PERIODICO MENSILE - N° 2 DICEMBRE 2011 - Direttore responsabile Simone Ciucchi - Registrazione del Tribunale di Bologna n. 8203 del 21.9.2011
ANNO 1 NUMERO 2
IL PERIODICO A CURA DI FISAT PER GLI APPASSIONATI DI ARMI
ATTUALITA’ E LEGGI CHI VUOL LUCRARE SULLE ARMI LEGALMENTE DETENUTE LA LIBERTÀ NON È GRATIS
ARMI LUNGHE UN VESTITO NUOVO PER IL BLACK RIFLE
TECNICHE DI TIRO E DIFESA L’AGGRESSIONE DI COLTELLO LA RITENZIONE DELL’ARMA
EX ORDINANZA LE FN DELLA WEHRMACHT seconda parte
Che tu sia un cacciatore, un collezionista, un appassionato di coltelli o un giocatore di softair per noi non cambia, FISAT difende ad oltranza il diritto di possedere armi in modo legale e responsabile. Chi vuole mantenere questo diritto è nostro amico, chi vuole limitarlo, qualunque siano le sue ragioni, è contro di noi. ERA L’ORMAI LONTANO 2008 quando un gruppo di volenterosi decise di ritrovarsi a Terni per fondare un’associazione che - sul modello delle associazioni americane - tutelasse il diritto del cittadino al possesso legale e responsabile di armi. La strada era dura e tutta in salita ma sapevamo che non essendocene un’altra doveva essere comunque percorsa. Oggi siamo qua, oltre 3000 iscritti, più di 1300 casi legali risolti e decine e decine di ringraziamenti ogni mese da parte di cittadini onesti come voi e noi che si sono sentiti in dovere di ringraziare l’associazione per il lavoro fatto, prima nella storia di questo Paese a scendere in campo dalla parte delle persone oneste. Vi invitiamo a fare un giro sul sito dell’associazione per vedere cosa stiamo facendo sia a livello di tutela del singolo cittadino - anche con vera e propria assistenza legale - sia a livello collettivo, con class action ed attività di sensibilizzazione politica. A livello internazionale stiamo collaborando attivamente con IAPCAR International Association for the Protection of Civilian Arms Rights (Associazione Internazionale per la Protezione del Diritto all’accesso alle Armi dei Cittadini), fondata dai nostri alleati di Second Amendment Foundation, prima associazione americana a comprendere l’importanza di uno sforzo anche in campo internazionale. Se siete cittadini onesti non avete niente da temere, essere un appassionato di armi non significa essere un criminale ed uno stato democratico non deve aver niente da temere dal possesso di armi legale e responsabile da parte dei cittadini onesti. È nostro dovere batterci per preservare questo diritto anche per le future generazioni.
COSA FA LA FISAT FISAT nasce per far sentire la voce dei cittadini onesti per la tutela del possesso di armi legale e responsabile. Infatti non sempre il settore riesce a farsi sentire come dovrebbe e spesso l’interesse dei produttori di armi, che hanno la maggior parte delle risorse essendo soggetti imprenditoriali, non coincide con gli interessi dei cittadini utilizzatori. Accade infatti che buona parte degli introiti delle armi nel mondo non derivi dal mercato civile ma da quello militare, ragione per cui un imprenditore che abbia interessi in entrambi i settori sarà facilmente disponibile a cedere qualcosa sul mercato civile per avere privilegi commerciali che avvantaggino solo lui. Per questo è importante che la base, ossia cittadini utilizzatori, siano rappresentati. FISAT fa proprio questo, difende le posizioni dei cittadini appassionati di armi (e di attività simili come il softair) al pari di quanto fanno negli USA NRA e Second Amendment Foundation e nel resto d’Europa da tutte le altre associazioni che stanno nascendo in ogni paese. I membri dell’associazione potranno contattarla per avere informazioni su come risolvere i loro problemi in materia di armi. FISAT infatti si avvale di consulenza legale specializzata nella legislazione delle armi e di un esercito di esperti della materia disposti ad aiutare per il bene comune. Che tu sia un cacciatore, un collezionista, un appassionato di coltelli o un giocatore di softair per noi non cambia, perché FISAT difende ad oltranza il diritto di possedere armi in modo legale e responsabile. Chi vuole mantenere questo diritto è nostro amico, chi vuole limitarlo, qualunque siano le sue ragioni, è contro di noi.
I nostri siti: www.fisat.us il sito base dell’associazione www.fisat-italia.blogspot.com il blog sul mondo FISAT con le ultime notizie www.cavalierifisat.it il sito dei volontari che divulgano il pensiero resistente di FISAT nelle loro aree di residenza.
Sta ormai per finire anche il 2011 e, come abbiamo già avuto modo di dire in altre mille sedi, non si può dire che sia stato un anno pacifico per il possesso legale e responsabile di armi. Principalmente a causa del calvario costituito dall’iter di approvazione del Decreto legislativo 204/2010, calvario che non accenna a concludersi perché devono essere ancora approvati i regolamenti di esecuzione, uno del Ministero dell’Interno e l’altro del Ministero della Sanità (sui requisiti sanitari). Va anche detto che da quando la Lega non è più al Governo non riusciamo a sapere più niente sulla vicenda se non brutti segnali, tra questi che l’UITS starebbe tentando di dire la sua sulla sicurezza dei poligoni privati. Colgo anche l’occasione per rispondere a tono coloro che su siti e forum, spesso accumunati dalla comodità poltronistica di chi non fa nulla se non criticare chiunque osi muoversi dall’inerzia, dice che FISAT è troppo “leghista” o comunque “troppo a destra”...... E desidero farlo riassumendo in breve le reazioni dei politici di varie estrazioni ad un fatto criminoso in cui un estremista (lui si) di destra, afflitto da depressione e con precedenti penali (reati contro l’Ordine Pubblico) ha sparato a tre extra comunitari con una pistola legalmente detenuta (ma dove era la Questura che usualmente nega tutto anche a chi abbia anche solo una querela archiviata ?). Ma torniamo a bomba al problema della Lega e della FISAT, con fatti sonanti e documentati: Si inizia con l’ultima lamentatio della mai troppo nota senatrice Marilena ADAMO (PD) che scrive della sua ultima interrogazione parlamentare sul suo blog (marilenadamo.it) : "In Italia le armi circolano troppo facilmente e quello che è successo a Firenze ne è la tragica dimostrazione". È quanto ha denunciato la sen. Marilena Adamo nell'aula di Palazzo Madama mentre il Senato ricordava i morti senegalesi di Firenze per mano di un folle filonazista. "Quanto è accaduto - ha spiegato - solleva un problema serissimo che da tempo denunciamo: la facilità con la quale circolano armi nel Paese e soprattutto restano nelle mani di persone pericolose, con precedenti o fortemente disturbate sul piano psichico". "Come è possibile - si è chiesta annunciando un'interrogazione al Ministro dell'Interno - che una persona di cui tanto velocemente è stato possibile per la stampa identificare il profilo ideologico neonazista e chiaramente pazzo e pericoloso, fosse in possesso di regolare porto d'armi?” "Quanti altri episodi analoghi devono accadere prima di metter mano alla normativa - ha concluso la sen. Adamo, prima firmataria di un apposito disegno di legge - per modificare questa gestione burocratica e inutile del rilascio e, soprattutto, del rinnovo del porto d'armi?".? Odio farle pubblicità, ma avete il diritto di essere informati, la sua interrogazione la potete visualizzare al seguente link:
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Passiamo ad un altro notissimo del PD, il Sen. Casson che, insieme a interrogazioni poco condivisibili (per l’assegnazione dell’indirizzo internet IPv6 univoci in modo da sorvegliarci ancora meglio, contro le munizioni a grappolo per colpire il nemico in modo “umanitario” e contro il foto segnalamento dei nomadi abusivi in modo che possano continuare a inventarsi nuove identità) si produce anche contro l’abolizione del catalogo che lui considera un mezzo efficiente per lottare contro il terrorismo e la criminalità (e ha fatto il pubblico ministero, vi rendete conto ?) producendosi addirittura in un’iniziativa legislativa per abolire il comma del decreto sviluppo che a sua volta abolisce il catalogo (facendosi interprete dei funzionari di PS che altrimenti a Gennaio lasceranno l’ufficio ed andranno per strada a far pattuglie). Di contrasto, e sono anche questi fatti sonanti vi parlo dell’ultima interrogazione parlamentare dell’On. Angelo Alessandri (LEGA NORD) che chiede al Ministero se sia vero che i poligoni privati saranno assoggettati alle richieste dell’UITS, chiarendo che : a) i poligoni privati si troverebbero assoggettati a regolamenti paralizzanti, simili a quelli dei poligoni UITS e perderebbero ogni attrattiva per gli appassionati; b) le attività che vi si svolgono (tiro dinamico, tiro difensivo, tiro a lunga distanza, tiro ad avancarica, tiro cowboy) non sono attività riconosciute UITS e al momento non sono state degnate di alcun riconoscimento; c) i poligoni privati forniscono un servizio alternativo di quelli UITS e si troverebbero a dover versare tasse senza veder alcun vantaggio; d) la valutazione della sicurezza dei poligoni privati è già effettuata da periti balistici iscritti alle camere di commercio e ai registri dei periti delle procure dei tribunali; il decreto in questione sembra che assoggetterà il rilascio delle licenze di porto armi al certificato dell'AUSL locale invece che dell'ufficiale sanitario; risulterebbe al riguardo che le questure di Milano, di Teramo e di Verona già oggi obblighino i cittadini a recarsi all'ASL per eseguire gli esami del caso (che per altro sono numerosissimi e costosissimi) con ovvie ricadute negative sui rinnovi -: quali informazioni possano fornire, nell'ambito delle relative competenze, in merito alle questioni citate in premessa, in particolare riguardo all'intenzione di assoggettare i poligoni privati alla vigilanza dell'Unione Italiana Tiro a Segno; se sia fondata l'indiscrezione secondo cui si intenda subordinare il rilascio delle licenze di porto armi al certificato dell'AUSL locale invece che dell'ufficiale sanitario ed, in tal caso, se non intendano impedire che ciò si determini.(414221) L’interrogazione la trovate qui:
Ora due precisazioni importanti. Alessandri ha presentato questa interrogazione su nostra richiesta il giorno prima dei fatti di Firenze e, immediatamente dopo la strage, fummo i primi a chiedergli pavidamente se non fosse il caso di ritirarla (cosa che la controparte, il PD la Adamo e Casson non hanno fatto, 2
buttandosi sugli eventi come gli avvoltoi sui cadaveri). Ne rimediammo un amichevole cicchetto telefonico, dall’Alessandri, che ci disse che se crediamo in qualcosa di giusto non si deve temere di farci sentire, contro tutti, contro i media, anche quando spiegare le nostre posizioni è difficile ed è invece facile screditarci facendo di noi potenziali stragisti in erba (come fa il Sen. Casson su Facebook). Non si deve temere di mettersi, come dicono nel proprio giuramento gli ufficiali americani … contro tutti i nemici. E se lo dice lui, che da leghista i media ben di rado li ha dalla sua parte, dobbiamo crederci. Torniamo a bomba al problema della Lega e della posizione di FISAT. Molti anni orsono vi promettemmo che vi avremo dato un’informazione giusta e corretta su chi fosse con noi e contro di noi, indicandovi puntualmente chi tramava dietro le spalle degli appassionati d’armi di tutti i generi. Mi sembra che abbiamo mantenuto la parola. A oggi la Lega, che magari potrà starvi antipatica o non incontrare il vostro favore, è stato l’unico partito italiano a schierarsi dalla parte del possesso di armi legale e responsabile anche quando le sarebbe convenuto unirsi al coro dei buonisti; lo ha fatto quando ha manifestato in favore del gioielliere di Milano che uccise un rapinatore per difendersi e finì dentro lui, in favore dell’armiere di Treviso accusato di traffico d’armi con tanto di foto in catene davanti ai giornalisti (tutto archiviato perché le armi erano regolarissime), con la riforma dell’art. 52 Codice Penale sulla legittima difesa (che dice che adesso puoi difenderti senza essere obbligato a fuggire, anche se i tribunali tendono a non applicarla), con una difesa puntuale e attiva contro il decreto legislativo 204/2010 (trasformato da Direttiva pro armi a legge antiarmi ed in gran parte fermato), con l’abolizione del catalogo ed oggi con questa interrogazione parlamentare presentata a dispetto dell’operato di un folle razzista e di una pletora di politici bigotti ed in malafede che non perdono occasione per mettersi in mostra a costo zero. Rinnoviamo oggi il nostro impegno a dirvi la verità anche se non vorreste sentirla perché vi fa male e sentirla non vi piacerebbe. E nel farlo ci impegniamo anche a segnalarvi, se ve ne saranno, tutte le buone iniziative di altre parti, qualunque esse siano; anzi, se ne conoscete vi invitiamo a segnalarcele. Siamo insomma qua per ascoltarvi; ed è proprio di questo hanno paura i partiti “tradizionali” di tutto il mondo: che passiate dall’ideologia teorica (che concede ai politici di predicar bene e razzolare male) a quella della tutela dei bisogni concreti della vostra vita (tra cui c’è per certo, da appassionati d’armi, il desiderio di poterne possedere in modo responsabile e legale). Concludendo, non vi diremo MAI per chi votare ma vi diremo, anche quando il saperlo va contro le vostre umane convinzioni, come si comportano coloro che vorrebbero il vostro voto. Per chi votiate o meno è solo affare vostro e della vostra coscienza, magari ogni tanto fategli sapere come la pensate.
Auguro a tutti un Buon Natale ed un Nuovo Anno di libertà. Avv. Silvia Gentile – V. Presidente FISAT
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ATTUALITA’ E LEGGI CHI VUOLE LUCRARE SULLE ARMI LEGALMENTE DETENUTE
Sede della rivista
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Associazione Federazione Italiana Storia Armi e Tiro Strada Maggiore 88 – 40125 Bologna
LA LIBERTÀ NON È GRATIS
Direttore responsabile Simone Ciucchi
PAG 42
Collaboratori Simone Ciucchi, Silvia Gentile, Riccardo Badino, Lucio Michele Balbo, Daniele Belussi, Michele Bertoni, Domenico Cipri, Cristiano Corona, Massimo Fenu, Mauro Minervini, Diego Ruina, Michele Schiavo, Bruno Spadi, Andrea Toso Alessio Traversa.
TECNICHE DI TIRO E DIFESA LA RITENZIONE DELL’ARMA
PAG 18
Progetto grafico e impaginazione Diego Ruina - www.diegoruina.com Sito e gestione web Michele Schiavo
L’AGGRESSIONE DI COLTELLO
PAG 46
ULTERIORI CONTATTI ED INDIRIZZI SU WWW.ETERNAVIGILANZA.IT
Registrazione del Tribunale di Bologna n. 8203 del 21.9.2011
ACCESSORI HENSOLDT FERO Z24
I dati e le informazioni presenti in questa rivista sono a puro titolo informativo. La Rivista, la redazione, i collaboratori ed il webmaster, non si assumono nessuna responsabilità per danni a cose o persone derivate da un uso improprio o da un’applicazione che contravvenga le norme di legge in vigore. La riproduzione anche parziale tramite fotocopia e la stampa in proprio sono permesse purché sia fatto riferimento alla testata ed all'associazione.
PAG 50 TECNICA LA VERA ANIMA DELLE NOSTRE ARMI CON I CALCHI IN ZOLFO
PAG 72 IL BLACK RIFLE PEZZO PER PEZZO PARTE I°
PAG 80 Progetto grafico by
Render 4
N°2 DICEMBRE 2011
SOMMARIO
CARTUCCE
RUBRICHE
LA .500- 3’’
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PAG 100 9
GARE ED AVVENIMENTI SUPER MATCH 2011 FIIDS
PAG 90
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ARMI LUNGHE UN VESTITO NUOVO PER IL BLACK RIFLE - parte I
PAG 10 ARMI STORICHE EXPRESS DOUGALL cal. 500 - 3’’
PAG 92 ARMI EX ORDINANZA LE FN DELLA WERMARCHT - Parte 2
PAG 24 SOFT AIR MP7A1 Tokyo Marui
PAG 36 STORIA BATTAGLIE E CAMPI DI BATTAGLIA IWO JIMA, LA STORIA DI UNA FOTO UNICA MA FALSA
PAG 58 5
-Cosa sarà previsto nei regolamenti che dovranno essere approvati entro il 31.12.2011 dal Ministero dell'Interno e dal Ministero della Sanità dopo l'approvazione del Decreto Legislativo 204/2010 ? -Cosa accadrà ai poligoni privati ? -Come verrà applicata di libera come quello odierno, fatto l'abolizione del coperto dal manto delle necessità di salvezza nazioCatalogo ? Purtroppo non sappiamo rispondervi e, quel che è peggio, non sanno farlo neanche le forze politiche che sino ad oggi ci hanno aiutato (in pratica solo una), nonostante i loro migliori sforzi. È un dato di fatto che mai come oggi un Governo "tecnico" ha avuto tanta mano
nale dalla crisi mondiale. Questo governo, infatti, (e non sono parole nostre ma di coloro che sino a ieri ci hanno aiutato senza se e senza ma) non risponde a nessuno, nemmeno al telefono, e va avanti per la sua strada tipo bulldozer pretendendo solo cambiali in bianco senza dare spiegazioni, ad eccezione di 6
qualche pianto pubblico ministeriale. È chiaro che una situazione del genere avvantaggia in modo incredibile quanto antidemocratico coloro che dentro il Ministero ci stanno per diritto divino (i funzionari dell'Area Armi ed Esplosivi) e coloro che ci stanno "in rappresentanza del settore" ossia i membri della Commissione Consultiva, che ritornano ad avere la possibilità di tirare le fila da dietro le quinte godendo di una riservatezza di cui non godevano da anni (ossia dalla nascita di FISAT). Cominciano già le prime avvisaglie, tutt'altro che buone: ci giunge voce concretissima secondo cui UITS conta di assoggettare i poligoni privati prendendosi il compito di verificarne la sicurezza per mezzo della sua Commissione Poligoni (che guarda caso ha avuto tanto spazio e lusinghe sull'ultimo
Il Presidente UITS Ernfried ing. Obrist .
