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sospiro sospeso
PIAZZA CARDUCCI – cuore del labirinto
Proseguendo attraverso il labirinto diffuso si arriva all’ultima tappa del cuore del labirinto stesso, dove gli elementi cominciano a districarsi ma non del tutto, rimangono ancorati ancora in una situazione di limbo tra confusione e libertà.
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Il cittadino arrivando in piazza Carducci ha l’occasione di vivere un’esperienza diversa dal solito: per andare oltre l’estetica e vivere davvero l’installazione non basta attraversare la piazza come tutti i giorni, ma è necessario avvicinarsi e rivolgere lo sguardo verso l’alto per scoprire i due mondi opposti che la costituiscono.
Senza il suo contesto, senza la piazza, elemento centrale di snodo di diverse strade e zone della città, l’installazione perderebbe il suo senso.
Infatti, l’opera “Sospiri Sospesi” cambia la percezione di quest’area, trasformandola da luogo di attraversamento e transizione a luogo dove soffermarsi. Ritrovando così il concetto basilare di piazza: “luogo di riunioni, di spettacoli, di prediche, di cerimonie, di processioni, nonché il luogo privilegiato dello scambio e dell’attività commerciale, del contatto della comunità con il mondo esterno, dell’informazione in quanto simbolo materializzato della storia pubblica di quella comunità.
Pertanto, dal punto di vista culturale storico, scientifico, le piazze prodotte nell’ambito della cultura urbana dell’Occidente costituiscono lo spazio formale della comunità insediata, il nucleo spaziale ove si realizza l’intersezione di storia civile, movimenti culturali, tendenze artistiche, cultura materiale, immaginazione collettiva, proiezioni simboliche, ritualità consolidate, tradizioni popolari e consuetudini comportamentali.” (cfr. C. Dardi, Place d’Italie, in “Agorà”, n.1, Roma 1987).
Il protagonista della scena in questo caso è un cubo in tessuto semitrasparente, sospeso nel centro della piazza e saldamente fissato agli edifici circostanti tramite dei cavi. La sua leggerezza e semitrasparenza crea un dialogo stimolante e un contrasto con lo spazio urbano circostante e con gli edifici della piazza. Esso si mostra inizialmente come unico elemento dell’installazione, ben saldo e senza possibilità di movimento. Ma nella realtà il cubo racchiude in sé tanti nastri colorati, apparentemente liberi: si muovono interagendo con il vento che li attraversa ma sono tuttavia ancora costretti in un’area ben precisa e delimitata, senza possibilità di uscire.
Ciò vuole rappresentare inevitabilmente il momento storico attuale che stiamo vivendo, e accompagnare il fruitore a prendere maggior consapevolezza del caos vissuto all’entrata del labirinto prima di scoprire che l’uscita, o meglio la rinascita, è molto vicina.
L’esigenza di minimizzare e alleggerire l’installazione ha portato a realizzare una struttura di cavi in acciaio a cui legare il tessuto e che permette la sospensione del volume stesso. Il contrasto tra la tinta unita delle pareti del cubo e i differenti colori dei nastri in tessuto trattenuti all’interno è una scelta voluta per rafforzare il contrasto tra le due componenti opposte dell’installazione.