Marzo 2013

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Strategie & Mercati DIBATTITO

I NODI ANCORA IRRISOLTI

I punti critici della vigilanza unica Da marzo 2014 partirà il nuovo sistema di controlli europeo, che amplierà i poteri della Bce. Come? Quali saranno le problematiche da affrontare? E le successive implicazioni? Se ne è parlato in una Tavola rotonda organizzata da BancaFinanza e da Nifa. ■ FILIPPO CUCUCCIO

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a vigilanza bancaria europea, da tempo sotto i riflettori, è stata investita da nuovi cambiamenti a fine 2012. L’accordo tra i 27 paesi, raggiunto dopo una lunga trattativa, ha infatti disegnato il nuovo sistema continentale di controlli, che - salvo proroghe - dovrebbe partire l’1 marzo 2014. Ma, prima di raggiungere questo traguardo, le autorità competenti dovranno sciogliere parecchi nodi. Infatti, dopo l’accordo raggiunto dai 27 paesi, sono sorte parecchie perplessità sull’efficacia della soluzione proposta. I punti più critici sono il mancato assoggettamento a controlli di interi pezzi del mercato finanziario; le possibili situazioni di conflittualità tra Bce e banche centrali nazionali o altri organismi di controllo europei; le commistioni tra funzione di politica monetaria e aspetti di sorveglianza che fanno capo allo stesso organismo (la Bce). Per cercare di fare chiarezza su questi aspetti, Nifa (New international finance association, l’associazione interdisciplinare che riunisce personalità provenienti dal mondo accademico, giornalistico, professionale e associativo per approfondire e comprendere l’evoluzione in corso nel mondo finanziario internazionale) ha organizzato con la collaborazione di BancaFinanza, presso la sede dell’Agenzia Generale Marzo 2013

BancaFinanza, marzo 2013

Ina Assitalia di Firenze, una tavola rotonda, moderata dal direttore Angela Maria Scullica e da Filippo Cucuccio, giornalista e assistente del presidente dell’Associazione nazionale per lo studio dei problemi del credito (Anspc). Al dibattito hanno partecipato: Maurizio Baravelli, ordinario di Economia degli intermediari finanziari alla Sapienza di Roma; Vittorio Conti, commissario Consob; Marcello Messori, ordinario di Economia politica presso la Luiss di Roma; Vladimir Nanut, direttore del Mib all’università di Trieste; Giovanni Sabatini, direttore generale dell’Abi ed Enrico Tupone, segretario generale dell’Associazione italiana banche estere. Ed ecco che cosa è emerso. Domanda. Quali sono i principali punti di forza e di debolezza degli accordi che hanno istituito la vigilanza unica? Messori. Per svolgere una valutazione complessiva di queste misure occorre considerare il quadro di riferimento tracciato dal consiglio europeo lo scorso fine giugno, e i successivi passi compiuti dal parlamento e dalla commissione. Nel complesso, penso che si tratti di un “compromesso alto”. Ho detto “compromesso” perché le misure adottate sono il frutto di una mediazione tra le alternative sostenute dai diversi stati membri. E ho detto

“alto” perché si è comunque avviato un processo che, se avrà successo, romperà il circolo vizioso fra due tipi di crisi: quella del settore bancario e quella del debito sovrano. E costituirà un passo decisivo per l’unificazione del mercato finanziario nella Ue. Certo: ho ben chiaro che le decisioni, prese lo scorso dicembre dall’Eurogruppo e avallate dal successivo Consiglio europeo, hanno riguardato la sola vigilanza, mentre assai poco è stato deciso per gli altri due pilastri su cui dovrà fondarsi l’unione bancaria: il sistema di garanzia sui depositi e il meccanismo di risoluzione delle crisi. Inoltre, ci sono punti di debolezza anche nella soluzione adottata sulla vigilanza europea. Un primo elemento di criticità è dato dal fatto che l’architettura della vigilanza europea prevede una modalità di cooperazione fra autorità (europea e nazionali) che è simile a quella prevista nel meccanismo dell’Antitrust. E questa non ha sempre funzionato bene, nonostante la presenza di un “libro unico” (single book) delle regole. Nel caso della vigilanza sul settore bancario, questo libro deve essere costruito dall’Eba, e sarà applicato dalla Bce. È quindi legittimo dubitare della reale efficacia del meccanismo indiretto di vigilanza che sarà esercitato dall’istituto centrale europeo sulle banche di minore dimensione, e con presenza prevalentemente nazionale. Un secondo punto critico riguarda i rapporti fra Bce ed Eba: in particolare, si rischia che le maggioranze qualificate (previste nelle decisioni dell’Eba, per tutelare i paesi non euro e restii ad aderire al processo


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