Il ponte giugno web

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Nr. 2

giugno 2013

anno 21

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la grande bellezza Roma, il senso della vita comites:

un po’ di chiarezza

matrimonio e divorzio in danimarca

l’Italia che emigra



SOMMARIO

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ponte //

giugno 2013 anno 21

Nr. 2

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i rifugi del gusto luoghi e sapori di Laura papanti wolny

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LA GRANDE BELLEZZA CINEMA di Carlo Di Stanislao

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lr marche in festa tradizioni di Lucia Rota Andersen

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istituto italiano di cultura programma 2013

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IL RITORNO ALL’EMIGRAZIONE DI MASSA? societá di Carmelo Vaccaro

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toscana per esperti ITALIA DA VISITARE di Laura papanti wolny

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the blue connection LA VOCE DELLA SIBILLA di SIBILLA CIULA

"La redazione invita i lettori ad inviare contributi ed idee per la rivista. Una volta vagliatone la rilevanza, saremo ben lieti di pubblicarli"

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dante alighieri Programma giugno settembre 2013

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indirizzi utili almanacco

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Matrimonio e divorzio “all’italiana” RUBRICA LEGALE di sandra moll

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C o p e r t i n a

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VIVERE IN DANIMARCA PAGINE COMITES di grazia mirabelli

Nr. 2

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ponte // direttore grazia mirabelli Art Direction Barbara Lütken hanno collaborato Carlo Di Stanislao SANDRA MOLL Sibilla Ciula Laura Papanti Wolny LUCIA ROTA ANDERSEN Carmelo Vaccaro DESIGN mcb2 ADVERTISING web

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cOMITES

dopo tante parole un po’ di fatti

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“A causa della mancata presentazione di liste dei candidati, corredate di un numero di sottoscrizioni sufficiente secondo i requisiti di legge, le elezioni per il rinnovo del Comites di Copenaghen, indette per il 27 giugno 2013, non avranno luogo”.

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ponte // V I V E R E I N D A N I M A R C A

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di Grazia Mirabelli Questo il messaggio che compare in questi giorni sulla pagina web dell’Ambasciata d’Italia. Ma come siamo arrivati a tutto questo? Il Comites sciolto con decreto consolare lo scorso aprile, per mancanza di numero legale, era stato eletto nel 2004 per restare in carica 5 anni. Aveva poi subito qualche rinvio, l’ultimo dei quali risalente al maggio 2012, stabiliva il nuovo termine per l’indizione delle elezioni entro e non oltre il 31 dicembre del 2014, e cioè nove anni e mezzo dopo essere entrato in carica. Scopo dei rinvii quello di attendere l’approvazione della riforma legislativa di Comites e CGIE, in esame alla camera. Tale riforma, pensata per ottimizzare la spesa relativa al rinnovo di tali organismi, ne subordina l’esistenza a un tetto minimo di connazionali molto più elevato rispetto a quello attuale (3000) con l’obiettivo primario di ridurre il numero dei 124 Comites presenti nel mondo. Nel frattempo, in seguito al rinvio i Consiglieri a suo tempo eletti, venivano prolungati nella loro carica in via automatica, e senza nemmeno venire interpellati. Unica alternativa quella di rimettere il proprio mandato. Premesso che della vita privata e della gestione del tempo delle persone, che si sono rese disponibili senza nessuna retribuzione si dovrebbe avere un gran rispetto, devo però registrare che sulla scelta delle dimissioni sono stati dati giudizi assai discutibili, purtroppo anche ufficiali, a volte celati dietro l’arroganza del potere. La verità è

che a distanza di quasi 10 anni dal momento in cui offre di dare la propria disponibilità, chiunque ha la libertà di disporre del proprio tempo senza doverne dare conto o attenersi a scelte imposte da terzi, siano pure istituzioni. Tra l’altro, le fratture interne al Comites più volte lamentate anche in via ufficiale, ne avevano appesantito il cammino, provocando un alto livello di demotivazione. L’inattività che ne era conseguita era diventata pian pianino inaccettabile per chi nel gruppo era stato molto attivo nei primi anni del mandato, dando vita con impegno e serietà ad iniziative utili ed apprezzate dalla collettività. Rimettere il proprio mandato avrebbe portato ad un decreto di scioglimento, innescando l’inevitabile effetto domino che avrebbe indotto nuove elezioni. Passaggio del testimone dunque, con conseguenti nuove opportunità per la collettività. Nessuno avrebbe potuto immaginare che non si sarebbe riusciti a raccogliere le 100 firme di appoggio necessarie a depositare la lista unica dei 16 candidati. Di conseguenza le elezioni già indette per il 27 giugno venivano revocate. Con lo scioglimento del Comites finisce anche il lungo sodalizio con il Comitato Pro Scuola, durato per ben 16 anni. Un sodalizio fatto di amore, di impegno, ed entusiasmo, da parte di persone che credevano in quello che facevano e che se ne prendevano volentieri la responsabilità. Un sodalizio che ha dato vita ai GIOCHINCONTRO prima e alla sezione dell’ASILO poco dopo, fino ad arrivare

nel 2006 alla sezione della PRIMINA. Poi nel 2009, con l’intervento e l’entusiasmo dell’Ambasciatore Andrea Mochi Onory che appoggiò il progetto PUNTOLINGUA, il sodalizio si consolidò e fu inaugurata la nuova sede di Landskronagade, ufficialmente ed economicamente condivisa fra i due Comitati, e che dava finalmente una cornice più stabile al lavoro di anni. Il prossimo 30 giugno con un giro di chiave, anche la sede di Landskronagade uscirà di scena, portandosi via le allegre voci dei tanti bambini che in quegli spazi hanno trascorso dei bei momenti. Da quel momento il Comitato Pro Scuola prenderà la propria strada. Alle persone che se ne occuperanno per il futuro, cercando a fatica di non buttare al vento il lavoro di anni, va tutto il nostro sostegno, insieme ad un grande augurio di cuore. Siamo certi che si possa e si debba fare ancora tanto per i nostri bambini. Un grazie di cuore va anche al Comites uscente, a prescindere da meriti e demeriti, per averci comunque sempre creduto, malgrado le difficoltà. Chi scrive, ne esce a testa alta, dopo un percorso complessivo di 21 anni, e senza niente da rimproverarsi. A chi verrà va il nostro augurio, pur se offuscato dalla grande occasione perduta di questi giorni. Resta l’auspicio che di occasioni ce ne siano ancora, e che l’introduzione della temuta riforma legislativa non spazzi definitivamente via anche solo la speranza di un nuovo COMITES, nell’ormai troppo piccolo Regno di Danimarca.


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lA GRANDE

“La grande bellezza" è una sceneggiatura scritta con la stessa verve e fantasia che Sorrentino aveva dimostrato nel suo primo romanzo, "Hanno tutti ragione", presente anche nella sceneggiatura di "This Must Be the Place", scritta a quattro mani, anche in quel caso, col padovano (classe 1958) Umberto Contarello, David di Donatello come migliore partitura nel 2012.

