#inMemory2016
 Libere riflessioni in occasione della Giornata della Memoria
microbo.net ArtCafe
#inMemory2016 To r n a a n c h e q u e s t ' a n n o , l’appuntamento di microbo.net con la giornata della memoria, il 27 gennaio. Per questa occasione abbiamo chiesto a tutti gli artisti che gravitano attorno a microbo.net e a tutti coloro i quali desiderassero farlo, di raccontarci, attraverso ArtCafÊ, il proprio punto di vista su questo tema che ci piacerebbe non fosse piÚ di scottante attualità e che invece purtroppo, ogni anno che passa, sembra sempre ricordarci che non siamo in grado di imparare dalla storia.
Ogni artista propone in immagini, in video o attraverso un proprio testo in prosa o poetico, il proprio modo di vedere e pensare a questa giornata. Anche nel 2016 la ricorrenza assume un peso specifico enorme, che a microbo.net non vogliamo ignorare: nel momento in cui commemoriamo ciò che di peggio ha fatto l’uomo ad altro uomo, esplorando i propri abissi 75 anni fa, in quello stesso momento, non possiamo fingere di non vedere i medesimi schemi mentali deviati, la medesima disumanità, la stessa ferocia negli occhi di tanti uomini a noi contemporanei. L’anno appena trascorso ha visto una vera e propria recrudescenza di fenomeni che speravamo di non vedere mai più: presunti suprematismi legati a credo religioso, razza, credo politico, o alla semplice sfortuna di essere nati dalla parte di mondo sbagliata. Popoli divisi da vergognosi muri, che speravamo di non dover rivedere, incapacità di osservare l’orrore che abbiamo commesso nella speranza di non ricadere negli stessi errori, uomini che cadono nella trappola della “banalità del male” e che eseguono senza batter ciglio ordini che vanno contro la fratellanza che dovrebbe legarci, prima e in maniera più forte di tutte le differenze. Invece ciò che sembra ovvio diviene assurdo, così da rendere la giornata della memoria non più un monito passivo che ci sussurra: “scruta nelle tue profondità, vergognatene e non ripeterle”, ma un attivo grido di allerta: “uomo, stai tornando sui tuoi passi peggiori!”.
Oggi la giornata della memoria è più che mai plurale, deve essere declinata in tante giornate della memoria quante sono le atrocità senza senso che gli uomini compiono su altri uomini, chiunque essi siano, qualsiasi sia il colore della loro pelle, il loro credo religioso, la loro visione del mondo. L’arte non ha forse soluzioni ma ha sicuramente un grande potere: quello di farci riflettere, a volte quasi senza che ce ne rendiamo conto, parlando alla nostra natura più profonda, mostrandoci ciò che siamo, entrandoci sottopelle, emozionandoci. Forse varrebbe la pena di avere il coraggio di ascoltare di più il suo messaggio, anche per non dimenticare, anche per non ripetere, anche per non far tornare gli incubi che abbiamo già vissuto. Anna Epis e Aldo Torrebruno
CURATELA Anna Epis Aldo Torrebruno microbo.net
GIURIA Emanuela Caputo Barbara Di Santo Anna Epis Antonia Guglielmo Benedetta Marsigli Piergiorgio Pardo Aldo Torrebruno
WINNER Tommaso Panzeri Rolando Zucchini
SEGNALATI Adrian Lis Alfonso Caputo Izabella Teresa Kostka
Tommaso Panzeri
Les Idees fixes, 2016 Studio for a large canvas 
 'Les idees fixes’, 2015 Tutto il mio lavoro trova nella memoria l'elemento fondante da cui parte ogni percorso. Memoria del tempo, del segno, della luce, dell'uomo. Memoria non solo per non dimenticare ma per riscoprire. Memoria per non ripetere. Memoria.