numero di Armi e Tiro). Sarebbe davvero una tragedia perché metterebbe i poligoni privati nelle mani di chi ha interesse a chiuderli per riprendere la propria posizione di monopolio del mercato. Penso che sia ormai un fatto incontestabile che da anni UITS sta cercando di riottenere il monopolio del mercato del tiro con ogni mezzo, prima cercando di far chiudere i poligoni privati (vi rammento la memorabile intervista "Italia Armata" su l'Espresso del segretario UITS Maurizio Leone), poi cercando di mettergli il guinzaglio cercando di far passare obblighi d'iscrizione, obblighi di corsi di ricarica, ora cercando prendersi l'incarico di valutarne la sicurezza (nonostante il fatto che nessuno possa nascondere che gli unici poligoni dove
succedono incidenti sono proprio quelli UITS). Abbiamo brutte notizie anche su altri fronti: in forza di una qualche circolare che nessuno ci mostra (ormai si vergognano anche di farcele vedere, tanto sono impresentabili) le Questure di Milano, Verona e Teramo obbligano i cittadini ad andare alle Aziende Sanitarie Locali (sempre più aziende e sempre meno sanitarie) a fare gli esami (niente più ufficiale sanitario) pena respingimento dell'istanza; inutile dire che gli esami che l'ASL pretende sono decine (sangue, psichiatrico, ecc.) e costano salatissimi. Tra le tre brilla (per idiozia) la Questura di Milano un cui funzionario accampa che "fino al 1.1.2011 non rinnoveremo i TAV perché sa, essendo stato abolito il Catalogo sono state abolite le armi sportive per cui non vi servono i TAV.” Anche sapendo che per le nostre Questure feudali i porti armi per tiro a volo sono un metodo per aumentare la criminalità rimane difficile capire come possano interpretare in questo senso una norma che si chiama "decreto sviluppo" ; un simile atteggiam e n t o r a s e n ta d a v v e r o l'autarchia politica secondo cui qua si fa come dico io e basta. Stiamo scrivendo a quelle Questure e vedremo cosa ci 7
rispondono, speriamo davvero che sia iniziativa di qualche Ispettore e non sia farina dei Questori che altrimenti c'è ben poco da sperare se non nella via giudiziaria. Purtroppo questi tempi hanno ricorrenze nella storia; nell'antica Roma, all'incirca nel 450 A.C., i Decemviri furono costretti da una rivolta di popolo a redigere leggi più miti contro i debitori (attualità della storia) e soprattutto metterle per iscritto per ridurre gli abusi dei patrizi; ne scaturirono dodici tavole che furono appese in alto in modo che nessuno riuscisse a leggerle. Pensando alle "care" ASL mi viene anche da fare un'altra domanda sulla "catalogazione" delle armi depotenziate per cui il Banco prende 200 euro e si dice lo faccia anche sulla relazione tecnica che fa per le armi c.d. "ex militari". Come mai prende 200 euro invece che i 30 per le prove forzate delle armi ? Eppure per le armi aria compressa depotenziate si tratta di sparare un po' di pallini davanti a un cronografo . Chi ha fatto il prezzo secondo voi ? Il Ministero, il Parlamento o invece il Banco stesso che si trova ad agire in un regime di monopolio come non se ne
Cosa e chi c’è davvero dietro a queste decisioni......? Per il momento silenzio assoluto e nessun segnale.... Possiamo solo supporre
vedono nelle democrazie europee eccetto, forse, Grecia e Portogallo ? Ancora una volta monopolio e restrizione della libertà che vanno insieme perché l'uno non può esistere senza l'altra. Tornando ai prossimi regolamenti, se queste cose vi fanno girare le scatole potete cercare di cambiarle scrivendo ai seguenti indirizzi. (consiglio l'invio di lettere su carta):
fo@beretta.it Fratelli Tanfoglio S.N.C. - Via Valtrompia 39/41 - 25063 Gardone V.T. (BS) Italy Tel. +39 030.8910623 - Fax. + 3 9 0 3 0 . 8 9 1 0 1 8 3 - i nfo@tanfoglio.it Unione Italia Tiro a Segno Viale Tiziano 70 00196 Roma segreteria@uits.it
Consorzio Armieri Bresciani (Italiani) Via G. Matteotti, 325 - 25063 Gardone V.T. BS info@conarmi.org
Davide Pedersoli & C. Fabbrica d'armi Via Artigiani, 57 25063 - Gardone Val Trompia Brescia Tel. + 39 030 8915000 Fax +39 030 8911019 - customerservice@davidepedersoli.com
Beretta - Via Pietro Beretta, 18 P.O. Box 160 25063 Gardone Val Trompia (BS) Italia Tel +39.030.8341.1 Fax +39.030.8341399 i n-
Potete avvalervi della lettera prestampata che trovate qua in fondo. Può darsi che se ne freghino, perché l’ 89,6% della produ8
zione la vendono all'estero anche se i soli cacciatori acquistano armi per 3.260.344.347 euro l'anno che pure comodo dovrebbero fargli (vedasi l'ultimo comunicato del Presidente ANPAM sempre sul sito di Armi e Tiro) ma comunque avrete la tranquillità mentale di aver tentato qualcosa. Noi siamo qua e, finché avremo fiato, continueremo a tenervi informati ma ora più che mai abbiamo bisogno del vostro supporto, solo insieme possiamo farcela. Se FISAT dovesse cadere l'unico apporto informativo sarebbero le riviste del settore che non mancherebbero di informarvi puntualmente su quanto siano "bravi" i membri della Commissione nel "preservare" le vostre libertà di cittadini onesti. Il prezzo della libertà è l'eterna vigilanza.
LETTERA
Oggetto: approvazione dei regolamenti di attuazione del Decreto 204/2010.
Gentile signore, Le scrivo per richiamare la sua attenzione relativamente ai regolamenti di attuazione del Decreto Legislativo 204/2010 su cui, quale membro della Commissione Consultiva, avrete la possibilità di fornire un parere. Mi giungono preoccupanti notizie secondo cui : -i poligoni privati verrebbero assoggettati alle valutazioni dell'UITS in merito all'agibilità e sicurezza con ciò comportando che questi sarebbero controllati da un'organizzazione in competizione con essi; -i porti d'arma verrebbero assoggettati alla valutazione delle ASL invece che agli ufficiali sanitari, con enorme aggravio dei costi e delle procedure senza alcun vantaggio per la pubblica sicurezza; Se ciò dovesse rispondere al vero senza che la S.V. abbia ritenuto di opporsi alla cosa o quantomeno informarne per tempo il settore nella cui rappresentanza la S.V. si trova in Commissione, mi vedrei costretto a dedurre che il regolamento sia stato approvato con il Suo appoggio, da ciò deriva che non esiterei a regolare i miei acquisiti di conseguenza, non più favorendo chi abbia collaborato a ledere in qualsiasi modo il mio diritto di detenere armi in modo legale e responsabile.
Distinti saluti Firma
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TECNICA Da anni la piattaforma AR15 è tra le più diffuse in ambito operativo sia professionale, militare che civile sportivo. Di certo la diffusione e longevità è dovuta oltre che alla bontà del progetto alle sue caratteristiche di estrema modularità e configurabilità senza pari che rendono possibile in poco tempo e con un’attrezzatura base l’adattamento totale dell’arma alle proprie esigenze. Il mercato di certo non si è fatto sfuggire la cosa ed oggi si può dire che l’offerta di accessori, componenti e parti di ricambio custom compatibili con la piattaforma AR15, realizzate secondo tolleranze MilSpec compatibili.... È praticamente infinita.
Un po' per moda, un po' per divertimento, qualche volta per necessità ... prima o poi tutti i possessori di un AR15; anche i più incorruttibili, anche quelli che avevano giurato che MAI e poi MAI avrebbero cambiato una sola vite o una sola plastica al loro fucile, anche quelli a cui piaceva liscio e nudo finiscono per “intoparlo”.... Tutti ( o quasi !) finiamo per cedere alla tentazione. L’unica attenuante, forse sostenibile per chi cede è la grave provocazione indotta dalla mole di materiale che viene offerto principalmente da internet, ed in seconda misura dalle riviste. Il web è diventato forse il maggior mezzo di comunicazione e scambio di informazioni odierno. Come in tutti i settori anche in quello delle armi ha portato agli occhi degli appassionati una quantità indefi-
nita di materiale e spunti provenienti principalmente d’oltreoceano, specialmente se si parla di AR15 e dintorni. La presenza sempre maggiore del commercio elettronico ha dato il colpo di grazia rendendo disponibile tutto a tutti in ogni momento per la gioia del venditore e per la rovina del portafoglio. Solo qualche anno fa era quasi impensabile vedere un oggetto su un forum 11
americano, in pochi istanti trovare una decina di venditori on-line che lo propongono a prezzi sempre più interessanti, ordinarlo, pagarlo e magari dopo 3 giorni che il collo ha lasciato una cittadina dell’Arizona vedere il corriere espresso che ci suona alla porta col pacco in mano. Miracoli della modernità. Miracoli che hanno anche i loro rovesci della medaglia da valutare: costi spedizione, dazi, iva, possibili regolamentazioni sull’esportazione di quel dato oggetto dal paese di origine e possibili problematiche di importazione nel nostro, possibile assenza di garanzia su eventuali problemi del pezzo. Quindi un po’ di oculatezza è sempre consigliabile quando si intraprendono queste vie.
Un ultimo fattore quando si decide di mettere mano al nostro fucile è sempre quello di essere aggiornati sulla normativa vigente in materia di armi e relativi accessori. Recentemente il nostro paese sta vedendo notevoli cambiamenti intervenire
sulla normativa, alcuni non ancora definiti completamente, altri ancora non entrati in vigore ma programmati per esserlo a breve. Essendo queste norme piuttosto complesse, e riguardando non solo l’arma, ma spesso anche certe tipologie di accessori è consiglia-
bile aver ben presente la regolamentazione attualmente in vigore prima di incorrere in azioni che abbiano rischi e possibili conseguenze legali. In caso di dubbi è possibile chiedere pareri o chiarimenti anche presso la Fisat.
COSA VUOL DIRE MILSPEC E’ uno standard dello US DEFENCE, spesso chiamato standard militare, " Mil-STD" , " Mil-SPEC" , o in maniera informale " MilSpecs”. E’ adottato dal Dipartimento della Difesa degli Stati Uniti per favorire l’intento di standardizzare progetti, commesse materiali e forniture. La standardizzazione è indispensabile nell’obiettivo di raggiungere l’interoperabilità, di accertare e garantire a gruppi di prodotti determinati requisiti e caratteristiche, garantire l’affidabilità e la compatibilità, il costo del prodotto, la compatibilità con i sistemi di logistica, con altri progetti e materiale della difesa ad essi correlati. Gli standard US DEFENCE vengono inoltre adottati anche da altre organizzazioni governative, organizzazioni tecniche e industriali. La storia e l’uso da parte della difesa degli standard, attraverso i documenti correlati (defence book, defence specification, defence standard, Performance Specification, Detail Specification) è decisamente lunga e complessa e non riassumibile in poche righe. Per quanto ci interessa, ossia le tolleranze costruttive dei nostri fucili, e la compatibilità di accessori con essi faremo meglio a parlare di REALIZZAZIONI MIL SPEC COMPATIBILI, ed è appunto questa la definizione che si legge quasi sempre sui siti americani di prodotti ed accessori per AR15. Definire MILSPEC un clone AR15 civile è assolutamente inappropriato. Per essere milspec l’arma dovrebbe rispettare in tutto e per tutto le caratteristiche previste dal documento dello US Defence: caratteristiche meccaniche e dei materiali, finiture, tipologia di fuoco e funzionamento, finiture esterne e costi. La semplice mancanza della funzionalità di fuoco a raffica, fa decadere la definizione MILSPEC. Per non parlare poi delle canne con rigatura diversa, lavorazioni e finiture esterne (spesso migliori) uno spegnifiamma bloccato....il prezzo unitario del fucile. Da qui si deduce che MILSPEC non sempre è sinonimo di qualità, anzi....piuttosto è sinonimo di compatibilità e intercambiabilità, di garanzia, di efficienza, resistenza e funzionamento. Ad onor del vero comunque molte parti e minuterie di assemblaggio di AR15 civili made in USA sono le stesse impiegate su armi militari, quindi in alcuni casi davvero le differenze tra le armi anche in materiali e affidabilità e compatibilità sono davvero nulle. 12
TECNICA
COMPATIBILITÀ E QUOTE Praticamente la quasi totalità di accessori e componenti offerti è oramai realizzata sullo standard MilSpec compatibile. Questo garantirà nella stragrande maggioranza dei casi la totale compatibilità dell’accessorio col fucile. È d’obbligo dire QUASI. Infatti non proprio tutti gli AR15 civili disponibili sul mercato sono al 100% realizzati MilSpec compatibili. Vuoi perché in quel periodo la legge dello stato, in cui quel modello era prodotto imponeva la realizzazione di alcuni particolari non intercambiabili tra i modelli civili e militari (esempio certe versioni dei Colt in passato o alcuni prodotti tedeschi come HK), vuoi perché si tratta di un prodotto puramente civile europeo e quindi alcune lavorazioni per comodità sono state realizzate in quote metriche (alcuni prodotti tedeschi presentano alcuni filetti metrici invece che in pollici), oppure perché prodotti senza l’interesse totale di una compatibilità completa, vedi il caso dei Norinco, che sebbene siano compatibili al 99% con un prodotto USA hanno leggere differenze sulle dimensioni dei guardamano
rendendone non sempre immediato il montaggio. LA GUIDA PICATINNY Parlare di AR15 e non parlare di rail Picatinny sarebbe a dir poco assurdo visto probabilmente ci sono più chilometri di “rotaie” sugli AR15 italiani che sulle tratte alta velocità europee. La guida Picatinny o guida MIL-STD-1913 o guida STANAG 2324 o "tactical rail”; Il suo nome deriva direttamente dall’arsenale di Picatinny, New Jersey, dove nei primi mesi del 1955 venne testata la prima volta e ricevette la denominazione MIL-STD-1913 Pensato inizialmente solo per il fissaggio di ottiche e sistemi di puntamento fu applicato per diverso tempo solo ad armi di grosso calibro. Verso gli anni 80 alcune aziende americane cominciarono a studiare e proporre una serie di accessori ed attacchi modulari basati su questo sistema facendone capire la versatilità ed utilità non solo per i sistemi di puntamento. Nel 94 lo standard Picatinny entra a far parte delle specifiche del fucile M16A2E4 e della 13
carabina M4E2 con l’apparizione del rail superiore a cui si fissa il maniglione staccabile. La guida Picatinny viene oggi utilizzata su tutte le armi da fuoco che richiedano la presenza di una piattaforma di montaggio standardizzata per qualunque tipo di accessorio. La guida o in gergo “RAIL” è composta da una serie di creste parallele con una sezione trasversale a forma di T distan-
ziate tra loro da degli spazi detti slots. Quasi sempre gli spazi sono numerati per facilitare il riposizionamento corretto di ogni accessorio tramite il suo attacco. Il montaggio degli accessori avviene in maniera semplice e infallibile tramite gli attacchi. Questi ultimi sono il collegamento tra accessori e rail, è appunto la varietà di questi attacchi ed adattatori che ha reso possibile montare quasi ogni cosa su un’ arma. Gli attacchi possono essere a sgancio rapido, comandati da una leva di serraggio azionabile a mano, o tradizionali, chiusi da dadi o viti che richiedono un attrezzo. In entrambi i casi l’attacco prevede, in base alla lunghezza, uno o più elementi passanti che vanno ad incastrarsi negli spazi vuoti del rail col compito di impedire ogni possibile forma di scorrimento; a questi elementi sono fissati i sistemi di serraggio, dadi, o leve che premono su una guida laterale che si stringe sul bordo del rail. Grazie alle sue caratteristiche garantisce un attacco rapido, preciso e veloce per ogni tipo di accessorio anche sul campo senza bisogno di attrezzi o regolazioni, garantendo il mantenimento di tarature e regolazioni per le ottiche e la certezza di fissare il necessario sempre nella posizione esatta. L’unico neo..... che un buon attacco Picatinny, a sgancio rapido che garantisca stabilità....presenta dei costi piuttosto elevati.
TECNICA I FERRI DEL MESTIERE Alcune parole, almeno per chi si avvicina le prime volte a questo genere di interventi le meritano attrezzi e strumenti necessari. La dotazione non è esagerata ma serve premunirsi comunque del necessario, che comprende attrezzi ed utensili di uso comune, ed una serie di utensili specifici. Da ricordarsi che la maggior parte degli accessori è costruita con misure e tolleranze imperiali in pollici, quindi viti, chiavi esagonali,chiavi torx, caccia spine etc, dovranno avere le corrette misure in pollici per non rovinare le parti con cui vengono a contatto. Quasi sempre nelle confezioni degli accessori è sempre inclusa la chiave necessaria al montaggio. A questi utensili va aggiunta una dotazione base di solventi, lubrificanti e grassi, per pulire lubrificare e proteggere tutte le parti trattate, del frena filetti da usarsi solo dove e se necessario. Ultimi ma non per importanza sono una dotazione base di manuali di istruzioni che illustrino bene tutte le operazioni da compiere, le coppie di serraggio, e le procedure corrette. Esistono dei manuali e dei libri che riguardano i Black Rifle e la loro manutenzione che non hanno dei gran costi ma sono molto esaurienti e sarebbe bene averli in casa, purtroppo ...sono in inglese. 15
1- una buona morsa da banco robusta è indispensabile. 2- un falso caricatore come supporto è indispensabile per mantenere il fucile fermo in posizione durante le varie fasi del montaggio. 3- un martello di gomma, un martello comune ed al limite anche un martello di ottone,
indispensabili per sbloccare ed impiegare i vari caccia spine necessari a disassemblare le varie parti. Un tappo di legno morbido posto sotto la spina sarà utile nel farla fuoriuscire dalla sede. 4- indispensabili per rimuovere la canna ed installare rail free float con barrel nut proprietario sono le ganasce per tenere fermo in morsa il receiver, l’apposita chiave per allentare e stringere il barrel nut ed una chiave dinamometrica per dare la giusta coppia di serraggio.
5- indispensabili sono un set di chiavi esagonali, in pollici, un set di pinze di varie dimensioni, delle pinzette per raccogliere e mettere in posizione le minuterie, un set di caccia viti ( della misura giusta se no si rovina subito la testa della vite) anche una pinza per rimuovere anelli elastici esterni è utile per rimuovere un pezzo sul barrel nut.
6- anche se non fondamentali sono certamente utili specie per lucidare piani di scorrimento di scatti ed altre parti, pietre abrasive, gommini per lucidare i metalli da impiegare con un mini trapano, e della pasta lucidante da usare coi dischi di feltro ed il trapanino.
8- indispensabile un set di olii e grassi, che comprenda un olio detergente-sboccante, un olio lubrificante-protettivo, dei grassi specifici per meccanismi e scorrimenti di armi semiautomatiche, grassi per movimenti sottoposti ad alta temperatura. Qualche vecchio pennellino è molto utile per applicarli con precisione nelle giuste dosi.
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7- avere in casa un set di tamponi passa-non passa (go-nogo-field) è molto utile per verificare l’effettivo head space della camera anche dopo gli interventi.
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9- libri e manuali oltre alle istruzioni di montaggio sono indispensabili per avere sottomano istruzioni ed indicazioni su come assemblare , su come trattare lubrificare e pulire parti e componenti. Sfortunatamente sono soltanto in inglese e riportano tutti dati e misure nel sistema imperiale, questo rende necessaria una certa attenzione
Oltre alla dotazione citata, possono esserci molti altri accessori ed attrezzi studiati appositamente per facilitare ogni tipo di intervento. Chiaramente alla base di tutto ci deve stare un buon banco da lavoro ben stabile e ben illuminato.
nell’applicazione dei valori corretti di coppie di serraggio e torsione che non sempre presentano le stesse unità di misura sulle chiavi dinamometriche che si trovano nel nostro paese. Anche il serraggio con semplici chiavi esagonali generalmente va fatto secondo dei valori ben stabiliti da tabelle e manuali, nel caso non sia indicato, la regola comune prevede il serraggio non oltre la forza massima che si riesce ad applicare a mano facendo forza sul braccio corto della chiave.
Nei prossimi articoli si cercherĂ di seguire passo-passo le fasi di smontaggio e riassemblaggio
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DI CRISTIANO CORONA La società odierna evolve verso una realtà sempre più violenta imponendo agli operatori delle forze armate, delle forze dell’ordine e privati, una sempre maggiore professionalità. Infatti, indossare una divisa e portare un’arma al fianco non dà alcuna garanzia, non rende immuni da incidenti e imprevisti e inoltre impone molti obblighi. Tra questi pesanti fardelli c'è anche la responsabilità di garantire ai cittadini il diritto alla sicurezza, perché se devi portare un'arma per difenderti, per scelta, per necessità o per entrambe le cose, vivi ogni giorno tra noi ed i nostri cari. E devi garantirci sicurezza, per primo con il tuo comportamento con l'arma. Fai un autoanalisi e rispondi a queste domande: 1. Conosci le tecniche corrette dell’utilizzo della tua arma in assoluta sicurezza? 2. Ne sei profondamente
responsabile e non permetterai che la tua arma possa cadere nelle mani sbagliate? 3. Sai applicare una corretta ritenzione dell'arma? L'amara realtà è che molte certezze sono iniziate a traballare dopo la seconda domanda. LA RITENZIONE DELL'ARMA Oggi parlare di ritenzione d'arma tra gli operatori è purtroppo un argomento ancora riservato a pochi. Ed il restante personale? La maggior parte non conosce l'argomento e quindi lo ignora, lo stesso avviene tra i responsabili della formazione dei propri operatori che considerano i tiri periodi18
ci di mantenimento a b b o n d a n t emente sufficienti a fargli affrontare il “mondo vero” e considerano la ritenzione dell'arma come “una materia interessante” ma che farebbe affrontare all'amministrazione troppe spese. Effettivamente è una cosa certa se pensiamo che saranno sufficienti solo pochi minuti di lezione teorica sulla ritenzione dell'arma per dover sostituire le migliaia di fondine inutili e inadeguate che si continuano a distribuire tra le fila delle nostre Forze dell'Ordine; quindi si spende meno nel continuare a sbagliare. Per ritenzione dell'arma si intendono tutte quelle tecniche, tattiche e attrezzature che consentono a chi porta un'arma da fuoco di rimanerne in possesso in ogni condizione, sia durante un'aggressione mirata alla sottrazione, sia per la semplice casualità degli eventi che por-
TECNICHE DI TIRO E DIFESA teranno alla perdita dell'arma. Conoscere le corrette tecniche e le attrezzature sulla ritenzione dell'arma è un dovere di tutte quelle persone che si muovono intorno a noi portando un'arma da fuoco. Riflettete sul “mondo vero”, pensate a chi opera con l'arma esposta nelle fondine da servizio in contesti considerati ad “alto rischio” come in alcune metropoli italiane dove è consueto sottrarre le armi agli operatori degli Istituti di Vigilanza Privata per rivenderle sul mercato nero. Quando portate un'arma da fuoco vi troverete spesso in mezzo alla gente, in una fila alla cassa del supermercato, su un bus affollato, in mezzo ai manifestanti o in tutte quelle situazioni in cui qualsiasi evento potrebbe causare lo spostamento repentino di una massa di persone verso la vostra direzione e se non vi sarete muniti di attrezzature adeguate potreste subire delle trazioni meccaniche, volontarie o involontarie, che potrebbero causare la perdita dell’arma. L'aspetto della sottrazione dell'arma meno “doloroso” è forse quello economico, anche se non tutti gli Istituti di Vigilanza Privata rimborsano il valore del furto all'operatore, ma rimangono da considerare altri due importanti aspetti, quello penale e quello morale. C'è da chiedersi nelle mani di chi è finita la vostra arma?
