Ecotopia
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Visit NoExpo Festival
sciopero della fame delle maestre comunali: “speriamo che la moioli ci ascolti” via mecenate: chi attraversa muore campi rom a milano - decorato: “la pulizia etnica va avanti come da programma” giovani di ceto medio a un passo dal baratro: sounds familiar? #generazioneprecaria #granderecessione api sciamanti insidiano la civiltà italica del cemento e dello shopping MilanoX alla presentazione dell’ultimo numero della rivista NoExpo – venerdì all’ora apero alla Fornace di Rho - festivalnoexpo.com 4 milioni di euro per riscaldare galleria vittemanu? fermate cadeo! inchiesta di haaretz (quotidiano liberal di tel aviv) sull’estrema destra a milano conclude: “colpa della lega” - #leghista6fascista i dipendenti di maflow mangiarotti e altri stabilimenti in crisi in presidio occupano binari stazione centrale cattelan: accettato lo scherno alla borsa, censurato quello a cristo Stallman: iPad? iBad! 31 maggio: quitfacebookday.com - giornata mondiale di abbandono del facciabuco
MI LOW COST Muzik & Komix
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Gen(A) Triboniano Blues
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Che succede al Triboniano? di Diana Santini
DistroX
Barricate Zingare di Teo Todeschini
Stazioni: Centrale, Cadorna, Lambrate, Pta Venezia, Pta Romana, Pta Genova & altre Centri Sociali: Leoncavallo, Conchetta, Torchiera, Transiti, Cantiere, Micene, Fornace Università: Statale, Scipol, Città Studi, Poli Bovisa Ticinese & Navigli: Rattazzo, Coquetel, Luca’s, Cuore, Capetown, Electric Shop, Piercing Studio, Free Art, Totem, Libraccio, Supergulp, Trattoria Gloria, Peppuzzo, Brutto Anatroccolo, LatoB, Le Scimmie, Pravda, Quetzal Tattoo, Tattoo Shop, Arci BITTE, Tipota, WA, Surfer, Caffetteria Lanzone, Gnomo, Bar Magenta, Boh?!, Beerbanti, Mexico Garibaldi: Feltrinelli Stazione, Libreria Utopia, Libreria Mondo Offeso Brera: Accademia Belle Arti Bovisa: Scighera, Sk8 Park San Siro - Fiera: Ciclistica, Sitting Bull, Pizzeria Bande Nere, Betzabea, Alexandre, Moon Café, Meeting Wine Bar Isola: Frida, Circolo Sassetti, Jahmekya, Kebab Borsieri, Bar Archinto, NordEst Café Lambrate: Piola, Birrificio, Colors Tattoo
C’è poco da essere imparziali, raccontare i fatti o fare analisi di qualsiasi tipo. Quello che è successo giovedì a Milano è qualcosa d’inaccettabile, assurdo e senza un senso per una città che si definisce democratica. Era prevista una manifestazione per le 17 davanti a Palazzo Marino, gli abitanti del campo rom di via Barzaghi volevano conoscere le sorti del proprio campo e avanzare delle richieste al comune. Manifestazione che, contrariamente a quanto dicono polizia e giornali, era autorizzata: nel newswire di indymedia, i giorni successivi agli scontri, è stato anche postato il fax di conferma della questura. Sono le 16 e 15 circa quando centinaia di rom si radunano davanti all’ingresso del campo per uscire e andare al presidio, gli antirazzisti solidali sono pochi, stanno preparando il presidio davanti al comune. Parte un corteo che si dirige alla fermata del tram con l’obiettivo di raggiungere piazza della Scala. Arrivati all’angolo di via Barzaghi, 300 metri dal campo non di più, la celere inizia a caricare, manganellate che provocano diversi feriti e che non permettono ai rom di andare al presidio. Ci mettiamo davvero poco a capire che è solo l’inizio. Sono centinaia i poliziotti in tenuta antisommossa che isolano completamente l’area impedendo a chiunque di avvicinarsi o allontanarsi dal campo. I giornalisti vengono tutti fermati a 400 metri di distanza e non riescono a vedere nulla. Diversi compagni sono fermati e gli vengono chiesti i documenti senza nessuna ragione. Noi siamo bloccati in fondo via Barzaghi e dal blocco della polizia riusciamo a vedere le fiamme delle barricate e il fumo dei lacrimogeni. Decidiamo quindi di provare a entrare per vedere cosa sta succedendo. Le telefonate con i rom all’interno sono davvero tragiche: “Stanno picchiando tutti anche bambini”; “Sono tanti bambini feriti, anche una bambina”; “La polizia è entrata coi blindati, quasi schiacciano I bambini”. Noi, nel frattempo, riusciti a entrare, ci possiamo rendere conto di quello che è successo: diversi reparti di carabinieri e polizia hanno caricato e sfondato le barricate dei rom poste all’ingresso del campo. Hanno inseguito e picchiato chiunque si trovavano davanti. Gira voce, confermata poi dai giornalisti i giorni successivi, dell’arresto di un uomo di circa 70 anni che nella carica della polizia non è riuscito a scappare. Giovedì doveva esserci un presidio, un normalissimo presidio antirazzista che voleva rivendicare dei diritti fondamentali
e porre delle questioni fondamentali sulle condizioni di vita dei rom a Milano. La risposta a freddo delle forze dell’ordine, ma ancora prima del comune di Milano, sono stati manganelli, candelotti lacrimogeni e la caccia all’uomo nel campo, tra le baracche e i container. Stanco, distrutto dalla giornata e senza parole. Domenica torno al campo. In programma c’è una grande assemblea indetta dal comitato antirazzista milanese. Arrivo tardi. La strada è bloccata. Incontro alcuni solidali che mi raccontano quanto è successo: dopo i fatti di giovedì scorso la polizia ha deciso di impedire a tutti e tutte di accedere al campo, impedendo di fatto l’assemblea. Alcuni solidali sono comunque riusciti a entrare e parlare. Nascosti tra le baracche assieme agli abitanti del campo, la loro determinazione è forte, fortissima. Il comune rimane sul piede di guerra: “Entro settembre sgombereremo tutto. Forse a quelli che dimostreranno una buona condotta daremo qualcosa”. Questa volta, a differenza di altre, non sentiamo le mille proposte e i soliti fiumi di parole da parte delle istituzioni, che in tutti questi anni hanno illuso centinaia di famiglie mentre sfrattavano e sgomberavano i campi nomadi. Nella giornata di giovedì abbiamo raccolto sul campo dei pezzi di lacrimogeni sparati (alcuni ad altezza uomo) dalla polizia. Portano la scritta CS, che ci ricorda un triste, recente passato. Sul sito di MilanoX si possono vedere le immagini che siamo riusciti a girare e montare: interviste e scontri, ripresi dalle cinque del pomeriggio. Manca solo la prima carica, all’angolo di via Barzaghi, dove la polizia ha picchiato senza motivo e “a freddo”. Quella che ha scatenato la reazione della comunità la quale indignata ha cercato di barricarsi all’interno del campo.
Autorizzato, affollato, presidiato, militarizzato, degradato, sfoltito e tra poco anche abbattuto. Il destino finale di Triboniano, il più grande campo nomadi di Milano, si avvicina a grandi passi. La giunta, tutta intenta a far le pulizie di primavera alla città, sulla promessa di chiuderlo entro l’anno, e stando alle ultime isteriche dichiarazioni anche prima, si gioca parecchio. Fin dall’anno scorso la questione aveva assunto una rilevanza nazionale, tanto da spingere a intervenire anche il ministro Maroni, il quale infatti si sente ora titolato a parlare a nome dei milanesi dicendo che “non è tollerabile che dei nomadi ospitati per due anni a spese del contribuente facciano manifestazioni”. Adesso, annunciava una decina di giorni fa l’assessore Mariolina Moioli, il progetto firmato dal ministro leghista “per la bonifica (!) e messa in sicurezza dei campi e l’integrazione delle famiglie rom che vivono in città”, è pronto. Un po’ tardi vien da pensare, dal momento che la chiusura del capo di via Barzaghi è fissata inderogabilmente entro la fine dell’anno e che ci sono ancora 600 persone che aspettano dal Comune una soluzione alternativa ai container. Certo, gli inquilini del campo sono diminuiti dal migliaio che erano due anni fa, ma più per sfinimento che per le cure profuse nel trovar loro soluzioni diverse da parte del Comune che, a questo fine, ha ricevuto 13 milioni di euro direttamente dallo stato, quattro dei quali destinati a politiche d’integrazione, il resto per gli sgomberi (gli ultimi sono di questa mattina, uno in via Cusago, l’altro al Monte Stella, entrambi a carico di famiglie di sinti siciliani da Noto). I rom del Triboniano sono preoccupati: sanno benissimo che ai ritardi non casuali nell’attuazione del piano casa-lavoro farà da contrappunto una puntualità elvetica nell’effettuare lo sgombero definitivo. Perché? Perché c’è l’Expo e al posto delle roulotte si snoderà un’arteria di collegamento con i padiglioni della Fiera. L’ha promesso per l’ennesima volta la Moratti l’indomani degli scontri di giovedì scorso. Già, gli scontri. Il presidio sotto Palazzo Marino cui avrebbero voluto recarsi gli abitanti di Triboniano era stato indetto per protestare contro i continui sfratti che mettono sulla strada famiglie rom, buttando alle ortiche il lavoro degli operatori sociali della Casa della Carità di Don Colmegna ed esasperando una situazione già vicina al punto di ebollizione. “E’ il primo passo per la difesa del nostro diritto all’esistenza e alla dignità”, avevano detto i rappresentanti delle comunità rom riunite in assemblea. A Palazzo Marino però non ce li hanno fatti andare. All’uscita dal campo sono stati bloccati da polizia locale e carabinieri, e al rifiuto da parte dei rom di mandare una delegazione di dieci persone invece che buona parte del campo sono partite le cariche. Che, alla fin fine, sembrano far comodo a tanti, a partire proprio dalla giunta, che non aspettava altro che qualcuno andasse a buttar benzina sul fuoco per far scoppiare il patatràc e poi gridare allo scandalo. Il risultato è che i falchi ora hanno un’altra volta buon gioco a reprimere, circondare, criminalizzare e chiedere lo sgombero, entro giugno stavolta. Sì perché è questa la novità della settimana: la punizione per i tafferugli di giovedì è che lo sgombero sarà anticipato, parola di Mariolina Moioli. Nel documento che i rom volevano consegnare si chiedono soluzioni abitative alternative ai campi, salvaguardia della continuità scolastica per i bambini, fondi per eventuali lavori di ristrutturazione e soprattutto l’estromissione della Casa della Carità dalle trattative con il Comune. Una estromissione significativa e inaspettata, che arriva dopo un tavolo avviato fra Comune e Casa della Carità per discutere dell’inserimento dei rom, seguito, a due giorni di distanza, dall’ordine di sfratto di fine mese. Una presa in giro, insomma, o almeno così l’hanno vissuta i rom che ora vedono nell’associazione cattolica non più un mediatore affidabile e superpartes ma un’entità schierata dalla parte del Comune, lo sbirro buono mandato avanti dall’amministrazione per convincerli a stare tranquilli e collaborare.
