UniversitĂ degli studi di Ferrara anno accademico
2012/2013
URBAN HABITAT R
igenerazione urbana e tipologica del comparto ERP di Via di Rocca Tedalda a Firenze con sostituzione del tessuto edilizio degradato e l’uso di tecnologie sostenibili
laureando
Michele Vettorello relatori
Roberto Di Giulio Emanuele Piaia corelatore
Silvia Brunoro
INDICE
Abstract
1. Introduzione
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1.1 Paesaggi suburbani - Roberto Di Giulio -
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1.2 Aree circostanti - Emanuele Piaia -
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2. Firenze Rovezzano
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2.1 Da nucleo urbano murato a cittĂ dilagante
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2.2 Analisi urbana
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2.3 Strategia di quartiere
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3. Il comparto ERP di Via di Rocca Tedalda
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3.1 Storia dell’ERP a Firenze
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3.2 Sviluppo storico ERP Rocca Tedalda
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3.3 Stato di fatto
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4. I modelli abitativi contemporanei
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4.1 Abitare la contemporaneità
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4.2 Classi d’utenza
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4.3 Ambiti di applicazione del progetto residenziale
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4.4 L’ambiente domestico
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4.5 Il tema della flessibilità
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5. Intervento
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5.1 Rigenerazione a livello di comparto
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5.2 Intervento di sostituzione edilizia degli edifici in linea ad Ovest
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5.3 Tipologie abitative
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5.4 Tecnologia costruttiva
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Allegati 01 - 02 - 03 - 04 - 05 - 06 - 07 - 08 - 09 - 10 - 11 Bibliografia Ringraziamenti
Abstract Il tema della rigenerazione degli insediamenti residenziali periferici è diventato, soprattutto nell’ultima decade, di fondamentale importanza nell’ambito della riqualificazione delle città europee. Ogni sistema urbano genera i suoi personali sistemi suburbani che, per mancanza di una corretta pianificazione o per rispondere velocemente all’emergenza abitativa del dopoguerra; risultano spesso degradati, di scarsa qualità, monofunzionali e tecnologicamente inefficienti. L’obiettivo degli interventi è dunque quello di ridare -o meglio dare- identità a questi contesti, attraverso la riconnessione con la città e un nuovo re-mix sociale e funzionale. L’abitazione è un’altro tema centrale sul quale intervenire. Le esigenze, che in passato avevano guidato la realizzazione dei vari complessi residenziali oggi sono cambiate. Con l’emergere dei nuovi tipi di nuclei famigliari nascono nuove classi d’utenza, alle quali è necessario dare una risposta adattando le residenze agli odierni standard. Si propone il caso studio di Rovezzano, quartiere periferico fiorentino. Partendo da un’approfondita analisi a livello urbano si sono andate a definire le strategie da intraprendere per ridare qualità alla zona, riconnettendola alla città e alle aree verdi circostanti. All interno della strategia urbana si inserisce la riprogettazione del comparto ERP di Via di Rocca Tedalda. Lavorando alle diverse scale il progetto verte sul miglioramento fruitivo e qualitativo dello spazio pubblico del comparto e prevede la sostituzione degli edifici più degradati. Alla scala architettonica si adotteranno scelte tipologiche studiate in base alle moderne esigenze abitative con un attenzione particolare all’uso di tecnologie sostenibili.
1- INTRODUZIONE 1.1- Paesaggi suburbani roberto di giulio
Il termine “periferie” generalmente identifica la posizione e la condizione di una parte della città rispetto al centro. La varietà e l’eterogeneità dei fattori ,secondo i quali noi attribuiamo un valore a questi parametri di giudizio (posizione e condizione), fanno sì che il concetto di periferie sia difficilmente attribuibile ad un singolo modello. Lo stesso termine, nelle sue diverse traduzioni e nei diversi contesti, prende significati diametralmente opposti a seconda delle immagini e degli ambienti a cui può venire attribuito. In generale noi associamo le periferie all’immagine di anonimi blocchi allineati nei distretti “dormitorio” delle grandi aree metropolitane. In ogni caso, dobbiamo comprendere che il termine periferie può anche identificare diverse situazioni, come il degrado delle banlieus e la iper-teconologica razionalista de La Defense, nell’hinterland di Parigi, le favelas delle megalopoli asiatiche e sud americane e la successione di villette e verdi prati nelle eleganti aree residenziali nord americane. Questi sono solo alcuni esempi. Se noi usassimo i metodi di interpretazione e i parametri di valutazione delle differenti discipline che trattano di queste istanze (pianificazione urbana, architettura, scienze sociali, economia, etc.) la varietà dei casi aumenterebbe a seconda delle specificità relative al fatto che ogni sistema urbano genera il suo modello suburbano. È un fatto reale che le caratteristiche strutturali dei sistemi urbani generano a loro volta delle loro “proprie” periferie che accentuano queste differenze. Quindi, le periferie non sono mai uguali fra loro. In ogni caso possiamo trovare diversi aspetti comuni che rientrano nel
concetto di condizioni suburbane. Uno di questi è certamente il modello di valutazione di queste condizioni, basato sul paragone – o più precisamente la contrapposizione – fra il centro e le periferie., cioè fra la qualità architettonica e il declino estetico, la concentrazione di valore identitario e l’assenza di identità, l’efficienza funzionale e la mancanza di servizi ed infrastrutture, la ricchezza e la carenza di offerta culturale, etc. (tratto da Suburbanscapes)
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1.2- Aree circostanti emanuele piaia
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Molti distretti europei sono caratterizzati dalla bassa qualità delle aree circostanti che sono generalmente povere rispetto agli odierni bisogni dei loro abitanti. L’assenza di strutture per gli abitanti (in particolare per i giovani e gli anziani); l’abbandono dei cortili; l’assenza di servizi pubblici (e.g. centri di consultazione sulla salute, banche e negozi, asili, raccolta rifiuti, trasporti pubblici) sono solo alcuni dei problemi che tormentano le città europee. La condizione presentata è il risultato di un ristretto budget economico destinato all’esclusiva costruzione degli edifici, lasciando incompleto il resto del progetto (spazi pubblici, aree verdi, servizi, etc.). In fatti la bassa qualità degli standard è la conseguenza di: • Una non omogenea crescita delle costruzioni che lasciato molti spazi residuali nel tessuto urbano senza precise funzioni, oggi abbandonate a usi spontanei • Spazi pubblici, verdi o costruiti, privati di valore e significato con la conseguente impossibilità di instaurare fenomeni di socializzazione e relazione • Le aree verdi, se presenti, sono il simbolo dell’abbandono, in quanto non sono connesse agli edifici. Inoltre le aree non sono generalmente oggetto di pianificazione paesaggistica e hanno una forma e struttura casuale • La rigida conformazione e la ripetitività di edifici della stessa tipologia (spesso in linea) e tecnologia • La mono-funzionalità degli edifici senza servizi e contenuti sociali. Analizzando le strategia europee recentemente rinnovate, spesso vi è una particolare attenzione esclusivamente per quanto
riguarda gli edifici (con l’aumento dell’efficienza energetica) e non relativamente agli spazi pubblici, che restano nelle mani delle amministrazioni. Nonostante ciò, vi sono interessanti best-practices legislativi europei e casi studio relativi alla crescita qualitativa delle aree circostanti. Durante l’ultima decade in Italia è sono stati promossi diversi nuovi strumenti per lo sviluppo urbano e territoriale, la trasformazione e la riqualificazione, chiamati “programmi complessi”. Il principale obiettivo di questi programmi è di intervenire efficacemente contro il degrado urbano, soprattutto nelle aree residenziali che necessitano di manutenzione e con una bassa qualità di vita. Vi sono due distinte famiglie di di programmi complessi con differenti obiettivi: 1. Programmi per la promozione dello sviluppo locale, 2. Programmi per il miglioramento e la riqualificazione urbana. Esempi di questi interventi provenienti dai programmi complessi possono essere i seguenti progetti di recupero e miglioramento qualitativo su: • Aree degradate da risistemare a causa delle inadeguate attrezzature urbanistiche • Edifici strutturalmente o tecnologicamente inadeguati • Aree che sono congestionate dal traffico di veicolare, sovraffollate, inquinate o abbandonate • Sobborghi funzionalmente squilibrati tra residenze, servizi sociali e commerciali • Piccoli aziende, industrie, commercio o uffici in difficoltà , abbandonate o isolate a causa dei mercati o di nuove strade.
In Belgio (Fiandre), come altri paesi europei, lo spazio suburbano è abbastanza limitato e per questa ragione, il governo Fiammingo ha stabilito, già nel 1997, uno “Spatial structure plan” (SSP) che è uno strumento scientifico di pianificazione per sviluppare e gestire lo spazio limitato. Questo Piano spaziale strutturale fiammingo ha inaugurato un nuovo approccio nel governo politico regionale. Riguardo i principali obiettivi di questo strumento c’è una crescita del livello qualitativo del distretto urbano. Oltre alle costruzioni suburbane, il piano urbanistico fiammingo include i seguenti parametri di ricerca (usando lavoro sul campo, questionari e incontri pubblici): 1. Attività culturali e tempo libero 2. Servizi educativi e di insegnamento 3. Lavoro e sviluppo 4. Sicurezza personale e non solo 5. Abitazioni(tipo e qualità) 6. Servizi relativi alla mobilità e al traffico 7. Servizi di rifugio e cura 8. Aspetti sociali e integrazione 9. Ambiente naturale e strutture verdi 10. Servizi pubblici e immagine del distretto 11. Aspetti istituzionali (rapporti e fiducia riguardo le autorità) e partecipazione. Nel dettaglio, la tipologia degli interventi per la crescita della qualità abitativa nella maggior parte dei casi durante l’ultima decade ha riguardato lo sviluppo dei servizi sociali e pubblici (ad esempio consultori per la salute, banche ed esercizi commerciali, asili, raccolta rifiuti e trasporti pubblici).