Rolando Zucchini Da: Il Regolo incantatore A&B Editrice 2011 In memoria del partigiano Adelmo Camisi
Accompagnati da una squadra di fascisti, i tedeschi arrivarono all’alba con tre camionette e un camion con il cassone coperto da un telone mimetico. Puntarono in alto i moschetti automatici MP3008 e le pistole mitragliatrici Shmeisser MP38. Si sparsero veloci come topi in tutti i vicoli del paese. Aprirono le porte delle case sfondandole a calci e con il retro dei fucili Gewehr. Io stavo sveglio quando li sentii arrivare. Tentai di saltare al di là del muro per scappare tra gli ulivi, ma il mio ginocchio non me lo permise, e ricaddi nell’aia in mezzo alle galline. Mi presero, mi legarono le mani dietro la schiena e, spingendomi, strattonandomi, mi condussero giù in piazza. Donne e bambini stavano stipati davanti al lavatoio e alla fontana, mentre gli uomini erano radunati sul ballatoio dell’ingresso della chiesa e sotto al campanile, proprio là dov’è affissa la lapide in ricordo dei caduti della prima guerra mondiale. Effettuarono il vaglio parlando la loro lingua tagliente e
sconosciuta. Uno di loro mi si stagliò dinanzi. «Ebreo?» chiese al fascista che gli stava accanto, vestito di nero e con il fez in testa. Quello rispose scrollando le spalle. «Io non sono ebreo» gridai, pur se, consapevolmente, non ero certo delle mie origini. Cercai di fargli notare il mio ginocchio storto tirando i pantaloni in su. Volevo fargli intendere che ero zoppo. Ma lui mi batté un colpo secco sullo stinco con la canna del fucile che teneva in mano. Ci fecero salire sul camion e partimmo non sapendo il dove, non sapendo il quanto, non sapendo se saremmo ritornati a vedere il sole dalle nostri parti. Nel campo di lavoro di Dachau ho visto cose che voi che leggerete queste memorie non potete neanche immaginare. Ho visto corpi spremuti di ogni energia vitale alzare pesanti mazze e farle ricadere esclusivamente per la gravità. Li ho visti stramazzare a
terra inermi, privi di una briciola di volontà, di un minimo barlume di coscienza; e trascinati, con il respiro della vita ancora nella gola, a perdere l’anima nei mucchi accatastati. Quando il fetore diventava insopportabile, su quei miseri resti in decomposizione, spruzzavano s c h i z z i d i a n t i p a ra s s i t a r i e deodoranti. Ho visto persone diventare scheletri, e ho visto scheletri spinti dalle ruspe nelle fosse, legati con il filo spinato e tirati con le corde dalle jeep. Ho visto teste staccarsi dal busto e rotolare nella polvere con gli occhi dilatati. In quel campo di lavoro circondato dalle vigne nella pianura bavarese di Dachau si è consumato uno dei crimini più orrendi dell’intera storia dell’umanità. L’uomo, artefice ed esecutore di un progetto ignobile, ha calpestato ogni residuo di umana dignità. Nel campo di lavoro di Dachau ho visto cose che non potrò mai dimenticare.
