Cittadini digitali. Riflessioni e strumenti per l'educazione civica

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M. Alario - A. Bilotto - I. Casadei

Maria Alario, psicologa ed esperta in orientamento scolastico e professionale, ha collaborato in questi anni con enti pubblici e privati. Il suo interesse di ricerca è relativo al ruolo delle nuove tecnologie a supporto del benessere individuale e organizzativo. Andrea Bilotto, psicologo, psicoterapeuta sistemico, si occupa da diversi anni di disagio giovanile e scolastico collaborando con associazioni e scuole in tutta Italia. Da diverso tempo porta avanti alcuni progetti e iniziative sul cyberbullismo e sui rischi virtuali. È Presidente dell’Associazione Italiana di prevenzione al Cyberbullismo e al Sexting. È autore di diversi saggi che affrontano il tema dell’adolescenza e della genitorialità. Con Iacopo Casadei ha pubblicato Sexting o amore? (2019).

CITTADINI DIGITALI Riflessioni e strumenti per l’educazione civica

CITTADINI DIGITALI

Nell’attuale network society, l’emergenza del Covid-19 ha demandato ai professionisti della formazione il potere di organizzare, con i nuovi strumenti della comunicazione, una modalità altra per mantenere l’apprendimento su base sociale. I docenti hanno dovuto assumere la prospettiva reticolare e non strutturata dei nuovi media; la Rete scolastica però appare spesso vulnerabile dinnanzi al moltiplicarsi di comportamenti aggressivi e violenti online mostrando scarso senso civico. A partire dal 2020 è stato introdotto, nel primo e nel secondo ciclo di istruzione, l’insegnamento obbligatorio dell’educazione civica, per cui spetta ancora una volta ai docenti gettare le basi per una convivenza possibile e partecipata. Il presente volume propone diversi spunti su come l’educazione civica possa essere una materia trasversale e non isolata che utilizzi i media, a partire dai social e dal Web per educare alla legalità e alla cittadinanza attiva in termini di rispetto di sé e degli altri. Partendo dall’educazione al senso di comunità, il libro pone l’attenzione sull’educazione alla salute e all’ambiente e, infine, alla cittadinanza digitale con particolare attenzione ai fenomeni dilaganti del cyberbullismo e del sexting.

Iacopo Casadei, psicologo del lavoro, dal 1997 si occupa di formazione nell’area dello sviluppo delle risorse personali, in particolare negli ambiti della scuola e della sanità. Opera come consulente anche nel settore dell’orientamento scolastico e professionale, sia con adolescenti che con adulti. Con la meridiana ha già pubblicato Educare al successo (2012), insieme a Terenzio Traisci Felicemente stressati (2013) e, con Andrea Bilotto, Sexting o amore? (2019).

copertinadisegno disegnodidiFabio FabioMagnasciutti Magnasciutti InIncopertina

ISBN 978-88-6153-813-9

Euro18,50 18,50(I.i.) (I.i.) Euro

edizionilalameridiana meridiana edizioni pp aa rr tt ee nn zz ee


Maria Alario Andrea Bilotto Iacopo Casadei

CITTADINI DIGITALI Riflessioni e strumenti per l’educazione civica


Indice

Introduzione........................................................7 Parte Prima Educazione ai valori della vita democratica Identità (in Rete) e uguaglianza........................15 Il diritto di cittadinanza digitale.......................19 Etica e senso di comunità..................................23 Il valore dell’impegno.......................................25 Il lavoro come possibilità per tutti....................29 A scuola di libertà e legalità!.............................35 Schede operative e attività da svolgere in classe Parte Seconda Benessere psicofisico e rispetto per l’ambiente Mens sana in corpore sano................................63 Dallo stress all’ottimismo… digitale?...............67 La salute a tavola: no fast food, sì slow food....71 Effetto Roseto: il valore dei rapporti umani ....73 Del buon uso della religione.............................77 Essere sensibili all’ambiente..............................79 Schede operative e attività da svolgere in classe Parte Terza La dipendenza online La dipendenza dai videogiochi.........................97 Gli hikikomori.................................................103 La dipendenza dai social network..................107 La dipendenza dalle serie Tv..........................113 L’importante è partecipare: le challenge.........115 Parte Quarta Contrastare il cyberbullismo Bullismo: cenni storici.....................................121 Dal bullismo al cyberbullismo........................123 Gli effetti a lungo termine del cyberbullismo....131 Il sexting..........................................................133 Aiutare la vittima.............................................137 Programmi anti-cyberbullismo a scuola.........141


Schede operative e attività da svolgere in classe Parte Quinta Infrangere la legge sul web La pubblicazione delle immagini....................165 Diffamazione e privacy....................................167 Reati e legislazione...........................................169 Parte Sesta Studenti connessi: rischi e opportunità Ambienti digitali di apprendimento...............179 Allenare il pensiero critico contro le fake news...181 Diritto a navigare online ma‌ con amicizia e gentilezza!........................................................185 Memoria, primo strumento di democrazia.....189 Conclusioni......................................................193 Bibliografia......................................................197


Introduzione

Ogni storia di apprendimento ha in sé una trama di interazioni, visibili e invisibili. Nell’attuale network society1, l’emergenza imprevedibile e non preventivabile del covid-19 ha demandato ai professionisti della formazione il potere di organizzare senza organizzazioni2 attraverso una capitalizzazione delle energie online e con i nuovi strumenti della comunicazione come altra modalità per mantenere l’apprendimento su base sociale3. Chiamati a essere facilitatori di un nuovo modus operandi, i docenti hanno dovuto assumere la prospettiva reticolare e non strutturata dei nuovi media, questi ultimi sempre più decisivi in termini di strategia organizzativa e di supporto operativo alle comunità di pratica4. Nell’intrecciare i suoi nodi valoriali, però, la Rete scolastica appare spesso vulnerabile dinnanzi al moltiplicarsi di comportamenti aggressivi e violenti onlife5: quanti gli episodi in cui gli studenti finiscono per affermare egoisticamente se stessi, calpestando il senso di appartenenza di qualche loro coetaneo? Quante volte mostrano di possedere uno scarso senso civico dentro e fuori le istituzioni?

