Il calcio. Oltre il gesto tecnico

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Stefano Faletti

IL CALCIO Oltre il gesto tecnico


Indice Introduzione .......................................................................................................9 Capitolo 1 Io mister. Competenze, conoscenze e abilità dell’allenatore 1.1 Chi è l’allenatore?............................................................ 13 1.2 La programmazione........................................................ 13 1.3 La comunicazione...........................................................15 1.4 Gestire il gruppo............................................................. 17 1.5 Le conoscenze dell’allenatore......................................... 18 1.6 I principi dell’allenamento.............................................. 19 1.7 Le caratteristiche dell’età evolutiva................................. 23 1.8 L’allenamento del calciatore............................................25 Capitolo 2 Cosa serve per giocare 2.1 Gli elementi del gioco..................................................... 32 2.2 L’organizzazione di una seduta d’allenamento............... 34 2.3 Fattori che influenzano la seduta.................................... 39 2.4 Caratteristiche dell’allenamento.....................................40 2.5 Esempio pratico.............................................................. 42 2.6 La partita . ...................................................................... 45 2.7 Le fasi del gioco..............................................................46 2.8 L’analisi della partita....................................................... 47 Capitolo 3 L’ABC del gioco 3.1 Gli schemi motori di base................................................ 53 3.2 Le capacità motorie.......................................................... 55 3.3 La tecnica ........................................................................ 59 3.4 Colpire ............................................................................77 Capitolo 4 Giochiamo alla tecnica 4.1 Caratteristiche dei giochi allenanti................................... 91 4.2 Giochi per imparare......................................................... 91


Capitolo 5 Faticare con la palla 5.1 Gli obiettivi della preparazione atletica............................97 5.2 La funzione di adattamento.............................................99 5.3 Le caratteristiche degli esercizi fisici.............................. 100 Capitolo 6 La polisportività 6.1 Quali sport utilizzare..................................................... 120 Capitolo 7 La tattica 7.1 Che cosa è la tattica........................................................ 127 7.2 La tattica individuale...................................................... 127 7.3 La tattica collettiva......................................................... 128 7.4 Gli obiettivi tattici.......................................................... 131 7.5 Consigli tattici................................................................ 132 Capitolo 8 Le lingue del calcio 8.1 Esercizi per la comunicazione........................................ 139 Capitolo 9 Il significato dei modi di dire. ............................................... 143 Bibliografia .................................................................................................... 149


Capitolo 1 Io mister.

Competenze, conoscenze e abilità dell’allenatore 1.1 Chi è l’allenatore? L’allenatore è una persona che si propone di essere un facilitatore di apprendimenti, che cura con attenzione la realtà, il contesto, le persone, le esigenze e le modalità di trasmissione dei contenuti. Deve innanzitutto essere consapevole che esistono molteplici modi di apprendere e di trasmettere, accettando che ogni allievo, a seconda dei propri stili e tempi di apprendimento, si costruisca concetti e abilità anche attraverso un percorso dissimile dagli altri. Il traguardo finale deve essere la valorizzazione delle potenzialità dell’individuo. L’allenatore è lo strumento attraverso il quale i giocatori sviluppano e consolidano le loro capacità.

Tra le caratteristiche di un allenatore segnaliamo la motivazione, alla base di ogni attività e motore del complesso percorso educativo; la formazione, intesa come volontà d’aggiornamento, ciò che determina continuità e rende “infinito” il processo educativo; la conoscenza, quell’insieme di sapere ed esperienza che dà ragione di esistere al processo formativo-educativo. L’allenatore avrà naturalmente bisogno di competenze, frutto non solo del saper fare ma anche del saper imparare, in modo da utilizzare abilità e conoscenze acquisite per analizzare e risolvere problemi da più punti di vista, per programmare, comunicare, gestire il gruppo, educare.

