Dipartimento di Scienze della Vita e dell’Ambiente Corso di Laurea in Scienze Biologiche Insegnamento di Bioetica Dott. Massimiliano Marinelli
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Introduzione
all’Etica della Biotecnologia Aspetti epistemologici, sociali, giuridici
Insegnamento di Bioetica
A cura di
Massimiliano Marinelli Progetto grafico e impaginazione
Jacopo Sabbatinelli
Logo “Medicina Narrativa� realizzato da
Andrea Brasili
Per maggiori informazioni
http://fb.me/Marinellibioetica postamarinelli@gmail.com
v. 1.0 del 10.03.2014 ad uso esclusivo degli Studenti
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Introduzione all’etica della Biotecnologia
Aspetti epistemologici, sociali, giuridici Nella precedente lezione la Biotecnologia era stata definita come Paradigma e come Apparato e secondo tali caratteristiche si era sottolineato come essa permeasse l’intera società, sino a poter definire la nostra come l’età della Biotecnologia. Per dare conto di tale affermazione, prenderemo in considerazioni alcuni aspetti della Biotecnologia: epistemologici, sociali, giuridici che hanno avuto un grande impatto nel modo di fare scienza e che hanno disegnato nuovi scenari di mercato e inaugurato differenti punti di vista morali nella società.
Aspetti epistemologici della Biotecnologia Seppure la Biotecnologia sia innanzitutto sia una impresa tecnologica, comunemente non si presta una grande attenzione alla logica scientifica che la guida. Sarebbe invece molto interessante chiedersi se Il modo scientifico con il quale la Biotecnologia conduce le sue ricerche e trova le sue applicazioni presenti delle caratteristiche particolari che lo iscrivono ad una determinata filosofia della scienza oppure no? Per rispondere a questa domanda dovremo compiere una seppure rapida incursione nei territori della filosofia della scienza. Infatti, il termine logica della ricerca scientifica rinvia, se non altro per assonanza, al classico di Popper: Logica della scoperta scientifica, nel quale il filosofo ha esposto la sua teoria.
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In questo contesto, utilizzeremo il linguaggio della filosofia della scienza per verificare se, attualmente, il lavoro scientifico percorra le strade moralmente neutre della ricerca della conoscenza, o, piuttosto, segua i percorsi dell’interesse economico-commerciale che devono essere sottoposti a controllo etico e sociale. Le domande che dobbiamo porci sono: 1.
Qual è l’idea che sta alla base di una scoperta scientifica? Questa idea fa parte di una pura intuizione dello scienziato, ovvero viene proposta come piano di ricerca da fattori esterni?
2.
Qual è il percorso scientifico della realizzazione o della verifica della idea? Quali sono i gradini che devono essere percorsi prima di giungere all’obiettivo prefissato, sia esso la formulazione di una teoria scientifica ovvero la messa in commercio di una Biotecnologia?
A che livello del processo scientifico entra (se mai entra) l’etica? In altre parole la riflessione etica è esterna o interna alla scienza. L’induzione è una concatenazione di proposizioni che va da molte asserzioni particolari ad una proposizione universale. Il metodo induttivo parte dai fatti, per approdare alle ipotesi e alle teorie. Ma quali sono i fatti che possono essere accettati dalla scienza e portano alla elaborazione di teorie scientifiche, che presumono di spiegare la realtà?
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Secondo
l’induttivismo,
l’intero
della
scientificità è
rappresentato
dall’esperienza: quindi saranno accettate dalla comunità scientifica solo quelle proposizioni che descrivono fatti che possono essere accertati dall’esperienza. Il rigore scientifico dell’induttivismo è stretto: si esclude dall’ambito del discorso razionale, che è l’unico linguaggio possibile per la scienza, ogni proposizione che avanzi la pretesa di parlare di qualcosa che non sia riconducibile al contatto diretto con la datità effettuale, con la concretezza dei fatti empirici. Domani pioverà è una previsione sensata perché potrà essere verificata dall’esperienza; l’asserzione: dopo la morte c’è un’altra vita è, per Ayer, del tutto priva di senso. Il criterio per mettere alla prova l’autenticità di quelle che si presentano come affermazioni di fatto è, quindi, il criterio di verificabilità. Un enunciato è significativo in senso fattuale per qualunque dato individuo, se e solo se quest’ultimo sa come verificare la proposizione che l’enunciato si propone di esprimere 1. Il criterio di verificabilità, proposto da Ayer, è sottoposto ad una dura critica dal filosofo della scienza R. Popper.