Alcune amministrazioni sono cieche alle esigenze degli operatori, abbandonandoli alla propria sorte continuano a dotarli di fondine inutili con “flap” superiore chiusa da un piccolo cinturino, portate sul lato debole. Sono fondine di concezione anacronistica con l’unica funzione di trasportare l’arma, la “scuola americana” le definisce come fondine “da suicidio” o “creatrici di vedove”.
E per fare cosa? I L P R I M O PA S S O : CONOSCERE E SCEGLIERE IL PROPRIO SISTEMA DIFENSIVO. Quando si parla di armi e di fondine noto che è un po come quando sento conversare di calcio al bar il lunedì mattina. Avrete notato anche voi che siamo circondati da tanti “allenatori da bar” che in quella partita avrebbero avuto la formazione invincibile, il giocatore giusto per tirare il rigore decisivo e le sostituzioni migliori che avrebbero certamente rovesciato le sorti della partita. Questi personaggi banalmente ci ricordano ogni week end una semplice realtà, dalla TV 19
seduti in poltrona è tutto più facile, molto più facile. Ma nel “mondo vero”, esposti in prima persona è tutto più difficile, molto più difficile. Alla stessa maniera, sui campi di tiro si parla di questo o quel modello di pistola o di fondina generalmente ripescando le nozioni apprese dalle letture, per sentito dire, per emulazione cinematografica degli Action Movies e raramente, nelle migliori delle ipotesi, per reali prove tra i parapalle del poligono. Se ci riflettete un po, concorderete che le “chiacchiere” non ci faranno scegliere l'attrezzatura giusta né riusciranno ad aumentare le nostre probabilità di sopravvivenza in uno scontro armato, anzi. Infatti in tante di queste “valutazioni” c'è quasi sempre una carenza di base, esattamente come “l'allenatore da bar” è fermo all'analisi superficiale del singolo giocatore e del risultato della partita, allo stesso modo nella scelta dell'attrezzatura che potrà aumentare le nostre probabilità di sopravvivenza, superficialmente si valuta l'arma e la fondina come oggetti fini a se stessi: se l'arma spara dritta è perfetta, se la fondina permette un'estrazione rapida è perfet-
ta, scordando che nel “mondo vero” questi due elementi non bastano. Perché come ogni vero allenatore di calcio allena, studia e valuta i giocatori ed i numerosi fattori che porteranno la squadra alla vittoria, nella stessa maniera l'operatore dovrà considerare gli strumenti che utilizza come a far parte della sua squadra da mettere in campo per giocare una partita. Una partita in cui “perdere” purtroppo non implica una semplice posizione in classifica. L’arma, la fondina, la cintura e gli accessori ( per es. i porta caricatori o la torcia tattica) sono i giocatori della vostra squadra chiamata sistema difensivo, perché come avviene nel “mondo vero” la partita è
vinta da 11 calciatori e non dal singolo bravo giocatore. Così come nel “mondo vero” portare quotidianamente la migliore arma da difesa con la migliore cartuccia e le migliori mire, proprio quella che al tiro a segno ci consente splendide rosate e punteggi da capogiro, sarà perfettamente inutile se quando la mano va a impugnarla non la trova perché è caduta troppo in basso nel pantalone. Sarà inutile impugnarla correttamente ma non riuscire ad estrarla perché il sistema di sgancio è danneggiato e non funziona. Sarà inutile estrarre l'arma che sale velocissima in punteria ma con la fondina ancora inserita perché il sistema di fissaggio alla cintura è inadeguato.
Sarà inutile portare una costosa fondina con un numero incredibile di congegni e meccanismi antisottrazione (chiamati Livelli di Ritenzione), ma installata su un cinturone di cartone pressato che cede alla prima lieve trazione. Sarà inutile mandare in strada l'operatore, anche se ha superato le periodiche prove di maneggio al T.S.N. ed è dotato della migliore arma, della fondina più efficace e della cintura più resistente, dando per scontato che conosca le tecniche di ritenzione dell'arma senza averle provate mai, quasi fosse una sua capacità innata. Gli esempi possono essere ancora tanti, ma ho citato solo quelli che avvengono più spesso e che anche voi potete osservare sulla grande maggioranza degli operatori che ci circondano. Questo evidenzia che c'è ancora poca considerazione alla “squadra” del sistema difensivo e troppa ai “singoli giocatori”. Fissiamo nella mente tre semplici punti: 1. Se portiamo un'arma è perché se sarà necessario, dovremo utilizzarla. 2. Se dovremo utilizzarla sarà nostro dovere farlo nella maniera più efficiente. 3. Se non dovremo utilizzarla sarà nostro dovere fare in modo che stia sempre al suo posto, pronta. Per rispettarli è necessario adeguare il sistema difensivo alle nostre esigenze, senza dimenticarci che scegliere il sistema difensivo non è una Il pollice preme sul bottone consentendo di estrarre l'arma, quando cosa banale e spesso deve viene inserita in fondina l'arma viene automaticamente bloccata al suo rispondere a necessità molto interno fino a quando non si premerà sul bottone.
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TECNICHE DI TIRO E DIFESA
personali. Andranno considerati i fattori che vanno dalla reale esigenza di porto (occultato o palese), fino alla corporatura dell'operatore (fondine interne o esterne) passando per il feeling che quell'attrezzatura può darci e che emergerà solo dopo che l'avremo provata e non per averla scelta tra le immagini accattivanti di una rivista o perché è stata suggerita dal pluricampione di tiro sportivo. Una volta scelta la pistola che rispetti le tre caratteristiche fondamentali da ricercare in un'arma da difesa (1. funzionare, 2. funzionare e 3. funzionare!), un buon inizio per formare la “squadra” sarà scegliere la fondina. Scegliete un modello specifico per l'arma che intendete portare, lasciando i prodotti “universali” ad altre attività sportive o giocose che non si avvicinano nemmeno concettualmente ad una reazione armata. Sarà realizzata con materiali (naturali, sintetici o misti) e componenti idonei a resistere al tempo ed all'usura, non dimenticatevi che potrebbe subire trazioni brutali ma dovrà trattenere l'arma sempre all'interno della fondina e anche dopo violente
trazioni, dovrà essere dotata di sistemi di aggancio alla cintura che permetteranno alla fondina di rimanere assicurata al proprio posto. Dovrà essere realizzata con un numero di meccanismi e congegni (i Livelli di Ritenzione) adeguato e di semplice gestione, che garantiscano all'operatore di poter estrarre e riporre l’arma rapidamente e senza difficoltà. Ed infine per ultimo, ma non sicuramente per importanza, la fondina dovrà essere comoda. Il prossimo elemento del sistema difensivo è la cintura o per coloro che porteranno fondine da servizio, il cinturone. Scegliete una cintura specifica per il porto di un'arma, ne vengono prodotte di svariate fogge e colori, realizzate con resistenti fibre sintetiche o con pellami di eccellente qualità e componenti strutturali (la fibbia e l'ardiglione) appositamente studiati per garantirvi un'efficace tenuta ad un tentativo di sottrazione, sostenendo efficacemente il peso dell’arma e degli accessori annullando la tendenza ad inclinarsi, comune nelle generiche cinture alla moda. Alla squadra adesso manca 21
solo la preparazione tecnica dell'operatore che verrà acquisita tramite l'allenamento sotto la supervisione di un Istruttore qualificato, così da conoscere profondamente i propri limiti e le forze della sua squadra sistema difensivo. Dovrete apprendere dei gesti semplici e naturali così da renderli dei riflessi automatici che nel momento del bisogno, vi permetteranno di sapere esattamente cosa fare senza starci a pensare troppo. UNA PESSIMA SOLUZIONE Alcuni hanno eliminato completamente il “problema” della scelta del giusto sistema difensivo semplicemente portando l'arma “alla fetente” o come il buon gergo professionale anglofono vuole, portata in mexican carry, tenuta dalla resistenza della cintura senza l'ausilio di nessuna fondina. Per chiarire bene cosa comporterà questa modalità di porto vi racconto la disavventura di un operatore a cui ho assistito personalmente pochi anni fa in una stazione della capitale, mentre ero in attesa di un bus che non arrivava mai. Vedo due persone correre ver-
so la mia direzione e realizzo subito che è un inseguimento, penso alla classica scena dove il “ladro” scappa e dietro a pochi passi la “guardia” lo insegue cercando di afferrarlo, gridandogli di fermarsi. Giusto il tempo di chiedermi se l'inseguitore è solo o se c'è un collega, che da dietro un bus in sosta spunta una signora sulla cinquantina d'anni che corre goffamente seguendo i primi due con tanto di Beretta 92 tenuta in mano e borsetta stretta sul busto. La mia attenzione è colpita dall'arma tenuta rozzamente, poi dall'abbigliamento e dalle scarpe con la zeppa, pensando che anche se fanno pandant con la borsa non siano la scelta migliore per un servizio in borghese, ma tant'è. Dopo poche centinaia di metri, final-
mente il fuggitivo in tuta da ginnastica della “magica”, stremato dalla corsa, si arrende e viene messo a terra dall'inseguitore con uno strattone. Arriva anche l'inseguitrice che invece di collaborare con quello che reputo sia il collega gli sta distante passandogli la pistola dicendo, imbarazzata ma ad alta voce <<t'è caduta a tera mentre stavo là, a la fermata der tranve>>, sedendosi sulla panchina adiacente con l'affanno di chi ha concluso una maratona. La mano dell'operatore va di colpo dietro alla schiena per accertarsi che la sua arma fosse ancora al suo posto, ma dall'espressione del volto e da come recupera l'arma dalle mani della signora presumo che avesse avuto la conferma
Massimo Fenu e Cristiano Corona, autori del manuale “Ritenzione d'Arma – Teorie, Tecniche e Attrezzature” (edito da Edizioni Ritter, 240 pagine. Disponibile da dicembre 2011), verificano le attrezzature da testare.
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di aver perso l'arma. Il bus che aspettavo era appena passato di fronte a me, distratto dall'evento perché la mia attenzione era sull'operatore che raccontava quanto accaduto ai colleghi giunti per prelevare il personaggio. Libero dal servizio viaggiava sul bus notando il ladro che sottraeva qualcosa dalla borsa di una passeggera. Nel tentativo di assicurarlo alla giustizia, durante la corsa e probabilmente per l'urto con qualche passante, ha perso l'arma portata senza fondina sotto gli occhi dell'ignara casalinga che recuperandola l'ha inseguito per restituirla. La signora raccontò di averlo fatto perché a conoscenza delle conseguenze della perdita dell'arma in quanto il padre <<era 'n carabbiniere>>. Chissà se quell'operatore ha imparato la lezione o se spera ancora di trovare una casalinga disposta ad inseguirlo per salvarlo da una sua imperdonabile negligenza. Sono certo che anche molti di voi conoscano storie simili, per esperienza diretta o sentite dai colleghi e sono sicuro che avete fatto tesoro dell'esperienza negativa altrui assicurando la vostra arma ad un buon sistema difensivo, imparando le tecniche di ritenzione d'arma perché: O G N I V O LTA C H E V I TROVATE TRA LA GENTE, SAPPIATE CHE C’È UNA PISTOLA CARICA, LA VOSTRA!
TECNICHE DI TIRO E DIFESA
Nell'immagine l'aggressore è protetto con attrezzatura anti trauma perché la reazione e l'aggressione saranno reali. L'allenamento ci permetterà di conoscere profondamente i propri limiti e le forze della squadra del sistema difensivo, rendere i gesti dei riflessi automatici così da sapere esattamente cosa fare senza starci a pensare troppo.
L’operatore è a terra, conoscerà la tecnica per impedire alla minaccia di sottrargli l'arma? Il suo sistema difensivo reggerà alle violenti trazioni ed al suo peso?
CRISTIANO CORONA, sardo classe 1976, da giovanissimo si arruola nell’Esercito e partecipa con incarichi operativi a numerose missioni nazionali e all’estero in territori ad altissimo rischio. Presso le FF.AA. ha conseguito le qualifiche di Istruttore Militare di Tiro Sportivo e Istruttore Militare di Tiro Operativo, è autore del manuale top seller, DON’T MISS THE TARGET “Linee Guida ed esercizi di tiro difensivo per arma corta” edito da Boopen e del libro di imminente uscita "Ritenzione d'Arma - Teoria, Tecniche e Attrezzature edito da Ritter Edizioni. Cristiano Corona è membro attivo della I.A.L.E.F.I. (International Association of Law Enforcement Firearms Instructors). L’associazione Internazionale di Istruttori di Tiro e Tecniche Operative per le Forze di Polizia con sede negli Stati Uniti, avente una cerchia ristrettissima di membri attivi in tutto il mondo.
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Parte 2 - F.N. modele 1935 Grand Puissance Testo di Michele Schiavo Foto di Diego Ruina
ARMI EX ORDINANZA Nel maggio del 1940 la Germania nell'ottica di invadere la Francia, occupò il Belgio fino alla sua liberazione nel 1944. Durante questo periodo l'apparato produttivo della F.N., “Fabrique Nationale d'armes de guerre”, non si fermò. La produzione passò sotto il controllo tedesco; le giacenze dei contratti esteri, ferme nei depositi in attesa di essere spedite, furono sequestrate e vennero assegnate ai reparti della Wehrmacht. Due furono i modelli di pistola la “Fabrique Nationale modèle 1910/22” e la “Fabrique Nationale modéle 1935 Grand Puissance”, meglio conosciuta come Hp35.
ca. Fu così che nel 1921 venne indotta una gara. Furono fissate alcune caratteristiche minime : doveva poter fermare un uomo a 50 metri (per questo venne preferito il calibro 9mm Parabellum con una canna di almeno 100mm), una capacita di almeno 7+1 colpi, pesare meno di 850 g, alzo graduato fino a 600 metri, avere un indicatore di colpo in camera di cartuccia. Vi partecipò anche la F.N., che diede incarico a Dieudonné Saive (l'inventore del FAL) di realizzare il caricatore ed a J. M. Browning (l 'inventore della 1911) di disegnare la pistola. Nacque inizialmente il modello Grand Rendement 1922, che venne però scartato dalla gara, anche se insignito di “miglior progetto”, per alcuni difetti presenti: Il percussore era lanciato; non era presente un avvisatore di colpo in canna; per poterla rimontare, dopo lo smontaggio erano UN PO’ DI STORIA necessarie delle Con i primi anni del primo dopo mani forti; non guerra, spinti dall'ampia onda- era presente ta di innovazioni in campo un indiarmiero, l'esercito francese decise di aggiornare l'arma corta in dotazione, passando dal vecchio revolver Modèle 1892 ad una nuova semiautom a t i-
F.N. Browning Grand Puissance
catore sul numero di colpi residui presenti nel caricatore. Browning brevettò comunque questo modello, ma il brevetto venne accettato solo nel 1927, tre mesi dopo la sua morte. Nel frattempo Saive nel 1923 ridisegnò il percussore, rendendolo inerziale con cane esterno; anche quest'arma venne respinta. Nel 1928 venne ridisegnato il metodo di smontaggio e reso molto simile alla Colt 1911 visto che erano da poco scaduti i brevetti; venne ridotto il numero di colpi a 13 unità per poter ridurre il peso. Questo modello fu brevettato da Saive come “Browning 1928” in onore al co-progettista. Venne riproposta alla Commission d'Expériences de Versailles, ma puntualmente venne scartata, come tutte le altre controparti straniere.
Il lato destro dell’arma
Successivamente seguirono altre varianti, con modifiche nella curvatura dell'impugnatura e nella boccola di centraggio della canna, nel 1931 l'arma era praticamente com'è anche ai giorni nostri. Venne presentato, nel 1933, anche un modello in calibro 7.65 Lungo, il nuovo calibro richiesto dalla Commissione di Versailles, ma fu nuovamente scartata. Nel 1934 la F.N. Decise di proporre quest'arma sui mercati, vista la perfezione ormai raggiunta. Fu nel maggio del 1935 che l'esercito Belga acquistò un primo lotto di un migliaio di pezzi di “Grand Puissance 35”, arma con alzo a 500 metri e corredata di calciolo in legno vincolato al dorsalino. Dopo un piccolo problema sullo zoccolo della canna, dove si verificarono delle rotture a causa delle eccessive sollecitazioni, il disegno della rampa venne modificato e fu
un successo. Cina, Perù, Estonia, Lituania la vollero per le loro truppe. Durante il 1940, mentre erano in produzione commesse per gli eserciti di Finlandia e Svezia, gli stabilimenti vennero occupati dalle forze tedesche. La produzione non fu arrestata ma “convertita” per servire le linee della Wehrmacht. I tedeschi la codificarono come modello P 640 (b), ovvero Pistola 640 (Belgio). Nel corso dell'occupazione tedesca ne furono prodotte sostanzialmente 5 varianti, dapprima furono prese le armi finite in attesa di essere spedite, poi furono utilizzati i semilavorati presenti in fabbrica ed infine prodotte completamente. Come spesso capita, man mano che la guerra avanzava e le richieste sempre maggiori di prodotti bellici finiti implicava una costante riduzione della qualità, nelle finiture e, nell'abbandono di tutte quelle componenti non strettamente necessarie al funzionamento dell'arma: la brunitura, i trattamenti sui legni delle guancette, le lavorazione sulle guan26
cette, la tacca di mira, l'attacco per il calciolo, la sicura al caricatore, caratteristiche che negli ultimi esemplari prodotti non sono presenti. Visto il calibro utilizzato le armi furono assegnate all'Esercito per rifornire i soldati della WaffenSS ed ai paracadutisti. Ma vediamo di elencare le principali varianti : a) Modelli in giacenza presso la F.N. per le commesse esterne, alzo graduato, attacco calciolo. Matricola della canna incisa sul lato sinistro (non visibile ad arma montata). Molte presentano punzoni d'accettazione del banco belga e quello tedesco Waa613. Matricole da 1 a 45.000. b) Modelli assemblati con parti reperite a magazzino. La matricola sulle nuove canne viene incisa sul lato destro per poter essere visibile dall'esterno. Punzoni del banco belga non presenti. Punzoni tedeschi Waa613. Matricole da 45.000 a 53.000. c) Modelli prodotti completamente sotto il comando tedesco, viene eliminato l'attacco per il calciolo. Sono presenti 3
ARMI EX ORDINANZA
Il lato destro dell’arma
diversi punzoni di accettazione Waffenamt, Waa613 da 53.000 a 60.000; Waa103 da 60.000 a 90.000; Waa140 da 90.000 a 145.000 d) Modelli con tacca di mira fissa. Waa140, matricole da 145.000 a 212.000. e) Modelli senza sicura automatica al percussore; nuova numerazione, 5 numeri e lettera postfissa; punzone di accettazione Waa140, matricole da “1a” fino “99.999a” e “1b” fino “65.000b”. Una particolarità di quest'arma è nel suo impiego anche dagli alleati durante la Seconda Guerra Mondiale in quanto copie dei disegni ed alcuni esemplari d'armi furono portate nella fabbrica John Inglis in Canada da Saive quando fuggì a Toronto. Qui prese il nome di “High Power 35”. Dopo la liberazione di Liegi, il 6 settembre 1944, la produzione del modello GP35 continuò per fini commerciali e per poter riarmare il nuovo esercito nazionale, dapprima con modelli identici a quelli di fine produzione tedesca, successivamente furono ripristinate la sicura la caricatore, l'aggancio per il calciolo e l'alzo graduato.
