Accademia di Architettura di Mendrisio Elaborato Teorico - Professor Carlo Nozza – SA 22/23
Michele Fuschini
“GENTERSTRASSE MIX HOUSING” Dal sistema costruttivo di Otto Steidle all’architettura d’emergenza
Accademia di Architettura di Mendrisio Elaborato Teorico – Professor Carlo Nozza Anno Accademico 2022 – 2023 Semestre Autunnale Michele Fuschini - 17-984-097 1
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Fig. 1 Otto Steidle, Genterstrasse Mix Housing, Monaco (1972) Il sistema costruttivo (formato da elementi prefabbricati in calcestruzzo) e l’involucro (composto da pannelli in lamiera corrugata e parti vetrate) vengono combinati in base alla tipologia abitativa che si vuole ottenere, dando vita ad una composizione libera e personalizzata e diventando l’espressione e il carattere dell’edificio stesso.
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ABSTARCT
Partendo dal presupposto di non volere fare della retorica, soprattutto nel momento storico che stiamo vivendo, prima con la pandemia causata dal COVID-19 e poi con lo scontro bellico che sta avendo luogo nell’Est Europa, ci si accorge sempre di più dell’importanza del ruolo sociale e umanitario che l’architettura dovrebbe avere. Questo elaborato si pone l’obiettivo, partendo dall’analisi del caso studio “Genterstrasse Mix Housing” di Otto Steidle, di indagare le potenzialità del sistema costruttivo proposto e di come esso, grazie alle sue caratteristiche legate alla prefabbricazione, alla modularità, alla flessibilità e alla facilità di messa in opera, ben si adatterebbe ad un progetto di architettura transitoria e di emergenza. Dopo averne appreso i punti di forza e le eventuali criticità, la proposta è quella di contestualizzare questi elementi ai bisogni attuali e, partendo dalle varie problematiche legate al calcestruzzo, materiale utilizzato nel progetto in questione (soprattutto da un punto di vista ambientale e logistico), si vuole approfondire la possibilità di definire una variante del sistema costruttivo di Steidle che applichi i suoi principi cardine al legno, ritenuto il materiale del futuro e che si pensa potenzialmente in grado di sopperire alle criticità individuate nel calcestruzzo . Il fine ultimo è quindi di evidenziare come il nuovo sistema costruttivo ligneo, basato sui principi del progetto di Steilde, sia potenzialmente una soluzione concreta e plausibile, che potrebbe essere sviluppata in futuro per far fronte a situazioni emergenziali che necessitano di interventi rapidi, efficienti e poco dispendiosi sia a livello economico, sia per quanto concerne le tempistiche di messa in opera. L’obiettivo è di creare le basi teoriche per delle proposte abitative transitorie che garantiscano alle persone in difficoltà non solamente un riparo, ma anche delle soluzioni di una certa qualità spaziale e architettonica, rendendo il soggiorno obbligato dignitoso e per quanto possibile piacevole.
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INDICE
1. L’ARCHITETTURA DI EMERGENZA: Costruire nelle emergenze umanitarie…………………………………………………………………………….……Pag 6
1.1 Il cambiamento climatico 1.2 I disastri ambientali e le situazioni emergenziali 1.3 I fattori chiave 1.4 Il ruolo dell’architettura
2. L’EMERGENZA ABITATIVA: Parametri per una progettazione efficace e sostenibile…………………………………………..………….…..Pag 9
2.1 L’architettura d’emergenza 2.2 Le strategie architettoniche 2.3 I parametri progettuali
3. “GENTERSTRASSE MIX HOUSING” DI OTTO STEIDLE: Le potenzialità del sistema costruttivo………………………………………………………………………….…….Pag 15
3.1 Il progetto 3.2 Il sistema costruttivo 3.3 Le potenzialità e gli aspetti critici 3.4 L’adattabilità ad un’architettura emergenziale
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4. SCELTA DEL MATERIALE: Il legno come materiale del futuro……………………………………………………………..………………...……Pag 24
4.1 Il materiale del XXI secolo 4.2 Le potenzialità del legno 4.3 La scelta della tecnologia appropriata 4.4 La compatibilità con il sistema costruttivo di Steidle
5. LA TRANSITORIETÀ NELL’ARCHITETTURA DI EMERGENZA: La reversibilità del processo costruttivo…………………………………………………………………………...…Pag 32
5.1 L’abitazione transitoria 5.2 La reversibilità del costruire 5.3 L’architettura a “zero residui” 5.4 La potenziale reversibilità del progetto di Steidle
6. CONCLUSIONE: Dal sistema costruttivo di Otto Steidle all’architettura d’emergenza…………………………………….....Pag 39
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1. L’ARCHITETTURA DI EMERGENZA Costruire nelle emergenze umanitarie
1.1 Il cambiamento climatico Il riscaldamento globale, fenomeno che sta irrimediabilmente danneggiando la natura e l’equilibrio del nostro pianeta, è ormai qualcosa di tangibile che sotto gli occhi di tutti modifica costantemente le dinamiche degli eventi climatici fino ad oggi conosciuti. Si ipotizza infatti, che in un futuro non troppo lontano, l’aumento delle temperature causerà l’innalzamento del livello dei mari e il conseguente incremento di eventi catastrofici come periodi di siccità, alluvioni e terremoti mettendo a repentaglio la vita di milioni di persone. 1 Un cambiamento drastico nelle abitudini di una società mondiale basata sulla globalizzazione e il consumismo risulta dunque urgente e necessario: cosa accadrà se non verrà adottata nell’immediato una politica riduzionista nei confronti dei consumi di risorse atta a regolare e a diminuire anche la produzione di inquinamento e di conseguenza l’emissione di gas serra? Saremo pronti ad affrontare i possibili effetti negativi?
1.2 I disastri ambientali e le situazioni emergenziali Le statistiche relative alle calamità avvenute dagli inizi del XXI secolo parlano di 400 disastri l’anno, che attualmente non siamo ancora in grado di gestire. I terremoti, le alluvioni e qualsiasi altro genere di situazioni emergenziali che si sono susseguite in ogni zona del nostro pianeta, sono state la prova che la maggioranza dei paesi non sia ancora in grado di affrontare queste problematiche in maniera efficiente. Molte volte la causa è la mancanza di pianificazioni adeguate: le drastiche conseguenze sono state le città e le abitazioni distrutte, persone rimaste senza casa e flussi di migrazione forzati. La mobilitazione e la sensibilizzazione in questo ambito hanno portato negli ultimi anni ad iniziative positive, come la creazione di nuove organizzazioni solidali di aiuti umanitari e di controllo e monitoraggio dell’ambiente, con anche la conseguente crescita, grazie ai maggiori investimenti fatti, nel campo della ricerca e delle sperimentazioni,
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https://www.undrr.org, The human cost of disasters: an overview of the last 20 years (2000-2019), 2020, pp. 6-7
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nel tentativo di limitare i danni causati dalle catastrofi e di trovare altrettante soluzioni abitative. 2 Nel corso della storia è sempre stato complicato prevedere eventi imprevedibili, ma al giorno d’oggi, grazie al progresso e alla conoscenza
ottenuti soprattutto in campo tecnologico, dovrebbe essere possibile
prevedere almeno il “prevedibile” così da fornire pronta assistenza e le cure necessarie alle persone nei momenti di criticità. 3 Nel tentativo di far fronte a queste urgenze, le organizzazioni umanitarie si trovano ad affrontare e risolvere quotidianamente importanti sfide grazie al rapido e continuo sviluppo delle tecnologie in diversi settori, cercando di fornire un servizio efficace, pur dovendo spesso contenere i costi.