Dispacci dal Comune di Stefo
Piano con le cazzate di Marika Tettamanti L’Expo perde pezzi e fondi. I progetti faraonici continuano a cambiare e sull’area di Rho incombe Formigoni che ruba la scena alla Moratti. Ma mentre tutti guardano alla grande kermesse del 2015, in questi giorni a Palazzo Marino si discute senza fare troppo rumore di un’operazione ancora più grande destinata a cambiare la faccia della Milano dei prossimi 30 anni. Si tratta del nuovo Pgt (Piano di Governo del Territorio) che dovrebbe sostituire il vecchio piano regolatore degli anni Cinquanta. E se l’affare della fiera universale ingolosisce banche e immobiliaristi, è sul Pgt che si giocano i veri interessi del gotha d’affari che ruota intorno al sindaco Letizia Moratti.
ha un bel pezzetto di terreno in centro ma non un indice volumetrico sufficiente a costruirci un grattacielo, potrà comprarsi all’asta lo spazio volumetrico mancante scippandolo a un altro bel pezzo di terreno, magari verde e lontano chilometri. Ma poiché anche sommando tutti gli indici volumetrici di tutti i terreni edificabili di Milano non si riuscirebbe a soddisfare la fame di cemento degli immobiliaristi, ecco che Letizia Moratti e l’assessore all’urbanistica Carlo Masseroli si sono inventati aree edificabili là dove non esistono. Ovvero al Parco Sud, l’enorme area verde e agricola alle porte di Milano.
In cosa consiste il Pgt? Semplice: migliaia di tonnellate di cemento che stravolgeranno l’esistenza dei cittadini di Milano. Il piano che dovrebbe regolare l’urbanistica milanese in realtà servirà a svendere la città agli interessi dei costruttori. Si tratta infatti di una vera e propria deregulation basata su tre paroline magiche e opportunamente incomprensibili: densificiazione, perequazione, sussidiarietà (se desiderate sapere come verrà trasformata la città quartiere per quartiere collegatevi al bellissimo sito www.chiamamilano.it). Densificazione. Cosa vuol dire? Semplice: Palazzo Marino prevede un aumento di cittadini milanesi nei prossimi vent’anni di 500 o 700 mila unità. Un’invasione che giustificherebbe l’esigenza di costruire ovunque e comunque. Un aumento demografico non solo insostenibile ma del tutto imprevisto, dato che da anni Milano perde cittadini per un fisiologico calo demografico e proprio per il prezzo esorbitante delle case. Nella migliori delle ipotesi i milanesi del futuro saranno pochi e per lo più stranieri. Alla faccia delle politiche securitarie e razziste della Lega e del vicesindaco Riccardo De Corato. Ma come si fa a costruire ovunque, anche laddove non c’è più spazio? Ci si inventa spazi inesistenti. E la perequazione. Significa che i diritti volumetrici non saranno più legati ai terreni ma si venderanno e si scambieranno come azioni in Borsa. In pratica se un costruttore
L’operazione è semplice: basta dare un indice di edificabilità dello 0,2 sui terreni del parco, scambiarlo nel borsino della perequazione ed ecco magicamente comparire migliaia di nuove volumetrie da riempire di cemento l’intera città. Se poi il maggiore costruttore è un certo Totò Ligresti, guarda caso anche il principale proprietario dei terreni del Parco Sud, capire le regole del gioco del mattone diventa ancora più semplice. E chi pensa alle fogne, agli asili, ai centri anziani, insomma a tutti i servizi “pubblici” per questa enormità di nuovi cittadini e nuove abitazioni? Ovvio. I privati. La chiamano sussidiarietà. Il pubblico interverrà solo dove il privato non arriva. O meglio, laddove non ha interesse ad arrivare. Si dirà tuttavia che trasformare la città in un cantiere significa far girare l’economia e creare lavoro. Un business irrinun-
ciabile per qualche operosa compagnia e magari anche qualche cooperativa che arrossisce per la vergogna. Domanda: è un piano forse insostenibile dal punto di vista urbanistico, ma sostenibile, anzi necessario, dal punto di vista economico? Discutibile. Nel mattone le maggiori banche hanno già investito, o meglio scommesso 7 miliardi di euro. Un affare rischioso e tutto finanziario che rischia di aumentare un’offerta di case, spesso molto costose (vedi gli appartamenti da 7 mila euro a metro quadro delle torri di Citylife alla ex Fiera), a fronte di una domanda che in tempi di crisi diminuisce. L’azzardo è il seguente: in un momento di stagnazione del mercato edilizio a seguito della crisi mondiale, gli investitori scommettono sul fatto che sia il momento di comperare a prezzi bassi puntando sul fatto che prima o poi cresceranno. Intanto volumetrie e progetti edilizi possono servire a tenere a galla i bilanci aziendali. Un’operazione tutta finanziaria che vede come protagonisti banchieri e pochi grandi costruttori che spesso siedono negli stessi consigli d’amministrazione. E non fatevi distrarre dalle liste romane di Anemone e dalla casa di Scajola, ricordate che Tangentepoli fu un fenomeno milanese, e che anche allora si parlò di case e volumetrie. E l’opposizione dov’è? I tempi per approvare il Pgt sono strettissimi. Circa sei mesi in tutto. Per questo, dopo aver perso un mucchio di tempo a litigare, la maggioranza sta ora cercando di scendere a patti. Con il Pd. Per questo ha concesso una percentuale del 35% delle nuove costruzioni per l’housing sociale, di cui il 5% per case popolari. Ma su molti altri punti, a partire dal parco Sud, il Pd sembra disposto a cedere. Non cedono invece i consiglieri Milly Moratti, Patrizia Quartieri e Giuseppe Landonio, i quali hanno presentato 650 emendamenti di sostanza e messo a punto un vero e proprio piano alternativo. Il rischio è che se il Pd finisse per fare da sponda al piano di Letizia Moratti, a quel punto l’unica vera opposizione sarebbero i cittadini milanesi, chiamati a mobilitarsi contro questo Pgt. Perché se Letizia Moratti su Expò 2015 si gioca la faccia, sul Pgt si gioca la poltrona. Allora muoviamoci.
Scala Ridotta all’Osso I lavoratori Scala rispondo riottosi all’infame decreto del ministro Bondi, che oltre al blocco delle assunzioni, tagli a fondi e diritti, abroga l’articolo 1 della legge 800, il che vuole dire che lo stano non considera più l’attività lirico-sinfonica d’interesse generale. Il 21 maggio, coccarde gialle al petto. gli scaligeri hanno suonato, cantato, megafonato, girotondato sotto Palazzo Marino invitando la sciura Nequizia a pronunciarsi in difesa del teatro di cui è presidente. Da piazza Scala si sono recati quindi in corteo in via Negri, presso la sede de “Il Giornale”, dove hanno consegnato una lettera aperta nella quale rivendicano che guadagnare uno stipendio dignitoso non è affatto un privilegio. Dulcis in fundo, hanno lasciato in dono una ciotola per cani colma di ossa. Bisogna tuttavia anche dire che stante il fronte unito di Cgil, Cisl, Uil, Cub e Fials, tra i lavoratori non sono rose e fiori. Molti, chi per endemico qualunquismo chi per delirio di onnipotenza (“Siamo la Scala”), non paiono rendersi conto della gravità del decreto. La capiranno forse il 31 dicembre prossimo, allorché unitamente alla perdita di fondi e diritti si vedranno tagliato in busta paga quel 30% di stipendio ottenuto grazie alla contrattazione integrativa. Sforzesco Volante 100 metri di fune metallica per volare sul fossato di piazza del Cannone. E’ la pazza idea promossa dal Comune, in teoria offerta gratuitamente, in occasione dei prossimi mondiali di calcio che si svolgeranno in Sudafrica dall’11 giugno all’11 luglio. La struttura, già realizzata a Lecco ed in altre città del nord, permetterà ai partecipanti, imbracati come fossero in cordata, di scorrere tra un torrione e l’altro nella parte antistante il Castello. Megaschermi, campi di calcetto e intrattenimenti calcistici in varie zone della città, con appuntamento principale nell’area tra Castello e Parco Sempione. Prima vennero a prendere gli zingari, poi… Si stavano recando al presidio davanti a palazzo Marino con il tram i 300 rom del campo di via Triboniano caricati dalla Polizia lo scorso venerdì 21 maggio. Si sa, l’Expo avanza e quei brutti zingari a due passi dal cimitero di viale Certosa non ci possono rimanere! Il Comune vuole sgomberare quel maxicampo nomadi al più presto possibile. Contrariamente a quanto riportato dai giornali, fra cui Repubblica, la questura aveva autorizzato via fax il loro presidio pacifico. Poi le cariche e i lacrimogeni che hanno provocato il ferimento di minori. Domenica scorsa un nutrito cordone di poliziotti e agenti in borghese ha impedito a diversi cittadini di entrare nel campo per sincerarsi delle condizioni dei rom. Bonus Luce In pochi l’hanno pubblicizzato ma il Comune ha messo a disposizione dei milanesi meno abbienti il bonus energia. Si tratta di una riduzione della bolletta della luce che possono chiedere i milanesi che risiedono in una casa con almeno 4 persone residenti. E’ necessario, come per le altre forme di agevolazione e assistenza, farsi fare il certificato ISEE dai centri fiscali abilitati, che sono obbligati dalla legge a redigerlo gratuitamente. I limiti, piuttosto stringenti, sono: indicatore fino a 7.500 euro, oppure 20.000 euro per nuclei con 4 figli a carico. Bonus garantito per chi è affetto da malattie croniche e usa quotidianamente apparecchiature elettromedicali. Chiedete informazioni e l’elenco dei centri fiscali convenzionati col Comune al numero telefonico gratuito 02.02.02. Comune di Milano: Chi fa cosa? Da mesi non si riunisce più il comitato intersettoriale, un organismo nato per rispondere alla più ovvia delle domande cui qualsiasi azienda è tenuta a rispondere: chi fa cosa? Sembra facile e invece provate voi a capire quali sono responsabilità, competenze e doveri di una macchina che conta decine di enti, subcommissioni, assessorati, comitati, municipalizzate e chi più ne ha più ne metta. Mettere ordine in questo garbuglio non è semplice. Quindi un bel taglio al nodo gordiano e tutto è risolto.