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Ayer A. J., Linguaggio verità e logica, Feltrinelli, 1987, 13
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Popper 2 afferma che il principio di verificabiltà: a)
è un principio “criptometafisico” che in nome della scienza condanna aprioristicamente il senso di qualsiasi altro discorso 3;
b) esso stesso non è verificabile. Inoltre, il compito dell’esperienza non è quello di verificare le proposizioni della filosofia della scienza. L’esperienza, infatti, presenta sempre dati particolari e individuali e non può verificare proposizioni universali e individuali come quelle che la scienza ha la pretesa di enunciare. Se il principio di verificazione non vale, si deve pur trovare un criterio in base al quale demarcare la scienza dalle altre cose. Popper, quindi, tenta di indicare un insieme di criteri che permettano di distinguere le proposizioni di carattere scientifico da quelle che competono ad ambiti differenti da quello specifico della scienza. Se l’esperienza non è in grado di verificare proposizioni universali, essa, tuttavia è capace di falsificare tali proposizioni.
Popper K.R., Logica della scoperta scientifica, Einaudi, Torino 1970 Successivamente ci riferiremo a questo testo per valutare il pensiero popperiano. 3 CFR Reale G. Antiseri D., Il pensiero occidentale dalle origini ad oggi, La Scuola Brescia 1984 vol. III° 728 2
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L’asserzione universale: tutti i cigni sono bianchi non potrà mai essere verificata dall’esperienza per quanto possano essere numerosi i casi di cigni bianchi che abbiamo osservato. È invece sufficiente un solo fatto contrario, un solo cigno nero, per mostrare la falsità di una proposizione universale. La falsicabilità diviene, quindi, per Popper il criterio di demarcazione che ci mette in grado di distinguere tra le proposizioni che appartengono alla scienza e quelle non scientifiche. Un sistema di asserzioni dovrà essere considerato scientifico solo là dove risulti falsificabile (almeno in linea di principio) dall’esperienza. Le asserzioni, che non possono essere falsificate, non rientrano nel linguaggio scientifico; tali asserzioni possono essere vere, ma non esprimono la verità scientifica. La scienza empirica, quindi, nello scenario proposto da Popper procede per congetture e confutazioni. Secondo un punto di vista popperiano le teorie scientifiche sono reti 4i per catturare quello che noi chiamiamo mondo, per razionalizzarlo, per spiegarlo, per dominarlo. Ma come nasce e viene controllata una teoria?
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Sotto il titolo Logica della scoperta scientifica compare la frase di Novalis: ….le teorie sono reti: solo chi li butta pesca.
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Popper fa una netta distinzione tra il processo che consiste nel concepire una nuova idea, e i metodi e i risultati dell’esaminarla logicamente. Non esiste nessun metodo logico per avere nuove idee, e nessuna ricostruzione logica di questo processo 5, ma ogni scoperta contiene un’intuizione creativa. Da una nuova idea, quindi, avanzata per tentativi e non ancora giustificata in alcun modo, si traggono conclusioni per mezzo della deduzione logica. In un secondo tempo queste conclusioni vengono confrontate l’una con l’altra, e con altre asserzioni rilevanti, in modo da trovare quali relazioni logiche (come equivalenza, derivabilità, compatibilità o incompatibilità) esistano tra esse 6. Nell’ambito del controllo di una teoria, quindi, per primo viene il confronto logico delle conclusioni tra loro: confronto per mezzo del quale si controlla la coerenza interna del sistema. In secondo luogo avviene l’indagine della forma logica della teoria il cui scopo è determinare se la teoria è scientifica (oppure, per esempio, sia tautologica). In terzo luogo avviene il confronto con altre teorie, il cui scopo principale è determinare se la teoria costituisca un progresso scientifico, nel caso che sopravviva ai vari controlli a cui l’abbiamo sottoposta.
