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Giudi iudicarie
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iornale delle
Mensile di informazione e di approfondimento
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ANNO 12- N. 9 SETTEMBRE 2013 - Mensile
Elezioni, meno di due mesi al via
EDITORIALE
Frammentazione politica e Autonomia Il 27 ottobre le provinciali. Iniziano a definirsi i campi, entro il 15 settembre vanno depositate le liste Alle pagg. 4 e 5 “malata”
La “fluitazione”
di Paolo Magagnotti
La frammentazione politica che registriamo in questi giorni di predisposizione delle liste elettorali per le elezioni provinciali del prossimo 27 ottobre danno la sensazione di una “patologia” piuttosto, che, come si potrebbe pensare, di una sana volontà di partecipazione alla promozione del bene comune. Va certamente rispettata la decisione di ogni cittadino di mettersi in gara in una competizione elettorale. Ci mancherebbe altro. Personalmente, osservando modi, tattiche e strategie che animano il Trentino politico, ricavo l’impressione di una campagna acquisti nel mondo del calcio piuttosto che una sincera motivazione a concorrere per fare della nostra Autonomia strumento di crescita e sviluppo della comunità provinciale. Continua a pagina 6
Storia di un antico progetto sul Sarca Il Sarca ha origine a Pinzolo, in alta Val Rendena, dove viene formato dalla confluenza di due torrenti che scendono dalla Val Nambrone e dalla Val di Campiglio e, subito a valle, riceve il generoso contributo dei ghiacciai della Val di Genova. Continua a pag. 28
Quel tionese scampato all’eccidio di Cefalonia 70 anni fa il tragico evento. A pag. 7
Calcio dilettanti, si parte A pagina 37
SPORT Il Trentino scommette sulla mountain bike con la Dolomitika Bike 2014
A pagina 36
di geom. Elvio Busatti e ing. Samuele Camozza
e t t a z i o n e , direzione, contabilità e sicurezza ca Pr o g i c i ; o p ri l ievi t opo g r a f e r a z i o n i c a t a s t a l i e t a v o l a r i ; p s s i o n e e divisione; progettazione architetton s uc c e - sProgettazione, t r u t t u r a l e ndirezione, e l s e t t o contabilità r e c i v i l ee , sicurezza i n d u s t r i cantieri; ale e pubblico; Progettazione, direzione, c o n t a b- im l iatnàa gtopografi e r , s i co utci; z izzaz a zci a i e r ii m ; p i aen tavolari; tr iem o n tecatastali ti, certificazione rilievi operazioni Odontoiatra r i l i e v i t o p o g r a f i c i ; o p e r a z i o n i c a tdaosmt o a tl i c ae et abvuoi ll ad ri in;g paruat toi m c ha e tion; progettazione - dire iet à a r ci h mipt ieate nt o tdivisione; in i c ai d r o ed ele successione e divisione; p r o g- ecpratiche tot na tzai bo inlsuccessione etermosanitario iprogettazione c set rstrutturale ig ca c o n nel s u l settore enza antincendi strutturale nel settore civile, ind ul sl ut rmi ianl oe t eec npiarchitettonica u ab b lei d c o ; a ceune y; - IMPLANTOLOGIA manager, ottimizzazione impians t ii ,c u r ec ze zr at i; f m i ceadzi iaozni o e n e ec di vi fi li ec i e; c o m m e r c i a l e - c o n c i l i a z i o n OSSEA E RIGENERAZIONE civile, industriale e pubblico; domotica e building automation; progettazione - direzione - Diagnosi e radiologia ottimizzazione contabilità impianti i d r o t e r m-oenergy s a n i t amanager, rio ed e l e t t r i c oimpianti, ; - Igiene e prevenzione illuminotecnica ed acustica; c o certifi nsule n z a a n t i n c e n cazione edifici; d i o , c o r s i - Endodonzia e conservativa sicurezza; mediazione civile e commerciale- conciliazione.
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Rassegna Stampa
SETTEMBRE 2013
A cura della REDAZIONE
RASSEGNA STAMPA AGOSTO 2013
DALLE GIUDICARIE DALLAPROVINCIA CADERZONE - Nel corso della serata conclusiva della 19ª Festa dell’Agricoltura è stato premiato con targa Carlo Polla, allevatore da settant’anni a Caderzone. Il vice sindaco Emilio Mosca nell’occasione ha sottolineato lo stretto rapporto tra la popolazione ed il territorio agricolo e forestale nel quale è immerso il paese. Allevatore della Razza Rendena, Carlo Polla ha dedicato tutta la sua vita a quest’attività indispensabile per mantenere un ambiente integro ed ospitale. Presente alla manifestazione anche Loredana Pianazzola, sindaco di Gazzo padovano, paese con cui Caderzone sta stringendo un gemellaggio. Nel territorio del comune padovano sono presenti 9.000 capi di bestiame di cui 7.000 di Razza Rendena. Da qui l’importanza di mantenere stretti rapporti per continuare a migliorare l’allevamento delle vacche di questa razza particolarmente adatte all’alpeggio. MADONNA di CAMPIGLIO - Strangolata e poi accoltellata quattro volte. Così si è conclusa la vita di Lucia Bellucci, 31enne di Pergola (Pesaro). Ad ucciderla l’ex fidanzato, che evidentemente non si era rassegnato alla fine della loro storia, Vittorio Ciccolini, brillante avvocato 45enne di Verona. Dopo la cena in un noto ristorante della Rendena, la ragazza viene uccisa. Il Ciccolini prova a sistemarla nel bagagliaio, ma non riuscendoci, si avvia verso Verona con la donna morta sul sedile passeggeri. I carabinieri lo fermano la mattina seguente, dopo l’allarme lanciato da Campiglio dove la donna si doveva presentare al lavoro. L’uomo viene ritrovato nella zona dei bastioni a Verona, subito confessa il misfatto ed indica dove ritrovare il corpo di Lucia ancora depositato in macchina, parcheggiata nel garage di casa. L’avvocato era in stato confusionale, ha tentato una improbabile fuga, poi si è arreso consegnandosi agli uomini dell’Arma. VALLE di DAONE - Tragedia nelle acque del Chiese, in val Daone: Diana Mazzer, 19enne trevigiana di san Vendemmiano, è morta dopo essere scivolata in acqua a monte dell’invaso della diga di malga Boazzo. La giovane è morta al Santa Chiara di Trento, nonostante i medici abbiano tentato di rianimarla sul posto, in elicottero e in ospedale. In ferie in valle con il fidanzato ed un grazioso cagnolino, stavano attraversando il fiume, quando la ragazza si è accorta che il cane non li seguiva ed ha voluto tornare indietro per recuperarlo. Nessuno ha assistito alla disgrazia, sta di fatto che la ragazza è poi caduta in acqua con il suo cagnolino. E’ stato poi il cane a dare l’allarme raggiungendo il fidanzato di Diana, la ragazza però è stata ritrovata a qualche decina di metri da dove era caduta, in una fossa profonda un paio di metri. Purtroppo l’immediato soccorso non è servito, la ragazza è stata ripescata priva di sensi per poi morire dopo essere stata trasportata al S. Chiara. PONTE ARCHE - Ancora un caso di bracconaggio nelle Esteriori. I Forestali hanno arrestato un bracconiere nel comune di Comano Terme e scoperto nella sua abitazione numerosi trofei di camosci e cervi di dubbia provenienza, nonché numerose cartucce. Forestali e guardiacaccia avevano notato la presenza sospetta di un fuori strada parcheggiato in una zona all’aperto, così si sono appostati vicini al veicolo ed hanno atteso nascosti. Udito uno sparo, poco prima dell’imbrunire, gli agenti hanno atteso che il bracconiere tornasse all’auto e l’hanno così colto in fragrante. Bloccato, l’hanno disarmato ed hanno provveduto alla perquisizione del fuoristrada dove hanno rinvenuto un fucile munito di cannocchiale con due colpi in canna, silenziatore, alcuni proiettili ed una sacca per il trasporto delle prede. Al fermo è poi seguita la perquisizione
in casa. Comunque, nonostante una attenta ricerca, non è stata trovato nei dintorni, nessun capo di selvaggina morta o ferita. PINZOLO - Si è spento a 95 anni di età, nel suo paese natio, Romedio Binelli. Primo sindaco di Pinzolo del dopoguerra, era stato maestro per quasi 30anni, insegnando a generazioni intere di ragazzi. A conclusione della seconda guerra mondiale, dopo aver combattuto sul fronte in Albania, fu nominato sindaco il 27 luglio 1945 dal Prefetto di Trento. Erano anni difficili, durante i quali il sindaco Binelli si occupò di indire le prime elezioni democratiche e libere per nominare un consiglio che prendesse in mano il comune di Pinzolo. Fu sindaco per nove mesi, fino alle elezioni da lui indette, poi assessore e ancora sindaco nel 1953 subentrando al sindaco Maffei che aveva rassegnato le dimissioni per ragioni di salute. Romedio Binelli lascia la moglie Myriam e le figlie raggiungendo in cielo un’altra figlia scomparsa prematuramente durante una drammatica scalata sul Brenta. BERSONE - E’ scoppiata la guerra all’interno del Museo della Guerra di Bersone. Il motivo dello scontro si gioca sull’ubicazione e sulla gestione del piccolo, ma ben fornito, museo del paese di Bersone. Fin’ora i più di 7.000 cimeli della prima guerra mondiale raccolti da volontari e ricercatori sulle cime dell’Adamello, Nozzolo, e Cadria erano ospitati nel palazzo municipale di Bersone, ma da tempo si discuteva sull’idea del presidente Francesco Bologni che avrebbe voluto trasferire il Museo nel forte Larino, recentemente recuperato, di proprietà di Lardaro, nei cui spazi espositivi i cimeli di 18 anni di ricerche, avrebbero avuto molta più visibilità e rinomanza, perchè posto sulla nazionale Brescia-Madonna di Campiglio, e con la possibilità di rientrare nell’organizzazione provinciale in fase di allestimento per commemorare la grande guerra. E qui è nato il forte scontro che ha visto i favorevoli all’iniziativa ed i contrari, quelli che invece volevano mantenere ad ogni costo il Museo nel paese d’origine. Hanno vinto i conservatori, per cui al presidente non è rimasto che dimettersi. “Una occasione perduta, hanno commentato gli amministratori della zona, comunque gli sforzi per trovare una soluzione andranno avanti, anche in prospettiva delle ricorrenza che vedrà coinvolti tutti i comuni della val del Chiese”. TIONE - Il chiarore del quarto di luna e le placide acque del lago di Garda lo hanno invogliato a fare il bagno presso la “Spiaggia degli olivi” di Riva. Ma, dopo un paio di bracciate, sotto gli occhi degli amici rimasti a guardarlo dalla massicciata, Daniele Battocchi, 24 anni, di Tione, è stato colto da un forte malore ed è stato inghiottito dal buio. Gli amici lo hanno chiamato, hanno gridato il suo nome, ma Daniele non è più riemerso. Lo hanno trovato i sommozzatori dei Vigili del Fuoco a quattro metri di profondità, i soccorritori subito accorsi hanno cercato di rianimarlo per più di mezz’ora, ma non c’è stato niente da fare. Sull’episodio ha indagato la squadra nautica della Polizia, ma la dinamica è stat chiarissima: annegamento per malore probabilmente dovuto ad una congestione.
I cattivi pensieri
PROVINCIA - Secondo l’ultimo rapporto sulla situazione economica e sociale del Trentino nella nostra provincia una famiglia su dieci vive al di sotto del livello di povertà. Secondo il prof. Antonio Schizzerotto che ha analizzato i redditi relativi al 2010, la percentuale di famiglie in pessime condizioni economiche risulta pari all’11%, lo stesso vale per quanta riguarda gli individui in povertà che toccano più o meno le stesse percentuali. Lo studio evidenzia anche come ci sia una quota non piccola della popolazione che si percepisce come povera. “La percezione soggettiva delle proprie condizioni economiche è in continua crescita, e sono molte le famiglie che si dichiarano in difficoltà, tanto da non saper come andare avanti”. In particolare, nel 2012, la percentuale di soggetti afflitta da grandi difficoltà ad arrivare alla fine del mese era pari al 17%. Nè può consolarci il fatto che persone con le stesse difficoltà nel resto d’Italia siano oltre il 37%. SVIZZERA - Dopo le polemiche sulla presenza in territorio svizzero di orsi provenienti dal progetto in atto nel Brenta, la confederazione elvetica ha chiesto allo Stato italiano di abbattere i plantigradi ritenuti “problematici”, prima che li stessi attraversino il confine e finiscano sulle montagne svizzere. Nella richiesta si sottolinea che l’abbattimento deve avvenire in fase precoce, nel loro territorio originario. La popolazione di orsi che sta prosperando in Trentino pretende senz’altro l’adozione di simili misure. PROVINCIA - La Lega per l’abolizione della caccia è così intervenuta a difesa del progetto Life Ursus che ha introdotto gli orsi nel Trentino. Lo ha fatto Caterina Rosa Marino, delegata regionale della Lega, opponendosi alla richiesta del Canton Ticino che chiedeva alla Provincia di abbattere gli orsi prima del loro sconfinamento e chiedendo che gli orsi vengano lasciati liberi di vagare nelle Alpi come richiede il loro istinto e la loro natura di anima-
di Eta Zeta
Centotrentaseimila euro all’anno per i barbieri di Montecitorio. La notizia confermata dalle spese ufficiali rese pubbliche dal nostro Parlamento (oltre ad aver fatto incazzare di brutto il mio Figaro, che fa barba e capelli a prezzi da fame), ha sparigliato le iscrizioni nei Licei e nelle Scuole Professionali. Tutti vogliono fare i parrucchieri per i politici. Ragazzi: non illudetevi! Quelli il “pelo e contropelo” lo fanno loro a noi. Non viceversa!
li bradi. “Perchè i trentini dovrebbero uccidere gli orsi che vogliono viaggiare? Gli orsi non sono dei trentini. In realtà gli orsi sono degli orsi, creature libere, non stanziali. Cosa facciamo? Li teniamo tutti in Trentino chiusi in un recinto? Al Casteller, o a San Romedio? Ecco cosa deve esportare il Trentino insieme ai nostri orsi: l’orgoglio di essere pionieri sulla strada delle convivenza civile con gli animali selvatici e precursori di una sana gestione dei territori improntata alla massima protezione”. Mah!! PROVINCIA - Su 4.400 dipendenti provinciali, sono 552, secondo la volontà espressa dall’Ass. Mauro Gilmozzi, quelli che saranno ricollocati in altri dipartimenti, servizi e uffici di Piazza Dante piuttosto che in Enti, comuni e Comunità di Valle per consentire un risparmio ed un miglior impiego delle risorse umane. Di questi 552, 81 finiranno alle Comunità di Valle insieme ai centri per l’impiego, mentre per gli altri non è ancora chiara la destinazione. Su un risparmio complessivo di 53 milioni di euro, 16 milioni e rotti arriveranno dal personale, ha spiegato Gilmozzi, la seconda voce più consistente del risparmio che si propone la Provincia. Da dove arriveranno i risparmi? Innanzi tutto dal blocco del turn-over: dei 430 dipendenti che andranno in pensione da qui al 2017, due su tre non saranno sostituiti, inoltre si useranno le “forbici” su straordinari e trasferte. L’operazione risparmio portata avanti dell’ass. Gilmozzi sembra essere molto determinata e, a detta degli esperti, porterà quanto prima i frutti programmati. PROVINCIA - Diego Mosna, imprenditore trentino, ha ufficializzato a meta mese la sua discesa in campo quale leader di Progetto Trentino, il movimento fondato da Silvano Grisenti, molto diffuso sui territori di periferia. Mosna è già al lavoro per raccogliere attorno a sé altri partiti e formazioni civiche nella speranza di poter vincere le elezioni d’ottobre. Nel frattempo si conferma la leadership di Ugo Rossi quale candidato presidente del centro sinistra. La Lega Nord punta su Maurizio Fugatti presidente e corre da sola. Eccher e Giovanazzi si aggregano a Mosna, la Biancofiore e
il Bezzi, rimangono in pausa, presi come sono dalle vicende berlusconiane. Il Pd sta ancora cercando di risolvere i suoi problemi interni, e l’UpT è già in piena campagna con i suoi uomini migliori, Gilmozzi e Mellarini, che stanno girando il territorio raccogliendo notevole consenso. Nulla si sa di De Laurentis, che dopo aver presentato il suo programma per il Trentino, apprezzato da tutto l’arco costituzionale, sembra sia sparito in attesa di nuovi eventi. ROMA - Come si taglia la spesa pubblica? Per il responsabile nazionale “Enti locali” di Scelta Civica, il bresciano Gregorio Gitti, si deve partire “dalle Regioni a “statuto speciale” che vanno abolite. Le altre invece vanno accorpate fino a raggiungere dimensioni come la Lombardia...”. Una posizione la sua, che per quanto legittima, contrasta con quella del suo capogruppo alla camera, Lorenzo Dellai, da sempre strenuo difensore dell’autonomia. Sembra che sull’argomento ci sia stato uno scontro non da poco all’interno del partito di Monti, ma che le posizioni non si siano affatto chiarite. Speriamo che Dellai sappia farsi valere, cose del genere nel suo partito non dovrebbero neanche essere pensate. PROVINCIA - I responsabili della Consulta degli Anziani, al termine del loro mandato, hanno dichiarato di essersi sempre sentiti snobbati dalla Provincia. Nonostante l’organismo sia stato voluto con legge provinciale nel 2008, spiega il presidente Livio Trepin, non è mai stato considerato dall’assessorato quale interlocutore: “Le nostre proposte semplici, concrete e realizzabili con minima spesa e, soprattutto, finalizzate a rendere attuabile il “volontariato degli anziani” non sono state prese in considerazione. “Si volevano indicare alcune possibilità concrete per favorire il benessere dell’anziano, in un processo di invecchiamento attivo, e nel contempo facilitare la loro partecipazione alla vita politica, sociale e culturale della comunità, ma dall’assessorato non sono giunti segnali”. Per il futuro, aggiunge Trepin, serve un cambiamento negli atteggiamenti da parte degli organi istituzionali per tenere in maggior considerazione la condizione degli anziani del Trentino.
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Lavoro in Valle del Chiese
La Cartiera di Condino passa in “mano” austriaca Acquisita dal Gruppo Delfort, multinazionale della carta con 1750 dipendenti. Il direttore Zuegg: «Gruppo più forte e livelli occupazionali garantiti» di Roberto Bertolini
LA SCHEDA
Delfort Group, l’identikit
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Politica
SETTEMBRE 2013
Al 27 di ottobre si vota per scegliere il presidente della Provincia ed il Consiglio provinciale. Tante le liste in lizza
Meno di due mesi alle elezioni provinciali
Centrosinistra autonomista. Il candidato presidente è Ugo Rossi, del Patt, che ha vinto non senza sorprese le primarie di coalizione del 23 luglio con i colleghi di giunta Mauro Gilmozzi e Alessandro Olivi. Si tratta della coalizione di governo della provincia che si propone di proseguire l’esperienza di Lorenzo Dellai, immettendo nuova linfa a quel progetto. Assieme al Patt vi saranno l’Unione per il Trentino (Upt) che ha messo in campo un percorso di apertura alla società civile per riprendere lo spirito di quella che fu la prima “Margherita” e vede nelle sue liste candidati provenienti da sensibilità più varie, dal mondo del volontariato, del sociale, delle Acli; poi il Partito Democratico, reduce da una vivace discussione interna, sta provando a ricompattarsi e sposare al meglio le due anime, quella dell’apparato e quella renziana. In lista, vecchie volpi della politica trentina e giovani (perlopiù renziani) che Siamo così presi dalle nostre vicende elettorali che rischiamo di dimenticare la politica nazionale che proprio in questi giorni è in totale fibrillazione. E’ ovvio che per i nostri destini quanto avviene a livello romano ha molta più incidenza delle beghe trentine, da noi, comunque vada, ce la caveremo, ma con l’Italia senza timoniere, allo sbando, come si sta profilando, le conseguenze sarebbero catastrofiche e ne subiremo, come tutti, gli effetti deleteri. Cerco di fare il punto della situazione, conscio che quanto scrivo è del tutto aleatorio, magari già fra poche ore le cose potrebbero cambiare, ma la sostanza credo rimarrà immutata. Vediamo. Deciso nel suo delirio di onnipotenza, Berlusconi non vuole assolutamente convincersi che il suo tempo è finito e la sua uscita dalla politica attiva non può che far bene a tutti gli italiani. E’ ormai diventato un tappo che blocca ogni evoluzione in positivo della politica nazionale. Nessuno potrà impedirgli di essere ancora il presidente di un partito Forza Italia o PdL che sia. E devo anche ammettere che
La scadenza ufficiale per la consegna delle liste è fissata al 14 settembre, ma già da due mesi le forze politiche si stanno dando da fare per completare le “rose” di nomi che si sfideranno nell’appuntamento elettorale del 27 ottobre. In ballo c’è la presidenza della provincia autonoma di Trento, dopo 15 anni di governo di Lorenzo Dellai, e un posto dei 35 disponibili in Consiglio provinciale, l’organo legislativo del Trentino. cercheranno un loro spazio. Completano poi la coalizione la lista dei Socialisti, che accanto allo sconfitto alle primarie Schuster vede anche il nome forte di Mario Raffaelli, ex-sottosegretario al governo negli anni ‘80, i Verdi, l’Italia dei Valori. Centrodestra 1 e centrodestra 2. La “guerra” interna tra Michaela Biancofiore e Cristano De Eccher su chi sia in realtà il portavoce o il punto di riferimento del Pdl in Trentino ha lasciato basiti in tanti e creato molto disorientamento nel centrodestra trentino. Il sito ufficiale del Pdl riporta come coordinatore provinciale De Eccher (con vice Raimondo Frau)
e coordinatrice regionale Biancofiore. Ad ora, però, si rilevano almeno due centrodestra. Il primo è quello che fa capo a Cristano de Eccher e che vede il Pdl in coalizione con altri partiti minori di destra; il secondo è quello imbastito dalla Biancofiore attorno alla figura di Giacomo Bezzi, già presidente del Consiglio provinciale con il Patt e al rinato partito di Forza Italia. Un situazione che ha aspetti paradossali. Senza dimenticare la Lega Nord, che ha già indicato il proprio candidato presidente in Maurizio Fugatti e sembra non transigere sul suo nome rifiutando di convergere tanto su De Eccher che su Bezzi.
Vi saranno indubbiamente diverse coalizioni (dalle 3 alle 5) tantissime liste, specie civiche (ma imbottite di personaggi dal robusto passato politico) e una miriade di candidati. Mentre il Giornale delle Giudicarie sta per andare in stampa, siamo al 28 agosto, la situazione è ancora piuttosto fluida, ma già si sono delineati gli schieramenti principali che si contenderanno la vittoria finale. Coalizione Mosna. Altro sfidante di Ugo Rossi è Diego Mosna, nome di peso. Imprenditore, patron di Trentino Volley e Diatec, prima vicino a Dellai e ora folgorato da Silvano Grisenti, sarà la guida di una coalizione di liste civiche, nelle quali saranno però presenti personaggi di robusta esperienza politica. Progetto Trentino di Grisenti e Walter Viola sarà indubbiamente il partito leader della coalizione, il punto di riferimento per altre civiche come “Insieme per l’autonomia” di Italo Gosetti, “Fare” con inserti dell’Udc di Ivo Tarolli, “Amministrare il Trentino” di Nerio Giovanazzi e di Eccher e la “Ci-
vica trentina” dei consiglieri provinciali Rodolfo Borga e Marco Sembenotti. Senza dimenticare il sindaco di Vattaro Devis Tamanini che ha lasciato il Patt per questa nuova coalizione. Anche qui i nomi di esperienza politica non mancano, ma la scelta di Mosna è quella di abbandonare i simboli dei partiti per darsi una veste “civica”; per questo Tarolli e i suoi uomini hanno dovuto abbandonare il simbolo dell’Udc ed entrare in una lista della coalizione. Movimento 5 stelle. L’incognita è quanti voti prenderà il partito di Belle Grillo. Vera rivelazione delle elezioni politiche del 24 feb-
E a Roma cosa sta succendendo? Uno sguardo alle “faccende romane”, sempre sul filo del rasoio qualche ragione, almeno nel caso dell’ultima definitiva sentenza, possa averla. Bisogna però ricordare che una sentenza è stata emessa e quindi va rispettata, così come per qualsiasi altro cittadino. A sbagliare, forse, è stato il giudice Esposito che avrebbe dovuto astenersi dal giudicare Berlusconi e dal dire, dopo la sentenza, frasi non accettabili da parte di un giudice, con la conseguenza che molti italiani, ma molti, cominciano a credere veramente che il Berlusconi sia un perseguitato politico e che la sua cacciata dalla politica attiva sia opera di una giustizia deviata. Dall’altra parte, Epifani, segretario del PD, sempre più dimostra di non sapere guidare un partito in disfacimento ed in perenne lotta fratricida,
con l’unico collante di un antiberlusconismo patetico e, improduttivo e pericoloso per il paese. L’ex sindacalista CGIL, già socialista craxiano, il che è tutto dire, non sa proporre alcuna ricetta per il bene del paese che non sia la solita tiritera dell’aumento delle tasse, prelievo dalle pensioni, dei ricchi presumo, del mantenimento dell’IMU, già di per sé una tassa odiosa, o di sostituirla con una service tax, che potrebbe ancor più incidere nelle tasche degli
italiani. E’ profondamente contrario ad una eventuale grazia presidenziale per Berlusconi. Giusto se provenisse da altre fonti, ma da come si legge in questi giorni sui giornali, proprio l’ex PCI, di cui facevano parte molti dei dirigenti attuali del Partito Democratico, chiese ed ottenne dal presidente Saragat la grazia per il comunista Moranino, un assassino condannato in via definitiva e fuggito a Praga dove fu accolto e ben servito dai comunisti di quel paese.
