IL RIUTILIZZO DELLE AREE INDUSTRIALI

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Mattia Priotti Eleni Raspollini Luca Sartore Alice Tordin

IL RIUTILIZZO DELLE AREE INDUSTRIALI

Corso di Urbanistica Prof. Fabrizio Paone

Politecnico di Torino | Architettura| A.A. 2016/2017

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INDICE Espansione e causa prima del fenomeno Pagina 6 Introduzione L’impatto della Rivoluzione industriale in Europa Pagina 9 La riqualificazione urbana Pagina 10 La riqualificazione delle ex aree industriali nelle nozioni di tradizionale, moderno e contemporaneo Pagina 16

I casi-studio L’ex area industriale della Ruhr Pagina 19 La riqualificazione urbana della Ruhr Pagina 21 L’Emscher Park Pagina 32 La riqualificazione di Manchester Pagina 45 Manchester: ex città industriale in perpetuo stato di ristrutturazione Pagina 47 La rivoluzione culturale Pagina 50 Il Northern Quarter Pagina 51 L’urban Heritage Park di Castlefield Pagina 56 Il quartiere Ceramique, Maastricht Pagina 65 Il progetto del quartiere Ceramique a Maastricht Pagina 67 Esempi di progetti realizzati Pagina 70

Osservazioni finali Pagina 82 Bibliografia e Sitografia Pagina 84 4


E’ LA CONOSCENZA DEL PASSATO CHE COSTITUISCE IL TERMINE DI CONFRONTO E LA MISURA PER L’AVVENIRE Aldo Rossi, L’architettura della città

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Espansione e causa prima del fenomeno “Il successo della riqualificazione delle ex aree industriali dipende fortemente dal suo grado di integrazione con la città e alla sua capacità di creare un indotto turistico, culturale, economico e sociale” Alla fine del XIX secolo e all’inizio del XX le periferie delle principali città sono state il luogo ideale dove poter insediare le grandi industrie. In seguito alla Seconda Guerra Mondiale queste zone, un tempo lontane dai centri storici e dalle aree residenziali, sono state inglobate nel tessuto urbano che si stava espandendo e solo in rari casi questa coesione è sopravvissuta. Le prime aree industriali iniziarono ad essere abbandonate nel corso degli anni ’70, i motivi erano vari: dalla cessazione di attività ormai obsolete, alla chiusura coatta ordinata dalle autorità competenti a causa dell’inquinamento prodotto. Questo fenomeno interessò in particolare l’Europa nord-occidentale mentre l’Europa meridionale fu investita dal fenomeno circa un decennio dopo. Per prime vennero colpite le aree di più antica industrializzazione, in particolare 6

i bacini minerari ed i grandi centri della siderurgia, della metallurgia e della cantieristica. Il fenomeno fu rilevante per la sua grandezza ma anche per il suo significato in quanto ha segnato la fine dell’epoca in cui l’industria pesante svolgeva un importante ruolo nello sviluppo economico delle città europee. I territori industriali in abbandono erano luoghi inquinati, segnati negativamente dal loro carattere di marginalità urbana e sociale. Quando un’attività industriale cessa non lascia solo un vuoto fisico ed economico ma continua a occupare territorio e ad inquinarlo con i suoi residui. Per molto tempo si è ritenuto che la soluzione migliore per queste aree fosse la bonifica che facesse tabula rasa, in questo modo però si cancellavano testimonianze storiche, che invece valeva la pena fossero conservate. Dopo il lungo periodo di declino economico degli anni Ottanta, il patrimonio industriale comincia ad essere riconosciuto come tale: testimonianza di una storia e una cultura oltrepassata.


A seconda della posizione geografica il problema della dismissione veniva affrontato diversamente: se nei paesi di origine anglosassone la riqualificazione di queste aree venne vista come la possibilità di rigenerare il tessuto socio-economico, nei paesi dell’Europa meridionale era un’occasione per ridisegnare o ridefinire grandi porzioni di città.

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L’impatto della Rivoluzione Industriale in Europa L’assetto distributivo della città del XVIII secolo è mutato a causa della Rivoluzione Industriale. Le fabbriche e le industrie rappresentavano l’anima della città, l’economia dipendeva soltanto da settore secondario che non teneva conto dei valori culturali, sociali ed ecologici. Lo sfruttamento sconsiderato del territorio portò ad un elevato tasso di inquinamento e più tardi, a causa della crisi del settore nel secondo dopo guerra e il conseguente alto tasso di disoccupazione, ad un progressivo abbandono delle aree industriali. Queste ultime possono essere definite “fantasma” in quanto occupano grandi spazi territoriali all’interno della città ma non forniscono servizio e posti lavorativi. Sarà su tali punti deboli che verteranno gli interventi per la creazione di uno spazio ecologicamente e socialmente pulito, tuttavia senza dimenticare la realtà storica che le industrie hanno rappresentato. In territori già diffusamente e densamente edificati come quelli di molte città industriali europee, le aree dismesse costituiscono un patrimonio di notevole interesse, in quanto danno luogo ad una nuova

risorsa di spazi permettendo così di non utilizzare ulteriori aree libere e preservando, almeno in parte, zone agricole o boschive necessarie per l’economia e per l’ambiente. Il vantaggio più rilevante è dato dal fatto che le aree industriali dismesse sono in genere già servite dalle principali opere di urbanizzazione e sono spesso collocate in prossimità di impianti ferroviari o di tratte importanti della rete stradale che ne possono determinare una buona accessibilità. Pertanto la restituzione di queste aree alla città può costituire un’occasione importante per il ridisegno del tessuto urbano locale.

