HEARST INTERNATIONAL MAGAZINE OF THE YEAR
Magazine internazionale di design e tendenze arredamento e stili di vita architettura e arte English text
CREATIVE POWER
Maggio 2019 Anno 30 n. 5 Mensile Poste Italiane S.p.A. Sped. in A.P. - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n°46) art.1, comma 1, DCB Milano
GEOMETRIE, COLORE, LUCE Progetto e décor in un interno milanese di Elisa Ossino Studio ANVERSA OGGI Un’architettura storica rinasce nell’hotel firmato Vincent Van Duysen FOOD DESIGN A cena con Tom Dixon e Philippe Starck LOS ANGELES VIEW Un capolavoro di Richard Neutra fonde indoor e outdoor SUGGESTIONI TESSILI Sfilano le tendenze 2019
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COMUNICATO CDR HEARST MAGAZINES ITALIA E DI HEARST MARIE CLAIRE Milano, 2 maggio 2019 I comitati di redazione Hearst HMC (Marie Claire e Marie Claire Maison) e di Hearst HMI (Elle, Elle Decor, Gente, Cosmopolitan, Esquire), ritengono inaccettabili i nuovi sacrifici chiesti dall’Azienda ai giornalisti. Il 29 aprile l’editore ha dichiarato un nuovo stato di crisi aziendale che ha il tono di una decimazione: 10 esuberi su 32 giornalisti per HMC e 26 esuberi su 86 giornalisti per HMI, ossia 1 su 3. I giornalisti di Hearst - che in questi anni difficili hanno già pagato un tributo alla crisi economica con i licenziamenti di due colleghi, di un vicedirettore, oltre a numerose uscite per pensionamenti, prepensionamenti e incentivi all'esodo - non accettano perciò i nuovi tagli chiesti dall’editore. Una richiesta di sacrifici indirizzata, peraltro, solo ai giornalisti. I Cdr - che non si sono mai rifiutati e non si rifiuteranno mai di avviare un confronto serio e responsabile con l’Azienda - ritengono che il 30% in meno di giornalisti comprometta irrimediabilmente la qualità dell’informazione delle testate Hearst, rendendo tra l'altro impossibile rispettare l’attuale piano di smaltimento ferie concordato con l’editore e le tempistiche di lavorazione dei giornali e dei loro numerosi allegati. L’editore chiede ora ai giornalisti di pagare interamente il conto salato della crisi e delle recenti scelte aziendali (tra cui la delocalizzazione all’estero dei siti web di Marie Claire, Elle, Esquire, Cosmopolitan e relativi allegati), anziché rispondere con un piano strategico pluriennale di investimenti alle sfide della rivoluzione tecnologica in atto e ai cambiamenti culturali che sarebbero necessari. Chiediamo pertanto che in vista di un tavolo di trattative l'azienda riveda profondamente le attuali richieste, considerando anche altre possibili soluzioni che non penalizzino solo l’occupazione.
I Cdr Hearst Magazines Italia (HMI) e Hearst Marie Claire (HMC)
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FEDERAZIONE ITALIANA EDITORI GIORNALI
ISSN 1120-4400
ACCERTAMENTI DIFFUSIONE STAMPA CERTIFICATO ADS 8412 DEL 21/12/2017
n. 5—2019
75 105 170 ATTUALITÀ+CULTURA 26 Elledecor.it Contenuti digitali del magazine anche su Facebook e Instagram 31 Password Creative Power. Alle origini del progetto 33 Elle Decor likes Luoghi, eventi, oggetti, people. I nostri preferiti del mese 42 Crossing Robot: l’intelligenza artificiale fa il suo ingresso nel quotidiano
97 Biennale Al via la 58ª Esposizione Internazionale d’Arte: ‘May You Live in Interesting Times’ 105 Fuori Biennale Percorso inedito tra le mostre parallele alla grande kermesse veneziana 146 Elle Decor Eventi L’evoluzione degli spazi di lavoro al centro della nostra mostra alla Milano Design Week 245 n.b. Opening, fiere, appuntamenti di maggio. In Italia e nel mondo
DESIGN+ARCHITETTURA
STILE+DECOR
67 Design/1 Christophe Delcourt presenta la serie ‘The Shape of Shade’ 85 Design/2 L’ultima collezione di Hermès celebra materia e natura 127 Design concept Firmato Citterio Viel il nuovo showroom milanese di Marazzi 223 Inside design Materiali, colori, kitchen, wellness. E due progetti speciali
53 Decorscouting Curiosità, address, mobili, accessori: tutto da scoprire 75 Elle Decor incontra Il duo di Apparatus Studio ci apre le porte del nuovo loft di New York 235 Textile & Wallpaper Geometrici o ispirati alla natura i temi dei tessuti e delle carte da parati di tendenza
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Maggio
109
200 190
Cover
TRAVEL+FOOD
INTERNI
109 Food design/1 The Manzoni, arriva il concept restaurant di Tom Dixon 115 Food design/2 Amor, la pizzeria gourmet firmata Philippe Starck 121 Food design/3 I bar temporanei fanno tendenza alla MDW 135 Itinerario Nashville, non solo musica. L’hub creativo che piace alle star
170 New York Italian style nell’appartamento ristrutturato da Bonetti e Kozerski sulla Fifth Avenue 180 A Milano Uno spazio grafico e scultoreo racconta la creatività di Elisa Ossino e Josephine Hoffmeyer 190 Anversa Un antico convento riconvertito in hotel. Nel progetto di Vincent Van Duysen
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200 Los Angeles Un’architettura modernista di Richard Neutra nella nuova interpretazione green di David Netto 210 Oriente e dintorni Ispirazioni jap per sistemi d’arredo che definiscono gli ambienti 251 English text Servizio a pag. 180. Testo di Paola Carimati foto di Giorgio Possenti
elledecor.it Elle Decor Italia è anche sul web, con news, video, gallery, focus e reportage in tempo reale Total white vista mare sulla costa nord-est di Minorca, in Spagna, per la Frame House di Nomo Studio. Gli architetti di Barcellona trasformano il cottage di famiglia in un landmark monolitico immerso nella luce.
FOOD DESIGN/1
Tom in town Apre The Manzoni, l’avamposto permanente di Tom Dixon a Milano. Un concept-restaurant che è anche negozio, club e studio di design testo di Valentina Raggi — foto di Peer Lindgreen
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All’ingresso di The Manzoni, l’area bar & lounge con un bancone in granito e, in foto, un lungo tavolo su disegno con sgabelli Fat e lampade a parete Opal, firmate Tom Dixon. Le piastrelle sono in lava dell’Etna, di Made a Mano.
Torno Subito Atmosfere felliniane e pattern da riviera per il nuovo ristorante di Massimo Bottura a Dubai, sull’isola di Palm Jumeirah.
CREATIVE POWER GEOMETRIE, COLORE, LUCE Progetto e décor in un interno milanese di Elisa Ossino Studio ANVERSA OGGI Un’architettura storica rinasce nell’hotel firmato Vincent Van Duysen FOOD DESIGN A cena con Tom Dixon e Philippe Starck LOS ANGELES VIEW Un capolavoro di Richard Neutra fonde indoor e outdoo SUGGESTIONI TESSILI Sfilano le tendenze 2019
DIGITAL EDITION Puoi sfogliare Elle Decor Italia anche su tablet, smartphone e dispositivi kindle fire. Disponibile su app store, google play e amazon app-shop anche in versione full English
Instagram Tra le colline di Valles Pasiegos, in Spagna, Villa Slow di Laura Alvarez Architecture. Li Edelkoort racconta Eileen Fisher da Rossana Orlandi. Gli highlight del Maroncelli District.
Extra su elledecor.it Un’apposita grafica segnala i contenuti speciali. Segui il simbolo + alla fine degli articoli
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05.19 [Creative Power]
Largo alla creatività. Quella matura e consapevole, che nasce da un progetto a tutto tondo. Un progetto che ha il compito di risolvere esigenze funzionali, di favorire la qualità dello spazio, e della vita di chi lo abita, di rispettare l’ambiente e la storia di un luogo. Portando sempre un gradino più avanti la ricerca: delle forme e dei materiali, della sostenibilità in relazione alla natura, dell’identità di un contesto storico e della sua nuova interpretazione. Sono interventi d’autore, quelli che raccontiamo nelle prossime pagine, in Italia e nel mondo, e che con la medesima forza esprimono al meglio un carattere definito e una precisa identità creativa. Partiamo da Milano dove, in occasione della scorsa Design Week, abbiamo visitato la casa-galleria curata da Elisa Ossino Studio, un interno che lega in maniera inedita il mondo delle superfici a quello della luce e del colore. Ci spostiamo ad Anversa, ospiti dell’hotel August, frutto di un rispettoso lavoro d’interpretazione della storia firmato Vincent Van Duysen. E voliamo negli Stati Uniti, a Los Angeles, per scoprire come una casa disegnata da Richard Neutra possa rivivere, oggi, un rapporto diretto con l’outdoor. Il viaggio nella creatività si conclude a New York, nell’appartamento ideato da Bonetti e Kozerski, affacciato sullo skyline di Manhattan. Ancora carattere, ancora personalità, ancora identità fortissime. Dalla città all’interior. 31
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Foto Hyla Skopitz. Courtesy of the artist, 303 Gallery, New York, König Galerie, Berlin/London, Kamel Mennour, Paris/London. The Metropolitan Museum of Art
Un’immagine dell’opera ‘ParaPivot’ dell’artista polacco-tedesca Alicja Kwade, commissionata dal MET di New York per il proprio Iris and B. Gerald Cantor Roof Garden. Planetario contemporaneo che richiama un inedito sistema solare in mostra fino al 27/10. metmuseum.org
Al MET di New York, il planetario outdoor di Alicja Kwade di Valentina Raggi
L’arte si mescola alla scienza, nella cornice di uno skyline eccezionale. Parliamo di ‘ParaPivot’, l’installazione dell’artista berlinese Alicja Kwade, scelta dal Metropolitan Museum of Art di New York. L’istituzione rinnova anche quest’anno la consuetudine di commissionare a un artista di grido un’opera site specific da installare per tutta l’estate sulla propria terrazza, l’Iris and B. Gerald Cantor Roof Garden. Composta da due sculture, ParaPivot I e II, la struttura è costituita da telai in acciaio verniciato che si intersecano ad angoli obliqui. All’interno nove sfere massicce galleggiano in apparente assenza di peso. Le pietre intagliate e levigate, ognuna con un colore unico e motivi intricati, sono di diversa tipologia e provengono da nove Paesi del globo: dal marmo hermelin norvegese alla quarzite brasiliana macauba azul. Le sfere richiamano un astrolabio, lo strumento scientifico inventato nell’antica Grecia e adottato dagli astronomi islamici nel Medioevo per tracciare la traiettoria delle stelle e dei pianeti. Classe ’79, figlia di una scienziata dei sistemi culturali e di uno storico dell’arte, Alicja ha creato un sistema solare in miniatura, un pezzetto di spazio, appollaiato sul tetto di New York. — 33
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[2]
Courtesy Carpenters Workshop Gallery
L’olandese Aldo Bakker ritratto nella sede di New York della Carpenters Workshop Gallery in occasione della sua personale ‘Slow Motion’. La panca in quarzite è Long Lasting. Sul piedistallo il nuovo Sitting Table in lacca giapponese Urushi. Fino al 22/6. carpentersworkshopgallery.com
Lo slow design di Aldo Bakker. Sculture da vivere di Valentina Raggi e Murielle Bortolotto
Ci sono anche 10 nuovi lavori mai mostrati nella personale di Aldo Bakker in mostra alla Carpenters Workshop Gallery. Il debutto newyorkese dell’artista e designer olandese con la prestigiosa galleria si intitola ‘Slow Motion’. Esposta, una serie di pezzi la cui materialità passa dalla pietra al metallo, fino alla lacca giapponese Urushi. I colori, intensi, spaziano dalla terra all’oro e le forme, scultoree, sono in perenne bilico tra dinamismo e staticità. “Potenti, eleganti e intrisi di personalità, gli arredi di Aldo introducono una nuova prospettiva, inedita, all’interno degli spazi. Queste qualità, mescolate al suo forte impatto nel mondo del design, ci hanno reso praticamente impossibile non considerare il suo lavoro”, confessa Loic Le Gaillard, fondatore della galleria. Tavoli, sgabelli e contenitori tra i pezzi inediti, disposti in un allestimento estremamente sofisticato che invita alla contemplazione, di forme e di significati. È proprio la pratica del guardare, da sempre focus di Bakker, che attraverso le sue creazioni invita a ripensare le forme canoniche degli arredi quotidiani. E a ripassare con lo sguardo le silhouette, per carpire il messaggio, poetico e funzionale, sotteso dietro ogni progetto. In una mostra da osservare, con lenti movimenti. — 35
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[3] Total white, dal pavimento al soffitto light box, per il nuovo United Cycling Lab & Store a Lynge in Danimarca. Autore del progetto lo studio di Copenhagen di Johannes Torpe. Un sistema meccanico, a pantografo, consente di esporre biciclette iper tecnologiche come in una galleria d’arte. johannestorpe.com, unitedcycling.com
A nord di Copenhagen, il tempio del ciclismo 4.0
Foto Armelle Habib
di Tamara Bianchini
Sembra ispirato a ‘2001: Odissea nello spazio’, proprio nell’anno della grande mostra dedicata a Stanley Kubrick dal Design Museum di Londra, fino al 15/9. Parliamo di United Cycling Lab & Store, nuovo paradiso per gli amanti delle due ruote, appena inaugurato a Lynge, 30 km a nord di Copenhagen. Non solo flagship del brand Argon 18, ma anche officina per assistenza e vendita ricambi, luogo di workshop tenuti ogni settimana da esperti del settore. Know-how e innovazione sono le parole d’ordine, non solo per i modelli esposti, rigorosamente con struttura in fibra di carbonio, ma anche per il progetto dello spazio: 1.650 mq disegnati da Johannes Torpe, architetto e designer con un passato alla direzione creativa di Bang & Olufsen, una recente collaborazione con Moroso e progetti internazionali di piccola e grande scala. Dal soffitto scandito da una griglia d’acciaio retroilluminata scendono, sostenute da un sofisticato sistema a pantografo, le bici più innovative. “A formare un’insolita galleria dove i visitatori sanno di entrare in un luogo d’emozione”, conferma il Ceo di Argon 18, Gervais Rioux. Per un effetto sorpresa che nasce dal contrasto tra la lussureggiante foresta che circonda l’edificio e lo spazio hi-tech dedicato ai ciclisti di tutto il mondo. — 37
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[4] La galleria aperta del Parco Farini, progettato da OMA e Laboratorio Permanente, vincitori del concorso per la riqualificazione degli scali ferroviari Farini e San Cristoforo. La fase di ascolto pubblica sul Masterplan in Triennale, dopo gli incontri del 9 e del 16/5, si chiude durante la Arch Week il 23 e il 24/5. scalimilano.vision
OMA dà il via al Rinascimento green di Milano di Piera Belloni
I numeri sono impressionanti: 7 scali ferroviari urbani da riqualificare, per circa 1 milione e 250 mila mq, di cui quasi 700 mila destinati a verde, nuove costruzioni di cui il 30% per housing sociale e il 32% non residenziale, investimenti per milioni di euro. Il piano di rigenerazione che coinvolgerà Milano nei prossimi 20 anni è un’occasione per promuovere la città a laboratorio urbano di sostenibilità e innovazione a livello mondiale. E dopo le aree di Porta Nuova e Citylife, le zone prossime al cambiamento sono quelle della fascia periferica, contesti strategici per il futuro della città. Primo step, il concorso per gli Scali Farini e San Cristoforo, che la giuria presieduta da Dominique Perrault ha assegnato al team coordinato da OMA e Laboratorio Permanente. Il gruppo, con i paesaggisti dello studio Vogt e Philippe Rahm, tra gli altri, ha presentato Agenti Climatici, masterplan che propone due parchi in grado di filtrare la tossicità prodotta dall’insediamento urbano. Il primo obiettivo del progetto è concentrato su nuove condizioni ambientali, in un rinnovato modello di sviluppo economico. Il concept comprende il verde del nuovo Parco Farini, capace di raffreddare i venti caldi di sud-ovest e depurare l’aria, e il blu del sistema lineare di San Cristoforo con una vasta piscina naturale. – 39
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[5] ‘Landline Sea’ di Sean Scully, un olio su lino del 2014, esposto nel Salone Impero della Villa e Collezione Panza di Varese. Fa parte delle 80 opere, dal 1970 a oggi, che costituiscono il corpus della mostra ‘Long Light’, a cura di Anna Bernardini e organizzata dal FAI. Fino al 6/1/2020, scullyforvillapanza.it
A Villa Panza di Biumo le variazioni sul colore di Scully
Foto Michele Alberto Sereni. Courtesy Magonza
di Piera Belloni
Sean Scully torna in Italia 11 anni dopo la grande mostra al Macro di Roma, e lo fa in grande stile, negli spazi di Villa Panza di Biumo (Varese). Autore di grandi opere dove la geometria è analizzata nella sua essenza spirituale, l’artista statunitense, di origini irlandesi, è passato da una visione minimalista a un’espressività più emozionale: ponendo al centro il linguaggio della luce e del colore. Dipinti, fotografie, video e sculture, disposti in modo cronologico e tematico, sono messi in dialogo con le opere della Collezione. Al primo piano si incontrano le ‘super-griglie’ Anni 70, acrilici su tela dalle ricche trame colorate, proseguendo con gli oli degli Anni 80 dove i motivi si fanno più morbidi, e quelli tra il ’99 e il 2004 che accolgono inserti definiti ‘dipinti nei dipinti’. Al piano terra in mostra le serie ‘Wall of Light’, ‘Madonna’ e ‘Landline’ nella Grande Scuderia e nel Salone Impero. Il percorso termina nella serra Anni 30, creata durante la riqualificazione della villa curata da Piero Portaluppi: qui Scully – in questi giorni anche a Venezia, con il progetto site specific ‘Human’ nella Basilica di San Giorgio Maggiore – firma ‘Looking Outward’, landline site specific composta da 27 piccole ‘finestre’ che creano un suggestivo caleidoscopio di riflessi, intervento che diventerà parte della collezione permanente. – 41
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The Met x Microsoft x Mit — Il museo di New York, il colosso hi-tech e il centro di ricerca di Boston hanno lanciato un progetto che utilizza l’intelligenza artificiale, su social network e app, per avvicinare le persone all’arte. In foto, opere proiettate sullo scalone del Met alla serata di lancio. metmuseum.org Sony Design — Alla MDW, la mostra ‘Affinity in Autonomy’, pagina accanto, ha rivelato le ricerche del brand giapponese su come robot e A.I. influenzeranno le nostre pratiche e emozioni, tra luci e suoni, cani robot e sfere che seguono i visitatori. sony.it
Hello Robot Dall’ultima Milano Design Week alla ricerca globale, l’intelligenza artificiale fa il suo ingresso nel quotidiano. Crea oggetti, detta trend, amplifica la nostra vita. Siamo pronti? di Valentina Raggi
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Arte, moda, design sono i settori con maggior sperimentazione e curiosità. E le regole della bellezza sono riscritte dal software
1. MoMA — La mostra ‘New Order: Art and Technology in the Twenty-First Century’, fino al 15/6, esplora le opere della collezione del museo che più indagano le nuove tecnologie. In foto, Tauba Auerbach, ‘Altar/ Engine’, 2015. moma.org +elledecor.it 2. Craig Green — Il colosso inglese di ricerca dei trend Wgsn indica la nascita del colore digitale A.I. Aqua, una sorta di azzurro polveroso il cui boom è previsto per il 2021, in coincidenza con l’avvento della rete 5G. Ma la nuance è già comparsa in molte ultime sfilate. In foto, un outfit della F/W 2019 di Craig Green. craig-green.com 3. Marco Limm+Kevin German — Esistono regole di bellezza? Con ARTificial Intelligence i designer tedeschi hanno affidato il progetto di bottigliette a reti neurali artificiali. In mostra a Ventura Future, per il Fuorisalone. hs-pforzheim.de
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© 2019 Tauba Auerbach. Courtesy Paula Cooper Gallery, New York. Courtesy of Go Runway
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Helga Schmid — L’artista/ricercatrice londinese sta conquistando attenzione internazionale con il progetto-manifesto ‘Uchronia’: “Per far riflettere su come le nuove tecnologie ci rendano iperattivi togliendoci la libertà di ascoltare i tempi del nostro corpo”, ci spiega. In foto, l’installazione ‘Circadian Space’, sorta di spazio relax governato da un software che interagisce con il fruitore creando, attraverso un sistema di luci, condizioni cromoterapiche a misura d’individuo. uchronia.world
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Foto Kelly Spanou
L’utilizzo della tecnologia avanzata deve essere sempre più strumento per liberare le emozioni e favorirne lo sviluppo
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Realtà aumentata, virtuale, intelligenza artificiale creano una cassa di risonanza ai nostri sensi e alla creatività [1]
1. Hito Steyerl — L’artista multimediale tedesca ha appena portato alla Serpentine Sackler Gallery di Londra ‘Power Plants’, opere create da A.I. da visitare in realtà aumentata. Ma, fino al 31/1/2020, prosegue online con ‘Actual Reality OS’, una mappatura delle diseguaglianze sociali reali del quartiere della galleria attraverso numerosi dati virtuali. serpentinegalleries.org 2. Google — A ogni visitatore un braccialetto che capta il tasso di gradimento dell’interior design di diverse stanze. La mostra ‘A Space for Being’ al Fuorisalone ha puntato sulla neuroscienza per mostrare l’importanza del design nelle nostre vite. google.com 3. Kartell — A.I., la sedia realizzata dall’intelligenza artificiale, sugli input di Philippe Starck e in collaborazione con Autodesk. In vendita per il 2020. kartell.com +elledecor.it
