) hanno trovato posto qui. Nella pensione delle suore laiche, trasformata in convitto. Con loro anche una ventina di ragazzi dell’Istituto Alberghiero Enaip, che pure dispone di una scuola d’eccellenza come “L’alta cucina” ed è frequentato da studenti provenienti da altre regioni. Breguzzo dista solo pochi chilometri. Ogni giorno gli studenti raggiungono la scuola con i mezzi pubblici messi a disposizione dalla Provincia per il trasporto scolastico. Alcuni anni fa era stata ipotizzata

la realizzazione di una struttura pubblica per ospitare i ragazzi esterni delle specializzazioni offerte dagli isti-

tuti di istruzione di Tione. Ma poi il progetto è stato accantonato e non se ne è fatto più niente. (e.z.)


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Economia

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Il lavoro “nascosto” delle donne

La crisi industriale ha portato via in Giudicarie tanto lavoro femminile di Marco Zulberti La crisi economica che nello stesso momento colpisce l’occupazione maschile e fa crescere le tasse e le spese familiari costringe le donne delle nostre valli giudicarie, a cercare lavoro. A questo tema è stata dedicata la serata “Lavoro e Famiglia: strumenti e opportunità” che si è tenuta martedì 2 ottobre a TioDurante il dibattito, presieduto da Patrizia Ballardini, sono state così illustrate le iniziative indirizzare alle donne e ai giovani con i servizi messi in campo in questi ultimi mesi dalla Comunità delle Giudicarie per rispondere alle nuove esigenze di lavoro e di reddito. Come ha illustrato Rosanna Parisi la responsabile dell’Agenzia del Lavoro di Tione se la popolazione attiva tra i 15 e il 64 anni in Trentino è pari a 342.000 unità, quella occupata e in cerca di lavoro è ferma a 239.000. Vi sono pertanto circa 110.000 persone attive, tra cui moltissime donne e giovani che non lavorano e fino a ieri non cercavano lavoro. Dopo decenni di benessere in cui le donne dopo

la maternità lasciavano la loro occupazione per occuparsi della famiglia ora proprio le donne come un tempo sono costrette a dare una mano nel rafforzare il reddito familiare per poter far studiare i figli o per poter avere un livello di vita dignitoso. Le difficoltà non sono poche perché la crisi colpisce proprio i settori dei servizi mentre i flussi che prima della guerra offrivano lavoro a servizio nelle città come Brescia, Milano e Como e più recentemente presso i lavori stagionali nelle stazioni turistiche di Pinzolo, Madonna di Campiglio e del Lago di Garda, ora sono occupati dalle badanti che provengono dei paesi dell’est e dalle donne extra-comunitarie.

E’ una ricerca molto difficile perché la distribuzione geografica del lavoro nelle Giudicarie non è omogeneo sia nella tipologia che nella geografia; turistico in Val Rendena e Comano, agricolo nel Bleggio e Basso Chiese, industriale tra Chiese e Tione. Inoltre è fortemente ostacolato da una rete dei trasporti pubblici che è ferma agli anni cinquanta antiquata e pensata per servire solo i servizi su Tione, dimenticando di collegare il Nord di Campiglio con il basso Chiese fino direi a Vestone.E proprio alle difficoltà dei collegamenti con Brescia si deve la decadenza industriale del Basso Chiese che chiede urgentemente di essere allacciata a sud con la Lombardia e a est

Donne a Cimego lavorano ai forti del Nozzolo 1914

con Riva del Garda. Vi sarebbe materiale per scrivere una storia industriale delle fabbriche che offrivano lavoro femminile e che ora sono scompare. Dalla fabbrica d’imballaggi Cis negli anni venti, alla Nicolini, al calzificio dell’Orven a Pieve di Bono, alla Filatura Ferrari, alla Lowara e alla trafilatura Ghizzi di Storo. E’ scomparso un mondo industriale fatto di produzione e reddito vero e non indotto da servizi che fattura alla provincia o ai comuni.La prima occupazione di massa delle donne risale alla costruzione dei forti dello sbarramento di Lardaro dove furono impiegate tra il 1914 e il 1915. Per molte era la prima volta che ricevevano del denaro direttamente. Il lavoro nascosto delle donne era (ed è ancora) al centro della vita dei nostri paesi, come quando nella famiglia patriarcale la vita della era molto dura oberata dal lavoro; era lei a occuparsi della biancheria, della cucina, dei bambini, dell’orto, dei campi, del bait dove si allevavano diverse piccole specie di animali: galline, conigli, capre, anatre. Ma non si lamentava mai. Nella famiglia antica la donna era più serva che padrona di casa. Non si diceva «la signora è servita» perché era lei a servire tutti. Le famiglie patriarcali spesso erano ricomposte da più matrimoni successivi, perché la mortalità

ne, presso la Casa della Comunità delle Giudicarie con lo scopo di avvicinare e informare il mondo femminile giudicariese a tutte le iniziative volte a offrire opportunità occupazionali e formative alle donne, insieme anche ai diritti che alcune fasce più deboli possono richiedere.

Ragazze di Storo nei primi anni cinquanta occupate al tornio presso la Sapes. In prima fila riconoscibile Fiore Gelmini che ci ha consegnato la foto

femminile era molto alta, a causa del parto. Tra prima e la seconda moglie, i figli da accudire spesso arrivavano al numero di dieci. Mentre i politici così promettono con parole spesso di moda, investimenti in “sviluppo” e “ricerca” non si sa bene in cosa, si ha sempre più la sensazione che a salvarci sarà invece una sorta di ritorno al passato in cui il ruolo del lavoro femminile sarà determinante per uscire da questa terribile crisi economica. La crisi chiede ancora una volta al lavoro nascosto delle donne,

alle loro reti silenziose di solidarietà familiare e paesana, fatte di sorelle, cugine, zie e nonne, che hanno sostenuto nei secoli la vita delle nostre vallate, di contribuire al benessere di tutti. Spetta alle istituzioni come la Comunità delle Giudicarie e l’Agenzia del Lavoro nel nuovo tavolo di lavoro mettere a frutto un grande progetto occupazionale per le nostre valli che parta . I prossimi incontri a Storo il 6 novembre per le donne del Chiese ed a Giustino il 4 dicembre per le donne della Rendena.

Crisi: a novembre torna il baratto Al Passo Daone a Capanna Durmont si paga la cena con uno scambio tra gentiluomini

Tempi di crisi, tempi di opportunità: questo pensano i giapponesi che hanno un unico ideogramma per scrivere entrambe le parole. Tempi di crisi e l’ingegno si aguzza, racconta la saggezza popolare occidentale: questo è un po’ quello che è accaduto alla famiglia Ferrari che ha deciso di proporre per il mese venturo una singolare iniziativa fra il goliardico e il pragmatico, con un pizzico di ironia e l’invito a riflettere su cosa davvero possediamo oltre al denaro. Il gruzzoletto comincia ad assottigliarsi nelle tasche di molti, eroso da tasse, sprechi, ruberie, licenziamenti e chi più ne ha

più ne metta. E allora non tocchiamolo, hanno pensato marito e moglie milanesi, trapiantati in quel di Montagne con le loro piccole Celeste e Viola, e il bulldog Arturo, per gestire Capanna Durmont: durante il mese di novembre, grigio il cielo e grigia anche la situazione economica, si potrà prenotare una cena presso il ristorante al passo Daone e pagarla in servizi o beni, senza toccare il portafogli. “Non è una cena gratis – specifica Daniela Ferrari – stiano alla larga gli scrocconi. Ma semplicemente un modo diverso di pagarsi il piacere di un buon pasto fuori con il frutto del proprio lavoro, sia esso un

bene o un servizio, che a noi può tornare utile”. Uno scambio fra gentiluomini, come si suol dire. Un’idea semplice, ripescata dai nostri nonni che pagavano le scarpe coi salami, la farina con le noci, un

vestito con un coniglio. Un baratto, insomma, che però è in regola con il fisco: basterà portare con sé una marca da bollo da 1,81 euro, che verrà apposta al foglio firmato nel quale i clienti dichiarano la

loro prestazione e in cambio riceveranno scontrino o fattura della cena. Un pagamento regolare, preceduto da una negoziazione vecchia maniera: al momento della prenotazione si scelgono i piatti da gustare offrendo al contempo un bene o una prestazione in cambio delle prelibatezze di Capanna Durmont. Come succedeva in passato idee e creatività non hanno limiti così ognuna verrà valutata per proporre un menù di ugual valore: quanto varrà una polenta con spezzatino di capriolo? E se uno si offre di lavare piatti e pavimenti, che menù riesce ad accaparrarsi? Idrau-

lici, filosofi, spazzacamini e parrucchieri, ogni professionista o semplice amatore capace di proporre qualcosa che risulti interessante si comprerà un posto a tavola. E’ un recupero dei buoni rapporti di vicinato, quando bastava una stretta di mano e chi aveva qualcosa lo offriva in cambio di qualcos’altro che mancava, di quel legame sociale che ha tenuto in piedi l’Italia dei tempi più bui, la concretizzazione del latino “do ut des” libero dalle malsane implicazioni che il malcostume gli ha cucito addosso. E un modo, anche, per sdrammatizzare tempi difficili per tutti. (d.r.)


Attualità

Inaugurata l’ex “Casa Fontana” a Saone

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Ricavati alloggi per edilizia abitativa agevolata che ospiteranno sette famiglie con 13 bambini È stata inaugurata a Saone in località Villa l’ex “Casa Fontana”, edificio storico di pregio completamente ristrutturato per dare risposta alla domanda, sempre maggiore anche in Giudicarie, di abitazioni a canone agevolato. Il complesso restauro dell’edificio, un intervento di circa 1 milione e 800 mila euro, realizzato da Itea Spa in collaborazione con la SoAlla cerimonia molto partecipata hanno presenziato Aida Ruffini, presidente di Itea Spa, Patrizia Ballardini, presidente della Comunità delle Giudicarie, Piergiorgio Ferrari, assessore alla Comunità delle Giudicarie, la consigliera provinciale Margherita Cogo, nonché gli assessori del Comune di Tione Mirella Girardini e Luca Scalfi. «Ringrazio Itea ed in particolare la presidente Ruffini con quanti si sono spesi in questo progetto per dare la possibilità di alloggio a queste famiglie» ha puntualizzato

Patrizia Ballardini. «È per noi un momento importante, sia perchè si è riusciti a restituire un edificio di massima rilevanza storica alla comunità, sia perchè erano alcuni anni che non si riuscivano ad assegnare nelle Giudicarie nuovi edifici di edilizia agevolata. La casa come già evidenziato è il “primo nucleo” dal quale si può partire per costruire una comunità: oggi non solo si dà una risposta concreta al bisogno di alloggio di alcune famiglie ma anche si consegna un bellissimo edificio, in una posizione strategica, frutto di

vrintendenza per i Beni Architettonici e Storico artistici della Provincia autonoma di Trento ha permesso di ricavare sette alloggi oltre a locali destinati ad uso pubblico. Gli alloggi, che si inseriscono nel piano di edilizia agevolata gestito dalla Comunità delle Giudicarie sono stati consegnati a sette famiglie giudicariesi che porteranno a Saone ben 13 bambini. una ristrutturazione di ottima fattura con pregevoli finiture. Un edificio che “trasuda” storia da ogni parete e da ogni stanza, una preziosa testimonianza dell’identà territoriale giudicariese, una casa che le famiglie, a cui sono state consegnate le chiavi, possono essere orgogliose di abitare». Si tratta infatti di un edificio con struttura portante in muratura, soffitti in parte ad avvolto ed in parte in legno, tetto a capanna in legno con falda “alla slava”, che presenta elementi tali da configurarsi come un’antica dimora di rilevante interesse storico artistico che affonda le proprie radici nel XVI secolo, quando un’antica famiglia di notai, quelli dei Fontana, attiva dagli inizi del XV secolo sembrerebbe averla costruita e abitata. Poi probabilmente venne utilizzata come fucina per passare nel XX secolo a Caseificio e negozio della locale Famiglia Cooperativa. Molti i ritrovamenti pittorici – quasi tutti affiorati nei

Stenico in Festa, perSan Martino

ISOLAMENTO

COMPLEMENTI D’ARREDO

FINITURE PORTE

RISTRUTTURAZIONE

EDILIZIA

CERAMICHE

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FERRAMENTA

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w w w. s t e l d o . i t

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DESIGN

LAMINATO

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San Martino Patrono di Stenico è da sempre occasione di momenti grande aggregazione e festa per il borgo delle Esteriori, recentemente ri-premiato come Borgo fiorito e oggetto di articoli e attenzione di molte pubblicazioni turistiche, grazie soprattutto al Castello. Il 9-10-11 novembre, dunque, spazio alla celebrazione del Santo Patrono con alcuni significativi appuntamenti enogastronomici. Location della Festa, la località Pra de’ Fera, dove sarà installato un tendone riscaldato. Venerdì 9 protagonista sarà il baccalà, pietanza povera rappresentativa del passato delle valli trentine, mentre alla sera vi sarà un tributo musicale a Lucio Battisti con la band Battito. Sabato 10 le classiche bancarelle in piazza a Stenico, mentre la serata è dedicata ai giovani con la festa dello studente a tutta musica. Domenica, infine, è la volta delle “Polentiadi”, dove il grano sarà protagonista a pranzo con tanti altri prodotti enogastronomici, mentre nel pomeriggio è previsto lo spettacolo de “I giullari di strada”. La Festa di San Martino è organizzata dalla Pro Loco di Stenico con l’appoggio del Comune di Stenico.

RINGHIERE ARREDO URBANO

FERRAMENTA ARREDO URBANO

CARTONGESSO

locali al piano rialzato – tra i quali spiccano una Madonna con bambino, un affresco votivo con l’incoronazione della Vergine, scene di Santi spesso invocati come protettori contro malattie e guerre, elementi geometrici e simbolici e figure di paesaggi ed edifici ec he hanno reso più complessi i lavori svolti sotto la direzione dell’arch. Sergio Santoni del Settore Tecnico Itea Spa e con la partecipazione dell’assistente operativo geometra Fabio Dorigoni. «Con questo intervento di risanamento conservativo Itea dimostra di dare la precedenza al recupero del patrimonio esistente per non intaccare nuovi territori e, soprattutto,

di mantenere viva l’identità storica dei comuni trentini» ha puntualizzato la presidente Itea Aida Ruffini. L’intervento realizzato ad opera dell’impresa Azzolini Spa ha seguito un percorso non privo di ostacoli e impedimenti dovuti in particolar modo al vincolo storico-artistico posto sull’edificio dalla Sovrintendenzache si è concluso dopo 6 anni di lavori e il sostenimento di un costo complessivo di circa 1.870.000 euro (1.700 euro/mq), giustificato dalla complessità del lavoro di recupero di numerosi elementi di pregio e di decoro emersi nelle sale al piano terra. Infine – ha aggiunto la Ruffini

– ci tengo a mettere l’accento sulla questione casa, tema da sempre di grande attualità dato che questo bene è il “centro di gravità” attorno al quale orbitano le vite dei cittadini». «Per il comune di Tione e per la nostra piccola comunità di circa 200 anime è sicuramente una grande opportunità, in quanto accogliere queste nuove famiglie porterà ossigeno alla nostra frazione» ha aggiunto Luca Scalfi. «Spero dunque che da una parte serva a ridare vita al paese e che allo stesso tempo queste famiglie possano inserirsi al meglio entrando in punta di piedi negli equilibri esistenti».


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Attualità

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Le “slot”: un problema anche L’Italia un casinò a cielo aperto. Terzi nel Mondo per l’azzardo di Ettore Zini Quante sono le dipendenze da gioco nelle nostre valli? Difficile fare una statistica. Sicuramente tante. L’interesse suscitato dall’iniziativa del Comune di Tione e della Comunità di Valle, con gli incontri “A che Che, anche qui, il gioco ha mietuto più vittime di quanto non si riesca ad immaginare. Del resto non c’è locale pubblico, bar o tabaccheria che non abbia due, tre, quattro o più di quegli aggeggi infernali. Allettanti come tutti gli arnesi che promettono vincite stratosferiche. Salvo poi lasciare con un pugno di mosche, chi incautamente, si è lasciato sedurre. Le statistiche del resto sono impietose. E dicono che stiamo diventando un popolo di allocchi. Tentati e abbagliati dalla fortuna facile. Dal colpo di mano in grado di cambiare in un attimo la nostra vita. L’Italia è diventata un casinò a cielo aperto. Ogni anno, tra gratta e vinci, lotto, superenalotto, e slot machines gli italiani gettano al vento qualcosa come 79,8 miliardi euro (dati 2011): 154 mila miliardi delle vecchie lire: 1.652 euro pro capite. Dal neonato, all’ultra novantenne. Qualcosa come 5 finanzia-

rie da 15 miliardi. Senza peraltro che nessuno si arricchisca. Anzi. Con molta gente che diventa gioco-dipendente. Che, come i drogati della peggior specie, entra in una spirale difficile da dominare. Una delle ultime statistiche del Centro Nazionale Ricerche dice che il 43% dei maschi italiani, dai 18 ai 45 anni, hanno problemi di gioco d’azzardo. Le donne sono più “tabaccheria dipendente”. Cioè sono più allettate da gratta e vinci, lotto e superenalotto. Mentre gli uomini sono maggiormente tentati da macchinette e videopoker. Ed ora, anche dalle ultramoderne Vtl, le videolottery che promettono un Jakpot fino a 500 mila euro (ce ne sono 44.735), che dopo i primi mesi di attività hanno incrementato le giocate in modo smisurato: il 55,2% degli incassi totali del gioco pubblico, con il raddoppio della raccolta da 5,3 a 10,4 miliardi di euro. Dati Federserd, dicono che

gioco giochiamo?”: un itinerario educativo sul gioco d’azzardo, realizzato con il concorso dell’associazione Ama, conferma che anche nei nostri piccoli paesi c’è molto da fare. “l’Italia è il primo paese in Europa, e il terzo al Mondo, per denaro giocato, in rapporto alla popolazione”. La stessa ricerca, ma non c’era bisogno che fosse una statistica a raccontarcelo, ritiene che “le ragioni di questo costante aumento siano dovute all’aumento sconsiderato dell’offerta”. Lo Stato in pratica, con una liberalizzazione selvaggia e sconsiderata delle sale da gioco e dei videopoker, ha indotto una buona fetta di popolazione a diventare gioco-dipendenti. Con quel che ne consegue. Sul piano economico, sociale e psicologico. Per molti vera e propria malattia. Peraltro molto difficile da curare, e con delle pesanti ripercussioni sul piano socio-assistenziale. Tanto per capirci, in Italia il gioco d’azzardo è la terza industria, dopo Eni, e Enel. Produce il 5% del Prodotto Interno Lordo (Pil) Nazionale. Le ditte concessionarie come Snai, Bpplus, Sisal, Lottomatica, Betting 2000 e Gogetech,

tanto per citare le maggiori, solo con le mangiasoldi, puntano a una raccolta annua nel 2012 di 50 miliardi. Più del triplo del fatturato della Fiat. Solo nel settore slot, finora nel 2012 gli italiani hanno scommesso 44,2 miliardi (+ 23,7% rispetto al 2011). La raccolta di denaro ha fatto segnare un + 94,3%. Mentre gli investimenti pubblicitari, per le slot machines, sono aumentati del 63%, a 225 milioni di euro. E tutto con il beneplacito dell’apparato statale che, nel 2004 con il Governo Berlusconi, ha legalizzato 360 mila macchinette, regalando alle società le concessioni, in cambio di 15 mila euro a slot, e di un prelievo di solo il 2% sulle giocate. Questo, a grandi linee, ciò che succede sul territorio nazionale. A cui va aggiunta la recente rinuncia da parte del Governo Monti di fare guerra all’azzardo. Provvedimento incompatibile, dice il ministro

“Droga” di Stato La non retroattività rende le Leggi inefficaci. Contro il vizio, una liberalizzazione da rivedere

Si parla spesso di ludopatia. Ma il primo malato di gioco, in Italia, è proprio lo Stato. Ormai slot machines e videopoker hanno occupato ogni centimetro di spazio disponibile, in tutti i locali pubblici della valle. Non c’è ambiente che non disponga almeno di una macchina mangiasoldi. Nel solo comune di Tione, dove sono concentrate tutte le scuole superiori della zona, e dove ogni giorno arrivano più di mille studenti, questi aggeggi superano abbondantemente le 50 unità. Non c’è bar, tabaccheria, o locale pubblico che ne sia sprovvisto. Non c’è ambiente che non risuoni ogni minuto dei tintinnio delle monete di quegli strumenti, che come la droga, sono motivo di disperazione di molte persone, incapaci di resistere alla tentazione del gioco. E’ ben vero che l’amministrazione comunale, già all’indomani dell’entrata in vigore della Lp18/2011 che modifica l’art.13 della 9/2000 - in base alla quale ciascun comune può adottare provvedimenti che limitano o vietano la collocazione degli apparecchi da gioco sul proprio territorio - in pieno accoglimento della norma, ne ha vietato nuove introduzioni. Entro i 300 metri, come specifica la legge, da edifici sensibili come: scuole, residenze sanitarie, centri di socializzazione e sedi di cooperative di solidarietà. Ma è pure vero che tale provvedimento non ha sortito

alcun effetto pratico, in quanto la legge non è retroattiva. E quindi, slot machines e le sale esistenti non possono essere toccate. Dunque, una delibera di facciata. Che in concreto non ha sortito nessun effetto positivo. In quanto tutti gli spazi disponibili erano già stati occupati. E in alcuni casi, come è capitato in Val del Chiese, c’è stata una corsa last minute per piazzare le ultime slot, prima dell’entrata in vigore dei nuovi regolamenti. Le delibere, prese a catena su tutto il bacino comprensoriale, hanno di fatto congelato lo status quo. Senza dare benefici. Del resto non bisogna dimenticare che la presenza di quelle macchinette sanguisuga, sono per i gestori una vera manna. In grado, di ammortizzare o coprire per intero i canoni di affitto dei locali. Fonte primaria di reddito. Per queste ragioni le amministrazioni comunali, le Comunità di Valle e la Provincia non dovrebbero limitarsi ad applicare leggi inefficaci. Ma farsi portavoce di un’azione comune, per indurre lo Stato a modificare radicalmente una vergognosa normativa, che in pochi anni ha trasformato i paesi italiani in tanti casinò in miniatura. Capaci di incidere pesantemente sui comportamenti della gente. E in alcuni casi di creare delle vere e proprie dipendenze, rovinose per le tasche e gli equilibri di un sacco di giovani e famiglie. (e.z.)

delle Finanze, con le minor entrate, a cui le casse dell’Erario non possono rinunciare. Un’ammissione gravissima. Con uno Stato che deve ricorrere al vizio per far quadrare i conti. Ma in Trentino e nelle valli, che rapporto hanno gli abitanti con il gioco? Le statistiche più recenti confermano che siamo perfettamente nella media nazionale. La dipendenza da gioco, la ludopatia, è trasversale a quasi tutte le regioni. Il nostro atteggiamento di fronte a video slot e giochi in genere, conferma l’Ama, non è dissimile dal resto d’Italia. Nel 2011 le giocate in Trentino sono state pari a 666 milioni di euro: 1.270 euro pro capite. Per avere un termine di paragone, la spesa pubblica per finanziare il sistema sanitario provinciale è poco più di un miliardo di euro. Le abitudini non sono molto dissimili anche nelle valli. Il 63% dei soldi spesi per giocare, vengono da slot e Vtl. Vere e proprie macchine da guerra del comparto. La cui dipendenza è in crescita, non solo nei 35/50 enni. Ma anche nelle fasce giovanili. Ora, è lodevole lo sforzo di molte amministrazioni comunali, che preso atto del problema , ormai vera e propria piaga sociale (la prima in Giudicarie è stata Tione, seguita a ruota da molte altre), stanno tentando di limitarne gli effetti, introducendo limiti di distanza (300-500 metri) dai luoghi sensibili. Come scuole, ospedali e centri frequentati da giovani. Ma la non retroattività dei provvedimenti, li trasforma in pannicelli caldi. Buoni solo a tacitare le coscienze

di molti amministratori. Il nocciolo della questione però sta alla radice. Dovrebbe essere lo Stato a prendere atto degli errori di una sconsiderata politica di liberalizzazione. E tornare sui suoi passi. Tanto più, che già taglieggia i cittadini con accise altissime su benzine e generi di Monopolio. Non si vede perché debba continuare a solleticare le debolezze dei cittadini, che proprio in momenti di crisi e di difficoltà economica come quelli che stiamo attraversando, diventano più vulnerabili. E più propensi confidare nella fortuna. Con conseguenze nefaste per i soggetti deboli, e per l’economia di molte famiglie. Ciò anche in ragione del fatto (anche qui le statistiche sono impietose), che solo un “misero” 14,8 % va a finire nelle casse dell’Erario. Mentre il grosso delle giocate va a ingrassare le già grasse società concessionarie. I cui profitti con 76.912 esercizi pubblici a disposizione stanno salendo in modo vertiginoso. sector2011@libero.it


Attualità

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nelle Valli

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U

scire dal vizio del gioco si può? Lo abbiamo chiesto ad uno dei partecipanti all’itinerario educativo sul gioco d’azzardo, appena terminato a Tione dall’Ama, onlus di mutuo aiuto, specializzata nell’affrontare le tematiche della dipendenza da gioco. I partecipanti non sono stati molti. Troppa la paura di essere additati. Ma, chi ha avuto il coraggio di prendere parte a questo outing di gruppo, ha deciso di continuare in autoterapia, proseguendo gli incontri da soli. Un esperimento che sembra dare i primi frutti. Lo dimostra la coraggiosa intervista rilasciataci da un giocatore incallito che, per ovvii motivi di riservatezza, manterremo anonimo limitandoci a descrivere la sua esperienza.

La testimonianza di un giudicariese caduto nella dipendenza

Gioco: da passatempo a incubo Diremo solo che è giudicariese. Sulla sessantina. Pensionato. Con un’esperienza famigliare finita male. Titolo di studio scuola medio superiore. Ha deciso di raccontare la sua storia per “mettere in guardia chi vive la sua stessa esperienza, a non sminuire la gravità del problema: a non crogiolarsi nel falso convincimento di poter smettere quando si vuole. Ma di confidarsi con le persone vicine, senza timori e paure”. E’ con queste parole che inizia la lunga lettera che sarà pubblicata sul giornalino della sua Parrocchia. E’ una testimonianza cruda. Che mette a nudo i turbinii di sentimenti e gli stati d’animo che si agitano dentro chi, malauguratamente, ha la disavventura di cadere nella dipendenza del gioco. Com’è finito nella spirale del gioco?

“Dapprima la voglia di rompere la monotonia quotidiana. Insieme ad un misto di noia, e curiosità. Poi la voglia di vincere. Certo, comunque, di non fare alcunché di disdicevole, in quanto non avrei arrecato danno a nessuno. Sicuro che avrei saputo smettere in ogni momento”. Quando si è reso conto che il gioco era diventato un vizio difficile da dominare? “Ben presto ho scoperto quanto fossero errate le mie considerazioni. Ciò che pareva un passatempo innocente e piacevole, era diventato un’abitudine pericolosa. Che mi avrebbe presto portato a conseguenze disastrose, sia per le tasche, che sul piano psicologico e comportamentale”. E che ha fatto? Ha cercato di reagire? E come? “La verità è che ero come inebriato dal gioco. Le mie giornate le passavo davanti a quelle macchinette. E

poco importava se le somme giocate erano superiori a quelle vinte. Il piacere del gioco era prioritario a tutto il resto”. Ma le perdite non l’hanno indotta a riflettere su quanto stava facendo? “Ho giocato molto più di quanto mi potessi permettere. In un sol giorno ho lasciato dentro le slot machines, 1.300 euro. Tutta la mia pensione. Ho accumulato perdite per oltre 40 mila euro. Sapevo perfettamente che chi più gioca, più perde. Ma era più forte di me. E cercavo sempre delle motivazioni per giustificare la mia presenza davanti a quegli aggeggi infernali”. E poi? “Un passatempo innocente si è trasformato nel peggiore degli incubi. Ho trascorso notti insonni, pensando al denaro perduto. Mi sono sentito sleale e disonesto, nei confronti di chi mi vuole bene. Umiliato, traboccante di rancore contro me

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stesso e contro le macchinette”. Come sta affrontando un momento così drammatico? “Innanzi tutto ho raccontato la verità alle persone care. Paradossalmente mi sento più sollevato. Determinato a vincere il conflitto con me stesso. Ho preso alcune precauzioni, per difendermi negli inevitabili momenti di crisi. Evito di frequentare i luoghi dove abitualmente giocavo. Tengo in tasca solo il denaro necessario, per le piccole spese. Ho informato gli amici veri di quanto mi è accaduto. E, soprattutto, ho cointestato il conto corrente ad una persona amica. Che deve essere presente quando vado a ritirare dei del contante. Questo fintanto non avrò la certezza di essermi liberato dalla dipendenza”. Uscire si può? Crede di potersi lasciare alle spalle questo brutto periodo?