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La riqualificazione urbana La risanazione di ex aree industriali è una pratica molto diffusa a livello europeo, soprattutto in città di notevole importanza. In Italia gli esempi più eclatanti che riguardano tale rigenerazione sono i due maggiori poli industriali: Torino e Milano. A Torino una vasta serie di interventi sono stati progettati e realizzati con lo scopo di integrare la ricca storia cittadina, riqualificando il centro storico e rivitalizzando le periferie attraverso il raddoppio delle aree verdi e la valorizzazione dell’ambiente fluviale (Environment Park, Parco Dora, Lingotto). Anche nell’area metropolitana del capoluogo lombardo sono presenti diversi esempi di ex aree industriali (area Pirelli, polo fieristico di Pero-Rho) in cui sono in corso o sono già state realizzate operazioni di bonifica e riqualificazione urbanistica. Liverpool e Manchester, in Inghilterra, hanno subito una medesima trasformazione urbana con l’integrazione degli elementi industriali all’interno della maglia urbana. A livello europeo uno dei casi più interessanti è sicuramente quello di Francoforte, che ha acquistato, dopo un intervento di riqualifica, im10

portanza in campo economico-commerciale (sede della Banca Centrale Europea). Oltre a quest’ultimo, sempre in Germania, un intervento di grande portata è il caso della Ruhr, archetipo di queste trasformazioni territoriali. Allo stesso modo è avvenuta la rigenerazione del quartiere polifunzionale Cèramique a Maastricht, che ha permesso a quest’ultimo di diventare parte integrante della città. Il rapporto di ricerca attuato si concentra sui casi-studio di Maastricht, Manchester e Ruhr in quanto hanno subito lo stesso tipo di trasformazione urbana sebbene seguendo approcci progettuali differenti.


Environment Park, Torino

Parco Dora, Torino

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Rho Fiera, Milano

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L’area dei Docks, Liverpool, (ieri e oggi)

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Francoforte

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La riqualificazione delle ex aree industriali nelle nozioni di tradizionale, moderno e contemporaneo Tradizione: area industriale del XIX secolo

Modernità: abbandono delle aree industriali

La concezione tradizionale di “aree industriali” è quella legata al contesto storico ed economico del XIX secolo, quindi alle massicce produzioni di acciaio e fibre tessili. Con l’industrializzazione l’aspetto della città cambia notevolmente: vengono abbattute le mura per far spazio alla nuova borghesia, ma soprattutto alle fabbriche e a tutte quelle persone che si trasferiscono dalla campagna alla città. Di conseguenza, a causa della sovrappopolazione, le aree risultavano densamente abitate in condizioni igienico-sanitarie disastrose. Tale situazione economica e sociale era permessa dall’esistenza di imperi coloniali come il Regno Unito che dominò il commercio e il settore secondario per tutto il XIX secolo.

Una concezione moderna di queste aree è quella che prese piede per quasi tutto il XX secolo. Infatti il periodo compreso fra le due guerre mondiali segnò un’epoca caratterizzata dal declino economico: l’apporto dell’industria pesante andò diminuendo lungo tutto il corso del secolo. Fu così che un gran numero di aree, che erano in precedenza il cuore del settore secondario per alcuni paesi europei, vennero abbandonate. Tali aree divennero dei “vuoti urbani” che molto spesso rappresentavano zone degradate e pericolose, sia per i cittadini (luoghi di criminalità e spaccio) che per l’ambiente circostante (continuo rilascio di sostanze pericolose nell’ambiente e discariche a cielo aperto).

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Contemporaneità: reinvenzione delle aree come luogo fondamentale per la storia della città Dagli anni Ottanta in poi vi è una presa di coscienza, da parte delle istituzioni e dei ricercatori, della grandezza e complessità del fenomeno. A partire dagli anni Novanta fino ai giorni nostri queste aree vengono considerate un’opportunità storica per intervenire su parti di città o su intere aree urbane degradate e congestionate attraverso progetti e programmi di recupero; la loro presenza diviene dunque fondamentale per lo sviluppo delle città. Queste aree sono oggetto di una riqualificazione che attribuisce loro una nuova destinazione d’uso, in funzione delle loro caratteristiche intrinseche e delle relazioni con il contesto nel quale si collocano, in modo da ricucire il tessuto urbano e garantire il miglioramento qualitativo della vita delle comunità. Zone di questo genere, invece di essere percepite in modo negativo, cominceranno ad apprezzate essendo un tassello importante della storia delle città.

Se sono presenti elementi significativi di archeologia industriale se ne può prevedere il riuso, salvaguardandone la memoria storica.

