Canzone napoletana Da Wikipedia, l'enciclopedia libera. Con l'espressione canzone napoletana si identifica la musica popolare originaria di Napoli. Il repertorio che va dagli inizi dell'Ottocento all'immediato secondo dopoguerra, costituisce invece la canzone classica napoletana ed essa rappresenta uno dei punti d'eccellenza della canzone italiana, divenuti nel corso degli anni simbolo dell'Italia musicale nel mondo. I brani del periodo sono stati interpretati nel corso del tempo da numerosi interpreti di fama mondiale i quali hanno contribuito alla diffusione della musica napoletana. Si ricordano Enrico Caruso, Roberto Murolo, Placido Domingo, JosĂŠ Carreras, Renato Carosone, Mina, Mia Martini, Luciano Pavarotti e tanti altri. Nonostante sia una musica popolare, quindi di tradizione orale, secondo alcuni musicologi appartiene eccezionalmente alla popular music.
Enrico Caruso
Enrico Caruso. Enrico Caruso (Napoli, 25 febbraio 1873 – Napoli, 2 agosto 1921) è stato un tenore italiano. Viene considerato il tenore per eccellenza, grazie alla suggestione del timbro e all'inconfondibile malÏa dello strumento vocale.
Biografia Infanzia ed esordi Nasce a Napoli, nel quartiere di San Carlo all'Arena, in via Santi Giovanni e Paolo 7, il 25 febbraio del 1873 da genitori originari di Piedimonte d'Alife. Il padre Marcellino Caruso (1840–1908), era un operaio metalmeccanico; la madre, Anna Baldini (1838–1888), faceva la donna delle pulizie. La madre aveva avuto prima di lui 17 figli, tutti morti. Dopo di lui sono nati altri tre fratelli. Dopo aver frequentato le scuole regolari, a dieci anni è andato a lavorare col padre in fonderia, ma sotto l'insistenza della madre si è iscritto a una scuola serale, dove ha scoperto di essere portato per il disegno: ha iniziato a elaborare progetti di fontane per l'officina dove lavorava. Nel frattempo qualcosa stava crescendo in lui: la sua voce. Le prime arie d'opera e le prime nozioni di canto gli venivano insegnate dai maestri Schirardi e De Lutio. Nel 1888 la madre è morta di tubercolosi e poco tempo dopo il padre si è risposato con Maria Castaldi. Oltre a cantare nel coro della chiesa, Enrico ha fatto qualche apparizione in spettacoli teatrali. La sua voce nel frattempo si era irrobustita e le piccole rappresentazioni non gli bastavano più. La sua fortuna è cominciata quando il baritono Eduardo Missiano, sentendolo cantare, si è entusiasmato a tal punto che lo ha presentato al maestro Guglielmo Vergine, il quale ha accettato di dargli lezioni per migliorare la voce, ma chiedeva da lui il 25% dei suoi compensi con un contratto che sarebbe durato cinque anni. Nel 1894 Caruso viene chiamato alle armi, ma dopo solo un mese e mezzo, grazie alle leggi in vigore a quel tempo e a un maggiore che era amante della musica, viene congedato e mandato a casa per permettergli di continuare a cantare e a studiare. Dopo le lezioni con il maestro Vergine, Caruso si sentiva ormai pronto all'esordio, ma alle prove per la Mignon di Ambroise Thomas non viene accettato. Ha debuttato il 16 novembre 1894 con una parte in L'amico Francesco di Domenico Morelli, percependo 80 lire per quattro rappresentazioni (poi ridotte a due a causa dello scarso afflusso di pubblico e nonostante una buona critica).
Un amore sfortunato Ha iniziato a esibirsi nei teatri di Caserta, Napoli e Salerno, e ha fatto la sua prima esibizione all'estero al Cairo, percependo 600 lire per un mese di lavoro. Nel1897, a Salerno, Caruso ha conosciuto il direttore d'orchestra Vincenzo Lombardi che gli propose di accompagnarlo nella stagione estiva a Livorno. Qui Caruso ha conosciuto il soprano Ada Botti Giachetti, sposata e madre di un bambino. Con lei ha avuto una relazione che è durata undici anni, da cui sono nati due figli: Rodolfo (1898–1951) ed Enrico junior (1904–1987). Ada l’ha lasciato per fuggire con Romati, il loro autista, con il quale ha cercato anche di estorcergli denaro. La vicenda è finita in un'aula di tribunale con la dichiarazione di colpevolezza per la Giachetti, condannata a tre mesi di reclusione e a 100 lire di multa.