GIUGNO/LUGLIO 2016
Un nuovo modello di economia che realizzi il bene di ciascuno unitamente al bene degli altri. è l’”economia civile”, al centro del pensiero e degli studi di Stefano Zamagni, professore ordinario di economia politica presso l’Università di Bologna, ex presidente dell’Agenzia per il terzo settore e tra i principali consulenti di papa Benedetto XVI per la stesura del testo dell’enciclica “Caritas in veritate”. Ai modelli economici dominati dalla ricerca di soddisfazioni individuali il prof. Zamagni ne oppone un altro che tende al bene comune. Per il noto economista una buona società, frutto di un mercato che funziona e di processi che attivano la solidarietà, non è utopia. E a dimostrarlo sono la crescente affermazione della finanza etica, delle imprese sociali, del commercio equo solidale, del microcredito e delle fondazioni. “Se eliminassimo queste realtà - dice - ritorneremmo all’età della pietra. Se non ci fosse il volontariato, ad esempio, il sistema crollerebbe. Bisognerebbe però fare di più. E la riforma del terzo settore approvata recentemente va in questa direzione”. Relazioni, motivazione, fiducia sono i tre pilastri dell’economia civile. è su questi tre “nutrimenti” che abbiamo scelto di soffermarci con Stefano Zamagni. “Il concetto di relazioni interpersonali - afferma l’economista - è
antico quanto la filosofia. Le persone per raggiungere la felicità, che è lo scopo della vita, hanno bisogno di relazioni. Ai nostri giorni la struttura economica sociale è l’economia di mercato: è possibile in questa struttura stabilire relazioni interpersonali che vadano nella direzione del bene comune? Io credo di sì. La relazione presuppone che tra le persone coinvolte nella transazione ci sia un riconoscimento dell’esistenza dell’altro e un mutuo vantaggio. Per fare un esempio, se io nella mia azienda sfrutto un operaio, non potrò pensare che nutra per me simpatia e lealtà”. “La motivazione - continua Zamagni - è la forza che spinge il soggetto ad agire. è di due tipi: estrinseca, quando ci si aspetta dalla propria azione un guadagno o vantaggio materiale o di altro tipo; intrinseca, quando si agisce perché si è convinti che la propria azione sia giusta e sia un bene in sé. Nelle persone sono presenti entrambe le tipologie, cambia solo la percentuale. Ma è proprio questa percentuale che fa la differenza. In ognuno di noi la diversa proporzione dipende dalla costituzione morale, dall’educazione ricevuta e dall’organizzazione sociale ed economica. Agendo sugli ultimi due aspetti si può ottenere un aumento della motivazione intrinseca e quindi il successo della società”. Non meno importante è la fiducia. “La parola deriva dal latino “fides”, corda - conclude il prof. Zamagni - La fiducia postula trame di relazione perché è una corda che unisce: se la si taglia, la gente si richiude in se stessa e coltiva la cultura del sospetto e la paura. Se capisco che la fiducia è una corda, ho capito tutto. La fiducia tende a generare reciprocità: chi la riceve tende a darla”. mezzopieno 1 GIUGNO-LUGLIO 2016
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