Un arma in produzione anche ai giorni nostri, dopo essere stata ammessa come arma d'ordinanza di molti eserciti, seppur con qualche piccola modifica dettata dai tempi, tipo: la sicura automatica al percussore, la leva della sicura ambidestra, l’estrattore da interno è diventato di tipo esterno, si sono fatti modelli in calibro .40 S&W, modelli compatti e con fusto in alluminio. TECNICA E FUNZIONAMENTO La F.N. GP35 è una pistola con chiusura stabile a corto rinculo canna. Subito dopo lo sparo, la canna vincolata al carrello tramite due risalti semicilindrici inizia, contrastata dalla molla di recupero, un movimento retrogrado. La canna è anche vincolata al corpo dell'arma tramite uno zoccolo inclinato che scivola sopra ad un traversino. Ne risulta quindi un duplice movimento retrogrado e verso il basso; nel momento in cui si abbassa al punto che il carrello non risulta più agganciato tramite i due risalti, quest'ultimo continua la sua corsa contrastato solo dalla molla di recupero. Nel suo moto spinge indietro il cane 27
r i p o rtandolo in posizione armata, mantiene la presa sul bossolo spento tramite un estrattore a piena lunghezza ( di tipo esterno nei modelli post-bellici), facendolo poi scontrare sulla protuberanza dell'espulsore e causando cosi l'espulsione di quest'ultimo. Raggiunta la fine corsa, il carrello ritorna in chiusura, prelevando un nuovo colpo dal caricatore. Si ricorda che quest'arma fu la prima pistola ad utilizzare un caricatore bifilare. Durante il movimento di chiusura, il carrello riaggancia la canna, spingendola in avanti ed in alto fino alla completa chiusura. Nel sistema Browning applicato sulle Colt 1911, rispetto a quello della HP35, il movimento della canna non è affidato ad un piano inclinato ma ad una bielletta mobile. Curioso è anche il sistema di scatto, dove il grilletto quando viene premuto, trasforma il moto su un leveraggio vertica-
ARMI EX ORDINANZA le, che agendo su un bilanciere all'interno del carrello, fa abbassare il controcane, costituito da un trapezio. Questo sistema funge anche disconnettore e sicura di carrello chiuso, impedendo lo sparo accidentale nel caso in cui l'arma non sia completamente chiusa. Il cane dopo lo sgancio, spinto da una molla, finisce la sua corsa su un percussore inerziale, il quale va a scaricare la propria energia cinetica sulla capsula della nuova munizione, innescando cosi un nuovo sparo. L'arma è altresì dotata si una sicura manuale, inseribile solo ad arma armata, ed ha lo scopo di bloccare il carrello in apertura per facilitarne lo smontaggio e blocca il cane in posizione armata ed impedendo al contro cane di muoversi. È anche presente una sicura al caricatore, che blocca lo sgancio del cane nel caso in cui non sia presente, anche vuoto, un caricatore nell’arma. Nei modelli post-bellici è anche presente una sicura automatica al percussore azionata dal bilanciere dello scatto. Una curiosità, le canne prodotte dalla F.N. dopo il 1963 hanno la canna fatta un due pezzi brasati assieme all'altezza dello scanso sullo zoccolo.
carrello canna
Sistema aperto carrello canna
Sistema bloccato
In questa pagina dall’alto, la leva di blocco del carrello sul lato sinistro, uno schema del funzionamento del sistema di chiusura canna carrello, dettaglio dell’asta guida molla con una sfera, il cui scopo è quello di bloccare l' hold open in sede.
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Un dettaglio dello zoccolo di bloccaggio della canna. Anche in questo particolare sono evidenti le lavorazioni piuttosto grossolane ed i segni degli utensili.
SMONTAGGIO DA CAMPO Lo smontaggio di quest’arma è decisamente facile, soprattutto se paragonato ad altre armi dell’epoca. Innanzitutto, dopo aver estratto il caricatore ed essersi assicurati che la camera di cartuccia sia vuota, si procede bloccando il carrello in posizione arretrata alzando la sicura e facendola incastrare nell’apposito intaglio presente nel carrello. In questo modo la forza esercitata dalla molla principale di recupero è prati-
camente annullata. Si procede poi sfilando la leva dell’hold open, agevolati dalla sporgenza di quest’ultimo sul suo lato destro e dallo scanso sul carrello. Si abbassa la leva della sicura e filare l’assieme cannacarrello in davanti. A questo punto facendo attenzione si può togliere la molla di recupero con il relativo guida molla ed infine sfilare la canna. Il rimontaggio è altrettanto semplice, si inserisce in sede
la canna, si inserisce il guida molla con la relativa molla, si inserisce nelle guide del fusto l’assieme canna-carrello, si blocca in posizione aperta, si inserisce la leva dell’holdopen, forzandola quel tanto basta visto che all’interno della asta guida molla è presente una sfera atta a bloccare l’hold open in posizione corretta ed a scongiurare possibili uscite accidentali.
Un dettaglio delle tre matricole presenti sul’arma. Tale caratteristica è presente solo sulle armi prodotte dopo il 1940.
ARMI EX ORDINANZA
Lâ&#x20AC;&#x2122;arma smontata nei suoi componenti principali, fusto carello canna guidamolla estrattore percussore ed il caricatore bifilare, il primo bifilare per pistola della storia.
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A lato, dettaglio del fusto e del grilletto in cui si possono notare i punzoni di accettazione, le lavorazioni piuttosto grossolane, ed anche dettaglio interessante il foro presente sul grilletto. Questâ&#x20AC;&#x2122;ultimo era stato pensato nel progetto iniziale per il sistema di sicura al caricatore, poi non realizzato nelle versioni di produzione. Si nota anche la sagoma ovale del traversino inserito nel fusto per bloccare la canna.
Sotto, vista interna del fusto in cui nota il traversino di bloccaggio della canna ed il bilancere dello scatto.
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ARMI EX ORDINANZA
Sopra, parte interna del carrello in cui si nota si nota a bielletta che trasmette il movimento del grilletto sul contro cane.
A lato, frontale del carrello e della boccola di centraggio della canna.
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Sopra, tabella riassuntiva degli anni di produzione e relativi esemplari.
Sotto, parte posteriore del carrello, cane, tacca di mira, ed estrattore interno (sostituito nel modelli recenti con uno di tipo esterno).
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ARMI EX ORDINANZA
Sopra, dettaglio del pulsante sgancio caricatore
Tipo: Pistola semiautomatica Nazione: Belgio Modello: Fabrique Nationale modèle 1935 Grand Puissance Progettista: Saive, Browning Costruttore: Fabrique Nationale de Herstal (FN) Peso: ca. 0,930 kg Lunghezza: 200 mm Calibro: 9 mm Munizioni: 9 para Azionamento: a corto rinculo canna. Alimentazione: caricatore da 13 colpi 35
L'MP7A1 è un arma che si colloca nel settore PDW (personal defense weapon) ed è camerata per l'innovativa cartuccia progettata dalla H&K in 4,6X30. Quest'ultima è stata concepita insieme all'arma per rispondere alle esigenze NATO riguardanti una munizione da utilizzarsi su pistole mitragliatrici che seguisse l'innovazione dei moderni body armor (giubbotti antiproiettile), i quali ormai rendono spesso obsolete le munizioni per arma corta. Su queste basi è nato il progetto MP7 poi evolutosi nell'ultima versione la MP7A1. La Tokyo Marui ha lanciato qualche anno fa un settore della sua produzione dedicato a questo tipo di armi sub compatte tra cui spicca appunto l'MP7A1. La nostra PDW si presenta in una bella scatola nera contenente, oltre alla nostra ASG anche una batteria dedicata micro type Ni-Cd da 7,2V 500 mAh, un caricatore monofilare da 50 pallini, un caricabatteria da 110V
già provvisto di adattatore a 220 (per cortesia del negoziante), 200 pallini 0,25g, un adattatore in metallo per permettere il montaggio di un silenziatore, un tappo rosso, ed infine manuali, bersagli, book p u b-
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blicitario con tutta la gamma Marui. Una volta presa in mano la nostra replica notiamo subito la grande cura dei
SOFT AIR A sinistra, l’ASG con alcuni accessori soft air. Purtroppo alcuni di essi, come il falso silenziatore dovranno fare i conti con alcune assurdità legislative che potrebbero entrare in vigore. Conviene quindi informarsi bene sulla normativa attuale vigente e relative modifiche per non correre rischi. Sotto, la confezione.
particolari e delle finiture che la Marui ha per i suoi prodotti. Nessuna sbavatura nelle plastiche, giochi inesistenti. Molto solido e ben fatto proprio come l'arma vera da cui difficilmente si distingue. Il corpo è in ABS ma con diverse parti metalliche quali guide picatinny, mirino e tacca di mira removibili, selettori e grilletto. Il calciolo è di tipo scorrevole e si blocca in posizione senza incertezze, rimanendo bello solido anche se si spinge con forza. Anche la maniglia anteriore si blocca in posizione senza giochi ed è un valido aiuto se si spara a raffica anche se stiamo solo parlando di soft air. Il selettore di tiro è il classico H&K ambidestro che però ci ha dato qualche problema nell'impugnatura con mano forte sinistra a causa di alcuni spostamenti del selettore non voluti durante la concitazione del “combattimento”. Ritengo questo difetto di natura proget-
tuale e non imputabile alla Marui anche se sicuramente l'arma vera avrà un selettore molto più duro della nostra replica per cui risulterebbe più difficile spostarlo involontariamente. Molto valido invece il pulsante, sempre ambidestro, dello sgancio caricatore adottato dalla Heckler & Koch per molti dei suoi prodotti. La regolazione dell’ h o p u p avviene tramite una rotella piazzata nella camera di espulsione dei bossoli a cui si a c c ed e arretran-
do la manetta d'armamento. La regolazione è abbastanza facile e piuttosto precisa. Per questioni d'ingombro la Marui ha creato, per questa linea di prodotti, una batteria dedicata molto piccola che può essere inserita in questo tipo di ASG veramente minute. Nel nostro caso la sostituzione della batteria è veramente facilissima, basta mettere il selettore di fuoco in sicura e poi premere un bottone per sganciare la parte frontale del MP7 che si sfila in avanti, a questo punto una levetta che fuoriesce permette la sostituzione;
pratico e funzionale anche se l'autonomia di una batteria da 500 mAh non ci permetterà certo di fare lunghe giocate. Le prestazioni si attestano sulla fascia medio bassa con raffiche che si aggirano sui 560 colpi/min ed una potenza di 0,55 Joule (in fondo non ci si poteva aspettare molto di più da un prodotto Marui che monta i soliti ingranaggi in zama), anche se la precisione è ragguardevole se si pensa alla lunghezza della canna di poco superiore a quella di una pistola. Di per se queste perfor-
mance non costituiscono per forza un difetto vista la destinazione dell'arma concepita più come arma di back up per il softgunner che come arma principale (questa almeno è la mia visione). Unica nota negativa che abbiamo riscontrato sono i problematici caricatori maggiorati i quali (ne abbiamo provati due) risultano difettosi con evidenti problemi di alimentazione di pallini, e a quanto pare i forum ci dicono che non siamo gli unici ad aver constatato questo problema.
In conclusione consiglio l'acquisto di questa replica, nonostante le non altissime performance, a tutti quei giocatori appassionati di squadre speciali che operano in ambiente CQB in quanto l'ASG riproduce veramente fedelmente l'arma vera, inoltre, viste le piccole dimensioni, si potrebbe pensare di portarla dietro come arma di back up al posto della classica pistola; io personalmente la ho utilizzata con soddisfazione durante le giocate in cui ero impegnato come “bodyguard” di un informatore ed avevo bisogno di un arma occultabile ma dalla discreta autonomia di fuoco. Si ringrazia American Magazines di Albenga da cui potrete acquistare questo modello [www.american.it]
In questa pagina in alto, vista destra dell’MP7A1 della MARUI, Qui a sinistra, L’MP7A1 della Marui con gli accessori in dotazione. Nella pagina a lato, In altro, vista destra dell MP7A1 vero, la riproduzione è davvero notevole come realismo. In basso sempre l’MP7A1 vero.
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SOFT AIR
L'ARMA VERA: Nazione produttrice Tipo Periodo di produzione Paesi utilizzatori
Germania Pistola mitragliatrice 2001-presente Kommando Spezialkräfte, esercito tedesco, vari reparti speciali nel mondo
Specifiche tecniche Munizioni Cadenza di tiro Velocità alla volata Gittata Lunghezza Lunghezza della canna Peso Alimentazione
4,6 × 30 mm 950 colpi/minuto 710 m/s 200 m 420 mm (calcio retratto), 640 mm (calcio esteso) 180 mm 1,2 kg Caricatore da 20 o 40 colpi
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Il selettore di tiro ambidestro è riprodotto fedelmente
Lâ&#x20AC;&#x2122; hop up è nascosto nella camera di espulsione dei bossoli
Mirino e tacca di mira sono amovibili oltre che regolabili in deriva.Possono essere alzati per il tiro a lunga distanza anche se nel soft air, visto le scarse gittate, risulta superfluo.
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SOFT AIR
Unâ&#x20AC;&#x2122;altra foto della vera MP7A1 in azione.
Di nuovo la replica Marui. Una buona scorta di caricatori maggiorati e batterie di ricambio sono il complemento perfetto per sfruttare al massimo questa ASG.
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Il periodo natalizio e degli ultimi giorni Dell’anno è da sempre tempo di bilanci. Lo è anche per FISAT; un momento per vedere cosa è stato fatto e quel (tanto) che rimane da fare.
Ad istinto mi verrebbe da dire che abbiamo fatto troppo poco ma penso sia l’atteggiamento di chi in buona fede cerchi di fare di tutto per cambiare in meglio le cose che non vanno bene. Il 2011 non è stato un anno buono per il possesso di armi legale e responsabile; intanto il maledetto decreto 204/2010 – partito da una Direttiva Europea che intendeva semplificare l’acquisizione di armi per usi legali intralciando solo le acquisizione illegali o clandestine – rimaneggiato da un funzionario “artista ministeriale” in una legge anti armi. La pensata era stata fatta bene ; il genio – perché era un genio, anche se di opposta fazione - era riuscito a farsi rilasciare in pratica una delega in bianco per redigere una nuova legge sulle armi, tanto vasta che lo autorizzava ad occupar-
si anche di cose che nella Direttiva Europea non c’erano, come i poligoni privati e la ricarica (entrambi da assoggettare alla licenza del Questore). La storia è troppo nota per essere ripetuta ancora, fatto sta che grazie al Ministro Maroni ora il genio sta a fare altre cose più adatte alle sue potenzialità e il decreto legislativo è uscito emendato delle cose peggiori, anche se non di tutte. Ad esempio rimangono le ammende decuplicate per gli armieri che sbagliano a scrivere la matricola di un’arma; avremmo voluto metter le mani anche lì ma non siamo riusciti a riparare a tutto. Purtroppo la querelle non è finita perché il decreto dà mandato al Ministero degli Interni di scrivere un regolamento (sulle armi) ed al Ministero 42
della Sanità di scriverne un altro (sui requisiti) e da entrambi non ci aspettiamo nulla di buono, specie da quando la Lega Nord – unico partito che sinora abbia voluto parlare con noi – non è più al Governo; ciò ha significato di fatto non avere più informazioni perché questo Governo non è eletto da nessuno e di fatto ha un mandato tanto vasto da non dover rispondere a nessuno; è ovvio anche che chi sta già dentro al Ministero, come i funzionari ministeriali ed i membri della Commissione, hanno un vantaggio epocale perché per forza di cose vengono a sapere mantenendo però quell’aura di riserbo cui i funzionari ministeriali tengono tanto.E sapete perché ci tengono tanto ? Perché in questo modo riescono a far passare quel che vogliono sotto il naso dei politi-
ci quando la loro attenzione non è sollecitata dal movimento di base. La cosa è abbastanza ovvia ed è la base del sistema democratico che si basa sulla divisione dei poteri. In questo caso il potere amministrativo (i funzionari ministeriali, che ascoltano la Commissione) redige il regolamento che va davanti – a seconda dei casi – al Ministro dell’Interno o al Consiglio dei Ministri (potere politico) che in genere lo firma senza leggerlo o, meglio, lo firma senza leggerlo se un numero rilevante di cittadini non fa sentire la propria voce. Ed è chiaro che se la bozza dei regolamenti passa sotto silenzio e si riesce a farla arrivare a scatola chiusa al Consiglio dei Ministri (indaffarati, dicono loro, a far quadrare i conti pubblici) sarà assai difficile che i cittadini si facciano sentire non sapendo di cosa si parla; i FISAT-allarmi servono proprio a questo, a tenervi informati e far sì che questo genere di misure non passi più sotto silenzio e sia possibile bloccarle prima che ve le ritroviate legge dello Stato, magari quando tornate dalle vacanze estive o natalizie (queste leggi passano sempre in questi periodi di minor sorveglianza). Non dovrà mai più accadere che i cittadini appassionati di armi (che sono un numero rilevantissimo, essendo 800.000 i soli cacciatori) si ritrovino tra
capo e collo normative buffonata come quella che decuplicò le tasse sul porto armi per caccia per lottare contro la mafia. È chiaro che chi siede in Commissione o sta dietro la scrivania ministeriale il proprio potere lo vuole condividere il meno possibile in modo da poter seguire gli affaracci propri più agevolmente possibile. Il nostro lavoro è non consentirglielo: se appoggi leggi anti liberali ne rispondi anche sul piano commerciale perché il cittadino appassionato di armi non tollera i voltagabbana e non li premia con i propri acquisti natalizi. Detto questo non rimane che fare il punto su cosa abbiamo fatto, cosa stiamo facendo e cosa contiamo di fare. Intanto saluto il gruppo di volontari che sta gestendo la nostra nuova rivista online ETERNA VIGILANZA che è diventata un preziosissimo mezzo per farci conoscere, tanto più prezioso dopo ci hanno di fatto bandito da tutte le riviste 43
c a rtacee pena taglio della pubblicità. Capisco il loro problema, la pubblicità è importante per sopravvivere specie di questi tempi ma bisogna comunque rispettare coloro da cui si prende il pane, se si vive di pubblicità va bene ma la rivista si deve regalarla, se si vive di riviste vendute si deve rispettare il pubblico ed avere il coraggio di dire la verità anche quando questa è scomoda per gli industriali, che possono sempre cambiare rotta verso una difesa davvero integrale del settore senza più consentire scambi sottobanco tra licenze per ricarica e poligoni privati e declassificazione del 9 para da arma da guerra a comune ma vietata ai cittadini (in modo da aver la possibilità di esportare più facilmente). Niente ci farebbe più piacere che vederglielo fare, questo cambiamento di rotta, ai produttori, e non abbiamo perso la speranza.
CRIME Ess ere indipendenti dal supporto delle aziende portando avanti il punto di vista dell’appassionato-tiratorecollezionista è importante per continuare a darvi un’informazione ed una difesa realmente mirate agli interessi dei cittadini appassionati, a qualsiasi titolo, di armi. Ma non è possibile portarla avanti senza il vostro supporto, perché i siti hanno dei costi, le azioni legali che attiviamo hanno dei costi (sempre più
NTROL O C N U G ele vati, una recente legge ha portato a 600 euro il costo del contributo unificato per il ricorso al Presidente della Repubblica che prima ne costava meno di 60) e muoversi in giro per l’Italia, non è possibile ignorarlo, è diventato costosissimo. Mentre scrivo queste cose un uomo afflitto da depressione, sembra che sentano il periodo di stress e probabilmente è così, a Firenze ha impugnato una pistola ed ha ucciso due immigrati senegalesi ferendone altri tre. Sicuramente cer-
cheranno di usare la cosa per levarci anche quel poco che abbiamo; è già successo in Germania (dopo la strage della scuola in cui la polizia non è intervenuta preventivamente nonostante fosse stata preavvisata dagli USA), in Norvegia (dove nessuno si è chiesto come mai la polizia sia intervenuta solo dopo ore) e negli USA e probabilmente succederà anche qua perché si sa che gli anti armi, moderni avvoltoi, aspettano a gloria questi eventi che gli danno gioco facile in televisione. Starà a tutti noi difenderci con le unghie e con i denti per non lasciarglielo, il gioco facile ma potremo farlo con i mezzi che l’associazione, ossia voi, sarà in grado di darci. Se non vi siete iscritti all’associazione o se vi siete iscritti prima del Giugno 2011 dovreste rinnovare la vostra iscrizione, come dicono alla NRA Freedom is not free - La libertà non è gratis. Vi auguriamo, di cuore, un felice Natale ed un Nuovo Anno di grande libertà. Il Presidente FISAT M a r. C a . C C . S i m o n e CIUCCHI
CHARLTON HESTON, quando era presidente della NRA.