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Stabilimento in Duisburg Nord

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L’ex area industriale della Ruhr

Nazione Germania Città coinvolte Duisburg, Oberhausen, Essen, Dortmund, Mulheim, Bottrop, Gladbeck, Gelsenkirchen, Bochum, Herne, Recklinghausen, Castrop-Rauxel, Waltrop, Lunen, Bergkamen, Kamen Superficie interessata Ball Ungsraum Ruhrgebiet (agglomerato bacino Ruhr) 4535 km Fasi storiche - 1850 c.a. importante centro produttivo, siderurgico, minerario - 1956: 120 milioni di tonnellate di carbone estratti - 1960-1980: periodo di declinio e dismissioni Superficie industriale dismessa 6000 he di terreno Autori e committenti 1991-99: IBA Emsher Park 2000-2010: KVR (Associazione intercomunale Ruhr) 2011-2020: KVR Riconoscimenti 2001, Patrimonio Mondiale dell’ Unesco 2010, Capitale della Cultura Europea

Importi 40% finanziamento pubblico 60% finanziamento privato Funzioni, obiettivi e progetti guida - ricostruzione ecologica e del paesaggio - realizzazione del sistema fognario - tutela sella storia industriale - salvaguardia degli stabilimenti significativi - predisposizione di aree attrezzate per attività produttive avanzate - recupero aree residenziali - attività sociali e culturali - progettazione di nuovi quartieri residenziali - tutela dei monumenti industriali come testimonianze storiche - attenzione alla qualità della vita e ai problemi ambientali - realizzazione di aree tematiche, percorsi pedonali e piste ciclabili - creazione di una vasta aera di connessione tra le varie città - riattivazione delle attività commerciali, artigianali e industriali - recupero di 1000 monumenti industriali - realizzazione di 120 teatri Crescita urbana, abitanti e visitatori - 53 agglomerati urbani - 5 milioni di abitanti (170 nazionalità differenti) - 10000 nuovi posti di lavoro - 250 festival ogni anno

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La riqualificazione urbana della Ruhr Il bacino della Rurh, avvallamento paludoso con nuclei urbani ristretti, ad inizio Ottocento divenne uno dei più importanti poli produttivi europei; da metà Novecento la zona si specializzò principalmente nell’attività siderurgica ed estrattiva connotandosi per la forte vocazione industriale. Negli anni ’70 il distretto minerario e siderurgico della Ruhr è entrato in crisi perché obsoleto dal punto di vista tecnologico, per questo motivo molte imprese abbandonarono i loro impianti lasciando la superficie in uno stato di forte degrado, il che rendeva impossibile operativamente e finanziariamente qualsiasi attività edilizia. Questa situazione provocò una paralisi nello sviluppo della regione; per risollevare l’economia della Ruhr era necessario un intervento pubblico. Nel 1980 il Governo regionale della Ruhr ha deciso di affrontare il problema seguendo tre strategie differenti: agevolare il riutilizzo delle aree già edificate, promuovere la riconversione dei terreni abbandonati, incentivare i programmi e i progetti orientati alla rivitalizzazione dei vecchi edifici e delle super-

fici inutilizzate. Per rendere più rapidi i tempi di realizzazione di tali obiettivi, il governo regionale decise di istituire un fondo immobiliare del bacino della Ruhr. Per gestire il fondo è stata istituita la Leg, società di diritto privato a capitale pubblico. Le complesse problematiche del bacino industriale della Ruhr, affrontate in blocco dal governo regionale del Land Renania Westfalia, ha reso necessario istituire anche un organo di intervento eccezionale: l’IBA Emscher Park S.r.l. (Mostra Internazionale di costruzione e architettura), che si occuperà della bonifica e rimessa in funzione delle vaste aree abbandonate, realizzando l’omonimo Emscher Park. La società, discioltasi nel 1999, ha giocato il ruolo fondamentale di coordinamento delle numerosissime parti sociali interessate dal progetto di recupero. L’associazione coinvolge progetti che rafforzino il potenziale ecologico, la ricostruzione del paesaggio e del sistema fluviale. II programma d’azione dello IBA sul bacino della Ruhr non si concretizza tanto attraverso un masterplan dell’intera area di compe21


tenza, quanto grazie a singoli progetti mirati. Tali progetti non si basavano sulla costruzione ex novo, bensì sul riadattamento dei fabbricati già esistenti. Furono elaborati sette progetti guida con la funzione di orientare e integrare i progetti mirati. Gli elementi strategici assunti dal piano possono così riassumersi: - valorizzazione dell’identità storica degli spazi e del significato sociale di alcune superfici; - valorizzazione della struttura reticolare del parco con particolare attenzione per gli elementi lineari; - eliminazione di ogni tipo di barriera artificiale; - incentivazione per tutte le richieste di autogestione di spazi per attività sociali; - censimento delle Siedlungen presenti nell’area; molte di queste sono state recuperate, ampliate e in qualche caso ricostruite.

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Le città maggiormente coinvolte dalla riqualificazione che ha investito la Ruhr sono Duisburg, Oberhausen, Essen, Dortmund, Mulheim, Bottrop, Gladbeck, Gelsenkirchen, Bochum, Herne, Recklinghausen, Castrop-Rauxel, Waltrop, Lunen, Bergkamen, Kamen.