1. Castells, 1996. 2. Shirky, 2009. 3. Lipari, Pastore, 2014. 4. Riva, 2010. 5. Floridi, 2017, p. 50.

Con l’entrata in vigore della legge n. 92 del 20 agosto 2019, a partire dal 2020 è stato introdotto, nel primo e nel secondo ciclo di istruzione, l’insegnamento obbligatorio dell’educazione civica, per cui spetta ancora una volta ai docenti gettare le basi per una convivenza possibile e partecipata. Si può fare di più, certamente, e a questo scopo nasce il presente volume, ma chi lo ha redatto parte dalla consapevolezza che la scuola italiana – la tanto bistrattata (dai media) e a noi cara, scuola italiana – sta già facendo molto in questo senso. Il primo passo del seguente volume sarà rivolto allo sviluppo di una coscienza morale attraverso un’educazione al senso di comunità: appartenenza, partecipazione, equità, reciprocità, pensiero umile, tolleranza saranno le parole da seminare negli animi dei cittadini del futuro, perché al di là della mera trasmissione di nozioni culturali ogni studente dovrà essere progressivamente “in grado di sentire e di apprezzare la forza delle ragioni e non le ragioni della forza”6, sviluppando una capacità di discernimento tra ciò che è giusto e ciò che non lo è. Occuparsi di educazione alla legalità significa spostare l’attenzione sul rispetto della vita altrui e sulla consapevolezza che ogni azione (seppure individuale) ricade sempre all’interno di un mondo condiviso. Alla complessità insita nella negoziazione continua di significati, attivata sin dai banchi di scuola, è strettamente interconnessa anche la futura ricerca o pratica di un lavoro per la realizzazione di sé e un’educazione finanziaria che faccia maturare nel tempo un’idea di lavoro come personale progetto sociale. La nostra è una “repubblica democratica fondata sul lavoro” e deve essere sempre tutelato il desiderio lavorativo di tutti coloro la cui voce stenta a venire udita in mezzo al frastuono dell’attuale società.

6. Savater, 2006, p. 127.

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Per evitare che avvenga un’implosione del sistema in cui respiriamo (cognitivamente ed emotivamente) sarà indispensabile occuparsi, inoltre, di educazione alla salute e all’ambiente: la crescita infinita della società del consumismo, la mancanza di un limite7 si scontra continuamente con la finitezza delle risorse del nostro ambiente, per cui il recupero della giusta misura passa anche attraverso modelli alimentari e di comportamento che salvaguardino la salute personale e permettano di ridurre quanto più possibile ogni forma di spreco.

potrà che ripartire dai nostri ragazzi. E dai loro insegnanti10.

Infine, ampio spazio lungo tutto il testo verrà dato all’importanza di promuovere una cittadinanza digitale: la progettualità scolastica futura dovrà avanzare proposte di valore e una partecipazione consapevole nel networking online a sostegno di un processo di conoscenza collettivo; mantenendo un orientamento valoriale aperto al cambiamento; canalizzando sempre più competenze transmediali in classe8. Dovrà soprattutto dare voce a coloro che hanno vissuto la Rete come una trappola, come un ciclone devastante (si pensi al fenomeno sempre più dilagante del cyberbullismo o a quello del sexting). Anche la rabbia di tutti quelli che sono rimasti indietro in questo processo di rinnovamento globale può fungere da forza rigeneratrice in una Rete sociale, se adeguatamente presa in carico da professionisti della formazione capaci di costituirsi come catalizzatori del cambiamento9. Saremo, dunque, in grado di accostarci in futuro con una maggiore sensibilità e attenzione al potenziale rimasto inespresso nel vuoto della Rete sociale (virtuale)? Prima di iniziare il nostro viaggio è bene comunque ribadire che: Qualunque società vorremo costruire insieme, non 7. Latouche, 2012. 8. Cfr.: transmedialiteracy.upf.edu/it. 9. Wenger, 2007.

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M. Alario, A. Bilotto, I. Casadei

10. Bartolo, 2020; consul­ tabile all’indirizzo: https://tinyurl.com/ y4fq5jsn.



Parte Educazione ai valori Prima della vita democratica

Scegliete la via della fede nel domani. Scegliete la via della fiducia. Scegliete la via del bene. Sta a voi. Sta a voi scegliere Buscaglia, 1984, p. 252


È ancora tempo di Costituzione! Di (ri) conoscere i valori della carta fondamentale, struttura portante dello Stato, base sicura della vita politico-sociale e fondamento della nostra convivenza civile. Promulgata il 27 dicembre del 1947 ed entrata in vigore il 1° gennaio del 1948, la nostra Costituzione è tra le più democratiche al mondo e simbolo del riconoscimento dei diritti degli italiani dopo gli enormi sacrifici sperimentati nel secondo conflitto mondiale. Essa rappresentò, infatti, una legittimazione formale del loro desiderio di rinnovamento e della crescente partecipazione alla vita pubblica. Lungo il corso della storia i diritti sono diventati evidenti ogniqualvolta è mutato il sentire dei cittadini, perché, al di là di qualsiasi aspetto culturale o economico, sono proprio le trasformazioni interiori derivanti dalle lunghe interazioni sociali ad apportare un reale cambiamento1.

A chi vede oggi nella Legge solo freddezza o rigidità di norme e di regole sarebbe utile ricordare che esse permettono a tutti di coltivare i propri valori caldi, perché senza la Legge l’individuo sarebbe in balia della violenza dei più forti, preda di ogni sopraffazione e inganno, solo con la sua debolezza2.

La Legge nasce allora per mettere un ordine nell’insegnamento del caotico mondo dei valori e dei principi che dovranno orientare le vite dei giovani studenti; ma va sottolineato che, a questo proposito, la scuola da anni si occupa di questi temi, come dimostra un’indagine condotta nel 2019 da Almadiploma3 su 45.000 diplomati. Come si evince dal grafico (Fig. 1), l’86% degli studenti, seppure in maniera differente in base all’istituto frequentato, dichiara di avere affrontato, nel corso degli anni di studio, argomenti di cittadinanza e Costituzione.

