ISBN ISBN978-88-6153-711-8 978-88-6153-863-4
www.lameridiana.it
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Grazia Honegger Fresco
Giuseppe Daconto
PENSIERI SOSTENIBILI AI PIEDI DI UN BAOBAB
studio sulla lunga infanzia umana.
RADICI NEL FUTURO
nazzo viveFresco a Roma. Grazia (Bari), Honegger (Roma,Laureato 6 gennaioin Economia all’Università Aldo Moro di èBari 1929 – Castellanza, 30 settembre 2020), sta- e alla Federico Caffè di Roma 3, si dedica anche ta una pedagogista montessoriana. Nel corso allo cattolico e al volontariato della scoutismo sua lunga vita, ha infaticabilmente lavopolitico, tra la Puglia e Roma. Attualmente è rato per un’educazione nonviolenta, non giueconomista presso Fondosviluppo, il fondo dicante, attenta alla specificità di ogni singolo mutualistico di Confcooperative, all’interno bambino e bambina, particolare attenzio-di del Centro Studi. Si con occupa principalmente ne alla nascita e ai primi tre anni di Ha economia cooperativa, sviluppo e vita. politiche promosso l’apertura di scuole e percorsi fordella coesione. Nel 2018, l’amore lo porta mativi mesi in Italia e all’estero, con alcuni in Senegal: da rivolgendosi questa esperienza sensibilità e rigore ad educatori, maestri, genasce il libro. nitori e servizi per l’infanzia. Premiata dall’Unicef nel 2008, il suo lavoro e il suo pensiero sono oggi raccolti nei molti articoli e libri da lei pubblicati (tra cui due importanti biografie di Adele Costa Gnocchi e Maria Montessori), nella rivista “Il Quaderno Montessori”, nell’Archivio che porta il suo nome a Castellanza e sul sito internet www. graziahoneggerfresco.it. Per le edizioni la meridiana ha pubblicato: Senza Parole. Accogliere il bambino da 0 a 3 mesi (2002); Un nido per amico. Come educatori e genitori possono aiutare i bambini a diventare se stessi (2007); Facciamoci un dono. Come giocare con la prima infanzia (2009); Accogliere un bambino. Da 0 a 3 anni proposte per genitori ed educatori (2013); Da solo, io! Il progetto pedagogico di Maria Montessori da 0 a 3 anni (2018).
edizioni la meridiana
Giuseppe Daconto, originario di Giovi-
Non si tratta di un taccuino di viaggio, di un reportage giornalistico, di unstato racconto In Grazia Honegger Fresco è sempre vivo ciòromanzato che lei stessadi incontri. Nondella è unmemoria” saggio diverso politica o di economia chiamava “il dovere l’instancabile opesull’Africa,portata sulla sua cultura, né Costa un libro sullo nei svira rivoluzionaria avanti da Adele Gnocchi, luppo Ma è un po’ tutto Queste confronti dellasostenibile. nascita, dell’infanzia, della vita questo. stessa. Giunta pagine sono melting pot di emozioni e riflessioni alla vecchiaia, salda un il debito di gratitudine con questo libro che l’autore fa edizione scoprendo in quel mondo, (pubblicato in prima nelche 2001), chepezzo è sì ladistoria di rappresentato nelle cartoline baobab, nelpionoCosta Gnocchi ma, allo stesso tempo,dai quella di un come gruppo stro, in donne tutti i sud della in terra, ancora tanto da nieristico di come giovani sbarcato quelc’èterritorio sconosciuto che, dopoguerra, eranotanto il neonato e il bambino. Una fare,nel tanto da costruire, da migliorare. vicendaIn appassionante che illumina il coraggio, lache tenacia, filigrana il libro contieneper considerazioni essenl’acume.zialmente riguardano noi europei, racchiuse in una Se Maria Montessori è stata la lente Grazia Hodomanda provocatoria: nonattraverso è che ci cui stiamo “africanegger nizzando”? Fresco ha guardato i bambini, Adele Costa Gnocchi è stata la Se suaèmaestra. Daquei lei haluoghi appresopongono la difficiledomande arte dell’osservero che strinvazione,genti l’approccio maieutico nella formazione, il piglio sul futuro, proprio dal confronto tra noideciso e loro, e insieme affettuoso con sicuramente i genitori. Danemmeno lei la convinzione l’eSenegal e Italia, troppo che lontani ducazione non può che partire da una nascita e da una crescita e pur sempre dello stesso pianeta, sorge un dubbio: rispettosa deldove bambino, in andando? un ambiente calmo, con un’assenza verso stiamo di tensioni, nella libertà di scelta i propri con Ed ecco che guardaree di e seguire raccontare unritmi, pezzetto la presenza rassicurante di adulti non improvvisati. dell’Africa, il Senegal, può servire a parametrare meLa speranza è che questo libro venga letto e riletto, soprattutto glio il nostro futuro, come umanità, senza distinzioda chi, giovane come lo era Grazia nel 1947, inizia ora ad affacdi sorta, daperché alcunenelle immagini fortiè come ciarsi alnimondo dell’partendo educazione, sue pagine viva “chiavistelli metaforici” per entrare in questa quella chiave di cui Adele Costa Gnocchi era sempre porzione in cerca di continente e rapportarla nelle persone che chiamava accantoala nostro. sé per portare avanti lo
GIUSEPPE DACONTO
Grazia Honegger Fresco
PENSIERI SOSTENIBILI AI PIEDI DI UN BAOBAB
RADICI NEL FUTURO LA VITA DI ADELE COSTA GNOCCHI (1883-1967)
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Grazia Honegger Fresco
R adici
nel futuro La vita di Adele Costa Gnocchi (1883-1967) Nuova edizione corretta ampliata e aggiornata a cura di Sara e Fulvio Honegger e Marcello Grifò
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Indice
Nota dei curatori 7 Introduzione di Marcello Grifò 11 Prefazione di Franco De Luca 15 Premessa 21 Parte prima – Come una lunga preparazione Tracce di giovinezza Il piacere della scuola
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Parte Seconda – Le opere dell’età matura Il progetto di un personale per bambini da 0 a 3 anni 153 Il Centro Nascita Montessori 221 Per una formazione religiosa nella prima infanzia 231 Il profilo spirituale di Adele Costa Gnocchi: tra Modernismo e Concilio Vaticano II di Marcello Grifò 273 Appendice Una scuola per puericultrici a indirizzo montessoriano nella Romania degli anni Venti Intervento di Grazia Honegger Fresco per la commemorazione di Adele Costa Gnocchi Lettera inviata da Donatella Cugini in ricordo di Grazia Honegger Fresco il 10 giugno 2021 Bibliografia
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Nota
dei curatori
