E-ZINE #2/2011
re-evolution fashion E-zine
re-evolution #2/11 Parlare un linguaggio differente da quello che ci appartiene attraverso il nostro corpo, con l’unico intento di staccarci dal nostro essere più primitivo e basilare per avvicinarsi ad una nuova immagine di noi stessi di cui abbiamo preso consapevolezza nel tempo. Mutare il proprio aspetto spesso esagerando, a volte minimizzando, altre distorcendo la cruda realtà. Mutare è evolversi in qualcos’altro nel momento in cui ciò che siamo non ci basta più, ed ognuno possiede nella propria mente l’immagine di se che vorrebbe impressa nello specchio.
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SOMMARIO rnat
ion
4 19 32 44 56 64 66 67 68 70 72 74 76 79 80 82 alte
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re es a h s i w
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geom e t n muta
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ve e vol i s to , tut e r r o o sc ur e tut t re at c e su e le h g u th p g a re iali or d m i r ti p men muta er a a s ch m a a su one no l u luzi n o g v o e ad ll’ e de p i c i prin ga e a g l ady to ppor a r : un anze or p o a c s on e s i e enz d t t it ar ie e e rm alog n a int a tr a yden r k mar ld wor s ’ r hillie dan ack olfp w e ag teen vid r da m : k roc del s-bowie o jone l’alien ert -rob dire
y c t or
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maglione // alessandra giannetti-edo city | gillette // alessandra carter
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Alteration L’essenzialità e l’eleganza del nero prende vita tramite l’evoluzione dinamica delle linee È l’abito che muta le forme del corpo attraverso i particolari dei colli e delle spalle Crescono in modo esagerato i colli mentre le spalle prendono forme astratte, propongono suggestioni mutevoli che mescolano elementi di epoche passate con volumi eccentrici e costruzioni visionarie
photographer // simone santinelli stylist // francesca zuco make up // paolo panczyk hair // filippo costantino e davide coen @ vertigine model // francesca trapella @ yourway management assistant photographer // matteo mongelli special thanks // alessandra gianetti-edo city // molly bloom alessandra carrer // silvia rodorigo // la rocca & figliolia
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abito // lavinia turra
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abito // tre et bantine
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top // vintage | abito // lavinia turra
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cappa // alessandra carter
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maglia // stylist’s own | sciarpe // silvia rodorigo
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cappotto // lavinia turra
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Un vecchio album di fotografie ritrovato in un mercatino. L’odore delle pagine invecchiate porta la mente indietro nel tempo …. ma qualcosa non torna. La storia raccontata dall’album ci spiazza. E’ il ritratto di una mutazione.
fotografo // valentina pascarella @ xxxx stylist // maurizia mezza make up & hair // eveline la rocca models // nadine heneweer @ dedemanagement | giorgio cinque@dedemanagement interventi grafici // leonardo magrelli | foto pag.21 // originale di saspotato
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[sx] gilet // fendi vintage | vestito // compagnia italiana cappello // vintage | orecchini // danae roma [dx] vestito // compagnia italiana | cinta // stylis’s own gonna, collana, guanti, fascia capelli // vintage
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tutto // vintage
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[lei] vestito // compagnia italiana | guanti // vintage collana // danae roma | fermaglio // danae roma scarpe // accessoire [lui] all // vintage
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[lei] vestito lungo // ingrose | vestito pizzo // compagnia italiana orecchini // danae roma | scarpe // accessoire [lui] tutto // vintage
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[lei] vestito marrone// lavinia turri vestito blu // compagnia italiana | collana // danae roma bracciale // vintage | fermaglio // vintage | scarpe // accessoire [lui] tutto vintage | orologio da taschino // danae roma [lula ] collare in pelliccia // vintage
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[lei] giacca // vintage | canottiera // compagnia italiana gonna // vintage | cappello // vintage collana // danae roma | scarpe // accessoire [lui] all // vintage
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Rooted changes Percepire nel proprio inconscio un cambiamento e combattere per resistergli. Una forza interiore che spinge per cambiare un modo di essere che non ci appartiene e ci tiene imprigionati in un involucro che non rispecchia la nostra realtĂ esteriore. Una lotta con se stessi e con la propria identitĂ , in cui la vittoria spetta solo alla parte che decidiamo di mostrare agli altri.
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photographer // simone santinelli stylist // francesca lancia make-up & hair // evelin la rocca model // gwen [machteld gwendolyn paalvast] // dedemanagement
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giacca // flavia serafini
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W
ish
es ar
“One day I’ll grow up, I’ll be a beautiful woman. One day I’ll grow up, I’ll be a beautiful girl. But for today I am a child, for today I am a boy.” (Antony & the Johnsons) fashion E-zine
re mel tin
g
photographer // livia alcalde art director // pablo patanè model // she male all dress // nico capogna
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abito // aqva london
Le forme degli abiti delineano il corpo geometrico del mutante. Sono gli abiti stessi a fondersi tra loro creando un’atmosfera al di fuori della realtà ...