#inMemory2016 Artisti e scrittori
Antonella Agnello Marialuisa Angeletti Anna Argentino Andreina Argiolas Antonella Aversa Giovanni Bartolozzi Carolina Benedetti Maria Berenato Luisa Bergamini Stefano Boschetti Andrea Bua Mirta Caccaro Luisa Caeroni Lyuza Silvia Caiti Grazia Calabrò Lucilla Campioni Teresa Campioni Claudio Capotondi Alfonso Caputo Lamberto Caravita Giovanna Caricato
Anna Caser Paolo Chirco Rosangela Conceição Vincenza Conte MaVrY Corradin Carmela Corsitto Laura Cristin Maria Elena Danelli e Gaetano Blaiotta Giovanna Del Magno Daniela Dente Tiziana Di Bartolomeo Massimo Falsaci Armando Felpati Luigi Maria Feriozzi Alessandra Fumagalli Laura Gaddi Vincenzo Gramegna Giuseppina Gravina Marianna Ielapi Rosy Imbrogno Milena Ingrascì Izabella Teresa Kostka Emanuela La Torre Francesco Lasalandra Alfonso Lentini Serena Leo Luigi Lerna Adrian Lis Maya Lòpez Muro Caterina Luciano Ippolita Luzzo Nadia Magnabosco Bruno Mancini Calogero Marrali
Michele Marrocu Italo Medda Claudia Medici Franco Meloni Assunta Mollo Agnese Monaco Daria Morelli Patrizia Nicolini Paolo Ollano Tommaso Panzeri Claudio Parentela Maria Pia Perrella Stefania Piccioni Giuseppina Pieragostini Guido Pierandrei Luciano Porta Eleonora Pullano Edi Sanna Sergio Sansevrino Donatella Sarchini Roberto Scala Vittorio Sedini Domenico Severino Serena Tani Mariacarla Taroni Giuseppe Luca Torraco Elda Torres Roberta Toscano Matteo Turina Ivana Urso Chiara Vallarino Martina Verdelli Rolando Zucchini
Antonella Agnello | Pandino CR/Italia Verso l’ignoto, 2016
Marialuisa Angeletti | Roma/Italia In memoria - (27_01_2015), 2015
Tra i miei pensieri personali, si fanno spazio riflessioni, su quello che penso sia il più drammatico e incomprensibile fatto storico. Mi chiedo, come possa essere stato possibile, che un essere, tale solo, perché vissuto, abbia potuto portare suoi simili ad un "viaggio senza ritorno", verso una Soluzione finale. Persone, che come lui, appartenevano all'umanità, all'interno di "strutture", dove solo apparentemente, si inneggiava al lavoro, come mezzo che rende libero, l'uomo stesso... La risposta è un incognita di quello che è accaduto e ci rimane solo memoria da non perdere mai, di quelle persecuzioni, di quelle morti nascoste dietro un semplice numero...
Anna Argentino | Milano/Italia Senza titolo, 2016
Andreina Argiolas | Cagliari/Italia Fuoco, 2015
Antonella Aversa | Roma/Italia Confini, 2016
Giovanni Bartolozzi | San Cataldo CL/Italia Triangoli doppi, 2013
Carolina Benedetti | Bergamo/Italia Blu Bianco Rosso, 2015
Maria Berenato | Messina/Italia Noi Terra, 2016
Luisa Bergamini | Italia Nessun muro deve dividerci, 2005
Stefano Boschetti | Pavia/Italia It tin soldiers, 2015
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Andrea Bua | Missaglia LC/Italia Io sono Petr Ginz, 2013
Mirta Caccaro | Dueville VI/Italia Angelo, 2015
Luisa Caeroni Lyuza | Bergamo/Italia L’urlo della farfalla, 2012
Silvia Caiti | Ancona/Italia IncredulitĂ , 2007
Grazia Calabrò | Rende CS/Italia Rinascita, 2015
Lucilla Campioni | Roma/Italia No more, 2016
Teresa Campioni | Roma/Italia Il Mondo Nuovo, 2014
Claudio Capotondi | Pietrasanta Lucca/Italia Senza titolo, 1962