1.3 I fattori chiave È proprio su fattori quali la rapidità di esecuzione e di messa in opera, l’organizzazione logistica, la facilità di trasporto, la fattibilità, la reversibilità e la sostenibilità economica ed ambientale, che qualsiasi intervento o progetto in ambito emergenziale e umanitario deve puntare. L’aumento esponenziale della domanda di servizi e di assistenza da parte della popolazione mondiale, in particolar modo nei Paesi del Terzo Mondo, se si fa riferimento a fattori legati alla crescita demografica che comporta di conseguenza l’amplificarsi di eventi pandemici, di carestia, ma anche di problematiche legate a situazioni economiche, politiche e di calamità naturali, che riguardano senza distinzioni tutto il globo, porta all’urgente necessità di ottimizzare ed aggiornare costantemente i protocolli di emergenza e di assistenza umanitaria. Si giunge ora al compito che l’architettura dovrebbe avere nel fornire un riparo alle popolazioni bisognose.
1.4 Il ruolo dell’architettura Nel campo dei disastri naturali l’architettura dovrebbe avere un ruolo di rilievo: la sua distruzione, infatti, si può identificare come il più grave scenario possibile, diventando spesso il fattore che consente di definire l’entità dei danni inflitti da una determinata catastrofe. Oltre a questo punto fondamentale, l’architettura dovrebbe essere anche la protagonista indiscussa nel momento della ricostruzione, o ancora meglio nel predisporre e fornire delle soluzioni già pronte e disponibili nel momento della necessità. Queste premesse 2 3
Masotti, Clara. Manuale di architettura di emergenza e temporanea. Napoli: Esselibri, 2010, pp. 7 Balducci Castè, Andrea/Bermejo Cocho, Ana/Li, Daode. Deployable emergency system. Oleiros: NETBIBLO, 2008, pp. 100
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portano ad una riflessione più ampia su come si dovrebbero stilare dei protocolli non tanto per porre un rimedio ad una situazione improvvisa, ma per scongiurare la pericolosità degli eventi anticipandoli, agendo proattivamente e progettando delle soluzioni pronte ad essere utilizzate in ogni evenienza. L’obbiettivo finale dell’architettura di emergenza è quello di trovare una soluzione temporanea al problema dell’emergenza abitativa dovuta ad un disastro naturale: partendo dalle fasi iniziali dell’emergenza con il primo soccorso, per poi arrivare alla pianificazione della seconda emergenza in attesa della vera e propria ricostruzione. Ma cos’è realmente l’architettura di emergenza? Quali sono i parametri che permettono di delineare la qualità e l’affidabilità di un progetto atto a fornire una soluzione e un riparo temporaneo in situazioni di criticità?
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2. L’EMERGENZA ABITATIVA Parametri per una progettazione efficace e sostenibile
2.1 l’architettura d’emergenza Con il termine “emergenza” si fa riferimento a situazioni impreviste causate da eventi catastrofici, ma anche a condizioni di precarietà relative ad eventi bellici, disastri ambientali e complesse situazioni economiche e politiche provocate dall’uomo. L’architettura di riferimento per questi specifici eventi si caratterizza in base alle diverse soluzioni tecnologiche e tipologiche che vengono adottate e la risposta progettuale e costruttiva rimanda molto spesso ad una forma primordiale del costruire, il cui unico scopo è di rispondere in maniera tempestiva ed efficace alle necessità di soccorso abitativo, fornendo un riparo alle persone in difficoltà.
Fig. 2 Shigeru Ban, Paper Log Houses , Kaynasli (2000) Il progetto, nato dall’esigenza di creare dei ripari per la prima emergenza post catastrofica, si basa sulla volontà di riusare elementi reperibili sul mercato locale, facilmente trasportabili ed assemblabili, grazie alle dimensioni e al peso contenuto, che rendono possibile la costruzione senza l’ausilio di macchinari e con una manodopera non specializzata.
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2.2 Le strategie architettoniche La progettazione in situazioni emergenziali ha molte analogie con l’architettura presente in ambienti estremi (l’alta montagna, il deserto, ecc.) dove le rigide condizioni implicano una prassi operativa ben precisa e le modalità progettuali si possono riassumere in due principali tipologie di approccio: da un lato è possibile un approccio metodologico che predilige la prefabbricazione, la modularità e la progettazione integrata (high-tech), le cui soluzioni leggere, tecnologiche e resistenti, permettono di fornire in tempi brevi dei livelli di comfort e di sicurezza adeguati, risultando però spesso decontestualizzate. Altro possibile approccio risulta essere la reinterpretazione dei sistemi costruttivi locali (low-tech), con l’obiettivo di implementarne le prestazioni fisico-meccaniche per garantire allo stesso modo dei parametri abitativi adeguati, con il risultato finale che sarà sicuramente più contestuale, con un forte rimando all’identità culturale locale. 4 Fatta questa distinzione tra le due possibili metodologie d’approccio, si può appurare come il fine ultimo comune sia esclusivamente uno: fornire una soluzione abitativa adeguata nel minor tempo possibile, minimizzando i costi e le tempistiche di attuazione. L’architettura di emergenza inoltre è spesso associata alla progettazione di situazioni temporanee e diviene occasione per sperimentare nuove tecnologie, nuovi sistemi costruttivi (molto spesso risultanti dall’ibridazione di sistemi tradizionali e sistemi innovativi), programmi finanziari e processi produttivi ed organizzativi avanguardistici, in ottica di rinnovare continuamente questo settore, nel tentativo di essere costantemente alla ricerca della soluzione più efficiente per rispondere ad un’eventuale emergenza. Per questa ragione, ogni tentativo progettuale inerente a questo ambito, deve confrontarsi con tematiche relative alla progettazione “reversibile” e a “sistema aperto”, ovvero capace di apportare modifiche alla struttura, alla forma e alle prestazioni del progetto, in base alle necessità delle persone e/o alle caratteristiche dei luoghi di inserimento. 5
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Masotti, Clara. Manuale di architettura di emergenza e temporanea. Napoli: Esselibri, 2010, pp. 149 Masotti, Clara. Manuale di architettura di emergenza e temporanea. Napoli: Esselibri, 2010, pp. 150
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Fig. 3 Shigeru Ban, Paper Log Houses , Kobe (1995) Nonostante l’obiettivo di fornire un riparo immediato in momenti di emergenza e considerando i numerosi vincoli imposti dal contesto, il progetto nel suo insieme risulta di una raffinata qualità architettonica e spaziale, garantendo agli sfollati un riparo confortevole e dignitoso.