BELLEZZA


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di Carlo Di Stanislao L’armosfera è la stessa del film, crepuscolare e melanconica, con sullo sfondo Roma, di una bellezza incantevole e tragica, attraversata da personoggi che passano da una festa all’altra, da un vuoto al’altro e sognano di svegliarsi, al mattino e per incanto, puri come gigli (come ebbe a dire di Truman Capoti la sua amica scrittrice Haper Lee). L’inizio è identico al film, con finale diverso e una mezza dozzina di scene, alcune struggenti e bellissime, non portate in pellicola: la morte di Ramona, le frecce tricolori nel cielo della Capitale, l’addio notturno e tristissimo di Romano alla “ragazza esangue”, la conversazione fra Orietta e Claudio Lippi, mentre il protagonista guarda da lontano. Si chiedeva tempo fa su una rivista letteraria Mauro Covacich: “Com’è possibile dar corpo all’anima? Com’è possibile assemblare pezzi di cadavere e cavarne fuori la vita? Com’è possibile un essere umano partorito dalla scienza, prima della biogenetica, prima della clonazione? Com’è possibile un mostro per troppa bontà? Tutte domante sul capolavoro di Mary Shilley ma che si attagliano a Jep Gambardella, artista sensibile e dotato, che ha dissipato, in una vita di vuoto mondano, il suo talento e la sua sensibilità e prosegue con le parole ed i modi della Wollstonecraft Godwin (attraversati da Proust e Flaubert), che lo rendono simile a Frankestein, che vede, a occhi chiusi ma con una percezione mentale acuta, la “cosa" che ha messo insieme, fatta di brandelli di sensibilità e di

bellezza, cuciti fra orrende brutture ed imperfezioni. Il libro-racconto ancor più del film, richiama Flaubert, con un prortagonista che a vent’anni ha scritto un unico libro di grande successo (La fabbrica umana), che è poi diventato il dominus della vita mondana della capitale, colui che decreta la fortuna o il fallimento di una festa alla quale partecipa un variopinto campionario di vip di ogni età e classe sociale, accomunati solo dalla voglia di ballare, di esibirsi e di esibire una diffusa amoralità e una totale incultura. E se il film ricorda le astrattezze soggettive di Fellini e di Terence Malick, il libro, scritto come detto con Umberto Contarello (quello della sceneggiatura de “La lingua del santo”, “Ovunque sei”, Marrakesch Express”, “Vesna va veloce”, “This Must Be the Place”, “Io e te”, ecc.), è la dolente confessione di un uomo che potrebbe dire di aver ballato sui bordi del vuoto, di aver intravisto “la grande bellezza”, il senso della vita, magari nei suoi ritorni a casa dalle feste, all'alba, quando la città eterna si sveglia, e di non averla né rappresentata né descritta. Dopo gli applausi di Cannes, il film è stato ben accolto in Italia con 2 milioni 300mila euro di incassi (2.262.228, nel weekend 1.887.7739), conquistando così il secondo posto del box office. Io spero che altrettanti comprino il libro che, invece di piani sequenza mimetici e sinuosi come le spire di un boa, dei primi piani incredibili ed intensi, usa sensazioni e parole, accurate, per stanare la mostruosità del quotidiano e l’ambiguità della bellezza, all’interno di una società

ponte // c i n e ma

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entrata ormai in un vicolo cieco di cinismo e di vuoto. Se il film è una via di mezzo (ma originale e nuova), fra Fellini e Antonioni, “un’esperienza emotiva inedita”, come ha scritto Walter Veltroni sul Messaggero, lo è ancor di più (io credo), il libro: che si aggira, una botta e via, tra terrazze, performance, spogliarelliste piene di umanità, cardinali senza fede e sante ieratiche che hanno “sposato la povertà” e comunicano con i fenitoccheri. Fra intellettuali falliti e alla deriva, chirurghi plastici trattati come guru, principesse decadute e femministe con vite disastrose. E mentre la Roma descritta, con poetica, innamorata maestria da Sorrentino regista, è qualcosa a metà tra la Berlino de Il cielo sopra Berlino e la “Zona” di Stalker di Tarkovskij, con architetture che sembrano fondersi coi corpi che le attraversano, ed i personaggi che abitano davvero le scene; nel romanzo Roma è una città più autentica ed emblematica, fondale e protagonista di una storia morale in cui, senza l’affollamento delle immagini e le suggestioni tanto di Fellini, quanto di Von Trier e Aronofsky, quanto di Scola e della commedia intelligente e profonda, e di Lynch inquietante ed ellittico, tutto procede speditamente come un teorema alla ricerca di un se stesso perduto, ovvero di ciò che si è diventati e di cosa sia rimasto del talento di un tempo. Certo il film è un capolavoro immortale anche solo per la prima inquadratura cha fa paio con l’ultima e per Serena Grandi, completamente “sfatta”, che esce da un’enorme torta e sniffa coca in cucina.

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ponte // c i n e m a

Ma, io credo, che anche il romanzosceneggiatura lo sia, per l’evocazione dell’automatismo di Breton: “automatismo psichico puro, attraverso il quale ci si propone di esprimere, con le parole o la scrittura o in altro modo, il reale funzionamento del pensiero”, un pensiero in cui viaggiano parallelamente, in simbiosi ed in opposizione, con eventi psichici e fenomenici, con natura sincronica, come in “Eventi Paralleli”, dando vita ad una narrazione in cui emergono assieme e senza divisioni la dimensione onirica e quella meditativa. Paradossalmente, anche se con più scene rispetto al film, è nel romanzo che i due autori hanno lavorato per sottrazione, per dare rilievo alle sfumature più impercettibili della vicenda, facendoci vivevere in diretta la deriva del protagonista, come ha fatto, ad esempio ma nel cinema, Bennett Miller per “A sangue freddo”, rendendo essenziale la sceneggiatura di Dan Futterman, che si concentra sulla genesi del romanzoverità di Capoti, quello stesso che col suo estremo,incompleto e postumo “Preghiere esaudite”, mandava a gambe all'aria l'intero

jet-set newyorkese, con Truman che disse, come in fonda sembra dire alla fine Jep, :”Che cosa pensavano che fossi un giullare? Io sono uno scrittore!". L’immagine emblema, più nel libro che nel film, è “La fornarina”, ritratto privato dipinto da raffealo nel 1520, del quale modell, come lo era sta quattro anni prima per Roma e la Velata, e lo sarà poi per la Madonna Sistina, il Trionfo di Galatea e la Madonna della seggiola, Margherita Luzzi o Luzi, di cui scrive (guarda caso), Flaubert, nel suo “Dizionario delle idee ricevute”, affermando che ella è “l’archetipo dell’artista-modello di relazione della tradizione occidentale”. Secondo il Vasari, la Fornarina era , Margherita Luti figlia di Francesco fornaio senese trasferitosi a Roma e dice che, secondo il racconto, Raffaelo se ne innamorò, dopo averla vista fare il bagno a piedi nudi nel Tevere, nel giardino accanto alla sua casa, in Trastevere, ed aver scoperto che: “la sua mente era bella come il suo corpo”. La bellezza che vive come un baluginio nel libro (e nel film, ma in modo diveso), non

è e non potrebbe mai essere innocente, poiché non è come quella postmoderna e dunque piatta e mediata del rifacimento del “Grande Gatsby”, ma pervasa da un luce bruno-dorata che vive di una cosa soltanto, non del proprio splendore, non della propria audacia, ma della pietà verso se stessi. E mentre il film di Baz Luhrmann è un’idea democratica di arte da svilire e regalare al grande pubblico, spazzatura che proprio perché inconsapevolmente camp, è innocente, il libro (ed il film) di Sorrentino-Contarello è privo di ogni sogno di splendore gatsbiano, un bagliare di musice diegetiche e baluginii di candelabri, che però generano nel lettore (e nello spettatore) una fonte di luce diretta e difficile da sostenere. E nel film si intuiva, nel libro si vede benissimo che “la grande bellezza” funziona perché sceglie di stare dentro il mondo che rappresenta, si immerge nell’orrore per affermare la propria singolarità, con una bellezza inseguita e vagheggiata, nonostante l’universo sembri sancirne la fine.