“Chi ha vissuto esperienze analoghe dice che i pericoli di ricaduta sono dietro l’angolo. Che non bisogna abbassare la guardia. Da solo sarà molto difficile. Anche perché ormai si può giocare dappertutto. Ma spero di farcela. I corsi dell’Ama mi sono stati di molto aiuto. Soprattutto ho trovato persone molto preparate e disponibili”. So che è molto arrabbiato con le istituzioni? Vuol dire qualcosa in proposito? “Che devono fare qualcosa. Subito. Devono chiudere le sale da gioco. Ritirare i permessi rilasciati. Anche se ci sono interessi fortissimi in gioco. Oggi l’Italia è tutta una Las Vegas: una sala gioco a cielo aperto. E uno Stato serio non può voler far del male ai suoi cittadini. E poi, che ci guadagna, se i soldi che introita, li deve spendere in servizi socio assistenziali?”. sector2011@libero.it (e.z.)


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Il dibattito

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Comunità, occorre crederci fino in fondo Continua il dibattito sull’Ente: “Troppe resistenze alla riforma”

Ma pensare alla Comunità come semplice capofila di servizi associati sarebbe riduttivo. Credo nella Comunità perché ritengo che la riforma istituzionale nelle sue direttrici porti davvero al livello territoriale il concetto di progettualità e dunque dovrebbe (è il risultato a cui si dovrebbe tendere) velocizzare e semplificare il processo decisionale, con maggiore aderenza alle necessità del territorio stesso e della comunità di cittadini che la vive. Per anni infatti la “periferia” si è giustamente lamentata di decisioni “imposte” dal livello provinciale, pensiamo solo a quelle di programmazione urbanistica o viabilistica, rivendicando un ruolo più attivo e partecipe nella progettazione del futuro assetto del territorio, ovviamente non solo urbanistico ma nel suo complesso. La riforma istituzionale coglie queste istanze, traducendole nella Comunità di Valle. Ma, come detto, i tempi sono cambiati, tutto è molto più dinamico e veloce, e, nella congiuntura attuale, ora sembrano esserci altre priorità! Le critiche alla Comunità, però, sono talvolta ingenerose: si tratta di un nuovo ente che è partito da soli due anni e dunque non c’è da stupirsi del fatto che vi siano ancora dei punti d’ombra e non siano ancora a pieno regime. Occorre lavorare sui 5 anni di legislatura per vedere dei risultati significativi. E’ un istituto nuovo, tutto in divenire e, soprattutto, completamente da costruire! Questo organismo sta affrontando una serie di difficoltà legate principalmente a due aspetti: il primo collegato alla mancanza di una struttura di base e conseguentemente alla carenza di tipologie di figure professionali. Il secondo aspetto invece, causato dalla mancanza di un sentimento di base comune: non a tutti, infatti, è chiaro il ruolo e la finalità di questo ente, anche se la crisi si sta occupando di precisarlo al meglio, caratterizzando la

di Alessandra Sordo Sicheri* È di grande interesse e significativo il dibattito sulla Comunità di valle lanciato dal Giornale delle Giudicarie. Ci troviamo in un momento molto importante e delicato per determinare il futuro delle nostre comunità ed il messaggio che credo sia importante dare è quello di fiducia costruttiva nei riguardi di questo neo ente e del suo sviluppo per il futuro assetto del nostro territorio. La crisi ha investito con tutta la sua potenza anche l’istituto della Comunità di valle, costituito con legge provinciale del 2006, in quelli che possiamo considerare, a tutti gli effetti, “altri tempi”. La congiuntura politicoeconomica attuale ha accelerato al massimo le istanze di razionalizzazione della spesa pubblica ed ha chiesto anche alle Comunità di diventare interpreti principali di questa “spending review”. Come? Fungendo da piattaforma e da punto di riferimento per i Comuni per impostare una gestione associata dei servizi che consenta, nel medio periodo, di ottenere risparmi. comunità come il punto di riferimento del “fare assieme”, del condividere in modo organizzato, della solidarietà. A volte, poi, si parla di mancanza di competenze in seno alla Comunità di Valle, ma prima di invocarne di nuove bisogna chiedersi se ci sono la struttura e le possibilità per gestirle al meglio. Certo è che non possiamo pensare che le professionalità richieste per il funzionamento della macchina amministrativa territoriale possano venire “prelevate” solo dai comuni, ma è necessario che provengano anche dalla Provincia, come era in effetti nello spirito originario della riforma. Pensiamo a competenze “forti”, come l’urbanistica o il settore degli appalti, materie importanti che hanno bisogno di professionalità solide e complete, già formate e presenti in Provincia. Una gestione associata di questi servizi può avere effettivi benefici in termini di razionalizzazione del servizio e di abbattimento di costi, ma occorre una struttura capace, con esperienza e legittimata. E qui si arriva al problema di fondo, ossia legittimare in maniera completa la Comunità. Uno sforzo che non solo la Provincia, ma anche i Sindaci dei Comuni Giudicariesi devono fare, perché sta anche a loro dare l’impulso determi-

nante, a livello territoriale, per la riuscita di questo disegno complessivo di riassetto dell’autonomia. Uno scenario nel quale i Comuni devono continuare ad essere i principali attori di sviluppo e di conservazione del territorio, e dunque non bisogna togliere forze e competenze, ma devono potersi affidare alla Comunità di Valle per la gestione amministrativa dei servizi, conservan-

do quell’identità comunitaria, politica e programmatica che i comuni sanno rivestire e gestire in modo egregio.Per farlo, occorre che tutti gli attori, anche interni alla Comunità, ci credano di più, non lasciando questo percorso a metà. Dal canto suo la Provincia ha tracciato una rotta ma è chiaro che senza maggiore chiarezza su tempi, modi, metodologie e contenuti dei trasferimen-

ti e senza la collaborazione strategica dei Sindaci – gli stakeholders più determinanti sul territorio – è impossibile pensare di dare attuazione a questo cambiamento che ormai è divenuto obbligatorio. In questo senso nessuno deve avere paura del cambiamento: in Italia sono state prese misure draconiane e imposte al territorio, come accorpamenti forzosi tra comuni, molto spesso

irrispettose della storia, della cultura locale e degli aspetti sociali ed economici di una terra. Con la Comunità c’è la possibilità di gestire in prima persona questi cambiamenti epocali a cui stiamo assistendo, nella convinzione che non sia più il tempo di attese e tentennamenti. * coordinatrice giudicariese dell’Unione per il Trentino

Castel Romano si “veste” di rosa perla Lilt

Anche quest’anno, nel mese di ottobre, la Lega Italiana per la Lotta contro i Tumori colora di rosa la nostra provincia, complici 55 Comuni che aderiscono illuminando contemporaneamente, sabato 1 ottobre alle ore 20.30, un luogo significativo con il colore simbolo della lotta contro il tumore al seno. Il Comune di Pieve di Bono ha scelto di aderire, illuminando di rosa Castel Romano per tutto il mese di ottobre e organizzando una serata informativa prevista per mercoledì 7 novembre. Lilt offre inoltre in tutta la provincia visite senologiche gratuite per le donne tra i 25 e i 50 o con età superiore ai 70 anni o non residenti a Trento, per chi quindi non è compresa nello screening dell’Azienda Sanitaria Provinciale, la cui efficacia è tra le migliori d’Italia, che già garantisce un efficace piano di controllo. Per le Giudicarie le visite gratuite si sono tenute il 7 ottobre. delegazionegiudicarie@lilttrento.it www.lilttrento.it

Castel Romano


Attualità

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L’Aquila, aziende giudicariesi protagoniste L’auditorium de L’Aquila visto da fuori

“La realtà concreta e bella” è stata realizzata dalla più grande ed importante impresa di costruzioni delle Giudicarie che ha rappresentato degnamente la nostra provincia e la nostra comunità costruendo l’impegnativo e sorprendente “Auditorium del Parco”, un’opera tecnologicamente all’avanguardia e di altissima qualità architettonica. Si tratta della Ediltione spa, con sede a Tione, la quale ha costruito in tempi di record con l’impegno della propria manodopera ed organizzazione direzionale, l’assai complessa struttura progettata dall’archistar Renzo Piano. Che dire dell’auditorium? Ci ha pensato il nostro Presidente della Provincia a definirlo: «Un bel colpo d’occhio, specie per i giochi di luce che enfatizzano le forme e i colori. Inoltre, la struttura è anche bella a vedersi. Ma altrettanto bello è vedere già molte persone nella piazza e nel parco - ha aggiunto – segno che l’idea di dedicare un ultimo sforzo ad un progetto capace di offrire un luogo di aggregazione per una comunità che vuole superare il dramma, era e rimane un’idea fondata.» «Voglio ricordare che il 6 aprile 2009, poche ore dopo il terremoto, eravamo qui per intervenire nell’emergenza – ha detto Dellai - In tutto sono state oltre 2.700 le persone trentine che si sono alternate, in grande maggioranza volontari, ma anche tecnici della Provincia au-

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iù di tre anni dopo il terremoto, L’Aquila ha un nuovo auditorium. La struttura, progettata da Renzo Piano, è stata donata alla cittadinanza dalla Provincia Autonoma di Trento. È stata inaugurata il 7 ottobre 2012 dal Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, e dal nostro presidente della Provincia tonoma di Trento e rappresentanti di associazioni e ordini professionali. Abbiamo costruito oltre 450 alloggi, due Chiese, tre scuole e altre strutture civili – ha precisato Dellai, senza per questo vantarsi, ma per sottolineare come non tutte le regioni e province sperperino il proprio denaro – Per chiudere la nostra presenza qui ci sembrava bello lasciare un dono dal grande significato simbolico, un auditorium, progettato da Renzo Piano, costruito da noi e inaugurato dal Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano.» I responsabili della Ediltione SPA hanno confermato che il rapporto con la popolazione dell’Aquila è stato rispettoso e costruttivo ed è stato anche favorito da quanto ottimamente seminato dalla nostra gente durante la fase di emergenza dove i trentini si sono contraddistinti per generosità, operatività ed organizzazione. Più che di un Auditorium si può parlare di un vero e proprio “Stradivari gigante”, un’enorme cassa di risonanza realizzata con struttura portante in legno lamellare e rivestita sia internamente sia esternamente con il legno di larice trentino più pregiato, quello di cui si serviva il celebre maestro di Cremona e

al quale i più noti liutai del Seicento hanno contribuito a dare massima fama. Il complesso si articola in tre volumi di forma cubica che, in modo apparente casuale, rotolando sul terreno si sono fermati in una posizione che li vede fra loro accostati. Il volume centrale, quello di dimensioni maggiori che corrisponde alla Sala dell’Auditorium, si è fermato in una posizione leggermente obliqua che allude quasi a una sua instabilità. Dal punto di vista strettamente costruttivo, si tratta di un progetto estremamente complesso che non a caso ha visto coinvolti i maggiori nomi dell’ingegneria e dell’architettura a livello nazionale. In particolare si è rivelata decisamente complessa la realizzazione delle strutture in cemento armato, ma l’impresa Ediltione ha raccolto la sfida con passione, vedendola come un utile mezzo per incrementare ulteriormente le proprie tecniche e i propri standard operativi/logistici di produzione. Grandi sforzi sono stati indirizzati nella messa in opera di tecniche costruttive antisismiche leggere e innovative: basti pensare che la struttura del cubo centrale è collocata su una piastra in cemento armato interamente sostenuta da isolatori sismici. La pia-

Ediltione e Masè Termoimpianti hanno realizzato l’Auditorium progettato da Renzo Piano e inaugurato il 7 ottobre

Autonoma di Trento, Lorenzo Dellai, con un concerto dell’Orchestra Mozart diretta dal maestro Claudio Abbado e la presenza a sorpresa di Roberto Benigni. L’auditorium, ha detto il Capo dello Stato indicando l’opera di Renzo Piano, «non è solo un simbolo, ma già una realtà, concreta e molto bella».

DATI TECNICI: - 1.165 metri cubi di legname delle foreste trentine (abete e larice) - 1 milione di viti e chiodi - 20 chilometri di doghe colorate - 16 isolatori sismici - 200 alberi messi a dimora nel parco - Oltre 35.000 ore di manodopera in cantiere Esecuzione lavori: A.T.I. costituita da EDILTIONE SPA, Collini Lavori SPA, Gostner SRL. Subappaltatori principali: Masè Termoimpianti SRL, Officine Ivano Gasperotti, Grisenti SRL. stra è infatti stata concepita in modo tale da consentire spostamenti orizzontali in ogni direzione fino a 30 cm, in modo che, in eventuale caso di sisma, i movimenti dell’Auditorium possano essere assorbiti senza provocare alcuna conseguenza né sugli elementi strutturali né sulle pregiate finiture. Per questo motivo, l’intera struttura è stata sottoposta a una minuziosa serie di pre-

cisissimi collaudi, i quali sono stati tutti brillantemente superati. E’ inoltre interessante notare il fatto che l’Auditorium sia il primo edificio certificato ARCA, Architettura – Comfort – Ambiente, il primo sistema di certificazione per le costruzioni con struttura portante in legno che garantisce la durabilità, la sicurezza contro il sisma e il fuoco, il comfort, il rispar-

mio energetico e la sostenibilità ambientale. “E’ stato una lavoro d’orchestra perfettamente organizzato, dove Abbado è raffigurabile nella persona del responsabile di cantiere e Presidente della nostra società e gli orchestranti sono rappresentati da tutto il personale, manodopera e subappaltatori, che ha operato nelle varie sedi ed in cantiere ” così ci risponde uno dei responsabili di Ediltione. Ma c’è anche un’altra azienda delle Giudicarie che ha collaborato in maniera importante alla riuscita dell’esecuzione dei lavori, la ditta Masè Termoimpianti con sede a Strembo, diretta dall’inossidabile Tony Mase’, che ha infatti messo un tassello importante nella realizzazione degli impianti termici e di condizionamento, considerati all’avanguardia per la soluzione realizzata, senza dimenticare che anche la capofila Collini Lavori ha radici nelle Giudicarie. Nella conversazione con i responsabili della Ediltione (un grazie in particolare a Franco Esposito per la collaborazione) affiorano gli aneddoti, le soddisfazioni e le emozioni che hanno accompagnato l’esecuzione dei lavori ed il giorno stesso dell’inaugurazione. “E’ stata una sfida che abbiamo vinto in cui la soddisfazione più grande però è nell’aver realizzato un simbolo come un segno di speranza, la vita che riprende, la prima grande opera della ricostruzione possibile”. (r.b.)


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Il personaggio

NOVEMBRE 2012 L’INTERVISTA

Il Michelangelo della ... margarina

Il cuoco 32 enne Maurizio Bosetti ha vinto il bronzo alle Olimpiadi di cucina artistica con una statua di 22 kg fatta interamente di burro Una medaglia per Bosetti non era sicura, ma certo non è uscita dal nulla. Dopo i primi studi all’Enaip di Tione, qualche anno negli alberghi, da subito 4 e 5 stelle, nel 2000 il ritorno sui banchi di scuola, quelli della Cast Alimenti di Brescia (Centro Arte Scienza e Tecnologia dell’Alimento) una scuola di specializzazione in cucina artistica, per coltivare la sua grande passione. Il sogno coltivato fin da piccolo di lavorare sulle navi da crociera, realizzato poco dopo la frequentazione della Cast: quattro anni sulle navi con una brigata di 200 persone e l’approdo in ogni angolo di mondo, dall’Alaska, al Giappone, poi l’America, le Awaii, l’Australia, la lista è lunga. Dopo la vita per mare, dove “la cosa peggiore è il mal di mare che prima o poi tocca a tutti” e la gior-

La scultura di margarina di Bosetti

di Denise Rocca

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a lavorato 22 chili di margarina per due mesi, ne è nato Mr Olimpia, culturista dai muscoli di burro capace di vincere una medaglia alle olimpiadi. Il papà di Mr Olimpia, che si gode il successo internazionale, è il trentaduenne Maurizio Bosetti, di San Lorenzo in Banale, cuoco da cinque stelle e appassionato di cucina artistica. Bicipiti bianchi e definiti, tricipiti da invidia e addominali che sembrano di marmo quelli del candido sculturista modella-

Maurizio Bosetti

to da Bosetti, tanto che i giurati della ventitreesima edizione delle olimpiadi di cucina l’hanno premiato con il bronzo. Maurizio Bosetti, alla sua prima esperienza olimpica, ha portato a casa una medaglia nella categoria cucina artistica individuale, un risultato di grande prestigio maturato nel cuore della Germania, ad Erfurt, dove si sono affrontati i più grandi chef e pasticcieri del mondo: più di 1800 maestri di arte culinaria, provenienti da 54 nazioni diverse, e 26mila visitatori incantati dalle delizie preparate dai professionisti della cucina. nata tipo prevede 14 ore di lavoro, la decisione di tornare sulla terra ferma, a causa di un’altra passione, quella per la moto. Difficile sfrecciare nel vento sul ponte di una nave, e allora Maurizio è attraccato in Svizzera, a bordo della sua Kawasaky, per fare il Sous Chef (secondo cuoco) in un altro cinque stelle, il Palace Hotel di St Moritz. Carriera d’eccezione, ma

in tutto questo, come si fa una statua di margarina? “si costruisce prima di tutto una struttura – spiega Bosetti – di ferro e polistirolo nel mio caso, che sostenga il tutto, e poi ho iniziato a modellare la margarina attorno ad essa” Il risultato è un mini-culturista di 25 chili, che il cuoco giudicariese ha trasportato da St Moritz fino in Germania in un furgoncino frigo. Zucche e

angurie lavorate, sculture in pasta di sale, zucchero e cioccolato, qualsiasi materiale, purché commestibile, può essere usato in cucina artistica, perché proprio una scultura di margarina? “ Per la libertà espressiva che concede. – risponde Bosetti – Una zucca lavorata, per esempio, costringe comunque ad una forma, mentre io ho creato tutto dal nulla, dalla base in legno alla struttura, potevo scegliere dimensioni, volumi, materiali. Con la scultura, ho la massima espressione artistica e creativa possibile”. Dediche particolari, per questo bronzo? “Si, al mio amico e compaesano Flavio Badolato, oggi non c’è più, portato via da una malattia, è stato un fulmine a ciel sereno. La mia medaglia è per lui”.

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Storie di genere e generazioni

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La cooperazione ci racconta storie di vita e di lavoro

Il 6 Ottobre scorso oltre 40 persone in rappresentanza delle associazioni Donne in Cooperazione e Giovani Cooperatori Trentini hanno partecipato insieme a questa iniziativa. Uno stimolo a riscoprire la cultura e i valori che sono stati alla base della nascita del movimento, per riassaporare lo spirito di allora. “Un viaggio emozionante a ritroso nel tempo in luoghi ricchi di suggestione che insegnano tanto e fanno appassionare ancora di più alla realtà cooperativa contemporanea” è stato un commento diffuso. Un’ esperienza e un incontro importante, quello tra donne e giovani che condividono e promuovono la “grammatica della cooperativa” intesa nel senso di contribuire a rafforzare la diffusione di valori di democrazia, responsabilità, radicamento nel territorio, protagonismo dei soggetti e delle loro comunità, giovani e donne da coinvolgere non solo come portatori di esigenze ma anche come parte attiva della soluzioni dei problemi. Le donne, che hanno avuto un ruolo fondamentale nel movimento cooperativo fin dalle sue origini sia a livello sociale che economico, affermano giustamente la necessità di un’accelerazione del processo di emancipazione anche dentro la cooperazione trentina. Un viaggio quello delle conquiste femminili e del ruolo della donna ben evidenziato durante l’evento “Storie di genere: l’altra metà della cooperazione” che ha visto per due settimane dal 7 al 24 Settembre scorso, presso Caldonazzo, un percorso documentario e fotografico, accompagnato da testimonianze di alcune protagoniste che si

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di Alberto Carli

igo Lomaso, Villa di Santa Croce, Larido di Quadra, Fiavè sono le tappe del «Viaggio dell’emozione», alla riscoperta dei luoghi di don Lorenzo Guetti. Un percorso attraverso cui si ripercorrono i momenti salienti

sono raccontate trasmettendo la loro esperienza. Un evento voluto anche dai vertici della Cooperazione Trentina che evidenzia l’impegno a dare più spazio e valore alle donne nelle cooperative; Un dato confermato anche dalla rappresentanza in consiglio di amministrazione della federazione trentina che su un totale di 22 consiglierei e 5 revisori, vedono la percentuale di donne attestarsi al 40% (11 donne). I giovani, al centro di un dibattito politico economico che tende spesso ad enfatizzare in senso negativo il rapporto intergenerazionale, a fare uso di slogan a scapito della valorizzazione delle competenze, delle esperienze cosi come della creatività, della determinazione, della

costanza e del merito. Va con tranquillità ammesso che il rapporto intergenerazionale/ fra generazioni non potrà mai essere ritenuto risolto una volta per sempre, magari attraverso qualche “tecnica didattica”, in quanto le nuove generazioni sono sempre state caratterizzate e lo sono anche oggi da un vuoto, spesso non riconosciuto e da ricercare nell’esigenza di non essere lasciati soli. E’ un’esigenza sana, qualcuno lo riferisce alla mancanza di esperienza altri lo definiscono un bisogno, ma è comunque una condizione specifica dei giovani per cui vi è un’attesa affinche qualcuno possa darvi risposta. Il cardinale Carlo Caffarra (arcivescovo di Bologna) indica come il rapporto fra le generazioni sia costitui-

della sua vita, e con essi i primi passi di un fenomeno, la cooperazione, che proprio nelle nostre Giudicarie ha conosciuto una spinta potente per affermarsi e radicarsi in tutto il Trentino. I Viaggi dell’Emozione, sono veri e propri viaggi a ritroso nel tempo per conoscere il territorio, organizzati dall’Azienda per il Turismo Terme di Comano in collaborazione con l’Ecomuseo della Judicaria. Le visite guidate e animate consentono di fare un tuffo nel passato e provare l’emozione di attraversare realmente la storia. to da un punto di vista fisiologico da 3 dimensioni. La tradizione intesa come insieme dei valori e dei significati, l’autorità nel senso di trasmettere, educare e la libertà, essendo la tradizione offerta alla libertà di chi l’accoglie. Il rapporto tra generazioni esprime la sua massima potenzialità in chiave positiva e costruttiva quando questi elementi vengono

con intelligenza adottati dai giovani cosi come dagli adulti, facendo bene attenzione a non confondere la tradizione con il tradizionalismo (che identifica una visione della realtà come l’unica vera e buona…) , l’autorità con l’autoritarismo cioè attraverso l’imposizione o con il permissivismo inteso come se la trasmissione di qualsiasi valore o principio sia una limitazione della libertà. Il punto di partenza del patto intergenerazionale deve essere rappresentato dalla convinzione che ogni generazione ha bisogno dell’altra e ognuna ha proprie risorse che possono contribuire alla crescita di tutti; il cambiamento a cui tendere, è rappresentato dalla promozione di una mentalità e di una prassi capace di prendersi cura delle nuove generazioni e di riconoscere l’apporto di ogni generazione al bene di tutti.

“EVENTI D’AUTUNNO” La floricoltura Sirianni propone 2 meeting a tema dedicati alla decorazione floreale e non solo, con affermati maestri dell’arte decorativa pronti a dare consigli e a realizzare dal vivo le più belle e innovative composizioni.

Sabato 10 novembre dalle ore 15.00

“...ASPETTANDO IL NATALE”

Decorazioni per la casa, per dare un tocco originale al tuo ambiente. Proposte di Antonio Trentini.

Sabato 24 novembre dalle ore 15.00

“L’ATMOSFERA DELL’AVVENTO” Creatività e calore con le candele. Idee di Mara Furlani. Degustazione del vino DEDIT della Filanda de Boron, interamente prodotto a Tione.

Nei due pomeriggi animazione per bambini con creazione di lavoretti per Halloween-Natale e merenda. Le manifestazioni sono porte aperte, non serve alcuna prenotazione e l’entrata è libera a qualsiasi ora e senza impegno.

Aperto dal lunedì al sabato: 8.30-12.00/ 14.00-19.00

Cell. 338-9196969 - Loc. Spine,2 - Bolbeno


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Politica

NOVEMBRE 2012

È la constatazione che nel Pd non c’è più incontro cattolici e laici, moderati e riformisti, innovatori con storie politiche diverse alle spalle che non puntano a riproporre il passato ma a costruire il futuro, convinti che l’Italia di oggi ha bisogno di attivare libertà, iniziativa privata, autonomia sociale, opportunità. In primo luogo per i giovani. È la convinzione che sotto quella bandiera per cui si è creduto e combattuto, si è fatto politica e si è cercato di far nascere un Trentino e un’Italia migliori, non ci sono più i Democratici, ma tutt’al più i soli socialdemocratici, in un’idea della politica, del lavoro e della società che i tedeschi dell’Spd concepirono a Godesberg per il 1959 e che da noi è il programma elettorale per il 2013. L’uscita di scena di Pacher apre una riflessione profonda, innanzitutto nel partito che l’ha visto leader fino ad oggi, e che senza un congresso e un dibattito pubblico ha fatto la scelta antieuropeista e antiriformista di Nichi Vendola. Il quale ha già presentato richiesta di referendum per cancellare le riforme votate dal Pd, in nome della sinistra dura e «pura». L’abbandono di Pacher solleva interrogativi fondamentali in chi, fino ad oggi, ha creduto in un’alleanza virtuosa fra meriti e bisogni, fra doveri e diritti, fra meritocrazia e solidarietà, fra fede e laicità, fra impresa e

La scelta di Pacher vista dal direttore de “L’Adige”

La fine di un partito* Q

di Pierangelo Giovanetti

uando un uomo dalla storia di Alberto Pacher, il più votato candidato in assoluto alle elezioni provinciali degli ultimi vent’anni, sindaco di Trento con consensi plebiscitari, vicepresidente della Provincia e designato alla successione di Lorenzo Dellai, uomo simbolo del Pd di cui è stato anche segretario supervotato, molla tutto perché non crede più nel suo partito, vuol dire che il Partito democratico è finito, e il lavoro, insomma fra il meglio delle culture politiche del Paese e la mutata realtà del 2013 (un quarto di secolo dopo il crollo del muro di Berlino), per proporre un progetto politico per l’Italia e non per i soli militanti nostalgici della vecchia sinistra del Pci. Quell’idea di partito, quella visione dell’Italia e del suo futuro, quella spinta di cambiamento che non si pone «contro» ma «per», che non demonizza l’altro ma ne ricerca il dialogo, che non si chiude in difensiva in categorie politiche anni Settanta superate dalla storia, per dare invece al Paese una leadership forte e condivisa, non esiste più, e il ritiro clamoroso di Alberto Pacher che avrà ripercussioni anche a livello nazionale ne imprime il sigillo in ceralacca.

