Passaggi di futuro
GIOVANNA MAGISTRO, educatrice. Presidente di Meters dal 2015, con cui collabora dal 2006. Impegnata nella promozione dei diritti umani con azioni di sensibilizzazione ed educazione rivolti alla cittadinanza e in particolare ai giovani. È tutore volontario per la tutela di minori stranieri non accompagnati (MSNA) presso il Tribunale per i Minorenni di Bari.
Negli anni Ottanta la Puglia è stata attraversata da energie sociali che hanno rivitalizzato spazi di partecipazione, legami di fiducia e di cooperazione nelle comunità. Nel passaggio dal XX secolo ad oggi, la comunità intesa come la realizzazione di azioni comuni in grado di capitalizzare le relazioni è entrata in una crisi radicale. Le “storie” dei tredici intervistati, testimoni della storia del sociale degli ultimi trent’anni in Puglia, ci offrono una possibile risposta alla crisi in atto: concepire e praticare la “riflessività sociale” come spazio di costruzione di significati e pratiche condivise di produzione di senso.
Di Modugno/Magistro
CRISTINA DI MODUGNO, sociologa. I suoi principali interessi di ricerca riguardano i settori della cultura, dell’impegno civico. È vice presidente dell’APS Meters - Studi e ricerche per il sociale con la quale sperimenta metodi innovativi di ricerca, progettazione, formazione e comunicazione sociale. Negli ultimi anni sta approfondendo l’utilizzo dell’arte per la trasformazione personale e sociale.
Passaggi di futuro
I libri della collana PASSIONI vogliono dar spazio calviniamente a ciò «che inferno non è», farlo crescere facendolo conoscere. Un’azione politica perché ridisegna la dimensione di cittadinanza dell’azione del Terzo Settore. Una collana di resilienza e relianza che racconta e mette in luce “il bene fatto bene” che il mondo variegato del Terzo Settore mette in circolo declinando la crescita del Paese al tempo del futuro prossimo, al tempo cioè capace di farsi prossimo ai diritti di quanti abiteranno il futuro.
Storie di cittadinanza attiva in Puglia a cura di Cristina Di Modugno e Giovanna Magistro Introduzione di Armida Salvati Postfazione di Anna Maria Candela
ISBN 978-88-6153-901-3
Euro 18,00 (I.i.) P
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Passaggi di futuro Storie di cittadinanza attiva in Puglia a cura di Cristina Di Modugno e Giovanna Magistro Introduzione di Armida Salvati Postfazione di Anna Maria Candela
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Indice 7 Prefazione di Armida Salvati 13 Introduzione. Un racconto verso il futuro di Cristina Di Modugno e Giovanna Magistro 17 Puglia Sociale Story_Educational: un progetto per narrare l’impegno 18 Genesi, obiettivi e attività del progetto 21 Il processo metodologico 24 La componente educational: nuovi linguaggi per narrare l’impegno 29 Raccontare trent’anni di sociale in Puglia: premessa concettuale, scelte e valutazione 30 Un’intesa tra le generazioni 34 Costruire uno scenario condiviso 37 Gli snodi del Sociale in Puglia: una matrice analitico-concettuale 45 46 56 62 70 77 85 94 105 115
Puglia: terra d’impegno civile e sociale Percorsi di Terzo Settore: le testimonianze Mario Ardito Pasquale Bonasora Koblan Amissah Bonaventure Giuseppe Cotturi Roberto Covolo Rita De Padova Daniele Ferrocino Luciana Martinelli in Iannuzzi
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Teresa Masciopinto Virginia Meo Gianfranco Solinas Gianfranco Visicchio Generazione di appartenenze e prossimità. Dino Lovecchio nel racconto di Piero D’Argento
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Passaggi di futuro Fare memoria Passare il testimone Spazio ai giovani Una ricetta per la ricerca della felicità
191 Presente e futuro del Terzo Settore: storie di partnership e di mission 192 Centro Studi “Erasmo”: generare il sociale 196 Meridia Consorzio di Cooperative Sociali. La motivazione che muove l’azione: innescare il cambiamento 201 IL GEP: Gruppo Educhiamoci alla Pace. Il senso che muove l’azione 205 LabTS – Laboratorio Politico per il Terzo Settore. Connettere le istituzioni con le istanze e i bisogni delle comunità 209 Meters – Studi e ricerche per il sociale. Nati per fare Ricerca 213 219 224 228