Dr. Luca Bastholm STUDIO DENTISTICO ITALO/DANESE FONDATO NEL 1990

Dott. Luca Bastholm

- laureato 1987

Specializzato in odontoiatria estetica e leader in Danimarca Tariffe ridotte sulle riparazioni piu complesse per i pazienti di nazionalita italiana Tandlægerne Brønshøj Torv │ Frederikssundsvej 154 B │ 2700 Brønshøj

Tel. 38 60 20 20 │ mail: lb@tbt.dk │ www.tbt.dk

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Istituto Italiano di Cultura

Gjørlingsvej 11 – 2900 Hellerup – tel. 3962 0696 www.iiccopenaghen.esteri.it

Fra i vari eventi in programma, vi segnaliamo stavolta in particolare:

Ricercatori italiani in Danimarca Giovedì 5 settembre e giovedì 10 ottobre – ore 19.30

L’opera “Il Valdemaro” Pubblicato per la prima volta in edizione critica da Knud Arne Jürgensen Giovedì 12 settembre – ore 19.30

“Italian Researchers in Denmark“ is a series of seminars held by distinguished Italian scholars and professors working in Danish scientific and academic institutions. The series is organized by the Italian Cultural Institute in Hellerup and explores issues on science, technology, history and philosophy in an informal and communicative way.

Presentazione della partitura per l’opera di Domenico Sarro (Roma, 1726). “Il Valdemaro” è un’opera in tre atti, mai prima d’ora studiata, del compositore napoletano Domenico Sarro ed è una delle prime composizioni nella storia operistica del sud Europa, il cui intreccio si basa su un tema nordico.

The next two seminars will be held by Marco Piovesan (Institute for Food and Resource Economics, University of Copenhagen) and Luca Guardabassi (Professor in Antimicrobial Resistance and Antibiosis, Department of Veterinary Disease Biology).

Conferenze in inglese. A buffet af Italian specialities will be offered to all partcipants at the end of each talk. Participation is free, but as seats are limited we kindly ask you to register in advance at the following email address: roberto.valesin@esteri.it

La presentazione del musicologo Knud Arne Jürgensen (seniorforsker, Dr. phil., presso Teatermuseet i Hofteatret di Copenaghen) introduce l’opera completa, che ora è stata pubblicata per la prima volta in edizione critica e illustra la genesi della composizione e la sua prima rappresentazione. In conclusione verrà presentata una selezione di arie rappresentative de “Il Valdemaro”.

Conferenza in danese. L’Istituto di Cultura offrirà un piccolo rinfresco a conclusione dell’evento. Il programma completo e aggiornato è consultabile sul nostro sito: www.iiccopenaghen.esteri.it (sotto 'Gli Eventi' › 'Calendario' )

Se non diversamente indicato, gli eventi hanno luogo nella sede dell’Istituto Orario di apertura: lunedì e martedì 9-17; mercoledì e giovedì 9-16; venerdì 9 -15. Orario di apertura della biblioteca: tutti i giorni dalle 12 alle 14.

Come diventare soci dell’Istituto: la tessera con validità per l’anno solare costa 250 corone. Info: www.iiccopenaghen.esteri.it (sotto 'L’istituto' › 'Diventare soci').

Aiutateci a informarvi puntualmente e meglio! Scrivete a segreteria.iiccopenaghen@esteri.it per ricevere le newsletter sulle nostre attività per e-mail


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I T A L IA D A V I S I T A R E

toscana per esperti

www.lefontiasangiorgio.it www.ristorantelatorrettavinci.it www.turismo.intoscana.it www.museoleonardiano.it

Una volta visitati uno dopo l’altro i siti d’obbligo della Toscana, le grandi città d’arte Firenze, Pisa, Siena, Lucca e San Gimignano abbassate il ritmo della vostra vacanza e proseguite il vostro soggiorno in modo molto italiano, cioè “con calma”!

di Laura Papanti Wolny Il noleggio di una macchina e l’affitto di un piccolo appartamento presso un agriturismo danno la possibilità di organizzare la propria giornata a proprio piacimento. Privilegiate il godimento della campagna toscana poichè per quanto unici siano i monumenti che avete visto finora, saranno le dolci colline verdi, gli

scuri cipressi che cercano di toccare le nuvole e Ie infinite distese di viti che vi ricorderete e porterete più a lungo nel cuore. Solo quando vi sentirete pronti a lasciare l’abbraccio del paesaggio toscano, dedicate anche solo mezza giornata alla scoperta di angoli pressochè sconosciuti nell’immediata vicinanza poichè in qualunque parte

della Toscana vi troviate ce ne sarà vasta scelta. La campagna subito fuori Montespertoli nella zona dell’omonimo Chianti è ottimale per una full immersion nel paesaggio toscano. Tanti sono gli agriturismi nella zona, come per esempio l’azienda Agricola Le Fonti a San Giorgio, vero paradiso nel cuore


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ponte // I T A L IA D A V I S I T A R E

della regione dove il servizio è al top, l’ambiente è rilassante come deve esserlo e i panorami sono mozzafiato. In posizione particolarmente strategica, da qui sono raggiungibili mete meno conosciute ma ricche di storia. Una visita merita decisamente Certaldo Alto, sorella minore di San Gimignano, minuscolo borgo medievale circondato da mura ben conservate raggiungibile a piedi lungo una bella salita oppure con la funicolare. La piazza centrale è dominata dal Palazzo Pretorio risalente al XII sec la cui facciata è decorata all’esterno da stemmi di terracotta, alcune della scuola di Della Robbia, delle antiche famiglie dei vicari del paese e all’interno da resti di preziosi affreschi della scuola fiorentina. Giovanni Boccaccio, scrittore italiano del XIV sec al quale anche H.C. Andersen si ispirò, fu cittadino illustre del paese e la sua casa è visitabile e ospita tra l’altro alcune antichissime copie illustrate del Decamerone. Il Castello di Poppiano vi conquisterà con la sua imponenza. Costruzione medievale con tripla cerchia di mura fu costruito all’inizio dell’anno mille come difesa esterna di Firenze. Fu la famiglia Guicciardini, dinastia di grandi proprietari terrieri toscani, a portarlo allo splendore nel 1200 grazie al grande ruolo politico e economico che essa giocava nella vita della città di Firenze. Incredibile ma vero il castello è tutt’oggi proprietà della stessa illustre famiglia che porta avanti l’azienda con i secolari vigneti e oliveti nel nome del rispetto della tradizione. Andando verso Siena passerete da Monteriggioni, un altro borgo che vi si rivelerà chiaramente con il suo aspetto massiccio che impressionò anche Dante: “però che, come su la cerchia tonda Montereggion di torri si corona” (xxxi inf., 40-41). Avamposto di Siena nel XIII sec il paese doveva intimidire gli eventuali nemici e essere ben visibile ai pellegrini in viaggio lungo la Via Francigena. Da non perdere è una passeggiata sulle imponenti mura dalle quali lo sguardo si perde tra il

