PERIODICO MENSILE - N 1 NOVEMBRE 2011 - Direttore responsabile Simone Ciucchi - Registrazione del Tribunale di Bologna n. 8203 del 21.9.2011
ANNO 1 NUMERO 1
IL PERIODICO A CURA DI FISAT PER GLI APPASSIONATI DI ARMI
ATTUALITA’ E LEGGI NOVITA’ SUI CRITERI DI CATALOGAZIONE FISAT A CHICAGO ALLA SECOND AMENDMENT FOUNDATION CONVENCTION AZIONI FISAT, LA SITUAZIONE DI CASERTA ARMI E PROIBIZIONISMO LA STORIA SI RIPETE
EX ORDINANZA
ADDIO AL CATALOGO SCENARI FUTURIBILI DOPO LA SUA ABOLIZIONE
LE FN DELLA WEHRMARCHT prima parte
ARMI STORICHE EXPRESS LANCASTER OVAL BORE
ARMI LUNGHE MKE T41 308 WINCHESTER
CARTUCCE LA .577 2 3/4’’ www.eternavigilanza.it - info@eternavigianza.it
Che tu sia un cacciatore, un collezionista, un appassionato di coltelli o un giocatore di softair per noi non cambia, FISAT difende ad oltranza il diritto di possedere armi in modo legale e responsabile. Chi vuole mantenere questo diritto è nostro amico, chi vuole limitarlo, qualunque siano le sue ragioni, è contro di noi.
ERA L’ORMAI LONTANO 2008 quando un gruppo di volenterosi decise di ritrovarsi a Terni per fondare un’associazione che - sul modello delle associazioni americane - tutelasse il diritto del cittadino al possesso legale e responsabile di armi. La strada era dura e tutta in salita ma sapevamo che non essendocene un’altra doveva essere comunque percorsa. Oggi siamo qua, oltre 3000 iscritti, più di 1300 casi legali risolti e decine e decine di ringraziamenti ogni mese da parte di cittadini onesti come voi e noi che si sono sentiti in dovere di ringraziare l’associazione per il lavoro fatto, prima nella storia di questo Paese a scendere in campo dalla parte delle persone oneste. Vi invitiamo a fare un giro sul sito dell’associazione per vedere cosa stiamo facendo sia a livello di tutela del singolo cittadino - anche con vera e propria assistenza legale - sia a livello collettivo, con class action ed attività di sensibilizzazione politica. A livello internazionale stiamo collaborando attivamente con IAPCAR International Association for the Protection of Civilian Arms Rights (Associazione Internazionale per la Protezione del Diritto all’accesso alle Armi dei Cittadini), fondata dai nostri alleati di Second Amendment Foundation, prima associazione americana a comprendere l’importanza di uno sforzo anche in campo internazionale. Se siete cittadini onesti non avete niente da temere, essere un appassionato di armi non significa essere un criminale ed uno stato democratico non deve aver niente da temere dal possesso di armi legale e responsabile da parte dei cittadini onesti. È nostro dovere batterci per preservare questo diritto anche per le future generazioni.
Mar. Capo CC Simone Ciucchi - Presidente F.I.S.A.T.
COSA FA LA FISAT FISAT nasce per far sentire la voce dei cittadini onesti per la tutela del possesso di armi legale e responsabile. Infatti non sempre il settore riesce a farsi sentire come dovrebbe e spesso l’interesse dei produttori di armi, che hanno la maggior parte delle risorse essendo soggetti imprenditoriali, non coincide con gli interessi dei cittadini utilizzatori. Accade infatti che buona parte degli introiti delle armi nel mondo non derivi dal mercato civile ma da quello militare, ragione per cui un imprenditore che abbia interessi in entrambi i settori sarà facilmente disponibile a cedere qualcosa sul mercato civile per avere privilegi commerciali che avvantaggino solo lui. Per questo è importante che la base ossia cittadini utilizzatori siano rappresentati. FISAT fa proprio questo, difende le posizioni dei cittadini appassionati di armi (e di attività simili come il softair) al pari di quanto fanno negli USA NRA e Second Amendment Foundation e nel resto d’Europa da tutte le altre associazioni che stanno nascendo in ogni paese. I membri dell’associazione potranno contattarla per avere informazioni su come risolvere i loro problemi in materia di armi. FISAT infatti si avvale di consulenza legale specializzata nella legislazione delle armi e di un esercito di esperti della materia disposti ad aiutare per il bene comune. Che tu sia un cacciatore, un collezionista, un appassionato di coltelli o un giocatore di softair per noi non cambia, perché FISAT difende ad oltranza il diritto di possedere armi in modo legale e responsabile. Chi vuole mantenere questo diritto è nostro amico, chi vuole limitarlo, qualunque siano le sue ragioni, è contro di noi.
I nostri siti: www.fisat.us il sito base dell’associazione www.fisat-italia.blogspot.com il blog su con le ultime notizie www.cavalierifisat.it il sito dei volontari che divulgano il pensiero resistente di FISAT nelle loro aree di residenza.
EDITORIALE
Perché questa rivista Di Simone Ciucchi
Siamo ancora qua. Dopo cinque anni di lavoro, sviluppatosi principalmente su Internet, l’associazione ha deciso di fondare una propria rivista di carattere scientifico che si occuperà di diritto, tecnologia e storia delle armi. Niente politica e sport, quindi , ma solo ricerca in materia di diritto e tecnologia per capire meglio questa materia ostica a molti (è regolata da oltre 90 leggi spesso contraddittorie) e piagata dalla tendenza a interpretare le norme “a occhio” spesso perché si ignorano il diritto e la tecnologia e quindi come l’una possa essere applicata all’altro. Se si considera quanto detto, diventa facile comprendere come sia possibile che i miei colleghi prendano così tanti e frequenti svarioni nell'applicazione delle norme che vengono applicate ad occhio. Valga su tutti un memorabile "sequestro di armi da guerra" che erano semplicemente armi ex ordinanza; il malcapitato esibì la denuncia alla locale Questura - intendendo che se fossero state vietate non avrebbe potuto denunciarle - ma gli sequestrarono pure quella. E ad occhio ahimé, non giudicano solo le forze di polizia ma anche Tribunali e Procure; si valuta ad occhio che la Winchester M1 è “da guerra” perché “la usavamo al corso ufficiali” senza considerare che tra il corso ufficiali di cui si parla ed il giorno d’oggi sono passati anche vent’anni e sono state varate molte di quelle novanta leggi e variazioni interpretative che hanno cambiato diametralmente la valutazione di un’arma o di una condotta da allora ad oggi. Finalmente quindi una rivista precipuamente tecnica che farà tesoro della preparazione specifica dei suoi contributori per chiarire argomenti difficili ma che riguardano la vita e la libertà – bene comune supremo – di cittadini appassionati d’armi legali che come tali hanno il diritto ad essere giudicati in modo equo, in base alle norme vigenti e soprattutto senza approssimazioni da mercato. Un piccolo sforzo che speriamo incontrerà l’interesse degli appassionati e degli addetti ai lavori, magari agevolandone il lavoro e aiutandoli a perseguire un livello di qualità sempre migliore. Penso che migliore augurio nessuno potrebbe farsi.
Il Direttore Mar. Ca. CC. Simone Ciucchi
ATTUALITA’ E LEGGI ADDIO CATALOGO SCENARI FUTURIBILI DOPO L’ABOLIZIONE DEL CATALOGO
Sede della rivista:
PAG 4
Associazione Federazione Italiana Storia Armi e Tiro Strada Maggiore 88 – 40125 Bologna
BUONE E CATTIVE NOTIZIE.... NE VALEVA LA PENA!
Direttore responsabile: Simone Ciucchi
PAG 6
Collaboratori di redazione: Simone Ciucchi, Silvia Gentile, Riccardo Badino , Lucio Michele Balbo, Diego Ruina, Michele Schiavo,
LE SIRENE DEL PROIBIZIONISMO LA STORIA INSEGNA.... O ALMENO DOVREBBE
Paolo Delfino, Andrea Toso
PAG 9
Registrazione del Tribunale di Bologna n. 8203 del 21.9.2011
UNA GRANDE LEZIONE L’AZIONE FISAT DI CASERTA
PAG 21
I dati e le informazionipresenti in questa rivista sono a puro titolo informativo La Rivista, la redazione, i collaboratori, ed il webmaster,non si assumono nessuna responsabilità per danni a cose o persone derivate da un uso improprio o da un applicazione che contravvenga le norme di legge in vigore. La riproduzione anche parziale tramite fotocopia e la stampa in proprio sono permesse purché sia fatto riferimento alla testata ed all'associazione.
LO SPRAY OC APPRODA NELLE CASE DEGLI ITALIANI Alcuni consigli per stare nelle regole
Render
PAG 50
Progetto grafico by
LA SAGRA DELLE PANZANE
PAG 36
PAG 40 COSA ACCADE NEL SOFT AIR Tut te le novi tà del DLGS 204/2010 -recepimento della Direttiva Europea 2008-51-ce-
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N°1 NOVEMBRE 2011
SOMMARIO
CARTUCCIE
RUBRICHE
LA .577 23/4’’
PAG 62
IL PENSIERO DI....... Black out! Togliamo il bavaglio all’informazione Pag 39
ARMI LUNGHE MKE T41 , UNA CHIUSURA A RULLI CONFORME ALL’ORIGNALE
RADIO LONDRA COMUNICAZIONI PER TUTTI Lettera aperta: Cari amici cacciatori, Pag 66
PAG 24 ARMI STORICHE
I FATTI NOSTRI....E VOSTRI Cosa stiamo facendo: La nostra libertà una causa alla volta Pag 60
EXPRESS LANCASTER Oval Bore cal. 577 2 3/4’’
PAG 43 ARMI EX ORDINANZA LE FN DELLA WERMARCHT - Parte 1
PAG 12 L’ANGOLO DEL TIRATORE MODELLISTA M4 ED M249, HOBBY FAN 1:4
PAG 53 ACCESSORI MESA TACTICAL SURESHELL per Benelli M4 e Remington 870
PAG 54 3
ADDIO CATALOGO Scenari futuribili dopo l’abolizione del Catalogo DI SILVIA GENTILE - LEGALE FISAT La legge stabilità 2012, alias decreto stabilità ha definitivamente abolito, al comma 7 dell’art. 4 undecies, il catalogo delle armi da fuoco cancellando l’art. 7 della L. 110/1975.
Cosa accadrà adesso ?
Difficile dirlo con certezza. Secondo voci confermate da più parti - Sherlock Holmes diceva che due indizi fanno una prova – sembra che il Ministero o meglio l’Area Armi ed Esplosivi cercherà di fatto di tener tutto come è cercando di far comunque sottoporre alla Commissione le armi di nuova introduzione. Il Banco, secondo voci assai fondate, sbandiera ai quattro venti di essere pronto a prendersi carico della questione (nel senso verificare che le armi siano “compatibili” con la legislazione nazionale) ovviamente dietro lauto compenso a prezzi di mercato (molto alterato dal fatto di essere in regime di monopolio, trattandosi dell’unico Banco di Prova che c’è). Impossibile negare anche per il più malfidente degli osservatori, che il risultato sia opera della Lega e della squadra dei Senatori Calderoli-BricoloMazzatorta;
seguiamo la cosa davvero da tempi immemori e basta andare a vedere chi siano i proponenti per levarsi ogni dubbio; ci avevano provato (con un aiuto del PDL) all’epoca del decreto rifinanziamento missioni all’estero e non ce la fecero perché Casson (PD) pianse in aula chiamandolo un favore alla criminalità. Lo hanno fatto anche questa volta, per mezzo dei sindacati di polizia SILP e ANFP, le cui voci sono cadute nel vuoto grazie al fatto che l’opposizione si è astenuta dall’aula ottenendo in cambio le dimissioni di Berlusconi. 4
Ho visto l’evento in diretta internet lo scorso Sabato 12 Novembre e credo in tutta onestà di essere stata testimone di un evento storico, come quando Armstrong fece il primo passo sulla Luna (che non ho visto per motivi anagrafici). Probabilmente non è un evento storico ma solo l’effetto della nascita di una associazione, la FISAT, che per anni ha rotto le scatole esponendo pubblicamente le responsabilità dei rappresentanti del settore con diritto di voto in Commissione (grossi fabbricanti, Assoarmieri, UITS), esposizione che ha reso sempre meno pagante il principio del “collaborazionismo occulto” con i funzionari ministeriali – da sempre antiarmi - quando affrontano questioni che non li interessano direttamente (tipo i poligoni privati, la ricarica, i caricatori delle armi simil-militari in sede di importazione ecc. ecc.). Responsabilizzare questi soggetti affinché si battano e si sbattano veramente per il settore è stata una strategia super pagante che ha ottenuto finalmente un effetto sveglia che gli appassionati aspettavano da quarant’anni ; una sveglia tale da fargli avvicinare gli unici politici che avevano preso a cuore la tutela del possesso legale
responsabile di armi, ossia proprio la Lega, fino ad oggi snobbata perché non faceva parte dei partiti dell’arco costituzionale “storico” . Viene ora da fare qualche valutazione per il futuro partendo dagli scenari più probabili. Per incominciare, mai come ora si avvertirà la frattura insanabile, perché dettata dal mercato, tra costruttori nazionali (che vendono all’estero ma non disdegnano di vendere anche in Italia) e quei soggetti commerciali che importano armi dall’estero o le costruiscono armi importando parti dall’estero. È ovvio che i grandi produttori italiani, che in quanto tali fanno il bello ed il cattivo tempo nel settore, non hanno alcun interesse ad liberarli ulteriormente da gabelle ed intralci romano-bizantini. Ed è anche altrettanto ovvio che l’Area Armi ed Esplosivi e la Commissione faranno di tutto perché tutto cambi ma in sostanza rimanga com’è, come il Gattopardo di Tomasi di Lampedusa. Proporranno – ed avranno buon gioco perché ora al Ministero non ci sono più la più la Lega e Roberto Maroni – che le armi vadano comunque in Commissione per una valutazione “demo-etno-antropologica”, limitando il grande cambiamento ad un cambiamento di mera apparenza. La cosa ci è confermata da un altro indizio, stavolta certo, ossia il fatto che al Ministero si stiano dando leopardianamente da fare giorno e notte per finir l’opera anzi il chiaror dell’alba
ossia terminare le catalogazioni in corso prima dell’entrata in vigore della Legge, ossia il 1.1.2012. Non ci resta che augurargli buon lavoro, sia pur constatando che avrebbero potuto cominciare prima, senza dover attendere il decreto sviluppo. Insomma, spero di sbagliarmi ma temo che vedremo un cambiamento di nomi (delle procedure) ma ben pochi snellimenti burocratici nell’immediato futuro. Uno scenario completamente diverso, e ben più compatibile con il moderno mercato legale delle armi, sarebbe la devoluzione al Banco della valutazione dei MODELLI delle armi importate; in sostanza la prima volta che un modello di arma viene importato si passa al Banco che lo verifica e rilascia un certificato di “continenza” con la legislazione nazionale e soprattutto (basta sciocchezze sui .510 DTC, giudicato da guerra solo in Italia) rilascia un certificato che viene pubblicato sul suo sito da allegare alle successive domande di importazione (che sia possibile quindi stampare gratuitamente per le importazioni successive). Ripeto per chi non abbia capito che questo servizio dovrà essere a costi sostenibili, se il Banco applicherà una tariffa di 500 euro per singola arma (e non per modello) solo per dare un’occhiata superficiale e firmare un foglio vedremo le cose peggiorare perché i costi si abbatteranno sui poveri utenti finali. 5
In tal caso non esiteremo ad entrare in guerra per avere davvero un mercato aperto e far si che il prezzo sia fissato da un giudice; conviene a qualcuno o al Banco? A mio avviso no per cui occhio alla penna. Si profilano, insomma, tempi incerti per importatori e piccoli costruttori e mai come ora vedo necessaria la formazione di un comitato d’imprese affinché l’abolizione del catalogo si risolva in un effettivo snellimento delle procedure burocratiche che consenta di entrare sul mercato e rientrare degli investimenti in tempi ragionevoli, altrimenti il miracolo epocale dell’abolizione si perderà in un rivolo di adempimenti e gabelle, continueremo ad attendere una catalogazione ancora un anno e mezzo oltretutto pagandola salata assai, come accaduto sin’oggi. Non è lavoro che FISAT possa fare, almeno con i fondi che ha. FISAT nasce per tutelare il diritto di possedere armi in modo legale e responsabile ed agevolare il mercato agli operatori, anch’esso un diritto peraltro legittimissimo, non è uno dei suoi obiettivi statutari ed è fuori dalle sue possibilità economiche. Noi siamo qua, facciamo questo mestiere ormai da anni e pensiamo di avere le risposte. Rimaniamo a disposizione di chi voglia farci domande.
