MAXAR T I S magazine
numero anno I primavera 2012
articoli di
roberta beneduce
tiziano banci
umberto verdoliva
foto
MAXARTIS STORICA MAXARTIS SELECTION profili
fabio vittorelli
zero
M A X A R T I S M A G A Z I N E
NUMERO marzo 2012
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Coordinamento immagini: Adolfo Fabbri Coordinamento testi: Massimo Fagni Grafica: Mario Mencacci Copertina: oltre la porta (roberto lanza, 2011)
Le foto pubblicate sono di proprietĂ dei singoli autori. Chiunque copi testi o immagini di questa pubblicazione sarĂ perseguibile legalmente.
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editoriale
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di Massimo Fagni
n saluto a tutti voi, cari amici “dilettanti”. Vi chiamo dilettanti seguendo l’etimologia della parola, ovvero: “amatore appassionato, che si dedica ad un’attività per passione”.
Non credo certo di sbagliare, se considero tutti noi fotoamatori dei “dilettanti” della fotografia, che provano “diletto” nel praticare un hobby che procura “svago, piacere, gioia e divertimento”. Questa piccola premessa, è un invito ad entrare in questa nuova avventura nata, come spesso accade, frequentando persone che amano la fotografia e la amano davvero, dal profondo del cuore, come si conviene per un hobby la cui frequentazione è il mettere in mostra qualcosa di noi stessi. L’idea di questo magazine è nata allo scopo di divulgare l’essenza stessa della fotografia amatoriale, il poter comunicare a tutti il nostro modo di vedere, di sentire le cose, creando racconti con immagini partorite dalla nostra mente e fantasia. Questa nuova esperienza sarà affrontata anima & core da veri appassionati dell’arte fotografica, come Mario Mencacci e Tiziano Banci, i quali si dedicheranno alla stesura di buona parte del magazine coadiuvati dalla sovraintendenza dello storico zio del sito, Adolfo Fabbri. Cercheremo di parlare di fotografia nella maniera più semplice possibile, in modo che tutti possano esser coinvolti nella lettura degli articoli, che via via verranno pubblicati. Naturalmente non mancherà la linfa vitale che muove i nostri sforzi, ovvero, le immagini: saranno pubblicate fotografie di autori storici che frequentano e hanno frequentato Maxartis nel corso di questi ultimi sei anni, autori che hanno imparato qualcosa di molto importante sul mondo della fotografia, grazie alla condivisione dei propri lavori, accettandone lodi e critiche. Una sezione sarà dedicata alle migliori immagini, attinte da portale di autori, per così dire, “contemporanei”; personaggi sempre in fibrillazione che animano la vita del portale attualmente. Entreremo di volta in volta. nell’intimo di un autore, sviscerandone la carriera fotografica fin nei minimi particolari grazie alla simpatica loquacità di Roberta Beneduce. Sono convinto che sarà un prodotto molto interessante, curato nei dettagli, piacevole nella lettura e nella visione delle immagini da cui prendere spunto, che vi renderà sicuramente entusiasti. ■
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sul linguaggio della fotografia
il
di Tiziano Banci
bianconero
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foto di tiziano banci
na delle prime distinzioni in fotografia, da sempre, è quella fra fotografia in bianco e nero e fotografia a colori.
rifarsi all’uso della pellicola e della camera oscura. La complessità e la lentezza dei processi dello sviluppo e della stampa dei negativi unita al silenzio che spesso accompagna le fasi di tali processi permettono all’operatore di comprendere molti aspetti legati alla fotografia, dallo studio della luce, dalla memorizzazione della luce e dell’atmosfera al momento dello scatto per essere poi riprodotta in fase di stampa, alla compostezza dell’inquadratura che per mezzo del bianco e nero spesso cerca la snellezza formale e l’essenzialità dei contrasti e dei toni dal bianco al nero con passaggi intermedi di grigio.
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e la prima fotografia in bianco e nero (Niepce) risale al 1826 la prima fotografia a colori arriva ne l 1861 per opera di Maxwell. Dunque la fotografia nasce in bianco e nero, senza presenza di colore. Così come la percezione nel cervello umano dei colori attraverso la vista avviene molto tardi nella sua evoluzione ed il primo colore che riesce a distinguere è stato il rosso.