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mare ondeggiante dei colli toscani che si accavallano, sembra, all’infinito. All’inizio di luglio si può fare un tuffo nel passato e rivivere il paese com’era mille anni fa, con cortei in costume di allora e dimostrazioni di antichi arti e mestieri in occasione dell’annuale festa medievale. Un pó più fuori mano sono i suggestivi resti dell’Abbazia di San Galgano, opera dei monaci cistercensi nel XIII sec, che oggi ha per tetto il cielo e per pavimento il prato. Nella chiesetta circolare adiacente è conservata niente di meno che la spada nella roccia. Non fu il giovane Artù a lasciarcela, bensì il nobile Galgano Guidotti il quale, rinunciando a tutti i suoi averi per ritirarsi da eremita, infilò la propria spada nel masso per farne una croce presso cui pregare. Alcuni studiosi ipotizzano un collegamento storico fra Galgano e sir Gawain, cavaliere della tavola rotonda, chissa´! Ad una mezz’ora si trova Vinci, un piccolo paese dalla grande atmosfera e patria di Leonardo da Vinci, forse l’italiano più famoso in assoluto. A lui è appunto dedicato un interessante itinerario che comprende il museo con le riproduzioni di tutte le macchine dell’inventore, tra cui la prima bicicletta del mondo, la biblioteca, nonchè la sua casa natale ad Anchiano, sulle pendici del monte Albano. E già che siete in paese, fermatevi al ristorante “da Pippo” per assaggiare quello che è un must della cucina toscana, cioè la tagliata alla fiorentina (una bistecca di vitello T-bone alta 5 cm cotta sulla griglia prima intera e poi a fette) , una delle migliori della zona e decisamente non una delle più care. Comunque sarà sufficiente che vi inoltriate per una qualunque strada di campagna per fare le “vostre” scoperte: una piccola chiesa romanica dimenticata, una villa patrizia, un castello diruto o anche solo una casa di contadini circondata da oche starnazzanti e da pulcini pigolanti vi sorprenderanno e renderanno le vostre vacanze indimenticabili.




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ponte // R U B R ICA L E G A L E

Matrimonio e divorzio “all’italiana” I matrimoni tra danesi e italiani sono diventati sempre più frequenti negli ultimi 20 anni. Anche matrimoni tra danesi che desiderano sposarsi in Italia per ragioni “romantiche”, come la bellezza del paesaggio e il clima mite sono aumentati notevolmente negli ultimi anni.


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di Sandra Moll

Quando una coppia contrae matrimonio in Italia, il matrimonio viene registrato nei registri di stato civile e la coppia risulta sposata fino a che una sentenza di divorzio viene registrata, sentenza che annulla gli effetti civili del matrimonio. Il presente articolo è di carattere informativo per le coppie, sia quelle italiane sia danesi che hanno contratto o che desiderano contrarre matrimonio in Italia. A. Un divorzio danese non viene automaticamente registrato in Italia. Nel caso in cui una coppia ottenga il divorzio in Danimarca, tale divorzio non viene automaticamente registrato in Italia, pertanto vi sono molte coppie che sono divorziate in Danimarca, ma non in Italia, la maggior delle volte purtroppo senza esserne consapevoli. Né l’autorità amministrativa (statsforvaltning) né il tribunale comunicano automaticamente alle autorità italiane che le parti hanno ottenuto il divorzio in Danimarca. B. Una decisione amministrativa di divorzio (bevilling) non è con certezza valida in Italia. Una grande maggioranza delle coppie danesi divorzia con una decisione amministrativa (bevilling) se sono d’accordo con le condizioni di divorzio. Se si leggono con attenzione gli schemi consegnati dall’amministrazione (Statsforvaltning), si può notare che l’amministrazione informa che non vi è la certezza che una decisione amministrazione possa essere riconosciuta al di fuori della Scandinavia. Accade di tanto in tanto che le autorità italiane riconoscano una decisione amministrativa, ma questo è avvenuto perché il registro di stato civile ha creduto che una decisione

ponte // R U B R ICA L E G A L E

amministrativa (skilsmissebeviling) era una sentenza, cioè una decisione presa da un’autorità giudiziaria. Spesso però il registro dello stato civile ha negato il riconoscimento della decisione amministrativa e la coppia ha dovuto fare ricorso alla corte d’appello italiana per poter ottenere il riconoscimento del divorzio ottenuto con una decisione amministrativa. Un ricorso in Corte d’Appello in Italia è una procedura lunga e costosa e pertanto si raccomanda alle parti di prendere contatto con un avvocato che abbia conoscenza sia del diritto italiano sia di quello danese, di modo che questo porti la causa davanti ad un tribunale danese, anche se le parti sono d’accordo sulle condizioni del divorzio. Il portare la causa di divorzio davanti ad un giudice danese non significa che il divorzio diventi costoso o pieno di conflitti, basta infatti che le parti davanti al giudice dichiarino di voler divorziare e di essere d’accordo sulle condizioni. Nel caso in cui le parti abbiano un reddito basso, è possibile ottenere l’assistenza legale gratuita di modo da non dover pagare l’onorario dell’avvocato. In Italia invece le parti devono sempre pagare di persona. Ottenuta la sentenza di divorzio, l’avvocato fa in modo che il divorzio venga registrato nei registri di stato civile in Italia. Divisione dei beni Le regole per la divisione dei beni in comunione delle parti sono differenti in Danimarca e in Italia. In occasione del divorzio l’avvocato darà anche consigli legali sulla divisione dei beni comuni. È importante il sottolineare che per avere un consiglio giuridicamente corretto è essenziale che l’avvocato conosca sia il diritto danese che quello italiano. Infatti se si domanda ad un avvocato che ha solamente conoscenza del diritto danese si ottiene una risposta ben diversa da

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quella che si ottiene facendo la stessa domanda ad un avvocato italiano, senza conoscenza del diritto danese, con risultato che, invece d’ottenere chiarezza si è ancora più confusi di prima. Conseguenze in caso di mancata registrazione del divorzio in Italia. Le conseguenze della mancata registrazione in Italia di un divorzio ottenuto in Danimarca possono essere molto gravi. Si può infatti avverare una delle seguenti situazioni: -Nel caso in cui una persona ottenga un divorzio in Danimarca e convoli a nuove nozze senza registrare il divorzio in Italia commette reato di bigamia per la legge italiana e può essere condannato a diversi anni di prigione. -Nel caso di decesso di una persona che è divorziata e risposata in Danimarca ma il cui divorzio fra il primo coniuge mai è stato registrato in Italia, il coniuge con cui era sposato in prime nozze è erede necessario in Italia. Questo significa p.es. che nel caso in cui il defunto avesse beni immobili in Italia, questi sono ereditati dal coniuge con il quale il defunto era sposato in prime nozze e non dal coniuge con cui il defunto era coniugato al momento della morte. La registrazione del divorzio in Italia è pertanto assolutamente necessaria e le coppie il cui matrimonio è registrato anche in Italia possono incorrere in sanzioni o avere gravi conseguenze se tale registrazione non avviene!

