dicembre 2016/ n° 74
rivista quadrimestrale di cooperazione e politica sanitaria internazionale dicembre 2016 — n° 74
Poste italiane s.p.a. - Spedizione in Abbonamento Postale - D.L. 353/2003 (convertito in Legge 27/02/2004 n° 46) art. 1, comma 1, NE/PD
salute e sviluppo 74 ⁄ dicembre 16
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LA NOTIZIA Epatite C nel mondo Il numero delle persone con epatite C nel mondo varia a seconda dell’indicatore che si prende in considerazione. Sono ben oltre i 100 milioni se si considera la presenza nel sangue di anticorpi contro il virus dell’epatite C (HCV): in questo caso vengono inclusi tutti i soggetti che sono entrati in contatto col virus, anche quelli che poi non si sono ammalati di epatite cronica. Sono invece circa 80 milioni i soggetti in cui è presente il virus nel sangue (HCV RNA), espressione di un’infezione in atto o di una epatite C cronica. La Figura 1 si riferisce alla prevalenza di epatite C cronica nel mondo. La percentuale globale _ 2.5%) in Africa occidentale, di persone che ne sono affette è dell’1,1%, con i livelli più alti (> Europa orientale e Asia centrale. In Italia la stima dei casi oscilla tra l’1,25 e l’1,75% della popolazione. Quindi tra i 750 mila e poco più di un milione.
FIGURA / PREVALENZA DELL’EPATITE C CRONICA NEL MONDO
Fonte: Gower E., Estes C., Blach S., Razavi-Shearer K., Razavi H., Global epidemiology of the hepatitis C virus infection, J. Hepatol, 2014; 61, (1 Suppl.): S45-57 (2).
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INDEX DIRETTORE
DIALOGO
Gavino Maciocco COMITATO DI REDAZIONE
PAG. 2 Andrea Atzori, Andrea Berti, Dante Carraro, Adriano Cattaneo, Donata Dalla Riva, Silvio Donà, Fabio Manenti, Ana Pilar Betran Lazaga, Giovanni Putoto, Angelo Stefanini, Anna Talami, Ademe Tsegaye, Calistus Wilunda
CRESCERE CON LA VALUTAZIONE
DIRETTORE RESPONSABILE
PAG. 3
Anna Talami
Testo di / don Dante Carraro
EPATITE C. IL DIRITTO VIOLATO Testo di / Gavino Maciocco
PROPRIETÀ
Medici con l’Africa Cuamm AMMINISTRAZIONE
Via S. Francesco, 126 - 35121 Padova t 049 8751279-8751649 f 049 8754738 e-mail cuamm@cuamm.org COORDINAMENTO DI REDAZIONE
Chiara Di Benedetto con il contributo di Valentina Isidoris per la revisione e l’editing ILLUSTRAZIONE DI COPERTINA
Lorenzo Gritti IMPAGINAZIONE E STAMPA
FORUM PAG. 6
ODON: L’INNOVAZIONE ACCESSIBILE PER IL PARTO SICURO Testo di / Andrea Berti e Simone Agostini con il contributo di ⁄ Mario Merialdi PAG. 8
THE NEXT GENERATION PROGRAMME: CONTRO LA MALNUTRIZIONE Testo di / Giulia Segafredo, Andrea Atzori e Maria Brighenti
Publistampa, Via Dolomiti, 36 - 38057 Pergine Valsugana (Trento) COPYRIGHT
Medici con l’Africa Cuamm, Via S. Francesco, 126 - 35121 Padova. È consentita la riproduzione totale o parziale degli articoli e del materiale contenuto nella rivista purché venga citata la fonte REGISTRAZIONE E AUTORIZZAZIONE
presso il tribunale di Padova n. 1129 del 6.5.1989 e successiva modifica del 9.11.1999 SPEDIZIONE
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ESPERIENZE DAL CAMPO PAG. 12
LA CULTURA DELLA VALUTAZIONE Testo di / Giorgio Tamburlini PAG. 14
VALUTAZIONE DEL PROGRAMMA “PRIMA LE MAMME E I BAMBINI” Testo di / Calistus Wilunda
APPROFONDENDO
Con il sostegno di
PAG. 17
NUTRIAMOLI: IL NUOVO PROGRAMMA CUAMM Testo di / Giovanni Putoto Illustrazione di copertina La valutazione dei progetti di cooperazione è fondamentale e assume un ruolo sempre più strategico nello sviluppo di una cooperazione di qualità. La valutazione fa bene, perché aiuta a misurare l'efficacia e a riflettere sui processi, garantisce la trasparenza del proprio operato e la condivisione delle buone pratiche.
RASSEGNA PAG. 18
LE SFIDE DI CUAMM IN MOZAMBICO Testo di / Michela Romanelli e Claudio Beltramello PAG. 19
ETIOPIA: TERRA DI CRISI UMANITARIA E ALIMENTARE Testo di / Serena Menozzi
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DIALOGO CRESCERE CON LA VALUTAZIONE Si svolge a Padova il 2 dicembre, nella sede dell’università, il convegno “La valutazione dei progetti di cooperazione sanitaria internazionale” organizzato da Medici con l'Africa Cuamm e Centro di Salute Globale. Si tratta della seconda edizione e manifesta la nostra volontà di portare l’attenzione su questo tema, sia in una prospettiva di scambio e di discussione, sia in un’ottica di crescita. testo di ⁄ don dante carraro ⁄ direttore di medici con l’africa cuamm
Non c’è terreno più costruttivo del valutare il proprio operato, misurarne i risultati e l’impatto, verificarne i processi. E mettersi quindi in discussione. È così che ci piace intendere la valutazione dei progetti di cooperazione sanitaria internazionale, consapevoli del valore che riveste e dell’importanza strategica per costruire interventi sempre più efficaci. L’attenzione su monitoraggio e valutazione è crescente, sia nel mondo della progettazione più in generale sia nel campo specifico della cooperazione, tanto che la produzione di documenti e linee guida sul tema ha lasciato tracce importanti negli ultimi anni 1. Non si tratta solo di valutare singoli progetti per verificare il raggiungimento di obiettivi prefissati (cosa che comunque è ormai imprescindibile, soprattutto nel caso di attività finanziate da donatori istituzionali), ma di un approccio che potremmo definire results-based, vale a dire un approccio che valuta l’impatto in una certa area di intervento di diversi contributi: i progetti in corso, l’azione coordinata con le realtà locali, la presenza. Solo se agiscono sinergicamente, possono generare uno sviluppo duraturo nell’area stessa. Troppo spesso ancora, però, la valutazione non si avvale di metodologie di qualità per “misurare” e valutare progetti e interventi. Proprio per questo è nostro interesse avere un momento annuale di discussione sul tema, dove ascoltare e discutere con esperti e tra chi la cooperazione la fa ogni giorno. Si inserisce in questa prospettiva l’intervento di Giorgio Tamburlini, che fornirà una cornice concettuale del tema (si veda anche a pagina 12). Noi di Medici con l’Africa Cuamm abbiamo intrapreso, ormai da vari anni, il nostro percorso su monitoraggio e valutazione, riconoscendone l’utilità e il valore, definendone obiettivi e metodi fin dalla fase di disegno progettuale. Ci troviamo a ricorrere sia a metodologie quantitative sia a quelle qualitative, a volte separatamente e altre volte integrando i due approcci 2. La valutazione di tipo qualitativo in particolare si è rivelata utile in quei casi in cui la componente antropologica aveva un forte impatto sull’esito del progetto: la lettura del contesto, la sua comprensione, la possibilità di guardare “dietro” ai dati per scovare criticità legate a cultura e abitudini è fondamentale e consente di conoscere eventuali limiti per provare a superarli in un secondo tempo 3. Il risultato di qualunque lavoro di valutazione è utile e necessario: permette di avere un parere esterno sull’impatto e sui processi di lavoro adottato (per capirci, può capitare che il progetto abbia avuto un discreto impatto ma a livello di processo lavorativo risulti critico per un rapporto costi-benefici dispendioso); consente di imparare dai processi (non a caso sempre più spesso si parla di formative evaluation), rende trasparente il processo di produzione dei dati facilitando quindi la comunicazione dei risultati a partner e stakeholder; vale più di qualunque altro racconto nella accountability del progetto. Lo abbiamo visto recentemente, a conclusione del primo quinquennio del programma Prima le mamme e i bambini. È stata condotta una valutazione da un team di esperti esterni per misurare il lavoro svolto sulla salute materna e infantile: 7 valutazioni in totale nei 4 paesi coinvolti dal programma e che hanno misurato qualità, copertura ed equità dei servizi offerti e di cui un esempio compare nel contributo di Calistus Wilunda in questa stessa rivista (pagina 14). Ne è emerso un impatto sicuramente positivo del programma, con un numero di parti sicuri che ha superato quanto atteso (+108%), ma che ha anche portato a galla quelle componenti del lavoro ancora critiche, come ad esempio lo scarso utilizzo delle visite post-natali da parte delle donne. Di tutto questo parleremo il 2 dicembre a Padova, con l’augurio che possa essere una giornata di crescita per tutti gli attori coinvolti, alla ricerca di un lessico comune sul tema della valutazione e che porti a una cooperazione sempre più efficace, qualificata, trasparente. NOTE 1 Per i documenti della Commissione Europea: http://ec.europa.eu/ europeaid/evaluation-approach-and-methodology_en; per quelli della Agenzia Italiana per la Cooperazione alla Sviluppo: http://www.cooperazioneallosviluppo.esteri.it/pdgcs/Documentazione/ DocumentiNew/All.2__del._99_Convenzione_MAECI-AICS.pdf, documenti di LINK 2007: http://www.link2007.org/wp-content/ uploads/2016/10/Link2007_Policies_di_Valutazione.pdf 2 Si rimanda a http://www.mediciconlafrica.org/ricercaoperativa per la
lista completa delle pubblicazioni, che include i lavori di valutazione qualitativa, quantitativa o mista. 3 Tra le valutazioni di tipo qualitativo si pensi a A qualitative study on barriers to utilization of institutional delivery services in Moroto and Napak districts, Uganda: implications for programming, di Wilunda C. et al., in BMC Pregnancy and Childbirth, 2014. Sulla lista completa delle pubblicazioni si rimanda a http://www.mediciconlafrica.org/ricerca operativa