Synthetic Cell di Alex Foti
Craig Venter, pioniere del genoma, o meglio della sua versione privatizzata, ha compiuto un altro passo verso la creazione di forme di vita sintetica, sintetizzando un intero genoma batterico e inserendolo nella cellula di un altro batterio enucleato. La cellula risultante si è poi scissa e riprodotta miliardi di volte in base alle istruzioni del DNA prima sintetizzato. Venter, astuto imprenditore di sé stesso finanziato dal Big Pharma americano, chiama il risultato “la prima cellula sintetica” e presenta la sua ricerca come una pietra miliare verso la creazione di microbi per vaccini e biofuel. Alla conferenza stampa, Venter ha definito la sua cellula “la prima specie autoreplicante sul pianeta il cui genitore è un computer”.
Erin vs BP di Das
Il presidente Barack Obama ha annunciato ufficialmente oggi la nomina di una commissione d’indagine sulla marea nera nel Golfo del Messico ed ha promesso che le perforazioni off-shore andranno avanti solo se vi saranno garanzie che il disastro petrolifero non possa ripetersi in futuro. Ma non è da questo che gli americani hanno capito che il disastro ecologico della Bp si è trasformato in tragedia. E’ stato quando è apparsa lei sugli schermi tv che si sono resi conto che la situazione era davvero grave. Erin Brockovich è sbarcata a Pensacola, in Florida, per esortare centinaia di residenti e operatori economici locali a fare causa alla compagnia petrolifera responsabile della marea nera nel Golfo del Messico in seguito all’esplosione della Deepwater Horizon. L’eroina ambientalista resa celebre dal film interpretato da Julia Roberts ha iniziato la sua battaglia contro le multinazionali diciannove anni fa. Oggi, offrendo il suo aiuto agli avvocati-attivisti delle zone colpite dal disastro in una vicenda tristemente simile a molte altre, è evidente che non ha perduto neppure un po’ del suo smalto e della sua voglia di combattere. “Alzatevi”, ha detto alla platea accorsa ad ascoltarla al Saenger Theater, “e dite alla Bp che non siete più disposti a mangiare la loro merda. Se vi sedete e ve ne state zitti e lasciate che vi calpestino, potete stare sicuri che lo faranno. Sono già pronti. Io vi dico: non permetteteglielo”. Dietro le quinte, però, la quarantanovenne ex reginetta di bellezza lascia da parte il suo ruolo di donna di ferro e appare affranta: “Non ho mai visto un disastro di queste dimensioni. E non mi sono mai sentita così impotente come oggi. Cerco sempre di mandare un messaggio di speranza ma questo scenario è talmente complesso e su larga scala..”. La prima cosa da fare, e la ragione per cui Brockovich si trova in Florida, è mettere in relazione gli avvocati con le vittime del disastro Deepwater: i pescatori le cui barche sono ferme in rada perchè il settore della pesca è al collasso, gli operatori turistici inondati di cancellazioni delle prenotazioni, cittadini preoccupati tanto dal petrolio quanto dai due milioni e 500mila litri di solventi tossici versati in mare per cercare di nascondere la fuoriuscita. Al termine del primo incontro, svoltosi questa settimana, a tutti i partecipanti è stato distribuito un foglio in cui erano elencati i diritti legali delle parti lese da questo tipo di incidenti, mentre gli avvocati riuniti nella hall rispondevano alle domande dei cittadini e davano consigli su come organizzare una class action e come richiedere indennizzi a titolo privato sotto l’Oil Pollution Act. La marea nera, intanto, non è ancora arrivata in Florida ma gli esperti non hanno dubbi: arriverà, è solo una questione di tempo.
Expo? No Thanx di Comitato NoExpo Da venerdì 28 a domenica 30 maggio si svolgerà la prima edizione del Festival NoExpo, iniziativa nata principalmente dalla collaborazione fra SOS Fornace e Comitato NoExpo con l’obiettivo di offrire spazio ai territori in lotta contro la devastazione di suolo e diritti. Si apre un nuovo capitolo rispetto alla critica nei confronti della costruzione di grandi e inutili opere, nel caso specifico di Expo2015, grande evento funzionale all’arricchimento dei soliti noti a scapito delle economie, delle culture e dei corpi indigeni. A poche settimane dalla presentazione del masterplan da parte del Comune di Milano, mentre sul web impazzano animazioni video che propongono una virtuale città Expo, il territorio (No)Expo offre con questo festival un’occasione per strutturare ed alimentare il percorso di resistenza all’avanzata di cemento, alla redistribuzione del reddito verso l’alto ed all’arretramento dei diritti sociali. La forma workshop farà da contenitore a tutta la parte del festival dedicata alla discussione di contenuti indotti dalla minacciosa presenza del grande evento 2015: fra una salamella e un buon bicchiere di vino proposto dai GAS di zona sarà possibile: difendere fondamentali beni comuni quali l’acqua, discutere di temi quali mediattivismo e controinformazione, emergenza inceneritori, infiltrazioni mafiose in ambito di grandi opere, politiche emergenziali come acceleratori di processi shock su territori e società, mobilità sostenibile, crisi intesa come strumento di precarizzazione del lavoro e più in generale dell’esistenza oltre che evidenziare le difficoltà di “saperi e cultura” in un territorio che precarizza il Teatro alla Scala e condanna l’entourage di Bruce Springsteen per aver finito un concerto oltre le 11 di sera. Al momento il marchio Expo stenta a decollare: dopo una prima fase in cui si vendeva l’idea di un grande progetto che potesse fare da locomotore per lo sviluppo del territorio, fase corrispondente al periodo in cui Milano competeva con Smirne per l’assegnazione dell’evento, si è potuta notare una lenta ed inesorabile disillusione nei confronti di una manifestazione grossolanamente dispendiosa in un momento di crisi economica e finanziaria profonda. La sponsorizzazione di un’ideologia di presunto sviluppo innescato dalle ruspe, dal cemento e da nuovi suoli edificabili e vendibili ha presto lasciato lo spazio ad un diffuso scetticismo che va al di là di ogni colore politico. In particolare, a sostenere posizioni di diffidenza non sono tanto economisti illuminati o politici visionari quanto i comuni cittadini
in risposta alla concreta aggressione subita. Nei comuni del nordovest milanese in particolare stanno sorgendo numerosi comitati che si prefiggono di difendere il territorio e le attività produttive a questo interne oltre che la qualità della vita offesa sia dai tagli ai servizi alla persona sia dalle modifiche dell’arredo urbano in senso “cementista”. Ad essere colpiti dal nuovo progetto del territorio, definito dal PGT e subordinato agli interessi del mostro dal volto vitruviano e dal cuore nell’alta finanza, sono le fabbriche sui cui terreni agisce un disegno speculativo, le piccole attività commerciali e piccolo industriali, gli ospedali, i servizi educativi ed assistenziali. Davanti ad un terremoto di questa portata i cui effetti nefasti non sono che all’inizio NoExpo vuole diventare la risposta propositiva in grado di poter contrattaccare imponendo all’ordine del giorno i propri valori che consistono nella difesa e riconquista di beni comuni, nei diritti di base per tutti nelle politiche di salvaguardia dell’ambiente formulando un’idea di città che ragioni su periodi più lunghi rispetto al semplice ciclo economico quinquennale ed in cui il cittadino e non il mercato stia al centro del sistema. Nelle prime due serate si esibiranno gruppi musicali, artisti ed attori solidali con la vertenza territoriale proposta. Il venerdì sera inaugureranno il nuovo palco Fornace prima i Beska Roots Foundation e poi, come main event, i Franziska. Il sabato sarà invece il turno dei B Folk a cui seguirà La Famiglia Rossi. In entrambe le serate seguiranno dj set, il venerdì a base di reggae con Vito War ed il sabato toccherà invece al celeberrimo Spazio Petardo. La domenica sarà offerto un importante spazio ai musicisti del Teatro alla Scala, impegnati in una performance musicale, oggi in vertenza contro un altro mostro chiamato comunemente Decreto Bondi. Si esibiranno inoltre sul nuovo fiammante palco del Centro Sociale SOS Fornace i comici Flavio Oreglio, Walter Leonardi, Germano Lanzoni e Flavio Pirini, anche a celebrazione di un’intera stagione teatrale offerta con continuità dallo spazio a cui il pubblico ha risposto positivamente. Alcuni dei più grandi street artist della zona realizzeranno opere che rimarranno nello spazio anche dopo il festival. Sonda produrrà live la nuova facciata dello spazio, Rouge collocherà all’interno una sua opera, mentre l’artista graffitista Bros presenterà un’installazione, visitabile fino a fine giugno. Appuntamento per tutti da venerdì a domenica in via San Martino 20 alla Fornace di Rho.
La cellula è stata creata assemblando il genoma di un patogeno delle capre che si chiama Mycoplasma mycoides costruito a partire da pezzi di DNA più piccoli sintetizzati in laboratorio e poi inserendo il genoma nel citoplasma vuoto (privo di nucleo) di un batterio imparentato. Il genoma trapiantato ha riprogrammato la cellula ospite, che poi si è divisa andando a creare miliardi di cellule di mycoplasma. Venter e la sua squadra di postdocs alla Synthetic Genomics avevano già separatamente raggiunto entrambi i risultati (creare il genoma sintetico e trapiantare il genoma da un batterio all’altro). Gli altri scienziati sono concordi col fatto che abbia sintetizzato il più grande pezzo di DNA fino a oggi (della lunghezza di milioni di unità), con accuratezza sufficiente da agire da sostituto del DNA della cellula: “E’ potente essere in grado di ricostruire e possedere ogni lettera del genoma perché vuol dire che si possono inserire geni differenti,” ha detto Gerald Joyce, biologo allo Scripps Institute di La Jolla, vicino a San Diego. Ma un’ampia parte della comunità scientifica ritiene che vi sia un eccesso di marketing nell’operazione. Per esempio David Baltimore, genetista di Caltech dice che Venter non ha aperto nuove frontiere: “E’ stata un’impresa tecnica, una questione di scala, piuttosto che un’impresa scientifica: non ha creato la vita, l’ha solo mimata.” Come riportato su Science, il DNA sintetico prende il controllo della cellula batterica proprio come faceva il suo DNA naturale, facendo sì che la cellula generi le proteine specificate dal nuovo DNA invece che dal proprio genoma originale. Venter ha girato il mondo con uno yacht hi-tech collezionando 40 milioni di geni di alghe. Conta di “costruire un intero genoma di alga variando i parametri di crescita così da fare organismi superproduttivi”. Della serie: la mucillagine dell’Adriatico è roba da boy-scout. Ma la regolamentazione di questi esperimenti? Molti scienziati chiedono siano rilasciate autorizzazioni speciali per lavorare con la biologia sintetica. Il pericolo è vivere in un mondo in cui qualche bastardo si mette a produrre colonie artificiali di Ebola per sterminare il nemico al sicuro del suo ufficio. Insomma il potenziale di bioterrorismo di stato e non è alto, senza dover scomodare analogie col Dr Frankenstein. Obama ha chiesto alla commissione bioetica della Casa Bianca di fare un rapporto sulle questioni sollevate dalla biologia sintetica entro sei mesi.