“Una decisione amministrativa di divorzio (bevilling) non è con certezza valida in Italia.”


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ponte // lu o g h i e s a p o r i

Le Fortaie I Rifugi del Gusto di Laura Papanti Wolny

Dal X settembre al XX ottobre 155 rifugi trentini rimarranno eccezionalmente aperti per offrire ai visitatori un’esperienza gastronomica nel nome della cordialità, tradizione e dell’alta qualità attraverso menù speciali nella meravigliosa cornice di un’ambiente incontaminato ad alta quota. Che c’è di meglio che passeggiare nei vasti prati verdi sulle montagne, fermarsi in un rifugio e gustare un bel dolce senza rimorsi dieteici dopo la fatica, magari con il solo sottofondo del campanaccio delle mucche? In questo contesto nascono

le Fortaie, un dolce leggero e semplice tipico della regione delle Dolomiti, piatto che concluderà i menù di diversi rifugi durante la manifestazione. Ecco la ricetta fornita dalla Capanna Cervino, idilliaco rifugio situato in un’oasi di pace a 2084 m di altitudine ai piedi del Cimon della Pala, una delle vette più maestose delle Pale di San Martino.

www.visittrentino.it/i-rifugi-del-gusto www.capannacervino.it/ www.iis.dk

Dal 31 agosto al 7 settembre 2013 l’Italien Information Service organizza un viaggio di trekking proprio nella stessa zona durante il quale ci saranno diverse occasioni per assaggiare questa delizia locale e apprezzare la magnifica natura dolomitica in tutte le sue sfaccettature.

Ingredienti: 500 gr. di farina circa 2 uova intere 4-5 cucchiai di zucchero 2 bicchieri di latte 1 e ½ bicchieri di birra 1 bicchierino di grappa bianca Sale ed un pizzico di lievito Olio per friggere Zucchero a velo Marmellata di frutti di bosco

Preparazione: Unire uova, zucchero, latte, birra, grappa, sale e lievito e sbattere bene il tutto. Quindi aggiungere un po’ alla volta la farina fino a raggiungere la giusta densità. Con l’apposito utensile a forma di imbuto, colare la pasta nell’olio bollente e friggere da ambo i lati. Servire con zucchero a velo e marmellata di frutti di bosco.


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”Le Marche in festa”

Esistono tanti buoni motivi per scoprire e visitare Le Marche, una regione davvero sorprendente che ha saputo mantenere quell’atmosfera un po’ appartata che sa di tradizione e rispetto del proprio passato, capace di stupire e affascinare anche il visitatore più esigente.


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di Lucia Rota Andersen

Nella regione del mare azzurro e delle lunghissime spiagge, delle cento città, degli antichi borghi murati, che alti sui colli punteggiano il territorio è anche piacevole partecipare a una festa locale. Nel corso dell’anno è un susseguirsi di mostre, eventi, rassegne musicali, spettacoli teatrali e di danza, feste popolari, rievocazioni storiche ed appuntamenti enogastronomici. Ne ho controllato il numero: nel 2012 erano più di 200. Eccone tre: “Il palio della rana” a Fermignano in aprile,” L’assedio al castello” a Gradara in luglio, “La Quintana” a Ascoli Piceno in agosto. Il palio della rana. Fermignano è posta sulla sponda sinistra del fiume Metauro con intorno un panorama ora collinoso e morbido, ora aspro e roccioso. Per un lungo periodo rimase sotto Urbino. Nel 1607 il duca di Urbino Francesco Maria della Rovere le concesse più libertà. La domenica dopo Pasqua la cittadina lo volle ringraziare abbandonandosi spontaneamente a festeggiamenti popolari. Dal 1966 rivive quei festeggiamenti ripristinando anche la gara ritenuta più originale : La corsa delle rane in carriola “Il Palio della rana”. Il campo di gara è rappresentato da un percorso di circa 170 m. a cui partecipano quattro concorrenti per ognuna delle 7 contrade di Fermignano. Si tratta di rane di allevamento tenute in appositi contenitori ripieni di acqua che verranno posizionate sulle carriole.

Il corridore taglierà il traguardo spingendo la carriola con la rana a bordo. L’Assedio al Castello. ”Il castello di Gradara è una fortezza medievale che sorge su una collina a 142m. slm . La rocca avrebbe fatto da sfondo al tragico amore tra Paolo e Francesca, moglie di suo fratello Gianciotto, cantato da Dante nella Divina Commedia. Durante il periodo medioevale è stata uno dei principali teatri degli scontri tra le milizie fedeli al Papato e le casate locali, come ad es. i Malatesta. Anche quest’anno in luglio si terrà “L’Assedio al Castello” che rievoca il terribile assedio del 1446, anno in cui Francesco Sforza e Federico da Montefeltro tentarono, senza riuscirci, di conquistare la rocca difesa da Sigismondo Pandolfo Malatesta che resistette per ben 43 giorni . La battaglia viene riproposta con un suggestivo spettacolo piro-musicale e una grande festa. “La Notte del Fuoco” riempie il borgo fino a tarda notte di musici, figuranti, artisti di ogni genere e...turisti per festeggiare insieme la difesa vittoriosa della Rocca. “La giostra della Quintana“ si svolge ad Ascoli Piceno, la prima domenica di agosto. .....dai palazzi trecenteschi e dalle casupole del centro, si leva un rumore strano, un tintinnio di metalli, un fruscio indistinto di stoffe stropicciate. Ecco da un uscio scaturisce un tamburino vestito di pesanti velluti. Da un portale sbuca una pattuglia armata di corazze e di alabarde, nella rua scherzano due musici, puntando al cielo sottili chiarine d’argento. Altera, bellissima, incede una giovinetta in un

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abito di broccato intessuto d’oro e di perle. Irrompe al galoppo un cavaliere brandendo una lunghissima lancia. D’incanto la città si popola di colori antichi. E’ la giostra della Quintana. Una marea scintillante e variopinta sciama verso i sei rioni che rigidamente dividono la città.