2.3 I parametri progettuali L’architettura emergenziale dovrebbe essere pensata per accogliere qualsiasi tipo di tecnologia presente sul mercato, basandosi su sistemi costruttivi “aperti” e “a secco”, in modo tale da garantire una possibile modificazione durante il periodo di vita del progetto qualora necessaria, ma allo stesso tempo una reale possibilità di smontaggio del sistema una volta terminato il suo utilizzo. Inoltre per rendere ancora più efficiente un progetto di architettura d’emergenza bisognerebbe studiare le unità in maniera tale che, oltre a rispondere tempestivamente alla richiesta abitativa, limitino il più possibile il lavoro in cantiere, prediligendo una progettazione maggiormente industrializzata e prefabbricata, che sia facilmente trasportabile con mezzi 11
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ordinari e velocemente assemblabile in situ. Un progetto a sistema “aperto” e basato su una costruzione “a secco”, garantisce infatti un modello avanzato, con la possibilità di implementazione attraverso elementi e componenti “coordinati” e presenti sul mercato, che saranno poi utilizzate in procedure “integrate”, facilitandone cosi la reperibilità nelle diverse aree geografiche e limitando la possibilità di mettere in crisi un singolo sistema produttivo, sfruttando un bacino di produzione più ampio. 6 Per approfondire la questione inerente al sistema costruttivo, con le differenti tipologie possibili, si dovrebbe per prima cosa analizzare le soluzioni tecnologiche accessibili, partendo da quelle tradizionali per poi arrivare a quelle industrializzate, definendone le differenti modalità e possibilità di assemblaggio. Contemporaneamente però bisognerebbe elencare le “prestazioni” a cui esso è chiamato a rispondere, per valutarne la compatibilità e la congruità con tutto il sistema. Le soluzioni tecnologiche possibili per un progetto di questo tipo si suddividono in base alla “forma” degli elementi che compongono il sistema e fanno riferimento alle diverse modalità di assemblaggio:
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componenti monodimensionali: ovvero elementi lineari di un telaio o di un balloon frame;
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componenti bidimensionali: vale a dire pannelli, con la possibilità di una sottostruttura lineare;
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componenti tridimensionali: ossia elementi volumetrici, preassemblati in stabilimento, almeno per quanto concerne la parte strutturale, composta da una sottostruttura di elementi lineari o a pannello;
Per definire un sistema costruttivo adeguato ed efficiente, bisognerebbe analizzare i diversi modelli costruttivi possibili e compararli, nel tentativo di cogliere i punti di forza di una proposta progettuale basata su componenti e semi-lavorati puntuali o mono-dimensionali, che vengono trasportati singolarmente e realizzati “in opera”, piuttosto che sistemi basati su pannelli o componenti bidimensionali realizzati a “piè d’opera”, o, infine, proposte composte da moduli tridimensionali finiti, che vengono realizzati ed assemblati in fabbrica e in un secondo momento trasportati in cantiere. Oltre alle differenti soluzioni tecnologiche e alle relative modalità di assemblaggio, la progettazione d’emergenza si basa su un altro fattore fondamentale che sono
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Pasqualis Bennicelli Mariagiulia. Case temporanee, Strategie innovative per l’emergenza abitativa post-terremoto. Milano: Franco Angeli, 2014, pp. 143-147
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gli “indicatori di riferimento”: dei parametri progettuali e produttivi che stanno alla base di queste architetture transitorie e che ne determinano l’efficienza e la resa architettonica. Possono essere riassunti in:
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rapidità costruttiva: indica la qualità di un sistema di essere realizzato nel minor tempo possibile, minimizzando le operazioni e semplificando il progetto;
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flessibilità: si riferisce alle capacità di un sistema di adattarsi alle esigenze abitative, offrendo delle variabilità architettoniche e spaziali;
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trasportabilità: definisce il livello di sforzo di un sistema per essere spostato, semplificando le procedure di assemblaggio-smontaggio;
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dismissione: evidenzia la predisposizione di un sistema ad essere scomposto, garantendo il ciclo inverso della costruzione;
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riuso/riciclabilità: indica le capacità di un sistema di adattare i suoi materiali-componenti ad un ciclo di vita, assicurando la disponibilità al riciclaggio;
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basso costo: sottolinea la prerogativa di un sistema di fornire sicurezza e confort, cercando di limitare le spese;
Definiti questi parametri fondamentali per una corretta progettazione in ambito emergenziale, è ora possibile approfondire il caso studio “Genterstrasse Mix Housing” di Otto Steidle, con l’obiettivo di individuarne le molteplici potenzialità del sistema costruttivo, che ben si adatterebbe ad un progetto per un architettura transitoria e di emergenza, evidenziandone le eventuali criticità, legate in particolare al materiale utilizzato, per poi definire una variante di questo sistema costruttivo aperto e reversibile, per un futuro progetto in ambito umanitario.
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Fig. 4 Shigeru Ban, Paper Log Houses , Kobe (1995) Il sistema costruttivo costituito da elementi riciclati come cassette in plastica, tubi di carta e stoffe, si basa sull’assemblaggio a secco e sulla costruzione modulare, con la possibilità di essere montato in situ senza l’ausilio di macchinari e con una manodopera non specializzata.
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3. “GENTERSTRASSE MIX HOUSING” DI OTTO STEIDLE Le potenzialità del sistema costruttivo
3.1 Il progetto Il complesso residenziale “Genterstrasse Mix Housing”, progetto nato dalla collaborazione dell’architetto Otto Steidle e Doris e Ralph Thut, viene realizzato tra il 1969 e il 1972 a Monaco di Baviera. È infatti a cavallo degli anni Sessanta che, grazie ad una grande euforia relativa allo sviluppo tecnologico e al progresso tecnico, sommati alla convinzione che aspetti economici e sociali del progetto potessero andare di pari passo, sono nate molte utopie architettoniche e innovativi sistemi costruttivi. Oltre alle visioni di Archigram e ai concetti di città spaziale di Yona Friedman, sono sicuramente progetti quali le strutture spaziali in acciaio di Max Mengeringhausen, con l’invenzione del “Mero System”, composto da elementi ad aste e nodi in acciaio o il sistema costruttivo “Marburg Building System " di Helmut Spieker, con elementi prefabbricati in calcestruzzo liberamente combinabili, ad avere fortemente influenzato e ispirato Otto Steidle nel concepire questo progetto, divenuto iconico negli anni per la sua profonda modernità architettonica e di pensiero. Inizialmente l’interesse di Steidle era piuttosto rivolto alla riflessione sul cambiamento delle forme dell’abitare, alla reinterpretazione dei rapporti sociali e famigliari e allo stesso tempo alla loro relazione con il contesto architettonico (la casa, la strada, ecc.). L’opportunità di mettere in pratica queste teorie gli capita subito dopo aver concluso gli studi e, in veste di costruttore e architetto, insieme a Doris e Ralph Thut, progetta il complesso residenziale di Genterstrasse. 7L’idea alla base del progetto era di costruire una struttura capace di adattarsi ai cambiamenti delle situazioni famigliari e sociali nel corso di vita del progetto, passando dalla sfera privata della famiglia tradizionale ad una forma più collettiva dell’abitare che stava prendendo piede in quel periodo. La composizione delle unità, infatti, nasce dal desiderio di produrre nuove tipologie abitative capaci di adempiere ai bisogni e ai desideri dei futuri residenti, non solo al momento della costruzione, ma con l’ottica dell’adattabilità del progetto nel corso degli anni. Altro tema cruciale per lo sviluppo del progetto è sicuramente lo spazio pubblico: articolato in vari sentieri, spazi verdi e aree di comunicazione tra le unità, che insieme alla mixitè di spazi pubblici e privati, contribuisce ad arricchire questa visione di Steidle relativa 7
Kossak, Florian. Otto Steidle – Bewohnbare Bauten/Structure for Living. Zurich: Artemis Verlags AG, 1994, pp. 57
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ad una nuova forma dell’abitare. L’ossatura portante, pensata per essere al servizio dell’indipendenza spaziale, ha consentito la creazione di ambienti aperti, spaziosi e flessibili, articolati su differenti livelli abitativi a loro volta sfalsati. Per Steidle è sempre stato fondamentale evidenziare che non si trattasse di case a schiera: il fine architettonico non era la ripetizione, ma la variazione delle regole all’interno di una struttura spaziale che garantisse flessibilità e personalizzazione. La facciata diventa quindi la trasposizione diretta di questa idea progettuale, dando vita ad una composizione giocosa e spontanea, che mostra la complessità dell’edificio attraverso la sua espressione.
Fig. 5 Otto Steidle, Genterstrasse Mix Housing, Monaco (1972) L’edificio si presenta come uno scheletro in calcestruzzo “vuoto”, pronto ad accogliere i moduli abitativi personalizzati a seconda delle necessità individuali e denunciando nel suo carattere, che risulta fortemente strutturale, tutti gli elementi e la tecnica necessari al funzionamento del progetto.
