4. La Bioetica e i mutamenti della Medicina

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Dipartimento di Scienze della Vita e dell’Ambiente Corso di Laurea in Scienze Biologiche Insegnamento di Bioetica Dott. Massimiliano Marinelli

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La Bioetica e i mutamenti della Medicina


Insegnamento di Bioetica

A cura di

Massimiliano Marinelli Progetto grafico e impaginazione

Jacopo Sabbatinelli

Logo “Medicina Narrativa� realizzato da

Andrea Brasili

Per maggiori informazioni

http://fb.me/Marinellibioetica postamarinelli@gmail.com

v. 1.0 del 06.04.2014 ad uso esclusivo degli Studenti

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La Bioetica e i mutamenti della Medicina

La Bioetica e i mutamenti della Medicina Sia una scienza autonoma o no, la bioetica che intende riflettere sistematicamente sul bios, inteso come il nascere, il curarsi e il morire umano, fonda la sua genesi sui rapporti che la Medicina ha avuto con gli eventi storico-sociali e scientifici accaduti nell’ultima metà del XX° secolo. La Medicina, con la sua rapida espansione in nuove attività e con la sua sempre maggiore influenza nella vita umana, diviene il luogo di nascita della bioetica e ne rappresenta il vasto campo di applicazione. Il legame fra la Medicina e la bioetica è tanto stretto che parlare delle mutamenti dell’una significa comprendere i problemi che l’altra dovrà affrontare. Descrivere seppure sommariamente le trasformazioni della Medicina, quindi, rappresenta una modalità per parlare della origine e della natura di questo tipo di bioetica. Tra gli eventi che più di altri hanno mutato la Medicina negli ultimi sessanta anni possiamo elencare: a.

La perdita dell’innocenza della medicina;

b.

Il lento progredire di un movimento antipaternalistico;

c.

L’introduzione sempre invasiva delle categorie economiche;

d.

Il progresso biotecnologico soprattutto nel campo della Genetica.

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In questa lezione si prenderanno in considerazione brevemente i primi tre eventi, lasciando alla riflessione sulla genetica uno spazio successivo più ampio, dopo averne anticipato in una tabella i temi principali.

La perdita dell’innocenza della Medicina e il movimento antipaternalistico La Medicina per molto tempo è stata considerata una attività di elevata moralità, da paragonarla ad un sacerdozio laico 1 e da rendere indispensabile per un medico non solo una formazione scientifica, ma l’esistenza di qualità morali, senza le quali il medico non avrebbe potuto compiere la sua missione. Lo stesso giuramento di Ippocrate sancisce, una volta per tutte, il ruolo professionale e l’altissima responsabilità etica del medico. Tuttavia, attraverso l’esperienza dolorosa di eventi, primo tra tutti, la IIa Guerra Mondiale, si è dimostrata la responsabilità dei medici nel condurre esperimenti che tradivano l’antico giuramento e, comunque, l’impotenza della Medicina a non partecipare alla menzogna, come ha detto Solzenicyn. Le scienze mediche, quindi, non possiedono, in quanto tali, una innocenza o una neutralità morale da non potesse essere scalfita dal potere ideologico o da interessi particolari. La tragedia di proporzioni planetarie rappresentata da quella Guerra e gli orrendi crimini, cui l'uomo era giunto, stimolarono le coscienze ad una

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Gracia D., Fondamenti di bioetica, Edizioni San Paolo, Cinisello Balsamo, Milano, 1993, 52.