Postfazione di Anna Maria Candela Appendice di Michele Marangi Bibliografia Gli autori
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Introduzione Un racconto verso il futuro di Cristina Di Modugno e Giovanna Magistro
Negli ultimi decenni del ’900 l’impegno civile e sociale autorganizzato ha avuto un forte sviluppo ottenendo, nel tempo, il riconoscimento del proprio ruolo di soggetto che cura l’interesse generale al fianco e al pari delle istituzioni. Si tratta di un processo che è ancora in essere, con tutte le sue sfaccettature e i suoi cambiamenti. Tale processo, che oggi si può già chiamare storia, si può osservare anche da un osservatorio locale come quello della Puglia, con le sue specificità e, al tempo stesso, il suo essere in un contesto nazionale. Si tratta di una storia che non è conosciuta dai giovani, spesso neppure dagli stessi addetti ai lavori, e non conoscere la “propria” storia è un limite che non aiuta ad affrontare le difficoltà del presente e ad avere il senso della prospettiva verso il futuro. Con questa pubblicazione abbiamo, pertanto, voluto dare visibilità al moto di energie sociali non “dormienti” che hanno agito per rivitalizzare spazi di partecipazione e legami di fiducia e di cooperazione 13
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nelle comunità e che, con la loro azione, hanno contribuito a cambiare le narrazioni di questo territorio. La volontà dell’associazione Meters—studi e ricerche per il sociale di avviare un cantiere di recupero della storia di processi e avvenimenti sociali in Puglia attraverso la raccolta di narrazioni dal “basso”, ovvero a partire dalla voce di coloro il cui impegno ha lasciato un segno, dato una direzione, viene da lontano. Nel 2011 Meters, nelle persone di Cristina Di Modugno e Giovanna Magistro, avviò una collana di videointerviste chiamata “Puglia Sociale Story — Le testimonianze” allo scopo di far conoscere alcuni dei principali personaggi del mondo del sociale che, negli anni, hanno accompagnato (per ruolo e impegno) lo sviluppo del Terzo Settore pugliese. Nel 2021, Meters candida il progetto PSS_Educational con l’intento di continuare la raccolta di videotestimonianze e, attraverso questa pubblicazione, permettere la lettura di quella che è diventata una narrazione. Il progetto, inoltre, ha cercato di fare un ulteriore passo avanti: promuovere e rendere maggiormente fruibile anche dai giovani questa microstoria dell’impegno civile e sociale in Puglia. Vogliamo raccontare ai più giovani queste storie di vita individuali che si sono fatte storie di comunità e che sono ancora e sempre desiderose di futuro. Sono “storie di storie” che ripercorrono la genesi della cittadinanza attiva, degli enti non profit, delle riforme legislative, della conquista di “nuovi” diritti e dell’impatto che hanno avuto sulla società con il perseguimento positivo delle finalità civiche, solidaristiche e di utilità sociale. 14
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Sono storie che pure ci raccontano della crisi radicale in cui la comunità, intesa anche come la realizzazione di azioni comuni in grado di capitalizzare le relazioni, è entrata in questo ultimo decennio e che il vortice della pandemia da Covid-19, periodo in cui si è sviluppata la raccolta delle interviste qui riportate, ha mostrato come la società contemporanea si scopre sempre più instabile, caotica, densa di patologie anche sociali che non trovano rimedi. Che fare? Questo volume offre una sua risposta: bisogna ripensare le modalità e le pratiche di nuove ma solide relazioni sociali. Un punto di partenza fondamentale è la pratica della “riflessività sociale” intesa come continuo spazio di confronto, sia dei soggetti individuali che dei soggetti collettivi, di costruzione di significati e pratiche condivise, di produzione di senso e azioni nell’interazione tra chi eravamo, chi siamo e chi saremo. La presente pubblicazione ha l’ambizione di essere di stimolo a questo processo di riflessione condivisa. Il lavoro che qui presentiamo è suddiviso in cinque capitoli. Nel primo capitolo si illustrano i principali risultati raggiunti con il progetto PSS_Educational, evidenziando soprattutto la componente educational di alcune attività, orientati al cooperative learning e alla didattica laboratoriale, di cui forniamo un approfondimento in Appendice. Il secondo capitolo è dedicato alla presentazione dello scenario e del quadro teorico a cui si è fatto 15