Argomenti di cittadinanza e Costituzione affrontati: Costituzione Italiana TECNICO economico

98,3

PROFESSIONALE servizi

94,8

4,9

PROFESSIONALE industriale artigiananto

93,3

6,1

LICEO delle scienze umane

91,3

8,5

TECNICO tecnologico

90,9

8,9

LICEO classico

82,6

LICEO scientifico

17,1

80,3

LICEO artistico

19,4

78,5

LICEO linguistico

21,3

74,3

LICEO musicale e coreutico

25,5

68,7

TOTALE diplomati 2019

31,3

86,7 0

13,0 %

hanno affrontato l’argomento

non l’hanno affrontato

100 non indicato

Fig. 1 – Argomenti di cittadinanza e Costituzione affrontati a scuola (fonte: Almadiploma)

1. Hunt, 2010.

2. Magris, 2019; consultabile all’indi­rizzo: https://tinyurl.com/y437ukox. 3. Cfr.: www.almadiploma.it.

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Nel grafico seguente (Fig. 2) vediamo anche lo specifico dei temi affrontati, che spaziano ampiamente negli ambiti di approfondimento proposti dalla Legge. La nostra società appare tuttavia spesso dominata da comportamenti disaffettivi o

aggressivi nei confronti del prossimo. Quante volte constatiamo da notizie di cronaca che non c’è stato spazio per la fratellanza e la compassione? O che, in una società corrotta e volta al denaro, venga deriso ed emarginato chi crede e si fa portavoce di sani principi?

86,7

Costituzione italiana

13,0

83,7

Diritti umani

15,5

77,9

Educazione alla legalità

21,6

74,6

Educazione ambientale

24,9 74,1

Cittadinanza europea

25,4

69,9

Dialogo interculturale

0

29,3 %

hanno affrontato l’argomento

100 non l’hanno affrontato

non indicato

Fig. 2 – Temi specifici di cittadinanza e Costituzione affrontati a scuola (fonte: Almadiploma)

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“Ma quale idiota sono adesso, se io stesso capisco che mi si considera tale?”4 afferma il principe Myskin, celebre personaggio del romanzo L’idiota di Dostoevskij, mostrandosi estraneo a qualsiasi logica di potere e guidato da principi ispirati alla filosofia cristiana, quali l’amore per il prossimo e la comprensione per gli altri. Nel “povero tempo nostro”5 sarà ancora quella forma estrema di bontà a far riconoscere la banalità di certi gesti effimeri e la “nota” comune che caratterizza il nostro essere umani. Accrescere una forma sana di relazionalità negli allievi rappresenta una funzione preventiva, dunque, soprattutto di fronte a un’evoluzione inarrestabile della tecnologia, alla quale non sempre corrisponde un’adeguata capacità di

governance6. Confermiamo che, nella gestione di classi sempre più complesse, uno degli obiettivi primari del docente deve essere quello di favorire un confronto umile e sincero tra studenti: il suo ruolo si rivela strategico per recuperare il senso di appartenenza e di collaborazione. Occorre favorire un orientamento al futuro e accompagnare i giovani verso la scelta del bene comune, riscoprendo che siamo più simili di quanto ci sentiamo diversi. Abbiamo bisogno di andare oltre la nostra stessa prospettiva, di uscire dalla logica dei falsi valori, perfino fuori dal nostro sé per disvelare la nostra umanità. Con la consapevolezza che, come suggerisce anche il filosofo Michel Foucault, oggi, malgrado, sia possibile

4.  Dostojevskij, 1993, p. 72. 5. L’espressione è tratta dalla canzone di Gianmaria Testa Povero tempo nostro: “Povero tempo nostro / E poveri questi giorni / Di magra umanità / Che passa i giorni e li sfinisce”.

6. Panzarani, 2013, p. 13.

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pensare soltanto entro il vuoto dell’uomo scomparso. Questo vuoto non costituisce una mancanza; non prescrive solo una lacuna da colmare. Non è più né meno che l’apertura di uno spazio in cui finalmente è di nuovo possibile pensare7.

7. Foucault, 1967, p. 368.

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Identità (in Rete) e uguaglianza

All’interno del contesto sociale, culturale ed economico il viaggio costituzionale ha inizio dal riconoscimento di ogni persona, con i diritti che le spettano, le tutele e il rispetto per la sua dignità. Con i suoi differenti strati ogni identità è calata all’interno di una struttura a incastri, circoscritta cioè da limiti geografici, politici, culturali, ecologici, economici e morali8, in cui tutti hanno il diritto di godere dei medesimi diritti secondo uno dei principi fondamentali dello Stato: “La legge è uguale per tutti”. L’uguaglianza è, quindi, il primo valore che va riconosciuto e tutelato sopra ogni altro: la Carta dei diritti dell’uomo emanata dalle Nazioni Unite a San Francisco nel dicembre del 1948 e la più recente Carta dei diritti dell’Unione europea del 2000 sono altre legittimazioni formali che si sono mosse in tal senso. L’essere al mondo non è caratterizzato da atti impersonali e il divenire di ciascuno si mescola a quello degli altri (essendo la nostra natura intimamente relazionale). Oltre a prenderci cura della nostra esistenza ci dedichiamo alla cura degli altri e del mondo che ci circonda: la dimensione autentica dell’esistenza presuppone perciò un “vivere assumendo su di 8. Latouche, op. cit., p. 37.