Localizzazione geografica, La Ruhr

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Foto storica, la cittĂ di Essen

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Essen

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Essen

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Essen

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Essen

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Duisburg Nord

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Duisburg Nord

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L’ Emscher Park Il parco paesaggistico dell’ Emscher è stato utilizzato, dai dirigenti dell’IBA, come metafora per comunicare il significato di questa impresa e per supportare l’importante programma d’intervento. Il tessuto connettivo ricongiunge e innerva i lacerti di paesaggio che separano i 17 comuni compresi dal progetto. L’Emscher e i corsi d’acqua che in esso confluiscono, si erano trasformati in un vero e proprio sistema fognario a cielo aperto. Il recupero ecologico dell’aera ha fornito e garantito una nuova identità territoriale e geomorfologica al devastato ambiente del bacino della Ruhr. Il programma prevedeva depurazione, decontaminazione e separazione delle acque di scarico da quelle piovane. La trasformazione dell’area ricopre un’ampia gamma di problematiche che, partendo dalla riqualificazione ecologica del bacino del fiume Emscher, arrivano ad affrontare la questione delle nuove forme dell’abitare, del lavoro nel parco, della ricreazione lungo il fiume, dell’archeologia industriale, 32

nonché questioni relative agli aspetti sociali e culturali. L’immagine industriale è stata rovesciata in immagine paesaggistica; è importante sottolineare come questa trasformazione sia stata il frutto della volontà della società e della popolazione che ha alimentato e consolidato la convinzione di una necessaria riqualificazione. L’obiettivo principale era la realizzazione di un sistema di parchi tematici (parchi popolari, parchi ricreativi, parchi culturali, riserve naturali, parchi naturalistici, parchi paesaggistici) collegati tramite un sistema ciclopedonale ad altre aree attrezzate per lo sport e il tempo libero. Questo parco regionale costituisce l’obiettivo principale e il fil rouge del progetto complessivo. La strategia compositiva si fonda sul sistema intercorrelato di aree e fasce verdi, percorsi naturalistici, piste ciclopedonali, funzioni precipue progettate in modo da collegare il sistema di parchi alle aree più naturalistiche. Oggi lo stesso complesso industriale è uno scenario storico e paesaggistico unico, luogo di commemorazione e di attività per il tempo libero.


Uno degli obiettivi della rigenerazione della Ruhr era lasciar traccia dell’attività pregressa mediante l’utilizzo delle strutture industriali dismesse come base per la realizzazione di parchi tecnologici e industriali, traino per la realizzazione di nuove attività commerciali e culturali. Abbattere i grandi complessi industriali avrebbe comportato un altissimo onere finanziario e una perdita di identità culturale. Questi stabili divennero simbolo di una realtà industriale passata fondamentale per il paese e allo stesso tempo icona della rigenerazione dell’area. La fattura e la qualità di alcuni edifici, databili tra la metà del 1800 e l’inizio del 1900, è comunque di pregio, tali da renderli dei nuovi monumenti nazionali. Altoforni, sale macchine, uffici paghe, mense, magazzini e depositi per lo stoccaggio dei minerali grezzi e un variegato repertorio d’infrastrutture per il trasporto dei materiali sono stati censiti, schedati e avviati ad un recupero parziale o totale. Agli edifici rinnovati sono state conferite nuove funzioni e nuove destinazioni. Il progetto di restauro dell’IBA li ha trasformati in moderne cattedrali post-industriali,

adatte per ospitare eventi culturali, artistici e nuove attività economiche e produttive. Uno dei progetti dell’IBA era le realizzazione del parco paesaggistico di Duisburg Nord. Le strutture architettoniche degli edifici realizzati in mattoni sono state conservate e ridestinate. E’ il caso di vecchi uffici, oggi sede di ostelli della gioventù. Un gasometro industriale, a seguito di un trattamento contro l’inquinamento è stato trasformato in un centro per attività subacquee. Una parte del sito è stata invece mantenuta così com’era. E’ il caso della nuova “Piazza Metallica”. Il verde, con il passare del tempo, sta guadagnando terreno e quest’area risulterà completamente inglobata all’interno del parco. La rigenerazione del parco ha permesso la creazione di nuovi posti di lavoro e un incremento dell’economia dell’area. Il progetto dell’IBA riguarda anche il recupero di complessi popolari e la realizzazione di nuovi quartieri residenziali. La loro fisionomia, familiare alla popolazione locale, è stata oggetto di un attento lavoro di recupero, che ha radicalmente trasforma33


to le capacità funzionali di questi edifici, oggi adatti ad ospitare le nuove esigenze e i nuovi ritmi di vita degli abitanti. Le consolidate conoscenze di bioarchitettura hanno avuto occasione di essere applicate nella progettazione di nuovi quartieri residenziali con costruzione di moderne città-giardino. Infatti, l’obiettivo prioritario perseguito dall’IBA è stato quello di ottenere la massima integrazione percettiva e funzionale tra edifici, aree verdi (private, condominiali e pubbliche) e paesaggio circostante. Il recupero dei complessi industriali ha prodotto la disponibilità di locali adatti ad ospitare teatri, spazi espositivi, centri sportivi, sale concerto, attrezzature per varie attività culturali e sociali. É fondamentale aver mantenuto l’identità storica della regione dell’Emscher grazie a politiche di riuso, riciclo, riabilitazione e conservazione. Due valori vengono così affermati: la conservazione del documento (non inteso come monumento) e il valore mentale. Aver insistito per la conservazione dei manufatti industriali ha segnato un cambio di tendenza nella progetta34

zione: investire in economie altre, quali il turismo e il benessere della popolazione che infatti ha registrato un aumento negli ultimi anni. L’aver scommesso sulla realizzazione di un parco, capace di valorizzare e “contaminare” gli insediamenti, è in linea con la tradizione tedesca che fin dagli anni Cinquanta considera le aree verdi una infrastruttura territoriale, al pari di strade e ferrovie, e fattore necessario per lo sviluppo urbano. Spesso questo progetto è stato indicato come modello di riqualificazione di aree industriali dismesse. Occorre considerare che il successo dell’IBA non avrebbe potuto aver luogo se a supportarlo non ci fosse stato un tessuto sociale predisposto in modo coerente dalle amministrazioni coinvolte (regioni, provincie, comuni). In stati come l’ Italia, le suddivisioni politiche ed economiche rendono impossibile la gestione di un progetto di tale levatura. Il progetto IBA per il recupero di questa vastissima area industriale è stato esempio di altri numerosi casi di questo genere.