Ma come è d’abitudine per i Democratici, c’è sempre la storia di un peso e due misure, a seconda della convenienza. Epifani sta attendendo la crisi di governo, non ha il coraggio di abbattere un esecutivo condotto da uno dei suoi sodali, e quindi spera che lo faccia Berlusconi, per addebitargli ogni colpa e prepararsi per un governo alternativo. Questo tira e molla la dice lunga sull’interesse per le sorti del Paese da parte delle nostre forze politiche. Tutte, quasi nessuna esclusa. Epifani ed i suoi ha già pronto un piano B, un nuovo governo a guida Pd (Letta o Renzi) che spera di trovare i voti necessari tra i vari parlamentari transfughi, pronti a saltare sul treno alla ricerca di posti di governo o di sottogoverno, naturalmente ben retribui-
braio con oltre il 20%, ha invece deluso le aspettative alle provinciali e regionali in varie parti d’Italia, pur conquistando anche alcune città di peso con un proprio sindaco (tipo Parma, Ragusa, Pomezia). L’esempio eclatante è in Lombardia, dove il 24 febbraio si celebravano sia le elezioni politiche che le provinciali. Alla consultazione nazionale Grillo era abbondantemente sopra il 21%, mentre nell’urna delle regionali non c’era che il 13% di preferenze, comunque una buona affermazione, ma con un gap davvero evidente. Oppure in Valle d’Aosta con il 6,62% alle regionali di maggio contro il 18% delle politiche di febbraio. In Trentino c’è il precedente delle comunali di Pergine, nelle quali il candidato “stellato” Mario d’Alterio non andò oltre il 4,38%. Il candidato presidente uscito dalle “provincialie” (le primarie di Grillo sul web) è Filippo Degasperi. ti. Ormai stiamo tornando al mercato delle vacche, al trasformismo, di cui siamo maestri. E probabilmente ce la farà, e me lo auguro, ma non è di questo che avrebbe bisogno il Paese, in un momento come quello attuale. Così ancora una volta se la ride il Grillo, in un simile disperato contesto, lui con il suo movimento ha tutto da guadagnare, e già si sente vincitore nel caso di nuove elezioni, Porcellum o non Porcellum. Non credo che ormai gli italiani che hanno cominciato a conoscerlo come un urlatore da strapazzo, un qualunquista da tempi andati, lo seguiranno, ma i nastri connazionali si stanno davvero ponendo la tragica domanda, ma se voteremo, chi potremo votare per una effettiva svolta in positivo per questo martoriato paese? Io, per primo, non saprei, in proposito, dare consigli di sorta. Meglio dedicarci alle nostre liti da cortile, ai nostri capponi in attesa di candidatura, meglio pensare, per ora ai guai del nostro beneamato Trentino, che è pur sempre la nostra dolce casa. Adelino Amistadi
Politica
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Provinciali, le Giudicarie in cerca di rappresentanti Ancora da definire diverse candidature locali. Il “picco” nel 2003 con 5 eletti, maluccio nel 2008
A
AA rappresentanti politici cercansi. Si avvicina la data per la consegna delle liste ufficiali con le candidature per le provinciali e in Giudicarie mancano ancora diversi tasselli nel puzzle politico. A cominciare dal centrodestra, grande assente nel toto-candidature, con ancora pochissime notizie su eventuali concorrenti alla carica di consigliere provinciale. La guerra tra Biancofiore e De Eccher, e il conseguente spaesamento di tanti iscritti e simpatizzanti, sta tenendo un po’ tutti distanti da una discesa in campo diretta, soprattutto tra gli amministratori.
Maggiori certezze ci sono in altri schieramenti. Nel centro sinistra autonomista il Patt ha da settimane indicato in Simone Marchiori di Saone, coordinatore dei giovani pattini e nel sindaco di Bondo Giuseppe Bonenti i due candidati, anche se non sono mancati negli ultimi giorni corteggiamenti ad altri esponenti locali sia da parte del senatore Franco Panizza che del presidente del partito, Walter Kaswalder. In casa Pd sembra certa la candidatura di Luigi Olivieri, già onorevole in quota Ds ed ora assessore alle politiche sanitarie e sociali della Comunità delle Giudicarie.
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Accanto a lui, anche per cercare di comporre la frattura con l’ala renziana, ci dovrebbe essere Alessandro Rognoni, giovane studente ed arbitro emergente nella Serie D del calcio nazionale. Uno spazio ulteriore ci potrebbe essere per un terzo nome, forse Ilaria Pedrini di Breguzzo, consigliere della Comunità di valle. Nell’Unione per il Trentino (Upt), le carte sono ancora da giocare: c’è Mario Tonina, candidato forte più volte invocato che deve ancora sciogliere le riserve sul suo impegno diretto in lista; ci sono altri nomi spendibili come Giorgio Butterini, sindaco di Condino e presidente del Bim della Valle del Chiese, Monica Mattevi, sindaco di Stenico, Gianfranco Pederzolli, presidente del Bim del Sarca. Si parla anche di qualche nome della Val Rendena, che potrebbe giocare la sua parte negli ultimi giorni, quando le decisioni diverranno definitive. Per quanto riguarda Progetto Trentino, i nomi sono sul piatto da diverse settimane. Si tratta di Alessandra Sordo Sicheri, già coordinatrice Upt ed ora coordinatrice di Pt in Giudicarie e consigliere della Comunità di Valle e Massimo Caldera, consi-
gliere comunale del Bleggio Superiore e vicecoordinatore di Pt in Giudicarie. Per quanto riguarda le altre liste, Civica Trentina di Rodolfo Borga e Marco Sembenotti potrebbe guardare al sindaco di Pelugo, Stefano Galli, mentre per la Lega Nord c’è sullo sfondo la candidatura di Diego Binelli di Pinzolo e, probabilmente, di un giovane della Valle del Chiese. Il Movimento 5 stelle sta pensando a 2/3 candidature in Giudicarie, tra i possibili candidati Alessio Hueller, studente di Stenico, Alex Marini di Darzo, promotore del sito Più democrazia in Trentino e, probabilmente, un candidato della Val Rendena.
COME FUNZIONANO LE ELEZIONI IN CONSIGLIO PROVINCIALE
Tanti nomi per 35 posti Se ne sentono un po’ di tutti i colori, in questi giorni, a proposito delle elezioni provinciali, anche in relazione a quelli che sono i reali meccanismi che porteranno, il 27 ottobre, 35 rappresentanti trentini in seno al Consiglio provinciale. Il Presidente della Provincia è compreso nei 35 consiglieri, così come il seggio riservato alla minoranza Ladina di Fassa. Dalle legislatura 2013/18 anche gli assessori provinciali sono compresi tra i consiglieri; il presidente può nominarne al massimo 7, di cui uno può essere anche esterno al Consiglio provinciale. Cominciamo col dire che la legge che norma le elezioni è la numero 2 del 5 marzo 2003. Punti salienti della normativa sono dare stabilità di governo attraverso un premio di maggioranza (alla lista che risulta vincente vanno il 51% dei seggi, ovvero 18. Se la lista supera il 40% dei voti viene ad essa assegnato il 60% dei seggi, ovvero 21) e il fatto di “legare” la presidenza della Provincia al mandato dell’intero Consiglio provinciale. In parole povere, se cade il presidente, occorre rieleggere il Consiglio. Ciascuna lista deve essere composta da un minimo di trentasei ad un massimo di trentaquattro candidati e – per tutelare le quote di genere – nessun genere può essere rappresentato in misura superiore ai 2/3 dei componenti la lista. La votazione del Presidente della Provincia e del Consiglio provinciale è effettuata su un’unica scheda. E’ possibile votare il candidato Presidente e una delle liste ad esso collegate, con la possibilità di indicare fino a tre preferenze per i candidati consiglieri della medesima lista. Non è ammesso il voto “disgiunto” ovvero il voto per un candidato presidente e contemporaneamente, sulla medesima scheda, per una lista allo stesso non collegata. Anche il voto espresso per il solo candidato Presidente è comunque considerato voto valido.
SPECIALE ELEZIONI PROVINCIALI 2013 Nel prossimo numero del Giornale delle Giudicarie verranno pubblicate tutte le liste con i candidati alle provinciali di ottobre 2013. Se partiti, movimenti o singoli candidati vogliono fare delle inserzioni a pagamento o avere informazioni a riguardo possono contattare il giornale. mail: sponsorgdg@yahoo.it cell. 3356628973
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Politica
SETTEMBRE 2013
Personalmente, osservando modi, tattiche e strategie che animano il Trentino politico, ricavo l’impressione di una campagna acquisti nel mondo del calcio piuttosto che una sincera motivazione a concorrere per fare della nostra Autonomia strumento di crescita e sviluppo della comunità provinciale. Mi riesce difficile cogliere nel formicolio di soggetti che di giorno in giorno nascono, evolvono e saltano da una parte all’altra veri ideali, valori e visioni attorno ai quali possano riconoscersi ed aggregarsi significative fasce di elettorato trentino. Ciò senza nulla togliere a pur esistenti benintenzionati Ricorrente è il riferimento alla nostra Autonomia speciale, alla quale ci si appella – e si pensa probabilmente di attingere per facili sussidi finanziari – quale strumento quasi esclusivo per realizzare le proposte e mantenere le promesse che saranno avanzate in campagna elettorale. Siamo terra e gente di montagna, dove –lo diceva Bruno Kessler quarant’anni fa – l’articolazione e non la frammentazione politica dovrebbe caratterizzare il comportamento elettorale. Quello che sta succedendo da noi, senza che ci si scandalizzi oltre i limiti, può essere il segnale di un’Autonomia un po’ malata, nella quale le importanti competenze e le robuste dotazioni finanziarie
EDITORIALE/ Elezioni provinciali
Frammentazione politica e Autonomia “malata”
L
a frammentazione pensare, di una sana volondi Paolo Magagnotti politica che regità di partecipazione alla striamo in questi giorni di predisposizio- promozione del bene comune. ne delle liste elettorali per le elezioni provinciali Va certamente rispettata la decisione di ogni citdel prossimo 27 ottobre danno la sensazione di tadino di mettersi in gara in una competizione una “patologia” piuttosto, che, come si potrebbe elettorale. Ci mancherebbe altro. rapportate, anche in tempo di crisi, ad altre componenti italiane subnazionali, spingono pur legittime aspirazioni oltre limiti fisiologici. Probabilmente abbiamo dimenticato le sane radici della nostra autonomia, cresciute nel terreno delle vicinie e dei territori organizzati sulla base delle carte di regola. Certo, i tempi sono cambiati, soprattutto negli ultimi anni le trasformazioni della società hanno avuto ritmi mai conosciuti. Non riesco tuttavia a cogliere un nesso logico e coerente fra le solenni dichiarazioni sulla nostra tradizione autonomistica e il “fervore” elettorale di questi tempi. Fra pochi giorni si celebrerà la Gior-
nata dell’Autonomia nella ricorrenza dell’anniversario della firma dell’Accordo-De Gasperi-Gruber, avvenuta nella capitale francese il 5 settembre 1946, Accordo definito con lo scopo di tutelare la minoranza di lingua tedesca del Sudtirolo e del quale ha beneficiato anche il Trentino, garantendoci una struttura istituzionale particolare. Mi auguro che la ricorrenza offra occasione per una riflessione al di qua della retorica. Le elezioni provinciali di quest’anno sono le prime che si svolgono dopo una gestione provinciale condizionata per quattordici anni da una Presidenza molto forte. Non mi è estraneo il dubbio che i “fervori” e le “alchimie” elettorali che stiamo osservando non fioriscano nel vuoto e nel disorientamento che una leadership troppo concentrata su se stessa ha lasciato in Trentino.
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L’Azienda
Proprio in questo momento di grande cambiamento per l’azienda, l’imprenditore perde la vita in un grave incidente stradale, lasciando la moglie ed i tre figli in tenera età. Con coraggio e determinazione la moglie Mery decide di continuare con l’attività con la speranza che presto i figli possano aiutarla a condurre al meglio ciò che il padre aveva creato. Passano intanto altri 16 anni e di nuovo il destino crudele torna a colpire questa famiglia. Mery, ancora giovane, viene a mancare ed il figlio Fabrizio che nel frattempo si è laureato ed è diventato amministratore dell’azienda, decide di continuare da solo a portare avanti l’attività, con l’aiuto della moglie Valeria Caola. Responsabili delle strategie dell’azienda, i due coniugi condividono la linea creativa, le specialità stilistiche e i principi estetici con importanti architetti milanesi, consolidando così il marchio Gyform in un mercato sempre più’ esigente, competitivo, globale. Oggi Gyform e’ leader del settore e si colloca fra i principali operatori nella produzione e commercializzazione di imbottiti destinati a clienti sofisticati e consapevoli, ma anche a quelli che preferiscono una gamma più accessibile pur mantenendo l’alta qualità dei materiali. Nonostante la difficile situazione economica attuale che ha messo in ginocchio tante aziende, la Gyform ha appena concluso un importante investimento per la ristrutturazione del nuovo showroom aziendale e per l’ampliamento della propria sede. Un edificio modernissimo, che unisce alla cura del dettaglio e all’impiego di materiali pregiati anche una forte attenzione alle energie rinnovabili. Classificato come “energy zero”, il nuovo stabile è in grado di utilizzare pochissima energia per il suo funzionamento seguendo criteri costruttivi all’avanguardia. Per il riscaldamento e’ in funzione un impianto geotermico (sono stati eseguiti sette fori nel terreno della profondità di 125 metri) e il riscaldamento dell’acqua e’ garantito da 260 pannelli solari. La progettazione e l’assistenza lavori, iniziati nel 2011 e da poco ultimati, sono state garantite dallo studio MPS di Tione con la direzione dell’ing. Walter Paoli, men-
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Gyform,unpuntodiriferimentomondiale per l’arredamento di alta gamma Aperto uno show-room di oltre mille metri per presentare le nuove collezioni
Tradizione e innovazione, design e qualità. Attraverso una produzione elegantissima di divani e poltrone, dal taglio quasi sartoriale, l’azienda Gyform Srl di Vigo Rendena è diventata un punto di riferimento per l’arredamento di alto livello in tutto il mondo. La data di fondazione risale al lontano 1957, quando Guido Gasperi inizia la sua attività di artigiano, prelevando il materiale necessario per fare il tappezziere da una ditta del paese appena chiusa e nella quale lui aveva lavorato come operaio.
tre la scelta dei materiali per le finiture e il design degli interni sono stati curati dalla figlia Alessia, designer, da poco entrata in azienda. La facciata esterna è rive-
Le esperienze che seguono lo vedono come artigiano in uno scantinato di pochi metri quadri con due operai alle proprie dipendenze lavorare dal lunedì al sabato, mentre le sere e le domeniche erano destinate alle consegne, effettuate direttamente dallo stesso. Poi il grande passo: rischiando tutto di tasca propria, riesce a costruirsi il primo stabilimento di circa 500 metri quadrati nell’anno 1965 che verrà poi ampliato in varie riprese, sino ad arrivare agli attuali 7.000 metri quadrati coperti.
stita con una lega speciale di rame e zinco. Il prodotto che ne deriva è un materiale che cambia aspetto in modo del tutto suggestivo ed unico quando esposto agli agenti
atmosferici, dove la tonalità cromatica ossidata appare calda e intensa, come a sottolineare il vissuto dell’edificio. All’interno un nuovo show-room di 1000 metri
quadrati distribuito su due piani con sala riunioni, servizi e coffee-room, oltre a due nuovi magazzini e un deposito pellami per altri 1500 metri complessivi che si vanno ad aggiungere ai 5000 metri quadrati coperti già esistenti. Un’esposizione all’insegna della contaminazione tra architettura, arte e design. Sembra quasi di entrare in una galleria d’arte, con spazi che perdono la loro connotazione commerciale, lasciando che il visitatore sia conquistato dall’atmosfera calda e accogliente, data dall’utilizzo di materiali naturali quali il legno e la pietra. Un contesto elegante destinato a ospitare le collezioni dell’azienda ma anche punto di incontro e formazione per clienti, architetti e designer. “Questo ci da la possibilità di poter invitare i nostri clienti a vedere in anteprima le nuove collezioni godendo di un’atmosfera suggestiva” spiegano Fabrizio e Valeria. “Diamo inoltre spazio a importanti artisti che con le loro opere d’arte valorizzano i nostri prodotti. In questo periodo sono esposti alcuni quadri del trentino Fulvio Bernardini, in arte Fulber: i suoi tributi alla corrente Pop Art, dai colori accesi, si sposano perfettamente con l’arredamento moderno”. Porte aperte anche ai clienti privati locali e di tutto il Trentino che vogliono acquistare direttamente dalla fabbrica un design di alta qualità a prezzi vantaggiosi e con la possibilità di poter usufruire dei nuovi bonus fiscali previsti dal Governo per l’acquisto di mobili destinati a case oggetto di ristrutturazione. Il personale specializzato è disponibile per consulenze, sopralluoghi e progettazione gratuiti. Il cliente, entrando in fabbrica, può assistere alle varie fasi di lavorazione e toccare con mano la vasta gamma di pellami, tessuti e le materie prime che verran-
no utilizzati per realizzare il prodotto finito, nonché avere la possibilità di personalizzarlo con un’ampia gamma di finiture e soluzioni su misura. Formula chiave dell’identità Gyform e’ il mix di tradizione e tecnologia: i prodotti vengono rifiniti in maniera artigianale, sfruttando pero’ le opportunità’ offerte dall’industria al fine di ottenere la più alta qualità di confezione e in rispetto alle più severe normative ISO. La produzione dell’azienda rendenese e’ per l’80% rivolta al mercato estero, soprattutto in Europa e negli Stati Uniti. “In questa fase di instabilità dell’economia globale” - aggiunge Fabrizio - “e’ stato fondamentale per noi aver diversificato i mercati di sbocco. Grazie alle continue partecipazioni alle fiere internazionali di settore quali il Salone del Mobile di Milano e Imm Colonia, ci danno la possibilità di far conoscere il marchio Gyform in tutto il mondo. Il nostro obiettivo e’ quello di espanderci sui mercati emergenti. Per quanto riguarda la Cina abbiamo appena realizzato le nostre prime forniture, mentre per la Russia abbiamo stipulato un contratto di distribuzione con una società’ sovietica. A seguito di alcune recenti missioni in India e Brasile, inoltre, si stanno aprendo nuove opportunità che ci fanno ben sperare. La crisi economica purtroppo in Italia continua a farsi sentire, ma a breve ci si aspetta una crescita. Dal punto di vista delle esportazioni, invece, sembra che il Made in Italy continui ad essere apprezzato e richiesto. Siamo convinti che per rimanere competitivi sia fondamentale la volontà di innovare e fare ricerca, soprattutto nei momenti più difficili. Avere il coraggio di affrontare queste situazioni fa parte del DNA di un imprenditore”.
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Il Caso
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Il “caso” della toponomastica a Pelugo
De Gasperi è identità e merito per tutti i Comuni del Trentino La recente decisione delsuggeriscono scelte di di Paolo Magagnotti la Giunta del Comune di nomi di strade e piazze. Pelugo di modificare la toponomastica è un atto for- Due considerazioni mi siano permesse. La prima rimalmente legittimo e come tale va rispettato. Nulla guarda il mancato, anche se giuridicamente non dotoglie evidentemente a chiunque di esprimere riserve vuto, coinvolgimento del Consiglio comunale e della e osservazioni in merito al metodo ed alla sostanza popolazione. La seconda concerne la cancellazione dell’atto. Nelle motivazioni della deliberazione si ri- del nome di Alcide De Gasperi per sostituirlo con alchiamano opportunamente vari elementi e fattori che tro nome. Se, come giustamente si sottolinea nella deliberazione, la toponomastica “costituisce anche un modo di trasmettere nel tempo la memoria storica e le tradizioni di una Comunità…”, risulta quanto meno limitativo il fatto che sia solo la Giunta comunale ad interpretare le sensibilità della comunità locale in merito a decisioni destinate a segnare e caratterizzare nel tempo luoghi giornalmente frequentati dai cittadini del posto. Se, come è, il Comune rappresenta cellula della democrazia e dell’autonomia, di fronte a siffatta decisione, sul solco della tradizione della partecipazione e dello spirito autonomistico che caratterizza la storia delle Giudicarie, della Rendena e dell’intero Trentino, dalle vicinie alle carte di regola e giù lungo il tempo, saggezza e prudenza, oltre che buon senso, dovevano consigliare un importante coinvolgimento consultivo quanto meno del Consiglio comunale; meglio sarebbe stato interessare anche la popolazione. Se una volta per trattare questioni della comunità locale ci si riuniva sul sagrato della Chiesa, ora i sistemi di comunicazione consentono una facile informazione con conseguente coinvolgimento comunitario. Alla fine la decisione spetta evidentemente agli organi competenti, in questo caso la Giunta comunale. Ciò non significa evidente-
Alcide Degasperi
mente consultazione a ogni occasione. Una persona che si candida per essere eletta in un’istituzione presenta agli elettori le proprie idee e proposte e se dopo essere stata chiara su ciò che pensa e intende fare viene eletta deve agire di conseguenza. Personalmente non credo ai politici e amministratori “notai” o “cancellieri”. Chi guida una comunità con ruolo pubblico non è un commerciante che deve accontentare tutti i clienti. Vi sono tuttavia situazioni in cui le consultazioni per sollecitare la partecipazione sono quanto mai opportune. E’ il caso della toponomastica. Mi sia poi consentito di non capire la cancellazione del nome di un personaggio trentino che è entrato nella storia come autore della ricostruzione dell’Italia distrutta dal-
la Seconda Guerra mondiale e padre dell’Unione Europea. Quel De Gasperi che, superando non poche resistenze e difficoltà e subendo oltraggi ha creato le condizioni affinché anche il Trentino, unitamente al Sudtirolo, avesse un’autonomia speciale. Un’autonomia che non deve essere vista solo come architettura istituzionale, ma sistema politico-istituzionale e sociale di cui hanno beneficiato e beneficiano grandemente tutti i Comuni del Trentino, compreso Pelugo. Se, come recita la deliberazione in oggetto, nelle decisioni sulla toponomastica si tengono presenti anche “personaggi che hanno acquisito particolari benemerenze e inciso profondamente sulla vita della Comunità” non si capisce che valutazioni siano state fatte su De Gasperi per
cancellarlo. Sarebbe fuorviante, miope e fortemente ingeneroso vedere nel padre italiano dell’Unione Europea solo il fondatore della DC e come tale uomo di parte. Alcide De Gasperi, di cui oggi in un’Italia politicamente sgangherata e al margine della deriva si richiamano ideali, valori morali e visioni per guidarci verso vie più sicure in un mondo pieno di incertezze, è parte integrante e nobile dell’identità trentina. Ritengo che ogni Comune trentino avrebbe motivo di dedicargli una strada od edificio pubblico. Tutto ciò senza nulla togliere ai benemeriti Kaiserjäger, per i quali si poteva trovare altra soluzione, senza scalzare un trentino che le enciclopedie di tutto il mondo ricordano fra i Grandi del XX secolo.
La Croazia è nell’UE Giornalisti europei a congresso a Opatija Il processo di unificazione europea avviato nel Secondo dopoguerra per volontà di coraggiosi e lungimiranti statisti, fra cui il trentino Alcide De Gasperi, ha segnato recentemente un nuovo avanzamento in termini geografici. Dal primo luglio di quest’anno è entrata a far parte dell’Unione Europea la Croazia, divenuta il 28° Tramonto a Opatija Stato membro dell’Unione. I prossimi appuntamenti dovrebbero riguardare l’entrata nello spazio di Schengen – si stima che potrebbe aderirvi nel 2015 - e l’introduzione dell’Euro, per il quale deve creare le condizioni per soddisfare i criteri previsti dal Trattato di Maastricht, fra cui limiti di inflazione, finanze pubbliche, stabilità dei tassi di cambio e tassi di interesse. Per ora la moneta nazionale è la kuna. La Croazia ha una superfice territoriale di oltre 56 000 km², conta una popolazione di poco meno di 4 milioni e mezzo di abitanti ed ha 1.246 fra isole e isolotti, di cui solo 48 sono abitati in modo permanente. Va detto che la Croazia, unitamente alla Slovenia, che è nell’Unione dal 2004, ha sempre avuto una posizione di particolare apertura verso l’Occidente nonostante richiami di Belgrado e dello stesso Politburo di Mosca. Il Paese, impegnato nel superare le ferite della guerra per la propria indipendenza 1991-1995 contro le forze serbe - molti ricorderanno il bombardamento di Dubrovnik – per essendo sotto il peso della crisi economico-finanziaria, sta compiendo ogni sforzo per promuovere lo sviluppo e la crescita valorizzando al massimo le sue potenzialità, ad iniziare dalle eccezionali risorse turistiche. Nel panorama turistico croato eccelle in particolare la baia del quarnero, nella quale spicca la suggestiva Opatija, nota come “Regina dell’Adriatco”. Ricca di storia di valenza europea, orgogliosa soprattutto del suo passato asburgico, che ogni anno ricorda con affascinanti rievocazioni storiche, Opatija, con le sue ville storiche, una struttura ricettiva di prim’ordine e tramonti mozzafiato sull’Adriatico, attira turisti da numerosi Paesi. Le Istituzioni locali operano con un’autentica visone europea, coinvolgendo la popolazione in tale prospettiva. La “European Journalists Association-The Communication Network” ha deciso di celebrare quest’anno il suo 51° congresso internazionale in Croazia, scegliendo come sede dei lavori proprio Opatija. Giornalisti di tutta Europa si riuniranno dal 3 al 6 ottobre nel più giovane Paese dell’Unione Europea per discutere unitamente a rappresentati delle Istituzioni europea ed esperti sul futuro che potrà avere l’Unione uscita dalla crisi e dopo le elezioni del nuovo Parlamento Europeo che avranno luogo l’anno prossim
Attualità
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Femminicidio al centro del dibattito Il fatto di cronaca avvenuto in Rendena pone al centro dei riflettori questa problematica Per parlare di femminicidio, bisogna parlare di violenza, numeri e di quello che gli organismi internazionali spiegano, rilevano e raccomandano. Sono cinque le tipologie di violenza all’interno delle mura domestiche: fisica, psicologica, sessuale, economica e lo stalking (dall’inglese “to stalk” = braccare, dare la caccia. Lo stalking è la persecuzione di una persona per la quale si ha un’ossessione maniacale). Ogni anno sono in media 14mila le donne che si rivolgono ai centri antiviolenza aderenti all’associazione nazionale. Il dato rappresenta solo una parte del fenomeno, avvertono gli esperti del settore, che è in larga parte sommerso poiché non c’è un osservatorio nazionale che registri i dati in maniera omogenea. I centri anti-violenza appartenenti all’Associazione Nazionale Di.Re – donne in rete contro la violenza – sono una
di Denise Rocca
“N
on si tratta di omicidi passionali o di raptus. L’uccisione della donna non è che l’ultimo atto di una serie di episodi di violenza fisica, psicologica, sessuale, economica. Noi li chiamiamo femminicidi”. Questo scrivono all’Associazione Nazionale Di.Re – donne in rete contro la violenza. E’ una prima definiziosessantina, per 500 posti letto. La presidente di uno di questi centri a Ravenna, Nadia Somma, scrive nel suo blog che questi posti dovrebbero, secondo le indicazioni europee, essere in realtà 5.700. Negli ultimi decenni in Italia si registra un calo complessivo degli omicidi, ma non dei femminicidi: dal 2005 al 2012 sono stati documentati una trentina di casi in più. Il femminicidio non è roba da femministe arrabbiate, come spesso si legge su quei moderni banconi da bar che sono i forum online o i commenti degli utenti in internet: le maggiori istituzioni nazionali lo riconoscono e definiscono come fenomeno preoccu-
pante. Per l’Italia il rapporto stilato dal Comitato Cedaw (Convenzione per l’elimi-
ne per descrivere quello che è successo a Lucia Bellucci uccisa, come hanno ampiamente riportato le cronache locali, dall’ex fidanzato Vittorio Ciccolini. Il termine indica l’omicidio di una donna in quanto tale, rimanda alla storica disparità di potere che sta alla base della violenza rivolta nei confronti del genere femminile in quanto tale.
nazione di tutte le forme di discriminazione contro le donne) delle Nazioni Unite
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riporta una verità difficile da accettare: “in Italia – si legge nel documento – per-
sistono attitudini socio-culturali che condonano la violenza domestica”. Lo stesso documento esprime anche preoccupazione per l’immagine, diffusa e radicata nel nostro paese, della donna come oggetto sessuale. A chi è nato e vissuto qui sembrerà che “tutto il mondo è paese”, o citerà gli esempi di culture molto più repressive, ma guardare al peggio non risolve il problema. Il 25 novembre sarà la Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne, istituita dall’Onu. Non sarà uno scudo fisico per le donne che subiscono violenza, così come il legiferare non ferma direttamente le mani omicide, ma parlarne in maniera informata almeno aiuterà a diminuire il numero di chi ancora crede che i femminicidi non esistono e nega un’evidente squilibrio di genere nella violenza esercitata dagli uomini sulle donne.