La nuova edizione di Radici nel futuro esce a un anno di distanza dalla morte di nostra madre, Grazia Honegger Fresco (www.graziahoneggerfresco.it). Dei numerosi suoi libri, questo ha sempre rivestito per lei un significato particolare, dovuto al legame che instaurò con Costa Gnocchi a partire dal 1947, quando Adele le propose di far parte della prima classe sperimentale della futura Scuola Assistenti all’Infanzia Montessori. Non sappiamo il perché di questo invito. Costa Gnocchi conosceva la famiglia Fresco per essere stata insegnante di Adele Petri, la madre di Grazia. E certamente Grazia era una ragazza sveglia, appassionata, curiosa, cresciuta in una famiglia di scarsi mezzi economici ma di buone potenzialità intellettuali: aveva già conseguito la maturità classica (presso il liceo Virgilio di Roma) e il diploma magistrale e contribuiva al bilancio familiare occupandosi di bambini. Il padre, Francesco, era di origini sarde. Maestro elementare e poi professore in un istituto tecnico, aveva spiccate simpatie socialiste. Appassionato di filosofia, botanica, didattica della matematica e della geometria (tema sul quale scrisse anche alcuni libri) fu anche provetto esperantista, passione che lo mise in contatto con diverse intelligenze internazionali. La madre, Adele, era invece profondamente religiosa: negli anni della formazione fu fra i giovani che attorniarono Ernesto Buonaiuti nella famosa Koinonìa e nella sua fede cercò fino all’ultimo preti (fra cui il citato padre Ceresi di questo libro) capaci di rispondere alla sua ricerca spirituale. A sua volta maestra elementare appassionata di Montessori (fu grazie a lei che nostra madre frequentò da piccola la Casa 7
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dei Bambini di via Beato Angelico), aveva studiato con Giuseppe Montesano (padre di Mario Montessori Sr), scegliendo di dedicarsi ai bambini all’epoca definiti oligofrenici. Il fitto intreccio di interessi e scambi che avrebbero portato nostra madre a stringere un rapporto così forte con Adele Costa Gnocchi è risultato chiaro anche a noi figli leggendo e rileggendo questo libro. Solo attraverso queste pagine abbiamo compreso che, se Maria Montessori è stata la lente attraverso cui Grazia ha guardato i bambini, Adele Costa Gnocchi è stata la sua maestra. Da lei apprese la difficile arte dell’osservazione, l’approccio maieutico nella formazione, il piglio deciso e insieme affettuoso con i genitori. Da lei la convinzione che l’educazione non potesse che partire dalla nascita, tema a cui dedicò Il neonato con amore1, il libro che l’avrebbe imposta come punto di riferimento per tutti coloro che volevano occuparsi della prima infanzia in ottica montessoriana e che portava a compimento il Carnet maternel progettato da Costa Gnocchi. Giunta alla vecchiaia, emerso prepotente quello che chiamava “il dovere della memoria”, Grazia decise di saldare il debito di gratitudine con questo libro, che è sì la storia di Costa Gnocchi ma, allo stesso tempo, quella di un gruppo pionieristico di giovani donne sbarcato in quel territorio sconosciuto che, nel dopoguerra, erano il neonato e il bambino piccolo. Una vicenda appassionante che illumina per il coraggio, la tenacia, l’acume. La memoria storica, si sa, non è mai generosa con le donne. E quindi anche Costa Gnocchi non ha avuto quasi mai il riconoscimento meritato. Per questo, ci sembra giusto ricordare che mentre lei invitava le allieve a entrare nel Brefotrofio di Roma – esperienza che sarà fondamentale per riconoscere l’importanza ineliminabile del primo legame – René Spitz e John Bowlby studiavano sui tanti orfani di guerra gli effetti devastanti delle mancate cure nella primis1
Cfr. Honegger Fresco, 1970. 8
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sima infanzia, arrivando a conclusioni simili. Coincidenze temporali? Forse. Tuttavia ci dicono quanto Costa Gnocchi guardasse con lucidità al presente che le era toccato in sorte di vivere, sguardo che anche nostra madre ha mantenuto fino alla fine. Non sappiamo, esattamente, come volesse aggiornare questo volume. Presa da altre pubblicazioni, contava di rivedere il testo nell’autunno dell’anno passato. È stato un impegno preso con lei prima che morisse, di portare avanti il suo lavoro, cosa che abbiamo cercato di fare con scrupolo, attenendoci ai suoi appunti (sempre su carta riciclata, quasi sempre a matita) e alle sue indicazioni. Fra queste, di affidarci a Marcello Grifò per la revisione storica del testo, come già accaduto per la biografia da lei dedicata a Maria Montessori. A lui la nostra gratitudine per il lavoro compiuto, preciso e rispettoso del pensiero di nostra madre. Nel lasciare queste pagine alla stampa vogliamo ringraziare anche Franco De Luca, attuale Presidente del Centro Nascita Montessori, a cui, ancora in vita, Grazia aveva chiesto una nuova Prefazione; e Donatella Cugini, nipote di Costa Gnocchi; sempre pronta a rispondere alle nostre domande, sempre affettuosa nel ricordare il lavoro di nostra madre sulla sua antenata, ci ha dato anche uno scritto di Grazia e il suo personale pensiero su questo lavoro (si veda in Appendice “Intervento di Grazia Honegger Fresco per la commemorazione di Adele Costa Gnocchi” e “Lettera inviata da Donatella Cugini in ricordo di Grazia il 10 giugno 2021”). La nostra speranza è che questo libro venga letto e riletto, soprattutto da chi, giovane come lo era Grazia nel 1947, inizia ora ad affacciarsi al mondo dell’educazione, perché nelle sue pagine vibra quella chiave di cui Costa Gnocchi era sempre in cerca nelle persone che chiamava accanto a sé per portare avanti lo studio sulla lunga infanzia umana. Sara e Fulvio Honegger 9
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Introduzione di Marcello Grifò1
Chiunque si disponga con intendimenti retti e sinceri a indagare le storie del passato e si accosti con umiltà, quasi con pudore, alle vite degli uomini e delle donne che ci hanno preceduto, sta cercando, consapevolmente o meno, anche qualcosa di sé. A questa regola non sfugge nemmeno l’Autrice di questo volume che oggi attraverso la sua rinnovata edizione ci consegna idealmente il proprio ricco lascito umano e spirituale. Non è un paradosso affermare che con gli ultimi due impegni editoriali di cui si è coraggiosamente sobbarcata il peso e di cui ha fortemente desiderato vedere il compimento – le rinnovate biografie di Maria Montessori e di Adele Costa Gnocchi – Grazia ha scritto due densissimi capitoli di una sua biografia futura. E in effetti, per tutta una serie di singolari coincidenze, il legame con il mondo montessoriano e con i suoi protagonisti costituisce il robusto filo che intreccia insieme tutti gli aspetti della sua lunga e feconda esistenza di figlia, di sposa, di madre e di educatrice, dalla sua prima infanzia sino ai suoi ultimi giorni. Questo affascinante retablo di esperienze, di incontri, di impegno appassionato, di dedizione generosa a quel messaggio, alla sua applicazione e alla sua divulgazione possono oggi contemplarlo ultimato quanti l’hanno amata e conserveranno per sempre nel loro cuore l’eco della sua voce, ma anche coloro che senza conoscerla in futuro si accosteranno attraverso di lei alla storia che racconta. Istituto Siciliano di Studi Patristici e Tardoantichi “J.H. Newman” – Facoltà Teologica di Sicilia “S. Giovanni Evangelista”. 1