I Musicanti di Brera di Junior Avelli
Trash&Chic
di James Bellebono Avevo iniziato tagliando il collo a una maglietta perchè mi stringeva, e ora ho una lunga serie di canottiere tagliate al vivo, cose del tipo che dai buchi per le braccia puoi vedere fino all’ultima costola e quando cammino i capezzoli non fanno che saltare fuori. Passo destro, capezzolo sinistro, passo sinistro, capezzolo destro e via dicendo. La potrei definire come una scelta stilistica pensata e all’avanguardia, con un gioco androgino che si rifà al nude look che Dior portò in passerella ai tempi che furono. Ma in soldoni, è solo perchè per qualche ragione da quando mi vesto così faccio molto più sesso. Non è una formula e non credo che sia uno stile che debba essere imitato, dico semplicemente che per il target di persone sessualmente interessanti che ho definito funziona. E questo mi porta ad una riflessione, una di quelle che non ci pensi mai e poi ci arrivi, ti dai una botta in fronte a palmo aperto esclamando “ma certo” o altre ovvietà: qualunque cosa facciamo, la facciamo per il sesso. Ogni volta che apriamo un barattolo di gel, ogni volta che ci specchiamo per vedere come cade la maglietta, ogni volta che stiriamo una camicia, l’intento finale è non dormire da soli per (almeno) una notte. Saltiamo di stile in stile cercando quello che ci fa apparire meglio nei confronti dell’altro (o del nostro stesso) sesso, quello che ci porta alle piene potenzialità per l’accoppiamento. Ogni singola volta che entri in un locale speri di non uscire da solo, di svegliarti in un altro letto, che sia per del sesso mattutino o per sparire senza lasciar tracce. Perfino in una relazione stabile il nostro intento reale è quello di essere appetibili, vogliamo piacere al più alto numero di persone, vogliamo che intorno a noi le persone vogliano fare sesso con noi e riservarci il diritto di decidere se noi vogliamo farlo con loro. Come in uno di quei programmi di bassa lega della mediaset, noi vogliamo sederci sul trono e selezionare dal più ampio numero possibile di corteggiatori l’esemplare perfetto. E per farlo non possiamo lasciarci guidare dal nostro unico senso autocritico, ma ci barcameniamo in una serie di prove per testare l’indice di gradimento. Registriamo ogni volta che qualcuno ci dice “stai bene con i capelli così” e istintivamente se è nel nostro target ci muoviamo in quella direzione. Nel corso della nostra vita collezioniamo decine se non centinaia di paia di jeans alla disperata ricerca di quello che ci dia l’effetto più sodo e compatto ma senza sforzo apparente: perchè è inammissibile trovarsi alle spalle al muro e confessare “l’ho fatto per piacere”.
Alba Euforica di Greta Sgarbo Luci a San Siro? Si, ma che luce... Stavolta, è quella dell’alba magica dell’Inter, la mattina dopo la vittoria finale. Il terzo titulo, l’impresa è compiuta. Coppa italia, scudetto e finalmente lei, la Champions. In cinquantamila, non paghi di una notte di festeggiamenti nelle strade della città, si danno appuntamento a casa, sugli spalti dello stadio più bello del mondo. Le luci del primo sole dopo la finale sono i colori della vittoria, l’atmosfera mistica chiama il rito finale, il sacrificio agli dei, con quei novanta minuti ancora in testa, i gol di Milito ancora nel cuore. E lo stadio, come fosse pieno giorno, che odora quasi di napalm (banali fumogeni, ma a quell’ora la suggestione fa strani scherzi...). I riflettori sono accesi sul campo. Dalle due e mezza della notte i cinquantamila sono li, in attesa della squadra che torna vincitrice da Madrid. Già a Malpensa, ad aspettare i campioni alle quattro del mattino, c’erano migliaia di tifosi. E qualche irriducibile, arrivato da Madrid in aereo, prometteva che invece di andare a casa si sarebbe fiondato a san Siro, per accompagnare i campioni d’Europa fino alla fine. Alle sei e otto minuti, dopo quattro ore di attesa dall’apertura dei cancel-
li, dopo cori e una stanchezza che si può solo mandare a farsi fottere, lo stadio trema. Entrano Milito, Zanetti, Lucio, Thiago Motta, Stankovic, Samuel. Non c’è Mou, e il malumore si fa sentire. Ma c’è lei, la Coppa, un’attesa lunga quaranta cinque anni, che ora brilla di luce propria. Un trofeo che fa il giro dello stadio, mostrato ai tifosi come la testa mozzata del nemico distrutto. E passiamo ai dettagli più interessanti: gli interisti, nel momento topico, si trasformano. Urlano, piangono, si abbracciano. Quella notte, tutta loro, sfoga decenni di frustrazione calcistica. L’appagamento, scusate, non è solo calcistico, almeno per chi è in dolce compagnia e sa quale sarà (o almeno spera: questi maschi...) il prologo di una vittoria così. Il calcio è solo calcio, va bene. Ma un’adesione così mistica, totale e incondizionata è uno spettacolo rarissimo, mai visto. E che sia dedicata ad una bandiera, ad una Coppa o a un giocatore, poco importa. Nelle luci dell’alba di San Siro, per chi c’era, si è scritta la storia. Di più, con una vita di anticipo abbiamo assistito al miracolo della formazione di un ricordo: chiedetecelo tra vent’anni, e la Coppa Ritrovata sarà ancora più bella e più struggente di prima.
Pao & Bros di Junior Avelli Sogno o son desto? Riccardo Decorato è vestito come Arlecchino con dei paraocchi che tolgono luce e spettro al suo sguardo. Joker is not dead with Heath Ledger? Ma no, è solo un dipinto. Chi di colore ferisce di colore perisce. Come vorrebbe del resto anche il second sir del comune di Milano: artisti di strada sommersi da debiti per multe da imbrattamento. Non tutti hanno senso estetico, vedi i completovestiti da greyman alienati, misti sfiga e topo gigio, da museo delle cere del nostro vice preferito. Stavolta c’è di mezzo quel surreale tocco pop di Pao, il writer milanese, che riuscì con estro e fantasia a rendere graziosi quegli spaventosi oggetti del corredo urbano chiamati panettoni, tipica prelibatezza meneghina, simbolo e orgoglio cittadino. Calce, struzzo e cemento. La cosa straordinaria è il fatto che Bros si trovi ora in mezzo al fuoco aperto di writer puristi incazzati con lui perché espone nei
musei e nelle gallerie, con tanto di patrocinio dell’assessorato alla cultura e quello della squadra di raffinati amanti del bello in divisa e gomma sbiancante. Toccherà lo stesso destino a Pao, che recentemente ha solidarizzato con il writer inquisito, in occasione della sua prima personale alla Galleria Prospettive d’Arte? E’ lecito pensarlo. Intanto Bros ha testimoniato in tribunale il 19 maggio per il processo intentato dal Comune contro di lui. Non imbratta. Ciò che fa è mettere colore. E’ arte. Riconosciuta dalle istituzioni. Però ha in corso una causa civile. C’è qualcosa che non torna. Lo si invita ad esporre e poi lo si perseguita se si esprime, quando il privato che avrebbe subito il cosiddetto danno ha ritirato la denuncia. Bros vs Dek: è questa la storia. Al posto di discutere e tenere aperta la via del dialogo con tagger e artisti, li si perseguita, giocando di forza con il peso della moneta.
Credo di aver desiderato la sua morte almeno un centinaio di volte da quando abito nella casa di via Campiglio. La mia finestra dà proprio sull’angolo con via Grossich dove lui, irreprensibile, suona quasi quotidianamente le sue tristi nenie romantiche fatalo-depressoidi. Questo malconcio e gracile vecchietto, di nome Tudor, armato di diamonica, ha il magico potere di apparire con incredibile puntualità al momento meno opportuno, soprattutto quando stai scrivendo qualcosa di importante o stai studiando chino su un passo particolarmente ostico di un volume universitario. Ammetto di aver considerato l’omicidio come prima soluzione. Nel nome della musica, s’intenda. L’alternativa sarebbe stata quella di coprirlo d’oro spedendolo sotto il balcone di qualcun altro, ma non sono ricco e poi sicuramente così facendo avrei scatenato un effetto domino con l’unico risultato che egli mi avrebbe chiesto un contributo giornaliero. Meglio evitare una così sanguinolenta faida per il mio portafogli. Alla fine ho finito per farci il callo. So che tra qualche anno ci riderò sopra e che il solo ripensarci mi crearà nostalgia. La gamma dei musicisti di strada è così ampia e variegata che è difficile considerarne una sola tipologia e additarla: sono davvero tutti diversi, ognuno ha una particolarità, benché ci sia una chiara prevalenza di matrice gitana con violino alla mano e pezzo taglia-le-vene in repertorio. Avrete sicuramente incontrato i super tecnologici, quelli con le basi registrate, che mi ricordano tanto Canta Tu o Karaoke. Tra di loro ce ne sono anche di molto bravi e di virtuosi, basti pensare al sassofonista jazz Claudio Traverso Ottaviano che suona nei pressi di Piazza San Babila o il chitarrista diversamente abile che incrocio spesso in Centrale, con la sua chitarra ripete a ciclo continuo Samba Pa Tì di Carlos Santana. In metropolitana un paio di volte ho avuto la malaugurata sfortuna di incappare in una graziosa ragazza di circa vent’anni che ha attaccato a briglia sciolta la mortificazione estrema di una già straziante canzone di Laura Pausini. Dipende un po’ dalla fortuna che avete. Tutti noi ci siamo beccati almeno una volta l’incipit in lamentatio o l’intro cantilenante di una preghiera logora di centinaia di volte e a seguire un’arietta stuprata nel ritmo e nella melodia. Molti di questi musicanti non hanno studiato solfeggio, e hanno imparato per strada a forza di suonare. Qualcuno obbligato ha finito per farlo con passione. La stragrande maggioranza è clandestina, vengono in Italia e si trasferiscono in zone periferiche alla città, gravitando durante il giorno attorno al centro cercano di guadagnarsi la giornata per tutta la famiglia, che vive quasi sempre in una casa occupata o in uno campo nomadi abusivo. E’ vero che possono essere fastidiosi nel pieno del clamore cittadino piombano nella tua giornata e ti sbattono in faccia il loro disagio e la loro diversità, penetrando lo strato gelatinoso che ci divide. Risultano molesti perché di fatto si esibiscono in uno spazio che normalmente non è sito ideale di fruizione musicale, ma non sanno essere più invasivi dell’ambient sonoro dei centri commerciali, degli aeroporti, della radio dei bar, e soprattutto delle persone che parlano al cellulare. Ciò che ci ha reso stanchi è la sovraesposizione al rumore, questo chiacchiericcio inconsistente e gravoso che nulla aggiunge al nostro giorno e qualche cosa forse di sacrosanto ci ha tolto, il diritto e la capacità di ascolto, che si va lentamente riformulando verso il segno meno della polarità dimensionale in cui ogni tensione agisce. Quindi, ben vengano i Pavel vicino a piazza Duomo che scopano la fisarmonica e la fanno godere mentre eseguono Bach come fosse un pezzo rock, tutto un florilegio di arabeschi barocchi con tanto di trilli e vibrati misurati, che sono un piacere per l’anima da cogliere con gioia e riconoscenza. Ma non perseguitiamo quegli sciagurati che ti rifilano il pezzo seriale fora-timpano e non sanno fare altrimenti. Non tutti sono musicisti. Anche tra i professionisti che hanno studiato c’è sempre una schiera di mestieranti superiore numericamente a chi artista lo è o lo sarebbe nella prassi. E’ la regola. L’arte è ambita ma non è democratica. Teniamo conto del fatto che sono pochi ad averne la consapevolezza, persino nelle accademie, dentro ai conservatori, perché è un percorso di conoscenza, e come tale non è definito e nemmeno definitivo. Ci si prova. E chi si afferma non è sempre il migliore. Almeno in questo la strada sembra essere luogo meno ingiusto. Chi suona bene, con slancio, e ha un repertorio vario e curato, di solito è apprezzato e raccimola una paga superiore dei colleghi meno capaci. Il pubblico passante premia volentieri, anche con poco, ciò che percepisce come una carezza al cuore.