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DIALOGO EPATITE C. IL DIRITTO VIOLATO Il prezzo dei nuovi farmaci anti epatite C è imposto per ogni paese al livello più alto possibile per la ricchezza nazionale, in modo che risulti sostenibile solo a patto di curare una minoranza dei malati. Il potere dell’economia di mercato nel determinare il costo delle innovazioni e la discriminazione dei pazienti stanno calpestando sempre più il diritto costituzionale alla tutela della salute. testo di ⁄ Gavino maciocco ⁄ dipartimento di medicina sperimentale e clinica, universitÀ di firenZe
Come è successo nel caso dell’Hiv/Aids, quando la scoperta dei farmaci antiretrovirali cambiò il corso della malattia e ridusse drasticamente la mortalità, una cosa analoga sta avvenendo con l’epatite C da quando – nel 2013 – è stata scoperta una nuova classe di farmaci (denominati direct-acting antivirals - DAAs) in grado di produrre la scomparsa del virus nell’arco di 12 settimane, in oltre il 90% dei casi. La disponibilità di questi farmaci rappresenta una straordinaria opportunità e una speranza per tutti coloro che sono affetti da questa patologia, dato che in precedenza erano disponibili farmaci di scarsa efficacia, oltre che mal tollerati (come l’interferone). L’Oms ha dedicato all’epatite C un recentissimo rapporto dal titolo “Global report on access to hepatitis C treatment. Focus on overcoming barriers”, focalizzato appunto sulla necessità di superare le barriere che impediscono l’accesso ai nuovi farmaci. L’Oms segnala che sono circa 80 milioni le persone che nel mondo sono affette da epatite C cronica e che ogni anno sono circa 700 mila i morti causati dalle complicazioni di questa infezione, soprattutto cirrosi e epatocarcinoma. Il problema è che i nuovi farmaci sono molto costosi e – a distanza di 2-3 anni dal loro ingresso nel mercato – solo un’esigua minoranza di malati ha potuto usufruirne, poco più di un milione sugli 80 milioni. Ma le analogie con Hiv/Aids finiscono qui e iniziano le differenze. Infatti, al momento dell’introduzione i farmaci antiretrovirali erano molto costosi, ma alla portata dei sistemi sanitari dei paesi ricchi e assolutamente inaccessibili per quelli poveri. Nel caso dell’epatite C la strategia delle compagnie farmaceutiche è stata diversa: prezzi elevatissimi nei paesi più ricchi (80 mila $ in Usa, 50 mila $ in Europa occidentale, per 12 settimane di trattamento), prezzi molto più contenuti nei paesi più poveri (intorno ai 1.000 $), ma sempre rilevanti tenuto conto del potere d’acquisto locale. «Il prezzo dei nuovi farmaci anti-epatite C è imposto per ogni paese al livello più alto possibile per la ricchezza nazionale – ha scritto Roberto Satolli –, in modo che risulti sostenibile solo a patto di curare una minoranza dei malati. In questo modo s’ingiunge un razionamento senza precedenti, che non solo viola l’uguaglianza davanti alla salute, ma costringe a usare i farmaci nei malati più gravi, che ne possono trarre poco beneficio; e aspettare che si aggravino quelli che potrebbero evitare i danni irreversibili al fegato. E non è un effetto indesiderato, ma voluto» 1. Voluto, per mantenere nel tempo sempre molto larga la platea dei malati e impedire così l’eradicazione dell’infezione, che sarebbe l’obiettivo dell’Oms, entro il 2030. «L’alto costo del farmaco Sofosbuvir (capostipite dei farmaci DAAs) sta creando una grande discriminazione tra pazienti gravi, che hanno accesso alle cure a carico del Ssn e pazienti in fase iniziale di malattia che vedono negare queste possibilità fino all’aggravamento della patologia. Questa condizione di profonda ingiustizia sociale e iniquità nell’accesso alle cure è eticamente non tollerabile soprattutto quando è in gioco il diritto alla tutela della salute come previsto dalla nostra Costituzione. Non è tollerabile che la determinazione del costo delle innovazioni sia lasciato esclusivamente all’economia di mercato». Questa denuncia è contenuta nell’ordine del giorno approvato all’unanimità da parte della Federazione Nazionale degli Ordini dei Medici Chirurghi e degli Odontoiatri in data 16 settembre 2016. Una denuncia che contiene anche un appello al governo perché utilizzi la deroga contenuta nel trattato dei brevetti (“Licenza obbligatoria” 2) che consente, per motivi di sanità pubblica, la produzione di farmaci generici, e quindi a costo molto basso, accessibili a tutti (vedi anche petizione di Saluteinternazionale.info 3, a cui anche Medici con l’Africa Cuamm ha aderito). Ma questa proposta non riesce a passare, e non solo in Italia. Per un motivo semplice. «La pressione economica e politica esercitata sui governi perché essi rinuncino all’uso della flessibilità consentita dal TRIPs (Trade Related aspects of Intellectual Property rights, il trattato sui brevetti) – si legge in un recente documento delle Nazioni Unite 4 – viola l’integrità e la legittimità del sistema giuridico dei diritti e dei doveri voluto dal trattato stesso e confermato dalla Dichiarazione di Doha. Questa pressione impedisce agli stati di tutelare i diritti umani e di ottemperare i loro doveri di sanità pubblica». NOTE 1 R. Satolli, Epatite C. Prezzo dei farmaci, Ordini dei medici e Nazioni Unite, disponibile su http://www.saluteinternazionale.info/2016/09/ epatite-c-prezzo-dei-farmaci-ordini-dei-medici-e-nazioni-unite 2 A. Cattaneo, Accesso alla terapia contro l’epatite C. La soluzione, disponibile su http://www.saluteinternazionale.info/2016/07/accesso-
alla-terapia-contro-lepatite-c-la-soluzione/ 3 Epatite C. Il diritto alla cura, disponibile su http://www.salute internazionale.info/2016/07/epatite-c-il-diritto-alla-cura 4 Report of the United Nations Secretary-general’s high-level panel on access to medicines, September 2016.
LE SFIDE DEL CAMBIAMENTO CLIMATICO IN AFRICA
L’Africa è in fase di preoccupante riscaldamento. Sempre più ricercatori dell’IPCC – Gruppo Intergovernativo sui Cambiamenti Climatici – sostengono che di questo passo l’aumento della temperatura annua nel continente sarà superiore a 2° C entro la fine del secolo. Se ciò dovesse accadere, gli impatti sull’economia e sulla vita stessa dei paesi africani sarebbero devastanti, con conseguenze sempre più gravi per la sicurezza alimentare e l’approvvigionamento di acqua potabile. Il cambiamento climatico nei continenti più vulnerabili e a bassa capacità di adattamento, come quello africano, è stato uno dei temi principali della conferenza COP22, tenutasi a Marrakech lo scorso novembre.
archivio cuamm
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FORUM ODON: L’INNOVAZIONE ACCESSIBILE PER IL PARTO SICURO Un’innovazione frugale e strategica per l’assistenza al parto nel caso di travaglio prolungato: Odon si presenta come uno strumento a basso costo e dalle potenzialità interessanti per far nascere i bambini e proteggere le madri dalle complicazioni del parto nei paesi in via di sviluppo, caratterizzati da carenza di risorse umane e materiali. testo di ⁄ andrea berti e simone aGostini ⁄ sism – seGretariato italiano studenti di medicina con il contributo di ⁄ mario merialdi ⁄ direttore dell’area di salute materna e infantile presso bd
L’INNOVAZIONE FRUGALE: CHE COS’È ODON
«Ai giorni nostri, il vero genio dell’innovazione risiede nella semplicità. Non si tratta di scienza spaziale. Si tratta di un’innovazione senza fronzoli, strategica, che si prefigge di sviluppare interventi in grado di cambiare le regole del gioco e fa della semplicità di utilizzo e del prezzo contenuto i propri obiettivi dichiarati». Lo ha detto Margaret Chan, direttore generale dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, nel discorso di apertura alla 65a Assemblea Mondiale della Sanità a Ginevra, il 21 maggio 2012 1. E proprio questo senso di innovazione frugale, accessibile e operativa trova concretizzazione nell’invenzione dell’Odon device, uno strumento recente inventato, come spesso accade, con una certa casualità e altrettanta intuizione, e che nei prossimi anni potrebbe supportare fortemente il parto sicuro per molte donne. Anche nei paesi poveri. L’Odon infatti è uno strumento semplice e di facile uso, che rappresenta una frontiera per l’assistenza al parto nel caso di complicazioni, difficilmente gestibili in determinati contesti come quelli dei paesi in via di sviluppo, caratterizzati da carenza di risorse umane e materiali. Nasce dall’idea di un meccanico argentino, Jorge Odon, che nel 2008 avrebbe associato al parto materno l’azione dei due suoi colleghi che tentavano di estrarre un tappo all’interno di una bottiglia. L’utilizzo di Odon si inserisce nel contesto di travagli prolungati, per facilitare il disimpegno della testa del nascituro dal canale del parto. Esso è costituito da un elemento sacciforme a manica ripiegata in polietilene da posizionare intorno al capo del nascituro grazie a un applicatore che all’apice presenta una campana per aumentare l’aderenza con il capo. Il suo funzionamento è piuttosto semplice: l’applicatore viene inserito nella vagina e “cattura”, grazie a una campana, la testa del nascituro e progressivamente permette all’Odon di scorrere all’interno del canale vaginale e posizionarsi intorno alla testa. Una volta che lo strumento è correttamente posizionato, viene insufflata in una camera d’aria interna una quantità d’aria autolimitata. Questo assicura una certa aderenza (tra testa del feto e dispositivo) che permette poi di esercitare trazione. A questo punto l’applicatore viene rimosso e la testa del feto può essere estratta grazie all’effetto di scivolamento in atto tra le superfici del canale vaginale e quella dell’Odon. Una volta che la testa è fuori, il dispositivo si distacca automaticamente e si conclude il parto.