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Popper K.R., Logica della scoperta scientifica, Einaudi, Torino 1970, 11 Popper K.R., Logica della scoperta scientifica, Einaudi, Torino 1970, 12
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Infine c’è il controllo della teoria, condotto mediante le applicazioni empiriche delle conclusioni che possono essere derivate da essa. Lo scopo di questo ultimo tipo di controllo è scoprire sino a che punto le nuove conoscenze della teoria vengano incontro alle richieste della pratica, anche quelle che derivano dalle applicazioni tecnologiche 7. La verifica della teoria. Anche la procedura dei controlli della teoria rivela il suo carattere deduttivo: dalla teoria si deducono certe asserzioni singolari che possiamo chiamare predizioni, che possono essere controllate con facilità. Il controllo di tali predizioni mette alla prova la teoria, che, se verificata, ha temporaneamente superato il controllo, mentre se le predizioni sono state falsificate, allora la loro falsificazione falsifica anche la teoria da cui le conclusioni sono state dedotte logicamente. Finché una teoria affronta con successo controlli dettagliati e severi e, nel corso del progresso scientifico non è scalzata da un’altra teoria, possiamo dire che “ha provato il suo valore” o che è stata “corroborata” dall’esperienza passata 8. L’attività dello scienziato, quindi, consiste nell’invenzione/proposta di teorie esplicative della realtà nei confronti delle quali egli cercherà di scovare
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Popper K.R., Logica della scoperta scientifica, Einaudi, Torino 1970, 12 Popper K.R., Logica della scoperta scientifica, Einaudi, Torino 1970, 13
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elementi atti alla loro confutazione, allo scopo di sostituirle con altre teorie che si dimostrino, almeno provvisoriamente più adatte a spiegare la realtà. Nessuna teoria scientifica potrà mai essere considerata al sicuro, ma dovrà essere sottoposta a controlli tendenti alla sua confutazione. È questa la condizione dello scienziato: inseguire la verità, non avendo mai modo di sapere se la ha raggiunta o meno, non esistendo alcun criterio generale di verità. La fallibilità dell’uomo, e dell’uomo di scienza in particolare, non deve far cadere nel relativismo o nello scetticismo. La tesi che la conoscenza è congetturale non ci autorizza alla scelta casuale o arbitraria di una teoria rispetto ad un’altra, anzi impone il rispetto della ragione come fondamento dell’attività della scienza e la demarcazione tra scienza e pseudoscienza è il primo passo per dare una versione razionale della crescita della conoscenza. Anche la teoria popperiana, però, incontra delle difficoltà quando deve essere applicata nella realtà della ricerca scientifica. Nell’attribuire il valore di verità “falso” a una particolare asserzione invece che a un’altra, è sempre implicito un elemento di “libera scelta”. Perché alcuni scienziati credono che gli esperimenti cruciali siano positivi e verificanti invece che negativi e falsificanti? Come si può, quindi, rendere conto razionalmente del cambiamento di una teoria e con quali criteri giudicare tale cambiamento?
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Negli ultimi anni questi interrogativi hanno portato allo studio della storia della filosofia della scienza con lo scopo di inserire le teorie scientifiche in uno scenario sociologico capace di rispondere agli interrogativi suddetti. Kuhn 11Secondo Kuhn, i caratteri principali della storia delle varie scienze sono: In ogni scienza si ha un cosiddetto periodo “preparadigmatico” nel quale si accumulano fatti in modo quasi casuale, senza riferimento ad alcun piano o ad alcuna struttura teorica accettata. Nello stato preparadigmatico possono esserci varie scuole di pensiero in concorrenza tra loro, nessuna delle quali è universalmente accettata. In modo graduale un sistema teorico comincia ad essere accettato da un numero sempre maggiore di persone, e in questo modo viene stabilito il primo paradigma della disciplina. Il termine paradigma è centrale nella filosofia di Kuhn, ma viene definito in molti modi: Masterman ne ha contati almeno 21. Il termine paradigma, comunque, si riferisce a un modello che dà origine a una particolare tradizione della ricerca scientifica con una propria coerenza, oppure definisce una conquista scientifica universalmente riconosciuta che, per un certo periodo, fornisce un modello di problemi e di soluzioni accettabili a coloro che praticano un certo campo di ricerca.