Game Hit Parade di Mr Tambourine
Per la prima volta anche in Italia finalmente pubbliche le classifiche di vendita dei videogamez, suddivise per console e pc. Dalle classifiche emerge subito un dato evidente nelle prime posizioni delle console il consumo famigliare mentre sul Pc restano gli smanettoni ovvero gli amanti del videogioco nel senso classico del termine: gli hardcore gamers. Se sulle console è tutto un fiorire di Pokemon e di attrezzi per la Wii, l’unici titoli fuori dagli schemi sono Alan Wake, Lost Planet e l’edizione mondiale di Fifa.
La Fine di Facebook di Vic Marchi “L’unica speranza per i siti di social networking dal punto di vista del business,” scrive Jaron Lanier nel suo ultimo libro “You are not a gadget”, “è che appaia una formula magica per la quale un qualche modo di violare la privacy e la dignità personale diventa accettabile.” Niente si è rivelato più giusto in questo controverso libro che in Italia è giunto alla popolarità grazie ad uno sfortunato dibattito televisivo di Gianni Riotta. Diciamo soltanto che se Jaron non può essere ridotto a un reazionario, Riotta lo diventa senz’altro quando se la prende con l’anonimato in rete, i teppisti che la inquinano o l’egualitarismo ideologico di wikipedia (“Il futuro della Rete” sole24). A Gianni dobbiamo ricordare che in Italia, una telecrazia, il dibattito non verte sull’economia della rete, ma sulla censura della stessa. E che se i sistemi aperti sono a rischio di manipolazione da parte di una moltitudine di teppisti e similia, a maggiore ragione lo sono la televisione e la radio, media nei quali comanda una sola manipolazione, quella dell’establishment al potere. Negli USA, da dove parte tutta questa vicenda di Facebook, queste questioni sembrano superate. La libertà di espressione è un valore trasversalmente condiviso e la Federal Communication Commission prevede di fare di Internet nel corso dei prossimi dieci anni il network di comunicazione dominante nel paese. Negli USA nessuno si sogna di attaccare il social media e il principio della neutralità dei carriers sul tema della libertà di espressione, come avviene invece in Italia dove tre dirigenti Google sono stati recentemente condannati da un tribunale per aver ospitato un video di 4 ragazzetti sui loro servers. Negli USA, come previsto da Lanier, l’attacco a Facebook avviene sul tema della privacy, altrettanto condiviso e trasversalmente sentito dall’opinione pubblica quanto quello della libertà di espressione. Un terreno sul quale in gioco, almeno per una volta, non sono i poteri di sorveglianza del governo, ma le pratiche di business promosse dai campioni del social media e da Facebook in particolare. Un contesto dunque ben diverso da quello italiano, contesto nel quale la libertà di espressione appare nel dibattito solo come diritto, da censurare, dei molti e la privacy come diritto, da affermare, per
pochi. Un dibattito imposto dai poteri forti e non certo dai cittadini qualunque che ha tutt’altro oggetto e misura ben altro obiettivo, quello politico della censura, e che ha il non brillante risultato di sminuire l’importanza di questo valore, la privacy, nel contesto culturale italiano. Diciamo solo che mentre in Italia ci perdiamo in tutto ciò e cominciamo a guardare con sospetto a questo valore. non ci accorgiamo che è proprio questo tema della privacy quello sul quale l’opinione pubblica globale si sta sollevando. E sotto questo profilo Facebook ha una brutta storia. Ecco quello che siamo riusciti a ricostruire. Nel 2006, il CEO e fondatore di Facebook Mark Zuckerberg introduce il “News Feed”, una utility che permette agli utenti di seguire le attività dei loro amici. Centinaia di migliaia di persone firmarono una petizione per rimuovere il news feed. Zuckerberg si scusò e promesse di incrementare i controlli sulla privacy, la qual cosa in qualche modo fece. Nel 2007, fb introduce il programma di social advertising chiamato Beacon che rendeva pubbliche sul social network informazioni sugli acquisti effettuati dagli utenti. La promessa dell’allora ventitreenne fondatore era di rispettare i diritti di privacy. Ma il programma venne introdotto senza che l’utente dovesse fare una scelta consapevole e con il default settato su pubblico. Insomma il programma non era “opt-in” ma “optout” e la gente rimase sorpresa di trovare le proprie informazioni spammate in rete. Persino MoveOn.org si mosse su questo lanciando una petizione contro Facebook, che si prese uno schiaffone e fu costretta in ritirata. Nel 2009, sotto la spinta della competizione di Twitter, dove ogni messaggio e relazione sono pubblici per default, Facebook rovesciò completamente i settings della privacy senza chiedere consenso agli utenti. L’idea faceva seguito a una nuova svolta, Facebook Connect, che rendeva possibile loggarsi con la proprio Facebook ID su siti terzi. L’operazione fu lanciata con una lettera aperta in cui si sosteneva che il nuovo sistema avrebbe meglio protetto le informazioni personali. Quando la cosa avvenne si trovò che ne erano andate la capacità di nascondere agli sconosciuti la lista degli amici, le immagini del profilo, le pagine dei fan, la
membership ai gruppi, così come i risultati delle attività su siti terzi. Anche in questo caso Facebook dovette battere in ritirata. Una nuova ondata di contestazioni ha fatto seguito all’abbandono nel 2010 di Facebook Connect e l’adozione del Like Button e del Graph Object, un sistema per segnalare e taggare contenuti web sul social network. Abbandonato il mito paranoico e imperialista di diventare la Rete, fb si è lanciata sulla costruzione di un social layer in cui mappare i contenuti del web e i percorsi dell’intelligenza sociale intorno ad essi. Ancora una volta, l’introduzione della nuova logica è andata di pari passo con il sovvertimento delle logiche acquisite sulla privacy. Il gruppo di Facebook “Millions against Facebook” che sta raccogliendo la protesta e conta già milioni di adesioni sostiene a caratteri capitali che “nonostante i tuoi privacy settings, le updates al tuo status su facebook, le note che scrivi, le parole aggiunte a commento di articoli postati, le tue quote preferite, e le parole sotto la foto del tuo profilo sono ora pubbliche.” Cosa dire di tutto ciò? Forse Jaron ha ragione. Il problema fondamentale di Facebook è che non riesce a fare soldi, non perlomeno quanto ne faccia il suo arcirivale Google. La pubblicità non riesce ad essere on target e quando Facebook cerca di rimediare si scontra contro la sensisibilità di chi si era iscritto a questa rete. Facebook è storicamente stata la più privata delle social networks, funzionando come un rifugio rispetto al caos di MySpace e Friendster. Studi del 2006 sostenevano che la privacy era la ragione principale per la quale gli utenti erano così fedeli a Facebook. Evidentemente non c’è modo di mettere a valore l’intelligenza sociale se non socializzandola fuori dal controllo di chi la produce. Qui Facebook sembra introdurre un nuovo modello ed essere davvero innovativo. In questo caso il capitale non ha il problema di chiudere da qualche parte con un livello proprietario, come avviene con l’Open Source. In questo caso il capitale ha bisogno di aprire e di socializzare i tuoi dati personali, le tue relazioni, interessi, i tuoi diagrammi di flusso, così come l’intelligenza sociale della tua rete e i suoi diagrammi di flusso, e questo fuori dal controllo tuo e della tua rete sociale. Suona nuovo?
Sul pc invece si trovano nelle prime posizione tutti i miti di gioco dal primo e ancora incredibilmnete primo Wolrd of warcraft, ai sims passando ovviamente per Assassin’s creed, ma anche Modern Warfare 2. Si accettano scomesse sui mesi a venire e sulle prime posizioni che probabilmente resteranno stabili. Da notare il fatto che in un periodo come fine maggio, una volta considerato morto dall’industria dei videogiochi, ci sono invece uscite di gran rilievo che presto vedremo sicuramente in classifica. Oltre al citato Alan Wake e FIFA 2010, sono in arrivo il nuovo Splinter Cell, il western rivoluzionario Red Dead Redemption e il gioco di corse Blur. Insomma una tarda primavera videoludica senza tregua.
