Copyright © 2021 Edizioni Milella di Emanuele Augieri ISBN 978-88-3329-135-2
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ANGELA PERULLI
La poesia della pedagogia
Dammi i tuoi fantasmi metamorfosi di angeli nel mio sorriso culla di sogni e di velieri perché il domani sia un raggio di luce più dolce e intenso di quel sofferto ieri Angela Perulli
Indice
Introduzione Una passeggiata in campagna L’angoscia del silenzio La paura La resilienza Etica e tempo Messaggio di madre terra Le vocine Lo strappo L’ambiente contadino: Se faccio, capisco La vita nella corte La curte te la Matonna La signora Adelina, donna sola dai mille volti La signora Cristina, donna offesa e umiliata Donna Mariapia, adolescente sola e incompresa La saggezza della nonnina Candelora Lucrezia nella “terra del rimorso” La festa te Santu Ronzu La svolta La promessa Il pensiero narrativo
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Obbligo scolastico e famiglia introvabile… Dall’invisibile all’incontro solidale di reale integrazione Il ritorno di Lucrezia Il viaggio a Milano Sono solo una comparssa L’incontro con Marco La maestra Luisa
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Guardare le voci: sul vedere empatico dei segni d’ascolto nella scrittura di A. Perulli
La passeggiata di Gabriella, il personaggio protagonista del presente libro di A. Perulli, è ‘ripresa’ narrativamente come in uno per stradine di campagna: si tratta della campagna salentina, dal clima mite, dall’ondulazione lieve del terreno, dall’orizzonte aperto, limitato da nessuna montagna, da nessun ostacolo che frammenti la vista nell’azzurro del cielo. Lo sguardo del personaggio femminile, icona di corrisponso il paesaggio: Gabriella non si volta mai indietro, osserva nel grand’angolo della visione, dove è visibile un dramma naturale-culturale comprendente la natura umanizzata, gli alberi d’ulivo essicati per la invisibile xylella; l’umano naturalizzato, con l’uomo costretto a camminare a viso coperto di mascherina, per paura del contagio virale da covid. Il personaggio guarda l’infranto: il suo non voltarsi indietro è ricerca di non rifugio per ricomporre eventualmente l’infrangersi di una realtà in crisi di ‘dentro’, dunque identitaria, perché il male viene da ‘fuori’: in effetti, il batterio della xylella è straniero, come il virus del pipistrello c’entra nell’essere veicolo di trasmissione della malattia. Gabriella osserva il mondo di fronte, davanti, senza voltarsi indietro: proviene da una cultura greco-ebraica, per cui sa che se stessa, soggetto vedente (come la biblica moglie di Lot, che in 9
fuga da Sodoma, voltandosi, diventa statua di sale); oppure può voler dire condannare il veduto in un ‘ormai’ che non può risorgere: Orfeo, nel voltarsi indietro, per guardare Euridice, condanna la donna amata a non uscire più dal regno dei morti. è sensibile, ma non fatalista: si lascia contagiare dalla tristezza che il dramma evoca, ma non dalla situazione drammatica che rende triste il contagio: per lei le cose sono segni ed i segni sono possibilità aperte, rispetto alle cose referenziali che sono chiuse nella ristrettezza delle condizioni, che le condizionano a rimanere effetti tramortiti dalle cause. Il pensiero estetico, artistico, non è causale, ma relazionale, per cui non ci sono effetti che subiscono, patiscono, le cause, bensì fenomeni che si intersecano con altri fenomeni nel succedersi aperto delle possibilità, che il potenziale della storia risveglia lungo il gioco sempre alternativo delle probabilita potenziali. Se lo spazio rappresenta l’‘è così’ di ciò che accade, il tempo presenta l’essere altrimenti di ciò che potrebbe succedere: accadere e succedere sono due verbi non equivalenti, solo apparenteNon voltarsi per guardare indietro non impedisce, comunque, il ricordo, così come ricordare non rappresenta una temporalità ne verso un futuro già contenuto come ispirazione intenzionale nel passato: è che il tempo è tensivo, lo spazio è estensivo, per cui Gabriella guarda e ricorda e nel ricordare sottrae il presenpassato ricomposto nelle sue possibilità aperte. Ad offrire le possibilità è il personaggio umano nella sua partecipazione alla vita, alla storia in forma di relazione, grazie alla quale ciò che è condizionato si libera incondizionatamente, ciò che sembra impossibile diventa fattibile, quello che è destino che 10
