Novità e tradizione in Antonio Galateo. Studi e testi a cura di Paolo Viti

Page 1



Collana

Collezione di studi e testi fondata da Mario Marti e Aldo Vallone diretta da Paolo Viti Nuova serie 1


Collana

Collezione di studi e testi fondata da Mario Marti e Aldo Vallone Nuova serie

Direzione Paolo Viti

Comitato Scientifico Thomas Baier (Würzburg) – Julia Benavent (Valencia) – Hélène Casanova-Robin (Paris) – Loredana Chines (Bologna) – Jeroen De Keyser (Louven) – Piotr Salwa (Warszawa) – Raffaella Maria Zaccaria (Salerno)

Segreteria Sondra Dall’Oco – Luca Ruggio



Volume pubblicato con il contributo della Provincia di Lecce (Progetto CUIS 2015: Comune di Galatone – Dipartimento di Studi Umanistici Università del Salento)

Copyright © 2017 Edizioni Milella - Lecce ISBN 978-88-7048-637-7

Edizioni Milella di Lecce Spazio Vivo s.r.l. Viale M. De Pietro, 9 - 73100 Lecce - Tel. e fax 0832/241131 Sito internet: www.milellalecce.it email: leccespaziovivo@tiscali.it Copertina ed impaginazione: Emanuele Augieri Immagine in copertina: L. Mandorino, Galatone e Antonio Galateo, 1986. Collezione privata Tommaso Terragno.


INDICE

Livio Nisi, Sindaco di Galatone

Saluti Sondra Dall’Oco, Assessore alla Cultura del Comune di Galatone

Saluti Paolo Viti

Premessa

p.

IX

»

XI

» XIII

Studi Francesca Scigliuzzo

Fonti nell’epitaffio «In Alfonsum regem»: aderenza ai modelli classici Martina Colazzo

Note per l’edizione del «De nobilitate» Sondra Dall’Oco

Su alcuni aspetti etnografici nel «De situ Iapygiae» Luca Ruggio

Galateo e Strabone. Una nota di metodo nel «De situ Iapygiae» Francesco Scalera

L’edizione del «De situ Iapygiae» di Giovanni Giorgio Grevio

»

3

»

27

»

39

»

47

»

57

»

67

»

97

Testi Luca Ruggio

L’epistola «De Hierosolymitana peregrinatione» Giorgia Zollino

Il «De villa Vallae»

VII


Michela Mele

«Desinant lacessere Iudaeos». L’epistola «De neophytis» a Belisario Acquaviva

»

Federica Congedo Il «Constitutum Constantini» e l’autografo di Antonio Galateo

» 189

145

Indici a cura di Federica Congedo Indice delle fonti manoscritte

Indice dei nomi di persona e di località

VIII

»

221

»

223


SALUTI

Al nome e alla memoria di Antonio De Ferrariis Galateo la comunità e le istituzioni galatonesi hanno dedicato lo storico Circolo cittadino, la Biblioteca comunale, la Scuola media del I Polo, una Banda del paese, Premi letterari, il nome di varie associazioni culturali, sportive e ricreative, e hanno promosso nel tempo una serie di iniziative e attività legate alla sua figura. Ciò che è mancato, però, è stata una visione d’insieme che potesse tutte raccordarle, soprattutto con la partecipazione e collaborazione delle forze presenti e attive sul territorio. È con tali propositi, facendo propria questa prospettiva, che Galatone si prepara a celebrare l’anno galateano, il 2017, a commemorazione del V centenario della morte di Galateo. Il programma delle celebrazioni, messo a punto e curato dal Comitato cittadino e dal Comitato scientifico nati per questa finalità, si annuncia ricco di appuntamenti, tra cui la presentazione degli ultimi studi sul Galateo nella forma di seminari, convegni e pubblicazioni nuove (come questo volume) e in corso di definizione; mostre fotografiche e documentarie; concorsi e premi, che prevedono in primis il coinvolgimento delle scuole; rappresentazioni artistiche e tanto altro ancora. Il progetto in realtà è più ambizioso di come si presenta e rientra nella realizzazione di “Galatone città del Galateo”, una piattaforma culturale in cui tutte le realtà e specificità del territorio, quali testimonianze dell’identità culturale e traccia significativa della storia della comunità, saranno il manifesto del rinnovamento sociale, culturale ed economico che questa amministrazione ha inteso e intende sostenere. 1 maggio 2017