TESTO Mar. Ca. CC Simone Ciucchi, Presidente FISAT
Ne valeva la pena! Scrivo queste note all’indomani della notizia, invero da confermarsi, secondo cui la Commissione Consultiva sulle armi stia per rimangiarsi il divieto di catalogazione di armi simil militari con caricatore compatibile con le armi militari; in sostanza il divieto di catalogazione di nuovi modelli di armi della famiglia AR15-M4 che tanto sembra piacere (a ragione) agli appassionati italici. La storia è nota ma merita una ricapitolazione; a maggio il Dirigente dell’Area Armi ed Esplosivi fa sapere ad alcuni importatori che, sentito il parere della Commissione Consultiva, le armi simil militari con caricatore compatibile con le armi militari non sarebbero state più catalogate. Le riviste del settore, segnatamente Armi e Tiro, tentano di investigare e tutti i big del settore – anche quelli che partecipano alle sedute della Commissione - paiono cadere dalle nuvole; chi invoca un ricorso contro il catalogo, chi da la colpa ai furbetti del caricatore che 6
comprano caricatori da trenta e fanno incavolare il Ministero (e poi dicono che il giornalista ha capito male). Insomma come si dice a Firenze “IO NON C’ERO E SE C’ERO DORMIVO”. Fatto sta che chi pensava rimanesse tutto segreto, come è stato per trent’anni (ossia prima dell’arrivo di FISAT) si sbagliava di grosso. Uscita la decisione della Commissione secondo cui le armi “simil militari” con il caricatore compatibile con le armi militari non sarebbero state più catalogate, FISAT acquisì gli atti in copia dal Ministero e li pubblicò online mettendo tutti i votanti all’unanimità davanti alle proprie responsabilità. La campagna di lettere che ne scaturì ha fatto tornare sui propri passi la Commissione che “sembra” rettificherà nella riunione dei primi di Novembre la questione dei caricatori. Un successo di FISAT, cioè vostro perché FISAT siete voi che la supportate, che segue il successo del DLGS 204/2010; ricorderete poligoni privati solo con licenza del Questore
LEGGI & ATTUALITA’
(tranne quelli UITS) e ricarica solo previo corso da parte di chi la ricarica non la sa fare che infatti lo avrebbe fatto solo teorico. Rimangono adesso alcune considerazioni da fare, tristi ma veritiere; come tutti vedete coi vostri occhi le riviste del settore hanno ignorato la questione o al massimo l’hanno toccata “in limine” come se la cosa non le riguardasse; questo perché o non sanno o perché i big del settore hanno loro vietato di parlare di FISAT pena il taglio della pubblicità. Per questo motivo dalla carta stampata vedrete solo elogi per i produttori nazionali e le associazioni che controllano sanando i loro bilanci ma che per voi non fanno e non possono fare niente se non inventare nuovi divieti, nuove barriere, nuovi legacci che gli consentano di avere un mercato protetto con prezzi più alti per l’utente finale (cioè voi). Quindi meno libertà e prezzi più alti; non ci sembra proprio un buon affare (per noi). Qualche altro esempio; non si perde battuta (tra cui anche un Recente Disegno di Legge che siamo riusciti a stoppare prima che fosse presentato) con cui si cercava di ristabilire ancora una volta il monopolio
UITS sui campi di tiro, l’istituzione di nuovi adempimenti che vengono sbandierati come un aumento della sicurezza (comel’inutile chip di controllo RFID al posto della matricola il cui costo pagherete voi come utenti finali nel prezzo di vendita di cui parleremo nella prossima edizione); tutte trovate travestite da aumento della sicurezza ma che in realtà tentano di arginare (illegalmente) l’ingresso sul mercato nazionale delle armi estere che spesso, misteriosamente, costano meno delle armi nazionali anche quando sono prodotte in paesi del primo mondo, pagano altissimi dazi d’ingresso, costi di trasporto, IVA sul totale. Qualcuno mi sa dire come mai un fucile fabbricato ad Urbino costi meno ad acquistarlo in Texas che ad Urbino ? Io una mia idea ce l’ho ed ha il suo fondamento nel ritenere che noi italiani siamo i consumatori più fessi del pianeta. È anche chiaro del perché le armi straniere diano così noia ai produttori nazionali che non vedono l’ora di liberarsene, magari con qualche decretino di pubblica (o meglio di 7
privata) sicurezza ad hoc (per i Loro affari). Concludo adesso con un breve balzo indietro nel tempo; ho ormai più di 40 anni e ho il ricordo, un po' sbiadito, di un ragazzo appassionato d’armi che negli anni '80 voleva fare il Carabiniere per addrizzare i torti di questo mondo (chi di voi non avrebbe voluto farlo), e leggeva rodendosi gli scritti del Dr. Mori per chiedersi ogni volta come si facesse a non capire che un cittadino onesto con un AR15 (i problemi sono da sempre gli stessi) non si trasforma ipso facto in un terrorista, fermo restando che perseguire un onesto per non aver denunciato immediatamente venti munizioni non è interesse di nessuno, men che meno per lo Stato. Ma soprattutto si chiedeva, quel ragazzo, per quale strano meccanismo nel paese europeo con più fabbriche d’armi d’Europa, con una struttura in grado di mettere in campo centinaia di avvocati e fare pressione in modo democratico e civile non si facesse regolarmente nulla, dando la colpa regolarmente ad una fantasmagorica
“Commissione” di cui regolarmente si ignoravano i componenti, gli atti (coperti da segreto massonico), gli intenti spesso contraddittori (ad esempio quando un fucile presentato da uno potesse essere un’arma da guerra per diventare sei mesi dopo, presentato da un altro, un’arma comune). FISAT nasce per rispondere a questi interrogativi di cui tutti sappiamo la risposta; se siete convinti di questa lotta supportateci come potete, i protervi che vorrebbero tornare agli anni ’80 non possono imbavagliare la società civile. In questi cinque anni, dalla nascita di FISAT, molte cose cambiate anche se, come dicevo, in modo non indolore. FISAT su pressione dei padroni del vapore è stata letteralmente bandita d’autorità da tutte le riviste (al massimo ci si riferisce a FISAT come a “un’associazione” senza citarla), censurando le email di ringraziamento per ciò che ogni giorno facciamo (che pure ci arrivano in copia). Pensateci: in Italia si vota si e no ogni paio d’anni ma si vota ogni giorno col portafogli. Una email sono cinque minuti ma li mettete in pensiero perché adesso le cose sono dure anche per chi lavora correttamente; non ce l’abbiamo coi produttori nazionali, anzi, li sorvegliamo quando in Commissione (dove vanno solo loro) propongono o quantomeno appoggiano le peggiori baggianate (come quella dell’UITS il cui membro ha suggerito di non catalogare armi di calibro su
periore al .308 perché nei poligoni UITS non si usano e così facendo danneggia gli stessi poligoni UITS dove tali armi si usano eccome (Revere, Lastra a Signa, Sestriere, Codogno, Bologna, Brescia, Breno, Gardone Val Trompia ... tanto per fare i primi nomi che mi vengono a mente. ) ... e si usano nelle gare ex ordinanza previste proprio dai regolamenti UITS che stabiliscono l'uso di "modelli di armi adottate fino al 1955 compreso, sono escluse le repliche e i centenari. La Commissione congiunta tra Presidenti e Commissione Quadri ha deciso che per l’individuazione dei modelli di armi “costruite fino al 1955 incluso” sarà utilizzato il criterio: “siano state di uso massivo presso gli eserciti e nella configurazione originale". Ecco che dice il regolamento gara riguardo ai calibri: R E G O L A M E N T O CAMPIONATO ITALIANO EX ORDINANZA E ORDINANZA UITS A MT. 300 NORME GENERALI 2011 ... Omissis... 2. Categorie di tiro: 2.1. Armi lunghe a canna rigata nei calibri catalogati Non soltanto non sanno neanche come funzionano le associazioni che vanno a rappresentare ma non si rendono conto che escludendo la catalogazione dei calibri superiori al .308 si andrebbe di fatto a danneggiare irrimediabilmente e forse stroncare definitivamente le 8
molte eccellenze artigiane (di cui molte in Val Trompia) che producono pregiati express e carabine da caccia nei calibri tradizionali sia per le cacce europee che per quelle africane, come il mitteleuropeo 9,3 x 62 Mauser, il 9,3 x 74 R o i ben noti .400 e 500. Nitro Express, perché se un'arma non è catalogata non può essere prodotta ed esportata.
A CURA DI: Michele Bertoni
LA STORIA INSEGNA.....O ALMENO DOVREBBE Che cos’hanno in comune alcol, droghe e armi da fuoco? Sono beni che si possono trasportare facilmente, dei quali si può abusare, sono grandemente apprezzati da alcuni e disprezzati da altri e, soprattutto, sono tutti stati soggetti, in luoghi ed epoche storiche differenti, a forme di proibizionismo. La storia del proibizionismo americano in materia di alcolici è nota: si trattò di un grande esperimento, dagli esiti fallimentari, condotto tra il 1920 e il 1933.