Recentemente in Grecia, il Ministro per l’ambiente e l’energia e per il cambiamento climatico (YPEKA), nei lavori preparatori di una legge per lo sviluppo dell’ambiente urbano e l’eliminazione dello sprawl urbano, ha promosso strategie e progetti di rigenerazione urbana. La tabella di marcia per i progetti speciali finalizzati allo sviluppo delle aree urbane, integrate nel terzo fondamento del piano, relativo alle annate dal 2010 al 2012 del YPEKA, che ha due obiettivi principali: 1. La rigenerazione urbanistica 2. La crescita della sostenibilità della mobilità urbana, che concerne progetti piloti per la riqualificazione di aree urbane e l’esame di proposte per stabilire nuove rilevanti strategie e regolamenti. Queste strategie e progetti pilota hanno l’obiettivo di aumentare la qualità della vita in aree urbane specifiche e di sviluppare più piani regolatori generali e linee guida in accordo con questi progetti pilota. Per esempio, le azioni pilota in Attica, in accordo con il piano d’azione “Rigenerazione Urbana – Interventi sulle grandi metropoli” e che sono incorporati nel Programma “AteneAttica 2014”. In ogni caso, ci sono interessanti casi studio di best-practices in cui è stata promossa la crescita della qualità della vita grazie la rimessa a nuovo delle aree periferiche. In Romania gli insediamenti di edilizia sociale sono solitamente organizzati lungo le strade e i cortili interni in comune sono gestiti dalle persone che vi vivono attorno, e contengono: garage legali o illegali, orti, alcuni spazi verdi e spazi pavimentati o asfaltati utilizzati spesso come parcheggi. Di fronte e dietro i blocchi
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vi sono gli spazi per l’interazione e la socializzazione. Spesso i bambini non hanno specifichi luoghi per il gioco e gli adulti non li possono controllare. • Tuttavia, possiamo trovare progetto di best-practice, chiamato GNR, che è stato iniziato grazie alla collaborazione degli abitanti dei sobborghi di Timisoara. • Esso presenta una strategia pilota che risponde alle necessità del contesto e propone soluzioni ai bisogni fondamentali come: • Progetti di riabilitazione per strutture urbane in decadenza • Progetti sociali per la rinascita dello spirito comunitario • Progetti sostenibili energeticamente • Strategie economiche che valorizzano tutto ciò. I cortili hanno un’importante ruolo nel progetto, diventando centri d’interesse invece che luoghi privati. Ogni cortile e glie edifici costruiti attorno riceveranno caratteristiche estetiche, stile, funzioni e si svilupperanno in base a degli specifici obiettivi. Di solito, i miglioramenti delle aree circostanti (per esempio parcheggi, campi da giochi per bambini, piste ciclabili e percorsi pedonali) sono responsabilità delle amministrazioni locali, e non sono portati avanti simultaneamente con la rimessa a nuovo delle periferie. Un esempio di questo progetto pilota è rappresentato nel sobborgo di Soarelui (Timisoara), caratterizzato dall’assenza di spazio per le interazione sociale. In questo progetto ogni blocco dovrebbe diventare uno spazio per la comunità che vi abita e dove essa possa crescere. Con un mescolamento delle funzioni si dovrebbe creare una rete fra le comunità, dando ad esse un canale per comunicare e aiutarsi
nello sviluppo di una comunità di quartiere rappresentativa per la città. Nel dettaglio questo progetto di quartiere prevede quattro celle più grandi interconnesse con un’area centrale. Ogni cella contiene un numero di cortili con differenti funzioni: centro comunitario, campi sportivi, parcheggio, campi da gioco, lavanderie, aree per barbecue, terrazze e giardini. L’area centrale sarà molto importanti per l’immagine del distretto: essa racchiude il fulcro delle attività di educazione, energetiche, culturali, commerciali e funzionali. In conclusione, si possono elencare queste importanti strategie che hanno l’obiettivo di far crescere la qualità della vita nelle aree circostanti attraverso: • Lo sviluppo della qualità degli spazi verdi nei distretti residenziali • La volontà di rendere accessibili e usufruibili gli spazi pubblici per tutto il giorno (mix funzionale) • La creazione di privati elementi di filtro fra gli spazi pubblici e gli edifici, particolarmente al piano terra, così da stimolare forme di gestione e controllo da parte degli abitanti. (tratto da Suburbanscapes)
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Progetto per il quartiere Soarelui di Timisoara - Alex Cozma, Oana Simionescu, Silvia TripĹ&#x;a, Kamil Szoltysek (tratto da Suburbanscapes)
2- Firenze Rovezzano 2.1- Da nucleo urbano murato a città dilagante Nella seconda metà dell’ottocento lo spostamento della capitale del Regno d’Italia da Torino a Firenze portò, nella città toscana, un forte bisogno di rinnovamento e il bisogno di edificare nuove zone residenziali per sopperire al conseguente aumento demografico. Il conseguente piano Poggi del 1865 prevedeva l’abbattimento della cinta muraria arnolfiana del 1333 per creare viali di circonvallazione e di immissione, la realizzazione di nuovi quartieri di espansione urbana (la Piagentina, San Iacopino e Savonarola), di nuove stazioni e del Campo di Marte; assistendo così al definitivo passaggio nucleo urbano murato a città dilagante. In questo periodo la comunità di Rovezzano passa sotto il comune di Firenze. Pianta della città al 1843 di Federico Fantozzi
Dal 1890 al 1915 la popolazione nella piana fiorentina cresce di cinquantamila unità. In risposta a questa crescita demografica si manifestano, nel primo quindicennio del secolo, svariate iniziative nel campo dell’edilizia popolare con lo scopo di realizzare alloggi utilizzando le aree ai margini della città come San Frediano, fuori porta San Niccolò e intorno a San Jacopino. In questi anni viene costituito l’ente autonomo per la case popolari, si incoraggiano con incentivi l’azione delle cooperative e del Comitato degli Indigenti che fra il 1900 e il 1916 realizzano altri blocchi residenziali e nel 1909 il consiglio comunale delibera la fondazione dell’Iacp. Da sottolineare è anche la realizzazione contemporanea di quartieri residenziali nelle zone delle Cure e di San Gervasio, destinati però alle classi medie e agiate.
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Progetto della città, dell’ Ing. Poggi, 1865
Il PRG del 1915-1924 dell’Ing. Giovanni Bellincioni, in vigore dal 1924 al 1958, prevedeva la definizione degli isolati urbani fino ai piedi delle colline e la conseguente edificazione degli stessi determinando i due due settori di maggior espansione residenziale: a nord, nella zona delle Cure e di Romito e a sud-est, a Ricorboli. Il piano determinò, inoltre, l’avvio del quartiere industriale di Rifredi (1918), della zona ospedaliera di Careggi (1934), il risanamento di alcuni settori residenziali centrali come Santa Croce con la costruzione della Biblioteca Nazionale, dello stadio comunale di Nervi a della stazione ferroviaria Santa Maria Novella del Michelucci. Nel 1927 viene fondato l’Encep, Ente Nazionale Case Economiche Popolari e nel periodo del fascismo, lo Iacp costruisce 1556 alloggi in posizione periferica.
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PRG 1915 - 1924
Nel 1962 l’arch. Edoardo Detti formulò il Piano regolatore della città che diede per la prima volta a Firenze un programma urbanistico dettagliato e moderno per le aree extra-urbane. Vengono cancellate le più pericolose espansioni marginali del piano precedente, assicurando così la salvaguardia da costruzioni nel territorio collinare, vengono introdotti dei servizi nei tessuti preesistenti e nei quartieri di futuro impianto, trasformando le destinazioni d’uso in modo da proporre un generale riequilibrio funzionale, prevede la realizzazione di Edilizia economica e popolare per circa 40.000 alloggi diffusi sul territorio e non concentrati e limita gli interventi nel centro storico permettendo solo recuperi o restauri. Piano Detti, 1962
PSC 2010
Area “Firenze Sud“ (U3) nel PSC 2010
Dagli anni ‘70 inizia quel processo di deindustrializzazione che insieme alla mancata crescita di popolazione, porta alla terziarizzazione e al degrado delle aree periferiche. Lungo gli assi di sviluppo urbano, come la via di Novoli, via Baccio da Montelupo, via Aretina, la necessità di una riqualificazione urbana è ancora più forte e sarà stimolata in primo luogo dalla decongestione del traffico radiale, da ottenersi grazie alle nuove infrastrutture per la viabilità e i trasporti. E’ importante rilevare, tralasciando le aree più verdi delle colline attorno alla città, la presenza ,nella piana fiorentina, di zone agricole come quella di Mantignano-Ugnano e della Nave a Rovezzano che sono ancora caratterizzate dalla presenza di aziende piccole e medie la cui produzione è direttamente influenzata dalla domanda di mercato. L’obiettivo esplicito è quello di conservare liberi quanto più è possibile i margini attuali della città edificata, di consentire che penetrazioni di verde agricolo o ambientale impediscano la saldatura a macchia d’olio dei tessuti cresciuti sulle vie di comunicazione, di permettere quindi che Firenze continui a respirare attraverso le sue colline alberate e le sue campagne coltivate. Il PSC del 2010 identifica quest’area di trasformazione come LA NAVE (UTOE 23 – Bellariva – Gavinana / UTOE 27 – Collina Nord). E’ un’area posta sulla riva destra del fiume Arno ed è composta dall’ex complesso produttivo Fratelli Franchi e dalle aree rivierasche ancora agricole o incolte fra il ponte di Varlungo e la caserma di Rovezzano. Tale area riveste una importanza strategica nell’ambito della riqualificazione del rapporto fra Arno e città. Essa sarà utilizzata per funzioni di parco urbano, per il tempo libero, per la realizzazione di collegamenti per la mobilità elementare e attrezzature per il turismo, comprese eventuali attrezzature extralberghiere. In tale contesto saranno ammesse anche destinazioni commerciali collegate alle funzioni di progetto.
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2.2- Analisi urbana Il quartiere di Firenze Rovezzano è situato ad Est del centro cittadino, in posizione periferica rispetto all’antico nucleo murato della città. Si tratta dell’ormai ex comune di Rovezzano, entrato a far parte della città di Firenze in seguito alla sua espansione a macchia d’olio conseguente alla demolizione delle antiche mura cittadine del Piano Poggi e ai successivi piani urbanistici. Il quartiere si sviluppò in direzione Est-Ovest lungo l’asse storico di Via Aretina, parallelo all’Arno, e al suo centro troviamo il nucleo storico di Sant’Andrea a Rovezzano, caratteristico abitato lineare composto da case a schiera. La costruzione, a metà del secolo scorso, della linea ferroviaria Firenze-Roma influenzò particolarmente lo sviluppo del quartiere: a nord la zona pedecollinare assunse un carattere prevalentemente rurale di verde agricolo, mentre a sud, tra la ferrovia e l’Arno, si assistette all’espansione residenziale e produttiva della città.
Via Generale Dalla Chiesa
Infrastrutture
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Al margine sud di Rovezzano troviamo il viadotto Marco Polo, importante infrastruttura che, oltre a segnare fortemente il paesaggio del lungarno, è lo sbocco principale dell’uscita autostradale Firenze Sud e, come tale, porta con se un notevole flusso giornaliero di autovetture. Il traffico entrante in città viene convogliato su Via Generale Carlo Alberto Dalla Chiesa, strada a tre corsie per senso di marcia che, posta parallelamente all’Arno, segna una forte separazione tra la zona verde ricreativa-sportiva lungo il fiume e la zona residenziale. L’attraversamento è di tipo puntuale, regolato da segnalazione semaforica, che risulta
Trasporto pubblico
Strade carrabili
Parcheggi
però insufficiente a garantire un’adeguata connessione, fruibile facilmente e in tutta sicurezza, tra le due aree. Parallelamente alla grande arteria di scorrimento sopracitata troviamo altre due vie che, pur avendo una sezione stradale minore, costituiscono importanti rettifili all’interno della viabilità di quartiere. Si tratta di Via Aretina, tracciato storico e con caratteristiche più urbane, lungo il quale troviamo il più antico insediamento di Rovezzano, e lo stradone di Rocca Tedalda, costruito dal Comune nel secondo dopoguerra. Ortogonalmente a queste tre direttrici principali sono presenti alcune vie minori per la viabilità di quartiere. La più rilevante di queste è Via della Ripa, che è l’unica ad intersecare tutte e tre le direttrici Est-Ovest, costituendo quindi un importante tracciato di scambio per l’uscita dal quartiere. Via Aretina
Mezzi di trasporto pubblico
Mappatura delle infrastrutture
Percorsi ciclo-pedonali
Previsioni da PSC
La zona è ben servita anche dai mezzi di trasporto pubblico: la linea dell’autobus 360A ha un paio di fermate lungo Via Generale dalla Chiesa in zona Rovezzano, mentre la linea 14 conta svariate fermate lungo Via di Rocca Tedalda e Via Aretina. Ma la vera potenzialità del quartiere è la sua stazione ferroviaria, ben collegata al centro città con treni regionali che ogni ora viaggiano sia verso Firenze, da cui dista meno di 10 minuti, sia verso Arezzo, altra meta toscana di interesse storico e culturale. Proprio sull’area di pertinenza della ferrovia, ma a Nord dei binari, c’è un area di sosta che nei documenti programmatici a cadenza triennale risulta essere destinata a parcheggio scambiatore nell’ottica di una espansione comunale proprio in questa direzione comunque legato al potenziamento della infrastruttura, che potrebbe diventare una sorta di metropolitana di superficie con una stazione più adeguata e con collegamenti più frequenti. Da rilevare vi è anche la difficoltà di superamento della linea ferroviaria, che risulta una vera e propria barriera. Infatti le
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macchine sono costrette a spostarsi di almeno 500 metri verso Est per trovare il primo sottopasso, inoltre risulta difficile anche per i pedoni e per le biciclette che sfruttano uno spazio angusto all’estremità Est del comparto ERP.
Aree verdi
Area verde lungo l’ex tracciato del torrente Mensola
Fondamentale nella descrizione del luogo è la trattazione della zone verdi. Il quartiere di Firenze Rovezzano si trova, come già detto, tra il grande parco del Mensola, a Nord del tracciato ferroviario, e il parco fluviale del Lungarno a Sud e presenta al suo interno molte aree verdi tra cui il parco di Villa Favard, ad Est del comparto ERP. Purtroppo queste aree di grande importanza, oltre che scarseggiare di servizi, non sono adeguatamente collegate tra loro, risultando dunque difficilmente fruibili da parte dei residenti.