1.2 La programmazione L’azione formativa dell’allenatore deve avere un’organizzazione Il calcio

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efficace, razionale e adeguata allo sviluppo della persona. La programmazione dell’attività dovrà quindi attenersi alla realizzazione di alcune fasi: 1. Dovrà iniziare dalla conoscenza degli allievi (Chi sono i miei allievi? Come sono?) e ciò potrà avvenire attraverso test valutativi, l’osservazione ma soprattutto la comunicazione e la relazionale interpersonale. L’allenatore deve avere un linguaggio comune e avere argomenti condivisi con i propri allievi. La conoscenza non deve ridursi a quella degli allievi, ma all’ambiente in cui si opera; ogni ambiente richiede specifiche modalità di intervento: non esiste una programmazione standardizzata, valida cioè per tutti i casi e sempre efficace. 2. La conoscenza degli allievi e dell’ambiente faciliterà l’allenatore nel determinare gli obiettivi che il gruppo dovrà perseguire (Dove vogliamo arrivare?). Essi saranno una mediazione tra attese della società, indicazioni dell’ente a cui risponde la società, materiale a disposizione, pressioni di genitori ed eventualmente mass-media, aspirazioni dello stesso allenatore e soprattutto le finalità per cui gli atleti vengono a giocare. Le caratteristiche fondamentali degli obiettivi sono sostanzialmente due: essere condivisi ed essere realizzabili. Gli obiettivi sono determinati in primis dalle motivazioni dei giocatori. 3. Una volta stabiliti gli obiettivi seguirà la scelta delle metodologie, degli strumenti e dei tempi di lavoro. Questa attività si concretizza con la selezione dei contenuti (cosa fare?), con la scelta e l’organizzazione dei metodi e delle attività (come fare?), con la scelta e l’organizzazione dei materiali e degli strumenti (cosa mi occorre?) e con la strutturazione delle sequenze d’intervento (quando fare?). L’allenatore deve determinare gli strumenti e i metodi di lavoro sulla base delle caratteristiche psico-fisiche dei suoi giocatori. 4. La programmazione deve prevedere durante e dopo l’attività formativa una valutazione (Ho raggiunto gli obiettivi?), cioè una verifica finalizzata al controllo delle abilità apprese e alla modulazione dell’intervento stesso sulla nuova situazione psico-fisica 14

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dei giocatori. La valutazione ha per scopo conoscere i progressi dell’iter formativo, verificarne l’efficacia dell’intervento, programmare, cioè organizzare, scegliere, orientare, modulare e modificare l’azione educativa. Essa consente di apprezzare, di dare un valore al lavoro, alle conquiste e ai progressi raggiunti dall’allievo. Anche la valutazione negativa assume un significato educativo quando essa non emargina (ad esempio fa selezione), ma diventa invece strumento di conoscenza del propri limiti. Attraverso l’azione dell’allenatore il giocatore capisce la propria importanza all’interno della squadra, le capacità che possiede e quale strada debba seguire per migliorarle. La valutazione verifica, orienta e valorizza i risultati dei giocatori.

1.3 La comunicazione Lo strumento principale con il quale l’allenatore attua la programmazione è la comunicazione, perché condividere obiettivi e traguardi, suscitare attenzione e motivazione sono risultati raggiungibili solo attraverso una comunicazione equilibrata, positiva, efficace e costruttiva. Saper comunicare è dunque indispensabile per relazionarsi, risolvere, creare, organizzare percorsi formativi. L’allenatore deve saper comunicare; perché non è possibile non comunicare.

Ogni comunicazione ha un aspetto di contenuto (parte informativa) e uno di relazione (parte interazionale). Essa poggia su due elementi: quello verbale e quello non verbale. Tutti gli scambi di comunicazione sono simmetrici (emittente e destinatario hanno lo stesso ruolo) o complementari (uno tra emittente e destinatario prevale); quindi la comunicazione ha anche il compito di determinare il tipo di rapporto che si instaura all’interno del gruppo. Perché un messaggio sia decodificato, capito e interpretato correttamente, l’allenatore dovrà comunicare con chiarezza, in modo comprensibile, appropriato e pertinente, evitando ambiguità e ripetitività. Il calcio