Ma la decisione del leader Pd di ritirarsi dalla corsa per il fallimento del progetto per cui il partito è nato, dischiude scenari completamente nuovi anche per la politica provinciale, per il dopo Dellai, per il centrosinistra autonomista. La guerra per bande che ora si scatenerà nel partito per spartirsi le spoglie, la mancanza di una leadership certa che alimenterà i narcisismi e le velleità di molti, la guerriglia destabilizzante che si ripercuoterà sull’esecutivo provinciale nei prossimi mesi, rischia di mettere in serio pericolo anche lo schieramento di centrosinistra di fronte al delicato passaggio delle Provinciali 2013, che dovrà aprire la nuova stagione dell’Autonomia dopo l’era Dellai (a meno che il Principe non ritorni in gioco a questo punto con un quarto

progetto per cui è nato è clamorosamente fallito. È la presa d’atto che non esiste più il partito a vocazione maggioritaria, capace di unire centro e sinistra e proporsi alla maggioranza degli italiani come motore riformatore del Paese, spezzando conservatorismi ideologici e resistenze al cambiamento politico ed economico di una società postmoderna e globalizzata. mandato come salvatore della patria per acclamazione generale della coalizione). L’abbandono di Pacher è l’altra faccia della medaglia di un partito che fa il pienone di «popolo» con un giovane come Matteo Renzi l’altra sera a Trento e a Bolzano in nomi degli ideali che hanno fatto nascere il Pd, e invece fa di tutto attraverso la sua nomenclatura (emblematiche certe assenze anche da Renzi venerdì sera) per chiudere le porte, per sigillare le finestre, per respingere gli elettori, per delegittimare chi non la pensa secondo i dettami del comitato centrale (cioè il «compagno che sbaglia» o che fa «il gioco del nemico) secondo la più vetera tradizione comunista. È proprio tale presunzione di superiorità morale, tale di-

sprezzo antropologico verso l’altro da sé, questa incapacità di mettersi in discussione da parte di un establishment transitato senza soluzione di continuità dal Pci e dalla Dc al Pd, che spiega le due facce del partito democratico di oggi: da una parte le piazze e i teatri pieni per ascoltare, pur con tutti i suoi limiti e le sue carenze, un giovanottone come il sindaco di Firenze; dall’altra l’abbandono di figure e riferimenti storici della stessa sinistra come Alberto Pacher perché non si riconoscono più «in quella roba lì», in una carta d’intenti fra Vendola e Bersani per «rottamare l’agenda Monti», come ha dichiarato l’astro nascente del partito, tale Stefano Fassina. Quello stesso che, in tema di lavoro e di impresa, si propone di continuare e rafforzare

tutti gli errori storici del Pci e della sinistra, da quando nel 1970 votarono contro lo Statuto dei lavoratori (approvato in parlamento con il voto della Dc e dei liberali, perché il Pci riteneva togliesse forza propulsiva e rivoluzionaria alla classe operaia); ai niet sull’abolizione della scala mobile che produceva inflazione ai danni dei redditi dipendenti; ai veti sul part time «perché non garantiva la piena occupazione delle lavoratrici e dei lavoratori» e quindi ottenne il voto contro del Pci in parlamento, passando per l’obbligo di monopolio statale per il collocamento abolito da una sentenza della Corte di giustizia, fino alla difesa odierna (40 anni dopo averlo contrastato) dell’articolo 18, mentre la stragrande maggioranza dei giovani non hanno un contratto a tempo indeterminato a cui applicarlo. Se questo è il nuovo corso del Pd, allora si capisce fino in fondo la scelta di Alberto Pacher. Precorritrice di un progressivo ritiro del partito democratico dentro i recinti della sinistra storica, quella dei tortellini e delle feste dell’unità, la sinistra che in Italia non ha mai vinto un’elezione politica in quasi settant’anni di democrazia repubblicana. Insomma, la sinistra dalla vocazione minoritaria, quella di essere sempre e comunque perdente. *cortesia quotidiano L’Adige, pubblicato il 21 ottobre 2012

EDITORIALE

Politica, facciamo il punto Segue dalla Prima E dire che eravamo tutti convinti che con tangentopoli fosse stata posta la parola fine al malcostume, alla corruzione ed alle ruberie. I politici tanto vituperati di allora, nei confronti di quelli di oggi, erano dei poveri dilettanti. Secondo alcuni sondaggi di qualche giorno fa, gli Italiani sembrano concordare su di un’unica cosa: è stato raggiunto e superato il limite di sopportazione e di decenza. “Qualcuno deve fare qualcosa!” è l’implorazione unanime che sale dal basso. Vediamo insieme quello che sta succedendo, facendo chiarezza sugli infiniti racconti che ci giungono dai giornali e dai media che ormai ci hanno confuse le menti, annebbiata la ragione, ma non domata la rabbia. Vista la situazione economica, drammatica e persistente, i cui effetti sono ormai giunti a toccare anche la vita dei nostri paesi e della nostra gente, sarebbe necessaria una campagna elettorale intelligente, sobria, con programmi sulle cose da fare, concreti e precisi, utili per toglierci dai guai e la scelta degli uomini migliori. I grandi risultati nell’industria, nello sport, nella ricerca, si ottengono con uomini preparati, giuste motivazioni, passione, coraggio, lavoro di squadra, probità e lungimiranza, così i partiti si dovrebbero presentare agli elettori per ottenerne il loro apprezzamento, ma non illudiamoci troppo. Gli Italiani non sono mai riusciti a liberarsi di quella atavica consuetudine di litigare, di dividersi, bianchi e neri, guelfi e ghibellini, democristiani e comunisti, berlusconiani e anti berlusconiani, ed ora montiani ed antimontiani. Non siamo mai stati capaci di lavorare insieme, di fare “sistema”, di superare le logiche personali ed avere obiettivi comuni. Anche per questo siamo ridotti così male. Da sempre impegnati a contrastare “il nemico”, si perde la concentrazione sulle cose da fare, sul buon governo, e sul bene comune, che dovrebbero essere le finalità etiche della politica. E’ necessario un cambiamento di rotta, lo dicono tutti, anche quelli che dovrebbero cambiare (!). Ma evitiamo eccessive speranze, le cose oggi stanno messe male, molto male, il sistema dei partiti sta andando a rotoli in maniera drammatica, qualche partito è già rotolato rovinosamente. Per vent’anni, il collante per la destra e per la sinistra, è stato Berlusconi, lo so che sembra un paradosso, ma è stata la sua presenza a tener uniti i partiti e a mascherare le forti differenziazioni interne

agli stessi. A destra perchè con lui si poteva dividere la torta, la cosa capita al volo anche dalla Lega Nord, e a sinistra perchè finalmente tornava un nemico da abbattere. Per vent’anni i partiti sono stati ossessionati dall’essere con Berlusconi o dall’essergli contro, per vent’anni si sono scontrati, ma senza mai governare il Paese. L’immobilismo dei governi che si sono succeduti, sorretti da maggioranze strampalate, ci ha ridotti sul lastrico tanto da richiedere l’intervento urgente di un uomo al di fuori delle logiche partitiche e dei loro interessi elettorali, Mario Monti, che sta adempiendo con coraggio al proprio compito. Di fronte ad un simile scenario la politica dovrebbe darsi una scossa, ma, ad un occhio mediamente attento, sembra che i partiti (tutti) siano irrimediabilmente impaludati, incapaci di riprendersi. Il PdL (Popolo delle libertà), intronato per la perdita di Berlusconi che sembra essersi ritirato, sta cercando di mettere insieme qualcosa di diverso, ma i personaggi che sbraitano per emergere, non lasciano sperare in nulla di buono. Ci vorrebbe un miracolo, ma con tutte quelle che hanno combinato, lo spazio per loro è ridotto al lumicino. Si stanno sfaldando come neve al sole, lasciando praterie infinite per il pascolo di improbabili nuove avventure. IL PD (Partito Democratico), che fu una fusione a freddo delle varie culture del post-comunismo e del sinistrismo democristiano, non è mai riuscito a trovare una strada convincente, preso da un giustizialismo feroce e dall’antiberlusconismo, è finito per perdere ogni orientamento ideologico e politico. Oggi c’è Matteo Renzi che si è preso il compito di chiarire l’andazzo ondivago del Pd, che, in quella specie di comica telenovela delle primarie, vuole rottamare oltre al segretario Bersani, i vari D’Alema, Bindi, Finocchiaro e via elencando. Ultimamente sembra che in soccorso di Bersani sia giunto Niki Vendola, l’angelo (si fa per dire!) custode di un PD alla deriva. Più che mai agguerrito, vuole a sua volta, rottamare il rottamatore Renzi e aspira a candidarsi Presidente del Consiglio, (sempre che risolva le sue questioni giudiziarie). Ma che cosa c’entra Vendola con Renzi, con la Bindi, con Letta, con la cultura cattolica che nel PD vorrebbe contare qualcosa? Che c’azzecca, direbbe Di Pietro, anche lui in caduta libera sverginato dagli scandali del Lazio. Ormai il PD sembra sempre più assumere una posizione zapateriana, basta leggere il programma presentato per le

primarie, dove sembra che le priorità indicate per uscire dalla crisi siano il matrimonio fra gay, l’adozione di figli, l’eutanasia, tutti segni di un laicismo esasperato, tutte cose che dovrebbero scuotere la coscienza dei cattolici del partito, e non sono improbabili eventuali spaccature. I Centristi, sempre con numeri insufficienti per contare, non propongono niente di nuovo, non una ricetta, non un leader, si limitano a rilanciare Monti, così, a scatola chiusa, che rimanga ad oltranza. Ogni tanto appare e scompare Montezemolo, con una lista civica, ancora tutta da scoprire, così Tremonti che non si sa cosa voglia ancora dopo aver dato prova di sè per dieci anni e la Lega Nord, ormai impresentabile, consumata dai suoi guai e dalla sua vacuità politica. Infine permangono pericolosi alcuni velleitarismi semi seri del principe dell’antipolitica Beppe Grillo, in crisi di galleggiamento nonostante lo Stretto di Messina. E’ evidente che se la situazione rimane questa, ci sono tutte le premesse per un risultato elettorale, in primavera, che lascerebbe lo Stato del tutto ingovernabile, senza maggioranza stabile, senza prospettive d’alleanze. Nessun partito raggiungerebbe una maggioranza tale da governare per i prossimi cinque anni. Prepariamoci al peggio. Vedo già come andranno le cose: torneranno polemiche feroci fra i partiti, accuse reciproche, disgusto dell’opinione pubblica, spread alle stelle, Borsa all’inferno, giornali con titoloni di fuoco, appelli severi dall’Europa, da Draghi e da una Merkel sempre più cocciuta. Così saremo costretti a richiamare a Palazzo Chigi, con tutti gli onori, San Mario Monti, il Salvatore, per restarci per tutta la legislatura e riportare l’Italia su un binario di corretta amministrazione, di depurazione delle acque dalla corruzione, del rilancio dell’economia, e del ritorno del nostro Paese ad una vita “normale” come non lo è mai stata. Solo una prova d’orgoglio dei partiti che si impegnino a ricominciare da capo, con facce nuove e pulite, oneste, capaci, e lungimiranti potrebbero riportare la politica al centro della nostra vita sociale, ma i partiti sembrano essere ciechi e sordi: immersi nel loro mondo, che è un altro mondo rispetto al nostro, non si accorgono che si stanno distruggendo da soli, e così fanno il gioco di Mario Monti, tutto sommato, il male minore. Adelino Amistadi


Cultura él Bòcia - Caro él mé Vècio; mi sembra che tutto il nostro chiacchierare non interessi nessuno. Vedi come stanno mettendosi le cose sia in Comunità, che in Provincia e persino a Roma... él Vècio - Ti illudevi che il pensiero di due poveri isolati amici, relegati su una mansarda nelle dimenticate Giudicarie, potessero intaccare la “crosta” di una situazione che ormai ha tolto a tutti la possibilità di “ragionare” secondo coscienza? él Bòcia - Vuoi dire che questo nostro parlare non serve proprio a niente? él Vècio -Bisogna saper distinguere fra quello che ogni uomo è in se stesso nel suo intimo e molte volte nettamente distinto da quello che può fare a seconda della posizione che occupa nella società... specie se parliamo di amministratori locali che ambiscono a diventare politici. él Bòcia - Vorresti dire che in ognuno di noi vi sono due anime nettamente distinte fra loro? él Vècio - Io guardo dentro di me: vi è una parte che ragiona in un certo modo, che ha delle convinzioni ben fondate e dei principi che cerco di tener presenti. Però quando mi trovo ad operare con gli altri devo adeguarmi alle situazioni, alle circostanze ed alle stesse persone e tante volte mi tocca fare quello che - se fossi stato solo a decidere - avrei fatto in un altro modo. él Bòcia - Ed allora che cosa ne deduci? él Vècio - Qui sta il nocciolo del nostro dialogo: noi non possiamo dire agli altri quello che potrebbero o dovrebbero fare. Non ci ascoltano; anzi, fanno le spallucce. Noi ci illudiamo di riuscire a farci ascoltare dalle persone; tuttavia è nostro dovere esternare il nostro pensiero ogni volta che ce ne danno la possibilità o l’occasione. él Bòcia - Sei davvero convinto che le persone siano capaci di sdoppiarsi e di riuscire a “coltivarsi”, a diventare buone e volenterose in un certo modo “di dentro”, e poi di comportarsi in maniera magari del tutto diversa quando sono nel gruppo? Gli uomini sono come lupi quando sono in branco e come colombe quando sono soli? Noi li facciamo diventare colombe nell’intimo ma poi in gruppo tornano lupi. él Vècio - Se non fossi convinto di questo, ossia che nel “di dentro” di ciascun uomo possono entrare idee corrette e buone, non scriverei più. Io cerco di scrivere parole comprensibili a tutti, come il dialetto, capace di penetrare nella scorza dei miei lettori e di lasciare in loro qualche leggera traccia del mio modo pensare; ma non saprò mai quando quella traccia entrerà a far parte del loro comportamento; tuttavia, sono convinto che verrà pure a galla qualcosa di buono, sempre che io sia riuscito a trasmetterlo nei miei scritti.

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Dialogo sulle rive del Sarca e del Chiese/Decimo colloquio

L’idealismo si scontra con la realtà della politica Le neve sulle cime ha già segnato il succedersi affrettato delle stagioni e porta con sè la voce suasiva a riflettere sul tempo che passa, ammantandoti in un torpore che non sai se è l’anticamera del letargo o la suggestione dell’estasi. I pensieri si accavallano, la voglia di scopriél Bòcia – Ma tu sei troppo idealista ed è per questo che ti senti distante dal mondo del “fare” e da quelli che si danno da fare nel campo degli affari e della politica. Non si riesce mai a concludere qualcosa di importante solo scrivendo; si dovrebbe anche parlare in mezzo alla gente. Dovremmo paradossalmente tenere i nostri discorsi in mezzo alla gente. Avremmo sicuramente più effetto. él Vècio - La tua constatazione può essere vera, ma ormai ciò che ho scelto di fare è alla fine e non posso che rimanere dove mi sono messo. Mi illudo ancora che chi semina non sbaglia mai, sempre che stia seminando un buon seme. él Bòcia – Una goccia di veleno inquina cento litri di acqua dolce. Un parlare pubblicamente come il nostro può invece diventare un “buon seme”’! él Vècio - Sono convinto di sì. Noi, nel nostro piccolo di dilettanti, ci siamo impegnati in alcuni studi sui libri antichi, in letture del passato delle nostre comunità. Abbiamo raccolto le esperienze ed i consigli di grandi personaggi e di umili persone anziane: tutto questo siamo convinti che sia diventato un “buon seme”. él Bòcia - Allora alla fine tu credi di aiutare la gente che ti ascolta e che ti legge, anche se dietro le spalle gli amministratori ti giudicano fuori del tempo e un povero illuso? él Vècio - Se non credessi in tutto questo, la mia illusione diventerebbe la più amara delle disillusioni! él Bòcia – Ma ti comporti come se oggi tutto girasse a vuoto e che quello che hai scritto non abbia raggiunto le finalità che tu aspettavi. Invece i tempi sono cambiati. Comunque il nostro territorio è migliorato. Nel bene e nel male la gente è costretta a essere più responsabile di un tempo. Non ci sono più il prete e il maestro a richiamarli. Siamo nel tempo vero del libero arbitrio, nella libertà di scelta che poi, questo è vero, pochi sanno veramente e responsabilmente gestire. Tutti vogliono la libertà ma poi quando ce l’hanno litigano con tutti. Abbi fiducia.

Le parole vengono prima dei tempi. Pensa al Vangelo. él Vècio - Puoi avere mille ragioni e non posso essere io a dimostrati il contrario. Se le cose stessero così avrei buttato via tutta la mia vita per niente. él Bòcia - Sarebbe un fallimento e dovresti essere tremendamente avvilito. Ma non è così. él Vècio - Hai ragione, come hanno ragione quanti mi sostengono nella mia attività divulgativa. Di fatto non ho mai smesso di fare il “maestro”. Il Signore mi ha fatto la grazia di crescere all’ombra e col sostegno dei dettati evangelici e perciò credo nello “spirito/coscienza” dell’uomo: quel “di dentro” che ti trovi addosso quando sei solo ed abbandonato da tutti, di notte, nel silenzio e nel buio. él Bòcia - Cosa vorresti dire? él Vècio - Io l’uomo e la donna, il ragazzo e la ragazza, desidero raggiungerli nella loro coscienza: li voglio far pensare, farli convincersi, cercare di immettere in loro un pensiero, una sensazione, un’emozione. Dopo di che sono sicuro che prima o poi ciascuno ne farà l’uso che meglio crede, ma sempre e solo in bene. él Bòcia – Allora dobbiamo continuare ad incontrarci a mettere insieme pensieri ed idee per ispirare quelli che in questi mesi si sono impegnati a venirne fuori in campo politico ed amministrativo? él Vècio - Sono proprio quelli che hanno bisogno di questo nostro modo d’incontrarsi e di dialogare per migliorare il loro operare all’interno della comunità. Se abbiamo qualcosa che riteniamo utile dobbiamo scriverlo e poi sarà quel sarà: sarà un altro seme che potrà schiudersi e far nascere e crescere la piccola pianta, fino al fiore che porta in sè. él Bòcia – Secondo me si deve anche parlare in pubblico. La gente è più interessata ad avere che ad essere: è questo il problema. E allora anche il solo leggere diventa una fatica. él Vècio - Caro él mé Bòcia! Questo è l’eterno contrasto tra bene e male, fra chi pensa al prossimo e chi pensa egoisticamente a se stesso. Fra

re qualcosa di nuovo si intensifica e ti porta a cercare, voler capire, a poter scoprire parole nuove che sappiano farsi comprendere per essere accolte. Con quest’ansia in corpo él Bòcia risale le brevi scale per confessare il suo assillo sulla situazione della Comunità: chi si prepara professionalmente a fare il meglio possibile il proprio mestiere, e chi invece fa di tutto per imbrogliare la vita. a se stesso ed agli altri. él Bòcia – Per questo rischi di essere tagliato fuori e lasciato con le tue “ubbie”. él Vècio - Certamente. Non sto cercando consensi ed applausi. In questa mansarda mi sento fuori dal mondo, e vivo solo guardando i tetti, i monti e il cielo che si perde nell’immensità. Ma di fronte al mio balcone sul viale da poco c’è anche la Casa della Comunità delle Giudicarie che tra mille difficoltà sen-

to che crescerà, ed in essa si perdono i miei sogni e le mie speranze. él Bòcia - Sei un idealista cól cò ’ntà le nùvole, ma forse anche un visionario di tempi che verranno. él Vècio – La mia speranza si basa sui quei ragazzi che scrivono sognando come me sui giornali della Valle e che accolgono ancora i miei sogni; un dono raro e gratuito di cui devo essere riconoscente a chi accoglie e pubblica miei poveri scritti.. él Bòcia - Mi sembra che per una vita ricca di esperienza come la tua tu sia troppo severo con te stesso.

él Vècio - No, no: è una semplice constatazione. Per tanto che si faccia si è sempre lontani da quello che si potrebbe e dovrebbe fare. Per me è sempre stata una soddisfazione, ma anche un vero miracolo inatteso della vita, trovare dei liberi redattori, sempre più giovani di me, che hanno avuto la generosità di accogliermi e di far circolare i mie scritti. Non ho che da ringraziare. ... e con un saluto él Bòcia scende la scala in discesa mentre si avvicinano le festività del Natale e il gelo dell’Inverno con l’inizio di un nuovo anno che accende sempre nuove speranze nei piccoli paesi delle nostre amate Giudicarie. A cura di Marco Zulberti e Mario Antolini

MeserosainGiudicarie L’informazione incontra lo spettacolo

Un grande successo per lo spettacolo organizzato dalla Delegazione LILT Valli Giudicarie, la sede di Tione di ITAS Assicurazioni, il gruppo Thinking di Christian Bazzoli e con la collaborazione del Comune di Tione, in occasione del Mese Rosa. Come ogni anno, si vuole sensibilizzare la popolazione al delicato tema dei tumori, e soprattutto alla loro prevenzione. Cosa che quest’anno è stata affrontata nell’incontro di sabato 20 ottobre a Tione in modo del tutto originale e spettacolare! All’interno del teatro-auditorium delle scuole superiori, ad occuparsi della coreografia è stato infatti il giovane e vulcanico Christian Bazzoli, che ha curato ogni dettaglio della serata, che ha visto avvicendarsi parti di balletto (interpretate da lui stesso e dal suo corpo di ballo, il gruppo Thinking), parti di cantato (con intense performance di due giovani cantanti e dello stesso Christian) ed intermezzi di lettura di poesie e testi scritti da donne che hanno vissuto da vicino i drammatici momenti della malattia. Il tutto diretto dalla “madrina” dell’incontro, Barbara Pedrotti. Nella serata si è organizzata anche una sfilata di moda con le ultime creazioni di Christian: il pubblico ha potuto così ammirare

la collezione donna e la nuova linea uomo, che conserva l’originalità e la ricercatezza dello stile “ChB”. Ha fatto poi la sua comparsa, sempre all’interno della sfilata, un abito creato da Christian appositamente per la serata, dedicato al Mese Rosa. Grande spettacolo ma anche grandi messaggi per il numeroso pubblico, che ha apprezzato sinceramente l’insolita quanto emozionante serata. L’intento infatti, oltre che di intrattenere, è principalmente quello di informare la gente su quello che è LILT e quali opportunità può offrire; una cosa che purtroppo ad oggi è ancora troppo ignorata o sottovalutata dai più. Il servizio che offre la Delegazione LILT Valli Giudicarie fin dalla sua nascita nel 1989, grazie alla rete dei recapiti di Pinzolo, Ponte Arche e Condino e alla sede di Tione, oltre allo sportello informativo, si muove anche nelle attività di screening dermatologico e del cavo orale gratuiti, oltre ad un servizio psicologico per malati e loro parenti. Il tutto grazie all’operosità e all’impegno dei volontari, che ormai da anni lavorano per la salute ed il miglioramento della vita di tutti. Aldo Gottardi


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Politica

NOVEMBRE 2012

Intervista con l’ass. Panizza

Cultura e identità, il patrimonio del Trentino

di Silvano Capella Mi trovo nello studio gentilmente ha accettadell’Assessore Provinciale alla Cultura, Rappor- to di concedermi un’intervista per i lettori del ti europei e Cooperazione Franco Panizza che “Giornale delle Giudicarie”. Assessore, quello alla cultura è un assessorato complesso. Non esiste, infatti, una definizione unanimemente accettata di cultura e i suoi confini sono spesso labili. Qual è la sua visione su questo tema? Io considero cultura tutto ciò che si produce per capire il senso dell’uomo in questo mondo. Ed ecco perché cultura e identità non possono che camminare nella stessa direzione. A questo punto non esiste distinzione di significato tra “arte nobile” e “arte popolare”. Le differenze, semmai, sono di qualità: ma anche in questo caso, io sono convinto che compito di un assessore provinciale alla cultura sia quello di invitare i “grandi”, gli “eccelsi”, i “professionisti” a venire in Trentino per farsi maestri e formatori di coloro che fanno cultura senza velleità professioniste, ma che possono comunque migliorare e arricchirsi culturalmente. Ecco il perché del “Premio Vanga” ai trentini che si sono distinti nel campo della Cultura; ecco il perché degli investimenti nelle Scuole musicali; ecco perché mi sono sempre battuto per mettere in rete le potenzialità dei musei, dei castelli, delle associazioni e delle Federazioni. E non è un caso che l’UNESCO abbia scelto i siti palafitticoli di Fiavé e di Ledro per farne patrimonio dell’umanità, accanto alle Dolomiti. Il Mart è diventato, in que-

sti anni, un riferimento nazionale per l’arte moderna. Qual è la chiave di questo successo? Dirò di più: il Mart è diventato una pietra di paragone citata a livello internazionale, per l’intera provincia e non solo per Rovereto; la dimostrazione di come, partendo dal piccolo, si possono scalare le vette planetarie in questo caso dell’arte contemporanea mantenendo comunque un’attenzione anche al particolare, al locale, alle espressioni d’arte che fioriscono in Trentino. Ecco: è proprio il panorama dell’arte locale a costituire per il Mart quel “laboratorio” popolare e riconosciuto sul territorio che crea sempre nuovi visitatori. Questa è quella che io considero la vera chiave del successo che attende il Mart nei prossimi anni: portare a Rovereto la grande arte contemporanea del mondo e condurre per mano le migliori espressioni artistiche del Trentino a percorrere molte strade del mondo. Chi si trova a passare vicino al cantiere del nuovo quartiere di Renzo Piano non può fare a meno di notare le ardite forme del nuovo Museo della Scienza. Quali sono le aspettative che ripone in questa struttura? Il MUSE, come già il MART qualche anno fa, più che una scommessa è una sfida: è la sfida del Trentino

a confrontarsi con le grandi realtà planetarie e, al tempo stesso, è uno strumento di altissima qualità per far conoscere al mondo quel che in Trentino si fa e si produce in termini di scienza. Abbiamo un’Università ottimamente posizionata nelle classifiche italiane e internazionali, oltre ad una solida tradizione di ricerca e innovazione. Si avvicina il Centenario della Grande Guerra. Qual è il messaggio che dovrà necessariamente passare attraverso il ricordo di un avvenimento tanto tragico? Attorno al centenario si stanno raccogliendo tutti coloro che, cent’anni fa, combatterono su tutti i fronti di un conflitto violento e cruento. I soggetti coinvolti hanno fin da subito accolto come naturale l’invito a fare di queste commemorazioni l’occasione per un segno di pace. Ad esempio lo scorso anno un pellegrinaggio di più di centosessanta trentini in visita ai cimiteri galiziani, in cui ancora oggi riposano migliaia di soldati trentini, ha riunito nei camposanti della Polonia e dell’Ucraina gli stendardi delle Compagnie Schützen e i tricolori degli Alpini, le bandiere dei Kaiserjäger e dei Kaiserschützen, i rappresentanti della Croce Nera Austriaca, i sindaci di alcuni comuni trentini. Sta tutto qui, il nocciolo del Centenario: nel costruire la pace e la collaborazione fra i popoli proprio nei luoghi dove un tempo i popoli si massacravano. Assessore, in un periodo di crisi come quello attuale in cui ogni settore è colpito da ingenti tagli, ha ancora senso investire in cultura? Più che mai in un periodo di crisi la cultura costituisce un laboratorio in cui tradizione e innovazione sanno crare prodotti nuovi e stimolare la crescita di una società. “Cultura” è ciò che contraddistingue comunità coese da comunità divise. Avremo quindi un po’ meno soldi, ma se sapremo gestirli in quest’ottica di attenzione al futuro, ai giovani, alle capacità che già possediamo, ai “tesori” della nostra identità più profonda, sapremo di sicuro non solo cavalcare la crisi, ma anche essere volano di crescita e stimolo per nuovi traguardi. Passando ad un’altra

competenza che le è stata affidata, i rapporti europei, come vede il futuro dell’Europa alla luce della crisi attuale? L’Europa ha perso di vista, ahimé, i valori fondanti che nutrirono le scelte dei suoi fondatori. Il Trentino, nel piccolo della sua terra, in questo senso è un vero e proprio laboratorio di innovazione strategica: la creazione dell’Euregio, frutto di una ritrovata sintonia con il Sudtirolo e con il Tirolo austriaco, è l’emblema di una volontà decisa e più volte riconfermata di creare una Regione europea transalpina che si riconosce in una storia comune e che sa guardare all’Europa con la fiducia che le viene dall’aver cancellato i confini, dall’aver realizzato l’incontro di popoli con lingue diverse, di un popolo che sa fare massa critica per affontare le grande sfide europee. Una domanda sulla cooperazione: i suoi valori sono ancora attuali? Oggi più che mai, nella situazione di disagio economico ed etico che stiamo vivendo, la Cooperazione deve saperci indicare i valori fondamentali su cui si baserà la nuova società che ci attende e che i nostri giovani saranno chiamati a edificare. E lo può fare guardando alla sua tradizione, ai valori dei suoi fondatori, ma anche alla tenacia e allo spirito di adattamento che il movimento cooperativistico ha sempre saputo dimostrare nel corso della sua lunga esistenza. Finalmente dopo tanto parlarne, spesso a sproposito, si è iniziato fra tante diffidenze ad insegnare a scuola la storia locale. L’insegnamento della storia

Franco Panizza

nelle scuole trentine è solo l’ultimo passo di un lungo processo che ci ha visti tutti assieme impegnati a recuperare una visione meno “politica” e meno “faziosa” della nostra storia e, poi, a riaccendere la luce su alcuni capitoli del nostro passato che erano passati sotto traccia. Oggi, a mente più serena, possiamo a ben diritto anche guardare alla storia della nostra terra con l’orgoglio di chi è riuscito a fare di questa storia il collante di un’identità poliedrica e molto ricca. Questo è il senso vero e profondo dell’ingresso nelle nostre scuole della storia del Trentino: non un desiderio di rivalsa, bensì la coscienza di poter mettere a disposizione degli insegnanti, degli alunni un patrimonio di esperienza da utilizzare per affrontare meglio il presente e costruire con maggiore consapevolezza il futuro. Si è fatto un gran parlare dei contributi dati dalla Provincia ai corpi bandistici, agli Schützen e ai cori per l’acquisto di nuovi costumi tradizionali. Che ne pensa? Se pensiamo che i corpi bandistici, le formazioni folcloristiche e i cori tradizionali costituiscono tre elementi molto ricercati e apprezzati dall’ospite turista che sceglie il Trentino per le proprie vacanze, perché vede in essi gli elementi più profondi e veri della nostra identità territoriale, oltre che un prezioso elemento di promozione territoriale per i gruppi che sfilano e si esibiscono al di fuori della nostra provincia, quelli investiti dalla Giunta provinciale in questo settore possono esser considerati sicuramente denari pubblici ben spesi.