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n quest’era della fotografia digitale, del linguaggio dell’immagine, che rischia di surclassare quello scritto e parlato, della saturazione del colore, della rapidità in fattore di successione della visione di molteplici immagini, tanto da non riuscire ad assorbirle ed elaborarle mentalmente e quindi soltanto da subirle passivamente , recuperare il bianco e nero attraverso la fotografia oltre a rappresentare un momento di ricerca artistica fotografica significa anche recuperare una pausa di riflessione e di rivalutazione delle origini della fotografia. Per recuperare la più vera dimensione del bianco e nero però bisogna 4
l linguaggio fotografico trattato dall’uso del bianco e nero si fonda ovviamente su presupposti di forza espressiva del soggetto dell’immagine, su accostamento e proporzionamento di masse e forme, di studio sulla valenza del segno, non potendo puntare sulla vasta e ricca gamma di colori e sfumature che invece riesce a riprodurre la fotografia a colori. E’ un linguaggio dunque apparentemente più diretto e acerbo ma spesso estremamente efficace nella affermazione di concetti visivi che passano spesso anche per analogie e simbolismi che fanno leva sulla filosofia e psicologia dell’immagine così costruita, che si riaggancia alla conoscenza e alla cultura visiva e non solo visiva dell’interlocutore, osservatore dell’immagine, che si appresta a consumarla e a leggerla per rivelare
il messaggio in essa inserito dal suo produttore, ossia il fotografo.
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l bianco e nero di per sé, in primis, priva la rappresentazione di qualsiasi scena ripresa in uno scatto fotografico del colore e con esso di molti fattori riconducibili alla visione ordinaria e alla aderenza della stessa alla realtà. E’ questo un primo processo che si esplica con la scelta di fotografare in bianco e nero. La fotografia dunque diventa così già una prima interpretazione che può essere strutturata da ulteriori scelte compositive e annesse alla scelta della esposizione, della soglia di separazione dei toni di bianco e di nero ecc.
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certamente forse si può affermare che è più difficile fotografare in bianco e nero che a colori perché bisogna saper puntare su pochi elementi che diventano portanti e dominanti nella strutturazione di un’immagine. Facendo un paragone con la pittura, possiamo pensare alla fotografia in bianco e nero come alla bozza del disegno di una rappresentazione pittorica. Spesso il pittore prima di cominciare a dipingere la tela traccia un disegno di base, uno schizzo, la bozza appunto. E quanto più il disegno e il disegnatore sono bravi e precisi quanto più bello e incisivo sarà il quadro finito. Non si può prescindere dal disegno in una rappresentazione pittorica, se non di matrice “informale”, così come non si può pensare ad una fotografia in bianco e nero se non strutturata con pertinenza di criterio compositivo e padronanza della tecnica, se non per la fotografia astratta. A tal proposito pensiamo infatti a cosa succederebbe ad una bella fotografia a colori, dove magari elementi di colore opportunamente inseriti nel contesto del fotogramma creano una visione particolarmente allettante e funzionale dal punto di vista estetico e visivo. Appena convertita in bianco e nero la magia di quel colore svanisce e la fotografia perderebbe automaticamente il suo punto di forza e la sua valenza. Il bianco e nero dunque offre meno risorse da sfruttare e quelle che mette a disposizione dell’operatore devono essere adoperate con cognizione di causa e padronanza della conoscenza anche sul piano esperienziale.
foto di roberto lanza
magine al suo ruolo di comunicazione del messaggio emotivo e concettuale. In questo senso, voglio ricordare l’ampia produzione di immagini in bianco e nero del periodo del Neorealismo italiano o della Dolce vita con le bellissime fotografie dei più grandi fotografi di una stagione della fotografia italiana che forse ha raggiunto in quel periodo i vertici della sua espressione in termini di qualità; Mario De Biasi, Alfredo Camisa, Gianni Berengo Gardin, Piergiorgio Branzi, Mario Giacomelli, Tazio Secchiaroli ed altri.