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FISAT può operare in favore del possesso legale e responsabile di armi solo con il vostro supporto perché non ha pubblicità e sponsorizzazioni da nessuno. Questo le consente di operare liberamente in favore dei cittadini onesti senza dover dire grazie a nessuno ma per farlo ha bisogno del vostro sostegno F.I.S.A.T. ha bisogno del tuo aiuto per portare avanti la propria campagna di libertà; COME SOSTENERE FISAT Iscrizioni: BASE 10 euro/anno SOSTENITORE (con tessera) 30 euro/anno MEMBRO A VITA con tessera: 150 euro. una sola volta ASSOCIAZIONE - CLUB 30 euro/anno DITTA-POLIGONO-CAMPO TIRO 100 euro anno Come pagare CON CARTA DI CREDITO tramite il sito www.fisat.us/iscrizioni L’iscrizione a vita si paga una volta sola. CON BONIFICO BANCARIO intestato a: FEDERAZIONE ITALIANA STORIA ARMI E TIRO (e non FISAT altrimenti da errore) Strada Maggiore nr. 88 - 40125 Bologna sul conto corrente IBAN: IT-58-U-07601-02400-000087389110 POSTE ITALIANE CON BOLLETTINO DI CONTO CORRENTE POSTALE NR. 87389110 intestato a FISAT, Strada Maggiore nr. 88 - 40125 Bologna (ricordate in questo caso di mandare una email perché arrivano in ritardo). VIA INTERNET TRAMITE PAYPAL, in modo sicurissimo con carta di credito, carta postepay , o carta ricaricabile sul nostro conto paypal , inviando il pagamento all'email ADESIONI@FISAT.US
thanks for
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Il coltello è un'arma semplice, diretta e senza compromessi. Uscire vivi da un confronto contro un’arma simile richiede tecniche e strategie almeno altrettanto, semplici, dirette e senza compromessi. La nostra trattazione seguirà lo stesso stile. Niente fronzoli, niente varianti delle varianti...molto poco insomma, ma forse, quel poco che serve allenare. Nessun compromesso, infatti, è accettabile quando si tratta di portare a casa la pelle. Naturalmente, la scelta è vostra.
Lo sappiamo, voler essere semplici si rischia di essere banali; a voler essere diretti si rischia di essere brutali; a non accettare compromessi rischia di diventare antipatici e di attirarsi le ire dimolti. Lo sappiamo. Ma pensiamo sia il male minore: A FARSI IDEE SBAGLIATE SU COME SI GESTISCE UN AGGRESSORE ARMATO DI COLTELLO SI RISCHIA DI FINIRE MOLTO PEGGIO.
L'ERRORE DI PARTIRE DALLA SOLUZIONE PEGGIORE Per quale motivo se dobbiamo piantare un chiodo come prima cosa cerchiamo un martello? Di fronte ad un problema nessuno cerca di risolverlo usando come prima opzione la soluzione meno efficace. Solo se questo non dovesse esserci allora cercheremo qualcosa che il più possibile si avvicini alla sua funzione. Per assurdo, nell'ambito della difesa da coltello, la soluzione 46
che statisticamente dà i peggiori risultati è spesso non solo quella più studiata ma anche l'unica che si prenda in considerazione: La difesa a mano nuda. Intendiamoci: Allenare la difesa a mano nuda è sicuramente importante ed ha dei benefici secondari innegabili (sviluppo di riflessi ed abilità coordinative, confidenza con i tipi d'attacco dell'arma) e spesso, soprattutto in una palestra, è anche lo scenario più facile durante una lezione.
TECNICHE DI TIRO E DIFESA ad attuare una difesa efficace, o ancora meglio una fuga sicura. … Vediamolo nel dettaglio.
Eppu re uno studio serio della difesa da coltello deve necessariamente considerare ed allenare anche tutte le altre e ben più efficaci possibilità. Ciò che dà statisticamente le migliori possibilità di sopravvivere e di riportare il minor numero di ferite da un'aggressione di coltello è la fuga. Ma a volte la via di fuga non è praticabile o siamo chiamati a dover difendere qualcuno. Altre volte l'attacco è inaspettato come in tutti quei casi in cui il nostro aggressore non intende ottenere nulla da noi e usa l'arma non come minaccia ma col deliberato proposito di ferirci o ucciderci. Ma anche allora, l'uso delle mani nude come strategia difensiva è l'ultima di una serie. E' l'estrema risorsa di chi non dispone di altro o non ha fatto a tempo a fare di meglio. Infatti l'uso degli oggetti come arma o come scudo, l'uso dell'ambiente come ostacolo al nostro aggressore, i nostri stessi vestiti possono diventare uno strumento utilissimo per guadagnare tempo e riuscire
TRE STRATEGIE CONTRO UN AVVERSARIO ARMATO Difesa personale è saper “fiutare “ la situazione a rischio ed evitarla in anticipo. Difesa personale è saper gestire e disinnescare una situazione potenzialmente pericolosa. Difesa personale è, infine, avere un piano quando le cose si mettono male. Alla fine si tratta solo di sapere cosa fare. Chi lavora in ambiti in cui si devono prendere soluzioni veloci in situazioni di forte stress psicologico (piloti d'aereo, medici, militari in situazioni operative) sa benissimo quanto sia importante essere abituati a gestire la situazione d'emergenza: sapere esattamente cosa fare senza aver bisogno di pensarci. Perché quando l'aereo ha un malfunzionamento, il tuo paziente ha una complicazione o ti sparano addosso, è l'istinto che prende il comando...e l'istinto ti salva solo se è stato ben addestrato. Spiacenti di deludervi. In una situazione di pericolo di vita la parte cosciente del vostro cervello si scollega. Il raziocinio, le capacità che rendono il nostro pensiero superiore a quello animale, semplicemente scompaiono. 47
Tutto viene lasciato alla parte ancestrale del nostro cervello, quella a cui vengono demandati gli istinti primari come alimentazione, riposo, riproduzione e sopravvivenza. Se a questa parte primordiale avete saputo insegnare come comportarsi avrete accanto a voi un alleato formidabile. Il vostro istinto agirà per voi. In caso contrario sappiate che: Se non avete mai provato a difendervi da seduti, ad usare una sedia come scudo, a farlo in spazi stretti o anche semplicemente con gli abiti di tutti i giorni... bene se non l'avete fatto in una situazione di forte stress non saprete farlo. Non vi verrà là sul momento. Non importa se normalmente in palestra più o meno ci arrivate. Non importa se la vostra "forma della gru" è ormai impeccabile o se facendo sparring nella Thai-Boxe date filo da torcere a chiunque. Non importa nemmeno se avete un diploma di difesa personale. Al vostro istinto non interessa. Nemmeno al vostro aggressore. Ecco perché è importante sapere esattamente come ci si deve comportare e cosa si può fare in questi casi. Saperlo ed averlo allenato così tanto da averlo reso un riflesso automatico. Così come quando guidate non avete bisogno di pensare alla frenata quando l'auto di fronte a voi si arresta bruscamente, allo stesso modo di
fronte ad una lama dovrà venirvi naturale attuare immediatamente la strategia più appropriata. Le strategie da scegliere in questi casi sono tre, ordinate secondo possibilità di successo, dalla più favorevole alla meno favorevole. Premesso che la fuga è una scelta da attuare e mettere in pratica tutte le volte che questo sia possibile le tre strategie sono: - Usare l'ambiente e gli oggetti: Usare tutto ciò che il luogo offre per tenere lontano il proprio aggressore. Usare qualsiasi oggetto del luogo come arma o come scudo per proteggersi o neutralizzare l'attacco. - Utilizzare oggetti propri: Vestiti, cellulare, mazzo di chiavi, qualsiasi cosa che possa essere lanciata per guadagnare tempo, usato come arma o come mezzo di protezione improvvisata. - Usare il proprio corpo: L'ultima risorsa. Usare le mani nude per proteggere le aree vitali e neutralizzare per quanto è possibile l'attacco. Il sistema è molto semplice. Ogni qual volta non sia attuabile la soluzione più efficace si passa a quella successiva. Se non posso scappare, frappongo ostacoli. Se non posso frapporre ostacoli cerco sul luogo oggetti che mi possano essere utili. Se non ve ne sono provo ad usare
In questa pagina e nella seguente. Le illustrano le fasi principali di una possibile situazione di aggressione con coltello. Ogni elemento che ci circonda può essere usato per difendersi e cercare di immobilizzare l’aggressore, in questo caso uno sgabello.
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TECNICHE DI TIRO E DIFESA ciò che porto appresso o che ho addosso. Se l'attacco è improvviso e non ho il tempo di fare nemmeno questo allora uso le mani nude. Tenete ben presente che le tre strategie successive alla prima sono solo mezzi per guadagnare la fuga o allontanarsi portando via in sicurezza una persona da proteggere. Non è una gara, né un combattimento. Partire dal presupposto che un confronto col coltello si possa vincere è la cosa più sbagliata che si possa fare. Va bene se non si perde.
MASSIMO FENU Classe 1973. Si addestra nelle arti marziali e sistemi di combattimento dall’età di 12 anni. Laurea in Filosofia, giornalista pubblicista sino al 2004. Insegna arti marziali dal 1996. Attualmente tiene corsi come personal trainer e di gruppo di Jeet Kune Do, Krav Maga e Nova Scrimia. E' autore del libro di imminente uscita “Ritenzione d'Arma - Teoria, Tecniche e Attrezzature" edito da Ritter Edizioni. coronainfo@sardiniashootingclub.it www.sardiniashootingclub.it
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Dopo che negli anni 90 la Bundeswehr tedesca ha rimpiazzato il suo G3 d’ordinanza col G36, il mercato è stato sommerso dal surplus di ottiche Hensoldt ed attacchi Stanag. Queste ottiche di alta qualità sono arrivate sul mercato per lo più nuove o in condizioni eccezionali. La qualità di questi prodotti è senza dubbio garantita dal marchio Hensoldt Optische Werke AG; parte del gruppo Zeiss, Hensoldt era il marchio usato per identificare le linee di prodotti per il mercato militare. Sebbene la maggior parte della richiesta della Bundeswehr di ottiche 4x con interfaccia Stanag fosse soddisfatta dalla Hensoldt, alcuni esemplari possono essere stati realizzati da Schmidt & Bender o da Karl Kaps. Si tratta di pochissimi esemplari rispetto le produzioni di casa Hensoldt 50
ACCESSORI Collegandoci all’articolo sul T41 del numero precedente ci è sembrato che valesse la pena spendere alcune righe su questa ottica, facilmente reperibile, dai costi non proibitivi e con tutto il fascino dei prodotti ex ordinanza. Di certo si tratta di un'ottica che tecnicamente presenta dei limiti specie rispetto a prodotti più recenti e moderni ma di certo non manca di destare l’interesse di appassionati di armi militari ed ex ordinanza. DUE CENNI SULLA SERIE HENSOLDT 4X La serie di ottiche 4x vede il suo primo sviluppo negli anni sessanta, con lo scopo di soddisfare la richiesta di un prodotto dedicato e pensato per i modelli HK 41, 91, 93 e G3. Le serie Hensoldt di ottiche 4x si è sviluppata principalmente in 3 differenti versioni con alcune caratteristiche ben precise. La maggior parte di queste ottiche presenta una finitura nera, alcune possono presentare una finitura olive drab, tutte quante presentano indistintamente il marchio del produttore impresso sulla parte superiore del tubo vicino all’oculare. La prima versione presentava un reticolo nero pieno, che non prevedeva nessun sistema di illuminazione . Era caratterizzata dal tubo con un profilo diritto, e dalla presenza della torretta di regolazione della messa a fuoco sul lato destro. Sia la torretta di
Sopra, un esemplare di primo tipo, in questo specifico caso presenta finitura verde ed è sistemato su una base per SIG550.
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Sotto un esemplare del secondo tipo, finitura nera e montato su una base a sgancio rapido per G3.
Matricola, modello e anno di produzione sono riportati sotto la campana dell’oculare.
alzo che deriva non presentavano click di regolazione interni. La seconda versione presenta un reticolo a linee non coprente, che può essere illuminato. Rimane la torretta di messa fuoco sul lato destro. L’attacco per il sistema di illuminazione è una piccola slitta posizionata sul tubo principale davanti la torretta della messa a fuoco. Il tubo principale mantiene il profilo diritto e le torrette di regolazione non hanno click di regolazione. La terza versione, oggetto principale di questo articolo, è anche conosciuta con il nome di FERO-Z 24. Presenta anch’essa un reticolo a linee non coprente come la variante 2, ma viene a mancare la torretta di messa a fuoco, questa difatti viene regolata in fabbrica, la slitta di aggancio
Sulla destra, in alto il reticolo “pieno” della prima variante, in basso il reticolo non coprente della terza variante, i riferimenti sono in mils, come per il reticolo mil dot.
dell’illuminatore si trova adesso sul lato sinistro del tubo principale, che perde il profilo diritto delle versioni precedenti per presentare due campane sia sull’oculare che sull’uscita. Entrambe le torrette di regolazione presentano dei click di regolazione pari ad un cm. a 100 metri. Tutte possono avere i tamburi delle torrette con i riscontri pretarati per munzionamento calibro 7,62 e 5,56. Tutti i modelli presentano dei copri lenti in gomma che devono essere rovesciati per restare aperti.
ACCESSORI
Lato sinistro dell’ottica, in evidenza la slitta per agganciare l’illuminatore esterno a batteria, e l’illuminatore stesso. Si nota sia sull’ottica che sull’illuminatore la finestrella trasparente attraverso cui passa la luce.
IL RETICOLO DELLO Zf24, E LA STIMA DELLE DISTANZE.
10
0,1*
0,5
5
0,5 1
10
2,5 4
Lo scopo fondamentale dei reticoli tattici moderni è quello di dare al tiratore la possibilità di una stima rapida e sufficentemente precisa della distanza di ciò che sta inquadrando. Questa possibilità unita alle torrette pre tarate con la munizione impiegata dà un vantaggio ed una velocità di ingaggio davvero notevoli. Il reticolo dello Zf24 è realizzato in mils, la stessa unità dei più conosciuti Mil-dot. Ciò vuole dire che 1 mils del reticolo corrisponde ad un oggetto di un metro posto a 1000 metri di distanza, o ad un oggetto di 10 cm posto a 100 metri di distanza. Chiaramente è fondamentale sapere la corrispondenza dei vari riferimenti del reticolo e le dimensioni generali di molti oggetti presenti sul territorio che possano fungere da riferimento .
106,6 60°
1,5
*= nelle varianti 1 e 2 il valore corrisponde a 0,15
Schema delle principali misure in mils del reticolo dello zf 24, il reticolo non è più pieno ma a linee e permette di vedere attraverso le aree che nelle versioni precedenti risultavano coperte.
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Porte, finestre veicoli strade, qualunque cosa possa avere una dimensione conosciuta è utile nella stima delle distanze. Conoscendo la dimensione reale di uno di questi oggetti e rilevando il corrispondente in mils sul nostro reticolo potremmo ricavare la distanza semplicemente moltiplicando la dimensione reale in metri per mille e dividendo il risultato per il numero di mils rilevati. Per esempio, prendiamo un oggetto largo 2 metri, sul reticolo corrisponde a 5 mils: (2x1000)/5=400 metri. A questo punto settando il tamburo di correzione caduta su 5 si applicherà la correzione necessaria (purché si siano rispettati certi parametri di cartuccia) a colpire il bersaglio. Sebbene la massima accuratezza sia necessaria per un esatta conversione dei parametri; sul campo piccole differenze non sono fondamentali. Per avere un idea dell’uso reale basta prendere ad esempio una sagoma da IPSC, la cui larghezza è di 18 pollici o 45 centimetri. Una misurazione precisa al 100 % richiederebbe un oggetto largo 50 centimetri o
Sopra, una tabella riassuntiva delle principali corrispondenze dimensionali coi mils del reticolo. Sotto, uno schema della stima distanziometrica applicato alle dimensioni di un bersaglio IPSC.
200M 100M
54
50M
45 cm/18”
ACCESSORI 20 pollici, ma la differenza di dimensione nella stima in un range fino ai 300 metri sarebbe tale da non influenzare una situazione operativa sul campo. MONTAGGIO TARATURA ED AZZERAMENTO L’ o t t i c a è g i a m o n t a t a sull’attacco per G3 quindi non basta far altro che prenderla e agganciarla nella posizione prevista. L’attacco lavora molto bene e quando scatta garantisce una tenuta più che sufficente, lasciando possibile l’uso delle le mire metalliche. Per prima cosa vediamo di capire come lavorano le torrette ed relativi contrassegni. Sia alzo che deriva
hanno dei click di un cm a 100 metri, quella dell’alzo presenta solo le posizioni di pre taratura per la munizione originale divise in centinaia di metri da 0 a 6 metri. Quella laterale invece presenta i riferimenti per ogni click marcati da un numero ogni 10 sia verso destra che verso sinistra. Su entrambi i tappi delle torrette è riportata la sensibilità del singolo click oltre alle indicazioni di direzione della correzione: Per l’elevazione T (Tiefe) e H (Höhe) rispettivamente basso ed alto. Per la deriva L (Links) a n d R
(Rechts), rispettivamente sinistra e destra. Le torrette lavorano nel seguente modo: quando le viti sono strette i dischi scanalati e l’anello esterno si muoveranno come un singolo pezzo. Quando le viti saranno allentate, il disco scanalato ( il disco con la fessura per la moneta) ed il disco esterno (la parte con sopra segnati i numeri) saranno liberi di muoversi indipendentemente permettendo cosi l’azzeramento a 100 metri. Per prima cosa assicurarsi che l’ottica sia correttamente montata e
bloccata al fucile, impostare alzo e deriva rispettivamente su 1 e 0, prendere la mira posizionando la punta dell’indicatore centrale sul bersaglio e sparare uno o più colpi sul bersaglio posto a 100 metri (110 yds). Muovere le torrette del numero di click necessario nelle rispettive direzioni, tenendo presente che un click equivale a 1 cm di spostamento. Trovata la regolazione corretta allentare le viti e tenere bloccato il disco scanalato tramite una moneta mentre con le dita far ruotare l’anello esterno sino a che i riferimenti 0 ed 1 saranno nella posizione corretta. E’ fondamentale assicurarsi che il disco scanalato centrale non ruoti durante l’operazione; se necessario ripetere la procedura, una volta
sicuri dell’azzeramento serra- lizzabili senza problemi attrare nuovamente le viti delle tor- verso la base. rette. L’ottica risulta in posizione leggermente alta ma comunIMPRESSIONI E PROVA SUL que fruibile col calcio fisso, un pelo scomoda con la calciatuCAMPO Al momento dell’ordine non ra estensibile. sapevo esattamente lo stato in S e g u e n d o l e i s t r u z i o n i cui sarebbe stata l’ottica, fortu- l’azzeramento è stato rapido e n a ta m e n t e a l m o m e n t o indolore, risultando fuori di dell’apertua del pacco ho sco- pochi centimetri sin da primi tiri perto con piacere che era pra- a 50 metri. ticamente nuova, mai aperta e Purtroppo il poligono in cui ho mai usata, ancora imballata azzerato non aveva i 100 metri all’interno della sua custodia ma solo 50 o i 200 quindi ho comprendente il kit di pulizia dovuto accontentarmi della (minimalista) la lente scura prima distanza lasciando il aggiuntiva ed un mini cacciavi- punto di impatto un pelo più alto. te. Il montaggio dopo aver capito Ai 200 metri l’azzeramento era b e n e i l f u n z i o n a m e n t o più che soddisfacente per una dell’attacco è stato rapido e regolazione rapida. privo di problemi, il risultato si Va detto che la cartuccia è dimostrato solido e funziona- impiegata è stata ricaricata le in grado di garantire un suf- cercando di replicare le caratficente mantenimento dello teristiche di peso-velocità delzero. Le mire metalliche resta- la palla del munizionamento no uti- originale, senza questo accorgimento l’uso della torretta pre tarata è praticamente impen-
ACCESSORI sabile. Ovviamente l’uso dei singoli click ha permesso una migliore regolazione e dei risultati migliori sul bersaglio. L’ottica vecchia di 25 anni ha subito dato un’impressione di estrema solidità e resistenza, click netti ma non troppo duri, protezioni in gomma ancora perfette, luminosità molto buona e nessun cambiamento cromatico degno di nota traguardando attraverso le lenti. Il reticolo necessita di un po’ di pratica, o meglio di abituarsi, non è certo adatto al tiro di precisione, come d’altronde l’ottica non è un’ottica da tiro long range. Permette comunque una buona acquisizione del bersaglio ed una buona visibilità del reticolo. Sui fondi scuri un poco si perde ma illuminandolo si compensa la cosa. A conti fatti il reticolo risulta davvero nitido e leggibile una volta trovata la posizione di tiro ottimale, e consoni dei suoi limiti e possibilità non si tarde-
rà ad ottenere dei risultati di tutto rispetto. Non molto comode sono le protezioni delle lenti in gomma che vanno ogni volta rivoltate completamente per evitare che si richiudano in continuazione.