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riferimento e della matrice concettuale che ha orientato la raccolta e l’analisi delle interviste realizzate. Il terzo capitolo, centrale per lo spirito e gli obiettivi della pubblicazione, offre la restituzione delle storie di vita degli intervistati che con il loro impegno hanno contribuito a creare quella storia di Puglia fatta di partecipazione, di impegno e di cittadinanza attiva. Il quarto capitolo guarda al futuro, alle generazioni di oggi e di domani con l’augurio che questa pubblicazione, come tante altre, possa essere un’eredità di testimonianze, un esercizio di memoria, di “spazi di libertà” da occupare. Nell’ultimo e quinto capitolo si presentano alcune organizzazioni del Terzo Settore pugliese, la partnership sociale del progetto origine di questo lavoro, che sono da anni attive sul territorio e che oggi guardano alle nuove generazioni come nuovi protagonisti di questo presente e del nostro futuro.
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Puglia Sociale Story_Educational: un progetto per narrare l’impegno di Marilena Resta
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1.1. Genesi, obiettivi e attività del progetto «Per realizzare grandi cose, non dobbiamo solo agire, ma anche sognare; non solo progettare ma anche credere». (Anatole France)5 Puglia Sociale Story_Educational è un progetto nato dal desiderio di narrare la storia del sociale pugliese alle nuove generazioni e ricucire la debole identità collettiva del Terzo Settore. Prima di entrare nel vivo delle azioni, appare essenziale circoscrivere gli obiettivi del Progetto, che non ha l’ardire di narrare l’intera storia dell’impegno civico e sociale in Puglia partendo dalle sue origini, quanto più di raccontare la storia di coloro che negli ultimi trent’anni si sono contraddistinti per azioni significative. Al fine di conseguire gli obiettivi succitati, in fase di ideazione PSS_Educational prevedeva la realizzazione di dieci interviste ai protagonisti del Terzo Settore pugliese, a partire dalle quali sviluppare dieci video didattici da 5. All’anagrafe Jacques François-Anatole Thibault; è stato uno scrittore francese vissuto dal 1844 al 1924.
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presentare in sei scuole secondarie superiori pugliesi6, nell’ambito di laboratori scolastici tematici, dedicati al Terzo Settore. Consapevoli che la finalità del Progetto non fosse quella di raccontare nel qui ed ora la storia del Terzo Settore, quanto più di innescare un processo di narrazione permanente, sin dalla fase di progettazione ci si è posti l’obiettivo di produrre materiale consultabile e accessibile nel lungo periodo. Per rispondere a tale necessità, nell’ambito delle azioni conclusive del Progetto, è stato previsto di: realizzare un sito web nel quale far confluire videointerviste, video didattici e materiale redatto per i laboratori scolastici; organizzare un evento finale di caratura regionale e pubblicare un volume sulla storia del Terzo Settore pugliese, letta dai suoi protagonisti. Raccontare una storia porta con sé una grande responsabilità, che si amplifica quando il settore in questione non è avvezzo alla narrazione. È infatti noto che una delle peculiarità del non profit è la tendenza a “fare”, spesso senza “raccontare”. Non è questa la sede in cui approfondire le ragioni e le origini alla base di tale tendenza, sta di fatto che alla luce di tale rilevazione l’azione narrativa e culturale che con questo Progetto si è voluta realizzare assume una connotazione ancora più “potente”. Raccontare l’esperienza di persone che, con competenza e ordinarietà, si sono impegnate per il bene comune e — spinte dal leitmotiv «non basta fare il bene, 6. Una scuola per ciascuna provincia pugliese, selezionata tra le scuole a indirizzo scienze umane e sociali, al fine di dare equa risonanza al progetto su tutto il territorio regionale.