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Rochdale Canal Tow Path

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La riqualificazione di Manchester

Stato Regno Unito Regione North West England Greater manchester Area Città coinvolte Greater Manchester Nord (Bolton, Bury, Oldham, Rochdale, Wigan) Greater Manchester Sud (Manchester, Salford, Stockport, Tameside, Trafford)

North Manchester Partnership South Manchester Regeneration Wythenshawe Partnership Central Development Corporation Importi 395 milioni di sterline impiegate in Economia high-tech Promozione culturale servizi artistici, museali, università, tradizione sportiva

Area 14165 mq

Apporto turistico Seconda città maggiormente visitata del Regno Unito

Fasi storiche - Rivoluzione industriale 1850 - Crisi dopo la Seconda Guerra Mondiale - Nuova fase di sviluppo, in corso tutt’ora - Anni di realizzazione 1988, in corso

biettivi della riqualificazione O - Ripopolamento della città - Sviluppo sociale - Bonifica terreni - Sviluppo sostenibile in ambito urbano - Sviluppo culturale e tecnologico

Settori coinvolti socio economico, culturale, servizi pubblici, finanziari, imprese, servizi commerciali, trasporti, comunicazioni Autori, committenti, finanziatori New East Manchester

Aree riqualificate Millennium Quarter Northern Quarter Piccadilly Gateway Urban Heritage Park, Castlelfield

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Manchester: ex città industriale in perpetuo stato di ristrutturazione La sub-regione di Greater Manchester si trova all’interno della Regione del Nord-Ovest. La maggior parte della popolazione di Greater Manchester risiede nelle aree urbane, con una percentuale di circa il 60% nelle due città principali della regione, Manchester e Liverpool. Manchester è riconosciuta come la prima città della rivoluzione industriale, ma come molte altre ha sofferto del declino dell’industria manifatturiera e tessile, andando incontro ad un profondo processo di ristrutturazione economica ed oggi circa il 70% della popolazione è impiegata nel settore dei servizi. I principali settori di attività economiche in crescita tra il 1999 e il 2003 sono stati i servizi pubblici, finanziari e per le imprese, i servizi commerciali, soprattutto informatici e specialistici per le imprese, hotel e catering, trasporti e comunicazioni A partire dal 1988 la regione è cresciuta più in fretta rispetto alla media del Regno Unito. Il XX secolo è stato un periodo davvero difficile per

la prima città industriale dell’Inghilterra, che è stata anche la prima a sperimentare un processo di deindustrializzazione su larga scala, con declino della manifattura e dell’occupazione correlata. L’industria non era stata solo una fonte di lavoro, ma di identità culturale per Manchester, che aveva costruito se stessa su una lunga tradizione di razionalità e capacità di guadagno. La riqualificazione a Manchester, condotta da una competente élite di governo insieme a professionisti del settore (quasi) pubblico, ha coinvolto aree ampie e diversificate fino a farne una città europea con una rinnovata fiducia in se stessa. Mentre il centro è stato completamente ristrutturato, fisicamente e culturalmente, nel giro di soli 15-20 anni, sussistevano forti problemi sociali ed economici, che non erano stati risolti, ma traslati altrove. A dispetto delle diffuse avversità socio-economiche, il modello di riqualifica della città non ha mostrato segni di collasso, registrando invece 47


successi in termini di nuovi investimenti, soprattutto pubblici, e di processo decisionale. Manchester, top city britannica per creatività e diversità, rappresenta il cuore commerciale, finanziario e culturale della regione del Nord-Ovest inglese. La ferma volontà di uscire dalla crisi post-industriale ha consentito il passaggio da una situazione di declino ad una fase di trasformazione, realizzando la transizione nella nuova economia dell’high tech, dei servizi finanziari e delle attività culturali.

Le aree cui si fa riferimento sono nella parte settentrionale, orientale e meridionale della città, all’interno delle quali sono stati individuati specifici partenariati per gestire il processo di riqualificazione, quali New East Manchester (la prima ad essere costituita), North Manchester Partnership, South Manchester Regeneration (di più recente formazione) e Wythenshawe Partnership, a differenti stadi di avanzamento delle strategie condotte nelle rispettive aree.

Obiettivi principali della visione risultavano il ripopolamento del centro, la promozione culturale (in particolare musica e teatro), l’investimento sulla tradizione sportiva, l’incoraggiamento delle attività legate alle alte tecnologie, con ruolo chiave delle Università, enfasi sulle infrastrutture (soprattutto l’aeroporto) nell’attrarre investimenti di compagnie internazionali. A Manchester sono state identificate alcune aree aventi potenzialità di crescita e sviluppo se opportunamente riqualificate.