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Attualità
SETTEMBRE 2013 Il 2014 sarà l’anno dedicato alle celebrazioni del centenario del Primo Conflitto Mondiale
Ci si prepara alla “Grande Guerra” Fra forti, trincee e musei le Giudicarie hanno un patrimonio davvero significativo, ora occorre metterlo in rete al meglio Il conto alla rovescia è fensivo della Rocca di di Ettore Zini iniziato. Il 2014, per le Anfo. Ma pronti a sferGiudicarie, sarà l’anno dedicato al conflitto bellico che, rare l’attacco per superare le linee nemiche. Una guerra cento anni or sono, insanguinò i nostri monti e le linee di logoramento che scomodò anche la popolazione civile, di confine. Soldati dell’impero Austro-Ungarico da una deportata parte in Piemonte, come per gli abitanti della parte. Militari italiani dall’altra, attestati sul baluardo di- bassa Val del Chiese. E parte, dietro le linee difensive del rio Revegler, per parte austriaca. Da quegli anni terribili, che hanno sancito l’annessione del Trentino all’Italia, sono passati esattamente cento anni. Un secolo di storia che la Provincia di Trento intende commemorare, con una anno intero dedicato alla Grande Guerra. Un anno ricco di aspettative. Che Apt e Consorzi turistici vaticinano come ricchi di visitatori. Sia da parte di italiani che d’oltralpe. “Un’incognita”. Però, per Paolo Pasi, assessore alle attività culturali della Comunità di Valle di Tione, per cui le manifestazioni il centenario della Grande Guerra rappre-
sentano una scommessa. E, solo col senno di poi, si potrà conoscere il ritorno in termini economici e turistici che la ricorrenza potrà dare. Nel frat-
tempo la complessa macchina organizzativa si è messa in moto. E anche in Giudicarie - area di confine del Fronte, di prima e seconda linea, e delle demarcazioni difensive in vetta all’Adamello, al Cadria, al Monte Nozzolo e Cima Bissolo - si sta lavorando per non giungere impreparati all’appuntamento del 28 luglio del 2014. Provincia e Comunità di Valle collaborano a stretto contatto. In zona, oltre alle famose demarcazioni con forti Larino di Lardaro e di Monte Corno - piatto forte delle visite guidate del “Centenario”- di cui da anni sono in corso importanti lavori di recupero, anche altre postazioni minori della linea difensiva stanno subendo interventi sostanziali. Come l’area fortificata di S. Lorenzo a Condino, un dosso (famoso per la chiesetta medioevale del XIII secolo, affrescata da Cristoforo Baschenis, nel 1519) a metà crinale del monte Rango, da cui si domina tutta la valle del Chiese. E dove gli austriaci avevano co-
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struito un complesso sistema fortificato, con mitragliere, trincee blindate, cunicoli, gallerie per il rifugio delle truppe e una teleferica che saliva alle postazioni superiori. Un luogo strategico, in cui, da anni il locale gruppo Alpini aveva iniziato un’importante azione di bonifica. Dove in vista dell’avvenimento che, per tutto il prossimo anno, impegnerà enti e associazioni - tra cui Comuni, Bim e Parco - si è messa in moto una corsa al recupero, con squadre del Servizio di Ripristino Ambientale, intente a ripulire e valorizzare sentieri e accessi, resi problematici dall’incuria del tempo. Altre iniziative riguardano forte Cariola (di proprietà privata). Ma che, per l’occasione, sarà aperto a visite guidate. I cimiteri di guerra di Bondo e Malga Clef, e la messa in sicurezza del sentiero che, da Praso, si inerpica verso Monte Corno. L’ impegno maggiore, però, è sul fronte organizzativo. Con Apt, Consorzi Turistici, Ecomusei, musei e associazioni come Sat, Ana e altri gruppi, che il 30 luglio, si sono dati appuntamento nella sede della Comunità a Tione, per fare il punto della situazione. All’incontro, presieduto dall’assessore Pasi, erano presenti Lorenzo Baratter, coordinatore delle iniziative della Grande Guerra e Claudio Martinelli, dirigente del Servizio attività culturali della Pat. In quel contesto è stato presentato il Gruppo di lavoro coordinato dal Centro Studi Judicaria. A cui è stata affidata la regia degli avvenimenti culturali e delle celebrazioni. I due cardini dell’organizzazione, saranno: in primis i luoghi degli
eventi. E, in seconda battuta le manifestazioni. “L’obbiettivo – ha detto l’assessore Pasi – è dare all’iniziativa valore e spendibilità, oltre l’ambito territoriale”. Per questo, nel prossimo appuntamento, fissato a metà settembre, il progetto dovrebbe prendere contorni più definiti. Sul piano dei costi intanto è stato presentato un preventivo di spesa da parte dal Centro Studi di Tione che ammonta a 42.000 euro. Comprende il portale web “giudicariegrandeguerra”, dal costo di oltre 7 mila euro. E un ventaglio di manifestazioni, che introducono argomenti di grande interesse come: “L’arruolamento del luglio 1914”, “L’evacuazione dei paesi dell’estate 1915”, “La guerra vista dai cappellani militari” e “Il progetto profughi”. Il gruppo di lavoro, costituito dal Centro Studi Judicaria, è guidato da Gianni Poletti ex preside delle scuole medie di Storo e per le quattro aree della Comunità di Valle: Micaela Bailo per le Giudicarie Esteriori, Claudio Cominotti per la Val Rendena, Maddalena Pellizzari per il Chiese,Renato Paoli e Gilberto Nabacino per la Busa Tione. Spetterà a questa compagine focalizzare gli avve-
nimenti di maggior interesse che, durante i quattro lunghi anni del conflitto, hanno interessato le singole aree di pertinenza. Sul piano strutturale, nei luoghi strategici dove si sono svolti gli avvenimenti bellici, sono in esecuzione da tempo importanti recuperi da parte del Servizio di Protezione Ambientale della Provincia. Sostanziali ristrutturazioni sono state messe in cantiere dalla Pat, per rendere più agibili i due baluardi più significativi di tutto l’impianto difensivo delle linee del Fronte: vale a dire il già citati Forti Corno e Larino. Qui si sono concentrati gli sforzi dell’apparato provinciale in vista dell’avvenimento che dovrebbe – ma il condizionale è d’obbligo - attirare sul territorio migliaia di visitatori. Anche se rimane incomprensibile, come mai, in occasione del “Centenario”, non sia stato possibile allestire nell’area fortificata di Forte Larino, per cui a più riprese la Provincia di Trento ha investito notevoli somme di denaro, uno spazio espositivo permanente. Dove potevano essere concentrati i più significativi reperti bellici recuperati, negli anni, in ambito giudicariese.
Attualità
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Il Cannone a Cresta Croce
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La “mappa” dei reperti bellici
Dallo Skoda recuperato fra le nevi dell’ Adamello alle migliaia di cimeli sparsi su tutto il territorio di Ettore Zini
La mappa dei reperti bellici della Guerra 1914-18, restituiti a più riprese dalle nostre montagne, ha piantato le proprie bandierine in tre località Giudicariesi: Bersone , Spiazzo Rendena e Giustino. A Bersone, piccolo co-
Scene di Guerra “bianca”
E’ visitata – come si evince al suo sito internet – da circa 300 persone all’anno. In due anni le presenze sono calate di quasi il 50%. E, nonostante i cimeli di grande richiamo, come armi, schegge di bombe e divise di ufficiali e militari che hanno preso parte al conflitto mondiale, l’interesse per quel piccolo polo museale, è in calo (nel 2010 i visitatori erano stati meno di 600), tanto che tra i suoi associati si è sviluppato un dibattito che ha sancito una vistosa spaccatura tra chi intende mantenere a Bersone l’esposizione. E chi vorrebbe spostarla in spazi più adeguati e visibili, come Forte Larino di Lardaro. Tra l’altro teatro, quest’anno, di manifestazioni che hanno calamitato un pubblico molto numeroso. In Rendena, invece, sono concentrate altre due attrattive inerenti agli avvenimenti
bellici che, cent’anni or sono, hanno insanguinato le nostre montagne: il Museo della Guerra Adamellina di Spiazzo e il cannone Skoda restituito alcuni nel 2000 dai ghiacci dell’Adamello. Il museo di Spiazzo espone numerosi cimeli rinvenuti sulla linea del fronte Adamello-Carè Alto. Vi sono custoditi oggetti, fotografie, testimonianze epistolari frutto di donazioni e di ricerche di appassionati della zona sui teatri, in quota, della Guerra 15-18. Importanti cartografie come le dislocazioni militari dei comandi austriaci sul Corno di Cavento, sci, slitte, bombe, rotoli di filo spinato rappresentano il piatto forte di questa esposizione collocata nelle ex scuole elementari, aperta al pubblico, da giugno a settembre, dalle 15 alle 18. Il museo è supportato dall’associazione storico-culturale
ForteLarino:un’occasioneperduta? Vien da chiedersi come mai s’è comprato quel Forte, se, nemmeno per le celebrazioni dei cent’anni, è stato deciso di che farsene. Di solito le grandi ricorrenze alla stregua dei Campionati Mondiali, di calcio, nuoto, o atletica che dir si voglia – servono soprattutto a investire in strutture “permanenti”. Che verranno buone a posteriori. Per il Forte Larino, acquistato trent’anni or sono dalla Provincia - alla vigilia di quella che poteva essere la sua grande occasione - non è ancora chiaro l’utilizzo. Poche idee. Per di più fumose, giacciono nei cassetti di Enti, Comuni, e Provincia. Come se, per quell’area - comprata sul finire degli anni settanta per più di 800 milioni di lire, e ristrutturata, a più riprese (con fior di soldi pubblici) - si potesse cincischiare all’infinito. Quella del Centenario della Guerra, poteva essere la “grande chance”: l’occasione di mettere a frutto la sistemazione del forte, e dei caseggiati appartenuti alle furerie e ai comandi dell’esercito Austro-Ungarico.”Del resto, che ci sarebbe di meglio, se non riunire i reperti della Guerra, in luogo che la Guerra l’ha vista per davvero?” I mesi passano. Le celebrazioni del grande avvenimento, sponsorizzato dalla Provincia, sono alle porte. Ma nessuno (Comunità, Enti,
Forte Larino
Comuni) è stato in grado di avanzare un progetto, per connotare quell’area. Nemmeno il comune di Lardaro. In teoria, il più interessato a valorizzazione quell’ambito strategico per l’economia culturale e turistica, sua, e di tutta la Valle. Un progetto per condensare (“chi l’ha detto che in tempi di spending rewiew il 3X1, o ancor meglio l’1X3, debba valere solo per i supermercati?”) tutte le raccolte e cimeli sparsi sul territorio, in un’unica grande teka “testimonianza”, a respiro giudicariese. Compreso il famoso cannone Skoda recuperato sull’Adamello, per
cui oggi, Giustino sta approntando, un sito espositivo a se stante. In definitiva, ancora una volta non è scattata la molla del ragionamento comune. Ancora una volta ad “una regia d’insieme”, capace di guardare con occhio aperto agli interessi della valle, abbiamo anteposto la piccola politica dei campanili. Per questo “il Centenario”, qualunque potranno essere i risultati, è - e rimane – una grande occasione mancata. Di cui non siamo stati capaci di sfruttarne appieno le opportunità. (e.z.)
mune della conca di Pieve di Bono, sono custoditi circa 7.000 cimeli accumulati, in 18 anni, da appassionati del posto. L’esposizione (“privata”) è collocata dal 1995 nel locale Palazzo Municipale. che prende il suo nome. Per quanto riguarda il cannone Skoda, il potente obice recuperato nel 2003, a quota 3.171 della Vedretta di Cima Botteri, nell’Alta Val di Nardis, dopo il restauro ad opera dei Beni Storico Culturali della Provincia , è in attesa di essere collocato nel comune di Giustino, a “Casa Diomira. Dove l’amministrazione sta predisponendo un apposito spazio visitabile da pubblico e scolaresche. Per quel poderoso mezzo di offesa dal peso di 33 quintali, costruito nel 1917 dalle Industrie Skoda-Werke di Pilsen, che poteva sparare sulle linee nemiche con una gittata di oltre 17 chilometri, il comune rendenese sta predisponendo un altro sito a testimonianza degli eventi bellici combattuti sulla linea di confine che corre dal Cadria alla Presanella. Proprio nei mesi scorsi è stato
abbozzato un interessante dibattito per verificare l’opportunità di realizzare, a livello giudicariese, un unico spazio su cui concentrare i vari ambiti disponibili. Purtroppo l’appello è caduto nel vuoto. E anche l’iniziativa del presidente del Museo della Guerra di Bersone che, aveva individuato in Forte Larino l’ambiente adatto per dare maggior visibilità al materiale disponibile, è stata stoppata sul nascere. Oggi, in pratica, in valle ci sono tre distinte esposizioni dedicate agli eventi bellici di un secolo fa. Ed una quarta è in predicato all’interno di parte degli spazi della fortezza di Lardaro. Il forte che, con Revegler e Monte Corno, rappresentava la linea avanzata del sistema difensivo austriaco. Per cui da tempo si stanno valutando le opzioni di utilizzo. (e.z.) sector2011@libero.it
Verso il centenario della Grande guerra
Online il blog dedicato a riflessioni, proposte, progetti...
La Croce di Punta Giovanni Paolo II
«Questo luogo un tempo di guerra ora è diventato luogo di pace» aveva detto nell’anno del Giubileo Papa Wojtyla “inaugurando” la Croce posizionata a Punta Giovanni Paolo II nel bel mezzo del Gruppo dell’Adamello a quasi 3500 metri di quota. Parte con questa frase il blog «Per non dimenticare» proposto da Giudicarie.com dedicato a riflessioni, pensieri, iniziative... sul tema della guerra e della pace. «Ci avviciniamo al centenario di una delle tragedie dell’umanità più devastanti. Le nostre montagne sono state teatro di orribili scenari, e ancora oggi presentano le ferite di quell’immenso dramma. Con questo spazio vogliamo offrire a tutti la possibilità di esprimere pensieri o testimonianze che possano favorire il ricordo e la memoria di quei terribili fatti e aiutarci a capire cosa signifricò per le nostre genti la prima Guerra mondiale e cosa significa oggi per molte popolazioni vivere in territori di guerra. ,.
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Il Saltaro delle Giudicarie
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La cosa non va giù ai nostri Santi in paradiso; per saperne di più, per poter prendere urgenti e gravi provvedimenti, si sono rivolti a me, umile Saltaro delle Giudicarie, in quel di Trento, a tastare il polso ai politici di ieri e di oggi e misurare la drammaticità della situazione. Povero me, che ho sempre odiato i palazzi del potere, dove andrò, che farò? Così mi sono ritrovato sul Dos Trento a guardare dall’alto la città che è, per gran parte, causa degli attuali sconquassi. Vista da lassù, Trento, è una gran bella città, mite, ordinata, laboriosa, tipica tempra trentina, ma vedendo in lontananza il nuovo rione delle Albere, Muse compreso, mi si rattrista il cuore: quella è la città del potere, dei potentati, degli sprechi: metto via e riprendo il cammino. Meglio un’osteria dagli antichi profumi che quel Dosso, rinomato nei secoli, ed oggi desolato, con un Cesare Battisti incazzato nero, per il trattamento che gli riservano i potenti, un paio di corone una volta all’anno e buona notte. Così ridiscendo in periferia, presso un vecchio bar con tanto di giardino, non c’è anima viva, un paio di vecchietti, arzilli stanno parlando di politica, alla buona e con buon senso, come si usa fra persone sagge, di una certa età. Ho trovato il loro colloquio interessante più di qualsiasi discorso illuminato e così lo riporto così come l’ho sentito scusandomi delle scorrettezze nel trascrivere un dialetto che non conosco, io sono il Saltaro delle Giudicarie, con Trento non ho mai avuto a che fare. - Orpo, hat vist che casin che s’è envia via con ste elezion? Le altre volte no l’era così, no... ghera pu tranquillità, ma si, noi trentini sem i soliti, fem en po’ de gheto e po lassem le cose come che le era...te poi immaginar...va via el Dellai che finalmente nen liberem, e quel, dopo en po’, el torna...eh si, el vol tornar perchè chi el comandava...a Roma enveze el conta come el do de coppe, orca, e allora el vignerà su, el tornerà a esser el padron dela baracca, ensoma, come che i diss... - Eh,eh...go la stessa sensaziom, osta, sat quanti che ghe n’è che i lo emplora: vei su... torna su..., entant tutti quei che la mantegnu per anni, se non torna i resta orfani... i ciapa tuti peade nel cul... eh...
IL SALTARO DELLE GIUDICARIE
I trentin e... le elezion! Ricostruzione semiseria dei processi mentali del trentino medio in vista della prossima tornata elettorale
T
empo di elezioni, tempo di burrasca. Fino ad ora nessuno ne capisce niente, né in cielo né in terra. E la gente trentina sembra indifferente, disgustata, neanche sa se andrà a votare, votare per chi, tanto peggio di così, che si arrangino, quelli pensano solo alle loro tasche, alle tasche eh... dopo i soi amici, i soi galoppini... - Ma va la che ala fin el torna... l’om l’è fat così, lu el pensa sol alle so robe, a Roma, te gai reson, l’ha fat la figura en po’ da pollo, te pol emmaginar, l’unico partito che vol enserar su le region a statuto speciale l’era el suo...robe... ma robe... se el ven su el farà anca lu el consiglier... - Oscia, el farà ben qualcos de pù, eh, eh, lu el consiglier, set mat? No l’è tipo da far el consiglier, lu el farà almen el capo del consiglio, el farà i soliti discorsi, sperem che almen el le tegna corti... - Per la Madonna, ma me par che anca el resto non promette niente de bom, vol ricandidar en po’ tuti i veci, pensa che ghe anca el Giovanazzi, e l’Eccher? - Ma si, el Giovanazzi, l’era anca en bon amministrador, ma quell’Eccher, lì, el medico, en chirurgo... o quel che l’è...el faga el so mester, che en provincia nol serve a niente, l’e già en pension, pien de soldi, che staga a casa...perdio... ah sì, el deve rappresentar el genero, el Divina, che el vol verghe ancor na ciatina en provincia, che brute robe... - Si, ma quel che me fa pu rider l’è el Patt, el ga ancora quela Dominici li, fra i pei, no so quanti ani che l’è a Trento, e me par che non la combina granchè, no me par che l’abbia fat qualcos, pu che ciacerar e dir robe de poc cont no la fat, eppur l’è ancora lì, diamine, e la lavora per la zent, ma la zent no la se mai accorta del so lavoro...fin che ghe quei personaggi lì, no so se il Patt el podrà diventar la Volkspartei come che el voria, e la saria anca na bela idea...se
po’ el Patt e se mete ensema all’UpT, te vedi ben che bela roba che ven fora, ven fora na gran confusion... - Ah, sì, me emmagino la Fontana, con la piuma, che sfila en piaza del Dom ensema al Lunelli con le braghe de coram, la vedet la copia? Ma sì. L’Upt... el s’è costruì el so cerchio magico pien de trote, fat tut da zent de zità, che i pensa...i pensa... e i pensa...e mai che i decida de butarse nell’Ades...se no ghe fussa el Gilmozzi, che l’è na brava persona che la sa quel che la fa, e quel Mellarini che l’è quel che ten su la barca, i saria già enseradi su... - E del PD, san diset? - Del Pd no digo niente, perchè no se capis niente...tutti i vol comandar e nessuni i vol obedir, tutti galeti nel poliner, caponi che i se castra da per lori, mah...a mi i me sa en po’ for de testa, ghe dentro dei quei figuri che non ghe daria en man neanca la corda de la cavra...ah, l’intelligenza la ghe, ghe n’è che en vanza, ma i la dopera mal... - Però la Cogo no la ghe sarà pu...e neanche la Dalmaso... - Per fortuna! Ma no son miga sicur che nen liberente, le è lì che le speta qualche posto in
della gente ci pensa ormai solo la divina provvidenza. Queste sono le considerazioni che si fanno lassù, nell’empireo, attenti alle nostre vicende, alle nostre disgrazie. Questo è quello che rimane del Trentino, frutto dell’insipienza, della saccenteria, della presunzione, del cinismo dei regimi del passato.
quei carozzoni della provincia, fati aposta per sistemar gli amici, perchè noi mora de fam, sat i ciaperà apena quattro zinque mila euro al mese, pu la bona uscita, i riscia davero de morir famadi... - E de là...ghe ancor de men... ma si el Silvano el saria ben en politico con le bale, el ga pu bale lu, de tuto el consiglio ensema, ma el ghe li ha tutti contro, certo che i soi amizi, i ga tirà en bel scherzeto, i la fat fora en do secondi...via...pussa via... e lu el se trovà en braghe de tela, adess el fa bem a provar la rimonta. Sta giustizia! Quando capita ste robe te ven davera i dubbi che la nosa giustizia la gira con l’orologio a cucu en tasca, come che el diss el Berlusca... - Ma dai che el Berlusca el ne diss dele monade... - L’è vera, nol podo veder, l’è drio che el rovina l’Italia, e vol verghe ancora rasom, ghe daria do peade en del cul, se fussa ancora bon, el manderia a casa, el ga la nosa età, noi no sem pu boni quasi de parlar, e quel el vol ancora contarnela su come el gavessa vent’anni... - Ma si, i lo tensù a punture...i diss...el ga sempre en medico tacà... No so gnanca pu se ghe farà efetto el viagra...a mi certo che no! Gnanca se en togo en bidom... - Chi da noi, po, en na manda la Biancofiore, i ma dit che de raza bona, ma con quel so amico che la sa mes l’è ensema, noi farà tanti soldi... ma bisogna essere ben de mal per finir de votar ancora quela lì... no parlem del De Eccher, che no l’è male quando el parla, ma l’è ancor lega a pensieri dei ani Venti lascem star el Leonardi... - A mi me pias el bafo...el Mosna, me par de veder me pare cento ani fa, el ga na facia da kaiserjäger che me pias...
- Varda che quel lì, el ga fabriche en tut el mond, e en mucio de zent che lavora per lu... - Meio, così almen el sa cosa che vol dir lavorar...i pu tanti nosi politici i è vignudi su nel burro, no i ha mai amministrà neanca en condominio, i ha solo ciapà soldi a sbafo, e i vol ensegnarne, a noi, come star al mondo, che i vaga a lavora prima, i faga veder quel che i è boni de far e poi i vaga en politica...per la madonna, e me scuso con la Madonna, ma i me fa proprio encazar... - Alora sen propri messi mal... - Ma si, noi trentini, sem bem na manega de semplizoni, e anca en po’ ensemenidi, i ne le fa tutte, sotto el nas, sora el nas, en banda al nas... e ne va sempre tut bem... ma si, brontolem en po’, si, quando che nem nele osterie fem quatro versi, ma dopo, ala fin, ne va ben così...no ne enteressa tanto quel che i fa, o quel che i farà, l’importante l’è verghe qualchedun de quei che comanda per amizi...da poderghe dir : orca, varda che go en fiol da metere a post, no sa romper le bale, dame na man...che mi tò votà...varda che mi go l’azienda che la va a putane, fame ciapar quatro soldi...varda che devo comprar el trator, tira for qualcos... questo l’è quel che ne enteresa, per el resto no ghe ne frega niente a nesuni...
- Eh...l’è così la situazion, l’è ben triste per noi che se vecioti...na volta i era amministratori de naltra stoffa... quando ghera i Kessler, i Dalvit, i Mengoni, quela zent lì, quei i lavoreva per la zent, per le val, i lavoreva per i paesi, i gaveva testa, i saveva ben quel che faseva, ancoi, i nosi politici, i ga sol la testa girada verso la tasca de drio, en do che ghe el portafogli...del resto no ghe enteresa en tubo... e i te fa discorsi, orca, che el par che sapia tut lori, ma i diss sempre le solite monade, l’è vent’ani che i le diss, sempre quele, ades fem, ades no fem... entant noi gaven mezzi della nosa zent en dificoltà, gaven la provincia endebitada fin al col, e quei i è ancora li che i bega, va ti, vegno mi, mi son pu bravo, ti te sei en furfante, furfante te sarai ti...robe...a volte me ven voia, se gavesse ancora le forze, de ciapar en pal e corerghe drio... - Eh, noi sem veci, sem de n’altra generazion, adesso el mondo l’è questo...i dovrà rasegnarse i nosci fioi, i dovrà tirar for le bale e endovinar l’omo importante da coltivar e narghe drio... Basito, mai relazione poteva essere così chiara e completa, l’ho copiata di sana pianta e l’ho portata di corsa lassù, fra le nuvole dove stanno meditando sulle misure da prendere...che il buon Dio, s. Vigilio, s. Lorenzo protomartire, i S.S anaunensi, s. Romedio, le Madonne di Pinè e del Lares, proteggano i Trentini e le loro famiglie, ora soprattutto, e nei secoli.