Le campane chiamano a raccolta in Piazza Ventidio Basso, dove si forma la sfilata. Da Palazzo dei Capitani scendono il Magnifico Messere e le magistrature. Il corteo storico, negli splendidi e curatissimi costumi d’epoca, alcuni dei quali ispirati agli abiti dei dipinti del Maestro di Offida o di Carlo Crivelli, striscia fino al campo dei Giochi mentre cento tamburi e tante chiarine ne scandiscono il passaggio. Sul campo, immobile il Saracino attende. Arcigno e solido, piantato sul terreno, ha uno scudo sulla sinistra e tiene il braccio destro proteso in fuori. Colpendo lo scudo, il Moro gira su se stesso e il pugno sfiora il cranio dell’aggressore. I giostranti si avventano per nove volte contro di lui, Questa Quintana rinata nel 1955, deriva da una antica del 1377. E’ dedicata al patrono della città S. Emidio. Nel 2012 ben 30000 spettatori vi hanno assistito.


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L’ I ta l i a :

il r itorno a l l’ emigrazione d i massa? di Carmelo Vaccaro

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Una valigia di cartone in cui riporre i sogni, e un treno a cui affidare la speranza


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Oggi le valigie di cartone non esistono più e, oltre al treno, esistono diversi modi di viaggiare. Però il quadro d’insieme non è cambiato. Ancora una volta, a una valigia si affidano i sogni e a un mezzo di trasporto la speranza. Il desiderio di una vita migliore, ma a che prezzo? Facciamo un rapido excursus storico. Tra il 1860 e il 1985 sono state registrate più di 29 milioni di partenze dall'Italia. Nell'arco di poco più di un secolo un numero di persone superiore all'ammontare dell’intera popolazione al momento dell'Unità d'Italia (23 milioni nel primo censimento italiano) si trasferì, famiglie intere o singoli individui, in quasi tutti gli Stati del mondo occidentale. Molti di coloro che emigrarono oltre oceano non fecero più ritorno. In tanti morirono nelle miniere, nei cantieri edili o ancora per malattie o futili motivi. E oggi? Secondo il sito web www.maioproject.org l’ISTAT (Istituto nazionale di statistica) ci dice che nel decennio 2000-2010, sono andati all’estero 316.000 giovani di età inferiore ai 40 anni. Ma solo nel 2009 oltre 80.000 italiani sono espatriati secondo i dati dei Comuni: + 20% rispetto al 2008. Di questi si stima che la gran parte siano giovani, di cui il 70% laureati. Ad andare all’estero sono più uomini che donne, più trentenni e lombardi. La Germania il Paese preferito come punto d’arrivo. A rivelarlo sono i dati più recenti dell’Anagrafe della popolazione Italiana Residente all’Estero (Aire). Oltre 10mila i laureati in uscita, il doppio di quelli di rientro. E si conferma la preponderanza di giovani: gli emigrati della fascia di età 20-40 anni sono aumentati in un anno del 28,3%, alimentando quella che viene definita “la fuga dei talenti” che nel 2012 ha costituito il 44,8% del flusso totale di espatrio. In pratica su ogni 10 persone emigrate 7 sono laureati/e tra i 24 e i 40 anni. Questi dati inquietanti vengono quasi ignorati dai maggiori quotidiani italiani e dalle tv nazionali. Per altri motivi, viene solo citata la cosiddetta “fuga dei cervelli” che si può quantificare, al massimo, in un paio di migliaia di persone. Tuttavia, oltre ai “cervelli” si scopre che la nostra Italia rivive l’emigrazione anche di parecchi “muscoli”. Se possiamo, consoliamoci con la constatazione

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che anche la Grecia, la Spagna e il Portogallo hanno lo stesso problema dell’emigrazione, anche se minore in termini quantitativi. IL PARADOSSO. Il numero di cittadini stranieri presenti in Italia, secondo i dati forniti dall'Istat al 9 ottobre 2011, erano 4.029.145, pressoché gli italiani nel Mondo iscritti all’AIRE. Ancora oggi, l’italiano all’estero viene visto come “l’emigrante” per antonomasia, malgrado molti lo identifichino come un modello d’integrazione. Ma per arrivare al “modello integrazione” ci sono voluti 150 anni, il tempo intercorrente tra la creazione dello Stato unitario e i giorni nostri. Gli ormai numerosissimi “emigrati integrati”, sanno perfettamente che la decisione di emigrare comporta tanti sacrifici e rinunce, di carattere morale e d’identità. Il pensiero di vivere lontano dalla propria terra o dalla famiglia si rivela assillante in certi momenti. Il desiderio insistente di andare a trovare i propri cari fa sì che i chilometri sembrino metri o la paura dell’aereo svanisca nella prospettiva di rivedere il fratello, la sorella o ancora quei genitori che non si vedranno invecchiare. Comunque sia, ai giorni d’oggi e con l’Europa unita, il termine “emigrato” sembra assumere un’altra accezione, ma solo in termini filologici, è pur sempre una persona che si vede costretta ad espatriare per necessità perché nel proprio paese non trova le condizioni per la vita a cui aspira. Diversamente da quanto avvenne in occasione dell’ultima ondata di emigrazione italiana, negli anni 60-80, l’italiano che andrà in Svizzera, in particolare in quella Romanda, non dovrà avere paura della xenofobia di un altro sig. James Schwarzenbach, non dovrà nascondere i figli negli armadi e non si sentirà chiamare con i diversi nomignoli ineffabili riservati all’epoca agli immigrati italiani quali “Ritals”, “Piafs”, “Pioums”, “Maguttes” e altri. Sentirà tuttavia, come noi la abbiamo sentita a nostra volta, la nostalgia per le persone care che è stato costretto a lasciare e per i luoghi natii che ha abbandonato. Quando li incontriamo aiutiamoli, anche solo per risparmiagli quella maledetta percezione di solitudine che abbiamo sperimentato sulla nostra pelle.


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The blue

connection di Sibilla Ciula

-Kabir Bedi? -Si, proprio lui... Sandokan! -Davvero? -Siii, ed era tale e quale a com' è in televisione, senza il turbante, però. -E lui che t'ha detto? -Niente, mi ha preso in braccio e poi mi ha dato una foto. -Ma come hai fatto a incontrarlo? -Con i miei, all'aeroporto di Nuova Dehli... -Beata te! Erano i favolosi anni '70 e non capitava tutti i giorni di incontrare gli eroi internazionali del teleschermo, anche se, nel caso della nostra Tigre di Monpracen, la fama si limitava ad oscillare solo tra India e Italia. Come era possibile che la mia amichetta avesse la possibilità di incrociare i personaggi delle nuove mitologie? Proprio lei, la compagna dei pomeriggi piovosi con la quale, insaccata nel suo scomodissimo puff, alias poltrona di