L’eredità forse più rilevante di quella stagione fu ildefinitivo consolidarsi della criminalità organizzata negli Stati Uniti, che proprio dal traffico di alcolici aveva tratto le sue principali fonti di guadagno, con la violenza, gli omicidi e la corruzione che ne fecero da corollario. Nemmeno la guerra alla droga, della quale siamo testimoni ai giorni nostri, non sembra avere prodotto gli effetti desiderati. Gli Stati spendono risorse sempre crescenti per contrastare il 9
Traffico di stupefacenti, ma la loro disponibilità e il loro consumo sembrano, se possibile, in continuo aumento. Secondo il Rapporto Annuale 2010 Dell’Osservatorio europeo delle droghe e delle tossicodipendenze (OEDT), organismo operante in seno alla Commissione Europea, il 22,5% degli adulti europei, pari a 75,5 milioni di persone, ha fatto uso almeno una volta nella vita di cannabis, mentre gli utilizzatori nell’ultimo anno disponibile per l’indagine sono pari al 6,8% della popolazione europea adulta, ossia 23 milioni di persone. Le variazioni nel consumo di cannabis di anno in anno oscillano, da Paese a Paese, da un minimo dello 0% (consumo invariato) a un massimo del +15,2%. Tendenze analoghe si riscontrano, sebbene su percentuali molto più ridotte di popolazione, per la cocaina, l’ecstasy, le anfetamine e gli oppioidi. In altre parole, in nessun caso si osserva recentemente, all’interno dell’Unione Europea, un calo di consumo di sostanze stupefacenti. Se spostiamo la nostra attenzione agli Stati Uniti, osserviamo come l’enorme domanda di droghe generata dal mercato
s ta t u n i t e n s e , a d i s p e t t o dell’imponente impegno finanziario che il governo americano dedica alla lotta alla droga, sia tale da essere alla base della sanguinosa guerra per il controllo dei traffici illegali che da ormai tre anni sta insanguinando il Messico. Non è necessario essere favorevoli al consumo di droga per osservare come le attuali politiche proibizionistiche non stiano funzionando, dato che la disponibilità e l’utilizzo di droghe appaiono essere più alti che mai, anche nel nostro Paese. Infatti, a dispetto di campagne di prevenzione e dissuasione che durano ormai da decenni, vi è una fascia rilevante di popolazione che ritiene di avere motivazioni sufficientemente forti per possedere e consumare droga, generando così una domanda che non può che essere soddisfatta dal traffico illegale. Le difficoltà che si incontrano nell’agire sul lato della domanda di sostanze stupefacenti risiede, verosimilmente, nel fatto che il consumo di tali sostanze, almeno entro certi limiti, non è generalmente percepito come un comportamento antisociale. Le analogie tra il proibizionismo in materia di droga e quello in materia di armi, praticato in alcuni Paesi e a volte invocato anche nel nostro, sono sorprendenti. Il prof. John Kaplan, della Stanford Law School, le mise chiaramente in evidenza in un suo scritto del 1981 (“The wisdom of gun prohibition”), ove si
argomentava che un’ eventuale forma di proibizionismo in materia di armi avrebbe prodotto degli effetti analoghi a quelli esplicati dal proibizionismo in materia di sostanze stupefacenti. L’assunto di base del ragionamento è che un divieto introdotto per legge non è di per sé sufficiente a garantire il suo rispetto da parte dei cittadini. Se si considerano i motivi per i quali si detengono legalmente armi, possiamo certamente includere la pratica dei diversi sport del tiro, l’attività venatoria, il collezionismo, la difesa personale e abitativa. L’aspetto legato all’esigenza di sicurezza, in particolare, è il più emozionale ed è quello che maggiormente potrebbe provocare, nell’animo dei detentori di armi colpiti da un’ipotetica politica proibizionistica, La consapevolezza di stare subendo un’ingiustizia. È ipotizzabile che una parte dei cittadini onesti, sentitisi defraudare di ciò che viene da costoro percepito come un diritto alla tutela della propria incolumità personale (secondo alcuni a torto, ma ciò non inficia la validità del ragionamento), possano rivolgersi a un mercato illegale, in maniera simile a quanto avviene per le droghe? Concentriamo la nostra attenzione sui cittadini onesti, perché è su di essi che si abbatterebbero le Conseguenze di un eventuale 10
proibizionismo, non certo su coloro i quali hanno comunque in animo di compiere azioni criminali: chi è disposto, infatti, a rischiare sanzioni penali per commettere crimini puniti severamente, non esiterà a violare anche le norme in materia di armi. Secondo Kaplan è possibile che il mercato illegale delle armi, adesso indirizzato solo alla criminalità, possa espandere le proprie operazioni intercettando la domanda di sicurezza espressa dai cittadini onesti, una volta disarmati. Anzi, si potrebbe pensare che un proibizionismo generalizzato farebbe sentire il cittadino onesto ancora più insicuro di fronte a una criminalità che continuerebbe in ogni caso ad essere armata. Affinché uno schema proibizionistico fallisca, infatti, è necessario che via sia una parte minoritaria ma significativa della popolazione (l’analogia con i consumatori di droga è evidente) che non ritenga la detenzione di un’arma per difendersi da eventuali aggressioni un comportamento dannoso per la civile convivenza. Naturalmente è molto difficile ipotizzare quale sarebbe la percentuale di cittadini onesti disposta a fare il passo dell’acquisto illegale, pur di soddisfare l’esigenza di sicurezza personale percepita come stringente. Tuttavia, se l’esperienza in materia di alcool e droghe ha insegnato qualcosa, è che quando esiste una domanda che consente
LEGGI & ATTUALITA’ guadagni sufficientemente remunerativi (e il traffico illegale di armi certamente lo è, poiché le armi sono facilmente trasportabili e, per chilogrammo traportato, generano un rendimento certamente superiore alla cannabis), vi sarà qualcuno disposto a soddisfarla, naturalmente pretendendo una remunerazione consona al rischio affrontato. I soggetti operanti nel mercato illegale delle armi, pertanto, vista questa nuova opportunità di profitto, potrebbero attivarsi per estendere la propria offerta a questa nuova fascia di domanda, creata dal proibizionismo. Le conseguenze di un proibizionismo in materia di armi, pertanto, sarebbero simili a quanto già avvenuto per le droghe: si alimenterebbe un mercato illegale in misura ancora maggiore rispetto a quanto avviene ora; il prezzo delle armi di illecita provenienza crescerebbe, e di ciò ne beneficerebbe la criminalità organizzata, che da tale traffico potrebbe trarre profitti crescenti. Non secondarie, inoltre, sarebbero le conseguenze sociali derivanti dal condurre una parte (che potrebbe essere non irrilevante) della popolazione a violare un divieto percepito come ingiusto e non socialmente vincolante. Il proibizionismo in materia di armi, oltre a colpire i detentori legali di armi e a lasciare indisturbati i quelli di armi illegali, rischierebbe di avere la stessa efficacia che sta avendo la guerra alla droga e incrementerebbe il traffico di armi clandestine.
Un sistema di licenze e registrazione, come quello ora in uso in Italia, d’altra parte, impedisce che le armi finiscano nelle mani di chi non ha i requisiti personali o sociali per detenerle e consente alla pubblica di autorità di conoscere la loro ubicazione. In questo senso il sistema attuale, sebbene decisamente migliorabile sotto molti aspetti, soprattutto quelli relativi alla razionalizzazione di vincoli e limitazioni che appaiono del tutto slegati rispetto alle esigenze di tutela della pubblica sicurezza, è comunque più efficace di un proibizionismo tout court nel garantire la contemperanza degli interessi legittimi dei detentori di armi con le esigenze di sicurezza e di civile convivenza espresse dalla società nel suo complesso.
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Testo di Michele Schiavo Foto di Diego Ruina
ARMI EX ORDINANZA Nel maggio del 1940 la Germania nell'ottica di invadere la Francia, occupò il Belgio fino alla sua liberazione nel 1944. Durante questo periodo l'apparato produttivo della F.N., “Fabrique Nationale d'armes de guerre”, non si fermò. La produzione passò sotto il controllo tedesco; le giacenze dei contratti esteri, ferme nei depositi in attesa di essere spedite, furono sequestrate e vennero assegnate ai reparti della Wehrmacht. Due furono i modelli di pistola la “Fabrique Nationale modèle 1910/22” e la “Fabrique Nationale modèle 1935 Grand Puissance”, meglio conosciuta come Hp35.
UN PO’ DI STORIA Con la fine della prima guerra mondiale il nuovo regno di" Serbia, Croazia e Slovenia" (conosciuto poi come exJugoslavia) necessitava di una nuova arma corta per poter equipaggiare le proprie milizie, dato che, a causa dei numerosi conflitti, tra cui la grande guerra, gli arsenali erano stati tutti svuotati. Fu così che all'inizio degli anni ’20 venne chiesto alla F.N. (Fabrique Nationale d'armes de guerre) di poter realizzare una nuova pistola per soddisfare le loro
esigenze: veniva richiesta una canna di lunghezza superiore alla media - al fine di essere più precisa- ed un caricatore più capiente. Visto l'esiguo numero di pezzi in ordine, anziché progettare una nuova arma, venne presa come base di partenza la F.N. Browning 1910 (Arma brevettata dalla Browning il cui brevetto non venne prodotto dalla Colt, ma venne venduto alla F.N.. Questo marcò l'inizio di un nuovo standard di pistole con chiusura a massa, copiato in seguito da PPK e Makarov). La nascita del nuovo modello non fu immediato, ma vennero fabbricati numerosi prototipi; esistono esemplari con la canna lunga ma impugnatura invariata. Alla fine nacque il modello 1922, una 1910 con un fusto più lungo per poter ospitare caricatori da almeno 8 colpi, ed un carrello modificato per poter montare un’ espansione in modo da poter alloggiare una canna da 113mm. Il calibro iniziale, come da richiesta, fu il 9 corto. Successivamente la F.N. vendette le 1922 anche al Belgio, Olanda, Grecia, Turchia, Romania, Francia, Danimarca. La sua produzione smise negli anni 80, distinte dal prefisso A nella matricola. La numerazione utilizzata dalla F.N. partiva dal numero 1 per ogni contratto, risulta quindi molto difficile riuscire a ricostruire l'esatta data di produzione di un modello prebellico. Durante l'invasione tedesca la 13
F.N. non bloccò la produzione ma bensì continuò a produrla per la Wehrmacht.La 1922 fu la pistola maggiormente prodotta durante l'occupazione tedesca. La Germania la chiamò Pistole 626(b) per il modello in 7.65 Browning e 641(b) per quello in 9 corto. (La sigla b significa Belgio); Le giacenze della commessa Olandese presenti in fabbrica durante l’occupazione presero il nome di P641(h). Le 1922 furono date in dotazione a tutti gli ufficiali, ma in particolar modo alla Luftwaffe; le armi non furono punzonate specificatamente, ma questo dato è capibile dalla presenza delle fondine con le timbrature dell'aeronautica militare; i pochi modelli in 9 corto invece furono assegnati all'esercito. Le pistole approvate dalla Waffenamt furono 3 "modelli". Fu un modello prodotto su larga scala, tanto che la numerazione fu modificata 3 volte durante gli anni d'occupazione. Si passò da un iniziale numerazione a 5 numeri, ad una successiva a 6 cifre alterata in modo casuale da una a 5 cifre con una lettera postfissa. Le matricola con la lettere al suffisso vanno lette come migliaia di pezzi, es “23456a” significa la numero “123456”. Questo doppio modo di numerazione non fu usato con il suffisso 'c', ovvero pistole oltre la numero 299'999 alias 99'999b. La numerazione venne cambiata infine per l'ultima volta dopo la liberazione di Liegi, avvenuta nel 1944, dove
Il modello 1910/22 fu il primo che riprese la produzione commerciale, questa volta con una numerazione avente prefisso 'a'. La Wehrmacht in tutto ne addotto 3 sub-varianti: a) 1910/22 in calibro 9 corto, principalmente la commessa Olandese, marcata WaA 613 (Punzone del capitano Kuntz); sono presenti anche i punzoni d'accettazione del banco belga;numeri di matricola oscillanti tra 61'000 e 77'800 circa 5.000 pezzi. b) 1910/22 in calibro 7.65mm, numerazione solo numerica, ottima qualità;guancette nere con logo “FN” o legno zigrinato;caricatore marcato 7.65 o non marcato affatto. Numeri di matricola tra 20'000 e 217'000 circa con numerosi buchi non assegnati. Produzione stimata, 130'000 pezzi. Tre subvarianti : - waa 613 circa 3'000 pezzi circa. - waa 103 (di ufficiale
sconosciuto) circa 17'000 pezzi circa. - waa 140 (Tenete Zorn) 110'000 pezzi circa. c) 1910/22 in calibro 7.65mm, numerazione alfanumerica, scarsa qualità: le guancette passarono dalla plastica nera con logo FN al legno zigrinato o addirittura liscio, brunitura molto scarsa verso la fine produzione; verso la matricola 70'000a venne anche eliminata la sicura al caricatore; caricatore generalmente privo di punzoni; matricole da 1a a 42'000c. In totale circa 242.000 pezzi. La Wehrmacht approvò anche le armi, della prima commessa, sequestrate durante il periodo d'occupazione dei Balcani.
TECNICA E FUNZIONAMENTO Come già accennato, il funzionamento della 1922 è a chiusura labile, (detto anche chiusura a massa), ovvero a 14
Contrastare il potere di rinculo del bosso nella camera di cartuccia è soltanto la forza di contrapposizione della molla di riarmo ed il peso del carrello. La canna pertanto è fissa e vincolata al corpo della pistola. Dopo lo sparo la forza di reazione allo sparo viene solo contrastata dalla molla di riarmo, il peso del carrello e la sua inerzia. Il carrello indietreggiando, per mezzo dell'estrattore a filo, sfila il bossolo dalla canna, e completando la sua corsa retrograda, lo fa sbattere contro l'espulsore, situato in posizione opposta alla svasatura, facendo uscire dall'ampia finestra. Prima di esaurire la sua velocità comprime anche la molla del percussore, armandolo così e rendendolo pronto per il successivo sparo. Sotto la forza della molla principale che lo spinge in posizione normale, preleva dal caricatore un nuovo colpo e lo spinge in camera di cartuccia. Nell'arma sono presenti 3 sicure, quella dorsale, che blocca il grilletto nella posizione avanzate fin tanto che non venga premuta per mezzo della pressione del palmo della mano esercitata durante l'impugnatura.
ARMI EX ORDINANZA
La seconda è costituita dalla classica sicura manuale, situata sul lato sinistro del fusto, la sua rotazione impedisce alla sicura dorsale di liberare il grilletto e blocca il carrello nella posizione chiusa, impedendo movimenti accidentali. Infine è presente la sicura al caricatore, che blocca anche essa la sicura dorsale in posizione arretrata nel caso non sia inserito il caricatore nel fusto dell'arma; questa sicura negli esemplari prodotti sotto l'occupazione tedesca è stata eliminata e favore di un minor costo e tempo di produzione. Nel normale funzionamento l'arretramento del grilletto comporta la discesa del contro cane, in quanto quest' ultimo si presenta con lato curvilineo che va in contrasto con un traversino passante. L'unico movimento possibile è un arretramento con una discesa sul piano verticale. Con la sua discesa il contro cane libera il percussore interno lanciato, che compresso da una molla va ad impattare contro l'innesco della munizione. Gli organi di mira sono costituiti da una tacca fissa innestata a coda di rondine nel carrello ed un mirino realizzato solidale all'estensione del carrello.
Lato sinistro dell’arma, anche qui lavorazioni e finiture sono abbastanza grossolane, sia per i metalli che per le guancette in legno
Dettaglio in cui si possono intravedere I punzoni di accettazione sul dorso del caricatore, sul lato del fusto sopra il grilletto e sul lato del paragrilletto.
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SMONTAGGIO DA CAMPO Lo smontaggio da campo, una volta capita la tecnica, è molto facile e le molle lo consentono anche in condizioni particolari avverse. Innanzitutto rimuovere il caricatore ed assicurarsi che l'arma sia scarica. Scattare a vuoto in modo da liberare il percussore. Inizia con la rimozione della parte frontale del carrello, premendo la levetta che lo blocca e ruotandolo in posizione oraria. Questa è l'unica operazione in cui bisogna prestare attenzione alla forza esercitata dalla molla principale che lo spinge allontanandolo. Arretrare il carrello fino a che il secondo intaglio sia allineato alla sicura.
Svitare la canna di circa 120° in senso orario. Sfilare il carrello facendo attenzione a non perdere la molla del percussore ed al relativo guida-molla abbastanza piccoli. Riposizionare dritta la canna e sfilarla dalla volta. Il rimontaggio è opposto, inserire la canna e ruotarla in modo che i tenoni di blocco con il carrello possano inserirsi in uno scanso nel carrello, Infilare il carrello nel fusto, facendo attenzione che la molla del percussore vada correttamente in appoggio sul risalto nel fusto. 18
Una volta raggiunta la posizione corretta del carrello in cui il secondo intaglio è alla corretta altezza della sicura, ruotare la canna in senso antiorario. Chiudere il carrello ed avvitare l'estensione del carrello, prestando attenzione alla forza esercitata dalla molla di riarmo e verificando che la piastrina di blocco svolga la sua funzione agganciandosi correttamente.
ARMI EX ORDINANZA Raffronto tra due esemplari contemporanei, uno di produzione civile ed uno di produzione militare
Le differenze sono notevoli, sia per le lavorazioni che per le finiture.