Diverso è il discorso degli Schützen, che sono, oggi, l’espressione di quel Trentino che ha lottato e ha combattuto per creare le condizioni che hanno poi portato all’Autonomia attuale e che costituiscono gli eredi reali e concreti di quelle milizie civili pronte a mettersi a disposizione, in caso di pericolo o di minaccia, della patria locale. Essere Schützen significa rappresentare la storia della propria comunità. Detto questo, non posso poi passare sotto silenzio il contributo che questi investimenti hanno dato al settore dell’artigianato sartoriale in un periodo difficile come quello che stiamo vivendo. So che Lei legge regolarmente “Il Giornale delle Giudicarie”. Come trova il nostro mensile? L’informazione locale costituisce lo strumento principale che molti cittadini hanno per essere informati su quel che avviene nella loro “casa”, nella loro valle. Io credo che “Il Giornale delle Giudicarie” sappia assolvere con puntigliosità e attenzione, ma devo dire anche con un sottile senso dell’ironia e della satira, a questo compito informativo, ricevendone di conseguenza gratificazione dai lettori che so essere non solo numerosi, ma anche attenti e sensibili. Un pensiero è rivolto ai collaboratori della vostra redazione, ben consci della grande responsabilità sociale che si sono accollati. Il secondo pensiero va ai vostri lettori, che sappiano a loro volta essere moltiplicatori di idee, di analisi, di proposte, certo che sapranno trovare sulle pagine del “Giornale delle Giudicarie” lo spazio opportuno per essere diffuse.


Attualità Va precisato che per lastrici solari si intende la superficie che si trova al culmine del fabbricato, che ha la funzione primaria di coprire lo stabile. Nel caso in cui porzioni del fabbricato non si elevino alla stessa altezza delle altre parti, lo stabile condominiale avrà, necessariamente, la copertura formata da più lastrici solari. Pertanto, negli edifici costituiti da un unico corpo di fabbrica, alle spese necessarie per la manutenzione e ristrutturazione del tetto e del lastrico solare concorrono tutti i condomini, nessuno escluso, indipendentemente dal piano in cui la relativa proprietà è localizzata.Qualora, invero, del lastrico solare facciano uso esclusivo uno o alcuni condomini, questi ultimi dovranno concorrere nelle spese nella misura di 1/3 mentre i restanti 2/3 verranno ripartiti tra tutti i condomini.A differenza del lastrico solare, le terrazze o i balconi non sono parti comuni del condominio ma parti comuni del condomino che fruisce del terrazzo e del condominio posto al piano immediatamente inferiore. Questo per quanto riguarda le terrazze che non hanno altresì funzione di copertura di unità abitative sottostanti. Invero, laddove le terrazze abbiano tale finalità di copertura esse andranno annoverate tra le c.d. terrazze a livello caratterizzate dal fatto di ave-

NOVEMBRE 2012 - pag. LEGGE/ L’esperto risponde

Terrazza in condominio, chi paga le spese? T

a cura dell’ Avv. Francesca Zanoni - Fiavè

ema molto dibattuto in ambito condominiale è quello relativo alla ripartizione delle spese per la manutenzione, ordinaria e/o straordinaria, delle parti comuni, in particolare dei tetti, dei lastrici solari, dei balconi e delle terrazze a livello. Secondo quanto stabilito dall’art. re, per il proprietario dell’unità abitativa posta a livello, la medesima funzione di normali terrazze e, per il proprietario degli appartamenti posti ai paini inferiori, la medesima funzione del tetto o del lastrico solare condominiale. La terrazza a livello è pacificamene considerata di proprietà esclusiva del proprietario dell’appartamento dal quale vi si accede, di cui costituisce la continuazione. Proprio per tale loro particolarità le terrazze a livello hanno un regime giuridico proprio; pur se considerate come bene di proprietà di un singolo condomino (sono compravendute unitamente all’appartamento

cui accedono) esse vengono annoverate da un punto di vista fattuale tra i beni comuni in quanto la loro funzione è comune sia al proprietario che ad alcuni o tutti gli altri condomini.Particolare è dunque il regime di ripartizione delle

1117 c.c. i tetti e i lastrici solari sono sicuramente parti comuni al condominio, la cui manutenzione – se non destinati ad uso esclusivo da parte di uno o più condomini - è devoluta a tutti coloro che ne usufruiscono in proporzione alle rispettive quote millesimali.

spese previste per la manutenzione, ordinaria e straordinaria, di tali manufatti. Infatti, fermo restando che gli elementi costituenti i frontini e gli altri elementi decorativi di dette pertinenze costituiscono parti comuni dell’edificio, con

relativa ripartizione secondo i millesimi di proprietà di tutti i condomini, per quanto riguarda la manutenzione della soletta e dello strato isolante della terrazza a livello e della relativa pavimentazione, la giurisprudenza ritiene in via maggioritaria che ad essa vadano applicate le regole previste dall’art. 1126 c.c. Pertanto, il proprietario dell’unità abitativa posta a livello della terrazza concorrerà nella misura di 1/3 delle spese, mentre tutti gli altri condomini (escluso il precedente) dovranno concorrervi per i restanti 2/3.Per capire quali siano i condomini tenuti a partecipare alle spese è neces-

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Si invitano i lettori ad inoltrare le più svariate domande sull’applicazione del diritto a casi concreti al seguente indirizzo redazionegdg@yahoo.it. Le risposte ai quesiti di maggiore interesse verranno pubblicate sui successivi numeri del Giornale delle Giudicarie. sario previamente individuare quali siano le unità abitative poste al di sotto della terrazza a livello e, successivamente, dividere tra questi la spesa complessiva (i 2/3) in relazione alle quote millesimali di ciascuno.Ovviamente, se chi ha l’uso esclusivo della terrazza a livello volesse delle pavimentazioni e/o delle opere (parapetti, ecc.) di valore superiore a quelle commerciali correnti ed esistenti in precedenza, dovrà assumere interamente a suo carico la differenza di spesa. Spesso si verifica “un caso limite” che si determina quando siamo in presenza di una terrazza a livello che copre un solo appartamento e/o vano (p.e.: la terrazza a livello di un appartamento al primo piano che copre un locale a piano terra con ingresso dalla strada). Anche in tal caso le spese sono per 1/3 a carico di chi usa la terrazza e per i restanti 2/3 a carico dell’unico proprietario del sottostante locale coperto dalla terrazza medesima.

Ille: Da Pieve di Bono a Cavezzo nel segno della qualità La Ille di Pieve di Bono ha realizzato la struttura della scuola donata dalla Comunità ai terremotati

Questa è una storia di migrazioni e viaggi, lontani e vicini, scoperte di mondi diversi dove portare un pezzo di Trentino. La scuola in legno donata in tempi record dalla Comunità delle Giudicarie a Cavezzo, centro dell’Emilia devastato dal terremoto, è infatti solo l’ultima delle migrazioni in Italia e all’estero che gli edifici della Ille Costruzioni di Pieve di Bono compiono fin dagli anni Cinquanta, quando l’azienda giudicariese per prima in regione iniziò ad occuparsi di strutture in legno. Gli operai della Ille erano già stati in Emilia Romagna,

il 14 settembre scorso, per consegnare un edificio scolastico a Castelfranco, il primo a sorgere dopo il sisma e la conferma di una reputazione che si è estesa ben oltre i confini regionali. Edifici pubblici e privati, per il culto, centri direzionali e congressi, uffici commerciali, hotel e residence, pare non esserci nulla che non possa essere realizzato in legno, e alla Ille hanno preso quest’impressione alla lettera, creando una serie di strutture estremamente versatili che spediscono in tutta Europa. Fin dai primi anni l’innovazione è stata il pallino dell’azienda,

Floriade Italian Pavilion

che con un ampio uso di tecnologie moderne è riuscita ad affermarsi, ottenendo negli anni una serie

di certificazioni aziendali (Casaclima, Arca, catena di custodia PEFC legno certificato) e delle bel-

le soddisfazioni, come la Ille School, un centro di formazione che permette ai tecnici interni di ope-

rare una formazione continua, e diffonde a imprese e professionisti la lunga esperienza che l’impresa trentina ha sviluppato nel corso della sua storia. E’ proprio di questi giorni la conclusione di un progetto di ricerca, durato due anni, che a breve arricchirà l’offerta dell’azienda di nuovi prodotti e l’universo legno di nuove possibilità costruttive. Bassi consumi energetici, adattabilità alle esigenze e ai gusti personali, elevati standard di sicurezza antisismica e una garanzia a vita coniugano negli edifici Ille prestazioni elevate con il calore e l’armonia del legno.


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LeTerme di Comano rilanciano la linea “Salus perAquam” Una serie completa ottima per un regalo di Natale, con promozioni e sconti speciali dedicati alle aziende

Dall’acqua della salute alla linea “Salus per Aquam”. L’antica locuzione latina significa letteralmente “salute attraverso l’acqua” e quale migliore presentazione poteva esserci per la linea di cosmetici delle Terme di Comano, riconosciute a livello europeo per la cura della pelle? Per la stagione 2012 la linea Salus per Aquam, con

cosmetici e cosmeceutici di altissima qualità, è tornata sugli scaffali rinnovata nella veste e nella gamma, e si propone come utile regalo di Natale per le Feste 2012, anche grazie ad offerte speciali e sconti pensati “ad hoc”. Premessa irrinunciabile di questo rinnovamento, a livello di marchio e di completezza della linea, è stata la massi-

ma sicurezza e qualità dei prodotti. Le Terme di Comano hanno voluto trasferire tutta l’esperienza, l’autorevolezza e la credibilità acquisite negli anni, nel campo della dermatologia e della naturalità delle cure, mettendo appunto la linea dermocosmetica “Salus per Aquam” che comprende sia cosmetici, utili a detergere, idratare e nutrire la pelle, sia prodotti cosmeceutici in grado di svolgere un valido compito di ripristino funzionale in soggetti affetti da problemi dermatologici. I prodotti sono dermatologicamente testati e nichel testati, privi di parabeni e conservanti di origine chimica ed animale, prodotti e testati, in sinergia con prestigiosi istituti Universitari, per essere tollerati da tutti i tipi di pelle comprese quelle più sensibili. Ciò che colpisce è la vastità dell’offerta, un’ampia gam-

ma divisa in tre macrosettori, donna, uomo e bambino che contengono a loro volta tanti prodotti per la cura di tutto il corpo. Tanti prodotti che spaziano dai cosmetici per il viso a quelli per il corpo, alla linea bambino, uomo, ai cosmeceutici (un termine che comprende gli agenti naturali atti a mantenere in salute la pelle), acqua termale spray. Ecco

allora che è possibile scoprire, navigando nel sito www.termecomano.it , quante sono le opportunità per tutta la famiglia, a partire dalle creme idratanti e nutrienti, fino alle creme anti-età, contorno occhi e quelle dedicate alle pelli più sensibili, facili all’arrossamento, specie nei mesi freddi. Ma non solo, ecco la pomata per le labbra, le

maschere viso dermo-purificanti e detergenti, la crema contro le screpolature dei talloni, lo scrub del corpo, il dentifricio, shampoo, balsamo e doccia-schiuma. Per i bambini la linea è più delicata e comprende prodotti che detergono ed idratano la pelle rispettando il ph dei più piccoli. Tutti i prodotti contengono le proprietà dell’acqua di Comano che rende la pelle morbida, ben idratata e protetta. I prodotti della linea Salus per Aquam sono acquistabili via Internet sul sito www.termecomano.it , nel punto vendita delle terme e del Grand Hotel Terme. Per la Feste di Natale le Terme di Comano hanno predisposto anche una proposta regalo dedicata a ditte e aziende con la quale è possibile acquistare con sconti fino al 30% (per acquisti sopra i 500 euro) una selezione di prodotti della linea Salus per Aquam.


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Absolute, ecco la disco che mancava A Zuclo sopra il centro commerciale inaugurato il Discopub&Food

800 metri coperti, ristorante annesso e parcheggi a volontà. Questa la carta di identità dell’Absolute, la nuova mega-discoteca inaugurata il 2 novembre a Zuclo, sulla statale che collega Saone a Tione, nel centro commerciale che vede tra l’altro anche la presenza “Abbiamo cercato di fare le cose per bene – assicura Carlo Antolini, popolare imprenditore tionese già gestore del Charly e attuale conduttore del bar della Stazione oltre che presidente dell’Us. Tione – puntando sulla qualità dell’offerta, mettendo a disposizione di

chi vuole divertirsi un ambiente bello e di qualità, dove è possibile non solo ballare, ma anche incontrarsi, fare aggregazione e … pure cenare”. Sì, perché il nuovo Discopub&Food, così come è stata definita la struttura, offre pure la possibilità di mangiare, in

uno spazio riservato, ideale dunque per cene di classe o feste di compleanno da passare in allegria. Un ristorante su prenotazione, dunque. Entrando nell’Absolute, al piano superiore del centro commerciale, si trova subito un ampio spazio centrale, con un lungo e moderno

bancone bar sulla destra ad accogliere l’avventore. Dirimpetto si trova la pista da ballo, con luci stroboscopiche e stereo di qualità Bose direzionate sulla pista per lasciare l’opportunità, all’esterno, di parlare senza problemi. Tutto attorno, seguendo la vetrata che dà

del supermercato Lidl e la sede degli Artigiani delle Giudicarie. Naturalmente l’Absolute è anche molto di più, uno spazio di divertimento molto moderno e di qualità, molto lontano dallo stereotipo della discoteca “industriale”. sulla statale del Caffaro, tanti tavolini e divanetti su un piano rialzato per avere l’opportunità di sorseggiare una birra o un drink. L’Absolute aprirà 4 giorni alla settimana dal giovedì alla domenica, dalle 19 alle 4 del mattino, offrendo stili musicali e proposte varie e per tutti i gusti, con l’opportunità, la domenica sera, di seguire anche le partite in un apposito maxi-schermo. Senza il problema di parcheggi, tantissimi nel piazzale del centro commerciale che è invece aperto solo di giorno, né di rumore, essendo in una zona lontana dai

centri abitati. L’Absolute è la versione 2.0 di locali un tempo popolari nelle Giudicarie che hanno accompagnato la gioventù di tanti ragazzi come il Barambana di Storo, l’Angelo Blu di Ponte Arche, il Dancing Lido di Baitoni, la discoteca Ciclamino di Pinzolo, l’Heaven di Caderzone,, lo Stork Club e la Zangola di Madonna Campiglio. Il locale si pone come punto di riferimento per tutte le Giudicarie, ma naturalmente anche oltre, diventando di fatto un riferimento per “quelli della notte” di tutto il Trentino. (r.b.)

Giovani e lavoro, una sfida da vincere Se ne è parlato alla Casa della Comunità

MAZZACCHI GOMME Condino (TN) tel. 0465.621962

Numeri spietati, non nuovi, ma sempre duri da digerire quelli sul mercato del lavoro presentati in Comunità delle Giudicarie in occasione di una serata informativa per e sui giovani. “Su cento assunzioni, 92 sono precarie – ha riassunto Alessandro Garofalo, esperto di innovazione dice la targhetta davanti al suo nome - L’Italia viaggia su 7 milioni di disoccupati. Poiché la famiglia media è di tre membri, vuol dire che 21 milioni di italiani risentono della disoccupazione perché hanno in casa un disoccupato. Cioè la metà della popolazione del paese”. Una via d’uscita? Trasformare una passione in un mestiere, in una Start up, cioè un’impresa, e per farlo servono almeno 10mila ore di allenamento, secondo il britannico Malcom Gladwell, di dedizione a qualcosa per maneggiare con professionalità un settore. Servono un’idea, non necessariamente super innovativa, il cinismo di sapere che il business è spietato, un amico con una capacità complementare alla tua con cui partire, e il coraggio di agire velocemente, perché oggi il tempo non c’è più. Questa la ricetta, stringata, di Garofalo. C’è anche chi può darti una mano, come Trentino Sviluppo e l’Agenzia del Lavoro, che hanno una serie di strumenti per aiutare chi ha un’idea a trasformarla in lavoro. La risposta non è nel posto fisso, ma nell’autoimprenditorialità - ha ribadito la presidente della Comunità delle Giudicarie – e alcuni giovani sono riusciti a tramutare le difficoltà in opportunità”. Fra di loro quattro giudicariesi la scorsa sera hanno portato le loro esperienze: Fausto Stefani, laureato in economia che oggi ha un’impresa di animazione territoriale, Nicola Mosca, titolare di un’impresa informatica, Mirko Franceschi ed Elena Chincarini, che si occupano di siti web, marketing e comunicazione. Chi dice la passione, chi predica di fare quello che piace, chi ha puntato su settori nuovi e chi si è inventato qualcosa che non esisteva. La ricetta non ce l’ha nessuno, ma tutti hanno superato la paura di buttarsi e fare, che è stato il leitmotiv degli interventi della scorsa sera: più un “be hungry” alla Steve Jobs, che uno smettete di essere “choosey” alla Fornero. (d.r.)


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A Tione un fiume di gente L’Ecofiera fa centro anche in questa edizione 2012 di Alessandro Togni

“Tante fiere in una”. Forse proprio attraverso questo messaggio, con questa sottolineatura particolarmente esaustiva e coinvolgente, si riesce a comprendere il motivo di tanto successo per Ecofiera di Montagna. Una esposizione poliedrica dove si assommano diversi contenitori tematici dentro i quali si possono rinvenire Ecofiera sin dalla primissima edizione del 2000 ha avuto il pregio di restituire ai suoi numerosi fruitori non solamente la qualità di una proposta tecnicamente avanzata fra presentazioni utili allo “sviluppo sostenibile”, alle “fonti alternative”, al “risparmio energetico”, ma è riuscita a coinvolgere una vastità di persone e famiglie nella formula che occupa una spazio maggiormente interiore, quello rappresentato dal sentimento. Ecofiera riesce ad emozionare! Questa è la vera ener-

gia capace di far muovere la gente che, per quest’anno, si è assestata in 31 mila presenze indicate in fase di verifica dei talloncini d’ingresso. E’ questo numero il segno più tangibile di un affetto che nel tempo è sempre aumentato. L’intera organizzazione seguita con competenza e partecipazione dallo staff del Consorzio per il Turismo Giudicarie Centrali e dal suo direttore Redi Pollini, è divenuta nel tempo sempre più professionale riuscendo a trasmettere e confermare metodologie rassicuranti a tutti gli

motivi ed interessi che veramente non trascurano quasi nessuno dei possibili visitatori. Tione diviene in questi tre giorni d’autunno il luogo di frequentazione più importante delle Valli Giudicarie, mentre rilascia uno stato di benessere generale che si verifica in ogni momento ed in tutte le soluzioni. espositori che per l’edizione 2012 sono risultati in numero maggiore di sempre: 165. Va indicata e resa importante per le dinamiche di Ecofiera anche la nutritissima partecipazione assicurata dalle Associazioni culturali, sportive, sociali e di volontariato che, presenti a livello comunale e territoriale, ognuna con la propria specificità, sanno infondere e distribuire elementi di qualità comunicativa e di ospitalità. L’edizione appena archiviata è quindi risultata particolarmente riuscita per la

riproposizione delle materie maggiormente riconosciute, fra le quali possiamo ricordare “Ecofiera al Ristorante”, la rassegna di piatti unici preparati con prodotti tipici trentini nei ristoranti della zona; la festosa sezione dedicata allo sport e alla natura di Parco Ville dove si sono svolte le esperienze a cavallo con Equitrek, la dinamica ed educativa arrampicata speed, per bambini e ragazzi con le Guide Alpine di Pinzolo, gestita su struttura verticale; la frequentatissima e scientifica Mostra Micologica collocata

Ecofiera running, buona la prima Oltre 100 partecipanti per la corsa in montagna da Tione fino a Campantic

Ottimo successo per la prima edizione dell’Ecofiera Running, gara di corsa in montagna abbinata all’Ecofiera, con tre percorsi, da Tione a Zeller, a Malga Cengledino e – per i più “duri” - fino a Campantic. Bella la formula, che valorizza il territorio del monte di Tione. Nella gara più impegnativa, la Tione-Campantic-Tione, 16 km con dislivello di circa 1.500 metri si è imposto in un’ora 1 52 minuti Enrico Cozzini, con Marco Zoanetti al secondo posto (vedi foto) e Fabrizio Casati al terzo. Fra le donne prima Anna Zambanini con 2 ore e 19 minuti, con Franca Alberti e Barbara Fava a seguire.

Il podio della “running”

nella tensostruttura semisferica in piazza Battisti, dove si sono potute osservare 350 specie di funghi classificate dal Gruppo don Giovanni Corradi di Daone; la “Danza nel parco” presentata e coordinata dalla Scuola Musicale Giudicarie. Immancabile anche la musica con la Banda Sociale di Tione che con la sua importante storia lunga oltre 150 anni riesce sempre a restituire bellezza ed ufficialità; così come la Pras Band ospite da alcuni anni e capace di sprigionare calore e simpatia attraverso “esecuzioni magnetiche”. E una importante riedizione è venuta anche dalla Scuola Alberghiera di Tione con “La Strada del Gusto”, un modo originale e didattico per incontrare i sapori delle Giudicarie attraverso la collaborazione/stage dei giovani studenti, futuri operatori turistici del territorio che nel padiglione ristorante di Via Presanella, coordinati e seguiti dai loro insegnanti, hanno potuto esprimere tutta la loro capacità professionale. Ma anche si sono potute sperimentare ed approfondire nuove forme di conoscen-

za e partecipazione attraverso proposte completamente nuove nel panorama Ecofiera come “L’incontro con i Produttori”, il laboratorio del gusto in collaborazione con Slow Food; la prima edizione di Ecofiera Running, gara non competitiva organizzata dall’Atletica Tione con la Sezione Sat di Tione, un’occasione di incontro e di solarità sportiva che ha portato i numerosi partecipanti lungo i sentieri che da Tione salgono fino a Campantic. Un successo! Ecofiera quindi che, a giudicare dai numeri e dalla soddisfazione di organizzatori, espositori e visitatori, si conferma come l’ appuntamento più apprezzato delle Valli Giudicarie e certamente all’altezza anche a livello provinciale. Può dirsi certamente soddisfatta anche l’Amministrazione comunale di Mattia Gottardi che, particolarmente con l’assessore al commercio Mario Failoni, ha creduto e sostenuto, instillando alla manifestazione fieristica il più autentico spirito per una espansione che si immagina anche per il prossimo futuro. W Ecofiera di Montagna.

Presentati i presìdi enogastronomici di qualità delle Giudicarie

I rappresentanti di Slowfood per le Giudicarie

Quest’anno la condotta Slow Food Val del Chiese, che recentemente ha esteso la sua competenza alle intere Giudicarie, ricche di tradizioni e di storia da valorizzare ulteriormente, ha voluto far conoscere il “mondo” Slow Food partecipando ad Ecofiera, evento con il quale gli organizzatori coinvolgono tanta gente, giovani e meno giovani in iniziative culturali importanti, alternandole a momenti in cui lo stare insieme divertendosi diventa un messaggio importante. In quest’ottica, perfettamente in sintonia col pen-

siero dell’Associazione Slow Food Manuela Ferrari, membro del Comitato di Condotta, ha organizzato tre Laboratori del gusto in via Presanella (nello stand dedicato alla ristorazione di qualità e in tre appuntamenti pomeridiani) dove si sono potuti conoscere ed apprezzare i prodotti di realtà locali che, attraverso la cura nelle lavorazioni, ottengono risultati di grande qualità. Il concreto supporto del Direttore Emilio Salvaterra, degli Chefd e degli studenti dell’Istituto alberghiero di Tione, ai quali va un dove-

Laboratori slow food all’ecofiera: un nuovo gusto nel mangiare roso ringraziamento, ha reso possibile la realizzazione di tre appuntamenti nei quali sono stati presentati: i salumi della famiglia cooperativa di Saone, la Rapa di Bondo, la Trota Oro di Leonardi Preore, la Carne bio dell’allevamento Rino Artini di Zuclo, commercializzata da Ballardini carni di Tione. Il tutto affiancato dai vini doc di Cantine aderenti all’Associazione Strada dei vini e sapori dal Lago di Garda alle Dolomiti. Sono stati tre momenti nei quali la “cultura del cibo” ha fatto la parte del leone, grazie anche alla presenza

dei sommelier Andrea Aldrighetti e Antonio Garofolin che hanno guidato i partecipanti ai laboratori in un percorso sensoriale alla scoperta di quanto veniva proposto, sempre nella filosofia Slow Food. Qual è infatti il modo più diretto ed efficace per narrare la storia, le bellezze, la cultura di un territorio e della gente che lo vive, se non quello di raccontarlo attraverso i prodotti della terra, il cibo, la cucina, che una cultura semplice ma ricca di contenuti può esprimere? Questi laboratori hanno raccontato parte della sto-

ria di una terra, descrivendola grazie a cose concrete, i prodotti, ma promuovendo contemporaneamente l’impegno a difesa dei valori che solo le tipicità e le diversità tra “luoghi” permettono alle comunità di poter esprimere. Parole d’ordine come filiera corta, economia locale, difesa del suolo agricolo, riduzione dello spreco, biodiversità ed ambiente devono diventare messaggi che muovono le nostre azioni di consumatori sempre più vicini ai produttori. Il lavoro agricolo non è solo produrre merce, ma anche difesa del

paesaggio, della biodiversità, tutela dell’ambiente; tutte azioni che aiutano la crescita di un territorio. Agli incontri erano presenti anche il Presidente Slow Food per il Trentino Alto Adige, Sergio Valentini e il Fiduciario della Condotta Val del Chiese e Ledro, Fausto Fiorile che a loro volta hanno spiegato la filosofia dell’Associazione auspicando nuovi associati. Qualora si desiderasse tesserarsi, ci si può rivolgere alla referente per le Valli Giudicarie Manuela Ferrari. mailxmanu@alice.it Aldo Gottardi


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Turismo, buona l’estate nel Chiese

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Arrivi in crescita del 14%, presenze del 6,51. Il presidente del Consorzio Valenti: “Grazie a operatori e volontari delle Pro loco” Facciamo una premessa. Il turismo “da cartolina”, quello del villeggiante che arriva a giugno e si ferma 2 mesi non esiste più o quasi. Ora il mercato turistico è sempre più dinamico e veloce, la gente preferisce fare vacanze breve e – se riesce – farne due o tre in un anno. Detto questo il risultato delUn’ottima performance in un’estate che – complice la crisi economica che attanaglia l’Europa e l’Italia – ha fatto segnare in tutto il Belpaese cali sostenuti. «Si tratta – ha spiegato Massimo Valenti, presidente del Consorzio turistico della Valle del Chiese – di un’ottima performance della nostra valle, ottenuta grazie all’impegno e alla professionalità dei nostri operatori e ristoratori, dei volontari delle Pro loco della valle e anche del nuovo corso della promozione turistica locale, che punta

l’estate turistica della Valle del Chiese è sicuramente molto positivo e merita di essere sottolineato. I numeri da maggio ad agosto riferiti alle presenze certificate, (alberghi, agritur bed&breakfast) parlano di 9.262 arrivi e 38.149 presenze, che fanno segnare rispettivamente un +14,46% e un +6,51%.

Massimo Valenti e Tiziano Mellarini

sulla ruralità e su pacchetti turistici dedicati». Il nuovo corso è quello contenuto nel

Piano di sviluppo del turismo locale presentato nel novembre 2011, e messo in campo

dal Consorzio turistico del presidente Valenti e dal Bim, guidato da Giorgio Butterini che ha voluto imprimere da subito alla sua presidenza un’attenzione al turismo come motore di sviluppo, in sinergia con l’Ecomuseo della Valle del Chiese guidato da Roberto Panelatti. «Su queste premesse, soprattutto con l’entrata nella squadra del Consorzio del nuovo direttore Fabio Sacco e grazie al suo impegno – continua Valenti – è stato possibile sviluppare la strategia di sviluppo della nostra

La manza regina a Mondo Contadino, di Eugenia Bazzoli

azione, che ha visto iniziative mirate di promozione nei nostri “bacini” come i Road Show di Brescia e Bergamo ad aprile e alcune promozioni speciali (molto eco ha avuto quella del week-end a 12 euro) nate per attirare l’attenzione e far apprezzare questa valle a chi ancora non la conosceva». Una Valle del Chiese che ha puntato forte sul rurale e sulla genuinità, dunque, come ben esemplifica il successo di una manifestazione come “Mondo Contadino” (vedi foto), alla seconda edizione e in cresci-

ta in quanto a partecipazione delle famiglie. «Ma è tutto il sistema della ruralità a dare risultati positivi – conclude Valenti – forse è proprio la crisi economica ad aver riorientato l’attenzione della gente al lavoro della terra, a dare peso a concetti come genuinità e autenticità, ad apprezzare una natura semplice ma vera come alcune zone della Valle del Chiese possono mettere in mostra. Per questo, sono proprio gli agritur ed i Bed&breakfast a far segnare le performance più positive». (r.b.)