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Courtesy of the Artist, Andrew Kreps Gallery (New York) and Esther Schipper Gallery (Berlin) © 2019 readsreads.info - Maremosso
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Icub — L’androide costruito dall’Istituto Italiano di Tecnologia di Genova all’interno di un progetto europeo è dotato di braccia, gambe, corpo e viso come un umano. È in continuo miglioramento e funge da piattaforma di ricerca per robot meno complessi già in fase di sperimentazione. In primis come assistenti ai degenti ospedalieri, in seguito per sostituire tutti i lavori routinari in luoghi pubblici. icub.org
La ricerca tecnologica si lega sempre più al design. Obiettivo? Realizzare macchine non solo funzionali ma anche empatiche Sapresti creare un oggetto per far riposare il nostro corpo utilizzando meno materiale possibile?”. È il giorno di apertura del Salone del Mobile, Philippe Starck, emozionato, davanti a una folla riunita di buon mattino nello stand Kartell, scambia battute con una suadente voce femminile prodotta da un’intelligenza artificiale. “Senza cultura, senza ricordi, senza influenza, la macchina ha dato forma alla prima sedia industriale progettata fuori dal nostro cervello. Si apre un nuovo mondo. Illimitato”, conclude. La presentazione a effetto ricorda quelle dei nuovi prodotti dei colossi hi-tech, ma qui siamo nel mondo del furniture design. Il rapporto empatico uomo-macchina è stato uno dei temi forti della scorsa Milano Design Week, eco di un fenomeno ormai tangibile, il veloce avvicinamento alla nostra vita di robot capaci di apprendere. Questi software utilizzano reti neurali che ricalcano in maniera semplificata le nostre pratiche cognitive. Molto costosi, sono oggetto di ricerche, in primis al MIT di Boston, per renderli più democratici e compatibili con i prodotti mass market. Ma già fanno capolino nel nostro quotidiano. In architettura il team di Zaha Hadid è tra i pionieri di progetti elaborati da algoritmi. Se il Bauhaus aveva già teorizzato l’architettura modulare, il passo successivo è stata la realizzazione di schemi basati su dati dai quali i computer sono capaci di generare proiezioni in 3D e da qui architetture reali. Oggi, per ricostruire Notre-Dame si parla di un possibile utilizzo della A.I. (Artificial Intelligence) per rielaborare la struttura danneggiata della cattedrale parigina. Nel design è Yves Béhar a spingere sul tema, con i robot intelligenti Cobalt e Elliq. Il primo si aggira per gli uffici svolgendo funzioni di sicurezza come il riconoscimento dei dipendenti o la vigilanza, il secondo, in casa, è un robot che assiste le persone sole mettendole in connessione con amici e parenti, stimolando l’allenamento mentale grazie alla propria interfaccia smart. 50
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Nell’arte, Christie’s ha di recente venduto all’asta, per quasi 500 milioni di euro, un’opera di Obvious, collettivo francese che, inserendo alcuni dati nel computer, affida in toto all’A.I. la creazione di ritratti in stile primo 900. Si affidano all’intelligenza artificiale anche le grandi piattaforme di e-commerce, come raccontato nella mostra di Joseph Grima ‘Geo-Design: Alibaba’, giunta da Eindhoven al Fuorisalone di Milano: una parte era dedicata all’uso di questa tecnologia. La presenza di macchine capaci di conoscenza è ormai una realtà, che si fa necessaria materia di studio dei professionisti del domani. Tra le università italiane, il Polimi vanta l’Airlab e lo Iulm avrà un laboratorio dedicato entro l’estate. Per i più piccoli su Kickstarter è in vendita Little Sophia, la versione bambola della famosa androide sociale presentata nel 2015 dalla compagnia di Hong Kong, Hanson Robotics Limited. Sua versione italiana è iCub, robot umanoide creato come piattaforma di ricerca dall’Istituto Italiano di Tecnologia. “Da lui ha preso vita R1, in fase di sperimentazione in uno dei centri di cura e riabilitazione per anziani della Fondazione don Gnocchi, capace di riconoscere e afferrare gli oggetti, spostarsi nello spazio complesso delle abitazioni o dei centri commerciali. Ha un design umanizzato, e in un futuro prossimo suoi simili saranno in tutte le case”, dicono i ricercatori. Per capire a che punto siamo, in Italia è appena uscito ‘Tecnologia vs umanità’ (Egea), bestseller di Gerd Leonhard, guru mondiale del tema. Che ci spiega: “Dopo le rivoluzioni agricola, industriale, digitale, stiamo entrando nell’era dell’experience society. Le A.I. possono elaborare trilioni di dati in un istante, ma non hanno etica, estetica, emozioni, valori. Per questo intendo l’intelligenza artificiale come una sorta di ‘Assistente Intelligente’. Uno strumento per amplificare il nostro potenziale e la nostra esperienza”. Siamo pronti. — +elledecor.it
Espressioni d’artista: vasi, sedie e carte da parati. Pensieri verso l’estate e collaborazioni a più mani a cura di Murielle Bortolotto
© Studio Bouroullec
Argilla stravagante Portano la firma dei fratelli Ronan & Erwan Bouroullec i vasi Découpage presentati nello stand di Vitra lo scorso Salone del Mobile. Tutto parte da un panetto di creta, dei semplici cilindri vengono completati e animati da strisce e forme irregolari che si incastrano. Declinati in cromie ultra light o inaspettatamente abbinati a colori accesi, sono degli oggetti speciali che arredano donando un tocco artistico. In vendita dal prossimo settembre. vitra.com
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Giardino urbano. Uccellini, fiori e coccinelle su spille, anelli e collane. È un mondo gentile quello di Return to Tiffany Love Bugs. In foto, orecchini Ladybug in oro rosa e argento. tiffany.it Brick style. L’architetto messicano Frida Escobedo firma la boutique Aesop di Park Slope, Brooklyn, New York. Quinta collaborazione tra la progettista e il brand di cosmetici per la cura della pelle e dei capelli. Uno shop dove il design degli interni è stato ispirato dai tipici edifici circostanti di mattoni rossi. aesop.com +elledecor.it
Foresta indoor. Tratto pittorico e foglie in formato extra large per Sumatra, carta da parati della collezione Borneo disegnata dall’artista francese Valérie Morien per la storica manifattura d’Oltralpe Zuber. Qui nella variante Imperial Green, da scegliere tra dieci colori. zuber.fr
Foto Perttu Saksa
Sedia d’artista Scultore e pittore californiano che ama esprimersi attraverso diverse discipline, Matthew Day Jackson disegna per il brand finlandese Made by Choice la sedia Kolho. Un unico segno sinuoso delimita la struttura in formica di seduta e schienale. madebychoice.com
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Destinazione paradiso — Un’oasi di relax anche negli interni. Arredi outdoor da accostare a wallpaper e al vaso dal mood esotico
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1. Fa parte della collezione Exclusive Wallpaper 19, la carta da parati The Beach di Jon Iubler per London Art. Tre le varianti colore per un effetto escape assicurato. londonart.it 2. In porcellana il vaso Bahia di La DoubleJ in collaborazione con Ancap. ladoublej.com 3. Francesco Bettoni firma la poltroncina in metallo curvato Giunco per Paola Lenti. paolalenti.it 4. Tavolino Waaw dai colori vibranti, disegnato da David Weeks per Moroso e realizzato in Senegal. moroso.it 5. Ampie forme e intrecci per la seduta Panama ideata da Ludovica + Roberto Palomba per Talenti. talentisrl.com
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Foto Joël Matthias Henry
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Back Home FENDI & FENDI CASA by Cristina Celestino photo by Omar Sartor
Non solo moda. Durante la Design Week milanese è stata presentata la nuova collezione Fendi Casa by Cristina Celestino. Una liaison tra il brand e la designer che si rinnova. Pezzi sofisticati prodotti da Luxury Living Group dove l’ispirazione arriva dall’heritage della maison. La Back Home, così si chiama la linea di arredi, celebra l’iconico motivo Pequin introdotto da Fendi nel 1987, poltrone e divani con dettagli a righe, tavolini con pattern geometrici, specchiere e lampade che richiamano i gemelli da polso maschili, mentre i mobili d’ingresso riprendono i codici dell’Art Déco. fendi.com, luxurylivinggroup.com
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Palette minerale. Resine, metallo e mobili vintage caratterizzano il lavoro di Draga & Aurel, designer/artisti con base a Como. Le nuove creazioni del duo: sedute, tavoli e coffee table, indoor e outdoor, hanno un esprit minimal scintillante. draga-aurel.com
Ogni cosa è illuminata Il design concettuale di Philippe Malouin si è concretizzato con Pole, lampada ideata per Roll & Hill. Un corpo illuminante ultra flessibile che permette di creare grandi curve e ampliare così il raggio di luce. In metallo, alluminio e silicone in finitura nero matt. rollandhill.com
Generazione futura Per celebrare il decimo anniversario di lancio del Galaxy S, Samsung Electronics Co. presenta Galaxy S10. Schermo più ampio, fotocamere professionali, funzionalità intelligenti e connettività 5G. In ceramica light e in 5 colori tendenza. samsung.com 60
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Foto Giulio Boem
Alto contenuto di comfort per il divano Grande Soffice firmato da Francesco Binfaré per Edra. Maxi dimensioni, linee morbide e angoli smussati ne costruiscono il Dna, mentre la modularità consente diverse composizioni negli ambienti. edra.com
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Un interno di Spotti Milano che ha da poco ospitato la mostra dell’ebanista parigino ‘The Shape of Shade’. Protagonisti: il divano Pop con i tavolini Sin e Geo, le sedie Air e la lampada Ame.
Edizioni straordinarie Gli interni di Christophe Delcourt, designer ed editore francese, sono paesaggi sospesi che vincono la gravità. Elogio della leggerezza di Paola Carimati e Francesca Benedetto — foto di Francis Amiand
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DESIGN/1
‘The Shape of Shade’ è una collezione composta da 10 pezzi. Tavoli, sedute e divani nascono da una riflessione su luce e architettura
Quello di Christophe Delcourt è un segno puro, quasi accademico. Il rigore formale dei suoi pezzi addomestica materiali naturali e primitivi come legno e pietra per concedersi alla cura ossessiva dei dettagli. In alto, davanti al divano Fao con console Geo, il tavolo Edo e la seduta Cle. Accanto, un angolo della mostra con la lampada freestanding Ame in legno di rovere spazzolato.
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DESIGN/1
“Ogni tavola in legno rappresenta l’inizio di una storia tutta da costruire. L’obiettivo è sempre il medesimo: lavorare sulla natura del materiale per far emergere le potenzialità” Christophe Delcourt
Un autodidatta con la passione per l’ebanisteria ritratto tra i suoi pezzi: il tavolo Sol con coffee table Geo in rovere. Prezioso il dettaglio, tondo e con spigolo, di raccordo al piano.
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DESIGN/1
Un close-up sul tavolo Geo per raccontare il lavoro di ricerca condotto dal designer francese sul dettaglio. Il piano di marmo pregiato White Beauty sembra appoggiarsi dolcemente sul cono in rovere spazzolato, accarezzandone la forma. Tutto ruota attorno al movimento dolce che consente alle superfici di incontrarsi.
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“Ogni volta, con il legno è l’inizio di una storia”, si presenta così Christophe Delcourt, tra i protagonisti alla Milano Design Week appena conclusa. Con ‘The Shape of Shade’, la personale da Spotti Milano, ha messo in scena la terza edizione di un racconto decisamente autobiografico. Tutto ruota attorno al mondo delle essenze e delle sue possibili interpretazioni: i pezzi realizzati in abete e rovere con top in marmo e travertino segnano il ritorno del progettista a un disegno puro e al tempo stesso accademico. La sua sensibilità dà forma a un paesaggio domestico materico e sospeso, nel quale i volumi, sempre importanti, precisi e onesti, svelano proporzioni sfidanti e dettagli virtuosi. “È attingendo all’autenticità delle superfici che nel nostro laboratorio di ebanisteria riusciamo a ridurre al minimo gli spessori e a sfidare la forza di gravità”, racconta Delcourt parlando del valore dei materiali scelti. Lui che, nella duplice veste di designer ed editore, vive e lavora a Parigi nel 7° arrondissement, dove, insieme a otto collaboratori, esplora le potenzialità espressive e costruttive del legno. Già ce lo immaginiamo mentre accarezza le tavole grezze per esploderne la fragranza e studia, assecondando specie e stagioni, come e dove tagliare, piallare e assemblare. “Mi piace che tutto proceda secondo natura, senza artificio. E mi piace l’idea che sia la materia a parlare”, afferma tradendo con un velo di romanticismo il suo lato minimal. Lui che inizia a coltivare fiuto e passione per l’alto artigianato circa trent’anni fa, quando nel 1990 il suo nome appare per la prima volta sulla scena del design. Perfetto autodidatta, inanella un’incalzante sequenza di successi che hanno decretato la sua fama: nel 1995 fonda il suo marchio, Delcourt Collection, e l’anno successivo presenta la sua prima mostra alla fiera Maison et Objet dove nel 1999 torna per ritirare il premio come designer dell’anno. “Da allora ho continuato a lavorare sulla mia creatività e coltivato la mia visione di interior contemporaneo”. Tavoli, sedute e lampade contribuiscono ad allestire un universo preciso che cura in maniera quasi maniacale, includendo il rapporto con luce e architettura. “Decisivo l’incontro con un fabbro artigiano e il fratello ebanista: entrambi mi hanno trasmesso il loro sapere”, confessa rilanciando l’impegno. “A questo punto della mia carriera insegnare ai giovani è un dovere”. Un gesto nel suo stile: preciso e onesto. — christophedelcourt.com
Foto Pierre Even
Tagliare, piallare, assemblare sono tecniche artigianali coltivate nel tempo. Saperi che Delcourt interpreta a modo suo per trasformare la materia e disegnare atmosfere morbide
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Jeremy (a sinistra) e Gabriel hanno fondato lo Studio nel 2012, debuttando con le loro poetiche collezioni di lampade. Di loro ideazione, nel loft di Manhattan, le persiane a pannelli di quercia con fori rifiniti in ottone.
Apparatus Studio Progetti, prototipi, prove d’artista. A New York l’abitazione di Jeremy Anderson e Gabriel Hendifar, alias Apparatus Studio, è una galleria di anteprime di Helle Walsted — testo di Flavia Giorgi — foto di Wichmann+Bendtsen Photography
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Un eclettismo raffinato connota il living, dominato dall’artwork di Robert Moreland e da divani custom rivestiti in velluto nero moirÊ. Disegnati da Hendifar il tavolino in marmo, il tappeto, le persiane forate; opera di Anderson i gruppi di ceramiche sulla destra. In primo piano, scultura in ceramica di Del Harrow e tavolino in ottone di Julian Chichester, in fondo lampada di Bobo Piccoli, FontanaArte, 1968.
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Un setto semicircolare rivestito in legno si snoda dall’ingresso al cuore del loft definendo le zone d’uso. Lo decora una lunga tela danese Anni 30, opera di Albert Emiel. Di Apparatus il tavolo Portal, i candelieri Candle Blocks, la lampada da sospensione Median 1, mentre le sedie, anonime, sono vintage, come la console-altare sotto le finestre; sopra, una scultura Anni 70 di Gary Apotheker.
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Che l’abitazione di Gabriel Hendifar e Jeremy Anderson sia qualcosa di speciale è evidente non appena si apre l’ascensore che vi solleva fino all’ultimo piano del tipico ex edificio industriale newyorkese. Una parete in pannelli di quercia delimita l’ingresso, per poi snodarsi come uno schermo curvo nell’open space e definire, in un unico gesto, zona pranzo e cucina. Segno da architetto, ma con mano d’artista, perché lungo il divisorio campeggia un dipinto con dimensioni da museo e soggetto a sorpresa: mucche, cavalli, mungitrici e mietitori. “È stato Jeremy a scoprire questa incredibile tela danese in larga scala degli Anni 30”, racconta Gabriel, direttore creativo di Apparatus, studio di design con base a New York e showroom anche a Los Angeles e Milano. “Grazie alla consistenza morbida della trama, siamo riusciti ad appenderla seguendo a filo la forma del muro. Ci ha divertito l’idea di contrapporre un tema agreste ai marmi e agli ottoni che lo circondano”. È questo solo il primo e più scenografico dei contrasti. Lungo i muri perimetrali, scanditi da alte finestre, il tema del legno massiccio è ripreso sotto forma di pannelli forati. Sono persiane di loro ideazione, dove il ritmo dei buchi ricorda le porte concepite da Jean Prouvé, ma Apparatus li sigla a uno a uno con un dettaglio inedito, un anello di ottone che ne riveste l’interno. Lampade e mobili disegnati dal duo, ceramiche new entry su cui sta ancora lavorando Anderson, pezzi vintage di autori noti e anonimi, arte contemporanea e folk artigianale popolano uno spazio che è un manifesto della loro personalissima estetica, una prova sul campo del loro concetto di casa. “Siamo sempre vissuti in contesti tradizionali, come quello del nostro ultimo appartamento a Brooklyn. Scegliendo per la prima volta un loft, abbiamo voluto sperimentare
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Un colore insolito, sofisticato, steso sul muro di mattoni fa da sfondo alla cucina, dove il bancone a isola ha la base rivestita in maglia di ottone rifinita a mano e il top in marmo. Gli sgabelli sono due pezzi vintage, l’armadiatura è realizzata su misura. Contro la parete, uno specchio di Asher Israelow e alcune ceramiche di Jeremy Anderson. Le luci, di Apparatus, sono le Cylinder Extended Downlights.
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Dal tetto dell’ex fabbrica dove sorge il loft, in prossimità del Flatiron District a Manhattan, la città mostra i suoi tanti volti. Palazzi e grattacieli, strutture residenziali e industriali si alternano in un panorama che si spinge fino alla Freedom Tower.
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la trasformazione di uno spazio informale in un ambiente ricco, articolato, dove poter abitare in modo semiformale, secondo il nostro stile di vita, i riti quotidiani, il modo di accogliere e condividere la nostra dimensione domestica con le altre persone”, ci spiegano. Una dimensione che insegue un’idea originale di bellezza, dove a sedurre è l’emozione che nasce da materiali sensuali e sofisticati, forme inconsuete, lavorazioni manuali accuratissime, eseguite nel laboratorio di Manhattan. Ma anche la casa è officina creativa, molti prodotti a catalogo derivano da pezzi realizzati per uso privato. “I luoghi abitati ci hanno sempre stimolato l’ideazione di nuove opere. Inizialmente per una sorta di reazione alla nostra incapacità di trovare pronto l’oggetto d’arredo giusto”, sorride Hendifar. Di fronte ai divani, low table in marmo e cabinet in lega di bronzo e pelle plissettata sono i primi prototipi della nuova collezione Interlude appena presentata a Milano per il Fuorisalone, nel distretto delle 5 Vie. Arredi e luci in edizione limitata che con alabastro, ricami e radica dei Carpazi, con pelle d’anguilla e porcellane, guardano alla storia attraverso la lente della contemporaneità. “Tra la Vienna primi ‘900 della Wiener Werkstätte e l’Iran degli Anni 70, motivi ispiratori di precedenti collezioni, Interlude getta un ponte. I ricami su rete metallica hanno anche riferimenti musicali: una contaminazione suggerita dall’affascinante lavoro del compositore Stephen Malinowski, con il suo software che traduce in animazioni le partiture musicali. La mia ispirazione segue un analogo filo creativo”, confida Gabriel. Un filo che ha nella casa la sua cassa di risonanza. “Vivere in mezzo alle proprie creazioni è di grande stimolo, ma comporta un’autocritica severa. Anche se poi finiamo per innamorarci proprio delle imperfezioni”. — apparatusstudio.com
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Alla Pelota, nel cuore di Brera, la Maison francese in occasione della Milano Design Week ha presentato Raw Material, la nuova collezione-evento. Protagonisti, materiali naturali e alto artigianato.
Let’s rock!