Una parte sostanziosa della città, nell’inner city tra Manchester e Salford è una zona caratterizzata da un mercato residenziale debole e di scarsa qualità, con edifici inappropriati alle esigenze dei residenti, costruiti a suo tempo per i lavoratori delle fabbriche. La riqualifica di questa area non convoglierà esclusivamente investimenti diretti alle residenze, ma aspirerà alla creazione di comunità sostenibili, indirizzando opportunamente obiettivi legati ad istruzione, riduzione del crimine, trasporti, occupazione, spazi verdi, nonché servizi per la comuni-

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tà. Tale esempio non riguarda un’iniziativa isolata, infatti viene supportata da politiche e programmi dell’amministrazione. Le autorità locali e le corporazioni di sviluppo avevano effettuato una consistente bonifica dei terreni e miglioramento di schemi nella decade precedente, ma nell’area erano ancora presenti molti ettari di terre derelitte, con una rete di strade, canali e sistemi dai costi di smaltimento elevati. L’area in questione era davvero ricca di potenzialità, contemplando i maggiori siti di sviluppo strategici per la regione in termini di attività industriali e commerciali e consistenti investimenti internazionali.

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La rivoluzione culturale

E’ sul ruolo della cultura che la città sta investendo per il futuro, migliorando la propria immagine a livello nazionale ed internazionale, tanto da indurre a parlare di “rivoluzione culturale”. Assolutamente determinante è anche il ruolo di Manchester quale città sportiva a livello internazionale per la sua reputazione calcistica, che ha ispirato la designazione per i Giochi del Commonwealth, con notevoli ricadute in termini di riqualifica urbana. Gli intenti delle associazioni impegnate nella riqualificazione possono essere così riassunte: - Ripopolamento della città e incoraggiamento di una maggiore densità fisica e della struttura sociale; - Attrarre/sviluppare compagnie multi-nazionali e istituzioni internazionali (in particolare dell’unione europea); - Fare in modo che le fasce povere e svantaggiate della popolazione beneficino dello sviluppo ed ab50

biano ampio accesso a edifici e servizi; - Bonificare terreni obsoleti e strutture derelitte, trasformando radicalmente alcune parti di città; - Interesse per l’ambiente e per lo sviluppo sostenibile in ambito urbano; - Investire nei punti di forza distintivi della città, affinché possa giocare un ruolo influente all’interno del Regno Unito e competere efficacemente con le altre città-regioni in sviluppo nell’ambito dell’Unione Europea, caratterizzate da alti livelli di diffusione della cultura e dell’ innovazione e da una forte coesione sociale.


Il Northern Quarter

Il Northern Quarter, una delle aree prioritarie di intervento, rappresentava il cuore vibrante della città per la vendita al dettaglio e all’ingrosso di tessuti, carne, pesce e vegetali, in declino in seguito alla chiusura dei mercati e all’apertura dell’Arndale Centre. La zona, caratterizzata da un ricco patrimonio architettonico e dalla presenza di una partnership d’area per la conservazione, ha visto crescere notevolmente il settore delle attività creative. Vi si sono localizzati numerosi bar e negozi e vi si svolgono eventi musicali che attraggono residenti e visitatori, sebbene si rilevi una percezione superiore a quella di altre zone del centro in merito a livelli di crimine e disturbo della quiete pubblica. È stato recentemente completato il Quadro di Riqualifica del quartiere, che punta alla ristrutturazione di edifici degradati e al recupero di siti obsoleti - contemplando anche misure per la sicurezza urbana - e al supporto delle attività creative.

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Northern Quarter, Manchester

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Stevenson Square

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Stevenson Square

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Stevenson Square

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L’urban Heritage Park di Castlefield

La nuova tendenza a riscoprire i corsi d’acqua (Irwell, Medlock, Irk), cui Manchester aveva voltato le spalle ormai dall’età vittoriana, è evidente nella rigenerazione di Castlefield. La parte meridionale si concentra intorno alle acque luccicanti dei canali, quella settentrionale, lungo Liverpool Road e Deansgate, è invece dominata dal Museo della Scienza e dell’Industria. Il sito oggi conosciuto come Castlefield Urban Heritage Park tra gli anni settanta e ottanta era diventato un posto fortemente degradato, con edifici industriali derelitti, che il Comune di Manchester tentò di riqualificare, ma la svolta decisiva fu data dalla Central Manchester Development Corporation, che a partire dal 1988 iniziò a gettare le basi per i futuri investimenti privati, assemblando i terreni, realizzando infrastrutture e offrendo sussidi alle imprese locali. Quello di Castlefield rappresenta il primo schema di riqualifica dei canali a Manchester, svoltosi nell’arco di circa un ventennio. 56

Il re-sviluppo di Castlefield è un ottimo esempio di riqualificazione di un paesaggio industriale, con riapertura dei canali, conversione di industrie e uffici storici, costruzione di nuovi edifici, creazione di spazi all’aperto, determinando risvolti positivi anche nelle aree circostanti.