Alfonso Caputo | Belforte del Chienti/Italia Quando si ferma il vento, 2010
Lamberto Caravita | Massa Lombarda/italia Luce, 2015
Giovanna Caricato | Milano/Italia +‌l’archetipo infinito, 2015
Anna Caser | Verona/Italia La rivolta della terra, 2010
Paolo Chirco | Cinisi PA/Italia Diario, 2016
Rosangela Conceição | São Paulo/Brasile Demolidora, 2016
Vincenza Conte | Lecce/Italia Domani, 2014
MaVrY Corradin | Vicenza/Italia Love Boat, 2011
Carmela Corsitto | CanicattĂŹ AG/Italia Ri-nascita, 2011
Laura Cristin | Bagnaria Arsa/Italia BB diptych 2016, 2016
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Maria Elena Danelli e Gaetano Blaiotta | Italia Dachau 1993 di G. Blaiotta, 2015
Giovanna Del Magno | Rimini/Italia Riflessiones80, 2015
Daniela Dente | Trezzo sull'Adda MI/Italia Angeli e Demoni di Kobane, 2014
Tiziana Di Bartolomeo | Roma/Italia Pietas, 2015
Massimo Falsaci | Verbania/Italia Senza titolo, 2011
Armando Felpati | Padova/Italia Le terre lontane, 2015
Luigi Maria Feriozzi | Bellante TE/Italia Memory 2, 2016
Alessandra Fumagalli | Colnago/Italia Sospiro, 2015
Laura Gaddi | Palombara Sabina RM/Italia Cuore nero, 2014
Una mai spedita mail a me stesso contenente un reminder, un'immagine e un ricordo, un girotondo proibito, una realtà ricorsiva della memoria le voci piccole sono proiettili potenti. "Se ogni tanto non ricordi che esiste la verità non la dici mai la verità" parola di fiato di nonno, verboten la verità, il ricordo adesso è girotondo di piedi piccoli scalzi, intonano il kaddish della realtà, “Se non ricordi allora tornerà se non ci pensi il gioco smetterà, se non ricordi allora tornerà se non ci pensi il gioco smetterà, se non ricordi allora tornerà se non ci pensi il gioco smetterà", il girotondo fermo è preghiera e monito. Le voci piccole sono proiettili potenti, rimbombano nel tempo scuotendo i timpani, bruxismo scontro fra pensieri opposti, fatti violenti. Strofinare notturno di denti, le voci piccole sono urlo nei venti, segnano il passo dell'esistenza, sfottò di passo dell'oca Exerzierschritt, raccolta di memorie, vincere! e vincono i perdenti! Bambini e calzoni pesanti, film dozzinali, copertine di giornali, sitiweb, locali del pensiero fatiscenti. Panorami e patate vodka e lamenti, l'atlante della cucina sovietica spettacoli a puntate, riassunto delle puntate precedenti sette giorni dopo il venti.
Vincenzo Gramegna | Italia Verboten, 2016
Giuseppina Gravina | Taranto/Italia Mai pi첫 guerre, 2016
Marianna Ielapi | Filadelfia/italia L'attesa..,2009
Rosy Imbrogno | Cosenza/Italia Auschwitz, 2015
Milena IngrascĂŹ | Italia Lo sguardo dell'essere umano, 2015
AUSCHWITZ Un groviglio dei corpi avvinghiati, silenti, che stordisce i sensi coi pianti, lamenti; D o l o r e, le ultime preghiere rinchiuse nei cuori, sigillati pensieri, umani timori; L' o d o r e, quell'amaro sudore della preda ferita, lo scarto umano condannato a vita; U n g r i d o, soffocato, spezzato, in gola sgozzato, dalle membra umiliate col sangue spruzzato; L a m o r t e, quell'aspra speranza dell'ultima ora, nel terrore della guerra la cupa dimora; Il s i l e n z i o, un binario oscuro dell'inferno portone, nei ricordi umani dei Demoni burrone. L a f i n e.