Forte come la roccia, morbida come la lana e fragile come la carta: Hermès celebra la materia con una mostra che racconta la natura. E torna alle origini di Paola Carimati e Filippo Romeo — foto di Lea Anouchinsky
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Il muro a secco è uno spettacolo di manualità e tecnica tipica della storia artigianale ligure. Un esempio di land art italiana perfettamente assemblata e integrata nella natura
Tre scorci di Raw Material, la mostra presentata a Milano da Charlotte Macaux Perelman e Alexis Fabry, direttori artistici della divisione furnishing di Hermès. Sopra, i plaid di cashmere Les Hippomobiles di Gianpaolo Pagni. A destra, sopra, interessante per i giochi di trasparenza, la lampada Coulisse in carta e bambù di Tomás Alonso. Sotto, Hécate, le luci di Barber & Osgerby in porcellana e granito: pezzi che arrivano al cuore del materiale. 86
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Tra i protagonisti della scenografia firmata da Hervé Sauvage, i plaid Au-delà du désert, realizzati su disegno di un collage originale di Nathalie Du Pasquier. L’artista e designer francese, stanziale a Milano, ha scelto una tecnica particolare per tessere le sue opere: sofisticati intarsi composti da applicazioni in cashmere, assemblati e ricamati con preziosi fili di seta, rigorosamente a mano.
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“Questa scenografia racconta di inclusione, come i lavori degli artisti Richard Long e Carl Andre ai quali ci siamo ispirati” Charlotte Macaux Perelman e Alexis Fabry
Ritratti appoggiati ai muretti a secco realizzati dalle sapienti mani di un artigiano ligure, i direttori artistici della divisione furnishing di Hermès. In carica dal 2014 sono amici da sempre e insieme condividono creatività e strategie. Questione di affinità.
Questa è una storia di relazioni e di affinità, ma anche di amicizie e di affetti che legano persone e luoghi. Come quelle di Charlotte Macaux Perelman e Alexis Fabry, dal 2014 direttori artistici della divisione furnishing di Hermès che, in occasione del FuoriSalone 2019, alla Pelota hanno presentato la mostra Raw Material. Architetto e designer, con un passato nello studio di Philippe Starck, lei, e curatore d’arte con la passione per la fotografia, lui, Charlotte e Alexis sono amici da tempo. Ed è proprio per via di questo legame che Pierre-Alexis Dumas, direttore artistico della Maison francese, li ha scelti affidando loro il timone dell’area design. ll concept dell’evento milanese, realizzato con Hervé Sauvage, che ha firmato la scenografia, ha reso omaggio al materiale, protagonista a tutto tondo. Ecco granito, porcellana e carta dare forma a sofisticate luci, il mogano trasformarsi in scatole porta sigari, e il cashmere tessere avvolgenti plaid che diventano preziosi oggetti da compagnia. Tutto è lì, a portata di mano. Alzando lo sguardo, sembra quasi di vederlo, l’uomo che ha costruito i muretti a secco tra i quali ci muoviamo a passo lento e curiosità allertata. Lui che osserva, che ordina uno per uno ogni sasso, sicuro e sapiente. E li impila abilmente senza malta. In questo automatismo, che guida la scelta di ogni singolo elemento, lo storytelling (e il senso di tutta l’operazione): l’intero progetto, esplorando il legame tra natura 90
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(materia) e cultura (artigianalità), è un omaggio all’antico savoir-faire francese. “Un progetto complesso e articolato quello che abbiamo messo in scena”, racconta Charlotte, “pensato per amplificare la ricchezza e la diversità dei pezzi presentati. Complementi, tessuti e tableware: era importante trovare un equilibrio. Qualche oggetto ha dimensioni grandi, altri piccole, altri texture strutturate, altre morbide, altri sono colorati, altri neutri. Come creare un percorso anche visivo nel quale tutti questi aspetti potessero convivere?”, si interroga Alexis. Da qui l’idea del labirinto. “Era necessario che tutti gli oggetti dialogassero tra loro e il marchio, in modo tale che nessuno prevalesse sull’altro”, puntualizzano. Unire utile e bello, capire come giustapporre pieno e vuoto, senza perdere di vista l’intorno. “Ci siamo mossi in continuità con il passato, senza creare fratture. E i designer, ai quali abbiamo chiesto di interpretare i valori di Hermès, ci hanno creduto”, riprende lei. “Tomás Alonso, Barber & Osgerby e Nathalie Du Pasquier, per citarne alcuni, hanno lavorato sul contemporaneo senza perdere di vista lo spirito timeless tipico di tutte le nostre produzioni”, finalizza lui, svelandoci ancora un universo di connessioni. “Hermès è un mondo attento alle proporzioni: le nostre non sono semplici collezioni, ma architetture che generano eleganza”, chiude fiero. Come la natura. — hermes.com +elledecor.it
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‘Microworld’, installazione dell’artista cinese Liu Wei in mostra all’Arsenale nel percorso principale della Biennale curato da Ralph Rugoff.
Courtesy Liu Wei Studio & Faurschou Foundation Beijing, foto © Jonathan Leijonhufvud
Tutto molto
interessante Via alla 58ª Esposizione Internazionale d’Arte intitolata ‘May You Live in Interesting Times’. Alla Biennale di Venezia i linguaggi visivi raccontano il meglio, e il peggio, del nostro tempo di Filippo Romeo
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BIENNALE
90 partecipazioni nazionali ai Giardini e in città, 4 Paesi esordienti, 21 Eventi Collaterali, 2 Progetti Speciali
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Anne-Claire Schmitz, Belgio
1. Anne-Claire Schmitz, artista presente con le sue opere nel Padiglione belga. 2. ‘Everything We Create Is Not Ourselves’, installazione di He Xiangyu in mostra nel Padiglione cinese 3. ‘Moving Backwards, lavoro di Pauline Boudry/Renate Lorenz nel Padiglione svizzero. 4. ‘Red Deer’, opera del 2017, esposta all’Arsenale, dell’americano Jimmie Durham, Leone d’Oro alla carriera. [2]
Pauline Boudry/Renate Lorenz, Svizzera
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Jimmie Durham, Leone d’Oro alla carriera, USA
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1 Courtesy La Loge, foto Margaux Nieto. 2 © Ben Westoby. Courtesy White Cube, London and Hong Kong. 4 Courtesy of the artist and Kurimanzutto, Mexico City/New York, foto Nick Ash. Ritratto dpa Picture-Alliance Alamy Stock Photo
He Xiangyu, Cina
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Tra gli artisti in mostra nel Padiglione Centrale e all’Arsenale Stan Douglas, Lara Favaretto, Rosemarie Trockel, Danh Vo, Liu Wei Laure Prouvost, Francia
1. Laure Prouvost, in mostra con i suoi lavori nel Padiglione francese. 2. ‘No History in a Room Filled with People with Funny Names 5’, installazione del tailandese Korakrit Arunanondchai con Alex Gvojic all’Arsenale. 3. ‘The Born and Expansion of 2012’, installazione di Chen Qi nel Padiglione cinese. 4. Iris Kensmil, in mostra con le sue opere nel Padiglione olandese. 5. ‘Re-Search’, opera di Fei Jun in mostra nel Padiglione cinese.
[1]
Chen Qi, Cina
[4]
Iris Kensmil, Olanda [5]
Fei Jun, Cina
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3 Courtesy of Deji Art Museum. 4 Foto Khalid Amakran 5 © MJT
Korakrit Arunanondchai/Alex Gvojic, Tailandia [3]
1 Courtesy Alexandre Guirkinger. 2 Courtesy Carlos/Ishikawa, London, CLEARING, New York/Brussels, Bangkok, CityCity Gallery, Bangkok.
[2]
“La Mostra si concentra sul lavoro di artisti che mettono in discussione le categorie di pensiero esistenti e ci aprono a una nuova lettura di oggetti e immagini, gesti e situazioni” Ralph Rugoff
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Il compito dell’arte è dare emozioni, offrendo, con ogni linguaggio possibile, dalla pittura all’installazione, dalla performance al video, una visione della realtà in cui viviamo. E questo accade da sempre in una relazione intensa, a volte sofferta e complicata, altre nitida e consapevole, con il contesto storico che la determina e la stimola, rendendola sempre più uno strumento di lettura dei tempi. Soprattutto nell’epoca in cui viviamo, fatta di contraddizioni politiche, sociali, economiche, religiose. Un momento in cui il ruolo della 58ª Esposizione Internazionale d’Arte, in mostra dall’11/5 fino al 24/11 all’Arsenale, nel Padiglione Centrale e nei Giardini, assume tutta la sua responsabilità: nella scelta del curatore, del tema, degli artisti e dei Paesi partecipanti. E soprattutto del suo titolo, ‘May You Live in Interesting Times’, scelto dal curatore Ralph Rugoff, direttore della Hayward Gallery, tra le più importanti gallerie d’arte pubbliche del Regno Unito, curatore, critico e saggista, per sottolineare l’influenza che il clima mondiale può esercitare sul territorio dell’arte. “Un titolo nel quale l’espressione ‘Interesting Times’ evoca l’idea di tempi sfidanti e persino minacciosi”, spiega il presidente della Biennale di Venezia, Paolo Baratta. “Ma può essere anche un invito a vedere e considerare sempre il corso degli eventi umani nella loro complessità. Un invito che appare particolarmente importante in tempi nei quali troppo spesso prevale un eccesso di semplificazione, generato da conformismo o da paura”. Sfiora gli 80 il numero degli artisti esposti negli spazi del Padiglione Centrale e all’Arsenale, tra questi l’americano Alex Da Corte, il canadese Stan Douglas, l’italiana Lara Favaretto, il francese Cyprien Gaillard, il danese Jeppe Hein, il cinese Liu Wei, l’argentino Tomás Saraceno, la tedesca Rosemarie Trockel e il vietnamita Danh Vo. 90 le partecipazioni nazionali nei Padiglioni dei Giardini e nel centro storico di Venezia, 4 i Paesi presenti per la prima volta, Ghana, Madagascar, Malesia e Pakistan, 21 gli Eventi Collaterali organizzati in numerose sedi della città, 2 i Progetti Speciali con interventi site specific nella Polveriera austriaca di Forte Marghera e nel Padiglione delle Arti Applicate nelle Sale d’Armi dell’Arsenale in collaborazione con il Victoria and Albert Museum di Londra. Nel Padiglione Italia, alle Tese delle Vergini, il curatore Milovan Farronato presenta i lavori di Enrico David, Chiara Fumai e Liliana Moro. Partner della 58ª Esposizione Internazionale d’Arte Swatch, Main Sponsor Illycaffè, Sponsor JTI (Japan Tobacco International), Artemide, Vela e Seguso Vetri d’Arte. Il Leone d’Oro alla carriera va allo statunitense Jimmie Durham, classe 1940, autore di costruzioni scultoree spesso realizzate con materiali naturali e oggetti d’uso quotidiano. Opere che nascono dal desiderio di denunciare i limiti dell’Occidente e la futilità della violenza, ma anche l’oppressione perpetrata dai poteri coloniali ai danni delle etnie di tutto il mondo. Insomma un lavoro profondo che si lega perfettamente al filo rosso da scoprire visitando la mostra. “’May You Live in Interesting Times’ include senza dubbio opere d’arte che riflettono sugli aspetti precari della nostra esistenza attuale, fra i quali le molte minacce alle tradizioni fondanti, alle istituzioni e alle relazioni dell’ordine postbellico”, spiega Ralph Rugoff. “Riconosciamo però fin da subito che l’arte non esercita le sue forze nell’ambito della politica. Per esempio, l’arte non può fermare l’avanzata dei movimenti nazionalisti e dei governi autoritari, né può alleviare il tragico destino dei profughi in tutto il pianeta. In modo indiretto, tuttavia, forse l’arte può offrire una guida che ci aiuti a vivere e pensare”. Ce lo auguriamo. — labiennale.org
Foto Andrea Avezzu, courtesy La Biennale di Venezia
BIENNALE
FUORI BIENNALE
Installazione al Fondaco dei Tedeschi — ‘La regola del sogno’, a cura di Barnaba Fornasetti e Valeria Manzi, crea un fantasioso gioco di rimandi e allusioni alla natura del luogo, spazio di commerci ieri e lifestyle department store oggi. Fino al 24/11, fornasetti.com, dfs.com
Arte in laguna Un percorso inedito tra le mostre parallele alla grande kermesse veneziana. Fra arte contemporanea, design e architettura. In scena, fra i tanti, Jannis Kounellis, Tapio Wirkkala, Jean Arp a cura di Piera Belloni
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ELLE DECOR
FUORI BIENNALE
Vincenzo Castella, ‘Proof #1- #2- #3 Studio Eine Phantastik’,2018
Foto © Giorgio Colombo, Milano - Michele Alberto Sereni, Courtesy Studio la Città, Verona – © Palazzo Grassi, ORCH orsenigo_chemollo – Matteo De Fina – Tapio Wirkkala Rut Bryk Foundation Collection, EMMA-Espoo Museum of Modern Art, foto Sami Wirkkala
Jannis Kounellis, Senza titolo, 1967
Retrospettiva a Ca’ Corner della Regina — La Fondazione Prada presenta, a 2 anni dalla scomparsa, un omaggio a Jannis Kounellis. Circa 70 le opere esposte, dai primi lavori alla svolta radicale, dal 1967 in poi, dove alla pratica pittorica si aggiunge l’uso di materiali concreti e naturali, fino alle grandi installazioni degli anni seguenti. Fino al 24/11, fondazioneprada.org Doppio progetto al Giudecca Art District — La galleria Studio la Città, di Verona, porta due mostre: ‘Recursions and Mutations’ esplora gli approcci ricorrenti e i modi in cui le creazioni mutano a seconda dell’ambiente e del soggetto scelto, di 4 autori: Vincenzo Castella, Lynn Davis, Jacob Hashimoto e Roberto Pugliese. L’altra è ‘After J.M.W. Turner 1834-2019’, una personale di Hiroyuki Masuyama. Fino al 28/7, studiolacitta.it Sul filo della poesia a Punta della Dogana — Sono 36 gli artisti, 17 dei quali al debutto in una mostra della Collezione Pinault veneziana, riuniti da Mouna Mekouar per ‘Luogo e Segni’: Roni Horn, Elaine Frances Sturtevant, Nina Canell, tra gli altri. Leit motiv dell’esposizione, che prende il titolo da un’opera di Carol Rama ispirata dai versi della poetessa libanese Etel Adnan, è la memoria. Fino al 15/12, palazzograssi.it. Dada e non solo alla Collezione Peggy Guggenheim — La prima opera acquistata dalla collezionista fu un bronzo di Jean Arp, ‘Testa e conchiglia’: inclusa oggi, con altre 70 fra sculture, rilievi in legno, collage, disegni, tessuti e libri, in ‘La natura di Arp’, incursione nella rivoluzionaria produzione di uno degli artisti più influenti del ‘900. Fino al 2/9, guggenheim-venice.it Design nordico al Museo del Vetro — Invitato a Venezia da Gio Ponti, Tapio Wirkkala, designer, grafico, scultore del legno, trovò in Venini la collaborazione ideale: molti dei suoi vetri, insieme ad altri oggetti scelti in omaggio alla sua eclettica creatività, sono in mostra fino al 29/9, museovetro.visitmuve.it
Elaine Frances Sturtevant, ‘Felix Gonzalez-Torres America America’, 2004
‘La natura di Arp’, Collezione Peggy Guggenheim, 2019
Tapio Wirkkala
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ELLE DECOR
FOOD DESIGN/1
Tom in town Apre The Manzoni, l’avamposto permanente di Tom Dixon a Milano. Un concept-restaurant che è anche negozio, club e studio di design testo di Valentina Raggi — foto di Peer Lindgreen
All’ingresso di The Manzoni, l’area bar & lounge con un bancone in granito e, in foto, un lungo tavolo su disegno con sgabelli Fat e lampade a parete Opal, firmate Tom Dixon. Le piastrelle sono in lava dell’Etna, di Made a Mano.
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ELLE DECOR
FOOD DESIGN/1
Dall’alto, in senso orario, la zona Jungle, connotata da elementi dorati, come il grappolo di lampade a sospensione Spring in ottone, le Opal a lato e una galleria di accessori firmati dal designer; tavolini su disegno e sedute Fat. Il bancone del bar, un monolite in granito, accoglie gli ospiti, illuminato dalle lampade Opal, in versione argento. Il lungo tavolo collettivo nella ‘monastic italian dining’, creato da una sequenza di elementi modulari in sughero custom, con una collana di luci Opal, anche da tavolo e da terra, e sedie Fat.
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ELLE DECOR
FOOD DESIGN/1
Sopra, la sala delle cene formali, con tavolini per 4 persone, su disegno, sedie Slab e lampadari a grappolo Opal in policarbonato traslucido. Sotto, il designer/imprenditore Tom Dixon, che oggi condivide il proprio brand con il fondo londinese Neo.
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ELLE DECOR
“Dopo anni di presenze lampo a Milano durante la Design Week, abbiamo deciso di non spendere tante energie in eventi così brevi. E cominciato a pensare in maniera diversa la nostra presenza in città. Milano, a differenza di molte altre in Europa, sta avendo davvero il suo momento, recuperando la posizione di hub di riferimento per il mondo della moda, dell’arte e del design. Il momento giusto per scordarsi di essere temporanei e costruire qualcosa di permanente. E, seguendo lo stesso concept scelto per il nostro spazio londinese, non abbiamo ideato un semplice showroom, ma un ambiente reale dove la gente si fermi e faccia esperienza dei prodotti. Non c’è nulla di più polveroso di un negozio tradizionale di arredi o illuminazione. Dentro The Manzoni le persone possono provare le nuove collezioni in un contesto dinamico”. Questa la filosofia e le motivazioni alla base della decisione di Tom Dixon di scegliere come ‘seconda casa’ Milano. In occasione della Design Week il creativo inglese ha inaugurato uno spazio multifunzionale nel cuore della città, un ristorante ma allo stesso tempo showroom, fioraio, studio di design e club. E l’opening ufficiale del ristorante è stata un’esclusiva cena evento organizzata in collaborazione proprio con Elle Decor Italia. L’insolita assenza di marchio e personaggio Tom Dixon durante la settimana del mobile del 2018 non era passata inosservata, ma giustificata dall’impegno nell’apertura dei nuovi grandi headquarters londinesi, The Coal Office a Kings Cross, da un necessario distacco da Milano per girare il mondo in cerca di nuovi luoghi su cui puntare. E, alla luce dell’oggi, anche proprio per guardare l’amata città meneghina da un’altra prospettiva, imprenditoriale. Tornando ad ora, in un percorso virtuale tra le righe e i corridoi, l’ingresso del locale ospita l’area bar & lounge, con un bancone monolitico in granito e piastrelle in lava siciliana di Made a Mano, sedute e luci delle collezioni del designer, e l’area dining con 100 coperti, che si divide in più zone: la ‘monastic italian dining’ è un lungo corridoio allestito a sala da pranzo con un generoso tavolo collettivo modulare enfatizzato da un grappolo di lampade sospese Spring; l’area Jungle è, invece, un mix tra una lounge e un negozio di fiori, animata dalle piante della sarda Art Flowers Gallery; la parte delle cene più formali è un angolo intimo con tavolini e grandi lampade e candelabri dorati. Ogni pezzo è, ovviamente, parte delle collezioni Tom Dixon o frutto della collaborazione tra il Design Research Studio del creativo con il londinese JLK Design Studio, che ha co-firmato anche il ristorante di Dixon di Londra. Il menù prevede prima colazione, pranzo, tè delle 5 e cena, oltre all’aperitivo al bancone. In occasione della design week la cucina ha avuto ospiti d’eccezione la chef modenese Marta Pulini, l’executive chef Roy e food experience firmate Arabeschi di Latte. Fortissima, in questo progetto, è stata anche la connessione con il made in Italy e la ricchezza delle risorse del territorio, con la scelta di marmi da Verona, pietre dell’Etna, fiori sardi e metalli nazionali, legando antiche lavorazioni e tecniche d’avanguardia. Una passione per il saper fare italiano già dimostrata con la scelta del nostrano Alessandro Vergano come amministratore delegato della società. E a noi confermata dallo stesso Dixon: “L’apertura di The Manzoni come ristorante, negozio e showroom riflette la mia ambizione di investire in Europa, in Italia, nello specifico a Milano. Con un progetto a lungo termine, al posto di creare fugaci allestimenti ottimi per Instagram”. — themanzoni.tomdixon.net +elledecor.it
FOOD DESIGN/2
Attenti a quei tre Philippe Starck e gli amici guru della ristorazione Massimiliano e Raffaele Alajmo sbarcano a Milano con Amor, una pizzeria gourmet nel cuore della movida testo di Valentina Raggi — foto di Lido Vannucchi
Il designer Philippe Starck circondato dai fratelli Alajmo, rispettivamente Raffaele, a sinistra, Ceo della società di ristorazione di famiglia, e Massimiliano, master chef. La location è Amor, nuova pizzeria gourmet appena inaugurata dai tre amici in corso Como a Milano.
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ELLE DECOR
FOOD DESIGN/2
“Amor si rivolge sia all’amante della cucina gourmet sia a chi cerca una pausa veloce ma al contempo gustosa e salutare” Massimiliano Alajmo
Dall’alto, in senso orario, uno dei tavoli spartani, su disegno, del locale. Lo chef stellato Massimiliano Alajmo. Tranci di pizza al vapore sono serviti su piatti old style con logo Amor, in un momento di informale convivialità. Uno scorcio con le lampade a maschera disegnate da Starck.