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I giovani scienziati che si preparano a diventare membri di una comunità scientifica studiano il paradigma appropriato assimilandosi in tal modo alla tradizione di ricerca pertinente. Essi lavorano su problemi nei libri di testo, che li conducono a pensare in accordo con le richieste del paradigma del tempo. L’intero processo dell’istruzione plasma in modo ortodosso il loro pensiero in modo tale che esso si accorda con il paradigma. Il paradigma è composto non solo da teorie, ma anche da particolari tecniche adatte alla risoluzione di particolari problemi all’interno di un’area di ricerca data. Un paradigma è quindi una sorta di amalgama di teoria e metodo che costituiscono assieme qualcosa di quasi equivalente a una visione del mondo. Quindi dopo un periodo preparadigmatico si impone un particolare paradigma; segue un periodo di scienza normale in cui si eseguono ricerche in accordo col modello fornito dalle precedenti ricerche compiute felicemente. Gli scienziati si dedicano alla soluzione di puzzles, cioè di problemi che possono essere formulati in relazione ai concetti e agli strumenti propri del paradigma prevalente, e che hanno una soluzione al suo interno. Durante la ricerca scientifica lo scienziato può imbattersi con delle anomalie, cioè violazioni delle aspettative.
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Lo scienziato ignora tale anomalia oppure la tratta con ipotesi ad hoc. Quando un paradigma è gravato da molte ipotesi ad hoc, si entra in un periodo di crisi nella quale si assiste alla proliferazione di varianti teoriche che cercano di salvare il vecchio paradigma. Siamo in una rivoluzione scientifica nella quale l’adozione di un nuovo paradigma istituisce una nuova comunità scientifica, che non comunica con quella vecchia perché i prodotti teorici sono incommensurabili coi precedenti, perché sono espressi in un linguaggio diverso, si sottomettono a criteri di convalida diversi. Ogni scienza, quindi, passa per una sequenza di rivoluzioni scientifiche. Lo scienziato medico kuhniano Kuhn ci invita a prendere in considerazione la comunità scientifica medica, piuttosto che il singolo ricercatore, come soggetto della scienza, e a indagare i rapporti sociali e gli elementi culturali che ne condizionano l’attività e i processi psicologici che la caratterizzano. Kuhn, il più psicologo e sociologo dei filosofi della scienza, ci impone di volare in alto e guardare la nostra comunità scientifica dal di fuori con uno sguardo disincantato e armato con gli occhiali della storia. Lo scienziato medico kuhniano è stato coltivato nelle università dove imperano paradigmi ai quali lo studente viene assoggettato. La scienza medica normale è un’attività che è governata dall’abitudine e che ha come scopo la soluzione di rompicapo, e non un’attività filosofica.
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Sotto il profilo sociologico un paradigma è un insieme di abitudini scientifiche. Se le si seguono, si può andare avanti a risolvere problemi con successo: così tali abitudini possono essere intellettuali, verbali, di comportamento, meccaniche, tecnologiche Lakatos e i programmi scientifici di ricerca Secondo la teoria di Lakatos, l’unità di base di valutazione non deve essere più una teoria presa isolatamente o una congiunzione di teorie, ma piuttosto un programma di ricerca con un nucleo convenzionalmente accettato (e dunque non confutabile in virtù di una decisione provvisoria) e con una euristica positiva che definisce problemi, delinea la costruzione di una cintura di ipotesi ausiliarie, prevede anomalie e le trasforma con successo in esempi. Lo scienziato elenca le anomalie, ma fino a quando il suo programma di ricerca mantiene il suo slancio egli può liberamente accantonarle. Solo quando la forte guida dell’euristica positiva si indebolisce, egli può dare maggior attenzione alle anomalie. Un programma di ricerca si dice progressivo fintanto che la sua crescita teorica anticipa la sua crescita empirica, cioè fino a quando continua a predire fatti nuovi con qualche successo. Un programma di ricerca è, invece, in stagnazione se la sua crescita teorica resta indietro rispetto alla sua crescita empirica.