Il Giornale delle Giudicarie
mensile di informazione e approfondimento Anno 12 n° 9 - settembre 2013 Editore: Associazione “Il Giornale delle Giudicarie” via Circonvallazione, 74 - 38079 Tione di Trento Direttore responsabile: Paolo Magagnotti Caporedattore: Roberto Bertolini Comitato di redazione: Elio Collizzolli, Matteo Ciaghi, Aldo Gottardi, Denise Rocca Hanno collaborato: Adelino Amistadi, Mario Antolini Musòn, Enzo Ballardini, Claudia Brunelli, Alberto Carli, Alessandro Togni, Andrea Tomasini, Alberta Voltolini, Ettore Zampiccoli, Ettore Zini, Marco Zulberti Per la pubblicità 3356628973 o scrivere a sponsorgdg@yahoo.it Il giornale è aperto a tutti. Per collaborare si può contattare la redazione (3335988772) o scrivere a: redazionegdg@yahoo.it Direzione, redazione via Circonvallazione, 74 - 38079 - Tione di Trento Stampato il 27 agosto 2013 da Sie Spa - Trento Autorizzazione del Tribunale di Trento n. 1129
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Storia
SETTEMBRE 2013
La storia del tionese “Borelòn”
Eccidio di Cefalonia
Il caporale Paolo Salvaterra, scampato per licenza premio all’eccidio di Cefalonia. Suo il primo supermercato in Giudicarie
A Il giovane Paolo Salvaterra
Una pagina tragica di storia italiana. Sconosciuta alle nuove generazioni - anche per il vergognoso velo posto sulla vicenda dai nostri Governi - con i componenti di un’intera spedizione, più di 9.000 uomini, abbandonati a se stessi dopo l’armistizio, e praticamente annientati dagli affondamenti navali, dagli scontri a fuoco con i tedeschi e dalla feroce rappresaglia nazista ordinata da Hitler in persona, su quella sperduta isola dell’Egeo (Alfio Caruso nel libro “Italiani dovete morire”,edito da Rizzoli nella Collana Cameo/Longanesi edizione 2012, riporta: 1.300 italiani morti in combattimento, 5.000 passati per le armi, 3.000 scomparsi in mare). Solo 2.135 i superstiti, di cui buona parte morti nei campi di concentramento dove furono deportati. Uno dei pochi superstiti, il tionese Paolo Salvaterra “Borelon” che - dopo aver combattuto per mesi sul fronte francese - fu mandato nel 1942 con il 17° Reggimento di Fanteria “Divisione
di Ettore Zini
pochi mesi dalla sua scomparsa, un diario di guerra lo ricorda come uno dei pochissimi superstiti dell’eccidio di Cefalonia. Paolo Salvaterra, classe 1920, una vita dedicata al commercio. Ha avuto dei trascorsi poco conosciuti. Noti, ai più, solo dopo la sua morte. Quell’ometto gentile, per lungo tempo “re” dei supermercati della zona (due a Tione e
Grandi manovre nell’isola greca
Acqui”, prima a Bari, e poi imbarcato a Brindisi, per la Grecia. I dettagli di queste giornate tragiche sono descritti in un diario, scritto di pugno, dall’ex commerciante di Tione. Di cui le figlie custodiscono l’originale. Una cinquantina di pagine le aveva dettate di persona, al quasi coetaneo giornalista Mario Antolini. Ma altri particolari sono emersi dal
quaderno scritto, in bella calligrafia dall’interessato, a cui ha affidato i ricordi raccapriccianti del conflitto che ha segnato parte della sua esistenza. La fortuna ha voluto che, solo pochi giorni prima dell’eccidio, Paolo Salvaterra sia potuto tornare in Italia in licenza premio. Un rientro che gli ha salvato la vita. E un ricordo che mai lo ha abbandonato per il resto dei suoi giorni. Racconti che faceva spesso ai figli Walter, Costanza, Patrizia e Marzia. Quando da bambini – come ricorda la figlia Patrizia - la gita domenicale era andare a vedere i primi supermercati delle città, dove prendeva spunti e idee, per quella che sarebbe stata la sua attività futura. Forse proprio gli orrori di una guerra da dimenticare, l’aver visto il “mondo” uscendo dai ristretti confini della valle, e la consapevolezza di essere scampato a morte certa, per pura fortuna, gli hanno permesso di allargare gli orizzonti. Di guardare al futuro con occhi aperti e disincantati. Ecco quindi il Paolo Salvaterra “pioniere” della grande distribuzione locale. In un paese ancora alle prese con le bottegucce sotto casa: i negozietti gestiti in proprio, le decine di piccole attività, che rappresen-
tavano il vecchio tessuto commerciale della borgata di Tione. Nel novembre del 1966 (di domenica) inaugura “il supermercato di via Pinzolo”: il primo in Giudicarie. Nel 1972 apre una filiale in Basso Arnò. Successivamente si affaccia anche sulla piazza di Ponte Arche. Fino al 1984 è il padrone indiscusso dei supermercati della valle. Solo lui è l’alter ego della Cooperazione, ancora legata alle Famiglie Cooperative nei paesi. Il commercio è la sua vita. Non da meno è il suo impegno nel sociale: consigliere comunale nella lista degli Indipendenti, con il sindaco Franco Boni, Presidente della Pro Loco, consigliere e vice presidente della Cassa Rurale di Tione , consigliere della Cassa Mutua Commercianti a Trento, clarinetto nella Banda Sociale di Tione. Una vita intensa. Vissuta probabilmente con la grinta e il vigore, di chi ha la contezza di essere stato baciato dalla fortuna, in quel 24 agosto del 1943. Quando al “caporale” Paolo Salvaterra fu concessa una licenza premio di due settimane. “Prendi la tua roba – gli ha detto il suo comandante – e vai al campo OttoccoPrestane, per la bonifica in contumacia, prima di
uno a Ponte Arche) - quando la distribuzione alimentare era ancora affidata ai piccoli negozi - è stato uno dei pochissimi soldati italiani a uscire indenne dall’inferno di Cefalonia. Isola greca, dove i tedeschi della Wehrmacht dopo l’8 settembre 1943 (ricorrono i 70 anni in questi giorni), trucidarono più di 5.000 italiani della Brigata Acqui.
Salvaterra negli ultimi anni della sua vita
tornare in Italia”. (Ottocco-Prestane era il campo dove i militari in licenza dovevano sottostare a quarantena, prima di tornare in patria ndr.). Quel permesso gli valse la vita. I suoi compagni furono trucidati dalle mitragliatrici tedesche, che spararono su uomini inermi, dopo che li avevano convinti ad arrendersi, con la promessa che non sarebbe stato loro
torto un capello. Oggi, quelle pagine incompiute, scritte con grafia minuta, ci permettono di ricordarne la persona. Che se ne è andata all’età di 93 anni, dopo aver lasciato traccia per inventiva e caparbietà nel contesto sociale di Tione. E perché no: di quanto, nella vita, sia importante anche il ruolo che può giocare la Dea Bendata.
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Cenni di storia
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Tribunale - La storica sede di Piazza Boni
“Non è stata una difesa di categoria” Gli avvocati del foro tionese: “Il disagio maggiore sarà per i cittadini”
Gli avvocati del foro di Tione
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SETTEMBRE 2013
Fra il pubblico tanti agricoltori ed allevatori provenienti da tutte le Giudicarie, attenti ed interessati alle importanti novità provenienti dall’Unione europea, che in campo agricolo è di fatto l’istituzione che detta le macro-politiche. Soprattutto riguardo alla nuova Politica agricola comune 2014-20, che – dopo circa 8 anni di negoziazioni – è stata approvata a luglio attraverso il meccanismo di co-decisione tra Parlamento europeo, Commissione e Consiglio. «Proprio la maggiore democraticità del processo di formazione – ha detto Cornella nel suo intervento di presentazione degli aspetti tecnici ha consentito di sanare alcune disparità che si erano evidenziate nella precedente applicazione della Pac, per esempio consentendo maggiore attenzione e risorse per l’agricoltura e l’allevamento di montagna, sinora considerati in Europa i “cugini poveri” della pianura». Merito di questo risultato – che porterebbe secondo stime di Nomisma tra i 19 e i 30 milioni di euro in più per il Trentino – è anche del prezioso lavoro di lobby che il Trentino, assieme all’Alto Adige e alle regioni alpine – ha messo in campo in questi ultimi 3 anni e mezzo, facendo valere le ragioni delle zone montuose. Un ruolo importante di stimo-
Agricoltura, uno sguardo al futuro
Giovani, ecosostenibilità, greening e ricerca: come cambia questo settore nel nuovo Psr. Se ne è parlato a Lomaso nella tradizionale Festa dell’Agricoltura Nuova Pac e proposte per il nuovo Psr. Argomenti importanti quelli oggetto del dibattito svoltosi sabato 10 agosto presso la sede della Copag a Vigo Lomaso, nell’ambito della “Festa dell’agricoltura-Palio dei 7 comuni”. Appuntamento Ferragostano da sempre centrale per questo settore, specie nelle Giudicarie Esteriori dove questo comparto è dominante. Sul palco, in veste lo in questa partita l’ha avuto, come hanno riconosciuto sia Cornella che Rauzi nei loro interventi – l’Assessorato all’agricoltura della provincia autonoma di Trento, con in testa l’assessore Mellarini. «Assieme ai colleghi delle regioni alpine, all’Europarlamentare Dorfmann e al commissario europeo Ciolos è stato fatto un lavoro molto significativo in questi 3 anni – ha detto Mellarini – per far valere le ragioni degli agricoltori ed allevatori di montagna, che non sono solo esigenze economiche, ma anche di maggiore attenzione su tematiche come ad
esempio la burocrazia. I fondi della Pac non sono da vedere come privilegi di una categoria, ma come un investimento
di relatori, accanto al presidente Fabio Zambotti erano presenti il moderatore, il giornalista Walter Nicoletti, presidente della Federazione provinciale allevatori Silvano Rauzi, Samuel Cornella, “inviato” della Federazione trentina della Cooperazione in quel di Bruxelles e Tiziano Mellarini, assessore provinciale all’agricoltura, foreste, turismo, promozione caccia e pesca. nel futuro della nostra terra, secondo un’impostazione che vede nell’ambiente, nella salubrità e nell’ecosostenibilità
Il tavolo dei relatori
Grisen
valori fondanti del nostro vivere civile e della nostra economia». Proprio l’ecosostenibilità è un altro dei fattori richiamati da Mellarini, nel presentare le linee guida del prossimo Psr (piano di sviluppo rurale) che la Provincia sta predisponendo in queste settimane. «Le priorità – ha detto Mellarini - sono continuare le politiche di sostegno ai giovani agricoltori e allevatori, puntare con decisione su ecosostenibilità delle produzioni, ricerca e innalzamento della qualità. Negli ultimi anni abbiamo sostenuto maggiormente l’in-
Attualità frastrutturazione del territorio rispetto ad esempio all’acquisto di macchinari agricoli. Questo significa strade di campagna più sicure, impianti di irrigazione a goccia che preservano dagli sprechi un bene prezioso come l’acqua, e un’attenzione maggiore ai profili assicurativi degli operatori del settore. Un lavoro importante è stato realizzato e la strada è tracciata perchè l’agricoltura continui ad essere, come ora, un settore che sa produrre occupazione e tutela ambientale». Misure che, messe in campo già da tre anni dalla provincia, hanno a loro modo anticipato le novità di questa nuova Pac: maggiore attenzione ad equità, ecologia, spazio ai giovani, proposte greening e ricerca. La nuova Politica agricola comune ha un volume di 374 miliardi di euro nei prossimi 7 anni, di cui 52 miliardi all’Italia (7,4 miliardi l’anno di cui: 3,8 miliardi provenienti da pagamenti diretti, 0,6 miliardi dalle Organizzazioni comuni di mercato (Ocm, ndr) vino e ortofrutta e 3 miliardi dallo sviluppo rurale). Il settore agricolo ha un peso importante in Italia e in Trentino: 28 miliardi il valore aggiunto del settore a livello nazionale, 429 milioni di euro a livello provinciale. Che, a livello di indotto, valgono almeno tre volte tanto.
Il personaggio
Amistadi si laurea con 110 e lode in Architettura all’Università IUAV di Venezia con una tesi in progettazione sulla ricostruzione della città libanese di Jbeil-Byblos, all’interno di un laboratorio di Laurea diretto da Luciano Semerani, di cui è allievo e con cui svolge attività didattica e di ricerca per molti anni a Venezia. Sempre a Venezia, nel 2003, consegue il titolo di Dottore di Ricerca in Composizione architettonica con una tesi dal titolo “La nozione di paesaggio nei progetti di architettura contemporanea”, poi pubblicata dalla Clean di Napoli con il titolo “Paesaggio come rappresentazione”. Dal 2003 ad oggi insegna Progettazione architettonica come professore a contratto presso la Facoltà di Architettura di Parma. Autore di numerosi saggi e progetti pubblicati su riviste nazionali e internazionali, nel 2005 fonda la collana TECA – Teorie della Composizione architettonica e dal 2010 coordina con Enrico Prandi il Festival dell’Architettura di Parma, che si occupa di diffusione e divulgazione della cultura architettonica e per il quale è promotore di molte iniziative già a partire dal 2004. Sempre nel 2010 fonda con Enrico Prandi ed è caporedattore della rivista on-line del Festival dell’Architettura, FAmagazine (www.festivalarchitettura. it). Nel 2012 esce per i titoli del Poligrafo di Padova il volume “La costruzione della città”. Vive a Venezia dove dal 2008 è co-titolare dello studio associato Amistadi-Mayr architetti.
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«L’architettura è razionalità e talento» Lamberto Amistadi racconta la sua esperienza di ricercatore e docente nelle Università italiane Lamberto Amistadi, nato a Roncone nel 1971, è risultato vincitore della procedura di valutazione comparativa per un posto di Ricercatore universitario di ruolo indetta dalla Facoltà di Architettura “Aldo Rossi” di Cesena
e da settembre prenderà servizio come Ricercatore del Dipartimento di Architettura dell’Alma Mater Studiorum Università di Bologna e docente del Corso di Laurea in Architettura.
Lamberto Amistadi con l’architetto catalano Eduard Bru al Festival dell’Architettura
Buongiorno Amistadi, intanto complimenti... Grazie. Venezia, Parma, Bologna, Lei è un globetrotter della ricerca architettonica e dell’insegnamento... Sì, è vero, diciamo che ci sono due tipologie di carriere universitarie: quelli che sono nel posto giusto al momento giusto e che rimangono sempre nello stesso Ateneo e gli altri, che devono farsi strada con i titoli e con...il treno. Per questa seconda categoria alla quale appartengo mi piace pen-
rci Venite a trova tagna Mon all’Ecofiera di
sare alla prova di Amburgo. Conosce la storia? Il punteggio d’Amburgo è importantissimo. Tutti gli incontri di lotta sono truccati. Gli atleti si fanno mettere con le spalle a terra secondo le istruzioni dell’impresario. Ma una volta l’anno si riuniscono ad Amburgo in un’osteria e lottano a porte chiuse, con le tende tirate. Lottano a lungo, pesantemente, senza eleganza. Il punteggio d’Amburgo serve a stabilire la classe reale di ciascun lottatore e ad evitare il totale discredito (...delle istituzioni universitarie).
Ahah... anche l’architettura non sta attraversando un buon momento in Italia... Purtroppo no, ma sa.., l’architettura è una cartina di tornasole molto precisa dello stato sociale e culturale di un paese, e questo dipende in buona misura dalla classe dirigente che lo ha governato. Mi preoccupo di più per gli studenti di architettura italiani, che rimangono tra i più bravi e motivati del mondo ma spesso dopo la laurea devono scappare all’estero, dove si costruisce ancora qualcosa.
Non ci lascia con un messaggio di maggiore ottimismo? Più che di ottimismo oggi abbiamo bisogno di realismo e di uno sforzo per ritrovare degli obiettivi comuni e condivisibili...ognuno nel proprio campo. Ad ottobre si riunirà a Torino il terzo Forum di Proarch, un’associazione che raccoglie i docenti di Progettazione architettonica delle Università italiane. Il tema del forum non verte su quale tipo di architettura fare, quali case, chiese, scuole, teatri, ecc. (che tanto non se ne fanno più), ma su come debbano cambiare la ricerca e la professione dell’architetto per avere ancora una qualche ragion d’essere. Il titolo del convegno è: L’architettura è un prodotto socialmente utile?. Cioè serve ancora a qualcosa, a qualcuno? Esiste ancora? ...Speriamo bene... Ah...ma lei non insegna ai futuri architetti? Con quale spirito? Appunto, ho la sensazione di insegnare un mestiere che non esiste più, una professione in via di estinzione. Pensi che recependo una direttiva europea, il governo italiano ha trasformato l’architettura
in una “prestazione di servizio”. Sa cosa significa? Che è la prestazione ad essere apprezzata e non tanto l’idea. L’idea non viene percepita, né plasticamente, né idealmente, né tanto meno ricompensata. L’onorario percepito dall’architetto corrisponde alla prestazione fornita. Ma una buona idea porta un notevole plusvalore economico al committente oltre naturalmente ad un plusvalore sociale e culturale. Tale valore non è misurabile, dunque ancora più difficilmente comunicabile, al punto che oggigiorno tende a non avere più alcuna importanza. Quindi dissuaderebbe un giovane dallo studio dell’architettura... Neanche per idea..! Rimane una delle discipline più affascinanti in assoluto. L’Architettura è una scienza che ti costringe a lavorare con entrambe le parti del cervello, la razionalità e il talento e che ti costringe al confronto con diverse e varie erudizioni, la letteratura, la storia, il disegno, la geometria, l’ottica, l’aritmetica, finanche la filosofia e la musica...e l’astronomia, è molto importante l’astronomia, perchè – diceva Semper - architettura, musica e danza sono le sole tre arti cosmiche. L’architetto deve riunire tutti questi saperi in un’opera che sia sintesi allo stesso tempo di utilità e di bellezza.
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Negozi-art, l’arte arriva nelle vetrine
A Ponte Arche otto spazi commerciali diventano motivo di attrazione Quindi a Ponte Arche otto spazi commerciali non utilizzati sono stati messi a disposizione gratuitamente dai proprietari nei mesi di luglio e agosto, per contenere le opere di artisti trentini e locali che hanno esposto, anch’essi a titolo gratuito, le loro opere. Spiccano i nomi più conosciuti - Gianni Rocca, Paolo Dalponte, Amedeo Marchetti, Rosalba Trentini, Liberio Furlini, Matteo Boato – ma ci sono anche i tanti artisti amatoriali dell’Associazione Artisti Giudicariesi che generosamente si sono prestati all’iniziativa. L’idea dell’Azienda per il Turismo, promossa dalla presidente Iva Berasi, ha avuto un aspetto concreto, riempire spazi vuoti che rischiavano di penalizzare visivamente anche gli spazi commerciali che invece ci sono, e un aspetto psicologico: “trasformare una difficoltà generata dalla crisi economia, in un’opportunità” fanno sapere dall’Azienda, cioè ridare fiducia e ottimismo in un momento di indubbia difficoltà, perchè lo spirito, con il quale si affronta la vita ha il suo bel peso sul risultato finale. A fine manifestazione, il 31 agosto passato, il bilancio è molto positivo negli uffici di via Cesare Battisti: le piccole gallerie d’arte han-
L
’idea non è nuova, fa parte di quell’arte di arrangiarsi che nell’italica penisola è diventata a tratti colpo di genio o semplice, e apprezzabilissima, capacità di vivere bene anche i momenti difficili: spazi commerciali chiusi un po’ per la congiuntura economica difficile un po’ per ragioni fisiologiche di turnover che, nell’attesa di nuovi imprenditori
con un’idea capaci di riportarli al loro scopo originario, riaprono come gallerie d’arte. Buchi vuoti nel paese, vetrine spoglie o tappezzate di fogli di giornale che non invitano alla passeggiata - allo “struscio” per i negozi come si dice in Lombardia perchè anche solo esteticamente non è molto invitante un bel punto vendita a fianco di due vuoti, deserti e impolverati. no generato interesse fra gli ospiti della località turistica, generato movimento e valorizzato il lavoro e l’impegno dei tanti volontari che al progetto hanno partecipato, offerto un progetto comune ad operatori turistici e cittadini in tempi di individualismo spinto. Difficile fare la somma di ciò che non ha un numero davanti, ma la celebre arte di arrangiarsi che fin’ora ha sempre fatto tornare a galla il paese, e in parecchi ci si mettono per affondarlo, non è un’arte matematica.
Arte Opera provocatoria dell’artista Alice Valentini, rappresentata a Tione
“Io nel web =Annullamento”: una performance per farci riflettere I “tempi moderni”, come ha del resto anche ritratto l’omonimo film con Charlie Chaplin, possono portare alla spersonalizzazione dell’individuo e al suo annullamento. Con l’avvento dell’era telematica e di internet, questo annullamento ha raggiunto altri livelli. La giovane ma esperta artista tionese Alice Valentini, non nuova a performance “forti” e molto coinvolgenti (come la sua “Terapia d’urto” dello scorso anno), ritorna quest’estate in occasione della manifestazione “Per le vie di Tione” con la sua ultima opera “Io nel web = Annullamento”. Nella serata di venerdì 2 agosto, in via Presanella a Tione appunto, Alice ha dato vita alla sua nuova performance: una installazione artistica “in progress”, che ritraeva il graduale annullarsi della personalità individuale di fronte al web, ad internet e alla vita fittizia che tramite queste nuove tecnologie si viene a creare. Dapprima l’artista si è posizionata in un perimetro delimitato da quattro pali di legno di altezza uomo, e qui è rimasta mentre assistenti iniziavano ad avvolgere questo perimetro con cellophane trasparente in modo che la figura di Alice ne risultasse di volta in volta sempre più confusa e sfocata. Ad un certo punto l’artista ha iniziato, dall’interno, a dipingere il cellophane utilizzando i quattro colori base, rendendo la sua figura completamente invisibile, “annullata”, rispetto allo sguardo degli altri. Il tutto accompagnato dalle note dei Low Roar, un gruppo alternativo scandinavo che Alice ha ritenuto calzante per l’opera che ha messo in atto. Una volta terminato di dipingere ogni spazio attorno a sé, Alice si è rannicchiata a terra, quasi oppressa e prigioniera dal “bozzolo” che lei stessa si è costruita. E così, in un turbine di musica, colore e luci, è avvenuto l’”annullamento” metaforico della figura dell’artista che, forse, è proprio quello che sta accadendo un po’ a tanti di noi. Aldo Gottardi
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Speciale Ecofiera
SETTEMBRE 2013
DAL 4 AL 6 OTTOBRE
Ecofiera, uno sguardo allamontagnachecambia Agricoltura, greening, risparmio energetico e ecosostenibilità. La 14ª edizione della rassegna di Tione propone uno sguardo più attento alle tematiche ambientali
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al 5 al 7 ottobre 2012 si rinnova, a Tione, l’appunDal 4 al 6 ottobre è di scena a Tione la 14ª edizione di Ecofiera di montagna, il tradizionale appuntamento con l’ecologia e la sostenibilità ambientale. Un evento fieristico che ne-
Il viale di Tione affollato per l’Ecofiera
Nel segno della ecosostenibilità
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dei comuni in questa direzione. Anche una manifestazione come “Ecofiera di montagna” fa la sua significativa parte per definire nuovi standard di vita sostenibile; proprio in un momento di congiuntura economica sfavorevole riscopre e propone uno stile che sia attento ai consumi energetici, alle produzioni tipiche, biologiche e a chilometri zero, la riscoperta di alcuni. Uno stile, appunto che si compone di diversi fattori e che in questa fiera trova esemplificazione e spiegazione pratica “sul campo”. L’invito a tutti, dunque, è quello di andare a dare un’occhiata all’Ecofiera di Tione. Un pezzo del futuro della montagna, del suo sviluppo sostenibile, passa anche da qui.
COMPLEMENTI D’ARREDO
DESIGN
mostre collaterali come quella dei funghi, convegni, incontri culturali e musicali, spettacoli per bambini, laboratori, animazioni ed esibizioni dal vivo. Per confermare il motto “tante fiere in una”.
SCALE PER INTERNO
dizionali della montagna. Infine, spazi dedicati al binomio sport-natura e alla salute e benessere. 14 settori tematici, distribuiti in 4 padiglioni coperti, per un totale di circa 3.000 metri quadrati, e in 8.000 mq di aree esterne, disposte lungo il viale principale della borgata di Tione. Uno spiegamento che permette ad ogni visitatore di trovare il proprio settore, assecondando le proprie passioni , le curiosità e le novità per la sua professione ed il suo tempo libero. Accanto alla fiera vera e propria, nuove iniziative,
Oggi se ne parla molto: ecosostenibilità, risparmio energetico, attenzione per l’ambiente. Si tratta di terminologie e tematiche che stanno acquistando sempre maggiore centralità nel dibattito e nelle agende della politica. Oggi anche l’Europa con la nuova Politica agricola comune sta dando un segnale forte in questa direzione. Da parte sua la Provincia di Trento in questi anni ha messo in campo diverse iniziative in questa direzione specialmente attraverso il Piano di sviluppo rurale e le misure per favorire l’agricoltura di montagna e una fruizione più sostenibile del territorio, oltre che una serie di incentivi e azioni volte a favorire il risparmio energetico. Senza dimenticare gli sforzi dei Bim e
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La fiera, organizzata dal Comune di Tione, in collaborazione con il Comitato Fiere, avrà come orario di apertura al pubblico dalle ore 14 alle 20 venerdì, dalle 9 alle 20 sabato e dalle 9 alle 19 domenica, mantenendo, come da tradizione, l’ingresso gratuito per tutti e 3 i giorni della manifestazione. La macchina organizzativa è già al lavoro da settimane a pieno regime per assicurare, ancora una volta, un evento imperdibile e ricco di novità entusiasmanti. Anche quest’anno Ecofiera presenza la tradizionale suddivisione per padiglioni tematici. A partire dall’agricoltura di montagna, per passare alle tematiche “green” dello sviluppo sostenibile, delle fonti alternative, del risparmio energetico, della bioedilizia e dell’eco-arredo e design. Poi, ancora, artigianato, prodotti tipici, produzioni biologiche e uno sguardo al mondo dell’ospitalità giudicariese con una finestra aperta su ristorazione, agriturismo, attività tra-
gli ultimi anni ha visto lievitare costantemente sia le presenze di visitatori (oltre 30.000), che il numero di stand, ormai distribuiti da Piazza Battisti lungo viale Dante fino ad occupare tutto il Parco Saletti ed il capannone del tennis.