MUTANTE
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GEOMETRIA
photographer // paolo la fratta @ xxxx studio | stylist // francesca moffa makeup and hair // daria craparo | model // ilaria rocchetti@glamourmodelmanagement
MUTANTE GEOMETRIA
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giacca // maison martin margiela
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mantella // zara
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maglia // acne | gonna // teodolinda quintieri
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tutto scorre, tutto si evolve di Maurizia Mezza
A
biti che sperimentano con nuove forme, accessori che rubano i dettagli da alcuni animali e l’ abuso del colore sono solo alcuni degli effetti causati dalla voglia di mutare. Un nuovo trend stà muovendo i
primi passi tra moda, arte e street style. Che la mutazione abbia inizio. C’è una piccola strada che corre parallela alla più famosa Melrose Avenue nella città degli angeli. Rispetto ai canoni americani, è un minuscolo viottolo stretto e fangoso, dove si può annusare l’atmosfera tetra e rarefatta dei film noir anni ’40. Ma superato il primo tratto un’esplosione di colore investe lo sguardo. Infatti iniziano a susseguirsi un innumerevole serie di mondi paralleli dove regnano ragni giganti, fenicotteri robotizzati, polipi umanizzati e teschi che danno vita a piante e città. I graffiti che popolano questa strada, tra Stanley Avenue e Poinsiettia Place, sono solo una delle testimonianze di un nuovo trend che si stà affacciando alla società.Un trend che vede la voglia di cambiarecome motore. Cambiare per evolversi, per scoprire, per rinascere, per giocare con la propria immagine e le proprie paure, per invadere ed essere invasi. Non è un caso infatti che la maggior parte dei nuovi stilisti emergenti ha uno stile caratterizzato da una silhouette molto costruita. Gli abiti scultura di Gareth Pugh, Iris Van Herpen, Sandra Backlund e altri ancora intervengono sulle naturali forme umane ridisegnandole, creando così un nuovo corpo tangibile. Una nuova struttura che si appoggia fisicamente sul corpo, così come lo conosciamo, ma che lo libera nello spazio con volumi e forme insolite. Finalmente diventa possibile cambiare forma, e con essa anche la sostanza. I movimenti vengono influenzati dai nuovi abiti, costringono il fruitore a mettersi in discussione, a riprendere in esame il suo rapporto con lo spazio e con le altre persone. E forse, ciò che ci affascina è proprio questo, rimescolare le carte e rifare le regole del gioco.
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Per le strade di Londra e Los Angeles, per esempio, non è difficile vedere donne e uomini con una coda di pelliccia, più o meno lunga, attaccata ai blu jeans. Mentre in Giappone la moda giovanile impone innesti sotto cutanei che creano forme geometriche o protuberanze anomale. Dai talenti emergenti alle persone che vivono nelle metropoli più influenti in fatto di stile arriva quindi un messaggio forte e chiaro, che noi abbiamo interpretato così: re-evolution. E ovunque si posa l’attenzione il messaggio viene ribadito da Lady Gaga, diventata famosa per i suoi outfit stravaganti, allo stylist Robbie Spencer, che ama giocare scomponendo e ricomponendo il corpo umano, passando per alcuni pezzi d’arredamento che vedono la fusione di tavoli e tentacoli o sedie e radici. Ed anche l’ecologia, tema dominante nell’ultimo decennio che acquisirà sempre più importanza, non fa che sponsorizzare la mutazione. Il riciclo infatti non è altro che il cambio di funzione di un oggetto che nato per uno scopo, si esaurisce in un ambito per rinascere e contribuire in un altro. “Panta rei” scriveva Eraclito più di duemila anni fa e ancora adesso è così, nella società, nella moda e nell’arte: tutto scorre, tutto cambia, tutto muta, tutto si evolve .
Foto di Copertina: Gianfilippo De Rossi
www.behance.net/GianfilippoDeRossi
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gareth Pugh e le sue creature di Chiara Martellucci
O
gni epoca ha un suo sviluppo, una sua metamorfosi, una sua storia. Per descrivere il presente occorrono tre concetti: proiezioni video, post romanticismo decadente, Gareth Pugh.