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3.2 Il sistema costruttivo Una volta appresa la componente sociale del progetto, è inoltre fondamentale approfondire anche l’aspetto architettonico e in particolar modo il sistema costruttivo utilizzato, non tanto perché fosse un qualcosa di nuovo o una tecnologia sperimentale ed innovativa, perché di fatto la prefabbricazione era da decenni entrata a far parte dell’architettura industriale (basti pensare alle opere di Angelo Mangiarotti), ma piuttosto per il modo in cui Steidle fa proprio questo modo di costruire, reinterpretandolo per creare attraverso un sistema che solitamente viene sfruttato per costruire edifici modulari e ripetitivi, un insieme abitativo che basa la sua forza sull’eccezione, sulla possibilità di personalizzare e modificare le singole unità non solo nel momento della progettazione, ma soprattutto nel corso di vita del progetto. La peculiarità è senza dubbio lo scheletro disadorno composto da elementi prefabbricati in calcestruzzo, solitamente utilizzati solo nell’edilizia industriale. La struttura, interamente prefabbricata, è costituita da pilastri disposti secondo una griglia regolare con mensole di sostegno ogni mezzo piano, travi primarie, travi secondarie alleggerite che creano in questo modo anche dei risparmi per la tecnica e solai che vengono completati in situ. Ma un edificio a scheletro prefabbricato in calcestruzzo, con pareti interne ed esterne non portanti non era sicuramente un progetto sensazionale né come principio costruttivo che, come affermato in precedenza, veniva fortemente utilizzato nel mondo industriale, né per quanto concerne i dettagli costruttivi. Quello che rende questo progetto interessante, rinnovandone il sistema costruttivo e facendolo diventare realmente progressista è il modo in cui esso viene sfruttato: all’interno di questo sistema modulare non è stato creato un capannone industriale, ma un edificio con un programma più semplice, basato su flessibilità e personalizzazione. Il fine ultimo di fatto non era quello di progettare un sistema costruttivo innovativo, ma partendo da qualcosa che già esisteva, creare una tipologia nuova, che rispondesse ai bisogni futuri. L’obiettivo di Steidle era di progettare delle “impalcature neutre” che consentissero la libera integrazione e disposizione degli appartamenti, permettendo alla vita di insediarsi in queste “strutture aperte”. All’aspetto costruttivo e progettuale si affianca anche la volontà di creare una struttura economica e flessibile, che consideri le mutevoli esigenze dei residenti e fornisca gli spazi adeguati per lo sviluppo della vita comunitaria. Per questo motivo la struttura orizzontale, composta da travi e i solai, grazie alla predisposizione delle mensole sui pilastri, non era semplicemente impilata come negli edifici convenzionali, ma disposta in maniera
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irregolare e sfalsata. Il risultato non è infatti un blocco abitativo unitario, ma una grande casa scomposta, basata sulla composizione personalizzata delle varie unità.
Fig. 6 e 7 Assonometrie del sistema costruttivo (scala 1:200) Gli elementi prefabbricati in calcestruzzo e i pannelli di tamponamento sono liberamente componibili grazie alla flessibilità e alla personalizzazione garantita dal sistema costruttivo e consentono di creare differenti unità in base alle esigenze spaziali.
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3.3 Le potenzialità e gli aspetti critici Analizzando il progetto più nello specifico e in particolare indagando a fondo i punti di forza e di debolezza del sistema costruttivo, emergono come anticipato molti aspetti che sicuramente non erano di interesse primario per Stedile, ma che risultano di fondamentale importanza al giorno d’oggi, soprattutto nel campo della costruzione emergenziale. Partendo dal descrivere la composizione del sistema costruttivo, che ha reso possibili tutte le innovazioni spaziali e progettuali introdotte dal progetto di Genterstrasse, si trova un sistema apparentemente semplice e “grezzo”, senza particolare cura dei dettagli costruttivi e basato su una costruzione industriale ed economica, arricchita da piccole scelte architettoniche ben mirate. L’abaco della struttura si compone, infatti, di pochi elementi prefabbricati, ma ben pensati: pilastri con mensole predisposte ogni mezzo piano e già forati in corrispondenza degli ipotetici giunti con la struttura orizzontale, in modo da poter inserire facilmente gli elementi di ancoraggio a vite, travi primarie di sezione ordinaria con fori per il collegamento meccanico nei punti di contatto con i pilastri, travi secondarie alleggerite, che creano in questo modo anche dei risparmi per la tecnica, con la sezione che diminuisce l’altezza statica in corrispondenza della testa della trave, creando un incastro nel punto in cui avviene la connessione meccanica con la trave primaria, sempre tramite elementi metallici e per finire solai prefabbricati, che vengono poi completati in situ con un getto integrativo. Gli unici elementi gettati interamente in opera sono le fondazioni, il piano interrato e i nuclei tecnici, che contribuiscono a controventare l’edificio. Le potenzialità di questo sistema costruttivo sono sicuramente legate in primo luogo alla tipologia edilizia adoperata, ovvero una costruzione per stratificazioni a secco, risultante dall’utilizzo della quantità minima di materiali e componenti necessari per resistere alle sollecitazioni meccaniche e termiche (con le relative problematiche) in modo da ridurre gli scarti e facilitare la dismissione, la manutenzione e in questo caso anche la personalizzazione nel corso di vita del progetto. Questo è stato reso possibile grazie alla scelta di non utilizzare collanti per unire meccanicamente le parti strutturali prefabbricate, ma di adoperare un sistema di giunti a secco, con delle semplici connessioni metalliche a vite per collegare la struttura portante verticale e quella orizzontale. Le potenzialità legate a questi aspetti del progetto di Steidle, creano tutti i presupposti per adoperare questo sistema costruttivo in ottica di un’architettura emergenziale, dove parametri quali la prefabbricazione, la modularità, la flessibilità, la reversibilità, la logistica e il trasporto sono elementi chiave. Ma è proprio in riferimento a queste ultime caratteristiche che il sistema di Genterstrasse deve essere ottimizzato. Il calcestruzzo, infatti, che è il materiale 19
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utilizzato, presenta alcuni limiti legati alla produzione, al trasporto e alla fase di assemblaggio. A causa della difficoltà nel reperire la materia prima in alcune aree del mondo si presenta l’obbligo tassativo dell’importazione, che risulta non sostenibile per diversi aspetti: economici, ambientali, ma soprattutto progettuali. Inoltre gli elementi in calcestruzzo sono pesanti e date le loro dimensioni poco maneggevoli, rendendo complicato non solo il trasporto, ma soprattutto un’ipotetica fase di assemblaggio in zone colpite da catastrofi naturali, dove si dovrebbe pianificare una progettazione che risulti facilmente assemblabile, con una manodopera non specializzata e senza l’ausilio di particolari macchinari da cantiere. Altro aspetto critico della costruzione di Steidle, sempre nell’ottica di un architettura di emergenza, transitoria e reversibile, sono le fondazioni interrate e il controventamento garantito da nuclei tecnici, entrambi gettati in opera e di conseguenza elementi non funzionali a questo tipo di architettura. Le fondazioni dovrebbero infatti prediligere soluzione leggere e distaccate dal terreno, con un basso impatto sul suolo, evitando un intervento invasivo anche da un punto di vista strutturale. La controventatura invece, dovrebbe essere garantita o da elementi che fanno parte del sistema costruttivo stesso, come possono essere dei pannelli rigidi strutturali, agganciati al telaio, oppure tramite l’ausilio di diagonali, evitando in questo modo la necessità di gettare elementi in opera. Ultimo punto che necessità di essere approfondito è la tematica relativa alle prestazioni energetiche. Le normative vigenti in quegli anni sicuramente non erano così tanto stringenti, ma a sacrificare l’aspetto termico del progetto, sono state soprattutto le esigenze progettuali ed economiche e non una mancanza di attenzione o competenza da parte degli architetti. Il fine architettonico di ottenere un edificio flessibile e personalizzabile nel tempo ha portato i progettisti a separare la struttura dall’involucro, rendendoli indipendenti. Questa scelta deriva sia da esigenze tecniche e pratiche, legate alla possibilità di smontare, rimuovere e sostituire facilmente le differenti parti della facciata, qualora si volesse modificare la spazialità della singola unità abitativa, sia dalla volontà architettonica di denunciare questa indipendenza tra struttura e involucro in facciata. La conseguenza è la presenza di ponti termici in corrispondenza della struttura e poca efficienza termica degli infissi e dei pannelli (composti da una sottostruttura in metallo e da elementi isolanti) anche a causa delle tecnologie presenti sul mercato all’epoca. Dopo aver analizzato le caratteristiche del sistema costruttivo del progetto di Genterstrasse, evidenziandone i pochi punti critici e le molteplici potenzialità, si vuole approfondire la tematica relativa all’architettura di emergenza, cercando di valutarne un’eventuale adattabilità.