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Speciale Ecofiera
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PROGRAMMA UFFICIALE ECOFIERA 2013 VENERDÌ 4 OTTOBRE
Ore 14.00 - Apertura Ecofiera di Montagna 14a edizione Ore 14.30 - Apertura Mostra Micologica a cura del Gruppo don Giovanni Corradi di Daone. La rassegna rimane per tutti i 3 giorni della fiera (Piazza C. Battisti - tendone micologia) Ore 14.30/ 16.30 – Inizio dei laboratori creativi Ore 15.00 - Apertura rassegna dell’editoria giudicariese. La rassegna rimane aperta per tutti i 3 giorni della fiera Ore 15.00 - Apertura mostre d’arte e artigianato Ore 17.00 - INAUGURAZIONE Ufficiale dell’Ecofiera di Montagna 2013 alla presenza delle autorità locali e provinciali. Sfilata della Banda Sociale di Tione (Ingresso principale fiera) Ore 19.30 - La strada del Gusto: la ristorazione giudicariese in Ecofiera. Cucina locale e prodotti tipici a chilometri zero (prima serata ad invito) Ore 20.00 - Chiusura
SABATO 5 OTTOBRE
Ore 9.00 - Riapertura degli stand Ore 9.00/13.00 – Convegno Ore 10.00/11.30 – Inizio attività e laboratori creativi Ore 10.00/12.00 - Annullo filatelico in occasione di “Ecofiera 2013” - 14 anni di Ecofiera. A cura di Poste Italiane (Padiglione A Fiera) Ore 10.00 /12.00 - “A due passi dal cielo” scalata su parete artificiale e percorsi sospesi per bambini e ragazzi, con l’assistenza dell’Associazione Guide Alpine e Accompagnatori Pinzolo Val Rendena (Parco Ville - zona Climbing Park) Ore10.00/12.00 - “Caserada”: dimostrazione delle tecniche tradizionali di lavorazione del formaggio. Indicato per bambini e ragazzi 6/14 anni (Parco Saletti - zona malga) Ore 11.00/12.00 - Danza nel parco. (Parco Ville – zona arena) Ore 12.00 - La strada del Gusto: la ristorazione giudicariese in Ecofiera. Cucina locale e prodotti tipici a chilometri zero (prenotazione obbligatoria) (Padiglione ristorante - Via Presanella) Ore 14.00 – Apertura “polo” animazione per bambini e ragazzi c/o Piazzale Scuole Medie. Il “polo” animazione rimane aperto sabato e domenica. Ore 14.00/15.00 - “Come piccoli cow-boys” cavalcata nel parco per tutti i bambini e ragazzi (Parco Ville - Ranch Ecofiera) Ore 15.00/16.00 - “Cerca il fungo...” gioco micologico per bambini e ragazzi (Piazza C. Battisti) Ore 15.00/16.30 – “Danza nel Parco”. (Parco Ville – zona arena) Ore 15.00/18.00 - Animazione e laboratori per bambini e ragazzi (Piazzale Scuole Medie) Ore 15.00/19.00 - Annullo Filatelico in occasione di “Ecofiera 2013” - 14 anni di Ecofiera. A cura di Poste Italiane (Padiglione A Fiera) Ore 16.00/17.00 - “Come piccoli cow-boys” cavalcata nel parco per tutti i bambini e ragazzi (Parco Ville - Ranch Ecofiera) Ore 15.30 /17.30 - “A due passi dal cielo” scalata su parete artificiale e percorsi sospesi per bambini e ragazzi, con l’assistenza dell’Associazione Guide Alpine e Accompagnatori Pinzolo Val Rendena (Parco Ville - zona Climbing Park) Ore 16.45/18.00 – “Danza nel Parco”. (Parco Ville – zona arena) Ore 19.00 - La strada del Gusto: la ristorazione giudicariese in Ecofiera. Cucina locale e prodotti tipici a chilometri zero (prenotazione obbligatoria) (Padiglione ristorante - Via Presanella) Ore 20.00 – Chiusura
Ore 10.00/12.00 – “A due passi dal cielo” scalata su parete artificiale e percorsi sospesi per bambini e ragazzi, con l’assistenza dell’Associazione Guide Alpine e Accompagnatori Pinzolo Val Rendena (Parco Ville - zona Climbing Park) Ore 10.00/18.00 - “Il Trenino dell’Ecofiera”. Giro turistico della borgata di Tione (Partenza da ingresso principale Ecofiera – Piazza C. Battisti) Ore 10.00/12.00 - Animazione e laboratori per bambini e ragazzi (Piazzale Scuole Medie) Ore 10.30 - Incontro con l’esperto micologo (Piazza C. Battisti - tendone micologia) Ore 11.00 - Sfilata e concerto della Banda Sociale di Tione (Viale Dante e Parco Saletti) Ore 11.00 - Partenza “Ecofiera Running” Tione Camp’Antic Tione. Gara non competitiva, a passo libero (Piazza C. Battisti - Tione di Trento) Ore 11.00/12.00 - Danza nel parco (Parco Ville – zona arena) Ore 12.00 - La strada del Gusto: la ristorazione giudicariese in Ecofiera. Cucina locale e prodotti tipici a chilometri zero (prenotazione obbligatoria) (Padiglione ristorante - Via Presanella) Ore 12.30 - “La Polenta Carbonera”: protagonista della tavola la tipica polenta carbonera di Ecofiera (Piazzale della Barchessa) Ore 14.00/15.00 – “Come piccoli cow-boys” cavalcata nel parco per tutti i bambini e ragazzi (Parco Ville - Ranch Ecofiera) Ore 14.30/17.30 – Concerto e musica in Ecofiera Ore 15.00/16.00 - “Cerca il fungo...” gioco micologico per bambini e ragazzi (Piazza C. Battisti) Ore 15.00/16.30 – “Danza nel Parco (Parco Ville – zona arena) Ore 15.00/17.00 - “Caserada”: dimostrazione delle tecniche tradizionali di lavorazione del formaggio (Parco Saletti - zona malga) Ore 15.00/18.00 - Animazione e laboratori per bambini e ragazzi (Piazzale Scuole Medie) Ore 15.00/19.00 - Annullo Filatelico in occasione di “Ecofiera 2013” - 14 anni di Ecofiera. A cura di Poste Italiane (Padiglione A Fiera) Ore 16.00/17.00 – “Come piccoli cow-boys” cavalcata nel parco per tutti i bambini e ragazzi (Parco Ville - Ranch Ecofiera) Ore 15.30/17.30 “A due passi dal cielo” scalata su parete artificiale e percorsi sospesi per bambini e ragazzi, con l’assistenza dell’Associazione Guide Alpine e Accompagnatori Pinzolo Val Rendena (Parco Ville - zona Climbing Park) Ore 16.45/18.00 – “Danza nel Parco”. (Parco Ville – zona arena) Ore 17.00 – “Vin brulè e castagne” in collaborazione con l’Associazione Fanti e Alpini di Tione (Area esterna – Via Presanella) Ore 17.00 – premiazioni Ecofiera Running (Padiglione A Fiera) Ore 19.00 - Chiusura Ecofiera Montagna 2013
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via Stenico, 11 - Tione di Trento . Telefax 0465 324239
(Il programma potrà subire variazioni per esigenze tecniche e/o organizzative) Maggiori informazioni http://www.ecofiera.net/
DOMENICA 6 OTTOBRE Ore 9.00 - Riapertura degli stand Ore 10.00/10.30 – Inizio attività e laboratori creativi Ore 10.00/11.30 - “Come piccoli cow-boys” cavalcata nel parco per tutti i bambini e ragazzi (Parco Ville - Ranch Ecofiera)
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Dall’antica tradizione della Famiglia Cooperativa Giudicarie nascono i salumi artigianali prodotti con pochi semplici ingredienti e carni provenienti esclusivamente dal Trentino. Li abbiamo chiamati Antiche Bontà di Saone per ricordarne l’antica tradizione nata nel 1893.
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Aziende
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Infatti, il connubio tra estetica e funzionalità è proprio ciò che ha convinto i Sig.ri Collini di Pinzolo a utilizzare per la loro nuova abitazione costruita in modo ecologico, prodotti di alta qualità anche per la copertura del tetto, facendo ricadere la loro scelta sulle tegole PREFA color rosso ossido P.10, per quanto riguarda il tetto del corpo principale e scaglie coordinate dello stesso colore con inserti grigio chiaro per le tettoie. Colori che si adattano perfettamente allo stile rustico scelto per l’edificio.
La forza delle coperture Prefa Tante persone e aziende stanno scegliendo queste coperture innovative e all’avanguardia
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Informazione commerciale
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ella realizzazione delle moderne abitazioni “casa clima” si pone grande attenzione all’utilizzo di prodotti innovativi, al risparmio energetico e a materiali riciclabili. La scelta di una copertura in alluminio PREFA offre numerosi vantaggi, sia dal punto di vista architettonico che prestazionale.
Il tetto PREFA scelto dallo studio Cereghini
Il tetto PREFA scelto dagli architetti Bertolini
I proprietari volevano una soluzione per la quale la vista del tetto fosse un valore estetico aggiuntivo. Il proprietario della ditta di lattoneria Bergspenglerei, Sig. Roberto Pellegrini, nonché installatore certificato PREFA ha suggerito la soluzione adottata. Altro esempio in cui il Tetto PREFA ha dato grande soddisfazione, è il caso dell’architetto Ida Cereghini dello Studio Tecnico Cereghini, che ha optato nella progettazione della sua nuova casa privata per uno stile sempre tradizionale ma più moderno. La sua scelta per la copertura è ricaduta quindi sulle tegole PREFA color grigio pietra P.10. Installate a regola d’arte dalla ditta Bergspenglerei, il lattoniere Roberto Pellegrini,
Il tetto PREFA scelto dai signori Collini
ha provveduto ad installare anche camicie, pluviali, mantovane tutto in tinta grigio pietra P.10. Anche gli architetti Bertolini hanno scelto per la loro abitazione di Preore un tetto “PREFA”. Per lo stile della loro casa hanno
studiato insieme alla ditta installatrice Bergspenglerei di adottare la tegola PREFA color grigio pietra P.10. Le motivazioni della scelta di PREFA sono da ritrovarsi nella garanzia della durata dei materiali: 40
anni di esposizione a sole, vento, neve e nell’utilizzo di materiale ecologico riciclabile al 100% oltre alla scelta tecnica di alleggerire la struttura del tetto senza intaccare la portata dello stesso per il peso della neve.
Salute
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Un autunno di salute e benessere alle Terme di Comano Cure inalatorie per prevenire e curare i malanni respiratori dell’inverno
L
e patologie delle prime vie aeree come riniti, rinosinusiti, faringiti e laringiti sono sempre più frequenti nei bambini e negli adulti, in riferimento anche all’aumentato inquinamento atmosferico. Sono patologie croniche e recidivanti che Le fonti termali più conosciute utilizzano acqua sulfurea, ma si sta sempre più affermando anche la terapia termale con acqua bicarbonato-calcio-magnesiaca come quella delle Terme di Comano ben tollerata dalle mucose respiratorie. Ricerche scientifiche hanno infatti documentato le proprietà antinfiammatorie, antiallergiche e rigeneratrici dell’acqua termale di Comano, studiata in particolare nelle malattie della pelle come psoriasi, dermatite atopica e ustioni. La terapia termale di Comano agisce sulle funzioni delle vie aeree con azioni di potenziamento delle mucose, stimolando l’attività immunitaria, riducendo la produzione di sostanze pro-infiammatorie e aumentando la detersione.
Un ciclo di cure inalatorie praticato in autunno, prima della stagione più critica per le infezioni delle vie aeree, consente di superare i mesi più freddi in completo benessere e comunque soffrendo solo di episodi infiammatori modesti per intensità e limitati per numero. Le cure inalatorie con acqua termale di Comano determinano un miglioramento clinico, ma soprattutto riducono sensibilmente le recidive flogistiche delle vie aeree, con diminuzione della sensazione di ostruzione nasale, delle crisi di starnuti e con regolarizzazione della mucosa nasale. A comprovarlo sono numerosi lavori clinici elaborati negli anni dal Centro Studi e Ricerche delle Terme di Comano in collaborazione con vari centri universitari e ospeda-
causano assenza dalla scuola e dal lavoro, richiedono il ricorso al medico e l’utilizzo di farmaci, che possono avere effetti collaterali.La medicina termale viene utilizzata con successo in queste patologie con finalità di prevenzione, cura e riabilitazione.
lieri di otorinolaringoiatria in particola con la Clinica Otorino dell’Università di Pavia. Le ricerche hanno evidenziato che l’acqua di Comano riduce le infiammazione della mucosa, migliora il trasporto mucociliare e
la detersione. L’acqua termale di Comano viene portata a contatto delle vie respiratorie attraverso inalazioni caldo-umide, aerosol, docce nasali micronizzate e ventilazioni polmonari, in relazione alla patologia da trattare. Le terapie inalatorie con l’acqua di Comano sono risultate ben tollerate in tutti i pazienti: per questo possono essere impiegate con sicurezza anche nei soggetti particolarmente sensibili, come i bambini allergici, grazie alla particolare composizione dell’acqua utilizzata da sempre come lenitiva sugli stati infiammatori di cute e mucosa. Dott. Mario Cristofolini Presidente Centro Studi e Ricerche Terme di Comano
Unagiornatadidivertimentoeaggregazione
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hanno siti produttivi o rapporti commerciali con l’estero, le quali si rendono disponibili ad ospitare degli stage. E’ ancora una volta frutto del positivo rapporto che la Cassa ha con le imprese del territorio anche Incipit, l’iniziativa di mutualità innovativa di cui si è da poco conclusa la quarta edizione. Si tratta di un progetto che da tempo la cassa rurale porta avanti al fine di favorire in maniera concreta lo sviluppo del territorio attraverso il sostegno finanziario di progetti di ricerca proposti da aziende ed enti del territorio e condotti da giovani laureandi o neolaureati. Anche in questo caso i risultati sono interessanti: più di 100 progetti completati con successo, coinvolgendo complessivamente ben 110 Enti ed Aziende ed altrettanti ragazzi.
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“E’ evidente – aggiunge il direttore generale Davide Donati – che queste iniziative si caratterizzano per una forte valenza formativa e costituiscono un’importante occasione di crescita per i nostri ragazzi”. E’ orai da parecchi anni che la Cassa Rurale Giudicarie-Valsabbia-Paganella investe cifre importanti su iniziative che si rivolgono direttamente ai giovani. “Riusciamo a farlo perché dentro la nostra banca ci sono risorse umane qualificate e dedicate alla conduzione di questo tipo di progetti, pensati e costruiti attorno ai giovani e per i giovani”, sottolinea ancora il direttore Donati. Guarda ai giovani anche il progetto Interlabor, che propone di svolgere un periodo di stage all’estero: nasce dalla partnership tra la Cassa e le aziende del territorio che
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scorso 7 giugno si sono aperte le iscrizioni ed in poco meno di due settimane i 25 posti disponibili sono stati presi d’assalto. “Visto il successo ottenuto, stiamo già lavorando ad un nuovo bando per l’autunno quando, con la stessa formula, verranno resi disponibili 5 posti per le partenze dai primi di ottobre fino a fine anno”, rassicura il vicepresidente Luca Martinelli.
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diploma”, spiega il presidente della cassa Andrea Armanini. Nelle scorse settimane ha inoltre preso avvio il progetto Casa Londra, volto ad incentivare lo studio dell’inglese e l’esperienza all’estero. Si rivolge ai soci ed ai figli di soci di età compresa tra i 16 ed i 32 anni e si articola in due differenti proposte: “Casa Londra - progetto studio” e “Casa Londra - progetto lavoro”. Lo
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oggi la Cassa Rurale sta facendo anche in relazione ai concreti bisogni delle giovani generazioni. Questa è solo l’ultima delle tante iniziative che la Giudicarie-Valsabbia-Paganella organizza per i giovani; sempre in questi giorni, e più precisamente da domenica 1 a martedì 3 settembre, la banca presieduta da Andrea Armani gestisce e promuove anche la terza edizione del Campus Experience YES. “Il progetto ideato tre anni fa ed ora promosso in partnership con la Comunità di Valle delle Giudicarie, costituisce, per i giovani che a giugno hanno ultimato il quarto o il quinto anno di scuola superiore, un’occasione per partecipare ad un campus intensivo di formazione, motivazione ed orientamento nella scelta post
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roprio mentre il giornale va in stampa, la Cassa Rurale Giudicarie-Valsabbia-Paganella organizza per tutti i ragazzi e le ragazze tra i 18 e 32 anni il primo “Prendi il volo Day”. Si tratta di una grande giornata di festa e divertimento, in programma per sabato 31 agosto 2013, che coinvolgerà oltre un centinaio di giovani desiderosi di trascorrere una giornata in compagnia e di cimentarsi in alcune attività all’aria aperta, come l’orienteering ed il rafting. A fare da contorno anche la buona cucina e la musica. In realtà l’iniziativa non sarà solo un’occasione di svago e divertimento, ma fornirà alla banca di credito cooperativo anche l’opportunità di incontrare i clienti più giovani e di avviare con essi un importante confronto in merito a quanto
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“Prendi il volo day” è una giornata organizzata dalla Cassa rurale Giudicarie-Valsabbia-Paganella e dedicata ai giovani soci
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Lei è stato insignito in Russia di vari premi per merito, onore e coraggio nelle sue azioni di salvataggio. Che significato ha per lei esser stato scelto per ricevere la Targa d’Argento del Premio Internazionale della solidarietà Alpina? Si, ho ricevuto diversi premi di svariati livelli di merito per l’attività di soccorso. I più significativi sono stati: · premio Statale “Medaglia dell’ordine “Per il merito verso la Patria” di seconda categoria · medaglia della Regione di Altay “Per l’onore e il coraggio” · medaglia del Ministero per le Situazioni d’Emergenza “Per meriti” Ricevere questa Targa d’Argento è per me un grande onore. Lo percepisco come ricoscimento dell’attività di tutti i soccorritori della regione di Altay. Quali sono le motivazioni che le permettono di affrontare tante prove e sacrifici per dedicarsi alla sicurezza degli altri? Le principali motivazioni sono il senso del dovere e della responsabilità di fronte alle persone che si sono ritrovate in situazioni difficili. Quali sono gli obbiettivi perseguiti dall’All-Russia “Unione Russa dei Soccorritori” di cui lei fa parte? L’Unione Russa dei Soccorritori è un’organizzazione di stampo sociale. Gli obiettivi principali dell’Unione sono: · partecipazione agli eventi sulla difesa e salvataggio della popolazione · la formazione, nell’opinione pubblica della popolazione, della cultura della sicurezza, della sopravvivenza e della responsabilità di tutti i membri della società civile per gli effetti negativi delle proprie attività · promozione, popolarizza-
La solidarietà alpina premia Evgeny Petrusenko
Al capo della squadra di soccorso della Protezione Civile della Regione Altai/Russia il prestigioso riconoscimento assegnato dal Comitato presieduto da Angiolino Binelli Pur in presenza di una solenne cerimonia di Mariapia Ciaghi una serie di proposte a Pinzolo in municipio meritevoli della più alta considerazione, il Comitato sabato 21 settembre a mezzogiorno alla quale seguirà del Premio Internazionale di Solidarietà Alpina pre- il pranzo in onore dei partecipanti. Come di consueto sieduto dal cav. Angiolino Binelli, ha deciso all’unani- alla consegna del Premio di accompagneranno manimità di assegnare la Targa d’Argento 2013, pervenu- festazioni di contorno anche nei giorni precedenti che ta alla sua 42ª edizione, al soccorritore russo Evgeny coinvolgeranno le scuole, la popolazione e il mondo Petrusenko. L’onorificenza sarà assegnata durante dell’alpinismo. zione e divulgazione delle conoscenze nell’ambito della protezione civile. Quanto è valsa la sua esperienza in campo alpinistico e turistico nel ruolo di soccorritore? All’attuale livello della mia carriera, questo genere di esperienza mi aiuta a svolgere l’attività di soccorso in maniera più efficiente. Quanto è importante in luoghi di turismo di montagna avere un efficiente corpo di soccorso? Evgeny Petrusenko E’ di estrema importanza, dato che il fattore più criti- un soccorritore professio- na soccorsa. In questi casi co nelle attività di salvatag- nale completo e autono- il livello di professionalità gio è solitamente il tempo. mo? richiesto del singolo socUn soccorso tempestivo Il percorso formativo del corritore aumenta esponendiminuisce gli effetti nega- soccorritore deve essere zialmente. Per questo è di tivi sulla salute delle per- svolto nelle condizioni il fondamentale importanza sone soccorse. In certi casi più vicine possibile a quelle la preparazione psicologila questione del tempo è in cui dovrà lavorare. Oltre ca al lavoro in autonomia, anche questione di vita o di alla preparazione tecnica alla capacità di prendere morte. e fisica, è di fondamentale le decisioni, oltre che alla Signor Petrusenko, facen- importanza anche quella conoscenza dei limiti delle do fede alla sua esperienza psicologica. Solitamente, proprie capacità. personale e maturata sul quello del soccorritore è un Secondo lei quali migliocampo, in cosa dovrebbe lavoro di gruppo. Capita rie porterebbe un’elevata consistere il percorso for- tuttavia anche di ritrovarsi professionalizzazione del Nella suggestiva cornice della Valle del Chiese mativo ideale per formare faccia a faccia con la perso- soccorritore? agricoltura,ambiente e tradizioni ritrovano le proprie radici e la propria essenza in un evento capace di coniugare le bellezze del territorio con l’economia agraria, da secoli patrimonio della vallata, che trova oggi espressione in prodotti tipici locali d’eccellenza.
Mondo
Più è alta la preparazione professionale del soccorritore, meno negative saranno le conseguenze per la salute delle vittime. Cosa contraddistingue il modello russo di soccorso rispetto a quello americano ed europeo? Le squadre di soccorso professionale in Russia svolgono uno spettro molto ampio di attività nel soccorso. Una di queste attività è il salvataggio alpino. Le particolarità del lavoro nella zona Alpina di Altay sono le seguenti: · territorio montuoso particolarmente ampio · densità della popolazione molto bassa
Attualità · aree di copertura della telefonia mobile limitate Nelle aree popolari per l’alpinismo, i percorsi turistici sono numerosi e percorrono zone disabitate. Per accorciare i tempi di intervento dei soccorritori, nelle aree di maggiore interesse vengono discolate postazioni stagionali e viene fatto il conteggio dei gruppi di turisti e alpinisti nelle aree controllate, tenendo sotto controllo il loro percorso e tempistiche di permanenza. Qual’è il messagio che vorrebbe trasmettere ai giovani attraverso il suo esempio? Non mi sono mai visto come un modello da imitare o come un esempio di persona. Però vorrei dire ai giovani quanto segue: Non è possibile diventare soccorritore in modo forzato, deve venire fuori dall’anima. Se decidete di dedicarvi a questa attività, mettetecela tutta per diventare un vero professionista. Perché non esiste cosa più difficile del ritrovarsi tra le mani una persona morente che non siete stati capaci di aiutare. Da una prima visita nelle Dolomiti di Brenta che cosa l’ha colpita rispetto al panorama delle montagne dell’Altay? E’ uno dei posti più belli che abbia mai visto. Colpiscono l’abbonanza e la concentrazione, su un territorio così ristretto, di monti così pittoreschi e affascinanti, oltre che di percorsi turistici e alpinistici così facilmente accessibili. Qui è possibile fare scalate partendo direttamente dall’albergo e farvi ritorno. Pure da noi si trovano aree e percorsi del genere, ma per raggiungerli molto spesso sono necessari viaggi a cavallo anche di tre giorni.
Contadino
Info: Fabrizia Caola ++39 0465 501007 www.solidariatalpina.com
A Roncone dal 21 al 22 settembre
“Mondo Contadino”: Festivaldell’enogastronomiarurale Anche quest’anno per il mese di settembre la Valle del Chiese offre una proposta interessante per tutti gli amanti delle tradizioni trentine o per chi, comunque, vuole scoprirne i segreti. Cornice ideale per il Festival enogastronomico rurale “Mondo Contadino” sarà il lago di Roncone che riunirà, nel fine settimana del 21 e 22 settembre, una nutrita schiera di appassionati e curiosi che potranno incontrare agricoltori, allevatori e artigiani. Un’occasione unica per scoprire l’anima rurale di questo angolo di Trentino. Un appuntamento che, riunendo
“Mondo Contadino” è un appuntamento ideato per promuovere e valorizzare il territorio, le tradizioni e le produzioni locali in un momento di incontro e di confronto fra agricoltori, allevatori, artigiani e visitatori. Questo Festival dell’enogastronomia rurale, promosso dal Consorzio Turistico Valle del Chiese, sarà una vetrina delle eccellenze del territorio, che consentirà ai visitatori di conoscere in maniera approfondita gli aspetti più caratteristici una rappresentanza del più mondo previsto per il festival e talvolta nascostima dell’attività agricola e di che si agricolo e dell’allevamento del aprirà con uno spazio esclusivaallevamento del bestiame. bestiame, vuole promuovere e mente dedicato agli allevatori. valorizzare il territorio, le tradi- Sabato 21 settembre alle ore 10 Mondo Contadino proporrà al pubblico anche zioni e le produzioni locali. avrà luogo, infatti, una mostra i nuovi contenuti della proposta turistica rurale Per tutto il weekend nelle caset- bovina dove i capi di bestiame “Ritrova il Tuo del Tempo in Valle te di legno allestite nei pressi più belli del e Chiese”: caratteristici della didattici esperienziali saranno rivolti e, ad a fine lago i produttorilaboratori locali presentezona verranno esposti adulti e bambini, con l’obiettivo di far conoscere ranno la propria offerta di pro- giornata, verrà stilata una eclassiriscoprire gli aromi e fica le fragranze degli ingredienti dotti tipici attraverso degustaziofinale per premiare il miglioche entrano a far parte dell’offerta gastronomica ni guidate. Per chi volesse vi è la re esemplare. Il pomeriggio sarà locale, espressa a Mondo Contadino nei al piatti tipici del possibilità di acquistare direttainvece dedicato piacere proposti a pranzo e a cena negli spazi allestiti in fiera. ai mente le specialità locali come palato: con la partecipazione formaggi, salumi, miele e tanti laboratori didattici esperienziali altri prodotti genuini locali. sarà possibile gustare e conosceTutto questo rappresenta solo una re i sapori della tradizione gaminima parte del ricco program- stronomica locale che, peraltro,
vengono anche proposti nell’of- della Valle del Chiese ha avuto ferta culinaria per il pranzo e la diversi appuntamenti nel corso cena in fiera. di tutta l’estate coinvolgendo Anche la giornata di domenica chef locali e noti chef nazionali L’organizzazione dell’evento Mondo Contadino è frutto più 22 settembre sarà all’insegna del alla ricerca dell’abbinamento della collaborazione di numerosi soggetti attivi enti gusto. Vengono infatti riproposti i creativo con la polenta efatta con sul territorio, rete con lo scopo laboratoriassociativi esperienziali e le espo-uniti la in famosa farina gialladi di Storo promuovere e valorizzare le risorse del territorio della sizioni di prodotti gastronomici e si chiuderà appunto con l’ultiValle del Chiese, attraverso un evento che racchiude locali abbinati alle specialità del- ma sfida in occasione del festival l’enologianumerosi trentina.elementi Per chiudere rurale di Rondella piùenogastronomico ampia offerta turistica in bellezza il festival del “Moncone. sostenibile “Esperienza Rurale”. do Contadino” gli chef di quattro “Mondo Contadino” rappresenta ristoranti della valle si affron- un’ottima chiusura di un ricco teranno per la sfida finale della calendario estivo che ha caratterassegna gastronomica “Polenta rizzato il territorio della Valle del Contro Tutti”. Questa novità nel Chiese. programma degli eventi estivi Claudia Brunelli
Sabato 22 e domenica 23 Settembre dalle 10.00 alle 20.00
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Politica
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Sanità, tematica importante
Se n’è parlato a Tione in una riunione di PTTour Il primo agosto, presso una gremita sala ex biblioteca del municipio di Tione, ha fatto tappa il PtTour: calendario di incontri che Progetto Trentino ha organizzato su tutto il territorio provinciale per creare ed aiutare il dibattito su problematiche significative e contestualAlessandra Sordo, Coordinatrice delle Giudicarie di Progetto Trentino, ha sottolineato il valore ed il ruolo sociale che l’Ospedale di Tione ha da sempre rappresentato per la comunità giudicariese, evidenziando “l’anomalia” dell’attuale modello politico provinciale, dove vengono stanziate risorse alle Comunità di Valle e contestualmente ridotte drasticamente quelle per la Sanità, portando conseguentemente al “ridimensionamento” degli ospedali periferici. E’ intervenuto quindi il dott. Francesco Valduga, oncologo e Dirigente medico dell’Ospedale S.Chiara di Trento, tracciando quelle che sono le linee guida sulle quali Progetto Trentino intende muoversi rispetto alla delicata tematica in questione. In breve Valduga ha sottolineato come sia necessaria non una chiusura degli ospedali di periferia ma una loro riqualificazione relativamente alle zone di ambito in cui operano, andando, cioè, a sviluppare i servizi in base alle specificità del territorio. Chiaro quindi che ogni ospedale di pe-
mente capire le esigenze dei diversi territori direttamente attraverso la voce della nostra gente. In Giudicarie si è parlato del delicato tema del “Diritto alla Salute” e del ruolo futuro degli ospedali periferici con specifico riferimento all’Ospedale di Tione.
riferia non potrà avere la pretesa di disporre di tutte le prestazioni praticabili ma dovrà specializzarsi su determinate offerte specialistiche, con dei servizi di base, come ad esempio il Pronto Soccorso, in grado di diventare efficiente ed efficace e quindi vero filtro per un’eventuale scelta di dirottare il paziente verso gli ospedali ad alta specializzazione. In questa prospettiva tutti gli ospedali saranno messi “in rete” e diverrà pertanto importante anche la mobilità dei
medici sul territorio per garantire la miglior assistenza possibile ai pazienti, cercando di tenerli il più possibile vicino al proprio territorio di appartenenza ed ai propri familiari. Molto interessanti sono stati poi i contributi offerti dai numerosi medici presenti in sala, tutti volti comunque ad un apprezzamento generale sul programma esposto dal dott. Valduga, oltre che delle molte persone che hanno assistito alla serata. Massimo Caldera, vice coordinatore di Valle di PT, ha evidenziato come in futuro sarà necessario ottimizzare le risorse disponibili per garantire la sempre maggior qualità dei servizi offerti all’utente. Da segnalare anche la presenza in sala di numerosi amministratori locali, segno dell’importanza e della delicatezza del tema trattato. Dopo la chiusura degli interventi, molte persone si sono fermate per continuare la discussione in modo più “personale”, mostrando come i temi importanti e delicati per la nostra realtà sanno incontrare l’interesse generale.
