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Dogville

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Celentano Sindaco?

MilanoX Party - Arci BITTE (v Watt 37, Naviglio Grande) - brindate alla nostra salute e ballate la nostra musica - Ven 21 maggio h23 MilanoX ospite di Frank e Bunna (Africa Unite) su LifeGate, nel programma Natural Mystic condannati pesantemente in appello i vertici della polizia autori della mattanza della diaz a genova 2001 guerra civile a Bangkok: l’esercito spara sulle camicie rosse, la borsa brucia Merkel: l’euro in crisi – infatti, è colpa tua Decorato: clandestini, voglio nuovo centro a Malpensa, via Corelli è insufficiente studenti in statale appendono striscioni contro decorato e la ripresa del fascismo europeo La questura di Milano ha deciso di vietare il corteo neonazi indetto da Forza Nuova e Jobbik per sabato 22 maggio newco: regione provincia e comune comprano i terreni per expo dai privati con spa pubblica soddisfatto Formigoni http://festivalnoexpo.com 28-29-30 maggio alla Fornace (Rho) - anche MilanoX alla presentazione dell’ultimo numero della rivista noexpo GODETEVI IL NUMERO MATTO DI MILANOX!

Gen(Y) Riot Porn 2000

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MI LOW COST Muzik & Komix

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DistroX di MilanoX

Riot Porn 2000 by AnarcoAutonomo Davos 2002 Veniamo fermati a Land Quart, paesello sperduto nella campagna, siamo in 5, in macchina. Passa poco tempo, un treno viene fatto partire con su circa mille persone, e fermato in mezzo ai campi, in poco tempo capiamo che la polizia ci ha fatto arrivare tutti li per tenerci lontani da Davos, e ci vuole dividere tutti. Ecco un blocco di tedeschi si stacca e inizia ad andare verso l’autostrada, la polizia blocca il corteo: inizia il lancio di pietre e razzi contro la polizia che risponde con lacrimogeni e idranti. C’è la neve, tanta neve, la battaglia con la polizia è davvero dura, molti compagni vengono presi in pieno dell’idrante che sfonda gli striscioni impermeabili a protezione del corteo. Facciamo un altro tentativo provando a sfondare i cordoni posti a difesa della stazione, e qua succede una cosa incredibile: dall’altra parte degli sbirri arriva una cinquantina di persone, tutti rasati, sono nazis, sì nazi. Inizia una sassaiola su sbirri e fasci idranti e lacrimogeni di risposta. Il treno fermato in mezzo alle campagne intanto sta tornando, tanto che ad un certo punto gli sbirri e i fasci si trovano chiusi su due lati da una parte noi, dall’altra il treno dei mille che sta tornando, è qua che non ci capisco più niente, partiamo con una determinazione e una rabbia che fa paura, sfondiamo le transenne con violenza arriviamo a contatto con gli sbirri, abbiamo le transenne in mano, l’idrante non sa dove mirare, da una parte all’altra è pievno di compagni che chiudono sbirri e fasci, l’idrante parte con la sirena, spruzza con un getto fortissimo, ma prende anche poliziotti e fascisti che si ribaltano per terra con scene davvero memorabili... Evian 2003 Sono arrivato da poco a Ginevra. E’ il 2003 e c’è il G8, siamo in 5, una batteria con i contro cazzi.. La punta è ad un ponte, sotto c’è un posto in cui la gente si può radunare senza che gli sbirri ti vedano, arriviamo, kway, fazzoletto in faccia, camicia bianca sotto, barba tagliata, capelli pettinati, precisi. Ecco che partiamo, siamo duecento almeno, ci sono i tedeschi, i francesi, spagnoli e greci. Siamo tutti compatti, ecco che si parte imbocchiamo il centro, quello pettinato di brutto, e le vetrine vengono giù come la grandine d’estate. Rimango impressionato dallo coesione dei gruppi: un segnale e ci si raggruppa e ci si scioglie seconda della situazione. Ecco arriva la polizia, inizia la guerriglia urbana, pietre che volano, lancia razzi, molotov e bombe carte

per ‘’proteggere la ritirata’’. La via di fuga è stata studiata in maniera precisa, e le strade i compagni le conoscono bene. Prima di ripiegare nella fuga e lo scioglimento viene saccheggiato un negozio di snowboard, vedo gente con passamontagna e tavole da snow sulle spalle, sorrido e penso che siamo i padroni della città. La mattina il corteo, entriamo nel blocco nero anche noi italiani, siamo 5mila in tutto, noto un tipo che ha un’ascia e spacca un’Adecco, agenzia di lavoro interinale. Andiamo avanti, il blocco fa davvero brutto, siamo una marea. Arriva la voce che gli sbirri hanno tagliato la corda sulla quale erano appesi due attivisti per bloccare il ponte sul quale deve passare una delegazione del G8. Le voci sono confuse, un compagno inglese è molto grave, ecco che i berlinesi si raggruppano e partono: è il saccheggio totale di un supermercato, entriamo anche noi italiani, e portiamo fuori cassette piene di roba da mangiare che distribuiamo al corteo. Due ore dopo: gira l’info di una punta in centro, noi ci mettiamo a dormire in un parchetto, aspettando l’ora ‘’X’’ ma veniamo svegliati dai botti, la guerriglia è gia iniziata dall’altra parte della via, ci separano cordoni di sbirri. Ci spostiamo sull’altro lato, e vedo una concessionaria della Opel che va a fuoco, completamente, arretriamo facendo barricate e sassaiole sugli sbirri... Paris NON AU CPE 2006 Siamo una bella batteria anche questa volta. Qualche mese fa le periferie sono esplose, ora il movimento degli studenti contro la precarietà paralizza Parigi. Parte il corteo, siamo una marea, tutti tranquilli, volti scoperti slogan e molti colori. In breve tempo arriva il segnale: ‘’all’angolo si parte, all’angolo via giù pesanti’’. Ad un certo punto veniamo superati da un sacco di ragazzi di colore, li noto subito sono snodatissimi, molleggiano in maniera impressionante mentre camminano, urlano e battono le mani: ‘’oooop oooop oooop’’ ecco che molti moltissimi si aggiungono al gruppo, siamo centinaia, siamo fermi all’angolo....e.... via che si parte di corsa, ecco che escono bastoni volti coperti mazze petardi pietre, ogni macchina viene distrutta, neanche un vetro rimane intatto, arriviamo all’Hotel de Police che viene attaccato, ma in poco tempo lasciato perdere, l’obiettivo è ‘’farsi i soldi e rifarsi il guardaroba’’ tanto che gioiellerie e negozi di vestiti vegono assaltati e saccheggiati. Mentre viene infranta una vetrina mi prendo una trave in faccia, da un ragazzo di colore. Capisco che la piaz-

za è comandata delle famose bande della banlieues, vince chi fa l’azione che ‘’fa più brutto’’....ma ci divertiamo lo stesso. Strasbourg NO NATO 2009 Una sveglia assurda, sono le 4 del mattino, e in tutto il campeggio gira la voce che a Londra è stato ammazzato un compagno, o comunque uno che era al corteo. Per il giorno seguente viene indetto un corteo contro la repressione. Partiamo siamo 3 mila inizialmente, solo blocco nero. Noi siamo appena arrivati ci stiamo ambientando. Il corteo sfila di fianco ad una base dell’esercito, che in pochi minuti viene fatta oggetto di un una sassaiola fittissima che ne spacca i vetri e danneggia la struttura. In poco tempo il corteo si dimezza, e la polizia circonda ogni strada, in circa 300 attraversano un ponte, e qua inizia la guerriglia urbana, sassi bombe carta contro lacrimogeni flash bal e bombe assordanti. Viene saccheggiato un deposito di moto dell’esercito, ma il corteo in poco tempo viene schiacciato contro un bosco, dove la polizia in poco tempo effettua centinaia di arresti. Il giorno seguente arriva la voce che la clown army è stata bloccata in un azione verso il centro città. Dal campeggio ci si organizza e i primi blocchi iniziano ad uscire e ad attaccare le polizia nei dintorni del campeggio. Noi arriviamo a scontri iniziati, ci saranno 500 persone bardate, con barrivate poste sulla strada per evitare che la polizia sfondi i blocchi e arrivi fino al campeggio. Andiamo avanti e vediamo un idrante in azione e una barricata in costruzione. Prendiamo coraggio e sotto una fitta sassaiola proviamo a guadagnare terreno: vogliamo spostare la barricata più avanti, guadagnare un pezzo di strada. Appena proviamo a fare lo spostamento arriva una raffica di lacrimogeni e flash ball che ci fanno desistere: mi arriva un lacrimogeno tra i piedi metre ho un’asse in mano, sto per cadere quando un mio compagno mi prende per un braccio e mi solleva, portandomi fuori dalla nube. E’ qui che inizio a sboccare, le gambe mi cedono non vedo più niente, sento solo un sacco di voci che non parlano italiano. Ecco che finalmente sento una voce di uno di noi, mi butta in faccia un sacco di acqua e maalox, ed ecco che ricomincio a vedere e capire qualcosa, sto per altri 15 min seduto per terra con gli scontri a 300 mt, e appena decido di rialzarmi, ecco il grido di vittoria, la polizia si è ritirata, anche se un altro dei nostri è stato male per i lacrimogeni. Mi lavo la faccia, e ci prepariamo per il giorno seguente, il grande corteo sul Pont de l’Europe...