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Fig. 8 Spaccato assonometrico di un’unità tipo (scala 1:200) Le unità, grazie ai dettagli inerenti agli ancoraggi tra struttura e involucro e ai giunti di connessione tra elementi strutturali, risultano facilmente componibili e scomponibili, facendo della personalizzazione e della flessibilità uno dei punti di forza.
3.4 L’adattabilità ad un’architettura emergenziale Il progetto di Genterstrasse rappresenta il manifesto senza compromessi di quella che per l'epoca era una nuova tipologia. Questa volontà di trattare la struttura portante come mezzo per raggiungere un fine, ponendo maggiore enfasi su altri aspetti del progetto, ha inconsapevolmente creato una nuova ed interessante interpretazione della costruzione prefabbricata, dall’alto potenziale architettonico e progettuale. 8Il sistema costruttivo di Genterstrasse diviene dunque una possibile soluzione concreta alla richiesta di abitazioni post catastrofiche: la prefabbricazione, la costruzione a secco, l’indipendenza tra 8
Roland Pawlitschko, A Second Look: Genter Strasse Housing Development in Munich, in “Detail”, 06 (2011), pp. 680-683
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struttura e involucro, la modularità, la flessibilità e la personalizzazione, sono tutte caratteristiche presenti nel progetto di Steidle, nonché requisiti fondamentali per un’architettura transitoria e di emergenza efficiente. Una volta apprese le potenzialità del sistema costruttivo e l’elevata possibilità di declinarlo per un’architettura emergenziale, grazie alle innumerevoli specifiche che rispondono ai requisiti architettonici, costruttivi, economici, logistici e organizzativi necessari, bisogna riflettere sulle poche criticità presenti, che come è già stato analizzato, sono legate al materiale utilizzato ovvero il calcestruzzo. La dimensione degli elementi costruttivi, la difficoltà logistica e di trasporto, il peso e la complicazione nel reperire il materiale in alcune aree del globo, sono infatti le problematiche da risolvere, sommate alle questioni inerenti alla sostenibilità ambientale ed economica, in ottica di rendere il sistema costruttivo di Steidle competitivo nel mercato e nel mondo dell’architettura di emergenza. La proposta è quella di indagare un materiale sostitutivo, che esprima il suo massimo potenziale in un sistema aperto, reversibile e a secco e soprattutto che utilizzi elementi di dimensioni contenute e facilmente trasportabili e componenti “coordinati”, in modo tale da essere reperibile in un più vasto bacino produttivo.
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Fig. 9 Abaco degli elementi e spaccato assonometrico del sistema costruttivo (scala 1:100) L’abaco del sistema costruttivo si compone di pochi elementi strutturali che però garantiscono allo stesso tempo una grande flessibilità spaziale e architettonica, rendendo l’assemblaggio semplice e rapido.
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4. SCELTA DEL MATERIALE Il legno come materiale del futuro
4.1 Il materiale del XXI secolo Riflettendo sulle principali problematiche del nostro secolo, non è possibile non citare le questioni inerenti all’aumento demografico della popolazione mondiale e al cambiamento climatico, con le disastrose conseguenze legate alle catastrofi ambientali, che comporta la richiesta crescente e continua di soluzioni abitative. Nel tentativo di far fronte a queste urgenze, la prerogativa principale risulta solamente una: costruire abitazioni adeguate per le generazioni future e per fare questo è necessario cambiare l’approccio alla costruzione, reinventando il modo di costruire e sfruttando le potenzialità dei materiali nella maniera più corretta, per minimizzare gli effetti sull’ambiente e salvaguardare il pianeta. La costruzione delle città, degli edifici e delle infrastrutture nel mondo è attualmente dominata da un solo materiale: il cemento, di cui vengono prodotte miliardi di tonnellate ogni anno. La sua produzione genera una tonnellata di diossido di carbonio per ogni tonnellata di cemento realizzata, risultando ovvio che un cambio di strategia sia tassativo e che sia necessario stravolgere il modo di pensare la costruzione. Il legno, per esempio, è uno dei primi se non il primo materiale da costruzione mai utilizzato, lo si trova in natura ed è una risorsa interminabile, mentre il cemento e il metallo sono materiali limitati, che potrebbero un giorno scomparire. Il legno inoltre, durante il suo ciclo di crescita, assorbe il diossido di carbonio attraverso la fotosintesi, contribuendo al tentativo di diminuire l’emissione di anidride carbonica e riducendo l’effetto serra, la causa principale del surriscaldamento globale. 9Il legno è quindi un materiale non inquinante, che immagazzina anidride carbonica rilasciando ossigeno, che cresce facilmente in tutto il mondo e che non necessita di essere importato o trasportato per centinaia di migliaia di chilometri, contribuendo anche sotto questo aspetto ad una riduzione consistente dell’inquinamento globale.
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Mayo, Joseph. Solid Wood: Case Studies in Mass Timber Architecture, Technology and Design. Oxon: Routledge Taylor & Francis Ltd, 2015, pp. 7-9
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4.2 Le potenzialità del legno Parlando di costruzione lignea bisogna innanzitutto togliersi dalla testa l’idea del legno come materiale obsoleto, utilizzabile solamente per sistemi costruttivi primordiali. La sua identità rurale e arcaica, infatti, è solamente un lontano ricordo: al giorno d’oggi grazie alle numerose tecnologie sviluppate, i sistemi costruttivi lignei godono delle più avanzate e sofisticate soluzioni ingegneristiche, capaci di risolvere e di assecondare qualsiasi tipo di richiesta tecnica e progettuale. 10 A questo si aggiunge la continua ricerca relativa ai processi di assemblaggio automatizzato che, grazie all’introduzione dei sistemi computerizzati a controllo numerico (CNC) e della robotica, sta diventando possibile. Il settore della costruzione in legno sta quindi acquisendo sempre più strumenti in grado di velocizzare e perfezionare, non solo la produzione e la lavorazione dei componenti e degli elementi costruttivi, ma aprendo anche le porte ad importanti innovazioni nel campo dell’assemblaggio, con rilevanti conseguenze sul piano logistico ed organizzativo anche del cantiere. 11 Ma oltre a questa corrente innovativa, nel campo della costruzione in legno, non è da trascurare nemmeno il potenziale che è ancora presente nei sistemi costruttivi tradizionali, soprattutto se pensati in ottica di un’architettura di emergenza e transitoria, che dovrebbe sfruttare le risorse locali e una mano d’opera non specializzata. Il legno, infatti, è il materiale che meglio si presta a delle architetture emergenziali e transitorie, ma allo stesso tempo risponde a tematiche fondamentali anche per lo sviluppo e il futuro delle nostre città come: la reversibilità architettonica e la sostenibilità ambientale e del ciclo produttivo dei materiali. Per questo motivo, unito anche alle esigenze di costruire in tempi sempre più brevi e quindi attraverso una progettazione modulare, flessibile e a secco, il legno sembra essere il materiale più consono a questo scopo: costruire le città e le abitazioni emergenziali del futuro, in maniera sostenibile ed innovativa, senza rinunciare al progresso tecnologico, alla qualità spaziale e architettonica e salvaguardando il pianeta.
10
Mayo, Joseph. Solid Wood: Case Studies in Mass Timber Architecture, Technology and Design. Oxon: Routledge Taylor & Francis Ltd, 2015, pp. 5-7 11 Krieg David Oliver/ Schwinn Tobias/ Menges Achim. Advancing Wood Architecture: A Computational Approach. Oxon: Routledge, 2017, pp. 13-17
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Fig. 10 Gramazio Kohler, Additive Robotic Fabrication of Complex Timber Structures, Zurich (2017) Prototipo di assemblaggio automatizzato basato su una tipologia costruttiva efficiente sviluppata da Friedrich Zollinger all’inizio del XX Secolo. Lo scopo della ricerca era di investigare le potenzialità dell’assemblaggio e della costruzione automatizzata basata sulla progettazione avanzata di strutture in legno.