TOP 10 CONSOLE GAMES 1) WII FIT PLUS + BALANCE BOARD (WII) 2) POKEMON ARGENTO SOULSILVER + POKEWALKER (DS) 3) NEW SUPER MARIO BROS (WII) 4) POKEMON ORO HEARTGOLD + POKEWALKER (DS) 5) WII SPORTS RESORT + WII MOTION PLUS (WII) 6) ALAN WAKE LIMITED EDITION (XBOX 360) 7) ALAN WAKE (XBOX 360) 8) MONDIALI FIFA WORLD CUP 2010 (PS3) 9) MARIO KART + WII WHEEL (WII) 10) LOST PLANET 2 (PS3)
TOP 10 PC GAMES 1) WORLD OF WARCRAFT (ACTIVISION BLIZZARD) 2) THE SIMS 3 (ELECTRONIC ARTS) 3) PRO EVOLUTION SOCCER 2010 (KONAMI) 4) ASSASSIN’S CREED CLASSIC (UBISOFT) 5)THE SIMS 3 LOFT STUFF (ELECTRONIC ARTS) 6) FOOTBALL MANAGER 2010 (SEGA) 7) CALL OF DUTY MODERN WARFARE 2 (ACTIVISION BLIZZARD) 8) FIFA 10 (ELECTRONIC ARTS) 9) ASSASSIN’S CREED II (UBISOFT) 10) TOM CLANCY’S SPLINTER CELL 5 CONVICTION (UBISOFT)
Il Meglio di Milano
di Davide Branca - foto di Tutamondo Organizzata da quasi un centinaio di soggetti fra associazioni, enti, comitati, circoli, cooperative, scuole, gallerie, artisti commercianti e singoli cittadini, “Via Padova è Meglio di Milano” è la dimostrazione che un’altra Milano è possibile, è viva e può pulsare anche in altre zone e luoghi della città. Camminando e biciclettando fra il Parco della Martesana fino al Trotter ho scoperto luoghi, anfratti e realtà che non conoscevo di via Padova dalle microgallerie di artisti alle fondazioni culturali. Ho visto la partecipazione attiva e trasversale di una comunità che difende e promuove in modo positivo e costruttivo dialogo, incontro e aggregazione. Per non parlare del Trotter, un vero gioiello di strutture, relazioni e attività, di cui evidentemente Lady Moratti non è in grado di comprenderne il valore. È chiaro anche il perché. Per la nostra cara amministrazione le politiche di aggregazione e socializzazione per una zona o un quartiere si limitano alle feste dei commercianti con gonfiabiloni e frittelle. O peggio ancora operazioni come PinC, che mirano a una valorizzazione di facciata delle aree verdi comunali senza creare comunità e relazioni. Con le stesse risorse si potrebbero invece supportare attivamente processi di autopromozione di altri luoghi della città, come quello da cui è nata “Via Padova è Meglio di Milano”. Moratti, svegliati. Ci fai o ci sei?
Memorie di un Insider
Sono un ex membro della commissione consiliare Sicurezza, decentramento e aree cittadine del Comune di Milano, per la Lista Letizia Moratti. Ho deciso di raccontare alcune cose vissute in prima persona perché ho assistito a una serie di episodi che mi hanno portato a dire basta. La storia che racconto potrà non sembrare reale. Ma lo è. Prima o poi le differenze tra sindaco e vicesindaco sarebbero dovute emergere. Dopo anni passati nelle loro stanze posso confermare che sono entrambi persone di potere, attaccate alla poltrona. Nonostante su stranieri e criminalità i due si trovino spesso d’accordo, il giorno della festa di via Padova sono entrati in contraddizione. Ecco dunque la signora che dichiara che il clima non è più teso, che sta per iniziare la fase due, di recupero. Il numero due di Palazzo Marino, lo stesso giorno, parla invece di un episodio di violenza accaduto sabato sera, una lite tra sudamericani proprio al parco Trotter, e riferisce di un incendio scoppiato in via Clitumno. Secondo De Corato quanto accaduto dimostra che i controlli delle forze dell’ordine e della polizia locale sono ancora necessari. Questo disaccordo arriva da lontano. I due non si sono mai sopportati. Tanto che Letizia Moratti, per cercare di mettere un po’ in riga un personaggio che non riesce a contenere la propria esuberanza, aveva deciso di organizzare una trappola. Sono stato contattato personalmente dal sindaco. Ho sempre lavorato nel campo della comunicazione, la mia esperienza è nota a molti. Ed ero la persona giusta. L’operazione era anche abbastanza semplice. Si trattava di veicolare un messaggio contraddittorio che potesse sollevare dei dubbi sull’operato dell’assessore alla Sicurezza e sulla sua effettiva capacità di governare. Abbiamo studiato a lungo la campagna. Alla fine abbiamo deciso per un logo simbolico che lanciasse un forte messaggio. Il logo del comune di Milano, al quale, al posto della corona di torri, è spuntata una corona di spine, a dimostrazione dello stato di sofferenza della città. La Moratti all’inizio era perplessa. Poi ha capito. In questo modo si poteva far leva sulla sofferenza. Ironizzare sulla necessità di costringere la gente a provare paura. Sarebbe poi arrivata lei, con aria salvifica, a lanciare un messaggio positivo, di speranza, di benessere, di soluzione reale. Tutti pensavamo fosse davvero convinta e credesse realmente che la città meritava un messaggio diverso da quello terroristico di De Corato. Per questo ho deciso di preparare i cartelli che sono spuntati nella notte di venerdì scorso in via Padova e in via Paolo Sarpi. Il Comune dice: scusateci. Scusateci perché non abbiamo saputo fare una politica d’integrazione. In quattro lingue. Così che gli stranieri possano capire. Giustizia è fatta.
Per una casa a Quarto di Diana Santini Ancora il racket delle case popolari, ancora l’associazione Sos Racket e Usura. Dopo via Padre Luigi Monti e il clan Pesco-Cardinale, ora sotto processo, è toccato a Quarto Oggiaro, alla periferia nord di Milano, in via Pascarella e via Lopez. Anche stavolta la denuncia è partita da Frediano Manzi, presidente di Sos Racket e Usura. Associazione a delinquere finalizzata alla concussione e all’invasione continuata di edifici pubblici è l’accusa contestata alle cinque persone arrestate. Il copione del racket è lo stesso di Niguarda: gli arrestati avevano messo in atto un sistema per gestire gli alloggi popolari e rompere i lucchetti degli appartamenti blindati dietro pagamento di una somma tra i 1.500 e i 2.500 euro. Solo che stavolta il principale imputato è un funzionario pubblico: Marco Veniani, 55 anni, incensurato, di professione (fino allo scorso dicembre) ispettore della Gefi, società che gestiva per conto del Comune le case popolari di Quarto Oggiaro finite al centro dell’inchiesta. E’ accusato non solo di concussione (poiché anziché monitorare il fenomeno delle occupazioni abusive avrebbe chiesto denaro per rallentare o addirittura insabbiare alcune pratiche di sgombero) ma anche di far parte di un’associazione per delinquere finalizzata a “gestire” la distribuzione di una serie di appartamenti. Il funzionario pubblico della Gefi, inoltre, è accusato di aver chiesto favori sessuali per evitare gli sgomberi degli appartamenti occupati. In poche parole, chiedeva alle donne rapporti sessuali per non essere cacciate di casa. Sono almeno una decina gli episodi accertati. In un caso, fa mettere nero su bianco una delle testimoni, l’ispettore avrebbe chiesto che gli fossero procurate delle giovani e belle ragazze. In un altro episodio una delle donne che aveva accettato il compromesso sessuale, senza tuttavia aver ottenuto protezione in cambio, gliel’aveva gridato in faccia davanti a tutti, durante uno sgombero. Ma le sorprese non finiscono qui. Tra gli altri imputati c’è anche Gaetano Cammassa, detto Nino,
pluripregiudicato: non solo spacciava cocaina, dicono gli abitanti di Quarto Oggiaro, ma appoggiava anche attivamente la campagna elettorale di De Corato, con tanto di banchetto e postazione “ufficiale”. Camassa riceveva i suoi clienti in una sorta di “ufficio” allestito dentro un bar in una piazzetta di Quarto Oggiaro. La pratica era talmente abituale che esisteva anche un tariffario: circa 2.500 euro per un pacchetto che comprendeva segnalazione della casa “libera” per la morte di un inquilino, per uno sgombero dei vigili o perché sfitta; consegna delle chiavi oppure, nel caso fosse stata “blindata” per impedirne l’occupazione, e intervento di un operaio specializzato nella forzatura delle porte. Ma in questo caso i prezzi arrivavano anche a 2.500 euro. Le pratiche per evitare lo sgombero, invece, sono state pagate da un minimo di 350 euro a un massimo di 900, oltre ovviamente che attraverso prestazioni sessuali. Dell’organizzazione fanno parte anche Giorgio De Martino, accusato di concorso in concussione per aver indotto una vittima a pagare 900 euro, dopo averne chiesti 1.000 per una casa in via Lopez, Giorgio De Martino e Vincenzo Sannino, i portinai dei due stabili di via Lopez e via Pascarella. E, infine, Salvatore Rizzo, ufficialmente incaricato di sfondare le porte alla bisogna. “Come facevano a non sapere?” chiede sul suo sito l’associazione presiduta da Frediano Manzi. “Come si fa a non sapere quando viene arrestato, nell’ambito di un’inchiesta sul racket degli alloggi, un ex ispettore della Gefi, la società che prima del rientro di Aler gestiva gli alloggi popolari per conto di Palazzo Marino? Come si fa a non sapere quando un altro degli arrestati, Gaetano Camassa, sembra fosse una frequentazione abituale di De Corato?” A quanto pare ci sono parecchie cose che Comune, vicesindaco e Aler dovranno spiegare. La cosigliera comunale del Pd a Palazzo Marino, Carmela Rozza, ha annunciato che chiederà a De Corato di riferire in aula. Lo stiamo aspettando.
Queste foto sono state scattate in piazza Mosso tra sabato e domenica. Si intitolano “I supereroi di via Padova” e sono un progetto di Tutamondo (Francesca Marconi e Alessia Bernardini) in collaborazione con la cooperativa sociale Tempo per l’Infanzia.