Stazioni: Centrale, Cadorna, Lambrate, Pta Venezia, Pta Romana, Pta Genova & altre Centri Sociali: Leoncavallo, Conchetta, Torchiera, Transiti, Cantiere, Micene, Fornace Università: Statale, Scipol, Città Studi, Poli Bovisa Ticinese & Navigli: Rattazzo, Coquetel, Luca’s, Cuore, Capetown, Electric Shop, Piercing Studio, Free Art, Totem, Libraccio, Supergulp, Trattoria Gloria, Peppuzzo, Brutto Anatroccolo, LatoB, Le Scimmie, Pravda, Quetzal Tattoo, Tattoo Shop, Arci BITTE, Tipota, WA, Surfer, Caffetteria Lanzone, Gnomo, Bar Magenta, Boh?!, Beerbanti, Mexico Garibaldi: Feltrinelli Stazione, Libreria Utopia, Libreria Mondo Offeso Brera: Accademia Belle Arti Bovisa: Scighera, Sk8 Park San Siro - Fiera: Ciclistica, Sitting Bull, Pizzeria Bande Nere, Betzabea, Alexandre, Moon Café, Meeting Wine Bar Isola: Frida, Circolo Sassetti, Jahmekya, Kebab Borsieri, Bar Archinto, NordEst Café Lambrate: Piola, Birrificio, Colors Tattoo


InnaMOUrate perse di Greta Sgarbo

Celentano a Palazzo Marino di Luca Fazio Sì, sono la coppia più bella del mondo! Di certo, se sapesse cantare, Mario Capanna canterebbe proprio come lui. E lui, o Lui, Adriano Celentano, se osasse scrivere un libro sull’universo mondo sessanta domande sul nostro futuro e alcune (non modeste) proposte per “tornare a pensare” - lo intitolerebbe proprio così ‘Per ragionare’ (Garzanti). Semplicemente. E se mercoledì sera siete andati in pellegrinaggio al Centro Congressi della Provincia di Milano per sorbirvi la predica di quei due sublimi cialtroni vi sarete accorti che sarebbero capaci di tutto e che questa città ha un bisogno disperato di persone come loro. Prima hanno incantato la platea suonandosela e cantandosela come fossero il gatto e la volpe - con il controcanto di altre due “star” della milanesità chissà perché finite in panchina, Gherardo Colombo e Gabriele Salvatores - e poi con due battute da maestri hanno non ufficialmente aperto, e forse sconvolto, la campagna elettorale per le elezioni di Palazzo Marino del 2011. Adriano, l’uomo più incomprensibilmente potente e simpatico d’Italia - figuriamoci di Milano, se solo si facesse prendere per mano da quel brutto comunista di suo nipote (un certo Bruno Perini ex del ‘Manifesto’)... - ha enunciato il suo personalissimo programma per restituire la città ai cittadini: demolirla, distruggerla, cominciando proprio dai grattacieli che sta costruendo il comitato d’affari amorevolmente amministrato da donna Letizia, o poi invitare i milanesi a portare l’esplosivo per galvanizzarsi un po’; il tutto fuor di metafora tanto per essere più incisivi “con la dinamite... ma senza far male a nessuno”. Poi Super Mario, oggi presidente della Fondazione Diritti Genetici, coltivatore diretto e molto altro ancora - un quasi 70enne che è impossibile definire ex tanto ha saputo invecchiare meravigliosamente - arte sconosciuta alla classe politica italiana, moribonda o già vecchia intorno ai quaranta - giocando d’astuzia ha inventato la candidatura a sindaco di Adriano Celentano. Il Molleggiato, sorpreso dal giochino molto ma molto serio, ha preso la palla al balzo e l’ha buttata nel sette con un colpo da autentico fuoriclasse...

“Beh, effettivamente (le pause, se siete capaci, immaginatele da soli...) bisogna pensarci... penso che ci sarebbero... dei problemi per tanti motivi diversi... però... adesso... non me ne viene in mente neanche uno...”. Boom: sindaco! Una solenne puttanata? E, allora, non perché il personaggio abbia sempre brillato per intelligenza politica, beccatevi un po’ la dichiarazione che Filippo Penati (big PD) ha rilasciato all’ANSA poche ore dopo: “La disponibilità di Celentano di candidarsi a sindaco di Milano è un atto d’amore per la città e tutti sappiamo quanto Milano in questi anni sia stata abbandonata dalla Moratti e abbia bisogno di cure amorevoli”. Capito? Capito che paura? Morale: nel sottovuoto spinto pieno di nulla della sinistra milanese, oggi, può davvero accadere di tutto. Anche che Celentano ci prenda gusto. Ma siccome Adriano non può essere un candidato perché è un’icona del XX e non del XXI secolo, dobbiamo partire da qui per tratteggiare le caratteristiche del sindaco ideale. Primo: deve viaggiare oltre la sessantina (non c’è tempo per aspettare i giovani, sono troppo in ritardo e per ora devono accontentarsi di tutti gli assessorati a disposizione). Secondo: deve possedere l’aura capannesca del contestatore o spaccacazzo tutto d’un pezzo. Terzo: deve essere interista. Quarto: meglio ancora se amico del Molleggiato. Quinto: bisogna convincerlo a tentare questa piccola grande rivoluzione perché Milano è in piena emergency democratica. Se Celentano se la sente, chissà... magari, con la voce che si ritrova, potrebbe anche metterci una buona parola. Cosa succederebbe? Bingo! Basta vedere la reazione del povero Penati, l’uomo del Nord di questo PD... E dalla nostra siamo quasi sicuri che trattandosi di istrioneggiare per la causa ci starebbe anche lui, Mariolino Capanna, il pifferaio magico che sarebbe capace di vendere una tenda canadese a Gheddafi e vantarsi in pubblico per la sua collaborazione con ‘Il Giornale’ di Feltri, arrivando a strappare applausi a una platea inebetita da tanto talento. Sì, sono la coppia più bella del mondo, “e ci dispiace per gli altri, che sono tristi... che sono tristi... perché non sanno

più cos’èèèè l’amor... “. Poche ore prima della candidatura bomba, anzi dinamite, abbiamo fatto quattro chiacchiere con l’uomo che, ridendo e scherzando, è ancora capace di scrivere un manifesto politico in pillole, complessissimo e insieme ingenuo, quindi adatto ai bambini dai 10 ai 90 anni. Come hai fatto a convincere Celentano a presentare il tuo libro, inavvicinabile com’è? Forse perché un po’ vi somigliate? Beh, non per caso siamo due Capricorni... La verità è che ci stimiamo reciprocamente. L’ho chiamato a gennaio per fargli gli auguri di compleanno e per invitarlo a presentare il mio libro. Sapevo che non compare mai in pubblico ma l’ho convinto spiegandogli che questa volta non si trattava di fare il cantante ma di mettere a frutto quel paradosso vivente che è il Re degli Ignoranti, un’invenzione geniale, perché Celentano è uno straordinario comunicatore di idee anche complesse, Celentano è uno che pensa. Tanto per cominciare gli è piaciuto subito il titolo, “Per ragionare, uè bello...”. Insomma ci siamo trovati, direi in maniera naturale. Tra un anno qui si vota, Capanna da che parte comincerebbe per prendere Palazzo Marino? Sono un milanese acquisito ma da una vita... io farei un appello semplice e sincero a tutta la sinistra, antagonista o riformista, mettendo al centro il tema della riconquista di Milano, o almeno la crescita di una forte opposizione. Direi che le divisioni producono una sconfitta matematica e che bisogna appellarsi all’urgenza della situazione, ma prima servono le idee e poi l’uomo da candidare. Beh, perché non ci provi tu... le idee non ti mancano Sì, magari io sindaco e Celentano vice, no anzi, facciamo il contrario: Celentano sindaco e io vice! Ma lo sai che coppia saremmo? Davvero! Sai che casino succederebbe... PS: detto, fatto (e non è che un inizio, ci raccontavano una volta questi vecchi babbioni)

Quando si parla di Lui, gli occhi del tipico maschio (non interista) si rovesciano come quelli della bambina del film ‘L’esorcista’: sa che immaginarselo ad allenare la propria squadra è come un sogno edipico in piena valanga ormonal-adolescenziale. Gli occhi del tipico maschio interista, invece, sono languidi come quelli di Rossella O’Hara che crolla ai piedi di quello stronzo di Rhett Butler. Un Dio. Ma le donne, le donne, quando parlano di Mourinho, vanno tutte in palla. Qualunque sia l’età, il ruolo, la vita. Perché Mourinho non è più soltanto un allenatore. Nelle donne scatta un meccanismo profondamente ancorato alle viscere tipo “trascinami fuori dalla caverna tirandomi per i capelli, e fai di me quello che vuoi”. Che a dirlo, siamo tutte brave. Ma nella vita quotidiana, manco a morire. Le pulsioni sessual-comportamentali di buona parte dell’universo femminile sono così controllate da essere spinte in tutt’altra direzione. Diceva un comico: “Ci sono due tipologie di donne: quelle zoccole e quelle pure. Le zoccole sono zoccole. Le pure, pure”. Ma prima di incipriarci il naso con una bagarre tra protofemminismo e veteroindignazione andiamo a fondo nella questione. Perché uno come Mou, forse l’uomo più chiacchierato del momento, smuove le viscere (per non dire altro...) di insospettabili donne? Alla fine, che siamo femministe o no, sempre di quello si parla. I rapporti fra uomo e donna sono un compendio della percezione personale del mondo, lo specchio di ciò che sei, vuoi, pensi, desideri. E quando si tratta di scegliere, qualcuna se lo trova rassicurante, un po’ amico. Che tradotto significa “lo tratto come uno zerbino ma è tanto caro”. Tipo 1, il “povero Charles” di madame Bovary. Poi c’è il fuoco fatuo. Quello per cui metteresti in campo le migliori prestazioni, per poi scoprire che hai fatto la fine di Adele H di Truffaut e l’hai inseguito inutilmente fin dall’altra parte del mondo, sei uscita di testa e ti sei fatta internare per un cretino. Tipo 2: “Era meglio se stavo da sola”. E poi c’è il fascino del proibito. L’inarrivabile, l’impossibile, l’Heathcliff di Cime tempestose. Quello stronzo che ti tratta di merda e tu ancora li che implori un’ultima umiliazione come fosse una grazia ricevuta. Quello che ci sei o non ci sei è lo stesso. Che il telefono sta lì impassibile e non suona manco se lo fissi per due ore senza battere ciglio più di tre volte a minuto. Quello che la volta che per sbaglio ti rivolge la parola, tu non te l’aspetti e quindi inciampi o sbagli i congiuntivi. Solo che nella vita quotidiana così ne trovi pochi, pochissimi. E magari fai pure finta che non ti piacciano. Quindi, quando uno come Mourinho sale alla ribalta, e mostra una totale noncuranza e supponenza verso chiunque altro, tu ti senti sua. Senza il rischio di rimanere delusa. Perché Lui - che mai avrai di fianco nel letto a dirti “scusa non mi era mai successo prima” - te lo puoi immaginare come cazzo ti pare. Lavorare di fantasia e aspettare il suo prossimo gesto plateale. Ti seduce a ceffoni. Magnetico e intrigante, arrogante e presuntuoso, pungente e mai banale. E non importa se uno così dal panettiere non l’hai mai incontrato. Ti ipnotizzi a guardarlo e ad ascoltarlo come se ogni movimento, ogni parola fossero oro colato. Conversazione tipo fra trentenni (lunedì sera, in post vittoria del campionato e pre finale di Madrid): “Saranno le fossette che si insinuano tra bocca e guancia quando fa quella smorfietta...” dice Anna. “Macchè, mica è solo una questione fisica... E’ che è arrogante. Brutale - fa Sara - Secondo me lui è l’uomo che non deve chiedere mai. E poi alle donne piace sentirsi inferiori, dominate, anziché dominatrici”. E se la ridono. Un maschio azzarda un intervento, inevitabilmente fuorigioco: “Scusate, eh... ma se Mourinho lo mettete a fare l’autista della 90 manco lo guardereste di striscio”. La risposta arriva gelida: “Ascolta, è il potere. Capisci? Potere. Ma mica perché ha i soldi. E’ come un’ombra nei suoi occhi, lui sa. Lui può. Qualunque donna si farebbe soggiogare, umiliare, da uno così. Si prostrerebbe, per capirci”. L’inconfessabile è confessato. Interviene un’altra: “Ovvio, mica è perché fa l’allenatore, eh? Metti Ancelotti a dire le cose che dice lui. Sembrerebbe un cretino”. A questo punto, sdoganiamo anche l’ultima frontiera maschile: il calcio. Si, ci piace anche a noi, tranquilli, ma voi guardatevi pure assist, fuorigioco, corner, melina e compagnia, che noi ci guardiamo Mou. E’ puro istinto, anche un po’ represso. Tu, donna emancipata e indipendente, saresti disposta a farti dominare da uno che si è fatto due ore di galera perché non voleva consegnare il cane a uno sbirro per le vaccinazioni? “Sì”. Ti dicono in coro. Nel frattempo noi restiamo con in mano il santino di Mourinho che fa il gesto delle manette - e anche qui, potremmo scatenarci sul senso escatologico-iconografico che suscita il gesto... - e lui a Madrid, per l’atto finale dell’opera. In rete, qualcuno si consola così: “Va bene, le donne amano i Mourinho. Ma sposano i Leonardo”. Cari maschietti... siamo proprio sicuri?