A.V.I.S. Giudicarie Esteriori
L’ospedale di Tione
Certificazione ISO 9001:2008 (Settore EA 28)
Lettera aperta ai soci e a tutte le persone CONTROLLO DELLA PRODUZIONE DI FABBRICA Aggregati 1305-CPD-0247 Calcestruzzi ICMQ-CLS-321
Agli Avisini e a tutti i lettori, sono il Presidente dell’AVIS delle GIUDICARIE ESTERIORI, Associazione che opera nell’ambito del Bleggio, del Lomaso e del Banale. L’anno scorso abbiamo festeggiato il 40° di fondazione e l’associazione é una delle poche, se non l’unica, che fin dal suo inizio, nell’aprile 1972, abbraccia e comprende il territorio dei comuni delle Giudicarie Esteriori. Le donazione effettuate, in questi quarant’anni, sono state 14.610. Colgo l’occasione per ringraziare tutti i donatori ed ex donatori per la loro disponibilità nelle donazioni, per il loro altruismo nell’aver donato agli altri un’opportunità di vita. L’AVIS Giudicarie Esteriori, in questi anni, ha visto anche il fiorire di molte altre iniziative. Citerò quelle maggiormente significative: - la pubblicazione, per 8 anni consecutivi (1984-1991) del “Lunari de le tre Pief - del Blec, del Lomas e del Banal”; - nel 1992, in occasione del suo 20° anno di vita, la presentazione di un libro nel quale sono state raccolte le pagine più belle dei Lunari; - una decina di gite sociali; - le annuali serate AVIS come segno di riconoscenza verso i donatori. Perché donare sangue? Per rispondere alla crescente necessità di
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sangue negli ospedali, nelle cliniche. Per esprimere solidarietà umana e sociale. Per partecipare concretamente ai bisogni sanitari della comunità e per collaborare all’ autosufficienza provinciale e nazionale. Il donatore dona in forma anonima, gratuita, periodica, consapevole ed associata. I periodici controlli sulla salute del donatore, garantiscono la massima qualità del sangue raccolto. Chi può donare? Tutte le persone in età compresa tra 18 e 60 anni, che godono di buona salute, possono iscriversi presso le nostre sedi Comunali dislocate sul territorio della nostra Comunità di Valle. DONARE VITA!
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Vi ringrazio per l’attenzione, Alfonso Sottini
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Storia
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Un antico progetto sul Sarca Come si pensò di incentivare lo sfruttamento dei nostri boschi penalizzato dalle difficoltà di trasporto di Ennio Lappi Il Sarca ha origine a Pinzolo, in alta Val Rendena, dove viene formato dalla confluenza di due torrenti che scendono dalla Val Nambrone e dalla Val di Campiglio e, subito a valle, riceve il generoso contributo dei ghiacciai della Val di Genova. Sarca di Campiglio, Sarca di Nambrone, Sarca di Genova, acque limpide e spumeggianti tra graniti o calcaFin dal tardo Medioevo, il fiume veniva usato dai boscaioli per il trasporto del legname tagliato nelle fitte foreste che ricoprivano le pendici montuose del vasto settore che, a settentrione di Pinzolo, va dalla Val di Genova alla Val d’Agola. Nei mesi invernali, quando il terreno innevato e ghiacciato faceva viaggiare senza troppi ostacoli le pesanti slitte cariche di tronchi, il legname veniva fatto pervenire alle piazze di partenza in riva al fiume, generalmente il Pian di Genova e la Plazza allo sbocco della Val d’Agola. Per il proseguimento, generalmente si sfruttavano le morbide primaverili ma, quando la portata normale non era sufficiente si creava uno sbarramento di tronchi provocando la formazione di un piccolo lago artificiale ed in questo si gettava il legname. Poi si faceva cadere lo sbarramento facendo defluire il tutto con una grande cacciata, il passaggio della quale, ovviamente, non era certo indolore. Questo però, a causa delle inaccessibili forre della Scaletta e del Limarò, poteva avvenire solo fino a Tione, dove il legname veniva poi fatto proseguire via terra per il bresciano o per il Garda attraverso i passi di Durone e Ballino. Sul Sarca, però, sorgeva una quantità di mulini, segherie e fucine che dall’acqua traevano l’energia necessaria al proprio funzionamento; questi opifici venivano, non poco, ostacolati dalle cacciate di legname, riportando continui danni alle strutture che si riflettevano sul loro regolare funzionamento e di conseguenza sulla produttività. Non meno sentiti erano poi i danni causati alle deboli sponde, erose le quali, inevitabili erano le esondazione, anche semplicemente in occasione di temporali di forte intensità, con la rovina di intere campagne per più annate. Questo portò vibranti proteste che furono recepite dal principe vescovo cardinale Carlo Gaudenzio Madruzzo che, nei “gravami” esposti alle Sette Pievi nel 1617, all’art. 24 ordinò: “che nel fiume della Sarca non si possa di persona alcuna buttar legname per buttarlo nello stesso fiume, ma solamente
La Forra del Limarò
per passare li traghetti soliti e passi antichi, essendo che il paese patisce danni ne’ ponti e possessioni”. Le disposizioni superiori furono rispettate per oltre un secolo e mezzo, ma la crescente richiesta, tanto di combustibile che di pregiato legname d’opera, unita all’endemica necessità di risorse finanziarie da parte dei comuni che non nuotavano certo nell’oro, portò a considerare la possibilità di aumentarne il commercio facilitandone il trasporto verso le province italiane. Di certo non era una cosa semplice perché le pesanti “bore” venivano necessariamente movimentate con lunghe carovane di pesanti carriaggi che creavano disagi al traffico e danni a strade e ponti, con continui contenziosi tra i vari comuni tenuti a garantire la viabilità. A seguito di ciò, ci si attivò per tracciare un progetto di base che portasse al ripristino delle fluitazioni sfruttando tutto il corso del Sarca e per prima cosa si cercò l’adesione di tutti i comuni rivieraschi interessati. La cosa era allettante dal momento che avrebbe garantito un aumento della richiesta di legnatico con maggiori entrate per i comuni locatori e pane e lavoro per molte centinaia di persone impiegate nel taglio e nel trasporto. Due soli comuni sollevarono obiezioni, Caderzone e Preore, il primo perché la sua campagna, sebbene modestamente estesa, era la più esposta alle inondazioni ed avrebbe più degli altri patito in caso di esondazione, ma tuttavia tutto si appianò quando il sindaco di quella comunità venne convinto che i timori erano causati soprat-
ri, originate dalle riserve di ghiaccio dell’Adamello, Presanella e Brenta, che arricchite, mano a mano, dai contributi di affluenti minori scorrono, a volte impetuose a volte più tranquille, lungo l’intera Rendena, il Tionese, le Giudicarie Esteriori e poi, dopo la selvaggia Gola del Limarò, giù verso il grande lago dove trovano finalmente la giusta pace. tutto dall’argine mal costruito che si sarebbe potuto facilmente rinforzare eliminando ogni pericolo. Preore, invece, rimaneva nel dubbio sapendo di avere la maggior parte delle case del paese esposte alla furia del fiume; d’altro canto però risultava chiaro a tutti che, anche senza “le menade” nell’arco di 12-15 anni il paese sarebbe stato ugualmente in balia delle piene del fiume; allora, dopo qualche tentennamento, ci si allineò agli altri comuni nella speranza che in tal modo fossero messe in atto tutte le misure necessarie a garantire una certa sicurezza. Ecco quindi che, nella primavera del 1770, Giovanni Niccolò Cristan, vicecapitano del Circolo ai Confini d’Italia di Rovereto, mise a punto un progetto esecutivo che descriveva dettagliatamente tutte le operazioni necessarie per rendere fluitabile il fiume Sarca da Pinzolo alla sua foce nel lago di Garda, inviandolo al principe vescovo Cristoforo Sizzo de Noris. Secondo il progetto, che a ben guardare ancor oggi ha dello stupefacente, sulle rive del fiume si sarebbero potuti raccogliere tutti i legnami tagliati nelle grandi foreste poste nel circondario, stimati in 15.000 legni mercantili all’anno, legnami che si sarebbero potuti abbassare a valle nella stagione fredda con l’ausilio della neve; le selve in questione erano quelle dei due versanti della Val di Genova, della Val di Campiglio e di Val d’Agola, i tagli delle quali si sarebbero dovuti raccogliere su una grande piazza di carico poco a valle di Pinzolo; i tronchi della Val di Manez e della Val d’Arnò si sarebbero dovuti conferire alla piazza di carico di Preore; quelli provenienti da Val d’Algone, dalla Val d’Ambiez e dal versante settentrionale del Casale al Ponte delle Tre Arche, mentre quelli tagliati nelle selve del circondario di Molveno ed Andalo si prevedeva venissero accatastati allo sbocco della Val Bondai sotto al Limarò. Il progetto descriveva quindi in maniera dettagliata i lavori da eseguire. Alla piazza di carico di Pinzolo si doveva rinforzare adeguatamente la riva che, sebbene ben strutturata e robusta, a lungo
andare, per il grande peso che vi si doveva accumulare, poteva subire cedimenti. Quindi, come da accordi raggiunti, in quel di Caderzone, si doveva rifare totalmente l’arginatura preesistente, mal progettata e costruita peggio, con la posa di opportuni pennelli per la riduzione della pressione della corrente sulle sponde; il tutto chiamando in causa la stessa comunità che avrebbe dovuto contribuire con materiali e manodopera. I problemi maggiori si individuavano poi a Preore; qui esisteva un riparo che era interamente caduto a causa del torrente Arnò che confluiva nel Sarca proprio di fronte al paese. La massa d’acqua che confluiva sulla destra orografica, costringeva il fiume a spingersi con forza contro il terrazzamento sul quale sorgeva il paese, il quale, ormai, si presentava in cattive condizioni essendo stato parecchio eroso dalle precedenti piene che avevano provocato la caduta di un’ampia zona coltivata e di alcune case. Per questo era assolutamente necessario rifare radicalmente i ripari partendo da almeno 150 pertiche a monte dell’abitato, realizzando una robusta massicciata che avrebbe dato al fiume un corso più dolce in modo da allontanarlo di una ventina di pertiche dalla zona pericolosa. In aggiunta, tuttavia, si prevedeva che la sponda di Preore venisse rinforzata con una robusta palizzata in modo da sostenere adeguatamente le case vicine. Naturalmente, anche qui la popolazione era chiamata a contribuire adeguatamente con materiali e manodopera. Proseguendo verso valle, ecco il primo serio ostacolo, la profonda forra della Scaletta, dove i letto del fiume misurava 21 piedi e mezzo nel punto più stretto, circa 6,8 metri, il che garantiva il passaggio anche dei tronchi più lunghi i quali non dovevano superare i 16 piedi, circa 5 metri, di lunghezza. Qui però anticamente erano caduti dalle alte pareti laterali, i Saxa Stenici, quattro grandi massi che si prevedeva di far saltare a forza di mine. Dopo aver attraversato la conca delle Giudicarie Esteriori, il Sarca si infilava nell’altrettanto profonda e
Il corso del Sarca
selvaggia forra del Limarò (nel documento è riportato il toponimo La Marò o Passo della Marò) che però si presentava meno difficile da superare della precedente avendo una larghezza di 22 piedi nel punto più stretto e solo tre grossi massi da far saltare per rendere il canale perfettamente fluitabile. Allo sbocco alle Sarche, il fiume era imbrigliato da una robustissima “rosta” da poco fatta costruire dal Capitolo di Trento a difesa delle campagne della piana e qui si prevedeva, per evitare danneggiamenti alla stessa di costruire una “cavaletata”, ossia una robusta protezione di pali guarnita di spesse assi, che impedisse ai tronchi di andare ad urtare contro l’argine. Procedendo verso valle, l’ostacolo più importante, e laborioso da eliminare, era rappresentato dal Passo delle Marocche dove il letto del fiume si presentava ingombro dei grandi massi di un’antica frana i quali, durante la disastrosa alluvione del 31 agosto 1757, sbarrando il libero defluire delle acque causarono un tale ingrossamento che
superò l’argine alle Sarche, si congiunse con il Lago di Toblino ed allagò l’intera piana. Questi massi si prevedeva di farli saltare a forza di mine e così il decorso delle acque non avrebbe più avuto ostacoli di sorta. La fine della fluitazione era prevista poco prima della foce dove, qualche centinaio di metri a monte della Peschiera dei Conti d’Arco alla quale non si intendeva creare disturbo, doveva essere approntata una grande griglia di tronchi dalla quale il legname veniva prelevato ed accatastato in una grande piazza di deposito. Dalle grandi cataste di Torbole, con i carri, si poteva traslare il legname al porto dove avveniva il carico sui grandi barconi o su zattere diretti sulle rive lombarde e veronesi. Il Cristan conclude la relazione-progetto assicurando che in tal modo il Sarca sarebbe divenuto un’importante via di comunicazione commerciale, assai più comoda e sicura dei fiumi Lavis, Chiese, Brenta, Cimone e simili fiumi del Tirolo sui quali avvenivano in quel tempo le “menate del legname”.
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Attualità
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Produzione. Anche oggi c’è una produzione, localizzata nelle zone di Condino, Storo e Praso, principalmente di qualità Kerner (vino aromatico a bacca bianca), MüllerThurgau (coltivato anche in Val di Cembra e Terlano) e Chardonnay (bacca bianca, utilizzato per bianchi fermi, spumanti e frizzanti, la zona di Storo è inclusa nel disciplinare della Doc Trento) con i produttori che conferiscono verso altre realtà, come la Cantina di Toblino. L’idea di fondo, però, era quella di recuperare un vitigno autoctono, proprio di questa zona. Un vino a cui dare nome “Chiese”, in onore di questa valle. In Giudicarie sono in totale 67 le aziende (o micro aziende) che coltivano la vite. Il tentativo, in questo senso è stato quello di sviluppare un vitigno del passato, coltivato dalle parti di Cimego, detto Bicò, parente alla lontana del francese Bacò. Analizzato dagli esperti della Fondazione Mach di San Michele all’Adige è stato giudicato un vino ibrido, tra l’altro senza possibilità apprezzabili di coltivazione. Idem con un’altra varietà, il Seibel. A questo punto, i ricercatori di San Michele hanno proposto di sperimentare cinque varietà di uva bianca (Moscato/Malvasia) e rossa (Lagrein /Teroldego),
IlVino “del Chiese” prende corpo
Si concretizza il progetto di produzione vitivinicola messo in campo nel 2009. Bene i bianchi, rossi da rivedere. Ora si aspetta la vendemmia 2013 Il vino della valle di Roberto del Chiese. Non solo una passione, per i produttori, ma anche un modo per creare del reddito integrativo e recuperare alcuni appezzamenti incolti, valorizzando il territorio. Ne sono convinti i soci dell’associazione Culturnova che, anche grazie al sostegno del Bim del Chiese, si sono impegnati a fondo su questo progetto, che sta dando i primi frutti. Infine, non si deve scordarne il valore storico e di recupero della tradizione. In fatti, ai tempi
per capire se l’incrocio locale di fattori come la qualità della terra e le condizioni altimetriche e geomorfologiche del territorio potevano dare dei risultati apprezzabili. La vite, si sa, fatica dai 750 metri in su e per questo sono stati individuati nella valle potenziali 850 ettari di territorio posto ad una quota inferiore agli 800 metri di quota e con una pendenza inferiore al 35%, le carat-
Un caso particolare che ho trattato di recente riguarda l’applicazione della disciplina sulle donazioni fatte in vita dal de cuius. Il caso: Tizio, proprietario di un appartamento, concede ad uno solo dei suoi figli, Caio, di abitarvi con la propria famiglia. Caio, forte di tale concessione, abita detto immobile per una ventina d’anni, senza provvedere in alcun modo alle spese di gestione straordinaria dell’immobile che ricadono interamente sul padre. La domanda postami dal mio cliente è la seguente: può tale concessione essere considerata una donazione fatta in vita da Tizio e, alla morte di questi, essere tenuta in debito conto in sede di divisione ereditaria? Per rispondere in maniera precisa a tale richiesta è innanzitutto necessario capire cosa il nostro legislatore intenda per donazione e come tale istituto incida in sede di divisione ereditaria. L’art. 769 Cod. Civ. definisce la donazione come un contratto col quale una parte (donante), per spirito di liberalità, arricchisce l’altra (donatario) disponendo a favore di questa di un suo diritto o assumendo verso la medesima un’obbligazione. In sostanza trattasi di un atto di generosità spontanea con il quale il donante dà un vantaggio economico ad altra persona. Da un lato quindi vi è lo spirito di liberalità (detto anche animus donandi) del donante: esso costituisce la causa del contratto. È lo stato d’animo del donante, pienamente consapevole della propria scelta. Dall’altro lato vi è l’arricchi-
teristiche minime richieste per la produzione. Ecco allora che il Bim ha stretto un accordo con la Fondazione Mach e trovato delle persone volontarie che hanno piantato nell’anno 2009, 2.000 viti in tutto (200 per varietà) per vedere la loro evoluzione. I risultati. Sono tre gli assaggi ufficiali fatti sinora con il vino Chiesano, alla presenza di esperti del settore come il presidente della Confrater-
dell’Impero Austroungarico, la Valle del Chiese poteva contare su una certa produzione vitivinicola; niente di esorbitante, è vero, ma abbastanza per soddisfare l’autoconsumo interno. Una coltivazione a cui tante famiglie guardavano ai fini del sostentamento, specie quando il Trentino era ancora una terra esclusivamente agricola. Poi le due guerre, la carestia ed i disordini di una terra di frontiera, hanno fatto lentamente sparire le viti nel Chiese.
Bertolini
nita del Vino e della Vite di Trento Enzo Merz o Erika Pedrini della Azienda Agricola Pravis di Lasino. Quello di quest’anno particolarmente importante. «I vini bianchi ci hanno dato delle ottime soddisfazioni – spiega Nello Lolli, ex-sindaco di Praso e appassionato coltivatore - addirittura ci sono dei vini con profumi ottimi (Erika Pedrini ha avuto modo di definirlo eccezionale), mentre sui ros-
si c’è delusione, ancora non ci siamo». A parziale spiegazione di questa differenza va detto che a Praso le vigne sono a 720 metri di quota e i terreni troppo “sciolti”, con alto tasso di acidità. Per il bianco è un pregio il rosso può soffrirne. «Quest’autunno valuteremo di nuovo, sempre il tempo sarà buono senza grandine e ci lascerà una produzione completa». Associazione Culturnova.
RUBRICA LEGALE
Donazioni fatte “in vita”, tutto quello che occorre sapere mento del patrimonio del donatario con correlativo depauperamento del donante. È importante affinché la donazione sia valida che essa venga accettata dal donatario. Oggetto della donazione può essere qualsiasi bene presente nel patrimonio del donante, non può essere un bene altrui né un bene futuro. È ammessa sia dalla dottrina che dalla giurisprudenza anche la donazione avente ad oggetto la liberazione da un debito del donatario. Cosa accade a tali beni, donati in vita dal legittimo proprietario, al momento della morte di quest’ultimo e dell’apertura della relativa successione ereditaria? La legge prevede che se il de cuius (cioè la persona ormai defunta della cui successione si parla) in vita ha fatto donazione ai figli, ai loro discendenti, o al coniuge, al momento della divisione ereditaria tali beni devono essere compresi o dati nella massa attiva del patrimonio ereditario per essere divisi tra i coeredi in proporzione delle rispettive quote; l’atto di conferire i beni donati nella massa ereditaria si chiama collazione.
Tale disposizione è stata formulata partendo dal presupposto che il defunto, facendo le donazioni non abbia voluto modificare il trattamento spettante ai suoi eredi per testamento o per legge, ma soltanto dare ai donatari un anticipo sulla futura successione. Sono oggetto di collazione sia le donazioni dirette che quelle indirette (liberalità risultanti da atti diversi dalla donazione in sé considerata, quali ad esempio la remissione del debito, il contratto a favore del terzo, adempimento dell’obbligo altrui, se compiuti a scopo di liberalità). È inoltre espressamente soggetto a collazione ciò che il defunto ha speso in favore dei discendenti per avviarli all’esercizio di un’attività produttiva professionale. Non sono soggette a collazione, invece, le spese di mantenimento, educazione, per malattia; in generale le spese ordinarie (abbigliamento, nozze, ecc…); le cose donate e poi perite per causa non imputabile al donatario; le donazioni di modico valore fatte al coniuge. Punto nodale al fine di capire se l’atto di che trattasi sia una donazione, e quindi soggetto a
collazione, è la sussistenza dello spirito di liberalità nel donante al momento della disposizione stessa. Ci sono casi, peraltro, in cui è difficile capire quale fosse la reale intenzione del de cuius. Uno di questi è quello prospettatomi dal mio cliente. Nel caso in esame, infatti, non vi è stato un passaggio di proprietà dell’immobile in oggetto, né è stato stipulato atto pubblico di donazione. Da un lato si potrebbe ipotizzare che comunque il figlio, per tutto gli anni in cui ha vissuto nella casa del padre, abbia usufruito di una donazione indiretta rispetto a quelle che invece sarebbero state le spese che avrebbe sostenuto non usufruendo dell’immobile prestatogli. Peraltro dal punto di vista della volontà del donante ci si chiede perché quest’ultimo, potendolo fare, non abbia concesso il bene in donazione al figlio dirimendo ogni dubbio sulle sue reali intenzioni. La giurisprudenza si è trovata in diverse occasioni a statuire sul punto, precisando che il comodato d’uso gratuito di un immobile seppure protratto per lungo
«Come associazione seguiamo e partecipiamo con attenzione all’esperimento del Bim. All’inizio non tutto il Chiese era d’accordo, ma penso si sia compreso come sarebbe significativo avere un proprio vino locale da abbinare alla Farina di Storo e alla Spressa. Con il bianco ci siamo – spiega ancora Lolli e ci sarebbero molte persone pronte ed anche impazienti per provare a coltivare, ma occorre dare una direzione e in agricoltura le sperimentazioni hanno bisogno di tempo». Il Vino bianco sarà chiamato Chiese, mentre il rosso, se ci sarà, Bicò. «Lo spumante? Sarebbe bello anche se è una lavorazione particolare e ha bisogno di un’organizzazione più radicata».
tempo non può essere considerato alla stregua di una donazione suscettibile di collazione. Riporto in proposito quanto sancito dalla Cassazione Civile n. 24866/2006: “In tema di divisione ereditaria, non è qualificabile come donazione soggetta a collazione il godimento, a titolo gratuito di un immobile concesso durante la propria vita dal “de cuius” a uno degli eredi, atteso che l’arricchimento procurato dalla donazione non può essere identificato con il vantaggio che il comodatario trae dall’uso personale e gratuito della cosa comodata, in quanto detta utilità non costituisce il risultato finale dell’atto posto in essere dalle parti, come avviene nella donazione, bensì il contenuto tipico del comodato stesso. A tal fine non solo si deve escludere che venga integrata la causa della donazione (in luogo di quella del comodato) nell’ipotesi in cui il comodato sia pattuito per un periodo alquanto lungo o in relazione a beni di notevole valore, ma rileva la insussistenza dell’”animus donandi”, desumibile dalla temporaneità del godimento concesso al comodatario”. Pertanto, la risposta al quesito in esame deve essere negativa, seppure risulta difficile credere che in sede di divisione ereditaria alcuna considerazione possa esser data al fatto che uno degli eredi abbia usufruito gratuitamente per anni – durante la vita del de cuius – di un immobile poi divenuto oggetto dell’eredità. Avv. Francesca Zanoni (Fiavè) http://avvocatofrancescazanoni.wordpress.com
Musica
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LA MUSICA CONSIGLIATA DA KIMBO INA VELLOCET
1973 / 2013 : “The dark side of the moon” Compie 40 anni il capolavoro dei Pink Floyd
E’ un incipit biologico quello di “The Dark Side Of The Moon”. La pulsazione del cuore dell’uomo si addensa spezzando il silenzio, aprendo a voci soffuse che si trasformano in risata ritmica, “schizoide”… Le evoluzioni di queDal buio più profondo emergono le sonorità traccianti per il domani: ed è il tempo dei motori, l’assemblaggio dei battiti tecnologici mescolati all’anima dell’umano: il sound si costruisce in forma duplice con apparati naturalistici in stretto rapporto alle membra di terra, con le
pietre ancora capaci di emanare il suono primordiale del nostro pianeta, ma anche è in grado di dialogare con le artificiali vibrazioni dovute all’elettronica più fantascientifica. “Speak To Me”! La chitarra di Dave descrive morbidamente orizzonti lontani colmi ancora
sta nuova musica sembrano aprire un varco, dimostrando in anticipo quello che la musica futura ci riserverà, indicando l’uscita dalla placenta espressiva di un’epoca in trasformazione come quella degli Anni ’70. del fascino naturale, mentre i colori sembrano dilatarsi e rincorrersi in panorami incredibili. “Breathe In The Air”. …”On The Run”. Poi è subito il tempo di una folle corsa tutta costruita con le sonorità della scienza: attrezzati come esseri che aspirano alla metamorfosi fisica, siamo
sopra astronavi sollevate che volano rilasciando scie rosse, segnali pulsanti di luce, emanazioni e schegge sonore che coabitano nel ritmo del nostro corpo. E la risata sconnessa dell’uomo si frange dentro una cortina di suono che oltrepassa la sua stessa velocità per divenire “rombo”
La copertina del mitico album
mentre cade dentro le pieghe sotterranee di questo panorama immaginario costruito di materia incandescente e rumore di fondo universale. “Time”. Il sussulto surreale del tempo riecheggia nelle sue diverse sfumature e la scena si tramuta quasi in leggenda. Storpiature della musica trasportano le nostre emozioni dentro teatri della mente, visionarietà segnate dal ritmo delle percussioni in dialogo con le basse inflessioni delle corde elettriche. “E’ Tempo”, “E’ Tempo” … “E’ Tempo di Morire”: così recitava il mutante di “Blade Runner” mentre invaso dalla pioggia liberava una bianca colomba a dichiarare la pace. La ritmica si fa più cocente, il bagliore del suono è raggiunto da cori all’unisono che si frangono come macerie dell’umano.