sé il compito di far gemmare direzioni di senso”9. La cosiddetta regola d’oro (“fai agli altri ciò che vorresti fosse fatto a te”) è un principio che si ritrova nelle scritture di molte religioni. Nel Vangelo di Matteo è scritto: “Tutto quanto volete che gli uomini facciano a voi, anche voi fatelo a loro” (Mt 7,12). La Bibbia ebraica (Lv 19,18) afferma: “Ama il prossimo tuo come te stesso”. Per l’Islam: “Nessuno di voi è un credente se non desidera per il proprio fratello ciò che desidera per se stesso” (An-Nawawì, Quaranta hadìth, n.13). Nell’Induismo: “Come è la vita che tu desideri per te, così sia per te quella delle [altre] creature” (Mahabharata 13,116,2). I giainisti sono più espliciti: “Un uomo dovrebbe procedere trattando tutte le creature nel modo in cui lui stesso vorrebbe essere trattato” (Sutrakritanga 1,11,33). Il concetto di ren, centrale per l’etica confuciana, consiste nella capacità di amare il prossimo, al quale non si dovrebbe fare mai nulla che non si vorrebbe fatto a se stessi; ancora esiste un proverbio Yoruba (Nigeria) che afferma che “chi stia per infilzare un uccellino con un legno appuntito dovrebbe prima provarlo su se stesso per sentire quanto fa male”. Il principio di eguaglianza e reciprocità, fondamento imprescindibile di ogni etica, è talmente universale che l’etologo olandese Frans De Waal10 ne ha dimostrato l’esistenza anche negli animali che vivono all’interno di una struttura sociale, come le scimmie. Descriviamo il caso di due scimmie cappuccine che si trovano in due gabbie affiancate, in cui l’una può agevolmente vedere cosa accade all’altra, e lo sperimentatore premia il loro comportamento (devono premere una levetta per ottenere cibo) con un cetriolo. Normalmente gli animali continuano a premere la leva ed essere premiati fino a venticinque volte di fila, ma se si introduce una variabile di diseguaglianza tutto cambia: ad esempio se si 9. Mortari, 2019, p. 17. 10. De Waal, 2013.

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ricompensa una con dell’uva, tra i cibi preferiti delle scimmie cappuccine, l’altra, che fino a quel momento aveva mangiato felice il suo cetriolo, si arrabbia, non accetta più il suo misero cibo e finisce per tirare un sasso allo sperimentatore! Non è il pezzo di cetriolo che crea problemi, ma il fatto che la scimmia si accorge che l’altra riceve un premio diverso. Frans De Waal, in numerosi altri esperimenti, ha dimostrato che gli animali sono capaci di veri e propri comportamenti morali e di vera e propria empatia: ad esempio le scimmie bonobo consolano con carezze o con offerte di cibo un animale del gruppo sconfitto in combattimento. In un altro esperimento a una femmina bonobo chiusa in un recinto, separata ma visibile dal resto del branco, vengono date grandi quantità di uva passa e latte. Dopo poco, percependo gli sguardi invidiosi delle scimmie che la osservano dall’esterno, Panbenisha rifiuta il cibo che le viene offerto e guardando lo sperimentatore con una mano indica i suoi compagni. Quando l’uva passa e il latte vengono distribuiti anche al resto del gruppo, si calma e riprende a mangiare. La Rete sociale può quindi diventare, tutte quelle volte in cui viene calpestato il principio di uguaglianza e prevale un sentimento di prevaricazione sugli altri, una fucina di disuguaglianze, spesso messe in evidenza anche dalla comunicazione globale e dai social. Il frantumarsi delle reti umane, sociali e solidali, l’individualismo imperante, l’incertezza che rende tutto istantaneo, rapido, immediato sono tutte cause della negatività che sembra avvolgere le nuove generazioni, che cercano di colmare la noia e il vuoto esistenziale in cui boccheggiano ricorrendo all’alcool, alle droghe e alla violenza di gruppo. Eppure, malgrado la nostra naturale e “filosofica” inclinazione all’eguaglianza, al bene, se guardiamo quello che accade nel mondo molto spesso gli esseri umani non manifestano un comportamento etico. Dalla stessa Rete virtuale giungono costanti “inviti” 16

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all’aggressività ed è probabile che i nativi digitali ne siano inconsapevolmente influenzati. Non stupisce più di tanto, quindi, che la maggior parte dei ragazzi condannati per comportamenti devianti online, che si lasciano coinvolgere in un challenge o in una rissa, non avessero precedentemente intrapreso nessuna attività criminale. Zimbardo ha puntato l’attenzione nei riguardi della struttura del sistema sociale, che può predisporre condizioni funzionali a mantenere le abitudini al male, o viceversa. Come evidenzia in un suo testo11, l’influenza sociale facilita il mantenimento di una cultura volta al negativo: il problema, per esempio, non è che un artista si inventi satanista per avere qualche mese di celebrità, ma che le sue idee entrino nel cuore dei ragazzini, che gli tributano plauso e consenso in maniera totalmente acritica, come conseguenza della solitudine in cui coltivano le loro amicizie virtuali e del silenzio. L’essere umano del resto – come evidenziato dal noto esperimento della prigione di Stanford di Zimbardo12 – in determinate situazioni e se soggetto all’influenza del gruppo è capace di comportamenti violenti. In questo esperimento il professore selezionò 24 studenti tra i venti e i trent’anni di età in base a test che ne rilevavano una personalità equilibrata e li divise in guardie e prigionieri. Ai partecipanti furono fatte indossare uniformi appropriate, le guardie vennero dotate di strumenti tipici, quali manette e manganelli, in modo da facilitarne l’immedesimazione. Come in un moderno gioco di ruolo avrebbero dovuto interpretare per dodici giorni tali parti all’interno di un finto carcere ma, dopo soli sei giorni, l’esperimento fu interrotto a causa dell’eccessiva escalation di comportamenti aggressivi e vessatori manifestati dalle finte guardie. Milgram13, invece, analizzò la propensione dell’individuo sottoposto ad autorità a 11. Zimbardo, 2008. 12. Id., 1971. 13. Milgram, 2003.


compiere azioni che entrano in conflitto con la coscienza morale. I soggetti della ricerca, credendo di partecipare a un’indagine che analizzava un nuovo metodo di studio per il potenziamento della memoria, avrebbero dovuto somministrare una (falsa) scossa elettrica agli studenti che sbagliavano le risposte a domande di rievocazione mnemonica (in realtà complici dello sperimentatore). Sollecitati a indurre una scossa elettrica di intensità progressivamente crescente, e per nulla impietositi dai finti studenti che chiedevano di sospendere l’esperimento a causa di un presunto problema al cuore, il 65% dei soggetti arrivò a premere il pulsante anche quando credevano di somministrare elettroshock potenzialmente mortali. Tutto questo ci suggerisce che il comportamento violento può potenzialmente appartenere a ogni essere umano, a ognuno di noi, e conferma l’importanza di una Rete di legalità e civiltà che aiuti i giovani a dare il meglio di sé. Nella Rete virtuale si sono diffusi negli ultimi anni anche contenuti che istigano all’autolesionismo. Una pratica poco conosciuta e di cui non si parla è il cosiddetto self-cyberbullying, definito anche “autolesionismo digitale”, che consiste nel cercare di attirare intenzionalmente verso se stessi gravi insulti, offese e mortificazioni verbali sul web, come una sorta di lametta virtuale sulla propria pelle. Adolescenti che creano un diverso profilo online da utilizzare per farsi riempire di insulti e minacce sulle proprie bacheche o nelle chat di gruppo. Immagini e foto di un’emozione, di un dolore, di una sfida. Pertanto è importante che i docenti conoscano i pericoli che si nascondono nella Rete virtuale legati alle “social mode”, che anziché creare identità forti e appartenenza rischiano di generare ancor più fragilità e solitudine. Se è vero, come cita un antico proverbio africano, che per crescere un bambino ci vuole un intero villaggio, quello globale lascia molto a desiderare.