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Il parco del Mensola, il più vasto dei tre, si estende a Nord la linea ferroviaria Firenze-Roma e presenta al suo interno alcuni importanti sentieri ciclo-pedonali riportati anche nelle guide locali per la loro bellezza naturalistica e la possibilità che offrono di poter unire anche l’aspetto enogastronomico dei preappennini dai quali si riesce a godere di una splendida vista sulla città di Firenze. Questa macroarea ha al suo interno diversi tipi di verde che vanno dal bosco fitto al verde generico lasciato alla vegetazione spontanea ma il carattere principale rimane quello agricolo, come per la maggior parte dei colli fiorentini. Al suo interno si trovano realtà di spicco come quella di Villa Bracci, che ospita un centro ricreativo e culturale per gli anziani dove vengono tra l’altro messi a disposizione circa 150 orti sociali. Difficile rimane il collegamento col centro urbano per la mancanza di linee di trasporto pubblico e piste ciclabili, l’unica parte attrezzata e illuminata è infatti quella più a Sud.
Orti sociali nel Parco del Mensola
Verde pubblico
Verde agricolo
Verde privato
Il parco di Villa Favard è un area per la sosta ed il tempo libero con diverse zone attrezzate per il gioco ed altre attività ricreative all’aperto. È un luogo curato quotidianamente da addetti che ne assicurano la pulizia e la sorveglianza ma soprattutto ha degli orari di apertura e di chiusura che rappresentano la fondamentale differenza dagli altri due parchi.
Parco di Villa Favard
Parco del Lungarno
Il parco del Lungarno è il parco più sfruttato dai residenti e al suo interno sono ospitate varie attività: nella zona della Nave di Rovezzano c’è un brano di parco tematico, ricco di attività sportive, e se ci si spinge verso Firenze si incontrano svariate associazioni sportive prevalentemente di canottaggio. La sicurezza percepita grazie alle attività sportive aperte per la maggior parte dell’anno e alla presenza di percorsi illuminati fa si che questo sia il parco più vissuto da parte degli abitanti del quartiere. Inoltre nel parco è presente una pista ciclabile praticamente continua da Firenze centro fino alla località di Compiobbi, verso Arezzo, ricca di elementi storici come le pescaie e i mulini, che caratterizzano fortemente il lungarno rendendolo di fatto un suggestivo collegamento tra il centro storico e la campagna. Come già detto in precedenza, il punto debole di questo, come degli altri parchi della zona, è la difficoltà di accesso per la mancanza di collegamenti idonei. In particolare la presenza di ex vivai abbandonati e delle fabbriche superstiti costringono l’accesso attraverso stretti passaggi poco curati. Oltre ai tre grandi parchi, il quartiere è fornito di innumerevoli aree verdi private al servizio delle residenze e dei servizi presenti, come ad esempio le scuole.
Mappatura delle aree verdi Orti urbani
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Funzioni e polarità Il quartiere di Rovezzano è una zona prevalentemente residenziale, non manca però di quelle funzioni e servizi capaci di dar qualità e vita all’abitato, per esempio qui possiamo trovare ben cinque scuole (quattro scuole elementari e una scuola media). Altro aspetto di qualità è la vicinanza all’Arno, che con le sue sponde richiama cittadini intenti a fare attività fisica, nonché fruitori del centro sportivo posto tra il lungarno e Via generale dalla Chiesa, accanto al quale, stando alle previsioni del PSC sorgerà un’area destinata a campeggio. Spostandosi verso Nord si incontra una fascia quasi esclusivamente residenziale con un parco pubblico a Est e un parco pubblico a Ovest (Villa Favard), in seguito troviamo i primi esercizi commerciali caratteristici di un’area abitata, spesso ai piani terra degli edifici e posti sui fronti stradali. E’ raro trovare nell’area edifici bassi mono funzionali, l’unica eccezione è il supermercato su via Aretina che posto in posizione strategica, all’incrocio con via della Ripa, cattura meglio l’attenzione godendo di una maggior visibilità.
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Edificio residenziale con piano terra commerciale
Sia via Aretina, sia via di Rocca Tedalda sono fortemente caratterizzate da un tipo di funzione a carattere commerciale che è quella delle concessionarie; sono infatti otto quelle che si possono contare camminando per queste due strade assieme ad una serie di altre funzioni, in stretta relazione con le auto; basti pensare ai molti benzinai sia funzionanti che dismessi, il cui suolo è diventato area destinata a parcheggio alle volte privato e alle volte pubblico. Anche nell'area ERP insistono alcune attività commerciali: un bar, nella parte degli edifici in linea a Ovest del comparto, e una industria di vernici nello spazio e Est tra la linea ferroviaria e gli altri edifici in linea del comparto. Tuttavia c'è da sottolineare che nell’area non c’è mercato per le piccole attività, sintomo anche della situazione economica
Residenziale
Commerciale picc.distr.
Commerciale gran.distr.
in cui viviamo, pertanto risulterebbe inappropriato proporre eccessivi spazi commerciali oltre quelli già esistenti. In conclusione possiamo affermare che le numerose aree verdi, con le funzioni in esse presenti, le scuole, il nucleo storico di Sant’Andrea, villa Favard, la stazione ferroviaria, assieme alle numerose attrattive della vicina località di Varlungo (Obihall, Esselunga, residenza studentesca, centro di Varlungo con la sua nuova piazza lineare) sono tutte polarità che, se ben sfruttate e connesse adeguatamente, possono fungere da volano per un miglioramento dell’intera area.
Attività commerciali legate alle auto
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Mappatura delle infrastrutture
Istruzione
Servizi
Produttivo
Sanità
Ed. di culto
2.3- Strategia di quartiere Connettere le nodalità Si è già parlato delle varie problematiche riscontrate nell’area, che rendono difficoltosa la fruizione dei vari ambienti da parte dei residenti, di conseguenza il principio di base che si è voluto scegliere per progetto a scala di quartiere è la connessione. In primis si sono andate ad evidenziare alcune “nodalità” di grande importanza per la zona, ovvero quelle funzioni che caratterizzano e danno vitalità all’abitato. Alcune di queste, come la stazione ferroviaria, andranno poi riqualificate per renderle qualitativamente più idonee, poiché ora risultano degradate e carenti di servizi. Localizzate queste, si prevede la loro connessione trasversale, permettendo una maggior permeabilità e percorribilità del quartiere, individuando dunque su quali percorsi intervenire per migliorarne la fruizione.
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Riconnessione delle nodalità
In secondo luogo verranno riconnessi il Parco del Mensola e il Parco del Lungarno tramite percorsi ciclo-pedonali passanti per le numerose aree verdi di quartiere, quali il Parco di Villa Favard, il percorso del Fiume Mensola, il Parco della Musica e la zona del campeggio prevista dall’amministrazione al posto degli ex vivai, in modo da creare una continuità, anche fisica tra i vari sistemi naturalistici presenti. Da sottolineare è il fatto che questi sono luoghi per il tempo libero e lo svago, importanti non solo per gli abitanti della zona, ma anche per quelli di tutta la città, che durante il weekend, e non solo, ne potranno usufruire più facilmente, o arrivandovi attraverso la ciclabile del lungarno, oppure più comodamente in treno.
Via di Rocca Tedalda - Progetto
La stazione e il parcheggio scambiatore La presenza della stazione di Rovezzano diventa dunque fondamentale per il flusso di persone, dalla periferia al centro durante la settimana, e viceversa nel tempo libero. Si prevede perciò il rafforzamento del collegamento ferroviario da Rovezzano verso il centro di Firenze ed un migliore attraversamento della ferrovia, grazie ad un nuovo sottopassaggio ciclabile ad Ovest del comparto, in coincidenza con il vecchio tracciato del fiume Mensola, e ad una nuova stazione sotto la ferrovia, che porta al parcheggio scambiatore, da realizzare a Nord e già nelle previsioni del PSC. Parte del flusso di traffico entrante in città passa per il vicino viadotto di Varlungo, si prevede quindi, in linea con i piani comunali, la costruzione di un parcheggio di interscambio a Nord della stazione. In questo modo Rovezzano diventerà una porta d’ingresso al centro cittadino, che può essere raggiungo coi mezzi pubblici (tram, treno, autobus) o in bicicletta.
Via Aretina - Progetto
Nuova immagine per Via di Rocca Tedalda Passando alla trattazione dei tracciati viari paralleli all’Arno, si opta per il mantenimento della viabilità veloce su Via Generale Carlo Alberto Dalla Chiesa, alleggerendo il quartiere dal traffico pesante tramite opportuni accorgimenti. Caratterizzante sarà, in quest’ottica, la nuova conformazione di Via di Rocca Tedalda, la cui percorribilità risulterà di tipo “ibrido” ciclo-pedocarrabile, con una nuova pavimentazione e conformazione dei percorsi, analogamente, ed in continuità, con quanto è già stato fatto per la ‘’piazza’’ di Varlungo dallo studio Mimesi 62. Percorrendo la via ci si troverà davanti ad un’interessante articolazione di spazi pubblici, che ne diventano l’espansione nei punti nodali, creando quindi un gioco di spazi che si innestano sul percorso principale movimentandolo e arricchendolo di quelle funzioni in parte già presenti nel quartiere ma poco visibili.
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Via Generale Carlo Alberto Dalla Chiesa - Progetto
Di grande importanza in questo approccio sarà l’appropriazione delle aree dismessi, come quella dell’ex distributore di benzina
Gerarchie dei percorsi Particolarmente curate e caratterizzanti saranno, inoltre, le intersezioni con i percorsi trasversali, con le relative gerarchie. I percorsi ciclopedonali avranno di norma la precedenza su quelli carrabili all’interno del quartiere. Il problema si pone quando questi incrociano Via Generale Dalla Chiesa che, caratterizzata da una mobilità pesante, poco si presta ad essere superata da percorsi “lenti”. Per evitare una difficile, quanto pericolosa, intersezione, oltre che garantire un comodo ingresso al quartiere tramite Via della Ripa, si realizzerà in questo snodo problematico una rotatoria con percorso ciclopedonale passante in un sottopassaggio.
Centrale a biomasse
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Per la strategia energetica di quartiere si prevede la realizzazione di un impianto di cogenerazione a biomasse vegetali, che utilizza fonti biologiche (cippato, sfalci o pellet) per attivare la combustione nel bruciatore. Il gas di scarico pulito e ad alta temperatura, prodotto dalla combustione, attiva la turbina per la produzione di energia elettrica, mentre l’energia termica viene sfruttata in una rete di teleriscaldamento che servirà le utenze ubicate nelle vicinanze, principalmente il comparto ERP di Via di Rocca Tedalda. Il rendimento del sistema a biomassa dipende dalla qualità della biomassa utilizzata, ma è comunque pari o superiore rispetto ai sistemi tradizionali, e comporta un notevole risparmio economico, grazie al recupero della materia prima a filiera corta (parco del mensola e aree boschive collinari). Per la gestione di tale centrale si invita alla creazione di una cooperativa di lavoratori atta alla raccolta e al recupero di biomasse legnose. In questo modo si contribuirebbe a mantenere puliti i boschi, fornendo materia prima a km 0, riducendo gli impatti sull’ambiente dovuti al trasporto.
3- Il comparto ERP di Via di Rocca Tedalda 3.1- Storia dell’ ERP a Firenze A Firenze il problema delle abitazioni in locazione venne affrontato per la prima volta nel 1849 dalla Società Autonoma Edificatrice. La S.A.E. costruì, nel quartiere Barbano, un immobile a bassi fitti, costituendo uno dei primi esempi di alloggi operai in Italia. In seguito iniziarono a sorgere una serie di società autonome, che si occuparono di costruire degli alloggi economici da locare a fitti adeguati, ma posti strategicamente nella periferia della città. Tra il 1865 e il 1871, in seguito al Piano Poggi per Firenze capitale, la popolazione crebbe bel 30% ma a fronte di ciò solo le società autonome costruirono nuovi edifici per soddisfare la crescente domanda.