conduce al dramma può diventare accordo che può allontanare mento ristretto. Ritrovato il tempo del vedere, che è liberatore rispetto allo spazio dell’osservare, la trama perde la sua traumaticità e sopraggiunge il pathos, che riporta alla nostalgia dell’origine, ritmato dal prima E, così, Gabriella, osservando l’intorno, cammina a ritroso à con il solito esito della determinazione, invece risolti nei modi impliciti già nel ‘dentro’ alleggerire le abitudini interpretative della linea che ripete il contorno, guardare più addentro, dunque intimamente, ciò che la
ciò che l’inerenza della profondità ci mostra, oltre ogni apparente sembrare. Camminando nel tempo a ritroso, percorso con lo sguardo in avanti, non retto dal gesto del guardare indietro, Gabriella scopre proprio nel tempo di prima i momenti di redenzione che fanno capolino in ogni evento di condizione: e così il personaggio attraversa il tempo formativo dell’infanzia ‘propria’, dopo aver percorso il tempo di formazione dell’infanzia ‘altrui’, su cui è intervenuta didatticamente in qualità di Dirigente scolastica. La donna-autrice, Angela Perulli, è stata una Dirigente scolastica dalla didattica aperta, capace di trasformare l’aula della scuola in spazio laboratoriale, il giardino della scuola in zoo vivente di 11
dicata all’infanzia, a partire dalla sua personale infanzia a cui ha dedicato nella presente narrazione il ricordo della rimembranza. Ne emerge un dipinto di vita scoprente un segreto di metodo, appreso vivendo e adottato nell’agire comunicativo della sua responsabilità di donna e di pedagoga, racchiuso nel simbolo del melograno, pianta familiare anche nell’area salentina e mediterranea della cultura contadina, il cui frutto racchiude una quantità splendente di semi, vivamente rossi, pur nel chiuso della buccia, riccamente molteplici ed ugualmente succosi, pur crescendo nella terra pietrosa e per molti mesi dell’anno “sitibonda”, come la campagna dell’area geo-storica del Mediterraneo. Il melograno esprime il simbolo dell’abbondanza, pur in un creature, spetta all’umano ascoltarne il messaggio, interpretandone il senso simbolico, custodito come un segreto dentro il racchiuso di una buccia. La natura dona semi e segni: spetta all’uomo il corpo, il senso che nutre la mente. Ebbene, lungo il cammino in cui lo sguardo di Gabriella constata la mortifera xylella dell’olivo e la limitativa maschera, sintomo di risposta alla paura umana del contagio, il personaggio si ferma e medita, interrompendo la passeggiata: si siede “su un masso che si trovava accanto ad un albero di melograno e, frugando in una tasca della tuta, trovò una penna ed un blocco notes”, su cui scrivere poeticamente. Dalla narrativa alla poesia: la narrazione è presa di coscienza, la poesia è augurio insito nella coscienza: augurio come invito da raccogliere, raccolto già nel gesto di aprire allo sguardo ciò che la Natura preserva e conserva. Conserva per donare, si nutre per nutrire: la natura come laboratorio di senso, una iperscuola di siimpegno. Eticamente è lo stesso che empaticamente: in effetti, il 12
melograno si dona come bellezza di condivisione rassomigliante (il suo succo è rosso come il nostro sangue), si offre come possiza, dalla siccità si può convertire la deduttiva aridità in creativa succosità. che lo scoprire non può non essere che un ritrovare, per ritrovarsi: basta guardare dentro, leggere, intelligere dentro, dunque ‘in-telliggere’, perché ogni ente conserva il suo essere e pure riconoscere in ogni terra in crisi la possibilità da scoprire o ritrovare la premessa di una intima, apertamente presente e, dunque, futura, terra promessa. Carlo A. Augieri
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Zygmunt Bauman, Paura liquida, Laterza, 2006. Karl R. Popper, Tutta la vita è risolvere problemi, a cura di D. Antiseri, Bompiani, 2001. Karl R. Popper, , Einaudi, 2010. Sant’ Agostino, Le confessioni, a cura di Dag Tessore, Newton Compton, 2008. Robert Baden-Powell, Scouting for Boys: A Handbook for Instruction in Good Citizenship, Oxford University Press, 2005. Jerome S. Bruner, La fabbrica delle storie. Diritto, letteratura, vita, Laterza, 2006. Soren Kierkegaard, Il diario del seduttore, Fratelli Bocca, 1946. Jack Zipes, Saggezza e follia del narrare, Edizioni Conoscenza, 2008. AA.VV., Il sistema educativo di don Bosco tra pedagogia antica e nuova: atti del Convegno Europeo Salesiano sul sistema educativo di Don Bosco, Elledici, 1974.
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Finito di stampare nel mese di novembre 2021 da UniversalBook - Cosenza per conto delle Edizioni Milella