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Refrattaria a qualunque rappresentazione oleografica delle protagoniste dei suoi volumi, immune dalla tentazione di farne improbabili figure di un santorale laico, Grazia non fu tanto la loro biografa, quanto la loro testimone. Sempre scrupolosa nell’osservare le regole che presiedono alla corretta ricostruzione storica, così come attenta nella classificazione e nel vaglio delle fonti e dei documenti, prese decisamente le distanze da approcci ideologici e sensazionalistici, trascurando l’opinabile e concentrandosi sul certo. Tuttavia, più che fare storia nel senso convenzionale del termine, si ripropose come obiettivo quello di raccontare nel modo più chiaro, più semplice e diretto cosa era accaduto e di farlo attraverso le parole di coloro che di quella esaltante avventura educativa avevano avuto parte, scommettendovi le loro stesse vite. A loro, soprattutto in questo testo, dove più avrebbe avuto da dire, Grazia offre un grande attestato di riconoscenza scegliendo apparentemente di ritrarsi, di farsi da parte, fedele a una rigorosa consegna di impersonalità, preferendo altre voci alla propria per parlare al lettore. Si diceva che Grazia fu prima di tutto un testimone e lo fu in un senso molto particolare. Maria Montessori l’aveva incontrata appena ventenne al Congresso di Sanremo del ’49, evento di cui negli anni a venire avrebbe conservato una nitida memoria. L’aveva conosciuta molto di più durante il Corso dell’anno successivo, divenutane allieva diretta, e poi attraverso l’assidua lettura dei suoi testi e, ovviamente, per il tramite di Adele che ne era stata anch’essa allieva. Ma curiosamente fu solo dopo la loro morte che le si schiuse in tutta la sua straordinaria complessità la vicenda di queste due donne che, ciascuna a suo modo, le erano state maestre. Ed è questo forse il senso recondito del suggestivo titolo scelto da Grazia per questo prezioso volume apparso per la prima volta vent’anni fa: Radici nel futuro. Un ossimoro, si direbbe, una palese contraddizione in termini che però cela al suo interno, come sempre capita ai più arditi sogni 12
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degli uomini tacciati di follia, una profonda verità: è solo il tempo a venire che svela il senso più autentico delle nostre scelte presenti, adesso magari confuse e sfuggenti perfino a noi stessi; sarà solo ciò che sapremo costruire per gli uomini e per le donne di domani a suscitare in loro il desiderio di ripercorrere il tempo a ritroso per raggiungerci lì dove tutto ha avuto inizio. In tal modo anche Grazia, come il saggio anziano di Cicerone, “serit arbores quae alteri saeclo prosint, ovvero pianta alberi che gioveranno al secolo venturo”2. Con queste parole mi congedo in punta di piedi da una amica molto amata in attesa di incontrarla nel secolo che deve venire: le nostre radici, infatti, sono nel futuro.
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Cicerone, De Senectute, 24. 13
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Prefazione di Franco De Luca3
Non ho conosciuto Adele Costa Gnocchi, ma il suo pensiero, appreso attraverso il mio lungo percorso nel Centro Nascita Montessori (CNM) e la frequentazione delle sue allieve, in particolare Grazia Honegger Fresco, hanno influenzato fortemente, negli anni, il mio lavoro di pediatra. Caro Franco, la meridiana riediterà Radici nel futuro, con qualche aggiunta e le correzioni necessarie. Mi farebbe assai piacere che vi fosse una tua prefazione.
Avevo appena iniziato a scrivere questa Prefazione, che Grazia mi aveva chiesto ad agosto del 2020, quando ho saputo che ci aveva lasciato. Questo è un libro, tra i tanti scritti, a cui Grazia Fresco teneva particolarmente perché la vita e l’opera di Adele Costa Gnocchi rappresentano la base stabile del lavoro portato avanti da Grazia stessa e dai gruppi e le associazioni che hanno sempre avuto in lei il riferimento culturale e la guida. In un’altra lettera Grazia mi indica, oltre al CNM, alcuni Nidi della provincia di Varese e di Bergamo, dove aveva lavorato insieme alla cooperativa “Percorsi per Crescere”, quali realtà dove si continua il lavoro di ricerca e di attuazione iniziato da Adele e proseguito da lei stessa. Maria Montessori nei suoi scritti Il bambino in famiglia, Il segreto dell’infanzia, La mente del bambino, aveva fatto numerosi, importanti accenni alle peculiarità del neonato4. Nel 1946, appena rientrata in Europa, alla fine della seconda guerra mondiale, incaricò Adele Costa Gnocchi, con cui Presidente del Centro Nascita Montessori, Roma. Cfr. Montessori, 1950; 1952; 1956.
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aveva mantenuto un intenso contatto epistolare, di occuparsi del neonato con l’obiettivo di conoscerlo attraverso l’osservazione e di formare personale capace di offrirgli cure fisiche adeguate e vederne la ricchezza di potenzialità, di sensorialità e la delicatezza della nascente vita psichica.
Adele comprende immediatamente che non c’è bisogno di una riproposizione e riadattamento ai più piccoli delle indicazioni che Maria Montessori aveva dato sui bambini dai 3 anni in su. Senza dar nulla di scontato, capisce che è sufficiente avvalersi di un modello che, utilizzando il metodo scientifico basato sull’osservazione, elabori un percorso educativo originale, finalizzato a favorire il cammino verso l’indipendenza dei neonati e dei bambini più piccoli. Tutto deve essere elaborato attraverso l’osservazione, la verifica e la discussione nel gruppo: un modello che nasce attraverso la collaborazione di esperti in diverse discipline (pediatria, ginecologia, psicoanalisi). Adele pone un’attenzione scrupolosa al minimo dettaglio, come ricorda Letizia Varrone del CNM, allieva, e ancora oggi attiva, della “Signorina” nella Scuoletta di Palazzo Taverna a Roma: Che cosa mi ha insegnato la Signorina Adele Costa Gnocchi? Il rispetto del bambino, realizzato nella operatività quotidiana, per valutare l’intervento più adeguato al momento… Ricordo due episodi in cui venni ripresa: per un grembiule sgualcito e per una lunga treccia che scendeva sulla spalla. Nel primo caso, il grembiule, per quello che trasmettiamo al bambino col nostro aspetto; nel caso della treccia, evitare che il bambino si possa attaccare. Insegnamento a prevenire gli ostacoli inutili.