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Egli dovrà dunque servirsi di un linguaggio, anche se specifico per la disciplina, che sia condiviso e comprensibile a tutto il gruppo: termini come scalare, diagonale, cambiare, di uso comune in ambito calcistico, potrebbero avere un significato diverso per un bambino da quello di un adulto; riferimenti topografici – accorciamo, fascia, ma anche più semplicemente riconoscere destra e sinistra – nel bambino presentano un’iniziale difficoltà o possono presentarla. Quando interagisce con i giocatori, l’allenatore deve anche prestare attenzione sia al luogo che alla disposizione degli atleti. Bisognerebbe scegliere un luogo privo di distrazioni visive e sonore e adottare una disposizione che non escluda mai nessuno dalla vista, poiché il contesto influenza l’interpretazione del messaggio. Spesso la comunicazione è inefficace per disparità di esperienze, ad esempio quando le esperienze motorie dell’emittente (l’allenatore) sono superiori a quelle del ricevente (i giocatori): il rischio è dare per scontati elementi e conoscenze invece rilevanti per trasmettere compiutamente le informazioni. Non bisogna neppure sottovalutare la scarsa disponibilità al dialogo di quanti comunicano; ciò accade quando al ricevente non interessa il contenuto della comunicazione o non lo condivide. Dunque l’efficacia della comunicazione è determinata dalla capacità, dall’abilità, dalla competenza che si hanno nel comunicare; questi elementi determinano l’efficacia del messaggio, i processi d’apprendimento, il livello di consapevolezza, la motivazione al compito e non ultimo una situazione psicologica positiva o negativa. È utile evidenziare che la motricità (tutti i gesti, tutte le azioni motorie, tutte le risposte motorie utilizzate per interagire con l’ambiente) è un linguaggio con il quale i calciatori comunicano più dell’allenatore stesso. Bisogna pertanto porre massima attenzione a tutte le risposte motorie di un calciatore, situazione per situazione, perché esse manifestano quella che è una condizione personale psicofisica-relazionale. L’allenatore deve essere l’interprete del linguaggio motorio del giocatore.

L’allenatore deve leggere il linguaggio dell’allievo e suscitare nei propri giocatori motivazioni, conoscenze, attenzione, consapevolezza e quella tolleranza alla fatica indispensabili a raggiungere l’obiettivo. 16

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Capitolo 2

Cosa serve per giocare Giochiamo a calcio! Ma cosa serve? Conoscere quali siano gli strumenti e gli elementi che caratterizzano il gioco e ne determinano l’obiettivo è essenziale per l’allenatore, poiché attraverso l’uso, la modulazione e la combinazione di questi strumenti egli potrà realizzare un piano d’allenamento e di sviluppo del gioco. Dunque agire sugli elementi del gioco può determinare l’obiettivo, l’intensità, il volume e la difficoltà dell’esercizio; infatti lo stesso esercizio, attraverso la semplice modifica di uno di questi elementi, può essere usato per allenare capacità diverse. Nell’esercizio di Figura 9, ad esempio, variando lo spazio di gioco, si agisce sull’obiettivo tecnico: nel primo caso si dà maggiore importanza al controllo della palla e alla sua difesa, visto lo spazio ridotto; nel secondo caso l’obiettivo è indirizzato alla guida della palla, in particolare al dribbling, poiché il maggiore spazio permette di muoversi e orientarsi per superare l’avversario in velocità.

Fig. 9 – 1c1 Due giocatori si affrontano in uno spazio delimitato con l’obiettivo di superare la linea di fondo campo.

Nell’esercizio di Figura 10, variando il tempo per concludere l’azione, si agisce sull’intensità e quindi sull’allenamento fisico. Nel primo caso la squadra in fase d’attacco, recuperata la palla, attacca la porta avversaria senza nessuna limitazione; nel secondo caso la squadra che recupera la palla ha 7 secondi per concludere l’azione.

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Fig. 10 – Partita a 3 squadre La squadra bianca attacca la squadra nera; nel momento in cui la squadra nera recupera la palla, i bianchi si fermano nella metà campo e i neri attaccano la squadra a strisce; nel momento in cui la squadra a strisce recupera la palla, i neri si fermano e la squadra a strisce attacca i bianchi, e così via.

Dagli esempi proposti abbiamo già individuato due elementi fondamentali del gioco: lo spazio e il tempo. Vi sono però altri quattro elementi determinanti tra cui il principale è naturalmente il pallone.

