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III.9. «Dentro abbuiato magma» »

Premessa

Il recente Atlante della letteratura italiana a cura di Sergio Luzzatto e Gabriele Pedullà si chiude, forse un po’ a sorpresa, con un saggio su Carmelo Bene dal titolo 1 . L’autore, Ferdinando Taviani, non è nuovo a sortite di questo tipo2 modalità di compilazione di un canone novecentesco, sulle inclusioni e sulle esclusioni di scrittori che possono pregiudicarne la rispettabilità o, viceversa, aprire a proposte coraggiose e innovative – proposte che sarà il tempo a vagliare come pertinenti, azzardate o irricevibili –, che, qualora accolte, potrebbero concorrere a evidenziare quelle cesure tematico-stilistiche che sono la linfa vitale di qualsiasi periodizzazione letteraria.

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Con l’irrituale inserimento di Bene nella prestigiosa collana dei Classici Bompiani3, l’attore-scrittore, secondo Tavia Letteratura»4; e, immediatamente dopo quella pubblicazione, un

1 F. TAVIANI, , in AA.VV., Atlante della letteratura italiana. Dal Romanticismo a oggi, a c. di S. Luzzatto, G. Pedullà, vol. 3, Torino, Einaudi, 2012, pp. 1012-1016. 2 Vedi infra. 3 C. BENE, , Milano, Bompiani, 1995. 4 F. TAVIANI, , cit., p. 1012.

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decano della critica e della teoria letteraria come Remo Ceserani «prendeva la parola sulle Opere di Bene e senza far polemiche mostrava come potessero essere trattate a sé, come letteratura di qualità, esempi di una prosa “costantemente alta”, a metà fra simbolismo e barocco, che permetteva l’abbandono “al puro piacere della lettura”, di fronte a “pagine inventive, sferzanti, esaltate, allucinatorie o esilaranti”. Un vero scrittore, insomma»5 . portati, l’attenzione della critica nei confronti delle opere letterarie di Carmelo Bene è sempre stata piuttosto latente, pur manifestandosi, di tanto in tanto, con giudizi spesso o tranchant e liquidatori, o celebrativi ma debolmente argomentati, sempre rinvianti, comunque, a successivi approfondimenti6. Se è universalmente riconosciuta la grandezza dell’attore, se tanto si è scritto sul cineasta, e addirittura sul polemista televisivo, ancora tanto rimane da dire su Carmelo Bene scrittore, «del livello altissimo di lingua e di pensiero, nella poesia, nella saggistica e nella ri-scrittura dei testi

5 Ivi, p. 1015. Per la citazione interna cfr. R. CESERANI, Effetti fantasmagorici creati attraverso un linguaggio “squartato”, in «Il Manifesto», 4 gennaio 1996. 6 Recentemente si registrano anche in campo accademico alcuni interventi volti a colmare questa lacuna. Ci riferiamo, ad esempio, al convegno internazionale dal titolo “Le forme del romanzo italiano e le letterature occidentali dal Sette al Novecento”, organizzato dall’Università Roma Tre nel 2008, in cui erano previste due relazioni sulle opere letterarie di Bene, una a cura di Dario Tomasello (Università di Messina), e l’altra a cura di Franco Vazzoler (Università di Genova), il quale sta anche progettando una raccolta di saggi sull’argomento, dal titolo provvisorio Carmelo Bene e la letteratura. Cfr. D. TOMASELLO, cretino e F. VAZZOLER, I romanzi di Carmelo Bene nella raccolta degli atti del convegno. Vazzoler ci ha gentilmente messo a disposizione due suoi studi inediti: Il “funerale dell’orale”. Carmelo Bene la scena e la scena della pagina, appunti per intervento a Glasgow e Scritture d’attore. Appunti per teatro Akropolis, entrambi del 2010.

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classici»7. Eppure questa sua attività non è affatto collaterale, anzi prova poetica di Leggenda, l’ultimo poema inedito di Bene di cui verrà presentata, nel terzo capitolo, una prima lettura critica.

In un suo precedente saggio sugli attori che si cimentano con la scrittura, Taviani propone la seguente linea interpretativa generale che sarà assimilata da altri studiosi e che è assunta in queste pagine come strada maestra:

Carmelo Bene è uno scrittore di valore. Probabilmente la sua fama alla considerazione del pregio autonomo dei suoi scritti […]. A differenza della maggior parte dei libri dei teatranti, i suoi potrebbero vivere autonomamente nelle vallette della letteratura pura8 .

Sulla stessa linea le considerazioni di Franco Vazzoler: «Fare i conti con il Bene scrittore, insomma, è altrettanto doveroso e criticamente produttivo quanto farli con il Bene attore»; e il conseguente invito a «collocare l’esperienza complessiva di Carmelo Bene nell’ambito della grande tradizione novecentesca, […] per il Bene letterato»9 .

Carmelo Bene ci ha lasciato una vasta produzione scritta, quasi interamente raccolta in Opere, oltre a diversi inediti, per lo più conservati nella stesura originale. Tali documenti eterogenei, tuttavia, non hanno né una collocazione né una catalogazione idonea, e rischiano pertanto di essere appannaggio di pochi privilegia-

7 S. NATOLI, Dice di lui Deleuze, intervento disponibile su www.didawebnet.it. 8 F. TAVIANI, Uomini di scena uomini di libro, Bologna, Il Mulino, 2001, pag. 220. 9 F. VAZZOLER, Il “funerale dell’orale”, cit.

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10 importanti editori come Sugar, Feltrinelli, Longanesi, Il Saggiatore, Einaudi e, da ultimo, Bompiani, con cui dà compimento al suo 11. La fama che si è guadagnato oltralpe12, inoltre, gli permette una pubblicazione di assoluto prestigio

10 Il progetto della “Fondazione L’Immemoriale”, ossia di quell’istituto e promozione nazionale ed estera dell’opera totale di Carmelo Bene, orica», è naufragato per insanabili controversie giuridiche, e con esso il progetto di un archivio unico. Attualmente le carte di Bene sono conservate negli archivi privati degli eredi e nel “Fondo Bene” gestito dalla “Casa dei teatri” di Roma. 11 E. RAGNI, Il libro di teatro di Carmelo Bene, in «Rivista di letteratura teatrale», n. 2, 2009, p. 164, ora disponibile sul sito www.italianisti.it, lui, ma ambisce anche a fornire al suo pubblico e ai suoi futuri lettori una precisa linea interpretativa della sua opera»; Si veda anche F. VAZZOLER, Il funerale dell’orale, cit., p. 1: «Con la costruzione e la pubblicazione di Opere (Bompiani, 1995), l’omnia in forma di libro letterario, Carmelo Bene ha creato un monumento cartaceo non a caso preceduto da una Au scritta appositamente per l’occasione. È la sintesi, monumentale appunto, di un’intensa attività dedicata alla parola scritta, a quello che a più riprese Bene ha chiamato il “morto orale”». 12 Si veda la voce BENE, CARMELO in Universalia, suppl. alla Encyclopedia Universalis, Parigi, 1963-75: «Se Carmelo Bene non esistesse il teatro italiano sarebbe orfano. Orfano di un grande autore, di un regista esemplare e, soprattutto, del più geniale dei suoi attori»; Si veda anche il già citato intervento di S. NATOLI, Dice di lui Deleuze: «La terra di Francia gli ha dato nuovi natali, un ambiente, un clima, un’atmosfera congeniali, una comunità, in qualche modo, capace di riconoscere un “fratello” e che ha già scavato e sperimentato la crisi della modernità,

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