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IL BENESSERE IL BUON SENSO IN SANITÀ E SALUTE

IL BENESSERE

IL BUON SENSO IN SANITÀ E SALUTE

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- a cura di dott. Massimo Valverde -

Si fa in fretta a dire «benessere», ma in questi tempi di pandemia ancora in corso, di lutti, di paura, e di grande incertezza per il futuro sembra una parola quasi imbarazzante. Quando il nostro Direttore, Dario Bordet, mi ha chiesto di scrivere un articolo su questo argomento ho dovuto concentrarmi a fondo per trovargli una chiave di lettura attuale. Alla fine ho pensato di ribaltare quello che avrebbe dovuto essere ciò che al presente ciascuno si aspetta da questa parola, cercando invece degli spunti per una visione realistica del futuro. Per questo so di scrivere molto poco in «medichese» ma solo ed essenzialmente con un occhio al buon senso, ma negli ultimi mesi, ovviamente indotti anche dalla pandemia in corso, ho avuto modo di visitare diversi pazienti ridotti in condizioni anche preoccupanti semplicemente perchè per inseguire una personalissima idea di benessere avevano assunto delle abitudini sia alimentari e sia di assunzione di questo o quell'integratore e/o alimento speciale spesso in dosi totalmente improponibili, a volte banalmente convinti che se una singola assunzione possa essere utile all'organismo, reiterarla più o più volte sia ancora meglio. Incominciamo quindi dal fatto di separare assolutamente la parola benessere dalla parola salute, esattamente come si dovrebbe sempre fare con la parola sanità rispetto alla parola salute. Sanità e salute, pur sembrando due sostantivi con un significato simile, in effetti esprimono due concetti che sono assolutamente distanti l'uno dall'altro e soprattutto inducono emozioni contrastanti. Pensando alla sanità ci si tuffa nel percorso degli eventi che attualmente ci affliggono, pensando alla salute si intraprende un cammino personale di benessere. Ecco, in questi ultimi anni e sin da prima della pandemia, sul cammino del nostro personale benessere sono sempre cadute come una pioggia fittissima informazioni di ogni genere, sia che fossero vere, quasi vere o false ma tanto ben confezionate da sembrare «verità». A parte l'aspetto strettamente commerciale insito nella pubblicità palese atta a magnificare questo o quel prodotto attribuendogli delle doti «quasi magiche» (altrettanto spesso poi censurate dagli Organi Ufficiali preposti che devono valutare ed eliminare le affermazioni ingannevoli), la verità ha mille sfaccettature, esattamente come il benessere che non

può mai essere legato ad una singola sensazione, ma ad un positivo stato fisico che si traduce in uno stato d'animo di tranquillità e, per l'appunto di benessere, se pur momentaneo. Se analizziamo attentamente i messaggi di sanità (e non solo di salute) che ci piovono costantemente addosso scopriamo che, tolti i già citati falsi, la maggior parte dei restanti fanno leva sulla nostra paura di ammalarci o comunque di soffrire, ad esempio proponendoci o inducendoci ad assumere acriticamente dei comportamenti salutistici sfruttando le proprietà «naturali» di questo o quell'alimento. Tutti siamo ovviamente sensibili a certi argomenti , ma quando questi diventano la linea guida base del nostro comportamento entriamo nel campo della sanità (non più della salute) ed ci ritroviamo in una condizione di disagio psicologico denominato «ortoressia», ovvero la convinzione legata alla paura della sofferenza per cui l'unico modo per mantenerci in salute e senza patimenti sia quello di seguire un'infinità di riti alimentari che lentamente portano però la persona ad incatenarsi in questi stessi riti senza fine. Il fatto che ci si convinca autonomamente e per semplice «sensazione» non riscontrabile clinicamente di avere un problema fisico perchè quello che proviamo «assomiglia» al problema di un'altra persona o a qualche notizia letta su internet è noto da sempre, e fa si che molti si convincano che un alimento (ad esempio un frutto o una verdura) da solo possa far scomparire quello che credono essere un problema, dimenticando però che, al di là dei reali effetti benefici che un frutto o una verdura commestibile possano avere, resta sempre l'incognita della quantità e della modalità da seguire per inserirla nel pasto da consumare, ad esempio nessuno può e potrà mai negare che l'acqua (che rappresenta uno degli alimenti più importanti per la vita) sia essenziale , ma cinque litri d'acqua trangugiati in un sol colpo sono sicuramente tossici se non mortali. Il nostro futuro benessere sia fisico che psicologico parte quindi da quello che facciamo ed abbiamo oggi a disposizione e, ribaltando ancora una volta il punto di vista, non possiamo ignorare il fatto che, pur nella sua enorme drammaticità, la pandemia che stiamo attraversando e per la quale stiamo tutti soffrendo, non solo ha evidenziato nell'ambito della gestione operativa della sanità e della salute mondiale una pletora di criticità sia strutturali che organizzative e procedurali/burocratiche, criticità che, pur essendo già presenti nel sistema e parzialmente ovviate da semplici provvedimenti-tampone, oggi hanno assunto un vero carattere di emergenza assoluta che richiederanno tempo e grandi risorse per essere veramente e profondamente risolte, mentre al contrario e al pari della spinta impressa da una guerra (perchè la situazione attuale è veramente assimilabile ad una guerra), la pandemia ha polarizzato tali e tanti mezzi e competenze da aver promosso e permesso un incredibilmente positivo balzo in avanti nella ricerca scientifica non solo nel campo della salute, ma in tutti i campi della scienza, con risultati che sino a pochi mesi addietro sembravano irraggiungibili, vincendo di fatto questa guerra e ottenendo delle ricadute positive che potremo valutare solo nel corso dei prossimi 20 o 30 anni.

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