Sopra, il contenuto del kit dell’ottica, lente polarizzata, cacciavite, pennellino e pezza per pulizia, tutto nelle relative taschine dentro il contenitore rigido dell’ottica. Sotto, vista destra dell’ottica, si nota il numero identificativo dell’attacco e la leva di sblocco del dente di incastro.
DI BRUNO SPADI LA VERA STORIA DELLA FOTO DI IWO JIMA L'immagine più famosa della guerra nel Pacifico è l'apposizione della bandiera USA sull'altura dell'isola di Iwo Jima, questa foto si dice, venne scattata per caso da Joe Rosenthal, famoso reporter di guerra che con le sue foto “sul campo” portò la guerra nelle case di tutti gli Americani e non solo. In realtà la foto originale
Joe Rosenthal ad Iwo Jima
della bandiera che per prima sventolò sull'altura era stata scattata da un Marine con la propria macchina e nulla aveva a che fare con la foto di Rosenthal. L’ISOLA E LA BATTAGLIA Isola dello zolfo, è questo il significato del nome giapponese di un’isola totalmente disabitata dell’arcipelagodelle isole Ogasawara, facenti parte del gruppo delle isole Volcano, a circa 1800 km a sud di Tokio. Lunga 8 km, larga 4 con una superficie di circa 20km quadrati è un grosso scoglio privo di sorgenti di acqua dolce ricoperto di nera sabbia vulcanica che impedisce la crescita di qualunque tipo di vegetazione se non erba o sterpaglie. A sud è dominata dal picco di un vulcano spento il Suribachi, mentre l’angolo a nord è dominato da un altopiano roccioso che non supera i 90 metri sul livello del mare: il Motoyama. 58
A decretare l’importanza strategica di questo apparentemente inutile pezzo di roccia in mezzo all’oceano è proprio la posizione strategicamente fondamentale sia per l’esercito del sol levante come scudo insulare assieme all’isola di Okinawa, che per gli americani, per i quali era un fondamentale punto base per i caccia delle missioni di scorta ai bombardieri B29 a lungo raggio che gia da alcuni mesi martellavano le infrastrutture su suolo giapponese. Alla luce di queste considerazioni è comprensibile come i giapponesi siano arrivati a trasformare l’isola in una vera e propria fortezza. Sotto il comando e le istruzioni del generale Tadamichi Kuribayashi, ed in seguito anche del generale Hideyoshi Obata una fitta rete di tunnel, gallerie, camere, depositi, e postazioni sotterranee fu scavata e messa in collegamento
STORIA BATTAGLIE E CAMPI DI BATTAGLIA con tutte le gallerie già esistenti e le postazioni di superficie. Le strutture comprendevano vie di fuga, falsi percorsi per gli intrusi, una vasta rete di ventilazione per il ricambio dell’aria, ingressi studiati per minimizzare gli effetti dei bombardamenti di artiglieria navale ed aerea. Tutto era pensato e studiato per resistere il più possibile indenne al martellamento delle poderose bocche da fuoco navali della marina che avrebbe preceduto di poco lo sbarco delle truppe. Sopra: i mezzi da sbarco ed i mezzi anfibi che si avvicinano all’isola E così fu. mentre viene cannoneggiata dall’artiglieria navale. Quando arrivarono le truppe americane il generale Kuribayashi disponeva di 21.500 uomini tra marina ed esercito, un elevato numero di bocche da fuoco di vario calibro ed una enorme scorta di munizioni e viveri, tutto perfettamente stipato e protetto al di sotto della superficie rocciosa. Alle ore 00.02 del 19 febbraio 1945 le artiglierie della marina cominciarono il martellamento, seguite da un attacco aereo che contò 100 bombardieri seguiti da un’altra serie cannoneggiamenti navali. Le truppe toccarono la spiaggia verso le 09:00 ( i resoconti riportano alle 8:59 ). Alla fine della prima giornata 30.000 marines erano sbarcati, e ne stavano arrivando altri 40.000 La presa dell’isola si concluse solo il 25 marzo dopo aver battuto la superficie metro per metro e solo fino a quando ogni resistenza venne eliminaSopra: lo sbarco delle truppe sulle spiagge di Iwo Jima. ta. 59
La presa dell’isola costò agli americani 26.000 vittime di cui 7000 caduti, dei 21.500 giapponesi vi furono oltre 18.000 caduti, e qualche centinaio di prigionieri, il resto dispersi. Tutt’oggi priva di abitanti l’isola vede ancora la presenza di una pista d’atterraggio militare giapponese. UNA FOTO CHE ENTRERÀ NELLA STORIA Nonostante durante i combattimenti siano durati oltre un mese ci furono molti atti di eroismo e coraggio, uno su tutti è entrato a fare parte della storia. È proprio sulla sommità del monte Suribachi, raggiunta e conquistata il 23 febbraio ad un caro prezzo che il fotografo Joe Rosenthal della Associated Press immortalò nella sua foto "Raising the Flag on Iwo Jima" uno degli Sopra, una foto di archivio, in cui appare la bandiera mentre viene attimi più celebri di tutti i tempi portata sulla collina....la scritta fa riferimento alla prima bandiera. per cui vinse il premio Pulitzer nel 1945 . Una foto che tutti hanno impressa nella mente, pur non sapendo la sua reale storia, tutti l'hanno vista, gli Americani la amano come un pezzo del loro Paese. La foto è spesso presentata come icona della libertà e della vittoria dei giusti sui cattivi. IL MITO E LA REALTÀ A lato la foto che tutti conosciamo, la famosa alzata della bandiera da parte dei sei marines sulla collina di Iwo Jima dopo avere conquistato l'isola. Ma non è la foto della prima bandiera alzata sulla collina...
Sopra, la foto passata alla storia che tutti conosciamo.
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STORIA BATTAGLIE E CAMPI DI BATTAGLIA La prima bandiera fu issata sulla cima del monte Suribachi appena fu preso alle 10:20 del 23 febbraio 1945. Al comando degli uomini che presero la montagna era il primo tenete Harold G. Schrier, sotto un ordine diretto del suo superiore Dave Severance comandante della Easy company (2° battaglione, 28° Marines, 5° Divisione Marines) il quale ricevette l’incarico di formare un plotone per conquistare la montagna direttamente dal comandante del 2° battaglione Chandler Johnson . Secondo quanto riportato appena prima della partenza Chandler consegnò una bandiera a Schrier dicendogli “ se prendete la cima, alzatela”. La bandiera di 140x71 cm fu procurata a Chandler dal suo aiutante, tenete Greeley Wells, che prese la bandiera dalla sua nave da trasporto: la USS Missoula (APA-211). La pattuglia raggiunse la cima senza particolari incidenti, e la bandiera fu issata e fotografata da un fotografo del Leatherneck magazine: il Sergente Louis R. Lowery. Altri uomini furono presenti a questa prima alzata: il C o r p o r a l e C h a r l e s W. Lindberg, il Sergente di Plotone Ernest I. Thomas Jr., Il Sergente Henry O. "Hank" Hansen, il Soldato Gene Marshall ed il Soldato di Prima Classe James Michels. Anche se di piccole dimensioni questa bandiera era facilmente visibile dalla zona di sbarco sulla spiaggia
L’immagine più diffusa del primo vero innalzamento. Nella foto sono stati individuati i seguenti uomini: 1° tenente Harold G. Schrier con Sergente di Plotone Boots Thomas (entrambi seduti), Soldato Prima Classe James Michels (in primo piano con la carabina 30M1), Sergente Hank Hansen (regge l’asta e indossa berretto di tela), Caporale Charles W. Lindberg (regge l’asta all’estrema destra). Queste identificazioni sono state tuttavia contestate dal Soldato di Prima Classe Raymond Jacobs che invece sostiene un’indetificazione diversa: Soldato Prima Classe James Robeson (angolo di sinistra in basso, non visibile nella foto ritagliata), Sergente Harold Schrier (Seduto dietro i suoi piedi), Soldato Prima Classe Raymond Jacobs (operatore radio), Sergente Henry Hansen (berretto di tela), sconosciuto (le mani più basse sul palo), Sergente Ernest Thomas (seduto di spalle), John Bradley elmetto sopra Thomas), Soldato Prima Classe James Michels (con carabina 30M1), Caporale Charles Lindberg (sopra Michels).
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Nel frattempo stava mettendo piede sulla sabbia il segretario della marina, James Forrestal per testimoniare le ultime fasi di conquista del monte Suribachi. Giunto a terra nel momento in cui veniva issata la bandiera Forrestal in preda all’euforia esclamò la famosa frase “l’alzata di questa bandiera garantirà l’esistenza del corpo dei Marines per i prossimi 500 anni" e manifestò la sua intenzione di avere la bandiera come “souvenirs”. La reazione a tale notizia di Chandler Johnson fu piuttosto colorita, e dopo averlo mandato all’inferno senza tanti convenevoli (era noto il suo temperamento) decise suo malgrado di eseguire l’ordine. Ordinò cosi al suo assistente Ted Tuttle di trovare una bandiera sostitutiva appena possibile. Nel frattempo ordini del Colonnello Chandler Johnson tennero occupati il Capitano Severance, il Sergente Michael Strank, il Caporale Harlon H. Block, il Soldato di Prima CLasse Franklin R. Sousley ed il Soldato di Prima Classe Ira H. Hayes per il resto della mattina del 23 nel portare un cavo telefonico sulla vetta del Suribachi. Severance ordinò anche al soldato di prima classe Rene A. Gagnon, di andare a prendere al comando delle batterie nuove per la radio SCR-300 . Nel frattempo in accordo con la storia del corpo dei marines, Tuttles aveva trovato un altra bandiera di 96x56 pollici vicino
Sopra: la foto originale integrale di Rosenthal, sulla destra, il particolare tagliato degli altri marines che stanno togliendo la prima bandiera. A fianco, la stessa scena immortalata nell’ultima foto della pagina precedente da un altra prospettiva, sullo sfondo la seconda bandiera oramai issata, in primo piano, la prima mentre viene tolta.
Sopra, la foto scatta da un marine fu la vera foto della prima bandiera alzata ad Iwo Jima dalla collina 400.
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STORIA BATTAGLIE E CAMPI DI BATTAGLIA all’LST 779 e la consegnò a Johnson che a sua volta la consegnò a Gagnon con l’ordine di portarla sul monte e di issarla. Ci sono alcuni dubbi riguardo al fatto che Tuttle ricevette la bandiera Ensign Alan Wood dell’LST 779, che a sua volta la aveva ricevuta dal deposito di Pearl Harbor. Un reclamo da parte di Robert Resnick supportato dall’ufficio storico dello US Coast Guard riporta che la bandiera proverrebbe dall’LST 758.... Purtroppo le persone che hanno vissuto questi fatti sono tutte più o meno recentemente scomparse e comunque non è la provenienza della bandiera che è al centro delle nostre attenzioni. Gagnon raggiunse con la bandiera gli altri marines sulla vetta della collina verso mezzogiorno sotto un violento fuoco nemico; proprio mentre Rosenthal, con i fotografi Bob Campbell e Bill Genaust salendo verso la cima incontrò Lowery, l’autore della foto della prima alzata. Dando la situazione come già sfruttata Rosenthal stava per tornare a valle quando lo stesso Lowery gli consigliò comunque di salire in cima perché era un ottimo punto di ripresa. I tre fotografi raggiunsero la vetta mentre dei marines stavano attaccando una bandiera ad un tubo dell’acqua. Preso alla sporavvista posò a terra la macchina per riprese veloci cercando di salire su una roccia per un punto di presa migliore. Una scelta che per poco gli fece perdere lo scatto
che lo avrebbe reso famoso, resosene conto si affrettò a raccogliere la macchina da terra e scattò senza usare l’oculare. Ecco che Rosenthal immortalò l’attimo che divenne l'icona delle battaglie Americane nel Pacifico. Mike Strank, Harlon Block, Franklin Sousily, Ira Hayes, Rene Gagnon, Jhones Bradley, furono gli uomini immortalati, ma non furono i primi a conquistare la collina maledetta dell'isola di Iwo Jima. Rosenthal aveva in mente un’altra immagine, un’immagine di gruppo scattata sot-
Altre 2 immagini dei marines che preparano la bandiera.
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to la bandiera sventolante già issata che contiene tutti gli uomini della collina "400" che avrebbe voluto pubblicare... Fece altre foto tra cui quella storica prodotta ad arte in un secondo momento e solo una volta giunto in America quella foto fu scelta come più rappresentativa della vittoria USA sul Giappone, apparsa su tutte le riviste divenne un vero manifesto della vittoria, l'icona storica della guerra nel Pacifico, ma quelli che vediamo in questa foto sono i veri uomini che la conquistarono. Tre dei sei marines della foto (
Franklin Sousily, Mike Strank e Harlon Block), morirono nei giorni successivi. I tre marines superstiti tornati in Patria alla fine della guerra, furono acclamati come eroi grazie alla foto di Rosenthal. Ira Hayes, un indiano dell'Arizona, morì alcolizzato dieci anni dopo la battaglia, Rene Gagnon morì d'infarto nel 1979, Jhones Bradley, morì nel 1994 dopo essersi sempre rifiutato di concedere interviste sulla famosa vicenda della foto. Ma abbiamo qualcosa di interessante da presentare prima di chiudere questa curiosa ricerca, una foto dell'epoca riporta scritto a mano: "10 dec 1946 the names as ........ indicated are true and correct" … forse qualcuno voleva dire che questi sono veramente i primi Marines giunti sulla collina maledetta? Tra loro si vedono cinque dei sei eroi, forse questa è la vera foto della conquista di Iwo Jima? Allora è vero che fu scattata da un ufficiale con la sua macchina personale e non da Rosenthal? ... L'illusione è sempre più forte della realtà. Rosenthal diventò ricco e famoso, gli uomini della foto oramai non ci sono più, il mito supera ogni realtà, forgia eroi e cavalieri, anche se il mito è spesso solo finzione, come nei film. Ecco qui sotto la vera foto di Iwo Jima recuperata da un quaderno di un vecchio Marine, notare come l'estremità della bandiera sia sfrangiata, denotando la sua
usura e l'asta molto più corta, mentre la foto di Rosenthal presenta invece una bandiera nuova di zecca su una lunga asta metallica.
A lato, forse la vera della prima bandiera, foto con degli appunti in cui vengono indicati i nomi di 5 dei sei eroi, la scritta a mano sul lato è un altro probabile indizio che fa pensare che sia questa la vera foto della prima bandiera.
Le bandiere sia della prima che seconda alzata sono oggi conservate al National Museum of the Marine Corps. Si notino le 48 stelle rappresentate in quel periodo, un numero diverso da quelle odierne,
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STORIA BATTAGLIE E CAMPI DI BATTAGLIA
In alto a sinistra: Rene Gagnon, John Bradley, Ira Hayes. Union Station Washington, D.C. Nov. 1954. (In town for the Dedication Ceremony.) Sopra dall’alto: Ira Hayes, Rene Gagnon, John Bradley A sinistra: i nomi dei sei marines dello scatto che passò alla storia.
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Il sacrario militare americano.
Iwo Jima oggi.
I marines sul primo terrapieno.
Foto aerea dei cannoneggiamenti navali.
La battaglia è finita, mezzi da sbarco visti dalla collina 400.
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STORIA BATTAGLIE E CAMPI DI BATTAGLIA Combattimenti nella zona dietro la spiaggia.
Un mezzo da sbarco LVT 3 con truppe a bordo arriva sulla spiaggia.
Punto di raccolta feriti vicino alla battigia protetto dal terrapieno.
Ad ogni ondata uomini e materiali si riversano sulla spiaggia sotto il fuoco nemico.
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Gesti di umanitĂ e momenti di tranquillitĂ si mischiano alla brutalitĂ ed alle fasi di scontro.
STORIA BATTAGLIE E CAMPI DI BATTAGLIA
A dominare quasi ogni foto sullo sfondo c’è la collina 400, ultimo obiettivo della battaglia.
Il generale Mc Arthur sbarca sulla spiaggia oramai tranquilla.
Lo scarico di materiali e rifornimenti dopo la battaglia avviene a fianco dei resti dello scontro.
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STORIA BATTAGLIE E CAMPI DI BATTAGLIA
Come tutte le grandi battaglie della storia, anche Iwo Jima non poteva non essere fonte di ispirazione per più di una pellicola. Si parte dall’oramai datato colossal “Iwo Jima deserto di fuoco” (titolo originale: sands of Iwo Jima); uno dei maggiori successi della casa produttrice che guadagnò 4 nomination tra cui quella di miglior attore protagonista ad un Joh Waine che si cala in maniera esemplare nei panni di un duro e navigato sergente dei marines. Come tutti i film del periodo purtroppo trasuda una certa dose di retorica a stelle e strisce compensata però (almeno in parte) dalle numerose scene di guerra originali riprese sul campo e dalla possibilità di vedere nella pellicola gli unici sopravvissuti dei 6 marines che issarono la seconda bandiera. Decisamente più moderni ed alternativi come visione e realizzazione sono i film di Clint Eastwood, “Flag of our father” e “letters from Iwo Jima”. Nel primo caso tutto ruota attorno a come i tre sopravvissuti furono fagocitati dalla macchina propagandistica americana, vissuto attraverso una serie di ricordi, flash back e sequenze di battaglia davvero mirabili. È stato inserito nel 2006 nella lista dei 10 migliori film, ed Eastwood fu nominato come miglior regista per i Golden Globe. Decisamente inusuale invece il secondo, girato completamente in lingua giapponese sottotitolato (poi uscito anche doppiato in dvd). Anche questo come il primo film della coppia inizia ai giorni nostri, per poi proiettarci indietro nel tempo attraverso la storia di un ufficiale dell’esercito nipponico con interessanti ed inusuali punti vista e scene di combattimento. Ultima pellicola ad aver toccato l’argomento è stata la serie Pacific in una delle sue puntate. 71
SCOPRIAMO
LA VERA ANIMA DELLE NOSTRE ARMI CON I
CALCHI IN ZOLFO DI DOMENICO CIPRI
In molti casi le approfondite ricerche e conoscenze sulle nostre armi riguardano la storia, l’uso, l’impiego, la ricarica la manutenzione; ma, più raramente si spingono oltre andando ad indagare su dei parametri che possono dirci molto di più sullo stato interno della canna, sulla sua reale condizione di usura operativa e, magari farci capire meglio se le sue condizioni sono in grado di garantirci quel punto in più che può giocare l’esito della competizione. Molto spesso le attenzioni maggiori nella valutazione di una canna si fermano alle caratteristiche esterne del profilo, della dimensione, dei materiali che possano resistere meglio ad usura od ossidazione, od alla tecnica di lavorazione. Sebbene siano tutti parametri che debbono essere valutati ve ne sono alcuni, altrettanto importanti per conoscere davvero a fondo l’arma e poter capire al meglio le effettive condizioni della canna di un ex ordinanza, capirne lo stato di usura, o di avere un immagine esatta di come sia la lavorazio-
ne interna di una canna nuova. Informazioni utili a farci capire come spremere quel fatidico punto in più che può assicurare la vittoria nella competizione. La foratura della canna e le condizioni e le sue caratteristiche nei punti salienti è uno di questi, e spesso viene assoggettato ad un parametro scontato trascurabile o invariabile.
punte mosse da macchine foratrici La realizzazione delle righe avviene in un secondo passaggio che può essere effettuato tramite 3 tipi di procedimento: La brocciatura: attraverso appunto la “broccia”, un utensile da taglio che scorrendo all’interno del foro realizzato ne intaglia le rigature, La martellatura: vede l’inserimento di una barra di L’ANIMA DELLA CANNA, DIFFERENZE TOLLERANZE acciaio con impressa la rigatura in negativo e per azione di MISURE E VERIFICHE La foratura della barra di martellatura esterna lascia il acciaio che diventerà una can- segno all’interno, na avviene tramite apposite La bottonatura, ossia la realiz-
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TECNICA zazione della rigatura tramite l’inserimento nella canna di una specie di oliva di acciaio, lavorando per pressione interna. Logica e natura vogliono che gli utensili siano sono soggetti ad usura, e quindi tra il primo e l’ultimo foro o tra la prima ed ultima rigatura, prima di cambiare o riaffilare l’utensile le dimensioni variano. Sebbene le quote e le tolleranze dimensionali di queste lavorazioni siano dettate dal CIP (l’organo di controllo europeo per lo standard dimensionale di armi e munizioni), questo ultimo da indicazioni solo sul diametro minimo di foratura per il calibro in questione senza imporre obbligo di stampigliarlo. L’azienda è quindi libera di adottare le dimensioni e le tolleranze ritenute ottimali per l’arma. Anche se la moderna produzione in serie garantisce una costanza di tolleranze molto elevata non tutte le armi risultano realmente identiche per diametro interno della canna, head space ecc.Differenze minime ma pur sempre presenti diventano influenti quando si ricercano risultati perfetti. Tali caratteristiche di unicità vanno poi ad intensificarsi in armi ex ordinanza, dove l’erosione, l’usura e la vita operativa possono aver avuto effetti anche pesanti sulla canna. Va da se che tali verifiche non possono essere fatte con una semplice occhiata con una luce.