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ELLE DECOR
FOOD DESIGN/2
Amor è un locale definito fast-casual, con un menù incentrato su tranci di pizza al vapore. Anche molte bevande sono ideate dallo chef Alajmo. A lato, il bancone con un ingegnoso e divertente sistema di carrucole progettato da Starck per muovere le cupole che coprono le pizze.
“Amor parla d’amore, per i fratelli Alajmo, per Venezia. Il suo simbolo è la mia versione della maschera tradizionale veneziana. Un decoro moderno, elegante, persino sovversivo” Philippe Starck
Andare a mangiare una pizza è ormai un’esperienza gourmet. Soprattutto a Milano, e soprattutto ora. A sdoganare il rito glamour della cena in pizzeria ci hanno pensato due guru della ristorazione, Massimiliano e Raffaele Alajmo, rispettivamente chef (il più giovane cuoco della storia con 3 Stelle Michelin) e Ceo e maître des lieux della società di ristorazione di famiglia, nata con i genitori e il noto ristorante Le Calandre (PD). Dopo aperture di dieci locali tra Padova, Venezia e Parigi, il duo sbarca a Milano in una location d’eccezione, corso Como 10, in un ambiente accanto allo storico concept store di Carla Sozzani. Partner in crime del progetto del locale è di nuovo Philippe Starck, l’architetto, designer e amico di lunga data dei due fratelli per i quali ha già rinnovato il Caffè Stern di Parigi e ha progettato Amo, ristorante e caffetteria al Fondaco dei Tedeschi di Venezia, in cui appare la pizza gourmet nel menu. Suo erede, il locale milanese si chiama Amor, il suo motto è: “A steamy venetian love story” e la sua mission è portare in città l’esperienza della pizza al vapore brevettata da Massimiliano e la venezianità della tradizione degli Alajmo. “Siamo partiti dalla pizza, già presente in molti dei nostri locali tra cui Amo a Venezia. Con Starck una sera abbiamo ragionato su un locale che potesse democratizzarla e renderla fruibile a tutti. Da qui è nato Amor”, ci racconta Massimiliano Alajmo. “Amor parla d’amore. L’amore per i fratelli Alajmo, persone straordinarie. L’amore per Venezia. Per esempio, il simbolo di Amor è la mia versione della maschera tradizionale veneziana. Rappresenta il vero spirito speciale di Venezia e dei fratelli Alajmo. Amor parla anche della pizza veneziana. Tutti conosciamo la pizza napoletana, quella di Nizza, quella di Chicago, ma nessuno conosce la veneziana perché non esisteva ancora. 118
ELLE DECOR
Massimiliano ha inventato la prima pizza veneziana al mondo e sta rivoluzionando il settore, una vera innovazione basata sul brevetto della cottura a vapore”, continua il racconto Starck, che negli spazi ridotti del locale ha messo in scena una coreografia di maschere che fungono da illuminazione e decoro. “Un decoro moderno, veneziano, elegante e persino sovversivo”, continua il designer. Le maschere sono fissate alle pareti con un ingegnoso e divertente sistema di carrucole ideato da Starck e utilizzato anche per la gestione delle cupole che coprono e tengono in caldo le pizze appena sfornate. Il locale è aperto dalla prima colazione fino alla cena. “Serve pizza, masscalzini, masscalzoni e alcune preparazioni per la colazione come brioche, muffin, pasticceria all’olio extra vergine...”, ci spiega lo chef. L’interior d’impatto e vivace evoca un messaggio immediato, l’invito a un approccio informale e conviviale. Definita fast-casual dai fondatori, la pizzeria infatti punta su ingredienti di altissima qualità e servizio amichevole, puoi fermarti o prendere un take-away. Sopra il bancone, il menù scritto a chiare lettere come in un fast food, ma con scelta tra pizze al vapore, vegane, dolci, bibite come soda e cola homemade, studiate dallo stesso Massimiliano, birre pensate con il produttore artigianale Baladin. Tavoli e sedie in legno spartani e minimali proseguono in questa direzione. “Amor rappresenta il sogno di poter mangiare tra le nuvole con leggerezza e semplicità. Abbiamo realizzato un locale informale che speriamo incontri diverse tipologie di clientela anche se è ancora presto per dirlo. Siamo in una fase conoscitiva, la proposta piace e risulta estremamente leggera”, conclude Massimiliano. “Il nostro obiettivo è quello di espandere il concept. Il primo ha aperto a Milano e ora vogliamo condividerlo con il mondo”, rilancia Starck. — alajmo.it/it/amor
Interior Design for Gourmets.
www.wmf.com
is a trademark owned by HACHETTE FILIPACCHI PRESSE SA, France.
is a trademark owned by HACHETTE FILIPACCHI PRESSE SA, France.
FOOD DESIGN/3
Coffee break Foto Delfino Sisto Legnani e Marco Cappelletti
Concept d’autore, tutti diversi, tutti pop-up. Tra le tendenze dell’ultima Milano Design Week sono apparsi i bar temporanei. In fabbriche dismesse, cortili, pizzerie, gallerie... Un invito, social, a soffermarsi sul design di Valentina Raggi
Caffè Populaire — “Un concept nato dal comune desiderio di creare un luogo di incontri genuini, generosi. In un certo senso questo è proprio anti-digitale”: così raccontano il progetto Frederik De Wachter e Alberto Artesani, di DWA Design Studio, e Samuel Lambert, fondatore dell’azienda di luci canadese Lambert & Fils. Per soli sei giorni hanno aperto un bar caffetteria all’interno di Alcova, nel cuore di NoLo. Un grande tavolo collettivo con piano in Silipol, due nuove collezioni di lampadari e tanti partner: dalle porcellane di Noé Duchaufour-Lawrance per Revol alla pasta di design firmata Casalinghe di Tokyo e Chiara Andreatti. caffepopulaire.com 121
ELLE DECOR
FOOD DESIGN/3
In forma di club privato, di ritrovo popolare, di chiringuito, di bar o di ristorante vero e proprio, i creativi hanno puntato sul cibo
Bar Baas — Segno di come Ventura Centrale sia volano di riqualificazione di tutta la zona ai bordi della stazione milanese è il buffo progetto di Maarten Baas. Il designer olandese ha fatto il verso allo storico Bar Basso, ritrovo di design addicted durante la settimana del mobile, trasformando per soli sette giorni il Dinky, ristorante pizzeria preferito da Baas e da Hans Lensvelt da oltre vent’anni di fronte ai tunnel della Stazione Centrale. L’insolito Bar Baas è stato allestito con le sue sedie 101, prodotte da Lensvelt, in versione Dinky edition: una collezione limitata di 100 esemplari in rosa shocking. Acquistabili su dinkyedition@lensvelt.com. lensvelt.nl, maartenbaas.com
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Foto Adrianna Glaviano - ritratto Nathalie Krag
Hem Bar — Una birra con Max Lamb il primo lunedì della Design Week, un aperitivo con Lucidi Pevere il martedì e un bel gin tonic con John Booth e Ian McIntyre il giorno seguente. Questa l’invitante programmazione del bar allestito in occasione di Gallery & Garden, la mostra organizzata in Brera da Hem per presentare le novità di quest’anno. Una piccola serra nel giardino interno della location è stata per l’occasione trasformata dall’art director del brand svedese in un bar pop-up, dove rilassarsi e incontrare vis-à-vis noti designer, nell’inconfondibile mood informale e accogliente del marchio scandinavo. hem.com
FOOD DESIGN/3
Le location del Fuorisalone si sono animate di scenografiche installazioni. A cui si è aggiunta un’inedita area food
Chez Nina - Episode II — Il Fuorisalone 2019 ha visto di nuovo meta di caffè addicted il club privato realizzato dall’interior decorator francese India Mahdavi nella galleria Nilufar di Nina Yashar. Velluti multicolore a rivestire divani e bancone, pouf con sedute in pelo, eleganti grafiche alle pareti e un’iconica insegna al neon sono i tratti che disegnano il corner. Quest’anno enfatizzati dai nuovi lampadari della designer danese Vibeke Fonnesberg Schmidt. Creati ad hoc, otto chandelier in plexiglas e ottone creano giochi di rifrazioni luminose e colorate nell’ambiente, rendendo il luogo ancora più surreale e sospeso nel tempo. nilufar.com
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ELLE DECOR
Ritratto Nathalie Krag
No Man’s Land — Per presentare la sesta edizione della collaborazione con l’azienda tessile danese Kvadrat, Raf Simons ha scelto come location milanese il Garage 21 di via Archimede, trasformandolo per l’occasione in No Man’s Land. Un’installazione immersiva e immaginifica dove hanno fatto la comparsa non solo quattro nuovi tessuti della collezione Kvadrat/Raf Simons 2019, qui presentati in anteprima, ma anche tre case prefabbricate di Jean Prouvé, sedute di Pierre Jeanneret e lampade di Le Corbusier, un giardino indoor e anche un bar, gestito dal Rochelle Canteen di Londra, che ha servito piatti e caffè dalla prima colazione all’aperitivo. kvadratrafsimons.com
DESIGN CONCEPT
Una serie di archi inquadra il percorso tra le stanze al livello inferiore, dove le ceramiche sono esposte su mensole e illuminate come oggetti preziosi.
Materia prima Un tempio della ceramica. A Milano, lo spazio espositivo di Marazzi si trasforma nell’inedita interpretazione firmata Antonio Citterio Patricia Viel testo di Flavia Giorgi — foto di Gionata Xerra
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ELLE DECOR
DESIGN CONCEPT
L’obiettivo — “Rivelare in questo scenario l’infinita potenzialità di tecnica e materia, ma esprimere anche il ruolo fondamentale della creatività” Patricia Viel
Le possibilità decorative del rivestimento ceramico sono messe in scena all’ingresso con una doppia ambientazione d’interni: una camera e un bagno (in alto). Qui, lastre di maxi formato in gres porcellanato grigio della nuova collezione Marazzi Grande Marble Look Terrazzo rivisitano, dal soffitto al pavimento, il fascino del seminato veneziano. Sulla parete opposta (accanto), l’omaggio a un classico: la mattonella 4 volte curva Triennale, disegnata da Gio Ponti e Alberto Rosselli nel 1960, ora in gres tecnico Sistem S.
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ELLE DECOR
DESIGN CONCEPT
Il progetto — “Per evocare questa alchimia, lo showroom diventa la biblioteca di un collezionista, un labirinto di stanze, una Wunderkammer di colori e materiali” Patricia Viel
Dall’ingresso lo sguardo si allunga verso la galleria dei grandi formati. Spesse solo 6 millimetri, lastre di gres alte più di 3 metri scorrono come arazzi o tappeti persiani appesi a binari. Al centro dello spazio rischiarato da vetrate a tutta altezza, un nero misterioso, a contrasto, avvolge la scala che porta al piano inferiore.
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ELLE DECOR
DESIGN CONCEPT
Piccoli e grandi formati si alternano nello spazio. Alle mensole, dove piastrelle e oggetti si mettono in mostra, fanno riscontro pilastri dove trionfa il risultato finale. Come l’effetto legno intarsiato, a sinistra, della nuova collezione Grand Wood Tarsia. Tra i partner che hanno collaborato alla realizzazione dello showroom Altai, B&B Italia, Ivano Redaelli, Maxalto, Technogym, Viabizzuno.
L’esito — “Una modalità espositiva del tutto nuova per il mondo della ceramica, che mette in luce lo stile e l’evoluzione continua dei nostri materiali” Mauro Vandini, Ceo di Marazzi
Pare scolpito nella pietra chiara del palazzo il nome del brand sull’ingresso, ma è puro mimetismo, essenziale, elegante. Potente invece il richiamo della vetrina, con il motivo a parete che fa da sfondo a una camera da letto sofisticata: si direbbe un’antica boiserie, ma è la nuova fedele interpretazione di nobili masselli lavorati a intarsio (Grand Wood Tarsia). Non tutto è quel che sembra nello showroom di Marazzi in via Borgogna 2, che ha riaperto i battenti durante l’ultimo Salone del Mobile, ampliato e completamente rinnovato dall’intervento firmato Antonio Citterio Patricia Viel. “C’è una sorta di magia nella ricerca di Marazzi. La tecnologia e la creatività trasformano una materia prima inerte in superfici capaci di evocare lavorazioni d’epoca, marmi preziosi, intarsi, arte musiva, strutture tridimensionali”, osserva Viel. Restituisce un fascino d’altri tempi, quello del seminato veneziano, anche il primo ambiente che si incontra entrando, un bagno in total look grigio che esplora le potenzialità del gres di ultima generazione, proposto con la nuova serie Grande Marble Look Terrazzo, progettata dallo studio milanese. Dalla dimostrazione sul campo, eloquente e decorativa, la strategia espositiva passa alla modalità più pragmatica della rassegna, dove l’infinita collezione di superfici trova risalto con soluzioni suggestive. “Per evocare questa alchimia”, prosegue l’architetto, “il progetto dello showroom diventa la biblioteca di un collezionista, una Wunderkammer di colori e materiali, un souk di tappeti, un labirinto di stanze in 132
ELLE DECOR
costante sequenza visiva, ma diverse e sorprendenti”. Le grandi lastre di gres porcellanato, prodigio hi-tech nel formato di cm 160x320 e con uno spessore di soli 6 mm, sono appese a binari scorrevoli sovrapposti, come fossero tappeti persiani: a entrare in scena, uno dopo l’altro, non sono solenni Bukhara né classici Tabriz, ma Bianchi Carrara e Neri Marquina dall’effetto marmo impeccabile. Al piano inferiore il percorso, concepito per stanze tematiche, si sviluppa tra archi e passaggi che alludono al ruolo dei materiali da rivestimento come elementi d’architettura. Dal legno al cemento, dalle pietre e poi di nuovo al marmo, ceramiche di piccolo formato si allineano come quadri d’autore, come libri rari esposti su mensole elettrificate, dove ogni tavoletta, ogni finitura, è illuminata da un proprio abat-jour come un oggetto di valore, unico e speciale. Quel che non si vede è custodito all’interno di lunghe cassettiere, quasi l’archivio nascosto di un gioielliere. “Una modalità espositiva del tutto nuova per il mondo della ceramica, che contiamo ci aiuti a far comprendere meglio l’evoluzione continua della nostra ricerca”, commenta Mauro Vandini, Ceo di Marazzi. “Il nostro desiderio è che sotto l’insegna di via Borgogna a Milano professionisti e clienti possano continuare a trovare uno spazio accogliente, ma anche scenografico e sorprendente, in cui poter scoprire le più moderne applicazioni della ricerca stilistica e della tecnologia applicate al prodotto ceramico”. Un mondo che emana una magia sempre più sottile. Non più di 6 millimetri. — marazzi.it
ITINERARIO
Nashville sound design
The Frye Company, store specializzato in stivali da cowboy firmato dal creativo Glenn Moore, diventa anche palco per improvvisazioni di band e cantanti di Nashville.
Capitale mondiale della country music, con un glorioso passato musicale e un fervente clima culturale, è oggi hub creativo di una comunità di artisti, chef e star del cinema di Monica London — foto di Paul Barbera
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ELLE DECOR
ITINERARIO
Dall’alto, in senso orario, la lobby del Thompson Hotel firmato da Hastings Architecture e Parts and Labor Design a Gulch, ex quartiere ferroviario; Savannah Yarborough nel retro del suo Atelier Savas; l’esterno dell’edificio, ex industriale in mattonelle rosse. In basso, da sinistra, l’architetto Nick Dryden in una camera del Noelle Hotel; l’ingresso del 404 Hotel, ex garage convertito in bed & breakfast; uno scorcio del Fox Bar and Cocktail Club firmato dallo studio 1767 Designs.
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ELLE DECOR
ITINERARIO
In alto, da sinistra, il negozio di design Wilder; la lounge dell’hotel Holston House in stile art déco. Amelia Briggs, direttrice della David Lusk Gallery specializzata in arte contemporanea. A sinistra, l’architetto Michael Suomi dello studio Stonehill Taylor autore dell’Holston House. In basso, il Frist Art Museum, ex ufficio postale convertito in spazio per le arti visive. Sotto, Lion Porter, ex giocatore di hockey, e Jersey Banks, proprietari del bed & breakfast Urban Cowboy.
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ELLE DECOR
ITINERARIO
La sala bowling del Pinewood Social, ristorante e cocktail bar in un ex edificio industriale, punto di ritrovo sul fiume Cumberland. Gli interior sono firmati Landy Gardner Interiors, Reunion e Manuel Zeitlin Architects.
L’atmosfera rilassata, da città del Sud, attira a Nashville artisti e creativi che saltano da un pub all’altro, al ritmo di honky-tonk e rockabilly
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ELLE DECOR
ITINERARIO
Foto Matthew D. White/Getty Images
Dall’alto, in senso orario, una camera del Noelle Hotel, 13 piani con vista sul fiume Cumberland e East Nashville; la facciata dello storico Ryman Theatre Auditorium, in una chiesa in stile gotico in mattonelle rosse, sede del programma radiofonico Grand Ole Opry; la Zeitgeist Gallery, specializzata in artisti emergenti. In basso, da sinistra, lo chef del ristorante Tansuo, Maneet Chauhan; lo spazio outdoor, decorato da Shantell Martin, del ristorante Rolf and Daughters; un angolo del bar Tansuo.
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ELLE DECOR
ITINERARIO
In alto, da sinistra, Little Octopus, ristorante vegetariano progettato dallo studio Design Bitches con interni in stile minimal; la coppia di creativi Matt e Carrie Eddmenson nel loro shop Imogene + Willie, specializzato in vestiti e accessori in denim; il murale firmato da Nathan Brown per il bar Barista Parlor a Gulch.
Tra le colline del Tennessee, a sud-est degli Stati Uniti, la capitale Nashville sorge sulle rive del fiume Cumberland, circondata dai paesaggi mozzafiato dei monti Appalachi. Conosciuta come la città della musica, grazie a una storia che la lega alla nascita e all’evoluzione della country music (è qui che negli Anni 70 si è formato il leggendario Johnny Cash), con la Vanderbilt University soprannominata la ‘Harvard del Sud’, vanta ben 24 atenei. Oggi è mecca di artisti e creativi attratti dallo spirito rilassato da città del Sud dove, saltando da un pub all’altro, si respirano le atmosfere del bluegrass, dell’honky-tonk e del rockabilly. A Nashville, attratti dall’atmosfera eclettica, vivono celebrity come Nicole Kidman e Keith Urban, i musicisti Tim McGraw, Faith Hill, Brad Paisley e la pop star Taylor Swift. Destinazione d’eccellenza per gli appassionati di live music (da qui l’appellativo di ‘Nashvegas’) che si ritrovano in locali come Tootsies Orchid Lounge e Bluebird Cafe, nel distretto di Broadway, ha come edificio simbolo il Ryman Auditorium, icona della cultura sonora cittadina, dove si sono esibiti i grandi dello spettacolo (Charlie Chaplin, Harry Houdini, Will Rogers e Louis Armstrong). Ê qui che ha sede il celebre Grand Ole Opry, lo storico show trasmesso anche via radio sin dagli Anni 30, palcoscenico per eccellenza dei maestri della musica country. Cityscapes. Dallo Shelby Street Bridge si può osservare la vista panoramica dello skyline di Nashville con grattacieli e edifici moderni in rapida crescita. La rooftop lounge di uno dei celebri pub di Broadway, l’Acme Feed & Seed, è perfetta per godere la vista di Downtown, del fiume Cumberland e del Riverfront Park. Nel cuore del Centennial Park, la riproduzione a grandezza naturale del Partenone è uno degli esempi di ispirazione classica dell’architettura cittadina con riferimenti eclettici a più epoche. Il Frist Art Museum dedicato ai linguaggi visivi, nel distretto di Union Station, e il Country Music Hall of Fame and Museum, uno dei più grandi al mondo dedicati alla musica country, per esempio, sono edifici Anni 30 in stile art déco. Ospitalità. Omaggio al passato musicale, l’hotel Holston House, 144
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firmato dallo studio Stonehill Taylor di New York, ha interni caratterizzati da un’eleganza informale con arredi rigorosamente custom made realizzati da artisti locali. In una vecchia banca degli Anni 30, il Noelle Hotel, su progetto di Feltus Hawkins Design e Dryden Architecture and Design, predilige lo stile minimal. Involucro contemporaneo per il Thompson Hotel, firmato dallo studio Hastings Architecture, in un grattacielo trasparente con interni vintage e pezzi d’artigianato locale, punto di ritrovo dei creativi nel distretto Gulch, a dieci minuti dalla vibrante scena musicale di Broadway. Food & Restaurant. Rolf and Daughters dello chef Philip Krajeck, in un edificio storico di mattoni rossi a Germantown, offre un menù dal sapore southwest americano. Little Octopus, progetto dello studio di Los Angeles Design Bitches, con interni minimalisti, si distingue per i piatti vegetariani di influenza latina. Fox Bar and Cocktail Club, progettato con materiali eco dallo studio 1767 Designs, è specializzato in cocktail creativi firmati dalla casa. Con cinque location in città, Barista Parlor, bar torrefazione preferito dalla comunità di creativi, ha interni rétro e arredi vintage american style. Arte e Design. La Zeitgeist Gallery nel distretto di WedgewoodHouston, ex quartiere industriale convertito in hub artistico, è uno spazio dedicato ai linguaggi visivi di ricerca e sperimentazione. Nella David Lusk Gallery è possibile scoprire installazioni, pitture e sculture realizzate sia da artisti locali che da nomi internazionali. Per gli amanti dello street style Imogene + Willie, atelier fondato dai creativi Matt e Carrie Eddmenson, è un ex garage convertito in uno shop di jeans e vestiti in denim fatti su misura. Il laboratorio artigianale e sartoria Atelier Savas, ideato dalla fashion designer Savannah Yarborough, realizza giacche di pelle, vestiti e accessori per tutti gli amanti della musica, pop star comprese. —
Infinite particelle di colore si compongono e si dissolvono sulla parete digitale lunga 4 metri all’ingresso (The Gate) del percorso espositivo: una installazione interattiva che rileva la presenza del visitatore e ne definisce la sagoma, interpretando cosÏ i processi di identificazione e registrazione che si svolgono abitualmente alla reception degli uffici. Autore il visual artist Karol Sudolski con la collaborazione di AKQA, sound design Sofia Gallotti. Moquette su disegno di DWA Design Studio realizzata da Eco Contract+Eco Design, Ege.