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isogna ovviamente rammentare a questo punto alcuni dei più grandi Maestri della fotografia, come Henry Cartier Bresson, Robert Doisneau. Edouard Boubat, Edward Weston. Ansel Adams, Robert Mappletorphe, Brassai, Robert Capa, Richard Avedon, Bill Brandt ed altri che meriterebbero sicuramente di far parte della lista. foto di dino lupani
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n’altra prerogativa del bianco e nero è quella di isolare temporalmente il contenuto delle immagini, nel senso che certe immagini, se non entrano in campo elementi riconducibili ad un determinato momento storico, possono sembrare senza tempo. E’ questa una caratteristica, quella della astrazione temporale, che ben si addice ad un’immagine senza colore, ridotta all’essenza di contenuto e capace di appiattire indizi che possono derivare dalla sua osservazione, circa l’appartenenza dell’immagine ad un epoca. Quindi quando si vuole ammantare una scena o una situazione di maggiore solennità e drammaticità, ripresa fotograficamente, ricorrere al bianco e nero piuttosto che al colore è sicuramente una scelta obbligatoria e proficua.
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l bianco e nero si addice, inoltre, alla fotografia di contenuto sociale e di costume oppure giornalistico, dove la pregnanza dello schema visivo ridotto a toni di contrasto, anche robusto, identifica meglio l’appartenenza dell’im5
Tutti fotografi ai quali quando pensiamo non possiamo che associare meravigliose immagini in bianco e nero che hanno fatto e continueranno a fare sicuramente la Storia della Fotografia.
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l bianco e nero, dunque, come percorso formativo alla fotografia e come itinerario per recuperare sicuramente canoni e modelli di alta qualitĂ della fotografia. â–
foto di paolo bergamelli
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foto di pier luigi trombi
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ss
in questo numero: editoriale
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il bianconero
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profili: fabio vittorelli
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street photography = amore per la gente
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maxartis storica
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maxartis selection
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autori adolfo fabbri agostino toci alfredo caridi antonino prestianni bertilla casetta bruno favaro carlo ferrari davide baroni dino lupani edmondo senatore elisabetta lucido enrico lorenzetti fabio vittorelli fabrizio pizzolorusso flavia daneo francesca fascione francesco fratto giorgio prevedi giovanna griffo giuseppe colarusso irene sekulic lorenzo linthout luca lascripa marco carnevali mario mencacci martino balestreri martyna ball massimo cavalletti massimo fagni paolo bergamelli paolo de maio pier luigi trombi pietro collini primo d’apote raffaele lepore roberta beneduce roberto carnevali roberto lanza sergio borselli silvia baroni silvio catani stefano miserini tina fiorenza tiziano banci umberto verdoliva walter scappini
foto di Walter Scappini
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profili
di Roberta Beneduce
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vittorelli e il mio essere lì in quel momento a coglierla. Ieri mattina ero fermo al semaforo in automobile, e ho visto una foto meravigliosa, ma non ho potuto farla! Ecco, la fortuna ha un ruolo decisivo, ma bisogna saper vedere.