Tipo: Pistola semiautomatica Nazione: Belgio Modello: F.N. Browning 1922 1910/22 Progettista: John Browning Costruttore: Fabrique Nationale de Herstal (FN) Peso: ca. 700 g Lunghezza: 178 mm Lunghezza canna: 113 mm Calibro: 9 mm, 7,62 mm Munizioni: 9 × 17 mm Browning / 380 ACP - 7,65 × 17 mm Browning .32 ACP Azionamento: Chiusura labile Alimentazione: 8-9 colpi in base al calibro Catalogo nazionale: 6443-3070
Dettaglio della finestra di espulsione. Anche qui è possibile notare le finiture superficiali del carrello poco raffinate.
Ancora le differenze tra le 2 produzioni, oltre le finiture e le lavorazioni ci sono differenze anche sulla canna, sulla posizione delle matricole, ed altri marchi.
Un ulteriore segno delle lavorazioni frettolose del periodo è dato dall presenza di molte punzonature incorrette, in questo caso un caricatore 7,65 machiato 9mm
Un altro dettaglio in cui notare le differenze tra i 2 modelli nelle marcature ed in particolari costruttivi , come la zigrinatura della levetta di smontaggio.
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della Divisione dei Poteri. La vita è dura e nessuno t'aiuta. O meglio, c'è chi ti Devo riconoscere con grande aiuta ma una volta sola per poter dire "t'ho aiutato"! Eduardo De Filippo sincerità che nonostante venti e
Da queste parti la solidarietà, come nel mondo arabo, cessa fuori dalla porta di casa. Così si possono vedere ville e appartamenti puliti e perfetti all'interno, sino al cancello del giardino. Ma le vie adiacenti sono discariche a cielo aperto. Ecco perché la camorra può tranquillamente prosperare con il mercato delle scorie tossiche che arrivano dalle fabbriche del nord. Non c'è alcun senso del bene pubblico. Qui la logica trionfante impone la solidarietà dei legami famigliari contro quella dello Stato. Non si pagano le tasse perché sono governative, come non si porta il casco in moto, o non si paga l'assicurazione auto. Gen. B. Carmelo Burgio – già Comandante del Comando Provinciale di Caserta, vincitore del Premio Joe Petrosino
Scrivo questo comunicato tornato da poco da una riunione a Caserta ove ho incontrato alcuni volontari che vorrebbero fondare un comitato casertano per far finire una volta per tutte lo scandalo del nulla osta per l’acquisto di armi corte per chi abbia una licenza di porto d’armi. Si tratta di una procedura inutile, illegale e dannosa. È inutile perché chi ha il porto d’armi ha anche i requisiti morali e giuridici per ottenere il nulla osta che non possono negargli, ragione per cui il rilascio è automatico; è illegale perché non è prevista dal alcuna legge e non esistono che consentano a Prefetti e Questori di farne per i feudi da loro amministrati che altrimenti parlamento e governo servirebbero ad ancora meno di quanto non servano già. Se un Questore o un Prefetto possono far leggi illimitate nel tempo – e talvolta nello spazio – a che servono orpelli inutili come la Costituzione,e il principio 22
passa anni nell’Arma dei Carabinieri, dove la maggior parte degli operatori non sono certo di Bressanone e nonostante un casertano, ormai secoli, mi abbia letteralmente salvato la ghirba da un’aggressione al coltello con un placcaggio da football americano non mi aspettavo molto da questo viaggio perché i Casertani non sono noti per essere modelli di virtù civica e aggregare i cittadini per una causa comune è già impresa durissima per l’Emilia, il Veneto e la Lombardia, figuriamoci a Caserta. Arrivo giù con l’Avvocato Gentile dopo dodici ore di treno ed una mentalità da Afghanistan, forse complice un via vai incessante di aerei e di elicotteri che passano sulla valle per spegnere gli incendi che – lo vede anche un cieco – sono di origine dolosa “altro che vetro” mi dice un residente “qua non hanno capito che più mezzi danno per spegnere e più incendi ci saranno … quando ero bambino non c’erano soldi e non bruciava mai niente”.
LEGGI & ATTUALITA’ La Campania è reduce da una brutta sconfitta ad opera del WWF locale che ha piazzato un appello al TAR in modo tale da far bloccare la preapertura della stagione venatoria perché la Regione non ha presentato il piano faunistico venatorio limitandosi a prorogare quello precedente. Un appello fatto ad arte in modo da cercare la sospensione urgente del calendario facendo in modo che la discussione venga effettuata alla prima data utile che arriva dopo la fine della pre apertura. Trucco vecchio da avvocato consumato in cui le Associazioni locali sono cadute un po’ per ignoranza e un po' per stoltezza. Non succede solo a loro – magari fosse così – basta tener presente la storia recente delle catalogazioni dei fucili di derivazione militare; almeno le associazioni venatorie non tengono per ora le parti del WWF o se lo fanno almeno si nascondono bene, cosa che Non è proprio possibile dire di quei rappresentanti che siedono in Commissione Consultiva in rappresentanza del settore. Non c’è da aspettarsi molto, quindi, ma proprio da qui partono le mie scuse al popolo casertano; incontro molta gente – molta in rapporto a quanto mi aspettassi di incontrarne – che nonostante ne abbia viste di
tutti i colori proprio di mollarne non vuole saperne. E non mollano perché non si rassegnano, non vogliono far fagotto andare al nord dove credono loro – tutto funziona al meglio ed i diritti del cittadino sono riconosciuti in quanto tale, cittadino. Gli ho detto e lo ripeto adesso che certo non è così; Genova non è al sud, Modena (dove hanno inventato un modulino ”al portatore” su cui gli armieri devono annotare lo scarico munizioni) non è al sud, Gorizia (dove non accettano il reintegro delle munizioni e della polvere stabilito da regolamenti e sentenze della Cassazione) non è al sud ma i cittadini li schiacciano tutti i giorni e continueranno a schiacciarli finché questi non troveranno la volontà di allearsi per cambiare le cose. Le situazioni quindi non sono così dissimili come potrebbe sembrare all’apparenza. Tornando a bomba a Caserta, direi che si vedono molti e 23
buonissimi segnali; un gruppo di persone giovani sia anagraficamente che mentalmente, che sono disponibili a metterci del loro per cambiare le cose e metterci del loro significa sbattersi per spargere la voce su questo comitato, raccogliere dei fondi per le spese legali, coinvolgere più gente possibile. Come diciamo sempre FISAT non nasce per risolvere i problemi locali ma per sensibilizzare i locali a risolverli dandosi da fare; pensate FISAT ed ai suoi volontari come ai Berretti Verdi che non combattono le guerre altrui ma di sicuro danno l’anima per aiutarli a combatterle. A Caserta c’è molto lavoro da fare ma i segnali sono buoni, non c’è da escludere che le prime “schioppettate” legali partano molto prima di quanto sarebbe lecito aspettarsi.
ARMI LUNGHE Un clone è un prodotto che assomiglia ad un altro, a volte può essere meglio del prodotto clonato, a volte no, ma non ci sono garanzie che rispetti standard e richieste di quanto imitato. In altri casi parlare di cloni è sbagliato, il nuovo produttore, attuale consociato della ditta inizialmente produttrice ha ricevuto l'incarico di produrre su licenza determinate armi, producendo cosi' delle copie necessariamente conformi agli originali, non semplici cloni. È questo il caso della MKE, produttore turco già noto a livello internazionale per la produzione di armamenti, che una volta divenuto consociato della Heckler & Koch ha continuato la produzione di G3, G31, MP5 ed MP5k assegnandogli nuovi nomi e codici. Nel la fattispecie l'MKE T41 è il nome dato al fucile che reincarna il G3, fucile di ordinanza tedesco e di molti altri nazioni, che tutt'ora dopo mezzo secolo dalla sua creazione ancora viene impiegato da forze armate e trova spazio tra gli appassionati.
L'ARMA Nel caso del T41, come succede per altre linee MKE gli esemplari dedicati al mercato civile non differiscono per materiali, lavorazioni e finiture dai prodotti dedicati ad altri tipi di clientela. Si tratta di armi nate per il mercato civile, non demilitarizzate, quindi caratterizzate da soluzioni tecniche atte a garantirne il solo funzionamento in modalità semiautomatica. Essendo la modalità semiauto già parte del progetto iniziale, non sono stati necessari stravolgimenti del principio di funzionamento che caratterizza l’arma per renderla adatta al mercato civile. Resta così invariata quella mirabile opera di meccanica e tecnologia che è il sistema di chiusura a rulli, cuore e caratteristica peculiare di tanti progetti oplologici teutonici, G3 e derivati compresi. L'arma è classificata ad uso sportivo, con 5 colpi come da tempo avviene per tutti i semiauto di foggia militare, è previsto da nota di catalogazione il montaggio del calciolo estensibile. Il reciver principale come da progetto originale è realizzato in lamiera stampata, la componentistica interna è ottenuta tramite lavorazioni di ottima qualità e finitura. La canna presenta rigatura di passo 1:12 ed è cromata internamente, la camera ovviamente è caratterizzata dai solchi di galleggiamento detti anche canali di contropressione. 25
Si tratta di una serie solchi longitudinali realizzati sulle pareti della camera che permettono di frapporre tra bossolo e parete uno strato di gas di sparo che ne eviti l'incollaggio. Un sistema adottato dai progettisti per scongiurare che il bossolo rimanga incollato in camera, dato che è possibile, con alcuni caricamenti, che l'apertura avvenga quando le pressioni sono ancora sostenute tendendo quindi a far aderire l'ottone alle pareti della camera di scoppio e minando l'affidabilità del meccanismo. Minuterie e componentistiche esterne presentano alcuni segni di lavorazione o stampaggio, come era anche negli esemplari originali, anche qui la precisione massima di lavorazione è stata concentrata dove realmente serve. Lo scatto si presenta di tipo prettamente militare, piuttosto lungo e pesante in un sola fase ... o ci si abitua, oppure si può ricorrere ad un intervento che lo "ingentilisca". Un intervento però, che vista la complessità del funzionamento è altamente sconsigliabile se non da parte di armaiolo competente e specializzato. Con l'utilizzo comunque le parti tenderanno a levigarsi e la situazione un poco migliorerà. La finitura esterna è data da un verniciatura colore nero non troppo opaco, steso bene senza gocce o colature, con una buona resistenza meccanica. Plastiche e calciatura fornite di serie sono nere, sono presenti
2 guardamano, quello del primo tipo più sottile con la aperture laterali e quello più recente, più largo e liscio con aggancio ed alloggiamento per il piede. L'impugnatura-guscio del pacchetto di scatto è la variante intermedia in materiale plastico, sui lati sono contrassegnate le 2 modalità sicura e fuoco semiauto. Assieme all'arma sono forniti un caricatore, la sua cinghia di tela verde con agganci specifici, un manualetto, ed un minimalista kit di pulizia. PROVA A FUOCO Alla prova a fuoco l'arma si è dimostrata di una buona precisione ed affidabile, non abbiamo riscontrato nessun inceppamento Malfunzionamento sui 300 colpi sparati sia da bancone sia in imbracciata. L'armamento avviene tramite la manetta laterale, che al primo azionamento a cane abbattuto richiede una forza non indifferente, altrettanto nerboruta è la chiusura del sistema dalla lunga e robusta molla.
La risposta allo sparo è vigorosa ma tutto sommato gestibile ( vien da chiedersi le versioni originali in full auto quanto fossero gestibili nonostante il peso non proprio trascurabile dell'arma ...), le caratteristiche dello scatto come già accennato nel tiro mirato certo non aiutano particolarmente … ma risulta comunque essere abbastanza prevedibile. È decisamente in linea comunque con le richieste di uno scatto tipo militare. L'espulsione dei bossoli è forse uno dei tasti dolenti, almeno per i ricaricatori: molto violenta lascia una grossa ammaccatura praticamente irrimediabile sul colletto dei bossoli.....non abbiamo verificato se un gommino o altri rimedi caserecci possono rimediare almeno in parte la cosa. Il bossolo di risulta presenterà le sbaffature di annerimento radiali lasciate dai solchi galleggiamento in camera, (se per riconoscerli
non era sufficiente il colletto fracassato....ora non ci sono dubbi di sorta). L'arma non è prevista di hold open, o di blocco dell'otturatore, finiti i colpi il tutto va in chiusura per puntualmente trovarsi scattare a vuoto quello che sembrava poter essere il colpo perfetto... Il sistema di mira è il tipico stile HK, il tamburo posteriore con i vari fori e la mira frontale dentro il tunnel circolare un classico sempre funzionale. Un po' duretto e spigoloso l'inserimento dei caricatori, causa anche la molla del dente rilascio piuttosto dura. Non è proprio rapida e intuitiva come quella di altri sistemi di arma ma almeno rende la tenuta del caricatore ben stabile. Magari con l'uso anche questa si addolcisce un po' come lo scatto. In ogni caso con un
poco di pratica sia con le mire metalliche che un sistema ottico l'arma ha dato dei risultati decisamente incoraggianti, che possono certo essere aiutati e migliorati con un opportuna ricarica ed un bel po' di allenamento.