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profonda riflessione, nel tentativo di stabilire delle frontiere di etica e di comportamento, che valessero per ogni uomo e in ogni momento storico. 2 Si moltiplicano e si fanno più pressanti, da quel momento in avanti, le dichiarazioni di vari Organismi internazionali che enunciano i diritti inderogabili di ogni uomo: “Ogni individuo ha diritto alla vita, alla libertà e alla sicurezza della persona”, recita l'articolo n 3 del 10/10/1948. Nonostante questo violazioni ai principi ippocratici di fare esclusivamente il bene del paziente e di evitare il male si succedono anche in altri paesi. Gli scandali della ricerca negli Stati Uniti (in violazione del Codice di Norimberga, 1947) sono emblematici di come l’interesse scientifico potesse prevalere rispetto a quello personale dei pazienti coinvolti. A New York City nel Jewish Chronic Disease Hospital sono stati praticati iniezioni sottocutanee di cellule cancerogene vive su ignari pazienti anziani o gravemente malati, non affetti da cancro, per comparare il comportamento di tali cellule in pazienti debilitati senza cancro rispetto a pazienti debilitati con il cancro. Nella scuola di Willowbrook sono state praticate iniezioni del virus dell’epatite su bambini con ritardo mentale per studiare il decorso della malattia in condizioni controllate e soprattutto fece scalpore lo studio sulla sifilide a Tuskgeee durato dal 1932 sino al 1972 sugli effetti del decorso naturale della sifilide su 399 afroamericani dell’Alabama, di bassa estrazione

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Marinelli M., Etiche e comitati di bioetica, Edizioni Salcom, Bezzo di Vedero, 1991.

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sociale, che ne erano affetti; la ricerca continuò anche dopo che, a partire dal 1947, la penicillina divenne l’efficace cura standard per le persone affette dalla sifilide senza mai richiedere il consenso degli interessati. Così la Dichiarazione di Helsinki del 1964 sulla "sperimentazione" sull'uomo e la dichiarazione di Tokio sulla tortura contribuiscono a creare una normativa sulla prassi medica, i diritti dell'uomo e l'esercizio della medicina. Contemporaneamente a questo filone di tipo "giuridico" nasce una riflessione filosofica tesa a giustificare la razionalità e l’eticità delle proposizioni affermate. Non è sufficiente, infatti, enunciare i diritti dell'uomo per volontà di maggioranza, ma è necessario giustificarli con un'indagine filosofica: in altre parole, non basta affermare il diritto alla vita, ma occorre la "filosofia" del diritto alla vita. Inoltre, si è creduto di vedere, subito dopo la seconda guerra mondiale, riemergere rinvigorita la rivolta contro la mentalità scientifica di tipo fisicomatematico, dall'uso dell'energia atomica come arma e come possibile risorsa produttiva. 3 Un filosofo come Jaspers aveva visto nella bomba atomica un esito necessario del rapporto sbagliato con la natura. Lo sviluppo tumultuoso della medicina e, in una panoramica più ampia, le scoperte scientifiche nel campo dell'energia atomica hanno dato all'uomo

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Viano C.A., La bioetica tra passato e futuro, Rivista di Filosofia, v. LXXXVIII, 3 1997 348.

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una potenziale capacità di modificare la vita del pianeta e provocare la distruzione del suo stesso genere. Il quadro spazio-temporale della vita è scoppiato, mentre d'altra parte emergono situazioni patologiche radicalmente nuove che minacciano in maniera decisiva l'identità biologica e talvolta la stessa identità spirituale dell'uomo 4. Tali situazioni hanno acuito l'esigenza di un'etica in campo biomedico, fondata sulla ragione e sul valore obiettivo della vita e della persona. Nella Chiesa cattolica Pio XII; dà un impulso decisivo al rapido sviluppo di una morale medica in grado di affrontare i nuovi problemi etici che sorgono nella pratica della medicina. 5 Le soluzioni morali proposte dal Pontefice benché rivolte, di per sé, solamente ai fedeli hanno spesso trovato accoglienza anche di là dei confini ecclesiali, contribuendo alla maturazione di una situazione culturale mondiale che approfondisce le problematiche dell'azione dell'uomo sull'uomo in campo biomedico. Anche l’etica medica per molto tempo è rimasta apparentemente insensibile a ciò che le accadeva intorno.