Liberate Tate from BP di Piuma Nera

DEAD FISH AND OIL DRENCHED BIRDS HANG FROM TURBINE HALL Tate Modern was forced to close down parts of its No Soul For Sale tenth anniversary exhibition on Saturday (15 May) whilst it struggled to remove dozens of dead fish and oil-soaked birds hanging from huge black balloons let loose in the Turbine Hall.

La Shell rinuncia all’offshore degli Oil Men Shell halts Nigerian offshore drilling in visionary new remediation plan 17/05/2010 The Hague - In advance of the 18 May Shell Annual General Meeting (AGM), Royal Dutch Shell and its joint-venture Shell Petroleum Development Company (SPDC) are announcing sweeping plans to clean up all areas of the Niger Delta where they operate, compensate local communities for past injuries, and institute a local stakeholders program that will contribute to lifting the region out of poverty. The Comprehensive Shell Remediation Plan for the Niger Delta (CSR-ND) has been steadily developing behind closed doors since Shell CEO Peter Voser took the helm last year, but was fast-tracked in response to public pressure to include an immediate cessation of deep-water drilling in the Niger Delta. “Shell is proud to be the first international petrochemical company to embark on a rehabilitation and compensation program of any significant scale,” said Shell spokesperson Bernadette Hopma. “The Gulf of Mexico gush has made CSRND especially timely.” “By anticipating and proactively sidestepping the inevitable storm of company-unfriendly rule-changes that follow on major environmental and human calamities of a certain variety, we are building our company’s ongoing resilience well into the future,” said CEO Voser in yesterday’s lunchtime pre-AGM address to top management of Royal Dutch Shell. After noting that Shell is the largest oil producer in the Niger Delta, which is Africa’s equivalent of the Mississippi River Delta—the largest wetland in Africa, and the third-largest drainage area on the continent—Voser outlined the company’s rationale for the move. “Despite our company’s measured ongoing efforts to operate within a potential international rulebook as we deliver shareholder value, we have not always done very well. Every year since 1969, oil operations in the Niger Delta have spilled as much oil as the 1989 Exxon Valdez. Neither the Delta itself, nor the prospective legal environment, can tolerate that sort of stress. To avoid serious consequences for Shell’s viability, we must react proactively to past, present and potential future threats to people, the environment, and the future of the global community.” Last year, Nigeria had 2,000 active spills. These were certainly not all due to Shell’s operations, but the amount of oil released into the wetlands has been steadily on the rise with production increases by a num-

ber of companies. “Recent events in the Gulf of Mexico demand change,” said Shell spokesperson Bernadette Hopma. “The expected hurricane of regulation and policy change across industry, resulting from the negligent practices by one pair of companies especially, means that all of us need to try to push harder in the interests of long-term survival. Shell will therefore distinguish ourselves by being the first oil company in history to cease taking risks with important delta ecosystems. The unique geology underlying these deltas have sustained our shareholders very well, but we must not let that kind of sustainability come at the the expense of the biodiversity, carbon absorption and O2 production that are their true worth.” Highlights of the Shell and SPDC CSR-ND Plan include: - The immediate cessation of deepwater drilling off the coast of Nigeria until the conclusion of a full independent safety review by our local government partners with international oversight. - The immediate cessation of gas flaring, with all open flares converted by 2012 into energy sources for tariffless local consumption. - An investment of $8 billion by 2012 followed by $1 billion per annum for 10 years to attempt partial environmental restoration of the Niger Delta. The work force carrying out this mission will be 97% locally sourced and trained. - A $45 million “truth and reconciliation process” fund to assess and award reparations for perceived injustices since 1958, when Shell first started commercially exporting oil from the region. - The est ablishment of a $4 billion fund earmarked for compensation for perceived injustices. - The establishment of a local stakeholder program that gives decision-making and veto capacity over new and ongoing projects to communities affected by Shell and SPDC projects worldwide, pending more formal control at the level of local government. - A commitment to cap oil production at current levels until 2015, and then to gradually reduce production to 10 percent of current levels by 2050, while compensating for this reduction through the development of renewable energy sources. “At long last the words ‘stakeholder’ and ‘sustainable’ will actually mean something,” said CEO Voser. “CSR-ND means planning not just for short-term profits,

but for what actually matters, including the viability of the planet itself.” Enquiries Shell Media Relations International, UK, European Press - Bernadette Hopma / Christopher Aganju (The Hague): +31 (0)70-3465963, media@shellcsr.com US Press - Rita Rogoeveen / Francis Moira (Houston): +1 832-493-0508, +1 281-5730987,usmedia@shellcsr.com Royal Dutch Shell plc is incorporated in England and Wales, has its headquarters in The Hague and is listed on the London, Amsterdam, and New York stock exchanges. Shell companies have operations in more than 100 countries and territories with businesses including oil and gas exploration and production; production and marketing of Liquefied Natural Gas and Gas to Liquids; manufacturing, marketing and shipping of oil products and chemicals and renewable energy projects. For further information, visit www.shell.com Cautionary note The companies in which Royal Dutch Shell plc directly and indirectly owns investments are separate entities. In this document “Shell”, “Shell group” and “Royal Dutch Shell” are sometimes used for convenience where references are made to Royal Dutch Shell plc and its subsidiaries in general. Likewise, the words “we”, “us” and “our” are also used to refer to subsidiaries in general or to those who work for them. These expressions are also used where no useful purpose is served by identifying the particular company or companies. ‘’Subsidiaries’’, “Shell subsidiaries” and “Shell companies” as used in this document refer to companies in which Royal Dutch Shell either directly or indirectly has control, by having either a majority of the voting rights or the right to exercise a controlling influence. The companies in which Shell has significant influence but not control are referred to as “associated companies” or “associates” and companies in which Shell has joint control are referred to as “jointly controlled entities”. In this document, associates and jointly controlled entities are also referred to as “equity-accounted investments”. The term “Shell interest” is used for convenience to indicate the direct and/or indirect (for example, through our 34% shareholding in Woodside Petroleum Ltd.) ownership interest held by Shell in a venture, partnership or company, after exclusion of all third-party interest.

Art activists from LIBERATE TATE, a growing network dedicated to ensuring the museum drop its sponsorship deal with BP (British Petroleum), infiltrated Tate Modern’s Turbine Hall and released dozens of helium-filled black balloons with dead animals attached. Crowds of tourists and art lovers gathered to watch the balloons rise up in the air until they filled the ceiling of the Turbine Hall. Josephine Buoys, who took part in the art action, said: “We took this action whilst Tate sponsor BP is creating the largest oil painting in the world. Across the Gulf of Mexico ecosystems and livelihoods are being devastated by their oil spill. Every day Tate scrubs clean BP’s public image with the detergent of cool progressive art. Yet there is nothing cool about a corporation that cares more about its profits than life or the future of our fragile world.” By late afternoon Tate staff had burst some the oil bubble-like black balloons by climbing onto a high gantry, but many remained out of reach and the rotting fish and sea birds hovered above the evening’s celebrations headlined by Thurston Moore of Sonic Youth. Rumours circulated that Tate would commission a marksman to shoot the remaining balloons down from the top of the former power station. LIBERATE TATE said: “Every time we step inside the museum Tate makes us complicit with acts that are harming people and creating environmental destruction and climate change, acts that will one day seem as archaic as the slave trade. We call on Tate to become a responsible, ethical and truly sustainable organisation for the 21st century and drop its sponsorship by oil companies. As a public institution the Tate’s Trustees, chaired as they are by an ex-CEO of BP, must abandon its association with BP. All visitors to the Tate must be able to enjoy great art with a clear conscience about the impact of the museum on society and the environment.” LIBERATE TATE distributed a communiqué (online here http://bit.ly/9RFfxJ) throughout the Tate Modern 10th anniversary promising further actions to ‘free art from oil’ by artists and activists across Britain until Tate ends its association with BP. LIBERATE TATE have issued an open invitation for artists, activists, art lovers and other concerned members of the public to act to ensure that Tate ends its oil sponsorship by the end of 2011 ahead of Tate Modern’s expansion into its cleaned out underground oil tanks. LIBERATE TATE contact details: web: www.twitter.com/liberatetate email: liberatetate@gmail.com


Mancanza di stile di James Bellebono

Anche vedendo il peggio tamarro di provincia, non si può parlare di mancanza di stile. E per stile si intende la personale ricerca di un modello di bellezza e l’affiliazione estetica allo stesso. Si tende spesso a dare per scontato che costoro che vantano chili di gel effetto bagnato in testa, una carnagione pressochè arancio e logo-cinture mastodontiche lo facciano per omologazione.