Plasmare l’anatomia umana per trasformarla in complesse forme spigolose, volumi fluttuanti, linee e sagome riconducibili a strutture architettoniche in stile gotico. Corpi che si fondono o meglio di formano e rinascono attraverso le creazioni di un genio, che a 30 anni e con una carriera alle spalle nata nel vicinissimo 2003, riesce a rivoluzionare i canoni estetici del ventunesimo secolo. Punte, coni, trapezi, cubi, le sue creazioni attraversano il corpo come spigoli e intagliano l’anatomia corporea non lasciando spazio a definizioni sessuali. Non esiste “uomo e donna”, “femminile e maschile”, l’importante è il corpo in tutta la sua complessità di espressione. La natura è il nucleo del suo lavoro; donne uccello in spigolose corone a punta color oro, che si alternano ad abiti nuvola carta da zucchero. Silhouette intrappolate in tutine di fasce che danzano con gli occhi chiusi in una sorta di placenta fatta di acqua e vernice nera, dopo una ritrovata pace primordiale. Guerriera è l’anima degli abiti di Gareth Pugh, che non combatte, ma innalza la sua complessità attraverso il movimento, come una statua greca, che se ne sta li in tutta la sua maestosità a testimonianza di un estetica che non tramonterà mai.
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i t n mutamediali r o m i r p e a Orefic a Victori di Albert
N
on più massa corpo-
colori che la accende. Possiamo diventare celesti come
rea, carne e respiro:
l’aria immobile e rarefatta del primo mattino. Gialli, come
oggi indossare un
sa esserlo esclusivamente il sole a mezzogiorno. Rossi,
abito può voler dire
viola e arancioni come le romantiche striature del tra-
trasformarsi in grez-
monto. E blu cobalto, il blu profondo e denso della notte
za argilla che mani esperte possono
misteriosa. “ Ice jacket”, la punta di diamante della colle-
plasmare. Come luce che si riflette
zione del brand Stone Island, è il capo che ci permette
in frammenti di vetro, assumendo
di mutare ai ritmi della natura. Questa giacca dal tessuto
svariate forme e colori, così lo street
termosensibile cambia colore al variare della tempera-
style è dominato da un’anima in con-
tura esterna, passando attraverso tutte le gradazioni
tinua evoluzione. Bando dunque alla
intermedie. In un momento in cui non è più solo l’Haute
staticità e al severo immobilismo. E’
Couture a proporre abiti innovativi, diventa possibile per
il pret- a- porter stesso a rifiutare il
tutti modificare il proprio corpo, visto ormai come punto
concetto riduzionistico di “vestire”,
di partenza per creare e stupire. Nonostante questo, il
per spingersi oltre. Una profonda
mutantismo non diventerà mai un clichè, perché il de-
rivoluzione è in moto. Ed è il nostro
siderio di plasmare sopravviverà strenuamente in tutti
corpo ad esserne il protagonista.
i designers che amino sperimentare e che si lascino
Dunque via libera all’arricchire uno
cullare dal febbrile ritmo del cambiamento. E tutti noi
dei simboli femminili per eccellenza:
argille, cieli o camaleonti, con loro.
le gambe. Il marchio Acne le riveste di placche d’argento ed il gioco è fatto: il metallo prezioso, applicato
Foto di copertina:
al denim, permette ad un jeans di
http://www.facebook.com/photo.php?fbid=264158
modificare la nostra conformazione
750106&set=o.100433743719#!/photo.php?fbid=175
corporea. Se invece non ci sentia-
0593048672&set=o.100433743719&pid=31872611&
mo più a nostro agio nei panni di es-
id=1354234472
seri umani, ci è possibile assumere una nuova pelle: quella grinzosa, ma magica, di un camaleonte. Oggi possiamo essere cielo e rubare alla natura quell’inimitabile tavolozza di
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ad ognuno la sua maschera di Francesca Lancia
S
arà l’influenza del cinema o la noia che a volte suscitano lineamenti perfetti ma oggi la tendenza a voler sembrare sempre meno dolci ed eleganti bamboline, ed assomigliare sempre più a personaggi
che sembrano essere usciti dai film horror, è predominante. Un genere che da sempre ha suscitato interesse e che ha invaso cinema e televisioni mostrandoci il lato più oscuro del fascino umano, fino poi farlo diventare oggi una realtà attraverso lo stile e l’abbigliamento. Perché apparire come candire bambole di cera quando si può assomigliare a mostri o smunti succhiasangue? Forse si è stanchi di essere buoni e belli ma “fessi”, e cosi si preferisce accostare la propria immagine a quella che da sempre viene considerata cattiva si, ma potente. Perché oggi potere e successo, insieme all’apparire, rappresentano spesso le aspirazioni più ambite, e il mezzo per raggiungerle può anche essere quello di cambiare radicalmente il proprio aspetto. O forse si tratta più semplicemente di una maschera che si decide di indossare per apparire agli altri forti e invincibili, quando in realtà si passano intere ore ad agghindarsi da cattivi ragazzi dallo sguardo inquieto. Dalle leggende fino al cinema, con le sue infinite storiedi mutanti e di vampiri, si è ormai insinuato nelle nostre menti un concetto di bellezza che spesso non va di pari passo con i tempi che corrono, e se oggi la tendenza è di nascondersi dietro pallide maschere di trucco, il rischio a