Izabella Teresa Kostka | Milano/Italia Auschwitz, 2015
Emanuela La Torre | Opera MI/Italia L’attesa, 2016
Francesco Lasalandra | Cinisello Balsamo/Italia Generazione perduta, 2016
Alfonso Lentini | Belluno/Italia Reliquia (poesia oggettuale), 2012
Serena Leo | Francavilla Fontana BR/Italia Chiunque salvi una vita salva il mondo intero, 2014
Luigi Lerna | Francavilla Fontana BR/Italia #TQ-ZyklonB#1-4-Birkenau, 2014
Adrian Lis | Bucharest/Romania Memory, 2016
Maya Lòpez Muro | La Plata/Argentina Diario de una mujer olvidada, 2010
Caterina Luciano | Sant'Ambrogio di Torino/Italia Spirale di Laido, 2014
Non abbiamo nulla da ricordare. Possiamo solo guardaci intorno. 2015 Certo commemorare mi sembra d'uopo, anche per far sapere a chi non sa che si poté fare così, incarcerando e sopprimendo interi popoli, etnie e gruppi, senza pietà. Dopo però aver espletato il compito di dare una conoscenza a chi non l'ha, dobbiamo avere forte l'imperativo di guardarci intorno e ribellarci. Se ci fanno senso tutti i conniventi al nazismo e fascismo dovrebbero farci ancora più senso le trasformazioni che stiamo vivendo. Con noi conniventi. Votanti un sistema di carneficine, andando noi nei centri commerciali, spellando e spellando la pelle ad una accoglienza che nei camion porta misera gente. Certo non siamo noi che buttiamo a mare la povera gente, sono scafisti ed omicidi. Certo non siamo noi che facciamo morire nei camion la povera gente pressata e gassata, sono gli autisti ed assassini. Certo non siamo noi a mettere il filo spinato alle frontiere per impedire alla povera gente di attraversare quel territorio, sono le guardie messe ai confini, confini oramai insanguinati. Certo non siamo noi a chiudere nei campi di pomodori, fragole e fiori, la povera gente senza contratto, sono caporali e produttori. Certo nessuno stupra e approfitta a Rosarno e Rossano, dal mare Ionio al Tirreno le lavoratrici di ogni nazione, oramai ci sono i sindacati che difenderanno i lavoratori, le corporazioni dovrei dire, i fasci littori, le nuove forme che hanno distrutto conquiste recenti chiamate diritti. Non ci sono diritti nel nostro mondo. Ci stanno solo i privilegi. Quindi guardiamoci un po' intorno e spaventiamoci ogni giorno di più. Il mare Mediterraneo un forno crematorio è, non vi sembra? I nostri camion non sono uguali a quei camion lì? Leggete il monologo di Michele Lupo "Io Sono la montagna" e vedrete. Le leggi fatte sono leggi che montano sempre più la nostra impotenza. Intanto che leggi pensa anche un po' col tuo cervello senza seguire quelle cordate, quelle intruppate del social insocial e vedi quanto siamo vicini noi a quel tempo del grande kaiser, del grande moloch, del grande fratello, e riflettiamo, scornati e delusi, che stiamo facendo uguale e preciso agli aguzzini del tempo che fu.
Ippolita Luzzo | Lamezia Terme CZ/Italia Pezzo di riflessione, 2016
Nadia Magnabosco | Milano/Italia Un'altra uscita, 2010
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Bruno Mancini | Ischia/Italia In attesa della Shoah 2016, 2016
Calogero Marrali | Torino/Italia Body green, 2010
Michele Marrocu | Italia Speicher, 2016
Italo Medda | Quartu S.E. CA/Italia Ravensbruck, 2009
Claudia Medici | Roma/Italia Intreccio umano, 2015
Franco Meloni | Cagliari/Italia Il Trapasso, 2016
Assunta Mollo | Cosenza/Italia Le donne e la Shoah, 2016
Agnese Monaco | Roma/Italia In Memory‌, 2016
Daria Morelli | Italia Binario 21. I vagoni della morte, 2016
Patrizia Nicolini | Vicenza/Italia Crepe nel muro, 2016
Paolo Ollano | Cagliari/Italia Cancel, 2012
Tommaso Panzeri | Genova/Italia Les Idees fixes , 2016
Claudio Parentela | Catanzaro/Italia Assemblage2335, 2015
Maria Pia Perrella | Italia Ritorno dalle acque - Stige, 1998
Stefania Piccioni | Ascoli Piceno/Italia C'era la Neve, 2012
Oggi si proietta un bel film: E’ stata tua la colpa e allora adesso che vuoi. Secondo la psicologia gli altri ci fanno da specchio e riflettono le nostre proiezioni. Stare con gli altri aiuta a conoscerci perché l’altro diventa specchio di parti di me che altrimenti sarebbe difficile individuare. Attraverso questo meccanismo di proiezione io attribuisco agli altri, fuori di me, ciò che non vedo o non riesco ad accettare dentro di me. Solo una limpida, profonda e costante presa di coscienza può farci comprendere che anche noi siamo creatori di pensieri e azioni intolleranti e violente anche senza una pistola in mano.