Subcultural Genealogy di Alex Foti 1950s Elvis, Brando e James Dean (insieme a Dennis Hopper in “Gioventù Bruciata”) creano una nuova categoria sociale “i rebellious teens”. E’ la nascita del rock’n’roll, grazie al blues elettrico meticcio di Chuck Berry e Little Richards. E’ la nascita del chiodo. E’ la nascita del consumismo. Nelle città ondate di panico sui giovani teppisti (teddy boys, halbstarke) che scorrazzano in moto nelle vie notturne, dando non pochi problemi alle forze dell’ordine. In Italia l’isteria per i fatti di Piazza Statuto, dove giovani operai, immigrati dal Sud, in tenuta proto-rockabilly si scontrano contro i celerini, porta alla proibizione del flipper e del juke-box. Colonna sonora della cultura ‘50s che ancora vive fra noi fra cool cats, cadillac sataniche, dadi, palle da 8, creepers e banane, code e foulard, limonate al drive-in: “Blue Suede Shoes” di Carl Perkins, magari da abbinare alla visione di “Il Seme della Violenza” (1955) o alla rivisitazione postmoderna di Memphis a cura di Jim Jarmusch in “Mystery Train”. 1960s Mods & Hippies. Street-fighting men & Lucies in the skies with diamonds. Londra beat in Lambretta e San Francisco psichedelica in Chopper. Carnaby Street e Haight Ashbury. Sorbona, Cattolica, Berkeley. Teeny boppers and LSD trippers. Allen Ginsberg e Timothy Leary aprono le porte della percezione, causando una rivoluzione nelle coscienza i cui effetti sono ancora visibili oggi (buddhismo ed ecstasy, tanto per es.). Certo, tutte le comuni vanno a finire male (Charles Manson), ma l’avvento dell’ecologia e della contestazione sono frutti duraturi. La rivoluzione sessuale apre le gambe, la marijuana le menti, la contestazione giovanile rischia di far saltare tutto l’Occidente (e anche l’Oriente comunista). Il miracolo economico è all’apice, ma i giovani non ne vogliono sapere della società perbenista, ipocrita, maschilista dei genitori, che ritengono in combutta con il fascismo di ieri e l’imperialismo di oggi. Le barricate degli studenti nel Quartiere Latino fanno scappare De Gaulle: Parigi, Roma, Berlino, Chicago, Praga insorgono e i neri bruciano le città USA dopo l’assassinio di Martin Luther King imbracciando le tesi di Malcolm X: il decennio si chiude all’insegna del Sessantotto, il Quarantotto del XX secolo. Rimane la generazione eterna dei sessantottini, che quando finalmente se ne andranno, lasceranno più soli i narcisisti... Film: Quadrophenia, Hair, Easy Rider, Zabriskie Point. Music: Monterey Pop Festival, Jefferson, White Album, Beggars Banquet.

1970s Il decennio incuba se possibile sviluppi ancora più inventivi dei fermenti musicali (pop, folk, rock, soul) dei Sixties. Al ritmo di disco, funk, punk, rap tutta una nuova genealogia di subculture si afferma nei ghetti urbani del globo: punk anarchici e skinhead nazisti discendono dalla stessa vulcanica fonte. La prassi libertaria del DIY, la filosofia nichilista del No Future creano la subcultura squatter (e punkabbestia) che è ancora fra noi. Sex Pistols e Clash, Malcolm McLaren e Vivienne Westwood, ma soprattutto il punk americano di Ramones, Dead Kennedys, Dead Boys rivoltano i circuiti neurali degli adolescenti bianchi come mai si era visto prima, dando alle subculture un carattere violentemente opposizionale che in precedenza non avevano. Anche il funk dei ragazzi neri si politicizza (“Play That Funky Music, White Boy!”) cedendo il posto all’hip-hop di Grandmaster Flash e della Sugarhill Gang. Dal Bronx parte una rivoluzione culturale che non ha ancora terminato di esercitare i suoi influssi: rhyming e graffiti sono ancor oggi ingredienti base del lessico metropolitano. Il tentativo di RAF e BR di scimmiottare la guerriglia del Terzo Mondo è ultrafallimentare. Decennio di crisi e mutazione. Le droghe si diffondono con velocità preoccupante. L’ottimismo progressista dei Sixties cede il posto al pessimismo sulle sorti della società industriale, crisi petrolifera e risveglio islamico pongono sfide ancor oggi esiziali. Songs: Anarchy in the UK, White Riot, California über Alles, Heart of Glass, Le Freak, Rapper’s Delight. 1980s Gli anni Ottanta di Reagan, Thatcher e Chernobyl sono cupi, esistenziali, gravidi di premonizioni sociali ed esperimenti gender. La prima parte del decennio è dominata dal florilegio post-punk della new wave: Joy Division, Devo, Kraftwerk, Talking Heads, Cramps, Cure, New Order. Già Doors e Velvet alla fine degli anni Sessanta avevano fatto intravedere le possibilità di mescolare poesia maledetta, sessualità ambigua e pulsioni oscure. Sono gli anni delle tribù subculturali che arrivano immutate sino a noi: dark, mod, rockabilly, red/nazi skin, garage punk. Fuori dagli steccati conservazionisti, il cross-over di Beastie Boys e Aerosmith/Run DMC apre possibilità pop impensate, che gruppi come Red Hot Chili Peppers e Jane’s Addiction porteranno a compimento. Sono anche gli anni del Metal. Motörhead e Iron Maiden spadroneggiano nell’hinterland (allora come oggi). Tutti a fare i punk, i dark e i metallari a Berlino al-

l’ombra del Muro, che è ancora su, ma per poco. 1990s E’ il decennio del grunge e dell’esplosione globale di hip-hop e r’n’b, ma soprattutto della diffusione virale della dance culture della techno house. La gioventù del dopoguerrafredda è in ecstasy! E’ una seconda rivoluzione all’insegna dell’amore da Ibiza a Manchester, dalla Berlino riunificata a suon di love parade alla Detroit deindustrializzata che per prima ha inventato il suono. La gerontocrazia europea vorrebbe limitarne la libertà mentale e di movimento, dando il via a crociate securitarie che purtroppo ancor oggi impazzano contro rave e botellon. Si diffondono i cellulari e gli SMS. L’Unione Europea si espande, ma tiene fuori gli stati dell’est, non impedendo la pulizia etnica nei Balcani. La cultura reggae/dub si evolve in ragamuffin e drum’n’bass. In UK impazza il brit pop di Albarn e dei Gallagher. Global Techno: Aphex Twin, Laurent Garnier, Derrick May, Plastikman, Daft Punk. 2000s E giungiamo al decennio postapocalittico degli Anni Zero, dopo il fake party di fine millennio: torri gemelle che crollano, tsunami che travolgono, ghiacciai e mercati che si fondono. Insicurezza e apatia arrivano alle stelle. Il DNA lo usano anche i carabinieri. Controlli e discriminazioni proliferano. Il black bloc dà forma al riot contro le varie crisi del capitalismo neoliberista. Hackers e pirati liberano saperi e reti. La mafia veste Dolce&Gabbana. Tutti s’inverdiscono, perché il clima sta impazzendo. E’ un brutto decennio per il pop: emo, electroclash, baile funk, grime, le poche novità. E’ la decade dei games che superano il cinema, solo la diffusione del 3D rianima Hollywood. L’mp3 mette in ginocchio l’industria discografica. Ritornano il r’n’r e la musica dal vivo: ansia di realtà nel decennio della Rete. Gli 00 sono all’insegna dell’ibridazione: prova ne è il fatto che è un mulatto come Obama a porre fine agli otto anni di bushismo. Barack Hussein è davvero il melting pot del XXI secolo, un personaggio da romanzo di Sterling. Artists? Green Day, White Stripes, CSS, Benga. I migliori re/mixers del decennio che si è aperto: ma i milanesi Crookers! Che stanno riportando in auge la house culture. Intanto Lady Gaga pone fine al lungo regno di Madonna. Previsioni: se i Noughties hanno recuperato gli Eighties, i Teens ricicleranno i Nineties senza pietà. 2010: siamo in guerra e adesso c’è pure la Grande Recessione a scatenare i peggiori istinti. L’Europa si disintegrerà? La civiltà umana si salverà?

Beh, no. Esattamente come non si può dire per i ragazzi chiomati vestiti come se dio gli fosse apparso in sogno proclamando “Da oggi sarai la morte. Sì, puoi ancora usare la tua maglietta slavata degli Iron Maiden”. Spesso supponiamo che ci si leghi esteticamente ad un determinato gruppo per mancanza di carattere, ma non potrebbe questa essere una disperata ricerca di persone con valori comuni ai nostri? Insomma il nostro guardaroba è la conseguenza oppure la causa della somiglianza ai nostri amici? Intorno ai tredici anni inizi a decidere che immagine vuoi dare di te, determinando la tua appartenenza - che potresti benissimo cambiare nel giro di cinque anni in maniera radicale. Seriamente, chi non conosce una ex liceale che si è riempita di piercing un mese dopo l’esame di maturità? E peraltro, anche essere una liceale con i vestiti ancora scelti dalla mamma è uno stile ben definito, scegli di non dimostrare una personalità diversa da quella che i tuoi genitori si aspetterebbero dalla loro adorata prole. Ti occupi di non scegliere e di identificarti per assimilazione. Per stile qui intendiamo la percezione che dai di te alle persone che ti stanno attorno. Ora, se decidi di andare un sabato al Plastic puoi vedere uomini vestiti da abat-jour che ostentano una personalità frizzante e sbarazzina, ma superati i tre travestiti che spiccano per eccesso di glitter ti accorgerai che la densità di tagli a scodella è di gran lunga troppo imponente per poter sinceramente credere all’atteggiamento da “mi vesto/comporto/affermo in questo modo perchè sono diverso”. Diverso da chi? Non dai tuoi trenta sosia in quei dieci metri quadrati, sicuramente. E di nuovo, possiamo traslare questa frase su tutti gli stili definiti alternativi. Per stile quindi intendiamo come vuoi apparire per ricevere rispetto e approvazione. Tutta questa trafila di esempi per arrivare al punto della questione: nonostante il disinteresse e le scusanti che tu possa tirar fuori dal cappello ti vesti per autorappresentarti, per dire “questo sono io, piacere, se mi assomigli forse possiamo anche essere amici e se vado in un posto che mi piace posso trovare tanti altri me e star bene”. Questo è esattamente quello che secondo me è diventata (o forse è sempre stata) la moda.