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cui si va incontro è quello di perdere la propria naturalezza diventando estranei da se stessi. Potrebbe essere definita una moda bizzarra, ma non è altro che l’evolversi dei costumi. Avere oggi giorno un proprio stile che sia totalmente impermeabile dalle influenze della società, è in sostanza impossibile, e chi ci riuscisse, sarebbe il creatore di una nuova razza di super eroi. È molto più facile ammettere che siamo tutti, chi più chi meno, vittime dei nostri stessi occhi, che osservano e catturano immagini fino a farle diventare parte del nostro modo di pensare e concepire lo stile. Oggi vanno per la maggiore i vampiri, venerati a tal punto da perdere il loro secolare ruolo di “cattivi”, per assumere quello di povere vittime che in fondo un’anima la possiedono. Lo splatter è giunto dunque anche nella moda, e non sarebbe cosi assurdo ritrovarsi in una trama come quella dei Ragazzi Perduti. Certo la scelta c’è, ma non si tratta più di quale film andare a vedere, la scelta oggi è di scegliere chi e come si vuole apparire agli altri, ed è facile passare dal mondo delle fiabe a quello dell’orrore. Qual è peggiore?he non combatte, ma innalza la sua complessità attraverso il movimento, come una statua greca, che se ne sta li in tutta la sua maestosità a testimonianza di un estetica che non tramonterà mai.
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lady gaga e i principi dell’evoluzione di Eleonora Gaspari
E
’ ricercando il possibi-
cambia, e una nuova forza ammini-
le che l’uomo ha sem-
stra l’universo, quella dell’immagina-
pre
l’im-
zione. Lady Gaga è la regina degli
possibile. Coloro che
realizzato
eccessi , che si diverte a giocare
si sono saggiamente
con il caos e a capovolgere le leggi
limitati a ciò che appariva loro possibile , non sono mai avanzati di un solo passo.
di questa nuova realtà . Consacrata dal genio di Alexander Mcqueen e fonte di ispirazione per
Il New look di Dior, i
pantaloni di
lo stylist nonché nuovo direttore
Coco Chanel , i cappelli di Elsa
creativo di Mugler, Nicola Formi-
Schiaparelli , la minigonna di Mary
chetti. Lady Gaga è stata definita un
Quant , la Geniale banalità di Andy
vero e proprio fenomeno di marke-
Warhol , il reggiseno choc di Jean
ting, uno stereotipo che si muove in
Paul Gaultier per Madonna , il moon-
una realtà dell’ usa e getta. Come
walk di Michael Jackson …Sono for-
un grande marchio ha creato su di
se solo alcune delle innovazioni che
sé una personalità in progress, os-
hanno travolto lo scorso secolo. Si
sia che sopravvive all’interno di uno
distruggono forme , miscelano co-
stadio evolutivo incessante. Se ben
lori, si fondono movimenti con suoni
gestita essa ha la possibilità e il do-
sempre diversi . Tutto questo per la
vere di rendersi immortale, mutan-
nascita di un nuovo pensiero , più di-
do i suoi significati. Il suo stile cama-
namico e meno bigotto , in costante
leontico rappresenta quindi uno dei
evoluzione .
suoi punti di forza.
Il tempo scorre velocemente ineso-
In lei vivono
rabile. Viviamo ormai in un mondo in
passato, dalla celebre Madonna alla
cui la tirannia della vecchia ragione
statuaria Grace Jones, che hanno
non orienta più le nostre scelte , e
fatto della musica, della moda e
dove tutto ci appare possibile.
dell’arte la loro arma per la lotta con-
Non esistono i limiti che trascinano dietro sé certezze e verità. Tutto
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le grandi regine
del
tro la passività in favore del cambiamento. Per questo è stata criticata e
accusata di mal interpretare uno stile non proprio dando una visione distorta della società. La nuova reginetta del pop si è ritrovata più volte al centro di polemiche e soggetta a censure per i testi delle canzoni che conterrebbero frasi troppo esplicite e immagini troppo forti. Protetta dalla sua corazza fatta di spalline e paillettes, la cantante non si è però arresa. Come nella Factory di Warhol, Lady Gaga sperimenta stili, gioca con gli stereotipi dando vita a personaggi grotteschi e situazioni bizzarre. L’Arte, la musica la moda possono fondersi per creare quel ponte che c’è tra sogno e realtà. Forse è questo che la giovane artista ha cercato di fare, denunciare ciò che la circonda, spronando al cambiamento, se pur attraverso un grido a volte troppo eccessivo e d’impatto. La società e la moda si muovono di pari passo e rischiano di cadere nell’oblio della noia e della monotonia. Entrambe si fondono su un concetto molto simile di atemporalità ma si divertono a volte a legarsi forse troppo con il tempo, in particolare con il passato, rimanendo scettiche e timorose dell’evoluzione e della diversità che ne potrebbe derivare . E’ necessario rischiare l’impossibile per dare vita a qualcosa di straordinariamente nuovo.