4.3 La scelta della tecnologia appropriata L’architettura di emergenza necessita di una meticolosa organizzazione e di un attento controllo durante tutto il processo progettuale e costruttivo: dalla fase del reperimento delle materie prime, all’organizzazione del trasporto, di montaggio-costruzione e di smontaggio-reimpiego oppure di demolizione-riciclo. Fare architettura in queste circostanze non significa solamente rispondere a delle urgenze imposte dalle condizioni progettuali, climatiche ed economiche, ma al contrario, rappresenta il pretesto per sperimentare nuovi sistemi costruttivi, nuovi materiali e nuove tipologie che potrebbero rivelarsi più efficienti nei confronti delle esigenze
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iniziali, dando vita a soluzioni architettoniche, costruttive e spaziali innovative. 12 Quando il risultato progettuale finale soddisfa questi requisiti, significa che la tecnologia adottata e la forma architettonica ottenuta, sono appropriate al luogo, alle persone e di conseguenza alla cultura locale. Come è già stato brevemente anticipato, le modalità di approccio progettuale si possono racchiudere in tre macro categorie:
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high-tech: soluzioni che utilizzano materiali, forme e sistemi innovativi, molto spesso slegati dal contesto, ma dalle alte prestazioni tecniche;
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low-tech: soluzioni che si basano sui sistemi e materiali locali, reinterpretandoli per aumentarne le prestazioni fisico-meccaniche, garantendo una continuità con il contesto;
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tecnologie ibride: soluzioni che uniscono materiali e sistemi avanzati con le tecnologie locali, cercando di sfruttare al massimo le loro potenzialità e implementandone le carenze attraverso elementi innovativi;
Le scelte architettoniche e costruttive, infatti, oltre a rispondere alle richieste progettuali e alle caratteristiche locali, devono soprattutto reagire alle esigenze intrinseche di un’architettura emergenziale e transitoria, ovvero la reversibilità del sistema costruttivo e la riciclabilità dei suoi componenti. Considerando anche i luoghi dove nella maggior parte dei casi questo tipo di architettura è chiamato in causa, viene spontaneo prediligere sistemi semplici e a basso contenuto tecnologico, oppure sistemi ibridi che garantiscano comunque l’autocostruzione e il coinvolgimento di manodopera non specializzata, abbattendo i costi e migliorando l’aspetto sociale del progetto. Inoltre, altro fattore determinante quando si parla di architetture emergenziali, risulta essere l’adattabilità dei materiali ai diversi contesti climatico-ambientali, con la necessità che il sistema sia flessibile e capace di potersi ibridare con materiali locali. L’efficienza di un sistema costruttivo aperto ed integrato viene determinata anche da questa capacità di adattarsi all’utilizzo di differenti materiali e componenti in base alle disponibilità del mercato, vale a dire sfruttare le potenzialità di questa tipologia di sistema per utilizzare componenti ed elementi strutturali realizzati in materiali differenti in base alle risorse locali. Fatte queste premesse, risulta quasi scontato che il legno sia il materiale che meglio risponde a tutti i requisiti fisico-meccanici, tecnici, progettuali e ambientali richiesti. Inoltre dal legno è possibile ottenere
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Masotti, Clara. Manuale di architettura di emergenza e temporanea. Napoli: Esselibri, 2010, pp. 367
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differenti tipologie e classi di materiali (compositi e non compositi), che possono essere sfruttate in base alle tecnologie e alle capacità produttive locali. 13Una volta individuato il sistema costruttivo e di conseguenza i componenti strutturali necessari, è infatti possibile scegliere la tipologia di legno da utilizzare ed il sistema di Steidle è potenzialmente realizzabile con diverse classi di materiali: si potrebbe pensare di utilizzare elementi grezzi, poco lavorati, se si ci si trova in un’area con disponibilità tecnologiche non avanzate, oppure con elementi di legno composito, ibridando per esempio scarti industriali di legno polverizzato con tecnopolimeri, ottenendo elementi di “legno tecnologico” molto più performante e nato dal riuso di scarti industriali, qualora si operi in aree con risorse tecnologiche avanzate. Il legno, inoltre, è un materiale che ben si adatterebbe al sistema costruttivo di Steidle anche per quanto concerne le tematiche relative alla costruzione puntuale, a secco, prefabbricata, modulare e reversibile.
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Berta, Luca/ Bovati Marco. Progettare con il legno: prestazioni, materiali, tecniche costruttive, progetti e realizzazioni. Rimini: Maggioli Editore,2007, pp.17
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Fig. 11 AA's Design & Make course students, Wood Chip Barn, Dorset (2016) Questa struttura si basa sulla possibilità di combinare le geometrie irregolari dei tronchi degli alberi utilizzati e la precisione della progettazione robotica. L’obbiettivo era di indagare la possibilità di combinazione tra sistemi costruttivi tradizionali e tecnologia avanzata, sperimentando l’assemblaggio automatizzato basato su elementi non standardizzati.
4.4 La compatibilità con il sistema costruttivo di Steidle Nel tentativo di individuare il materiale più consono a sostituire il calcestruzzo nel sistema costruttivo di Genterstrasse, in ottica di utilizzarlo come possibile soluzione per un’architettura di emergenza, è stato opportuno evidenziare le problematiche inerenti a questo materiale da un punto di vista ambientale e progettuale, ipotizzando in sostituzione l’utilizzo del legno e valutandone le caratteristiche e le potenzialità in un sistema costruttivo di questo tipo. Solitamente un organismo edilizio basato su una tipologia costruttiva e strutturale per “stratificazioni sovrapposte”, utilizza sistemi a secco e tecnologie leggere, composte da elementi strutturali puntuali e standardizzati, che sono caratteristiche intrinseche anche dei sistemi lignei. Il 29
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sistema costruttivo di Steidle, infatti, basato su uno scheletro prefabbricato, composto da elementi puntuali, collegati meccanicamente tra di loro tramite elementi di connessione metallici, si adatterebbe in maniera evidente anche ad un tradizionale sistema costruttivo a telaio in legno che utilizza appunto semplici appoggi o incastri elementari. A rafforzare la tesi ci sono le tematiche relative alla prefabbricazione, alla modularità, alla flessibilità, alla facilità di trasporto e di messa in opera e alla reversibilità, tutte peculiarità a cui questo materiale ben si adatta. Anche l’indipendenza tra struttura portante e tamponamento, grazie alla quale risulta più facile adattare le capacità termiche della facciata in base alle necessità climatiche del luogo, prefabbricando differenti pannelli destinati alle diverse situazioni geografiche, contribuisce a rendere il legno un materiale adeguato. Si ipotizza quindi l’utilizzo di elementi lignei per adattare il sistema di Steidle ad un’architettura emergenziale, con la prerogativa di poter sfruttare differenti tipologie di legno e tecnologie in base alle disponibilità presenti nell’area interessata dalla catastrofe.
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Fig. 12 Shigeru Ban, Tamedia Office Building, Zurigo (2013) Il sistema costruttivo utilizzato si basa sulla reinterpretazione di un sistema costruttivo tradizionale ad incastro, investigando le potenzialità della costruzione in legno basata però sulla produzione industrializzata di elementi lignei personalizzati , resa possibile grazie all’utilizzo di sistemi computazionali e alla precisione di taglio ottenuta con macchinari CNC.