Virtualità Reale di Vic Marchi La realtà virtuale, un concetto che ha conosciuto ormai diversi revival, torna alla ribalta con un esperimento condotto da alcuni ricercatori della università di Barcellona. Nell’esperimento i soggetti, tutti uomini, indossano un casco virtuale assumendo la prospettiva del corpo virtuale di una donna in una scena complessa che prevede interazione con altri caratteri virtuali. L’effetto di immedesimazione con il carattere assunto è apparso così convincente da causare reazioni dei soggetti conformi al ruolo personificato nell’azione. Nell’esperimento, i soggetti sono divisi in tre categorie: quelli il cui punto di vista si identifica con la prospettiva del corpo virtuale impersonato, quelli il cui punto di vista si identifica solo per una parte dell’azione e quelli infine il cui punto di vista rimane sempre spostato rispetto a quello del carattere. La scena si struttura nel tempo con l’ingresso di un secondo carattere femminile che si avvicina al nostro carattere virtuale toccandole le spalle, sensazione che viene confermata a livello percettivo da un’azione analoga di un operatore umano sulle spalle del soggetto. In seguito, dopo che il punto di vista della seconda classe di soggetti viene messo fuori allineamento, il nostro carattere viene improvvisamente schiaffeggiato dal secondo carattere. I risultati dicono che la seconda classe di soggetti reagisce in modo più forte alla minaccia percepita di quanto accada per la terza classe e che dunque l’immedesimazione prospettica con il punto di vista del carattere conta più della sensazione del tatto nella costruzione del senso propriocettivo del corpo virtuale. Dimostra anche che quando i dati sensoriali sono allineati alla vista e sono sincronici si opera un vero proprio transfert del senso propriocettivo alla persona virtuale. E dimostra infine che l’esperienza di cui tante tradizioni mistiche ci raccontano di un viaggio fuori dal corpo è cosa ben distinta dalla struttura alienante di un punto di vista terzo su un corpo altro. Il viaggio fuori dal corpo funziona come un’estensione del senso propriocettivo del soggetto al di la del suo campo d’azione fisico, e cioè funziona in continuità con esso. Ragion per cui si dice che morte segue quando si rompe il filo d’argento che

collega il corpo fisico al cosiddetto corpo astrale. Per i soggetti della terza classe questo filo è rotto in partenza. Il punto di vista di questi soggetti è alienato, fin dall’inizio separato dal suo oggetto. In questa prospettiva il soggetto appare a se stesso come un terzo, uno fra altri soggetti. Da questa struttura deriva l’illusione di un soggetto che è in controllo, libero nella sua costituzione e centro di intenzionalità autonoma. E questa è la struttura dell’autocoscienza. Per capire cosa questo significhi possiamo rifarci a un libro di Mark Haddon, “The curious incident of the dog in the night time”. Nella prospettiva del giovane eroe, un bambino autisitico, l’immagine che il soggetto autocosciente ha di se stesso in contesto è solo una fra le immagine che scorre sullo schermo della coscienza. E in verità l’esperimento dimostra che non c’è una persona dietro lo schermo, ma solo tante schermate, tanti programmi nei quali switchiamo diverse configurazioni della nostra persona. Quello che Christopher non può capire è che il programma dell’autocoscienza si struttura sull’interazione di un soggetto con un altro soggetto, e non sull’interazione fra un soggetto e il mondo. Analogamente, nell’esperimento la persona virtuale si costituisce nell’interazione con una seconda persona virtuale, e non in relazione al mondo. Per cui se la mente umana sembra essere unicamente predisposta a creare scenari, simulazioni, letture alternative dei fatti e della realtà è precisamente perché l’uomo è un animale sociale e la sua mente sembra unicamente adatta al complesso gioco dell’interazione sociale in cui ruoli e relazioni diverse vengono di volta in volta impersonate. Ragione per cui alcuni sostengono che la mente umana si distingue più per la capacità di simulare e mentire che per la capacità di dire il vero. Questo ci aiuta a capire perché Jaron Lanier, genio della programmazione e artista che ha coniato il termine “Virtual Reality”, ha fondamentalmente torto nel suo ultimo libro, “You are Not A Gadget”, libro che Gianni Riotta ha pensato bene di nominare in un mal posto e goffo tentativo di discutere di web in Italia. Il libro funziona come un manifesto contro la cultura Web 2.0 e rasenta, per il

profeta della realtà virtuale, una specie di svolta spirituale. Per Web 2.0 bisogna senz’altro intendere social media. Sotto attacco sono l’anonimato sul web, che favorirebbe pratiche irresponsabili e che andrebbe usato solo quando se ne ha davvero bisogno, il file swapping, che sarebbe omologante e responsabile di una caduta della creatività nella produzione artistica, Facebook e i social newtorks, perché ci segmentano per status sociale e ci danno un solo modo di presentarci e diagrammare le nostre relazioni, o Wikipedia e il social editing, perché quando avremo un solo libro sarà morta la libertà. “Ogni singolare, esclusivo libro, anche quello collettivo accumulato in the cloud, diventerà un libro cattivo se sarà l’unico disponibile.” Lanier non senza ragione denuncia il design, che è prescrittivo delle forme di interazione, e la nozione di intelligenza artificiale che sembra tuttora pervasiva nel mondo high tech americano,che alimenta una visione riduzionistica dell’intelligenza umana. Lanier a questo riguardo denuncia che Larry Page, uno dei fondatori di Google, si aspetta che Internet “venga in vita” prossimamente, dove a emergere sarebbe una forma di intelligenza artificiale superiore a quella umana. Contro questa filosofia Lanier predica una superiorità dell’uomo, a cui si dovrebbero riconoscere poteri soprannaturali, sulla macchina, e invoca un design che sappia mantenere aperto il senso di una apertura metafisica lasciando spazio a “imprevedibili processi creativi che non sono spiegabili con l’idea dell’evoluzione che già crediamo di poter modellare in sistemi software”. Nonostante la bontà della critica, su cui avremo modo di ritornare per tradurla in italiano a beneficio di Riotta e altri, bisogna concludere che Jaron per alcuni versi confonde i piani. La creatività non sta dalla parte dei sistemi ma dalla parte dell’uso sociale che se ne fa. Ogni campo di interazione in qualche modo formalizzato in un design e un’interfaccia che limitano la nostra capacità di espressione. Ma l’uso dei sistemi può essere creativo e andare contro l’idea che il designer si era fatto di esse. E se questo succede a volte per i singoli sistemi, succede senz’altro per quel metasistema che chiamiamo web.

“Whispers” To Lose La Track (2010) Si parla tanto – e da tanto - delle potenzialità straniere della scena italiana, e spesso la nostra musica non riesce a vincere il paragone con il resto del mondo. I Tiger! Shit! Tiger! Tiger! sono un’eccezione. “Whispers”, il loro nuovo ep, contiene al suo interno tracce notevoli: in primo luogo per l’intensità del sound, incredibile sin dall’inizio, dotato di una naturalezza tutta post punk capace di rielaborare modelli (su tutti Fugazi e Sonic Youth) con personalità e stile. Un bisbiglio che diventa veicolo, immagini sghembe che assumono forme più naturali, più levigate, meno appuntite. I Tigers escono dalla discoteca e ci raccontano i fantasmi della moderna quotidianità. O almeno iniziano a farlo, nella speranza di un prosieguo ancora più bello. (Giovanni Continanza)

Corpoparassita / Dyskinesia - Split Frohike Records (2010) Volume e dolore. Distorsione e nichilismo. Sludge e rassegnazione. Claustrofobia suicida. Uno split che trasuda disagio, dalla congelata assenza di movimento degli embrioni sonori di Corpoparassita (eroi alessandrini dell’ambient industriale) alla deflagrazione architettonica che i Dyskinesia già ci mostrarono nell’album d’esordio. Loro, forse, dal vivo come degli ipotetici Eyehategod che investono sbronzi la psichedelia kraut più industrialeggiante e farmacologica. Momenti di stasi asfissiante e chitarre che tossiscono e inspirano/espirano/spirano merda e disgusto. La riflessione catartica dei brani ambientali è demolita da quei manici rotti come li romperebbe James Plotkin. Background su voci onomatopeiche e una palpabile ossessione per la schizofrenia. L’industrializzazione dei sentimenti produce solo dolore.


Via Padova è meglio di Milano

Ghisa Antisommossa di Luca Fazio

Fanno già paura così, solo a vederli passeggiare in coppia lungo corso Buenos Aires, in borghese, senza bisogno di tutto l’armamentario antisommossa già in dotazione quando si tratta di operazioni ben più serie (caschi, scudi, manganelli, giubbotti antiproiettile, tutto fuori legge ma giustificato goffamente in nome della tutela del lavoratore, violentando la legge 626). Ma qui non serve. Lungo la via più commerciale di Milano, i vigili urbani si limitano a mescolarsi tra la folla per poi passare all’attacco come furie solo per terrorizzare i venditori ambulanti di borse taroccate. Sono inseguimenti pazzeschi, violenti, che spaventano i passanti, a volte li travolgono, un minuto che sembra un film, e poi tutto torna come prima, passa il pulmino della polizia locale e i due dipendenti comunali vanno a fare danni altrove. Più inguardabile, per fare un altro esempio, è stato lo sgombero di un piccolo accampamento rom a Chiaravalle. Dieci persone, tra cui cinque bambini infreddoliti con i piedi nella neve: è in quella occasione che per la prima volta si è vista all’opera la celere personale del vicesindaco De Corato in assetto di guerra, un fotogramma che gira in rete e spiega a che punto è arrivato il processo di militarizzazione delle vigilanze urbane. Roba da far innervosire le forze di polizia, visto che gli zingari vengono sgomberati una volta al giorno. Stando già così le cose, non si capisce davvero a cosa possa servire il nuovo corso di addestramento che si tiene nella scuola di via Boeri: tecniche antisommossa, con le ultime 24 ore di training in palestra. Le lezioni, suggeriscono i vigili «democratici» che un po’ si vergognano, prevedono anche alcuni aspetti psicologici, per esempio non perdere la testa in alcune situazioni delicate. Quali? Beh, c’è il filmato di un caso che ha fatto scuola. In via Boeri, davanti a una platea di agenti entusiasti per alcuni è «una scuola di vita» - vengono proiettate le immagini della rivolta di via Padova dello scorso febbraio, quando gli egiziani sfasciarono tutto per protestare contro l’uccisione di un maghrebino. Ecco, in quelle situazioni, bisogna essere pronti a tutto, ad usare bene gli scudi, a schivare eventuali oggetti (i vigili si allenano lanciandosi palline da tennis); insomma un po’ viene da ridere, se pensiamo che quella notte la polizia (cioé la questura di Milano) per ore non ha saputo che pesci pigliare. Adesso ci penseranno loro, gli instant-celerini di De Corato con 24 ore di addestramento lampo. E’ vero che a Milano, grazie alla propaganda razzista della giunta che non conosce ostacoli (cioè opposizione politica), le occasioni per divertirsi con i manganelli non mancano. Da qualche settimana viene propagandata l’idea del quartiere ghetto, ed è un’idea che piace perché di tanto in tanto permette esibizioni muscolari degne di uno stato di polizia. Lunedì, per esempio, il sindaco di Milano firmerà due ordinanze per la sicurezza da applicare nel quartiere Chinatown, dove tre anni fa ci fu una rivolta (chiusura entro le 20 per gli esercizi commerciali pena una multa di 450 euro e obbligo di deposito di tutti i contratti di affitto al comando dei vigili). Inutile aggiungere che saranno proprio loro, i rambo-vigili, ad assicurare che la stretta repressiva funzioni per il meglio. A questo punto, in nome della legalità e in assenza di opposizione, dovrebbe intervenire lo Stato, nella persona del Prefetto di Milano, perché la formalizzazione dei reparti antisommossa - come spiega l’ex consigliere regionale del Prc Muhlbauer - «equivale all’istituzionalizzazione di una situazione illegittima e illegale». La polizia armata come la intende il vice sindaco De Corato, per ora, è fuori dalla legge nazionale.