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ARTE E CORPO: UN RAPPORTO A INTERMITTENZA di Federica Zanni
“La pelle inganna [...] Nella vita, si ha solo la propria pelle [...] c’è un errore nelle relazioni umane perché uno non è mai ciò che ha [...] Ho una pelle d’angelo ma sono una iena, ho una pelle di coccodrillo ma sono un cucciolo, una pelle nera ma sono bianco, una pelle da donna ma sono un uomo; non ho mai la pelle di ciò che sono. Non ci sono eccezioni alla regola perché non sono mai ciò che ho…”: E. Le Moine Luccioni.
T
ra filosofia e poetica non c’è alcuna differenza, tra realtà e finzione neanche, l’arte racchiude tutto, perché è l’unico mezzo che permette alla persona di “trasformarsi” senza essere standardizzata. C’è né molta di filosofia nelle performance di Orlan; un’agire che
va al di là delle mode e dell’estetica moderna. Non si tratta di stereotipi da imitare, ma di pensieri profondi. Servirsi del proprio corpo per diramare idee e concetti o per esprimere se stessi è tutto ciò che fa quest’artista. Arrivata alla fama internazionale grazie ad alcune performance estreme, Mireille Suzanne Francette Porte, in arte Orlan, è considerata un esponente della Body Art, quella corrente artistica nata negli anni 60’ e che ancora oggi non si è esaurita. Orlan inizia le sue performance nel 1964 e dal 1986 al 1993 si sottopone a una serie di operazioni chirurgiche documentate in video. La sala operatoria diventa uno studio di registrazione, arredato a suo gusto come un ufficio dove poter rispondere al telefono; Orlan non si sottopone ad anestesia totale, ma bensì locale per poter comunicare, in diretta, con i suoi spettatori, i quali increduli o luminari assistono alla metamorfosi tecnologica dell’artista. Nel ’93 si fa impiantare due protesi (corna) alle due estremità della fronte per distruggere il concetto stereotipato di “bello” nella società odierna. È stata definita una “mutante contemporanea”, dotata di coraggio e di gran-
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de personalità; descritta come un’artista blasfema, iro-
ti, ma anche un terreno da dove
nica, iconoclasta e sfacciata, nella cui mente, il vero e il
raccogliere materiale e pezzi da as-
falso convivono in un mistero.
semblare.
Operazioni-performance hanno man mano portato il
Un’altra artista performer che prati-
volto di Orlan ad assomigliare sempre più alle donne dei
ca l’arte sul proprio corpo è Marina
memorabili padri dell’arte: la Monnalisa, Diana, Psiche,
Abrmovic; nel caso di questa artista
Europa e Venere, i volti femminili più conosciuti della sto-
però c’è un rapporto tra corpo e
ria.
mente che approfondisce la rela-
Orlan affida il suo corpo a una poetica particolare, in cui
zione tra performer e pubblico.
la provocazione della carne, che sta alla base del suo
All’inizio del suo percorso artistico,
lavoro, rovescia i concetti di vita e accorcia le distanze di
negli anni ’70, le sue performance
significato tra reale e virtuale.
erano più drastiche, più fisiche ed
Una doppia mostra tra Milano e Lucca curata da Eugenio Viola: ORLAN AAKA ORLAN per “prometeogallery” è l’ultimo lavoro dell’artista (in collaborazione con il collettivo australiano dei SymbioticA) che consiste nel mettere in coltura alcune cellule della sua pelle, ibridate insieme a quelle di persone appartenenti ad altre razze con l’obbiettivo di ottenere brandelli dermici di colori differenti, per poi cucire un “mantello di Arlecchino” che rappresenterebbe proprio i miscugli della nostra società.
erano più brevi; ora sono molto più lunghe e intense. La sua ultima performance racconta il silenzio e gli sguardi: al MoMA di New York, Marina Abramovic è rimasta seduta in silenzio per 7 ore al giorno guardando negli occhi gli spettatori. L’artista l’ha definita una delle performance più radicali della sua vita.
Il corpo umano diventa un territorio di sperimentazioni, un “luogo” asettico dove sperimentare protesi e impian-
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mArk ryden tra analogie e dissonanze di Chiara Martellucci
C
’era una volta e c’è
comune vengono percepite come rassicuranti, sono
ancora, un luogo
rappresentate in modo anomalo e “deforme”, sconvol-
popolato da crea-
gendo i canoni classici e mutando il loro aspetto ma an-
ture antropomorfe,
che e soprattutto il loro significato simbolico.
animali umanizzati
e candide ragazzine in abiti color pastello. Si tratta dell’immaginario di Mark Ryden, pittore statunitense classe 1967.