“Il mio genere potrebbe essere una street, ma una street emotiva. Non mi interessa solo raccontare un luogo, ma le emozioni delle persone che vivono quel luogo”. Fabio Vittorelli è un fotografo esistenzialista, noto per i suoi scatti intrisi di significati simbolici. Nato il 18 aprile 1960 a Milano, in una famiglia normale, tranquilla e serena, ha sempre vissuto a Milano, dove tutt’ora vive. Finito il liceo classico si rende conto di come quel mondo sia molto distante dai suoi istinti, rivolti più al ragionamento e alla logica, e quindi si iscrive ad ingegneria. Dal dispiacere per il suo desiderio di saper disegnare che, ahimè, non offre alcuna possibilità di vittoria, approda nella fotografia. Le sue immagini costellate di ombre, riflessi e simbolismi, sembrano emblemi dell’esistenza umana. Vittorelli pone l’uomo al centro della sua opera e attraverso un sentimento metafisico lo solleva al di sopra delle banalità quotidiane, e in questa sospensione crea una nuova dimensione dove desideri, apnee, silenzi e rimorsi rimangono inascoltati. Intuizione- istinto- metodo- fortuna. Puoi metterli nel tuo ordine di importanza? Intuizione e istinto sono sullo stesso piano, direi che non riesco a scinderli; il metodo cerco di usarlo, ma meno, senz’altro meno. Nelle foto che scatto io, la fortuna occorre, eccome; sono quasi sempre foto che non preparo ma che “incontro” per strada. Quindi, la mia fotografia è proprio la coincidenza temporale e casuale fra una occasione che può intrigarmi
Le tue foto sono tutte rigorosamente eleganti e ordinatissime! Quanto la tua formazione da ingegnere ha influenzato e influenza il tuo modo di fotografare di oggi? Io non cerco l’ordine fine a se stesso, cerco un equilibrio intrinseco alla foto, non seguo le regole dei terzi ecc. lavoro sulla foto finché‚ non la sento a posto. Ma le singole componenti della foto sono come gli strumenti musicali, che devono essere fra loro accordati per suonare bene... ma quello che cerco è la musica, il messaggio, il senso. Certe volte mi capita di analizzare una mia foto, formalmente riuscita, ma mi chiedo: “mi dice qualcosa ?” Se la risposta è no, la foto finisce in un angolo. Quindi l’ordine formale mi occorre ma è uno strumento, non credo ci sia relazione con il mio essere ingegnere. Chi è veramente Fabio Vittorelli? Una persona che cerca. Una persona che più cerca, più capisce che deve cercare. Sotto sotto, ho un animo un po’ burlone, ma questa è solo una parte...l’altra parte, che ogni giorno diventa prioritaria in me, è quella che cerca il senso che hanno le cose, tutte le cose. I consigli di Fabio Vittorelli 1 Seguire l’istinto. 2 Dopo l’istinto c’è il tentativo di sentire lo spazio in cui mi muovo, di percepirlo. Cercare quindi di percepire l’anima di un luogo. Che sia la stazione della metro, una strada, un muro: sentire l’atmosfera. Che può cambiare nel giro di due ore, o di giorni. Per questo io devo fare le foto da solo e non in compagnia: divento tutt’uno con il luogo in cui mi trovo. ■ foto dell’articolo di fabio vittorelli
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street photography
street photography =
di Umberto Verdoliva
amore per la gente
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foto dell’articolo di fabio vittorelli
o iniziato a scrivere questo articolo sulla fotografia di strada qualche ora dopo la notizia della morte di Ando Gilardi. Per chi non lo conosce Ando è stato un rivoluzionario e implacabile critico della fotografia e della sua pratica, nel contempo suo fedele amante per tutta la vita. i ha dato molto in termine d’idee e di cultura fotografica, ponendoci sempre degli interrogativi e delle riflessioni sul nostro essere fotografi. a fotografia italiana e noi, con la sua recente scomparsa, abbiamo perso un grande e sincero personaggio di cui sentiremo per sempre la mancanza.
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er quale ragione iniziare a parlare di fotografia di strada partendo da Ando? erché egli aveva idee molto chiare su cosa fosse la fotografia, aveva una visione sicuramente originale, fuori dagli schemi scontati, basata su concetti di una imbarazzante semplicità rispetto a quelli che molto spesso sembrano emergere dai più. i riporto alcuni suoi passi, parole che mi sono rimaste dentro, nella mia attività di fotografo di strada, dopo averle lette. n quasi “codice” improntato sicuramente verso un maturo rispetto delle cose e delle persone che si
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trovano davanti all’obiettivo della tua fotocamera e che automaticamente, a ben pensare, danno un senso ed una importanza al nostro modo di vedere e di essere.