Ecco emergere la voce femmina quando si dispone a chiedere aiuto: le roboanti tempeste stanno per finire e si entra in un lontano abisso costellato di lucciole meno inquiete, mentre nuvole si trasportano basse seguendo la linea d’orizzonte. La musica diviene meno frenetica e le vibrazioni si susseguono elastiche, coinvolgendo la nostra memoria: The Great Gig In The Sky”, un vertice sublime scatena sottili richiami color oltremare. Le masse dense sembrano dileguarsi richiamate da questo acuto canto che proviene dalle galassie più lontane. E la materia inerte diventa sensibile, la voce nel nulla disegna percorsi a noi inaccessibili e la leggenda dell’assoluto ancora una volta viene svelata alla nostra coscienza.
L’interno del disco
OMAGGIO A STORM THORGERSON (1944 – 2013)
Storm Torgherson
Come diverse copertine dei precedenti dischi dei Pink Floyd anche quella del mitico “Lato oscuro della Luna” ebbe origine presso gli studi creativi della Hipgnosis fondati da Storm Torgherson. A disegnarla dopo un brainstorming con lo stesso Torgherson fu George Hardie il quale, seguendo le richieste di Richard Wright propenso ad un’immagine di “maggiore classe” e modernità rispetto alle precedenti contrassegnate dallo stile “hippy”, risolse la questione ponendo al centro di uno spazio completamente assente il raggio di luce in scomposizione al contatto con il prisma trasparente. La suddivisione cromatica tuttavia trascura il colore blu e quindi la sequenza risulta non di sette ma di sei colori che con naturalità e ordine scientifico procedono sezionando la front page per poi inoltrarsi verso l’inside della copertina apribile, dividendola orizzontalmente in due parti quasi uguali. A modificare l’andamento pacato e regolare subentra un “beat” cardiografico verde, forma di pulsazione Natura/Tecnologia. Il titolo non compare mai sul packaging ma solamente sull’etichetta del disco. L’opera è da considerare fra le più importanti di tutta la cultura visiva, giovanile e musicale del XX secolo. L’occasione del 40° anniversario purtroppo cade anche con la scomparsa del geniale Storm Torgherson avvenuta il 18 aprile scorso. Un pensiero.
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Fra le pagine dell’ultimo numero si evidenziano le specifiche finalità della pubblicazione, ossia “la tutela e la salvaguardia delle proprietà collettivi che restano al centro dei pensieri di tutti gli amministratori degli Usi Civici sotto la pressione di una situazione politico-amministrativa che non facilita certo possibile di azione degli enti gestore. Viene evidenziata anche la non chiara posizione della giustizia amministrativo, come si desume dalla diatriba in atto fra il Comune di Tione di Trento e l’Asuc di Saone al termine della quale “il Tar, in conclusione, non ha preso nessuna decisione in merito alla proprietà dei bei contesi ed ha deciso che ognuno paghi le proprie spese”. Una situazione che meriterebbe - in sede opportuna - un maggiore approfondimento poiché vanno verificate ed analizzate, alla luce delle politiche territoriali e della legislazione vigente, numerose problematiche di singolare ed universale importanza, tanto è vero che uno degli ultimi premi Nobel è stato assegnato alla professoressa americana Elinor Ostrom che ha speso la propria vita proprio a specializzarsi sulla “proprietà collettiva”, di cui ne sono un tipico esempio i nostri comuni catastali. Ed a riguardo delle “comunità collettive” resta di piena attualità una sentenza della Corte di Appello di Roma, sezione speciale Usi Civici, che in data 16 maggio 2013, in una causa fra il Comune di Trento e l’Asuc di Vigolo Baselga si specifica che “l’intestazione formale del bene al Comune non va intesa nel senso di intavolazione al Comune inteso quale persona giuridica di diritto pubblico anziché alla comunità proprietaria”, ed ancora che “agli effetti di rivendicazione della proprietà o di altri diritti reali, colui al cui nome sia iscritto un diritto nel libro fondiario, si presume, fino a prova contraria, titolare del diritto stesso di fronte a chiunque opponga un diritto non iscritto”. Citazioni non certo facili da affrontare e da comprendere, ma che dimostrano come i vocaboli “possesso, proprietà, comunità proprietaria, comune amministrativo, comune catastale, bene comune, bene pubblico, proprietà collettiva, uso
A proposito di “beni collettivi” Un nuova rivista semestrale, Asuc Notizie, propone uno sguardo alle tematiche e alle problematiche di questo mondo, così centrale per il territorio trentino Ho l’impressione che l’opinione pubblica giudicarie in specie e trentina in generale - riscontrabile attraverso la quotidiana rassegna stampa - non si sia accorta o non abbia data la dovuta importanza alla nascita della nuova rivista semestrale “A.S.U.C. Notizie”, di cui è uscito il n. 1 dell’anno III, datato luglio 2013. Vuole essere la voce informativa
aggiornata degli “Usi Civici”, ossia di quei beni “goduti in comune” fin dai tempi più antichi, e che ancor oggi le popolazioni trentine ne sono direttamente corresponsabili e ne amministrano il patrimonio (in Giudicarie ben l’80% della sua superficie) attraverso il Comitato di Amministrazione Separata di Uso Civico.
civico, atto catastale, atto tavolare, diritto reale, diritto di proprietà eccetera” non siano pienamente compresi ed adeguatamente usati, specie dagli amministratori pubblici. Negli incontri e nei dibattiti pubblici restano, perciò, comprensibili le diatribe, le contrapposizioni e le polemiche accresciute dalla stessa difficoltà di districarsi in una legislazione - statale e provinciale - che non sempre risulta precisa e chiara specie su questi argomenti.
Infatti anche la citata rivista lamenta una situazione che obbliga troppo spesso sia gli amministratori comunali che quelli delle Asuc ad adire al potere legislativo per derimere situazioni che, forse, attraverso un più approfondito studio ed una più chiara visione della storia del proprio territorio potrebbero trovare facilmente la giusta scelta da saper e poter prendere. È questo anche un chiaro invito a tutte le forse politiche in campo per le prossime elezioni
Cultura provinciali: sappiano che hanno davanti anche grossi problemi in ordine al territorio, per i cui “piani” la voce delle Asuc deve diventare determinante in nome delle popolazioni che sono le uniche che di fronte alla “proprietà collettiva” ha la sola voce in capitolo. E ciò è confermato dalla stessa definizione dell’argomento che viene così precisato: «Il regime di proprietà collettiva viene considerato dagli economisti un ordinamento di diritti di proprietà nel quale un gruppo di utenti di una risorsa condivide diritti e doveri verso di essa. In termini più estesi la proprietà collettiva è un assetto particolare di vita associata che si struttura su una stretta relazione tra risorse naturali, comunità e singoli attori». Stupenda definizione: ma di quanti altri discorsi e considerazioni ha bisogno per essere capita ed attuata? Da qui l’urgente necessità di portare il “bene comune” e le Asuc al centro di adeguati ed aggiornati studi da parte d tutti. Mario Antolini Muson
Quando la musica è un “affare di famiglia” Grande affluenza per il concerto della famiglia di San Lorenzo in Banale, tenutosi a Cognola La “Famiglia Von Trapp” made in Nembia (località vicina a San Lorenzo in Banale), ovvero Augusto, Veronica, Virginia, Letizia, Elio e Diletta Rigotti lo scorso 27 luglio ha riproposto la loro passione e il loro amore per la musica in una serata a Cognola, nella suggestiva cornice della villa privata Mirabel De Nardis. Una serata organizzata dal Circolo Culturale Cognola, all’interno di una kermesse estiva ricca di eventi culturali di alto livello (conferenze, mostre, presentazione di libri, concerti, visite guidate e molto altro), che in questa occasione ha potuto contare anche sulla generosità di Luigi ed Eleonora De Nardis i quali hanno messo a disposizione per l’evento il parco della loro villa che permette una visione dall’alto della città di Trento. E in questa scenografia, in una tiepida e serena serata d’estate, la famiglia Rigotti ha portato il suo ricco e ricercato repertorio di
musica classica e da camera facendo risuonare nel crepuscolo estivo trentino Vivaldi, Mozart, Händel, fino ad arrivare a Giuseppe Verdi, in onore del suo bicentenario. Un successo pieno. Grande affluenza di pubblico (circa un centinaio di persone), cordialità e simpatia
degli anfitrioni, i Signori De Nardis, e la bravura e simpatia dei musicisti giudicariesi hanno reso indimenticabile a tutti questa serata. Lo stesso Augusto Rigotti, il capofamiglia, è pienamente soddisfatto: “Quando ci fu offerta la possibilità di suonare per il Circolo Culturale
di Cognola, non ci aspettavamo un accoglienza così gradita e un organizzazione altrettanto efficiente! Ci ha accolto uno splendido panorama da una terrazza naturale che domina tutta Trento dalla villa Mirabel De Nardis, occasione che ha il sapore dell’ottocento quando ancora ci si dilettava tra musici proprio per il piacere di far musica d’insieme. Il programma si è articolato tra la nostra musica e le poesie proposte dal Circolo mentre la notte calava sulla città e dal parco della villa si vedevano solamente le luci silenziose e lontane in concomitanza con i raggi laser di richiamo per l’inaugurazione del nuovo Museo della Scienza di Trento, il Muse, avvenuta proprio quella stessa sera. La musica classica riesce a evocare sensazioni e ricordi di un tempo passato” . Aldo Gottardi
Ambiente
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E i funghi dove sono?
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Daone: 43° mostra micologica valle di Daone
E’ stata una stagione carente, ma a settembre e ottobre...
L
di Alessandro Togni
a notizia appare ormai dentro tutti i media, con articoli, relazioni e scritti saggistici, servizi televisivi e interviste verso esperti e profondi conoscitori della materia, una notizia in forma di “wanted”, di quelle che lasciano a dir poco sorpresi: “i funghi, gli amatissimi esseri del E siamo ormai ben oltre tutte le date di possibili crescite preventivate anticipatamente, ben oltre le più negative proiezioni … I funghi, fino ad ora, a discapito di tutte le osservazioni di praticoni e teorici, non si sono fatti vedere! E a quanto pare sembrano fregarsene di tutte le nostre aspettative e del nostro riflettere presuntuoso e saccente. Una bella storia! Tuttavia è proprio quando le cose si fanno attendere che maggiore e più bruciante diviene la bramosia di averle. Viene peraltro spontaneo pensare che proprio quando le cose si conoscono sarebbe conveniente iniziare ad osservarle con una diversa prospettiva, ma invece, proprio perché ognuno di noi conserva nelle profondità dell’istinto la volontà di possedere, vorremmo che i funghi non fossero così indipendenti e disubbidienti alla nostra comprensione. Un po’ viene da sorridere se si pensa a quanta parte della stagione è già scivolata nel passato e a come abbiamo dovuto rinunciare alle favolose raccolte, che si ricordano di qualche anno fa. Annate costellate di fortuna micologica e dilatate quasi per la lunghezza di tre stagioni che rilasciarono raccolti di Boletus edulis, in maniera a dir poco esorbitante. Tempi di abbondanza da far brillare gli occhi a tutti i ricercatori, buoni o sprovveduti che fossero, tempi di allegrezza perché con il minimo sforzo si potevano riempire cesti bellamente decorati prima con le foglie verdi delle felci, poi con quelle secche di castagno. E dentro i cesti già in primavera le primissime Morchelle coniche, con le esculente, ancora ricoperte di un color cenere dell’inverno ma con il sapore asprigno delle primizie; poco più avanti le Russula aurea con il loro fragile cerchio di lamelle color tuorlo d’uovo; ed ancora la Russula cyanoxantha, splendido fungo che apre all’estate con le tonalità della notte sfumate dal verde al blu/ viola; e i Cantharellus cibarius, luminescenti d’arancio protetti nelle braccia morbide del muschio verdeggiante … Ah! Solo a mettere insieme qualche riga di testo pare di togliere i lacci alla nostalgia, sembra di rievocare taluni rimpianti, mentre oggi siamo in periodo di completa carestia. E quindi? Dopo aver verificato la totale assenza dei frutti micologici, dopo aver visto annullare numerose mostre per indisponibilità dei soggetti
a cui erano dedicate, che cosa dobbiamo attenderci in questo lembo di fine estate e nel prossimo autunno? Intanto un po’ tutti cercano di evidenziare il fatto che l’inverno è stato assai pronunciato e successivamente la primavera ha assunto le sembianze fredde delle giornate di pioggia, lasciando quindi l’habitat dei funghi in sostanziale stato di conservazione fredda per non dire di ibernazione. Ad aggiungersi anche il vento che si dice sia elemento di contrasto alla crescita perché pare asciugare troppo velocemente il terreno modificando la giusta quantità di umidità utile proprio alla “sbocciatura”. E la Luna? Quante teorie e congetture si sono articolate sul nostro satellite per giustificare l’assenza delle pregiatissime “brise”, i Boletus edulis dalla carnagione color cioccolato tanto attesi ed ancora non apparsi in maniera proporzionata alle nostre esigenze di raccolta. In effetti l’estate 2013 si è davvero espressa in maniera prepotente e forse proprio il Sole deve aver condizionato lo sviluppo sotterraneo delle piante di fungo … Naturalmente per non farci mancare nulla in fatto di analisi c’è anche chi se la sente di affermare che l’incidente di Fukushima dell’11 marzo 2011 è probabilmente causa di questa latitanza, dimenticando che quando invece le raccolte si presentano mastodontiche qualcun altro afferma la medesima cosa. Insomma, al momento tutti se la vedono brutta, immaginando un finale da la-
sottobosco così ricercati per la prelibatezza in cucina, dove sono?”. Dentro tutti i format sembra che la necessità di informazione sulla questione della loro assenza sia quasi una esigenza, come se fosse necessario conoscere a fondo le cause di questa latitanza micologica protratta dalla stagione primaverile fino ad ora.
sciare a bocca asciutta perché se per caso trascorrono ancora due o tre settimane poi, qui da noi, generale inverno potrebbe avanzare qualche ipotesi di accasamento. E così, addio funghi! Bhè, in questo caso c’è da farsene una ragione. Tuttavia bisogna essere fiduciosi perché, così come ci hanno fatto aspettare per tre lunghi mesi, non è detto che da un giorno all’altro non ci sia l’esplosione più inaspettata. Se così fosse ricordate di non farvi prendere dall’ingordigia; tutti gli eventuali raccolti sono soggetti alla legge provinciale N°16 del 6 agosto 1991 (ridefinita nell’agosto 1996, in seguito ulteriormente integrata nel 2007 e completata con Decreto del Presidente della Provincia nel 2009) che regola il quantitativo giornaliero stabilito in 2 chilogrammi a persona. La norma prevede che i residenti trentini possano muoversi per la raccolta su tutto il territorio
provinciale; così è consentito a tutti gli altri cercatori ma solo dopo aver versato la quota di permesso ottenibile presso i distributori convenzionati, siano essi enti e/o operatori turistici, aziende e/o associazioni. E se dovessimo fare qualche bilancio a fine stagione? A quanto ammonta il mancato introito in permessi di raccolta? Quanto fascino si è smarrito agli occhi dei turisti desiderosi di imbattersi nella bellezza maestosa di una Macrolepiota procera, fungo ottimo se gustato cotto in panatura. I funghi da sempre posseggono una loro magnetica qualità che incuriosisce il bambino come il nonno, il profondo conoscitore come l’inesperto, ed in questo senso appare di buon senso immaginare che enti ed istituzioni siano propositivi sul piano di una maggiore consapevolezza del “valore” di questi esseri così importanti per il turismo territoriale. In bocca al lupo a tutti!
Da 43 anni il Gruppo Micologico don Giovanni Corradi di Daone, iscritto all’Associazione Micologica Bresadola di Trento si occupa di presentare, conoscere ed approfondire il meraviglioso mondo dei funghi, attraverso una mostra fisica che si compone di circa 200, 300 specie fungine. In 43 esposizioni realizzate consecutivamente dal 1971, sono state elencate più di 2.000 specie “autoctone”. Fra le singolarità anche il Lyophyllum daonense Ruini fungo assai raro ritrovato e dedicato a Daone dal micologo Sergio Ruini di Varese, in occasione del Comitato Scientifico Nazionale organizzato dal gruppo nel 2002. La mostra 2013, curata dal micologo thienese Giuseppe Graziani, è prevista sabato 14 e domenica 15 settembre presso la “casa nel prato delle feste” in località Pracul, in Valle di Daone. Arrivederci!
Tione: 12° mostra micologica in Ecofiera Per la XII volta la mostra micologica prevista in occasione di Ecofiera di Montagna a Tione di Trento che si terrà venerdì 4, sabato 5 e domenica 6 ottobre 2013, sarà quella che chiuderà la stagione del Gruppo Micologico don Giovanni Corradi di Daone. L’ospitalità offerta dal Comune di Tione prevede l’allestimento presso il “teatro tenda a sfera” collocato in fronte al Municipio in Piazza Cesare Battisti. Anche in questa occasione vengono presentate circa 300 specie classificate dal micologo Alberto Ferretti di Javrè. I funghi esposti sono raccolti da soci e amici sul territorio giudicariese ma tutti possono partecipare consegnando le varie specie che, se mancanti, faranno parte dell’esposizione.Naturalmente soci ed esperti sono attivi e disponibili nella tre giorni per richieste, indicazioni e precisazioni relative alle caratteristiche di tutti i funghi. Arrivederci!
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Cooperando
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Cooperazione e Profit: un dialogo possibile Un progetto nato da un’iniziativa dell’ISTAT che si inquadra nel dibattito internazionale sul cosiddetto “superamento del Pil”, stimolato dalla convinzione che i parametri sui quali valutare il progresso di una società non debbano essere solo di carattere economico, ma anche sociale e ambientale, corredati da misure di diseguaglianza e sostenibilità. Anche quando parliamo di imprese, i più recenti studi in campo manageriale e sociologico hanno evidenziato la crescente importanza di risorse intangibili: fiducia, reti relazionali e condivisione di valori risultano essere ele-
di Alberto Carli Lo sviluppo e’ condizione necessaria per il benessere di un Paese, di una Comunità, delle persone e ha certamente bisogno di una componente materiale, intesa come produzione di beni e servizi, ma non può essere ridotto solo a questo. Lo dimostra anche la novità riferita all’introdumenti necessari per il successo imprenditoriale. Per quanto paradossale, la crisi finanziaria ha aumentato il valore della dimensione sociale e relazionale nell’economia. La cooperazione in questo senso può far leva su un capitale di risorse intangibili molto significativo, ma forse ancora poco sfruttato. Un recente articolo del prof. Andreaus dell’Universita di Trento sul rappor-
to tra Imprese Cooperative e Imprese profit delinea uno scenario di dialogo possibile, partendo dall’assunto che la crisi economica in corso ha fatto si che i due mondi, quello del profitto e quello cooperativo, consapevolmente o meno, hanno fatto importanti passi l’uno nella direzione dell’altro, in parte da un punto di vista dei modelli di governance, di valori e obiettivi di
zione in Italia dell’indice Bes: Benessere equo e sostenibile. Accanto al Pil, ci saranno degli indicatori per capire come il sistema Italia procede verso un modello di sviluppo che guarda anche all’equità e alla sostenibilità che non è solo quella ambientale ma anche quella sociale. riferimento, ma soprattutto in termini gestionali e rendicontazionali. E’ interessante vedere infatti come il mondo for profit stia progressivamente adottando alcuni elementi cardine del modello cooperativo. Le imprese di capitale stanno sempre più evidenziando la necessità di perseguire un modello di sviluppo che rivaluti la centralità della persona, i legami con il territorio e la sostenibilità sociale ed ambientale. D’altro canto, le imprese cooperative hanno la necessità di affrontare una crescente pressione di tipo commerciale, che le spinge ad adottare modelli gestionali sempre più attenti alla dimensione reddituale, patrimoniale e finanziaria. Negli ultimi anni il mondo della cooperazione ha dovuto importare ed adattare i più evoluti approcci organizzativi e gestionali per riuscire a competere su mercati. E’ quindi in atto un processo di avvicinamento tra i due mondi che porta inevitabilmente con
sé qualche rischio, ma anche molte opportunità per il mondo cooperativo. I rischi su cui vigilare con attenzione sono quelli di scadere in approcci caritatevoli o peggio ancora opportunistici. L’adozione di modelli gestionali propri del mondo for profit deve essere adattata alle finalità e specificità del mondo cooperativo evitando di scambiare il mezzo – la sostenibilità economica – come il fine. Il progressivo
avvicinamento del mondo for profit con quello cooperativo porta con sé anche opportunità. Le collaborazione con il mondo for profit possono consentire alle cooperative di raggiungere importanti economie di scala, di conoscenza e di rete, indispensabili per la loro crescita e sostenibilità e di acquisire nuove competenze comunicazionali e rendicontazionali. Le mutate esigenze e condizioni economico-politiche determinano la necessità di un modello originale, che sappia coniugare la valorizzazione delle risorse economiche con l’attenzione per il bene comune e i soggetti meno tutelati.
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«A
vete percorsi spettacolari, qui si potrebbe fare una gara bellissima». Sintetico e unanime il commento dei fratelli Braidot, i giovani che vestono i colori Gruppo Forestale SLight per qualche giorno in allenamento sulle Dolomiti di Brenta. «Se arrivate fino al rifugio Graffer e c’è una giornata come oggi la pedalata diventa davvero indimenticabile ed emozionante» aggiunge Daniele Campione Internazionali d’Italia under 23. «Potrebbe uscirne una gara dura certo, ma con il grande fascino dell’avventura e della conquista della montagna... per non parlare del divertimento nelle discese, tecniche ma mai troppo impegnative» gli fa eco Luca. «Lo ammettiamo, gli abbiamo pagato una pizza, ma non speravamo in un giudizio tanto generoso dai gemelli friulani- scherza Roberto Piccin, che li ha accompagnati nel loro giro di allenamento- ma abbiamo avuto l’ennesima conferma che l’idea di proporre una gara MTB sulle Dolomiti di Brenta possa davvero funzionare. Un regalo, quello dei Braidot, che ha galvanizzato il C.O. che si sta formando, che ha deciso di verificare se esistano i presupposti per poter portare avanti il progetto, naturalmente «lasciando aperte le porte a tutti coloro abbiano voglia di portare il proprio contributo in quest’avventura» come precisa Matteo Ciaghi delegato dal gruppo a rispondere a qualche domanda. Ma non vi sembra un momento difficile per poter partire con una nuova gara? Ve ne sono già un’infinità e i calendari scoppiano... In effetti i calendari scoppiano. Ma le gare che funzionano si contano su una mano. La nostra esperienza ci dice che se fai una gara impegnativa ma anche divertente ed emozionante la gente si appassiona e ti premia… la formula vincente è il percorso da sogno. La Val Rendena ce l’ha e può far sognare gli amanti della mountain bike. Raccontaci il percorso... A dire il vero i percorsi sono due. Un percorso “corto” di circa 50 chilometri e uno “lungo” di quasi 100 km. Il primo ha un dislivello di 2mila metri, il secondo di 4mila... ma la durezza del percorso e delle salite è mitigata e ricompensata dai panorami mozzafiato: si passerà da Malga Movlina, Valagola, rifugio Graffer, Spinale, Ritort, Doss del Sabion. Ma ci stiamo ancora lavorando e a breve presenteremo le tracce gps sul sito www.dolomitikabike.com E a livello di sponsor avete provato a sondare il terreno? Il terreno sponsor in questo momento è in generale “ghiaioso”..., ma siamo sicuri che nonostante questo ci sia qualcuno pronto a scommet-
I gemelli Luca e Daniele Braidot del Gruppo Sportivo Forestale in sella alla loro S-LIGHT verso il rifugio Graffer
Il Trentino scommette sulla Mtb con la Dolomitika Brenta Bike
Una manifestazione per riscoprire la gioia di pedalare nelle Dolomiti. Una gara con doppio tracciato da 50 e 100 km molto impegnativa «con un percorso da sogno» tere su un’eperienza del genere. I segnali sono positivi e vanno in questa direzione. Una disponibilità importante è venuta da S-Light, azienda emergente nel settore bici che fornisce le mountain bike al Gruppo sportivo Forestale. Il territorio come sta rispondendo? È vero che non abbiamo ancora in mano niente, ma le prime reazioni sono state estremamente positive. Massima disponibilità a portare avanti il progetto è arrivata da Apt e dal Parco Naturale Adamello Brenta che hanno abbracciato subito l’iniziativa. In particolare il presidente Antonio Caola ha garantito l’appoggio anche in virtù della promozione che potrebbe scaturire da questa manifestazione al progetto messo in campo del DolomitiBrentaBike, il percorso di 178 km che abbraccia le Dolomiti di Brenta, visto che un buon tratto del percorso della gara riprenderebbe proprio il tracciato del DBB. Ora dobbiamo incontrarci con i sindaci della valle e con le associazioni.... Ma chi guiderà la nave? Il comandante a dire il vero non è stato ancora trovato. Ma si sa che se si riesce a costruire un’ottima nave chi pilota conta meno, si può usare anche quello automatico. Importante è che ci sia una squadra che lavora, molto affiatata e pronta a superare le immense difficoltà che un’organizzazione di una gara di questo tipo presuppone. Indispensabile inoltre una collaborazione di tutti gli enti territoriali per capire
se la manifestazione incontra il favore o se ci sono resistenze o perplessità. Se ce ne fossero, meglio lasciar perdere in partenza. Queste gare funzionano solo se tutti fanno (bene)
la loro parte. Controllare 100 km di percorso non lo può fare un Comitato organizzatore “normale”. Bisogna capire se le associazioni di volontariato riescono ad impegnarsi
in questa operazione che potrebbe portare molti benefici in futuro. Ma prima di vederli bisogna lavorare sodo. Bisogna capire se siamo disposti a farlo.