Quattro “bambole” monocromatiche dai capelli alle scarpine, prendono il thè apparecchiato su un albero stroncato e mangiano al posto di biscottini, neonati nudi; giriamo pagina e c’è un’infermierina in ginocchio che accudisce come una mamma un alberello sofferente in
Proporzioni surrealiste, colori fuori fuoco e composizioni da preraffaelita, ci proiettano in un paese più che “delle meraviglie”, enigmatico, animalesco e per certi versi mostruoso.
procinto di morte. Tutte le consuetudini infantili del gioco, dell’amicizia e dell’amore crollano in ogni rappresentazione; non c’è crudeltà o tristezza, non c’è uno spettro di rassegnazione, al contrario un climax che cresce e si evolve in un’armonia spiazzante. In un certo senso potremmo condi-
L’ atmosfera naturalmente perfetta,
videre questo universo “magnifico”, ma non potremmo
risulta sorprendentemente anomala
mai comprenderlo fino in fondo; possiamo apprezzarlo,
ed eccezionale; i temi descrivono il
ma è frutto di un esperienza talmente personale che ha
costante rapporto amore/odio tra
forza d’ esistere, per essere contemplata.
uomo e natura, e lo raccontano come una favola dove chi vince non è più il bello. Al contrario,“semplicemente” viene lasciato spazio ai sentimenti, alle emozioni, allo stupore, al fascino, alla paura che si prova davanti qualcosa di anormale, inconsueto e grottesco. Oscilla tra analogie simboliche e dissonanze di significato. Figure rassicutanti o che nell’accezione
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dan hillier’s world di Gianvera Bertè
I
n questa breve intervista vi raccontiamo di Dan Hillier, l’illustratore Britannico che ci ha stregato con la sua iconografia gotica e a volte fantasy tipica del suo inquietante mondo. 1. Presentati!
Ciao Cara! Sono Dan Hillier e lavoro come artista a Londra. 2. Qual è stato il tuo approccio all’arte? Come si rese conto che era qualcosa che non potrebbe vivere senza? Il mio approccio all’arte è, che è semplicemente qualcosa che mi piace molto, sia guardarla che crearla, e mi fornisce una vita decente, mentre mi tiene fuori dal vero lavoro. Ho capito che volevo di nuovo fare arte dopo alcuni anni di lavoro regolare. Avevo smesso di fare arte sentivo come se alla mia creatività non venisse data espressione, così ho lasciato il mio lavoro e ha iniziato a disegnare di nuovo con gusto ed entusiasmo. 3. Qual è stato il primo dipinto? Dipende da cosa consideri per mio primo quadro. Pensandoci, ricordo che il primo l’ho realizzato nel periodo della scuola, era abbastanza carino, e rappresentava un demone rosso che faceva la guardia a una grotta… 4. Quali sono i materiali d’arte che utilizzi di più per creare le tue opere? Io lavoro principalmente con il collage, utilizzando elementi tratti da antiche fonti dell’Età Vittoriana. Lavoro anche in pennino e inchiostro, qualcosa che ho intenzione di sviluppare di più in futuro.
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5. Quanto tempo ci vuole per creare
cupato e se nel caso contrario sono troppo occupato,
uno dei vostri pezzi?
mangioun panino mentre lavoro
Varia; da un pomeriggio a diversi
Se mi faccio prendere dall’ispirazione, spesso mi perdo
mesi, a seconda del processo.
nei miei lavori, e sta a me stesso ricordarmi di prendere
6. Uomini-uccello, persone a tre te-
una pausa di tanto in tanto.
ste e donne il cui abito diventa ten-
Lavoro da solo tutto il giorno nel mio studio, quindi esco
tacoli di un polipo. Qual è il significato
spesso la sera per vedere gli amici in modo che non me
di queste creature fantastiche?
ne vado del tutto fuori di testa!
Non vi è alcun significato concre-
8. Hai degli obiettivi? Dove credi che ti porterà la tua arte?
to dietro qualsiasi delle immagini, preferisco che siano le persone a portare le proprie idee alle immagini, anche se io sono interessato ai concetti riguardo l’identità e le parti nascoste di noi stessi delle quali possiamo sempre e solo avere una vaga idea che esistono. 7. Una giornata tipo per Dan Hillier Cerco di sedermi e meditare per 30 minuti al mattino, anche se il caffè
Solo continuare a sviluppare quello che sto facendo, credo. L’interesse per la mia arte è in costante crescita quindi credo che a un certo punto mi concentrerò meno alla vendita presso il mercato, anche se questo è fantastico per soddisfare le persone che comprano il mio lavoro, e significa che ho il controllo totale su quello che faccio e sul denaro che prendo per i miei lavori. Spero di cimentarmi in pittura e disegno in futuro. 9. Ci sono alcuni elementi che sono importanti quando si iniziare a disegnare? la musica, è per te uno di loro?