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In seguito alla Legge Luzzatti, tra il 1904 e il 1911 si riscontrò un particolare dinamismo nell’edilizia popolare che portò finanziamenti comunali all’IACP - Istituto Autonomo per le Case Popolari - ,fondato nel 1909, alle cooperative esistenti ed al Comitato degli Indigenti. Gli interventi dell’ IACP erano rivolti prevalentemente alla classe proletaria, mentre per il sottoproletariato si lasciava che se ne occupasse il Comitato degli Indigenti. Sino agli anni ‘60 grandi complessi ERP furono realizzati al limite della città costruita andandosi ad identificare come aree urbane con le tipiche caratteristiche delle periferie organizzate dell’epoca: palazzotti con cortili interni, dove erano posti i servizi comuni, fino agli anni ‘30; casette a bassa densità nel verde, fino agli anni ‘40; ancora grandi complessi moderni svincolati dagli allineamenti stradali, fino agli anni ‘60.
Edificazioni per lotti caratterizzarono gli anni ‘60 e ‘70. I diversi soggetti coinvolti, all’interno dei PEEP, operarono esclusivamente sul proprio lotto senza raccordare gli interventi, facendo perdere quindi l’ottica complessiva ed organica con la quale era stato pensato lo strumento urbanistico. Ne risultò una periferia che non presenta degli spazi organizzati fra gli edifici, che generalmente identificano la qualità urbana di un luogo, ovvero la città. Dopo il 1973, il lavoro di IACP proseguì dando attuazione alle leggi che di volta in volta furono promulgate in attesa di una Normativa Tecnica Nazionale, che però non arrivò mai. L’assenza di questa normativa nazionale, di fatto portò ad un peggioramento qualitativo delle nuove edificazioni, la cui progettazione e realizzazione veniva appaltata alle imprese con il principio del minor prezzo, non avendo di fatto nessun controllo sul risultato finale. In questo quadro di riferimento si costruì a Torri, a Cintola e alle Piage, in cui si denota chiaramente la mancanza di un progetto urbanistico complessivo, il che creò zone periferiche anonime e di scarsa qualità complessiva. In questi luoghi è assente l’”effetto città”. Questa nuova forma di aggregazione urbana, ostile alla socializzazione e al coinvolgimento popolare, causò un senso di alienazione e insoddisfazione negli abitanti, portati quindi a ricercare autonomamente altre forme di aggregazione discutibili ed in luoghi non previsti. Nel 1986, tutti gli IACP della Toscana presero la denominazione di ATER - Azienda territoriale per l’edilizia residenziale -. La storia degli interventi ERP a Firenze nel 900 è quantitativamente rappresentata dalla tabella che riporta il numero di abitazioni realizzate dallo Stato, attraverso i numerosi enti e canali finanziari che nei vari periodi storici sono stati deputati a questo compito.
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L'ATER, nelle varie forme che ha assunto nel tempo, rappresenta certamente una grossa fetta di questa realtà avendo costruito, nel corso di più di un secolo, oltre undicimila alloggi, dei quali una parte è rimasta ancor oggi a far parte del suo patrimonio. Una nuova legge regionale del 1998, e il TU sull’ordinamento degli enti locali del 2000 hanno portato verso la trasformazione degli ATER in società per azioni a carattere privato. Dal 1 marzo 2003 Casa Spa. è subentrata nel ramo operativo dell’ex ATER in qualità di soggetto gestore per conto dei Comuni fiorentini. Il tema odierno è quello della rigenerazione urbana delle aree degradate. Si tratta di ricucire il rapporto tra una città e una periferia priva di contenuti urbani in modo da generare apprezzabili livelli di qualità abitativa. In altre parole ci si deve accingere a “qualificare” e non a “riqualificare” strutture urbane interessate in passato da espansioni edilizie caratterizzate fin dall’inizio da gravi carenze di valori insediativi.
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3.2- Il comparto ERP di Via di Rocca Tedalda A metà del secolo scorso, il tracciato ferroviario FirenzeRoma, passante anche in zona Rovezzano, separò per sempre il destino della collina dal destino della piana, dove a poco a poco iniziarono a sorgere edifici nuovi in continuità con lo storico edificato urbano. Nel secondo dopoguerra il Comune di Firenze costruì un tracciato parallelo ed alternativo al tracciato urbano di via Aretina, uno stradone intestato alla Rocca Tedalda. Nel 1954 il Comune fece costruire case popolari sul lotto compreso tra Via di Rocca Tedalda e la ferrovia, tra lo stradello di Rovezzano e il torrente Mensola. Il progetto, di Cardini, Isotta e Bartolini, prevedeva case minime, fabbricate con materiali scadenti, “ma umane”. Nel 1957 l’Ente comunale completò il lotto all’estremità occidentale e all’estremità orientale. Il progetto, di Cardini, Cetica e Raspollini, comprendeva sei edifici a torre, tre ad est e tre ad ovest, formati da tre blocchi, due di tre e uno di quattro piani, i cui piani sfalsati etano uniti da rampe di scale. Un’ulteriore fascia di edifici a torre si sarebbe dovuta costruire seguendo il terrapieno della ferrovia, fino a saturare l’intero comparto ma nel 1968 l’Ente preferì realizzare quattro torri in laterizio ad ovest del Mensola con standard più elevati, su disegno di Di Pietro e della Lega Studenti Architetti. Nel 1984 lo stesso Gianfranco Di Pietro fu chiamato a progettare un nuovo assetto urbano per il comparto che includeva la sostituzione delle case minime del ‘54. Il progetto, ricalcando la forma insediativa precedente e scartando quindi l’ipotesi di un fronte urbano continuo, consiste in dieci blocchi parallelepipedi paralleli a gradoni disposti a pettine rispetto a
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Via di Rocca Tedalda, i quali si uniscono a due a due in modo da formare cinque coppie. L’intervento ha avuto l’obiettivo della facile accessibilità di ogni cellula e la comunicazione rapida dell’una cellula con l’altra. Alle percorrenze si sarebbero uniti percorsi in quota, concretizzati nei ballatoi, nonché nei fattori della risalita, coperti e scoperti. Dal punto di vista urbanistico purtroppo il sistema di passaggi non fu mai realizzato come previsto dal progetto di Di Pietro, lasciando un sistema di edifici introversi, totalmente carente di collegamenti pedonali e spazi collettivi su cui possano affacciarsi attività commerciali e servizi. Il degrado attuale è conseguenza di questi spazi collettivi mancati, che avrebbero bisogno di essere rivisti sia inserendo nuove attività, sia semplificando una logica di percorsi a diverse quote e di spazi ibridi che fanno sentire il residente autorizzato a privatizzarli, come infatti è successo, o al contrario a disinteressarsene totalmente. L’unico intervento fatto dal Comune una decina di anni fa è stato migliorare l’efficienza energetica degli edifici a ballatoio grazie all’aggiunta di un rivestimento a cappotto.
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3.3- Stato di fatto Affrontando l’analisi del quartiere ci si è posti come obiettivo la ricerca di tutte le condizioni di degrado presenti e delle relative cause, in modo che il progetto di rigenerazione abbia come principale linea guida il miglioramento di tali fattori. Il comparto confina ad Est con una stretta area verde dove passava il torrente Mensola, ora tombato, a Sud con Via di Rocca Tedalda, a Ovest con lo Stradello di Rovezzano e a Nord con la linea ferroviaria Firenze-Roma che ha una fermata proprio all’interno di questo. Per ciò che concerne le tipologie di edificato, può essere suddiviso in tre differenti aree: un’ area ad Est, che chiameremo ZONA1, caratterizzata da tre edifici in linea; un’ area centrale, che noi chiameremo ZONA 2, che presenta cinque edifici a ballatoio; e un’area ad ovest, che noi chiameremo ZONA 3, caratterizzata come la prima da tre edifici in linea, da un edificio a torre e da alcune aziende produttive. Lo spazio pubblico tra gli edifici del comparto è di scarsa qualità ed è limitato a zone di passaggio e di raccordo tra isolati con funzione quasi esclusivamente residenziale. Si tratta di aree di risulta adattate alle varie necessità, spesso a parcheggio, piuttosto che di un organizzato tessuto di connessione. Tuttavia il problema maggiore di questi spazi è il loro stato di abbandono, dovuto alla mancanza di funzioni che ne permettano la sopravvivenza, il che ha portato ad un forte degrado di tutto il livello 0 del comparto. Un esempio lo possiamo trovare nella ZONA 1 nella quale è presente uno slargo pavimentato tra gli edifici che si affaccia su Via di Rocca Tedalda. Questa piazzetta potenzialmente
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potrebbe essere un importante luogo vitale di aggregazione all’interno del quartiere ma non viene adeguatamente sfruttato a causa delle cattive condizioni in cui versa dovute al suo stato di degrado ed abbandono. Addirittura dal Marzo 2013 questa è stata recintata a causa di un grave dissesto della pavimentazione. Con la chiusura dell’unico spazio di relazione, i residenti si trovano ora senza un luogo dove svolgere quelle attività e sono costretti ad usare l’enorme spazio asfaltato dei parcheggi, che si insinua ovunque tra gli edifici, in maniera impropria, generando un forte senso di distacco e di non appartenenza verso il livello semipubblico che dovrebbe invece essere l’anticamera al proprio alloggio. L’area a ridosso della ferrovia è caratterizzata, da queste aree asfaltate, destinate a parcheggio, tra le quali si insinuano timidamente alcune zone di verde urbano: piccole aiuole, spazi di risulta che, avendo una scarsa utilità funzionale, finiscono per diventare luoghi poco curati, in cui si accumula sporcizia. Tra queste la più grande è rappresentata da un piccolo parco giochi per bambini che, per la sua posizione, la scarsa illuminazione e la poca cura, è utilizzato poco o in maniera non pertinente, cosicché diventa anche questo un punto di scarsa sicurezza e di degrado. Altro aspetto riscontrato è la presenza, nell’area verde, o per meglio dire “non asfaltata”, tra gli edifici della ZONA 3 e gli stabilimenti produttivi a ridosso della ferrovia, di alcuni percorsi spontanei.
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Nella ZONA 2 troviamo gli edifici a ballatoio costruiti nel 1984 su progetto di Gianfranco Di Pietro. Come già detto nel paragrafo 3.2 il progetto, che prevedeva un sistema di passaggi e di spazi collettivi, oltre che un piano terra di locali adibiti a negozi e a uffici, è rimasto completamente disatteso. Oggi ci troviamo davanti ad uno scenario completamente diverso, con un sistema di edifici introversi con percorsi pedonali e di spazi collettivi degradati e non vissuti dagli abitanti.
Questi spazi necessitano solamente di una riorganizzazione con l’inserimento di nuove funzioni, in parte già presenti come alcune attività di ritrovo giovanile ed un ufficio postale. Non migliori sono le condizioni degli edifici in linea delle zone 1 e 2. soprattutto nella ZONA 1 troviamo, ai piani terra, locali fatiscenti, completamente abbandonati, in cui il degrado ha raggiunto livelli tali da non renderli assolutamente utilizzabili. Locali precedentemente adibiti a funzioni commerciali chiusi ormai da vent’anni, cantine con altezza interpiano di 2,5 mt. in disuso, ambienti danneggiati da un incendio e mai ripristinati rendono alienante il livello pubblico di questa zona, che di conseguenza è poco vissuta se non esclusivamente come luogo di transito da parte dei residenti. L’unico episodio positivo è rappresentato dall’unica attività commerciale sopravvissuta, il bar “Hard Rocca Caffè” che, posto al piano terreno dell’edificio adiacente alla pubblica via, è uno dei pochi spazi attivi. D’altra parte c’è da dire che anche questo non gode di ottime caratteristiche poiché per entrare bisogna scendere alcuni scalini per avere un’altezza abitabile all’interno di almeno 3 m, con la conseguenza di non essere accessibile alle persone diversamente abili. Diverse sono le condizioni della ZONA 3. L’edificato, se pur sempre caratterizzato da un alto grado di degrado ma possiamo notare una maggior cura del livello semipubblico. I piani terra sono caratterizzati dalla presenza di cantine e/o locali accessori alle abitazioni che, contrariamente a quanto accade ad Ovest, almeno presentano gli infissi e adeguati sistemi di chiusura che ne denotano l’utilizzo. Inoltre si può constatare come alcuni abitanti abbiamo iniziato a prendersi cura spontaneamente degli spazi limitrofi agli edifici, creando piccole aree verdi collettive. Questo aspetto partecipativo spontaneo è un elemento importantissimo che denota l’interesse da parte degli abitanti della comunità nei confronti di ciò che non è esclusivamente la proprietà personale ma la proprietà di tutti, il collettivo. Ciò rappresenta l’identità di
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quartiere ed è da auspicarsi in ogni intervento: un ambiente che crei identità e spirito di comunità porta gli abitanti ad una maggior cura degli spazi comuni, che in questo modo riescono a sopravvivere ed essere sempre qualitativamente adeguati. Tornando a parlare dello stato di fatto un particolare riguardo va prestato al tema della sicurezza, o meglio del “sentirsi sicuri”, di grande interesse quando si tratta il tema delle periferie. La sicurezza di un’area si raggiunge soprattutto attraverso un controllo spontaneo del territorio da parte dei cittadini, che può essere reso possibile grazie ad alcuni accorgimenti durante la progettazione. Questi metodi si rapportano alle varie scale del progetto: alla grande scala si tratta di dare o meno vitalità a una determinata area durante le diverse ore del giorno e della settimana, collocandovi funzioni e attività; alla scala intermedia si va a rendere possibile la sorveglianza spontanea da parte dei fruitori attraverso la progettazione spaziale dei luoghi; le scelte progettuali della scala più piccola, in fine, caratterizzano quegli aspetti che determinano sensazione di disagio e sicurezza/insicurezza nelle persone, influenzando il comfort dei luoghi: si vanno a definire le recinzioni che dividono le pertinenze private da quelle pubbliche, le gerarchie dei percorsi, l’illuminazione, l’arredo urbano e gli accessi.