“Non fotografare gli straccioni, i senza lavoro, gli affamati. Non fotografare le prostitute, i mendicanti sui gradini delle chiese, i pensionati sulle panchine solitarie che aspettano la morte come un treno nella notte. … Non fotografare i neri umiliati, i giovani vittime della droga, gli alcolizzati che dormono i loro orribili sogni. La società gli ha già preso tutto, non prendergli anche la fotografia. Non fotografare chi ha le manette ai polsi, quelli messi con le spalle al muro, quelli con le braccia alzate, perché non possono respingerti. Non fotografare la suicida, l’omicida e la sua vittima. Non fotografare l’imputato dietro le sbarre, chi entra o esce di prigione, il condannato che va verso il patibolo. Non fotografare il carceriere, il giudice e nessuno che indossi una toga o una divisa. Hanno già soppportato la violenza non aggiungere la tua. Loro debbono usare violenza, tu puoi farne a meno. Non fotografare il malato di mente, il paralitico, i gobbi e gli storpi.
Lascia in pace chi arranca con le stampelle e chi si ostina a salutare militarmente con l’eroico moncherino. Non ritrarre un uomo solo perché la sua testa è troppo grossa, o troppo piccola, o in qualche modo deforme. Non perseguitare con i flash la ragazza sfigurata dall’incidente, la vecchia mascherata dalle rughe, l’attrice imbruttita dal tempo. Per loro gli specchi sono un incubo, non aggiungere le tue fotografie. Non fotografare la madre dell’assassino e nemmeno quella della vittima. Non fotografare i figli di chi ha ucciso l’amante, e nemmeno gli orfani dell’amante. Non fotografare chi subì ingiuria: la ragazza violentata, il bambino percosso. Le peggiori infamie fotografiche si commettono in nome del diritto all’informazione. Se è davvero l’umana solidarietà quella che ti conduce a visitare l’ospizio dei vecchi, il manicomio, il carcere, provalo lasciando a casa la macchina fotografica. Non fotografare chi fotografa; può darsi che soddisfi solo un bisogno naturale. Come giudicheremmo un pittore in costume bohémien seduto con pennelli, tavolozza e cavalletto a fare un bel quadro davanti alla gabbia del condannato all’ergastolo, all’impiccato che dondola, alla puttana che trema di freddo, ad un corpo lacerato che affiora dalle rovine?? Perchè presumi che il costume da free-lance, una borsa di accessori, tre macchine appesa al collo e un flash sparato possano giustificarti?”
Ando Gilardi.
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u queste considerazioni si potrebbe aprire un enorme dibattito; ma non è questa la sede opportuna. orrei utilizzarle però, nel tentativo di lasciare dei punti fissi sulla fotografia di strada. a street photography, come oggi è internazionalmente chiamata, è uno sguardo puntato sull’ordinario, sulla vita semplice che ogni giorno va in scena in un qualsiasi luogo urbano e non. na visione forse disincantata il cui interesse principale è essenzialmente la cattura di attimi e di situazioni quotidiane che filtrati attraverso la propria sensibilità, cultura e idee, sono capaci di rendere sensazioni ed emozioni agli osservatori. li attimi possono essere tanti e di diversi tipi: ironici, tristi, malinconici, surreali, beffardi, simpatici, destabilizzanti, poetici, documentativi e così via, tutti insieme mostrano aspetti di una vita a cui spesso nessuno fa caso, quella scontata, quella di tutti i giorni. ’invisibile scorrere dei momenti può trasformarsi in “indelebile memoria” o ancora in “finestre” per capire la vita intorno a noi, soprattutto se colti con intelligenza e tatto. n “giornaliero banale” che può improvvisamente diventare interessante se reinterpretato dagli occhi di chi sa vedere, di chi sa capire, di chi sa fare poesia o meravigliare con le proprie immagini.
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li attori di questa normale quotidianità che ci circonda sono le persone comuni che con il loro inconsapevole fare scrivono piccole e semplici storie. Racconti di vita che solo un occhio, un cuore e una mente attenta e sensibile possono scorgere, qualità essenziali non solo per chi scatta la fotografia, ma quasi certamente necessarie anche per chi la osserva; infatti, credo che la sensibilità e la capacità di meravigliarsi siano aspetti molto importanti per chi “riceve” le immagini di strada. a scenografia è l’urbano, e tutto quello che esso contiene: strade, muri, cartelloni pubblicitari, ma anche centri commerciali, negozi, paesaggi naturali e rurali, spiagge, uffici, case e via così. L’urbano è dove l’uomo vive, lavora, interagisce con gli altri.