Castlefield, Manchester

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Rochdale Canal Tow Path

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Rochdale Canal Tow Path

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Rochdale Canal Tow Path

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Merchants Bridge

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Ponte De Hoge

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Il quartiere Ceramique, Maastricht

Stato Paesi Bassi Regione Limburgo CittĂ coinvolte Maastricht (vecchia area industriale Royal Sphinx) Area 23 ha di superficie Fasi storiche - Chiusura Royal Sphinx 1980 - Dismissione area - Intervento di riqualificazione 1987

Finanziatori, progettisti Ente Nazionale delle Pensioni Civili (ABP) Mario Botta Jo Coenen- Architects & Urbanists Aldo Rossi Alvaro Siza Luigi Snozzi Promozione culturale Bonnefanten museum (Aldo Rossi) Centro biblioteca comunale CĂŠramique (Jo Coenen) Quantitativi popolazione insediata 5000 abitanti

Anni di realizzazione 1987-2003 Settori coinvolti socio economico, culturale, servizi pubblici, finanziari, servizi commerciali, residenziale , comunicazioni

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Il progetto del quartiere Ceramique a Maastricht Uno degli esempi di intervento sul tessuto urbano che assume valori di continuità e coerenza con la città preesistente è quello del quartiere Céramique di Maastricht: un’area di 23 ha circa di superficie, situato sulla sponda est del fiume Mosa e compresaotra il vecchio quartiere Wyck e il nuovo Randwyck. Alla fine degli anni Ottanta del Novecento, il sito era ancora occupato dalla fabbrica di porcellana Royal Sphinx; l’occasione per la sua riqualifica arrivò nel 1987. L’insufficienza di fondi per l’acquisto costrinse la città a cercare altri soci finanziatori in grado di partecipare all’operazione immobiliare: il partner scelto fu l’Ente Nazionale delle Pensioni Civili (ABP). L’obiettivo che fin dall’inizio si ponevano sia ABP sia la Municipalità, attraverso l’impegno congiunto di investitori pubblici e privati, era il rispetto del contesto: non si intendeva realizzare solo un nuovo complesso residenziale, bensì un nuovo quartiere polifunzionale di elevata qualità, le cui attrattive andassero oltre la città stessa integrandosi ad essa. I partners dell’operazione incaricarono della progettazione l’architetto Jo Coenen affinché definisse

sia il programma di intervento, dalle ricadute sociali e funzionali, sia il piano di riconfigurazione fisica e formale dell’intero Céramique; infatti, a seguito del trasferimento della fabbrica, il sito degradò rapidamente soprattutto dal punto di vista sociale e non solo cadde in una cattiva luce ma diventò anche un ostacolo per le connessioni nord-sud tra il quartiere Wyck, a nord, e i nuovi distretti posti a sud del centro urbano in cui si localizzano diversi servizi sociali di rilievo. Il lavoro di Coenen si avviò a partire dall’analisi della situazione di degrado presente, dei requisiti funzionali e degli obiettivi del piano, spaziando dalla storia e dalla successione degli eventi edilizi, alla morfologia dell’articolazione delle aree storiche del centro, alla topografia: l’obiettivo di questa investigazione era infatti quello di ricostruire possibili chiavi di lettura e di interpretazione appartenenti ai significati impliciti della città costruita in modo da riportare in luce, attraverso l’intervento di riconfigurazione urbana, il genius loci soggiacente. Il progetto di trasformazione si fondò su tre proposizioni principali 67


da perseguire: - espansione: il nuovo quartiere doveva diventare non un suburbio ma una parte genuina della città cioè un’ espansione del cuore dell’abitato antico, posto al di là del fiume; - riconciliazione: il Céramique doveva porsi come occasione di sutura tra le tre diverse parti della città fino a questo momento separate fisicamente dalla fabbrica; - connessione: la nuova area doveva mantenere saldi i suoi legami con il centro storico della città non solo concettualmente ma anche fisicamente. Le tre priorità sono tutte riconducibili al concetto di continuità che J. Coenen, descrivendo il progetto del masterplan del Céramique, utilizza frequentemente. La prima indica la continuità sociale e culturale nei termini delle utenze e dei servizi posti in essere intesa come mixità funzionale che caratterizza la città storica. La seconda è rappresentata dalla continuità morfo68

logica dell’intervento rispetto alla conformazione urbana della città storica. La terza sta a indicare la continuità dei flussi e dei percorsi tra il centro storico, i quartieri limitrofi e il nuovo insediamento; Gli edifici saranno ridistribuiti in modo da costruire un ambiente compatto ed omogeneo, piuttosto che essere, all’opposto, separati e disomogenei. Quello che si propone a Maastricht è una sequenza di spazi pubblici e privati, coperti e non, in cui la proiezione sul futuro è manifesta per mezzo dell’uso di tecnologie e di materiali, ma il cui assetto morfologico è profondamente legato agli elementi preesistenti. L’idea base del progetto urbano consiste nella disposizione di un asse principale, l’attuale avenue Céramique, di collegamento nord-sud, posizionato a una distanza sufficiente dalla Mosa affinché potesse essere delimitato, da entrambe i lati, da edifici. Scomponendo l’area di intervento, il nuovo inse-