In questa pagina dall’alto, un tampone di verifica head space del tipo NO GO per calibro 338 Lapua, questo specifico tampone solitamente fa parte di un set di tre calibri impiegati sulle armi per effettuare una prima verifica sulla conformità dell’head space nei valori richiesti. Se l’otturatore va in chiusura col tampone GO, l’arma va bene, se va in chiusura col NO GO l’head space è troppo lungo e l’arma non è utilizzabile, il terzo calibro Field è una prerogativa militare, se l’otturatore va in chiusura indica che l’head space è superiore alla norma ma ancora entro limiti ritenuti sicuri per l’impiego militare. A livello civile esistono serie di tamponi con differenze di un millesimo di pollice in modo da individuare esattamente la lunghezza di camera. Sotto si possono vedere altri tipi di calibro per misurare il diametro della canna, o lo stato di usura della rigatura sia dalla volata che dalla camera.
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Esistono vari sistemi per controllare l’interno delle canne. Per un controllo visivo della superficie interna delle canne si può usare un boroscopio, mentre per valutazioni dimensionali esistono particolari calibri a tampone di misura nota da inserire in canna. Tali calibri forniti in set con gradazioni più o meno precise basano il loro impiego sul semplice sistema “passa” o “non passa” per risalire al diametro. Esiste tuttavia un ulteriore sistema per conoscere le caratteristiche dell’interno delle canne: la realizzazione di un calco da poter analizzare, misurare tramite un calibro centesimale, verificare con una lente di ingrandimento, e che possa essere conservato per future verifiche senza che si deformi. Un calco di questo tipo dovrà essere realizzato con un materiale che sia facilmente inseribile nella canna, che ne riprenda i minimi dettagli, che sia facilmente estraibile ed abbastanza resistente da poter essere maneggiato e misurato. Un solo materiale ci garantisce tali caratteristiche unendovi pure facile reperibilità e basso costo: LO ZOLFO. I CALCHI DI ZOLFO Reperibile puro in qualunque consorzio agrario o negozio di floricoltura, utilizzato come fungicida nelle piante e colture al costo irrisorio di circa un euro/kg, lo zolfo è reperibile in
Sopra, il riscaldamento dello zolfo fino al punto di fusione, un semplice barattolo di metallo di recupero ben pulito all’interno da ogni residuo è adatto allo scopo. Una normalissima pistola termica da pochi euro è sufficente a raggiungere la temperatura. Considerando la relativa bassa temperatura (120C°) quando lo zolfo da polvere gialla diventa un denso liquido giallo, la massa dentro il barattolo metallico continua a mantenere la temperatura e la relativa liquidità per un tempo sufficiente a varie gettate, dovesse addensarsi, con l’aiuto della pistola termica si riporta la temperatura al punto giusto.
A lato, il versamento dello zolfo nel cono di raccordo di un revolver Remington, per agevolare il versamento è bene realizzare un beccuccio stretto sul bordo del barattolo di fusione. Ovviamente il versamento in una canna estraibile come in una 1911 sicuramente è molto più agevole.
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TECNICA
Sopra, stesso barattolo di fusione per versare lo zolfo fuso nella camera di scoppio di questa carabina sistema K98.
polvere o blocchetti, ma presenta una caratteristica particolarmente utile ai nostri scopi: raggiunto il punto di fusione ad appena 120°C si trasforma in un liquido facilmente colabile che non presenta rischi per la salute e non necessita di particolari accorgimenti nel maneggiarlo. Portarlo a temperature più alte oltre che inutile comporterebbe reazioni del prodotto stesso producendo odore e rendendolo più vischioso e appiccicoso e quindi meno adatto ai nostri scopi.
LA FUSIONE DELLO ZOLFO Per la fusione dello zolfo non serve un sofisticato laboratorio chimico o una fornita officina di fonderia ma il più semplice permesso della moglie di usare un qualunque ambiente A lato, lo stesso procedimento familiare, (meglio se il garage impiegato nel revolver Remington e lontani dal tavolo frattino del ma questa volta nella canna smon- soggiorno....). tata di una luger, per ricavare lo Va da sé che un minimo di stampo della camera di scoppio attenzione e precauzioni sono più il raccordo (detto free bore). d’obbligo, proteggere gli occhi le mani, le superfici di appoggio ed aereare comunque il locale dovrebbero rientrare nella norma dato che stiamo maneggiando materiali a temperature che, seppur non altissime possono essere comunque pericolose. Una comune pistola termica ad aria calda del costo di circa 15,00 euro reperibile in quaA lato, il volume si riempie in fret- lunque centro commerciale è ta, è quindi bene versare con cal- più che sufficente per sciogliema e poco per volta ma in maniera re lo zolfo dopo averlo posiziocontinuativa visto il rapido raf- nato in un contenitore metallifreddamento dello zolfo. co, anche di recupero, purchè 75
ci si sia assicurati che non contenga residui di altre sostanze che potrebbero oltre che influenzare il risultato causare fumi e vapori. Un supporto di metallo o una semplice pinza per reggere il barattolo sono più che sufficienti. Un ulteriore pregio dello zolfo è quello di avere un ritiro dimensionale, molto contenuto, ma comunque esistente al calare della temperatura. Una caratteristica che ci faciliterà l’estrazione dello stampo indurito. Il ritiro dimensionale è una caratteristica comune a tutti i materiali, e si manifesta generalmente con le variazioni di temperatura e cambio di stato. Da ricerche, prove e calcoli, i valori relativi allo zolfo sottoposto ad una variazione termica di 100°, dai 120° dello stato liquido ai 20° gradi della temperatura ambiente sono del 0,18%. Ossia su una canna del 45ACP di 11,48 sarà quindi di due centesimi di millimetro. Tali differenza come detto varia in base alla differenza di temperatura tra zolfo liquido e
solido, andando a diminuire con l’aumentare della temperatura ambiente. Un dato dimensionale che è bene sapere che esiste, anche se in molti casi gli strumenti di misura e l’eventuale errore di lettura non sono in grado di leggerlo. PREPARARE LA CANNA PER LA COLATA È un’operazione alla portata di tutti, per prima cosa la canna va pulita internamente in maniera molto accurata dato che eventuali sporcizie o particelle si attaccheranno sulla superficie dello stampo una volta indurito, la stesura di un leggero velo di olio faciliterà il distacco dello stampo. Il secondo passaggio è quello di tappare la canna per isolare la porzione in cui coleremo lo zolfo. Può essere tappata con un tampone di stoffa, o di carta dato che la temperatura è tale da non portare nessun rischio di combustione.
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ESTRAZIONE DELLO STAMPO Per estrarre gli stampi basta spingere delicatamente dal lato opposto della canna con la bacchetta per la pulizia, per lo stampo di canne di armi ad avancarica notoriamente chiuse in culatta, basta “legare” con un sottile filo metallico lo straccetto-tampone prima di infilarlo in canna e per estrarre lo stampo in zolfo basta tirare delicatamente il filo metallico che sporge dalla canna. Ma lo scopo più interessante della tecnica che descriviamo è la possibilità di misurare l’effettivo diametro massimo della canna che dobbiamo usare, misurare e semplice anche con tutti i limiti che la fragilità dello zolfo può dare. Scrivere delle possibilità che può dare l’utilizzo di pallottole esattamente con il diametro massimo della canna richiederebbe una pubblicazione dedicata e non è detto che non la si faccia in un futuro, accennando la cosa: consideriamo le armi delle macchine termo balistiche che grazie alla pressione del gas prodotto dalla polvere che brucia spingono una pallottola in canna, ora e intuitivo che se tra la pallottola e le pareti della canna rimane uno spazio ci sarà una fuga di gas, certamente questa fuga sarà minima ma pur sempre una perdita, che avrà conseguenze
TECNICA IL CALCO DEL CONO DI FORZAMENTO DEL REVOLVER REMINGTON In questi ingrandimenti si può osservare il tampone realizzato nel cono di forzamento del revolver Remington, è stata stesa sulla superficie una leggera mano di colore ad olio nero diluito in petrolio bianco per aumentare il contrasto e rendere i dettagli più visibili in fotografia, si tratta di particolari estremamente fini e quindi possono risultare in alcuni casi distorti o confusi dalle imperfezioni della superfice.
Lo stampo risulta piuttosto netto e si nota senza problema il cono di forzamento e l’inizio della rigatura, Altrettanto visibili sono dei segni di lavorazione lasciati dall’utensile che appaiono su una parte del cono di forzamento, (indicati dalle frecce rosse).
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IL CALCO DEL DEL MAUSER FN IN 308 PER ISRAELE
Free boore SOPRA, il calco della parte finale della camera e dell’inzio della rigatura del Mauser in 308, si nota perfettamente la parte iniziale del colletto, il così detto Free Boore. Anche il segno della rigatura si può vedere come risulti netto e preciso, indice di una buona canna.
Volata
A SINISTRA, il calco della porzione di canna verso la volata del mauser, anche qui la rigatura è netta e precisa e facilmente misurabile. A SINISTRA, purtroppo la fragilità dello zolfo è molto alta e rompere i calchi è facile, in questi 2 pezzi si può ancora comunqe vedere la netta traccia delle rigature del Mauser immediatamente vicino la camera di scoppio
IL CALCO DEL DELLA LUGER IN 7,65 INTUBATA
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Novembre 2011
Dicembre 2011
D
lo lin D
n!
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A volte dare per scontato la conoscenza esatta di alcuni termini o nomi tecnici, specie se si tratta di manutenzione di armi, potrebbe essere causa di problemi, danni o situazioni pericolose. Ecco perché è importante avere un’infarinatura generale che ci permetta di capire bene a quali parti si fa riferimento.
SELECTOR LEVER SELETTORE MODALITA’ DI FUOCO
FRONT SIGHT MIRA FRONTALE
COMPENSATOR COMPENSATORE
MAGAZINE CARICATORE PISTOL GRIP IMPUGNATURA A PISTOLA
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TECNICA
O
Di Diego Ruina
UPPER receiver AND BARREL ASSEMBLY GRUPPO receiver SUPERIORE E CANNA
REAR SIGHT ASSEMBLY GRUPPO MIRA POSTERIORE
SLING CINGHIA
LOWER receiver AD BUTTSTOCK ASSEMBLY GRUPPO receiver INFERIORE E CALCIATURA
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M4-PARTI, COMANDI ED ELEMENTI PRINCIPALI FRONT SIGHT POST PALO MIRA FRONTALE
ELEVATION KNOB REGOLAZIONE DELL’ ALZO
CARRY HANDLE MANIGLIONE
BOLT CATCH BLOCCO BUTTSTOCK OTTURATORE CALCIOLO COLLASSABILE
DELTA RING
COMPENSATOR COMPENSATORE
SELECTOR LEVER SELETTORE FUOCO LOCK-RELEASE LEVER LEVA DI BLOCCO E RILASCIO
RIFLE GRIP IMPUGNATURA
WINDAGE KNOB REGOLAZIONE DERIVA REAR SIGHT ASSEMBLY MIRA POSTERIORE
BRASS DEFLECTOR DEFLETTORE BOSSOLI FRONT SIGH ASSEMBLY BLOCCO MIRA FRONTALE
HAND GUARD GUARDAMANO CHARGING HANDLE MANETTA DI CARICAMENTO
EJECTION PORT COVER SPORTELLINO FINESTRA DI ESPULSIONE FORWARD ASSIST
MAGAZINE RELEASE BUTTON PULSANTE SGANCIO CARICATORE
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BAYONET STUD ATTACCO BAIONETTA SLING SWIVEL MAGLIETTA CINGHIA
TECNICA D C
D C G
H E
A
F A F
B
M16A2
B
M4
A- magazine/caricatore B- sling/cinghia C- bolt carrier assembly/ blocco otturatore-portaotturatore D- charging handle/manetta di armamento E- M16A2 upper receiver and barrel assembly/gruppo receiver e canna M16A2 F- lower receiver and buttstock assembly/gruppo calciatura e receiver inferiore G- carry handle assembly/gruppo maniglione di trasporto H- M4 upper receiver and barrel assembly/gruppo receiver e canna M4
IL CARICATORE
FOLLOWER ELEVATORE
MAIN BODY CORPO
SPRING MOLLA PLATE PIASTRINA
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OTTURATORE E PORTAOTTURATORE 1
1- retaining pin / spina ritenzione percussore 2- bolt carrier assembly / blocco porta otturatore 3- firing pin / percussore 4- bolt cam pin / camma otturatore 5- bolt assembly / blocco Otturatore
4
3
5
2
EXTRACTOR PIN PERNO ESTRATTORE
EXTRACTOR ESTRATTORE
BOLT FACE FACCIA OTTURATORE LOCKING LUNG TENONI DI CHIUSURA
EXTRACTOR SPRING MOLLA ESTRATTORE
FIRING PIN FORO PERCUSSORE EJECTOR PIN PERNO ESPULSORE EJECTOR SPRING MOLLA ESPULSORE
EJECTOR ESPULSORE
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TECNICA
!!!ATTENZIONE!!! NON RIMUOVERE MAI GLI ANELLI DELL’OTTURATORE E LA BOLT CARRIER KEY SE NON PER SOSTITUZIONE CAUSA DANNEGGIAMENTO O USURA
BOLT RING ANELLI OTTURATORE CAM PIN HOLE FORO CAMMA OTT. EXTRACTOR PIN PERNO ESTRATTORE
B.C.K. SCREW VITI B.C.K.
LOCKING LUGS TENONI DI CHIUSURA
BOLT CARRIER KEY EJECTOR SPRING MOLLA ESPULSORE EJECTOR ESPULSORE
PERCUSSORE
FERMO PERCUSSORE
FERMO PERCUSSORE
OTTURATORE
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MANETTA D’ARMAMENTO HANDLE LATCH BLOCCO MANETTA
SPRING MOLLA
HANDLE MANETTA
UPPER receiver E BARREL ASSEMBLY
DELTA RING BARREL CANNA
GAS TUBE TUBO GAS
COMPENSATOR COMPENSATORE TIPO A3 MANIGLIONE AMOVIBILE “FLAT TOP”
HAND GUARD GUARDAMANO FRONT SIGHT ASSEMBLY BLOCCO MIRA FRONTALE
BARREL ASSEMBLY
UPPER ASSEMBLY
TIPO A2 MANILGIONE FISSO
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TECNICA 4
2
3
5 3
1
HEAT SHIELD SCUDO PARACALORE
EJECTION PORT FINESTRA DI ESPULSIONE
GROOVED PIN PERNO SCANALATO EJECTION PORT COVER CHIUSURA FINESTRA DI ESPULSIONE
RETAININ RING ANELLO DI TENUTA SPRING MOLLA
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PIN PERNO SPRING MOLLA PAWL DETENT GUID DENTE F.A.PAWL DENTE DEL F.A.
UPPER receiver
PLUNGER ASSEMBLY PULSANTE F.A. PIN PERNO
SPRING MOLLA
SIGHT APERTURA DIOTTRA POSTERIORE
FORWARD ASSIST ASSEMBLY
WINDAGE KNOB REGOLAZIONE DERIVA
ELEVATION KNOB REGOLAZIONE ALZO
1
2
1 SPRING PIN / PERNO DELLA MOLLA 2 WINDAGE KNOBB / REGOLAZIONE DERIVA
3
3 SPRING / MOLLA
4
4 BALL BEARING / SFERA DI POSIZONE
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TECNICA 5 6
5 WINDAGE SCREW / VITE DERIVA
7
6 SIGHT APERTURE / DIOTTRA 7 FLAT SPRING / MOLLA PIATTA 8 UPPER receiver
17
8 11
12
18
14 13 15
8 upper receiver 9 spring pin / perno molla 10 spring / molla 11 elevation index / indice di elevazione 12 rear sight base / base mira posteriore 13 ball bearing / sfera di posizione 14 spring / molla 15 ball bearing / sfera di posizione 16 spring / molla 17 screw / vite 18 elevation knob / regolazione alzo
8 16
10 9
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CALVISANO - Domenica 16 ottobre si è conclusa con pieno successo la prima edizione del SuperMatch 2011, la competizione nazionale dedicata al tiro difensivo della nuova Federazione Italiana International Defensive Shooting (FIIDS) del Presidente Fabio Guerra. Una gara articolata su tre giorni di tiro, per sedici esercizi di pistola/revolver, due di Minirifle e due di Calibro 12. Un match straordinario, disputato nell’accogliente struttura di Calvisano del "Professore" Esterino Magli, che ha messo alla prova oltre 140 tiratori provenienti da tutta l'Italia dove la pratica del tiro difensivo è diffusa attraverso Club sportivi di primissimo livello. Graditissima la presenza anche di alcuni tiratori europei. La nuova FIIDS si è presentata subito in abito di gala, con una prima gara di altissimo livello tecnico ed un battesimo in gran spolvero che ha avuto come piacevole fulcro aggregativo la cerimonia del sabato sera, presente anche il Dott. Marelli, Consigliere Regionale Lombardia. Marelli ha fatto i migliori auguri alla FIIDS, esaltando nel suo applaudito intervento la secolare tradizione bresciana, fatta di vere eccellenze nella produzione di armi e di grande passione nella pratica del tiro sportivo. La cerimonia, seguita appunto dalla cena di gala, è stata l’evento speciale fortemente voluto da Guerra per presentare ufficialmente la FIIDS. Al convivio erano presenti tutti i Club e i loro principali agonisti del tiro: sala gremita, facce distese e sorridenti, clima di vera festa. Guerra, coadiuvato dai due membri del Direttivo Federale,
prossimi podi delle otto gare di Campionato Federale 2012 già calendarizzate. Tutto definito, con efficienza e con largo anticipo, così come le due grandi kermesse 2012 che saranno la Finale del Campionato Italiano e il primo Titolo Europeo FIIDS. Un momento di commozione autentica è stato il tributo che Guerra ha fatto al “suo” Team Italia che ha ben rappresentato il tricolore al Campionato Mondiale Idpa in Florida di fine settembre con un lusinghiero quarto posto. "La FIIDS - come spiega lo stesso Guerra nasce come risposta alle numerose richieste dei club di tiro difensivo italiano, per la pratica di questo sport nell'assoluto rispetto delle norme di sicurezza nel maneggio di armi. E il successo di gradiFabio Guerra insieme al figlio mento del nostro primo Roberto: il momento della conse- SuperMatch sta a sottolineare gna della targa di affiliazione al che la strada intrapresa è quel-
Fausto Alberti e Salvatore Castaniere, ha così insignito i presidenti e gli istruttori federali di targhe al merito, ufficializzato le strategie sportive del prossimo venturo e consegnato le medaglie federali per i
Robin Academy Shooting Club.
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GARE ED AVVENIMENTI
Come ogni battesimo che si rispetti, ecco il taglio della torta: la FIIDS diventa realtà.
la giusta". In termini prettamente sportivi, la gara si è snodata in maniera fluida, agli ordini del Match Director Alberti e del Regional Director Castaniere, i due grandi “operativi” della FIIDS. La querelle è stata combattuta in tutte le divisioni e impreziosita anche dai principali atleti Master che non hanno voluto mancare a questo prestigioso appuntamento. Paolo Brocanelli ha vinto con la consueta eleganza la division Stock Defensive, sparando senza sbavature e con una velocità davvero impressionante, sull’onda lunga dell’ottima prova di cui è stato protagonista al recente Campionato Mondiale IPSC in Grecia. Luca Muglialdo si è confermato il più forte nell'Enhanced, ma dietro di lui è stato da fotofinish appassionante il duello di division tra Gianpaolo Canova (secondo) e Flavio Zanni (terzo). Matteo
Pellegris ha conquistato l'oro in Custom, ma l’ottimo Antonio Cochi è terminato alle sue spalle a meno di un secondo; terzo a sorpresa il favorito Andrea Gavazzeni, che ha pagato nel computo finale alcune incertezze all’esercizio uno. Tra le tiratrici “lady” belle affermazioni per Debora Melis in Stock e Simona Mastracco in Enhanced. Sul versante dei revolveristi, pronostici della vigilia entrambi rispettati con il primato per Fiorluigi Locatelli nella Revolver Defensive e per Andrea Lazzarini per la categoria Enhanced. Anche Claudio Palmisano si è confermato, vincendo con largo distacco la division di Minirifle. Nella seconda parte di gara, i tiratori di pistola hanno potuto cimentarsi nei due shortmatch, ossia Minirifle e Shotgun. Superba la prestazione per Antonio Cochi nel doppio esercizio di Minirifle, che ha messo dietro addirittura Claudio Palmisano, mentre Valerio Bruschi ha ottenuto l’oro di Shotgun primeggiando con il semi-auto in calibro 12.