Luoghi Comuni di Emi Mosconi Sono le 7 e 25 del primo maggio, quando Davide mette una mano fuori dalla finestra del bagno per controllare se l’ acquazzone della sera prima ha smesso di sferzare gli alberi del cortile di casa sua. Si guarda nello specchio e contempla le occhiaie tirandosi le guance verso il basso, un brivido gelato gli sale per la schiena, per fortuna fuori non piove più. Infilato il giubbino nero esce di casa lasciando che la porta blindata si chiuda automaticamente alle sue spalle, i pensieri viaggiano come un fiume in piena. Entra assonnato nella sua Fiesta blu con gli interni bordò (gli incidenti che Davide ha fatto negli ultimi 3 anni hanno trasformato l’auto in una scatola di pelati tutta ammaccata e arrugginita), mette in moto lasciando cadere lungo la coscia il laccio del birrificio di lambrate che usa come portachiavi, sistema lo specchietto retrovisore, accende la canna che ha già in bocca e ingrana la retro girandosi sul sedile per evitare sorprese. Alla stessa ora, in un quartiere dall’altra parte della città, Dennis entra nel garage di casa dei suoi genitori parcheggiando a stento la Smart nuova fiammante, è ridotto in uno stato pietoso e pensa che forse non avrebbe dovuto tirare tutta quella coca la sera prima. La luce al neon dell’ascensore lo sbianca al punto di farlo sembrare un cadavere. Dennis appoggia la testa alla parete e nota sulla guancia destra un brufolo gigantesco. Trasale al pensiero del suo faccino profanato. Le porte scorrevoli si aprono e l’ascensore fa “TIN”. Ha trascorso la serata con i suoi amici dell’università in un locale sui navigli, dopo il terzo gin-lemon ha perso il controllo della situazione e tutte le raccomandazioni che la madre gli aveva fatto. Adesso come adesso la porta legno di faggio di casa dei suoi gli sembra un’ancora di salvezza e trattiene volentieri il conato di vomito che gli provoca il profumo di pancetta e uova fritte che dalla cucina, dove la filippina Ling sta preparando la colazione per tutta la famiglia, ha invaso tutte le stanze dell’appartamento all’ultimo piano in centro, tutto fregi liberty e corrimani levigati. Sono le 7 e 43 minuti: Dennis si avvia barcollando verso la sua camera e si lascia morire sul letto. La canna che Davide tira avidamente è quasi finita, mentre la Fiesta
blu entra con prepotenza in via Ludovico il Moro, salta sui ciottoli e fra le rotaie del tram alzando fango e acqua e chissà cos’altro. Davide è triste. Lui e Sara si sono lasciati ieri sera, o meglio lui ha lasciato lei dopo il suo ennesimo tradimento, sente che il suo cuore si potrebbe spezzare da un momento all’altro e non riesce a capire come mai quella maledetta non vuole scomparire dai suoi pensieri proprio come ha fatto uscendo dalla sua Fiesta blu la sera prima. Si chiede, Davide, cosa non vada in lui. La risposta è fatta di lavoretti persi, di ritardi ripetuti, di tasche vuote e di primi capelli bianchi. Si sente perso dentro la sua auto mentre passa sotto i bastioni di 24 Maggio. Una lacrima. Dennis non riesce a dormire e si mordicchia il labbro inferiore, mentre maledice la mezza pastiglia che si è calato quattro ore prima. E’ sdraiato a pancia in su e la stanza gira come fosse una giostra, la madre sciabatta nel corridoio e il padre si fa la barba in uno dei bagni di casa. Sente confusamente il padre lamentarsi con la madre del suo rientro a quell’orario incredibile e li immagina immersi in una pozza di sangue nero e lucido sul pavimento della sala. Sono sette mesi che non riesce a dare un esame e l’università che ha scelto è un inferno dove i docenti sembrano mefistofelici dottori. L’unica cosa che lo fa andare avanti sono le promesse del padre di un lavoro sicuro nella ditta di famiglia. E’ trappola Dennis, il suo sogno è quello di diventare un DJ e non gli frega un cazzo né dell’università né della ditta di famiglia. Aspetta solo che arrivi il pomeriggio, oggi ci sarà la May Day e suonerà, cazzo se suonerà. Sono le 10 e 25 minuti quando Dennis chiude gli occhi. Pressapoco alla stessa ora Davide ha già finito di montare il sound sul carro che con i compagni del c.s. sta organizzando da un mese, il pollice della mano destra gli è finito sotto a una cassa e il dolore per qualche minuto ha coperto il turbinio dei pensieri. Che farà il mattino seguente? Non ha un lavoro, non sono previste altre iniziative per almeno un’altra settimana e lo stomaco gli si attorciglia. Accende il secondo joint della giornata, tanto per scacciare qualche demone, e si lascia cadere sulla schiena nel prato bagnato davanti al centro sociale. Pas-
sano così altre tre ore fra le risate dei compagni e le notizie sulla piazza che si sta già riempiendo, pare proprio che quest’anno ci saranno centomila persone, centomila! Ma in questo momento Davide non riesce a pensare che a Sara. Sono le 14 e 30 precise quando il camion di Davide e soci entra nella piazza, attorno è tutto uno sciamare di persone, c’è chi fa fare manovra ai mezzi e chi aggiusta gli ultimi striscioni sulle fiancate dei tir. Davide è alla terza canna e ha già buttato giù disperatamente tre latte di una birra dalla marca improbabile. Il camion prende posizione e la MayDay inizia a scorrere per le vie del Ticinese, passano pochi minuti e sulla destra del carro passano tre ragazzotti rasati con maglie e distintivi della destra più radicale. Davide salta giù dal camion, convinto a far pagare il conto di tutte le sue frustrazioni a quei tre balordi. La sveglia che Dennis ha puntato il giorno prima illumina il cellulare che prende a vibrare sul comodino, sono le 16 e 45 minuti, ha dormito a sufficienza, inforca la borsa dei dischi e si precipita verso la Smart. Come da copione la città è un ingorgo gigantesco, Dennis guida con una mano mentre con l’ altra si stende una riga sulla coscia, tira tutto e in poco meno di tre quarti d’ora raggiunge gli amici a metà del percorso del corteo. Sono le 17 e 17 minuti quando Davide si sporge da dietro le casse del sound e vede Sara ballare, lei gli sorride ma ha gli occhi tristi. Davide distoglie lo sguardo. Seconda lacrima. Ora delle 18 e 30 minuti Dennis è fatto come una biscia, non ha altri pensieri se non quello di montare su un carro e mettersi a suonare, i suoi amici lo spingono e anche se la borsa dei dischi pesa, lui si muove come se stesse volando. I carri della MayDay arrivano in piazza Castello, Davide è livido di rabbia e ubriaco da non riuscire a parlare, Dennis smascella e non sta più nella pelle, i due si incontrano sul lato sinistro del camion. “Posso suonare?” “Fottiti” Dennis è seduto sul bordo della fontana e si stacca senza troppa fatica un molare schizzando sangue sui suoi amici. Davide è stanco e si addormenta su un prato poco distante. Persone diverse, luoghi comuni.
Ruggine Estrazione Matematica di Cellule Canalese Noise Records / Escape From Today (2010) Tre quarti d’ora di taglia e cuci punk con un occhio fisso - pure troppo talvolta - su Il Teatro degli Orrori e un evidente debito verso i primi Massimo Volume. Magliette sudatissime e scatti di nervi figli tanto dei Fugazi quanto dei Jesus Lizard. Come e più dei compagni di etichetta Fuh e Bhava - ma non con la stessa intensità ed originalità degli autori di “Double Jump Carpiato” - prendono il post punk e lo stracciano a piacimento, lasciando detriti dilaniati di melodie storte e testi poetico/surreali/intimi, in una esposizione emozionale dischordiana fino al midollo. Ci vorrebbe un pelo di personalità in più, tanto da discostarsi dai canoni, e meno finezze post rock - pressochè inutili nell’economia dei brani. Per il resto ci siamo. (Stefano Fanti)
Faz Waltz Faz Waltz Tre Accordi Records (2010) Se è vero che la storia segue una prospettiva ciclica il rock tornerà a brillare di lustrini e scialli di piume luccicanti. E a questo music come back di atmosfera glam 70’s, i Faz Waltz arrivano con disarmante anticipo. Gli Ac/Dc più melodici fermentati con cromosomi puri di Queen e T. Rex, con una spruzzata di psichedelia beatlesiana e pop sinfonico alla Electric Light Orchestra. Tanta roba insomma. Con la quale i Faz Waltz giocano a loro piacimento, costruendo impalcature sonore, citando, e sfornando 12 brani che scorrono piacevolmente senza risultare mai pesanti o banali. Hanno ha tutte le carte in regola per diventare il manifesto di un certo modo di suonare caldi, energici e impetuosi mantenendo classe e stile. Come una lacca per capelli. E scusate se è poco. (Marcello Farno)
Via Porpora 162 Aperto Tutti i Giorni Dalle 18 alle 3 (fino alle 4 il sab) Tel.02/23951274 Credo che Mondo Pizza mi abbia salvato la vita in più di un’occasione e che continuerà a farlo ciclicamente per lungo tempo. Non ho in previsione a breve infatti di sospendere la mia sana attività alcolimetrica e la mia dieta a base di birra. Quando brancolo nel buio in zona Lambrate, dalle parti del Birrificio, o se ho fatto tardi a casa e non ho gli sbatti per farmi serata petardo, ecco che la ricetta salva nait vien da sè. Solo che poi, as usual si finisce, in piena da liquidi con la pancia che affoga ad abbassare la marea chiassosa con un trancio di pizza o un panzerotto di fortuna. Meno male che Mondo Pizza resta aperto fino a tardi, dalle 6 del pomeriggio sino a notte fonda, che ci sia bel tempo o imperversi una bufera, è la soluzione alternativa alla Milano che sbrina in qualche sushi bar a cena. Se siete di corsa o in completa immersione, le mozzarelle in carrozza di Viviana e del suo Pizzaiolo Meridionalo, continueranno ad essere un autentico toccasana per il vostro nutrimento. Take away per vocazione, si bada più alla sostanza da queste parti. Nota stonata, un megatelevisore al plasma allieta le ore di stanca dei due martiri al fronte per il cibo civile e gli fa da finestra sul mondo e strumento di divagazione, quando quello che hanno davanti nonzepo’ guardare. Ti puoi beccare un’ondata di kitsch monumentale al telestrobio con rassegna involontaria di film indecenti o trasmissioni al fulmicotone. Bel porto in cui attraccare se siete in preda agli svarioni in giro per il mare: skaters diciasettenni, egiziani con cani al guinzaglio che parlano fluentemente quattro lingue straniere e possiedono un master in economia e management, punx ermafroditi, metallari stoici e dark presi bene. Ce n’è un po’ per tutti i gusti. L’altra notte vi ho incontrato una sirena che parlava con un paio di ballerine di paillettes, non vi sto a dire come è andata a finire... Oppure sì? Mi ha offerto lo spuntino.
Inizia questa settimana una rubrica nuovissima rigorosamente riservata agli under 13 - ogni settimana collezioneremo le risposte che bambini e ragazzi danno alla domanda: “Cosa ti piace e cosa non ti piace di Milano?” La metropoli potrà uscire dalla decadenza civile e culturale in cui è piombata solo quando diventerà finalmente una città a misura di bambino. Di tutti i bambini di Milano: bianchi, neri, marroni, gialli. Oggi Milano è una città da cui le coppie con figli fuggono: non c’è neanche lo spazio sul marciapiede per andare in passeggino!