2.1 Gli elementi del gioco Il pallone Sferico, con circonferenza massima di 71 cm e minima di 68 cm, con un peso ad inizio gara tra 435 e 396 gr e con una pressione pari a 0,6\0,7 atmosfere, è lo strumento che permette il gioco, è insostituibile e caratterizzante ogni fase di gioco; è l’oggetto per il quale ogni giocatore compie un’azione offensiva o difensiva per entrarne in possesso. È dunque fondamentale che anche nell’allenamento vi sia la possibilità che ogni allievo abbia un pallone con le caratteristiche adeguate alla categoria (grandezza) o all’esercitazione (di gomma, di spugna, di cuoio, ecc.): ciò ottimizzerà l’allenamento stesso rendendo efficace l’apprendimento.

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La porta La porta presenta due pali verticali distanti tra loro 7,32 m e una sbarra trasversale di 2,44 m dal livello del terreno, con uno spessore per pali e traversa non superiore ai 12 cm. Dietro la porta, fissata a pali e traversa, abbiamo la rete, collocata in modo tale da non disturbare il portiere. La porta rappresenta l’obiettivo del gioco del calcio in quanto è il luogo dove si fa gol e che va difeso perché meta del gioco avversario. Ogni azione difensiva nei confronti della porta deve essere proporzionata alle capacità dei giocatori, allo spazio e agli obiettivi dell’esercitazione.

Il campo di gioco Per le gare internazionali il campo è un rettangolo con lunghezza max\min di 120\90 m e 110\100 m, con larghezza 60\45 m e 75\64; in ogni caso la lunghezza deve essere maggiore della larghezza; esso rappresenta lo spazio di gioco, che è delimitato, definito ed oltre il quale non vi è gioco. Ogni esercitazione, ogni obiettivo, ha bisogno di spazi delimitati e precisi, che determinano regole e comportamenti.

Il tempo Due periodi di gioco divisi da un intervallo, ma in casi particolari è possibile svolgere tempi supplementari e\o rigori per determinare il vincitore; è la durata del gioco. Come per lo spazio, è definito per categoria, perché deve essere adeguato alle possibilità energetiche dei giocatori. È un elemento determinante in tutte le esercitazioni poiché ne determina l’intensità e il volume.

I giocatori I giocatori, che si dividono in compagni e avversari, sono l’elemento indispensabile della collaborazione per il raggiungimento dell’obiettivo finale, l’elemento della condivisione di un’azione, di Il calcio

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una strategia per un risultato di comune soddisfazione, o la contrapposizione e l’elemento di difficoltà, l’ostacolo da superare, il problema da risolvere attraverso scelte e atteggiamenti poggiati sempre nel rispetto delle regole e dell’altro per raggiungere il risultato prefissato.

Le regole Determinano le caratteristiche del gioco e sono rappresentate dall’arbitro; non rispettare le decisioni arbitrali significa anche non accettare le peculiarità del gioco stesso. Il rispetto delle regole, dell’arbitro e delle sue decisioni da parte dei giocatori dipende in gran parte dall’atteggiamento e dall’esempio che l’allenatore dà. La consapevolezza degli elementi essenziali del gioco permetterà in ogni momento di creare, organizzare, modificare e valutare l’azione formatrice. Gli elementi del gioco devono essere alla base delle scelte pratiche dell’allenatore e quindi ogni esercitazione dovrà tenere conto di questi elementi e del loro rapporto.

2.2 L’organizzazione di una seduta d’allenamento Gli elementi del gioco sono gli strumenti attraverso i quali l’allenatore può attuare la seduta dell’allenamento che, per essere efficace, deve però avere anche un’organizzazione temporale e strutturale che rispetti i principi dell’allenamento stesso. La seduta d’allenamento rappresenta il primo momento educativo, lo spazio d’interazione tra allenatore e giocatori. Possiamo distinguere le sue fasi in: 1. riscaldamento o gioco iniziale; 2. esercitazioni analitiche; 3. situazioni di gioco; 4. giochi a tema; 5. gioco finale; 6. defaticamento. Il riscaldamento o gioco iniziale ha l’obiettivo di preparare l’organi34

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smo ad affrontare il lavoro successivo adattandosi più rapidamente ad esso. Il riscaldamento ha una durata media di 20’ e, se ben eseguito, produce un aumento della frequenza cardiaca, aumento degli atti respiratori (più ampi e profondi), elevazione della temperatura corporea e maggiore fluidità dei liquidi endo-articolari. Tali modificazioni comportano una serie di vantaggi ai fini della prestazione: • • • •

miglioramento della circolazione sanguigna; più alta ossigenazione; maggiore velocità delle reazioni enzimatiche; migliore funzionalità neuro-artro-muscolare.