IX

Livio Nisi Sindaco di Galatone



SALUTI

Le Celebrazioni per il V centenario della morte di Antonio Galateo (1517-2017) hanno favorito e promosso una stretta collaborazione tra gli enti del territorio, che ha visto la nascita di un Comitato scientifico presieduto dal Prof. Paolo Viti, Ordinario di Filologia medievale e umanistica dell’Università del Salento, e composto da illustri studiosi e docenti di chiara fama internazionale, oltreché dal Sindaco e dall’Assessore alla Cultura del Comune di Galatone. Il frutto di questa sinergia ha permesso di avviare una serie di iniziative scientifiche e accademiche orientate alla valorizzazione della figura e dell’opera di Galateo, e allo stesso tempo ha consentito di connettere le celebrazioni galateane con il vitale tessuto civile del territorio attraverso l’istituzione di un Comitato cittadino. Tra queste iniziative, uno dei primi risultati di rilievo è la pubblicazione del volume che qui si presenta, resa possibile anche con il contributo del Consorzio universitario interprovinciale salentino (CUIS). Le ‘novità’ degli studi pubblicati consentono di inserire l’attività culturale di Galateo in una prospettiva europea, come tale riconoscibile proprio dalla molteplicità dei suoi interessi in un momento in cui – nella seconda metà del sec. XV e nei primi decenni del sec. XVI – si afferma una figura nuova di intellettuale, capace di raccogliere l’eredità della cultura umanistica, squisitamente italiana, e di riproporla in un’Europa disponibile a recepire e a propagare le suggestioni più originali che la precedente esperienza, nei vari campi del sapere, aveva saputo individuare e comporre. Tali ricerche proseguono, dunque, nel solco di quell’interesse scientifico già dimostrato nell’ultimo cinquantennio, a partire dalle giornate galateane del 1969, da illustri studiosi come Francesco Tateo, Antonio Corsano, Donato Moro, Amleto Pallara, Claudio Griggio, Vittorio Zacchino, Domenico Defilippis, Antonio Iurilli, Isabella Nuovo, Paola Andrioli Nemola, Carlo Vecce, Sebastiano Valerio. Le celebrazioni dell’anno galateano, oltre a proporre una nuova e articolata conoscenza di Galateo umanista, mettendo in luce i molteplici aspetti

XI


Sondra Dall’Oco

del suo pensiero e del valore europeo della sua produzione letteraria, si integrano con un percorso finalizzato alla promozione del territorio e del suo patrimonio artistico e culturale. Proprio per tali ragioni, numerose sono le iniziative programmate e avviate dal Comitato cittadino e dal Comitato scientifico, con dovuta attenzione al ruolo delle scuole di ogni ordine e grado e della Biblioteca comunale, e che troveranno la loro conclusione nel Convegno internazionale di studi. Il Convegno – previsto per il prossimo mese di novembre – sarà articolato in sessioni specifiche al fine di esaminare le diverse tematiche su cui Galateo ha operato (medicina, politica, filosofia, apologetica, storia, geografia, religione) e vedrà la partecipazione di ricercatori provenienti da sedi universitarie nazionali ed estere. L’Assessorato alla Cultura ha inteso così proporre una nuova ‘via’ nella conoscenza dell’illustre umanista – troppo spesso studiato e conosciuto dal solo mondo scientifico –, capace di superare i confini dell’Accademia e di giungere a mostrare al cittadino di oggi Antonio Galateo come exemplum ancora attuale di incontro tra cultura e vita attiva, tra scienza e fede, in un rinnovamento di quei valori etici e civili, pilastri di una società che vuole promuovere la propria rinascita culturale. Un particolare ringraziamento va a tutte le Associazioni galatonesi che hanno creduto nel Progetto in tempi ancora non maturi rispetto alla sua concreta realizzazione. 5 maggio 2017