Full immersion in inglese: Un’esperienza più di 100 bambini al SummerCamp positiva La lettera dei genitori

A Bolbeno e Ponte Arche grande successo per i due Camp Estivi tenuti da tutors madrelingua

Durante l’estate appena trascorsa hanno avuto luogo in Giudicarie due English Summer Camps. Uno si è tenuto a inizio estate a Ponte Arche e ha coinvolto 40 bambini. Si trattava di una sorta di campo scuola diurno (dalle 9 alle 16.30) durante il quale i bambini hanno trascorso due settimane di full immersion nella lingua inglese e hanno sviluppato la loro apertura verso le altre culture per mezzo di attività didattiche, ricreative e sportive facendo giochi, gare, piccoli lavori manuali, teatro, canzoni e sport. Hanno partecipato bambini e ragazzi della scuola materna, della scuola primaria e della scuola media. Ogni tutor seguiva un gruppo ristretto (anche di soli 8 bambini) per età e livello. Oltre ai bambini delle Giudicarie, hanno partecipato anche ragazzini provenienti da fuori, come Trento, Vallagarina, Riva, Brescia e Milano. I camp hanno portato qui nella nostra valle ben 10 tutors madrelingua provenienti da Canada, California, Regno Unito e Sud Africa che sono stati ospitati da dieci famiglie. E’ stata molto apprezzata, poiché ha visto nascere

delle belle amicizie non solo tra le famiglie e il proprio tutor, ma anche tra le stesse famiglie, come evidenziato dai questionari di gradimento. Il tutto è stato organizzato dalle insegnanti Lara e Roberta Collizzolli tramite l’associazione LSF di San Remo. Per informazioni: Roberta Collizzolli 320.0699851 Lara Collizzolli lara_collizzolli@yahoo.it

L’altro invece si è concluso poco prima dell’inizio della scuola e si è svolto a Bolbeno, con quasi una settantina di partecipanti.

Quando a più di un mese dal termine del Camp i propri figli ancora ricordano i giochi, gli insegnanti, i compagni, cantano continuamente le canzoni ed ancora cercano d’inserire nei loro discorsi parole inglesi e chiedono se potranno iscriversi anche l’anno successivo... beh, questo significa che gli obiettivi sono stati ampiamente centrati. Tutto più che positivo dunque, con un plauso particolare alle organizzatrici che hanno saputo creare un ambiente propedeutico ma al contempo stimolante e, cosa non da poco, ludico, ed ai tutor che hanno saputo divertire moltissimo e allo stesso tempo insegnare in modo efficace. Abbiamo inoltre notato che ora i nostri figli dimostrano maggiore interesse e motivazione verso la lingua. Abbiamo apprezzato che siano riusciti attraverso le canzoni e i giochi a carpire i significati, senza uno studio tradizionale sui libri. L’ultimo giorno si è tenuto lo spettacolo finale interamente in inglese con la consegna dei diplomi (con lancio dei cappelli) e dei premi di merito, in perfetto stile inglese. E’ bello avere delle persone così motivate che dedicano parte delle loro vacanze estive per ciò in cui credono e riescano a concretizzare una proposta così utile e istruttiva mosse dal desiderio di trasmettere l’amore per le lingue ai più piccoli e non solo. Alcuni dei nostri bambini hanno partecipato già a un’esperienza di Campus, nel 2010 a Bondo quando alcuni dei nostri figli avevano soltanto 4 anni, ma si sono tranquillamente adattati e hanno appreso la lingua inglese con naturalezza impensata. Quest’anno a Bolbeno la seconda esperienza, che è stata è stata altrettanto positiva, mostrandoci peraltro come si ottengano dei grandi risultati quanto prima si inizi in termini di età ad approcciarsi ad una lingua straniera, soprattutto in modo divertente e spensierato come è avvenuto ai Campus. Speriamo nella riproposta della stessa esperienza l’anno prossimo. Un gruppo di genitori


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Il Saltaro delle Giudicarie

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Siamo un popolo di mentitori, la maggior parte intenzionali e consapevoli, convinti che dire la verità non sia per niente utile e necessario, quasi che mentire, dire bugie, sia una sorta di creazione artistica, mah! Se penso che nel 1974 il presidente degli Stati Uniti Nixon, si è dovuto dimettere per aver detto una bugia...da noi, in pochi giorni dovremmo azzerare l’intera classe politica. Ma così girano le cose in Italia, chi sono io per non adeguarmi? Così mi è stato detto, tanto bugia in più o una in meno, non cambieranno di certo le cose. Rassegnati e entra anche tu nella normalità “italiana”. Oibò! Non sia mai detto. Uno spirito libero come il vostro Saltaro, che ha accompagnato nei secoli le genti giudicariesi nelle loro traversie, cercando d’essere compagno e confidente leale, mai si abbasserà a tanto degrado, che lo sappiano e se lo mettano bene in testa in cielo ed in terra, un Saltaro che si rispetti, non può essere un mentitore e men che meno al servizio di chicchessia. Rattristato, ma non vinto, ho abbandonato i quartieri alti, anch’essi inquinati, per ritirami nella mia terra, negli antri che mi accolgono nei momenti peggiori, a ritemprare la mente e lo spirito così gravemente compromessi. Ai miei esordi, simile stato d’animo l’avremmo chiamato “una rottura di coglioni”, oggi, all’inglese, viene chiamata “stress”, beh, se è così, sono stressato non lo nego, ne ho piene le scatole. Ai miei tempi ci si stufava (stressava) per cose di poco peso: la convivenza con la suocera, un cane che abbaiava giorno e notte, oppure una moglie (o marito) che russava come un orso in letargo. Ora c’è la politica, anch’essa rumorosa e incasinata, che mi stressa da morire. A cominciare dalla televisione dove sono di casa i politici migliori (!), che io non vedo, o quasi, ma che sento nel loro discutere animato che finisce quasi sempre in rissa. E poi dicono che il nostro Paese è un paese dis Santi, poeti e navigatori, ormai l’Italia è un paese di politici, ciarlieri e presuntuosi, che litigano ad ogni occasione. Sono stressato dal solito Vespa che se la gode con facce da “spacco” come quel La Russa che mi sta perfino simpatico, tanto è convinto di dire cose giuste; o quel piagnone di Bersani che assomiglia al vecchio Archimede, brigoso e legnoso, anni trenta; e tutte quelle donzelle del PdL, terribile la Santanché, che ci vengono a raccontare come si sta al mondo, loro che il nostro mondo neanche sanno dove sta di casa, mandino almeno la Minetti, che perlomeno accontenterà i vostri occhi, dato che i miei sono fuori uso. Sono stressato da Di Pietro, mi sembra un vaccaro d’altri tempi, per caso al lavoro (si fa per dire!) in Parlamento, e quel Renzi, con il naso al-

IL SALTARO DELLE GIUDICARIE

Lo stress della politica Nel paese più “bugiardo” del mondo

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ramai lassù, nell’empireo che domina le vicende umane, il vostro Saltaro è visto come il fumo negli occhi, una vecchia cornacchia a cui è doveroso tarpare le ali prima che faccia troppi danni. Le pressioni in tal senso giungono da ogni dove, sembra che i politici trentini, e non, abbiano importanti Santi che ne proteggono le sorti, le poltrone e le prebende. A nulla sono valse le mie rimostranze. Un Saltaro che l’insù, viziosetto e birichino, non gli darei neanche la capra per la corda, specie se in compagnia della sua supporter Cogo, che per non essere rottamata s’è messa con il rottamatore, cose dell’altro mondo. Mi sta stressando più di tutti quel Grillo che dal casino che fa, ci guadagna (dicono) un sacco di milioni, che poi voglia governare l’Italia, mi fa più ridere di quando faceva il suo lavoro di comico. Mi stressa Casini, è trent’anni che aspetta la riscossa sua e del suo partito, ma con i compari che lo seguono, è già molto se sopravviverà. Mi stressa perfino Maroni, pover uomo, ha fatto fuori quel simpaticone di Bossi, e ora non sa più che pesci pigliare. Sono davvero al limite della desolazione. Mi stressano quei maledetti

“ismi” che mi perseguitano ovunque. Il berlusconismo mi ha rotto fin dalla sua nascita, il neo comunismo di Vendola e Bersani, mi rompe ogni giorno, del dipietrismo non ne posso più, del casinismo, c’è ben poco da aggiungere, il grillismo, poi,

si rispetti dice la verità alla sua gente, nient’altro che la verità, non può dir altro. E lassù dovrebbero essere d’accordo. Niente da fare, mi vogliono come il resto degli Italiani, che sembra essere un popolo di incalliti bugiardi. Ho spiegato che in Italia, per vizio o per diletto, si dicono 4 milioni di bugie al giorno, più di 114 milioni di bugie al mese, per un totale di un miliardo e 400 milioni all’anno, escluse quelle dei bambini.

mi abbatte nelle coronarie, mi consola di poco il montismo, ma in Italia ormai troneggia il “rubismo” diffuso, dalla sua eliminazione in ogni livello della politica dipenderà il nostro futuro. E così che mi stressano, anzi no, mi sfiniscono, le quoti-

Accettare la “diversità” Sabato 10 novembre Comunità handicap propone uno spettacolo di beneficenza presso l’auditorium di Tione

diane ruberie in tutt’Italia, i politici che vanno a spasso con i nostri soldi, burocrati che si fregano mezzo Paese, falsi ciechi che vanno in bicicletta, giudici che mettono al rogo gli scienziati, e liberano i violentatori. Ormai non ci si può fidare più di nessuno, né della gente, né dello Stato. Siamo caduti così in basso che neanche l’auto gru di Monti e C. riesce a sollevarci. Perfino il mitico Schettino, della Costa Concordia, non vuol essere licenziato dalla sua Compagnia per mille giusti motivi, ha fatto ricorso in tribunale contro la giusta causa, quasi, quasi ha ragione lui: il che è tutto dire! Siamo un Paese da rifare dalle fondamenta, bisogna ricominciare da capo, siamo alla deriva, non ho parole, solo queste a per-

petua memoria: cosa possiamo aspettarci da una nazione che ha in parlamento molti parlamentari con avvisi di garanzia, talvolta su materie estremamente gravi, e in cui si è detto e scritto che molti parlamentari facciano uso abituale di droga, come hanno evidenziato analisi di qualche anno fa. Per certi versi sono orgoglioso di essere, come voi, trentino e più ancora di essere giudicariese. Mi stressano anche da noi un sacco di cose, ma inezie rispetto al resto d’Italia. Se anche da noi parlassero meno d’elezioni, candidature, sgambetti, calci negli stinchi, furbate e clientelismi vari, e si preoccupassero di più dell’autonomia che va a farsi benedire, del lavoro che manca, dei licenziamenti sempre più numerosi, dei Comuni che non ce la fanno più, della gente che comincia a rendersi conto in che stato siamo ridotti, beh, potremmo considerarsi in un’isola felice, ma, ahimè!, i nostri politici pensano a se stessi, alle proprie riconferme, alle proprie prebende, che il popolo s’arrangi, così come è stato nei secoli dei secoli. Amen.

organizza e propone

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���������������������������������������� Gli Amici dell’Operetta di Rovereto presentano:

liberamente ispirato al romanzo di Luis Sepúlveda

“Historia de una gaviota y del gato que le enseñó a volar” “Storia di una gabbianella e di un gatto che le insegnò a volare”

Sabato 10 novembre alle ore 16.00 presso l’Auditorium dell’Istituto “Lorenzo Guetti” di Tione di Trento si terrà uno spettacolo di beneficenza dal titolo “Apri le tue ali”, organizzato e proposto dall’Associazione Comunità Handicap delle Giudicarie. La rappresentazione teatrale è gentilmente offerta dalla compagnia “Amici dell’Operetta” di Rovereto che ogni anno, da 26 anni a questa parte, presenta uno spettacolo liberamente tratto da favole o romanzi. Sul palco salgono ben 103 attori, dai 4 anni in su. Questo recital è tratto dal romanzo di Lois Sepulveda “Storia di una gabbianella e di un gatto che le insegnò a volare”; il testo è inedito ed autoprodotto; poi sono stati musicati i testi e sono state realizzate le scenografie. Il romanzo di Sepulveda è un inno alla solidarietà, l’amicizia, l’accoglienza, la tolleranza, il senso della vita, l’amore per la giustizia e la generosità disinteressata. Con questa rappresentazione Comunità Handicap, associazione di gruppi di famiglie con handicap e difficoltà, vuole sensibilizzare la comunità sul tema della diversità vista come risorsa: due animali così diversi e tanto avversi sono riusciti ad aiutarsi e ad amarsi. Ognuno di noi, partecipando a questo spettacolo, contribuisce a sostenere le attività che l’ associazione porta avanti a favore delle persone e delle famiglie con disabilità. “Un ringraziamento particolare – dicono dall’associazione - va a Robert Ferrari di Tecnocasa, sponsor ufficiale della manifestazione”.

COORDINAMENTO Luca Bianco

INGRESSO Intero: 8 euro Ridotto: 5 euro (fino a 14 anni)

PREVENDITA

Ufficio Turistico Giudicarie Centrali - Tione

OPERATORI DI SCENA Adriano Vettori Silvano Conzatti Marcello Bandera Pietro Festini Giuseppe Adami Marco Baldessarini Silvio Romani

REALIZZAZIONE COSTUMI Eliana Perottoni Cristina Zendri Riccarda Zendri

L’incasso sarà interamente devoluto a sostenere progetti di Comunità Handicap onlus


Attualità Il primo Festival della Famiglia, indetto a Riva del Garda lo scorso 25-26 e 27 ottobre, ha celebrato la firma ufficiale dell’accordo per la nascita del Distretto Famiglia delle Giudicarie Esteriori, facendo così delle Giudicarie la prima valle del Trentino ad avere due distretti famiglia. Dopo l’Alta Rendena, che avviò il percorso nel 2010 per sperimentare l’idea nata con il Libro Bianco sulle politiche familiari e per la natalità approvato dalla Giunta provinciale nel 2009, le Esteriori sono diventate l’ottavo Distretto Family trentino. Il concetto fondante è quello di unire organizzazioni pubbliche e private di un territorio nell’impegno ad intraprendere strategie e proporre servizi volti al benessere e al sostegno delle famiglie. In pratica, ogni anno le organizzazioni partecipanti all’accordo mettono a punto un programma di azioni in favore della famiglia e portano avanti un obiettivo strategico individuale per ogni distretto. Nel caso delle Giudicarie Esteriori l’ente capofila è l’Azienda per il Turismo locale, e fra i firmatari dell’accordo volontario, primo passo nel percorso di creazione del Distretto, ci sono la Comunità delle Giudicarie, che ha incluso nel Piano di Comunità una voce specifica sull’incremento delle azioni in favore della famiglia prevedendone la costituzione anche in Valle del Chiese, i 6 comuni delle Esteriori, le casse rurali Giudicarie Valsabbia Paganella e Don Guetti, una serie di operatori economici, il museo delle Palafitte di Fiavè, il castello di Stenico, l’associazione L’Ancora, e l’azienda consorziale Terme di Comano. Lo schema di accordo si inserisce in un più vasto “Progetto Famiglia della Comunità”, approvato dall’assemblea della Comunità il 10 luglio di quest’anno.

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Anche le Esteriori a misura di famiglia Dopo la Rendena anche le Esteriori si sono dotate del Marchio Family Con riferimento alla certificazione “Family Audit”, la Comunità delle Giudicarie è stata tra l’altro selezionata dal Ministero della Cooperazione internazionale e l’integrazione - Politiche per la famiglia tra i primi 50 soggetti che in ambito

nazionale porteranno avanti la sperimentazione relativa ad un processo partecipato di certificazione aziendale attraverso il quale agire nell’ambito della conciliazione tempi di vita lavorativa con quelli di vita personale e familiare.

Quello del Distretto famiglia nasce come un progetto senza portafoglio, saranno cioè i comuni e le organizzazioni partecipanti a dover proporre azioni finanziabili all’interno dei propri bilanci, e dovranno farlo nell’ambito di una progettualità

condivisa. “E’ un percorso volontario – ha spiegato Luciano Malfer, dirigente dell’Agenzia provinciale per la Famiglia – nel quale l’impegno per i firmatari è quello di cimentarsi a raggiungere gli standard family già individuati in questi anni

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di lavoro sulla famiglia, e anche lavorare per costruire questi standard laddove non ci sono ancora. Un esempio in questo senso è proprio il progetto che sta nascendo nelle Esteriori legato alle terme di Comano”. Le Terme sono al cuore del nuovo Distretto famiglia delle Esteriori con il progetto le “terme dei bambini” individuato come obiettivo strategico sul quale i firmatari si sono impegnati a convergere, e nel quale l’intero territorio è chiamato ad identificarsi, attraverso un tavolo di lavoro al quale siedono anche parecchi operatori economici a fianco delle amministrazioni comunali proprietarie dell’azienda termale. Denise Rocca

La Banda di San Lorenzo conquista la Spagna Dodici minuti e quattro brani in terra spagnola: questa la prima competizione internazionale della Banda di San Lorenzo e Dorsino che è tornata in Giudicarie con il primo premio della giuria del Festival di Bande e Majorette della città di Santa Susanna, in Spagna. Quattro giorni di trasferta, per esibirsi prima a Barcellona, nella Plaça Espanya famosa per le sue fontane luminose, e gareggiare poi con una decina di altri corpi bandistici nella vicina città di Santa Susanna. Dodici minuti per mostrare la propria abilità con quattro pezzi: all’inizio un brano di riscaldamento per il quale il maestro Paolo Filosi ha scelto un corale di Bach, un pezzo liturgico per “dare un’idea del colore della banda” spiega. Poi un overture, frizzante e maestosa con una parte centrale più lirica, a seguire il delicato ed espressivo “Air For Band”, un brano molto complesso, seppur melodico. I bandisti hanno concluso con “Rock the night” un brano anni ‘80, molto tecnico. Scelte ed esecuzione che hanno convinto i giurati spagnoli e fruttato alla giovane Banda di San Lorenzo e Dorsino, rifondata nel 1996 dopo alterne vicende nel corso

dell’ultimo secolo, la prima coppa in una competizione bandistica. Ad accompagnare i musicisti nella trasferta, anche il primo presidente e il primo maestro del complesso bandistico, Gianfranco Rigotti e Stefano Bordiga, che hanno evidentemente portato fortuna alla banda. Raggiante il giovane maestro Paolo Filosi, classe 1985: “siamo andati lì

abbastanza rilassati – racconta - la tensione c’è sempre, come è giusto, ma sapevamo cosa eravamo in grado di fare e non si poteva chiedere di meglio in termini di riscontro. Sono state ripagate appieno le lunghe ore di prove per preparare dei brani un po’ diversi rispetto al nostro repertorio”. Plaude ai suonatori anche la presidente Mariagrazia Bosetti, in

carica dal 2007: “E’ stato un grosso impegno – ha dichiarato a caldo - che però ha portato un’altrettanto grande soddisfazione. Il mio ringraziamento va ai suonatori, al maestro, ma anche alla Federazione che incoraggia le bande a confrontarsi per migliorare, alle amministrazioni di San Lorenzo e Dorsino e alla regione che ci hanno sostenuti”. (d.r.)


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Porto franco

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Discontinuità vo’ cercando...

Dal Pd all’Udc: tutti vogliono la discontinuità, ma è un modo solo per cambiare Dellai oppure qualcosa di più serio? Dal Pd all’Udc è un coro quotidiano. Rispetto alla politica di ieri e di oggi ci vuole un segno di discontinuità. Salvo che poi nessuno, almeno fino ad oggi, ci ha spiegato cosa intenda concretamente con questi “appelli” alla discontinuità. Ora dopo questi ripetuti e convinti proclami noi ci aspettavamo chissà quali sconvolgimenti nel panorama politico trentino. Ci aspettavamo – ad esempio - che l’Udc invitasse l’assessore Beltrami a lasciar l’assessorato per andare a far opere buone in Cina o con i palestinesi di Gaza, ci aspettavamo che il potente assessore all’industria Olivi annunciasse di voler tornare a fare il sindaco di Folgaria, che l’assessore Gilmozzi andasse a far penitenza in qualche Comunità di valle, ecc .ecc. Niente. L’unico a far proprio questo proclama è stato il vicepresidente della Giunta provinciale Pacher che, inaspettatamente, ha annunciato che nel 2013 si ritirerà dalla politica. Tanto di cappello. Ma restiamo alla discontinuità. A parte le battute - perché ovviamente siamo a primi a pensare che gli assessori sopra citati e anche quelli non citati non potrebbero certo lasciare in un momento così delicato – il tema è serio, molto serio. Soprattutto perché con la crisi in atto

di Ettore Zampiccoli Parliamo di discontinuità: ognuno, anche se di origini modeste e caserecce, capisce che discontinuità vorrebbe dire interrompere, (che non si risolverà certo presto) di fatto la discontinuità verrà imposta nolenti o volenti dall’esterno, dal Governo, dalle altre Regioni, dall’opinione pubblica, da un clima complessivo che porterà tutti a dover assumere atteggiamenti e mentalità diverse rispetto al passato. E allora, prima che ci venga brutalmente imposta, meglio sarebbe gestire questa discontinuità attraverso un processo di correzione di rotte e soprattutto con un cambio di passo nel modo di far politica e di gestire la cosa pubblica. Innanzitutto attraverso un cambio di mentalità. Dobbiamo smetterla di pensare di essere i migliori ed i primi della classe solo perché abbiamo l’autonomia speciale. In giro per l’Italia ci sono tante amministrazioni e uomini politici che fanno le loro cose forse meglio di noi, pur non avendo i nostri soldi, c’è gente che fa innovazione e che rischia in proprio senza aspettare i contributi clientelari della Provincia, c’è gente che si sente normale e che non mette su la cresta pesando di vivere in una provincia speciale. Dobbiamo anche smetterla di pensare di es-

cambiare stile e metodo, dargli un taglio. Ebbene di discontinuità ultimamente ne parlano quasi tutti i partiti ed i politici trentini.

sere moralmente superiori – parliamo del livello politico ovviamente – rispetto ad altri. Francesco Palermo, politologo ed esperto costituzionalista, scriveva qualche giorno fa sul giornale Il Trentino che la presunta superiorità morale del Trentino e dell’Alto Adige, rispetto ad altre regioni, non esiste. Pensavamo – riassumo in sintesi – di essere paragonabili a certe democrazie di Oltrebrennero e invece ci ritroviamo con molte affinità tipiche del clientelismo di certe regioni della Padania e del Sud. Perché esercitare la gestione del potere con correttezza morale non significa solo non rubare ( e purtroppo anche il Trentino ha avuto i suoi buoni esempi ) ma significa anche gestire la cosa pubblica con imparzialità, con trasparenza, con sobrietà. Proprio con riferimento agli ultimi tre requisiti ( imparzialità, trasparenza e sobrietà ) non ci pare proprio che il Trentino di Dellai abbia strameritato. A Dellai possiamo riconoscere meriti e intuizioni, ma oggettivamente bisogna anche vedere il rovescio della medaglia, ovvero non dimenticare modalità di gestione e

scelte che spesso non hanno fatto bene all’immagine della Provincia. I clientelismi e gli sprechi ci sono stati, inutile negarlo. Senza andar a ripescare i “premi Margherita” dell’inizio legislatura o la famosa “magnadora” – termine coniato da un insospettabile della politica, l’on. Marco Boato, basterebbe pensare alla moltiplicazione delle Società partecipate dalla Provincia, alcune delle quali esempi preclari di scarsa trasparenza. Sono cresciute al punto tale che lo stesso presidente Dellai ora ha innestato marcia indietro e vuole ridurle. Basterebbe pensare a qualche carrozzone inutile, buono solo per garantire qualche prebenda ad ex dirigenti provinciali ( leggi Trentino School Management ). Basterebbe pensare alla casta dei dirigenti provinciali piazzati nelle Società partecipate. Basterebbe pensare solo

all’ultimo esempio : l’inceneritore di Trento. Ora si decide che non serve più, ma negli anni scorsi quanti soldi si sono pervicacemente buttati per studi e consulenze ? E la collana di perle potrebbe proseguire. Più semplicemente va detto che questi ed altri esempi dovrebbero condurre ad una riflessione seria sul modo di governare di questi anni. Una riflessione non tanto sulle persone ma sul sistema che questa Autonomia e una discutibile legislazione provinciale hanno reso possibile. Un’analisi che ci dica se è giusto e corretto che una sola persona, il Governatore chiunque esso sia, assuma in sé tutti i poteri previsti dalla legge attuale, diventando il dominus incontrastato di ogni e qualsiasi decisione. E se è giusto, per converso, che il Consiglio provinciale, espressione diretta dei cittadini, conti come il due di coppe. E – ancora - se è giusto e corretto che in un piccola provincia come la nostra ci siano tantissimi Comuni e tante Comunità

di valle, che fanno a pugni per strattonare competenze e giustificare così la loro sopravvivenza ( a spalle delle tasche dei cittadini ). Ora si dice che la crisi ed i tagli del Governo ( e – aggiungiamo noi – i debiti accumulati dalla Provincia negli ultimi anni, sui quali per la verità non si sa molto ) obbligheranno il Trentino, già a partire dal 2013, a rivedere molti schemi di gioco, per usare un termine sportivo. Pare evidente : se ci saranno meno “schei” in Provincia dovranno saltare molte consuetudini. Ma – secondo noi – l’importante sarebbe proprio un cambio di mentalità e di regole a cominciare proprio dal modo di intendere e gestire l’ Autonomia. Sarà mai possibile ? Forse sì se cambieranno anche molti dei politici che in questi anni sono stati protagonisti e responsabili spesso passivi per non far arrabbiare il Principi – di questo andazzo con il quale ora molto velocemente i trentini dovranno fare purtroppo i conti.

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Attualità

Autonomia trentina travolta dalla crisi?

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L’accelerazione impressa dalla congiuntura economica apre scenari impensabili fino a poco tempo fa di Enzo Ballardini

La crisi economica che da almeno un lustro interessa le economie mondiali sta procurando sconvolgimenti impensabili fino a poco tempo fa, con conseguenze che inesorabilmente stanno interessando e forse travolgendo anche le nostre realtà locali. Partita dalle speculazioni nel settore immobiliare degli Ma piano piano le conseguenze negative si sono fatte sentire ed in aggiunta si è affacciato un pericolo ben più grave; è saltato il sistema politico istituzionale nazionale e dopo Berlusconi il Governo Monti, che conta numerosi Ministri amici del Trentino, ha dovuto affrontare riforme finanziarie “lacrime e sangue” per mantenere a galla il nostro paese sui mercati finanziari. Monti non ha guardato in faccia a nessuno, dopo aver aumentato le tasse, mezzo più sicuro e rapido per fare cassa, ha calato la scure sulle pensioni, poi ha cominciato a sforbiciare le spese delle amministrazioni pubbliche dallo Stato alle Regioni, Provincie, fino ai Comuni. I recenti scandali emersi in diverse Regioni italiane toccando anche l’Alto Adige hanno svelato all’opinione pubblica una classe politica degradata e distante dai cittadini che scialacqua somme pubbliche ingenti, a differenza di un numero sempre maggiore di famiglie italiane che non riescono ad arrivare a fine mese.

Forse qualcuno pensava che l’ombrello protettivo dello Statuto di Autonomia, che per anni ha garantito sicurezza e prosperità, fosse sufficiente anche questa volta a mantenerci immuni dalle problematiche italiane. Ma non è stato così, i nuovi tagli imposti da Roma e le richieste di compartecipazione dell’Autonomia speciale al risanamento dei conti dello Stato, stanno portando ad un bilancio 2013 della Provincia di Trento notevolmente ridimensionato. Gli effetti delle manovre dei mesi scorsi ridurranno il bilancio provinciale di una cifra che varia fra i 700 e gli 800 milioni di euro l’anno. Questo imporrà agli amministratori provinciali di fare scelte difficili ed impopolari. Dopo tanti anni in cui le risorse provinciali hanno permesso di soddisfare ogni e qualsiasi richiesta ed esigenza ora è il momento di cambiare. Visto che sarà impossibile diminuire in maniera rilevante le spese correnti, il taglio più consistente riguarderà gli investimenti. Diventerà quindi obbligatorio fare scelte che

Stati Uniti d’America, dai mercati finanziari si è estesa successivamente agli stati più deboli dell’Europa, Grecia e Spagna e poco dopo all’Italia. In Trentino molti pensavano che le conseguenze della crisi sarebbero arrivate in maniera limitata e i nostri politici nei primi anni davano lezioni a tutti di come combatterla. privilegino solo gli investimenti strategici, indispensabili per un l’ulteriore crescita economica e sarà obbligatorio abbandonare gli investimenti inutili. Se si continuerà come abbiamo fatto fino ad ora le ripercussioni negative saranno enormi nei prossimi anni, con un progressivo impoverimento delle risorse e dell’economia locale. Solo con la qualificazione degli investimenti e la scelta di progetti che consentano di avviare autonomi processi positivi di sviluppo locale, sarà possibile sperare in un futuro di benessere per le nostre valli. In passato abbiamo assistito ad opere inutili, sprechi plateali, doppioni ingiustificati, perfino lussi smodati senza che ci fosse la necessità di misurare se tali «investimenti» avessero un ritorno per la comunità trentina, ma che nei prossimi anni peseranno come un macigno con un consistente aumento delle spese correnti improduttive. Anche i finanziamenti alle imprese dovranno essere indirizzati ad aiutare gli imprenditori validi e coraggiosi

che intendono portare nuovo sviluppo ed occupazione e non come è avvento in passato a mantenere in vita imprese che non hanno futuro. Tutto verrà messo in discussione a partire dall’assetto istituzionale che dovrà essere necessariamente rivisto tenendo conto della riduzione delle risorse, ma con l’obiettivo di mantenere un buon livello dei servizi ai cittadini, anche nelle Valli periferiche. Obiettivo che si potrà raggiungere solo con una straordinaria opera di semplificazione di tutte le procedure ed obblighi burocratici, molte volte annunciata ma mai fatta fino ad ora, fonte di sprechi e ritardi sia per le pubbliche amministrazioni ma soprattutto per le aziende ed i cittadini. Si stima che i costi della eccessiva burocrazia siano enormi per le aziende e pertanto senza semplificazione qualsiasi politica attuata non raggiungerà gli obiettivi di sviluppo prefissati, in quanto le imprese ed in generale i territori non saranno competitivi sul mercato globale.