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5. LA TRANSITORIETÀ NELL’ARCHITETTURA DI EMERGENZA La reversibilità del processo costruttivo
5.1 L’abitazione transitoria Al giorno d’oggi, a causa delle dinamiche demografiche, delle trasformazioni sociali e delle conseguenze relative alla globalizzazione del lavoro, costruire in regime di transitorietà non risulta solo necessario, ma anche opportuno. L’abitazione provvisoria, che prima veniva vista solamente come soluzione a determinate situazioni di emergenza abitativa post catastrofiche, potrebbe essere declinata ad altri scopi come le abitazioni destinate a profughi, esuli, immigrati, senzatetto, ma anche a lavoratori periodici e studenti. 14 La progettazione per la transitorietà, oltre ad essere una problematica di carattere tecnico, politico, organizzativo e gestionale, lo è anche da un punto di vista culturale e sociale e, ragionando su tematiche attuali, inerenti ad un futuro imminente, quali la sostenibilità ambientale ed economica in ambito dell’architettura, ci si accorge che le problematiche fino ad ora associate solamente alla progettazione emergenziale, si ritrovano anche in altri contesti. La reversibilità del costruire e l’abitare transitorio, che spostano l’attenzione sul processo piuttosto che sul prodotto, divengono dunque un tema di interesse globale e non più un argomento secondario, riferito solamente a determinate situazioni. 15 Un’architettura temporanea e transitoria è un sistema abitativo con un ciclo di vita definito, oppure capace di modificarsi nel tempo grazie a:
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semplicità di montaggio e smontaggio: indica la facilità di assemblaggio degli elementi che compongono il sistema;
-
sistemi di assemblaggio a secco: si riferisce ad un sistema che non utilizza collanti per unire meccanicamente i componenti strutturali.
14
Pasqualis Bennicelli Mariagiulia. Case temporanee, Strategie innovative per l’emergenza abitativa post-terremoto. Milano: Franco Angeli, 2014, pp. 15-16 15 Pasqualis Bennicelli Mariagiulia. Case temporanee, Strategie innovative per l’emergenza abitativa post-terremoto. Milano: Franco Angeli, 2014, pp. 83-84
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sistemi costruttivi smontabili: denota la peculiarità del sistema di essere facilmente disassemblabile, grazie all’utilizzo di giunti a secco.
Quando si parla di temporaneità e transitorietà dell’architettura, bisogna fare attenzione a non confondere queste peculiarità progettuali con aspetti relativi alla precarietà e all’instabilità. L’obiettivo è proprio quello di rendere queste architetture confortevoli, con adeguati livelli di comfort e sicurezza, non rinunciando alla qualità architettonica e rispettando però tutti i vincoli progettuali richiesti. Questo implica dal punto di vista tecnologico una progettazione semplice, vale a dire tramite sistemi costruttivi che semplifichino la fase di assemblaggio e di dismissione del progetto.
Fig. 13 Jean Prouvé, Demountable House 8X8m, Parigi(1944) Questo modulo abitativo prefabbricato, pensato per le vittime di guerra in Lorena, utilizza elementi industriali prefabbricati presenti sul mercato, con l’obbiettivo di essere facilmente trasportabile e assemblabile, senza l’ausilio di macchinari o manodopera specializzata.
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5.2 La reversibilità del costruire Parlando di architettura transitoria e di emergenza, infatti, non si può non considerare il tema della “reversibilità” e più in generale della “dismissione” che riguarda la “disassemblabilità”, lo smaltimento e/o il riciclaggio dei materiali e delle componenti di un determinato progetto. Un “sistema reversibile” infatti, viene definito tale quando è possibile il suo totale smontaggio, tralasciando se esso verrà smaltito, riutilizzato o rimontato. 16 Risulta quindi immediato il collegamento con l’architettura emergenziale e transitoria, che di fatto tra le numerose esigenze progettuali a cui è chiamata a rispondere, dovrebbe basare la sua progettazione anche su queste tematiche. Entrando più nello specifico, si può definire che, un sistema edilizio temporaneo e per le emergenze abitative, risulta reversibile quando opera attraverso:
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sistemi di assemblaggio a secco
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sistemi costruttivi stratificati
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materiali e componenti reversibili
-
materiali e componenti riciclabili e/o riutilizzabili
In aggiunta a questi parametri e vincoli progettuali, si rivela essenziale la scelta dei criteri di assemblaggio dei componenti, che determinerà la facilità o la complessità di dismissione del progetto. Più un sistema risulterà disassemblabile, più alte saranno le possibilità di riciclaggio o riuso dei materiali e degli elementi costruttivi. Queste premesse ci portano a prediligere un sistema di assemblaggio “a secco”, tramite connessioni reversibili e a delle scelte costruttive atte a limitare la produzione di scarti.
16
Pasqualis Bennicelli Mariagiulia. Case temporanee, Strategie innovative per l’emergenza abitativa post-terremoto. Milano: Franco Angeli, 2014, pp. 87-90
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Fig. 14 Peter Zumthor, Swiss Pavilion Expo 2000, Hannover (2000) Il progetto aveva come obbiettivo la dismissione e il riuso degli elementi alla fine del ciclo di utilizzo. La costruzione ibrida, infatti, grazie all’utilizzo di tiranti in acciaio, consente lo smontaggio totale degli elementi lignei che non risultano ne incollati ne incastrati tra di loro, ma solamente tenuti insieme da questi elementi metallici.
5.3 L’architettura a “zero residui” Dopo aver definito cosa sia un “sistema reversibile” e quali siano le sue peculiarità, bisogna anche indagare le fasi successive alle “dismissione” del progetto, apprendendo i vari scenari possibili che riguardano il periodo di vita successivo alla demolizione. Se si programma il riutilizzo dei materiali e dei componenti per l’edilizia, bisogna per prima cosa definire degli strumenti capaci di valutare il grado di “riciclabilità” dei materiali per cui si ipotizza la possibilità di trasformazione in “materia prima seconda” (MPS) da reinserire nel mercato e definendo in base alle loro caratteristiche fisico-meccaniche ed estetiche residue se essi possano essere riutilizzati con le stesse funzioni a cui erano destinati originariamente o con eventuale carico 35
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ridotto. Ipotizzando un riuso di una quantità consistente di componenti dopo un primo utilizzo per un’architettura transitoria, con il superamento dei test atti a garantire le loro caratteristiche iniziali, rimane un problema da non sottovalutare che riguarda la resistenza del mercato all’utilizzo di materiali usati. Per far fronte a queste problematiche e rendere il processo di vita di queste architetture emergenziali sostenibile, integrandolo in un sistema di economia circolare, bisogna quindi incentivare la vendita e l’acquisto di questi prodotti che sono pensati per un doppio ciclo di vita, introducendo anche dei sistemi di affitto o di leasing di elementi per l’edilizia abitativa temporanea, tramite agevolazioni e prezzi minori all’acquisto. 17In questo modo si arriva realmente a parlare di architettura reversibile e “a zero residui”, ovvero in grado di pianificare il riuso di ogni singolo materiale e/o componente del progetto.
17
Pasqualis Bennicelli Mariagiulia. Case temporanee, Strategie innovative per l’emergenza abitativa post-terremoto. Milano: Franco Angeli, 2014, pp. 90-92
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Fig. 15 Ake Larsson, Jukkasjärvi Icehotel, Jukkasjärvi (2008) La costruzione di ghiaccio segue il ciclo di vita del materiale utilizzato, prendendo forma in inverno e sciogliendosi in primavera, restituendo la materia prima al contesto. Si tratta di un perfetto esempio di progettazione reversibile e di architettura a zero residui.