Frank Brentano J.L., la bioethique, science de la morale medicale, in Le Debat, 25 mai 1983, 79. 5 Cfr Pio XII, Discorsi ai medici oppure Cfr Vespieren P. Biologia Medicina ed Etica, Queriniana 1990. 4

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Le lezioni che Locke, Kant e Mill impartivano all’Europa, rilevando la necessità di riconoscere l’autonomia decisionale dell’individuo si scontravano con il primato del medico sul paziente che sotto la forma della azione paternalistica faceva sì che il medico sentisse l'altissima responsabilità di curare e possedesse una grande autorità nei confronti del malato il cui unico dovere era l'obbedienza. 6

Il paternalismo medico L'atteggiamento paternalistico, che ha continuato per 24 secoli ad informare l'azione dei medici, afferma che il medico può agire in nome di un'altra persona se ritiene, secondo scienza e coscienza, che ciò serva nel modo migliore agli interessi del paziente. In questo senso il paternalismo è il rifiuto di accettare o acconsentire a desideri, scelte e atti di un’altra persona, per il bene della persona stessa 7. Nei primi anni del ‘900 e, non a caso, nell’ambiente anglosassone dove le critiche alla fondazione dell’etica erano maggiormente attecchite, esso, incomincia ad essere visto con sospetto e ad essere percepito come una intollerante limitazione della libertà individuale.

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Marinelli M., l’atteggiamento paternalistico, Anime e Corpi, 193, 1997, 643-649. Childress J.F., Who should Decide? Paternalism in Health Care, New York-Oxford, 1982, 13.

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Accanto alle tavole dei diritti e al principio di autonomia, inoltre, emerge anche un nuovissimo concetto: la privacy che tenta di creare e di difendere uno spazio incomprimibile e riservato attorno alla persona umana. 8 Il principio di autonomia, le carte dei diritti, l'emergente concetto di privacy attaccano dall'esterno la roccaforte della medicina. Essi inducono non solo un cambiamento etico, ma anche una rivoluzione giuridica: il medico gradualmente dismette i panni autorevoli e impunibili del sacerdote della salute, per indossare quelli del tecnico che stipula un contratto con il proprio cliente. La società civile impone anche al medico rapporti di diritto in luogo dell'antico privilegio terapeutico. Il medico non può piÚ intervenire sul corpo di una persona senza il suo permesso e, quindi, il paternalismo medico deve essere, in qualche modo, autorizzato dal paziente. Diviene indispensabile il consenso esplicito e informato al trattamento medico. La roccaforte della medicina incomincia a sgretolarsi nel 1914, quando negli USA viene dibattuto il caso di una donna che, colpita da tumore fibromatoso all'addome, aveva dato il suo consenso a una laparotomia esplorativa, chiedendo espressamente che non la si operasse: cosa che era poi avvenuta.

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CFR Scoglio S., Privacy, Editori Riuniti, 1994.

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Il giudice Cardozo, in una sentenza ormai famosa, afferma: “Ogni essere umano adulto e sano di mente ha il diritto di decidere su cosa va fatto al suo corpo; e un chirurgo che esegue un intervento senza il consenso del paziente commette un'aggressione e risponde delle conseguenze.” Per la prima volta la legge americana afferma il diritto del paziente all'autodeterminazione. Ogni paziente ha, quindi, il diritto all’inviolabilità della propria persona, scegliendo come vuole essere trattato dal punto di vista medico, per cui qualsiasi intervento senza il suo consenso può configurarsi come reato di aggressione, anche quando sia eseguito alla perfezione e abbia effetti benefici. Il movimento antipaternalistico che rivendica l’autonomia decisionale del paziente è accolto nell’etica medica di stampo anglosassone ed incardinato in un sistema di principi che hanno il compito di guidare l’azione quotidiana del medico. Questi principi si ritrovano programmaticamente nell’opera di Beuchamp e Childress ed emergono dal Belfort Report.