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Attualmente il comparto ERP di Via di Rocca Tedalda presenta molti punti ciechi e zone senza via d’uscita che provocano nei fruitori sensazioni di poca sicurezza che si manifestano con uno scarso utilizzo e conseguente degrado dei luoghi. Apprestandosi alla riprogettazione degli spazi pubblici del comparto, vanno quindi perseguiti alcuni obiettivi al fine di generare nell’utente che vivrà questi luoghi un senso di sicurezza, che al momento scarseggia: •
linee visuali sgombre che permettano di avere il controllo di un lungo tratto di strada o di spazio aperto;
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un “mix” di funzioni che renda vitali diversi spazi al livello zero attirando persone e quindi generando una vigilanza spontanea degli spazi; chiara definizione dei limiti di proprietà e relative funzioni in modo da evitare usi illegittimi degli spazi; corretta progettazione degli edifici e del verde in modo da evitare possibili nascondigli o scale naturali; percorsi alternativi in modo da non rendere prevedibile il percorso imboccato dagli utenti.
In conclusione Andiamo ad analizzare nel dettaglio il degrado degli edifici ERP del comparto. Gli edifici in linea della ZONA 1 e della ZONA 3, costruiti a setti portanti in mattoni pieni e aventi le stesse caratteristiche, sono interessati da un alto grado di degrado: umidità diffusa con presenza di muschio, acqua all’interno degli infissi, cantine non a norma (h<2,1m), caduta di intonaco nelle cantine e nei vani scala, esalazioni fognarie, piani terra abbandonati o occupari abusivamente. CLASSE ENERGETICA G: 290,598 KWh/m2a Gli edifici a ballatoio della ZONA 2, costruiti con una struttura intelaiata in ca. con solai prefabbricati in ca., sono interessati da un degrado medio-alto: utilizzo delle aree comuni come parcheggi per scooter e bici, rigonfiamento e distacco dell’intonaco, umidità di risalita che degrada le chiusure verticali e rende insalubri i piani terra, cimasa insufficiente che provoca macchie all’intonaco esterno, dissuasori per piccioni davanti agli infissi, impianti parzialmente a vista con finiture degradate, piano terra completamente inutilizzato apparte l’ufficio postale CLASSE ENERGETICA E: 116,028 KWh/m2a
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4- I modelli abitativi contemporanei 4.1- Abitare la contemporaneità Progettare spazi abitativi significa soprattutto comprendere gli abitanti, le usanze, le abitudini, le necessità e gli stili di vita che oggi giorno sono quanto più complessi e diversificati. Quello in cui viviamo è un tempo confuso: le vita sono sempre più precarie e nomadi, l’insicurezza economico-lavorativa rende difficile fare progetti a lungo termine, i giovani fanno fatica ad emanciparsi dalle famiglie, le coppie sono sempre più instabili e si fanno meno figli. L’ ideale di famiglia è radicalmente cambiato rispetto a qualche decina di anni fa. L’assottigliamento del nucleo familiare ha svariate cause come l’aumento dell’età media, complesse esigenze legate allo sviluppo della carriera, cambiamento dei modelli sociali (ruolo dei sessi, separazioni, migrazioni), ecc.. Questi fattori stanno portando ad un profondo mutamento nei modi di vivere e di concepire l’abitazione. Sono ormai molte le forme di convivenza e coabitazione ed è sempre più frequente il fatto di vivere da soli. A completamento dei modelli sociali tradizionali, le ricerche classificano la popolazione in base al grado di istruzione, all’età, al modo di trascorrere il tempo libero, alle preferenze culturali, alle ambizioni e ai comportamenti.
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Le vecchie tipologie residenziali sono sono ormai inadatte a soddisfare ad un mercato in continuo aggiornamento, che muta con il mutare della società. Il mercato immobiliare oggi è ancora dominato da un modello di alloggio disegnato su misura per la famiglia tradizionale, che però soddisfa solo in parte le esigenze di una domanda caratterizzata da numerose forme di aggregazione domestica. E’ il momento per una riprogettazione della residenza che superi quantitativamente e qualitativamente la vecchia idea di standard, valido per un generico inesistente utente medio.
4.2- Classi d’utenza Lo studio del quadro esigenziale passa inevitabilmente per l’analisi dei nuclei familiari, o meglio delle varietà di composizione degli stessi. Studiandone gli stili di vita è possibile dunque dedurne specifiche indicazioni per la formulazione di concetti abitativi mirati.
La famiglia La famiglia è il nucleo fondamentale dell’utenza residenziale. Questo nucleo, ormai da decenni, è in continua trasformazione, soprattutto dal punto di vista della consistenza, con un numero di componenti medio che si è abbassato a 2,6 persone. In passato la famiglia padre, madre con uno o due figli era la norma, ma ora si può assistere, con sempre maggior frequenza, a numerosi episodi di coabitazione tra persone legate o no da vincoli di parentela. Una famiglia può contenere un solo nucleo, un nucleo al quale si aggregano altri utenti, più nuclei, o nessun nucleo. Il numero dei single è in crescita, mentre la famiglie “estese” persistono in percentuale pressoché invariata, in più sono in aumento le nuove tipologie di coabitazione (libere unioni, famiglie “ricostruite”, famiglie monogenitore). Il numero dei figli è in diminuzione: sempre maggiori sono le coppie con un solo figlio o senza figli, mentre aumenta l’età di permanenza in casa con i genitori.
La persona sola I nuclei composti da una persona sola rappresentano, ormai, un quarto della popolazione. Le “persone sole” sono diversamente distribuite a seconda del sesso e in base alla fascia d’età. Fino ai 44 anni questa condizione è maggiormente diffusa negli uomini, mentre aumenta nelle donne con l’età,
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fino a diventare prevalente in età avanzata. Questa diversificazione è dovuta a vari fattori socioantropologici quali l’aspettativa di vita maggiore per le donne, il fatto che gli uomini si sposano più tardi e che in caso di divorzio spesso i figli vengono affidati alle madri, andando dunque a costituire un nucleo monogenitore. Rilevante in questo ambito è anche il lavoro poiché molte persone necessitano di spostarsi per esigenze lavorative, il che porta dunque a identificarsi con questa tipologia o in quella delle coabitazioni tra persone senza vincoli di parentela.
I giovani in famiglia
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Un fenomeno in forte crescita è il ritardo dell’emancipazione giovanile. Sempre più giovani rimandano l’uscita dalla famiglia e il motivo, che fino a dieci anni fa era, soprattutto negli uomini, legato a fenomeni che necessariamente rinviano il processo di transizione allo stato adulto (fine degli studi, ingresso nel mondo del lavoro, autonomia economico-abitativa,unioni, figli..), oggi è da attribuirsi anche alla stagnazione del mercato del lavoro, che ha portato ad una diffusa precarietà economico-lavorativa e alla disoccupazione che coinvolge prevalentemente le fasce più giovani della popolazione. La permanenza in famiglia di giovani è, dunque, un fenomeno complesso che risente di molteplici fattori, spesso non riconducibili alla volontà dei soggetti, ma che sta ridisegnando l’equilibrio interno dei nuclei familiari.
Anziani Gli anziani costituiscono circa il 20% della popolazione. Le donne, per la loro maggiore aspettativa di vita, sono il sesso prevalente in questa fascia di età, e la percentuale cresce man
mano che si aumenta l’età del campione. Gli anziani vivono prevalentemente in famiglia come membri aggregati, spesso per motivi di salute, oppure da soli. Gli anziani si dichiarano soddisfatti dei loro rapporti all’interno dei nuclei famigliari, e si registrano livelli di soddisfazione abbastanza elevati anche per quanto riguarda le relazioni con gli amici ed il tempo libero.
Stranieri La famiglia italiana, come abbiamo già detto, si compone prevalentemente di pochi individui, soprattutto se paragonata a quelle del passato. Diversa è la composizione delle famiglie straniere, per fattori legati alle tradizioni, alla cultura e a modelli di vita differenti. Il numero degli stranieri residenti è in costante crescita e i flussi migratori si indirizzano principalmente verso il Nord Italia e verso le grandi città. Si assiste inoltre ad una femminilizzazione della popolazione straniera dovuta al ricongiungimento dei nuclei familiari, portando ad un generale riequilibrio dei sessi rispetto al passato. L’età media, invece, è relativamente giovane, tra i 30 e i 49 anni, con una quota di coppie del 50%.
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4.3- Ambiti di applicazione del progetto residenziale Gli studi sui singoli grippi d’utenza e sui relativi stili di vita possono permettere la formulazione di concetti abitativi mirati, anche se va sottolineato il desiderio degli utenti di una sempre maggiore libertà e flessibilità nella configurazione personale del proprio alloggio. Le forme abitative concentrate portano con sé una serie di vantaggi: • ubicazione favorevole, buoni collegamenti tramite i trasporti pubblici, brevi distanze; • possibilità di instaurare rapporti col vicinato; • buona visuale negli edifici alti; • impiantistica complessa sostenibile, poiché ripartita per più unità abitative; • impianti, strutture e servizi comuni; • sicurezza dalle intrusioni, sentirsi sicuri in un sistema collettivo controllato.
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Di contro vi sono alcune caratteristiche positive che caratterizzano la tipologia monofamiliare che, se riportate e tradotte anche nelle forme abitative densificate, ne aumenterebbero notevolmente la qualità: • privacy, possibilità di sentirsi in una condizione di singolarità all’interno del proprio alloggio, con un controllato rapporto di vicinato, senza introspezioni tra abitazioni contigue, con buoni livelli di isolamento acustico e visivo rispetto al contesto; • disponibilità di spazi esterni e verde attrezzabili come estensione degli spazi del soggiorno; • senso d’identità e riconoscibilità della propria abitazione, non vista come una cellula anonima all’interno di un’aggregazione ripetitiva ed uniforme.
Ambito pubblico: Spazi esterni “La casa non è un oggetto posto sul terreno, ma di ogni cosa intorno è la continuazione” Carlo de Carli Il piano terreno si configura come uno spazio ibrido conteso tra interno-esterno, aperto-chiuso, pubblico-privato, è l’elemento capace di raccordare l’edificio all’ambiente in cui si trova. Il suolo, dunque, ha la funzione di stabilire dei rapporti tra gli edifici. Negli anni ‘60 si assiste all’impoverimento del rapporto di interdipendenza tra spazio pubblico e piano terra degli edifici e si abbandonano delle pratiche sociali basate sui rapporti di vicinato, assistendo alla desolazione dei rapporti tra edificato e spazi pubblici. Oggi, la ricerca contemporanea, oltre a puntare su un remix funzionale al piano terra degli edifici, si pone di operare sul rapporto tra architettura e suolo della città, andando a includere il suolo tra i campi di applicazione del progetto, per esplorare sentieri che riconducono ad una più articolata varietà dello spazio urbano. Spesso si assiste ad un abbandono del plan générateur a favore di un livello zero che diventa sezione orizzontale e si organizza attraverso livelli sfalsati, scassi nel terreno, accessi puntuali e sistemi d’illuminazione zenitale, andando dunque verso una natura sempre più infrastrutturata dei suoli.