ARMI LUNGHE
SMONTAGGIO DA CAMPO Per quanto riguarda lo smontaggio e la pulizia dell'arma ci si trova di fronte un insieme non troppo complesso, richiede solo un po' riguardo se si smontano la testa dell'otturatore ed il percussore. La prima cosa da fare è rimuovere i 2 perni situati dietro l'impugnatura a pistola che bloccano il calcio al reciver, tirando il calcio con decisione questo si sfila con la molla di riarmo ad esso solidale. Molla ed asta guida molla vanno mantenute opportunamente ingrassate. Il passaggio successivo è la rimozione del perno che blocca il pacchetto gruppo pacchetto di scatto-impugnatura situato appena dietro il bocchettone del caricatore, rimosso questo l'insieme si sfila agevolmente tirando per l'impugnatura. Per estrarre il pacchetto di scatto dal guscio dell'impugnatura si deve ruotare la leva di sicura verso l'alto disimpegnando il dentino, a questo punto la leva di sicura è libera di essere estratta ed il pacchetto di scatto si può sfilare dalla sua sede. Sconsigliamo vivamente smontare il pacchetto di scatto e di tentare di alleggerirlo in casa, visto il numero dei pezzi e la complessità del funzionamento si rischierebbe solo di fare danni. A questo punto azionando la leva di armamento si sgancia l'insieme otturatore portaotturatore che sarà libero di uscire dalla carcassa dalla parte posteriore attenzione che esce per gravità appena si tira la manetta, quindi non tenere l'arma con la volata in alto se non si è sopra il tavolo a 28
ARMI LUNGHE rischio di un incontro ravvicinato col pavimento). Per svincolare la testa dell'otturatore dal porta otturatore basta afferrarla con decisione, farla ruotare sino a quando non è libera di avanzare. infine rimane il percussore e la parte interna dell'otturatore che allarga i rulli: per rimuoverla va fatta ruotare nel suo alloggiamento facendo attenzione al momento in cui si sgancia, la molla interna è in tensione e rischiamo un lancio non autorizzato. Per rimontare basta procedere all'inverso, l'unica parte a cui porre attenzione maggiore è il reinserimento di percussore ed otturatore sul blocco porta otturatore, è facile reinserirlo arretrato del tutto come se fosse in chiusura (i rulli bloccati all'esterno del corpo otturatore) in questo caso non potrebbe mai andare a chiudersi realmente nell'arma. Va inserito e ruotato in posizione avanzata in modo che i rulli siano liberi di rientrare. Nulla di impossibile, con qualche prova ci si prende l'abitudine, ma all'inizio merita un po' di attenzione. Il T41, come tutte le armi semiautomatiche, per avere un corretto funzionamento, evitare un usura precoce dei piani di scorrimento e delle azioni, evitare impuntamenti o rallentamenti, necessita di un opportuna lubrificazione effettuata con oli e grassi adatti allo scopo in quantità adeguate. Leggende metropolitane che le armi funzionano bene a secco o grondanti olio portano solo a rischi inutili per l'arma e per il tiratore. 29
ACCESSORI La lunga vita operativa non ancora conclusa del G3 e delle sue varianti civili ha visto avvicendarsi col tempo numerose varianti, dotazioni ed accessori, una panoplia decisamente vasta completamente compatibile col nostro T41. L'offerta è ampia e variegata, dai prodotti moderni nati e
probabilmente rimasti come offerte tattiche del mercato civile, a tutta una vasta serie di accessori, parti, componenti e relative varianti che hanno vestito ed accessoriato negli anni le armi d'ordinanza, per finire oggi nel mondo della militaria e del collezionismo. Le condizioni possono variare dal nuovo al decisamente usato, ma con un po di pazienza i pezzi in buone condizioni non sono difiicili da trovare. Calcioli estensibili, calciature, impugnature e guardamano dalle prime versioni in legno fino a quelle più recenti in materiale sintetico verdi e nere, le ottiche Hensoldt di ricambio.
dedicate ai G3, cinghie, kit di pulizia, gibernaggi, minuterie. In molti casi si tratta di materiale in condizioni nuove, in altri con segni di usura dettati dal tempo, ma comunque non si faticherà a trovare qualcosa di interessante. Ovviamente si tratta di tutti accessori di libera vendita, non sottoposti a restrizioni che non vanno a cozzare con i criteri di catalogazione italiani del T41. L'arma presentata in queste pagine è stata accessoriata (come previsto dalla catalogazione) del suo calciolo estensibile di seconda generazione, di produzione HK anni '80, accessorio che non rende certo più confortevole in rinculo e non favorisce la posizione di mira al bancone ... È stata montata la maniglia di trasporto che si aggancia alla carcassa, pezzo in condizioni non eccellenti che ha avuto bisogno di un piccolo restauro. È stato sostituito il guardamano L’attacco STANAG proprietario lascia libero l’uso delle mire metalliche.
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ARMI LUNGHE primo tipo originale con il tipo più recente che prevede e l'aggancio laterale per la cinghia e l'innesto del bipiede. Anche quest'ultimo è un pezzo ex ordinanza in buone condizioni con qualche segno di usura, anche se interessante risulta un po lungo per il tiro da bancone da seduto, molto meglio per il tiro da sdraiato. L'impugnatura è stata sostituita con una sempre un materiale sintetico ma di ultimo tipo. L'ultimo accessorio, inizialmente non previsto, è stata la sua ottica, una Hensoldt ZF24 di 4a generazione trovata completa della sua confezione e delle altre parti del suo kit.
Il bipiede anche se di costruzione robusta presenta vari gradi di movimento, che lo rendono adatto più ad un u s o d a campagna che da poligono.
La FERO-Z 24 ha il tamburo superiore che riporta le marcature per compensare la caduta del 7,62. I sigoli click sono comunque corrispondenti ad 1cm a 100 metri come per la regolazione laterale.
I bossoli di risulta con le inconfondibili striature dei solchi di galleggiamento della camera di cartuccia.
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LA CINGHIA A 3 PUNTI TIPO HK 1.gancio frontale 2.doppio passante 3.piastrina con gancio 4.fibbia Il moschettone fissato al gancio frontale dell’arma ed il passante infilato sul moschettone.
Divincolando prima dal lato del dorso del moschettone, poi dallato dell’apertura si divincola il doppio passante che è libero di scorrere sulla cinghia.
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1 Il lato del doppio passante agganciato al punto mediano dell’arma.
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La piastrina agganciata all’apposito passante del calcio e la posizione della fibbia.
ARMI LUNGHE Per impiegarla come normale cinghia il doppio passante rimane bloccato sul moschettone, si tira la parte di cinghia fissata al doppio gancio facendola scorrere nella piastrina bloccata posteriormente al calcio sino a che l’estremità che termina nel moschettone risulta tesa lungo l’arma. Per settarla in modalità multi uso o trasporto si deve tirare il doppio passante e bloccarlo al gancio che si trova sul lato dell’arma. In altri casi per settarla in posizioni di fuoco basta sganciare il doppio passante dal moschettone frontale.
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ARMI LUNGHE SCHEDA
L’ottica Hensoldt FERO-Z 24 con il suo attacco STANAG dedicato, i copri lenti in gomma, l’illuminatore esterno a batterie, la dotazione per la pulizia, e la lente filtro aggiuntiva.
L’abito verde dell’arma, calcio guardamano ed impugnatura di un altra variante adottata dall’esercito tedesco durante gli anni di utilizzo.
Grazie al calcio collassabile l’arma e tutti gli accessori trovano comodamente spazio in un valigia imbottita per fucili.
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Tipo arma carabina marca MKE calibro 308 winchester lunghezza canna 455mm lunghezza minima con calciolo regolabile 840 mm colpi nel caricatore 5 funzinamento semiautomatico 1 uso sportivo numero di catalogo 18413 importatore Gunstrade, www.gunstrade.com prezzo 1750 euro + iva
Di Simone Ciucchi - presidente FISAT
Ovvero come FISAT ha scoperto che anche negli USA il possesso legale e responsabile possa essere, molto molto difficile e che per difendere la nostra libertà bisogna darsi tanto, tanto da fare. Siamo di ritorno dalla Convention di Chicago 2011 della Second Amendment Foundation. Chicago è tutt’altro che una bella città, o almeno così ci è parsa; un’amministrazione inefficiente e corrotta come poche (rese famosi gli Intoccabili di Eliot Ness perché, stranamente, non potevano essere corrotti), Industrializ zata, sovrappopolata. Ci andiamo da anni io e l’Avv. Gentile, a spese nostre beninteso, perché ogni volta che ci andiamo impariamo qualcosa di nuovo che poi possiamo utilizzare anche nelle cause da questo lato dell’oceano, quelle che facciamo per persone come voi ossia cittadini onesti che amano detenere armi in modo legale e responsabile.
La Convention la fanno qua, dicevo, perché l’Illinois e Chicago in particolare sono l’unico appezzamento di terra su suolo americano dove il cittadino non abbia la possibilità di portare armi per alcuna ragione; peggio che in Italia dove , almeno in teoria, il cittadino può avere una licenza di porto armi per difesa, sia pure a quale prezzo e con quali valutazioni, argomento su cui torneremo molto presto. Pensate che addirittura nel territorio della città di Chicago è addirittura vietato aprire poligoni. Second Amendment Foundation dopo la recentissima vittoria davanti alla Corte Suprema del caso McDonald Vs. Chicago che in so36
LEGGI & ATTUALITA’
sostanza chiarisce che Gli Stati non possono limitare i diritti della Costituzione Federale – ma ci voleva davvero una sentenza della Corte Suprema ? – ha portato il divieto di aprire poligoni emesso dalla città in tribunale. Il concetto è chiaro; se non posso vietarti l’automobile – Chicago ha dovuto consentire ai suoi cittadini di possedere armi – ti vieto di accedere alle strade (i poligoni ove usarle) in modo da costringerti ad andartene o a mollare la passione per le armi. Se vi suona familiare sappiate che da anni anche qui da noi qualcuno cerca di fare lo stesso, cercando di far rimanere legali solo i suoi poligoni asserendo che in quelli privati si allenano i delinquenti. Non si può mollare e chi non molla è proprio Second Amendment Foundation che, in onore del proprio motto “ottenere i diritti, una causa alla volta” ha intentato una nuova causa (per la cronaca Ezell vs. Chicago) cercando di ottenere una sospensiva urgente del divieto, per ora
senza riuscirci. Ne parliamo con Alan Gottlieb, presidente di Second Amendment Foundation e ispiratore di FISAT dagli inizi. Ci dice di non preoccuparsi perché una sconfitta ci sta anche, le cose rimangono come stanno, ma una vittoria cambia le cose per sempre. Ha ragione. Quel che è di gran lunga peggio di una sconfitta, ci dice Gottlieb, è il constatare che ci sono personaggi impresentabili che mettono i soldi avanti alla libertà; come un tizio sedicente “esperto” che ha testimoniato nella causa ad asserire che nell’area di Chicago non sia possibile aprire un poligono sicuro; si tratta del gestore di un poligono sito fuori Chicago, che teme di perdere il lavoro se si aprisse un poligono cittadino. Ancora una volta, tutto il mondo è paese. Dicevamo che Chicago ricorda molto l’Italia; dai “periti” che r a c c o n ta n o a l P u b b l i c o Ministero che i bossoli del Kalashnikov sono arma da guerra (è avvenuto a Siena) sino ad una ridda di personaggi spara panzane 37
che credevamo sola esclusiva del Bel Paese dove la gente che mette i soldi (spesso pochi) davanti alla libertà (degli altri) ahimè non manca. Mi sovvengono, per mera associazione mentale, gli “insicuri” che vanno in Commissione Consultiva e votano dalla parte degli antiarmi pensando che nessuno li scopra, almeno sinché FISAT non acquisisce i verbali e li mette davanti alle proprie responsabilità. E invece di cambiare, o almeno provarci, le inventano turche per mantenere lo stato così com'è pur sapendo che se cambiassero andrebbe molto meglio anche per loro poi tentano di isolarci tirando fuori le più grosse panzane che tutti sanno essere tali: panzana 1: le riviste del settore hanno preso le distanze dalle nostre posizioni. È una panzana: la verità è che i padroni del vapore hanno convocato direttori ed editori minacciando il ritiro della pubblicità se avessero parlato ancora di noi o pubblicato le lettere di ringraziamento a FISAT). Poi s’inventano (titolo profetico di un editoriale di FISAT) che in
Commissione loro non c’erano e se c’erano dormivano (panzana 2) e che comunque abbiamo un verbale riassuntivo e che produrranno quanto prima (cioè mai) quello integrale (panzana 3) e che comunque sono vincolati ad una riservatezza (panzana 4) che gli impone una lealtà maggiore verso la commissione che verso il settore che li manda lì in propria rappresentanza. La verità è che la burocrazia ottusa e prepotente, come tale va contrastata e non blandita. Infine quando proprio non sanno che altro dire, danno spago ai loro tirapiedi – pagati (poco) per scrivere ad arte evidenti scemate sui forum Internet – che siamo ispirati dai produttori stranieri e che vogliamo affossare i prodotti italiani (panzana 5). Ma insomma, è mai possibile che il consumatore non possa scegliere tra un prodotto italiano e quello straniero, se quello straniero gli piace di più,
se quest’ultimo è vincolato da una ridda di protezionismi travestiti da norme di pubblica sicurezza ? Vogliamo parlare del nuovo chip RFID che un’associazione di armieri bresciani vuol far rendere obbligatorio per metter fuori legge la concorrenza turca che vende fucili a 200 euro ? Altro che tracciabilità delle armi (che sono già super tracciate) questo si chiama protezionismo del mercato ed è un grave danno per i consumatori (che si trovano scelte ridotte e prezzi più alti) e l’Unione Europea lo vede come il fumo negli occhi, tanto da aver vietato queste pratiche in una pletora di norme, così tante che neanche stiamo ad elencarle. Si arriva, insomma, al paradosso del traditore che si appella al patriottismo. Viene quindi dal nostro settore – e non da quello degli antiarmi – la vera rovina. Ed è ora di metterli davanti alle loro responsabilità.
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A presto delle grandi novità che mi sono state ispirate proprio qui alla Convention, per cui siamo ancora più incazzati (figurativamente parlando) di quando siamo partiti. Faremo tutto ciò che possiamo, Voi fate altrettanto (tra cui leggere e diffondere questa rivista che è l’unica farvi sapere come stanno davvero le cose), vi daremo presto qualche soddisfazione in perfetto stile Second Amendment Foundation ossia, come dicono loro, una causa alla volta. Sappiate anche che la Resistenza civile si sta organizzando in tutto il mondo e lo sta facendo sotto la International Association for the Protection of Civilian Arms Rights (IAPCAR) branca internazionale della Second Amendment Foundation. Nuovi Patrioti, questo Paese è ancora vostro. Datevi e diamoci tutti da fare.
IL PENSIERO DI.... Riccardo Badino responsabile Comitato FISAT Genova
Non è mai troppo tardi! Alla fine siamo rimasti soli, con tutta, ripeto tutta la stampa contro. Anche l’ultima rivista ci ha abbandonato, dovendo scegliere tra FISAT e gli appassionati italiani, e il profitto, la scelta è stata ovvia: il dio denaro. Ora chi ci vuole male , badate bene non solo alcuni figuri ma anche diverse aziende italiane, dicevo chi ci vuole male sta alzando i calici. Ma non è né ambrosia né rosolio quello che i nostri nemici andranno a bere, ma fiele! Noi non ci tiriamo indietro! Noi non abbandoniamo! Anzi, affiliamo le nostre baionette. D’ora in poi cammineremo da soli, useremo i nostri siti e quelli dei nostri alleati e se ce ne fosse bisogno, useremo anche i rotoli di carta igienica per manifestare le nostre idee e il nostro sdegno. Siamo pronti a mettere in campo tutte le risorse possibili per difendere tutti i tiratori, i cacciatori, i giocatori di soft air e gli appassionati italiani. Non siamo soli, siamo un esercito, una moltitudine di cittadini onesti che esercitano i loro sacri diritti!