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La bioetica dei principi Il Belmont Report 9 aveva l’obiettivo di presentare ai medici impegnati nelle ricerche cliniche uno schema dei principi basilari ai quali la sperimentazione clinica dovesse informarsi, per evitare rischi di abusi e di violazione di quei diritti umani già contemplati nella dichiarazione di Helsinki. Come è noto, i principi indicati dal report di Belmont sono stati: il principio di beneficenza, il principio di giustizia e il principio di rispetto delle persone. Quest’ultimo principio è fondato su due assunti morali: quello per cui gli individui devono essere trattati come agenti autonomi e quello per cui le persone con diminuita capacità autonoma devono essere protette da abusi nei loro confronti. Le persone autonome sono definite nel report come individui capaci di prendere decisioni su questioni che le riguardano ed in grado di agire liberi di interferenze sulla base di tali decisioni. Il principio di rispetto delle persone, quindi, implica ed espone il rispetto dell’autonomia che si attua nel riconoscimento delle opinioni e delle scelte delle persone autonome, e nell’obbligo di astenersi dall’ostacolare in alcun modo tali opinioni e scelte, a meno che la loro attuazione arrecasse danno a terzi 10.

The National Commission for the Protection of Human Subjects of Biomedical and Behavioral Research, The Belmont Report: Ethical Guidelines for the protection of Human Subject of Research, DHEW Publication N (OS) 78-0012 1978. 10 Barazzetti G., l’autonomia dei pazienti e il dibattito bioetico contemporaneo, L’Arco di Giano, n 48 2006, 14-15. 9

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Anche Beauchamp e Childress hanno proposto i medesimi principi: il principio di beneficenza, il principio di rispetto di autonomia e il principio di giustizia. Tali principi sono entrati nel linguaggio internazionale della bioetica medica e meritano una pur breve definizione. Il principio di beneficienza In realtà quando si parla del principio di beneficienza che si riferisce all’impegno a produrre il maggior bene per il paziente si fa riferimento anche in negativo alla necessità di non recar danno. La parte negativa si trova formulata nella massima ippocratica primum non nocere, che emerge anche nel libro delle Epidemie: fare del bene, o almeno non arrecare danno. Tuttavia è bene definire la parte negativa che impegna a non fare del male con il principio di non maleficenza. E’ importante, infatti, differenziare chiaramente il principio di non maleficenza dal principio di beneficenza. Il primo obbliga tutti in modo primario e, quindi, precede qualsiasi tipo di informazione e di consenso. Il principio di non maleficenza non ha che vedere con il consenso informato, mentre quello della beneficenza sì. Non è mai lecito fare il male, ma a volte non è lecito fare il bene 11.

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Gracia D., Fondamenti di Bioetica, Edizioni San Paolo, Cinisello Balsamo, Milano, 1993, 133.

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Il principio di rispetto dell’autonomia Di tale principio si è già parlato, tuttavia è bene sottolineare come rispetto ai primi due sia un principio più esterno alla soggettività del medico. Infatti i primi due principi sono così interiorizzati nella figura del medico che non è possibile pensare ad un medico che non li applichi: le ragioni della applicazione sono interne alla stessa missione della medicina; invece il diritto del paziente di esercitare le proprie scelte nell’ambito della propria salute deve essere riconosciuto. Tale riconoscimento non è immediato e, per lunghissimo tempo non lo è mai stato. Solo dopo avere ammesso l’autonomia decisionale del soggetto come un valore, il rispetto di tale valore diviene un principio etico. Il principio di rispetto dell’autonomia decisionale è quello che presenta i maggiori conflitti e disaccordi, sia tra il medico e il paziente e sia tra gli stessi bioeticisti. Engelhardt ritiene il principio di autonomia più importante del principio di beneficenza 12. Secondo tale bioeticista, il principio di autonomia esprime il fatto che l’autorità per risolvere le dispute morali, in una società laica pluralista, può essere derivata solo dall’accordo di chi partecipa alle dispute.

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Engelhardt H.T., Manuale di Bioetica, Il Saggiatore, 1991, 82.