diamento mostra di essere organizzato secondo una maglia ortogonale caratterizzata da una impostazione gerarchica degli spazi ad uso pubblico. Gli assi, insieme alla localizzazione degli edifici non residenziali e degli spazi collettivi di aggregazione, confermano l’organizzazione di tipo polare; così come la città storica si organizza intorno a fuochi urbani, qui ne emergono due: il primo definito da Piazza 1992, ove si affacciano i principali edifici pubblici e su cui si attesta il ponte pedonale; il secondo, in corrispondenza del Bonnefanten Museum, su cui si apre il ponte carraio di collegamento con l’altra sponda. Il collegamento delle due polarità avviene non solo in corrispondenza dell’asse veicolare ma anche per mezzo di un secondo asse, pedonale, disposto lungo il fiume: il primo enfatizza l’arrivo da sud grazie alla localizzazione della torre residenziale di A. Siza; all’opposto, il secondo, che riprende le sequenze al di là della Mosa, predilige l’arrivo da nord in quanto sull’asse pedonale viene a localizzarsi lo skyline

della cupola del museo che catalizza l’attenzione rispetto al fronte serrato degli edifici residenziali. Oltre alle questioni di impianto, è interessante osservare le modalità che il masterplan adotta al fine di mettere in relazione gli spazi pubblici con quelli privati. Dall’osservazione degli spazi vuoti posti in relazione con gli spazi privati presenti, la quasi totalità dei primi corrisponde a quella dei secondi. Anche se più debole nei risultati, il tema della continuità con il passato è stato ripreso con il trattamento di alcune preesistenze che il progetto ha stabilito di mantenere a memoria del passato industriale dell’area, infatti a sud permane un edificio della vecchia fabbrica

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Esempi di progetti realizzati

- Centre Céramique, J. Coenen 1992 - Piazza Céramique, Jo Janssen Architecten 2003 - Stoa, Luigi Snozzi (residenziale) 2002 - Torre d’abitazione, A.Siza 1999 – 2001 - Bonnefanten museum di Maastricht, A. Rossi: museo simbolo della città di Maastricht Dal primo schizzo elaborato nel 1987 all’ultimo, di completamento dell’intero disegno, passano undici anni in cui il dibattito e la concertazione hanno dominato la scena esercitando importanti pressioni sul progetto. In questo senso, trova spazio questa esperienza, risultato di una cultura che vuole che il progetto della città non sia un evento isolato, ma corrisponda a un processo di adattamento per consenso dell’urbs alla civitas. Questa affermazione sposta l’architettura dietro all’uomo, nel senso che per progettare nuove parti di città non bisognerebbe pensare immediatamente al risultato ma indirizzare le proprie attenzioni prima su coloro che hanno abitato e che abiteranno un luogo. 70


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Fasi della riqualificazione a partire dai tempi della fabbrica di ceramica (1987, 1991, 2003)

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Ponte De Hoge

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Bonnefantem museum, Aldo Rossi

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Centre Ceramique

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Avenue Ceramique

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Complesso residenziale Stoa

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Piazza Ceramique

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Osservazioni finali Lo sviluppo urbano alla quale sono andate incontro le tre aree della Ruhr, Manchester e Maastrict, a seguito del degrado generato dal periodo industriale precedente, si presenta come fatto innovativo urbano dal punto di vista tecnologico e come evoluzione culturale e sociale. In tutti e tre i casi si è cercato di mantenere viva la memoria del periodo storico appena terminato, per dare maggior importanza al grande cambiamento urbano avvenuto. Il Governo regionale della Ruhr decise di affrontare il problema seguendo tre strategie differenti: agevolare il riutilizzo delle aree già edificate, promuovere la riconversione dei terreni abbandonati, incentivare i programmi e i progetti orientati alla rivitalizzazione dei vecchi edifici e delle superfici inutilizzate. Le vecchie infrastrutture industriali sono state restaurate e adibite a nuove funzioni, promuovendo la cultura e lo sport: sono stati realizzati teatri, sale espositive e nuovi centri sportivi. La conversione, oggi ultimata, dell’area ha generato nuove economie nel territorio locale, una nuo82

va offerta di sistemi produttivi e un cambiamento sostanziale delle funzioni del passato mantenendo un ampio rispetto della storia e delle tradizioni. La città di Manchester è un grande centro siderurgico e tessile inglese, che ha avuto la capacità di reinventarsi negli ultimi anni come città di cultura e di sport. Il cambiamento di questa città, che è tutt’ora in atto, verte soprattutto su un cambio societario e culturale accompagnato da una riqualificazione urbana, tuttavia rimane come obbiettivo il mantenimento e il rafforzamento della memoria storica del posto, reinventando zone industriali da tempo dismesse. Lo scopo principale è quindi quello di ridare e di fornire alla popolazione di Manchester una città nuova, omogenea, sana e contemporanea. Il caso studio di Maastricht mette in evidenza un approccio di riconciliazione dal punto di vista edilizio e sociale. Con la realizzazione del quartiere Ceramique non si intendeva solamente riconnettere le parti di città precedentemente separate dalla pre-


senza volumetrica della fabbrica, ma l’obiettivo era anche quello di creare una riconciliazione sociale a fronte del degrado a cui era andata incontro l’area dopo la dismissione della fabbrica. Gli edifici del quartiere sono progettati in modo da realizzare un ambiente compatto e omogeneo, creando legame sociale ad esempio attraverso la realizzazione della piazza Ceramique. Anche in questo caso sono mantenute e plasmate le infrastrutture preesistenti, come accade con la Biblioteca Centre Ceramique. Il progetto del quartiere si pone infatti come fenomeno urbano contemporaneo, tenta di produrre un’architettura di qualità secondo accezioni di sostenibilità non solo economica o ecocompatibile ma anche sociale e culturale.

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Bibliografia

Sitografia

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