Giuseppina Pieragostini | San Sperate/Italia 2016
Guido Pierandrei | Giussago PV/Italia It Is All About Love n.1, 2015
Luciano Porta | Desio MI/Italia Veste regale, 2014
Eleonora Pullano | Milano/Italia Infanzia rubata, 2016
Edi Sanna | Milano/Italia Pace, 2013
L’immutabile si rende indispensabile all'interno di ogni rivalità.
Sergio Sansevrino | Milano/Italia Senza titolo, 2016
Donatella Sarchini | Milano/Italia Mai pi첫!, 2015
Roberto Scala | Napoli/Italia Skin Collage, 2015
Vittorio Sedini | Italia Infamia, 2016
Domenico Severino | Pompei/Italia Io non dimentico, 2016
Serena Tani | Montelupo Fiorentino Firenze/Italia Nato con la Stella di David, 2016
Mariacarla Taroni | Faenza RA/Italia Le Horla et les Journées de la Mémoire, opera senza età
Giuseppe Luca Torraco | Foggia/Italia Canto di crudeltĂ , 2016
La guerra: la prima e più feroce follia di una specie come quella umana che sembra avere come vocazione inestirpabile quella di votarsi all'estinzione... Le guerre: il modo più sbrigativo di liquidare le questioni, aggravandole e lasciandole sul fondo irrisolte... Senza comprensione delle ragioni degli eventi non è possibile individuare soluzioni
Non ci sono mai stati nella storia umana tempi felici e scevri da drammi, ma il momento attuale è ancora più delicato di quelli passati per il sommarsi di una serie di gravi problematiche che coinvolgono l'intero nostro pianeta, per il momento ancora l'unico a disposizione. Se l'umanità fosse solo un po' saggia, in primis i leaders politici dei paesi che hanno più potere, dovrebbe rendersi conto delle interrelazioni delle grandi e ormai drammatiche questioni che pesano sul destino dell'intero genere umano con l'ottica di badare esclusivamente al bene collettivo, dal momento che l'interdipendenza degli uni dagli altri, dei singoli come dei popoli, è cosa per me così evidente da apparirmi persino ovvio farvi cenno. Mentre i problemi incombono dovremmo renderci tutti consapevoli delle conseguenze delle nostre scelte, dall'uomo più potente a qualsiasi altro individuo che su questo disgraziato punto dell'universo esiste. Ora i buoni e i cattivi, per usare termini semplicistici ma immediatamente comprensibili, non sono mai da una parte sola, ciascuna cultura ha i propri, ciascun angolo del pianeta ha la sua parte di bene e di male, questo per sfatare immediatamente il campo da prese di posizione preconcette che in questi giorni di orrore cominciano a serpeggiare, per cui è ormai iniziata la demonizzazione dell'altro. Se è indubbio che tra gli islamisti l'occidente rappresenta satana, in occidente comincia farsi largo l'opinione per cui gli islamici sono tutti islamisti. Ciascuno dovrebbe invece fare chiarezza in casa propria. La radicalizzazione delle posizioni non può portare ad altro che alla disfatta di tutti, occidente, oriente, islamici, cristiani, tutti in generale, col pericolo sempre più imminente che si inizi un processo del tutto ingovernabile per cui la spirale di azioni e reazioni porteranno alla carneficina globale, con immense perdite di vite umane, con distruzioni e imbarbarimenti che toccheranno trasversalmente tutti i luoghi, nessuno escluso. E' come se un incubo collettivo stia inesorabilmente prendendo corpo, senza che ci sia la lucidità e la forza necessarie per arrestarlo, cambiare rotta e fondare i rapporti su principi diversi che non siano quelli dello sfruttamento da parte di pochi sui più, sul profitto come unico valore fondante dei rapporti economici e troppo spesso dei rapporti umani tout, sulla miopia politica di lasciare le masse del terzo mondo nell'ignoranza perché così sono di più facile gestione.