Il risultato di questo percorso passa attraverso la formazione delle assistenti all’infanzia nel 1947, delle assistenti alla nascita nel 1949 e, infine, alla creazione del Centro Na16
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scita Montessori nel 1961. L’accompagnamento dei nuovi genitori all’accoglienza del bambino che sta per nascere, l’attenzione e la cura offerta al neonato e al bambino nei primi anni di vita basata sull’osservazione dei suoi bisogni e nel rispetto delle sue competenze, rappresentavano i punti forti del modello elaborato dal CNM sin dalla sua fondazione a opera della Costa Gnocchi e proseguito da Grazia Fresco la cui formazione scientifica, padre matematico e studi universitari di biologia, fu molto apprezzata da Adele. Grazia aveva iniziato a collaborare con Adele fin dal 1947. Nel 1950 lavorava alla Scuoletta di Palazzo Taverna ed entrò nel CNM fin dalla sua fondazione. Qui si arriva a formulare un modello molto avanzato sulla nascita e sul parto, basato su un pensiero assai innovativo per i tempi, grazie anche alla collaborazione della ginecologa Scassellati, sull’accoglienza del neonato e sul comportamento più appropriato da parte degli adulti (genitori, educatori ma anche pediatri, ostetriche e ginecologi) nei confronti dei piccoli. Temi che appassioneranno Grazia per tutta la vita. Nell’agosto del 2020 mi scrisse: Sulla nascita invece a livello ospedaliero c’è forse ancora meno […] Puoi sapere tu, la lotta per salvare il latte materno e la non separazione immediata. Sono aspetti che si salvano nelle situazioni di parto in casa che lentissimamente vanno riprendendo quota, anche se non fanno riferimento al CNM, ma solo a un ascolto personalizzato della coppia madre-bambino, rispetto dei tempi, gesti: dalle pagine sulla catechesi certo risulterà un’espansione che non ha paragoni con il parto/nascita (da vedere il libro Armonia della nascita, di Marta Campiotti, maestra autorevole delle ostetriche free-lance)5.
È un’allieva di Adele Costa Gnocchi, Elena Gianini Belotti, direttrice del CNM dal 1961 al 1979, a pubblicare nel 1973 un libro, fondamentale in Italia, sull’identità di gene5
Cfr. Campiotti, 2017. 17
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re: Dalla parte delle bambine, ancora oggi di grande attualità e coerente con il pensiero femminista della giovane Maria Montessori6. L’approccio, allora elaborato, risulta ancora oggi di grande attualità e anticipatorio – “le radici del futuro” – se confrontato con le indicazioni più recenti come, per citarne solo alcune, quelle sul parto nascita di Braibanti e Michel Odent, sulla promozione e il sostegno dell’allattamento al seno dell’OMS/UNICEF, i Touch Point di Brazelton e il recente documento Nurturing Care Framework per lo sviluppo infantile precoce basato sui più recenti risultati della ricerca nei campi delle neuroscienze, della psicologia, dello sviluppo e dell’economia. Tutti temi che Grazia, presidente del CNM dal 1979 al 2003 e poi Presidente onorario fino all’ultimo giorno di vita, ha contribuito a sviluppare e che hanno continuato ad appassionarla fino agli ultimi giorni. Quando il CNM inizia l’esperienza della gestione dei Nidi il modello originale elaborato da Adele nella formazione delle assistenti all’infanzia e alla nascita entra nella preparazione delle educatrici grazie all’impegno delle allieve di Costa Gnocchi: oltre a Grazia, Anna Maria Batti, Anna Di Palermo ma anche di Maria Pia Fini. Tale modello ha il singolo neonato e il singolo bambino al centro dell’osservazione e della ricerca. Grande attenzione viene posta a ciò che accade e a ciò che viene espresso di volta in volta, rifiutando un modello precostituito, mantenendosi fedeli alle scelte di fondo di Maria Montessori ma, allo stesso tempo, grazie specialmente alle aperture di Grazia, rimanendo disponibili alla “contaminazione” con il pensiero di figure di avanguardia come Elinor Goldschmied ed Emmi Pikler che, con le loro ricerche specifiche, hanno aggiunto tasselli al lavoro con il piccolissimo che il CNM, guidato da Grazia, stava portando avanti, come quello sulla figura di riferimento o lo studio approfondito 6
Gianini Belotti, 1973. 18
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dello sviluppo motorio dei piccoli. Un lavoro reso sempre più ricco dalle evidenze scientifiche che progressivamente aprivano nuovi orizzonti di conoscenza sul bambino. Di tutto questo, Grazia ha scritto in numerosi libri. Fra i tanti voglio qui ricordare per importanza Da solo, io! L’approccio pedagogico di Maria Montessori da 0 a 3 anni, edito da la meridiana nel 2018. Sempre nello stesso anno, Grazia donò al CNM, per il libro Aiutami a mangiare da solo!, pubblicato nel 2020, un capitolo corposo e molto lucido sul tema del mangiare dei più piccoli, sull’allattamento al seno, sullo svezzamento e sul mangiare al nido7. Infine un ultimo ricordo personale delle cose che con Grazia ci siamo detti negli ultimi tempi riguardo alla sua infanzia. Un mio caro amico, la cui nonna era stata maestra Montessori a Roma, aveva donato al CNM uno scatolone contenente foto, appunti e materiale didattico. Avevo inviato a Grazia delle foto di questo materiale e lei mi aveva risposto così: Se questa signora viveva a Roma potrebbe essere stata la mia maestra che insegnava nel 1933-35 alla Regia scuola di Metodo in viale Angelico e lì mi accompagnava tutte le mattine mio padre, professore di matematica e scienze nella vicina Scuola professionale “Pacinotti”. Da mia madre seppi chiamarsi Felici, sarebbe troppo bello.
La nonna del mio amico si chiamava effettivamente Nelly Felici. Queste le ultime righe scritte da Grazia a proposito di questo libro su Adele: venuto a trovarmi giusto prima del covid Alexandre Mourot, autore di quel bel film Il bambino è il maestro8, che si è reso conto proprio grazie al successo del 7 8
Cfr. Centro Nascita Montessori, 2020. Mourot A., Il bambino è il maestro, documentario, Francia 2017 [N.d.R.]. 19
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suo film che bisogna cominciare prima, molto prima, e per questo si era messo in contatto con Sabrina Ricci, coordinatrice del Nido di Cardano. Ora ovviamente è tutto fermo, ma poi si vedrà, quando uscirà il libro su Adele si potrebbero organizzare situazioni Zoom anche con vari paesi. Tramite un’allieva diretta di Adele che oggi vive in Florida questo è possibile con contatti a larghissimo raggio. Ho buttato giù varie idee mi dirai poi che cosa ne pensi. Affettuosi saluti e Vivi ringraziamenti, Grazia.
Sono convinto che la lettura di questo libro sia fondamentale per chi in Italia e all’estero è interessato all’evoluzione del pensiero di Maria Montessori, in particolare sul bambino 0-3 anni, attraverso il percorso di vita di Adele Costa Gnocchi, il cui studio e le cui ricerche tanto hanno influenzato il lavoro che Grazia Honegger Fresco e il Centro Nascita Montessori hanno proseguito fino ad oggi.