RISCHI E TREND DELL’UTILIZZO DI STRUMENTAZIONE A SUPPORTO DEL PARTO
Lo strumento, ora in fase di sviluppo, potrebbe occupare lo spazio che attualmente coinvolge l’utilizzo di strumenti come il forcipe e la ventosa ostetrica, e in misura minore la pratica del taglio cesareo. A oggi non si è ancora raggiunto un sufficiente consenso circa la superiorità della ventosa sul forcipe, ma dal punto di vista del rischio di eventi avversi è riscontrabile una riduzione dell’utilizzo del forcipe, sia nei paesi a reddito più elevato, sia nei paesi in via di sviluppo. In generale, può essere riscontrata una riduzione dei parti svolti con utilizzo di strumentazione e un trend in crescita dell’utilizzo del taglio cesareo. L’Oms ha spesso espresso preoccupazione in merito a questi trend, poiché la crescita nell’utilizzo del taglio cesareo non è sempre giustificata da necessità cliniche. Si tratta di un problema dal grande impatto sulla popolazione, perché (quando inappropriato) il taglio cesareo comporta significativi rischi di mortalità e morbosità, sia per la partoriente che per il nascituro. A questo proposito, ci sono evidenze che indicano come l’impiego di strumentazione nei parti potrebbe essere determinante per evitare l’utilizzo inappropriato del taglio cesareo.
LA MESSA A PUNTO DI ODON
Fin dall’inizio, la messa a punto dello strumento è stata osservata con interesse dal mondo medico argentino tanto che le potenzialità dell’Odon hanno catturato l’attenzione dell’Oms nella persona del dott. Mario Merialdi, che nel 2008 era a capo della ricerca medica materno-infantile. Già nel 2008 sono stati avviati gli studi preclinici sull’Odon device eseguiti su un simulatore di nascita messo a disposizione dall’università dell’Iowa (USA). Il trial ha dimostrato l’efficacia dello strumento, inoltre si è ipotizzato che nel corpo umano il suo utilizzo possa essere facilitato dall’elasticità dei tessuti e dalla presenza dei fluidi biologici ad azione lubrificante sul device oltre che dalle contrazioni uterine e dalla spinta della madre. Negli anni successivi, l’Odon è stato presentato a numerose conferenze internazionali sulla salute materno-infantile e neonatale riscuotendo notevole successo. Il riconoscimento concreto della
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scoperta avviene in più passi: nel 2011 arriva la vincita dei premi Saving Lives at Birth e INNOVAR per le tecnologie innovative, in seguito, nel mese di ottobre del 2012, la FIGO (International Federation of Gynecology and Obstetrics) ha menzionato sulle proprie linee guida l’Odon come un possibile futuro sviluppo per la gestione della seconda fase del travaglio (spinta). Nel 2012 l’Odon device viene presentato anche al pubblico tramite un’intervista al fondatore Jorge Odon in un TED 2, l’evento divulgativo di fama mondiale che invita pensatori e creatori a parlare pubblicamente delle proprie idee in 18 minuti. Nel 2013 la compagnia BD (società di tecnologia medica) ha rilasciato un comunicato in cui dichiara l’impegno, in collaborazione con l’OMS, a produrre su larga scala il BD Odon Device (TM) per introdurlo nel più breve tempo possibile a un prezzo accessibile in quei paesi in cui l’elevata mortalità materna lo renderebbe uno strumento ad alto impatto. Se gli studi daranno risultati positivi e le promesse di questo strumento verranno mantenute, la BD prevede il lancio definitivo dell’invenzione fra pochi anni. L’invenzione del meccanico argentino per ora ha ottenuto dei risultati promettenti in uno studio condotto in Argentina su 48 donne con travaglio prolungato e si sta progettando per il prossimo anno una nuova sperimentazione clinica su larga scala, che coinvolgerà anche il continente africano.
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FIGURA 1 / UN’IMMAGINE CHE MOSTRA ODON DEVICE E IL SUO UTILIZZO
FIGURA 2 / UN’IMMAGINE DELL’USO DI VENTOSA E FORCIPE
LE POTENZIALITÀ DI UNO STRUMENTO “PER TUTTI”
Odon si presenta come uno strumento dalle potenzialità interessanti. Oltre al potenziale profilo di sicurezza, altro importante aspetto è la capacità di essere utilizzato da personale qualificato ma non medico, il che lo rende uno strumento quanto mai idoneo a contesti in cui è unicamente disponibile personale ostetrico e infermieristico. Questa caratteristica potrebbe garantire un utilizzo più capillare che non richiede la riorganizzazione delle realtà esistenti ma si pone come obiettivo primario l’aumento della sicurezza e della buona riuscita di procedure già garantite. E sembra possa quindi adattarsi a realtà con basse risorse. È proprio nei contesti svantaggiati, come le zone fragili dell’Africa sub-sahariana, infatti, che l’Odon device potrebbe rappresentare
un’alternativa economicamente accessibile e in grado di assicurare un parto meno rischioso, con meno infezioni ed emorragie e nessuna sofferenza per il feto.
NOTE
BIBLIOGRAFIA
1 M. Chan, I giorni migliori per la sanità pubblica sono di fronte a noi, discorso di apertura alla 65.ma Assemblea Mondiale della Sanità - Ginevra, 21 maggio 2012. 2 TEDxJoven – J.Odón , Del taller mecánico a la sala de partos, disponibile su https://www.youtube.com/watch?v=N-D8nt2EHQU
Who, A new, simple, low cost instrument for assisted vaginal delivery, disponibile su http://www.odondevice.org/index.php M. Merialdi, Surrounded by Happiness at Birth, disponibile su https://www.youtube.com/watch?v=5RyhVxiwrDo Rai 1, Medicina, disponibile su http://www.odondevice.org/videos/Odon-Rai-2013.mp4 Who, Single use assistive vaginal delivery system, disponibile su http://www.who.int/medical_devices/poster_a08.pdf?ua=1 Jack A., The innovators: devices and services to improve maternal and child health, disponibile su www.ft.com
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FORUM THE NEXT GENERATION PROGRAMME: CONTRO LA MALNUTRIZIONE La promozione congiunta di nutrizione, crescita e sviluppo è uno dei principali obiettivi per combattere l’insicurezza alimentare entro il 2030. Il programma The Next Generation Programme vedrà Medici con l’Africa Cuamm affrontare la sfida della malnutrizione acuta e di quella cronica in due regioni della Tanzania nei prossimi quattro anni. testo di ⁄ Giulia seGafredo, andrea atZori e maria briGhenti ⁄ medici con l’africa cuamm
VERSO LO SVILUPPO SOSTENIBILE
Porre fine alla fame, raggiungere la sicurezza alimentare, migliorare la nutrizione e promuovere un’agricoltura sostenibile. Questo è l’obiettivo numero 2 dell’Agenda 2030 per lo Sviluppo Sostenibile, che promuove la ricerca di soluzioni sostenibili per combattere l’insicurezza alimentare entro il 2030 1. Migliorare la nutrizione è un aspetto fondamentale per la costruzione e lo sviluppo del progresso nel campo della salute maternainfantile, dell’istruzione, dell’occupazione, del ruolo della donna nella società, della povertà e della riduzione delle disuguaglianze nei paesi in via di sviluppo. La lotta contro la fame è cresciuta nel corso degli ultimi 15 anni, registrando dei progressi rispetto al passato. A livello globale, la percentuale di individui denutriti è scesa dal 15% nel 2000-2002 all’11% nel 2014-2016. Tuttavia più di 790 milioni di persone attualmente non hanno ancora accesso regolare a un’alimentazione adeguata. Se dovesse restare costante questa tendenza, parte dell’obiettivo “Fame Zero” non verrà raggiunta entro il 2030 1. La malnutrizione si manifesta in molte forme: bambini che non crescono regolarmente e non sviluppano a pieno il loro poten-
ziale (malnutrizione cronica), individui ridotti a pelle e ossa e per questo maggiormente inclini alla contrazione di infezioni (malnutrizione acuta), casi di persone in condizioni di sovrappeso o con quantità allarmanti di glucosio, sale e colesterolo nel sangue. Per raggiungere gli obiettivi del Global Nutrition Report 2016 è necessaria un’azione politica e decisionale a livello internazionale e un aumento degli investimenti in programmi di nutrizione. In questo senso i governi dovrebbero considerare anche i vantaggi indiretti che possono derivare dagli investimenti in nutrizione: si parla di 16 dollari di beneficio per ogni dollaro investito 2. A livello globale Africa e Asia presentano attualmente la maggiore diffusione di tutte le forme di malnutrizione. In particolare, nel 2015 più di un terzo dei bambini affetti da malnutrizione cronica e più di un quarto de bambini con malnutrizione acuta vivevano in Africa 3.