Fracchia, guardavo la Tivvù dei Ragazzi, Supergulp e la Freccia Nera. Il mistero cominciava dalla sua cameretta, zeppa di cose stravaganti, frammenti dei suoi viaggi sino all'altro capo del mondo, e sotto il cuscino teneva un'agenda azzurra con un triangolo rettangolo scaleno e con una scritta d'argento a rilievo, come una freccia nel cielo. Era gonfia di fotografie. In alcune di esse lei rideva abbronzata su un isolotto sospeso su mare turchino, poi in passamontagna davanti a una vetta ghiacciata, su una muraglia al tramonto, sul ciglio di un canyon, in templi intricati di liane, e ancora in grattacieli notturni e in carovana su creste di sabbia e dune a perdita d'occhio. E poi c'erano fiori, foglie e farfalle tutto schiacciato e incollato per bene e ancora firme scarabocchiate di corsa di stelle e stelline, alcune con foto a mo' di didascalia. Per me era il libro dei sogni, bastava

aprirlo per fare il giro del mondo e vederlo anche più bello di quanto non fosse. Ma cosa poteva essere la causa di una tale fortuna? Suo padre lavorava sulla torre di controllo del Leonardo da Vinci per fare in modo che gli aeroplani andassero ognuno per conto proprio senza scontrarsi mai e sembra pure che ci riuscisse discretamente bene. Poi c'era una lacuna nella mia collana di indizi e nell'immagine successiva la famiglia Severini al completo - due grandi e due piccoli, due maschi e due femmine, in ordine decrescente d'età a sessi alternati partendo da quello maschile, con figlio ritratto della mamma e figlia ritratto del papà. Che simmetrie! - che da sempre si faceva il globo intero in lungo e in largo. E le prove schiaccianti di questi continui spostamenti erano raccolte nel libro azzurro sotto il cuscino.


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Ecco l'anello mancante. Quella famosa torre di controllo era la rampa di lancio di tutta la famiglia. Il signore che la possedeva dava lavoro a papà Severini e, per ricompensarlo del buon andamento del traffico aereo, gli offriva la possibilità di sfrecciare nel cielo a prezzi abbordabili. Venni poi a sapere che questo signore si chiamava Alitalia, esattamente come il titolo del libro del cuscino. E allora il signor, anzi la signora Alitalia - per qualche motivo la immaginavo sempre al femminile - divenne per me un'istituzione come la scuola e la chiesa. Chi per i viaggi della mente, chi per quelli dello spirito e lei per i viaggi del corpo, anzi del corpo della mente e dello spirito. D'accordo, c'erano anche le Ferrovie dello Stato, ma quello era un affare tutto terreno e somigliava troppo all'automobile di mio padre che non si avventurava mai di molto oltre il Brennero. E di sicuro non attraverso gli oceani. Le ali d'aereo, invece, osavano fendere l'aria rarefatta della troposfera dove l'azzurro compatto riposa su tappeti di nuvole prima di diventare buio spaziale. Era quanto più si avvicinasse alle Aquile del Comandante Koenig di Spazio 1999. Volare era una sfida alle leggi della gravità, su tra le stelle a guardare il mondo da una prospettiva divina e giù di nuovo tra genti diverse in paesi remoti. - Beh, non esagerare - diceva la mia amica - resta con i piedi per terra (parlava lei che stava eternamente in volo) - si tratta solo di un mezzo di trasporto pratico e veloce, niente di così poetico né trascendentale - (al tempo avrà di sicuro usato un altro termine, ma il concetto era questo). - Se tu viaggiassi così tanto quanto me, ti renderesti conto che il mondo è lo stesso ovunque, e anche la gente. Cambiano solo le forme e i colori. Sarà poi vero che tutto il mondo è paese? Forme e colori diversi sono differenze vere e proprie. Ma allora che

significa che in sostanza il mondo è lo stesso dappertutto? Il mondo è fatto di uomini e, senza dubbio, tutti homini sapienti, però con sangue e codici genetici diversi che generano pensieri diversi, e questo succede sia in continenti agli antipodi della terra, che sullo stesso pianerottolo di casa. Da un lato l'uomo ricrea gli stessi meccanismi in contesti diversi, dall'altro rompe gli schemi con i quali è cresciuto, in barba ad ogni coordinata spaziale e temporale. Si potrebbe passare la vita a solcare le rotte del cielo per vedere come si festeggiano i compleanni in Kamciatka e i funerali in Papuasia, trascorrere il fine-settimana con i Machiguenga dell'Amazzonia e poi andare a cena fuori con un Nibelungo e un nero del Bronx. Ma questa è roba da etnologi, Piero Angela & Figli ci potrebbero dare una bella lezioncina al riguardo. E poi non credo che tale ricerca ci farebbe ottenere una risposta univoca e definitiva. Forse solo in sede filosofica è possibile indagare sulle uguaglianze e le differenze ”sostanziali” nel mondo. O forse neanche lì. Ma è poi così importante sapere come stanno davvero le cose? Se poi è vero che stanno in un modo preciso e non in tanti modi diversi, anzi in tutti quelli possibili creati dagli occhi diversi delle persone diverse che le guardano, indipendentemente dalla loro collocazione. Oggi, quando sento un boato nel cielo, e non c'è un temporale, mi limito ad alzare lo sguardo a queste macchine volanti e le immagino dirette alle mete più esotiche e distanti, nei posti più diversi, non chiedendomi più se si tratti solo di luoghi della mente. P. S.:... scusate, ma se esistono i Machiguenga, non potrebbero esistere anche i Nibelunghi?

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Alitalia torna a Copenaghen. Dal 27 marzo Alitalia ha riaperto la rotta Copenhagen / Roma Fiumicino con 3 voli settimanali operativi il mercoledì, il sabato e la domenica. Il mercoledì con partenza del volo AZ125 da Copenaghen alle 16.55 ed arrivo a Roma alle19.35. Sabato e domenica con partenza alle 13:35 ed arrivo a Roma alle 16:15. Da Roma il volo AZ124 per Copenaghen decollera’ alle ore 13.20 per atterrare nella Capitale della Danimarca alle ore 16.05 il Mercoledi’ e partira’ alle 10.00 per arrivare alle 12.45 il Sabato e la Domenica. I voli Copenhagen - Roma saranno operati con Airbus della famiglia A320 configurato in due classi di servizio, "Ottima" - la business class di Alitalia sui internazionale rotte - e "Classica" classe economica. Dal 18 maggio, Air One, smart carrier ALITALIA, vola da Copenaghen a Venezia e a Catania con 3 frequenze settimanali (nei giorni di Giovedì, Sabato e Domenica). I passeggeri che da Copenaghen vanno a Catania non devono scendere dall’aereo durante lo scalo tecnico a Venezia. Gli orari dei voli AZ7679 e AZ 7675 (AP767/AP871) prevedono la partenza da Copenaghen alle ore 13.55, con atterraggio a Venezia alle ore 16.05 e, a seguire, arrivo a Catania alle 18.30; da Catania i voli AZ7676 e AZ7678 (AP870/AP766) decollano alle ore 08.30, effettuano lo scalo tecnico a Venezia, e dalla città lagunare ripartono alle ore 10.55 per atterrare nella Capitale danese alle ore 13.05. L'aeromobile utilizzato su questa rotta è un moderno Air One Airbus A320 che offre una sola classe di servizio. I biglietti possono essere acquistati presso WWW.ALITALIA.COM e WWW. FLYAIRONE.COM