In sostanza si ottiene un miglioramento delle capacità prestative generali dell’intero organismo. Gli esercizi da effettuare durante tale fase saranno di tipo generale (corsa, mobilità articolare, stretching, ecc.) e di tipo specifico, cioè di richiamo dei gesti tecnico-atletici della gara. Nell’esercizio proposto nella Figura 11 i giocatori si dispongono per metà in cerchio e l’altra metà all’interno di esso; al via dell’allenatore i giocatori all’interno corrono verso i compagni, eseguono un gesto tecnico e quindi si spostano da un altro compagno passando sempre dal centro. Dopo alcuni secondi si invertono le parti. Si possono utilizzare anche dei giochi, come ad esempio la pallamano (Fig. 12), abbinati a gesti tecnici. In Figura 12 due squadre giocano a pallamano: passandosi la palla con le mani devono però realizzare il gol con un colpo di testa. Durante il gioco si può chiedere ai giocatori di passare il pallone colpendolo al volo con il piede, oppure, per aumentare l’intensità, di eseguire una sovrapposizione dopo aver passato la palla.

Fig. 11 – Riscaldamento tecnico

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3.3 La tecnica Come detto in precedenza, vogliamo analizzare i fondamentali tecnici della disciplina non come gesti – comportamenti che riguardano esclusivamente il corpo –, ma come azioni motorie che coinvolgono anche la mente.

3.3.1 Ricevere Definizione: è il fondamentale del gioco del calcio che permette al giocatore di far propria la palla. L’azione della ricezione della palla è immediatamente collegata al movimento tecnico successivo. È quindi un fondamentale di transizione: si riceve la palla per guidarla, per dribblare, per tirare o passare, e ciò rappresenta un’ulteriore difficoltà, perché richiede da parte del giocatore una buona capacità di valutazione della situazione. Obiettivo: ricevere il pallone con lo scopo di preparare un’azione successiva finalizzata. Esecuzione: lo sviluppo di questo fondamentale si attua attraverso quattro fasi. La prima fase è lo smarcamento, l’azione con la quale il calciatore si posiziona nello spazio per ricevere il pallone. Una seconda fase può essere identificata nella valutazione della traiettoria della palla; una terza fase nella valutazione della situazione e quindi nella scelta della parte anatomica che impatterà con il pallone, aspetto che conseguentemente si traduce nella scelta del tipo di stop da eseguire. Lo smarcamento Lo smarcamento rappresenta la “fase tattica” del ricevere. Gli obiettivi di questa azione sono: • ricevere la palla; • offrire soluzioni tattiche; • creare spazio; • eludere la marcatura. Lo smarcamento si fonda su due concetti: Il calcio

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1) lo spazio, da intendere come condivisione dello spazio con l’avversario; è quindi necessario per ricevere la palla andare in uno spazio libero da avversari e compagni; 2) il tempo, ovvero andare nello spazio nel momento in cui è possibile ricevere la palla o nel momento in cui il portatore di palla (cioè colui che è in possesso di palla) può servire il compagno. È importante sottolineare che lo smarcamento può avvenire su 360° rispetto alla posizione della palla; e viene definito sostegno, se avviene dietro la linea della palla, appoggio se davanti.

Fig. 31 – Lo smarcamento

Esistono due settori (aree grigie) nel nostro ipotetico cerchio di smarcamento in cui il passaggio verso il compagno può rappresentare un pericolo, poiché costringe il portatore di palla ad effettuare una traiettoria di passaggio orizzontale rispetto il campo. Il passaggio in orizzontale può rappresentare un pericolo poiché, in caso di intercettazione, non permette l’intervento difensivo da parte dei due calciatori coinvolti (situazione A), mentre il passaggio in verticale o in diagonale permette di intervenire in fase difensiva (situazione B) (Fig. 32).