Intelligente a chi? di Winston Smith Milletrecentoventisei telecamere spiano giorno e notte la città di Milano. Ma non sono tutte uguali: alcune sono intelligenti. L’annuncio di Decorato dell’avvio della sperimentazione di un nuovo sistema di videosorveglianza è di qualche giorno fa. Si tratta di un software messo a punto in Israele e già utilizzato a Tel Aviv e nella la città più videosorvegliata del mondo, Londra. Con scarsi risultati, bisogna dire, se è vero che in un mese nella capitale britannica le telecamere intelligenti hanno contribuito alla cattura di soli 8 ladri su oltre 200 segnalazioni, creando una sequela di allarmi ingiustificati. Le telecamere infatti, a differenza dei sistemi di controllo tradizionali che registrano a ciclo continuo tutto ciò che accade nei dintorni, si attivano solo quando percepiscono atteggiamenti che il software ritiene sospetti. Come ad esempio dimenticare una borsa (rischio attentato), fermarsi a parlare in gruppi di più di tre persone (rischio rissa), avvicinarsi a un

muro (rischio writers) o anche semplicemente correre (rischio scippo): appassionati di jogging, distratti e chiacchieroni siete tutti avvisati. De Corato ha spiegato che è stato commissionato uno studio di fattibilità per oltre 200 telecamere da posizionare entro il 2011 nelle aree più critiche, grazie agli 8 milioni di euro messi appositamente a bilancio. Le prime sei sono già state collocate in Cadorna: l’invito a tutti è di andare a farci una corsetta sotto, così, per vedere l’effetto che fa. Le associazioni dei consumatori hanno annunciato un ricorso al garante della privacy. Ma se neppure la realtà di una metropoli tra le più sicure al mondo (lo dicono anche le statistiche della questura), riesce a far ragionare il vicesceriffo, consigliandogli di spendere in modo, stavolta sì, più intelligente quegli otto milioni di euro, figuriamoci che cosa putrà mai fare il garante. Ah, dimenticavo: la prossima puntata del Grande Fratello si gira a casa tua.

Licenziare un papà di Tini San Tempi duri per i papà della metropoli. E’ successo che una ditta di Cassano d’Adda che si occupa del rifornimento dei distributori automatici di bibite e bevande, la Bigarella, ha licenziato un dipendente perchè impossibilitato ad accettare un cambiamento di orario incompatibile con i suoi doveri di padre di un bambino di quattro anni. Dopo un periodo di cassa integrazione in deroga la ditta in questione ha richiamato in servizio tutti i dipendenti, ma ha fissato l’ora di inizio del turno di lavoro non più alle 8.30, bensì alle 7. Da allora per Alex, trentasette anni, sono iniziati i problemi. E’ lui, almeno due settimane al mese, ad accompagnare all’asilo il figlio, perchè la moglie è turnista in una fabbrica di gomma. O a voler ben vedere anche perchè le responsabilità e gli impegni nella gestione di un figlio ricadono, come è ragionevole, su entrambi i genitori. Per alcuni giorni Alex riesce, chiedendo aiuto a destra e

a manca, a rispettare il nuovo orario. Ma non può durare. Decide allora di comunicare ai vertici della ditta che, essendo per lui impossibile conciliare il nuovo orario con l’orario di apertura della scuola materna, prenderà servizio come negli anni precedenti alle 8,30. “Vedrai”, gli risponde in tono di sfida la titolaredell’azienda. Il 14 aprile Alex accompagna il figlio alla scuola materna, arriva al lavoro alle 8.30 e trova ad aspettarlo una lettera di licenziamento. «Non ho soluzioni né luoghi dove lasciare un bambino piccolo alle sei della mattina. E dopo dodici anni, mi hanno messo alla porta», ha dichiarato quando il suo caso, portato all’attenzione da Angelo Pedrini della Cub, è finito sui giornali. I sindacati (Cub, Sdl, Rdb e Cobas) hanno chiesto l’intervento della consigliera provinciale di parità per far applicare le politiche di conciliazione tra vita e lavoro previste dalle leggi europee.

Ne abbiamo già parlato in lungo e in largo: di via Padova, dell’integrazione possibile e, di contro, delle iniziative imbarazzanti messe in campo dal Comune di Milano. Nell’arteria milanese di cui nessuno si era mai occupato prima dell’omicidio del giovane Abdel Aziz El Sayed e della protesta degli egiziani, ha preso il via nel fabbraio scorso una campagna di sgomberi e perquisizioni che si arricchisce ogni giorno di una nuova perla d’intolleranza: sono i “positivi risultati” di Decorato, raggiunti grazie alla “collaborazione dei cittadini italiani che vivono nella zona”. Le associazioni che compongono il tessuto urbano del quartiere però non ci stanno, non ci sono mai state. Intorno ai quattro chilometri e mezzo dell’asse della via ruota un quartiere che conta abitanti di 75 nazionalità diverse, mescolati a una popolazione italiana di vecchia e vecchissima immigrazione: un esperimento prezioso da coltivare e difendere. La loro risposta ai fattacci di via Padova, che consiste in un’iniziativa costruita con la collaborazione e l’impegno di tutti, ma proprio di tutti, era già in cantiere prima che arrivassero le telcamere e i politici per fare le loro passerelle. Con le cure profuse dall’amministrazione, spiegano gli organizzatori, via Padova non guarisce, peggiora. “Via Padova è meglio di Milano” si svolgerà questo weekend, sabato 22 e domenica 23 maggio. A inventarsi l’iniziativa è stato il comitato Vivere in Zona 2, nato nel 2008 per condividere progetti, proposte, idee per la risoluzione dei problemi sul territorio (ma solo di quelli reali). Per due giorni scuole, associazioni di stranieri, parrocchie, enti culturali e spazi commerciali metteranno in mostra la ricchezza umana della zona più multietnica della città, appuntamenti e iniziative che animeranno tutta la via, da piazzale Loreto a Cascina Gobba. Questo è il programma completo:


Interismo

di Paolo Vernaglione

Che cos’è MilanoX del +Junior della redazione MilanoX è un giornale settimanale eretico. Beh, se non vi siete ancora persi per strada vi ponete decisamente al di sopra della media nazionale, ma se pensate di averci capito qualcosa v’ingannate, perché questo piccolo esperimento editoriale, questo oggetto non identificato del quarto tipo non ha un’idea precisa su cosa vorrebbe essere. Siamo una redazione mista e aperta con tutta l’intenzione di fare un giornale alternativo di tipo nuovo, underground, politico, anarchico quanto basta, libero il più possibile. A questo punto è necessario parlare della sinistra urbana, discorso scomodo, perché si rischia di offendere chi ha investito la propria vita in battaglie perse e non è mai elegante sparare sulla croce rossa. Ma mi tocca, se voglio parlarvi di MilanoX. Rammento un paio di passaggi. E’ il 2010. Non siamo nel ‘68, nel ‘77, e nemmeno a Genova nel 2001. Siamo oltre gli anni Zero. Formigoni va verso il Ventennio da governatore della Longobardia, la Santa Alleanza Ciellina e la n’drangheta regolano indisturbate il traffico del denaro cittadino, mettono le mani sull’Expo (e sui pochi soldi che arriveranno), decidono dove tira il vento nella metropoli stanca. La sinistra è morta e aspetta da tempo immemore la propria resurrezione. Esanime cerca un loculo dove farsi tumulare. Il movimento è profondamente in crisi nel suo complesso: totalmente sconnesso dalla società civile, ha smarrito il proprio impulso creativo, la sua capacità di analisi storica. Alla base ci sono un problema di definizione e un fattore generazionale. Non è mai stato così difficile appartenere. Siamo figli della post-ideologia. Non crediamo semplicemente più in nulla e non ci fidiamo più di nessuno. La sinistra, tutta impegnata a fare politica, si è scordata la battaglia essenziale: ha smesso di fare cultura. Risultato: cittadinanza meno politicizzata, analfabetismo di ritorno, università, educazione e ricerca fortemente in crisi, impoverimento complessivo dell’immaginario. Meno male che c’è il web. Ma venisse quel

mausoleo vivente di Berlusconi nelle nostre scuole a vedere come ci insegnano l’inglese. In culo alle tre iii. Siamo i peggiori in Europa. Il solito ritardo linguistico, inerziale, da pigrizia mentale mediterranea. Vogliamo parlare dei giovani? Non li capite. C’è tutto un potenziale che a causa dell’inveterato modo di fare da sinistra militonta, strumentale rispetto a individui e cose, è impossibile da intercettare. Lo possiamo fare noi che abbiamo qualche anno di meno (chi scrive di anni ne ha 26), ma per un quarantenne che non esce e sta a casa e fa la spola tra famiglia e lavoro, andrà bene se saprà che faccia ha sua figlia. C’è troppo ego. Troppa autoreferenzialità. Una totale mancanza di empatia. E’ naturale, uno dopo una certa età si scorda semplicemente com’era gli anni prima e incomincia a godere se gli altri gli sembrano più stronzi di lui.

senza banalizzare. E il coro di voci è talmente folto e caotico che diventa quasi impossibile farsi sentire. Da un punto di vista politico e imprenditoriale concepiamo questo giornale come un work in progress: siamo una free press, e stiamo cercando di costruire un mercato. Cerchiamo inserzionisti. E collaboratori non stipendiati. Qualcuno che come noi creda sia possibile elaborare un modello differente. Perché il modello dominante, non è l’unico possibile. Vorremmo dare voce a tutti quelli che si sentono diversi.Questo giornale a misura di trans esiste nel momento in cui lo prendete in mano. Noi lo pensiamo, in un mondo fatto di proprietà e disoccupazione, come uno spazio sociale permanente, luogo adatto in cui far incontrare idee, creare discorsi, convogliare energie, sviluppare talenti, in linea con il nostro modo di intendere gli eventi.