Selma (8 anni) mi piace il duomo ma l’ho visto solo dal di fuori e un giorno vorrei andare anche dentro ************************** non mi piacciono i grattacieli perché ci sono le gru tutte intorno a casa mia
All’insegna del poco ma buono questo finto weekend lungo di fine mese. Il poco è snocciolato tra i festival d’inizio estate e qualche singola data. Il buono è roba gustosa e raffinata, piatti che la mensa per i poveri che è la Milano musicale non offre mai ai suoi avventori. Venerdì 28 per esempio è già tempo di una nuova invasione from outer space grazie alla rassegna TRoK! sul palco della Torchiera. Non siamo certo ai livelli dei Residents, ultima occasione in cui parlammo di alieni, ma l’archaique kermut shuffle show di Antioche Kirm è comunque roba che ha poco a che vedere con noi terrestri. Il batterista francese ha infatti allevato un’orda di pupazzi in angora che accompagnano alla batteria il suo live di basso e voce... Immaginazione e follia al potere. Lo accompagna il trio Pecora, un improbabile connubio tra Sandy Marton e i Suicide. Già da giovedì 27 si apre la sesta edizione di Audiovisiva, dopo un anno di pausa. Il tutto si svolge dentro l’ex Palazzo del Ghiaccio di via Piranesi, e va rimarcato come l’edizione 2010 si distacchi decisamente dalla banalità milanese in puro esterni-style delle precedenti edizioni. Finalmente un festival e non un cocktail event, insomma. Pescando dal programma: partenza col botto il 27 con Ben Frost, Tim Hecker e Teatrino Elettrico; tra il 28 e il 29 si svolge anche l’endless-live di “Musica Improvvisa”, a cura di Die Schachtel; mentre la serata finale brilla sotto le stelle di Økapi, Fi-
lestine e soprattutto Greg Haines.Il festival “col botto” di questa fine mese però si svolge una cinquantina di km più in là, e si parla di Novara Jazz 2010. Iniziative di così alto livello, fruibili e destinate allo spazio pubblico, nell’ottusa Milano di posto proprio non ne hanno. A far da contraltare si sveglia la provincia, anche allargata, dove si è colta l’attenzione e la disponibilità del pubblico, che con gli anni sta diventando dunque disposizione a mettersi in viaggio, in primis. Il viaggio in questo caso è proprio corto, e tanto vale rimarcare l’occasione. Il programma riempie l’intero weekend con qualche propaggine prima e dopo. Imperdibile è pure qui la serata di sabato 29, in piazza Duomo suoneranno di fila i Manomanouche con un tributo a Django Reinhardt e il guru del jazz-funk etiope Mulatu Astatke. Li precederanno al tramonto, alla Cascina di Castelbeltrame, Steve Piccolo e Simone Massaron con uno splendido set folk-blues già ammirato in questi giorni a Milano. Il resto del programma sta tutto sul sito, ma verrebbe voglia di andare “alla cieca”. Finito lo spazio e in fondo anche le occasioni. Da aggiungere, sempre venerdì 28, il tangopunk alcoolico dei Radikal Satan al Folletto di Abbiategrasso o Chris Forsyth al Blob di Arcore o ancora la storica prog-band dei Biglietto per l’Inferno al Bloom di Mezzago. Mentre giovedì 3 si chiude “Music Workshop” al Crt con gli Zita Swoon, filiazione dei dEUS con un progetto di musica e danza.
BILANCIA - Maestri d’etica e guru della porta accanto, potreste anche perdere la pazienza. Siate più tolleranti verso chi - non per sua colpa - non è al vostro livello. Predicare bene uguale razzolare anche. Più coerenza per favore! ARIETE – Arrendevoli e docili come agnellini mietete favori e gentilezze. Gli attacchi frontali lasciateli ad altri. Non volete complicazioni tantomeno prepotenze. Astuti come serpenti e candidi come colombe. TORO - Proteggete i legami dei quali siete più gelosi. Custodite caparbiamente la combinazione del vostro cuore. Apritelo solo a chi merita. Solidi, stabilmente all’ancora nel vostro porto, offrite dolcezza a chi vi ha conquistato. GEMELLI - I vostri neuroni giocano a flipper nel cervello. Prendere o lasciare? Esercizi di pazienza dove, imprevedibilmente, potreste ribaltare tutto. Attenti solo a non far danni per pentirvi subito dopo. Fate i bravi... almeno per qualche giorno. CANCRO - Esaurito il repertorio di lamentele e vittimismo l’umore segna bel tempo. Chi ultimamente vi ha sopportato tira un sospiro di sollievo. Tornando amabili e deliziosi riavrete tutte le attenzioni che pensate di non aver ricevuto. LEONE - Marte nel segno continua a darvi grinta. Approfittate delle ultime settimane di questa energia per mettere a segno qualche idea da tempo accarezzata. L’amore va alla grande. Le nuove storie alla grandissima. VERGINE - Il ritorno di Saturno vi è congeniale. Ottimo periodo onde decidere svolte di vita importanti. Lavoro o un progetto di coppia che sia siete pronti ad aprire un nuovo capitolo. Va tutto bene. Ripeto: va tutto bene.
SCORPIONE - Ragione e passione vi rendono magnetici. Catturate nuove prede senza alcuno sforzo. Il vostro fascino incanta chiunque vi capiti a tiro. Se avete deciso di chiedere una promozione e/o un aumento sfruttatelo. SAGITTARIO - Alti e bassi nel tono vitale. Possibile capolinea della vis polemica. Ascoltate di più chi vi circonda. L’amore andrebbe anche bene, se solo non montaste in cattedra volendo insegnare al prossimo come stare al mondo. CAPRICORNO - Ammazzarvi di fatica non paga inseguendo una probabile carriera. Siete alla ricerca del tempo perduto. E’ la vita là fuori, che ora vi attrae e vi tenta. Trastullatevi pure, lo meritate. Pause rigeneranti per mente e cuore. ACQUARIO -Vi aprite agli altri, riappropriandovi di uno stile tutto vostro. Originali e concreti allo stesso tempo non sbagliate un colpo. Col partner, gli amici e i colleghi ritrovate sintonie e complicità che credevate estinte. PESCI - Strane fantasie vi suggestionano e cominciate a dubitare di tutto. Girate alla larga da chi vi propone affari vantaggiosi. Rimandare le conferme. Sul lavoro o in coppia siate meno sfuggenti e abbacchiati.
Venere 28 Alba 10:00
Festival Int.le Ambiente @UniBicocca
11:00
Sabbath 29
Domingo 30
Lune 31
Marte 1
Mercole 2
Giove 3
Piante & Fiori @Parco Trotter
Mercato @Navigli
Mercato @S.Marco
Mercato @Bonola
Mercato @Cima
Mercato @DePredis
1° Palio di Milano @Sforzesco
Piante Carnivore @VillaMylius (Sesto)
Comic Con @Spazio Concept
Raccolta Fragole @BoscoCittà
Pranzo @LuckySeven
Pranzo @ARCI-Bellezza
Nathalie Djurberg @GiòMarconi
Ciclomobile @Politecnico ViaPascal Table Dance @PalazzoMarino
12:00 13:00
Pranzo @Mongolian Barbecue
14:00
Pranzo @Circolo Martesana
Branz @Frida
15:00
Santo & Stecco @Sinigallia
16:00
Ciclofficina RuotaLibera @viaCeloria2
17:00
Apertura Spazio Circo @ParcoTrotter
Panino @MargyBurger
Pranzo @Antony
Camere Aperte @PzaMercanti
Osteria dei difficili @Baraonda Costituitevi @Teatro Ringhiera
L’uomo che verrà @CinemaMexico
Pranzo @Govinda
L’Orchestra di Pan @PzaMercanti Canto Corale @Teatro dell’Arte
Crazy Heart @CinemaMexico
Don Durito @Cantiere
Sauna @Bus90
Coniglio Bianco @YouniteCafé
Chinese Coffee @TeatroOff
Ambulatorio Medico Popolare @Transiti
Audiovisiva @Palazzo delGhiaccio
Ape Deluxe @Diverso
Slam Dunk @Sempione Playground
Garcia Torres @PeepHole
Colors Tattoo @vleCorsica
Lab Scrittura @LabZero
19:00
NoExpo Festival @Fornace (Rho)
Costituitevi @Teatro Ringhiera
NoExpo Festival @Fornace (Rho)
Polpetta @Rattazzo
Fermata Jazz @ATM
Ape @Blender
Fikret Atay @ViaFarini Docva
20:00
Audiovisiva @Palazzo delGhiaccio
NoExpo Festival @Fornace (Rho)
Festival Cinema Invisibile @ARCI-Scighera
Louis Lortie @Conservatorio
Lab Sex & Zelig @ZeligCabaret
Pizzeria LaCoccinella @PzaMinniti
Zita Swoon @Teatro dell’Arte
21:00
O’Halloran @Teatro dell’Arte
Festival Cinema Invisibile @ARCI-Scighera
Generazione Scenario @TeatroVerdi
Flavio Oreglio @Teatro Cooperativa
Art Summer Party @SanGregorio
Torneo Ping Pong @ARCI-Scighera
Critical Mass @PzaPredielis (Mercanti)
22:00
Thievery Corporation @LiveTrezzo
Closing Party @Biokip Gallery
Band of Skulls @Twiggy (VA)
Dez Mona @Teatro dell’Arte
Retribution Gospel @ARCI-Casa139
Cristina Donà @Carroponte (Sesto)
Blessed by a Broken Heart @Tunnel
23:00
Radikal Satan @Folletto 25603
Tape to Tape @Rocket
Minimono @Solaire
Buffet Underground @Moonshine
Opening Party @ARCI-Magnolia
Lies Club DayTime @Ligera
Addicted to Bass @Surfer’s Den
00:00
Toilet Summer @CorteRegina
Close Party @Leoncavallo
Parkour @Colonne S.Lorenzo
Serata BDSM @NautilusClub
Freaky Tuesday @Surfer’s Den
Mercoleweed @Molotov
Razzputin @AtomicBar
Notte
SpazioPetardo @ARCI-Bitte
The Closing Party @ARCI-Magnolia
Falò @PzaDuomo
DogSitting @PaoloSarpi
Brulicantropo Nite @Zoom
The Hip Hop Lounge @CorteRegina
Orgia Party @ClubX
18:00
Baia dei Porci @Palazzo Citterio