Fig. 32 – Azioni di intervento su passaggio intercettato

Lo smarcamento può avvenire in avvicinamento o in allontanamento rispetto il portatore di palla cercando comunque di ricevere 60

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sempre il pallone con fronte rivolta verso la porta avversaria. Le domande che il calciatore si deve porre per valutare la corretta posizione di ricezione della palla è “C’è qualcuno tra me e la palla?” e “C’è qualcuno vicino a me?”, ovvero verificare se sulla traiettoria di passaggio non ci sono giocatori avversari e se si è marcati o se si è in uno spazio già occupato da un compagno. Andare nel momento giusto in uno spazio libero da avversari e compagni dove poter ricevere la palla.

La valutazione della traiettoria della palla La valutazione della traiettoria della palla, cioè la lettura della velocità, dell’altezza, della lunghezza e del punto in cui arriverà la palla stessa, rappresenta la prima fase tecnica per la corretta esecuzione del ricevere. Obiettivo della corretta valutazione della traiettoria è lo spostamento nello spazio per raggiungere il punto in cui arriverà il pallone. Ogni traiettoria richiede un tipo di gesto tecnico diverso.

I presupposti motori che permettono il successo di tale azione sono la capacità di anticipazione e la capacità spazio-temporale, il cui corretto sviluppo e consolidamento permette al calciatore di leggere, valutare, eseguire azioni adeguate in relazione alle traiettorie del pallone e conseguentemente attuare gesti tecnici efficaci. La valutazione della traiettoria della palla si concretizza attraverso la percezione di: 1. traiettoria del pallone; 2. spostamento del proprio corpo; 3. movimento dell’arto che esegue l’azione tecnica. Questi primi due punti sottolineano come l’esecuzione del gesto non va solo allenato nel suo momento conclusivo cioè il fondamentale tecnico stesso, ma anche in tutti quegli elementi e azioni che lo precedono e lo seguono, interessando e sviluppando tutte le qualità coordinative, motorie e situazionali che ne determinano la riuscita. La valutazione della situazione La valutazione della situazione implica da parte del calciatore una scelIl calcio

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ta determinata dalle proprie capacità tecniche, tattiche e psicologiche. Il primo elemento è di tipo spaziale e risponde alle domande: “Dove sono?”, ovvero definire la propria posizione sul terreno di gioco e valutarla se zona pericolosa (vicino alla propria porta, nella propria area di rigore, ecc.) o non pericolosa. “Dove sono gli avversari?”, cioè definisce la vicinanza o la lontananza degli avversari rispetto alla propria posizione e quindi lo spazio in cui agire indisturbati. “Dove sono i miei compagni?”, la cui risposta, oltre a definire la posizione dei compagni di squadra, sarà elemento determinante la scelta del gesto tecnico successivo: passaggio o possesso. Il secondo elemento è di tipo temporale e risponde alle domande: “Da dove arriva la palla?” e “Come arriva la palla?”, le cui risposte sono una valutazione di quanto tempo ha il calciatore per modificare ed adeguare la propria posizione in relazione alla palla. Possiamo distinguere vari tipi di traiettorie (tese, a parabola, frontali, laterali, provenienti da tergo, radenti rimbalzanti, rotolanti, ad effetto ad uscire o a rientrare, veloci o lente) ognuna delle quali richiede un tipo di gesto tecnico diverso. La valutazione della situazione determina la risposta motoria che si concretizza con la scelta della parte anatomica con cui effettuare il gesto tecnico, cioè il tipo di stop da eseguire. Lo stop che l’atleta eseguirà sarà finalizzato all’azione successiva. Da ciò si può evidenziare l’importanza delle capacità percettive (capacità sensoriali e discriminazione delle informazioni utili) e cognitive (elaborazione dati e informazioni). La scelta della parte anatomica: i vari tipi di stop La valutazione della situazione e della traiettoria della palla consente al giocatore di scegliere che tipo di stop effettuare. Lo stop scelto dovrà consentire di eseguire con facilità ed efficacia la nuova azione motoria richiesta o ipotizzata dal calciatore stesso. Gli stop sono classificati in relazione alla parte anatomica coinvolta nel gesto e se eseguiti sul posto o a seguire.