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Il diritto di cittadinanza digitale

• •

Il decreto ministeriale n. 35 del 22 giugno 2020 ha introdotto le “Linee guida per l’insegnamento dell’educazione civica”, in cui si esplicita il concetto di “Cittadinanza digitale” da intendersi come “la capacità di un individuo di avvalersi consapevolmente e responsabilmente dei mezzi di comunicazione virtuali”, permettendo agli studenti di maturare le competenze per essere in grado di: • analizzare, confrontare e valutare criticamente la credibilità e l’affidabilità delle fonti di dati, informazioni e contenuti digitali; • interagire attraverso varie tecnologie digitali e individuare i mezzi e le forme di comunicazione digitale appropriate per un determinato contesto; • informarsi e partecipare al dibattito pubblico attraverso l’utilizzo di servizi digitali pubblici e privati; • ricercare opportunità di crescita personale e di cittadinanza partecipativa attraverso adeguate tecnologie digitali; • conoscere le norme comportamentali da osservare nell’ambito dell’utilizzo delle tecnologie digitali e dell’interazione in ambienti digitali, adattare le strategie di comunicazione al pub-

blico specifico ed essere consapevoli della diversità culturale e generazionale negli ambienti digitali; creare e gestire l’identità digitale, essere in grado di proteggere la propria reputazione, gestire e tutelare i dati che si producono attraverso diversi strumenti digitali, ambienti e servizi, rispettare i dati e le identità altrui; utilizzare e condividere informazioni personali identificabili proteggendo se stessi e gli altri; conoscere le politiche sulla tutela della riservatezza applicate dai servizi digitali relativamente all’uso dei dati personali; evitare, usando tecnologie digitali, rischi per la salute e minacce al proprio benessere fisico e psicologico; essere in grado di proteggere sé e gli altri da eventuali pericoli in ambienti digitali; essere consapevoli di come le tecnologie digitali possono influire sul benessere psicofisico e sull’inclusione sociale, con particolare attenzione ai comportamenti riconducibili al bullismo e al cyberbullismo.

Con ciò si vuole porre l’accento sia sulla capacità degli allievi di maturare le competenze tecnologiche per partecipare al dibattito pubblico online sia sulla loro capacità di discernimento dei rischi e delle insidie che l’ambiente digitale comporta, di cui parleremo nei capitoli “La dipendenza online” e “Infrangere la legge sul web”.

Le competenze digitali La competenza digitale, trasversale a ogni altra abilità, risulta funzionale all’esercizio della cittadinanza. A questo proposito si può prendere a riferimento il modello Digcomp14, il quadro comune ed europeo per le iniziative 14. Digital Competence in Europe; cfr.: tinyurl.com/m8n5slr.

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degli stati membri volte a sviluppare e migliorare le competenze digitali dei cittadini. Individua e descrive le competenze digitali in termini di conoscenze, abilità e atteggiamenti, quantificabili anche attraverso un test presente sul sito di Europass15. Gli studenti, nel rispetto dell’autonomia scolastica e tenendo conto dell’età anagrafica, dovranno acquisire determinate abilità e conoscenze digitali, facendo riferimento a cinque aree di competenze digitali: 1) Informazione 1.1 Navigare, ricercare e filtrare le informazioni 1.2 Valutare le informazioni 1.3 Memorizzare e recuperare le informazioni 2) Comunicazione 2.1 2.2 2.3 2.4 2.5 2.6

Interagire con le tecnologie Condividere informazioni e contenuti Impegnarsi nella cittadinanza online Collaborare attraverso i canali digitali Netiquette Gestire l’identità digitale

3) Creazione di contenuti 3.1 Sviluppare contenuto 3.2 Integrare e rielaborare 3.3 Copyright e licenze 3.4 Programmazione 4) Sicurezza 4.1 4.2 4.3 4.4

Proteggere i dispositivi Proteggere i dati personali Tutelare la salute Proteggere l’ambiente

15. Cfr.: europass.cedefop.europa.eu/it/home.

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5) Problem-solving 5.1 Risolvere i problemi tecnici 5.2 Identificare i bisogni e le risposte tecnologiche 5.3 Innovare e creare utilizzando la tecnologia 5.4 Identificare i gap di competenza digitale


Partecipazione: i rischi di un linguaggio troppo social L’invito rivolto ai giovani a essere parte attiva della comunità digitale si ispira a un valore chiave della Costituzione, ovvero la partecipazione, concetto espresso anche nella Convenzione sui diritti dell’infanzia che l’Onu ha approvato nel 1989. Anch’essa ispirata alla dottrina dei diritti dell’uomo, ne vuole favorire il benessere promuovendone la partecipazione e la cittadinanza attiva e sociale. La Convenzione sui diritti dell’infanzia è un trattato internazionale che contiene una serie molto ampia, articolata e dettagliata di diritti, cercando di rispondere alle richieste sociali dei minori con la formula delle 3P (protection, provision, participation: protezione, assistenza e partecipazione). La Convenzione si ispira alla moderna cultura dell’infanzia e dell’adolescenza ed è volta a favorire la crescita dei minori in tale direzione, nella convinzione che la comunità sociale possa trarre un arricchimento dall’apporto dei “non adulti”. Si è cercato sostanzialmente di riconoscere ai minori la possibilità di essere presenti nel sociale con il loro punto di vista16. In realtà i giovani non sono estranei alla partecipazione web e social, come è evidente, ma spesso si tratta di una partecipazione per certi versi fragile e distorta, che proprio nelle classi scolastiche deve essere ripensata e riformulata, soprattutto se parliamo di “partecipazione digitale”: E il web cos’altro è se non una tela di ragno? […] oltre a essere straordinariamente resistente, ha un’altra caratteristica. È quasi invisibile. Se così non fosse, le prede, invece di finirvi dentro, la eviterebbero. Per questo non ce ne siamo accorti. La tela è calata su di noi e ci ha imprigionato, pur continuando a farci credere di essere liberi17.