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Il principio di autonomia fornisce la grammatica minima per il linguaggio morale 13. Altri bioeticisti avvertono i pericoli per il rapporto tra curatore e malato, qualora si assolutizzi il principio di autonomia a fondamentale guida di riferimento 14 e propongono piuttosto che un contratto sugellato dal consenso informato una vera alleanza terapeutica. L’obiettivo del rapporto medico paziente non è solo non nuocere (non maleficenza) e non è solo non discriminare le persone (giustizia), ma anche fare tutto il bene possibile, quindi, tale rapporto necessita di una negoziazione tra l’autonomia del paziente e la potenziale beneficialità del medico, alla ricerca dell’ottimo possibile in ciascuna situazione concreta. La necessità di superare sia il modello ippocratico-paternalista, che giustifica l’azione sanitaria in quanto finalizzata al bene del paziente, sia il modello libertario-autonomista che fonda l’eticità sull’autodeterminazione del cittadino è sfociata nella proposta da parte di Pellegrino e Thomasma di un modello di beneficialità nella fiducia che recupera quel concetto di alleanza terapeutica affermato precedentemente 15.

Engelhardt H.T., Manuale di Bioetica, Il Saggiatore, 1991, 103. Gracia D., Primum non nocere, El Principio de non-maleficenza como fundamento de la etica medica, Real Academia de Medicina, Madrid, 1990, 90. 15 Pellegrino E.D., Thomasma D.C., Per il bene del paziente. Tradizione e ninovazone nel’ìetica medica, Cinisello Balsamo, 1992 374-407.. 13 14

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Il principio di giustizia Con questo principio si fa riferimento alla regola in base alla quale i vantaggi e gli oneri devono essere distribuiti equamente. Posto in termini generali questo principio potrebbe essere espresso: agisci in maniera tale che vantaggi ed oneri provenienti da una certa situazione siano distribuiti equamente e cioè senza fare differenze, salvo a dimostrare che tali differenze siano rilevanti per il trattamento in questione 16. Il principio di giustizia inserisce una terza parte nel rapporto medico paziente e sancisce l’ingresso delle categorie del pensiero economica nella sanità. Tuttavia, anche in questo caso si evidenzia come non sempre l’applicazione della Giustizia nel caso particolare rappresenti la decisione più giusta da prendere. Ecco allora che il principio di giustizia dovrebbe essere meglio definito come principio di giustizia\equità con l’ingresso del concetto di equo che non a caso è già presente nella definizione di giustizia data emessa precedentemente da Viafora. Per conoscere la differenza tra giustizia ed equità è necessario apprendere la lezione di Aristotele. Aristotele dichiara come “l’equo è sì giusto, ma non è il giusto secondo la legge, bensì un correttivo del giusto legale. Il motivo è che la legge è sempre una norma universale, mentre di alcuni casi singoli non è possibile trattare correttamente in universale”. Infatti, prosegue Aristotele: “Ed è questa la natura dell’equo: un correttivo della legge, laddove è difettosa a causa della sua universalità. Questo, infatti, è il motivo per cui non tutto può

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Viafora C., Fondamenti di Bioetica, Casa Editrice Ambrosiana, Milano, 1989, XVI.

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essere definito dalla legge: ci sono dei casi in cui è impossibile stabilire una legge. […] Di una cosa indeterminata anche la norma è indeterminata, come il regolo di piombo usato nella costruzione di Lesbo: il regolo si adatta alla configurazione della pietra e non rimane rigido”. A questo punto Aristotele definisce l’uomo equo: “è equo infatti chi è incline a scegliere e a fare effettivamente cose di questo genere, e [1138a] chi non è pignolo nell’applicare la giustizia fino al peggio, ma è piuttosto portato a tenersi indietro, anche se ha il conforto della legge” 17. Il brano illumina il compito del medico che, certamente deve applicare la Giustizia: il principio di Giustizia è uno dei quattro principi della bioetica clinica, ma, soprattutto, deve essere un medico “equo”: capace di fare un passo indietro quando è necessario, senza applicare meticolosamente ciò che la legge prevede.