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Lakatos, quindi, vede la Scienza come una storia di programmi di ricerca in continuo confronto e in continua competizione tra loro. È lo slancio positivo di un programma di ricerca a certificare l’evidenza del fatto sperimentale e lo sviluppo della conoscenza. Se caliamo la teoria scientifica di Lakatos nella ricerca scientifica attuale possiamo intuire come un programma di ricerca possa essere progressivo non solo quando la crescita teorica anticipi la sua crescita empirica, ma anche quando il risultato della ricerca rivesta un elevato interesse commerciale. Questa constatazione introduce una particolare modalità di ricerca e sviluppo scientifico: la norma tecnologica. Nell’ambito della Tecnica, in questo secolo, il fare è divenuto sempre più efficace e si è tradotto nella realizzazione e procedimenti di notevole complessità, che sono direttamente derivati dall’applicazione della ricerca scientifica più avanzata. Questo fare efficace, che si basa sulla conoscenza esatta delle cause e sulla capacità di elaborare risposte adeguate, si chiama Tecnologia. L’agire tecnologico deve pagare il prezzo della sua efficacia in termini economici e industriali. La scienza, soprattutto la scienza dei grandi progetti, necessita di sovvenzioni e può svilupparsi nella misura in cui è interessante in termini economicoindustriali.
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La scienza tecnologica è diventata troppo grande e costosa per sopravvivere a lungo senza le sovvenzioni, da qualsiasi parte esse provengano. L’intreccio dei rapporti tra scienza, economia industriale e potere politico caratterizza la ricerca scientifica attuale. Nell’ambito di un programma di ricerca possono esistere più enti interessati al raggiungimento di alcuni risultati. Tali enti possono avere interessi e soprattutto valori diversi. Ci può essere un iniziale interesse comune a portare avanti il programma di ricerca, successivamente, alcuni aspetti della ricerca possono assumere un ruolo privilegiato, non tanto per gli aspetti conoscitivi che promuovono, ma per gli interessi commerciali che prospettano. È evidente, soprattutto, il pericolo che tra le anomalie che lo scienziato possa accantonare, quando il programma di ricerca è molto progressivo ci siano, soprattutto, quelle etiche. Spingere l’acceleratore sull’utilità economica può portare a delle asimmetrie come è avvenuto, nell’ambito della ricerca farmacologica, per i Farmaci Orfani e per le Famiglie troppo numerose. In questo caso due programmi di ricerca entrambi potenzialmente progressivi hanno avuto un destino diverso per il peso differente degli interessi commerciali. I farmaci orfani, secondo la definizione dell’OMS, sono quei prodotti che, nonostante la loro potenziale utilità, rimangono insufficientemente studiati e/o non sono disponibili per i pazienti per il loro limitato interesse commerciale.
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Non di una teoria si tratta Non siamo di fronte ad una teoria scientifica che si misura in una comunità di scienziati per essere confutata, ma ad una tecnica che si misura con altre tecniche in termini di rendimento (meno tempo meno spese per ottenere lo stesso risultato). Inoltre la tecnica non si misura con altre tecniche simili, ma trova come concorrenti tecniche del tutto differenti. Le promesse terapeutiche che si hanno con lo sviluppo delle cellule staminali provenienti da embrioni umani, possono essere fatte alternativamente dallo sviluppo di tecniche che nulla hanno a che fare con le cellule germinali. La cute artificiale, l’iniezione di fattori di crescita nel tessuto muscolare cardiaco lesionato, la bioingegneria con lo studio di biofilamenti e di microorgani, la nanotecnologia, lo studio dell’ingegneria informatica applicata alla medicina (chips), sono tutti progetti di ricerca in concorrenza con la ingegneria genetica. Ricercatore e Manager Il ricercatore non risponde all’archetipo del genio spesso distratto, incurante degli eventi socio-economici, ma è nel contempo scienziato e manager. I ricercatori scozzesi, il ricercatore della Nexia, i giapponesi hanno costituito compagnie industriali con lo obiettivo di sfruttare commercialmente il prodotto delle loro ricerche scientifiche.