SOSTIENI FISAT TOGLI IL BAVAGLIO ALL’INFORMAZIONE!
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Sulla Gazzetta Ufficiale n.157 del 08/07/2001 finalmente è stato pubblicato il tanto atteso Decreto sugli spray al peperoncino che da tempo i cittadini italiani stavano aspettando. Dopo anni di strane sentenze, dove prima si assolveva il cittadino in possesso di queste sostanze, dicendo anche che lo spray era il metodo migliore e meno invasivo per difendersi dagli attacchi dei cani, e subito dopo lo si condannava assimilando il possesso della bomboletta alla detenzione di un arma da fuoco, finalmente qualcosa è stato scritto. Il testo è articolato in una premessa e soli tre articoli, abbastanza chiari ed esaustivi, ma ricordate, ho scritto abbastanza chiari… Nella premessa troviamo una serie di rimandi alle norme specifiche in materia di armi, etichettatura dei prodotti, norme sull’impiego di sostanze non dannose alla salute e parerei dei vari Istituti, tra i quali quello dell’Istituto Superiore della Sanità; se siete proprio appassionati scaricateli e
leggeteveli, vi servirà come cultura personale, ma all’atto pratico come acquirenti ed utilizzatori questa conoscenza non è necessaria. Analizziamo il primo articolo. Il primo comma identifica gli strumenti di autodifesa e le loro caratteristiche: “Gli strumenti di autodifesa di cui all'articolo 2, comma 3, della legge 18 aprile 1975, n. 110, in grado di nebulizzare una miscela irritante a base di oleoresin capsicum e che non hanno attitudine a recare offesa alle persone, devono avere le seguenti caratteristiche:”. Fino a qui nessun problema, a parte il termine nebulizzare: se è uno spray a getto balistico non si può utilizzare? Ma analizziamo ora le varie caratteristiche riportate nelle lettere a, b, c, d, e del primo comma: 40
“A) contenere una miscela non superiore a 20 ml” - come sempre chi ha scritto questo regolamento non ha consultato un esperto in tecniche OC, ma qualche “scienziatone” in quanto la quantità del prodotto è veramente minima; ricordiamoci che questo sistema è indirizzato soprattutto a chi non ha la forza o la prestanza fisica sufficiente per difendersi, come anziani o ragazze, quindi nel caso di una aggressione effettuata da un robusto malintenzionato ai danni di una persona gracile, bisogna non sprecare nemmeno una goccia del prodotto! “b) contenere una percentuale di oleoresin capsicum disciolto non superiore al 10 per cento, con una concentrazione massima di capsaicina e capsaicinoidi totali pari al 2,5 per cento;” – nulla da eccepire, un prodotto di questo tipo è efficace, ma mi sembra di leggere le specifiche sul catalogo di qualche venditore…
LEGGI & ATTUALITA’ “c) la miscela erogata dal prodotto non deve contenere sostanze infiammabili, corrosive, tossiche, cancerogene o aggressivi chimici;” – nulla da eccepire, sacrosanto! “d) essere sigillati all'atto della vendita e muniti di un sistema di sicurezza contro l'attivazione accidentale;” – come al comma precedente. “e) avere una gittata utile non superiore a tre metri.” – Mi rivolgo ai tre signori che hanno firmato il decreto, cioè i ministri Maroni, Alfano e Fazio: signori, voi andate in giro con auto blu e scorta di persone armate fino ai denti (tra l’altro pagate dai noi cittadini con le nostre onerose tasse), quindi il problema non vi si pone, ma provate una volta ad andare da soli, magari con moglie e figli a seguito, in un quartiere malfamato, alle 5 della sera quando d’inverno fa buio, con il vostro formidabile spray certificato ed affrontate un’aggressione da parte di due energumeni armati di coltello, poi vi renderete conto di quello che avete scritto! “2. Tutti gli strumenti di autodifesa di seguito denominati prodotti non conformi alle caratteristiche tecniche di cui al comma 1 rimangono disciplinati dalla normativa in materia di armi.” – viviamo in un mondo in cui esiste solo il colore bianco e quello nero, addio colori! Passiamo all’articolo 2: “1. Sui prodotti di cui all'articolo 1 importati o immessi sul territorio nazionale devono essere riportate, in lingua italiana visibile e leggibile, le seguenti indicazioni: a) denominazione legale o merceologica del prodotto;
b) il divieto di vendita ai minori degli anni 16. 2. La confezione dei prodotti di cui al comma 1 deve Riportare: a) nome o ragione sociale o marchio e la sede legale del produttore, ovvero, se prodotti All'estero, dell’ Importatore; b) i materiali impiegati ed i metodi di lavorazione, la quantità di miscela e tutte le sue componenti; c) le istruzioni, le precauzioni d'uso e l'indicazione che l'uso dei prodotti e' consentito solo per sottrarsi a una minaccia o a una aggressione che ponga in pericolo la propria incolumita'; d) in etichetta, almeno il simbolo di pericolo Xi e l'avvertenza «irritante». 3. Le indicazioni di cui al comma 2, lettere a) e c), possono essere contenute in un foglio illustrativo inserito nella confezione dei prodotti. 4. Per l'etichettatura dei prodotti di cui all'articolo 1 si applicano le disposizioni contenute negli articoli 11 e 12 del decreto legislativo 6 settembre 2005, n. 206 che disciplina pure la sicurezza degli stessi prodotti.” Dulcis in fundo, cosa sembra trasparire dalle righe della norma ? “Cittadini italiani, difendetevi , ma poco per cortesia e soprattutto con estrema moderazione! ”.............. …………..Ma ci facci il piacere!!!!” 41
ARMI STORICHE Ci sono fucili prodotti in un numero di esemplari a volte inferiori alle dita di una mano, splendidi oggetti in grado di emozionare attraverso le loro finiture, la loro fattura, la loro storia. E’ il caso di questo express che ci riporterà con la fantasia nel mondo coloniale degli anni gloriosi dell'Impero Britannico: un Lancaster "oval bore" fabbricato nel 1886. Quando sono rientrato dalla visita all'armeria Parabellum di Salsomaggiore diverse persone mi chiesero quali exordinanza avessi visto. La mia risposta fu semplice e per qualcuno sconcertante: "non le ho nemmeno guardate!" Questo non significa che non ci fossero dei pezzi interessanti, significa solo
che disponendo di un tempo limitato ed avendo la possibilità di toccare con mano per la prima volta nella vita fucili prodotti in un numero di esemplari a volte inferiori alle dita di una mano, diedi la precedenza a questi splendidi oggetti piuttosto che impegnare tempo prezioso dietro ad armi prodotte industrialmente in migliaia se non milioni di esemplari. Sono armi, quelle che presenterò su queste pagine, che mi hanno profondamente emozionato, portandomi indietro nel tempo, quando poco più che bambino ascoltavo affascinato i racconti di caccia di mio nonno; racconti forse fantasiosi, come si addice ad ogni buon cacciatore, ma che riuscivano a ricreare le attese, le emozioni, i colori e 43
gli intensi profumi delle cacce in terra d'Africa. La prima arma che prenderò in esame è un express che ci riporterà con la fantasia nel mondo coloniale degli anni gloriosi dell'Impero Britannico: un Lancaster "oval bore" fabbricato nel 1886. Il calibro è .577 - 2 3/4" una lunghezza di cartuccia particolarmente diffusa nelle Indie ai tempi della cartuccia metallica a Polvere Nera. LA FORATURA OVALE La seconda metà del XIX secolo rappresenta uno dei periodi più fecondi per quanto riguarda le innovazioni in ogni campo della scienza e della tecnologia. Nel mondo delle armi da fuoco vediamo nell'arco di pochi decenni il passaggio dall'avancarica
alla retrocarica, prima con cartuccia in carta con accensione tradizionale a luminello oppure ad ago e poi con cartuccia metallica inizialmente con innesco a percussione anulare e poi con innesco a percussione centrale, senza dimenticare la cartuccia a spillo tipo Lefaucheaux che sopravvivrà, un po' anacronistica, per molti decenni. Giova ricordare che fu proprio Charles Lancaster, il creatore dell'arma che stiamo ammirando, l'ideatore della cartuccia a fuoco centrale, nel 1852. Uno dei principali problemi che i vari costruttori dovettero affrontare fu quello di trovare dei disegni di rigatura delle canne che assicurassero ottima resa balistica ed al tempo stesso una facile pulizia dell'anima dalle fecce della polvere nera. Queste varie soluzioni si confrontavano nelle gare a lunga distanza , molto in voga in quegli anni, che vedevano appassionanti sfide tra armi eccelse in mano a straordinari tiratori. Fucili Purdey a due righe contro Lancaster a canna ovale; canne esagonali Whitworth contro rigature Henry o Metford su distanze 1000, 1200 ma anche 2000 Yards - che al giorno d'oggi metterebbero in difficoltà la maggior parte dei tiratori appassionati di "sniper" e che
parrebbero impossibili a qualunque agonista di tiro accademico. (vedi http://www.lrml.org/index.ht m ). Se si esclude Whitworth, la cui soluzione fu una canna ad anima esagonale elicoidale (con palle analogamente a sezione esagonale e facce elicoidali), i vari costruttori svilupparono sistemi di rigatura che rappresentavano varianti rispetto alla rigatura tradizionale ma che erano pur sempre una evoluzione di questa. Charles Lancaster invece, sin dal 1852 seguì una sua personalissima ed originale scelta: la canna ovale, mutuata da una precedente ideazione del mag. Berner per armi ad avancarica che prevedeva però l'uso di palle a sezione ellittica. Le canne Lancaster infatti non hanno righe, è l'anima, 44
Schema che evidenzia le differenze tra i vari tipi di rigatura .
Particolarità del munizionamento della rigatura Whitworth
ARMI STORICHE leggermente ellittica, che avvolgendosi su se stessa con passo progressivo sviluppa la "rigatura" - se così possiamo chiamarla - mentre il diametro della foratura si restringe lievissimamente dalla culatta verso la volata. Le palle naturalmente sono cilindriche del diametro corrispondente all'asse maggiore dell'ellisse, si deformeranno plasticamente allo sparo, così come nella rigatura tradizionale si deformano forzandosi sui pieni della rigatura. Un sistema originale che sicuramente garantiva una minima impiombatura ed una facilissima pulizia della canna. L'EXPRESS CAL. 577 - 2 3/4 “ Nella vista d'insieme l'arma appare solida, potente, ed al tempo stesso sobriamente elegante, con tutto l'indiscutibile fascino che accomuna i fucili a cani esterni. La calciatura ben dimensionata, dall'elegante
Raffronto tra lo schema e la reale rigatura della canna
pistola che è naturale prosecuzione della linea della cartella dell'acciarino a molla indietro, trasmette un senso di rassicurante solidità, pronta a dominare e controllare il significativo rinculo. La scuola anglo-belga, sui fucili express a cani esterni prima e sugli hammerless boxlock più avanti, privilegiava l'acciarino a molle indietro in quanto non comporta scassi nella bascula per ospitare le batterie come nei "molla avanti". Come nella maggior parte degli express di questo periodo storico la chiusura è quella comunemente definita a " T " ideata nel 1859 da Henry Jones, armaiolo in Birmingham.
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Si tratta di una chiusura semplice, efficace e di grande solidità grazie alle superfici elicoidali dei bracci della T e dei tenoni che si impegnano vicendevolmente bloccando le canne sulla bascula ed anche recuperando automaticamente eventuali giochi presenti in armi logore. Non a caso fu utilizzata per molti anni su questa tipologia di potenti fucili. La chiusura è azionata da una chiave a leva che accompagna il sottoguardia e che, secondo me, contribuisce al grande fascino estetico di questi vecchi "cani esterni". Taluni la considerano lenta nell'azionamento ... ma essa appartiene ad un Tempo
diverso, fatto di ritmi scanditi dallo scendere delle possenti cartucce nelle culatte, dal risollevare le canne mentre la leva della chiusura, se ben realizzata, si riposiziona da sola; dall'armare prima un cane e poi l'altro preparandosi al tiro ... i sensi tesi, pronti a l l ' i n c o n t r o f a ta l e c o n l'animale. Nell'express di Lancaster la chiusura Jones è completata da una terza chiusura Westley Richards detta anche a testa di bambola. Per la sua solidità è paragonabile soltanto alla terza Greener. La sobria eleganza delle incisioni si abbina armoniosamente con le volute dell'eccelso damasco della canna. Esagerato definire eccelso un damasco firmato Lancaster? No di certo! I Lancaster iniziarono come fabbricanti di canne di altissima qualità tanto che molti fucili prodotti da James Manton, indiscusso fondatore della scuola archibugiera londinese, portano canne marcate C.L. (Charles Lancaster). Soltanto nel 1826, dopo la chiusura dell'azienda di Manton, i Lancaster affiancarono alla produzione di canne anche quella di armi finite divenendo presto i fornitori dei nomi più prestigiosi dell'aristocrazia d'Europa. 46
ARMI STORICHE Charle W. Lancaster lavorò anche in ambito militare, ideando anche il dispositivo di mira a lunga distanza usato sui Lee-Metford e poi sui Lee-Enfield conosciuto come "volley sight". Artista e tecnico sublime nel mondo armiero fu anche felice scrittore, il suo "The Art of Shooting" fu pubblicato sino al 1954. Ma ora lasciamo che le immagini parlino da sole.
Il rilievo laterale del profilo superiore della bascula risale lieve ad allargarsi nelle ampie conchiglie che salgono sui seni a contornare le sedi dei percussori, al posto delle quali possiamo immaginare dei luminelli tanto il disegno è ispirato alle precedenti armi ad avancarica.
Sulle cartelle spiccano le sicure a stanghetta dagli oggi ineguagliabili riflessi blu.
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Il petto di bascula in cui si inserisce la leva della chiusura: anche qui nessuna ridondanza nell'ornato che si limita a valorizzare sobriamente l'estetica di un'arma progettata prima di tutto per essere funzionale.
Una bella immagine dell'alzo a fogliette e delle canne in splendido damasco
Il mirino è inserito a coda di rondine longitudinalmente sulla bindella, il blocco delle tacche di mira può essere regolato lateralmente.
Il vivo di volata e le sue lavorazioni
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ARMI STORICHE Il puntale dell'astina col bottone di sblocco finemente zigrinato.
La coccia dell'impugnatura a pistola con il suo decoro.