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Ambito semi-pubblico: Spazio condominiale Le tipologie abitative concentrate implicano una particolare attenzione progettuale verso gli ambienti comuni per poter favorire occasioni di socializzazione tra gli individui che costituiscono una comunità. Fondamentale è la possibilità di orientarsi facilmente all’interno della struttura, rendendo facilmente raggiungibili e rintracciabili gli spazi comuni, favorendo le occasioni di incontro e dando all’utente la possibilità di scegliere se utilizzarli o meno.
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La richiesta di spazi comuni non si limita a locali deposito, rimessa bici, lavanderie, spesso dati per scontati o rifiutati, ma si traduce piuttosto in ambienti di servizio alla residenza e di svago, da utilizzare nel tempo libero. In quest’ottica si collocano spazi per il gioco dei bambini, spazi per la vita sociale di relazione, spazi per gli hobbies e il bricolage, spazi per l’uso privato temporaneo e spazi per il ricovero protetto degli automezzi. Questi ambienti, da collocarsi se possibile non esclusivamente al piano terra, ma anche a livelli intermedi, devono essere in relazione con il verde e con gli spazi urbani, ben serviti dal connettivo e non chiusi. Inoltre per evitare l’utilizzo saltuario di spazi specifici frazionati è buona norma progettare ambienti flessibili, ovvero adattabili e attrezzabili per le diverse esigenze. In ogni caso si deve necessariamente garantire il benessere, la privacy e la tranquillità del singolo prima di tutto.
Ambito privato: Spazio dell’alloggio “La norma che l’uomo si deve adattare alla casa se costruita secondo le regole, sembra rovesciarsi oggi nel suo esatto contrario: non è la casa ma l’uomo a stabilire il modello di comportamento fruitivo dello spazio” Giovanni Leone Gli studi sui nuovi modelli d’utenza, sugli stili di vita e sulle nuove esigenze abitative hanno portato a sintetizzare i desideri dell’utente in tre richieste principali, che però portano con se molteplici complesse implicazioni, a volte contraddittorie alle quali non è sempre facile dare una risposta: Alloggio inteso come abitazione singola in edificio multipiano: Gli utenti spesso concepiscono l’abitazione come un rifugio dal caos del mondo esterno, un luogo intimo e sicuro dove potersi isolare e sentire protetti, desiderano poterlo personalizzare per renderlo riconoscibile, unico e potersi dunque identificare con esso. L’ambiente nel quale si vive acquista inoltre maggior qualità se direttamente o indirettamente (vista) legato ad uno spazio verde e se dispone di zone di servizio dedicate allo svago, al gioco, ad attività sociali e al rimessaggio degli automezzi. Metamorfosi dell’alloggio in relazione ai cambiamenti interni al nucleo familiare: Non è più possibile concepire edifici immutabili nel tempo poiché all’interno dei nuclei famigliari avvengono dei cambiamenti che ne cambiano i bisogni e, poiché questi tendono a permanere nello stesso luogo, vi è dunque la necessità di poter adattare gli spazi a queste esigenze in divenire. Si presenta qui il tema della flessibilità sia dal punto di vista dell’uso degli spazi nel breve e brevissimo periodo, sia dal
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punto di vista di un alloggio dinamico che segue i mutamenti del nucleo familiare in modo semplice ed economico, nel lungo periodo. Spazi nuovi e plasmabili all’interno dell’alloggio: Le odierne esigenze hanno portato all’aumentato dello spazio privato di ogni utente ed è sempre maggiore il bisogno di privacy personale anche all’interno della famiglia. Ci si pone dunque nella condizione di definire zone più sociali e zone più private anche all’interno del singolo alloggio. Per queste zone sarebbe buona norma prevedere una pluralità d’uso in modo da rimandare le scelte agli utenti o permettere cambiamenti futuri. Tutto questo assicurando una soddisfacente vivibilità degli spazi, dal punto di vista del comfort acustico e percettivo.
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4.4- L’ambiente domestico Rispetto al passato vi è una generale ridefinizione di tutti gli spazi della casa:
Cucina Il cucinare è un’attività domestica che offre un’importante visione sui cambiamenti dei nuclei famigliari. I pasti sono, sempre più spesso, consumati fuori casa e la preparazione dei cibi è diventata in molti casi obsoleta a favore di cibi preconfezionati. La preparazione dei cibi è diventato un hobby a cui dedicarsi nel tempo libero ma la cucina deve essere attrezzata ad ogni eventualità, diventando un’isola ipertecnologica, uno status symbol al quale non si può rinunciare. Spesso questo ambiente diventa anche il luogo dove gli ospiti vengono accolti e dove le famiglie si riuniscono assumendo quindi, assieme al salotto, la funzione di mult-use social space.
Sala da pranzo e salotto La vita dei genitori e dei figli è caratterizzata da una crescente indipendenza di questi ultimi man mano che crescono. In passato la presenza della TV era ancora una ragione per condividere questo ambiente ma oggi ogni stanza offre una varietà di oggetti tecnologici che contribuiscono a frammentare ulteriormente il nucleo famigliare togliendo centralità al soggiorno come luogo di condivisione giornaliera.
Stanze individuali Oggigiorno una stanza per persona è la normalità. La camera da letto, che in origine era il luogo dove dormire, è ora diventata, soprattutto per i giovani, una stanza multifunzionale dove vivere, dormire, lavorare, mangiare e studiare, dove si
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praticano gli hobby e si accolgono gli amici, assumendo quindi dimensioni maggiori rispetto al passato. La camera da letto diventa quindi un piccolo soggiorno dove molte attività giornaliere, che solitamente si praticavano nelle zone comuni, per volontà o per mancanza di spazio passano alle zone private.
Bagni Negli anni ‘50 e ‘60, l’introduzione della ventilazione meccanica ha posto le basi per la realizzazione di moduli sanitari interni alla pianta dell’alloggio. Recentemente lo spazio per l’igiene personale e la cura del corpo si è ampliato, così come il bisogno di moderne attrezzature, la dotazione di un doppio lavandino, una vasca e spesso di una doccia separata. Lo standard di un bagno più una stanza WC per gli ospiti sta variando, tanto che spesso troviamo alloggi con due bagni completi oppure la presenza di bagni privati in camera.
Lavoro e media
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Con il boom delle telecomunicazioni e i network di trasferimento dati, il lavoro in rete è diventato una realtà in costante crescita. L’uso del telefono e l’accesso alla rete da ogni stanza è ormai la normalità, configurando l’abitazione contemporanea come un luogo in cui il costante flusso di dati in-out è ormai sempre presente. Questa condizione, di una vita virtuale parallela alla vita reale, che i sociologi definiscono e-life, incide profondamente sul nostro habitat domestico dando una nuova centralità all’abitazione come luogo dal quale si può fare tutto e nel quale si tende ad isolarsi rispetto alla tendenza centrifuga del passato.
4.5- Il tema della flessibilità “La differenziazione in costante aumento delle nostre esigenze residenziali richiede una grande flessibilità nell’utilizzo. Se ci limitassimo a considerare fissi, a causa degli impianti che contengono, solo la cucina ed il bagno, e scegliessimo di suddividere gli altri spazi della casa con divisori adattabili, credo che potremmo soddisfare ogni esigenza abitativa.” Mies Van Der Rohe L’idea espressa nel 1927 da Mies di una struttura dell’edificio adattabile alle diverse esigenze anticipa concettualmente il bisogno attuale di rispondere, senza stravolgimenti, ai cambiamenti del nucleo famigliare. L’alloggio contemporaneo è un ambiente dinamico che deve potersi modificare, variando la propria configurazione spaziale a seconda delle esigenze in continuo mutamento. Il tempo entra quindi nel processo di ideazione come elemento compositivo del progetto. Adattare gli alloggi ai bisogni individuali con semplici accorgimenti non invasivi è l’argomento più rilevante da quando gli aspetti quantitativi sono stati risolti. Fissati i luoghi strategici, i “nuclei umidi”, i rimanenti ambienti vengono utilizzati a seconda dell’interpretazione degli utenti, in base alle diverse esigenze. In epoca più recente lo studio Fink+Jocher progettò ad Hannover il Kronsberg complex, edificio residenziale in cui i moduli sanitari si trovano concentrati in un ”service core” interno, offrendo una grande libertà nella gestione degli ambienti, cosa che Mies non potè sperimentare all’epoca per ragioni tecniche ma che rispecchia ed è l’evoluzione della sua idea innovativa di flessibilità.
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I sistemi flessibili offrono dunque innumerevoli vantaggi, ma l'adattabilità degli ambienti passa inevitabilmente nelle mani degli utenti finali che hanno il compito di definire gli ambienti in base alle proprie esigenze con un dispendio di fatica e denaro difficilmente sostenibile rispetto ad un alloggio già progettato. Fino a che punto è giusto che arrivi la libertà dell'utente finale? Vengono qui proposte due visioni riguardo la flessibilità: Herbet Wimmer sostiene: “Ai cambiamenti occorre dare una risposta innanzitutto rapida e poi anche economicamente sostenibile. Da una parte la logica interna della planimetria deve mirare, a parte alcuni punti essenziali, alla massima flessibilità; d'altra parte la tecnologia della flessibilità deve rivelarsi immediatamente praticabile” “L'equivalenza degli spazi è l'espressione dell'uguaglianza tra tutti gli abitanti”
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Wimmer progetta alloggi dove nulla, ad esclusione del nucleo servizi, è rigidamente determinato e dove gli ambienti non hanno una funzione preposta dal progettista. L'utente, a seconda delle sue esigenze va a definire gli ambienti tramite pareti scorrevoli che permettono numerose configurazioni aprendo/chiudendo. Difficilmente risolvibili sono però gli svantaggi di questa visione in uno stile di vita famigliare con problemi di privacy legati all'isolamento acustico degli ambienti e notevoli difficoltà nell'arredamento. Contrariamente Lucius Burkhardt ha una visione pressochè opposta: “Un nucleo famigliare non è una struttura armonica; anche la
famiglia felice basa il suo equilibrio su una sorta di armistizio, che deve essere mantenuto a fronte di condizioni difficili tra contraenti in rapida crescita e dei conseguenti mutamenti nei reciproci rapporti di forza. La pace della famiglia dipende dallo status quo e ciòpresuppone la presenza delle pareti. Il mantenimento delle condizioni di armistizio richiede anche una continuità nell’arredamento interno dell’abitazione. Indipendentemente da quanto siano mobili le pareti.” L’opinione di chi scrive è in linea con quest’ultima visione, infatti le piante completamente flessibili risultano più adatte ai nuclei composti da una o due persone, mentre per quanto riguarda i nuclei più numerosi si ritiene più adeguata una soluzione che preveda una suddivisione degli ambienti, almeno per quanto riguarda le zone più private dell’alloggio. La flessibilità si rispecchia qui nell’ambiguità d’uso delle stanze private che, a seconda delle esigenze possono diventare studio, sala giochi o altro, oppure nella possibilità di suddividere l’alloggio ricavandone un nucleo indipendente per un eventuale figlio che necessita di più indipendenza. Una flessibilità più legata alla visione di Wimmer si può invece avere nella zona più sociale dell’alloggio, il trinomio cucina-sala da pranzo-soggiorno può essere visto come uno spazio dinamico ed aperto in cui viene data all’utente la possibilità di variarne la configurazione secondo le sue esigenze. Nonostante questo il nostro compito è anche quello di dare delle indicazioni per indirizzare, piuttosto che vincolare, le scelte verso le soluzioni più adatte, attraverso la predisposizione impiantistica ad esempio.