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La Biotecnologia, a differenza delle attrezzature della fisica, inoltre non è costosissima, ma è alla portata di un buon laboratorio. Il know how non è esclusivo ed elitario. Ciò produce, quindi, una corsa alla brevettazione di tecniche che hanno nella fantasia di chi manipola il DNA l’unico limite (fecondazione di spermatozoi umani nei topi). È un po’ come nel far west dove di fronte alle sterminate praterie i pionieri facevano a corsa per mettere i propri picchetti nei nuovi territori dei quali divenivano proprietari. Tra l’altro, considerata la novità delle sperimentazioni i questo campo e il numero altissimo di manipolazioni che si possono fare non può esistere che una norma generale a monte del fattibile, poiché i singoli fatti possono essere del tutto inaspettati, sia dal giurista sia dall’eticista. Nella tabella seguente riassumiamo le caratteristiche della impresa biotecnologica nell’ambito della ingegneria genetica e della biologia cellulare Caratteristiche
Cenni
Modello epistemologico programma di ricerca scientifico
Alla Lakatos
Ricercatore-manager
La ricerca scientifica e l’impresa commerciale sono tutt’uno. La diffusività delle conoscenze scientifiche è frenata dalla brevettazione delle stesse scoperte.
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Know how accessibile
Le strutture necessarie per i laboratori e le conoscenze indispensabili per lavorare con l’ingegneria genetica sono alla portata di molti ricercatori e di molti centri.
Corsa alla brevettazione
Far West delle applicazioni biotecnologiche: le legislazioni locali dipendono dalle legislazioni internazionali nel senso che la legislazione più permissiva di un paese ad alta tecnologie induce un adeguamento delle altre legislazioni.
Grande competizione nella stessa area Biotecnologie differenti insistono sullo stesso fine: i criteri di preferenza di una determinata Biotecnologia possono dipendere da fattori Grande competizione tra extraetici: • penetrazione nel mercato della industria aree differenti • efficienza, efficacia e convenienza • aumento potere indotto dall’uso (leader di mercato) Labilità giuridica in un mercato globale
Islanda
Linguaggio misto: scientifico, giornalistico e commerciale
Lo stesso fatto diviene scoperta scientifica, notizia spettacolare e strumento di marketing commerciale
I fini dipendono dalle strategie e dal mercato
Tra tutti i mondi biotecnologici possibili vengono selezionati i mondi dove la procedura biotecnologica è più remunerativa. Talvolta i fini dipendono da sinergie aziendali (cfr. partnership tra aziende PPL T ecc.) Attenzione agli organi delle biotecnologie. Importanza della libera ricerca universitaria. Tabella 1
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L’impresa biotecnologica non ha scelto la rigorosa impostazione verificazionista di Ayer, né sembra abbracciare la teoria epistemologica popperiana falsificazionista. Il modello epistemologico di riferimento per la Biotecnologia appare quello proposto da Lakatos con la differenza che mentre per il filosofo della scienza ungherese il programma di ricerca scientifico era progressivo in quanto capace di anticipazione teorica, per la Biotecnologia un programma è progressivo in base alla potenzialità commerciali dei suoi risultati.
Aspetti sociali Dalla Medicina Terapeutica alla Medicina dei desideri L’utilizzo dei prodotti biotecnologici non riguarda solamente il concetto tradizionale di terapia intesa come cura e come ripristino di una funzione alterata. Nella concezione tradizionale la Medicina si prende cura degli ammalati e tenta di ripristinare una funzione naturale che si era alterata. Questa pratica dell’aver cura, seppure con il rischio di cadere nel paternalismo, dava al medico un ruolo di altissima moralità e diversificava il rapporto medico paziente da ogni altro rapporto di prestazione commerciale. Il medico era tutt’uno con il suo bagaglio terapeutico. Oggi il prodotto biotecnologico appare separato e presente a se stante come opportunità offerta teoricamente a tutti coloro che intendono comperarlo e utilizzarlo.