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bisogna farlo bene»7 — lo hanno sempre fatto lontano dai riflettori, fa di esse delle storie che vanno messe in luce. Storie che meritano di essere conosciute dagli “addetti ai lavori” e dalle nuove generazioni, che in esse possono ritrovare ancoraggi positivi e un sistema valoriale in cui rispecchiarsi per non sentirsi soli, bensì parte di una comunità generativa di pratiche di alto valore sociale qual è quella del Terzo Settore.
7. Citazione tratta da un aforisma di Denise Diderot, filosofo e scrittore francese vissuto dal 1713 al 1784.
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Puglia: terra d’impegno civile e sociale di Elena Carletti, Cristina Di Modugno, Maddalena Floriana Grassi, Giovanna Magistro
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3.1. Percorsi di Terzo Settore: le testimonianze di Elena Carletti e Maddalena Floriana Grassi
Le persone che hanno fatto e che continuano a fare la storia del sociale in Puglia sono persone comuni. È bene chiarire questo come elemento di premessa: essere una persona comune è il requisito fondamentale per essere nel mondo del sociale. Essere persone comuni significa, infatti, partecipare insieme a qualcosa che appartiene a tutti, nella consapevolezza di essere parte di una terra, di una storia, di una popolazione che ci sovrastano e contengono ma che noi, persone comuni, cooperando, possiamo contribuire a muovere in certe direzioni, mediante la scelta di determinati mezzi e in nome di certi valori. I percorsi tracciati dagli intervistati nel ripercorrere la storia del loro impegno sociale nel territorio pugliese e non solo permettono di ricostruire una mappa, tanto temporale quanto tematica, che agevola la lettura di un mondo di per sé molto complesso e composito, per certi versi irriducibile a un’unica narrazione, ma in cui sono rintracciabili linee e nodi comuni. 46
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Le loro testimonianze sono un costante richiamo di esperienze condivise, valori comuni, riflessioni che convergono spesso verso gli stessi punti di forza e criticità. Questo permette di enucleare alcuni snodi tematici ricorrenti, che potrebbero fornire una delle tante chiavi di lettura con cui osservare l’evoluzione dell’impegno sociale in Puglia.
3.1.1. L’importanza della storia
Ciascuno degli intervistati vanta un percorso lungo nel mondo del sociale, tanto in termini di riflessione quanto in termini di azione. L’arco temporale che raccoglie tutti i testimoni è di circa ottant’anni, dagli anni ’40 ad oggi, con un susseguirsi di avvenimenti storici, politici e sociali che hanno condizionato fortemente le loro vite e il loro impegno. In questo percorso, la storia assume un ruolo decisivo, nelle varie accezioni che il termine può assumere. È la storia intesa come successione di eventi sociopolitici, che li vede protagonisti attivi e fautori essi stessi del cambiamento, con un atteggiamento di coinvolgimento pieno e consapevole all’interno di quella società in mutamento. Una storia fatta, oltre che vissuta. È la loro storia personale, l’infanzia, la vita quotidiana, gli incontri e le scelte. Ricorre il richiamo a persone significative, alla rielaborazione di eventi vissuti, come radici dell’impegno poi portato avanti con tenacia ed entusiasmo. È la storia come visione di futuro, prospettiva, 47
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proiezione. La capacità di leggere il presente, rimanendo aperti al futuro, ai possibili cambiamenti e alla necessità di doversi adeguare ad essi, pur mantenendo la propria rotta di azione. Ciò che accomuna gli intervistati, in questo senso, è l’essere nella storia passata, presente e futura, in maniera consapevole, situata, con la capacità di coglierne gli stimoli e di rispondervi scegliendo l’impegno e la dedizione, tanto al pensiero quanto all’azione. «Una cosa importante che dico è che io sono una donna del Sud e di questo sono orgogliosa e questo mi ha portato anche a fare delle scelte di vita importanti […] Ho avuto la fortuna, negli anni appunto della formazione, di fare diversi viaggi […]. E secondo me proprio i viaggi che ho fatto durante il periodo dell’università sono stati proprio quelli che mi hanno dato la possibilità di avere un altro sguardo e anche di iniziare a pormi delle domande rispetto a che cosa volevo essere e dove volevo stare, da che parte volevo stare». [Virginia Meo]