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Thank God Ottimi motivi per tornare di buon umore in ufficio. Gli spazi di lavoro si evolvono e ci accolgono con nuovo appeal. Lo ha raccontato ‘Elle Decor at Work’, la nostra mostra-installazione alla Milano Design Week di Valeria Settembre — testo di Laura Maggi — foto di Alberto Strada
it’s Monday!
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Forme organiche pensate per delimitare aree di lavoro personali e favorire lo scambio tra colleghi connotano The Hub, primo dei 10 ambienti progettati da DWA Design Studio, responsabile dell’exhibition design. Scrivanie e scaffali custom made, Arpa Industriale/ Fenix, lampade a sospensione Gople di BIG Bjarke Ingels Group e da tavolo Tolomeo di De Lucchi e Fassina per Artemide, computer e stampanti HP, s’accompagnano a iconiche sedute d’autore (di Arper, Castelli, Knoll, Tecno, Vitra) tutte differenti per sottolineare i valori della eterogeneità. Le piante, di Cappellini Giardinieri su progetto del landscape designer Marco Bay, migliorano microclima e benessere, come la fragranza Buongiorno, Home Collection di Acqua di Parma, diffusa nell’ambiente. Vernici Alpha Rezisto Mat, Sikkens.
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Il momento del meeting è risolto con tre diverse modalità, dalla più informale alla più avveniristica, in una sequenza di ambienti all’interno della stessa sala. Nel primo (The Club), qui sopra, colori caldi, luci soffuse e sedute accoglienti, disegnate da Ichiro Iwasaki per la Kiik Collection di Arper, raccontano un’atmosfera rilassata, come quella del salotto di casa. Sempre Arper, by Lievore Altherr, i pannelli fonoassorbenti Paravan, la poltrona Arcos e il side table Dizzie, di Luceplan le lampade Costanza design Paolo Rizzatto. Wallcovering Rain, GamFratesi per Alpi, stampe di Teresa Giannico, profumo d’ambiente Luce di Colonia, Acqua di Parma. Pagina accanto, The Stand-Up Meeting rappresenta una modalità di lavoro sempre più diffusa:
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davanti a una combinazione di tavoli regolabili in altezza i partecipanti confrontano idee e scambiano informazioni rimanendo in piedi: si stimola il movimento, si favorisce l’interazione dinamica. Tavoli Element Office Collection di Foster+Partners, Unifor, lampada Trypta di Stephen Burks, Luceplan, tende oscuranti in alluminio Pellini, proiettori Sony. Qui a lato, l’alternativa al solito distributore automatico per una pausa veloce è un ambiente ad hoc, piacevole e curato: The Café. La parete con il banco bar è rivestita con wallpaper Salt & Pepper, Wall&Decò, side table Arper, luci Delta Light.
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Terza modalità per interpretare i nuovi spazi di riunione, The Virtual Meeting Room propone postazioni interattive dove relazionarsi con i colleghi dall’altra parte del mondo. Frutto dell’interazione fra il visual artist Karol Sudolski e il team di AKQA, questa esperienza invita i partecipanti a indossare visori VR e a immergersi in un paesaggio virtuale, dove il loro avatar agisce in vece loro. Di Castelli i tavoli Noj, le sedie Penelope, la parete vetrata Etra, di Luceplan la lampada Farel. Luce di Colonia la fragranza di Acqua di Parma che fa da sottofondo olfattivo. Parquet Assi del Cansiglio, Itlas, vernici Alpha Rezisto Mat, Sikkens.
Nove grandi contenitori dorati identificano The Archive, luogo emblematico di un sapere aperto dove oggetti e immagini legati alla storia dell’ufficio, organizzati in una timeline che dal 1948 arriva a oggi, diventano elementi da esplorare e consultare. Sotto le luci di Delta Light, i moduli contenitori e gli scaffali Uno e Discovery di Fantin espongono tecnologie e
arredi iconici. Come il sistema modulare USM Haller, la Executive Chair di C. Pollock per Knoll, il calendario perpetuo di E. Mari, Danese, la macchina da scrivere elettronica di Sottsass e Von Klier per Olivetti. E ancora, nella sequenza temporale, pezzi di Tecno, Vitra, Knoll, Kartell, Alias, De Padova, Herman Miller, Flos, Artemide. Computer HP, Wallpaper Wall&Decò.
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L’attualità del tema – l’evoluzione e i cambiamenti in atto nella progettazione degli spazi di lavoro – e la sua declinazione inattesa in ‘Elle Decor at Work. The Evolution of Workspace’, in un momento in cui le modalità lavorative vanno trasformandosi radicalmente, hanno decretato l’indiscusso successo della mostra-installazione curata da Livia Peraldo Matton, direttore responsabile del magazine. Parlano i numeri: gli oltre 1.000 mq espositivi hanno accolto nelle sale di Palazzo Bovara, durante il periodo di apertura dall’8 al 18/4, 80.000 visitatori, 3.000 invitati hanno partecipato al party che ha trasformato il giardino in un coinvolgente dj set. La mostra-installazione ha coinvolto il piano nobile del palazzo e il cortile interno, trasformati in un percorso espositivo avvincente, tra soluzioni di interior design legate al coworking, a nuove interpretazioni della sala conferenze e meeting room, dell’archivio, tra presenze analogiche e suggestioni digitali, della commistione tra area di lavoro/momenti ludici/domesticità, oltre a spazi verdi interpretati come camere open air dove rilassarsi o ritemprare corpo e mente. ‘Elle Decor at Work’ ha visto DWA Design Studio firmare il progetto di exhibition design in sinergia con AKQA, che ha messo a punto l’interaction design, e con l’architetto paesaggista Marco Bay, autore non solo di un giardino articolato in stanze all’aperto, ma anche di un green indoor pensato come alleato prezioso
The Nap Room è un’isola dedicata alla decompressione. All’interno delle nicchie allestite con materassi e cuscini Nuvo Comfort, tra eleganti rivestimenti tessili di Dedar, nei momenti di pausa è possibile trovare una dimensione privata e accogliente del relax, cullati da musica soft, sound design Sofia Gallotti, luci delicate, lampada Superloop di Delta Light, e dalla fragranza La casa sul lago di Acqua di Parma. Al centro, morbide sedute Code di Parisotto+Formenton, True Design, tappezzate con Lupo Bounty di Dedar. Wallcovering Pointillisme di Atelier Mendini + Alex Mocika, Alpi, vernici Rubbol BL Magura di Sikkens, moquette su disegno di DWA Design Studio realizzata da Eco Contract+Eco Design, Ege.
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La sala conferenze, The Theatre, rompe il concetto tradizionale che vuole i partecipanti seduti uniformemente verso il palco. Lo schema di sedute, realizzato con moduli sofà e pouf Buddy di M. Busetti, A. Garuti e M. Redaelli per Pedrali, in parte rivestiti con tessuti Rubelli, permette una visuale pluridirezionale favorita da tre maxi schermi, dove scorrono interviste di Francesca Molteni a studi d’architettura internazionali come Barber&Osgerby e BIG, Bjarke Ingels Group, sull’evoluzione degli spazi di lavoro. Pannelli tessili di Rubelli racchiudono la scena, dove a terra la moquette di un rosso teatrale inquadra il parquet Faggio Foresta Viva, Assi del Cansiglio di Itlas. La fragranza diffusa è Bergamotto di Calabria, Acqua di Parma.
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The Studio esplora il concetto di spazi di lavoro che si aprono e si arricchiscono di soluzioni abitative temporanee, dove soggiornare e lavorare in un’ottica temporale limitata. Spazi fluidi, con aree flessibili e adattabili a entrambe le funzioni. Sullo sfondo di una parete rivestita con ceramiche di Araldica di F. Pepe per Cedit, tavolo Home Hotel e sedie Stanford Bridge di J.M. Massaud per Poliform, lampada Coupé di Joe Colombo, Oluce, tappeto Illulian. Di Poliform anche il letto Kelly, design E. Gallina, e i side table Baba, illuminati da una coppia di lampade da tavolo Lutz di L. Pankow, Oluce. A parete ceramiche Policroma di C. Celestino per Cedit, a terra tappeto Illulian. TV Samsung, laptop e stampante HP.
per migliorare la qualità dell’ambiente di lavoro. Le specie botaniche sono state scelte per migliorare l’ossigenazione dell’aria, grazie alla loro capacità di filtrare le sostanze tossiche presenti negli ambienti urbani. Tra gli highlight più instagrammati l’installazione interattiva di The Gate, un’intera parete digitale in grado di rilevare la presenza del visitatore e di restituire l’immagine ricomposta in una grafica dinamica e colorata, definendo una sagoma tridimensionale composta da molteplici particelle. Un gioco cromatico coinvolgente, nato dalla collaborazione tra il visual artist Karol Sudolski e il team di AKQA. Come obiettivo, restituire al pubblico una nuova interpretazione del senso di appartenenza al proprio ambiente lavorativo. All’interno della sala The Exchange, The Virtual Meeting Room ha permesso di immergersi in uno spazio di lavoro visuale, dove relazionarsi con i propri colleghi in remoto, grazie a un proprio avatar e a postazioni interattive munite di visori VR. Le videointerviste di Francesca Molteni e Claudia Adragna di MUSE, realizzate per l’occasione e proiettate in The Theatre, hanno invece dato voce alle testimonianze di studi di architettura internazionali legati all’evoluzione degli spazi di lavoro, quali BIG Bjarke Ingels Group e Barber&Osgerby. Come ha ricordato Livia Peraldo Matton, parlando del concept di ‘Elle Decor at Work’, “siamo partiti dalla realtà e l’abbiamo spinta verso l’immediato futuro. Relazioni, spazi e centralità dell’individuo sono i cardini del progetto, in un percorso lineare che rappresenta le declinazioni più 158
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Il confine tra spazio di impronta domestica e di vita professionale sfuma sempre di più tra le quinte fluttuanti dello Studio. Illuminato da una lampada Spider di J. Colombo, Oluce, è di Poliform lo scrittoio Mathieu, design E. Gallina, come la sedia Ventura di J.M. Massaud. Oltre i divisori si configura l’ambiente bagno. In primo piano, sono freestanding il lavabo Graal, Angeletti Ruzza per Azzurra Ceramica, il rubinetto Modo di L. Papini per
Quadro Design, lo specchio Audrey di E. Gallina, Poliform. Sul fondo, il box doccia è realizzato con una lastra della Vetreria f.lli Paci, un piatto Uniko di Azzurra Ceramica, la colonna Levo di Studio Antolini, Quadro Design, e luci da parete Berlin di C. Pillet, Oluce. Side table Dama e Nara di J.M. Massaud, Poliform. Parquet Itlas, vernici Alpha Rezisto Mat di Sikkens. Fragranza Arancia di Capri di Acqua di Parma.
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Mescolando arredi propri di un ufficio e altri tipici della cucina, The Restaurant trasforma lo stereotipo di mensa aziendale nell’idea dinamica di un contenitore ibrido, uno spazio polifunzionale dove condividere pasti e pensieri. Un’esperienza realmente offerta anche ai visitatori nei giorni della Design Week. Nati per spazi di lavoro sono i tavoli Wing e Blade di Parisotto+Formenton, la libreria freestanding Ethrio di Mario Tessarollo, tutti di True Design, come le poltroncine Not Mini e gli sgabelli Tod. Liberi in cucina è la serie di elementi in acciaio di Alpes Inox, con miscelatore Quadro Design. Le lampade, di Artemide, sono firmate Herzog & de Meuron, Matteo Thun, Carlotta de Bevilacqua. Accessori cucina e tavola WMF, stampe di Teresa Giannico, fragranza Caffè in piazza di Acqua di Parma.
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significative dell’ufficio contemporaneo affiancando esperienze digitali. E prendiamo in considerazione punti di vista diversi, dalle digital company, che hanno già fatto evolvere i loro spazi per offrire ai dipendenti un benessere e una qualità di vita ormai essenziali per l’identità dell’azienda, al coworking che riflette la natura nomadica del lavoro attuale e allo stesso tempo dà vita a vere community che condividono anche interessi”. Nello storytelling di ‘Elle Decor at Work’, Pinterest ha avuto un ruolo importante. In ogni sala sono stati posizionati i Pincode, codici personalizzati da scansionare con la fotocamera. Una modalità di fruizione prevedeva contenuti relativi a singoli ambienti e, per la prima volta, la possibilità di utilizzare Pinterst come guida digitale. Inoltre l’app ha reso possibile l’accesso a bacheche virtuali con immagini che raccontavano la storia del design dell’ufficio nella sezione The Archive: quasi 200 le fotografie selezionate da Elle Decor Italia a partire dagli Anni 50 fino a oggi. Il tema della mostra è stato sviluppato anche nel corso di un talk dal titolo ‘L’evoluzione verso lo spazio di lavoro ibrido: una sfida per i progettisti e l’impatto sul mercato’. Tenuto il 12 aprile, ha visto la partecipazione del nostro direttore e di Cristina Romero, Head of Editorial Content and Media Relations di Maison&Objet, e ha anticipato i contenuti di ‘Let’s Work Together. Making Workplaces Feel like Home’, argomento che verrà affrontato nell’edizione di settembre di Maison&Objet, dal 6 al 10/9. La fiera internazionale di interior design sarà quindi anche l’occasione per ripercorrere l’esperienza di ‘Elle Decor at Work’ in un talk dedicato. Prossima tappa, quindi, Parigi. — +elledecor.it 162
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Integrato nel percorso, il cortile (The Orchard) è un ambiente che sviluppa anche outdoor il concetto di una migliore qualità della vita negli spazi di lavoro. Sotto le pergole Bioclimatics Maestro di Corradi, tre stanze all’aperto immerse nel verde progettato dal landscape designer Marco Bay ospitano zone fitness, relax e bar. La gym area è attrezzata con Run Personal Unit, Cross Personal e Kinesis Personal di Antonio Citterio e Toan Nguyen per Technogym, pavimento di Galimberti Legno e Bioedilizia. Le zone relax, tra la vegetazione esotica e le piante da fiore di Cappellini Giardinieri, sono arredate con divani, poltrone e tavolini Swing di Patrick Norguet per Ethimo, sotto, e sempre di Ethimo, a lato, sedute outdoor Allaperto Mountain Etwick di M. Thun e A. Rodriguez.
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ELLE DECOR AT WORK. THE EVOLUTION OF WORKSPACE Exhibition Design DWA Design Studio Interactive Design AKQA Landscape Design Marco Bay Exhibition Design Coordination Marina Cinciripini Graphic Design Designwork Main Partner Alpi, Ethimo Energized by Edison Lifestyle Partner Acqua di Parma Porcelain Surfaces Florim Outdoor Partner Corradi Official Digital Partner Pinterest Trade Fair Partner Maison&Objet Media Partner Archiproducts Technology Partner HP Architectural Lighting Partner Delta Light Restaurant&Bar Caffè Scala Official Sparkling Wine Ferrari Official Soft Drink Royal Bliss
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Partner Alpes Inox, Anonima Castelli, Arpa Industriale, Arper, Artemide, Azzurra Ceramica, Cosentino, Dedar, IComfort, Illulian, Level Office Landscape, Luceplan, NUVOcomfort, Oluce, Pedrali, Poliform, Quadro Design, Rubelli, Samsung Electronics Italia, Technogym, True Design, Unifor, Wall&Decò, WMF Partner tecnici Bellavite, Eco Contract+Eco Design, Ege, Fantin, Galimberti - Legno e Bioedilizia, Itlas, Pellini Spa, Sikkens, Sony, Vetreria f.lli Paci Special Thanks Cappellini Giardinieri Cita - Consociazione Italiana Tappezzieri Arredatori Krea Allestimenti Cantù
Rigoglioso di verde, The Orchard chiude il percorso della mostra con una pausa di relax, distesi sulle sdraio Elle di Ethimo, sorseggiando soft drink Royal Bliss e bollicine Ferrari. Ai lati, le pergole di Corradi ospitano la cucina all’aperto di Alpes Inox, con tavoli e sedie di Mattia Albicini per Ethimo, e il bar sempre attrezzato con moduli Alpes Inox. Lampade da esterno Delta Light. Area recharge a cura di Edison.
VIEW [Maggio 2019]
170 NEW YORK. La vista iconica della metropoli si moltiplica in uno spazio ricco di cultura e stile italiani. 180 SIAMO COSÌ. Delicate e determinate, sempre alla ricerca di una intuizione creativa. Elisa Ossino e Josephine Hoffmeyer raccontano la loro idea di interior: uno spazio grafico e scultoreo che si colora di luce e materia. 190 CLOISTER HOTEL. Vincent Van Duysen ha riconvertito un antico convento agostiniano in un albergo davvero unico. Da Anversa uno sguardo fiammingo sul contemporaneo. 200 NEUTRA SU MISURA. Los Angeles. A Silver Lake, una casa dalle proporzioni contenute si apre al giardino. Nella rilettura green di un progetto modernista firmato Richard Neutra. 210 VENTO DELL’EST. Ambienti dalle geometrie definite accolgono, come attori, arredi e complementi. In un gioco di trasparenze ed effetti scenici ispirato all’Oriente. 169
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La vista iconica di New York si moltiplica in uno spazio ricco di cultura e stile italiani testo di Rosaria Zucconi — foto di Max Zambelli
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La vista sui grattacieli della Fifth Avenue e l’intero living si riflettono nell’opera di Douglas Gordon della serie ‘Self-Portrait of You+Me’. L’immagine stampata di Elvis Presley è ridotta in frammenti carbonizzati che galleggiano su sfondi specchianti.
In soggiorno, davanti all’opera di Douglas Gordon, poltrone di Arne Jacobsen, Fritz Hansen, day bed Barcelona di Mies van der Rohe, Knoll, lampada Luminator dei Castiglioni, Flos. In primo piano, a destra, in un’antica edicola in legno, ‘The End of Innocence’, opera di Mat Collishaw che cita il ritratto di Papa Innocenzo X di Velázquez.
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Nella zona pranzo, sul tappeto antico turco, tavolo Tulip di Eero Saarinen, Knoll, sedie LC7 di Le Corbusier, Cassina. A sospensione lampadario di Max Ingrand. Libreria di Franco Albini, Cassina. I due occhi davanti alla vetrata sono la scultura ‘Dazzled’ di Urs Fischer. Sulla parete a destra, carta con pigmenti e smalto, lavoro del 1993 di Roni Horn.
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La camera da letto illuminata dal neon del minimalista Dan Flavin. Poltroncine Lady di Marco Zanuso, Arflex. In basso, l’iconico panorama dal 39° piano dell’Olympic Tower. Pagina accanto, nel bagno, marmo grigio carnico della ditta Morseletto a parete e per la coppia di lavabi, su disegno, ricavati da un unico blocco. In posizione stategica, davanti alla vetrata, scultura di Urs Fischer ‘Dazzled’ (Abbagliato), come lo sguardo delle persone che ammirano la città. La cucina in acciaio inox con dettagli in ottone, su progetto, è stata realizzata e montata in loco dall’italiana Abimis.
Nella stanza scura, al centro dell’open space, l’architetto Enrico Bonetti, autore del progetto con Dominic Kozerski. Pagina accanto, tra i grattacieli di NYC spicca quello dell’AT&T di Philip Johnson. Scultura di Panamarenko, lampada Flos.