16. Cfr: tinyurl.com/y62cgdlz. 17. Tamaro, 2018, p. 68.

Nel mondo dei social i vocaboli offensivi vengono spesso spesi con superficialità e, cosa ancor più grave, i lettori finiscono per prestare maggiore attenzione a eventi negativi, polemiche e liti. Si pensi al fenomeno dell’incitamento all’odio (hate speech) sui social network. Si tratta di una modalità di comunicazione violenta attuata da persone, definite haters (termine di origine anglosassone che può essere tradotto con “chi odia”), che si scagliano contro un gruppo sociale o una persona con l’intento di veicolare le proprie opinioni. In maniera analoga agiscono i troll, ovvero utenti che interagiscono con gli altri tramite messaggi provocatori, irritanti, fuori tema o semplicemente senza senso o del tutto errati, con il solo obiettivo di disturbare la comunicazione, fomentare gli animi o suscitare indignazione. La tecnologia digitale favorirebbe gli haters da diversi punti di vista: • affievolisce la percezione delle conseguenze di un’azione, come se non la si stesse davvero facendo; • eleva il grado di deumanizzazione delle persone odiate; • amplifica l’illusione dell’anonimato: gli haters, utilizzando nickname o profili fake, hanno la percezione di non essere raggiungibili e di godere di un buon margine di impunibilità. Secondo lo psicologo Madigan sebbene l’anonimato non porti necessariamente ad assumere un comportamento incivile contribuisce alla riduzione delle inibizioni: quando si fa parte di un gruppo si ha la percezione che le conseguenze delle proprie azioni non verranno scontate, come avviene nelle chat online e nelle conversazioni fra videogiocatori. Come ha ammesso in una intervista al “New York Times” il cofondatore di Twitter, Evan Williams: Pensavo che se avessimo dato a tutti la possibilità di esprimersi liberamente e scambiarsi idee e informaCITTADINI DIGITALI

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zioni, il mondo sarebbe diventato automaticamente migliore. Mi sbagliavo18.

Una maggiore aggressività (mascherata da libertà) è ciò che abbiamo ottenuto. Ricordiamolo allora ogni tanto ai ragazzi che ogni comunicazione online lascia tracce! Stiamo vivendo tempi difficili, dove chi denigra, invece di vergognarsi, si sente legittimato; questi gesti vili sono spesso frutto di un’intollerabile sottocultura dell’odio, che Umberto Eco ha definito “l’invasione degli imbecilli”. Ben lontano da visioni catastrofiche lo scrittore ha sottolineato i contorni della comunicazione contemporanea, facendo luce su come questa invasione sia un pericolo per la collettività, perché alimenta sensazionalismi, diffonde bufale e, nei casi peggiori, si abbandona a fenomeni di violenza verbale e di hate speech che diventano sempre più normali e, che come spirali, si auto-alimentano. Certo i minori possono incontrare parole ostili in ogni luogo che frequentano: a casa, a scuola, nei contesti sportivi e di socializzazione come sul web. C’è chi è stato distrutto non solo dalla violenza che ha subito da parte di quelli che credeva amici, ma anche dall’odio e dalla cattiveria gratuita di chi non conosceva, subendo parole di disprezzo. In fondo alla Parte Prima alcune tra le Schede operative da svolgere in classe (Scheda 1 – L’importanza delle parole; Scheda 2 – Le parole possono far male; Scheda 3 – Oltrepassare il limite; Scheda 4 – Parlare e agire) sono state pensate per condurre una riflessione tra gli studenti su quanto “le parole fanno più male delle botte”, citando le parole scritte da Carolina Picchio prima di suicidarsi a soli quattordici anni.

18. Cazzullo, 2017, p. 113.

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Etica e senso di comunità

La nostra carta costituzionale, dinnanzi alla caduta dei valori morali, è sempre pronta a ricordarci che esiste una morale robusta, resistente. Per interrompere la spirale di odio che si è innescata bisogna ritornare a migliorare se stessi e recuperare una dimensione etica ridandole il primato che merita nel nostro vivere quotidiano. La scuola è il contesto in cui si ricreano situazioni di relazione e di acquisizione di valori collettivamente condivisi e in cui si impara a rispettare la propria singolarità e quella di tutti gli altri soggetti. Un’educazione di tipo etico-sociale, sin da piccolissimi, porta i bambini a comprendere che dovranno confrontarsi con la pluralità dei valori, delle culture, delle intelligenze che appartengono a questo mondo. Nelle community virtuali, in cui non è più necessaria la vicinanza geografica o il contatto fisico per creare un’identità comunitaria19, attraverso un impegno e obiettivi comuni, può di fatto svilupparsi un senso di appartenenza tra i membri della Rete. Ma siamo sicuri che ciò basti a garantire un comportamento etico? Cosa si acquisisce del senso di comunità quando un ragazzo può decidere che basta il secondo di 19. Panzarani, op. cit., p. 17.