prende il sopravvento su questa
Sì, ho sempre la musica accesa quando disegno,
pratica. Sporadicamente esco per
spaziando dal dark ambient music, al folk, al rock, al
correre; di solito inizio a lavorare
drum’n’bass pesanti. Sono stato recentemente a Torino
intorno alle 10:00 e passo la mia
per una mostra al John Doe concept Store e ho incon-
giornata tra produrre nuove opere,
trato alcuni ragazzi con i quali lavorerò in futuro, Fabrizio
preparare i lavori per il mercato dove
Palumbo ed Ernesto Tomasini. Fabrizio è lavora spesso
vendo le mie foto ogni Domenica
a diversi progetti in una sola volta e sono stato partico-
(www.sundayupmarket.co.uk) e per
larmente colpito dal suo progetto “Larsen” recentemen-
la sezione
acquisti online del mio
te. Ho anche ascoltato il nuovo album Singing Adams,
sito (www.danhillier.com) …anche
che è eccellente, e sarà in versione definitiva in un paio
se a volte mi distraggo navigando
di mesi.
su Internet.
Per quanto riguarda il disegno effettivo tendo a verificare
Capita di incontrare un amico per
che il mio studio sia ordinato prima di iniziare a disegna-
il pranzo, altrimenti mi prendo una
re, altrimenti mi distraggo. E ‘un modo molto piacevole
bella pausa se non sono troppo oc-
di trascorrere del tempo seduti tranquillamente con una
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tazza di tè, facendo bozze di un lavoro nuovo, circondato da musica ad alto volume. 10. Quale artista o movimento contemporaneo ti interessa di più? Ci sono un sacco di artisti contemporanei che mi piacciono, ma al momento, sono preso soprattutto da un lavoro di Christopher Davison. Recentemente ho potuto apprezzare anche l’eccellente lavoro di Rob Jones, da Jim Harter che fa grandi collage ed è responsabile di molti dei libri dai quali prendo prendo ispirazione per le mie immagini. Mi sto affacciando al lavoro di Matthew Barney, e spero di dare un’occhiata al suo “Cremaster Cycle” presto …
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teenage Wolfpack di Andrea Bandiera
V
iaggio in Texas alla
Ma la cosa più affascinante e bizzarra è che questo
scoperta degli uomini
branco di licantropi si regge su una forma di “ matriar-
lupo.
cato” . Infatti, a guidare questa gang c’è una ragazza
Non solo le pratiche dei tatuaggi e piercing
diciottenne, Sara Rodriguez, alias Wolfie Blackheart: lei è la donna “ alpha”.
alterano le forme del corpo, anche
Wolfie si sente un vero e proprio lupo da quando era
l’abito può avere questa funzione.
una bambina, indossa un collare e colleziona teste di
L’abito
inteso
come
sovrastrut-
tura culturale, costruito con nuove connotazioni, reinterpretato e non necessariamente fashionista. Quel tipo di abito che è la massima espressione di una sottocultura, e
animali e coltelli che usa per scuoiare e smembrare creature (solo quelle che sono già morte). Recentemente, Wolfie è stata accusata di aver decapitato un cane vivo; ma la voce si è rivelata falsa poiché l’ animale le è stato dato già morto, dopo che era stato ucciso da un pirata della strada.
un perfetto e sicuro segno distintivo
Come Wolfie, tutti gli altri componenti di questo gruppo
di chi ha bisogno di riconoscersi in
si sentono dei lupi; loro sono dei veri e propri outsider
essa.
che vivono ai margini della società, spesso giudicati
Esiste un gruppo di teenager che vive nei boschi di San Antonio in
negativamente dalla comunità, che li rigetta come dei derelitti.
Texas; adolescenti che si muovono
La moda dei Teenage Wolfpack dovrebbe essere ana-
e agiscono in branco, e sono facil-
lizzata come fenomeno sociale e di costume. Non ci si
mente riconoscibili dalle loro code
può limitare a pensare a cosa ne sarà di questi ragazzi
di pelliccia fissate sul retro delle loro
una volta che l’ondata di licantropia sarà svanita. I Tee-
giacche. Sono i Teenage Wolfpack
nage Wolfpack e, come loro, tutte le altre sottoculture
e sono la tendenza più in voga del
adolescenziali, dovrebbero essere esaminate come
momento; rappresentano una mi-
un momento di riconoscimento personale attraverso
scela adolescenziale di dark e go-
la forza di un gruppo. La necessità di appartenere a un
tico. Sembrano dei lupi a tutti gli ef-
“ordine” è importante e necessaria per una mutazione
fetti con tanto di coda, occhi, denti
interiore; e questa non avviene se prima non passa per
appuntiti e anche guinzagli; questi
l’ esterno.
ragazzi sono orgogliosi della loro subcultura, la difendono con fierezza e anche con un pò di presunzio-
Foto di: Giorgio___
ne, quella tipica di chi appartiene a un sottogruppo sociale, e ha la consapevolezza di venire giudicato da chiunque.