LA MALNUTRIZIONE IN TANZANIA
Negli ultimi dieci anni la Tanzania ha ottenuto sorprendenti progressi rispetto a diversi indicatori di salute, ma non in ambito nutrizionale. A livello nazionale la malnutrizione cronica è stata
FIGURA 1 / THE NEXT GENERATION PROGRAMME: UN’OVERVIEW
BENEFICIARI NELLE 2 REGIONI IN 4 ANNI
COMMUNITY HEALTH WORKERS
CENTRI SANITARI
• donne in gravidanza e allattamento > 780.000 • bambini sotto i 2 anni 577.000 • bambini sotto i 2 anni con malnutrizione cronica 232.00 • bambini sotto i 5 anni 1.650.000 • bambini sotto i 5 anni con malnutrizione acuta 7.700
circa 1400 ruolo: educazione sulla malnutrizione acuta e cronica riferimento dei casi gravi ai centri sanitari
• coinvolgimento di 400 centri sanitari • 7 unità di malnutrizione costruite o attrezzate
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THE NEXT GENERATION PROGRAMME: LA PROMOZIONE CONGIUNTA DI NUTRIZIONE, CRESCITA E SVILUPPO
Dal dicembre 2015 Medici con l’Africa Cuamm sta attivando in due regioni della Tanzania – Ruvuma e Simiyu – un programma innovativo della durata di 4 anni che mira ad affrontare in maniera integrata la malnutrizione acuta e quella cronica. Il programma integrerà servizi di prevenzione e trattamento della malnutrizione acuta e cronica, in modo che gli operatori sanitari siano in grado di gestirle, prendendosi cura di donne e bambini dal concepimento fino ai primi due anni di vita, attraverso un percorso a lungo termine della durata di 1000 giorni.
FIGURA 2 / PREVALENZA DEI CASI DI MALNUTRIZIONE IN TANZANIA
sottopeso
malnutrizione acuta
malnutrizione cronica
50 PREVALENZA IN %
identificata nel 34,7% [33,7-35,7] dei bambini dai 0 ai 59 mesi di età, una percentuale molto alta, secondo i parametri di classificazione dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (Oms). La malnutrizione acuta mostra una diffusione minore rispetto alla cronica, ma assume rilevanza tra i bambini sotto i cinque anni. Nel 2014, il 3,8% [3,5-4,2] dei bambini sotto i cinque anni soffriva di malnutrizione globale acuta (GAM - Global Acute Malnutrition) e lo 0,9% [0,9-1,1] di malnutrizione acuta grave (SAM - Severe Acute Malnutrition); si stima che nel 2015 siano stati circa 100.000 i bambini colpiti dalla malattia 4 (Figura 2). La malnutrizione cronica spesso non riceve la stessa attenzione che si presta alla malnutrizione acuta e al sottopeso, poiché gli effetti e le minacce del fenomeno sulla salute e sulla sopravvivenza del bambino non sono immediati. Al compimento dei primi due anni di vita del bambino la maggior parte dei danni correlati alla malattia sono ormai diventati irreversibili; ne è un esempio l’altezza ridotta (il più forte indicatore del capitale umano futuro). Per questa ragione gli interventi più efficaci di prevenzione della malattia si verificano in una fascia temporale che inizia dal momento della gravidanza fino al termine dei primi due anni di vita del bambino (anche definita come la “finestra 1000 giorni”). Le minacce legate alla malnutrizione in Tanzania hanno conseguenze non solo a livello sanitario, ma anche economico. La maggior parte di queste perdite si riscontrano all’interno del settore agricolo, dove statura e forza fisica sono elementi fondamentali per la produttività del paese 5.
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Verrà inoltre assicurata l’assistenza a donne e bambini sia a livello comunitario che all’interno delle strutture sanitarie. Sono tre i punti che renderanno efficace il programma: fornire interventi mirati durante la “finestra” critica dei 1000 giorni, con l’obiettivo di prevenire la malnutrizione cronica; migliorare l’identificazione delle malattie, rafforzare il sistema di riferimento e il follow-up dei casi di SAM, come risultato delle attività svolte a livello comunitario nel seguire madri e bambini in tutto il ciclo di vita; migliorare i costi e l’efficienza operativa del servizio sanitario e fornire simultaneamente i servizi per la cura di malnutrizione cronica e acuta nelle donne in gravidanza e nei bambini dal concepimento fino ai due anni di vita. Con questo programma Medici con l’Africa Cuamm si propone di rafforzare il sistema sanitario locale tramite la formazione degli operatori, l’assistenza tecnica nella gestione dei dati sanitari, l’implementazione delle direttive governative, lo sviluppo dei rapporti con le autorità locali e il collegamento delle realtà comunitarie con i centri sanitari. Si tratta di un approccio innovativo non ancora testato o utilizzato in Tanzania, ma introdotto in maniera limitata solamente in pochi contesti a livello globale. Esso rappresenta inoltre un chiaro esempio di integrazione di più programmi, volto a ottimizzare le risorse e rafforzare il sistema sanitario, con una particolare attenzione ai più vulnerabili della popolazione, come donne e bambini.
NOTE 1 UN, 2016. The Sustainable Development Goals Report 2016, 28 Ottobre 2016. 2 International Food Policy Research Institute. Global Nutrition Report 2016: From Promise to Impact: Ending Malnutrition by 2030, Washington DC, disponibile su http://www.ifpri.org 3 UNICEF, WHO, World Bank Group, 2016. Levels and trend in child malnutrition, 28 ottobre 2016.
4 The United Republic of Tanzania Ministry of Health and Social Welfare, 2014. Tanzania National Nutrition Survey 2014 , 2 novembre 2016, disponibile su http://www.unicef.org 5 UNICEF, 2016. Nutrition, 2 novembre 2016, disponibile su http://www.unicef.org/
IL PRIMO STUDIO RANDOMIZZATO DI CUAMM
Il primo studio randomizzato nella storia di Medici con l’Africa Cuamm è attualmente in corso: si tratta di una ricerca di Cuamm e Università di Padova sull’efficacia della terapia mamma-canguro associata all’uso di calzini e berrettini di lana per mantenere la temperatura corporea dei nati prematuri nei range standard. Nei paesi con poche risorse l’ipotermia è un fattore di rischio molto alto e può portare anche alla morte. In assenza di incubatrici, il metodo potrebbe rivelarsi una speranza anche nelle zone più povere dell’Africa. Sono stati arruolati già i primi piccoli 100 pazienti nei 3 paesi oggetto di ricerca (Mozambico, Etiopia e Uganda) e i primi dati sono in corso di analisi. Il metodo mamma-canguro è un fatto del tutto eccezionale: assieme ai sali per la reidratazione orale è l’unico tipo di innovazione sviluppata nei paesi poveri e poi trasferita a quelli ricchi.
nicola berti
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ESPERIENZE DAL CAMPO LA CULTURA DELLA VALUTAZIONE Far crescere la consapevolezza del ruolo fondamentale che rivestono monitoraggio e valutazione dei progetti di cooperazione sanitaria internazionale: se ne parlerà il 2 dicembre alla conferenza organizzata da Medici con l’Africa Cuamm all’Università di Padova per condividere linee guida, esperienze e prospettive future. intervista a ⁄ GiorGio tamburlini / centro per la salute del bambino onlus di ⁄ chiara di benedetto / medici con l'africa cuamm
Il 2 dicembre avrà luogo all’Università di Padova la conferenza “La valutazione dei progetti di cooperazione sanitaria internazionale. Teorie, esperienze e prospettive future”, organizzata da Medici con l’Africa Cuamm insieme al Centro di Salute Globale della Regione Toscana. Si tratta della seconda edizione di questo appuntamento – la prima si era svolta nel settembre 2015 a Firenze – che desidera diventare annuale: si intende infatti portare il processo di valutazione dei progetti internazionali al centro dell’attenzione e diffondere una vera e propria “cultura della valutazione”. Troppo spesso sottovalutata, la valutazione è la fase che consente la riflessione, l’analisi e il miglioramento degli interventi, può aiutare a individuare processi che funzionano e farli diventare replicabili in contesti simili, può analizzare risultati e verificare quindi l’impatto. Il 2 dicembre a Padova se ne discuterà insieme a esperti del tema, tra cui Franco Conzato, dell’area di Cooperazione e Sviluppo della Commissione Europea, ed Enrico Materia, dell’Agenzia Italiana per la Cooperazione allo Sviluppo, e si darà ampio spazio a una tavola rotonda a cui sono invitate a partecipare numerose organizzazioni non governative impegnate sul campo, perché portino la propria esperienza in tema di valutazione e possano generare uno scambio proficuo di buone pratiche. Intervistiamo qui di seguito Giorgio Tamburlini, key-speaker della conferenza e direttore del Centro per la Salute del bambino onlus, che ci guida tra i temi principali che saranno affrontati.
far sì che i programmi di aiuto siano più capaci di riflettere e affrontare i bisogni della popolazione. Si aprono qui questioni più ampie sul significato degli aiuti allo sviluppo, per le quali si può solo rinviare a una infinita letteratura in merito 1.
Chi deve fare valutazione?
È difficile valutare se stessi, soprattutto da soli. È quindi il caso che le attività di valutazione siano condotte da chi ne ha esperienza e competenza, o per lo meno pianificate e supervisionate da chi non ha potenziali conflitti di interesse con i progetti o programmi oggetto di valutazione, quindi da persone o organizzazioni esterne ai protagonisti del programma o progetto. Questo pone dei problemi: da una parte implica ovviamente costi, che non sempre sono sostenibili da piccole organizzazioni; dall’altra rischia di escludere dalla riflessione critica chi sta in prima linea a erogare servizi, che può essere indotto ad “adattarsi” ai criteri di valutazione, facendo attenzione più a questi che alle finalità del programma, o a sentirla come una attività esterna, burocratica, e a temerne i responsi per preoccupazioni di sopravvivenza della propria organizzazione e del proprio lavoro. Esistono tuttavia, se ci si vuole impegnare a sviluppare una cultura della valutazione della propria organizzazione, anche vie più complesse, che limitano la necessità di una presenza esterna, senza eliminarla, sviluppando forme partecipative che hanno il vantaggio di lasciare traccia all’interno dell’organizzazione e delle singole persone.
Perché diffondere la “cultura della valutazione”? Significa che manca? E chi ne beneficia?