un click per cancellare o confermare qualcuno all’interno della propria cerchia di amici? Attraverso una relazione nutriente e una comunicazione chiara e sincera l’istituzione scuola deve tendere a fare emergere eventuali ansie e preoccupazioni dei ragazzi, aiutarli a interpretare i contenuti condivisi e guidarli verso il rispetto dell’altro e di se stessi. Coltivare un senso di comunità significa abituare i più giovani a gestire lo stress e l’emotività dinnanzi alle future situazioni sociali che si prospettano sempre più fuggevoli, incerte e imprevedibili. E non dimenticando, come afferma Calvino, che “riconoscere se stessi può essere facile ma l’importante è riconoscere che sono individui anche gli altri”. Occorre allargare la prospettiva e dotare i ragazzi degli strumenti per decodificare certi messaggi e valutarne senso e conseguenze all’interno del contesto sociale in cui sono inseriti. Gli insegnanti possono tracciare veri e propri percorsi nel cervello dei loro studenti, sulla costruzione dei loro significati, eppure non sempre ne sono coscienti. Conoscono la materia che insegnano ma non conoscono a fondo come avviene lo sviluppo emotivo delle giovani menti a cui si rivolgono. Come suggerisce anche Daniel Goleman, un vero e proprio apprendimento emotivo, che aiuti i giovani a diventare consapevoli delle emozioni che si provano, anche negative, dovrebbe far parte del curricolo scolastico, per ridurre i rischi di abbandono o situazioni caratterizzate da aggressività20. Inoltre è importante coltivare proprio a questa età la possibilità di vivere le avversità come un’opportunità di coltivare la pazienza e il coraggio di non scivolare nelle provocazioni altrui. Il film 4221 ce ne fornisce un ottimo esempio nella scena in cui il presidente dei Brooklyn Dodgers illustra alla futura leggenda del baseball, Jackie Robinson, primo afroamericano a giocare 20. Lama, Goleman, 2003. 21. 42, Brian Helgeland, Usa 2013.

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nella Major League, le fantastiche condizioni del contratto e dell’opportunità che si appresta a offrigli, ponendo però un dubbio: Presidente: “C’è una condizione. La questione è: sai controllare il tuo temperamento?” Robinson: “Temperamento?” Presidente: “Sì, temperamento, sei sordo?! Un nero in un baseball dei bianchi. Ti immagini le reazioni? Il vetriolo? I Dodgers entrano in un hotel di lusso. Tu sei disfatto dal viaggio e il portiere neanche ti dà la penna per firmare. Qui per te non c’è posto, neanche nel deposito di carbone, dove dovresti stare. La squadra si ferma in un ristorante, il cameriere non ti prende l’ordinazione: ‘Non ha visto il cartello lì all’ingresso? I negri non sono ammessi!’. Tu come reagisci, allora? Fai a botte? Rovini tutti i miei piani? Rispondimi, brutto negro figlio di puttana!” Robinson: “Vuole uno che non ha il fegato di fare a pugni?” Presidente: “No, no, io voglio un giocatore che ha il fegato di non fare a pugni. Non piacerà questo alla gente. Faranno di tutto per spingerti a reagire. Rispondi con un’offesa a un’offesa e riporteranno solo la tua. Reagisci con un pugno a un pugno e diranno ‘il negro ha perso le staffe’. Il negro non è fatto per questo ambiente. Il tuo nemico sarà là fuori in forze e tu non puoi pensare di batterlo sul suo terreno. Noi vinceremo battendo la palla, correndo, facendo punti, solo così. Noi vinceremo solo se il mondo si convince di due cose: che tu sei un ragazzo per bene e un grande giocatore di baseball. Come il Nostro Signore dovrai avere il coraggio di offrire l’altra guancia. Sei in grado?” Robinson: “Mi dia una divisa, mi dia un numero sulla casacca, io le darò il coraggio.”

Di fatto quel numero, il 42 dei Dodgers, fu selezionato per sei volte nell’All Star Game della League e nel 1949 Robinson vinse anche il premio come miglior giocatore dell’intera Lega. Ha giocato a baseball e vissuto negli Stati Uniti nel periodo della segregazione razziale e la sua vita è stata tutt’altro che facile. Quanto coraggio ci vuole per sapersi difendere imparando a non reagire, a non farsi umiliare per il semplice fatto che l’offesa che ci è stata 24

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rivolta non ci appartiene, imparando che il nostro stato d’animo non deve dipendere, mai, da chi ci vuole fare del male? Scoprendo che se nessuno di noi si sentirà più vittima, un giorno, forse, non esisteranno neanche più bulli. Occorre saper andare oltre la rabbia che avvelena l’anima, accompagnati da una speranza mai doma e dalla volontà di rialzarsi dinnanzi a ogni tentativo fallito. La persona resiliente non aspetta il destino o la fortuna e sa che non si tratta di avere o no un talento, ma di esercitarsi con perseveranza nel raggiungimento dei propri obiettivi, in quanto nella riuscita finale sarà sempre l’impegno protratto nel tempo ad avere la meglio sulle competenze di partenza22. La tenacia permette di non abbandonare il compito al quale si sta lavorando e significa non solo fare quello che si ama, ma rimanere fedeli a quello che si sta facendo grazie alla passione23.

22. Duckworth, 2017. 23. Ivi, p. 60.



Schede operative e attivitĂ da svolgere in classe


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L’importanza delle parole

Definizione del problema Durata: 15 minuti Separa gli alunni in gruppi di quattro o cinque e scegli in ogni gruppo uno studente che prenda nota delle idee di tutti. Distribuisci la Scheda 2 – Le parole possono far male e invita i gruppi a leggere la storia di Chiara e Giulia che ricevono insulti attraverso una chat su Internet. Esorta gli alunni a rispondere alle domande e successivamente fai condividere le risposte con la classe. Metti in risalto le risposte che dimostrano empatia per Chiara e Giulia, spiegando che i messaggi sono cattivi e andrebbero bloccati. Chiedi agli alunni di leggere la sezione “Usa il buon senso!” della Scheda 2 – Le parole possono far male. Esorta gli alunni a condividere le loro storie. Rivolgi domande tipo: • Hai mai visto messaggi offensivi inviati a te o ad altri in Rete? • Parlane senza usare nomi reali (le risposte possono variare). Dividi gli alunni in coppie. Invita uno dei due alunni a scrivere su un pezzo di carta la frase “Tu sei proprio strano” e a darla al rispettivo compagno, dicendogli che ha appena ricevuto questo messaggio. Chiedi quali sono le ragioni per cui la persona può aver scritto “Tu sei proprio strano”: 1. sta scherzando; 2. la persona che ha ricevuto il messaggio ha precedentemente fatto qualcosa di sciocco; 3. un gruppo lo sta prendendo in giro; 4. chi ha inviato quel testo pensa davvero che quella persona sia strana, ma ha paura di dirglielo in faccia. Come si sente il compagno che è stato definito “strano”? Forse sta allo scherzo, ma potrebbe anche sentirsi preso in giro e offendersi. Chiedi a uno degli alunni della coppia di dire al proprio compagno: “Tu sei proprio strano” con un sorriso sulla faccia. Chiedi perché in questo secondo caso, vedendo la persona mentre ti parla, dovrebbe sentire un’emozione diversa dal caso precedente? Riflettete insieme: le persone comunicano anche con le espressioni facciali e con il linguaggio del corpo. CITTADINI DIGITALI