XII

Sondra Dall’Oco Assessore alla cultura del Comune di Galatone


PREMESSA

Il volume che qui si presenta è il risultato di un impegno peculiare della cattedra di Filologia medievale e umanistica dell’Università del Salento nei confronti di Antonio De Ferraris Galateo, nato a Galatone probabilmente nel 1448 e scomparso a Lecce il 12 novembre 1517. Galateo è un autore di grande rilievo, vissuto nel Salento, a Napoli, a Ferrara – qui si era laureato il 3 agosto 1474 – e ancora nel Salento, dove si era ritirato dopo il 1494 alla morte del re Alfonso II d’Aragona. Richiamato nel 1498 dal re Ferdinando II a Napoli vi rimase fino al 1501 quando tornò definitivamente nella sua terra d’origine, ad eccezione di un breve soggiorno a Bari nel 1503 e a Roma nel 1510 per fare dono al papa Giulio II dell’originale sulla Donazione di Costantino rinvenuto, prima del saccheggio turco, nel monastero di Casole. Ma non appare per niente un autore ‘locale’, come invece è stato a lungo inteso da una storiografia più attenta a ricostruire vicende legate ad avvenimenti della sua esistenza piuttosto che a valutare ed apprezzare il significato e il ruolo da lui avuti nell’ambito della letteratura italiana a cavallo fra Quattrocento e Cinquecento. Sotto tale aspetto Galateo attende ancora una rivalutazione complessiva della sua opera che ci auguriamo possa venire attuata nell’ambito di questo importante centenario. È un omaggio, il nostro, che si è cercato fare a Galateo, alla sua persona e alla sua dottrina, in previsione del cinquecentesimo anniversario della morte che cade quest’anno e per il quale è in via di organizzazione un convegno internazionale di grande rilievo e prestigio. A tale volontà – che non vuole essere solo celebrativa ma che cerca di approfondire tematiche peculiari su alcuni dei principali scritti di Galateo – si sono associati alcuni dei laureati degli ultimi anni dell’insegnamento leccese di Filologia medievale e umanistica, i quali, indipendentemente dalle loro tesi di laurea per altro lontane dalle tematiche qui trattate, hanno pensato in tal modo di ricordare l’opera di Galateo in un’età di grandi trasformazioni. Non vi è dubbio che Galateo appare in tutta evidenza – e come hanno dimostrato gli studi fin qui attuati almeno per tutto il Novecento – quale la

XIII


Paolo Viti

figura più interessante e rappresentativa della civiltà umanistica che abbia avuto con la Puglia uno stretto rapporto di nascita e di convivenza. Spesso non sono mancate indagini che hanno privilegiato la componente fortemente locale o biografica, con un’impostazione più o meno agiografica e celebrativa, che ora non vogliamo certo contraddire ma che desideriamo valutare e porre nella sua giusta dimensione e soprattutto in una prospettiva volta a recuperare la collocazione di Galateo quale studioso nei più diversi campi del sapere, per quello che egli in effetti è stato ed ha seriamente creduto. Galateo fu una complessa e ricca figura di medico, di letterato, di filosofo che, nell’Umanesimo a cavallo fra Quattro e Cinquecento, passò la sua vita tra Napoli e il Salento: le due località che incisero nella sua formazione e nella sua personalità in modo netto e deciso, dandogli una prospettiva di intendimenti che non fu vincolata al paese o alla regione natia, ma che spazia su tematiche di valore e di dimensioni universali. Galateo ricoprì, infatti, un ruolo non indifferente nello sviluppo di una erudizione generale in cui ebbe parte non trascurabile il suo essere nato, e vissuto specie nella seconda parte della sua esistenza, in una terra soggetta all’influsso e all’incidenza maggiore dell’elemento greco, ricco e vivace, che tendeva a distinguersi da quello latino più tradizionale. Una terra che si identifica in buona parte con Napoli e il suo regno dove la cultura aveva un ruolo particolare, per tanti aspetti determinato dall’Accademia napoletana, della quale Galateo fu membro assai autorevole e significativo, soprattutto per i contatti allora intrecciati con molti altri studiosi che poi, almeno in parte, manterrà anche in seguito e una volta tornato nella sua patria. Lo dimostra chiaramente la tradizione dei suoi scritti, molti dei quali sono riferibili a lettere indirizzate alle più diverse personalità per trattare di un argomento compiuto, anche di non piccolo respiro. Si tratta, spesso, di testimonianze che sembrano esulare la loro relativa stesura per assurgere a trattati compiuti e ben definiti a se stante: come appaiono non poche delle missive rivolte a figure e personalità primarie dell’Umanesimo italiano del periodo, da Ermolao Barbaro a Pietro Summonte, da Iacopo Sannazzaro a Nicola Leoniceno, da Federico d’Aragona a Crisostomo Colonna, a tanti altri. Negli anni passati a Lecce e nel Salento, sull’esempio di quanto avveniva a Napoli, Galateo dà vita ad un’Accademia che vuole rivivere l’esperienza precedente a spiegazione che il colloquio, nel senso tipicamente umanistico, è per lui un fondamentale strumento di vita e di collegamento con quanti si dedicano alle lettere e ad ogni campo del sapere, condividendone in tal modo ogni forma di incertezza e di precarietà ma anche di non celata soddi-