La Provincia dovrà progressivamente ritirarsi ed esercitare solo le funzioni pubbliche indispensabili, lasciando al mercato settori che fino ad ora erano occupati in maniera eccesiva costituendo fonte di sprechi e turbative del libero mercato. Dovrà anche cambiare la mentalità dei cittadini trentini che ormai sono abituati a chiedere tutto a mamma Provincia. Infine, il cambio radicale di mentalità rispetto al passato, sarà richiesto prima di tutto ai politici e agli amministratori, specie quelli che si candideranno a governare la Provincia il prossimo anno. La diminuzione consistente delle risorse rende necessario pensare ad iniziative e politiche di sviluppo rigorose e basate su una valutazione precisa dei costi/benefici in ogni settore. Saranno scelte difficili, sarà necessario individuare precisi criteri di priorità tra le varie politiche; dalla sanità, alle politiche sociali, dall’istruzione all’ambiente, dai servizi pubblici all’economia, tenendo

conto che i cittadini saranno in grado di valutare queste scelte e di verificare nel concreto la loro attuazione. Fino ad ora non è stato necessario giustificare di fronte all’opinione pubblica come e dove venivano spesi i soldi, in quanto prima o dopo si riusciva a soddisfare tutte le richieste. Domani non sarà sicuramente così, gli Amministratori dovranno giustificare il perché di un intervento magari non necessario ed altrettanto il perché non si investe in un altro settore più importante. La selezione delle politiche e dei progetti che incideranno direttamente sullo sviluppo del Trentino saranno l’aspetto sul quale verranno valutati dai cittadini e non sulle parole e sui proclami come è avvenuto fino ad ora. Se il Trentino saprà cogliere questa occasione che non nasce da una scelta volontaria ma dalla necessità di combattere la crisi, allora ci potrà essere ancora speranza di sviluppo e benessere per le nostre comunità.

David Gerbi: un costruttore di pace si racconta Pochi giorni fa è terminato il tour di David Gerbi nei maggiori teatri del Trentino. David Gerbi, psicoterapeuta ebreo libico ma cittadino italiano che nel maggio 2011 partecipò in prima persona alla primavera araba, dopo esser passato dalla condizione di profugo e rifugiato tra molte traversie personali, a quella di “rivoluzionario costruttore di pace”,

è adesso promotore di dialogo fra i popoli. Mettendo in scena “I love Libya”, lo spettacolo promosso dall’Amministrazione di Riva del Garda, Gerbi si racconta narrando nel contempo un pezzo di storia, le esperienze di tante persone e in questo caso parlando di sé. Uno spettacolo che coinvolge lo spettatore, che con esso riesce ad immedesimarsi

nella esperienza di dolore e poi di presa di coscienza di David, che lo ha portato a non più tacere ma a diventare protagonista di un processo di pace, promuovendo la convivenza tra i popoli. Così grazie all’iniziativa di Federica Fanizza, direttrice della biblioteca di Riva del Garda e della professoressa Maria Luisa Crosina, storica ed esperta di cultura ebraica, Franco Farina per i testi, Giacomo Sega per le scene, Emilio dal Ponte per la musica, Maria Grazia Torbol per la coreografia e con la regia di Paolo Vicentini, con il patrocinio dell’Assessorato Provinciale alla solidarietà internazionale e alla convivenza, la storia di David Gerbi é diventata uno spettacolo che grazie anche a supporti multime-

diali accompagna lo spettatore attraverso la vita e le emozioni del protagonista, nella sua catarsi da profugo a costruttore di pace. Sul palcoscenico la scena é sovrastata da un muro di mattoni coi quali Gerbi “lavora” per abbattere simbolicamente le barriere tra i popoli, creando continuamente nuove scenografie che fanno di volta in volta da cornice alle sue esperienze. Lo spettacolo si conclude col protagonista che uno ad uno accende piccoli lumini a simboleggiare la speranza, così come tante piccole fiammelle possono creare una bella luce! Lo spettacolo si è svolto a Tione il 15 ottobre e il giorno seguente il dottor Gerbi ha incontrato alcuni studenti dell’Istituto di

Istruzione Guetti per un dibattito supportato da fonti multimediali coordinato dalla professoressa Maria Luisa Crosina. È stata questa un occasione per rinforzare i valori di pace e convivenza tra i popoli, che oggi più che mai sono all’ordine del giorno.

Un ringraziamento va a Manuela Ferrari, consigliera del Comune di Tione, per aver favorito l’evento nel nostro Comune e a Teresa Radoani della Biblioteca di Tione per tutta la parte organizzativa. Aldo Gottardi


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Attualità

NOVEMBRE 2012

Inaugurato il “Centro integrato per il trattamento dei rifiuti” Raggiunta quota 81%, la Comunità punta a migliorare la “qualità” della differenziata

Il centro è dotato di una palazzina dove trova ubicazione il Servizio Igiene Ambientale della Comunità delle Giudicarie e che ospita una sala conferenze predisposta anche per avviare percorsi di educazione ambientale dedicati alle scuole. «Con questa nuova struttura si compie un passo importante nella complessa gestione dei rifiuti» ha sottolineato la Presidente della Comunità delle Giudicarie Patrizia Ballardini. «Il miglioramento della gestione dei rifiuti che arrivano in discarica ed altresì il monitoraggio del ciclo dei rifiuti sta alla base di un processo di razionalizzazione del servizio e ci permette di ottenere un miglior rapporto tra spesa e servizio. Un traguardo possibile solo se ci sarà la partecipazione attiva dei cittadini che devono avere ben chiaro che hanno un ruolo decisivo non solo nel contenimento dell’ingente spesa che lo smaltimento dei rifiuti richiede, ma anche nella salvaguardia ambientale e nella ecosostenibilità del servizio. Proprio per favorire il coinvolgimento e la partecipazione dei giudicariesi abbiamo l’ambizione che la località Bersaglio diventi anche un polo per l’educazione ambientale e un luogo di confronto con la cittadinanza sul tema dei rifiuti, a partire dal prossimo anno». Base operativa del Centro di trattamento dei rifiuti un ampio capannone dove vengono convogliati tutti i rifiuti derivanti dalla raccolta “stradale”, quella fatta attraverso le isole ecologiche, e di quella dei privati dotati di cassonetti propri, al netto del rifiuto residuo che viene portato direttamente in discarica. Il poter controllare i rifiuti in un ambiente sotto tettoia permette un lavoro agevole e ottimale consentendo di aumentare la qualità della differenziata. «Questo impianto si inserisce in un sistema di gestione più ampio della raccolta dei rifiuti -ha sottolineato l’Assessore ai lavori pubblici, ambiente e tra-

«Siamo ad inaugurare questa struttura a pochi metri dalla discarica e non si sente alcun odore. Credo sia la testimonianza del buon lavoro fatto, ieri, dal Comprensorio e, oggi, dalla Comunità delle Giudicarie». Con queste parole del responsabile dell’Ufficio Tecnico della Comunità delle Giudicarie Maurizio Polla si è aperta in località

Bersaglio a Zuclo l’inaugurazione del Centro integrato per il trattamento dei rifiuti, un centro che permette di migliorare il controllo sia della qualità dei rifiuti differenziati, che avviene in un ambiente protetto, sia della discarica, con un sistema di monitoraggio dei parametri sensibili all’avanguardia.

Da sinistra l’arc. Polla, l’Ass, all’ambiente Pat Pacher, la Pres.della Comunità Ballardini, l’ing. Castellani e l’Asses. filiera dei rifiuti della Comunità Tarolli

sporti Alberto Pacher - In questi ultimi anni si sono raggiunti risultati importanti favoriti anche dalle puntuali campagne di sensibilizzazione che hanno portato ad una responsabilizzazione del cittadino di fronte ai problemi ambientali. Grazie anche all’ottimo lavoro fatto dalla Comunità delle Giudicarie dove si è raggiunto in poco tempo l’80% di differenziata, il Trentino ha superato il 70% di rifiuto differenziato, un risultato sicuramente eccezionale che pone il nostro territorio tra i più virtuosi in Italia e tra le eccellenze in Europa e che impone allo stesso tempo di mettere a punto un piano di revisione della gestione dei rifiuti a livello provinciale». «La Comunità delle Giudicarie è riuscita a passare in meno di due anni dall’essere fanalino di coda all’essere tra i territori più virtuosi del Trentino in termini di percentuale di differenziato- ha puntualizzato Daniele Tarolli Assessore all’Ambiente, Filiera rifiuti, Energia.- Ora la sfida

I ragazzi delle scuole di Rango in visita alla mostra

è di riuscire a migliorare ancora anche in termini di qualità in modo da poter mantenere basse le tariffe». Risultati quantitativi importante che fanno migliorare le prospettive per il futuro ma che inducono anche un severo impegno per il monitoraggio della qualità della differenziata. Funzionale a questo è il capannone dove tutte le tipologie di rifiuto vengono controllate separatamente: le prime analisi stanno evidenziando dei buoni margini di miglioramento per quanto riguarda la qualità. «L’aver concentrato in un’unico centro la parte amministrativa tecnica e operativa del servizio, ci permette di migliorare l’efficienza anche in virtù della complessità di organizzare la raccolta rifiuti su un territorio vasto come quello delle Giudicarie» Ha puntualizzato l’ing. Ivan Castellani responsabile del Servizio Igiene Ambientale delle Giudicarie. «L’obiettivio primario è quello di poter migliorare la qualità del differenziato, mediante un controllo su quanto conferito nel centro integrato e attraverso la “pulitura” dei rifiuti, e allo stesso tempo aumentare la possibilità di monitoraggio di tutte le operazione che avvengono nel centro; tutto ciò nell’ottica di diminuire sempre più il rifiuto non più recuperabile e di vedere il rifiuto come risorsa riutilizzabile e non più come qualcosa da nascondere in zone d’ombra». Il Centro integrato per il Trattamentio Rifiuti, a fianco della struttura principale, è dotato di un altro capannone dove trovano spazio un magazzino e un’officina oltre ad un’area specifica per il trattamento di

alcune tipologie di rifiuti pericolosi come pile e batterie. Tutta l’area dispone di un controllo molto “spinto” sia per quanto riguarda la gestione dei rifiuti, mediante videosorveglianza, sia della discarica della quale si possono monitorare in tempo reale i più importanti valori, quali il livello di falda, la produzione di biogas, la qualità delle acque, il percolato, riuscendo ad evidenziare tempestivamente eventuali anomalie del sistema. Proprio il controllo e la captazione della produzione del biogas ha consentito di generare energia elettrica. «In un anno abbiamo prodotto un milione e trecentomila chilowattora- ha precisato il presidente di Geas Giorgio Marchetti – e allo stesso tempo abbiamo eliminato gli odori raccogliendo i gas provenienti dalla discarica e bruciandoli attraverso un impianto di ultimissima generazione dotato di un post combustore che permette l’abbattimento di tutti gli inquinanti».

Completa il centro di Trattamento la palazzina dove sono ospitati gli uffici dei 5 impiegati, tecnici e amministrativi, che si occupano della gestione rifiuti e che permette loro un contatto costante e diretto con la realtà e con le possibili problematiche connesse al servizio. La palazzina è dotata di una sala conferenza sia per incontri formativi per gli addetti alla gestione rifiuti, sia per gli amministratori che per i cittadini. Inoltre servirà per avviare un percorso di educazione am-

bientale con i ragazzi giudicariesi che coinvolgerà le scuole e che avrà il compito, e il merito, di rendere chiara e visibile la filiera dei rifiuti e l’importanza di un corretto comportamento del cittadino all’interno della stessa. Nel corso della presentazione del Centro Integrato per il trattamento rifiuti è stata inaugurata anche la mostra “Più Meno Rifiuti”, un modo interattivo per proporre utilizzi diversi di ciò che consideriamo rifiuto e intensificare la diffusione del concetto di riutilizzo e riuso. La mostra, organizzata con la partecipazione dell’Agenzia Provinciale per l’Ambiente e della Rete trentina educazione ambientale sarà aperta fino a fine novembre. Un’iniziativa che nella mattinata ha già incontrato e soddisfatto la curiosità dei giovani delle scuole elementari di Rango e che rientra nei molteplici progetti messi in campo per sensibilizzare la popolazione verso le tematiche ambientali e del paesaggio. Tra questi, come annunciato dalla Presidente Ballardini, il workshop che si terrà a fine gennaio sulle tematiche del paesaggio e recupero del paesaggio con approfondimenti sul tema della discarica e lo spettacolo che la Scuola Musicale delle Giudicarie metterà in scena per aiutare la Comunità a veicolare il messaggio dell’importanza di comportamenti corretti da parte del singolo cittadino nella salvaguardia del territorio e dell’ambiente.

Raccolta differenziata carta presso il Centro Trattamento Rifiuti di Zuclo

Un camion scarica il vetro nel Centro Integrato per il Trattamento Rifiuti di Zuclo


Società

Albergo Roncone una storia lunga tre generazioni

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Una struttura storica per il turismo dell’Alto Chiese

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di Alessandro Togni

arà anche vero che il mondo contemporaneo si manifesta ormai prevalentemente nella sua forma di progressiva e sempre più frammentaria trasformazione, dove si vedono avanzare giorno per giorno nuove modalità nei rapporti interpersonali, Forse perché le onde del ricordo ogni tanto svelano profonde appartenenze e, magari per talune nostalgie in riemersione, ecco, ti trovi a ridiscutere sul modello da perseguire per andare avanti, riosservare le storie di un passato prossimo mai dimenticato. Dentro le storie di ieri ancora risiedono le facoltà sensibili dei giorni che stiamo vivendo e spesso, come un bagliore improvviso, te ne rendi conto con sorpresa: come è successo a me parlando con l’amico Lodovico Amistadi, da sempre operatore turistico di Roncone, oggi nonno sereno di 4 nipoti e pensionato sorridente. Mentre lo senti parlare della lunga storia della sua famiglia, da tre generazioni dedita ad assicurare ospitalità ed impegno nella ristorazione, capisci che

le cose importanti sono quelle che scatenano anche un brivido di solennità nel ricordo, che con semplicità lasciano muovere sensazioni vere e sincere. Con poche parole ecco appare una “vicenda” che comprende tre generazioni appunto: il papà Arrigo, classe 1910, ha sperimentato da bambino la condizione disperata della guerra 1915-1918; successivamente come molti giovani pieni di speranza ha dovuto fare i conti con un’epoca necessariamente difficile e attraversata dalla povertà, in un momento di ricostruzione. Il suo primo lavoro, fra i più tradizionali del mondo alpino, fu quello di “vachèr”, un lavoro certamente impegnativo e duro che tuttavia gli garantiva una sostanziale dignità economica.

dove sembra ormai smarrita la facoltà di rimanere stabilmente affezionati a qualcuno o qualcosa, dove tutto appare superficiale agli occhi e al cuore di noi moderni abitanti di questo piccolo pianeta. Eppure, alla prova dei fatti, non è così! Qualche tempo dopo conosce la giovane e bella Liduina Armani (1909) di Agrone e con lei intensamente decide di mettere su famiglia. Da quella unione nascono nel 1946 il primogenito Lodovico ed Enzo nel 1949. Passa il tempo e verso la metà degli Anni ’40, poco dopo la fine della seconda guerra mondiale, ad Arrigo, con la sua Liduina, viene in mente di dare corso ad una nuova e promettente attività improntata all’accoglienza alberghiera. Fu così che, nella storica Piazza Dante di Roncone, quasi in fronte all’uscita della salita della Grosta, ricavata negli ampi vani situati al piano terra della casa paterna, dopo le sistemazioni, le rinfrescature e gli arredi, prende avvio la moderna “Trattoria Commercio”.

Naturalmente le frequentazioni iniziano e proseguono con ritmo sempre maggiore trasformando quel luogo di ospitalità per forestieri, ma anche ritrovo per paesani e valligiani, in un punto d’incontro e di socialità, per il benessere della giovane famiglia e della comunità intera. Da allora, fino al 1975, mamma Liduina ha reso un servizio encomiabile alla popolazione garantendo l’immancabile cordialità ed esprimendo tanta passione per quel lavoro divenuto parte della sua esistenza. Profumano di fragranze lontane le carte ingiallite, i documenti e gli attestati di benemerenza dei genitori, che Lodovico mi mostra durante il nostro colloquio, emanano riflessi di un tempo da pionieri svelano discretamente date e nomi di

persone sconosciute. I primi villeggianti, ad esempio, sono quelli che si spostano dalla vicina Lombardia; in particolare soggiornano alla Trattoria per molte stagioni estive i signori Sfondrini, di Abbiate Grasso. … Quante presenze e quanta poca solitudine in quegli anni … L’attività si conclude a metà degli Anni Settanta, quando il segno della modernità esige ulteriori passaggi e forme di sviluppo. Anticipando di alcuni anni questo momento di trasformazione sociale ed economica, il ventenne Lodovico, nel 1966, affascinato ed affezionato all’attività intrapresa un tempo dai genitori alla Trattoria Commercio, decide pure con qualche ansia in cuore di espandere quel lavoro così gratificante acquistando dalle sorelle Oliana, cugine del papà, l’Albergo Roncone che farà funzionare ad iniziare dal 1967. In quel periodo conosce Alida Bazzoli anche lei di Roncone che nel 1969 diviene sua sposa, poi la mamma dei loro tre figli: il primo in onore del nonno viene chiamato Arrigo (1970), poi sarà la volta

di Elvira (1972) e, nel 1976, arriva Vitale. Ora, da alcuni anni, sono proprio i tre figli, ognuno con le specificità professionali e le personali attitudini, a gestire l’Albergo Roncone, un luogo di accoglienza turistica divenuto nel tempo fra i più riconosciuti della Valle del Chiese. Da Arrigo e Liduina, da Lodovico e Alida, da Arrigo Elvira e Vitale, davvero viene un insegnamento profondo e stimolante; una famiglia per tre generazioni e con continuità è riuscita ad esprimere vocazione e ottima qualità nel proprio lavoro … Quasi 70 anni dividono l’inizio di questa storia dai giorni nostri e dalla Trattoria Commercio all’Albergo Roncone di acqua sotto i ponti ne è passata tanta … Certo nel frattempo ci sono voluti impegno, sacrificio, disponibilità ed intensità di ogni genere; tutte componenti che hanno fatto parte del bagaglio di viaggio. Un ingrediente infine appare veramente come il motore per tutte le azioni della Famiglia Amistadi, “il Sentimento” e quello, ieri come oggi, davvero non è mai mancato. Lunga vita all’Albergo Roncone.


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Società

NOVEMBRE 2012 A Villa Rendena, il piatto più italiano che ci sia diventa “km 0”

Il ristorante-agritur“Il Favo” è ora anche pizzeria Le pizze sono realizzate con un impasto “speciale” di grano coltivato nel Bleggio Una filiera cortissima, dunque, tutta trentina, che azzera la distanza tra produttore e consumatore. “Prima abbiamo avuto l’idea di coltivare il grano in proprio – spiega Cantonati – poi quella di integrare l’attività di ristorazione con quella della pizzeria”. Idea che nasce da una tradizione di famiglia. La mamma di Luigi e quella della moglie Sonia, originarie del Bleggio, raccontano che un tempo, i ter-

A cinque anni dalla sua apertura e inaugurazione, il ristorante-agritur “Il Favo” di Villa Rendena, che ha fatto della cucina tipica di qualità e di un’ampia proposta di prodotti “made in Trentino” il suo tratto distintivo, è diventato anche pizzeria. Da alcuni giorni, infatti, l’attività della famiglia Cantonati propone, acreni venivano seminati prima a grano, poi, una volta tagliato e raccolto il cereale, seminati una seconda volta con le patate che nella prima stagione crescevano piccole diventando la

semina dell’anno successivo. Di generazione in generazione, gli stessi campi sono tornati ora a produrre chicchi di grano che, una volta macinati, passano alle abili mani dei volti femminili della nuova pizzeria: Sonia, padrona di casa, e Beatrice, valida collaboratrice. Entrambe, dopo aver effettuato corsi specifici, sono ora novelle pizzaiole. A loro il compito di trasformare la farina nel giusto impasto per le pizze. Si rinsalda così, anche nel piatto più italiano di tutti, quel connubio qualità-tipicità-familiarità che ha contraddistinto la ristorazione de “Il Favo” fin dalla sua nascita. Fiore all’occhiello dell’omonima azienda agricola di Villa Rendena, circondato dal verde e costruito con un’attenzione particolare alla bioedili-

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canto al menu del ristorante, quello della pizzeria, una pizzeria che ha una particolarità unica, racchiusa nell’impasto prodotto con il grano delle Giudicarie Esteriori; precisamente del Bleggio dove Luigi Cantonati e la sua famiglia coltivano il grano dal quale ricavano, poi, la farina bianca per creare fragranti pizze. zia e al risparmio energetico, il ristorante fa parte del circuito degli agriturismi del Trentino che, come prevede il disciplinare, sono tenuti a cucinare utilizzando quasi esclusivamente prodotti del Trentino.

Parallelamente alle pizze, continuano le proposte del ristorante, attente alla valorizzazione delle produzioni del territorio e della stessa azienda agricola, che vedono nei primi rigorosamente “fatti in casa” e

nei dessert i piatti di punta. Il tutto, con la particolarità della farina bianca prodotta direttamente dalla famiglia Cantonati che, mescolata con altre nutrienti farine, rende ancora pià genuine le pietanze cucinate presso “Il Favo”. Apertura: tutto l’anno Giorno di chiusura: lunedì Prenotazioni: 0465 321345 - 333 3019157 cantonatiluigi@infinito.it www.agriturilfavo.com

Una nuova mensa a Madonna di Campiglio Un servizio gestito dalla Comunità delle Giudicarie che coinvolge più di 70 ragazzi

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naugurata a Madonna di Campiglio la mensa scolastica che fornirà il pasto a circa 70 ragazzi della scuola primaria e secondaria di primo grado. In via provvisoria, mentre si attende la realizzazione del polo scolastico nell’Area ex centro Coni, la mensa è stata ricavata nella struttura del Colarìn, all’ingresso meridionale del paese. Un nuovo tassello che va ad impreziosire «un servizio delicato ed importante per il supporto fornito alle famiglie nell’alimentazione equilibrata dei figli», come sottolineato dalla Presidente della Comunità delle Giudicarie Patrizia Ballardini, e che «per i numeri di rilievo e la diffusione che lo caratterizzano (250.000 pasti all’anno serviti nelle 23 mense) rappresenta un importante onere gestionale in carico alla Comunità di Valle impegnata nel dare risposta e soddisfazione ad oltre duemila famiglie». «Un servizio improntato alla qualità e alla salubrità del menù proposto – ha continuato la Presidente Ballardini- che predilige l’utilizzo di prodotti biologici e del territorio trentino che trova garanzia nella rigidità del capitolato d’appalto vinto da un’azienda seria e con esperienza come Risto3 e dalla competenza di chi ha lavorato per individuare i migliori pasti ai nostri giovani. Un servizio di supporto concreto e di qualità per le nostre famiglie che, da quest’anno pur a fronte di un calo di risorse finanziarie, abbiamo avuto la possibilità e la forza di estenderlo anche a chi vive a Madonna di Campiglio al cospetto delle Dolomiti di Brenta». Per quanto riguarda la mensa di Madonna di Campiglio per il momento non è supportata da una cucina e quindi i pasti vengono trasportati dall’esterno. Una situazione temporanea che verrà ulteriormente migliorata dalla realizzazione del nuovo polo scolastico (dove saranno predisposte una cucina e tutti gli spazi necessari) nell’Ex Area Coni sotto la Direzione ai lavori dell’ufficio tecnico della Comunità delle Giudicarie e che, se non ci saranno impedimenti dovrebbe poter ospitare asili, scuole primarie e secondarie già da settembre 2014, dove saranno predisposte una cucina e tutti gli spazi necessari. «Io credo che pur nella provvisorietà, questa mensa non abbia nulla da invidiare ad altre strutture che abbiamo aperto recentemente sul territorio» ha sottolineato l’Assessore della

Comunità all’assistenza scolastica Flavio Riccadonna. «Se a questo aggiungiamo un ottimo capitolato d’appalto, l’esperienza della ditta che lo gestisce, e i controlli che sono in atto per garantire il rispetto degli standard credo si possa dire di poter fornire un servizio di ottima qualità, nonostante il pasto sia trasportato». Inoltre «i menù, predisposti in collaborazione con l’Azienda provinciale per i Servizi Sanitari di Trento e con il servizio di dietetica e sicurezza alimentare della cooperativa che gestisce il servizio per conto della Comunità secondo le più recenti indicazioni dietetiche, sono strutturati su una rotazione stagionale per garantire una alimentazione varia ed equilibrata e forniscono indicazioni importanti per un corretto approccio dei ragazzi con l’alimentazione. In quest’ottica abbiamo pensato di organizzare alcuni incontri rivolti a genitori ed insegnanti, nella consapevolezza che la mensa scolastica svolge un importante compito di educazione alimentare e che sia dunque necessario offrire una conoscenza dei principi ispiratori del servizio, della sua organizzazione e del sistema di controllo attivato a garanzia della sicurezza e della qualità dei pasti quotidianamente erogati ai nostri ragazzi, offrendo un’occasione educativa, di informazione nutrizionale e di interazione a famiglie e alla scuola». A coronamento dell’inaugurazione la grande e unanime soddisfazione espressa dal dirigente scolastico Pizzini, dall’assessore del Comune di Ragoli Tullio Serafini, dal vicesindaco di Pinzolo Valter Vidi, da insegnanti e da genitori che «possono beneficiare di un servizio tanto utile quanto atteso».