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7.4 Gli obiettivi tattici Il risultato finale di una partita è determinato da una piccola parte di casualità, dal valore dei singoli giocatori, dalla capacità tattica della squadra, ma anche dalla capacità dell’allenatore di disporre in campo i propri giocatori e dalle modifiche che riesce ad apportare durante la gara stessa. L’ allenatore sviluppa il gioco della squadra attraverso la realizzazione di schemi di gioco e di strategie di gioco. Gli schemi di gioco riguardano la disposizione dei giocatori sul terreno di gioco e fanno riferimento a due variabili: il numero dei giocatori e lo spazio di gioco.

Fig. 92 – Esempi di schemi tattici dal 5c5 all’11c11

Anche la scelta e lo sviluppo dello schema di gioco deve avere una sua progressione e una sua logica che permetta al giocatore di sviluppare abilità che ritroverà successivamente efficaci. Nell’esempio di Figura 92, i giocatori sviluppano abilità in relazione al ruolo che saranno poi utili nella fase successiva: • nel 5c5 viene privilegiato l’aspetto difensivo: i giocatori A e B imparano a difendere e ad alternarsi ad attaccare sostenendo il gioco dei compagni C e D; • nel 7c7 viene sviluppata la capacità di alternare la fase d’attacco a quella di difesa dei giocatori laterali E ed F Il calcio

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che in fase offensiva si proporrando come giocatori d’attacco mentre in fase difensiva svolgeranno la funzione di difensori e la capacità del giocatore di centrocampo C di dettare tempi e scelte di gioco; • nel 9c9 viene esaltata la capacità dei giocatori d’attacco di creare soluzioni con semplici incroci e sovrapposizione dei giocatori D ed G; • con l’11c11 dovremmo arrivare ad avere giocatori capaci di difendere (A e B), giocatori capaci di proporsi in fase offensiva e di contrastare in fase difensiva (giocatori esterni), giocatori in grado di organizzare il gioco (C) e giocatori in grado di trovare soluzioni in fase realizzativa (D e G). Le strategie di gioco riguardano l’applicazione pratica degli schemi in funzione della specificità della partita o di una fase di essa.

7.5 Consigli tattici Lo sviluppo del comportamento tattico si deve sviluppare tenendo presente che bisogna: 1. adeguare lo schema ai giocatori e non viceversa; 2. privilegiare la costruzione del gioco piuttosto che la distruzione del gioco avversario; 3. utilizzare forme tattiche adeguate e funzionali all’età e alle capacità dei giocatori; 4. sostenere l’intraprendenza e la creatività dei giocatori; 5. creare percorsi didattici per comprendere i compiti dei giocatori all’interno dei vari schemi di gioco; 6. trovare schemi di gioco adeguati e realizzabili in funzione dei giocatori a disposizione. La ricerca del risultato non deve prevalere sulla formazione del giocatore.

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Capitolo 6

La polisportività La polisportività è la possibilità di fare ampie esperienze motorie attraverso la pratica di vari sport individuali e di squadra per acquisire un ampio e polivalente repertorio motorio e psicomotorio. I vantaggi della polisportività possono essere riassunti in: 1. prevenzione degli infortuni e/o compensazione: nel calcio si usa prevalentemente il “treno inferiore” (gambe) e ciò può provocare alcuni scompensi a livello del rachide e del bacino, ipotonia negli arti superiori, negli addominali e pettorali, che invece rivestono un importante ruolo nel movimento. L’attività polisportiva può quindi divenire strumento di compensazione laddove non vi è particolare disponibilità di tempo per poter attuare lavori specifici; 2. metodologia diversa: l’introduzione di novità nell’allenamento crea curiosità e al tempo stesso porta delle difficoltà motorie nuove che costringono il giocatore a cercare nuove soluzioni; la ricerca di queste nuove soluzioni rappresenta la parte allenante per il giocatore costringendolo a raccogliere, valutare ed elaborare nuove informazioni all’interno di un gioco che apparentemente non è in relazione con il gioco calcio ma che concorre all’acquisizione e all’arricchimento di tecniche e abilità motorie siano esse per l’aspetto tecnico, tattico, fisico e psicologico; 3. divertimento: non da ultimo, l’utilizzo di uno sport diverso può rappresentare anche un momento di svago, di abbassamento della tensione e al tempo stesso di arricchimento culturale. Inoltre la polisportività può essere usata in qualsiasi periodo dell’anno in forma controllata dall’allenatore, cioè con un obiettivo tecnico, tattico, fisico, o in forma libera dal giocatore durante il periodo transitorio, cioè nel periodo di pausa per mantenere un livello atletico accettabile.