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La volontà di utilizzare un prodotto biotecnologico non è necessariamente legata alla presenza di una patologia, ma può rispondere ad un desiderio lecito del soggetto. È vero che la Medicina, sin dagli inizi, ha assolto a questa duplice funzione sociale: da una parte ha avuto il compito di curare le malattie, dall’altra ha risposto, in qualche modo, ai desideri dell’umanità, primi tra tutti quello di non provare dolore e di essere immortali. Quindi, è sempre esistita una medicina terapeuta in senso stretto e una medicina dei desideri, tuttavia rispetto al passato oggi la medicina biotecnologica sembra garantire un successo maggiore alla soddisfazione dei più vari desideri che provengono dai cittadini. Al di là di tutta la medicina estetica che tende a soddisfare l’immagine di sé che si vorrebbe possedere e che per certi versi si trova a metà del crinale che divide le due funzioni della medicina, gli esempi derivati dalla cronaca dell’uomo gatto e dell’uomo in cinto, possono chiarire meglio il legame che la Biotecnologia intrattiene con la medicina e i desideri delle persone. Il signore che si fa chiamare uomo gatto (Fig. 1) si è sottoposto a 14 interventi medici per ottenere la forma dell’animale al quale desiderava assomigliare. Senza entrare nelle motivazioni personali che possono aver indotto tale desiderio, siano esse legate a motivi religiosi (il gatto come spirito guida) o alla possibilità di un qualche tipo di carriera. Si segnalano due aspetti: i 14 interventi sono stati possibili perché medici li hanno eseguiti, il signor uomo gatto è stato acclamato in una trasmissione televisiva (27 marzo 2007) per il Guinness di primati in merito alla categoria (mi pare) trasformazioni fisiche.
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Fig. 1 – Uomo gatto
La Medicina accetta di eseguire quanto richiesto e la società applaude il risultato finale. L’uomo “incinto” (Fig. 2) invece è una donna che decide di cambiare sesso e, quindi, è trattata chirurgicamente con mastoplastica riduttiva che trasforma il torace in quello maschile e farmacologicamente per indurre le caratteristiche fenotipiche maschili: i peli, la barba, la voce ecc. Poi la donna fenotipicamente uomo decide di utilizzare la tecnologia di fecondazione assistita e ottiene la gravidanza mediante la FIVET. La foto presenta un uomo con l’addome di una donna gravida al V° mese.
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Fig. 2 – Uomo incinto
Al di là dell’effetto destabilizzante della foto, e delle ragioni che hanno portato questa donna a diventare ciò che è nella foto, è importante constatare che medici sono intervenuti chirurgicamente e farmacologiche sia per determinare un fenotipo maschile, sia per indurre la gravidanza. Caratteristiche etiche La globalizzazione della Biotecnologia rivolge la domanda è lecito fare tutto il fattibile? A paesi nei quali ci sono diverse concezioni del mondo e differenti
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tradizioni etiche. Si pensi alla tradizione etica pragmatica presente negli USA, a quella utilitaristica che fa da sfondo intellettuale alle azioni del Regno Unito e ai percorsi diversi che hanno costruito il pensiero etico nei paesi asiatici, nei quali, per esempio, il concetto di persona suona un altro spartito. Tuttavia una delle caratteristiche della tecnologia è quella di non avere spazi o steccati, sia per quanto riguarda l’espansione delle conoscenze, sia per quanto riguarda gli effetti tecnologici. Emergerebbe l’esigenza di una etica globale così come è stata individuata da Potter e da Jonas, ma nonostante la proposta del principio di responsabilità, si assiste all’impotenza fattuale di un’etica di tipo deontologico che, dopo aver definito il bene, abbia la forza di obbligare al rispetto dei principi. Di fronte all’impotenza della bioetica, in quanto tale, di porre una visione condivisa l’etica arretra accontentandosi di porre le questioni etiche nella domanda. Come fare per gestire ciò che avviene? Un esempio di questa strategia è rappresentato dall’elenco delle questioni etiche in ballo presentato dal Comitato nazionale per la Bioetica. Le questioni etiche così impostate si articolano:
come usare le biotecnologie quale strumento per alleviare il carico negativo sull’ambiente fisico e sui viventi, derivante dall’attività antropica tradizionale;
come difendere e valorizzare la biodiversità;
come evitare di infliggere danni e inutili sofferenze agli animali;
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quale protezione assicurare all’ambiente naturale e alla salute dell’uomo come eventuali rischi derivanti da un uso improprio delle biotecnologie e come tutelare la libertà e l’autonomia dell’individuo;
come trovare un punto di incontro tra l’esigenza di sviluppare le attività produttive, di ricerca e di formazione nel settore delle biotecnologie per lo sviluppo sostenibile della società e il consenso a livello individuale e sociale;
come conciliare il principio di precauzione con l’esigenza e i tempi della sperimentazione scientifica;
come
applicare
il
principio
etico
fondamentale
dell’equità
nell’allocazione delle risorse per lo sviluppo delle biotecnologie e della partecipazione alle diverse iniziative nel settore a ai benefici che ne derivano, di tutti i Paesi, con particolare attenzione a quelli tecnologicamente meno avanzati e con economie depresse;
come assicurare l’accesso alle biotecnologie dei Paesi in via di sviluppo e dei Paesi Poveri salvaguardando le economie locali;
quale può essere l’interesse delle generazioni future verso le biotecnologie e quali i loro possibili effetti sulle stesse;
come assicurare la tutela della persona e della dignità umana nei confronti della sperimentazione biomedica, con particolare riguardo alla terapia genica, alla clonazione e agli xenotrapianti;
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Insegnamento di Bioetica
come colmare il vuoto di conoscenze scientifiche sui problemi connessi con le biotecnologie esistente nell’opinione pubblica e come diffondere un’informazione corretta che sgombri il campo dai pregiudizi 9.