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Parte Prima Come una lunga preparazione
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Tracce
di giovinezza
In Umbria Adele Costa Gnocchi era di casa. Terra della sua infanzia e della prima giovinezza, l’amava anche per la profonda tradizione religiosa, radicata fin dal Medioevo: non solo Francesco, Chiara di Assisi e sua sorella Agnese, ma anche la beata Angela da Foligno, mistica, autrice di testi di grande rarefazione spirituale, definita Magistra Theologorum, e l’energica badessa agostiniana Chiara da Montefalco, accompagnata dalla fama di taumaturga e inflessibile avversaria degli eretici. Uno spazio, quello del convento di clausura e della contemplazione, che costituì per secoli l’unico spiraglio attraverso il quale le donne poterono rispondere al loro bisogno di pensare e di sentire in modo indipendente1. Di queste figure Adele apprezzava il fervore religioso, ma il suo approccio razionale alla realtà e ai suoi problemi non le permetteva di sposarne l’inclinazione ascetica. La sua era una spiritualità in continuo confronto con le sfide del proprio tempo. Tuttavia, sentiva quelle donne in qualche modo vicine, forse per averne respirato la stessa aria, per essersi nutrita della suggestione dello stesso paesaggio, immutato da secoli. Amava la sua regione, Montefalco in particolare; non però quel provincialismo tipico dei piccoli centri che la indusse in seguito ad andare a studiare e a insegnare a Roma. Della sua infanzia sappiamo poco. La famiglia era benestante; il padre Antonio, avvocato, si occupava soprattutto delle proprietà terriere che la famiglia Costa Gnocchi possedeva in quel di Montefalco da alcune generazioni. Nell’ottobre del 1876 sposa Anna Bidolli, discendente di 1
È la tesi di Ida Magli in Magli, 1993. 31
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una famiglia della piccola nobiltà umbra, i Langeli. L’anno dopo nasce Angela, la prima bambina, che morirà in tenerissima età. Seguiranno, al principio del ’78, Maria (Marietta) e alla fine dello stesso anno Francesca (Checchina), poi Vittoria, nell’81, morta anch’essa molto presto, Adele nell’83 e infine un’altra Vittoria nell’85. Le quattro bambine – le vediamo sedute composte in una fotografia scattata presumibilmente intorno al 1890 – ricevono un’educazione severa ma affettuosa. Studiano in casa2, secondo l’uso nelle famiglie abbienti dell’epoca, e solo Adele, dopo i ventisei anni, ne uscirà per proseguire gli studi. Marietta, sposatasi a ventiquattro anni con il professore Costantino Pantani, si trasferirà con lui a Roma. Avranno un solo figlio di nome Tullio. Checchina sposerà a vent’anni, nel 1908, l’avvocato Massimiliano Paulucci: avranno due figlie, Valeria e Giuliana. Invece dal matrimonio di Vittoria nel 1915 con il musicista Omero Carraro nasceranno cinque figli: Elena, Antonio, Marcella, Anna, Maria Teresa. La famiglia rimarrà sempre un punto di riferimento importante per Adele: traspaiono dall’epistolario e dai ricordi di alcuni congiunti i forti legami con i genitori, con le sorelle, le premure verso di loro quando si trovano in difficoltà, l’attenzione per i nipoti da piccoli quando sono malati, da giovani quando attraversano le traversie tipiche dell’adolescenza. È pronta a correre in aiuto soprattutto di Vittoria, che ha spesso difficoltà con la numerosa famiglia. Anche quando i genitori non ci saranno più, Adele tornerà a riaprire di tanto in tanto la loro casa3 per accogliere tutti, specialmente quella porzione di famiglia che chiama affettuosamente la Paulucceria4, o per curare qualcuno ammalato. La casa si trovava in via Borgo Garibaldi. Si veda di seguito la testimonianza di Donatella Cugini a Grazia Honegger Fresco. 4 La famiglia della sorella Checchina (Francesca), in Paulucci dopo il matrimonio con Massimiliano. I due avranno due figlie, Valeria e Giuliana. Valeria sposerà poi Baroukh, da cui avrà un figlio, Paolo. 2 3
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La nipote Paola Paulucci-Baroukh5 ci ha descritto la casa di Montefalco, in cui tuttora torna periodicamente con il marito: Proprio nella parte che è toccata a noi ci sono le stanze dove zia Adele è cresciuta e ha studiato. La casa è antica, suggestiva, con un sottoportico quadrato, vicina alla chiesa di Santa Illuminata, cui tutta la famiglia era ed è molto attaccata. C’è tuttora il suo studiolo, anche se i mobili non sono più gli stessi, perché nella divisione dopo la sua morte sono andati ad altri. Accanto la sua stanza: rettangolare, piccolina, luminosa, con il soffitto affrescato a fiori, molto tranquilla perché in un angolo appartato della casa, con pochi mobili: il letto, un comò, un comodino, tutto molto semplice. Nello studiolo passava la maggior parte del tempo: pensava, leggeva, progettava. Zia Adele era una persona piacevole, mangiava semplicemente ma di buon appetito; soprattutto le piaceva conversare di tante cose6.
Così, in una vivida testimonianza, la ricorda Donatella Cugini, depositaria della sua memoria storica7: Paola Paulucci-Baroukh è una nipote acquisita, moglie di Paolo Paulucci-Baroukh, figlio di Valeria. In occasione di un incontro commemorativo su Adele, svoltosi a Montefalco nel 1996, la signora Paola ospitò generosamente in quella stessa casa noi ex allieve. 6 Dalla testimonianza di Donatella Cugini a Grazia Honegger Fresco del 19 agosto 2020: “Il terremoto del 2016, seguito da quello del 2019, ha fortemente danneggiato proprio l’area di accesso alla casa: il grande portone scuro con battente ormai sbarrato, oltre il quale si accedeva al piano terra e al piano superiore”. 7 Dalla testimonianza di Donatella Cugini a Grazia Honegger Fresco del 19 agosto 2020: “Mia madre Elena, figlia primogenita di Vittoria e di Omero Carraro (seguiranno Antonio, Marcella, Anna e Maria Teresa) ebbe l’incarico per volontà testamentaria di occuparsi di tutti i documenti riguardanti l’attività pedagogica di Adele, conservati nell’abitazione di via Monserrato, 25, dove aveva vissuto insieme a Lina Perazzi, inseparabili e costantemente presenti in casa Antonelli sia a Roma che a San Marco, dove era iniziata anche la grande amicizia con Marianna. I rispettivi genitori, entrambi proprietari terrieri, erano profondamente legati”. 5
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Della mia prozia Adele, sorella di mia nonna Vittoria, la più piccola delle quattro sorelle Costa Gnocchi, conservo nitidissima la memoria di cui altri, pochi per la verità e non sempre ben informati, continuano a dire reinterpretando in vari modi il suo pensiero, attualissimo ma non facile da capire nella sua complessa profondità e nella sua elevata valenza etica. Sono circondata dalle sue carte, dai suoi appunti dattiloscritti con rare brevi annotazioni a matita di suo pugno, da molti libri montessoriani: materiale prezioso per chiunque voglia comprendere sia Maria Montessori che Adele Costa Gnocchi, maestra e collaboratrice più che allieva, legate da un filo invisibile che le valorizza entrambe, nonostante la notorietà dell’una e la scarsa conoscenza dell’altra. La zia Adele che ho conosciuto io appartiene alla mia infanzia trascorsa d’estate a Montefalco divisa fra due case simbolo: quella originaria della famiglia Costa Gnocchi, e quella restaurata dalla stessa zia Adele con il nome emblematico di Ospizio dedicato all’agostiniana Santa Chiara. La proprietà della prima è passata a quel calzolaio con cui mi intrattenevo a parlare ore e ore con mio fratello in una botteguccia accanto a quella più grande di Tonino il falegname, alla rimessa di carrozze e cavalli di Benedetto, ultimo vetturino, all’enorme negozio di Guglielmo il fiscolaro. Al termine della via Raffaele, il fabbro a cui zia Adele commissionava oggetti in ferro battuto. Ricordo quando di sera, tutti attorno al tavolo della camera da pranzo di zia Checchina, al secondo piano, zia Adele prendeva un pendolo e lo faceva oscillare per indovinare, a seconda dell’inclinazione che prendeva, il sesso dell’ultimo nascituro della famiglia, mentre noi, grandi e piccoli, seguivamo rapiti il suo sguardo e la sua mano. Ricordo anche quando, nelle occasioni importanti, scendeva in cantina e ne risaliva con una bottiglia di sagrantino8 per festeggiare non so quale evento. Era lei il fulcro attorno a cui ruotavamo tutti noi. Rimane il piano superiore che era della sorella Checchina, ora passato ai suoi discendenti: fino a non molto tempo fa conservava intatto il suo studiolo la cui finestra si affaccia verso la torre dell’orologio, 8