Attualità

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ACimego torna la magia del Natale

I quattro fine settimana che dall’Immacolata conducono alla fine dell’anno, si trasformano a Cimego in altrettante occasioni per una passeggiata, affascinante e romantica, tra un vicolo e l’altro, un androne e un sottopasso, un cortile e una cantina addobbati a festa. Tra piccoli angoli caratteristici nei quali, ad orario continuato, dalle 11 alle 20, è possibile curiosare e gustare. Curiosare tra i prodotti dell’artigianato (sculture, pitture, decorazioni, bocce in vetro decorato e intrecci di cesti, composizioni di fiori e materiali naturali, spezie, oggetti d’arredo) che hobbisti, professionisti e artisti locali da generazioni creano con immutata passione. Gustare le molte specialità enogastronomiche della zona (la famosissima farina gialla di Storo, i

Nel Borgo di Quartinago. Tra i fumi della polenta, danzano le streghe nei 4 fine-settimana di dicembre 8/9 – 15/16 – 22/23 – 29/30 Anche per le Feste 2012 torna il Mercatino di Natale di Cimego. Le magiche atmosfere natalizie trovano in questo borgo della Valle del Chiese, i giusti spazi per diffondersi, in un caleidoscopio di musiche e colori, sapori e profumi. In parti-

colare, nel suo antico borgo di Quartinago, caratterizzato da strette e ripide vie sulle quali si affacciano corti trecentesche, sottoportici e abitazioni massicce, nel quale si ripete il rito dei Mercatini di Natale… Ed è subito magia.

formaggi, il pesce salmerino e la saporita spressa di Roncone, il miele, le marmellate e gli sciroppi) prodotte e plasmate nel rispetto della tradizione. Ogni giorno a pranzo, viene servita ‘sua maestà’ la polenta della Valle del Chiese, quella famosa tratta dalle pannocchie “rosse”, declinata per l’occasione in ben 3 diverse specialità: carbonera, macafana e di patate. E verso sera, a scaldare il freddo ma suggestivo freddo invernale, tra le contrade arrivano, appena sfornati, piatti caldi di minestre, zup-

vo, che permette di immergersi in una calda atmosfera dove anche i più piccoli, in

pe e dolci natalizi. Un evento unico quello di Cimego, raccolto e suggesti-

una struttura loro dedicata, vengono coinvolti e coccolati con laboratori, giochi e spettacoli studiati ad hoc, nella magica attesa di Santa Lucia e Babbo Natale. D’intorno, tra cori e musiche natalizie che trasmettono amore, gioia e serenità, danzano, attese ma impreviste e sempre un po’ temute, le streghe, che qui, ben oltre le leggende, si sa, erano di casa. Quasi 40 espositori (principalmente locali) coinvolti nelle cantine, androni, portici ad esporre golosità e prodotti tipici della Valle del Chiese e del periodo natali-

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zio, oltre a raffinati lavori di decupage, arte legno, composizioni floreali, articoli natalizi, ricami, merletti e molto altro ancora... Ai Mercatini di Natale di Cimego: artigianato artistico di qualità, prelibatezze enogastronomiche, idee per regali originali e un ricco programma collaterale. Per spolverare con un pizzico di magia la festa più attesa dell’anno. Aperti ad orario continuato dalle 11 alle 20. Nei 4 fine-settimana di dicembre: sabato 8 e domenica 9 sabato 15 e domenica 16 sabato 22 e domenica 23 sabato 29 e domenica 30 Informazioni: www.mercatinicimego.it Consorzio Turistico Valle del Chiese: 0465.901217, www.visitchiese.it

Pierino, da Carbonèra Cavalier Il noto ristoratore insignito dell’onorificenza di cavaliere

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ongratulazioni Pierino, da Carbonèr a Cavalier: titolo onorifico di cui è stato insignito nel 2012. La vita del noto ristoratore del Rifugio da Pierino a Malga Bissina, Valle di Al nostro Pierino non manca l’intraprendenza ed agli inizi degli anni ’50 apre un piccolo negozio di frutta e verdura a Bondone, ma con i grandi lavori in Val di Daone si trasferisce lassù come spaccista. Quella valle è la sua dimora da oltre 50 anni; finiti i lavori: apre il rifugio “da Pierino” in Bissina e con la moglie Lucia inizia la conduzione estiva. Al rientro a Bondone d’inverno eccolo negli anni ’60, con la sua mitica multipla a trasportare i bambini dell’asilo da Baitoni a Bondone e la gente dei

due paesi che ha bisogno del suo servizio. Terminata la parentesi di tassista Pierino, sempre nel periodo invernale non riposa e parte a fare le stagioni come cuoco… ma all’inizio della primavera è sempre lassù a Bissina a fare il muratore e il carpentiere per migliorare e ingrandire la sua attività di ristoratore… Le tante edizioni della sua mostra micologica nel mese di settembre sono storiche ed indimenticabili! Pierino è un vulcano di idee e i suoi ricordi dei

Daome, è come un romanzo. In gioventù carbonaio, partiva con la sua famiglia, che si spostava ogni stagione, sui monti del Trentino a fare il lavoro del papà Andrea. tanti anni passati lassù li vuole mettere per iscritto ed eccolo coautore con Alessandro Togni del libro “Valle di Daone o delle Sorgenti nel Giardino dei Ginepri”. Ma nella mente e nel cuore di Pierino, ci sono sempre i ricordi di gioventù, la sua vita di carbonaio: non vuole e non può dimenticare il lavoro secolare dei suoi padri e compaesani ed ecco che viene editato il secondo libro “Ricordi di un carbonèr”, dove è racchiusa la vita lavorativa dei carbonai di Bondone. Pierino ha presentato recentemen-

te una serata sui Carbonai della Val Marcia organizzata dalla SAT di Fiavè. L’auditorium era stracolmo e la gente pendeva dalle sue labbra, attenta e commossa ai racconti presenti nel libro. Nel frattempo Pierino realizza un altro suo sogno, lì dove c’è il piccolo bar alla Diga di Bissina costruisce il GARNI’ gestito dalla figlia Silvia e quasi alla soglia degli anni 80, dà alle stampe il terzo libro “50 anni da Pierino”. È vero, Lui è la storia della Valle di Daone da oltre 50 anni. È un’enciclopedia, sempre

UNA GIORNATA UN PO’ SPECIALE PER CIRCOLI, GRUPPI ANZIANI, ASSOCIAZIONI

pronto a raccontare agli ospiti con affabilità e gentilezza i grandi lavori che ha visto realizzare e la vita di carbonèr della sua gioventù. Tanti passaggi televisivi che lo hanno visto protagonista, ultimo il documentario di Katia Bernardi: “Gli uomini della luce”, che descrive i lavori della Valle di Daone, di Santa Giustina e di Santa Massenza. Pierino ad ottant’anni passati è sempre lì al banco del bar ancora la mattina presto, a servire cappuccini e fette delle sue favolose crostate.

Pierino ha avuto sempre l’aiuto insostituibile della moglie Lucia, che con i figli Silvia e Andrea sono sempre lì ad aiutare quel papà… che non sta mai fermo… che tutti i giorni ne inventa una… Pierino, nella sua vita ha avuto tanti maestri, umilmente li ha ascoltati e possiamo dire, facendo questa breve panoramica della sua vita, che li ha superati. Congratulazioni CAVALIERE PIERINO MANTOVANI Gianpaolo e Angelo

COMUNE di CIMEGO

Per gruppi ed associazioni abbiamo pensato ad una proposta interessante invitandoli a trascorrere una giornata in un atmosfera unica:

• partenza in mattinata con pulmino; • visita ai Mercatini di Natale di Cimego; • Pranzo tipico all’insegna della tradizione con la degustazione delle Polente Tipiche della Valle del Chiese (Carbonera, Macafana e di Patate) accompagnate da contorni e carni, un buon bicchiere di vino, acqua, dolcetto tipico e caffè; • Nel pomeriggio visita guidata a Casa Marascalchi a Cimego oppure possibilità di visitare suggestivi presepi sulle fontane a Condino in Valle del Chiese inseriti nell’evento “2012 anni fa” ed un interessante mostra di artisti nella Chiesa di San Barnaba a Bondo con il Mistero della Natività. • Degustazione con prodotti trentini gentilmente offerta dallo sponsor “Supermercati Conad” di Cimego. Prezzo per persona comprensivo (trasporto, visita ai mercatini, pranzo tipico al ristorante, visita guidata a casa Marascalchi, degustazione-merenda): 28,00 € Per info e prenotazione contattare il comitato organizzatore al numero 345. 0208056

Valle del Chiese 8.9.15.16.22.23.29.30 dicembre 2012


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Cultura

NOVEMBRE 2012

Per i 30 anni la Scuola Musicale delle Giudicarie mette in campo tanti progetti facendo “rete” con le associazioni del territorio

Smg, tanti concerti e iniziative

Per celebrare trent’anni di musica e iniziative educative e culturali, la Scuola Musicale Giudicarie mette in risalto la sua programmazione annuale sottolineando le importanti collaborazioni con altre realtà Subito c’è stato un accordo di intenti e di prospettive con Nuvola Rossa, associazione attiva in campo sportivo (con corsi di Yoseikan Budo dedicati a bambini, ragazzi ed adulti, anche all’interno delle scuole, nonché impegnata nella diffusione della pratica dello Yoga), in ambito culturale (impegnata nello sviluppo

di tematiche filosofiche, storiche e letterarie) e sociale (numerose le attività a scopo umanitario in India, Tibet ed Europa dell’Est). L’accordo ha dato vita, infatti, ad una programmazione di concerti che prenderà il via già da novembre 2012. “Bagno di suoni: un viaggio incredibile tra il sonno e la veglia” con i Gong e altri

culturali del territorio. SMG tesse quindi una “rete” con trame di musica e danza, esaltando l’importanza dell’educazione alla creatività e della formazione estetica in tutte le età.

strumenti ancestrali a cura di Nicola Renica, è il primo concerto che si terrà nella calda cornice di Palazzo Bertelli a Caderzone Terme, in collaborazione anche con Terme Val Rendena, il 10 novembre 2012 alle ore 20.30. A seguire, il 24 novembre alle 20.30, questa volta presso la Scuola Musicale

Sei appuntamenti con l’Orchestra Haydn L’Orchestra regionale Haydn di Bolzano e Trento torna con un’interessante proposta per la prossima stagione di concerti a Tione, che si svilupperà tra novembre e maggio con sei appuntamenti. L’apertura è prevista il 17 novembre con un appuntamento che vede protagoniste le prime parti dei Fiati dell’Orchestra, impegnate in un programma all’insegna del ‘900 con musiche di Ravel, Shostakovich, Gershwin e Piazzolla. Anche quest’anno vi sarà poi la possibilità di partecipare ad un concerto a Trento, il 23 gennaio 2013, all’interno della stagione dell’Orchestra nel capoluogo, con un programma che vede nella prima parte un nuovo brano del compositore trentino A. Casagrande commissionato dalla Haydn, accanto al Concerto per pianoforte e strumenti a fiato di Stravinskij, mentre nella seconda la famosa Suite della Carmen di Bizet. Come lo scorso anno sarà possibile per gli abbonati, e coloro che compreranno il biglietto, usufruire del servizio pullman messo a disposizione dall’Orchestra, da Pinzolo a Trento e ritorno. Il pullman partirà alle ore 19 da Pinzolo, effettuerà le fermate in Val Rendena, a Tione e Ponte Arche. Per questo si richiede di prenotarsi presso la segreteria della Scuola Musicale Giudicarie entro e non oltre martedì 15 gennaio 2013. Martedì 19 febbraio 2013 l’Orchestra arriva a Tione al completo per l’esecuzione di un programma variegato, che spazia dal romanticismo di Bruch (Concerto per violino), Weber (Ouverture del Freischuetz), Smetana (con la celeberrima Moldava) e Strauss (Tritsch-Tratsch Polka e il valzer Rose del Sud) al classicismo di Mozart con l’Ouverture Le nozze di Figaro. Novità di questa stagione sarà il concerto pomeridiano dedicato alle famiglie: sabato 9 marzo 2013, alle ore 17, è prevista infatti l’esecuzione de L’apprendista Stregone di P. Dukas, da parte dei fiati dell’Orchestra, con la partecipazione di Luciano Gottardi ed i suoi burattini. Mercoledì 10 aprile 2013 verrà proposta invece una delle opere più significative del primo ‘900, Das Lied von der Erde di G. Mahler, nell’arrangiamento di Schoenberg. La stagione si conclude con il concerto del 21 maggio 2013 presso la Chiesa di Tione, con un programma che vedrà protagonista il barocco nella prima parte (Bach, Haendel, Corelli) e nella seconda la sinfonia “Praga” di Mozart. A partire da lunedì 5 novembre 2012 fino al 16 novembre 2012 la segreteria della Scuola Musicale Giudicarie sarà a Vostra disposizione per consentirvi di sottoscrivere l’abbonamento alla stagione Sinfonica dell’Orchestra Haydn a Tione. Sarà inoltre possibile abbonarsi anche la sera stessa del primo concerto (17 novembre 2012) presso la biglietteria dell’Auditorium Guetti. Orario di apertura al pubblico della segreteria SMG Lunedì-martedì-giovedì dalle 09.00 alle 11.30 – dalle 16.00 alle 19.00; venerdì dalle 09.00 alle 11.30 – dalle 16.00 alle 17.30. Abbonamento: intero € 30,00 (4 concerti all’Auditorium di Tione, 1 concerto al S. Chiara a Trento e 1 in Chiesa a Tione – gratuito) ridotto (studenti fino a 25 anni e over 65) € 18,00 prezzo riservato all’abbonato della Stagione di prosa Tione/Pinzolo/Spiazzo € 22,00 Biglietto: intero € 15.00 - ridotto (studenti fino a 25 anni e over 65) € 8.00 biglietto unico Concerto per famiglie (09/03/2013) € 5 a persona Si ricorda che il concerto del 21 maggio 2013 nella Chiesa Parrocc. di Tione è gratuito. VENDITA BIGLIETTI: La sera del concerto presso la biglietteria dell’Auditorium. Per il concerto del 23 gennaio 2013 a Trento si potrà acquistare il biglietto giovedì 10, venerdì 11, lunedì 14 e martedì 15 gennaio 2013 presso la Scuola Musicale Giudicarie negli orari di segreteria.

Giudicarie, “Bhajan Celebration”, canti devozionali dell’India con musica dal vivo, a cura di Luz Amparo Osorio. Nel 2013, invece altri tre appuntamenti vedono affiancate SMG e Nuvola Rossa, sempre presso la Scuola Musicale Giudicarie alle 20.30: il 23 febbraio con “J.S.Bach: ascolto pro-

fondo ed emozioni”, a cura dell’Ensemble Scuola Musicale Giudicarie; il 23 marzo “Musica e Magia Celtica”, con Alexandra Selleri all’arpa celtica e Sergio La Vaccara al violino; infine l’11 maggio “Danzare Lilith: alla scoperta della propria femminilità”, a cura di Elisabetta Ghetti. Altre collaborazioni sono

Sabato 17 Novembre 2012, ore 20.30 Auditorium Istituto d’Istruzione Superiore “L.Guetti” DIRETTORE SOLISTI Ensemble Primi Fiati dell’Orchestra Haydn

PROGRAMMA M. Ravel: Le Tombeau de CouperinD. Shostakovich: Walzer n.2 for Jazz OrchestraG. Gershwin: Un americano a ParigiA. Piazzolla: Tango Suite

Mercoledì 23 Gennaio 2013, ore 20.30 Trento Auditorium

Per l’occasione sarà messo a disposizione un autobus per il trasferimento a Trento. Prenotazioni del pullman entro martedì 15 gennaio 2013, presso la Scuola Musicale Giudicarie DIRETTORE SOLISTA George Giuseppe Pehlivanian Albanese (piano)

PROGRAMMA A. Casagrande: Nuova composizione (comm. Haydn)I. Stravinskij: Concerto per pianoforte e orch. fiatiG. Bizet: Carmen (Suite)

Martedì 19 Febbraio 2013, ore 20.30 Auditorium Istituto d’Istruzione Superiore “L.Guetti” DIRETTORE SOLISTA PROGRAMMA Thomas Mandl Pavel C.M. von Weber: Ouverture „Der B e r m a n Freischuetz“ M. Bruch: Concerto (violino) per violino n. 1 W.A. Mozart: Ouverture „Le nozze di Figaro“ J. Strauss: Intermezzo da „1001 Nacht“, „Tritsch-Tratsch-Polka“, „Rosen aus dem Sueden“ F. Smetana: La Moldava

Sabato 9 Marzo 2013, ore 17.00 Auditorium Istituto d’Istruzione Superiore “L.Guetti” - Concerto per famiglie DIRETTORE SOLISTA PROGRAMMA Ensemble Primi Fiati del- P. Dukas: l’Orchestra HaydnLucia- L’apprendista stregone no Gottardi (burattini)

Mercoledì 10 Aprile 2013, ore 20.30 Auditorium Istituto d’Istruzione Superiore “L.Guetti” DIRETTORE Thomas Mandl

SOLISTA S. Kotina, mezzosoprano G. V. Humphrey (tenore)Prime parti della Haydn

PROGRAMMA G. Mahler: Das Lied von der Erde (arr. A. Schoenberg)

Martedì 21 Maggio 2013, ore 20.30 Chiesa Parrocchiale di Tione DIRETTORE SOLISTA Stephan Soprano Tetzlaff da def.

PROGRAMMA A. Corelli: Concerto grossoJ.S. Bach: Cantata „Vergnuete Ruh, beliebte Seelenlust“G.F. Haendel: Concerto grossoW.A. Mozart: Sinfonia 38 in re magg. K504 „Praga“

frutto di relazioni ormai consolidate nel tempo: quella con la Parrocchia di Tione in occasione di Santa Cecilia il 22 novembre 2012, con i Cori di SMG sede Tione, quella con l’Anffas per il laboratorio di musica con Figurenotes, quella con il Centro Diurno di Villa Rendena e il Centro di Salute mentale di Tione di Trento, quelle con gli Istituti Comprensivi per i progetti nelle scuole, con le Scuole Materne e gli Asili Nido, con l’Università della Terza Età e del Tempo disponibile di Pinzolo e Roncone, con l’Orchestra Haydn per la stagione di concerti a Tione. Novità di quest’anno sono invece le collaborazioni con il Centro Servizi Culturali Santa Chiara di Trento per la rappresentazione de “La favola del Re silenzioso” per le Scuole materne indicativamente nel prossimo aprile, nonché “eLEGGERE LIBeRI”, concorso promosso dalle Biblioteche di Tione, Pinzolo, Biblioteca di Valle delle Giudicarie Esteriori, Servizio bibliotecario Valle del Chiese in collaborazione con la Scuola Musicale Giudicarie, che vedrà la sua conclusione in maggio con una giornata ricca di iniziative e spettacoli. Evento che vedrà impegnati gli allievi, gli insegnanti e i soci di SMG sarà l’annuale Assemblea dei soci, che si terrà il 7 dicembre 2012 alle ore 18.30 presso l’Auditorium Guetti di Tione. Il 22 dicembre, presso la Chiesa Parrocchiale di Storo, si terrà la consueta rassegna del Coro Valchiese a cui parteciperà anche il Coro Voci Bianche di SMG sede di Storo. Accanto a questi ci saranno i consueti saggi del periodo natalizio delle sedi di Tione e di Storo/Bagolino. Infine vi sono i nuovi corsi in partenza in questi giorni, a testimonianza della “vivacità” di SMG verso il territorio: a Storo musica-danza giocando; a Tione “Baby lala” per i più piccoli (da sei mesi a due anni), danza oltre i sessant’anni e un nuovo corso di canto moderno.


Società

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Unavitatraimpegnoeamministrazione Il ricordo di Amelia Campidelli, nel ventennale della scomparsa Amelia Campidelli

di Mario Antolini Muson Anni ed anni di proiezione di sè verso le nuove generazioni, con intensa professionalità, ma soprattutto con quella costante attenzione a sentirsi a servizio delle nuove generazioni da far crescere secondo le loro specifiche esigenze nel chiaro riflesso dei continui cambiamenti della società. Ma l’impegno nella Scuola non è stato sufficiente per una persona che sentiva l’anelito al sociale con una intensità inusitata. Fin da giovanissima fa parte del movimento femminile della democrazia cristiana diventandone subito una solerte animatrice con una donazione di sè che ha avuto quasi dell’inverosimile, specie in considerazione del fatto che la sua vita ha avuto appena la durata di un soffio: ci verrà tolta, infatti, a soli 49 anni, il 31 maggio 1992. Ho qui sulla scrivania giornali e riviste che parlano di lei, ma tutti dalle date sorpassate. Non vorrei che Amelia rimanesse nascosta su quella carta stampata che parla bene di lei, ne elenca doti e meriti, ma che rimane fredda e silenziosa se posta nei raccoglitori dei ricor-

Doveroso e sentito, nel ventesimo anno dalla morte, il ricordo di Amelia Campidelli: una delle personalità maggiormente incisive nella vita politico-amministrativa delle Giudicarie nella seconda metà del secolo scorso. Nata nel 1942, in una famiglia numerosa di Pelugo, di senza che nessuno sappia mai farla rivivere fra di noi, in modo particolare riportando alla luce il sua entusiasmo, la sua capacità di lottare, il suo intuito nel vedere come si deve operare per il pubblico bene, per la gente. Il suo motto è stato: «La persona deve essere al centro di tutto il nostro agire politico, l’uomo comunque la pensi, la gente qualunque essa sia: se vogliamo servirla nei migliori dei modi, dobbiamo innanzitutto rispettarla...». Su questa base ha tessuto il suo andirivieni di paese in paese, sempre a contatto con più persone poteva, accalorandosi nel prospettare ciò che c’era da cambiare, ciò che c’era da fare, ciò che c’era ancora da studiare e da scoprire. In quei decenni dal 1970 al 1990 - furono anni di lotte, di contrapposizioni, di impegni davvero personali che presupponevano coraggio e costanza, ed anche l’amarezza dell’incomprensione e

dell’avversione. Ma Amelia non ha conosciuto mai la “defezione”: sempre pronta al suo posto - sia nel Comitato Politico Provinciale del movimento femminile, sia nel Comprensorio delle Giudicarie come Assessore alle Attività Sociali, come in qualsiasi altra incombenza - con la forza del suo carattere, con il sostegno delle sue irremovibili convinzioni, con quella sua generosità che la portava a donarsi con sacrifici non indifferenti per chiunque avesse bussato alla sua porta. A già vent’anni dalla sua scomparsa - e si potrebbe dire a soli vent’anni - fa impressione rileggere parole, commenti, saluti, auspici generosamente sgorgati dalla mente e dal cuore di amici ed autorità, ma è altrettanto scoraggiante la constatazione che proprio in quel “mondo” (ambiente) in cui la sua personalità si espresse con il preciso intento di “dare” e di “costruire”... la sua figura

imposta subito la propria esistenza verso il mondo della scuola: diplomata alle Magistrali, insegnante alle Scuole Elementari, quindi laureata in lettere e professoressa alle Scuole Medie, nelle quali diventa Preside successivamente nelle sedi di Ponte Arche, di Tione e di Spiazzo. appaia quasi del tutto scomparsa: nessuno ne parla più, nessuno ripropone i suoi studi e le sue intuizioni, nessuno sta costruendo sul suo passato, come non lo si fa sul passato di coloro che per le istituzioni (e per le formazioni politiche) hanno saputo dare tanto. Una delle testimonianze che ho sotto mano (datata 1992) dice: «Rimanga il suo insegnamento fatto di coerenza, umiltà, servizio e soprattutto rispetto per le istituzioni, rispetto per le persone». Sono doti che non vorremmo leggere soltanto sul giornale, ma che ognuno si augura di poter riscontrare in tutte le persone che stanno scendendo in campo in questi delicati momenti di crisi per lo Stato, per la Provincia, per i Comuni, per le Comunità, per il mondo del lavoro e dell’occupazione, per le famiglie.Come risuonano di piena attualità le parole, al suo funerale, dell’omelia di don Adolfo che così si espri-

meva: «In uno scritto Amelia scriveva: “È indubbio che la Val Rendena ha ormai raggiunto livelli di benessere diffuso. Oggi vale la pena continuare su questo cammino, o è meglio fermarsi e guidare uno sviluppo ordinato, omogeneo, che tenga conto della persona nella sua complessità, con particolare attenzione alle fasce più deboli?”. E per la causa dei più deboli Amelia si è battuta nell’ordine delle idee, dei consigli, nelle situazioni particolari che avvicinava nelle scelte operative». Sono queste le intuizioni ed i comportamenti di chi ha poggiato sugli indistruttibili pilastri di “onestà, impegno, trasparenza” ogni atto della sua esistenza vissuta per gli altri. A suo ricordo ed a saluto di una persona rimasta emblematica in tutte le Giudicarie non trovo di meglio che riportare ciò che di lei e per lei ha vergato - ancora allora, al

momento della sua scomparsa - una penna di affermato scrittore: «Quando i riflettori di questo mondo si spengono, un’altra luce rimane accesa e risplende: è la luce dell’amore gratuito che s’è saputo dare, quella dei cuori che si è riusciti a riscaldare. È una luce che non si vede nel mondo della politica e della comunicazione di massa, quando le violente ed effimere luci dei riflettori sono accese, ma è una luce segreta che dà vita e gioia profonda, che riempie la nostra anima (...) sopratutto per chi spende nel Volontariato. È importante saper attingere a questa luce che permette di vedere la vita con gli occhi molto diversi da quelli aridi del mercato e del consumo in cui siamo immersi». È la luce di Amelia, che ci auguriamo possa continuare a rimanere accesa dinanzi agli occhi di chi li sa mantenere protesi a fissare ciò che è il “bene comune”, ossia ciò che è il meglio che si possa e si debba fare per essere se stessi e per adeguatamente convivere con e per il proprio prossimo.

SOTTO L’ALTO PATRONATO DEL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA ITALIANA

Francesco Guardi nella terra degli avi

Dipinti di figura e capricci floreali

TRENTO Castello del Buonconsiglio

Provincia autonoma di Trento

6 ottobre 2012 - 6 gennaio 2013

Mostra organizzata da Soprintendenza per i Beni Storico-artistici

in collaborazione con la Fondazione Musei Civici di Venezia

Info

Castello del Buonconsiglio

Castello del Buonconsiglio

monumenti e collezioni provinciali

Via Bernardo Clesio, 5 - Trento Tel. 0461 233770 - Servizi educativi 0461 492811 info@buonconsiglio.it - www.buonconsiglio.it

Orari dal 6 ottobre al 18 novembre 10.00-18.00 dal 20 novembre al 6 gennaio 9.30-17.00 Giornate di chiusura: tutti i lunedì non festivi, 25 dicembre 2012 e 1 gennaio 2013


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Attualità

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IlVeterinario:quando/come,aqualee… perchérivolgersialui

Il Medico Veterinario è quindi un professionista il cui “sapere“ può spaziare, a seconda del settore di cui si occupa, dalla clinica e chirurgia degli animali, alla tutela del loro benessere e delle interazioni con l’uomo, alla tutela della salute e sicurezza alimentare di quest’ultimo, attraverso il controllo delle malattie infettive comuni ad entrambi (zoonosi), e di quelle trasmesse con gli alimenti (tossinfezioni alimentari). Non ultimo, anzi sempre più importante, la sua profonda conoscenza del rapporto uomo – animale -ambiente,

Alcune informazioni utili per la salute dei vostri animali Nell’immaginario collettivo, quando si parla, si vede, si pensa ad un veterinario, lo si associa indissolubilmente agli animali. E’ altrettanto vero, però, ancorché a molti sconosciuto, che fin dagli albori della sua nascita come figura professionale si è occupato e sempre più lo fa, di Salute Pubblica, Igiene e Sicurezza Alimentare, tant’è gioca un ruolo importante nel valutare il possibile impatto ambientale e la pericolosità o meno di attività zootecniche/umane e/o di comportamenti più o meno virtuosi ai danni della natura e di tutto ciò che ne fa parte.

Definita, ancorché sommariamente, la poliedrica figura del veterinario è ora opportuno, per i lettori del Giornale delle Giudicarie, sapere a “quale veterinario” possa e/o debba rivolgersi o dove lo possa “trovare”. Sul territorio della Comu-

che al Medico Veterinario è affidato il controllo della maggior parte delle produzioni alimentari , dagli stabilimenti di macellazione, ai laboratori di produzione delle carni, dei prodotti ittici, dei salumi, alle centrali del latte ed i caseifici, ai laboratori di produzioni dei gelati, dei prodotti dell’alveare, delle industrie di piatti pronti. nità sono presenti i veterinari liberi professionisti, cui ci si può e deve rivolgere per ogni necessità dei nostri animali, siano essi cani, gatti, altri animali d’affezione o animali dell’’azienda agricola, bovini, ovicaprini, ecc. A tal propo-

sito, per gli animali d’affezione possiamo contare su una capillare rete di ambulatori condotti da validissimi professionisti, mentre per gli animali da reddito, l’assistenza zooiatrica è addirittura garantita da convenzioni pubblico/privato che impegnano 3 colleghi ad essere, direttamente o indirettamente, sempre disponibili. Ai veterinari dell’Azienda Provinciale per i Servizi Sanitari, meglio conosciuti come Veterinari ASL, ognuno può o deve rivolgersi per le necessità riguardanti registrazioni, rilascio di documenti, effettuazione di esami di laboratorio, compra/vendite, rilascio di certificazioni sia per gli animali che per i prodotti alimentari, attestazioni / nulla osta/ pareri relativamente ad attività, manifestazioni che si intendono intraprendere con gli animali o per la realizzazione, di stabilimenti, laboratori, per l’apertura di negozi , nei quali si producano o si commercializzino prodotti di origine animale. Agli stessi ci si potrà rivolgere per le verifiche di salubrità/sicurezza e tracciabilità degli alimenti, per avere informazioni sull’etichettatura, così come per inconvenienti igienico sanitari

imputabili agli animali o loro prodotti, o dovuti agli insediamenti zootecnici, così come per l’assistenza sanitaria agli animali smarriti, vaganti, di cui non sia possibile rintracciare il proprietario. A tal proposito, presso il Servizio Veterinario dell’APSS, è attiva, durante l’orario di chiusura degli uffici, una segreteria telefonica, che fornisce il/i numero/ i di telefono del Veterinario in servizio di Pronta disponibilità notturna/prefestiva e festiva, cui ci si potrà rivolgere per i motivi anzidetti e comunque per ogni informazione. I recapiti del Servizio veterinario pubblico, così come dei colleghi veterinari liberi professionisti, possono essere anche forniti dai Corpi della Polizia Locale, dai Vigili del Fuoco volontari, dalle Aziende di Promozione Turistica, dai Carabinieri. L’indirizzo e i numeri di telefono del Servizio Veterinario dell’Azienda Sanitaria sono: Dipartimento di Prevenzione Unità Operativa Igiene e Sanità Pubblica Veterinaria n. 5 Via Presanella n. 16 38079 Tione di Trento Tel. 0465 331490 – 331496 Fax 0465 331499


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Sport

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Il 18 dicembre ritorna, a Madonna di Campiglio, la Coppa del Mondo di sci alpino

Madonna di Campiglio: cresce l’attesa per la 3Tre La Fis, ad ottobre nel meeting di Zurigo, ha confermato l’appuntamento anche nel 2014 e 2016

V

oluta, desiderata, attesa dal 2005, data dell’ultima edizione, tra poche settimane, il 18 dicembre, inaugurerà ufficialmente l’ormai imminente stagione sciistica di Madonna di Campiglio. Il riferimento è allo slalom in notturna della Coppa del Mondo di sci che tra qualche settimana rientrerà nella storia sciistica, e non solo, di Madonna di Campiglio. I preparativi fervono, 18 dicembre 2012, una data importante, da segnare in agenda. A Madonna di Campiglio si disputerà la 3Tre, storico slalom nuovamente inserito, dopo sette anni, nel calendario della Coppa del Mondo di sci alpino. I grandi campioni torneranno a gareggiare sul leggendario Canalone Miramonti aggiungendo, nella storia del circo bianco, un’altra pagina di audaci imprese sportive. L’Audi Fis Ski World Cup Night Slalom di Madonna di Campiglio, l’unica discesa tra i pali stretti in programma in Italia per la stagione di Coppa del Mondo 2012/2013, andrà in scena sotto le stelle, lungo 550 metri di pista illuminata, fino all’ultimo ardito muro che si affaccia sul parterre di arrivo e sul centro della località. La prima manche scatterà alle 17.45, la seconda alle 20.45. 1948, l’anno dell’idea firmata da un gruppo di amici trentini appassionati dello sci: in primis il giornalista Rolly Marchi, poi Fabio Conci, allora presidente del Comitato trentino della Fisi, Pio Antonio Caliari, Aldo Ceri, Gian Giacomo Colombo e Camillo Rusconi. 1949, la data della prima edizione, con 3 gare disputatesi in tre diverse località del (Tre)ntino, 3Tre, appunto:

il Canalone Miramonti è quasi pronto ad ospitare la prestigiosa competizione e la blasonata località turistica si appresta ad accogliere non solo i più forti sciatori del mondo, ma anche il seguito dei tifosi e degli appassionati dello sci. Per questi sarà organizzata una serie di iniziative e attività presso il villaggio invernale che verrà allestito in una inedita “Conca verde” vestita a festa.