L’ingresso delle categorie economiche 18. In una visione morale particolare come lo Stato sociale il principio di giustizia fonderà la distribuzione dei beni una concezione nella quale la sanità è soprattutto un servizio pubblico e qualsiasi cittadino deve poter ricevere l'assistenza sanitaria di cui ha bisogno, indipendentemente dal tipo di attività che svolge all'interno del sistema produttivo. A ciascuno secondo le sue necessità può essere definito il motto di quel tipo

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Aristotele, Etica nicomachea, Laterza Opere (7), 1988, V (E), 10, 1337 b-1138 a, 135. Marinelli M., economia e sanità, Anime e Corpi 192, 1997 515-522

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di giustizia sociale e, teoricamente, ogni spesa sanitaria sarà eticamente ed economicamente giustificata. Ma ben presto, anche per il più ben intenzionato sistema sanitario sociale il motto dovrà essere modificato: a ognuno secondo le sue necessità fino al limite permesso dai beni disponibili diverrà l'ambito traguardo da raggiungere. Ma se la concezione della giustizia è diversa, per esempio più simile a quella liberista di Robert Nozick che definisce giusta distribuzione ciò che avviene senza violenza nei confronti delle libere scelte dei proprietari 19 quali saranno le conseguenze per la sanità? Con l'intervento attivo dello stato nell'ambito socio-sanitario prende corpo un rapporto medico paziente non più lineare, ma triangolare: a cui vertici abbiamo il medico, il paziente e la Società con la propria concezione della giustizia, del ruolo dello stato e della distribuzione dei beni e delle risorse. Questi eventi rendono esplicito un fatto spesso sottaciuto: le scelte di economia sanitaria, tradotte nel concreto, significano opportunità di salute offerte ad alcuni cittadini e sottratte ad altri. È importante annotare due aspetti: 1) Entra fortemente in gioco il concetto di Giustizia: qual è il ruolo che le terze parti, società o stato, devono giocare nell'assistenza sanitaria?

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Nozick R., Anarchy, State and Utopia, Basic Book, New York, 1974.

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Lo scenario dove si attua il rapporto medico-paziente, infatti, è fortemente condizionato dalla terza parte: dalle forma che la Giustizia assume. 2) Nell'allocazione delle risorse mediche l'etica medica riceve l'apporto dell'etica economica e delle teorie dell'azione razionale. L'etica medica però è essenzialmente un'etica ippocratico-cristiana, normativa, improntata al principio di beneficialità essa non è abituata a ragionare con le categorie dell'economia che possiedono un timbro utilitaristico, computando i costi e i benefici e utilizzando le teorie della decisione razionale. Il medico era abituato ad obbedire al suo ethos: ad un senso morale non del tutto rinviabile alla mera ragione. Prima o poi nel processo di giustificazione di un giudizio morale il medico arrivava ad una proposizione ultima che riconosceva come un impegno del senso morale piuttosto che il prodotto della ragione. L'etica medica, è forse l'ultima scienza non fisica a subire un processo di matematizzazione che ha coinvolto in rapida progressione l'economia, e la biologia in particolare e poi le scienze sociali e del comportamento. L'etica medica, che non è mai stata brava in matematica, quindi, si trova in breve tempo costretta ad utilizzare strumenti dei quali capisce poco l'uso e il consumo.

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Industria e Medicina Con l'introduzione del SSN, la sanità riceve una quantità di denaro assolutamente sconosciuta nel corso di tutta la sua storia. L'assicurazione malattie favorisce, infatti, interi settori dell'economia, soprattutto quello chimico-farmaceutico. La Tecnologia applicata alla medicina fornisce ad un ritmo impressionante farmaci e strumenti sempre più efficaci e nuovi. Le Industrie farmaceutiche e di apparecchi medicali entrano da protagoniste nel mondo della sanità. La sempre maggiore presenza dell'Industria nella medicina contribuisce a: 

scoprire nuove e sofisticate soluzioni per patologie ritenute inguaribili;

allontanare il medico dal farmaco e dallo strumento diagnosticoterapeutico;

spostare il goal della medicina verso la terapia, piuttosto che verso la prevenzione;

indurre bisogni di salute.

