Parola di donna con sguardo di uomo
Le tre parole piÚ strane  Quando pronuncio la parola futuro, la prima sillaba già va nel passato. Quando pronuncio la parola silenzio, lo distruggo. Quando pronuncio la parola niente, creo qualche cosa che non entra in alcun nulla. Wizlawa Szymborska
La bellezza non ha causa: esiste. Inseguila e sparisce. Non inseguirla e rimane. Sai afferrare le crespe del prato, quando il vento vi avvolge le sue dita? Iddio provvederĂ perchĂŠ non ti riesca. Emily Dickinson
Devo essere una sirena. Non ho paura della profonditĂ e ho una gran paura della vita superficiale. Anais Nin
Non conosciamo mai la nostra altezza Non conosciamo mai la nostra altezza finchĂŠ non siamo chiamati ad alzarci. E se siamo fedeli al nostro compito arriva al cielo la nostra statura. L'eroismo che allora recitiamo sarebbe quotidiano, se noi stessi non c'incurvassimo di cubiti per la paura di essere dei re. Emily Dickinson
All’amore sono giunta con un grido di seta e ci ho messo le guance, il corpo e la coscienza. Niente è rimasto di me, neppure una lettera, neppure uno specchio in cui riconoscermi. Ma ho imparato a passare per la cruna dell’ago, cioè a perdonare sinceramente. A lasciare la pelle nel filo di ferro, a ferirmi dalla testa ai piedi. Ho perso tutto. E quando ho capito che non sapevo difendermi dalla gente, ho risposto con una sberla di dolcezza, perché io so che solo i dolci erediteranno la terra. Mìa Gallegos
La ragazzina che ero la conosco, ovviamente. Ho qualche fotografia della sua breve vita. Buffa piccina. Come poteva sapere che anche la disperazione dĂ benefici se si ha la fortuna di vivere a lungo. Wislawa Szymborska
Chiedo scusa al caso se lo chiamo necessità. Chiedo scusa alla necessità se tuttavia mi sbaglio. Non si arrabbi la felicità se la prendo per mia. Mi perdonino i morti se ardono appena nella mia memoria. Chiedo scusa al tempo per tutto il mondo che mi sfugge a ogni istante. Chiedo scusa al vecchio amore se do la precedenza al nuovo. Perdonatemi, guerre lontane, se porto fiori a casa. Perdonatemi, ferite aperte, se mi pungo un dito. Chiedo scusa a chi grida dagli abissi per il disco col minuetto. Chiedo scusa alla gente nelle stazioni se dormo alle cinque del mattino. Perdonami, speranza braccata, se a volte rido. Perdonatemi, deserti, se non corro con un cucchiaio d’acqua. E tu, falcone, da anni lo stesso, nella stessa gabbia, immobile con lo sguardo fisso sempre nello stesso punto, assolvimi, anche se tu fossi un uccello impagliato. Chiedo scusa all’albero abbattuto per le quattro gambe del tavolo. Chiedo scusa alle grandi domande per le piccole risposte. Verità, non prestarmi troppa attenzione. Serietà, sii magnanima con me. Sopporta, mistero dell’esistenza, se strappo fili dal tuo strascico. Non accusarmi, anima, se ti possiedo di rado. Chiedo scusa al tutto se non posso essere ovunque. Chiedo scusa a tutti se non so essere ognuno e ognuna. So che finché vivo niente mi giustifica, perché io stessa mi sono d’ostacolo. Non avermene, lingua, se prendo in prestito parole patetiche, e poi fatico per farle sembrare leggere. Wislawa Szymborska
ABC Ormai non saprò più cosa di me pensasse A. Se B. fino all’ultimo non mi abbia perdonato. Perchè C. fingesse che fosse tutto a posto. Che parte avesse D. nel silenzio di E. Cosa si aspettasse F., sempre che si aspettasse qualcosa. Perchè G. facesse finta, benchè sapesse bene. Cosa avesse da nascondere H. Cosa volesse aggiungere I. Se il fatto che io c’ero, lì accanto, avesse un qualunque significato per J. e per K. e per il restante alfabeto. Wislawa Szymborska
E poi fate l’amore. Niente sesso, solo amore. E con questo intendo i baci lenti sulla bocca, sul collo, sulla pancia, sulla schiena, i morsi sulle labbra, le mani intrecciate, e occhi dentro occhi. Intendo abbracci talmente stretti da diventare una cosa sola, corpi incastrati e anime in collisione, carezze sui graffi, vestiti tolti insieme alle paure, baci sulle debolezze, sui segni di una vita che fino a quel momento era stata un po’ sbiadita. Intendo dita sui corpi, creare costellazioni, inalare profumi, cuori che battono insieme, respiri che viaggiano allo stesso ritmo. E poi sorrisi, sinceri dopo un po’ che non lo erano più. Ecco, fate l’amore e non vergognatevi, perché l’amore è arte, e voi i capolavori divini… Alda Merini
Luisa, la prima fotografia di donna che ho fatto, 1972.
Per Simonetta
Mezzano, settembre 2015 MJC @: www.mauriziocostantino.com