Elda Torres | Firenze/Italia La guerra, le guerre 2001
Questi parametri che purtroppo appartengono anche ai nostri sistemi politici, nonostante le buone intenzioni fatte troppo spesso solo di belle parole e pochi fatti concreti, stanno cominciando a dimostrare che l'intero nostro sistema non funziona più, le falle sono dappertutto, i fronti di guerra si ampliano di giorno in giorno, le masse impoverite o spaventate dalle guerre locali fuggono ed arrivano in occidente. Non occorrono politiche di retroguardia, ma nemmeno la politica dello struzzo che preferisce ignorare i problemi piuttosto che affrontarli: o la ricchezza e lo sviluppo saranno ripartiti o sarà peggio per tutti, anche per i ricchi che al pari di tutti gli altri saranno costretti a vivere nel terrore perchè le masse immiserite e affamate non si fermeranno. L'implosione del sistema stesso è gia in atto e sono cominciate purtroppo anche le esplosioni vere e proprie. Nessuno sembra essere capace di governare il degrado globale
Degrado ambientale e degrado morale, la spirale distruttiva è innescata e forse è ancora possibile arrestare il processo se ci fosse come un'illuminazione improvvisa, epifanica, prima di tutto di quanti governano il mondo perché è soprattutto loro la responsabilità della direzione degli eventi, ma la responsabilità deve essere assunta da ciascun individuo, nessuno può chiamarsi fuori, troppo comodo scaricare responsabilità di quanto accade sempre sugli altri, vicini o lontani. L'infanzia violata, le donne uccise, gli assassinii in famiglia, interi popoli del mondo che se è vero che sono oppressi dalle proprie leadership è altrettanto vero che sono stati resi miseri dalle economie occidentali, sono solo aspetti parziali di un problema complessivo di difficilissima risoluzione. Mentre drammatici eventi si susseguono, in un clima di accelerazione dei processi sempre più evidente, la gestione delle grandi questioni sul tappeto appare faticosa e frammentata, e i fondamentalismi, da qualsiasi cultura essi provengano, sono come la peste, una peste ideologica pericolosissima perché seminano prima diffidenza, poi zizzania e odio con una propagazione esponenziale di diffusione del morbo e dunque con un effetto domino devastante. Le questioni che non risolte porteranno al disastro collettivo sono connesse: la guerra è in relazione con l'economia, l'economia con l'ambiente e dunque con le risorse, la gestione delle risorse dovrebbe avere a che fare con la politica e la politica è almeno in occidente in rapporto con la democrazia.