Vino tipico di Montefalco. 34
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sopra la porta di accesso allo stradone che culmina sulla piazza principale del paese, danneggiati dagli ultimi terremoti. Nei lunghi pomeriggi estivi salivo a metà scala di accesso alla sua modesta camera e al suo piccolo studio dove, quando tutti riposavano, aprivo un mobiletto scuro con tanti cassettini: rimanevo affascinata da pesetti da incastrare e bilancine che tanto mi intrigavano senza sapere che maneggiavo il famoso materiale ideato dalla Montessori. L’Ospizio dedicato alle agostiniane di Santa Chiara era invece un posto dove poter accogliere tutti i membri della famiglia, tutti i bambini legati alle sue numerose conoscenze romane: una casa a metà fra il convento e il fortino dove l’alito montessoriano più autentico aleggiava da tutte le parti fino a ricreare il famoso Atrio9, simbolo della sua interpretazione dell’insegnamento infantile della religione. Quando il grosso olmo che incombeva sull’Ospizio fu abbattuto, zia Adele non tornò più a Montefalco. L’Ospizio fu ridotto a una banale cartoleria che mantiene spalancati i famosi portelloni di legno, una caricatura ormai di quello che volevano rappresentare: spirito di accoglienza francescana con tutto il suo arredo interno di foggia fratina. Vado orgogliosa della ricchezza interiore che tutto questo mi ha lasciato: nel periodo infantile di maggiore assorbimento, ho respirato quelle atmosfere che mi porto dentro e di cui solo in età molto adulta ho compreso il valore e la ricchezza. Era uno spirito austero, Adele: una personalità burbera che ti penetrava come una lama, trasformandosi quando le famiglie delle sue amate sorelle si ritrovavano in villeggiatura dividendosi fra le due case. Troppo distratta dalle attrattive del paese, non sostenevo a lungo la sua direttività a volte invadente, ma ne subivo al pari degli altri il fascino, ritornavo con piacere a vagabondare per Montefalco forte di quell’autonomia che ho avuto la fortuna di sviluppare e di godere appieno. L’ultimo ricordo che ho di zia Adele risale al 1963 quando in occasione della Comunione di una mia cugina Sul significato dell’Atrio si veda il Capitolo “Per una formazione religiosa nella prima infanzia” in Parte Seconda – Le opere dell’età matura. 9
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andai a trovarla nella sua casa romana. A Montefalco non veniva più ed io, diciottenne, ebbi la sensazione di conoscerla per la prima volta. Seduta su una delle sue grosse poltrone di vimini con i piedi appoggiati su uno sgabellino mi rivolse con grande maestria molte domande, insidiose, tirandomi fuori tanti pensieri, tante considerazioni. Superai l’esame brillantemente, di colpo ridimensionai tutti i miei complessi adolescenziali, rafforzata da quella insolita, incredibile conversazione culminante con parole che per la prima volta sentii pronunciare nei miei confronti: “Non sei intelligente, sei intelligentissima!”. Da quel momento sarebbe cominciato il mio cammino universitario da cui sarei uscita laureata, in pedagogia, votata all’insegnamento e all’educazione.
La vita di famiglia alla fine dell’Ottocento è improntata, secondo l’uso del tempo e della regione, a un’educazione religiosa piuttosto severa, che però non impedisce ad Adele di sviluppare quella libertà di pensiero e quell’autonomia di giudizio che condivide con l’amica Marianna10. Emerge molto presto in lei un desiderio di indipendenza che in principio è costretta a soffocare, perché di difficile realizzazione nel contesto in cui si trova. Presto inizia a manife Dalla testimonianza di Donatella Cugini a Grazia Honegger Fresco del 19 agosto 2020: “Marianna, figlia di Francesco Antonelli e di Adelaide Giordani, assistita da zia Adele in cambio dell’ospitalità avuta a Roma dalla famiglia Antonelli. Francesco divise la tenuta di San Marco, in località Pietrauta di Montefalco, con il fratello Carlo, la bonificò con l’aiuto dell’ingegner Edoardo Martini, fratello di Antonio, di cui esiste un nutrito epistolario essendosi recato nelle Antille per bonifiche e estrazione di carbone dalle miniere, grande amico e amministratore delle proprietà degli Antonelli, esperto agronomo. Francesco durante la sua breve esistenza fece costruire la cappella, numerose case coloniche e si adoperò per modernizzare la conduzione della tenuta affidandosi alla illuminata esperienza del Martini. Da Adelaide Giordani ebbe tre figli: Giuseppe, morto prematuramente, Marianna e Stefano. Oggi la tenuta è un’importante azienda vinicola di proprietà di Filippo Antonelli, figlio dell’avvocato Giacomo cui Adele ere legata da amicizia profonda, suo amministratore ed esecutore testamentario, al quale sono molto grata per avermi permesso di commemorare zia Adele a cinquant’anni dalla sua morte”. 10
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starsi il suo interesse per le questioni educative. Lo rivela una lettera a Marianna, databile intorno al 1903, relativa al progetto di creare una scuola di ricamo, peraltro assai diffuso in Umbria11: Carissima, ecco il mio parere su ciò che chiedi. La cosa mi sembra attuabilissima, almeno in linea generale e credo che non possano esservi gravi difficoltà da superare. Tanto qui in paese che fuori si può parlarne a qualche persona particolarmente, ma io proporrei di prendere come punto di partenza le scuole, naturalmente comprese quelle di campagna. Una volta entrata lì la riforma12 le bambine la portano in famiglia, se mai la mamma o le sorelle fossero disposte a farla anche loro. In campagna per esempio frequentano la scuola anche bambine abbastanza grandi che spesso non hanno neppure i denari per comperare i quaderni. Qui poi non di rado fanno lavori per le maestre (gratis naturalmente) oppure domandano a qualcuno cotone o mussola perché loro non possono portarlo. Vedi dunque che alla soddisfazione di educare un pochino il gusto, cosa poco o nulla curata in genere, mi parrebbe un’utilità sicura e indiscutibile. Certo, in principio ci vogliono cose molto facili, per non correre il rischio che neppure le maestre le sappiano insegnare. Del resto, parlarne a voce alle ragazze che qui o in campagna lavorano per gli altri, a quelle bisognose che non hanno mai pensato di farlo, alle altre – e sono molte – che non si sono mai provate perché pensano non esserci facilità di vendere, è cosa semplicissima! Quanto ai lavori a punto in croce non so quanto possano essere retribuiti alla federazione. Sai che qui pretendono un soldo la lettera? Quindi quando Si veda in proposito Guaitini, Seppilli, 1992, pp. 113-30; Porpora 2002. È probabile si riferisca alla Legge Orlando del 1904 che estese l’obbligo scolastico dal nono al dodicesimo anno di età e il corso elementare a tutti i ragazzi fino alla quarta classe, dopo di ché potevano proseguire gli studi o frequentare un corso popolare biennale. Inoltre i comuni venivano autorizzati alle spese per l’assistenza scolastica. La legge istituì anche tremila nuove scuole serali e festive là dove l’analfabetismo era più diffuso; Cfr. Bertoni Jovine, 1957, p. 176. 11 12
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hanno scritto uno di quei versi13 vengono a prendere parecchi soldi, non ti pare? Questo naturalmente lo dico per quelle che lavorano già, non per le altre o per le bambine di scuola.