Bisogna sapersi porre le domande giuste. La comunicazione è problematica. Raccontare oggi quello che succede è difficile, perché il mondo è più complesso, più sofisticate si sono fatte le tecniche di mistificazione, trent’anni di televisione commerciale ce lo dimostrano, ho tanta merda nella testa che vorrei rimuovere, è lì ad occupare spazio, ma serve tutto, viene buona, bisogna solo fare ordine nella nostra camera oscura. MilanoX vuole seguire l’altra città. Quella nascosta, che non appare. Vuole recuperare quello scarto e raccontare il movimento, come non è mai stato fatto, perché pensiamo che ci sia bisogno di coprire il buco che si è creato fra politica e persone, residenti legali o meno.

Nella trasformazione in atto c’è bisogno del recupero di alcune radicalità. Di posizioni nette e precise, che non devono essere per forza estremiste. No al razzismo. No all’omofobia.No al nucleare, è antieconomico, lo dicono gli esperti, trascurando la questione ambientale, che ci è cara. Ci servono soggetti, persone che vogliano scrivere in base alle loro competenze, gruppi, quartieri che vogliano segnalarci problemi reali. Persone che vogliano discutere con noi, sul sito, o sulle nostre pagine. Siamo a portata di mano. Mettere vicino voci diverse, a contatto sulla stessa pagina, come ci è riuscito di fare qualche volta, è la nostra vittoria.

Vogliamo andare nelle strade, raccontare storie e inocularle nelle vene della città, attraverso la sua linea metropolitana. Siamo volontari, recidivi che stanno cercando di costruire un modello alternativo di comunicazione. I giornali non li legge nessuno perché sono scritti con riferimenti troppo colti. Noi vogliamo interessarvi, affinando uno stile. Vorremmo fare street reporting. Recuperare il valore della notizia. Raggiungere quella dimensione umana che si è persa, con la parola scritta. E’ difficile semplificare

Siamo la generazione del precariato esistenziale, del Climate Alarm, di YouTube e dell’Inter di Mourinho. Vi piaccia o no, dobbiamo farci i conti. E allora facciamoli. Insieme. Non ricomporremo forse quel fronte comune che gran parte della sinistra vagheggia, quando non gioca a chi vuol fare la rivoluzione. Essere di sinistra ha senso nel momento in cui la dimensione sociale e ambientale conta quanto quella individuale. Torniamo ai principi, agli ideali: DREAM, DARE, DO. Potremmo scoprire minimi comuni denominatori e massimi comuni multipli.

Per un tifoso interista che da qualche anno vede la luce e che negli ultimi 5 ha avuto modo di riscattarne 20 di disillusioni questo è forse il periodo più bello della storia nerazzurra. Non solo per la strabordante superiorità della beneamata rispetto alle altre squadre del campionato italico, ma soprattutto per il fatto che ha inventato un gioco che travalica le antiche diatribe individualismo/collettivismo, marcatura a uomo o zona, ovvero concezione idealista e veteromaterialista della pedata professionista. E’ su tale base che avendo letto il libro di Luigi Cavallaro ‘Interismo Leninismo’ (Manifestolibri, € 15), si vede la differenza all’interno del tifo tra un approccio moderno alla visione del gioco e uno postmoderno che, dal punto di vista di chi scrive, vive la fine del dualismo insidioso difensivismo/modulo scuola e modulo, in cui l’intero 900 calcistico s’è dibattuto. Gli effetti di questa svolta epocale, che possiamo datare a metà anni Settanta col famoso calcio totale degli olandesi è una radicale riscrittura del collettivo in funzione antindividualista, in cui la dissolvenza dei tradizionali ruoli in campo (difensore, centrocampista, attaccante) accompagna la fine del ciclo fordista e l’etica del lavoro di tradizione sindacale cominciando a porsi fuori dall’antitesi individuo-collettivo, incontrando il marxiano individuo sociale. Nei successi dell’Inter si legge la potenza del general intellect nell’applicazione di un modo di produzione del gioco del tutto radicale ed esplicitamente antilavorista. L’insistenza con cui Mourinho usa la psicologia appellandosi al sapere e alle facoltà dei calciatori, nell’uso dell’informazione e nella totale riarticolazione di un piano simbolico in e fuori dal campo, nell’istanza femminile differente, (di cui l’Inter si è sempre fatta latrice) rispetto a un campionato che riproduce i rapporti di potere dominanti nel paese, tra razzismo di stato, delegittimazione della magistratura e controllo medievale dei massmedia bene, nell’utilizzo di tutto questo come non vedere la produzione sociale di scienza e tecnica in un contesto del tutto differente da quello della prima modernità del capitale calcio? La strana creatura che ha nome Inter ha infatti in questi anni coagulato e introiettato la contingenza pura dell’essere calcio, quell’istanza benjaminiana del tempo-ora messianico che rovescia la storia, da quella di vincitori che non hanno mai smesso di vincere (il fascismo di Juventus e Milan), a quella di “ultimi” di cui sta andando in onda la narrazione. Certo l’Inter di Mourinho è forse la squadra che più studia e prepara le partite, ma questo profilo non dovrebbe essere inteso come forma di un sistema autoreferente alla Maturana e Luhmann, al contrario come apertura alla contingenza, attesa dell’”evento puro”, insomma come fine del mondo regolato dall’implacabile legge del lavoro, comprese le sue tutele sindacali e legislative, e come produzione di potenza indisciplinata e arbitrariamente investita di giocate e atteggiamenti tattici. Questo sembra di scorgere nell’interismo: la novità immateriale della produzione linguistica diffusa, l’ibridazione di comportamenti giustamente ribelli, per esempio Balotelli, il rapporto tra società e gruppi ultras (peccato, questa è una prospettiva assente dal libro di Cavallaro, ma tutto nasce da “Potere nerazzurro”, nel 1977), e soprattutto la potenza diffusa di pratiche di singolarizzazione di cui testimoniano i giocatori: Zanetti, Maicon, Milito e Schneider su tutti, polivalenti, funzionali, vere soggettività-calcio, vere potenze desideranti che circolano per il campo creando intensità e piani multipli di gioco, sovrapposizioni e spostamenti continui, e soprattutto dinamiche di territorializzazione. Il calcio ultrapost di Mourinho consiste nell’aver istaurato in campo una dinamica territorializzante in cui non solo il multiruolo è la norma ma anche la norma subisce una continua deterritorializzazione.


Govinda, associazione culturale Via Valpetrosa 5, 20123 Milano Tel. 02. 86.24.17. 12.30-14.30; 19.30 -22.00. Chiuso domenica Due passi dal Duomo, circa a metà di via Torino, in uno stretto e ombroso vicolo assolutamente vecchia Milano dove “il sole del buon Dio non dà i suoi raggi” trovate Govinda: ristorante vegetariano e zona di civile autonomia - non solo culinaria poiché Govinda è anche centro culturale - posizionata fuori dalle barbariche rotte della pausa pranzo milanoide downtown, tutta piastre riscaldate, forni microonde, insalatone, piattini e patologici squilli di telefonini. Due stanze ampie tra soffitti a botte, arcate, raffigurazioni di divinità e musica indiana in discreto sottofondo. E devote di krishna dai modi gentili e pacati che si muovono leggere frusciando tra i grandi tavoli rotondi comuni nei loro vestiti tradizionali indiani. Secondo i millenari dettami della cultura vedica da Govinda si mangiano solo “cibi cari a coloro che sono influenzati dalla virtù e che accrescono la durata della vita, purificano l’esistenza e danno forza, salute, soddisfazione e felicità”. Cibi che nutrono il corpo e allietano il cuore: riso - perlopiù a grana lunga o basmati - cucinato con erbe, spezie, noci, uvetta, panir (formaggio indiano a cagliata acida) e verdure. Minestre, creme di verdura, di lenticchie e legumi; preparazioni a base di verdure fresche, rigorosamente non in scatola, cucinate con cereali, yogurt, panir, frutta secca, spezie ed erbe aromatiche. Dolci a base di zucchero non raffinato o miele fatti con cereali integrali, farina di ceci tostata e frutta secca, quando non a base di latte o figli della combinazione tra nocciole, carote e semolino. A pranzo si può scegliere tra due menu: uno al costo di 8 euro, composto di 4 pietanze + un bis a scelta. L’altro, di 12 euro, con 6 pietanze + vari bis. Servizio e coperto inclusi. Per coperto s’intendono tovaglia e tovaglioli di stoffa, pane buonissimo fatto in casa e bevanda alla frutta a volontà, tisana o caffè d’orzo finale. La sera e i giorni festivi invece il menu è uno solo e costa 25 euro. Nel vassoio però troverete molte più preparazioni e potrete bissare ad libitum.

AGNELLO IN FRICASSEA Ingredienti per 4 persone 1 kg di polpa di agnellone 2/3 uova 25 g di pecorino stagionato uno spicchio d’aglio abbastanza ciccione una generosa dose d’olio extravegine d’oliva un bicchiere di vino bianco secco 2 foglie d’alloro un mazzetto di prezzemolo sale e pepe qb Preparazione abbastanza semplice e dall’incredibile resa. Prendiamo la carne, la puliamo dalle parti più nervose e dalle ossa e la tagliamo a toccotti (tipo il più classico degli spezzatini). La mettiamo a rosolare a puntino nell’olio in cui avremo soffritto l’aglio schiacciato. Una volta che risulta omogeneamente dorata sfumiamo con il vino bianco. Poi aspettiamo che il vino evapori, aggiungiamo l’alloro (foglia intera che è sempre tossico ed è meglio evitare di mangiarselo), bagniamo con un mestolo di brodo (che potremmo aver preparato con le ossa dell’agnello, il culo di una cipolla, mezza carota e un ciuffo di sedano) o acqua calda e copriamo. Lasciamo cuocere a fuoco medio per un’oretta, avendo cura di mescolare bene e tenere umida la preparazione. verso la fine della cottura sbattiamo in una ciotola le uova, il formaggio grattugiato ed il prezzemolo tritato. Quando la carne è pronta, aggiungiamo l’uovo e facciamo andare ancora un paio di minuti, finché non si formerà una bella cremina omogenea. a questo punto basta servire bello caldo e magari accompagnando con un’insalata fresca ed un rosso bello tannico.