IL PROGRAMMA 17 dicembre 2012 ore 16.00 Apertura villaggio 3Tre ore 18.30 Estrazione pettorali in piazza “Sissi” 18 dicembre 2012 ore 16.00 Apertura villaggio 3Tre ore 17.45 1ª manche slalom maschile al Canalone Miramonti ore 19.00 Degustazioni, drink e musica dal vivo al villaggio 3Tre ore 20.45 2ª manche slalom maschile al Canalone Miramonti A seguire cerimonia di premiazione ore 21.30 Festa con musica dal vivo al villaggio 3Tre Biglietti d’ingresso 10 euro (adulti), 5 euro (ragazzi 8-16 anni), gratis per i bambini sotto gli 8 anni. Il biglietto comprende le degustazioni al villaggio 3Tre. In vendita a Madonna di Campiglio presso le biglietterie 3Tre dal 16 dicembre oppure online da ottobre su www.3trecampiglio.it. 3Tre drink Declinata in bevanda, la 3Tre ha il gusto fresco della menta e del limone. Si chiama 3Tre Drink, la bibita, che è anche uno strumento di marketing e comunicazione, dedicata alla gara di Coppa del Mondo di Madonna di Campiglio. Ideata e prodotta dalla ditta Giotti di Fidenza, che ha firmato anche la più famosa Lemonsoda, la si può trovare in vendita al dettaglio e presso gli hotel, ristoranti e bar di Madonna di Campiglio e della Val Rendena.

Paolo De Chiesa - Foto Archivio Bisti

una discesa libera sulla Paganella, un gigante sul Bondone e uno slalom a Serrada. Zeno Colò vinse slalom e discesa, prima di partire per i mondiali di Aspen dove avrebbe dominato in libera e gigante. Albino Alverà si aggiudicò invece il gigante. Fu quindi la passione di Gianvittorio Fossati Bellani, commissario tecnico e vicepresidente della Fisi, tra i fondatori e presidente per quasi trent’anni delle Funivie Madonna di Campiglio, a portare, nel 1956, l’evento sportivo nella “Perla delle Dolomiti”. Nel 1967 la 3Tre diventa la prima gara della Coppa del Mondo ad essere ospitata in Italia; nel 1974 il giovanissimo e

Giorgio Rocca vittorioso a M. di Campiglio nel 2005 - Foto Archivio Bisti

Il Canalone Miramonti - Foto Archivio Bisti

sconosciuto Ingemar Stenmark vi conquista la prima vittoria in Coppa del Mondo della sua carriera. A Madonna di Campiglio, colui che è tuttora considerato il più grande sciatore di tutti i tempi, vincerà 8 volte (5 in speciale, 3 in gigante). Alle vittorie da record di “Ingo” si avvicina il miglior italiano di sempre, Alberto Tomba che, in slalom, ha tagliato per primo il traguardo nel 1987, 1988 e 1995. I magnifici anni dello sci. Giunta alla 59ª edizione, la manifestazione è stata, nella sua storia, 55 volte slalom, 31 slalom gigante, 23 discesa libera, 32 combinata, 3 superG e 1 volta parallelo; 3 slalom e 2 slalom giganti femminili completano la serie di gare disputatesi sotto il nome di 3Tre. Nello slalom la nazione che ha conquistato più vittorie è l’Italia con 15 primi posti, seguita da Francia e Svezia con 9 vittorie. Sette anni fa, nell’ultimo appuntamento sciistico mondiale a Madonna di Campiglio, il più veloce è stato l’italiano Giorgio Rocca. Passerà il testimone agli specialisti azzurri dello slalom? L’emiliano Giuliano Razzoli e i trentini Stefano Gross e

Cristian Deville sono pronti a dare battaglia. Da Zeno Colò a Karl Schranz, da Gustav Thoeni ad Alberto Tomba, da Ingemar Stenmark a Bode Miller, tutti i nomi che hanno fatto la storia dello sci hanno scritto almeno una volta il loro nome nell’albo d’oro della 3Tre. Il 18 dicembre 2012 si avvicina, la più antica gara italiana della Coppa del Mondo di sci sta per tornare. A Madonna di Campiglio cresce l’attesa. Che emozione!

Il “Villaggio 3Tre” La festa si dilata dal Canalone Miramonti al villaggio 3Tre presso la Conca Verde. Avvolti da un’atmosfera fiabesca, presso il villaggio si potranno trovare prodotti del territorio e idee regalo originali: dall’artigianato in legno al tovagliato nei tipici tessuti, dagli accessori moda all’oggettistica più curiosa, dal miele al formaggio, dallo speck alle grappe di montagna, fino alla cioccolata delle migliori marche e ai gustosi dolci della tradizione trentina. Musica e animazione per i bambini completeranno il tutto. 3Tre social Dopo solo un mese e mezzo dall’apertura su Facebook della pagina ufficiale dedicata alla 3Tre, i fan della Coppa del Mondo hanno già raggiunto quota 3000, in costante aumento. Numeri che fanno capire quanto la 3Tre eserciti ancora un notevole fascino sugli sportivi e sui giovani, siano essi sciatori o semplici appassionati della neve. Notizie e aggiornamenti sulla 3Tre Audi Fis Ski World Cup Night Slalom di Madonna di Campiglio si possono trovare all’indirizzo www.3trecampiglio. Potete seguire l’avviciarsi della gara anche su facebook.com/3trecampiglio, twitter.com/3trecampiglio, diventando protagonisti dell’evento attraverso la condivisione di commenti, impressioni, emozioni.

Bojan Krizay sul Canalone Miramonti nel 1984 - Foto Archivio Bisti


Spazio aperto/lettere

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No all’accentramento burocratico Armani: La gestione associata dei servizi rischia di creare una burocrazia più forte e distante dai cittadini Il “Protocollo di finanza locale” per il 2012 prevede l’obbligo dei comuni con meno di 10.000 abitanti di affidare alla comunità di valle la gestione di alcuni servizi tra cui quello dei “tributi” (Cosap/Tosap, canone idrico, IMUP, Imposta di pubblicità e delle pubbliche affissioni ecc.). La data di partenza della gestione associata tra i comuni per questo importante servizio era prevista per il 1° gennaio 2013. Solo all’ultimo momento (26 ottobre), in seguito al malumore e alla contrarietà, più o meno manifesti, dei Sindaci è stato concordato tra la Provincia e i Comuni un rinvio al luglio 2013. Con la gestione associata verrà costituito presso la Comunità un megaufficio tributi con un organico di una ventina di dipendenti comandati o messi a disposizione dai comuni, che porterà inevitabilmente alla nascita di una burocrazia di valle distante dai cittadini e foriera di costi; quanto all’efficienza

avremo modo di verificarla, ma è ormai superata l’idea che tutto si basi su specializzazione ed economie di scala; serve invece flessibilità e un ragionevole mix di adeguatezza (la complessità/specializzazione del servizio richiede una organizzazione sovra comunale) e sussidiarietà (vicinanza ai cittadini utenti). Ci saremo aspettati che la legge di riforma avesse come obiettivo principale quello di decentrare competenze e personale provinciali; invece assistiamo a scelte che vanno esattamente nella direzione opposta. E dopo questo passo potrà seguire il trasferimento di altri servizi comunali con relativo personale: la segreteria, la ragioneria ecc Pur dando per scontato che sia necessario razionalizzare, risparmiare risorse, tagliare costi aggiuntivi, anche inducendo i comuni ad avviare percorsi di unione di servizi e di unificazione, quanto previsto

dal protocollo non rappresenta la soluzione ideale, a meno che non si pensi ad un improbabile macrocomune delle Giudicarie. La questione non è di poco conto e non riguarda solo i sindaci o gli amministratori come qualcuno potrebbe pensare, ma viene a modificare importanti assetti e organizzazione di uffici che interessano direttamente i cittadini. Per questo motivo sarebbe utile capire quali sono gli obiettivi e i presupposti di questa straordinaria operazione, dalla quale pare esca rafforzata solo la burocrazia provinciale che non cede un centesimo di potere. La giunta provinciale oggi continua a proclamare che si tratta di una semplice riorganizzazione e che non viene lesa l’autonomia dei comuni. La realtà è ben diversa e credo che si vada avanti a diktat e a pressioni sui Sindaci perché non si oppongano ad un disegno che a mio avviso è irrazio-

nale da un punto di vista amministrativo e accentratore da un punto di vista politico. Perché irrazionale e accentratore? 1) La Provincia realizza questo disegno organizzativo senza una logica territoriale, non distinguendo tra comunità grandi e piccole. Non si dice qual è l’ambito ideale, quali sono gli standard qualitativi e quantitativi che tengano conto della popolazione, dell’estensione territoriale, della frammentazione degli abitati. La soluzione non sta nella Comunità di Valle, ma nelle gestioni associate a “geometria variabile”,(3-5.000 abitanti per 3, 4, 5… Comuni), realizzabili senza costi aggiuntivi (veramente), senza allontanarsi dai cittadini-utenti. Quello che non è accettabile è il voler a tutti i costi giustificare la riforma istituzionale capovolgendone i presupposti (competenze dalla Provincia ai territori) e riempiendola di competenze comu-

nali in maniera scriteriata. 2) Si ipotizza per le nostre Giudicarie un ufficio organizzato per sub ambiti, vale a dire con uffici periferici (probabilmente uno per zona). Ma i cittadini del Chiese, per fare un esempio, troveranno questo ufficio a Storo, a Condino o a Pieve di Bono? E se fosse baricentrico (ipotizziamo a Pieve di Bono) cosa ne pensa il cittadino di Storo? Naturalmente l’ipotesi vale anche per altre possibili dislocazioni. E per la Rendena dove lo istituiamo questo ufficio periferico? A Spiazzo, a Pinzolo? 3) Si smantellano uffici tributi efficienti esistenti in molti comuni, talvolta già associati tra loro nel caso di piccoli comuni, per avventurarsi su un percorso di presunta razionalizzazione che non ha riscontri in nessuna parte dello stato (e poi ci si lamenta del governo di Roma accentratore e burocrate!) 4) Il megaufficio di circa venti persone sarà costituito da

personale trasferito da alcuni comuni. Altri dipendenti che fino ad oggi nei piccoli comuni hanno svolto oltre alla competenza dei tributi altre mansioni vedranno ridotto l’orario di lavoro per effetto della competenza trasferita o saranno pagati per svolgere minori mansioni a parità di orario di lavoro? L’assemblea della comunità approva mozioni contro il trasferimento dalla periferia verso il centro delle competenze statali (tribunale, ufficio entrate…), deciso dal governo, ma non si pronuncia, manifestando così un forte strabismo, sull’analoga operazione che sta facendo la Provincia. E’ opportuno che i cittadini siano informati di tutto questo processo di accentramento e depauperamento delle competenze comunali che andrà ad incidere sulla qualità dei servizi che potranno ricevere in futuro. Raffaele Armani

Parlamento: schiaffo pesante agli italiani I partiti si distanziano sempre più dalla vita reale, tra scandali e superficialità. E intanto, l’antipolitica avanza Tutti noi sappiamo benissimo come questa crisi, che stiamo vivendo ormai da oltre quattro anni, sta condizionando (chi più chi meno) in maniera sensibile il nostro stile di vita con la consapevolezza che nulla sarà più come prima. E’ vero che in Trentino l’effetto, per certi versi, non è stata così devastante come in altra zone d’Italia, sta di fatto che comunque ogni giorno anche da noi assistiamo a crisi aziendali sempre più complesse con numerosi dipendenti che vengono messi in cassa integrazione senza sapere quale sarà poi il loro futuro. Penso, quindi, a quelle famiglie che magari si trovano a dover pagare un mutuo, l’affitto, con dei figli a carico e che debbono rinunciare a un sacco di cose per poter arrivare

alla fine del mese, con l’aiuto spesso provvidenziale dei nonni. Un popolo, il nostro, che in quest’ultimo anno di Governo Monti si è dovuto sobbarcare ulteriori sacrifici per cercare di far quadrare i conti di uno Stato che sembrava destinato alla deriva finanziaria/ economica sulla falsa riga della Grecia e/o della Spagna. Sforzi che ognuno di noi ha dovuto affrontare con non poche difficoltà e con l’auspicio, almeno, che potessero servire a qualcosa. Non sto qui a ripetere ciò che è successo nella Regione Lazio o, da ultimo, in Lombardia, certo è che vedere queste cose non ha fatto altro che accrescere dentro ognuno di noi la sfiducia verso la politica che si è dimostrata incurante della crisi che

attanaglia le nostre famiglie. Non voglio fare della spicciola demagogia ma ritengo che un politico, in un momento di estrema emergenza come quella che stiamo vivendo a più livelli, debba almeno dare il buon esempio cercando di limitare questa apatia imperante con dei comportamenti consoni al delicato momento storico che stiamo attraversando. Ma invece cosa succede? Il Governo confeziona un provvedimento urgente per tagliare le spese delle Regioni (finalmente!) che, guarda caso, immancabilmente i nostri parlamentari bloccano senza batter ciglio. Allora io mi domando: questi signori sanno che tra la gente il sentimento dell’antipolitica sta montando inesorabilmente (e

pericolosamente) e il continuare a rendere inutile qualsiasi tentativo di riduzione dei costi della politica significa alimentare chi, del populismo, ne fa una ragione di vita (Grillo tanto per non far nomi)?!?! Su un recente fondo del Corriere della Sera, Angelo Panebianco ha stigmatizzato quello che sta succedendo “…come una volontà non solo dei partiti ma di un intero, variegato ma potentissimo, “blocco politico-amministrativogiudiziario” a mettersi di traverso non appena si cerca di incidere sui bubboni del nostro sistema pubblico. Basti pensare, anche alle recenti sentenze della Corte costituzionale che ha sonoramente bocciato il taglio agli stipendi (non certo modesti) di magistrati e alti

funzionari di stato. Tutto ciò, ha sottolineato il famoso giornalista, nella più totale indifferenza degli stringenti vincoli europei o del fatto che, Europa o non Europa, se non si abbassano le tasse tagliando la spesa pubblica, non c’è possibilità di rilanciare la crescita, non c’è altro destino possibile se non il declino e l’impoverimento collettivo…” Possibile che tutto questo passi inosservato e nel silenzio più totale??? Non voglio e non posso crederci, tra qualche mese ci saranno le elezioni politiche e, l’autunno prossimo, quelle provinciali…sta a noi decidere cosa fare!!! Massimo Caldera

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La Posta

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LA POSTA

La crisi dei ragazzi è anche alimentare Un’alimentazione poco sana è causa di disturbi anche comportamentali

Caro Adelino, è da un po’ di tempo che volevo sottoporti una questione che credo interessi anche molti altri genitori. Ho due figli ormai grandi che mi fanno arrabbiare ogni volta che si siedono a tavola per mangiare, snobbano i cibi preparati con cura da mia moglie, mangiano patatine e porcate varie che acquistano per conto loro nei supermercati della zona, non c’è più religione neanche in cucina. Beati i tempi in cui si mangiava poco, ma quel poco era saporito e genuino, c’era molta più serenità, oggi con i cibi che i nostri giovani ingeriscono non possono che diventare nevrastenici, dove andremo a finire? Aldo

Caro amico, ti capisco. Negli ultimi cinquantanni l’alimentazione ha fatto passi da gigante(in avanti o in dietro, dipende dai punti di vista). Quand’ero ragazzo, in famiglia di carne se ne vedeva molto poca. Quando mio padre tirava il collo ad una gallina, i casi erano due: o c’era un ammalato in casa, o era ammalata la gallina. Oggi si divorano, all’anno, quasi 50 chili di carne a testa. Mangiamo tutti di più. Pesce, formaggi, latticini, pasta, riso, il tutto cucinato in maniera strampalata, le tavole abbondano di ogni ben di Dio, ma, alla fine, mangiamo meglio? Ho l’impressione che la cucina di oggi abbia affinato la tecnica a scapito degli ingredien-

ti. Sono scomparsi i sapori e gli odori antichi, i prodotti, per lo più industriali, sono più o meno tutti eguali, si cucina sempre meno in casa e quindi si perdono le buone ricette della nonna, nelle città, ma un po’ dovunque, spariscono le trattorie ed i piccoli ristoranti sostituiti da luoghi di mangiamento di massa, all’americana. Ne consegue che la buona tavola, sarà in futuro un fatto culturale per pochi ricchi e fortunati. E’ inutile girarci attorno: quarantanni fa le nostre mamme cucinavano in famiglia per quattro ore al giorno, le donne di oggi scongelano per una ventina di minuti. L’ex angelo della casa è ormai preso da mille altre attività. A mezzogior-

no nessuno torna a casa. Si mangia in fabbrica, a scuola o in ufficio. La mensa, il fast-food, il panino hanno sostituito la cucina casalinga. Inoltre, adesso che mangiamo a volontà, più di 800 chili all’anno di cibi a testa, come dicono le statistiche, in maniera disordinata e con

Se i libri di storia rinnegano le nostre radici Le radici Cristiane dell’Europa relegate a poche righe da alcuni autori

Egr. sig. Amistadi,condivido quasi sempre quello che dice, senta questa e mi dia la sua opinione. Sono iniziate le scuole e così ho sfogliato il libro di storia di mio figlio, in una mattinata uggiosa, in cui avevo poco da fare. Con mia sorpresa ho notato che nel libro non c’è alcun riferimento alla venuta e al significato del Cristianesimo, solo un accenno alla nascita di Gesù come fatto storico, nient’altro, mentre son dedicate ben quattro pagine alla figura di Maometto. Va bene l’Islam, parliamone pure, ma perchè si vuole rinnegare la nostra cultura? Mariella

L’ho già detto qualche altra volta, e lo ripeto, ho difficoltà ad accettare quel malinteso senso della tolleranza e della multiculturalità che si sta diffondendo anche in Giudicarie, complice la faciloneria dei soliti illuminati. Per timore di urtare la sensibilità degli altri (gli islamici per esempio) spesso rinunciamo alle nostre convinzioni. Se è vero quello che lei dice, chi ha confezionato il libro ha sbagliato. Ci sono altri esempi che dovrebbero far pensare. In qualche scuola non si fa l’albero di Natale, men che meno il Presepe, per non offendere chi è di altra religione, e vengono tolti i Crocefissi. E così, per codardia, o per eccesso di zelo nel rispettare GIORNALE DELLEgliGIUDICARIE (140x78) altri, va a finire che non

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rispettiamo noi stessi. Ed è un grave errore. Rispettiamo tutti e tutte le religioni, ma non possiamo rinnegare la nostra. Dobbiamo andare fieri della nostra identità, della nostra storia, dei nostri valori. Se vogliamo un futuro migliore, bisogna ripartire dalle nostre radici, non c’è scampo, checchè ne dicano i falsi buonisti. (a.a.)

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prodotti discutibili, siamo a rischio e non poco di pesare oltre misura. L’obesità incombe sulle nuove generazioni, e, se da un lato si fa di tutto per ingrassare, dall’altra si devono poi seguire ferree diete per ritornare in peso forma. Per concludere una chicca: ho letto da qual-

che parte che in America, un laboratorio specializzato in scienza dell’alimentazione, sta studiando una vasta gamma di alimenti, preparati con fibre naturali a base di cellulosa, che potranno sostituire, senza differenza alcuna di sapore e nell’aspetto, prodotti tradizionali quali pane, torte, creme, hamburger, salcicce ecc.! Ecco, caro Aldo, dove andremo a finire, anzi, dove andranno a finire i nostri figli. Noi, non più giovanissimi, per quel poco o tanto che ci resta, sarà meglio che restiamo fedeli alle antiche abitudini culinarie, che già, oggi, fa schifo la politica, non sopporterei che facesse schifo anche la cucina. Adelino Amistadi

A proposito di Accademia della Montagna... Gentile direttore il giornale delle Giudicarie Chiedo gentilmente ascolto per Accademia della Montagna del Trentino in merito alla quale avete dato notizia nella rubrica “Dalla Provincia” della risposta ad una interrogazione consiliare sul numero 10 di ottobre. Le chiederei di riportare correttamente l’importo dello stipendio del direttore mettendo accanto a 70 mila euro circa un “lordi” che come lei sa significa l’importo più che dimezzato in busta paga. In quanto ad ente inutile sono testimonianza del contrario: ne sono testimonianza le molte attività messe in campo, ma soprattutto l’aver creato con legge provinciale un luogo che sta diventando la casa delle professioni della montagna e della formazione istituzionale alla stessa riferita. Un luogo di confronto e di crescita che vede nel presidente del Comitato scientifico dott. Annibale Salsa un referente credibile e autorevole contributo importante al nostro operare. Personalmente credo sia stata una grande intuizione da parte del Consiglio provinciale aver voluto un soggetto istituzionale specifico in un territorio che vive di montagna. Vorrei però approfittare dell’occasione per far conoscer uno dei progetti di Accademia della Montagna del Trentino che ci pone all’avanguardia a livello Europeo ma anche mondiale. A tal proposito le allego un redazionale che spero trovi spazio sul suo giornale. La ringrazio dell’attenzione e la saluto Egidio Bonapace - Presidente Il redazionale sarà pubblicato sul prossimo numero per questioni di spazio


Spazio aperto/lettere

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Lettera aperta ai genitori di figli che sono o che saranno alla ricerca di un’occupazione

Per te che stai cercando un lavoro Cari genitori, facciamo sentire ai nostri figli cosa vuol dire sbagliare, parliamo a loro anche dei nostri fallimenti, di quei fallimenti che ci hanno segnato e ci hanno fatto diventare gli uomini e le donne che siamo, cerchiamo di non dimenticarci -anche se ogni tanto vorremmo- di quella volta che non abbiamo raggiunto la cima solo per un soffio, ricordiamoci come se fossi oggi quando credevamo fino all’ultimo di avercela fatta, quando credevamo

di avere in pugno un risultato per cui avevamo lavorato sodo ma che è svanito alla fine per una piccola svista …. parliamo loro della delusione che abbiamo provato quando qualcosa in cui abbiamo creduto fino in fondo non è andato in porto, raccontiamo loro le notti insonni trascorse a chiederci “come è potuto accadere?” ma è accaduto. Parliamone facendo sentire loro la forza delle emozioni, lo slancio gioioso per un nuovo progetto di vita o per una

nuova idea di lavoro che nasce e la rabbia che sentiamo quando questo non si realizza. Parliamone con ironia e auto ironia, se lo riteniamo possibile, ricordandoci anche l’imbarazzo, il rossore che ha investito il nostro volto quando siamo andati a proporre la nostra timida professionalità ai nostri primi colloqui di lavoro e non sempre le porte si sono spalancate … soffermiamoci sui pensieri che ci sono affioranti in mente -forse non tutti si potranno dire- ma non liquidiamo il tutto con “la

vita è anche questo, sbagliando si impara”…. lasciamo che le emozioni, le nostre emozioni corrano sul filo che lega le generazioni tra loro perché è uno dei lasciti migliori che possiamo fare ai nostri figli. Sono convinta che coinvolgere emotivamente i nostri ragazzi senza appesantirli eccessivamente- sia una delle possibili chiavi per passare loro l’energia utile a mettersi alla prova, a non lasciarsi scoraggiare, a continuare anche di fronte alle difficoltà, in particolare in questo

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Da alcuni mesi ormai, il Giornale delle Giudicarie viene distribuito in 15.450 copie a tutte le famiglie e le aziende delle Giudicarie con il servizio Postazone. Qualora non vi arrivasse, segnalatelo al postino della vostra zona. Questo spazio è aperto a tutti. Per richiedere la pubblicazione delle lettere scrivere a redazionegdg@yahoo.it. momento attuale in cui si nomina molto la crisi e non sempre ci si rende conto che la crisi non è solo economica sociale ma anche personale. E’ di sicuro un tema molto delicato che coinvolge l’identità personale e ancora di più l’identità in costruzione dei giovani in cerca di sé stessi. Fate sentire che quell’energia emotiva è vitale, che può

trasformare il fallimento in un’idea utile per riparare ad un errore o che si può trasformare in un nuovo slancio per rimettersi alla prova … facciamo sentire insomma che è vita! Laura Fumagalli, mamma e psicoterapeuta a Tione fumagalli.la@gmail.com

Aproposito di Dobet Gnahorè La cantante africana, che si è esibita a Forte Corno, è considerata l’erede di Miriam Makeba Vorrei fare alcune precisazioni sulla cantante africana Dobet Gnahoré, il cui concerto del 2 agosto scorso a Forte Corno è stato commentato su queste pagine (GdG Agosto 2012). Dobet Gnahoré è originaria della Costa d’Avorio, ma è considerata una cantante panafricana, erede della grande Miriam Makeba; nelle sue canzoni si rivolge infatti non soltanto alla sua gente, ma a tutti i popoli africani, portando nelle sue canzoni i problemi delle donne, dei bambini, dell’ambiente, della libertà, della dignità umana cantati in più lingue e dialetti di varie culture africane, e in francese, lingua ufficiale della Costa d’Avorio. Oltre che cantante di notevoli doti vocali, Dobet Gnahoré è

anche una brava ballerina che accompagna il canto con danze di derivazione etnica, espressione di valori profondi legati alla cultura delle genti africane, e il cui significato non esprime l’apparire, ma l’essere. Partecipare ad un concerto di Dobet Gnahoré è assistere ad una manifestazione di energia pura, ad una forza che trae origine dalla terra, dalla vita che si afferma contro ogni avversità, elevando l’arte di questa cantante a emblema del riscatto di un popolo che cerca con determinazione il proprio futuro. La vita nella foresta è distrutta, ...questa foresta è il nostro patrimonio,...vogliono farne un deserto,...è il polmone del nostro pianeta. - Sono nella casa di una donna coraggiosa,.(non ha

nulla).. ma affronta la vita con il sorriso, i suoi figli sono felici. - Dei bambini lavorano duro per sostenere la loro famiglia, la scuola troppo cara per i loro genitori gli ha chiuso la porta. - Io penso a questi giovani alla ricerca di un mondo migliore, che hanno sfidato il deserto e vi hanno lasciato la loro vita. Dai testi delle sue canzoni traspare la conoscenza dei problemi della vita reale, espressa con le parole semplici della gente che soffre, lotta, ama, tanto simili a quelli di altri popoli su questa terra, oggi come ieri, e forse anche di un domani che si prospetta incerto e difficile per gli stessi paesi occidentali fortemente in crisi economica e di valori. Dalla volontà e dalla forza

di un’ umanità alla ricerca di un posto nel mondo, simboleggiata dall’arte di Dobet Gnahoré, si dovrebbe trarre motivo di riflessione sul nostro presente e sul nostro passato, ed agire per risanare la nostra società profondamente malata e ritrovare un senso della vita su valori irrinunciabili, come la giustizia e l’equità sociale, la tutela dell’ambiente e della salute, il diritto al lavoro, all’istruzione, ai fondamentali diritti umani. Tutto questo ascoltando la voce di una cantante? Sì, se si riesce a guardare oltre l’apparenza di un “folletto” che canta, salta e balla davanti ad un pubblico che sa vedere solo questo. Marisa Viviani

La Bnl è un “istituto di diritto pubblico” Leggo solo ora l’edizione di settembre de “Il giornale delle Giudicarie” e mi permetto una precisazione circa lo scritto del sig. Marco Zulberti “La riscossa dell’euro affidata al cambio delle norme”. L’autore scrive (testualmente) “...delle privatizzazioni e delle tre banche d’interesse nazionale; Banco di Roma, Credito Italiano e Banca Nazionale del Lavoro.” Quest’ultima non è mai stata una “Banca d’Interesse Nazionale”, bensì era, all’epoca, un “Istituto di diritto pubblico”; la terza BIN era invece la Banca Commerciale Italiana. Scusandomi per l’intrusione, Vi auguro un proficuo successo professionale per l’interessante e stimolante strada che state percorrendo. Cordiali saluti. Claudio Marella Egregio signor Claudio Marella, confermo la cattiva memoria. Me ne sono reso conto rileggendolo ormai stampato. Ringrazio il lettore per la preziosa segnalazione e per i complimenti alla rivista. Cordiali saluti Marco Zulberti

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