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l’alieno del rock: mr david-robert jones-bowie di Christian Schivo
F
ino ad allora, le classifiche pop erano per tutta la famiglia, piene di artisti che emozionavano nonni, genitori e ragazzini. E poi, all’improvviso, comparvero questi personaggi sovversivi come Marc Bolan e Da-
vid Bowie che, sebbene normalmente accettati oggi, non erano affatto visti di buon occhio allora. Erano visti come esseri corrotti e, ovviamente, pensavo che il tutto era assolutamente fantastico. Volevo solo appartenere a loro. Stare con i corrotti”. Così parlava Steven Morrisey, e non uno qualsiasi, sul periodo in cui scoppiò il fenomeno Glam- Rock; la cosa che più affascinò di quel movimento, non fu tanto la musica, purchè si tenga presente che raggiunse picchi molto alti con alcuni artisti, ma il fatto che nell’immaginario Galm , paradossalmente essa passò in secondo piano. Si badava magari più al pantalone da indossare per salire sul palco, che a quale setup scegliere per la serata. Lo stereotipo della rockstar tutta sesso,droga & Rock’n’Roll, verrà annientata dando vita a personaggi androgini giacche glitterate e capelli dai colori arcobalenici. “Il Glam Rock? Intendi il rock con il rossetto?”. Questa è l’idea dei “puristi” del Pop-Rock a là John Lennon, autore proprio della frase appena citata. Intendiamoci, non si possono mettere d’accordo tutti su un nuovo – folle – genere, soprattutto quando si è un visionario e si arriva sulle cose prima che il resto del mondo non le abbia nemmeno pensate; ma parlando di Glam, in tanti storcevano il naso. E in questo cè un artista da citare obbligatoriamente: Mr David Robert Jones – alias Ziggy Stardust – alias The Thin White Duke – alias David Bowie. David partecipò in maniera attiva al diffondersi ,e poi all’affermarsi, di questa nuova corrente musicale. L’importanza data da questo artista alla musica, e non solo al Glam, è fondamentale.
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Probabilmente è l’artista più trasformistico, artisticamente s’intende, di tutti. Il camaleonte del Rock, l’alieno che venuto da un altro pianeta, scende in terra per deliziarci con quello che la sua magica mente riesce a pensare.
li unisce. Si fermerà solamente nel 2004, quando un operazione al cuore lo metterà fuori gioco, con un piccolo ritorno nel 2006, ma niente di folgo-
Quando si parla di Bowie, istintivamente si pensa a que-
rante. Nonostante varie critiche ri-
sto periodo, esteticamente in mostra data l’eccentricità
cevute da ogni parte, questo genio
del personaggio da lui creato. Ma le varie vie del rock
del Rock andò avanti rinventadosi di
che lui prende sono diverse, ed ogni volta stupisce
volta in volta, non riflettendo molto
sempre. L’apice musicale lo raggiunse con un album in
su di esse, ma dando ragione sola-
particolare, un concept album precisamente: The Rise
mente a quello che il suo cuore gli
and Fall of Ziggy Stardust and the Spiders from Mars,
diceva in quel momento.
del 1972.
“Sono un individualista che non
L’album racconta di Ziggy, ultimo eroe divenuto rockstar
sente il bisogno di avere qualcu-
grazie ad un aiuto extraterreste. Ziggy è il salvatore di un
no che qualifichi il mio lavoro in un
mondo prossimo alla fine ma che alla fine rimarrà ucciso
modo particolare. Io lavoro per me
dal suo stesso successo.
stesso.”. Questa era la sua filosofia,
Diventò parte della sua stessa vita, quasi se ne impossessò, lo innalzò fino alle stelle per poi dare la scioccante notizia dal palco dell’Hammersmith Odeon di Londra,
e dopo tutto ciò che ci ha lasciato, come dargli torto? Foto di copertina: Tim Yates
uccidendolo ed annunciando che la vita di ZIggy era terminata in quell’istante. Lo rese , così, immortale. Da quel momento in poi David sperimentò qualsiasi
http://www.flickr.com/
cosa gli passò per la testa. Passa al rock simil-Stones, poi si dedica ad un album di cover degli eroi dei ’60, sperimenta il soul, il funk e la disco (Madonna lo dovrà forse ringraziare?), new wave, avant pop. Tutto. E’ come un libro senza fine, con capitoli rilegati a casaccio tra di loro, forse senza logica, ma con un filo conduttore che
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