I caratteri sulla targhetta del calcio e su quella della cassetta testimoniano le esotiche avventure di questo fucile.
La bella cassetta del fucile, che dopo tutti questi anni racchiude ancora con sicurezza prezioso contenuto.
Si ringrazia www.radicaebaionette.net Per la collaborazione
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Dopo tanto lavoro estivo nel corso dell’estate 2010 sulla bozza di testo della Legge di recepimento della Direttiva Europea 2008/51/CE, questa è stata ufficialmente recepita con il Decreto Legislativo 204/2010 che modifica il Testo Unico delle Leggi di PS che la Legge 110/1975. Inutile dire che il testo originale era assai restrittivo nei confronti della disciplina del softair in quanto prevedeva che le repliche di libera vendita dovessero essere di dimensioni ridotte del 20% rispetto alle armi originali. Nel testo della legge rimane però qualche adempimento gravoso (tipo quello sulle volate rosse e sui pallini di colore vivo) ma quel che è peggio è questa fa riferimento a due regolamenti che dovranno essere approvati entro il 1 Gennaio 2011; uno del ministero della Sanità sui requisiti sanitari ed uno che sarà preparato a cura del Ministero dell’Interno e che riguarderà, tra le altre cose, gli strumenti softair. Veniamo ora al testo del decreto ed all’elencazione delle novità del mondo softair. Intanto occorre precisare il cambio di definizione delle
softair da giocattoli a strumenti, istituito dal nuovo decreto, si è reso obbligatorio per conformarsi alla Direttiva Europea 2009-48-CE che si occupa di giocattoli (per bambini ed adulti) che all’allegato I comma 2 lettera (b) dice che i giocattoli per bambini non possono riprodurre armi da fuoco reali (e da qui scaturiva il tentativo di obbligare i costruttori/importatori alla riduzione del 20% rispetto alle dimensioni originali poi fortunatamente fatto togliere dalla stesura finale). Tornando alla definizione quali strumenti, essa non vuol dire che essi verranno sottoposti a chissà quale divieto ma semplicemente che non sono giocattoli e quindi non sono soggetti alle norme di sicurezza dei giocattoli per bambini (ad esempio quelle sul distacco di parti che i bambini potrebbero mangiarsi ecc.). 50
Ci da qualche lume ulteriore la circolare ministeriale nr. 557 PAS 10900(27)9 del 24.6.2011 diretta agli uffici e comandi dipendenti (che con ogni probabilità sono rimasti confusissimi da una legge mal scritta come non se ne vedevano da lustri). Conviene quindi riepilogare il testo della circolare predetta del Ministero, nelle parti che possono essere di interesse per il mondo airsoft “….anche l’introduzione …. di un divieto di porto, senza giustificato motivo (secondo comma), degli strumenti di cui all’art. 5, quarto comma, della stessa legge, e dei puntatori laser o di oggetti che abbiano
LEGGI & ATTUALITA’ tale funzione, appartenenti a determinate “classi” ritenute pericolose in base alla specifica normativa CEI EN sui sistemi di puntamento laser…. Pertanto, dalla suddetta data, il contravventore rientrerà nell’ipotesi prevista e punita dal medesimo art. 4 (comma 3), con la sanzione dell’arresto da sei mesi a due anni e dell’ammenda da 1000 euro a 10.000 euro. Attenzione qui vieta solo il PORTO (che si intende il pronto uso in luogo pubblico) dei laser di classe IIIB o superiori per cui controllate sulla scatola. Chi possiede questi laser detenendoli a casa o trasportandoli smontati (come ad esempio fanno gli universitari per le loro ricerche) non commettete alcun reato e in linea teorica potete addirittura usarli nelle manifestazioni che avvengano in luoghi privati. Ricordo però che sono considerati lesivi per la retina dell’occhio per cui non potete puntarli su altri giocatori. Continuando… Le modifiche all'articolo 5 della legge in questione riguardano la sostituzione della parola “giocattoli” con il termine “strumenti”. La novella consente di “attualizzare” l'articolo medesimo, anche allo scopo di recepire le indicazioni delle normative comunitarie in materia di sicurezza dei giocattoli e dell’impossibilità, per questi ultimi, di riprodurre armi. Come detto, i giocattoli (per bambini) non possono riprodurre armi, gli strumenti (che sono giocattoli per adulti) si.
Di particolare rilievo sono, poi, le modifiche introdotte al quarto comma del medesimo articolo, nel quale si prevede una particolare disciplina per gli strumenti riproducenti armi, per quelli da “segnalazione acustica, nonché per gli strumenti denominati softair, anche al fine di evitare che tali manufatti possano essere trasformati in armi vere e proprie. Si evidenzia, al riguardo, che nell’articolo stesso viene disposto che “Con decreto del Ministero dell’Interno sono definite le modalità di attuazione del presenTe comma”. Pertanto, tutte le disposizioni individuate dalla nuova disciplina su tali strumenti, all’art. 5, comma quarto, non entrano in vigore il 1° luglio 2011, dovendosi attendere l'entrata in vigore del decreto ministeriale attuativo, per cui ai sensi dell’art. 6, comma 4, del decreto legislativo -- sino a tale 51
Data continueranno ad essere applicate le prescrizioni sino ad oggi previste per tali strumenti, compresa quella relativa all'occlusione degli stessi mediante tappo rosso. Ricapitolando (la circolare doveva essere chiarificatrice anche se proprio non pare sia riuscita nello scopo) si dice che gli strumenti softair devono essere fabbricati in modo da non poter essere convertiti in armi vere (e questo lo sapevamo già).
Questa nuova norma scaturisce da una leggenda urbana messa in circolazione dall’ATF che, volendo conformarsi al pensiero antiarmi dell’Amministrazione Obama, disse che un lower di un M4 airsoft poteva essere “agevolmente” modificato per sparare con un upper vero ma in realtà ci vuole tanto di quel lavoro che conviene farselo da soli al tornio a controllo numerico). Si tratta quindi di uno scoop che ha poco senso di essere atteso che tra i manuali che si trovano su Internet e la tecnologia disponibile per chiunque abbia l’uso di un garage rendono possibile la realizzazione di armi efficientissime per chiunque abbia un minimo di manualità e competenza tecnica. In sostanza, quindi, non ci sono novità e si continua a fare come si è fatto fino ad oggi (volata rossa anche per meno di tre centimetri anche amovibile) sino all’approvazione dei regolamenti che, a Dio piacendo, potrebbero anche non essere varati mai.
Concludo cogliendo l’occasione per rispondere in modo pubblico ad alcune critiche avvenute nei confronti della FISAT (Federazione Italiana Storia Armi e Tiro cui io appartengo) che avrebbe accostato armi e giocattoli softair (che non sono armi). Le critiche potrebbero essere anche giuste e la FISAT non potrebbe essere più d’accordo sul fatto che le softair non sono armi ma il problema è che l’accostamento tra armi e softair lo fanno coloro che redigono le leggi (regolamentando le due materie nell’ambito della stessa normativa) e coloro che ci dicono come applicarle (il dipartimento della PS nelle circolari come questa); un altro problema è che le due categorie di per52
sone sono rappresentate dalle stesse persone (la bozza originale di questa legge era stata redatta proprio dal Dipartimento della PS che invocando la tutela della pubblica sicurezza non accetta interferenze nemmeno dal Ministro). Sta di fatto insomma che nella redazione del regolamento il Dipartimento della PS farà la parte del leone, contraltato (quando ne hanno voglia e quando ci riescono, cioè quasi mai) solo da alcuni consulenti membri della Commissione Consultiva che sono rappresentati del settore delle armi reali, ignorando completamente le esigenze del settore delle armi giocattolo che pure, per numeri e produttività, ha molte cose da dire.
L’ANGOLO DEL TIRATORE MODELLISTA PER TUTTI GLI APPASSIONATI ARMI CHE SONO ANCHE MODELLISTI...... Recentemente gironzolando in una fiera di settore mi è caduto l’occhio su alcune scatole nella vetrina di un grosso importatore italiano. Sul dorso della scatola erano rappresentate singole armi; un M4, una M249, alcuni simil AR (poi scoperto che sono modelli adottati da eserciti dell’estremo oriente molti simili per silhouette ad un AR15). Scala di riproduzione 1:4, materiale Resina, kit non adatto ai bambini.....vabbè siamo forse bambinoni per certe cose ma sorvoliamo..... Non riuscendo a resistere dopo essermi accaparrato un paio di scatole; come ogni buon modellista in fiera me ne vado diritto su una panchina ad aprirle per vedere come sono all’interno. .. (non adatto ai bambini...). Dopo un primo esame confermato poi a casa la qualità ed il dettaglio sono davvero notevoli, la resina è stampata davvero finemente con rare e piccole bolle,segno che
vando la foto (magari con una ricerca su internet) anche parti complesse come i bocchettoni di carica della mitragliatrice e le loro protezioni si sono assemblati senza grandi problemi. Molti elementi sono fatti separati per essere posizionati a piacere, tipo il calciolo, il maniglione, il caricatore dell’M4, il piede, il calcio e la copertura della mitragliatrice. I modellisti più smaliziati potranno decidere di rendere mobili molte parti, e perché no.... lanciarsi nelle prime customizzazioni in scala! Il risultato dopo una verniciatura è un simpatico modello in scala decisamente dettagliato e fedele che può fare da soprammobile od essere messo in vetrinetta con altri modelli. potrebbe essere interessante se continuassero la serie con altre armi .....
lo stampaggio è stato fatto con un buon sottovuoto e resina di qualità. anche nelle parti più sottili come la protezione della diottra della 249 non si vedono errori o deformazioni rilevanti. La totale assenza di istruzioni stampate Potrebbe creare qualche problema al modellista meno esperto o conoscitore, ma con un po di pazienza ed osser 53
Tipo: kit in resina da assemblare e dipingere Scala: 1:4 Produttore: HOBBY FAN Importatore: ASTROMODEL DI F. MIGONE & C. S.A.S. VIA DEL CAMPASSO, N. 16 16151 GENOVA (GE) P.Iva 02482230105 E-Mail : info@astromodel.it www.astromodel.it Prezzo:indicativo 27 euro m4 (cod. hf616) e 37 euro per la m249 (codhf604)
Il portacolpi laterale per lo shot gun: un accessorio che tanto attizza gli appassionati amanti del loock tattico, ma che pure serve a coloro che delle armi ne fanno un uso professionale richiedendo prodotti che diano la massima affidabilità, sicurezza e resistenza. Proprio su richiesta di corpi ed agenzie law enforcement Mesa Tactical ha sviluppato la linea Sureshell dei portacolpi cal. 12 compatibili con i più diffusi shotgun. Una linea che sia in grado di resistere all'uso ed ai maltrattamenti quotidiani dell'uso in servizio senza che
l'affidabilità ne risenta. Ne è nato un prodotto di altissima qualità, tanto da essere adottato dal marchio Scattergun nell'assemblaggio dei suoi modelli di shotgun linea law enforcement. Tutta la linea SureShell è realizzata in alluminio aeronautico 6061-T6 lavorato dal pieno con finitura anodizzata nero antiriflesso a specifiche militari. Le cartucce trovano posto nei fori passanti ricavati in un blocco di alluminio garantendo cosi la massima sicurezza di tenuta e protezione.
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ACCESSORI La ritenzione dei colpi viene garantita da una barra in gomma posta trasversalmente all'interno della struttura in un foro realizzato nel blocco di alluminio.
LA CONFEZIONE
Fuoriuscendo per qualche mm all'interno degli alloggiamenti la gomma preme sul lato della cartuccia facendo da freno grazie alla sua capacità grippante. Il portacolpi non presenta nessuno spigolo vivo, ogni angolo è perfettamente smussato ed arrotondato eliminando cosi ogni rischio che cinghie e capi di vestiario possano rimanere impigliati. Tutti i modelli di SureShellsi si montano senza bisogno di modifiche permanenti e senza nessun intervento significativo sull'arma, pochi attrezzi basilari
e pochi minuti sono necessari a completare l'installazione, altrettanti per rimuovere il pezzo, e tornare alla configurazione iniziale.
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Come molti altri prodotti Mesa, anche la gli SureShell vengono forniti in un blister trasparente semirigido chiuso a caldo che lascia vedere il contenuto in ogni sua parte. All'interno trovano posto, oltre il portacolpi: le istruzioni, in inglese ma comunque ben chiare, le chiavi a brugola necessarie al montaggio, eventuali boccole, rondelle o parti Specifiche necessarie al montaggio come nel caso del Remington, una confezione mignon di frenafiletti se necessaria come nel caso del Benelli M4, un adesivo col logo del produttore, ed in fine una sottile striscia sagomata di gomma adesiva, piccolo accorgimento da applicare sulla faccia del portacolpi che è a contatto col reciver con lo scopo di proteggere la superficie da graffi ed
Usura da contatto. Estratto dalla confezione il pezzo dà subito idea di grossa solidità e robustezza. L'assemblaggio di pochissimi elementi che lo compongono è fatto davvero con cura e senza nessun difetto. La superficie risulta di un bel nero opaco e semiruvido al tatto, il colore è molto uniforme in ogni parte anche le meno visibili. Viti ed altri elementi necessari al montaggio sono tutti in metallo e realizzati su misura. Vista la varietà di armi per cui sono previsti e le varianti proposte rimandiamo al sito del produttore la lista completa dei modelli disponibili. In queste righe analizziamo il modello per Remington 870/1100/11-87 e per il Benelli M4super 90, rispettivamente da 6 ed 8 colpi, le caratteristiche salienti e la tecnica di realizzazione sono le medesime per tutta la serie.
IL MODELLO PER M4 Uno dei modelli un po’ più particolari della linea è proprio questo per il benelli M4, invece di un classico portacolpi che si fissa sul lato della carcassa tramite i perni del pacchetto di scatto, ci troviamo di fronte ad un robusto insieme che sfrutta i fori di fissaggio del rail sulla parte superiore del reciver; anzi, più che sfruttare i fori...... propone una soluzione che sostituisce tutto il rail. Il portacolpi è infatti fissato ad una staffa avvolgente che dal lato sale e raggiunge la parte superiore terminando con un uovo rail di dimensioni ed altezza identiche a quello originale.
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Il fissaggio avviene tramite ifori originali, con viti e rondelle ed un goccia di frenafiletti fornito nella confezione. Per rimuovere le viti originali potrebbe essere necessario scaldarle un poco. È bene non forzare troppo il serraggio delle viti, il filetto è molto fine e ci vuole poco a spanarlo. L'ancoraggio risulta facile veloce e robusto, la posizione del portacopi è studiata bene, ponendo i colpi in una posizione facilmente raggiungibile in ogni momento. Sono previsti modelli con differente capienza di 4, 6 ed 8 colpi.