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6.1 Quali sport utilizzare Gli sport che qui vengono presentati in modo schematico sono solo un esempio di quelle attività che possono essere utilizzate come mezzo allenante per il gioco calcio. Veli, blocchi, dai e vai, dai e segui, dai e cambia, difesa a zona

Pallacanestro

Valutazione della traiettoria della palla

Pallavolo

Impatto con il suolo, retropassaggio, smarcamento in sostegno, dribbling

Speedball

Difendere tra la porta e l’avversario, possesso della palla, ripartenza

Rugby

Conoscenza e rispetto delle regole, smarcamento

Pallamano

Conoscenza e rispetto delle regole, smarcamento

Ultimate

Un concetto corretto di polisportività fornisce a chi opera la possibilità di ampliare la visione e la conoscenza del contributo che le diverse attività sportive possono dare non solo allo sviluppo della dimensione motoria ma a quello di tutte le dimensioni dell’intera personalità, sollecitando nel bambino le sue conoscenze, favorendo la libertà di scelta della disciplina sportiva da praticare in base alla propria esperienza e ai propri bisogni, attitudini, interessi. Le attività polisportive inoltre devono sviluppare tutte quelle capacità motorie comuni a tutti gli sport ma soprattutto importare all’interno della disciplina aspetti cognitivi che arricchiscono le capacità di diagnosticare, dell’attuare e del relazionarsi.

6.1.1 La pallacanestro L’obiettivo del gioco è tirare la palla in un canestro posto a 3,05 m da terra usando solo le mani; ci si sposta palleggiando la palla a terra e\o passandola ai compagni. Gli avversari possono intercettare la palla o rubarla all’avversario ma non in modo violento. I falli vengono puniti con tiri a canestro. Si gioca 5 contro 5 su un campo 26x14 m. L’uso delle mani aiuta a distogliere l’attenzione dall’attrezzo, è cioè più facile controllare la palla e quindi portare l’attenzione del gioco su aspetti tattici come lo smarcamento. Con la pallacanestro si 120

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possono allenare quelle azioni tattiche individuali di smarcamento chiamate dai e vai, dai e segui, dai e cambia, che trovano un’applicazione anche nel gioco del calcio (Fig. 84).

Fig. 84 – Azioni di smarcamento

Nel gioco della pallacanestro, per ovviare alla difficoltà di affrontare la squadra avversaria schierata in difesa, una delle azioni che facilitano la realizzazione del punto è il contropiede (o ripartenza). Il contropiede nasce generalmente dalla cattura del rimbalzo e da un’apertura in ala per un giocatore che dà inizio ad un’azione veloce verso il canestro avversario, se possibile passandola ad un compagno più avanzato. La palla è più veloce del giocatore e quindi bisogna passarla al compagno più avanti.

Nel gioco della pallacanestro in fase offensiva vengono molto sfruttati quei gesti tecnici chiamati blocchi che hanno la funzione di interrompere la continuità difensiva di un avversario su un compagno (Fig. 85). È una forma di collaborazione che un giocatore attua per favorire un compagno. Nel calcio questi gesti tecnici vengo sfruttati soprattutto sui calci piazzati (calci d’angolo e punizioni). A livello difensivo il gioco della pallacanestro utilizza soprattutto la difesa a zona, dove ogni giocatore è responsabile di una parte di campo e si muove in relazione alla palla. Un’altra azione tattica difensiva è la difesa ad L, quest’azione difensiva in inferiorità numerica si basa sul principio di temporeggiamento e copertura del compagno: mentre un difensore porta pressione al portatore di palla, l’altro difensore lo copre intervenendo nel momento in cui la palla viene passata o quando l’attaccante supera il primo difensore (Fig. 86).

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