L’appartamento al 39° piano dell’Olympic Tower, uno dei primi grattacieli in vetro scuro, sulla Fifth Avenue all’altezza della 51st Street, è stato completamente ristrutturato dallo studio di architettura Enrico Bonetti e Dominic Kozerski, per una coppia di italiani, spesso a New York per piacere e per lavoro. “Non era la nostra scelta iniziale”, confessa la padrona di casa. “Eravamo affascinati dagli edifici storici in mattoni, town house o grattacieli. Ma l’acquisto, per stranieri non residenti, si è rivelato un percorso lungo, difficile e pieno di sorprese, impossibili da valutare. L’Olimpic Tower, progettato dallo studio Skidmore, Owings and Merrill nel 1976, per l’armatore greco Aristotele Onassis, ci ha convinto per la sua storia, più recente ma tipicamente americana”. Un edificio rivoluzionario in quegli anni per l’uso misto, con uffici sui 21 piani e residenze fino al 51°, una grande hall con opere d’arte, un piccolo museo di archeologia greca e negozi di lusso al primo livello. In una location davvero speciale. La sensazione di ‘stare’ a New York è profonda, soprattutto all’imbrunire, quando la vista dei grattacieli, le luci del Radio City Music Hall, il Rockefeller Center e la St. Patrick’s Cathedral diventano un vero spettacolo. “É come essere protagonisti di un film in una città fatta di tante città che già hai sognato e che ora riconosci”, conclude la 178
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padrona di casa. “Avere committenti che amano e collezionano arte contemporanea è un apporto creativo notevole, a volte determinante nel progetto”, rivela l’architetto Bonetti. ”Avevamo già deciso di abbattere tutte le divisioni interne che frazionavano più di 140 metri quadrati in tante piccole stanze per liberare la vista sulla metropoli. Entrando nell’appartamento, due grandi occhi, opera dell’artista svizzero Urs Fischer intitolata ‘Dazzled’ (Abbagliato), catturano e allo stesso tempo interpretano l’emozione delle persone davanti a questa vista magnifica. Panorama che, sempre da protagonista, si specchia nella parte bruciata della serie ‘Self-Portrait of You+Me’, immagini in sequenza di Elvis Presley, opera dell’artista scozzese Douglas Gordon. Nello spazio aperto, fluido, in cui pareti scorrevoli nascoste aprono e chiudono le stanze, come in una barca, si genera un percorso circolare, sempre diverso. Per evitare che la luce così forte in qualche modo ‘sbiadisse’ arredi e opere, abbiamo scelto colori scuri per i pavimenti e un sistema di oscuranti ben calibrato. Fino a esasperare nel blocco centrale, usato come studio e camera degli ospiti, la sensazione di buio, con pareti curve in cemento scuro e boiserie in legno. In questo, come in tutti i nostri progetti, abbiamo puntato sulla scelta e la lavorazione di materiali non comuni con l’apporto di artigiani italiani. Da Firenze, per un mese, sono venuti esperti in intonaci, abili parchettisti hanno posato strisce sottili di legno cocobolo, che se disposto in lastre intere presenterebbe fastidiosi cambiamenti di colore. La cucina in acciaio inox con dettagli in ottone, realizzata su disegno dalla ditta Abimis di Treviso, è stata saldata senza un solo giunto e montata in loco. Per i bagni, realizzati da Morseletto, abbiamo scelto il marmo grigio carnico a parete e ricavato i lavabi da un unico blocco di pietra. Un modo di progettare e lavorare all’italiana, per niente comune in America, che insieme alla scelta di arredi di buon design e di opere d’arte in relazione al contesto realizzano un piccolo capolavoro a New York City”. —
Colpo d’occhio cromatico per lo sviluppo lineare di un’ala dell’innovativo appartamentogalleria affacciato su via Solferino, a Milano. Nella pagina accanto, le progettiste titolari di H+O, il nuovo brand di rivestimenti ceramici caratterizzati da forti effetti materici e tridimensionali.
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COSÍ Delicate e determinate, sempre alla ricerca di un’intuizione creativa. Elisa Ossino e Josephine Hoffmeyer raccontano la loro idea di interior: uno spazio grafico e scultoreo che si colora di luce e materia testo di Paola Carimati — foto di Giorgio Possenti
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Lo spazio milanese curato da Elisa Ossino e Josephine Hoffmeyer nel cuore di Brera è una pagina di storia di interior design contemporaneo. L’atmosfera astratta del living ricorda i quadri di Morandi: colori caldi e a contrasto di File Under Pop e superfici texturizzate di H+O per le luci di Astep e le sedute di House of Finn Juhl.
Giochi di colore che citano Morandi sono perfetti per creare le quinte ideali di ambienti sospesi e funzionali
Un affondo nella materia, preciso e potente come solo la determinazione di una donna riesce ad allenare. Ecco come inquadrare il lavoro di Elisa Ossino: il pensiero che si colora per dare forma a un’immagine e tradursi in spazio e poi, virando di scala, in oggetto. Il suo è un tratto autoriale definito e cresciuto nel tempo, anche sulle pagine della nostra rivista, che la vede tra i collaboratori più affezionati. Ma tutto, come anticipato, nasce dal materiale: marmo e soprattutto ceramica, i suoi preferiti. Alla Milano Design Week appena conclusa, li abbiamo visti protagonisti in quello che consideriamo il suo lavoro più maturo. Perfect Darkness, l’appartamento-galleria da lei interamente ristrutturato, è il suo modo, personalissimo, di interpretare il tema dell’interior design. Al civico 11 di via Solferino, nel cuore di Brera, 160 mq da sfogliare come un manuale dell’architetto. Questo è Elisa, e non perde l’occasione di ricordarcelo: una progettista multiforme che completa lo skill professionale con le competenze di stylist, fotografa e imprenditrice. Perché è proprio qui che ha presentato H+O, il brand del quale è titolare insieme a Josephine Akvama Hoffmeyer (già founder di Made a Mano), con la quale ha trasformato la piastrella in un vero e proprio outfit per gli interni. Molteplici le declinazioni del modulo ceramico che da bidimensionale diventa tridimensionale. “L’uso esasperato della superficie conferisce all’ambiente un’atmosfera decisamente scultorea e grafica al tempo stesso”, 184
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entra nel dettaglio per focalizzare l’attenzione sul colore. “Tutto nasce da un preciso gioco di accostamenti e contrasti. Ci piace sfidare le convenzioni e lasciare che i toni scuri entrino in dialogo con quelli chiari”. Rosso, blu, marrone, verde salvia e superfici strutturate sono gli strumenti di un preciso linguaggio progettuale, mai estemporaneo: la croce, modulo base di griglie a parete e pavimento, il triangolo e il rombo (multiplo a rilievo) tornano ossessivamente nei disegni. Il suo è un lavoro sofisticato che riporta agli archetipi. “Uno su tutti, il cerchio, simbolo di perfezione e femminilità. Finito e definito, quando usato per sottrazione mi aiuta a inquadrare una dimensione al limite del monumentale”, racconta. Ma la geometria nulla può senza luce. Dai set agli interni, sono le atmosfere metafisiche dei quadri di Giorgio Morandi a guidare la sua sensibilità compositiva: pochi oggetti per fermare istantanee sempre in alta risoluzione. Il resto lo fanno studio di prospettiva e composizione. “Tutto parte dallo spazio”, dichiara con convinzione. “Il design arriva poi, è un’esigenza espressa dall’architettura”. Gli oggetti sono complementari e collaborano alla definizione delle scenografie che ho in mente. “Bilanciare pesi e calibrare tagli luminosi mi aiuta a cogliere l’essenza, il senso. E a dare forma al timeless, luoghi in grado di durare nel tempo”, chiude Elisa. L’immagine così costruita si spoglia dell’effimero e in nome dell’astrazione si fa concettuale. E indimenticabile. — elisaossino.it
Le stanze passanti affacciate su via Solferino sono la naturale scenografia che dà forma all’idea di interior di Elisa Ossino: perfetta e astratta. Tra il living (nella pagina accanto) e la cucina, le sale dedicate a studio e lettura. Protagonisti i colori a contrasto, la geometria degli inserti ceramici a parete, il design di Menu e le opere di Officine Saffi.
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Protagonista nella stanza che ospita la cucina, il rosso di pareti e dettagli e la regolarità del formato che riveste tutte le superfici. A centro stanza, sospesa su tavolo e sedute Menu, la luce di Astep. Nella pagina accanto, l’ingresso: una scatola monocromatica verde scuro con nicchia luminosa di luce schermata, direzionata ad hoc.
“Disegno interior e set, oggetti riproducibili e pezzi unici: sono una progettista eclettica ossessionata dalla perfezione a livello quasi maniacale” Elisa Ossino
Nella stanza da letto, l’intensità cromatica di bianco e verde è ammorbidita da misurate soluzioni progettuali. La Ossino scherma l’anonimo affaccio sul cortile interno con una boiserie di ispirazione mediorientale: la luce filtra dai fori, dolce e controllata. Al centro, tatami in ceramica, umidificatore Tubes, lampade Astep, sedute House of Finn Juhl.
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Una vista degli edifici in mattoni dell’ospedale militare recuperato come quartiere verde, pedonale, dove convivono storia e innovazione. Pagina accanto, nella navata della cappella la lounge dell’hotel August e il bar con sgabelli Molteni&C e lampadario Flos, tutto custom made su disegno di Vincent Van Duysen. Il soffitto voltato è dipinto di nero, segno contemporaneo in un luogo dall’atmosfera mistica. 190
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CLOISTER HOTEL Vincent Van Duysen ha riconvertito un antico convento agostiniano in un albergo davvero unico. Da Anversa uno sguardo fiammingo sul contemporaneo di Rosaria Zucconi e Francesca Benedetto — foto di Mark Seelen
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Il ristorante, regno dello chef Nick Bril, è illuminato da una nuova copertura vetrata. Tavoli e poltroncine con seduta di paglia, design Vincent Van Duysen, realizzati custom da Molteni&C. Pagina accanto, gli stucchi candidi della cappella e il rosso dei mattoni del ristorante, fianco a fianco per raccontare una nuova forma di accoglienza.
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Al centro della lounge, elegante e confortevole, divano Paul, design Van Duysen per Molteni&C come tutti gli arredi custom made. Sullo sfondo la grande hall d’ingresso, in alto la balaustra della cappella privata delle suore agostiniane. L’atmosfera è sommessa, i toni neutri degli arredi e dei materiali lasciano spazio alla vita dell’hotel, colorata, vivace, cosmopolita.
“Mi piace percepire lo spazio in purezza. Lo stile senza tempo è modernità con un pizzico di tradizione” “Quando si ripristina un vecchio edificio bisogna farlo con rispetto. Dobbiamo apprezzare il passato come un bel regalo”, afferma Vincent Van Duysen, figura di spicco nella scena dell’architettura e dell’interior design ad Anversa e nel mondo. Il progetto dell’hotel August nasce dall’approccio sensibile e colto di Vincent nei riguardi di una storica architettura sacra belga, riletta con linguaggio contemporaneo. Al centro della rinascita di un grande complesso ospedaliero militare del XX secolo che apparteneva all’esercito, fino a 10 anni fa nascosto da alti muri di mattoni, con edifici svuotati, e il terreno intorno incolto e deserto. Oggi con il nome Het Groen Kwartier, quartiere verde, sta diventando il luogo più alla moda e interessante della zona sud-est di Anversa. In un parco di otto ettari, una nuova edilizia abitativa sostenibile convive con edifici d’epoca come padiglioni, lunghi camminamenti coperti, chiese, chiostri recuperati con attenzione. Dietro le facciate in pietra e mattoni, non più luoghi di cura e sofferenza, ma spazi dove si concentrano innovazione e creatività, con studi di grafica, architettura, pubblicità, start up, abitazioni per coppie giovani, negozi di ricerca, piccoli caffè e una speciale panetteria. Nell’antica chiesa c’è ora il ristorante stellato The Jane, la cappella del monastero delle suore è diventata la lounge e bar dell’hotel August, che per la speciale atmosfera è definito ‘santuario dei tempi moderni’. Racconta ancora Vincent: “Non è stato un progetto semplice, 196
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nonostante la collaborazione e la sintonia con committenti illuminati. August è una combinazione di cinque edifici, alcuni molto danneggiati, con superfici e valori diversi. Ho passato giorni a osservare, catalogare, indagare ogni dettaglio, compresi i materiali, i colori, i severi ornamenti che erano sopravvissuti. Ho percorso tutti gli spazi per unirli creando nuovi legami, emotivi e funzionali. Dovevamo assicurarci che le molteplici esigenze dell’hotel potessero essere accolte senza stravolgere l’esistente. Io sono curioso di tutto, viaggio molto, incontro volentieri gente e culture diverse, mi piace soggiornare in hotel interessanti, legati al territorio. Le idee crescevano ogni giorno, cercavo di ordinarle parlandone con il mio team, lasciando loro schizzi, disegni, pezzi di vecchie piastrelle recuperate, tracce di colore sui muri, fotografando le texture dei mattoni, il taglio delle pietre. Alla fine mi sono convinto che la cosa più importante era che gli ospiti si sentissero a proprio agio, accarezzati dall’atmosfera mistica della cappella, un valore estetico imprescindibile”. L’edificio retrostante, ex alloggio delle suore, contiene la maggior parte delle camere, la cucina e la biblioteca degli ospiti. Dall’esterno una pensilina in metallo nero indica l’ingresso all’hotel, e già nel grande atrio una finestra interna inquadra il ristorante che corre parallelo alla navata della cappella. Stretto tra muri in mattoni interrotti da vetrate, specchi e archi che creano continui rimandi tra gli ambienti. —
Foto Kasia Gatkowska
Vincent Van Duysen
In alto, da sinistra, la scala in legno originale del monastero dove alloggiavano le suore; anche gli arredi essenziali sono tutt’uno con lo spirito del luogo. In basso, da sinistra, finestre che ne riflettono altre, in mattoni e pietra, con sottili decori; un intimo salottino nello spazio che si affaccia sulla lounge lì dove c’erano l’organo e il coro. Pagina accanto, l’esterno dell’hotel August. Vincent Van Duysen, autore di un progetto speciale, colto e raffinato.
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Semplicità monacale nelle camere del sottotetto. Gli abbaini guardano gli antichi edifici in mattoni dell’ospedale militare, al centro della riconversione di una grande area abbandonata, nel nuovo quartiere residenziale, epicentro di imprese creative, a pochi passi dal quartiere di Zurenborg. Arredi custom made Molteni&C. Sulla boiserie, in un colore polveroso di gusto fiammingo, una lampada custom del sistema Infra-Structure di Flos, design Vincent Van Duysen.
NEUTRA SU MISURA Los Angeles. A Silver Lake, una casa dalle proporzioni contenute si apre al giardino. Nella rilettura green di un progetto modernista firmato Richard Neutra di Gloria Mattioni — foto di Giorgio Possenti
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Disposta su piÚ livelli, la casa è situata su una collina alle spalle di Silver Lake Boulevard. Un sapiente intervento di landscaping amplia la superficie abitabile collegando ambienti interni e spazi outdoor. Integrando l’architettura disegnata da Richard Neutra al nuovo disegno del verde.
Un angolo del soggiorno caratterizzato da ampie superfici vetrate e dal camino originale dell’epoca. In primo piano due poltroncine déco di produzione austriaca. Sul tavolino spicca una scultura in ottone di Jean Arp. Pagina accanto, uno scorcio dell’ingresso alla casa incastonato nel verde.
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La zona pranzo-studio con pezzi di Jean ProuvĂŠ, dal tavolo Gueridon, circondato da sedute degli Eames, alla sedia Standard abbinata allo scrittoio. La carta da parati accentua il colore del linoleum blu a pavimento. Pagina accanto, pareti a specchio enfatizzano lo spazio e la relazione con il giardino esterno.
Gli ambienti, funzionali e luminosi, sono affacciati sul paesaggio di Silver Lake. I volumi calibrati di questa piccola architettura si adeguano alla morfologia della collina
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Si affaccia sul lago artificiale di Silver Lake e fa parte di un gruppo di case costruite a Los Angeles tra gli Anni 40 e i 60 dal maestro dell’International Style Richard Neutra con un obiettivo preciso: dimostrare che anche in dimensioni contenute si può ottenere la massima qualità spaziale e di vita. Una visione opposta alla tendenza imperante a Beverly Hills e a Hollywood che proponeva mansion status symbol di proporzioni gigantesche. Una visione che diventa architettura concreta nella casa abitata oggi dal progettista e storico del design David Netto con la moglie Liz, le due figlie Kate, Madelyn e il fido Dusty, il cane che completa la famiglia. “Questa casa, finita nel 1959, diventa subito una delle preferite di Neutra”, ci spiega Netto. “Perché in poco più di 120 metri quadrati, si sviluppa su diversi livelli con una varietà di soluzioni uniche”. Prima di questa Neutra costruisce per sé, nel 1940, una delle sue ‘case di vetro’ su un piccolissimo lotto comprato con un prestito del filantropo olandese van Der Leeuw. La VDL House, intitolata al suo benefattore, è oggi gestita dalla fondazione Neutra VDL Studio and Residences e visitabile ogni sabato: racconta le intriganti storie dell’architettura dei seguenti trent’anni, fondamentali per il modernismo californiano di cui Neutra fu esponente di punta, ‘secondo solo a Frank Lloyd Wright’ come scrive il Times nel ’49 dedicandogli una storia di copertina. Diversi anni dopo, Neutra realizza altre dimore, tra le quali questa. Al rigore quasi giapponese dell’architettura e del disegno del giardino, David ha scelto di contrapporre interni con uno stile più casuale e vissuto. “Nessun compromesso sul fatto che questa sia una casa da vivere”, chiarisce. “Appassionarsi al design e scegliere oggetti da collezione non vuol dire impedire di utilizzarli. Allo stesso modo, viste le dimensioni ultra compatte della planimetria, ogni spazio interno ed esterno deve essere multifunzionale, per essere sfruttato in ogni momento della vita familiare”. Liz condivide appieno l’approccio del marito. “Mi piace soprattutto il fatto che pur avendo una casa di dimensioni contenute, ogni sua porzione sia totalmente godibile. Così riusciamo a ricevere molti amici grazie alla continuità interno-esterno che raddoppia lo spazio secondo un’idea di vita all’aria aperta invidiata alla California da tutto il resto d’America”, spiega orgogliosa la padrona di casa. David Netto ha arredato ogni stanza con una collezione di mobili e oggetti che da un lato esaltano l’architettura di Richard Neutra, dall’altro quasi la sfidano con un uso eclettico di colori e materiali. “La mia filosofia per il progetto d’interior è stata utilizzare il design europeo degli Anni 50 inserendolo in un involucro architettonico modernista, ma americano. In più ho voluto integrare questi pezzi con arredi originali dagli Anni 30 ai 70 provenienti da Africa e Scandinavia, così da rendere l’atmosfera più eclettica senza però togliere nulla alla visione di Neutra. Una sorta di omaggio al primo modernismo che ancora non aveva indurito la sua dottrina. E permetteva contenuti più esotici e stravaganti”. —
David Netto, storico del design e padrone di casa, posa sul terrazzo accanto alla seduta La Chaise di Charles & Ray Eames, Vitra. Pagina accanto, la poltrona degli Eames troneggia all’esterno in dialogo con il daybed ispirato a Mies van der Rohe, oltre la vetrata scorrevole del living.
Uno scorcio della tv room con divano di Le Corbusier del ’59 e, alle sue spalle, sgabelli di Jens Risom. Al centro tavolino di Donald Deskey. Pagina accanto, sulla parete di legno della camera da letto, disegno di Cy Twombly. Sul muro rosso, disegni di famiglia, un acquerello di Al Held del ’70 e una stampa del ’700.
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La scenografia è realizzata con il sistema perimetrale Spazio di Giuseppe Bavuso per Rimadesio. Una struttura in alluminio con vetro trasparente stratificato acustico, con porta Sail battente che consente di creare soluzioni ad hoc per separare e arredare gli ambienti (rimadesio. it). All’interno, da sinistra, l’iconica Akari Light Sculptures di Isamu Noguchi, Vitra, in carta di riso decorata (vitra.com), in velluto blu la poltrona Back-Wing di Patricia Urquiola per Cassina (cassina.com), a terra specchio Fan di
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Setsu & Shinobu Ito per Ghidini, in ottone lucido pressofuso (ghidini1961.com). Fanno da sfondo due quinte rivestite con wallpaper Soleil levant di Élitis (elitis.fr). Nella pagina accanto, dormeuse Galet di Ludovica+Roberto Palomba per Giorgetti, qui rivestita in pelle e tessuto (giorgettimeda.com), luce da tavolo Planner Pm02 di Paul McCobb per Fritz Hansen (fritzhansen.com). Tavolino cilindrico Vinnie di Alessandro Stabile per My Home Collection (myhomecollection.it), sopra luce Osman di Corrado Dotti per Tooy (tooy.it).
VENTO Ambienti dalle geometrie definite accolgono, come attori, arredi e complementi. In un gioco di trasparenze ed effetti scenici ispirati all’Oriente di Tamara Bianchini e Murielle Bortolotto — foto di Andrea Garuti — ha collaborato Fabrizio Finizza
DELL’EST
Danno ritmo agli interior le porte scorrevoli bifacciali Sail di Giuseppe Bavuso per Rimadesio. In noce con vetro grigio trasparente, anche su misura in altezza e larghezza, con binario incassato a soffitto (rimadesio.it). Da sinistra, panca Astol di Staffan Tollgard per Porada, in nabuk e cornice in massello frassino (porada.it), sospesa, luce Jolie di Gallotti&Radice firmata Federica Biasi, in vetro di Murano e dettagli in ottone (gallottiradice.it). Picnic per il tè, a terra tessuti Lua nelle varianti Sienna e Peacock di Mark
Alexander distribuiti da Romo (romo.com), ciotoline e caraffa Hav di Royal Copenhagen, in porcellana dipinta a mano (royalcopenhagen. com), teiera in vetro arancio Society Collection di Neri & Hu per Paola C. (paolac.com). Con gambe super sottili i tavolini Pebble di Lanzavecchia + Wai per Living Divani (livingdivani.it), luce Pale di Georges composta da otto petali (georgesstore. com). Vincent Van Duysen firma la poltrona Pablo per B&B Italia. Un unico taglio di cuoio con leggera imbottitura (bebitalia.com).