Si valuta, essenzialmente, per capire come far meglio le cose, quando è opportuno non farle o intraprenderne delle altre. Nel panorama internazionale degli aiuti allo sviluppo pare non ci sia molta attenzione a “crescere” culturalmente oltre che tecnicamente e organizzativamente, cosa che non può che avvenire attraverso una attività di riflessione attenta, sia come organizzazioni che come persone singole, su quanto è stato fatto e si sta facendo. Di una attività di valutazione seria, sistematica, fatta in tempi utili a cambiare rotta, se necessario, ne beneficiano tutti, sia i donatori che i beneficiari degli aiuti allo sviluppo. Questi ultimi dovrebbero, tra l’altro, partecipare attivamente alle azioni di valutazione. La loro voce – anche se qui si apre una questione di rappresentanza: chi sono i beneficiari e chi li rappresenta? – è fondamentale per
Fare valutazione nel mondo della cooperazione è una novità? O è una buona pratica esistente e consolidata?
Non è certo una novità. Quando mi sono avvicinato ai temi dell’aiuto allo sviluppo, più di 30 anni fa, già si parlava, e si tentava di fare, una valutazione in itinere e una a fine progetto. Certo, all’inizio dei risultati di queste valutazioni si faceva poco uso, anche perché in molti casi i progetti si esaurivano nel giro di pochi anni e quindi buona parte delle lezioni apprese (quando c’era qualcuno che si preoccupava di trarre delle conclusioni dalle informazioni raccolte) venivano perdute. Ma questo accade anche oggi, quando la valutazione è diventata un must, sono state approvate linee guida e criteri internazionali. Tra questi cito ad esempio quelle pro-
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dotte dal DAC - Development Assistance Committee dell’OCSE, e di cui è stato presentato anni fa un sommario in un volume prodotto dall’OISG - Osservatorio Italiano Salute Globale 1,2.
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stema”, tipicamente quello del sistema sanitario e delle sue varie componenti, ma non solo, il sistema degli stakeholder, dei loro interessi e valori. Idealmente, analisi dei risultati e del processo dovrebbero andare di pari passo: solo la comprensione del perché un determinato risultato è stato ottenuto (o meno) ci consente di valorizzare quel risultato. O quel fallimento.
Cosa si valuta? Processi o risultati?
Faccio ancora riferimento al capitolo sulla valutazione che fa parte del volume dell’OISG. I criteri DAC, ad esempio, per la valutazione degli aiuti allo sviluppo, comprendono: la rilevanza, l’efficacia, l’efficienza, l’impatto, la sostenibilità (Tabella 1). A questi criteri si aggiungevano allora due concetti che si erano venuti imponendo in anni recenti: quello dell’empowerment – definito come il processo attraverso il quale viene aumentata la «capacità degli individui di fare delle scelte e di trasformarle in azioni» e quello dell’armonizzazione, cioè l’allineamento e coordinamento di obiettivi, strategie, moduli logistici tra le varie agenzie. Diciamo la verità: è già molto se si trovano, nella maggior parte dei progetti, valutazioni sui risultati in termini di obiettivi raggiunti e di costi sostenuti. Qualche volta si trovano considerazioni sulla sostenibilità, parola (un po’ meno il concetto) diventata onnipresente negli anni Novanta. Per quanto riguarda la rilevanza e l’impatto, è necessario un approccio multidisciplinare (filosofia, bioetica, economia, se basta…) per farne un’analisi completa. L’Health Impact Assessment 3 è diventata una disciplina specifica, con metodi (ed esperti) dedicati. Quanto alla valutazione del processo, che meglio sarebbe chiamare analisi del processo, è fondamentale per capire esattamente cosa è stato fatto e soprattutto come, e di conseguenza cosa dovrebbe essere fatto di diverso e come diversamente possono essere fatte le cose. Utile a questo proposito il concetto di “Black box” di analisi della causalità, che è stato coniato proprio riguardo gli aiuti allo sviluppo 4. Questa analisi richiede la conoscenza di approcci di “si-
TABELLA / CRITERI DAC PER LA VALUTAZIONE DEGLI AIUTI ALLO SVILUPPO
CRITERI
DESCRIZIONE
RILEVANZA
CORRISPONDENZA AI BISOGNI DEI DESTINATARI DEGLI AIUTI, PRIMA DI TUTTO, E ALLE FINALITÀ (MISSION) DEI DONATORI.
EFFICACIA
MISURA IN CUI GLI OBIETTIVI DEL PROGETTO/PROGRAMMA SONO STATI RAGGIUNTI.
EFFICIENZA
COSTI (DIRETTI E INDIRETTI) SOSTENUTI PER RAGGIUNGERE GLI OBIETTIVI.
IMPATTO
EFFETTI DI BREVE E LUNGO TERMINE, POSITIVI E NEGATIVI CHE IL PROGETTO HA PRODOTTO NEL SISTEMA OVE SI È REALIZZATO IL PROGETTO, QUINDI SU TUTTE LE DIMENSIONI SOCIALI DEL CONTESTO, NON SOLO NELL’AMBITO OGGETTO DI INTERVENTO.
SOSTENIBILITÀ
POSSIBILITÀ CHE LE ATTIVITÀ, E QUINDI GLI EFFETTI, DELL’INTERVENTO SIANO MANTENUTI NEL TEMPO, ANCHE QUANDO L’AIUTO ESTERNO SI ESAURISCE.
E se la valutazione dice che qualcosa non ha funzionato o non ha portato ai risultati attesi?
Be’, allora è evidente che qualcosa va cambiato. Sono vari ancora i fattori di criticità: si fa ancora troppo poco, e male, opera di valutazione; spesso i risultati restano sui tavoli o nelle scansie di qualcuno e non vengono analizzati e discussi dei protagonisti dei progetti, inclusi i beneficiari; infine, si riscontra ancora troppa inerzia nelle diverse organizzazioni, e difficoltà a concepire e realizzare cambiamenti. Tenendo conto di tutto questo, l’eventualità che si cambi rotta per migliorare i risultati – o per dare un significato condiviso ad un progetto – non è frequente.
Come si fa a fare valutazione? E qual è il rapporto tra valutazione e ricerca operativa?
Ci vorrebbe un numero intero, almeno, di Salute e Sviluppo solo per fare una sintesi. Esistono testi, più o meno sacri; articoli e contributi vari. Di fatto, occorre combinare cultura specifica, esperienza, e, non smetterò mai di sottolinearlo, prospettive diverse che solo un gruppo multidisciplinare – e indipendente – può garantire. Quanto al rapporto tra valutazione e ricerca operativa, la differenza sta essenzialmente nel fatto che la valutazione viene fatta su progetti specifici ed è, in linea di massima, destinata a migliorare in itinere il progetto, a ridefinirne obiettivi e strategie, oppure a riformularlo in caso di proroghe o ridefinizione di linee operative e strategie di una organizzazione. La ricerca operativa, che richiede metodi ancora più rigorosi, si propone di produrre conoscenze di possibile valore universale, o comunque di significato più generale di quello prodotto dalla valutazione di singoli progetti. Una valutazione di un progetto, di norma, non viene pubblicata se non sulla letteratura “grigia”. Mentre una buona ricerca operativa deve essere pubblicata su riviste scientifiche.
NOTE 1 Terzo rapporto dell’Osservatorio Italiano sulla Salute Globale, Salute globale e aiuti allo sviluppo. Diritti, ideologie, inganni, Edizioni ETS, 2008. 2 OECD/DAC., Glossary of main terms used in result - based evaluation and management, www.oecd.org 3 www.who.int/hia/en 4 Bourguignon F, Sundberg M. Is Foreign Aid helping? Aid Effectiveness: opening the Black box, in American Economic Review, 2007.
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ESPERIENZE DAL CAMPO VALUTAZIONE DEL PROGRAMMA “PRIMA LE MAMME E I BAMBINI” Una valutazione “misura” l’impatto del programma di Cuamm “Prima le Mamme e i Bambini” in Etiopia: in cinque anni è sensibilmente aumentato l’utilizzo del parto assistito da personale qualificato nei centri sanitari periferici, e si è vista una diminuzione dei parti tradizionali in casa. Indice di una maggiore consapevolezza delle donne rispetto ai servizi sanitari. testo di ⁄ calistus Wilunda ⁄ department of pharmacoepidemioloGy, university of Kyoto - Japan
IL CONTESTO
La mortalità materna in Etiopia si è significativamente ridotta negli ultimi 25 anni: dalle 1250 morti ogni 100.000 nati vivi del 1990 è scesa a 353 nel 2015 1. Passi avanti sono stati fatti anche per la salute infantile, il paese infatti ha raggiunto quanto stabilito dal quarto obiettivo del millennio, riducendo di due terzi, dal 1990 al 2015, la mortalità dei bambini sotto i 5 anni 2. Nonostante questi miglioramenti, la mortalità materna in Etiopia è ancora troppo alta 1 e il numero di morti neonatali è ancora esageratamente grande: il 43% delle morti di bambini sotto i 5 anni riguarda neonati 3. Questi tassi di mortalità elevati sono lo specchio di una copertura carente dei servizi sanitari per mamme e bambini, di una bassa qualità delle cure offerte, della diseguaglianza nell’accesso alle cure. I fattori che limitano l’accesso al parto nel paese sono vari: infrastrutture sanitarie di base inadeguate, carenza di personale qualificato, un sistema di trasporto dai villaggi o dalle zone remote ai centri sanitari ancora troppo debole, una disponibilità limitata di strumentazione, poca motivazione da parte dello staff, una gestione dei servizi fragile 4,5.