3.1.2. Il bene comune
Nel dar voce a queste storie, che hanno generato cambiamento nel corso dell’evoluzione storica dell’impegno sociale pugliese, emerge, immediatamente, la forza della consapevolezza acquisita da ciascuno di essere stato a sua volta cambiato dalla storia che ha attraversato e dal luogo che ha abitato e di essere stato spinto con forza alla scoperta della propria vocazione 48
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nei luoghi della propria educazione, ma anche nei contesti di aggregazione sociale offerti dal proprio territorio. A tale consapevolezza si aggiunge, poi, una concezione precisa di come voler prendere posto in quella storia, non come singoli individui, ma come parte di una comunità, di cui ciascuno dovrebbe sentirsi responsabile in egual misura. La necessità di cooperare per un cambiamento era una spinta che non sentivano come individui ma come generazione, come abitanti di un luogo, come gruppo di persone che condividono dei valori, delle visioni, dei desideri. I minori, le persone disabili, i giovani, i cittadini più a rischio di esclusione, sono solo una fetta di quel bene comune che richiede una maggiore attenzione e un più ampio intervento. La risposta a questo bisogno viene cercata innanzitutto nelle proprie risorse di cittadino/a, nel proprio istinto ad agire in prima persona, in quanto abitanti della stessa “casa”. «Il nostro progetto familiare non ci era chiaro, […] nelle nostre passeggiate sognavamo una famiglia aperta: ci piaceva quello che Gandhi affermava che l’indifferenza è la forma più alta di violenza, quindi non volevamo essere indifferenti, ma anche quello che di Gianni Rodari avevamo letto insieme, una riflessione sulla casa, le mura di casa proteggono, ma possono isolare e noi non ci volevamo isolare». [Luciana Martinelli in Iannuzzi]
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3.1.3. Politica e partecipazione
Il senso di appartenenza è strettamente connesso all’idea di partecipazione come diritto e dovere del cittadino, soprattutto nei confronti delle istituzioni. È una partecipazione che assume molte forme e dimensioni, da quella territoriale, del quartiere, a quella nazionale delle reti associative. Ma i principi alla base sono gli stessi. È l’idea della necessità di essere presenti nei contesti, per poterli comprendere e cambiare; è il riconoscimento dell’interesse supremo del cittadino nel potersi esprimere su politiche che ne determinano l’accesso ai diritti fondamentali; è il rifiuto della delega alle istituzioni come unici organismi competenti sulle politiche pubbliche e la spinta verso un maggiore e costante dialogo con esse. Per gli intervistati l’impegno politico, in qualsiasi forma lo si intenda, è la naturale conseguenza di un modo di stare al mondo consapevole, attento, non ripiegato sui propri egoismi e piccolezze. La partecipazione ha condotto molti degli intervistati a incrociare i propri percorsi: alcuni di loro hanno condiviso l’impegno all’interno del MoVI, altri, per le strade di Conversano, hanno immaginato un futuro che poi, passo dopo passo, sono riusciti a realizzare. Qualsiasi strada abbiano percorso, ciò che li accomuna è il fatto di non essersi mai tirati indietro di fronte a ostacoli, nuove sfide, cambiamenti più o meno incisivi, accogliendoli come nuovi spunti per riflettere su come la stessa partecipazione stesse cambiando e su quale direzione prendere per muovere i passi successivi. «La politica è la cura del bene comune, è avere a 50
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cuore ciò che collettivo e ciò che è condiviso con le persone che abitano la tua scuola, che abitano il tuo quartiere, che abitano la tua città. È importante immaginare la politica come uno spazio abitabile perché ciascuno di noi è meno se è solo e quindi la politica è il luogo del desiderio collettivo, è il luogo dello sforzo condiviso per migliorare una condizione, per trasformare la realtà, per immaginare che quello che viviamo non è l’unico mondo possibile ma ciascuno di noi è responsabile della possibilità di inventarne uno nuovo». [Roberto Covolo]