Si prendono alcuni valori in ordine sparso che si intendono tutelare, senza alcuna teoria che ne rappresenti le fondamenta teoretiche capace di radicarli in una qualche scala di priorità. Così i valori assumono i connotati di essere tutti prima facie e cioè vincolanti sino a quando non esiste conflitto tra di essi. Ma la presenta di un conflitto di interessi e di valori è intrinseca alla impresa biotecnologica. L’impegno dell’etica si riversa nella valutazione della particolare tecnica e opera a posteriori, in una rincorsa affannosa al velocissimo progresso biotecnologico, e si concretizza in linee guida.
Aspetti giuridici In mancanza di un’etica globale condivisa gli aspetti giuridici giocano un ruolo fondamentale, ma anche loro devono aver che fare con le diverse concezioni legislative che esistono sul nostro pianeta. Esiste naturalmente un intessere forte per essere leader nella ricerca di una certa Biotecnologia e una legge permissiva può aiutare ad accumulare un know how decisivo.
9 Comitato Nazionale per la Bioetica, Considerazioni etiche e giuridiche sull’impiego delle biotecnologie, 30 novembre 2001, 16.
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Si osserva, quindi, l’esistenza di una soft law nell’ambito biotecnologico con una tendenza delle leggi più conservative ad allinearsi a quelle più permissive vigenti in altri paesi. Si segnala che tale tendenza è contraria al principio di precauzione invocato da molti paesi e non si riscontra in altri campi della bioetica. Si pensi per esempio alle leggi che regolano l’eutanasia: mentre l’eventuale percorso legislativo legge può determinarsi dal dibattito etico e dalle concezioni presenti nella società ed è indipendente da ciò che avviene in Olanda, pur tenendo conto, naturalmente, dell’esperienza eutanasica e dagli effetti accaduti in quel paese, per il sequenziamento del genoma o per altri tipi di brevettazione è la presenza di leggi permissive che induce una modifica della legge vigente. Self service giuridico Uno scienziato o un’impresa o gli interessi complessivi di impresa e scienza assumono i dati tecnologicamente utili e li fanno divenire strumenti di regolazione. Un management giudiziale che diventa espressione del management mondiale del commercio e dell’informazione, in cui il diritto appare solo una glossa della scienza e del mercato nel senso che si adatta e riadatta continuamente alle loro specifiche esigenze. Se il realismo giuridico ammonisce a non considerare “legge” quello che viene approvato dal parlamento, ma solo quello che “gioca un ruolo nella vita della comunità”, ora abbiamo una comunità che, sotto la spinta della scienza, crea una “cosa… amministrata e interpretata dai tribunali” e questa “cosa”
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Insegnamento di Bioetica
assume carattere di modello regolativo, indipendentemente da qualsiasi processo democratico di approvazione. L’importazione e l’esportazione di embrioni, di cellule staminali embrionali, di organi, tessuti; il flusso e la raccolta di organi, campioni di DNA, dati genetici mostrano nettissime disparità nella politica legislativa dei vari paesi.
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