5.4 La potenziale reversibilità del progetto di Steidle Il progetto di Genterstrasse, che si è rivelato pionieristico sotto molti aspetti, sicuramente non aveva previsto, tra le tante innovazioni quasi inconsapevoli che ha introdotto, che avrebbe anche anticipato un atteggiamento costruttivo pensato e sviluppato per essere reversibile e riutilizzabile. Nell’idea di Steidle, il tema costruttivo legato alla flessibilità, alla modularità e alla personalizzazione, garantito dalla prefabbricazione della struttura, era semplicemente una soluzione pensata per concretizzare le sue teorie sull’aspetto sociale dell’architettura e sull’evoluzione del concetto di abitare. Il risultato è stato invece un’evoluzione reinterpretativa
della prefabbricazione industriale e un’anticipazione dell’architettura
smontabile, basata su sistemi costruttivi prefabbricati e a secco. È appunto grazie al sistema costruttivo, basato 37
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sull’assemblaggio senza collanti di elementi prefabbricati, l’indipendenza strutturale tra ossatura portante, tamponamento e involucro (solamente una parte trascurabile di elementi era gettata in opera) a rendere il progetto quasi interamente disassemblabile. 18 L’obiettivo di Steilde era di garantire una continua modificazione e personalizzazione spaziale durante il corso di vita del progetto e per fare questo la soluzione progettuale è stata appunto la prefabbricazione e l’assemblaggio con giunti a secco. A testimonianza del fatto che la reversibilità e la dismissione non fossero le priorità progettuali, ma solamente delle piacevoli conseguenze legate alle peculiarità del sistema costruttivo, troviamo la scelta del materiale e la conseguente dimensione dei vari elementi strutturali. Il calcestruzzo, che ben si presta anche alla prefabbricazione, presenta sicuramente dei limiti se si parla di dismissione e di architettura a zero residui, in quanto la gestione a livello logistico risulta complessa dato il peso e le dimensioni degli elementi strutturali e allo stesso tempo, ipotizzando un utilizzo futuro, non risulta così immediato trovare delle situazioni in cui riusare questi gli elementi strutturali. Nonostante queste piccole criticità, il sistema costruttivo di Genterstrasse, grazie alle sue specifiche tecniche e costruttive, vanta di un alto potenziale che ben si presterebbe ad un’architettura reversibile e di conseguenza ad un progetto per abitazioni emergenziali e transitorie.
18
Bologna, Roberto. La reversibilità del costruire: L’abitazione transitoria in una prospettiva sostenibile. Rimini: Maggioli Editore, 2002, pp. 81-82
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6. CONCLUSIONE Dal sistema costruttivo di Otto Steidle all’architettura d’emergenza
Le tematiche relative alle crescenti necessità abitative soprattutto in contesti emergenziali, provocate dai cambiamenti demografici in atto nella società a causa dei flussi migratori forzati e dal surriscaldamento globale, mi hanno portato a riflettere sul ruolo sociale e umanitario dell’architettura e sulla capacità che questa dovrebbe avere nel fornire delle soluzioni abitative temporanee in risposta alle emergenze. L’architettura per l’emergenza, come è stato approfondito in questo lavoro di ricerca, dal punto di vista tecnico si occupa principalmente dei temi relativi alla prefabbricazione, alla modularità, alla flessibilità, alla personalizzazione e alla reversibilità del costruire, tipici della progettazione architettonica sostenibile e consapevole, ma non può trascurare gli aspetti legati alle ricadute sociali di questi interventi. Questi principi sono le basi per un’architettura d’emergenza e temporanea efficiente e di qualità, risultando ancora oggi di grande attualità, quanto lo sono stati per Steidle&Partners durante la progettazione dell’edificio in Genterstrasse a Monaco di Baviera. È per questo motivo che si è voluto approfondire l’innovativo sistema costruttivo adottato da Steidle&Partners, con l’obiettivo di analizzarne ed evidenziarne i punti di forza sociali e costruttivi, per ipotizzarne infine una trasposizione ad una possibile architettura non più tipicamente urbana, ma di emergenza. Come è emerso dall’analisi svolta, i principi alla base del progetto possono essere efficacemente trasposti ad un’architettura emergenziale, mantenendone non solamente il potenziale relativo al sistema costruttivo, ma anche le notevoli qualità architettoniche e spaziali che ne conseguono. Questa ricerca potrebbe così trovare una prossima applicazione concreta ad esempio nel contesto a margine della guerra in Ucraina e più precisamente in Polonia, un paese con 37.5 milioni di abitanti, che improvvisamente si è trovato ad accogliere più di 1.5 milioni di rifugiati. La situazione legata all’accoglienza e all’emergenza abitativa sta così creando evidenti difficoltà sia nella gestione della logistica sia della sistemazione abitativa almeno temporanea di questo enorme flusso migratorio. Tra le iniziative in corso, ad esempio l’architetto Shigeru Ban con il suo “Paper Partition System”, sta contribuendo ad allestire luoghi per accogliere queste persone nelle cittadine di confine, facendo importare dai paesi limitrofi camion carichi di tubi di carta per realizzare dei sistemi di partizioni interne in edifici esistenti, quali le palestre. Oltre questo 39
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tipo di interventi, considerata l’importanza del settore della produzione del legno, che in Polonia contribuisce in maniera preponderante all’economia del paese, per realizzare strutture per un periodo di utilizzo più esteso possiamo immaginare di proporre anche un intervento basato sul sistema costruttivo di Steidle&Partens, ma realizzato in legno. Con questo sistema, l’indipendenza tra struttura e involucro garantirebbe una certa flessibilità, mentre l’utilizzo di un materiale naturale ed efficiente permetterebbe di dare una risposta concreta e funzionale ai temi economici e di sostenibilità ambientale. Inoltre, la possibilità di assemblaggio nello spazio in entrambe le direzioni, quella verticale e quella orizzontale, garantirebbe ai moduli abitativi una notevole flessibilità per contribuire alla realizzazione di unità abitative che non solo potrebbero essere facilmente personalizzate, ma anche ben integrate con spazi comuni dedicati alla socialità, certo indispensabili per attutire, almeno in parte, gli effetti di una situazione comunque drammatica.
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ILLUSTRAZIONE IMMAGINI
Fig. 1 Arima K./Herwig O./ Kaltenbach F./Liese J./Pawlitschko R./Schittich C./ Wessely H. Architektur
auf den zweiten Blick. Munchen: DETAIL, 2012, pp. 67 Fig. 2 Ban, Shigeru. Humanitarian architecture. New York: D.A.P. Distributed Art Publishers, 2014, pp. 130
Fig. 3 Ban, Shigeru. Humanitarian architecture. New York: D.A.P. Distributed Art Publishers, 2014, pp. 94
Fig. 4 Ban, Shigeru. Humanitarian architecture. New York: D.A.P. Distributed Art Publishers, 2014, pp. 122
Fig. 5 Kossak, Florian. Otto Steidle – Bewohnbare Bauten/Structure for Living. Zurich: Artemis Verlags AG, 1994, pp. 57
Fig. 6 Archivio Steidle Architekten
Fig. 7 Archivio Steidle Architekten
Fig. 8 Archivio Steidle Architekten
Fig. 9 Archivio Steidle Architekten
Fig. 10 Krieg David Oliver/ Schwinn Tobias/ Menges Achim. Advancing Wood Architecture: A
Computational Approach. Oxon: Routledge, 2017, pp.19 Fig. 11 Hudert Markus/Pfeiffer Sven. Rethinking Wood: Future Dimensions of Timber Assembly. Basel: Birkhauser, 2019, pp. 248
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Fig. 12 www.shigerubanarchitects.com/works/2013_tamedia-office-building/index.html
Fig. 13 LUMA foundation. Jean Prouvé. Architect for better days. New York: Phaidon, 2018, pp. 56
Fig. 14 Durisch Thomas. Peter Zumthor 1990-1997. Zurich: Verlag Scheidegger und Spiess, 2014, pp. 108
Fig. 15 Galindo Michelle. Ice Architecture.Salenstein: Braun Pub Ag, 2008, pp.134
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DICHIARAZIONE DI INTEGRITÀ
Con la presente certifico che il presente lavoro intitolato: "Genterstrasse Mix Housing, dal sistema costruttivo di Otto Steidle all'architettura d'emergenza" è stato scritto in modo indipendente da me, che non sono state utilizzate altre fonti e sussidi oltre a quelli specificati e che nessuna parte del saggio è stata presa da altre pubblicazioni, compresi i media elettronici, nella formulazione o nel significato.
Michele Fuschini Mendrisio, 24.01.2023
Accademia di Architettura di Mendrisio Elaborato Teorico – Professor Carlo Nozza Anno Accademico 2022 – 2023 Semestre Autunnale Michele Fuschini - 17-984-097 46