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pesso, capita di confondere l’approccio al genere street con l’approccio a quello di fotoreportage; ma entrambi sono notevolmente diversi. n sottile filo comune tra loro probabilmente esiste; ma a parer mio, prende corpo, nella street, col peso della sommatoria di tutti gli attimi colti che, alla fine, raccontano come in un reportage, quello che è successo intorno a noi, in un lasso più o meno lungo di tempo, in un luogo più o meno uguale a tanti altri.
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l fotoreportage, per me è una cosa molto diversa. È “il vivere” la storia, essere dentro la storia, documentandone i luoghi, raccontando le intense esperienze vissute insieme a chi ne è protagonista, per denunciarne un aspetto importante da far conoscere al mondo intero, attraverso scatti pensati ed irripetibili. Non c’è una reinterpretazione del fotografo, non c’è uno sguardo superficiale, ma solo una sorta di linguaggio comunicativo che deve nel suo insieme, far emergere il fulcro del problema, il senso della storia, la conoscenza del disagio anche e soprattutto, attraverso un’etica di essenziale verità.
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a perché ho iniziato con le parole di Ando Gilardi? oprattutto per dire che alla base di entrambi i generi deve esserci un amore per la gente e per le storie che racconti. Un amore che nasce dal rispetto per l’uomo in quanto tale, e probabilmente era proprio questo che Ando, con il suo “codice comportamentale”, intendeva sostenere. uello che voglio evidenziare è che oggi ci sono due tendenze diffuse e diametralmente opposte tra loro nella pratica della street photography. Da una parte l’evidente difficoltà di approccio dei fotografi verso le persone, la confusa assimilazione del concetto di privacy probabilmente ne è l’aspetto più incidente, e dall’altra, viceversa, un approccio aggressivo per dimostrare a se stessi la capacità di non aver paura dell’altro. E’ un discorso estremamente complesso ma che poggia le basi purtroppo, non sulla volontà di comprendere la qualità dell’essere, non sul rispetto dell’uomo, non sull’amore per la gente e il loro fare, ma solo per esorcizzare la propria paura dell’altro, un approccio che riflette in fondo la “difficoltà” soprattutto contemporanea del contatto tra uomini.
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orrei che le parole di Ando accompagnassero quelli che intraprendono il difficile, seppur affascinante, cammino della fotografia di strada; facilmente accessibile a tutti ma purtroppo non sempre per tutti. 12
’amore per la gente è l’elemento fondamentale da possedere per poter “raccontare” l’invisibile ordinario. he scorre lento intorno a noi, con l’intento di affascinare e far soffermare l’attenzione di chi rivolge il suo sguardo. Trasmettere una serie di sollecitazioni che vanno dalla memoria alla poesia, fino alla pura e formale estetica, attraverso l’attimo colto è una delle cose più difficili da fare in strada per un fotografo. essenziale possedere non solo occhio allenato ma un elevato spessore interiore, basato su valide motivazioni per arrivare a questo obiettivo. ■
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storica
adolfo fabbri
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giovanna griffo
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massimo fagni
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roberto carnevali
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dino lupani
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giorgio prevedi
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autore: adolfo fabbri titolo: luci spot pubblicazione: 27 maggio 2006
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autore: giovanna griffo titolo: l’omino in gabbia pubblicazione: 22 agosto 2007
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autore: massimo fagni titolo: ferroviere pubblicaz.: 2 aprile 2007
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autore: roberto carnevali titolo: terra mia ti amo... pubblicaz.: 18 ottobre 2006
autore: raffaele lepore titolo: ancora scale pubblicazione: 5 gennaio 2006
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autore: lorenzo linthout titolo: sottosopra pubblicaz.: 20 gennaio 2009
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autore: umberto verdoliva titolo: papĂ volo... pubblicazione: 5 febbraio 2007
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autore: mario mencacci titolo: light reflect pubblicazione: 31 ottembre 2023