Perché una scuola di ricamo? La grande povertà delle famiglie contadine e al tempo stesso l’arretratezza, la chiusura, la difficoltà delle donne a intraprendere iniziative autonome, caratterizzano l’Italia (e gran parte dell’Europa) fino a metà del Novecento. Ovunque i lavori femminili, i corredi con gli splendidi ricami ricercatissimi dalle dame della borghesia e dell’aristocrazia, preparati nel silenzio dei conventi o tra le mura domestiche delle famiglie più modeste dove queste abilità si tramandano per tradizione antica – in Umbria, come in Veneto o in Sicilia – finiscono per essere un mezzo di sostentamento non trascurabile. Siamo intorno al 1910. Marianna e Adele, attive all’interno di una rete di donne per lo più aristocratiche, colte e progressiste, aspirano a migliorare le condizioni di vita dei ceti più disagiati. Consapevoli che tale realtà esiste anche nella piccola Montefalco, progettano un laboratorio di ricamo, che diverrà poi scuola, per favorire ragazze e bambine meno fortunate. Non si tratta di un’attività dalla quale vogliono ricavare profitto. Desiderano semplicemente impegnarsi in qualcosa di utile e questo costituirà nel tempo un legame ulteriore tra le due famiglie. Malgrado alti e bassi nei ricavi, il laboratorio resterà in vita a lungo, tanto che se ne trovano riferimenti precisi ancora in alcune lettere del 1927. Accoglie una ventina di ragazze, il numero oscilla lievemente a seconda degli anni, Il riferimento è alla moda di inizio secolo, diffusa in tutta Europa, di ricamare a punto in croce scritte di versi o di detti morali su cuscini o su tele, poi incorniciate. 13
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in collaborazione con le suore di un ordine il cui nome non appare nelle lettere, ma che probabilmente è quello delle agostiniane del Monastero di Santa Chiara della Croce che per tradizione si occupano di lavori ad ago14. Certamente è un impegno non da poco nel quale, almeno nei primi tempi, insieme a Marianna e Adele, lavora sua sorella Checchina, particolarmente abile nel ricamo. Le stoffe, tra cui la famosa tela umbra15, vengono acquistate presso le Industrie Femminili Italiane, che si occupano anche della vendita dei manufatti16. Le due amiche cercano di valorizzare i ricami prodotti con esposizioni a Roma e con mostre estive a Montefalco, per invogliare all’acquisto le villeggianti – le “straniere”, come le chiamano – che sembrano apprezzare in modo particolare la freschezza dei loro lavori: Una signora ha comprato tutto e ha lasciato l’incarico di una tovaglietta con un disegno che sta nella cappella Al “Monastero di Santa Chiara in Monte Falco” (sic!) Adele lascerà nel suo testamento, stilato nel 1956, la non piccola somma (a quei tempi) di 100.000 lire, la stessa che destinerà alle due istituzioni da lei fondate: il Centro Nascita Montessori e l’Associazione “Maria Montessori per la formazione religiosa del bambino”. 15 La tela umbra è di due tipi: la prima di antiche origini, detta anche medioevale, ha il pregio di avere i fili dell’ordito e della trama della stessa grossezza e quindi di consentire ricami di perfetta geometria, come quelli delineati a punto scritto e riempiti a punto croce. Il risultato è il punto Assisi, i cui disegni sono ispirati da antichi affreschi e da ricami conservati nelle chiese di Assisi, risalenti al 1200 e al 1300; la seconda è una tela finissima in lino o cotone, a uso per i corredi. 16 Tale organizzazione era stata avviata agli inizi del XX secolo nel quadro delle nuove rivendicazioni femminili circa il voto e la parità giuridica dalla contessa friulana Cora di Brazzà Savorgnan per valorizzare il lavoro a domicilio di tessuti e ricami e per assicurare alle donne un minimo di autonomia. Nel suo castello di Brazzacco (Udine) aveva anche aperto una scuola di merletti. Qualche tempo dopo trasformò le “Industrie” in una cooperativa, che però non ebbe successo a causa dei guadagni limitati e dell’isolamento, di fatto, delle donne. Inoltre nel 1904 a Fagagna (a 13 chilometri da Udine) impiantò un laboratorio di bambole e giocattoli sul modello di altri visti a Norimberga; Cfr. Dossena, 2020. 14
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di S. Maria in Piazza. Le suore17 l’hanno già ricopiato e Checchina la tenterà quanto prima.
Ogni pezzo è eseguito con cura, i motivi studiati con attenzione: Riconosco che ci sono parecchi difettucci, ma le cose perfette mi persuado che non sono di questo mondo, specie alle prime; in seguito faremo meglio. […] Spero ti piaccia il cuscino amorosissimo […].
Foto 1 – “Il cuscino amorosissimo” citato da Adele Costa Gnocchi riferendosi alla Scuola di Ricamo.
L’allestimento delle mostre comporta un’oculata amministrazione delle magre finanze di cui si occupa Adele: ci sono gli utili da dividere con le suore18, che insegnano nella scuola e controllano il lavoro delle ragazze e ovviamente gli acquisti del materiale, tessuti e di fili da ricamo, di cui si occupa per lo più Marianna. Il 27 giugno 1908 Adele le scrive: È venuta la Regina [Margherita], si sarebbe potuto fare qualche cosa, tanto più che essa ha parlato con maestre, monache, ecc.! Mi sono venute in mente mille È probabile siano le agostiniane di Santa Chiara da Montefalco. A loro Adele era molto affezionata, tanto da nominarle nel testamento, come visto nelle note precedenti. 18 In una lettera datata giovedì Santo del 1910 Adele informa Marianna che “gli utili sono di £70 e in cassa (ci sono) £106,35”. 17
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cose; avremmo potuto presentare la scuola come corpo organizzato […]19.