Gli elevati profitti dell'industria del farmaco portano spesso a privilegiare l'interesse commerciale rispetto alla conoscenza scientifica. È un dato di fatto che se gran parte della ricerca di base sulle ipotesi eziologiche e patogenetiche delle malattie è affidata alle Università, agli

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Ospedali e a Fondazioni non governative, la maggior parte della ricerca farmacologica di fase I è opera delle Multinazionali del farmaco. L'attività della ricerca scientifica è molto onerosa e alla portata di poche società La tecnologia privilegia la ricerca di un numero elevato di molecole che vengono poi testate e solo una minima parte di queste supera la fase della sperimentazione farmacologica per approdare alla fase clinica. Solo pochissime molecole poi raggiungono il sospirato status di farmaco dispensato dal SSN. Si assiste, quindi, al progressivo allontanamento del medico dalla prima fase della ricerca farmacologica, mentre è del tutto estraneo alle strategie commerciali. Inoltre aumenta grandemente il potere di chi amministra un ospedale o una azienda socio-sanitaria. Il medico ospedaliero utilizza strumenti ad elevata tecnologia che non può comperare, o possedere e si trova in una nuova relazione con il consiglio di amministrazione che può deciderne o no l'acquisto. Si segnala, quindi, la discontinuità culturale che esiste tra l'etica presente nell'economia e quella che ha informato da secoli la medicina e la prassi medica.

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Sottoposta ad una pressione selettiva ambientale di stampo darwiniano, l’etica medica sembra abbracciare le categorie economiche per divenire un’etica economico-tecnologica. ETICA ECONOMICO-TECNOLOGICA 

Il consenso informato

La morte cerebrale

Il trapianto di organi

Allocazione delle risorse sanitarie

Eutanasia

Ostinazione terapeutica

Il malato in stato vegetativo persistente

La sperimentazione clinica

I farmaci biologici

Tabella 1. Campi di applicazione dell'etica medica economico-tecnologica

L’ingresso della Genetica Costretta, talvolta, al ruolo di mero contabile di costi e benefici, l’etica riceve un enorme impulso dalla scienza che, più di ogni altra, promette di essere la protagonista assoluta del prossimo secolo: la genetica.

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Insegnamento di Bioetica

BIOETICA = ETICA ECONOMICO-BIO-TECNOLOGICA 

La manipolazione del DNA

L’embrione umano

L’invenzione o la modifica di specie viventi

La clonazione animale ed umana

Le cellule staminali

Il Progetto Genoma Umano

Test genetici

Terapia genica

Farmacogenetica e farmacogenomica Tabella 2. L'ingresso della Genetica

La manipolazione dell’embrione umano, la clonazione, le invenzioni di nuove specie viventi, l’innesto di geni umani negli animali, le scoperte delle potenzialità terapeutiche delle cellule staminali scardinano archetipi e modelli di pensiero e interpellano con forza l’etica. L’etica medica economico tecnologica risorge e acquisisce il bio-regno come proprio campo di applicazione: nasce la bioetica. La bioetica nasce, dunque, già smaliziata: sa che non può fare la voce grossa sulla scorta di una presunta fondazione assoluta o oggettiva, sa che deve usare il linguaggio razionale e che deve fare i conti con uno scenario pluralistico dove molti e diversi valori coabitano.

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La Bioetica e i mutamenti della Medicina

La bioetica è bioetica tout court: né laica né religiosa; in quanto poliglotta morale deve conoscere entrambi i linguaggi. Abituata al dialogo, è caratteristicamente intersoggettiva e internazionale. Una bioetica esclusivamente economico-bio-tecnologica corre però un rischio mortale: quello di dimenticare le sue radici ippocratiche, o, in altre parole, di non essere più un’etica medica: un’etica cioè che si prende cura di un paziente che soffre.

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