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Scenografie per pranzo. Fa da cornice il sistema Spazio di Giuseppe Bavuso per Rimadesio, all’interno vanno in scena, da sinistra, la sedia Ombra Tokyo di Charlotte Perriand per Cassina (cassina.com) e, appena presentato durante l’ultima Design Week, in vendita da settembre, il tavolo Ava disegnato da Foster + Partners per Molteni&C. Monomaterico, completamente in legno, si ispira alle forme leggere delle ali degli aerei e ai ponti (molteni.it), sopra, sassi con dettagli in cuoio di Loewe (loewe.com) e bonsai
in vetro opera di Simone Crestani (simonecrestani. com). Extra la luce Nuée di Marc Sadler per Foscarini, ancora un prototipo (foscarini.com), in carta di riso sei lampade sferiche Shade di Hay (hay.dk) e a forma di rombo schiacciato Akari di Vitra (vitra.com). Sedia Noce firmata Yabu Pushelberg per Henge (henge07.com), a terra tessuto di Mark Alexander per Romo. A destra, John Nagasaka reinterpreta lo Stool 60 di Artek (artek.fi), mini basket di Loewe e vaso La Chute Weiß di Rosenthal (rosenthal.it).
Fanno da quinte le porte Sail di Giuseppe Bavuso per Rimadesio. Da sinistra, madia Sen di Chiara Andreatti per Potocco. In frassino e ante in vetro bronzato o extra-chiaro a cui sono applicate delle bacchette in essenza (potocco.it), all’interno travel mug di Acera Liven by Hangar Design Group (aceraliven.com), bicchieri e caraffe in vetro R+D Lab (researchanddesignlab.com), accanto zeppe di Jil Sander (jilsander.com). Appeso, in blu, Furoshiki Serizawa di Nanban, può essere usato come una piccola tovaglia (nan-ban.com), tavolino Nupri di
Toshiyuki Kita per Conde House (condehouse.com), sopra uccellino di Nanban e vaso con intrecci di Georges. In ceramica decorata Takuya vaso di Jaime Hayon per Bosa (bosatrade.com), tavolino Roche di Daria Zinotnaya per Adrenalina (adrenalina.it). Davanti, tappeto Far East Nea di Amini (amini.it), pouf Otto di Paola Lenti (paolalenti.it), carrello Atollo di Filippo Mambretti per Minottiitalia (minottiitalia.it), sopra oggetti di Paola C. e R+D. Luce da terra Newton di Andrea Branzi per Nemo (nemolighting.com).
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Hella Jongerius a Fiorano in un momento di lavoro alla collezione Diarama creata per Mutina. Durante le fasi iniziali del concept la designer, maestra del colore, si chiedeva quale potesse essere il brand più adatto per realizzare un progetto così sofisticato. “E Mutina ha chiamato, tempestiva”, afferma. “Il momento giusto e la giusta compagnia”.
LA VERSIONE DI HELLA Infinite possibilità cromatiche, da comporre in base a esigenze funzionali, spaziali ed emotive. Queste le variabili consentite da Diarama, sistema di superfici ceramiche firmato da Hella Jongerius per Mutina
Una tavolozza di colori complessa, per creare superfici e texture da comporre liberamente, con un vero e proprio effetto pittorico. Infinite le possibilità offerte da Diarama, la nuova collezione di rivestimenti ceramici firmati per Mutina da Hella Jongerius, designer olandese nota per la sensibilità cromatica e il talento nella ricerca di soluzioni innovative e sofisticate. “Ho utilizzato le piastrelle come fossero delle tele, così da capire in che modo diversi corpi di argilla colorata avrebbero reagito mettendovi sopra lo stesso smalto. Volevo che la superficie non sembrasse semplicemente colorata, ma mixata, come nella pittura a olio”, spiega. Il risultato è una collezione caratterizzata da un ampio range di tonalità che emergono in maniera naturale, attraverso la stratificazione dei colori, su diverse basi ceramiche, come fossero una seconda pelle. Diarama è composta da 6 colori di riferimento (Ash, Blush, Maize, Sky, suddivisi
in Light e Dark + Chalk e Iron) e 3 Mix (Black Chroma, Grey Chroma, Dask). Diverse reference cromatiche smaltate sono applicate a 7 basi di argilla colorata e matt. Ogni reference è ricavata dall’applicazione dello stesso smalto ai diversi colori delle basi che reagendo in maniera inedita va a creare un ventaglio di sfumature sempre nuove classificate sotto i due macro gruppi denominati Light e Dark. A questi si aggiungono Diarama Black e White dove lo smalto applicato alle 7 basi è rispettivamente nero, Iron, o bianco, Chalk. Usati insieme danno vita a Dusk, la combinazione black & white. Con Diarama Mix, il principio viene ribaltato. Sulla stessa base nera o grigia vengono applicati diversi colori di smalto creando Black Chroma e Grey Chroma. Il risultato è di grande suggestione visiva e materica. Perfetto per rivestire superfici dalle colorazioni vibranti con finiture lucide e matt. — mutina.it
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HEARST CREATE PER DE JORIO
LUXURY ON BOARD
De Jorio Design International presenta le nuove tendenze del design progettando sul mare o a terra il lusso accessibile
L’architetto Marco de Jorio a bordo di MSC Bellissima. Nella foto in alto, la Vip Pool MSC Seaview.
Gli ultimi sviluppi del mondo del design vedono come protagonista lo studio De Jorio Design International, guidato oggi con successo da Marco de Jorio, sulla scia della raffinata matita di Giuseppe de Jorio, suo fondatore nel 1956. Lavorando tra gli Anni 60 e 80 a fianco dei più importanti armatori italiani – Flotta Lauro e Costa Crociere – e accompagnando negli Anni 90 la nascita e lo sviluppo delle più note compagnie di traghetti – GNV, Minoan Lines, Tirrenia, Grimaldi Lines – per le quali è riuscito a creare e ad affermare, in un connubio di marketing e design, il concetto di Cruise Ferry – la vacanza inizia sul traghetto –, lo studio non ha mai cessato di progettare yacht di lusso – fra tutti Mohamedia, la serie Admiral, lo Stalca II, El Bravo – testimoniando una gran duttilità progettuale e tecnica. Oggi la DJDI è una vera e propria masterclass composta da architetti e designers in grado di affrontare con disinvoltura le sfide progettuali più diverse e complesse. Dal 2001 la DJDI vede affermarsi una proficua e costante collaborazione con la MSC, l’innovativa compagnia di crociere per la quale il team più creativo e selezionato dello studio continua a realizzare importanti progetti emozionali destinati a utenze internazionali estremamente diverse per cultura ed età. La consapevolezza di essere una importante firma del design italiano impegna i progettisti dello studio nella realizzazione di spazi e ambienti unici ed eleganti, originali ma capaci di sfidare il tempo
per accontentare l’utenza più esigente di oggi e di domani, dando pari attenzione alla cura del dettaglio così come all’organizzazione d’insieme dei vari ambienti, paragonabile a un vero studio urbanistico. Così nascono le cabine e le suites di lusso, ristoranti e buffet, teatri, casinò, club e showlounge, mall commerciali, SPA e piscine. Spazi che devono susseguirsi e rapportarsi seguendo un sapiente piano distributivo orizzontale e verticale concepito non solo per garantire flussi sicuri, ma anche per stimolare la fruizione stessa di servizi e attività di svago. Il compito del design è in fondo quello di creare una stabile e positiva relazione psicologica con il passeggero. Un legame indissolubile che renda piacevole e memorabile la sua esperienza sulla nave. Se è vero che navi moderne vengono considerate vere e proprie città galleggianti, per complessità e vastità di servizi offerti, è anche vero che le città di oggi potrebbero prendere spunto dalle navi da crociera, perfetti impianti urbanistici e tecnologici mirati allo sviluppo di economie in tutta sicurezza. La versatilità tematica dello studio DJDI rimane una costante e un obiettivo, come testimoniano gli ultimi progetti di Yacht Design per il cantiere Sanlorenzo – gli interni di un Explorer 500 – e il design degli uffici di Genova della Grimaldi Holding. Sul mare o a terra, lo studio DJDI è in grado di raccogliere qualsiasi sfida. Saranno presenti a giugno al Cruise Ship Interiors Expo 2019 di Miami.
Nella foto in alto Champagne Bar MSC Seaside. In basso, Vip Concierge MSC Splendida.
Colori, grafismi, texture sofisticate. E due progetti speciali, raccontati da un libro e da una architettura a cura di Tamara Bianchini e Murielle Bortolotto — testi di Piera Belloni
La contemporaneità del classico. “Sono partita da molti spunti progettuali a me cari. Tra questi l’uso dei pannelli di marmorino di Carlo Scarpa (…) e di Adolf Loos, che abbinava marmi molto colorati e diversi fra loro”. Cristina Celestino descrive così Policroma firmata per Cedit, collezione di ceramiche che mescola elementi della tradizione decorativa italiana, fra texture effetto marmo e motivi ad arco, in combinazioni attuali di grande effetto espressivo. Per pavimenti, pareti, boiserie. Qui, lastre Arco Mattone-Cipria e, a terra, Cipria triangolo e Cipollino triangolo. florim.com/it/cedit +elledecor.it
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INSIDE DESIGN/MATERIALI
Soluzioni con motivi grafici che giocano con la tridimensionalità, finestre dal tratto puro e una luce intelligente Maxi vetrata e cornici sottili per le finestre e porte-finestre Dry System di Giuseppe Bavuso per Erco. In alluminio, possono essere rivestite all’interno in quattro essenze o laccate. ercofinestre.it Evergreen e non solo nelle collezioni di Abet Laminati, che presenta la linea di rivestimenti 2019-2021, sempre con l’art direction di Paola Navone. Tra le novità, la versione a stampa digitale di un super classico: Misura, design Superstudio/Sottsass 1970. In foto, anche Polaris, in beige, e Rocks, in tonalità grigia. abetlaminati.com
Segue ritmi naturali la lampada Dyson Lightcycle™, che usa un algoritmo per regolare il colore e l’intensità della luce, fornendo l’illuminazione corretta in ogni momento della giornata, personalizzata in base alla città in cui viviamo. Con modalità preimpostate o personalizzabili tramite app. dyson.it
Linee verticali e orizzontali per Segments, sofisticato rivestimento ceramico che trasforma le fughe in motivo decorativo. Di Guglielmo Poletti per Decoratori Bassanesi, in 5 colori e 2 formati. decoratoribassanesi.it
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INSIDE DESIGN/PROGETTI
Costruita tra il 1963 e il 1966 sulle ceneri della precedente casa distrutta da un incendio, la VDL House II, ideata da Richard Neutra con il figlio Dion (ritratti qui sopra), fu completata da un attico con ampie superfici vetrate, circondato da vasche d’acqua per riflettere e amplificare la natura circostante (foto qui a sinistra). Un progetto-manifesto delle teorie di Neutra, come il biorealismo, che auspicava la relazione tra spazio e individuo, tra architettura e benessere. Oggi questo volume trasparente rivive nell’interpretazione updated del leader spagnolo dell’outdoor Kettal. Aggiornata sotto la supervisione di Dion Neutra nelle tecniche costruttive e nei materiali, la VDL Penthouse proposta dal brand (in alto a sinistra) è un padiglione di m 12x4, fedele nel layout e nei dettagli, ma dotato di sistemi domotici. Un accogliente e raffinato rifugio privato, per vivere a contatto con la natura. kettal.com
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Foto Julius Shulman - J. Paul Getty Trust. Getty Research Institute, Los Angeles (2004. R10)
La filosofia progettuale di Richard Neutra, considerato tra i maestri dell’international style, rivive in versione attuale in una architettura a misura di giardino
INSIDE DESIGN/WELLNESS
Forme minimal, tinte delicate, attenzione alla sostenibilità: una preview delle prossime tendenze per la stanza dell’acqua Effetto lightness per Ipalyss®, collezione di lavabi firmati Ideal Standard, creati in collaborazione con il designer Robin Levien. In tre versioni da appoggio, con o senza foro troppopieno e rubinetteria, bordi smussati e dalle linee extrasottili. Sono realizzati in Diamantec®, materiale ad alta resistenza. idealstandard.it
Soluzioni a 360°. Il sistema Indissima di Matteo Thun e Antonio Rodriguez per Inda propone accessori, piantane, complementi e pareti doccia, specchi, luci, mobili. Una serie raffinata e semplice, che risponde a ogni esigenza di arredo bagno. inda.net
Look essenziale, tecniche sostenibili, flessibilità: è la collezione Laguna di Thun e Rodriguez per Jaquar, marchio indiano ora arrivato in Europa, con showroom a Milano. In foto, il rubinetto a tre fori. jaquar.it
Palette aromatica. Di Tuscan Creations by Salvatore Ferragamo le 11 fragranze, ognuna con un proprio colore, e una particolarità: durante la Design Week, sono state presentate nella mostra ‘The world of Italo Rota’ in abbinamento con i disegni dell’architetto. ferragamo.com
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INSIDE DESIGN/PROGETTI
Attraverso le immagini di un grande fotografo, un viaggio alla scoperta della dimensione più creativa di un progetto con focus sul bagno. Oltre la dialettica forma-funzione
Foto Santi Caleca
Rappresentati come sculture dall’obiettivo di Santi Caleca, gli iconici pezzi di Ceramica Flaminia sono i protagonisti del libro ‘Good Morning Design’, ed. Rizzoli, con testi di Giulio Cappellini, Mario Trimarchi, Augusto Ciarrocchi. Gli elementi per l’arredo del bagno, ideati fra gli altri da Nendo, Jasper Morrison (come il lavabo Bonola, in foto), Alessandro Mendini, ognuno liberato dai contesti consueti, sono mostrati nella loro essenza più pura di creazioni di design. ceramicaflaminia.it
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INSIDE DESIGN/KITCHEN
Tra natura e tecnologia. Una cucina con boiserie, elettrodomestici smart, eleganti accessori ďŹ rmati Potenza e leggerezza formale per la cappa Vertical Flat Twice di Faber, sottile e dalle linee pure. In vetro con cornice inox, ma esiste anche inox con cornice nera, ha doppio motore e touch control. Misura cm 60 e 90, classe A+. faberspa.com
Match in armonia. I due sistemi cucina Twenty e Frame disegnati da Presotto e Bassanello per Modulnova creano uno spazio elegante. Al primo appartiene la rigorosa isola con top in grès e lavello integrato, al secondo le colonne rivestite in noce Milano. modulnova.it La semplice eleganza del disegno e dei materiali naturali sono la cifra stilistica di John Pawson che firma per When Objects Work le posate da insalata in frassino. Anche nere, in ebano oliato. whenobjectswork.com
Design essenziale e un cuore smart. Il frigo-congelatore W Collection 4 porte di Whirlpool ha sensori intelligenti. A partire dal 6th Sense FreshLock, che corregge le fluttuazioni di temperatura, fino allo Smart Defrosting che si attiva solo quando necessario. whirlpool.it
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Pietre naturali e finiture dorate regalano un appeal speciale alla collezione per la tavola Joyas en casa di Natalia Criado. Tazze, coppe e ciotole con qualcosa in piĂš. nataliacriado.com
XY180 by OMA www.deltalight.com/xy180byoma
MILANO_ NUOVO_SHOWROOM VIA PRIVATA GASPARE BUGATTI 15 20144 MILANO
INSIDE DESIGN/TEXTILE & WALLPAPER
Tessuti e carte da parati 2019. Geometrici, striped, botanici o animalier, sempre iper decorativi, interpretati con insoliti collage artwork di Ludovica Codecasa con Massimo Novaresi testi di Piera Belloni
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1. Brera gessato di Designers Guild nella variante Hemp. In puro lino, esiste in sei colori, € 98 al metro, cm 140h. designersguild.com 2. Iris, ottoman di cotone tinto in filo effetto moiré di Dedar, per tende o sedute leggere, in 44 tonalità, cm 136h. dedar.com 3. Prime Wallpaper nella tonalità Blu Baltico di Londonart, in dodici colori, € 190 il rollo di 10x0,68 metri. londonart.it 4. Sunset firmato Christian Fischbacher, tessuto in fibra acrilica idrorepellente utilizzabile per tende o rivestimenti, anche per esterni, in otto varianti, € 54 al metro, cm 140h. fischbacher.com 5. Décolletée striped di Dries Van Noten, della collezione P/E. driesvannoten.be 235
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1/7. Fiftyshades di Rubelli, in poliestere Flame retardant, jacquard tinta unita che mixa due colori diversi, in cinquanta nuance, cm 145h. rubelli.com 2. Outfit Balenciaga. balenciaga.com 3. Lost Paradise, carta da parati della collezione Exclusive Wallpaper di Jon Iubler per Londonart, â‚Ź 91,50/mq. londonart.it 4. Tigris velvet fa parte della collezione Shangri-La di Jim Thompson, velluto operato in cinque colori, cm 140h. jimthompsonfabrics.com 5. Abra di Jim Thompson, jacquard in misto cotone, in 5 varianti, cm 137h. jimthompsonfabrics.com 6. Opal firmato Sahco, tessuto per tendaggi in lino, viscosa e seta, da scegliere in quattro tonalitĂ , cm 142h. sahco.com 237
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1. Toile des Indes di Braquenié by Pierre Frey, carta da parati in tessuto non tessuto, € 163 il rollo di 10,5x0,68 m. pierrefrey.com 2. Lampada con paralume in tessuto ricamato di Six Gallery. six-gallery.com 3. Kelani Wasabi della collezione Mokolo di Romo, tessuto outdoor in fibra polipropilenica in cinque colori, cm 139h, € 102 al metro. romo.com 4. L’âge d’Or nella nuance De l’aube au crépuscule, jacquard per tendaggi in lana e cotone con inserti in lamé di Dedar, d’ispirazione Bauhaus, in due tonalità. dedar.com 5. Scaramouche di Dedar, jacquard misto seta che ricorda i kimono, per tendaggi o sedute leggere, declinato in quattro colori, cm 145h. dedar.com 239
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1. Shelter, Creative Wallcoverings Collection IX di Glamora, quattro le varianti disponibili. glamora.it 2. Galuchat, collezione Anguille Big Croco di Élitis, carta da parati effetto pelle in vinile goffrato, in dieci tonalità, rollo di 10x0,70 m. elitis.fr 3. Prelude di Osborne & Little, della collezione Intermezzo Silks, in seta e lino declinato in 10 toni pastello, per tende. osborneandlittle.com 4. Ajanta, wallpaper effetto intonaco délabré di Designers Guild in 10 colori, € 97 il rollo di 10x0,52 m. designersguild.com 5. Outfit Jil Sander P/E. jilsander. com 6. Swing Street, tessuto in Trevira a motivi sfumati di Rubelli, da scegliere in sei colori. rubelli.com 241
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1. The Way Out, carta da parati di Debonademeo per Wall&Decò, realizzata su misura, in due varianti colore, € 110/mq. wallanddeco.com 2. Tejido, collezione Wall in Love Again di Inkiostro Bianco, wallpaper vinilico disponibile anche in EQ.Dekor fibra di vetro o Tela® Taffetà. inkiostrobianco.com 3. Anguille Big Croco Galuchat di Élitis, carta da parati effetto pelle in vinile goffrato, in 14 tonalità. elitis.fr 4. Colonnes velluto jacquard in cotone di Hermès Collection by Dedar, in quattro colori, cm 138h. homefabricshermes.dedar.com 5. Outfit Christopher Kane della collezione P/E. christopherkane.com 243
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Firenze da collezione — Il secondo ‘900 per Roberto Casamonti. Il gallerista fiorentino espone la sua collezione dal 1950 al 2000. Con opere di Paolini, Christo, Abramovic, Basquiat e Kapoor, in foto ‘Untitled (Orange)’ 2015, tra le varie. A Palazzo Bartolini Salimbeni dal 26/5. collezionerobertocasamonti.com
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Maggio — Mostre, fiere, appuntamenti e opening. Il meglio dell’arte contemporanea e dei nuovi linguaggi, in Italia e nel mondo a cura di Piera Belloni
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N.B. MAGGIO
Ugo Rondinone, ‘Blue yellow red mountain’, 2017
Roy Lichtenstein, ‘Landscape with boats’, 1996
Collezione Giancarlo e Danna Olgiati – Courtesy Francesco Vezzoli e Galleria Franco Noero, Torino
Francesco Vezzoli, ‘Portrait of Sophia Loren starring in Presente e Passato (after De Chirico)’, 2012
Mostra a tema a Lugano — Una selezione di opere della Collezione Giancarlo e Danna Olgiati, al centro di ‘Nature is what we see’, collettiva nella sede adiacente al LAC. La collezione riunisce circa 200 lavori, proposti al pubblico in rotazione con sempre nuovi allestimenti: per l’occasione, sono esposte molte recenti acquisizioni, come Vincenzo Agnetti, Ugo Rondinone (in foto) e Günther Förg. Fino al 16/6, collezioneolgiati.ch American Pop a Milano — È dedicata a Roy Lichtenstein la mostra ‘Multiple Visions’, al Mudec fino all’8/9. Attraverso 100 opere — dalle prints anche di grande formato (in foto), a sculture, arazzi, editions — sono analizzati temi e ispirazioni che caratterizzano l’evoluzione creativa dell’artista, soprattutto in relazione alla riproducibilità meccanica dell’opera d’arte. mudec.it A Torino, indagine intorno a un maestro — La Galleria di Arte Moderna e Contemporanea ospita fino al 25/8 ‘Giorgio de Chirico. Ritorno al futuro’. L’esposizione, con sottotitolo ‘Neometafisica e Arte Contemporanea’, ruota intorno agli anni dal 1968 al 1978, che videro il ritorno-rinascita alla tematica metafisica dell’artista. Con un focus sulle relazioni e l’influenza che questa pittura ebbe sui movimenti internazionali: illustrato con i lavori di Warhol, Schifano, Pistoletto e dei più giovani Vezzoli (in foto) e Beecroft, fra gli altri. gamtorino.it/it Napoli. Personale in 4 step — Jan Fabre invade la città con il progetto ‘Oro Rosso’ che coinvolge quattro location: il Museo di Capodimonte, con opere in oro e corallo, la chiesa del Pio Monte della Misericordia, dove la scultura ‘The man who bears the cross’ dialoga con Caravaggio, il Museo Madre con un altro lavoro plastico, ‘The man who measures the clouds’, e la galleria Studio Trisorio. Qui è presentata ‘Tribute to Hieronymus Bosch in Congo’ (in foto), realizzata con una serie di pannelli creati con gli iconici gusci iridescenti di scarabei. Fino al 30/9, museocapodimonte.beniculturali.it
Jan Fabre, ‘Tribute to Hieronymus Bosch in Congo’, 2011/2013
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MAY 2019
The cover Text by Paola Carimati photos by Giorgio Possenti This Milan space in the heart of the Brera, curated by Elisa Ossino and Josephine Hoffmeyer, is a page in the history of contemporary interior design. The abstract atmosphere of the living space recalls the paintings of Morandi: warm contrasting tones by File Under Pop, and textured surfaces by H+O for the iconic Astep lighting and the House of Finn Juhl seating.