3.1.4. Prossimità
Molte delle testimonianze narrate muovono da esperienze di prossimità, di vicinanza a un dolore, a un’ingiustizia, a una condizione di esclusione sociale o minoranza. Ciò che accomuna gli intervistati è la scelta di non ignorare questi bisogni inascoltati, ma di farne il motore del proprio impegno, la linfa di ogni nuova idea e progetto. Che si trattasse di minori in stato di abbandono, giovani a rischio di dipendenza, cittadini non adeguatamente rappresentati, persone disabili prive di assistenza, l’atteggiamento è stato di accogliere l’incontro come motivo di riflessione anche sulla propria condizione, a volte privilegiata, e sulla necessità di sentirsi corresponsabili di quelle situazioni di disagio e possibili promotori di cambiamento. «La mia storia in questo mondo dell’impegno sociale è cominciata nel 1976, incuriosita da 51
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un’azione – direi oggi ancora per quei tempi rivoluzionaria – di alcuni sacerdoti salesiani che gestivano una parrocchia con l’occhio attento al territorio […]. È una parrocchia che ha cominciato a fare scuola, a fare scuola ai bambini rom, ad alfabetizzare quegli operai che non avevano formazione scolastica, e quindi una parrocchia che mi incuriosiva […]. Quando nel ’78 molti di noi erano diventati fuori dall’obbligo scolastico avevamo due scelte, o partire e diventare emigranti, anche noi a cercare lavoro, oppure prendere sul serio fino in fondo il Vangelo e fare una comunità, una comunità di vita che avesse quattro parole alla base: lavorare insieme, condividere ciò che avevamo, pregare insieme, tenere una porta aperta all’accoglienza». [Rita De Padova]
3.1.5. Rete e cooperazione sociale
Il tema della prossimità richiama immediatamente quello della rete, che viene attraversato dagli intervistati nelle sue luci e nelle sue ombre. Il mondo del sociale pugliese viene più volte descritto nella sua frammentarietà, nella tendenza ai campanilismi, nella difficoltà a instaurare un dialogo costruttivo. Tuttavia, in nessuna delle interviste manca il riferimento allo sforzo di costruire relazioni di rete, intessute a livello locale ma anche regionale e sovraregionale, che dimostrano la loro efficacia e fanno da contraltare a quella diversa narrazione. 52
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La difficoltà maggiore sta nel mutamento della prospettiva con cui si considerano i propri spazi di azione rispetto a uno spazio comune: la forza della rete sta nel valore aggiunto che deriva dalla sottrazione di spazi personalistici per un allargamento del pensiero collettivo, verso una diversa e più ampia possibilità di immaginazione. È in quest’ottica che gli intervistati riflettono sulla nascita del Terzo Settore come l’opportunità di allargare la rete d’azione del volontariato, renderla più capillare e incisiva, mantenendone sempre vivi i valori di base e l’ispirazione rivoluzionaria. «La Puglia è stata una regione trainante, insieme alla Campania essenzialmente, la Campania ha avuto un sociale ricchissimo, molto vivo. Insieme anche alla Calabria alla Basilicata, diciamo un Sud più continentale abbiamo cominciato a metterci insieme, perché poi dicevamo sì, sono significativi i nostri gruppi, ma comunque siamo molto soli, anche perché il collegamento fra i gruppi in Puglia non è stato molto facile, in alcune città e cresciuto, più diffusamente no […]. Abbiamo detto: c’è bisogno che facciamo rete anche a livello Sud anche perché alcune politiche grandi vanno ben oltre la regione, devono avere come interlocuzione il governo nazionale […]. Per cui tutto questo ha fatto crescere la soggettività politica del volontariato e lavorare a livello interregionale ci ha fatto veramente crescere di respiro». [Gianfranco Solinas] 53
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3.1.6. La testimonianza