IL PROGRAMMA “PRIMA LE MAMME E I BAMBINI”
È in questo contesto che è stato condotto dal 2012 al 2015 il programma di Medici con l’Africa Cuamm per la salute materna e infantile Prima le Mamme e i Bambini, sviluppato in tre distretti (woredas) della South West Shoa Zone, nella regione etiope dell’Oromia. Obiettivi del progetto sono stati il miglioramento e l’incremento dell’accesso alle cure materne e infantili, agendo sul lato della domanda dei servizi sanitari e sull’abbattimento delle barriere di accesso ai servizi stessi. Ci si è focalizzati principalmente sul rafforzamento dei servizi sanitari periferici portando le cure fino alle comunità. Il progetto si è inserito nel sistema sanitario dei distretti coinvolti e nel corso dei 5 anni ha implementato le seguenti attività: Gli uffici sanitari territoriali hanno ricevuto supporto materiale e tecnico; Le dotazioni dei centri sanitari (Health Centers, HCs) sono state rafforzate: questo ha significato la fornitura di materiale medico
per il reparto maternità, la fornitura di pannelli solari e generatori, la disponibilità di acqua corrente. I centri sanitari (HCs) hanno ricevuto una fornitura regolare di materiali di consumo e farmaci, a integrazione di quelli forniti dal governo. Gli operatori sanitari (Health Workers, HWs) sono stati formati sulle cure materne, neonatali e infantili. I membri degli staff dei centri sanitari (HCs) sono stati regolarmente sottoposti a supervisione da parte di esperti. Tutti gli operatori sanitari di comunità (Health Extension Workers, HEWs) hanno preso parte a corsi di aggiornamento e formazione organizzati dal progetto. Il sistema di riferimento è stato consolidato grazie: all’introduzione di un servizio di ambulanza gratuito, alla disponibilità di strumenti di comunicazione con i centri sanitari (HCs) e con l’adeguata formazione degli staff su protocolli internazionalmente riconosciuti. Tutti i costi a carico delle pazienti, inclusi quelli per la gestione delle complicanze ostetriche e neonatali, sono stati rimossi. Sono state realizzate attività di sensibilizzazione delle comunità rispetto alle tematiche della salute materna e infantile attraverso trasmissioni radiofoniche e distribuzione di materiali informativi. Il presente studio ha l’obiettivo di valutare l’efficacia di tre aspetti del programma Prima le Mamme e i Bambini: accesso alle visite pre-natali, parto assistito da personale qualificato, cure post-natali. La valutazione ha inteso stimare i progressi fatti nell’accesso ai servizi materno-infantili nei tre distretti e ha fornito indicazioni per il design e l’implementazione di progetti futuri. Un rapporto completo della valutazione fatta è stato pubblicato nella rivista Reproductive Health 6.
LA METODOLOGIA DI VALUTAZIONE
La valutazione si è basata sulla raccolta dei dati raccolti attraverso due cross-sectional surveys, la prima condotta a febbraio 2013 e la seconda a marzo 2015. Ogni survey ha coinvolto circa 500 donne che avevano partorito nei due anni precedenti nell’area di riferimento del progetto. A ogni donna intervistata è stato chiesto di rispondere a delle domande relative alle cure durante la gravidanza, il parto e il primo
⁄ medici con l’africa cuamm
Sono state definite tre fasce temporali (la prima febbraio 2011luglio 2012, fase precedente al programma; la seconda agosto 2012-dicembre 2013, cioè la fase iniziale del programma; la terza gennaio 2014-marzo 2015, cioè la fase finale del programma). Le donne intervistate sono state assegnate a ciascuna fascia sulla base del mese e dell’anno di parto.
90 80 70 60 50 40 30 20 10 0 Feb-Apr ’11 May-Jul ’11 Aug-Oct ’11 Nov ’11-Jan ’12 Feb-Apr ’12 May-Jul ’12 Aug-Oct ’12 Nov ’12-Jan ’13 Feb-Apr. ’13 May-Jul ’13 Aug-Oct ’13 Nov ’13-Jan ’14 Feb-Apr. ’14 May-Jul ’14 Aug-Oct ’14 Nov ’14-Mar
PERIODI DI INTERVENTO
FIGURA 1 / UTILIZZO DELLE 4 VISITE PRE-NATALI E DEI 3 SERVIZI PRE-NATALI (MISURAZIONE PRESSIONE, ANALISI SANGUE, ANALISI URINE)
PERCENTUALE
periodo di vita del neonato. Sono stati raccolti inoltre i dati sociodemografici. Per riferimenti più precisi sul metodo di raccolta dei dati si rimanda alla pubblicazione 6.
OUTCOMES
Alla survey hanno risposto un totale di 999 donne, la maggioranza di provenienza rurale, sposate, senza un’educazione scolastica. Nel corso del progetto si è registrato un aumento percentuale della consapevolezza delle donne rispetto alle tematiche della salute materna: è aumentato Il numero delle donne capaci di riferire almeno tre segni di gravidanza a rischio; è aumentata la percezione della qualità dei servizi di cura dedicati alla salute materna-infantile; è migliorato l’atteggiamento delle donne rispetto alle cure sanitarie in gravidanza; è aumentato il numero di donne che ha agito in modo attivo per prepararsi alla nascita. Si è registrato un lieve aumento nei tassi di copertura delle quattro visite pre-natali e nella fruizione dei servizi pre-natali somministrati (misurazione della pressione, analisi del sangue, analisi delle urine) e un aumento dei parti assistiti da personale sanitario qualificato. Al contrario non si sono registrati miglioramenti rispetto alle visite post-natali (Figura 1). L’aumento maggiore si è registrato nei parti assistiti da personale qualificato, dato “trainato” dall’aumento dei parti nei centri di salute perife-
3 servizi pre-natali
FIGURA 2 / TREND LUOGHI DI PARTO
90 80 70 60 50 40 30 20 10 0 Feb-Apr ’11 May-Jul ’11 Aug-Oct ’11 Nov ’11-Jan ’12 Feb-Apr ’12 May-Jul ’12 Aug-Oct ’12 Nov ’12-Jan ’13 Feb-Apr. ’13 May-Jul ’13 Aug-Oct ’13 Nov ’13-Jan ’14 Feb-Apr. ’14 May-Jul ’14 Aug-Oct ’14 Nov ’14-Mar
RISULTATI PRINCIPALI
4 visite pre-natali
PERCENTUALE
La valutazione ha considerato 4 elementi principali: 1) aver fruito di almeno 4 visite pre-natali da parte di un operatore sanitario; 2) aver ricevuto i tre servizi di base durante la gravidanza, cioè misurazione della pressione, analisi del sangue, analisi delle urine; 3) aver partorito con l’assistenza di un operatore qualificato; 4) aver ricevuto una visita post-natale nei sette giorni successivi al parto, effettuata da un medico o da un operatore sanitario. Gli indicatori di outcome sono stati elaborati graficamente. Sono stati rilevati i cambiamenti apportati dal progetto per ciascun outcome, considerando l’età della donna, il luogo di residenza, il quintile di appartenenza sociale e marcatori culturali quali il grado di istruzione della donna e del partner e l’appartenenza religiosa.
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parti in casa
parti in ospedale
parti in centri sanitari periferici
rici (Figura 2). Nei centri di salute periferici, infatti, i parti sono passati dal 7,3% della fase precedente al programma al 35,6% nell’ultimo periodo di intervento. Dopo aver preso in considerazione i fattori socio-demografici, si è riscontrato che nell’ultima parte di programma la probabilità che le donne avessero ricevuto le 3 componenti dei servizi pre-natali è stata circa il doppio ri-
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spetto all’inizio. Nella fase finale del programma, è aumentato di 5 volte il numero di donne che ha usufruito di un parto assistito da personale qualificato rispetto ai dati della fase precedente al programma. L’aumento nell’utilizzo di visite pre-natali non si può considerare ancora statisticamente significativo.
DISCUSSIONE E CONCLUSIONI
In generale il progetto ha contribuito a rafforzare il sistema sanitario, ma ancora molto deve essere fatto. Il progetto si è focalizzato principalmente sui centri di salute periferici perché la qualità delle cure negli ospedali è stata ritenuta già soddisfacente. Le donne che si rivolgono al centro di salute periferico sono in generale più povere, spesso provenienti da zone rurali 7, perciò possiamo affermare che un programma come quello presentato contribuisce alla riduzione delle diseguaglianze in salute. Il fatto che il progetto non abbia contribuito a migliorare l’utilizzo delle visite post-natali rende evidente la necessità di fornire il servizio non solo in questo contesto ma nell’intero territorio etiope. Nei tre distretti in cui si è svolta la ricerca le donne con parti senza
complicazioni sono di solito dimesse dopo 6 ore, e di solito non riescono a tornare al centro di salute o all’ospedale per qualche giorno a causa di motivi familiari e geografici. Per facilitare l’utilizzo della visita post-natale nel 2012 il Governo Etiope ha adottato una strategia “mista”, che univa un approccio comunitario a quello del servizio offerto, coinvolgendo il servizio degli operatori sanitari di comunità (HEWs). Nonostante ciò, una survey condotta nel 2014 ha mostrato che solo lo 0,8% delle donne dell’Oromia ha ricevuto la visita postnatale dell’operatore entro i 2 giorni dopo il parto 8. È necessario dunque un impegno maggiore per trovare una strategia più efficace. Il limite principale di questo lavoro di valutazione è stato quello di non poter contare su dati ed elaborazioni precedenti sull’uso dei servizi. In Etiopia si assiste in generale a un miglioramento delle cure materne e infantili nell’intero paese e lo confermano i dati nazionali. Per esempio il ricorso a parto assistito ha registrato un aumento dal 10% del 2011 al 16% del 2014 3,8. In questo senso il progetto qui valutato mostra un impatto fortemente positivo: negli anni di intervento i parti assistiti da personale qualificato sono raddoppiati, assicurando quindi un ulteriore miglioramento rispetto al trend nazionale.