Una sfida che la Val Rendena lancia al mondo della mountain bike e dell’associazionismo. Dopo aver ospitato una delle più belle 24 ore d’Italia ora la valle è pronta ad affiancare anche un altro tipo di gara, una granfondo che ha il pregio di portare gli atleti in uno degli scenari più belli del Trentino, in quelle Dolomiti riconosciute dall’Unesco Patrimonio dell’Umanità. Data probabile, sabato 26 luglio 2014. Il conto alla rovescia può cominciare. r.b.
S-Light:«ProntiascommeteresullaDolomitikabike» Un’azienda giovane che ha scommesso sui giovani, con le due ruote nel Dna. E poco importa se prima erano quelle lisce del Motomondiale di Loris Capirossi e di Valentino Rossi e ora sono quelle tassellate della mountain bike, la passione per la corsa non è mutata come è sempre viva l’attenzione per il dettaglio e per il particolare. Così i fratelli Marco e Luca, figli di Paolo Pileri campione del Mondo nel 1975 con la Morbidelli 125, nipoti di Centauro, hanno creato la Raceway, azienda emergente nel mondo della bike che con il proprio marchio S-Light sta diventando un punto di riferimento di eccellenza nel panorama mondiale. «Ab-
Massimo Ferrazza, Luca Pileri, i fratelli Braidot, Antonio Caola, e Claudio Assenza
biamo cercato di portare la tecnologia del motomondiale sulle nostre bici» ci conferma Luca Pileri mentre ci mostra un telaio di Mtb da 980 gr... «è quello che usano anche i fratelli Braidot. Si potrebbe alleggerire ulteriormente ma per noi la solidità e la sicurezza vengono prima di
tutto e pensiamo di aver già raggiunto un peso ottimale». Un marchio “giovane” che ha vinto nel 2013 con il Gruppo Sportivo Forestale il campionato italiano MTB staffetta cross Country, Campione d’Italia Elite con Mirko Tabacchi e che ha come testimonial Loris Capirossi,
al quale dedica una serie limitata di bici da corsa (65) che sarà presentata a giorni. Ma cosa pensate della Dolomitika Bike? «Questo progetto ci piace molto, perchè è in linea con la nostra filosofia, quella di far divertire chi va in bici. Noi cerchiamo di farlo studiando tutti i dettagli delle nostre MTB, i ragazzi del C.O con i quali mi sono confrontato mi sembra stiano lavorando molto bene sulla definizione del percorso che per quanto abbiamo visto è unico per difficoltà e per spettacolarità!» puntualizza Claudio Assenza manager di S-Light che aggiunge: «Credo che su una gara così molte aziende potrebbero scommetterci. Noi siamo pronti a farlo».
Sport
Il Calciochiese, vincitore della Promozione a giugno
Si comincia domenica primo settembre con Eccellenza e Promozione, con cinque squadre giudicariesi impegnate: il Calciochiese, neo-promossa nella massima competizione regionale trova in casa il Bozner, mentre il Comano Terme-Fiavè è atteso in casa del Termeno in un girone che vede impegnate fra le altre il Trento Calcio 1921. Derby giudicariese alla sesta giornata il sei ottobre a Comano Terme. Mentre per il campionato di Promozione Pinzolo-Campiglio e Condinese saranno impegnate in casa rispettivamente con Castelsangiorgio e Porfido Albiano, e il Pieve di Bono sarà ospite della Ravinense. Un girone impegnativo con nobili decadute come Rovereto, Arco e Porfido Albiano che proveranno di certo ad essere protagoniste, così come il Borgo. Pruimo derby alla quinta giornata il 25 settembre, turno infrasettimanale di mercoledì, con Pinzolo Campiglio-Condinese. Un menù significativo che si completa la domenica successiva, l’8 settembre con la Prima Categoria, che vede impegnate sei squadre giudicariesi, il Calcio Bleggio, la Caffarese, il Tione, il Valrendena, e le neopromosse Virtus Giudicariese e Settaurense. Proprio il ritorno in “Prima” dei biancoverdi di Storo, squadra che scrisse la storia del calcio provinciale solo una ventina di anni fa crea molte attese attorno alla squadra guidata da Gianni Armanini. Ma è tutto il movimento giudicariese ad essere in fer-
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Calcio dilettanti, si parte Dall’Eccellenza alla Seconda Categoria sono 15 le compagini giudicariesi impegnate nei vari campionati. Al via anche il Calcio a 5 con 7 squadre presenti
mento dopo la serie di promozioni inanellate lo scorso anno, con Calciochiese, Pieve di Bono, Settaurense e Virtus che hanno fatto il salto di categoria e con organici che fanno pensare che anche quest’anno ci possa essere qualche positiva sorpresa. Nel girone di Prima da tenere d’occhio Benacense, Calcio Bleggio e Tione. Per la Seconda Categoria occorre aspettare domenica 15 settembre. Fra le giudicariesi ci saranno il Tre P, il Castelcimego, l’Alta Giudicarie ed il Carisolo, con le due squadre del Chiese che sulla carta sembrano quelle capaci di poter disputare un campionato di vertice, accanto alle “solite” Ledrense, Stivo e un Riva del Garda che tenta il rilancio. Doppio derby alla quarta giornata il 6 ottobre con Alta Giudicarie-3 P e Castelcimego-Carisolo Nel calcio a cinque sono due le compagini giudicariesi presenti nel massimo campionato regionale, la C1; lo Sporting Club Judicaria di Tione e il Comano Terme Fiavè, che iniziano la stagione 2013/14 con un derby nella prima giornata venerdì 20 settembre. Un gradino più sotto, in C2 ecco altre due squadre giudicariesi con United C8 e Fiavè 1945 con derby il primo novembre alla settima giornata. In Serie D, invece, sono tre le squadre inserite nel Girone C: Calcio Bleggio, Carisolo e Team Roncone. Prima giornata il 18 ottobre.
Pinzolo: la danza protagonista dell’estate All’inizio di agosto, sul palcoscenico del “Paladolomiti” di Pinzolo,” si è concluso, con uno spettacolare saggio finale, dopo una settimana di impegnative lezioni quotidiane, l’“International Dance Theatre and Musical Festival. Chi per pura passione, chi alla ricerca del proprio talento, chi, ancora, con l’obiettivo più ambizioso di diventare professionista della danza, sono stati circa duecento i giovani, provenienti da tutta Italia e dalla Francia, a partecipare allo stage ideato e organizzato da Gloria Baraldi con direzione artistica del ballerino e coreografo Luigi Grosso. L’iniziativa, a sette anni dal debutto, si è guadagnata il “titolo” di punto di riferimento fisso per la preparazione estiva soprattutto di ballerine e ballerini che si preparano alle selezioni autunnali d’ingresso ai corpi di ballo nazionali. L’“International Dance Theatre and Musical Festival” è infatti l’unico stage estivo a concentrare, in una settimana, i migliori insegnanti d’Italia e la sua riconosciuta qualità è valsa, que-
st’anno, allo stage, anche il patrocinio dell’Accademia Nazionale di Danza di Roma. Lo staff insegnante ha visto protagonisti, oltre a Grosso (modern contemporary e modern jazz), Margherita Parrilla e Maria Gabriella Tessitore, rispettivamente direttrice e vice-direttrice dell’Accademia Nazionale di Roma, insegnanti di danza classica, e Monica Fulloni per il classico junior. Un bel successo, dunque, con il coinvolgimento di numerose famiglie che, con la scusa di accompagnare i figli, hanno soggiornato una settimana a Pinzolo. Infine, un’occasione per i giovani del posto, che partecipano ai progetti legati alla danza del Piano giovani Val Rendena-Busa di Tione e che si sono iscritti allo stage estivo, di mettersi in gioco e di conoscere un’esperienza formativa di alto livello. Occasione unica per imparare e perfezionare il proprio stile, ma anche per divertirsi, lo stage, concentrato sulle specialità della danza classica e modern, è stato molto apprezzato.
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Il 2 ottobre è la loro festa, un momento per parlare anche della condizione degli anziani
LA POSTA
vilgiat@yahoo.it
Caro Adelino, non so se tu sia già nonno, ma sicuramente hai l’età per esserlo, così vorrei ricordati che il due ottobre è la festa dei nonni che il vostro giornale ha sempre dimenticato di citare. Dato che in Italia si festeggia di tutto: donne, gay, la guerra d’Abissinia, la caduta del muro, la Repubblica seppur messa com’è, il lavoro, l’aviazione, i giovani, le mamme e i papà,ecc. ecc., vorrei che quest’anno tu spenda qualche parola anche per noi, nonni, che svolgiamo un ruolo non da poco nella società, checchè ne dicano i rottamatori e i “giovanilisti”.... Pietro N. Caro Pietro, hai perfettamente ragione e chiedo scusa a tutti i nonni delle Giudicarie. Non sempre trattiamo con attenzione i problemi degli anziani e della terza età, quasi ne fossimo in soggezione, ma di certo gli anziani, e i nonni soprattutto (che non sempre sono anziani!), svol-
Rivalutiamo il ruolo dei nonni
gono nella società ruoli in certi casi insostituibili, che talora non appaiono, ma questo non sminuisce di certo la loro importanza. E, a proposito del 2 ottobre, il calendario cattolico celebra in quel giorno la festa degli “Angeli custodi”, creature celesti che ci stanno a fianco da quando siamo nati (dicono...). Così, non a caso, a questa data è stata associata una festa civile con profondo valore morale e sociale: la festa dei nonni. Mi viene da chiedermi, in quali altre figure della vita quotidiana si possono identificare altrettanto bene gli angeli custodi? Nel mondo tutto di corsa che ci circonda, nella frenesia del lavoro e dei rapporti sempre più incasinati che travolgono le vite dei genitori-lavoratori, sono i nonni che, magari troppo spesso, assumono le veci nell’educazione e nella protezione dei bambini. Ma non è solo quel che succede oggi, succedeva anche in passato, specie nei nostri paesi di monta-
Caro Adelino, so di parlarne ad uno esperto. Anche quest’anno, durante l’estate, abbiamo dovuto subire le angherie della burocrazia statale e provinciale nell’organizzazione delle feste e delle sagre che hanno occupato in tutte le Giudicarie migliaia di volontari. Una cosa impossibile e che ogni anno si complica sempre di più. Quest’anno poi mi è capitata una cosa curiosa. E’ davvero necessario che anche in una piccola festa in un ristorante, dopo-cena, fra amici, per far suonare tre ragazzi con le loro chitarre, niente di professionale, si debba pagare la SIAE. Andando avanti di questo passo, non ci sarà più nessuno che si offrirà volontario, meglio spararsi. Aurelio
La posta
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gna, le ore che i bambini trascorrevano con i nonni erano davvero tante, e da loro hanno appreso quella sapienza che oggi trasmettono ai loro nipoti. Ciò che i nonni trasmettono ai figli dei loro figli, che per svariate esigenze vengono loro affidati, non sono solo affetto incondizionato, protezione, aiuti economici, ma anche il sapere dei tempi andati e le conoscenze delle vicende famigliari, un patrimonio, soprattutto comportamentale, che rimarrà indelebile nella vita dei ragazzi. Io, purtroppo, non ho conosciuto nessuno dei miei nonni, tutti morti prima che io nascessi, e, tante volte, ma tante, ho sentito la loro mancanza,
mi è mancata quella saggezza e quella prudenza nella vita, che solo i nonni sanno insegnare: probabilmente avrei fatto qualche errore in meno. La festa dei nonni è stata introdotta in Italia nel 2005 con apposita legge dello Stato e con la seguente motivazione: “...quale momento per celebrare l’importanza del ruolo svolto dai nonni all’interno delle famiglie e della società in generale...”. Auguri, cari nonni, e un grazie di cuore a nome di tutti i Giudicariesi, con la speranza che al più presto possa anch’io far parte della categoria. Adelino Amistadi
Elezioni, sul fronte dei candidati tutto tace Agli amici del bar devo confessare che questo mese non ho materiale per tenere il punto. Parlare di politica quando non c’è politica, di elezioni quando si è tutt’ora immersi nella confusione più totale di uomini, d’idee e programmi, è solo perdere tempo e così vi risparmio le solite chiacchiere tanto per riempire la pagina. Una cosa è certa: ci avviciniamo al galoppo alle elezioni di ottobre ed ancora non sappiamo chi saranno i candidati definitivi, salvo le sciocchezze che si leggono sui giornali, né quali programmi i vari partiti e movimenti ci propongono per motivare la nostra scelta. Il problema che assilla la nostra classe politica ( non ci dormono neanche la notte!) non è, come dovrebbe, quello di mettere insieme idee e progetti con cui presentarsi agli elettori per dire: “Ecco, noi se saremo eletti faremo questo e questo...”, o no! Il problema loro è quello di garantirsi la rielezione e quindi stanno studiando tutti i marchingegni più ignobili per riuscire nel loro intento, per il resto chi se ne frega, una volta eletti, quel che sarà, sarà, per loro comunque continuerà la festa. Così leggiamo di impudici personaggi che si propongono Presidenti solo perchè è il modo più semplice di entrare in Consiglio, altri che promettono posti e promozioni per pochi voti, altri ancora che negoziano la loro presenza con la promessa di essere sistemati da qualche parte se non fossero eletti. Poi ci sono i notabili che nobilmente si ritirano dopo venti – trent’anni di Consiglio con le prebende maturate, che anelano alle poltrone altrettanto ben pagate dei vari carrozzoni provinciali, e questa è la parte più vergognosa della eredità lasciataci dai vent’anni di governo illuminato. Noi seguiremo con attenzione queste cavalcate nello sperpero dei nostri soldi e le racconteremo come è nostro dovere. Per il resto niente di nuovo e sperando che per ottobre se ne possa sapere di più, vi chiedo scusa e passo ad altro, non ho tempo da perdere. (a.a.)
Le feste estive e la burocrazia
Caro Aurelio, condivido la prima parte della tua. In effetti la burocrazia sta scoraggiando l’iniziativa delle associazioni con la sua farraginosità e le sue complicazioni. Ho fatto anch’io per qualche anno il presidente della Pro Loco, della Sportiva, della Banda, e mi accorgevo già allora che di anno in anno crescevano gli adempimenti burocratici per organizzare qualsiasi cosa, anche minima; con la scusa della sicurezza, e mille altre diavolerie, organizzare una sagra paesana diventava un’impresa. Mi dicono che oggi le cose sono peggiorate di molto. E’ una vergogna. Nessuno tiene conto che i volontari della pro Loco e delle altre
Ass. sono l’anima delle comunità, lavorano gratuitamente al solo scopo di incentivare il turismo, lo sport e la cultura dei nostri paesi di montagna, senza usare i milioni della Provincia, come fanno le città con le loro mega manifestazioni a spese nostre. Mi accodo a voi per chiedere con forza al nuovo governo provinciale di mettere rimedio a questa stortura che sta soffocando la creatività ed il dinamismo delle nostre comunità. Non sono invece d’accordo sulla contrarietà al pagamento della Siae, anch’esso molto criticato. Intanto è una giusta tassa che tutela il diritto d’autore, poi conoscendo la materia, devo assicurare che il servizio
Siae in Giudicarie è portato avanti con serietà, ma anche con tanta disponibilità, com’è giusto che sia. Ma le regole sono regole e devono essere rispettate. Ovviamente se si suona in casa privata, ognuno può fare ciò che vuole, ma se si suona in pubblico, la tassa Siae è, a mio parere, più che legittima. Certo che per degli amici andare a chiedere i permessi, pagare la cauzione, presentare il programma musicale, e tornare negli uffici per il nulla osta, talvolta è una rottura di scatole. Ma “rubare” musica, così come letteratura, così come teatro, danneggia pesantemente gli artisti, e ne limita la loro creatività. La Siae dovrebbe tuttalpiù rende-
re più semplice le modalità della pratica, o predisporre tariffe particolari per le feste paesane, o non essere troppo fiscali sugli orari, e questo non dipende dall’agenzia locale, ma che si debba pagare per usare la musica inventata da altri, credo sia corretto, così come non credo che sia la tassa sugli autori che demotivi più di altro i nostri volontari. In quanto al tuo pirotecnico finale, ti invito a non spararti, in tutti i sensi, sei giovane, e non sai cosa t’aspetta, alla burocrazia ti dovrai abituare perchè qualche stolido che si metterà di traverso ai tuoi progetti o ai tuoi sogni lo troverai sempre, l’importante è saperlo affrontare con grinta e competenza, di solito i burocrati più boriosi sono i più fifoni, basta soffiare che si afflosciano, continua a fare il volontario e, da vecchio, credi a me, sarai orgoglioso della tua gioventù. (a.a.)
UNI EN ISO 9001
Attestazione SOA Cat. OS3 - Class. V Cat. OS28 - Class. V
dal 1959 SRL tel. 0465 806035 - www.masetermoimpianti.it
La posta Ciao a tutti, io sono Davide, ho 18 anni e tramite questo giornale vorrei fare dei ringraziamenti alle molte persone che mi sono state vicine in questi ultimi e tragici mesi, dove tutto si è cambiato. Prima però voglio raccontarvi come era la mia vita.... Frequentavo la Va geometri. Andavo a scuola, arrivato a casa pranzavo e poi con il mio inseparabile cane Aries prendevo gli sci d’alpinismo e via ad allenarmi per un paio d’ore al giorno. Alla sera facevo i compiti, studiavo e già pensavo a dove andare il pomeriggio dopo. Con la squadra del BRENTA andavamo a fare gare la domenica e, se non c’erano gare con il mio amico Norman andavamo ad allenarci su vette bellissime che ci circondano. Grazie alla squadra e Norman ho passato un inverno veramente indimenticabile. Essendo giovane facevo molti
SETTEMBRE 2013 - pag. Davide: “Purtroppo la vita non sempre è come si vorrebbe”
Un grazie a chi mi ha aiutato
progetti sia per la vita che per lo sport. Volevo comperare attrezzatura più leggera però più cara così ho cominciato a lavorare in un ristorante il sabato sera. Purtroppo la vita non sempre è come si vorrebbe. Alla sera rientrato dal lavoro stavo bene e al mattino appena svegliato mi sentivo tutto informicato. A scuola non riuscivo a scrivere, non ero capace
di concentrarmi. Il dottore mi ha mandato a fare una visita e da qui si è arrivati a capire quale fosse la mia malattia. Ho passato due mesi e mezzo in ospedale, avevo vicino a me la mia famiglia, Lara la fidanzata di mio fratello Claudio, zii, cugini, nonne. Grazie a tutti loro che non mi hanno mai lasciato da solo sono riuscito a superare momenti davvero difficili.
Perchè mai nessun “eletto” nel Banale? Egr. Sig. Amistadi, fra poco ci saranno le elezioni provinciali, volevo chiederle un suo parere (visto che conosce molto bene i votanti delle Giudicarie) come mai la zona del Banale non sia mai stata rappresentata in Provincia? E nemmeno personaggi di spicco nella sua storia. Il Lomaso ha avuto un poeta, un Don Guetti, Luca Carli, Tonina, persona che occupa tutt’ora posti di responsabilità. Il Bleggio con la Berasi, Bombarda, Luchesa e altri. La Rendena con Ongari, Binelli, Cominotti, Olivieri, Valentini, Zulberti e altri. La Busa con l’Antolini e la Cogo. Il Chiese con Amistadi, Nicolini, Andreolli, Donati e altri. A parte Gianfranco Pederzolli, presidente del B.I.M., personaggi di alto profilo nel Banale mai. Ci salviamo con l’artigianato, una scarsa agricoltura, un turismo sempre più in difficoltà (Stenico non ha più un albergo in paese). A S.Lorenzo si lavora poco malgrado quella costosissima e deficitaria mega piscina inaugurata da poco. La viabilità è quella che è. Nel Parco e nel Comprensorio non abbiamo mai avuto peso. Sarà il clima? O una grande inclinazione a non darsi da fare, o un castigo divino che ci considera citrulli? Al buio orizzonte niente di nuovo, assoluta mancanza di persone e di fatti. Ognuno ha quel che si merita. Silvano da Stenico Sig. Silvano, mi ha fatto piacere la sua lettera anche perchè le sue considerazioni, per gran parte giuste, non me le ero mai poste. Io ho sempre considerato le Giudicarie un unico territorio, una grande famiglia, che doveva essere rappresentata a Trento, questo sì, senza però mai pormi il problema da quale zona provenissero i prescelti. A ben pensarci le cose stanno come dice lei. Ma non ne conosco il motivo, né vorrei sbilanciarmi troppo, invece sarebbe interessante che altri delle Esteriori entrassero nel merito della questione che lei pone e tentassero di spiegarla. Potremo sentirne delle belle. Sono curioso di sentire il parere di chi vive nella zona , che ne conosce la storia, il carattere, la gente di ieri e di oggi. Aspettiamo e vediamo... (a.a.)
Quando ho cominciato a stare meglio sono venuti a trovarmi i miei compagni di classe, e mi hanno portato un po’ di sole nelle mie giornate buie, mi telefonavano, mi messaggiavano, grazie anche a voi tutti siete stati meravigliosi. Dopo sono arrivati i miei professori, come erano diversi da quando andavo a scuola: scherzavamo, ridevamo come dei vecchi ami-
ci. Grazie anche a voi che mi avete regalato un paio d’ore di serenità. Ritornato a casa ho voluto subito riprendere in mano la mia VITA di prima e quale modo migliore se non andare a scuola? Qui mi hanno fatto una grande festa, la classe addobbata con un BEN TORNATO, pasticcini, bibite, tutti vicini a me, che bello, non mi ero mai accorto
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prima di come ci vogliamo bene. La dirigente GULLI, Pucci, i miei professori, i bidelli, i tecnici di laboratorio, tutti mi sono stati vicini. I professori non sono stati di meno, e assieme abbiamo pensato cosa portare all’esame. Ora la scuola è finita, voglio ringraziarvi per tutto quello che avete fatto per me e la mia famiglia. La mia malattia mi ha fatto capire molte cose, l’amicizia e l’amore, sono cose molto importanti e bisogna sempre averne per il prossimo, perché quello che è successo a me può capitare a tutti. Un consiglio a tanti giovani come me. Non fumate, non bevete, avete la salute che è al cosa più importante, rispettate la vostra vita, a me è successo pur essendo senza vizi. Grazie ancora di cuore a tutti. Davide
Il Pd deve sapere mettersi in gioco Gentile Direttore, un “elettore di sinistra” di Fiavè ha scritto al Vostro giornale (Gdg di agosto, ndr.) una lettera infuriata contro il PD e coloro i quali, all’interno del partito, ritiene essere i colpevoli della sconfitta alle primarie e di ogni sorta di nefandezza. Una lettera davvero “al veleno”, nella quale non si risparmiano colpi a nessuno: tutti cialtroni, incapaci e attaccati alla poltrona. Mi spiace che sia questa la visione che questo elettore ha del Partito Democratico, ma non è questo il punto: ciò che mi lascia davvero perplesso è l’affermazione secondo la quale un elettore di sinistra non può votare un candidato presidente di un altro partito, anche se questo è risultato vincitore in una competizione democratica. Se davvero fosse così, ben poca cosa sarebbe la sinistra, in Italia e in Trentino. Invece così non è: soprattutto nella nostra provincia, da quindici anni i partiti della sinistra riformista hanno saputo mettersi al servizio di un progetto politico più ampio e aperto, che ha saputo dare a questo nostro territorio un governo stabile ed efficace. Certo, ogni cosa umana è migliorabile, e molte sono le cose da correggere: ma sarebbe sciocco e davvero miope negare, in nome di una sbandierata identità “di sinistra”, la bontà delle politiche dei governi di centrosinistra autonomista in Trentino, che hanno fatto sì che – mentre in Italia dilagava il berlusconismo e nel nord dominava la Lega– qua ci fosse una costante attenzione ad un’equa redistribuzione della ricchezza e alle politiche di sviluppo. Questa, secondo me, è una politica progressista: gli indicatori sul benessere e la qualità della vita, nel loro piccolo, dicono chiaramente che il Trentino guarda alle migliori esperienze europee, grazie ad una comunità coesa e responsabile che ha voluto esprimere un progetto di governo riformista e saldamente ancorato alla dimensione territoriale e autonomista. Questo è il progetto che va difeso e rilanciato: e il PD, in questa sfida, deve continuare ad avere un ruolo centrale, senza subordinazioni, senza essere “zerbino” di nessuno, ma senza nemmeno la paura di mettersi in gioco e di confrontarsi con altre culture politiche. Il Trentino e i cittadini trentini, in questo momento di difficoltà, non hanno bisogno di presunti radicalismi e di puristi dell’identità, ma di partiti e governanti capaci di mettere al centro il confronto come prassi di azione politica, consapevoli della complessità delle sfide che ci attendono: se il centrosinistra autonomista riuscirà ad interpretare e a dare risposta a questa complessità, sarà ancora un progetto utile e necessario al governo di questa nostra terra alpina. Bruno Dorigatti – Presidente del Consiglio provinciale di Trento
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