Nel 1910 progetta un’assicurazione per le ragazze studiandone gli obblighi e i vantaggi e cerca di organizzare per loro qualche occasione di svago, come ad esempio, quella gita che sospirano: se mai, saresti contenta che si prendessero le 30 lire messe da parte? Dico 30 e non 35, tanto per lasciare un po’ di seme e per la superbia di poter dire sempre che nella scuola c’è guadagno […]. Per ora la questione si aggira tra Perugia, Terni, Todi, in ogni caso sarebbe faticosissima […]. Ho promesso di studiare orari e la possibilità di avere un automobile [al maschile, ovvero una corriera – N.d.C.]. Poi una per finire: una straniera che aveva comperato una borsetta dis. americano uscendo da S. Francesco domanda a una donnetta della rocca chi fa quei lavori, chi si occupa di quelle ragazze, dove sta quella signorina che vorrebbe conoscerla e la donnetta per tutta risposta: È quella de Gnocchi che sta sotto l’arco20!
Ancora nello stesso anno scrive: Le ragazze che ti ricordano sempre, continuano a venire con piacere che ora è raddoppiato perché cantano! È una cosa che sto facendo di nascosto di mamma e che date le mie occupazioni presenti proprio non ci voleva, ma come potevo disimpegnarmi con le Suore che mi hanno tanto pregato? Si tratta di preparare una messa che faranno cantare per il 25° dei voti della Superiora. Una volta detto di sì, naturalmente ho preteso una cosetta fatta bene, così abbiamo fatto venire della musica da Roma e ho scelto una messa tanto bella, ma parecchio difficile, specialmente per insegnarla alle ragazze che sono nuove di tutto.
La maestra di canto è proprio lei, Adele. È probabile siano le agostiniane di Santa Chiara da Montefalco. A loro Adele era molto affezionata, tanto da nominarle nel testamento, come visto nelle note precedenti. 20 I corsivi indicano le sottolineature di Adele nel testo. 19
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ISBN ISBN978-88-6153-711-8 978-88-6153-863-4
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Grazia Honegger Fresco
Giuseppe Daconto
PENSIERI SOSTENIBILI AI PIEDI DI UN BAOBAB
studio sulla lunga infanzia umana.
RADICI NEL FUTURO
nazzo viveFresco a Roma. Grazia (Bari), Honegger (Roma,Laureato 6 gennaioin Economia all’Università Aldo Moro di èBari 1929 – Castellanza, 30 settembre 2020), sta- e alla Federico Caffè di Roma 3, si dedica anche ta una pedagogista montessoriana. Nel corso allo cattolico e al volontariato della scoutismo sua lunga vita, ha infaticabilmente lavopolitico, tra la Puglia e Roma. Attualmente è rato per un’educazione nonviolenta, non giueconomista presso Fondosviluppo, il fondo dicante, attenta alla specificità di ogni singolo mutualistico di Confcooperative, all’interno bambino e bambina, particolare attenzio-di del Centro Studi. Si con occupa principalmente ne alla nascita e ai primi tre anni di Ha economia cooperativa, sviluppo e vita. politiche promosso l’apertura di scuole e percorsi fordella coesione. Nel 2018, l’amore lo porta mativi mesi in Italia e all’estero, con alcuni in Senegal: da rivolgendosi questa esperienza sensibilità e rigore ad educatori, maestri, genasce il libro. nitori e servizi per l’infanzia. Premiata dall’Unicef nel 2008, il suo lavoro e il suo pensiero sono oggi raccolti nei molti articoli e libri da lei pubblicati (tra cui due importanti biografie di Adele Costa Gnocchi e Maria Montessori), nella rivista “Il Quaderno Montessori”, nell’Archivio che porta il suo nome a Castellanza e sul sito internet www. graziahoneggerfresco.it. Per le edizioni la meridiana ha pubblicato: Senza Parole. Accogliere il bambino da 0 a 3 mesi (2002); Un nido per amico. Come educatori e genitori possono aiutare i bambini a diventare se stessi (2007); Facciamoci un dono. Come giocare con la prima infanzia (2009); Accogliere un bambino. Da 0 a 3 anni proposte per genitori ed educatori (2013); Da solo, io! Il progetto pedagogico di Maria Montessori da 0 a 3 anni (2018).
edizioni la meridiana
Giuseppe Daconto, originario di Giovi-
Non si tratta di un taccuino di viaggio, di un reportage giornalistico, di unstato racconto In Grazia Honegger Fresco è sempre vivo ciòromanzato che lei stessadi incontri. Nondella è unmemoria” saggio diverso politica o di economia chiamava “il dovere l’instancabile opesull’Africa,portata sulla sua cultura, né Costa un libro sullo nei svira rivoluzionaria avanti da Adele Gnocchi, luppo Ma è un po’ tutto Queste confronti dellasostenibile. nascita, dell’infanzia, della vita questo. stessa. Giunta pagine sono melting pot di emozioni e riflessioni alla vecchiaia, salda un il debito di gratitudine con questo libro che l’autore fa edizione scoprendo in quel mondo, (pubblicato in prima nelche 2001), chepezzo è sì ladistoria di rappresentato nelle cartoline baobab, nelpionoCosta Gnocchi ma, allo stesso tempo,dai quella di un come gruppo stro, in donne tutti i sud della in terra, ancora tanto da nieristico di come giovani sbarcato quelc’èterritorio sconosciuto che, dopoguerra, eranotanto il neonato e il bambino. Una fare,nel tanto da costruire, da migliorare. vicendaIn appassionante che illumina il coraggio, lache tenacia, filigrana il libro contieneper considerazioni essenl’acume.zialmente riguardano noi europei, racchiuse in una Se Maria Montessori è stata la lente Grazia Hodomanda provocatoria: nonattraverso è che ci cui stiamo “africanegger nizzando”? Fresco ha guardato i bambini, Adele Costa Gnocchi è stata la Se suaèmaestra. Daquei lei haluoghi appresopongono la difficiledomande arte dell’osservero che strinvazione,genti l’approccio maieutico nella formazione, il piglio sul futuro, proprio dal confronto tra noideciso e loro, e insieme affettuoso con sicuramente i genitori. Danemmeno lei la convinzione l’eSenegal e Italia, troppo che lontani ducazione non può che partire da una nascita e da una crescita e pur sempre dello stesso pianeta, sorge un dubbio: rispettosa deldove bambino, in andando? un ambiente calmo, con un’assenza verso stiamo di tensioni, nella libertà di scelta i propri con Ed ecco che guardaree di e seguire raccontare unritmi, pezzetto la presenza rassicurante di adulti non improvvisati. dell’Africa, il Senegal, può servire a parametrare meLa speranza è che questo libro venga letto e riletto, soprattutto glio il nostro futuro, come umanità, senza distinzioda chi, giovane come lo era Grazia nel 1947, inizia ora ad affacdi sorta, daperché alcunenelle immagini fortiè come ciarsi alnimondo dell’partendo educazione, sue pagine viva “chiavistelli metaforici” per entrare in questa quella chiave di cui Adele Costa Gnocchi era sempre porzione in cerca di continente e rapportarla nelle persone che chiamava accantoala nostro. sé per portare avanti lo
GIUSEPPE DACONTO
Grazia Honegger Fresco
PENSIERI SOSTENIBILI AI PIEDI DI UN BAOBAB
RADICI NEL FUTURO LA VITA DI ADELE COSTA GNOCCHI (1883-1967)
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