Elda Torres | Firenze/Italia La guerra, le guerre 2001
Superare la soglia di tolleranza dell'ecosistema significa accelerare il degrado e renderlo irreversibile
Un liberismo sfrenato che permette a pochi ricchi di diventarlo sempre di più, coinvolge non solo la gestione del sud del mondo ma anche i rapporti all'interno delle nostre stesse società, dove c'è un impoverimento graduale ma inarrestabile anche della classe media e un immiserimento sempre più progressivo delle classi povere che non solo continuano ad esistere ma anzi aumentano. Abusare da parte di pochi delle risorse di tutti dovrebbe sembrare all'opinione pubblica quello che in effetti è: una dissennatezza assoluta, molti dei nostri scienziati almeno da un ventennio mettono in guardia sul possibile punto di non ritorno circa il degrado ambientale col rischio che diventi irreversibile, eppure a partire dai ledears sino ad arrivare ai singoli cittadini, tutti abusano delle risorse naturali come di quelle umane e la consapevolezza a riguardo sembra essere lontana. Nel grande come nel piccolo il processo innescato prosegue senza scosse: nelle città soffochiamo ma l'unica soluzione proposta è quella della rottamazione per far posto a un nuovo esercito di auto; la foresta amazzonica viene regolarmente distrutta ad opera di gruppi economici anche europei per fare carta per giornali spazzatura in un processo assurdo che nessuno governa; pochi grandi potentati economici transnazionali ormai governano il mondo schiacciando la politica sui propri privati interessi; nell'ambito della riorganizzazione postfordista è in atto un processo di rifeudalizzazione con lo schiacciamento graduale dei lavoratori non garantiti Il confronto delle idee
Tempo fa, avrei usato il termine la battaglia delle idee, ma dal momento che le parole pesano, uso oggi il termine confronto perché mi sembra assolutamente importante ricominciare dall'uso delle parole, e quanto a progetti alternativi rispetto all'uso della gestione del potere sin qui fatto, non possiamo che ripartire dalla democrazia. Esperienza imperfetta nonostante 2 millenni e più di elaborazione, ma certo meglio delle dittature, o dei regimi autoritari anche se mascherati. Certo una buona dose di autoritarismo nella prassi, anche se contraddetto dalle parole e buone intenzioni, resiste in molti luoghi anche in quelli che dovrebbero essere alla base dell'esperienza democratica come i partiti o gruppi sociali. La quaestio della democrazia non è irrilevante né marginale, ma coinvolge la vita stessa, la prassi vissuta dall'individuo sociale, nel quotidiano come nelle grandi questioni. Il problema è che anche nei partiti che dovrebbero essere le scuole di democrazia troppo spesso, per non dire quasi sempre, la prassi applicata e le condotte dei leader sono in contraddizione nei fatti con la pratica della democrazia. Il senso democratico non cresce da solo ma va aiutato, cresce se c'è nello stesso tempo accesso alla formazione e all'informazione, cresce con la consapevolezza di sé e degli altri. Molti mali ovunque vengono dalla mancata istruzione, dall'ignoranza dei problemi, dalla mancata presa di coscienza di sé e del mondo e di sé nel mondo.
Elda Torres | Firenze/Italia La guerra, le guerre 2001
Più la gente è ignorante più è preda di illusioni e inganni, più sarà manipolabile. Più sapere significa più autonomia di pensiero e dunque più libertà, più si è liberi e più si è in grado di favorire l'altrui libertà. Dunque la quaestio della democrazia riguarda la consapevolezza e la libertà. A cominciare dalla manipolazione dell'opinione pubblica che avviene tranquillamente ovunque a cominciare da casa nostra. Se capitalismo deve essere che allora sia almeno etico
Oggi come oggi sembra non prospettarsi nessuna alternativa al sistema capitalistico globale che come è attualmente è fagocitante, abusa delle risorse collettive e immiserisce intere popolazioni, allora se capitalismo deve essere che si cominci almeno a pretendere da parte dell'opinione pubblica dei paesi occidentali con una vera richiesta formale ad organismi mondiali quali l 'ONU che vengono assunte regole etiche e quanti le contraddicono, comicino ad essere penalizzati concretamente, anche nel portafoglio che è ancora il linguaggio che tutti o quasi capiscono di più. Ahimé!
Elda Torres | Firenze/Italia La guerra, le guerre 2001
Roberta Toscano | Italia Errare, 2015
Matteo Turina | Bollate/Italia Speranza e ribellione (Hope & Riot), 2015
Ivana Urso | Roma/Italia Racconti, 2015
Sono ebreo, non ho colpa. Cosa mi succederà Oggi, domani… Ma vedrò il domani? Mi privi della mia libertà; non ho nome, non ho identità, ma chi sono?
Chiara Vallarino | Savona/Italia Vita da ebreo, 2015
Martina Verdelli | Bergamo/Italia Bew채hrung, 2014-2015
+INFO http://www.microbo.net/2016/01/ebook-inmemory2016
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