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2

Le parole possono far male

Esercitazione Durata: 10 minuti Leggi la storia qui sotto e rispondi alle domande che seguono. A Chiara e Giulia piace molto un sito web nel quale possono chattare e videogiocare con altri ragazzi. I loro genitori le lasciano navigare su questo sito. Però ultimamente Chiara e Giulia hanno ricevuto alcuni messaggi offensivi, come: Giocatore a: ti odio! Giocatore b: stai rovinando il gioco! Giocatore c: sei così stupida! Giocatore d: sei un’idiota! • Come pensi che si sentono Chiara e Giulia quando leggono questi messaggi? Chiara e Giulia si sentono • Come ti sentiresti se ricevessi messaggi di questo tipo? Io mi sentirei • Perché pensi che qualcuno invii messaggi di questo tipo? Qualcuno invia questo tipo di messaggi perché

Usa il buon senso! Bastoni e pietre possono rompermi la casa, ma le parole non mi faranno mai del male.

Penso che questo detto sia vero/falso perché

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3

Oltrepassare il limite

Durata: 10 minuti Il linguaggio è lo strumento attraverso cui costruiamo e legittimiamo il mondo che ci circonda. Esso è alla base della socializzazione, ma spesso è impiegato come arma per generare conflitti. Questa attività può essere utile per far riflettere sul buon uso delle parole, per migliorare la propria vita e quella altrui. Istruzioni Prendi una corda lunga circa 5 metri. Posiziona la corda di traverso nell’aula e chiedi agli alunni di stare sul ciglio della corda. Spiega che devono immaginare di essere connessi e di ricevere un messaggio che tu leggerai loro. Indica agli alunni di: a) rimanere dove sono se pensano che il messaggio sia OK (positivo), b) di attraversare il limite se pensano che il messaggio NON sia OK (negativo); c) di posizionarsi sulla corda se pensano che il messaggio sia al limite. Leggi ognuno dei seguenti messaggi ad alta voce e lascia che gli alunni si muovano di conseguenza: • • • • • • • • •

sei un idiota; sto organizzando una festa e tu non sei invitato; mi piace il tuo nuovo taglio di capelli; sei veramente orrendo; grazie per il consiglio; la prossima volta ti dispiacerebbe dirmelo di persona, invece di scrivermi? Hai finito i compiti? Perché ci stai mettendo così tanto a finirli? Sei fuori di testa.

Ricorda come agli alunni piaccia andare su Internet per guardare video, scambiarsi email e messaggi, giocare e fare i compiti. Ma a volte il linguaggio può diventare violento o volgare. I messaggi che fanno star male le persone sono quelli che oltrepassano il limite. A volte questa cattiveria non è volontaria, ma quando si utilizzano i dispositivi digitali per infastidire e ferire qualcuno di proposito, si tratta di cyberbullismo.

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M. Alario - A. Bilotto - I. Casadei

Maria Alario, psicologa ed esperta in orientamento scolastico e professionale, ha collaborato in questi anni con enti pubblici e privati. Il suo interesse di ricerca è relativo al ruolo delle nuove tecnologie a supporto del benessere individuale e organizzativo. Andrea Bilotto, psicologo, psicoterapeuta sistemico, si occupa da diversi anni di disagio giovanile e scolastico collaborando con associazioni e scuole in tutta Italia. Da diverso tempo porta avanti alcuni progetti e iniziative sul cyberbullismo e sui rischi virtuali. È Presidente dell’Associazione Italiana di prevenzione al Cyberbullismo e al Sexting. È autore di diversi saggi che affrontano il tema dell’adolescenza e della genitorialità. Con Iacopo Casadei ha pubblicato Sexting o amore? (2019).

CITTADINI DIGITALI Riflessioni e strumenti per l’educazione civica

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Nell’attuale network society, l’emergenza del Covid-19 ha demandato ai professionisti della formazione il potere di organizzare, con i nuovi strumenti della comunicazione, una modalità altra per mantenere l’apprendimento su base sociale. I docenti hanno dovuto assumere la prospettiva reticolare e non strutturata dei nuovi media; la Rete scolastica però appare spesso vulnerabile dinnanzi al moltiplicarsi di comportamenti aggressivi e violenti online mostrando scarso senso civico. A partire dal 2020 è stato introdotto, nel primo e nel secondo ciclo di istruzione, l’insegnamento obbligatorio dell’educazione civica, per cui spetta ancora una volta ai docenti gettare le basi per una convivenza possibile e partecipata. Il presente volume propone diversi spunti su come l’educazione civica possa essere una materia trasversale e non isolata che utilizzi i media, a partire dai social e dal Web per educare alla legalità e alla cittadinanza attiva in termini di rispetto di sé e degli altri. Partendo dall’educazione al senso di comunità, il libro pone l’attenzione sull’educazione alla salute e all’ambiente e, infine, alla cittadinanza digitale con particolare attenzione ai fenomeni dilaganti del cyberbullismo e del sexting.

Iacopo Casadei, psicologo del lavoro, dal 1997 si occupa di formazione nell’area dello sviluppo delle risorse personali, in particolare negli ambiti della scuola e della sanità. Opera come consulente anche nel settore dell’orientamento scolastico e professionale, sia con adolescenti che con adulti. Con la meridiana ha già pubblicato Educare al successo (2012), insieme a Terenzio Traisci Felicemente stressati (2013) e, con Andrea Bilotto, Sexting o amore? (2019).

copertinadisegno disegnodidiFabio FabioMagnasciutti Magnasciutti InIncopertina

ISBN 978-88-6153-813-9

Euro18,50 18,50(I.i.) (I.i.) Euro

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