45
5- Intervento 5.1- Rigenerazione a livello di comparto
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L’approccio alla riqualificazione del comparto ERP di Via Di Rocca Tedalda parte dall’analisi dello stato di fatto e del livello di degrado degli edifici e degli spazi pubblici che lo compongono. Le prescrizioni adottate a livello di quartiere coinvolgono quest’area relativamente alla stazione fs di Firenze-Rovezzano, al percorso ciclopedonale del torrente Mensola e alla riqualificazione di Via di Rocca Tedalda che coinvolge le aree adiacenti che diventano espansione dello spazio pubblico. Relativamente al comparto ERP si decide di intervenire sulla riqualificazione della quota zero, prevedendo una più ordinata definizione dei percorsi carrabili e delle aree parcheggio. Le due aree all’estremità Est ed Ovest saranno soggette a sostituzione del tessuto edilizio con demolizione e ricostruzione degli edifici esistenti. Queste aree diventeranno nuove nodalità all’interno del comparto e saranno connesse a quelle già esistenti (stazione ed edificio commerciale centrale) tramite percorsi ciclopedonali passanti attraverso gli edifici, alla quota zero. La macroarea ad Est avrà una connotazione prevalentemente residenziale, con pertinenze verdi delle residenze anche al piano terra, quella ad Ovest, di cui tratteremo in seguito sarà invece caratterizzata da un mix funzionale tra servizi per gli abitanti e residenze ai piani superiori.
Suddivisione del comparto ERP in tre macroaree con diversi gradi di degrado. Le aree Est ed Ovest sono quelle di più scarsa qualità.
Si ridisegna il sistema degli spazi pubblici alla quota 0 in tutto il comparSi definiscono le aree destinate a parcheggio e i percorsi carrabili.
to.
Si opta per la sostituzione del tessuto edilizio piĂš degradato. Considerando i vincoli si definiscono due aree di intervento (Est ed Ovest).
Espansione dello spazio pubblico della Tedalda. viene utilizzato il distributore
nuova
Via
dismesso
di
Rocca
come
area
di sosta e svariate sono le commistioni con il comparto
ERP.
47
Le
due aree soggette a sostituzione edilizia diventano nodalitĂ
e
vengono
nodalitĂ
connesse
esistenti,
da
tramite
percorsi
potenziare,
per
ciclopedonali una
migliore
con
le
fruizione.
Viene
potenziato
Anche
le aree di parcheggio hanno una connotazione verde.
il
sistema
del
verde
tramite
gardini
al
servizio delle residenze e zone di verde pubblico organizzato.
Destinazione dâ&#x20AC;&#x2122;uso degli edifici 1 Residenziale (tipologia in linea) con servizi alla residenza ail piano terra
2 Residenziale (tipologia a ballatoio) a tutti i livelli
2 1
2
3 Residenziale (tipologia a ballatoio) con attivitĂ commerciali al piano terra
3
2
2
4 Residenziale (tipologia in linea) a tutti i livelli
4
49
5.2- Intervento di sostituzione edilizia degli edifici in linea ad Ovest La zona Ovest, è quella che preseta uno stato di degrado maggiore. L’ obsolescenza tecnologica degli edifici, i riscontrati fenomeni di abbandono dei piani terra, le pessime condizioni degli spazi pubblici alla quota zero, uniti all’inadeguatezza tipologica degli alloggi, pensati per le esigenze abitative di oltre cinquant’anni fa, ci porta a riconsiderare l’intera area dal punto di vista funzionale e tipologico, optando per la sostituzione del tessuto edilizio esistente. Vengono riprogettati gli spazi pubblici al piano terra, vengono inseriti servizi dedicati ai residenti del comparto e servizi al quartiere (kindergarden, deposito biciclette, locale dedicato al bricollage e alle riparazioni, lavanderia, sala studio e book sharing, ufficio gestione casa spa., sala polivalente per incontri, riunioni e feste) oltre alla ricollocazione del preesistente bar Hard Rocca Café. Più a Nord troviamo un’ampia area parcheggio, pavimentata con autobloccanti e fornita di aree verdi. Il percorso trasversale ciclopedonale che taglia tutto il comparto è presente anche in quest’area e si innesta nel percorso verde del torrente Mensola, definito nelle scelte fatte alla scala più ampia di quartiere. La rete di percorsi pavimentati all’interno di questa zona va a definire situazioni spaziali, piazzette e aree verdi che, anche per la loro destinazione funzionale, possono diventare poli di aggregazione per gli abitanti.
Al piano terra degli edifici troviamo i servizi alla residenza
I piani superiori hanno una connotazione esclusivamente residenziale
51
Spazio di verde pubblico con finzione di arredo urbano
Spazio di verde pubblico per il gioco dei giovani
Spazio di verde pubblico per il relax e le attivitĂ degli adulti
52
Stato di progetto | Intervento alla quota zero del comparto ERP
Lo spazio pubblico protetto al livello zero unifica tutto lâ&#x20AC;&#x2122;edificato
Il verde
del percorso ciclopedonale del mensola si insinua allâ&#x20AC;&#x2122;interno del comparto
14,00m
10,50m
55 7,00m
3,50m
0,00m
i vari fronti presentano differenti gradi di permeabilitĂ ciclo pedonale
14,00m
10,50m
7,00m
3,50m
0,00m
57
Un elemento di copertura unifica il costruito e si configura come diaframma di separazione funzionale
17,50m
14,00m
10,50m
7,00m
3,50m
0,00m
59
Sezione bioclimatica | Comportamento estivo
60
Sezione bioclimatica | Comportamento invernale
61
Pianta Piano Primo | aggregazione tipologica degli alloggi
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63
Pianta Piano Secondo | aggregazione tipologica degli alloggi
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65
Pianta Piano Terzo e Quarto | aggregazione tipologica degli alloggi
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67
5.3- Tipologie abitative Un nucleo attivo di ambienti di servizio è collocato lungo una fascia centrale ed individua all’interno dell’alloggio una zona intima, costituita dalle stanze private dedicate al singolo o alla coppia, e una zona condivisa sociale, ovvero la zona “living“.
Le stanze sono sempre di 14 mq poichè ormai sia il singolo, sia la coppi hanno bisogno di avere, anche nell’ambiente domestico ambienti più privati dove non solamente dormire, ma dove svolgere anche tutte quelle attività che in un non lontano passato si svolgevano nella “zona giorno“, e potersi dunque ritagliare quell’ambiente personale all’interno dell’alloggio.
La stanza diventa inoltre modulo per l’alloggio, e l’aggregazione di più moduli definisce le varie tipologie abitative.
In questo modo il dualismo Zona giorno - Zona Notte perde di significato e diventa contrapposizione tra ZONA INTIMA e ZONA CONDIVISA.
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Il tema della flessibilità si configura qui in due differenti accezioni: per quanto riguarda la zona privata, che prevede la suddivisione in stanze, si parlerà più di una flessibilità legata all’ambiguità d’uso dei locali i quali, avendo le stesse dimensioni, possono essere adibiti in egual modo sia a camere singole, sia a camere doppie, sia alla coppia, oppure possono diventare ambienti con altre funzioni (ad esempio in seguito all’emancipazione di un figlio la stanza può diventare uno studio, una sala hobby, ecc...). Per quanto riguarda la zona condivisa, costituita dal trinomio soggiorno - pranzo - cucina, ovvero la parte più collettiva e principale dell’alloggio, questa si configura come uno spazio aperto neutrale e allo stesso tempo dinamico che si può organizzare liberamente per diverse attività, lasciando dunque all’utente maggiore libertà nell’allestimento e nella gestione degli spazi.
La maggior parte delle unità abitative sono dotata di logge sulle quali si affacciano gli ambienti della zona collettiva e balconi sul fronte delle stanze private. Questi ambienti costituiscono l’estensione dell’alloggio e l’affaccio sullo spazio pubblico.
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A1 e A2 tipologia monopiano
1/2 persone
A2 Sup. 30,5mq R.a.i. > 1/7
A1
single
studente
starters
coppia
CARATTERISTICHE A1:
Sup. 4,4mq
Sup. 1,6mq Sup. 1,6mq
Sup. 4,4mq
Superficie: 50MQ Zona condivisa: 20mq Servizi: 6mq Distribuzione: / Zona intima: 14mq
Sup. 20,4mq R.a.i. > 1/7
Pertinenze esterne: 6mq (loggia) Doppio affaccio: no
CARATTERISTICHE A2:
70
Superficie: 44MQ Zona condivisa: unico ambiente 30mq Servizi: 6mq Distribuzione: / Zona intima: unico ambiente 30mq Pertinenze esterne: 5mq (balconi) Doppio affaccio: no
Sup. 14,5mq R.a.i. > 1/7
B1 a tipologia monopiano
1/2 persone variante
B1 b
Sup. 14,9mq R.a.i. > 1/7
single
anziano
starters
coppia
CARATTERISTICHE B1a:
genitore single
Sup. 5,2mq
Superficie: 51MQ Zona condivisa: 20mq Servizi: 5,3mq Distribuzione: 2,6mq Zona intima: 15mq Pertinenze esterne: 3mq (balconi)
Sup. 20,4mq R.a.i. > 1/7
Doppio affaccio: si
Particolare aggregazione L’aggregazione tra la tipologia B1a e la tipologia B1b prevede in alcuni casi la condivisione della loggia esterna. Ad esempio due giovani coppie possono condividere questo spazio che diventa episodio di socializzazione. In futuro la loggia può diventare ad uso esclusivo dell’una o dell’altra.