ACCESSORI IL MODELLO REMINGTON Sul Remington870 il montaggio avviene sfruttando la posizione dei 2 perni del gruppo di scatto. I perni pieni originali vanno sostituiti con i due nuovi elementi forniti nel kit, torniti e filettati all'interno andranno saldamente bloccati in posizione con le viti a testa esagonale fornite . Nella confezione sono comprese le 2 brugole necessarie; tempo di installazione...5 minuti.
Un piccolo accorgimento , che facilita la lettura della matricola per il riconoscimento o per scopi di inventario. Anche in questo caso il prodotto installato risulta stabile ed ergonomico, i colpi facilmente raggiungibili e comodamente estraibili. Il modello di SureShell per Remington è previsto sia in versione sinistra da 2,4,6 ed 8 colpi, che in versione destra da 2 e da 4 colpi.
PROVA Dopo il montaggio di entrambi abbiamo provato ad inserire svariati tipi di cartucce nelle loro sedi; slug, pallini e pallettoni; di varia grammatura, misura e marca non abbiamo potuto che apprezzare la resistenza non troppo tenace opposta dalla barra di gomma interna nello sfilare il colpo. Entrambi gli SureShell anche nell'uso sul campo di tiro si sono dimostrati davvero affidabili ed efficaci, fornendo una comoda e funzionale “riserva” di colpi a portata di mano. La finitura nera superficiale si è dimostrata davvero resistente e
tenace facendo fede a quanto pubblicizzato. Ci troviamo di fronte a prodtti di alta qualità, senza dubbio parecchi gradini sopra i normali portacolpi in plastica. Ovviamente tutto ciò si trasforma in un aumento dei costi del prodotto finale, che però a fronte di quanto offerto non è poi esorbitante.
Una volta fissato è apprezzabile la conformazione data alla piastra di supporto che lascia visibile la matricola del fucile. 57
La testa delle 2 viti di fissaggio, e la rientranza appositamente studiata per non coprire la matricola.
Una striscia di gomma sagomata con un velo adesivo inclusa nella confezione, per evitare che il portacolpi segni la superficie della carcassa una volta montato
Il nuovo rail che sostituisce quello originale
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ACCESSORI
Il modello da 8 colpi, una volta p i e n o aggiunge un peso non indifferente all’arma
Il contenuto della confezione, viti, chiavi ed eventuali parti modificate son comprese
produttore Mesa Tactical 1760 Monrovia Ave, #A14 Costa Mesa, CA 92627 tel 949-642-3337 fax 949-642-3339 www.mesatactical.com distributore TACTICAL73 di Giacomini V. Via Don Sapino, 11 - 10078 VENARIA REALE (TO) Tel & Fax+39011495425 Mobile +393930798873 http://www.tactical73.com prezzo indicativo 72,80 € sureshell 6 colpi sinistro per remington 870/1100/11-87
Le forme arrotondate e l’assenza di spigoli vivi, tutte lavorazioni realizzate con estrema cura.
129,90 € sureshell 8 colpi per benelli m4 59
A CURA DI: Simone Ciucchi - Presidente FISAT
La nostra libertĂ una causa alla volta Cari amici scrivo questo articolo per fare un bilancio delle attivitĂ FISAT per il 2011, per vedere cosa abbiamo fatto e cosa faremo ...(altro che riservatezza):
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I FATTI NOSTRI.....MA ANCHE VOSTRI
Come dicono alla Second Amendment Foundation: LA NOSTRA LIBERTÀ, UNA CAUSA ALLA VOLTA
INFORMATI ED UNISCITI A CHI VUOLE DIFENDERE I TUOI DIRITTI www.campagnafisat.it 61
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CARTUCCE E RICARICA
La scatola dell’express trattato in questo numero non solo ha custodito l’arma in tutta la sua bellezza; ma anche le etichette originali con le istruzioni per la ricarica composte da molte parti completate a mano dopo la verifica. Gli inglesi ebbero una splendida e profonda tradizione di caccia grossa; peraltro, contrariamente a quanto si possa pensare d’acchito, almeno fino ai primi del’900 questa nobile e difficile arte venne esercitata prevalentemente nei domini asiatici piuttosto che in quelli africani. Questo significa che il progettista di armi e, soprattutto, cartucce votate alla bisogna aveva in mente animali diversi e
mediamente meno coriacei e pericolosi dei loro omologhi africani. Bufali d’acqua invece che cafri, elefanti decisamente meno prestanti e forse anche meno aggressivi; l’ incontro col rinoceronte era forse meno frequente, mentre leopardo, tigre e leone erano e sono cacciabili anche con cartucce relativamente più gestibili di quelle che servono per cacciare con tranquillità il resto del “dangerous game”. Non va poi sottovalutata la riduzione del pericolo (con un’eccezione per i felini, ma appare ben chiaro che su questi animali la stessa fucilata ha ben altri effetti che su un animale a pelle spessa) costituita dalla consuetudine di cacciare sul dorso dell’elefante, protetti non solo dal caratteristico baldacchino l “Houdah” ma dallo stesso 63
pachiderma domestico, e spesso muniti di una speciale pistola a due colpi (in pratica un express con calcio da pistola e canne di lunghezza minima) definita appunto “pistola da houdah”. A questo si deve poi aggiungere che tanto i calibri effettivamente disponibili quanto il correttissimo approccio alla caccia grossa, ed il relativo rigidissimo codice d’onore oggi quasi del tutto ignorato, non consentivano neanche di ipotizzare l’uso di calibri strapotenti, e soprattutto con traiettorie flat, capaci di abbattere un animale da lunga distanza, magari senza neanche colpirlo come si deve. Il nostro calibro nasce, anzi i nostri calibri nascono, attorno al 1870; si tratta di quattro differenti cartucce i cui bossoli p r e s e n ta n o f o n d e l l o e colletto di eguali dimensioni, ma differente
lunghezza: 2 ½, 2 ¾ 3 e 3 ¼ di pollice. Le cariche di polvere nera previste variavano tra i 135 ed i 190 grani; il peso della palle era compreso tra i 520 ed i 650 grani. Il nostro express in particolare è camerato per la cartuccia da 2¾, I sacri testi definiscono questa cartuccia come idonea all’uso, appunto, su animali a pelle tenera non pericolosi e sui grandi felini; ma non mi stupirei se fosse stata regolarmente usata, con i suoi 1700 piedi al secondo, una palla da 520 grani e oltre 500 kgm di E° sulla selvaggina più impegnativa. Anche le energie residuali di circa 400 kgm a 50 yards e soprattutto la rilevantissima quantità di moto rendono tale supposizione quantomeno plausibile. Come la rende plausibile la trasformazione a polvere infume che subì la cartuccia nelle sue versioni da 2¾ 3 e 3¼ divenendo una delle più autorevoli stopper della savana.. Difatti, la cartuccia più moderna (nata tra XIX e XX secolo) sviluppa energie pari a quelle del 600 NE, lanciando a circa 610 m/s una palla da 750 grani che parrebbe fornire, per maggior capacità di penetrazione, prestazioni superiori a quelle del mitico 600 NE. Ovviamente affermazioni del genere
POLVERE
GRANI
PESO PALLA Grs
FPS
MPS
Eo KMG
Eo JOULES
polvere nera
160
520
1730
527
478
4686
polvere nera
160
560
1650
503
468
4590
nitro for black powder
76
650
1870
570
698
6843
vanno considerate del tutto soggettive. È universalmente considerato del tutto affidabile come back up ed è certamente tra i calibri più indicati nel folto, per tiri ravvicinati. Riteniamo opportuno, a questo punto, raffrontare le prestazioni del 2¾ nelle sue versioni successive: a polvere nera, nella sua iniziale configurazione in NE e con gli attuali caricamenti, riservati ad armi recenti o comunque più Specificamene strutturate per resistere alle prestazioni della cartuccia in versione moderna. I DATI DI RICARICA DELLE ETICHETTE ORIGINALI Convinti che la maniera migliore di rendere onore all’arma ed al calibro sia quella di cominciare col riportare i dati originali delle etichette di ricarica, partiamo dal bossolo; la cui Lunghezza del bossolo è 2 pollici e 3/4; il calibro .577”. 64
Si prescrive l'utilizzo di palle realizzate con l'apposito stampo in dotazione usando una lega fatta con 11/12 di Pb ed 1/12 di Sn. (quindi 91,6% di piombo e 8,3% di stagno). Le palle devono essere calepinate con due giri di carta ingrassata - notare che questo ed altri particolari sono scritti a mano completando le istruzioni a stampa, probabilmente dopo uno scrupoloso controllo delle effettive misure di foratura La carica di lancio consigliata è di 145 grani di polvere nera del Nr. 6 (circa una granitura Fg ) . Le palle potevano essere a punta cava, la cavità riempita semplicemente con cera, oppure con un inserto in rame con effetto di penetratore od anche con una miscela esplosiva.
CARTUCCE E RICARICA Un immagine delle etichette originali che riportano le istruzioni per la ricarica, da notare come molte parti siano compilate a mano dopo aver verificato le quote.
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LETTERA APERTA DI: Andrea Toso
Cari amici cacciatori, tiratori e appassionati d’armi in genere, come potete desumere dal mio profilo, sono uno dei pochi fortunati ad aver potuto nel corso della mia vita, far coincidere la mia passione con il mio lavoro, pertanto posso dire che le mie passioni non sono solo tali, ma esse, come per la maggioranza dei cacciatori o tiratori, rappresentano in concreto un modo di vivere. Sebbene abbia, sia per esigenze lavorative, che per questione di carattere sempre cercato di evitare per quanto possibile di assumere posizioni in maniera pubblica, ho deciso di mettere a disposizione in tutte le sedi che me ne offrano l’opportunità, la mia seppur modesta esperienza, perché mai come in questi ultimi tempi ho potuto assistere ad un attacco sia mediatico, che politico, teso sia a distruggere la nostra immagine, che a privarci della libertà di poter esercitare le nostre passioni, passioni nate con l’uomo stesso, che anzi ne hanno segnato nel bene e nel male sia la storia, che l’evoluzione stessa. Ciò che mi fa sentire tale attacco oltre che un tentativo di privazione di alcune libertà, un tradimento bello e buono, è il fatto che esso sia portato avanti da personalità politiche e pubbliche che in un passato recente non hanno esitato a chiedere il nostro consenso e appoggio dichiarandosi, se non proprio a favore, nemmeno contro il nostro modo di essere. Un modo di essere, che in nome delle passioni che ci accomunano porta a comportarsi nella stragrande maggioranza dei casi da cittadini e contribuenti esemplari, rispettosi cioè delle leggi e delle regole (ognuno di noi sa quanto è facile vedersi ritirare il nostro amato e indispensabile “PORTO D’ARMI”), pertanto dobbiamo imparare a farci rispettare come tali, ma come fare? Ricordando a tutti questi signori chi è che gli paga lo stipendio, siano essi parlamentari, pubblici ufficiali o semplici presidenti delle associazioni di categoria, degli ambiti di caccia o dei poligoni di tiro, come d’altra parte fanno da sempre i nostri detrattori con le loro associazioni, tanto è vero che si è arrivati al paradosso di vedere finanziati i canili e gattili quanto gli orfanatrofi e più spesso storie in TV e riviste di cuccioli , che bambini abbandonati . In un recente passato, la NRA americana, innanzi ad una presa di posizione di alcuni industriali contro il mondo delle armi e della caccia, fece sapere a questi signori, che essendo in democrazia essi erano liberissimi di esprimere la loro opinione, ma altrettanto libera era l’associazione di suggerire ai propri iscritti i nomi delle aziende da cui non comprare i prodotti perché non amiche, a tutto questo la maggioranza delle ditte interessate ha risposto con immediati cambi di posizione.` 66
RADIO LONDRA - COMUNICAZIONI PER TUTTI Se ci sono riusciti loro, su una popolazione di oltre 250 milioni di cittadini, non vedo perché non si debba riuscire noi. Sarà pure vero che come dice la sciura Brambilla che 4 cittadini su 5 sono a parole contro la caccia e le armi, ma dubito che quei quattro abbiano a cuore la chiusura della caccia quanto a noi possa stare a cuore il tenerla aperta, oppure poter continuare ad andare nella nostra armeria preferita ad ammirare l’oggetto dei nostri desideri, pertanto, stando attenti a non assumere posizioni estremiste, (che in linea di massima non ci appartengono), non esitate a partecipare a forum o discussioni sui vari siti, a scrivere all’Onorevole o Assessore che ritenete vostro rappresentante a qualunque partito esso appartenga, esprimendo la vostra idea o il vostro dissenso. Spesso le vostre missive sia via e- mail, fax o posta resteranno senza risposta, ma non passeranno certamente inosservate, perché dovete ricordare che tutti questi soggetti spendono delle vere fortune per cercare di capire cosa voi pensiate, o quali siano le vostre aspirazioni e gusti, onde inviarvi al momento giusto un volantino con su scritto: “Amico cacciatore o tiratore”, pertanto non è vero che il vostro voto non conta, l’esito delle penultime elezioni è stato decretato da soli 11.000 voti. A maggior ragione alla vostra opinione può essere ascoltata da ditte, quali ad esempio case automobilistiche, (ma gli esempi potrebbero essere infiniti) che avvalendosi di riviste, giornali o televisioni pubblicizzano i loro prodotti con spese da capogiro per convincervi a spendere magari 30.000€ comprando il loro fuoristrada ecologico, quando si vedono arrivare mail da svariate persone, che dichiarano che si rivolgeranno ad altra ditta, perché essi stanno finanziando con la loro pubblicità quella rivista, o quel giornale a noi particolarmente ostile, (solo 10 mancate vendite rappresentano una perdita di fatturato di 300.000€). Forse tutto questo si rivelerà inutile, o, peggio ci si ritorcerà contro, perché come dice qualcuno, in realtà noi siamo un anacronismo che sopravvive a se stesso, ma non vedo come altro potremmo fare, se non avere la disperata speranza del condannato, battendoci fino all’ultimo, con l’onesta che ci contraddistingue, per poter sperare di tramandare ai nostri figli quei valori in cui crediamo e che da sempre hanno accompagnato la storia degli uomini onesti.
Andrea Toso 67
E’ ORA CHE I TIRATORI ITALIANI SIANO RISPETTATI
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