NOTE 1 WHO, UNICEF, UNFPA, World Bank Group, UNPD. Trends in maternal mortality: 1990 to 2015: estimates by WHO, UNICEF, UNFPA, World Bank Group and the United Nations Population Division. Geneva: World Health Organization; 2015. 2 UNICEF, WHO, World Bank Group, United Nations. Levels & Trends in Child Mortality: Estimates Developed by the UN Inter-agency Group forbChild Mortality Estimation. New York, USA: United Nations Children's Fund; 2015. 3 UNICEF, World Health Organization. Countdown to 2015: Fulfilling the health agenda for women and children, the 2014 report. WHO, Geneva. 2014. 4 Ministry of Finance and Economic Developement, United Nations Ethiopia. Assessing progress towards the Millenium Development Goals: Ethiopia MDGs report 2012 United Nations Development Program, Addis Ababa. 2012.
5 Federal Ministry of Health. Ethiopia Health Sector Development Program III 2005/06 – 2010/11: Mid-Term Review. Addis Ababa: FMoH; 2008. 6 Wilunda C., Tanaka S., Putoto G., Tsegaye A., Kawakami K. Evaluation of a maternal health care project in South West Shoa Zone, Ethiopia: before-and-after comparison. Reprod Health, 2016. 7 Wilunda C., Quaglio G., Putoto G., Takahashi R., Calia F., Abebe D. et al. Determinants of utilisation of antenatal care and skilled birth attendant at delivery in South West Shoa Zone, Ethiopia: a cross sectional study. Reprod Health, 2015 8 Central Statistical Agency [Ethiopia]. Ethiopia Mini Demographic and Health Survey 2014. Addis Ababa, Ethiopia: Central Statistical Agency; 2014.
⁄ medici con l’africa cuamm
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APPROFONDENDO NUTRIAMO LI: IL NUOVO PROGRAMMA CUAMM Dopo i buoni risultati ottenuti dai primi cinque anni del programma “Prima le Mamme e i Bambini”, Medici con l’Africa Cuamm lancia un nuovo progetto di intervento, che coinvolge tutti e sette i paesi in cui opera. La nutrizione è il cuore del programma con un’attenzione ai primi 1000 giorni di vita: dalla gravidanza allo svezzamento per prendersi cura di mamme e bambini. testo di ⁄ Giovanni putoto ⁄ medici con l’africa cuamm
È stato lanciato il 5 novembre a Padova, davanti al Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, il nuovo programma di Medici con l’Africa Cuamm per il prossimo quinquennio. Si chiamerà Nutriamoli e andrà a integrare il lavoro fatto nei precedenti cinque anni a favore della salute materno-infantile. Le mamme e i bambini restano al centro, ma allargheremo la cura a un arco di tempo più esteso: 1000 giorni, dalla gravidanza fino ai 2 anni circa, quando lo svezzamento è completo e il bambino ha maturato una fetta molto importante del proprio sviluppo fisico e mentale. I primi mille giorni di vita, considerando anche i nove mesi di gravidanza, rappresentano una fase delicata e fondamentale per lo sviluppo: la carenza di cure può determinare deficit e disabilità per l’intera vita. In questo senso a giocare un ruolo fondamentale è la nutrizione. Il problema della malnutrizione è esteso e non nuovo. In Africa 1 bambino ogni 3 con meno di 5 anni di vita è denutrito e in alcuni paesi anche 1 donna incinta su 3 è malnutrita. Le cause sono molteplici: a livello familiare non è garantito l’accesso a cibo di qualità, le condizioni fisiche e mentali della madre sono fragili a causa dello stress e della violenza domestica, l’ambiente igienico è carente; a livello di contesto carestie, insicurezza, politiche economiche inique e assenza di reti di protezione sociale fanno il resto. Tutto ciò determina conseguenze drammatiche e correlate tra loro: il 45% delle morti infantili sotto i 5 anni sono associate a malnutrizione così come il 20% delle morti materne sono correlate all’anemia gravidica. I bambini che sopravvivono hanno uno sviluppo compromesso con deficit complessivo di tipo cognitivo, motorio, sociale-emozionale; da adulti tendono a sviluppare malattie croniche e trasmettere alle progenie i loro stessi problemi. Il danno economico della malnutrizione si riversa sia sul reddito individuale che è quasi un terzo inferiore rispetto a quello dei loro coetanei e sull’economia del paese con una perdita del Prodotto Interno Lordo valutata dalla Banca Mondiale tra il 4-10%. Oggi, però, ci sono interventi innovativi che possono aiutare ad aggredire la malnutrizione puntando sulla prevenzione e il trattamento dell’anemia gravidica, sull’allattamento precoce ed esclusivo e sulla cura della malnutrizione acuta e cronica. Questi interventi sono molto efficaci, anche dal punto di vista economico: investendo 1 dollaro per l’allattamento la società beneficia di 35 dollari, a 1 euro investito per l’anemia gravidica corrispondono 12 euro “guadagnati”. È chiaro che il guadagno di cui si parla va cercato nella salute delle persone, nella loro capacità di lavorare e generare quindi una crescita del paese. È in questo quadro che si inserisce la nuova sfida di Medici con l’Africa Cuamm nel prossimo quinquennio (2017-2021). Questa seconda fase del progetto “Prima le Mamme e i Bambini” continuerà a garantire assistenza al parto e al neonato e allo stesso tempo mira a fornire prestazioni nutrizionali (esempio micronutrienti) ed educazione alimentare sia durante la gravidanza che nel bambino dalla nascita fino ai due anni di età. L’aspetto della nutrizione sarà dunque il punto cruciale nel nuovo programma che concretamente interesserà dieci ospedali e dieci distretti in tutti e sette i paesi in cui opera il Cuamm, per un bacino di utenza di circa 3 milioni di persone. I nostri obiettivi saranno quelli di curare almeno 10.000 bambini affetti da malnutrizione acuta grave e seguire 50.000 bambini nella crescita per contrastare la malnutrizione cronica. Gli interventi si svilupperanno nella direzione del rafforzamento del sistema sanitario locale, integrando le attività e i servizi a livello comunitario, di rete sanitaria periferica e di ospedale. Fondamentale sarà l’investimento sulle risorse umane locali tramite la formazione continua e l’assistenza che sarà provvista da personale specializzato, in modo che madre e bambino possano ricevere prestazioni sanitarie, nutrizionali e sociali efficaci e durature. Innovazione, valutazione e ricerca in partnership con università, centri di ricerca e sviluppo e imprese aiuteranno a capire quali strumenti, a partire dalle risorse locali, sono efficaci per dare continuità e sostenibilità al programma medesimo.
BIBLIOGRAFIA Maternal and Child Nutrition series, Lancet 2013. Early Child Development series, Lancet 2016. Investment Framework for Nutrition, World Bank 2016.
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RASSEGNA LE SFIDE DI CUAMM IN MOZAMBICO Nonostante le previsioni di un rapido sviluppo economico del paese, gran parte della popolazione mozambicana vive ancora in condizioni di estrema povertà. Qui Medici con l’Africa Cuamm opera con interventi mirati alla cura della salute di mamme e bambini e alla formazione di nuovi medici mozambicani. testo di ⁄ michela romanelli e claudio beltramello ⁄ medici con l’africa cuamm
In seguito alla scoperta di giacimenti di gas nel nord del Paese nel 2011, il Mozambico ha vissuto gli ultimi anni nell’aspettativa di uno sviluppo vertiginoso. Che per la maggiore parte della popolazione non è mai arrivato. 180esimo su 188 paesi secondo i criteri dell’Indice di Sviluppo Umano, il paese ha una duplice faccia: cresce molto in fretta per il 20% della popolazione (si pensi che il PIL negli ultimi 10 anni è aumentato in media del 7% per anno), avanza lentamente o addirittura in controtendenza per oltre il 50% delle persone, che si ritrovano a vivere sotto la soglia della povertà. Indipendente dal Portogallo dal 1975, il Mozambico sta ancora soffrendo le conseguenze del conflitto civile durato 16 anni e terminato nel 1992 e nell’ultimo anno ha vissuto una profonda crisi: la siccità della fine del 2015; l’acuirsi delle ostilità fra i due partiti politici contrapposti – Frelimo e Renamo – iniziate in maniera circoscritta, ma poi estesesi a varie province del paese con la conseguente crescita di sfollati interni e di rifugiati in Malawi durante la prima metà del 2016 1; la svalutazione della moneta locale e il ritiro degli appoggi internazionali in seguito alla scoperta di debiti contratti e non dichiarati. Il galoppante sviluppo che aveva travolto la città di Pemba, nella Provincia di Cabo Delgado, dove sono stati trovati nel 2011 i giacimenti di gas al largo della costa a pochi chilometri dalla Tanzania, la costruzione di hotel di lusso e l’inizio di attività di ricezione di turisti ha subito una drastica battuta di arresto con la diminuzione del costo del petrolio. Nell’ultimo anno il potere di acquisto si è abbassato drammaticamente: il riso ha raddoppiato il suo prezzo nel mercato e ora per acquistarne una quantità sufficiente per il consumo mensile di una famiglia media bisogna “investire” metà del salario base. Nonostante il Mozambico venga comunque identificato come uno dei paesi africani con maggior possibilità di sviluppo economico, le condizioni di vita per la maggior parte del paese non
NOTE 1 Circa 2.500 rifiugiati riportati fino al mese di luglio, Al Jazeera. 2 Dati del Demographic Health Survey (DHS), 2011.