English text 42 Hello Robot. 67 Extraordinary editions. 75 Apparatus Studio. 85 Let’s rock! 97 All very interesting. 109 Tom in town. 115 Watch out for those three. 127 Raw material. 135 Nashville sound design. 146 Thank God it’s Monday! 170 The iconic New York skyline multiplies in a space rich in Italian culture and style. 180 That’s how we are. 190 Cloister hotel. 200 Neutra to order. 251
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CONTENTS OF THE ISSUE
From the latest edition of MDW to global research, artificial intelligence is infiltrating our daily existence. Creating objects, setting trends, amplifying our lives. Are we ready? p. 67 EXTRAORDINARY EDITIONS by Paola Carimati and Francesca Benedetto photos by Francis Amiand Interiors by Christophe Delcourt, the French designer and editor, are suspended landscapes that defy gravity. A eulogy to lightness p. 75 APPARATUS STUDIO by Helle Walsted words by Flavia Giorgi photos by Wichmann+Bendtsen Photography Designs, prototypes, works-inprogress. The home of Jeremy Anderson and Gabriel Hendifar (alias Apparatus Studio) in New York is a gallery of unreleased pieces
p. 85 LET’S ROCK! by Paola Carimati and Filippo Romeo photos by Lea Anouchinsky
p. 115 WATCH OUT FOR THOSE THREE words by Valentina Raggi photos by Lido Vannucchi
Strong as stone, soft as wool and fragile as paper: Hermès celebrates material with an exhibition centred on nature. And goes back to its origins
Philippe Starck and friends, restaurant gurus Massimiliano and Raffaele Alajmo, land in Milan with Amor, a gourmet pizzeria in the heart of the city’s nightlife
p. 97 ALL VERY INTERESTING by Filippo Romeo
p. 127 RAW MATERIAL words by Flavia Giorgi photos by Gionata Xerra
The 58th International Art Exhibition, entitled ‘May You Live in Interesting Times’, is underway. At the Venice Biennale, the visual vernacular tells the story of the best and the worst of our times p. 109 TOM IN TOWN words by Valentina Raggi photos by Peer Lindgreen The Manzoni, Tom Dixon’s first permanent outpost in Milan, is about to open. A conceptrestaurant that is also a shop, showroom, club and design studio
A temple of ceramics. The Marazzi exhibition space in Milan is transformed in the new interpretation designed by Antonio Citterio Patricia Viel p. 135 NASHVILLE SOUND DESIGN by Monica London photos by Paul Barbera The world capital of country music, with a glorious musical past and a bubbling cultural climate, is now the creative hub for a community of artists, chefs and film stars p. 146 THANK GOD IT’S MONDAY! by Valeria Settembre words by Laura Maggi photos by Alberto Strada Good vibes return to the office and with excellent reason. Work spaces evolve with welcoming new appeal. All was revealed at ‘Elle Decor at Work’ our installation exhibition at the Milano Design Week
Apparatus Studio — p. 75 252
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p. 170 THE ICONIC NEW YORK SKYLINE MULTIPLIES
IN A SPACE RICH IN ITALIAN CULTURE AND STYLE words by Rosaria Zucconi photos by Max Zambelli p. 180 THAT’S HOW WE ARE words by Paola Carimati photos by Giorgio Possenti Delicate and determined, always in search of a creative intuition. Elisa Ossino and Josephine Hoffmeyer tell us their idea of an interior: a graphic, sculptural space to be coloured with light and matter p. 190 CLOISTER HOTEL by Rosaria Zucconi and Francesca Benedetto photos by Mark Seelen Vincent Van Duysen converts an old Augustinian convent into a one-of-a-kind hotel. Antwerp puts a Flemish slant on the contemporary p. 200 NEUTRA TO ORDER by Gloria Mattioni photos by Giorgio Possenti Los Angeles. In Silver Lake, a compact size home opens to the garden. In the green restyling of a modernist project by Richard Neutra p. 210 WIND FROM THE EAST by Tamara Bianchini and Murielle Bortolotto photos by Andrea Garuti in collaboration with Fabrizio Finizza Furnishing systems with an Eastern vibe that create original, functional space solutions. To be interpreted with a conscious dash of creativity
Photo Wichmann+Bendtsen Photography
p. 42 HELLO ROBOT by Valentina Raggi
ENGLISH TEXT
Hello Robot — p. 42 by Valentina Raggi
From the latest edition of MDW to global research, artificial intelligence is infiltrating our daily existence.Creating objects, setting trends, amplifying our lives. Are we ready? “Would you know how to create an object that is restful for our bodies, using the least possible amount of material?” It’s opening day of the Salone del Mobile. Philippe Starck standing before a crowd that has gathered within the Kartell stand, converses with a seductive female voice powered by artificial intelligence. “Without culture, without memories, without influence, the machine created the first industrial chair.” The empathetic relationship between man and machine was one of the major themes of the most recent edition of Milano Design Week. These pieces of hardware use neural networks that recalculate our cognitive and are already creeping into our daily lives. To get a sense of what point we’re at, the book ‘Technology vs Humanity’ (Egea) recently released in Italy, a bestseller by the expert Gerd Leonhard, explains: “After the agricultural, industrial, and digital revolutions, we are now entering the era of ‘experience society’.”
Extraordinary editions — p. 67
Hello Robot — p. 42
by Paola Carimati and Francesca Benedetto photos by Francis Amiand
Interiors by Christophe Delcourt, the French designer and editor, are suspended landscapes that defy gravity. A eulogy to lightness “With wood, each time is the start of a story,” are the opening words from Christophe Delcourt, one of the main players at the recent Milano Design Week. With ‘The Shape of Shade’, his solo at Spotti Milano. His pieces in fir and oak with tops in marble and travertine generate a solid, suspended homescape. In Paris, together with eight collaborators, he explores the expressive and constructive potential of wood. We can already see him caressing the untreated timber to release its fragrance and studying how and where to cut, smooth and assemble, according to the kind of wood and its age. “Meeting an artisan blacksmith and his cabinetmaker brother was the turning point—they passed on their knowledge to me,” he confesses, confirming his commitment. — christophedelcourt.com
Apparatus Studio — p. 75 Photo Francis Amiand
by Helle Walsted — words by Flavia Giorgi photos by Wichmann+Bendtsen Photography
Designs, prototypes, works-in-progress. The home of Jeremy Anderson and Gabriel Hendifar (alias Apparatus Studio) in New York is a gallery of unreleased pieces
Extraordinary editions — p. 67
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As soon as one opens the elevator of this typical former industrial building in New York it is evident that the home of Gabriel Hendifar and Jeremy Anderson is something special. A wall of oak panels delimits the entrance, then winds its way into the open space like a curved screen. “In choosing a loft we wanted to experiment with the transformation of an informal space into a rich and articulated environment”. In front of the sofas and low marble table are the first prototypes of the new Interlude collection, presented in Milan during the Fuorisalone, in the 5 Vie district. “Living among one’s own creations requires severe self-criticism. Even if ultimately we end up falling in love with the imperfections themselves.” — apparatusstudio.com
Let’s rock! — p. 85 by Paola Carimati and Filippo Romeo — photos by Lea Anouchinsky
All very interesting — p. 97
This is a story of relationships and affinities, but also of the friendships and affections that connect people and places. Like those of Charlotte Macaux Perelman and Alexis Fabry, artistic directors of the furnishing section of Hermès since 2014, who presented the Raw Material exhibition at La Pelota for FuoriSalone 2019. The concept for the Milan event paid homage to material, the all-round star. And so granite, porcelain and paper give form to sophisticated lighting, mahogany transforms into cigar boxes, and cashmere weaves into enveloping blankets to cosy up with in luxury. The entire project, exploring the link between nature (material) and culture (craftsmanship), is a tribute to age-old French savoir-faire. — hermes.com
All very interesting — p. 97 by Filippo Romeo
The 58th International Art Exhibition, entitled ‘May You Live in Interesting Times’, is underway. At the Venice Biennale, the visual vernacular tells the story of the best and the worst of our times
Tom in town — p. 109
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The 58th International Art Exhibition, on show from 11/5 to 24/11, is taking full responsibility. The title, ‘May You Live in Interesting Times’, chosen by the curator Ralph Rugoff, director of the Hayward Gallery, highlights the influence that the global situation can have on the world of art. There are almost 80 artists exhibiting their work, 90 national participants and 21 Parallel Events at many different venues in the city. The Golden Lion for career achievement goes to the American Jimmie Durham, creator of works that originate from a desire to depict the limitations of the West and the futility of violence. The exhibition undoubtedly includes works of art that reflect on the precarious
Courtesy Liu Wei Studio & Faurschou Foundation Beijing, foto © Jonathan Leijonhufvud - Peer Lindgreen
Strong as stone, soft as wool and fragile as paper: Hermès celebrates material with an exhibition centred on nature. And goes back to its origins
ENGLISH TEXT
aspects of our current existence. In an indirect way, perhaps art can offer a guide that will help us to live and think. — labiennale.org
Tom in town — p. 109 words by Valentina Raggi — photos by Peer Lindgreen
The Manzoni, Tom Dixon’s first permanent outpost in Milan, is about to open. A concept-restaurant that is also a shop, showroom, club and design studio “After years of doing 5-day exhibitions in Milan, we’ve finally decided to build something permanent here: a place where people can slow down and experience our products in a live setting. With The Manzoni, people are able to experience our new collections in an active context.” So on the occasion of design week, the British designer has inaugurated a multipurpose space in the heart of the city. The project also has very strong links with Italian manufacture and the wealth of resources available in the country. This passion for Italian expertise has already been revealed in the choice of Alessandro Vergano as managing director of the company, and has been confirmed by Dixon himself: “The opening of The Manzoni reflects my ambition to invest in Europe, in Italy and specifically in Milan.”— themanzoni.com
Watch out for those three — p. 115 words by Valentina Raggi — photos by Lido Vannucchi
Photo Lido Vannucchi
Philippe Starck and friends, restaurant gurus Massimiliano
and Raffaele Alajmo, land in Milan with Amor, a gourmet pizzeria in the heart of the city’s nightlife Dinner at a pizzeria goes glamour with the help of two gurus of the restaurant world, Massimiliano and Raffaele Alajmo. The duo have set up in an exceptional location, 10 Corso Como. Once again, architect Philippe Starck, designer and long-time friend of the two brothers, is to be partner in crime in the design of the new venue. The Milan venue’s name is Amor, and its motto is: “A steamy Venetian love story”. Its aim is to bring the experience of Massimiliano’s patented steamed pizza and the Alajmo’s Venetian flavour of tradition to the city. Starck has staged a choreography of masks that serve as both lighting and decor. “A decor that is modern, Venetian, elegant, and even a little subversive”, explains Starck. — alajmo.it/it/amor.
Raw material — p. 127 words by Flavia Giorgi — photos by Gionata Xerra
A temple of ceramics. The Marazzi exhibition space in Milan is transformed in the new interpretation designed by Antonio Citterio Patricia Viel Not everything is as it seems in the Marazzi showroom in Via Borgogna 2, which opened its doors again during the last Salone del Mobile, enlarged and completely renovated in a project by Antonio Citterio Patricia Viel. “There’s a sort of magic in Marazzi’s research. Technology and creativity transform an inert
Watch out for those three — p. 115 255
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Thank God it’s Monday! — p. 146
Nashville sound design — p. 135 by Monica London — photos by Paul Barbera
The world capital of country music, with a glorious musical past and a bubbling cultural climate, is now the creative hub for a community of artists, chefs and film stars The state capital of Nashville, famous as the city of music thanks to a history that links it to the birth and evolution of country music, is now a Mecca for artists and creatives, attracted by this southern city’s relaxed spirit. Cityscapes. From Shelby Street Bridge you get a panoramic view of the Nashville skyline, with skyscrapers and modern buildings shooting up everywhere. Hospitality. The Holston House hotel, designed by the Stonehill Taylor studio in New York, is a homage to the city’s musical past. Food & Restaurants. Rolf and Daughter run by chef Philip Krajeck offers a menu of flavours from the south-west of America. Art and Design. In the David Lusk Gallery you can find installations, paintings and sculptures by local artists as well as international names. 256
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Thank God it’s Monday! — p. 146 by Valeria Settembre – words by Laura Maggi photos by Alberto Strada
Good vibes return to the office and with excellent reason. Work spaces evolve with welcoming new appeal. All was revealed at ‘Elle Decor at Work’ our installation exhibition at the Milano Design Week The relevance of the theme ‘the evolution and changes underway in the design of workspaces’ and its unexpected development in “Elle Decor at Work. The Evolution of Workspace” at a time in which working methods are transforming radically, set the stage for the indisputable success of the exhibit-installation curated by Livia Peraldo Matton, editor-in-chief of the magazine. The exhibit-installation was mounted in the piano nobile of Palazzo Bovara and its interior courtyard, which were transformed into a fascinating exhibition that featured interior design solutions related to co-working, new interpretations of conference and meeting rooms, archives that incorporate both analogue components and digital features, and a blending of work space/ recreation/domesticity and green spaces interpreted as open air rooms in which to relax and restore both body and mind. As Livia Peraldo Matton mentioned when talking about the concept of ‘Elle Decor at Work’, “we start with reality and push toward the immediate future. Relationships, spaces, and qualities are the cornerstones of the project, in a linear development that represents the most significant forms of the modern office, placing them next to traditional digital experiences.”Pinterest played an important role in the storytelling of ‘Elle Decor at Work’. Pincodes were positioned in every room: personalised codes to be scanned with a camera that could be opened within the application’s search toolbar. As visitors moved through
Photo Alberto Strada
raw material into surfaces capable of evoking vintage craftsmanship, fine marble, intarsia, mosaic art and threedimensional structures,” observes Viel. “In order to conjure up this alchemy, the showroom design has become a Wunderkammer of colours and materials, a labyrinth of rooms in visual sequence.” And our desire, says Mauro Vandini, CEO Marazzi, “is that professionals and clients will continue to find a space that is welcoming, but also dramatic and surprising.” marazzi.it
ENGLISH TEXT
the exhibit, they were met with recognisable signage displaying these pincodes, connected to virtual bulletin boards and created specially to guide them, inspire them, and provide additional information. On 12 April, the seminar entitled “The evolution towards hybrid workspace: a challenge for designers and the impact on the market” saw the participation of Cristina Romero, Head of Editorial Content and Media Relations for Maison&Objet, and introduced topics like “Let’s Work Together. Making Workplaces Feel like Home”, a topic that will be explored in the September edition of Maison&Objet, from 6 to 10/9. The international interior design trade show will welcome new proposals in the heart of a region that has approximately 7,700 start-ups, 216 company incubators, and 171 co-working spaces. The next stop, therefore, is Paris.
The iconic New York skyline multiplies in a space rich in Italian culture and style — p. 170 words by Rosaria Zucconi — photos by Max Zambelli
The apartment on the 39th floor of the Olympic Tower has been totally refurbished by architecture firm Enrico Bonetti and Dominic Kozerski for an Italian couple, frequently in New York for both work and play. “We were impressed by the Olympic Tower’s history, relatively recent but still very American”. It gives a profound feeling of really ‘living’ New York, especially at dusk, when the view over the skyscrapers is spectacular. “We had already decided to remove all the internal walls which divided up the 140 square metre space into several small rooms in order to open up the view of the city. For this, as in all our projects, we relied on the input of Italian craftsmen. A very Italian way of designing and working, rare in America, that, together with choosing designer furnishings and art works in relation to their context, make a little masterpiece in New York City”.
The iconic New York skyline — p. 170
That’s how we are — p. 180
Photo Max Zambelli - Giorgio Possenti
words by Paola Carimati — photos by Giorgio Possenti
Delicate and determined, always in search of a creative intuition. Elisa Ossino and Josephine Hoffmeyer tell us their idea of an interior: a graphic, sculptural space to be coloured with light and matter A thrust into matter, precise and powerful, honed in such a way as can only be achieved by a woman’s determination. That is how to frame the work of Elisa Ossino. Everything derives from matter: marble and above all ceramic are her favourites. Perfect Darkness, the apartment-gallery that she has entirely restructured, is her own very personal way of interpreting the theme of interior design. At no. 11 Via Solferino,
That’s how we are — p. 180
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in the heart of the Brera district, there are 160 sq. m to look through as though leafing through an architecture manual. From sets to interiors, it is the metaphysical atmospheres of Giorgio Morandi’s paintings that have guided her compositional sensibility. — elisaossino.it
Cloister hotel — p. 190 by Rosaria Zucconi and Francesca Benedetto photos by Mark Seelen
Vincent Van Duysen converts an old Augustinian convent into a one-of-a-kind hotel. Antwerp puts a Flemish slant on the contemporary
Cloister hotel — p. 190
“When you renovate an old building it must be done with respect. The past must be appreciated as a great gift”, says Vincent Van Duysen, leading figure on the architectural and interior design scene in Antwerp and throughout the world. The August hotel arose from Vincent’s sensitive and cultured approach to this historic Belgian sacred architecture, reinterpreted in a contemporary key. The old church is now home to the Michelinstarred restaurant The Jane, and the convent chapel has become the hotel’s lounge and bar, August, whose unique atmosphere makes it a ‘modern-day sanctuary’. “I spent days observing, cataloguing, researching every detail, including materials, colours, and the austere ornaments that had survived. In the end I realised that the most important thing was that guests should feel at ease, cocooned in the mystic atmosphere of the chapel, its fundamental aesthetic quality”. The building behind, the nuns’ former lodgings, holds most of the rooms, the kitchen, and the guest library, while the restaurant runs parallel to the chapel’s nave. It is snug between brick walls punctuated by windows and arches that create a continuous interplay between the spaces.
Neutra to order — p. 200 by Gloria Mattioni - photos by Giorgio Possenti
Neutra to order— p. 200
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It is part of a group of houses built in Los Angeles in the forties, fifties and sixties by the maestro of International Style, Richard Neutra with the precise aim of proving that even small homes can offer maximum quality in terms of space and living. A vision that becomes tangible architecture in the home lived in today by the interior designer and design expert David Netto, “because different levels develop in just over 120 square metres, with a variety of unique solutions.” The almost Japanese-style formality of the architecture and garden layout contrasts with the more casual, lived-in interiors. “We manage to host large numbers of friends thanks to how our indoor spaces flow seamlessly outside, in that true Californian outdoor living style envied by the rest of America,” his wife explains proudly.
Photo Mark Seelen - Giorgio Possenti
Los Angeles. In Silver Lake, a compact size home opens to the garden. In the green restyling of a modernist project by Richard Neutra