Se servisse una prova del fatto che la primavera sta finalmente arrivando, be’, prova migliore non può essere che il rifiorire dei festival... grande classico tramontato del maggio-giugno milanese. Le difficoltà, le tasche vuote e i bastoni tra le ruote sono sempre di più, però qualcuno ha ancora le palle per provarci. Ed ecco che questa prima settimana (si spera) di primavera si presenta a Milano e dintorni coi primi piccoli festival, piccoli ma già appetitosi. Ad aprire il weekend è in realtà il concerto degli Zun Zun Egui - vale la pena risottolineare l’esibizione sul palco della Torchiera (Gio21) di una band che riesce a raccogliere e mischiare suoni dai tre angoli del mondo che han dato i natali ai suoi componenti: Londra, Tokyo e le isole Mauritius! Il primo, e sicuramente il migliore, tra i festival della settimana, si chiama Punk Monster e si svolge, per il quarto anno, tra Ven21 e Sab22 tra le mura del Dauntaun, lo scantinato dai suoni forti del Leoncavallo. A spalleggiare la santissima crew di FreeGo! che anima questo spazio abitualmente, ci si sono messi pure quei pazzi di Hundebiss. Il risultato è di tutto rilievo, non soltanto per i nomi (Uochi Toki venerdì su tutti) quanto per la varietà della proposta e l’atmosfera rilassata e creativa che riescono a creare. Se però suoni forti e scantinati fumosi proprio non vi attraggono le alternative si collocano nel solco del jazz e dei suoi dintorni, in cui affondano le mani gli

altri due festival della settimana. Si parte con una vecchia conoscenza, Ah-Um Jazz Festival è infatti giunto all’ottava edizione. Un’annata sottotono questa ma comunque con qualcosa da segnare sull’agenda: Gio20 il duo Falzone / Dalla Porta alla Fondazione Catella, la serata di Ven21 al teatro Sala Fontana con Archipel Orkestra e Intermittenze Trio, ma soprattutto Sab22 il duo Simone Massaron / Steve Piccolo al Soundmetak alle 18.30, in serata il Creative Jazz Ensemble di Daniele Cavallanti alla Fonderia Eugenia. Sabato al Palazzo Congressi di Stresa, sul Lago Maggiore, va in scena addirittura Philip Glass, con proiezione e sonorizzazione live del capolavoro “Koyaanisqatsi”. L’altro festival è in realtà iniziato già il 10 maggio, ma è con questa settimana che la 1a edizione di Music Workshop entra nel vivo. Il tutto è al Teatro CRT: Sab22 c’è il folle pianista Gonzales, Lun24 tocca al grande cantautore brasiliano Vinicius Cantuaria, ma l’acmeMer27 quando il palco verrà occupato da Arto Lindsay, presentato con la definizione decisamente azzeccata di “agitatore sonoro”. Non è un festival ma un filotto sonico quello che chiude la settimana al Magnolia di Segrate: curiosità per Mamhutones, il nuovo progetto targato Boring Machines (Mar25), segue mercoledì la doppietta noise Japandroids + Health, e infine un grande classico per la serata del 27 con il rumorismo post-tutto dei Trans Am. E’ la serata che inaugura anche Audiovisiva (con Ben Frost e Tim Hecker al Palazzo del Ghiaccio, niente male), ma quella è storia di ancora un altro festival...



BILANCIA - Vi sentite circondati da cervelli minuscoli. Ipercritici, tendete a giudicare male chi non approva la vostra intransigenza. Gratificatevi con qualcosa di bello e interessante. Regalatevi un libro. Ma che non sia un trattato filosofico. ARIETE - Dinamismo mirato a non disperdere le energie preziose. Saprete gestire alcuni contrattempi veloci come il lampo. La mente funziona a pieno ritmo e il cuore ha ripreso il battito dei bei tempi.

SCORPIONE - I bagni di folla non fanno per voi. Qualche pensiero vi assilla e avete voglia di isolarvi. Fidatevi: il vostro potentissimo istinto saprà suggerirvi la soluzione migliore. L’amore vi rende quasi teneri.

TORO - Mercurio continua a regalarvi intuito e facilità di comunicazione. I rapporti amichevoli o con i fratelli trarranno giovamento da tale clima sincero e intenso. L’amore non ha segreti e voi siete pronti ad assaporare il meglio.

SAGITTARIO - Appassionati a un nuovo progetto d’amore, occhio a non partire in quarta senza valutare prima i rischi. Non lanciatevi senza rete di protezione. Datevi tempo. Riflettete con calma. E solo dopo agite.

GEMELLI -Assestamenti di spirito e cuore. E vi sentite rinascere. Tutto si rimette in moto. In sintonia col mondo gioite delle piccole sorprese che la vita vi sta regalando. Nuovi amori e/o interessi culturali in vista.

CAPRICORNO - Gli impegni lavorativi scandiscono il leitmotiv. Basta pianificare ogni dettaglio, concedevi qualche pausa di evasione. Affidatevi a qualcuno che stimate e lasciatevi guidare senza voler dirigere nulla. Gaudente ripresa della vita.

CANCRO - Adesso tocca a voi godere dei favori di Venere. Cercate di sfruttare al meglio l’aiuto ed evitate di distribuire senza scrupoli musi lunghi a destra e a manca. Siate meno aspri. Smetterete di lamentarvi.

ACQUARIO - Aggressività evitabile. Siete stanchi e a volte vi sembra di parlare un’altra lingua. Provate a spiegarvi meglio, senza perdere la pazienza. Vi accorgerete che chi vi vuol bene farà i salti mortali per accontentarvi.

LEONE - Fila tutto conforme ai desideri, dall’attenzione che ricevete sul lavoro al partner che vi guarda con occhi estasiati. In coppia fate faville. Calorosi e generosi elargite favori a piene mani. Approfittatene.

PESCI – Qualche piacevole imprevisto vi spianerà la strada per un progetto di lavoro che inseguite da tempo. Anche l’amore sarà sorprendente senza pretendere l’impossibile da chi non sa o non può darvi.

VERGINE - Palpitazioni mentali, ultimi ritocchi dei particolari. Pronti per presentare i vostri progetti, più sicuri di voi avanzate pretese ottenibili. La vita a due garantisce le botte di vita che finalmente potete permettervi.


Venere 21

Sabbath 22

Domingo 23

Lune 24

Marte 25

Mercole 26

Giove 27

Mercato @Gratosoglio Nord

Mercato @Benedetto Marcello

La Casbah @S.Donato

Mercato @De Predis

Mercato @Eustachi

Mercato @VleMonza

Mercato @Osoppo

10:00

Piante & Fiori @ParcoTrotter

Via Padova è meglio di Milano @Via Padova

Festival Biodiversità @UniBicocca

Festival Biodiversità @UniBicocca

Festival Biodiversità @UniBicocca

Festival Biodiversità @UniBicocca

11:00

Via Padova è meglio di Milano @Via Padova

12:00

Nothing to Lose @Biokip Gallery

Biomercato @Cox18

Paninoteca @ViaMasera

Coop S.Filippo Neri @VleMonza

NordEst Café @Via Borsieri

Pizza da Attilio @Via Farini

Wok of Milan @ViaCenisio

Trattoria alla Casereccia @ViaVodice

@PzaXXIV-Maggio

Corteo Antifa

Branz @Frida

Progetto Voce @PzaMercanti

A cento passi da Duomo @UniBicocca

Time Percussion @PzaMercanti

Cruising @MontePietà

Santo & Stecco @FieraSinigallia

Cosmonauti @ARCI-Scighera

L’Isola dei Porci @PalazzoCitterio

Showcase @KappaEffe Strumenti

Alba

13:00

Trattoria California @ViaVodice

14:00

Swing Band @PzaMercanti

15:00 16:00

Ciclofficina Ruota Libera @ViaCeloria2

17:00

Ciclomobile @Politecnico ViaGolgi

Maratona NewYork @TeatroElfo

From Paris with Love @CinemaMexico L’Uomo che verrà @CinemaMexico

Don Durito @Cantiere

Ambulatorio Medico Popolare @ViaTransiti Audiovisiva @Palazzo DelGhiaccio

Piccolo + Massaron @SoundMetak

Pocket Chestnut @ARCI Tambourine

19:00

Satellites Of Love @Torchiera

Londra 00 @Cox18

Aperitivo Deluxe @Diverso

Lunedì Sostenibili

@SpazioPervinca

Fermata Jazz @ATM

Tour @Supergulp

Costituitevi @Teatro Ringhiera

20:00

Aki Onda @SpazioO’

Inter-Bayern @PzaDuomo

Lettura Migrante @ARCI-Scighera

Rassegna Slava @CinemaAriosto

Mondiali al Contrario @Torchiera

NAM @LeScimmie

Arto Lindsay @Teatro Dell’Arte

21:00

Luoghi Comuni @Teatri Milano

Gonzales @Teatro Dell’Arte

La Gilda del MacMahon @TeatroOff

Vinicius Cantuaria

Gogol Bordello @Alcatraz

SoundCiak! @Leoncavallo

Gotham Project @Alcatraz

22:00

Don’t Touch COX 18 PzaXXIVMaggio

Cripple Bastards @TrinitySk8

The Lonesome @ARCI-Magnolia

Real Estate @ARCI-Casa139

Dum Dum Girl @Rocket

Dear Landlord @Ligera

Wolf Parade @Salumeria Musica

23:00

Punk Monster 4 @Leoncavallo

Tim Sweeney @Tunnel

Join the Gap @Borgo TempoPerso

Buffet Underground @Moonshine

Freaky Tuesday @Surfer’s Den

Health @ARCI-Magnolia

Trans Am @ARCI-Magnolia

00:00

Burger Queen @ARCI-Toilet

Festa InterFuck @Torchiera

Paul Ritch @Solaire

A letto con il nonno @Arcore

Brulicantropo Nite @Zoom

The Hip Hop Lounge @CorteRegina

Addicted to Bass @Surfer’s Den

Notte

MilanoX Party @ARCI-Bitte

Tying Tiffany @ARCI-Magnolia

Match à Paris @Plastic

Serenata Rap @CasaMoratti

Rock It Hard @Rocket

Whatever @Atomic Bar

Part Time Punks @Sottomarino

18:00

@Teatro Dell’Arte


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