sono affatto mutate, in particolare per la fetta di popolazione più fragile rappresentata dalle mamme e dai bambini. La mortalità infantile entro il primo anno di vita è di 75 per 1000 nati vivi (in Italia 3,3) e quella materna di circa 500 su 100.000 nati vivi (in Italia 4). I servizi ospedalieri e il numero del personale sanitario sono insufficienti a coprire adeguatamente il territorio e gran parte delle donne in gravidanza non hanno la possibilità di accedere alle cure mediche. Ed è proprio qui che Medici con l’Africa Cuamm, presente in Mozambico dal 1978, ha iniziato nel 2016 un progetto di attenzione alla madre e al neonato nell’Ospedale provinciale di Pemba e in quelli dei distretti più importanti, nei centri di salute e nelle comunità, attraverso la formazione alle matrone sull’attenzione al neonato e al riconoscimento dei segnali di pericolo. La Provincia di Cabo Delgado ha gli indicatori di salute tra i peggiori del paese, con una mortalità materna di 822 morti su 100.000 nati vivi, una mortalità infantile e neonatale rispettivamente di 82/1.000 e 35/1.000 e livelli di malnutrizione cronica infantile del 43% 2. E nella sua capitale, dove restano in piedi gli scheletri di palazzi in costruzione e dove si respira l’illusione di un mancato sviluppo, la risposta di Medici con l’Africa Cuamm è quella di costruire la “più moderna neonatologia del Paese” (verrà inaugurata il prossimo 21 dicembre) che sarà sia sede di referenza per i neonati più gravi dell’intera provincia, sia punto di riferimento per la formazione del personale che opera negli ospedali e nei centri di salute periferici. Oltre alle avanzate tecniche di rianimazione e assistenza neonatale saranno promosse pratiche semplici ma di enorme impatto per la salute dei neonati come il contatto pelle a pelle post nascita, la tecnica della madre canguro per i bambini prematuri, l’uso di cappellini e scarpette di lana per prevenire l’ipotermia. Un luogo dove coltivare le speranze e dare un contributo per il futuro di questo meraviglioso paese.
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ETIOPIA: TERRA DI CRISI UMANITARIA E ALIMENTARE L’Etiopia è messa a dura prova da una delicata situazione politica e umanitaria, causata da ingenti ondate migratorie e da una crisi alimentare senza precedenti. È qui che Medici con l’Africa Cuamm opera per la cura della salute materna-infantile e il trattamento dei casi di malnutrizione presenti nel paese. testo di ⁄ serena menoZZi ⁄ medici con l’africa cuamm
Lungo le rotte delle diseguaglianze, l’Etiopia rappresenta un paradigma di complessità, tra crescita economica a doppia cifra e protratte crisi umanitarie. Il paese non è nuovo all’emergenza, sia essa politica o di carattere umanitario. Con quasi 100 milioni di abitanti, l’Etiopia si trova in una posizione geograficamente “scomoda” condividendo i confini con Sud Sudan, Eritrea, Somalia, stati “falliti”, paesi collassati e perennemente scossi da conflitti interni. L’Etiopia è pertanto il paese africano che ospita il più alto numero di rifugiati, occupando il 5° posto a livello mondiale, dopo Turchia, Libano, Pakistan, Iran 1. Al 30 settembre 2016 UNCHR segnala la presenza di 761.302 rifugiati e richiedenti asilo 2, di cui il 39,5% proviene dal Sud Sudan, quasi interamente ospitati presso i campi rifugiati della regione di Gambella: 1 abitante su 3 della popolazione è un rifugiato. La condizione complessiva è estremamente delicata se si aggiunge anche il fatto che il paese sta fronteggiando una delle più gravi crisi alimentari e umanitarie degli ultimi decenni. I tragici effetti della grave siccità dovuta al fenomeno climatico El Niño, e le successive ondate di alluvioni e inondazioni, hanno messo in ginocchio nell’ultimo anno il settore agro-pastorale del paese, con gravissime conseguenze per la sopravvivenza di milioni di persone: 9,7 milioni di etiopi necessitano di aiuti alimentari 3, 400.000 sono i bambini affetti malnutrizione acuta severa, 2,3 milioni i bambini affetti da malnutrizione acuta moderata 4. È in questo contesto di crisi ricorrenti che Medici con l’Africa Cuamm opera in Etiopia, nelle aree di South Omo e South West Shoa. Di fronte allo stato di estrema fragilità in cui riversa il paese, sono tre i tipi di intervento promossi da Cuamm non solo a livello ospedaliero, ma che mirano a coinvolgere anche le comunità locali. Nella regione del South West Shoa accanto alle attività di cura
della salute materna-infantile, il Cuamm sta conducendo un programma di assistenza ai bambini affetti da malnutrizione acuta severa (SAM - Severe Acute Malnutrition) presso il reparto di Pediatria dell’Ospedale di St. Luke, a Wolisso. Nel 2015 Sono stati 495 i bambini ricoverati per malnutrizione grave, la maggior parte di questi collocati nella fascia 0 - 2 anni. Allo stesso tempo, si cerca di rafforzare maggiormente il sistema sanitario dell’intero distretto, migliorando il collegamento e l’efficienza dei tre livelli di assistenza sanitaria: dalla comunità alla rete sanitaria periferica, all’ospedale centrale di zona. Nella regione del South Omo, invece, l’intervento del Cuamm assume un aspetto differente, ma altrettanto fondamentale. La regione è popolata per lo più da gruppi nomadi e isolati, che vivono in una costante situazione di emergenza alimentare. Qui la sfida è rappresentata dalle numerose difficoltà culturali che ostacolano lo sviluppo e il rafforzamento del sistema sanitario: la maggior parte delle donne, infatti, continua a partorire nelle case per rispetto delle tradizioni secolari. La priorità diventa dunque quella di incrementare interventi a livello comunitario e garantire assistenza a madri e bambini in un contesto povero e resiliente e tenendo in considerazione la cultura locale 5. Il terzo tipo di intervento che Medici con l’Africa Cuamm si propone di attivare nei prossimi mesi riguarda invece la regione di Gambella, zona di transito per migliaia di profughi. Lo scopo sarà quello di implementare un sistema sanitario e di assistenza che sappia rispondere ai bisogni sia della popolazione residente in loco, sia dei rifugiati provenienti dai paesi limitrofi e stipati in accampamenti improvvisati. Il lavoro di Medici con l’Africa Cuamm in Etiopia non è facile, ma l’adozione di diversificate priorità di intervento diventa un aspetto prezioso e fondamentale per raggiungere comunità estremamente fragili e troppo spesso dimenticate.
NOTE 1 UNHCR, Global Trend. Forced Displacement in 2015. 2 Refugees and Asylum-seekers – ETHIOPIA as of 30 September 2016. 3 OCHA Weekly Humanitarian Bulletin Ethiopia, 24 October 2016. 4 ETHIOPIA Humanitarian Requirements Document - MID-YEAR REVIEW, August 2016
5 I. Micheli, Assesing the socio cultural and traditional factors affecting the MNCH service utilization, pregnant and newborns feeding practices in Hamar and Daasanach Districts oh South OmoZone - Final Report, Università diTrieste, 2016.
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MEDICI CON L’AFRICA CUAMM Nata nel 1950, Medici con l’Africa Cuamm è la prima ong in campo sanitario riconosciuta in Italia (in base alla Legge della cooperazione del 1972) e la più grande organizzazione italiana per la promozione e la tutela della salute delle popolazioni africane. Realizza progetti a lungo termine in un’ottica di sviluppo, intervenendo con questo approccio anche in situazioni di emergenza, per garantire servizi di qualità accessibili a tutti.
STORIA In 64 anni di storia: 1.569 sono le persone inviate nei progetti: di queste 422 sono quelle ripartite una o più volte; 1.053 gli studenti ospitati nel collegio: di questi 688 italiani e 280 provenienti da 34 paesi diversi 163 i programmi principali realizzati in collaborazione con il Ministero degli Affari esteri e varie agenzie internazionali; 217 gli ospedali serviti; 41 i paesi d’intervento; 5.021 gli anni di servizio effettuati, con una media di 3 anni per ciascuna persona inviata.
ISTANTANEA Medici con l’Africa Cuamm è attualmente presente in Angola, Etiopia, Mozambico, Sierra Leone, Sud Sudan, Tanzania, Uganda con: 42 progetti di cooperazione principali e un centinaio di micro-realizzazioni di supporto, con i quali appoggia: • 16 ospedali • 34 distretti (per attività di sanità pubblica, assistenza materno-infantile, lotta all’Aids, tubercolosi e malaria, formazione) • 3 scuole infermieri • 2 università (in Mozambico ed Etiopia). 180 operatori internazionali: 125 medici, 12 sanitari, 23 amministrativi, 7 logisti.
IN EUROPA Medici con l'Africa Cuamm è attiva da anni anche in Europa nella realizzazione di progetti di sensibilizzazione e formazione sui temi dell’equità e della cooperazione sanitaria internazionale. In particolare, lavora in network con Università, ong e istituzioni per creare una società italiana ed europea cosciente del valore della salute quale diritto umano fondamentale e componente essenziale per lo sviluppo.
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L’AFRICA DEI BISOGNI OGNI ANNO NELL’AFRICA A SUD DEL SAHARA: 4,5 milioni di bambini muoiono prima di aver compiuto cinque anni, per malattie prevenibili e curabili a basso costo; 1,2 milioni di neonati muoiono nel primo mese di vita per mancanza di cure; 265 mila donne perdono la vita per cause legate alla gravidanza e al parto.
Medici con l’Africa Cuamm si impegna in
SIERRA LEONE SUD SUDAN ETIOPIA UGANDA TANZANIA ANGOLA MOZAMBICO per portare cura e aiuto a queste donne e ai loro piccoli. Aiutaci in questa che è una guerra dimenticata e silenziosa.
Con 15 euro puoi assicurare il trasporto in ambulanza a una donna in travaglio. Con 25 euro garantisci una cura nella prevenzione della trasmissione dell’Hiv da madre a figlio. Con 40 euro dai un parto assistito a una mamma. Con 80 euro finanzi un corso di formazione di una settimana per un’ostetrica.
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rivista quadrimestrale di cooperazione e politica sanitaria internazionale dicembre 2016 — n° 74 www.mediciconlafrica.org