Uno degli aspetti più interessanti delle esperienze narrate riguarda il fatto che non si esauriscano in sé stesse, nelle azioni o nelle riflessioni realizzate. In ognuna di esse c’è sempre un intento di trasmissione, di diffusione, di tensione verso l’esterno, in un’ottica di condivisione. Testimoniare, per gli intervistati, significa anche esporsi rispetto ai propri errori o fallimenti, metterli in discussione e immaginare come possano servire all’apprendimento. È l’atteggiamento con cui ciascuno di essi si rivolge ai giovani impegnati nel sociale, guardando alla loro partecipazione come urgente e determinante per la salvaguardia della società rispetto a una deriva sempre più individualista. In tal senso, la loro testimonianza si pone come possibile riferimento e guida, ma senza essere ingombrante, considerandosi piuttosto come un terreno di incontro sul quale conoscersi e passare, appunto, il testimone. «E allora io gli direi di continuare a credere in quelli che sono i propri sogni, le proprie ambizioni, i propri desideri, perché rinunciare a quelli poi significa rinunciare a vivere la propria vita. Inseguire i propri sogni penso sia ancora oggi, nonostante tutto, la strada migliore per arrivare a vivere una qualche forma di felicità. Non penso di essere in grado di lasciare nessun eredità, credo anzi che tutti noi dovremmo avere un po’ tutti l’ambizione di saper essere in mezzo ai più giovani e non davanti, dovremmo essere a fianco a loro 54
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perché forse eredità è una parola troppo grossa, però magari mettere a loro disposizione la nostra esperienza il nostro vissuto e farci anche poi da parte per lasciare spazio a loro, possa essere un gesto importante e significativo per colmare quella distanza che sembra esserci tra chi è più giovane e chi ha vissuto un bel pezzo della propria vita». [Pasquale Bonasora]
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GIOVANNA MAGISTRO, educatrice. Presidente di Meters dal 2015, con cui collabora dal 2006. Impegnata nella promozione dei diritti umani con azioni di sensibilizzazione ed educazione rivolti alla cittadinanza e in particolare ai giovani. È tutore volontario per la tutela di minori stranieri non accompagnati (MSNA) presso il Tribunale per i Minorenni di Bari.
Negli anni Ottanta la Puglia è stata attraversata da energie sociali che hanno rivitalizzato spazi di partecipazione, legami di fiducia e di cooperazione nelle comunità. Nel passaggio dal XX secolo ad oggi, la comunità intesa come la realizzazione di azioni comuni in grado di capitalizzare le relazioni è entrata in una crisi radicale. Le “storie” dei tredici intervistati, testimoni della storia del sociale degli ultimi trent’anni in Puglia, ci offrono una possibile risposta alla crisi in atto: concepire e praticare la “riflessività sociale” come spazio di costruzione di significati e pratiche condivise di produzione di senso.
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CRISTINA DI MODUGNO, sociologa. I suoi principali interessi di ricerca riguardano i settori della cultura, dell’impegno civico. È vice presidente dell’APS Meters - Studi e ricerche per il sociale con la quale sperimenta metodi innovativi di ricerca, progettazione, formazione e comunicazione sociale. Negli ultimi anni sta approfondendo l’utilizzo dell’arte per la trasformazione personale e sociale.
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I libri della collana PASSIONI vogliono dar spazio calviniamente a ciò «che inferno non è», farlo crescere facendolo conoscere. Un’azione politica perché ridisegna la dimensione di cittadinanza dell’azione del Terzo Settore. Una collana di resilienza e relianza che racconta e mette in luce “il bene fatto bene” che il mondo variegato del Terzo Settore mette in circolo declinando la crescita del Paese al tempo del futuro prossimo, al tempo cioè capace di farsi prossimo ai diritti di quanti abiteranno il futuro.
Storie di cittadinanza attiva in Puglia a cura di Cristina Di Modugno e Giovanna Magistro Introduzione di Armida Salvati Postfazione di Anna Maria Candela
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