Dante Alighieri Programma Giugno –Settembre 2013

Giugno Il grande fiume racconta Sulla riva del Po a Brescello hanno girato 5 film della serie “Peppone e Don Camillo” presentando il mondo degli anni ’50, un mondo vivo, rumoroso, semplice, simpatico. Il sindaco e il vice sindaco ce lo faranno conoscere. La serata si concluderà con una gustosa cena a base dei prodotti tipici della zona. In italiano/inglese. Prezzo: 120 kr. per i soci IIC/Dante, 150 kr per i loro amici. Iscrizioni/ informazioni: dantealighieri@mail.tele.dk o tel:45885713 Mercoledì 12 alle 18.30 Istituto Italiano di Cultura, Gjørlingsvej 11, 2900 Hellerup

Agosto

Serata al museo di Karen Blixen In occasione della presentazione del film del regista italiano Emidio Greco tratto dal racconto Ehrengard scritto dalla grande scrittrice Karen Blixen, Laura P. Wolny, membro del direttivo e guida del museo, offre ai soci una visita guidata a cui seguirà la visione del film. Per informazioni rivolgersi a Laura : lpwolny@gmail.com

Venerdì 16 alle 18.30 Karen Blixen Museet, Rungsted Strandvej 111, 2960 Rungsted

Concerto di musica classica Nazareno Ferruggio iniziò lo studio del pianoforte all’età di sei anni diplomandosi al conservatorio “N:Piccinni” di Bari con il massimo dei voti. Ha ricevuto premi importanti e ha tenuto concerti in prestigiose sale in Europa, America e Giappone. Per noi suonerà opere di Scarlatti, Mozart, Chopin, Debussy e Berio.

Giovedì 29 alle 18.30 Istituto Italiano di Cultura , Gjørlingsvej 11 , 2900 Hellerup Settembre

Ma gli italiani mangiano sempre pizza? “Mangiano solo pizza e spaghetti. Vanno solo in Vespa e guidano solo Fiat. I maschi sono dei mammoni. Molti sono i miti ma....lo sono veramente?” Silvia Gilli presenterà in modo divertente e interessante i suoi connazionali facendoci conoscere il loro modo di essere e di non essere. In danese

Sabato 14 alle 14.00 Studieskolen, Borgergade 12 ,Copenaghen Dante Alighieri c/o Lucia Rota Andersen Kulsvierparken 71 2800 Lyngby www.dante-alighieri.dk dantealighieir@mail.tele.dk , tel 45885713(lucia), 30344381(Finn Segretario) . Quota 2013: 175 kr (100 kr. per studenti, 250 kr per nuclei famigliari di due persone) Conto bancario: Nordea 2102 8896 568 583( ricordate di comunicare il vostro nome e cognome). I soci Dante possono associarsi all’Istituto Italiano di Cultura al prezzo scontato di 150 kr. I non soci pagano un contributo di 30 kr se la conferenza si tiene alla Medborgerhuset di Frederiksberg. Ringraziamo l’Istituto Italiano di Cultura, la Studieskolen , il Ponte la Dante Alighieri di Århus per la collaborazione


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INDIRIZZI UTILI // Vice Consolato d’Italia Ambasciata d’Italia Magni Arge, Vagar Airport Gammel Vartov Vej 7 FO-380 Soervagur 2900 Hellerup +45 39 62 68 77 - fax 39 62 25 99 lun.-gio. 8.00 - 10.00 tel.+298 341000-fax +298 341000 info.copenaghen@esteri.it magni@atlantic.fo www.ambcopenaghen.esteri.it

Ass. Comm. Italo-Danese c/o Adv.P.R. Meurs-Gerken Studio Legale Amaliegade No 42 Amaliegade 42 1256 K

Trentini nel Mondo - Circolo di Copenaghen c/o Grazia Barberi Nielsen Henrik Ibsens Vej, 36 - 1 TH 1813 Frederiksberg - Copenhagen e-mail: grazianielsen@gmail.com website: www.trentininelmondo.it

Consolato d’Italia Engskiftevej 4 - 2100 Ø 39 18 34 44 - fax 39 27 01 06 lun-ven 10-12, lunedì anche 14-16 consult. tel. tutti i giorni 12 - 13

Società Dante Alighieri c/o Lucia Rota Andersen Kulsvierparken 71 - 2800 Lyngby 35 34 43 81 (segretario) dantealighieri@mail.tele.dk www.dante-alighieri.dk

CLUB ITALIA c/o Benthe Volpi Hobrovej 3 9000 Ålborg 98 13 60 40 volpi@stofanet.dk

Vice Consolato d’Italia Giovanni Volpi Vingaardsgade 25 - 9000 Ålborg 98 11 37 55 - fax 98 16 15 51 giovanni@sangiovanni.dk consolato.copenaghen@esteri.it Cell. 40638050

Istituto Italiano di Cultura Gjørlingsvej 11 - 2900 Hellerup lun/mar. 9 - 17, mer/giov. 9 - 16 venerdì 9 - 15 39 62 06 96 - fax 39 62 88 73 iiccopenaghen@esteri.it www.iiccopenaghen.esteri.it

Camera di Commercio ItaloDanese in DK (In corso di formazione) c/o LETT Advokatfirma Vester Alle 4-DK-8000 Aarhus C. E-mail: info@danitacom.org www.danitacom.org Tel.: +45 3334 0846

Società Dante Alighieri c/o Institut for Sprog, Litteratur og Kultur - afd. for Klassisk og Romansk Aarhus Universitet, Nobelparken Jens Ch.Skous Vej 5, bgn 463 8000 Aarhus /www.dante-alighieri.dk

A.I.R.-Ass. Italiana Ristoratori Ristorante S. Giovanni Vesterbro 46 9000 Aalborg 98 11 37 55 a-i-r@a-i-r.dk - www.a-i-r.dk

COM.IT.ES. Landskronagade 13 st. th - 2100 Ø 29271358 venerdì 10 - 12 info@comites.dk

Patronato INCA lun. 15.30-17.00 (su appuntamento) c/o Istituto Italiano di Cultura Gjørlingsvej 11, 2900 Hellerup tel. 60649928 (per tel. mar. 16.00-18.00) chiarapetreni@gmail.com

Società Dante Alighieri Grønnigen 9 5230 Odense M 28110388 flemming.bolding@skolekom.dk www.dante-alighieri.dk

iL PONTE Rivista italiana in Danimarca Landskronagade 13 st. th 2100 Ø www.ilponte.dk info@ilponte.dk

Corrispondente consolare Henning Holmen Møller Lille Torv 6 8000 Aarhus C 86 12 14 00 - fax 86 12 14 05 hhm@danitacom.org

Agenzia per la promozione all'estero e 'internazionalizzazione delle imprese italiane Sezione per la promozione degli scambi dell'Ambasciata www.ice.gov.it copenaghen@ice.it

Comitato Pro-Scuola Presidente Gennaro A. Grosso Landskronagade 13 2100 Copenaghen Ø comitatoproscuola_dk@hotmail.com

Focolar Furlan c/o Antonio Rosa Grøndalsvej, 52-2000 Frederiksberg tel. 38 10 78 72

Associazione italo danese www.serate-italiane.dk

Corrispondente consolare Francesco Ulisse Ansgargade 3 - 5000 Odense 66 12 03 88 - 28 11 03 88


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