FEBBRAIO/MARZO 2016
Popolare attore di televisione, cinema e teatro, il torinese Giorgio Lupano ha una bella storia da raccontare. Ne parla con entusiasmo, perché lo spettacolo teatrale “Figli di un dio minore” che ha da poco finito di portare in scena lo ha coinvolto profondamente. Per la prima volta in Italia, un cast integrato di attori sordi e udenti ha recitato per un pubblico altrettanto integrato. Due anni di duro lavoro, una grande prova di coraggio ripagata con un successo inaspettato. “Abbiamo avuto un bellissimo riscontro di pubblico - racconta Giorgio - Il regista Marco Mattolini da 30 anni cercava di allestire questo spettacolo, ma non trovava un attore disponibile per la parte di James, l’insegnante di logopedia. L’ha proposto a me e ho accettato. È stata una fortuna, perché da questa esperienza ho tratto un arricchimento pazzesco. Ho scoperto un mondo nuovo”. “Frequentando e conoscendo persone sorde continua - ho visto come affrontano la vita in un mondo a misura di udenti. E cioè con forza, coraggio e ottimismo. La protagonista dello spettacolo, Rita Mazza, sorda dalla nascita, ha 30 anni e per diventare attrice ha viaggiato tantissimo imparando 6 lingue dei segni differenti. Per me sono stati due anni di scoperte, una dietro l’altra”.
L’entusiasmo con cui Giorgio Lupano racconta questa esperienza nasce anche dalla consapevolezza di aver vinto una sfida difficile. “Ho lavorato duramente - spiega - Ho cominciato a studiare la lingua dei segni quando ancora non avevo la certezza di fare lo spettacolo. I momenti di sconforto sono stati numerosi: è difficile parlare e segnare contemporaneamente e avere a che fare con un mondo prima sconosciuto. Ho cominciato da zero con persone che hanno altri riferimenti rispetto ai nostri. Ho imparato a rispettare la loro differenza, senza considerarla una disabilità, e ho toccato con mano quanto la diversità possa essere arricchente e stimolante”. L’allestimento teatrale di “Figli di un dio minore” di Mark Medoff ha richiesto un intenso lavoro di squadra per portare sulla scena un risultato che fosse accettato da tutti, udenti e non. “E il risultato è stato molto gratificante - dice Giorgio - I sordi in Italia si stanno battendo perché la loro lingua venga riconosciuta come lingua ufficiale e vederla sul palcoscenico trasformata in evento teatrale è stato per loro motivo di gioia”. Un risultato che prescinde dalla storia raccontata. “A Trieste - continua l’attore - una ragazza che ha assistito allo spettacolo ha detto che ad essere importante non era tanto la storia quanto quello che stava succedendo sul palco, e cioè ciò che stavamo realizzando insieme. Ci auguriamo di portare lo spettacolo ancora in giro per l’Italia. Vorrei che lo vedessero tutti. È uno dei 4 miei lavori tra cinema e teatro che più ricorderò. Il lavoro più emozionante, denso di difficoltà ma pieno di bellezza”. mezzopieno 1 FEBBRAIO-MARZO 2016
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