71
B2 tipologia monopiano
1/2 persone
Sup. 14,9mq R.a.i. > 1/7
single
anziano
coppia
CARATTERISTICHE B2:
genitore single
Sup. 5,2mq
Superficie: 64MQ Zona condivisa: 29mq Servizi: 5,3mq Distribuzione: 2,6mq Zona intima: 15mq Pertinenze esterne: 13mq (loggia)
+ 3mq (balcone)
Doppio affaccio: si
72
Sup. 28,7mq R.a.i. > 1/7
C1 tipologia monopiano
2/3/4 persone
Sup. 15,3mq R.a.i. > 1/7
Sup. 15,3mq R.a.i. > 1/7
Sup. 5,8mq
coppia
genitore single
coppia figlio
Sup.6,3mq R.a.i. > 1/7
coppia anziano
Sup. 29,5mq R.a.i. > 1/7
famiglia tradizionale
CARATTERISTICHE C1: Superficie: 98MQ Zona condivisa: 35mq Servizi: 6mq Distribuzione: 10mq Zona intima: 30mq Pertinenze esterne: 12mq (loggia)
+ 2mq (balcone)
Doppio affaccio: si
73
C2 tipologia monopiano
2/3/4 persone
CARATTERISTICHE C2: Superficie: 103MQ Zona condivisa: 35mq Servizi: 8,5mq Distribuzione: 7,5mq Zona intima: 30mq Pertinenze esterne: 26mq (loggia) coppia
P.V.1
P.V.2
P.V.3
74 C.V.4
genitore single
coppia figlio
P.V.1 Partizione tra due distinte unitĂ abitative nel nucleo servizi composta da: - rivestimento ceramico 8mm; - collante cementizio 10mm; - lastra di cartongesso idrorepellente aquapanel 12,5mm; - lastra di cartongesso 12,5mm; - struttura a doppia orditura metallica (profili a C e profili ad U), interasse 60cm; - 2 x 50mm di isolante in lana di roccia in intercapedine; - lastra di cartongesso 12,5mm; - lastra di cartongesso idrorepellente aquapanel 12,5mm; - collante cementizio 10mm; - rivestimento ceramico 8mm. Rw= 54dB
P.V.2 Partizione per cavedi tecnici tra due unitĂ abitative composta da: - rivestimento ceramico 8mm; - collante cementizio 10mm; - lastra di cartongesso idrorepellente aquapanel 12,5mm; - lastra di cartongesso 12,5mm; - struttura a doppia orditura metallica (profili a C e profili ad U) con lastre di rinforzo dei supporti, interasse 60cm; - 2 x 40mm di isolante in lana di roccia in intercapedine; - doppio pannello in cartongesso 2x12,5mm Rw= 59dB P.V.3 Partizione per cavedi tecnici tra nucleo servizi e zona intima composta da: - rivestimento ceramico 8mm; - collante cementizio 10mm; - lastra di cartongesso idrorepellente aquapanel 12,5mm; - lastra di cartongesso 12,5mm; - struttura a doppia orditura metallica (profili a C e profili ad U), interasse 60cm; - 40mm di isolante in lana di roccia in intercapedine; - doppio pannello in cartongesso 2x12,5mm Rw= 54dB
coppia anziano
C.V.2
P.V.5
P.V.6
C.V.2
famiglia tradizionale
+ 5mq (balcone)
Doppio affaccio: si P.V.4 Partizione tra due distinte unitĂ abitative composta da: - doppia lastra di cartongesso 2 x 12,5mm; - struttura a doppia orditura metallica (profili a C e profili ad U), interasse 60cm; - 70mm di isolante in lana di roccia in intercapedine; - ulteriore lastra di cartongesso 12,5mm; - 70mm di isolante in lana di roccia in intercapedine; - doppia lastra di cartongesso 2 x 12,5mm; Rw= 63dB C.V.2 Chiusura esterna composta da: - intonaco 15mm; - sistema per cappotto termico in cementolegno e fibra di legno 116mm; - ulteriore strato isolante in lana di roccia 80mm; - barriera al vapore; - elemento parete prefabbricato composto da due lastre in cls collegate tra loro e completate con getto in opera nellâ&#x20AC;&#x2122;intercapedine 50+100+50mm; - intonaco 15mm. U= 0,19W/m2K
P.V.6 Parete divisoria tra stanze private composta da: - doppia lastra di cartongesso 2 x 12,5mm; - struttura a singola orditura metallica (profili a C e profili ad U), interasse 60cm; - 50mm di isolante in lana di roccia in intercapedine; - doppia lastra di cartongesso 2 x 12,5mm; Rw= 54dB C.V.2 Chiusura su loggia composta da: - doppia lastra di cartongesso 2 x 12,5mm; - struttura a doppia orditura metallica (profili a C e profili ad U), interasse 60cm; - 70mm di isolante in lana di roccia in intercapedine; - barriera al vapore; - 2 x 70mm + 50mm di isolante in lana di roccia in intercapedine; - barriera antivento; - lastra di cartongesso 12,5mm; - rivestimento in legno 15mm U= 0,19W/m2K
Sup. 15,3mq R.a.i. > 1/7
Sup. 15,3mq R.a.i. > 1/7
Sup. 2,5mq Sup. 5,8mq
Sup.6,3mq R.a.i. > 1/7
Sup. 29,5mq R.a.i. > 1/7
75
D1 tipologia monopiano
2/3/4 persone
CARATTERISTICHE D1: Superficie: 140MQ Zona condivisa: 52mq Servizi: 14mq Distribuzione: 9mq Zona intima: 45mq Pertinenze esterne: 19mq (loggia) famiglia tradizionale
famiglia anziano
famiglia numerosa
+ 5mq (balcone)
Doppio affaccio: si
Sup. 15,3mq R.a.i. > 1/7
Sup. 15,6mq R.a.i. > 1/7
Sup. 15,3mq R.a.i. > 1/7
Sup. 2,7mq
Sup. 5,8mq
Sup. 5,8mq
Sup. 11,4mq R.a.i. > 1/7
Sup. 38,8mq R.a.i. > 1/7
77
D dx tipologia duplex
1/2 persone
Sup. 14,9mq R.a.i. > 1/7
Sup. 5,2mq
coppia figlio
coppia famiglia anziano tradizionale
famiglia anziano
famiglia numerosa
Sup. 14,1mq R.a.i. > 1/7
CARATTERISTICHE D dx: Superficie: 113MQ
78
Zona condivisa: 40mq Servizi: 12mq Distribuzione: 5,2mq Zona intima: 40mq Pertinenze esterne: 6mq (loggia)
+ 5mq (balcone)
Doppio affaccio: si
Sup. 20,4mq R.a.i. > 1/7
Sup. 14,9mq R.a.i. > 1/7
Sup. 5,2mq
Sup. 9,7mq R.a.i. > 1/7
79
5.4- Tecnologia costruttiva
1 - copertura piana non praticabile: pannelli fotovoltaici in silicio amorfo a
C
(68wp +/-5%);
telaio di supporto in profilati
in alluminio; strato di ghiaia
50mm;
tappeto drenante
20mm; massetto di posa in cls alleggerito per la formazione della pendenza (1%) 50mm min; membrana impermeabilizzante in polipropilene; pannello isolante in polistirene espanso estruso
XPS (λ=0,038W/mK) 100mm;
barriera al vapore;
solaio in legno lamellare 200mm con getto di completamento
2 - griglia in acciaio di filtraggio e raccolta 3 - elemento di taglio termico in vetro cellulare. 4 – Infisso a taglio termico in legno e
in c.a.
50mm.
delle acque meteoriche.
(Ug=0,6W/mK) e tenda avvolgibile. 5 - solaio interpiano tra unità abitative internoesterno (loggia): pavimentazione il parquet ligneo 8mm; adesivo per l’incollaggio del parquet; massetto di posa in cls alleggerito 30mm; pannelli modulari in cemento legno fresati per l’alloggiamento delle tubazioni del sistema radiante a pavimento 40mm; massetto impiantistico in cls alleggerito 120mm; materassino fonoisolante 20mm; solaio in legno lamellare 200mm con getto di completamento in c.a. 50mm; barriera al vapore; controsoffitto ad orditura metallica singola composta da profili a C e ganci appesi alla struttura; isolante in lana di roccia ((λ=0,04W/mK) 150mm lastra di cartongesso12.5mm. 6 – elemento per il disaccoppiamento termico del balcone isolato in neopor (polistirolo+graffite). 7 - solaio interpiano tra unità abitative: pavimentazione il parquet ligneo 8mm; adesivo per l’incollaggio del parquet; massetto di posa in cls alleggerito 30mm; pannelli modulari in cemento legno fresati per l’alloggiamento delle tubazioni alluminio con doppia vetrocamera
80
81
del sistema radiante a pavimento 40mm; massetto impiantistico
120mm; materassino fonoisolante 20mm; solaio in legno lamellare 200mm con getto di completamento in c.a. 50mm. 8 - solaio interpiano tra unità abitative interno-esterno (loggia): massetto di sottofondo 50mm; in cls alleggerito
membrana impermeabilizzante in polipropilene; massetto di posa in cls alleggerito 50mm; pannello isolante in polistirene espanso estruso
XPS (λ=0,038W/mK) 100mm;
al vapore; solaio in legno lamellare completamento in c.a. 50mm.
200mm
barriera
con getto di
9 - solaio su ambiente pubblico
non residenziale: pavimentazione il parquet ligneo
8mm;
adesivo per l’incollaggio del parquet; massetto di posa in cls alleggerito 30mm; pannelli modulari in cemento legno fresati per l’alloggiamento delle tubazioni del sistema radiante a pavimento
120mm;
40mm;
barriera al vapore; pannello isolante in polistirene
espanso estruso legno lamellare
82
massetto impiantistico in cls alleggerito
XPS (λ=0,038W/mK) 100mm; 200mm
solaio in
con getto di completamento in c.a.
50mm. 10 – solaio contro terra: pavimentazione in resina 10mm; massetto di livellamento 40mm; massetto impiantistico in cls alleggerito 200mm; barriera al vapore; isolante in polistirene espanso estruso XPS (λ=0,038W/mK) 120mm; membrana impermeabilizzante in polipropilene; platea di fondazione a piastra alleggerita 500mm; magrone 10mm.
11
– parete per istallazioni impiantistiche: rivestimento ceramico
8mm;
collante cementizio
idrorepellente aquapanel
12,5mm;
10mm; 12.5mm;
lastra di cartongesso lastra di cartongesso
struttura a doppia orditura metallica (profili a
e profili ad
U)
con
75mm
C
di isolante in lana di roccia in
83
intercapedine; doppio pannello in cartongesso
2x12,5mm.
12 - controsoffitto del nucleo servizi ad orditura metallica singola composta da profili a C e ganci appesi alla struttura; lastra di cartongesso idrorepellente aquapanel12.5mm.
13
- vite tutto filetto di fissaggio solaio-trave. 14 – trave 15 – intonaco 15mm;
in cemento armato prefabbricato.
sistema per cappotto termico in cementolegno e fibra di
(λ=0,038W/mK) 116mm; ulteriore strato isolante lana di roccia (λ=0,04W/mK); barriera al vapore;
legno in
elemento parete prefabbricato composto da due lastre in cls collegate tra loro e completate con getto in opera nell’intercapedine
50+100+50mm;
intonaco.
16 - soletta
del balcone a sbalzo: pavimentazione in gres porcellanato per esterno effetto legno; adesivo; massetto per la formazione della pendenza
(1%) 30mm;
membrana impermeabilizzante;
massetto di posa in cls alleggerito 50mm; soletta rastremato in ca.
200mm; intonaco. 17 - parapetto ligneo: montante 40x40 mm, traversine sezione 50x15mm. 18 - Infisso
sezione
a taglio termico in legno e alluminio con doppia vetrocamera
84
[Ug=0,6W/m2K) 19 – sistema di oscuramento avvolgibile con cassetta opportunamente isolata. 20 - carter metallico con isolamento all’interno. 21 - cordolo in vibrocompresso inghisato al solaio. 22 – scossalina metallica zincata. 23 – facciata continua con montanti in alluminio e distanziale isolante, doppio vetro con intercapedine.con getto di completamento in c.a. 50mm.
85
86
87
ALLEGATO 1 TAV01
ALLEGATO 2 TAV02
ALLEGATO 3 TAV03
ALLEGATO 4 TAV04
ALLEGATO 5 TAV05
ALLEGATO 6 TAV06
ALLEGATO 7 TAV07
ALLEGATO 8 TAV08
ALLEGATO 9 TAV09
ALLEGATO 10 TAV10
ALLEGATO 11 TAV11
Bibliografia Fonti storiche: NUTI FRANCO, Tre quartieri INA-casa in Toscana, Polistampa, Firenze, 2004. IACP/ATER 1909-1999 Novant’anni di case popolari a Firenze, a cura di Adriana Toti, Alinea editrice, Firenze, 2000. GIOVANNA BALZANETTI STEINER, Tra Città e Fiume i Lungarni di Firenze, Alinea editrice, Firenze 1989. V. SAVI, Quartiere residenziale Rovezzano, Firenze, in ‘‘Domus’’ 708, 1989, pag 52-61. S.STUCCHI, Quartiere residenziale di Rovezzano a Firenze, in ‘‘L’industria delle Costruzioni’’, 230, 1990, pag 18-27.
Housing: Turchini G., Grecchi M., Nuovi modelli per l’abitare, Il Sole 24 ore, Milano, 2006. FARINA M. a cura di, Studi sulla casa urbana:sperimentazioni e temi di progetto, Editore Gongenni, Roma, 2009. Mazzoleni P., Abitare la densità - La città delle cooperative di abitanti, Schittich C., High-density housing : concepts, planning, construction, Birkhäuser, Basilea, 2004. Monzonis C., Gimenez A., Collective housing, Editore Pencil, Alboraya (Valencia), 2006. Blesa J., Gimenez A., Multi-family housing, Editore Pencil, Alboraya (Valencia), 2008. Monzonis C., Gimenez A., Vivienda colectiva, Editore Pencil, Alboraya (Valencia), 2007. Gelsomino L., Marinoni O. a cura di, European housing concepts 1990-2010, Bologna, 2009. Fernández Per A., Mozas J., Arpa J., Dbook: density, data, diagrams, dwellings, a+t ediciones, 2007. Fernández Per A., Arpa J., Density projects, a+t ediciones, 2007. Fernández Per A., Arpa J., Density, a+t ediciones, 2006. Fernández Per A., Mozas J., Arpa J., HoCo: Density Housing Construction & Costs, a+t ediciones, 2009.
Ringraziamenti Ai miei genitori e a mio fratello. Ai nonni, gli zii e a tutti i parenti. Ai miei amici. Ai Neither. A tutti coloro che mi hanno ospitato e sopportato in questi ultimi mesi di studio (Enrico, Luca, Matteo, Giacomo, Alberto). A Poz, Vale, Silvio e Carlo che mi hanno dato aiuto e compagnia in quest’ultimo mese di fuoco. Agli alberi di Tonno. Ad Emanuele per la grande disponibilità e l’aiuto datomi. A Jacopo e Francesco di Copyart. A me stesso.
.....a tutti quelli che ho scordato perchè sono stanco