Guerra ionale. Fabio ione internaz deschi. ns e t pa i t s is ’e l on cia due ag Comin ni dirette di io az i fil af le premia
Gianp aolo
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a Gianni Star
Debora
Melis
FIIDS C/o Fabio Guerra Via Cadella, 16, 25076 Odolo, Brescia Www.fiids.it info@fiids.it Livio Zanetti
Shooting Accademy Club Via Zappaglia, 25012 Calvisano BS www.shootingacademyclub.it Info@shootingacademyclub.it
Andre
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a Gav
i azzen
ARMI STORICHE
Qualcuno scrive che questo fucile fu prodotto in soli tre esemplari, altri autori sostengono che si arrivò ad un massimo di dieci. Quello che certamente possiamo affermare è che ci troviamo di fronte ad un pezzo veramente interessante non soltanto per la rarità ma soprattutto per la particolare organizzazione meccanica che è testimonianza della fecondità tecnica che caratterizzò la seconda metà del XIX secolo. È questo infatti il periodo della transizione dall'avancarica alla retrocarica e, sul finire del secolo, della transizione dalla polvere nera alla polvere infume. Tutti i grandi nomi dell'archibugieria si dedicarono allo studio ed alla realizzazione di sistemi di chiusura che garantissero il solido accoppiamento di canne e culatte -divenute parti separate- ed al tempo stesso la praticità di utilizzo. Se le armi basculanti possono apparire al profano relativamente semplici in realtà la loro realizzazione comporta la soluzione di diversi problemi. Quando si spara la pressione dei gas prodotti dalla combustione della polvere è efficace in una sola direzione essendo contenuta dalla faccia di bascula e dalle pareti della canna. Attriti ed inerzia del proietto
tendono a spingere la canna in avanti; questo movimento è ostacolato dal perno di chiusura e dalla eventuale terza chiusura. Il perno sviluppa una reazione elastica resistente parallela e di senso opposto alla forza che spinge in avanti la canna. Da queste due forze nasce una coppia rotatoria alla quale dovrà resistere il chiavistello che entra tra i ramponi. Tale forza a sua volta, in virtù della resistenza offerta dai ramponi, genera un'ulteriore coppia, che tende a creare torsioni sulle canne, le quali tendono a scollarsi lateralmente dalla bascula; per questa ragione, appaiono alla fine del XIX secolo le cosiddette "terze chiusure" o "chiusure superiori" tanto necessarie che W.W. Greener (vedi "The modern breech loaders, sporting & military") dichiara che i 93
suoi fucili venivano consegnati muniti di tale chiusura (nel caso di specie, ovviamente, una "terza Greener") salvo espresso diverso ordine del committente, al quale peraltro veniva sconsigliata questa scelta. Ovviamente, tanto maggiore è l'energia espressa dalla cartuccia, tanto più questa terza chiusura si rende necessaria. Infatti sulla vetusta e provata copertina del citato libro di Greener compare ( poi commentato all’interno) il disegno della bascula studiata per “elephant and large duck gun” munito della robustissima cross bolt, o chiusura a T, coadiuvata appunto da una terza chiusura Greener. Anche il Lancaster express in .577 - 2 3/4" (illustrato nel numero precedente di Eterna Vigilanza) vede affiancarsi alla cross bolt una robustissima chiusura Westley Richard,
meglio conosciuta come Puppet head o Testa di bambola: l’unica a nostro avviso paragonabile per efficacia ad una Greener. Dobbiamo tenere presente a tale proposito che la grandissima maggioranza delle doppiette inglesi, almeno negli anni d'oro di questa produzione, non presentava una chiusura ai ramponi a duplice giro di compasso (parliamo della classicissima "Purdey") ma che la resistenza era affidata al traversino ed alla faccia anteriore del primo rampone e che pertanto la chiusura superiore si rendeva veramente indispensabile. Soltanto più tardi, con l'introduzione della chiusura "romagnola" ad opera dei nostri splendidi artigiani, la chiusura ai ramponi assume una differente solidità, dipendente dal perfetto aggiustaggio delle superfici di contatto e,non ultimo, dal diverso disegno del rampone posteriore che
entrando per una parte nel recesso ricavato posteriormente alla faccia di bascula cambia la geometria della chiusura, modificando favorevolmente il tipo di leva. La potenza infatti non si trova più sullo stesso piano della resistenza, rappresentata dal rampone posteriore, ma tra questa (che si è spostata dietro la prosecuzione ideale della faccia di bascula) ed il fulcro rappresentato dal perno. Ovviamente la leva è enormemente meno efficace, con grande giovamento per le chiusure, molto meno stressate. Le chiusure di queste armi non possono essere approssimative, richiedono aggiustaggi perfetti "a rifiuto d'olio" che, ancora oggi nell'era delle mac-
chine a controllo numerico, devono essere se non completamente realizzati almeno finiti manualmente. Quando questo non si verifica ci troviamo di fronte ad armi forse costose ma non certamente fini. Nel caso dei fucili Express una ulteriore complicazione è dovuta alle notevoli energie in gioco. Una delle chiusure più solide ed al tempo stesso più semplici è la chiusura a "T" ideata da Henry Jones. Unico difetto di questa chiusura è una relativa lentezza di azionamento, per cui fu presto supe-
ARMI STORICHE rata con l'ideazione delle chiusure Purdey. La chiusura a "T" rimase tuttavia in uso su molti Express sino ai primi anni del '900 grazie alla sua indiscussa solidità ed al fatto che queste armi sono dedicate a tipi di caccia ove non è richiesta rapidità di ripetizione oltre il secondo colpo. Chi non abbatte un "cafro" al secondo colpo non avrebbe comunque il tempo di sparare il terzo! Nel periodo storico che stiamo prendendo in considerazione oltre ai tipi di chiusura che rimasero in uso sino ai nostri giorni, come la duplice Purdey e la
triplice Greener, furono realizzati anche altri interessanti sistemi che, se ebbero vita più breve, non sono per questo meno interessanti né dal punto di vista tecnico né da quello storico. Nel 1841 la casa scozzese Dougall -presente a Glasgow sin dal 1760 con manufatti dedicati alla caccia- entrò nel mondo dell'archibugieria. James Dalziel Dougall ottenne il 7 Maggio 1860 il brevetto Nr. 1128 per il suo sistema di chiusura “LOCKFAST" James Dougall produsse, con questa chiusura, soprattutto doppiette a canna liscia ma, conside-
rando la grande robustezza del suo sistema, si cimentò anche nella produzione di un numero limitatissimo di Express ai quali affiancò anche pistole "howdah" l'arma da difesa ravvicinata che prende il nome dalla cesta posta sul dorso degli elefanti nella quale alloggiavano i cacciatori durante le battute di caccia alla tigre. Dougall fu anche uno dei pochi armaioli in grado di dedicarsi anche alle lettere, scrisse alcuni libri dedicati alla caccia ed alla pratica delle armi da tiro e numerosi interventi su riviste di settore. La qualità dei suoi prodotti venne premiata con i riconoscimenti del Duca di Edimburgo e, dal 1874, del Principe di Galles (che diventerà Re Edoardo VII). L'azienda dal 1864 al 1893 ebbe sede a Londra. A fine '800 passò in proprietà di Ingram che tuttavia, sino al 1929, continuò a marcare "Dougall" i fucili con le caratteristiche specifiche del loro ideatore. Il "LOCKFAST" Il sistema ideato da J.D. Dougall è relativamente semplice. La faccia di bascula presenta due risalti cilindrici al centro dei quali troviamo i fori dei percussori. Il vivo di culatta a sua volta presenta due incavi nei quali vanno ad incastrarsi i due risalti della faccia. Sul fianco destro della bascula troviamo una chiave collegata
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con il perno di rotazione, questo ha una porzione eccentrica. Ruotando in basso la chiave l'eccentrico fa avanzare le canne di quel tanto che basta a svincolare la culatta dai risalti. A quel punto le canne sono libere di ruotare in basso. Ad arma chiusa i risalti inseriti nei loro recessi del vivo di culatta svolgono la funzione del tassello inferiore Purdey o del catenaccio delle chiusure a "T" contrastando la coppia di rotazione e realizzando una soldissima chiusura. EXPRESS DOUGALL LOCKFAST Cal. .500 - 3” L'arma presenta la linea filante tipica dei fucili inglesi ottocenteschi. La calciatura, in solidissimo noce, trasmette una sensazione di grande robustezza -come d'obbligo negli Express- ed al tempo stesso di raffinata eleganza. Si è scelto infatti un legno molto bello ma non "nuvolato" in quanto la venatura che segue la linea di sviluppo del rinculo conferisce maggiore solidità al
calcio. L'impugnatura a pistola è studiata per una presa salda e sicura. Coccia e calciolo sono in corno. In questi potenti fucili era quasi d'obbligo, per non indebolire la bascula con gli alloggiamenti delle cartelle delle batterie, ricorrere all'impianto a cani esterni con acciarini a molla indietro. In questo modo il materiale asportato dalla bascula è ridotto all'essenziale. Anche successivamente all'avvento delle batterie sidelock a cani interni, sui moderni express veramente fini i fabbricanti adottarono questo accorgimento nonostante i rilevanti progressi della metallurgia e la conseguente maggior resistenza della bascula a parità di sezione del metallo; parimenti sui fucili veramente “importanti”, destinati a tuonare in savana e non ad ornare caminetti o ad abbattere cinghiali dall’altana, è ancora presente il doppio grilletto, che assicura la possibilità di sparare almeno uno dei due colpi in caso di malfunzionamento di uno dei
L’EXPRESS DOUGALL LOCKFAST Cal. .500 - 3” oggetto dell’articolo
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due gruppi di scatto, appunto del tutto indipendenti l’uno dall’altro. Le lunghe piastre degli acciarini contribuiscono all'eleganza dell'insieme, ma soprattutto consentono l'uso di molle molto lunghe per ottenere una estrema dolcezza dell'armamento ed al tempo stesso una prontissima percussione. I cani hanno dimensioni generose, le creste sono ampie ed elegantemente curvate all'indietro, il loro zigrino è deciso, per garantire una presa sicura anche nei climi torridi di impiego di queste armi. Per lo stesso motivo anche la zigrinatura dei legni è di medie dimensioni preferendo, al virtuosismo di una zigrinatura fine, la garanzia di una impugnatura certa anche in situazioni estreme. I seni di bascula sono contornati da eleganti conchiglie che avvolgono i grossi grani dei percussori. Sulla piastra destra oltre alla stanghetta della sicura del cane troviamo anche la sicura di bloccaggio della chiave. Questi ed altri
ARMI STORICHE particolari sono di uno splendido "blu di forgia" Sul lato sinistro della bascula troviamo il riconoscimento di fornitore del Duca di Edimburgo; quello di fornitore del Principe di Galles era invece posto sulla bindella, col marchio della Casa. Il petto di bascula è caratterizzato dal marchio di brevetto del sistema lockfast, un semplice e finissimo ornato la contorna avvolgendo il tenone finemente inciso e le teste delle viti. Bascula e piastre degli acciarini sono tartarugate. Questo procedimento, che è una tempera, si faceva disponendo i pezzi in una cassetta metallica chiusa con un coperchio completamente circondati da una graniglia ottenuta da ossa di animali tritate (principalmente ossa di cavallo) a cui a volte si aggiungevano scaglie di unghie di pecora e maiale. Certe sfumature di colore erano date da pezzetti di cuoio sapientemente dosati. La cassetta chiusa veniva posta sui carboni ardenti e dopo più di un'ora i pezzi, al calor rosso, venivano estratti ed immersi in acqua piovana o comunque distillata per evitare che presenze di sali disciolti alteras-
A lato, dall’alto: la bascula e le cartelle degli acciarini tartarugate, i cani esterni e la leva di apertura, tutte realizzazioni impeccabili. A lato, dettaglio della coccia dell’impugnatura
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sero il colore della tartarugatura. Ogni artigiano archibugiere aveva la sua ricetta segreta ... quella di Dougall doveva essere eccezionale! Ă&#x2C6; cosa triste confrontare queste splendide tartarugature con i surrogati chimici oggi in voga su tante repliche. Nella scelta del materiale per le canne Dougall fu piuttosto innovativo preferendo quasi sempre canne in acciaio a quelle in costosissimo damasco abitualmente usate per le armi coeve. Le canne sono unite con sistema demibloc, il rampone è inserito a coda di rondine e saldato. La rigatura a passo lungo è tipica delle armi a polvere nera.
In alto:il petto di bascula è caratterizzato dal marchio di brevetto del sistema lockfast, un semplice e finissimo ornato si sviluppa sul bordo avvolgendo il tenone finemente inciso e le teste delle viti. Di lato, una vista della rigatura delle canne.
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L’ANGOLO DEL TIRATORE MODELLISTA
QUANDO IL SOLDATO.......... DIVENTA SOLDATINO
E IL SOLDATINO RIDIVENTA BUSTO Circa una decina di anni fa contro ogni trend di mercato qualche coraggioso produttore decise di riproporre un filone modellistico che oramai era sparito: quello dei busti. Nuovi soggetti e nuovi periodi ma soprattutto una nuova interpretazione artistica furono le argomentazioni di tale proposta. Ecco che al posto dei vecchi imbambolati e statuari Sir e Lord che parevano usciti dalla torre di Londra apparvero dei più umani e reali uomini, traendo anche spunto perché no dal mondo del cinema. Un poco tutte le epoche sono state riproposte ma una in particolare è stata rilanciata in maniera esuberante ed oggi è divenuta una delle più diffuse: i conflitti moderni. Principalmente il secondo conflitto mondiale, ma anche i conflitti moderni e contemporanei. Rispetto alle vecchie produzioni oggi sul mercato arrivano dei kit in resina o metallo di altissima qualità che non risparmiano il più piccolo dettaglio tecnico od artistico del soggetto. Una delle ditte che per prima ha fatto dei soggetti moderni il suo cavallo di battaglia, è senza dubbio la coreana Young Miniatures, tutt’ora la finezza, il dettaglio ed il realismo dei suoi pezzi è davvero eccezionale.
La varietà e la tipologia dei soggetti non è da meno; passiamo dall’asso tedesco Max Wunche con tanto di torretta di Panther ad un Navy Seal in Afganistan, da un operatore radio dei Marines in Viet Nam ad un parà della 101° in Normandia. In ognuno uniformi, equipaggiamenti ed armamenti e la finezza con cui sono realizzati sono davvero impressionanti....solo l’MG42 presente in alcuni kit è composta da 14 pezzi! I kit sono forniti da montare e dipingere prendendo come riferimento la foto sulla confezione, richiedono un minimo di manualità nella preparazione e nel montaggio e nella pittura. A quest’ultima una gradevolissima alternativa è la colorazione in toni di grigio chiaro che evidenzino dettagli e particolari di una collezione un poco atipica. Per informazioni: www.young-miniatures.com Importatore: www.bestsoldiers.com
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DI MAURO MINERVINI
CARTUCCE E RICARICA
Il .500 BPE (black power express) per il quale è camerato il bell’Express Dougall è un classico calibro Britannico nato per le cacce nelle colonie asiatiche. Il lungo bossolo e la palla di diametro assai grosso per i canoni attuali fanno pensare, a prima vista, alle savane del Kenia, ai bufali del Capo, ai grossi elefanti, alla pericolosissima e massiccia selvaggina africana. Se andiamo, invece, ad esaminarne le caratteristiche balistiche e costruttive, anche nella loro evoluzione storica, ci rendiamo conto che si tratta di una cartuccia nata attorno al 1860, quando ai pachidermi ed ai bufali in Africa si tiravano pesantissime palle in altrettanto pesanti doppiettoni calibro
10, 8 e 4. Il nostro .500 nasce inizialmente con bossoli assai fragili, prima in cartoncino e poi costruiti per arrotolamento a spirale di una lamina metallica abbastanza sottile e con palla in piombo “calepinata”, ovvero avvolta in carta. Nella versione “robusta”, cioè con bossolo metallico di tipo più moderno, e caricamento a cordite (ligth charge) od a polvere nera (heavy charge) la palla standard rigorosamente in lega di 400 grani (26 grammi) veniva lanciata ad una V° di circa 1900 F/S, con una E° di 3530 Feet pounds (circa 450 Kgm) contro i 570 grani (37 grammi) di palla, SJRN questa, a 2100 FS per 5800 Feet Pounds (circa 770 kgm) dell’erede .500 NE, 101
questi consentono di affermare che la sua popolarità non poteva essere legata a l l ' e ff i c a c i a e d a l l ’ a f fidabilità su animali di grandissima mole e resistenza. Il fatto che certamente sia stata adoperata anche in Africa con buon successo, alla pari di altri calibri certamente del tutto inadatti, quale il 7x57 Mauser e addirittura il 6,5 Carcano, significa solo che in mano a cacciatori di eccezionale capacità, esperienza e sangue freddo una cartuccia possa superare i limiti che il buon senso e l’istinto di conservazione dovrebbero imporre al cacciatore medio. Diffusione, dunque, molto elevata nei dominions Orientali, assai contenuta in Africa.
Peraltro la letteratura USA le riconosce indiscussa efficacia su tutta la selvaggina Americana, compresi il Grizzly e l’Orso Polare. Esattamente come per il .577, il .500 BPE è inizialmente presentato in varie lunghezze di bossolo, da 1 ½ a 3 ¼ di pollice il calibro evolve abbastanza rapidamente verso la moderna versione a polvere infume, inizialmente viene caricato con dosi di polvere nera da 120 a 140 grani, dietro una palla da 330 a 440 grani (sempre cast e calepinata),
poi Westley Richards ne propone una versione “iper prestante”, la Long Range, in versione da 3”. Su questa versione non abbiamo potuto reperire dati precisi, ma riteniamo possa essere equivalente alle prime caricate con cordite. Nella versione a polvere nera “heavy charge” e nella equivalente a cordite “ligth charge”, utilizzate nei primi bossoli metallici “moderni” il .500 BPE sviluppa energie piuttosto contenute in relazione ai moderni parametri e, soprattutto, alla cartuccia
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attuale .500 NE che pur conservandone le dimensioni è compatibile soltanto con le armi di più recente costruzione in quanto sviluppa un momentum, o quantità di moto ben più consistente.
Sotto: la cartuccia a bossolo metallico, e una foto d’epoca di 2 cartucce con bossolo in cartone.
A CURA DI: Simone Ciucchi - Presidente FISAT
La nostra libertĂ una causa alla volta Cari amici scrivo questo articolo per fare un bilancio delle attivitĂ FISAT per il 2011, per vedere cosa abbiamo fatto e cosa faremo ...aggiornamento a dicembre 2011
In corso
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I FATTI NOSTRI.....MA ANCHE VOSTRI
Come dicono alla Second Amendment Foundation: LA NOSTRA LIBERTÀ, UNA CAUSA ALLA VOLTA 104
WE NEED YOU È LA VOSTRA PRESENZA
LA NOSTRA FORZA
ISCRIZIONI
2012
QUALCUNO CHE LOTTA CON TE PER I TUOI DIRITTI UNA PUBBLICAZIONE AGGIORNATA E TRASPARENTE UN SUPPORTO LEGALE DIRETTO, SPECIALIZZATO DIVENTA SOSTENITORE PER 8,3 CENTESIMI AL GIORNO Le modalità e quote sono le stesse di sempre, spiegate in dettaglio a pag 43 di questa pubblicazione!
ABBIAMO REALIZZATO LE NUOVE TESSERE al fine di facilitare l’invio e non commettere errori al momento dell’iscrizione vi preghiamo di inviare i vostri dati e il vostro indirizzo a cui invieremo la tessera alla seguente casella di posta elettronica staff@fisat.us .............. ............. .... NOME E
ANNO
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............. NOME E C
COGNOM E
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2011 2 0 12 2 0 13 2014 2016 2 2014 2 017 20 015 18 201 9 2020 2021
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OGNOM E
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ANNO FIRMA
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NOME
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FIRMA
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