autore: dino lupani titolo: magic moments pubblicazione: 16 aprile 2009
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autore: giorgio prevedi titolo: arabesco pubblicazione: 22 dicembre 2006
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autore: agostino toci titolo: malformazioni cromosomiche pubblicazione: 6 aprile 2009
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selection
francesco fratto tiziano banci flavia daneo bertilla casetta fabrizio pizzolorusso bruno favaro
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enrico lorenzetti primo d’apote marco carnevali irene sekulic
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francesca fascione silvia baroni alfredo caridi davide baroni roberta beneduce massimo cavalletti giuseppe colarusso antonino prestianni stefano miserini pietro collini
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edmondo senatore sergio borselli tina fiorenza mario mencacci paolo de maio silvio catani martyna ball martino balestreri carlo ferrari elisabetta lucido luca lascripa
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autore: francesco fratto 25
titolo: as time goes by
pubblicazione: 9 settembre 2011
autore: tiziano banci titolo: c’è una luce in più pubblicaz.: 15 dicembre 2011
autore: flavia daneo titolo: claustrofobia pubblicazione: 13 gennaio 2010
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autore: bertilla casetta titolo: istogramma a sinistra pubblicaz.: 31 ottobre 2011
autore: fabrizio pizzolorusso titolo: deja vu pubblicazione: 7 aprile 2010
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autore: bruno favaro titolo: jacopo pubblicazione: 6 luglio 2010
autore: enrico lorenzetti titolo: ore 7,15 circa pubblicazione: 14 novembre 2011
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autore: primo d’apote titolo: annunciare un nuovo giorno pubblicazione: 4 dicembre 2011
autore: marco carnevali titolo: dolci colline pubblicazione: 26 novembre 2011
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autore: irene sekulic titolo: beauty pubblicazione: 13 luglio 2011
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autore: francesca fascione titolo: disegno urbano pubblicazione: 19 giugno 2011
autore: silvia baroni titolo: aspettando l’anno che verrà pubblicazione: 31 dicembre 2010
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autore: alfredo caridi titolo: in viaggio pubblicazione: 16 luglio 2011
autore: davide baroni titolo: nebbieto pubblicazione: 1 aprile 2010
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autore: roberta beneduce titolo: petit mademoiselle pubblicazione: 23 agosto 2011 33
autore: massimo cavalletti titolo: andrea pubblicazione: 15 novembre 2011
autore: giuseppe colarusso titolo: l’eccentrico pubblicazione: 13 dicembre 2010
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autore: antonino prestianni titolo: ...situazione! pubblicazione: 30 ottobre 2011
autore: stefano miserini titolo: what else pubblicazione: 16 ottobre 2011
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autore: pietro collini titolo: metrica dell’architettura pubblicazione: 13 febbraio 2011 autore: edmondo senatore titolo: contrasti d’estate... pubblicazione: 3 gennaio 2012
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autore: sergio borselli titolo: silenziosa luna pubblicazione: 22 dicembre 2011
autore: tina fiorenza titolo: forme pubblicazione: 4 maggio 2011
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autore: mario mencacci titolo: a little snow cover pubblicazione: 2 dicembre 2011
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autore: paolo de maio titolo: approdo per la strada pubblicazione: 28 marzo 2010
autore: silvio catani titolo: vola jonathan, vola! pubblicazione: 16 settembre 2010
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autore: martina ball titolo: appeso a un sogno pubblicazione: 30 giugno 2011
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autore: martino balestreri titolo: salendo in paese pubblicazione: 14 dicembre 2011
autore: carlo ferrari titolo: pandeirista pubblicazione: 4 maggio 2010 41
autore: elisabetta lucido titolo: ripiegato pubblicazione: 26 agosto 2010
autore: luca lascripa titolo: alberelli e stelle pubblicazione: 30 dicembre 2010
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MAXARTISMAGAZINE pubblicazione a cura del maxartis staff adolfo fabbri giovanna griffo massimo fagni roberto carnevali
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