XIV


Premessa

sfazione. Arriverà a dire, ad esempio, che è la penna che lo guida: «Non ego impero ingenio meo, sed ducor ab illo, immo potius trahor, et quocumque traxerit sequor» (De suo scribendi genere, ed. Pallara, p. 143), a dimostrazione di un percorso difficile, non sgombro di pericoli e di incertezze, ma pure esaltante sotto l’aspetto creativo. Di Galateo colpisce ed attrae in modo particolare la conoscenza della componente greca. Non che questo sia stato un ruolo coscientemente e volutamente perseguito per arrivare alla completezza di una dottrina altrimenti più faticosa e difficile. Il primo apprendimento di Galateo, ancora in età giovanile, presso le scuole di Galatone e di Nardò sembra dimostrarlo con chiarezza, così come quello successivo a Napoli, perfetta località del suo rivolgersi alla medicina – a parte la laurea conseguita a Ferrara – e agli studi successivi. Pur dando un netto favore alla componente latina della sua formazione, Galateo non solo non cessa di sentirsi greco ma nel De situ Japigiae afferma con decisione: «Nec pudet nos generis nostri. Graeci sumus, et hoc nobis gloria accedit» (Galateo, De situ Iapygiae, ed. Defilippis, p. 82). Galateo sente forte il disagio di vivere in un’Italia che è contesa dagli stranieri: «illa est infelix Italia, levis, inconstans, in sui perniciem ingeniosa, exterorum amica et quae, quondam alumna immo mater pia omnium gentium fuerat, nunc prostituta iacet, discissis vestibus, laniatis membris» (Galateo, Lettere, ed. Pallara, p. 131). Così scriveva, ad esempio, al medico Eleazar che si trovava a Saragozza, cogliendo uno dei tratti più salienti dell’Italia, prima capace di essere la ‘madre’ delle genti, poi divenuta ‘languida’ e quasi insensibile di una dignità collettiva. Eppure non gli mancarono slanci tali di esaltazione dell’Italia nella sua generale complessità, di condanna per chi occupava indegnamente il territorio nazionale, di ansia verso un futuro in un certo qual modo migliore. A dimostrazione di un fatto non solo dottrinale, quasi inevitabile per chi proveniva da una zona ricca di fermenti e di tradizioni greche, ma di un’impostazione mentale che traeva origine dal suo sentirsi intimamente immedesimato con una terra che gli offriva un’ispirazione continua e gli dava un riferimento concreto non solo per la sua vita ma pure e soprattutto per le sue opere, alcune assai legate al territorio conosciuto ed amato. Quella di Galateo appare una formazione globale dell’uomo, secondo i canoni umanistici spostati nel tempo e ritenuti sempre validi nella loro interezza. Non esita, ad esempio, a dire ad un suo interlocutore, Crisostomo Colonna: «legat poetas, historicos, philosophos, iurisconsultos, medicos, theologos» (Grande, II, p. 140). Per spiegare ed avvalorare la necessità di

XV


Paolo Viti

un’educazione completa che riguarda ogni componente del sapere, senza volontà di aumentare, ad esempio, il distacco fra materie letterarie, leggi e medicina, su cui aveva insistito l’Umanesimo nella sua globalità ad iniziare da Francesco Petrarca, ma anzi di ritenere come un unico patrimonio da apprendere e da possedere. Rimane da esplorare, in via sistematica, l’effettiva conoscenza della lingua e soprattutto della letteratura greca da parte di Galateo in un territorio che in buona parte si distingue proprio per l’uso e per i costumi greci, nonché per la presenza di una assai diffusa abitudine di non pochi abitanti della Puglia a scrivere e a parlare in greco, ad iniziare dai monasteri di San Nicola di Casole, che aveva una biblioteca di testi greci e latini fra le più ricche dell’intera Europa, e di San Nicola di Pergoleto. Galateo in pratica non ha lasciato opere scritte in greco – ad esclusione di testi ridotti, raccolti nel manoscritto pluteo 16, 40 della Biblioteca Medicea Laurenziana di Firenze, che è uno dei pochi codici greci scritti da lui e di sua propria mano –, bensì in latino se si eccettua l’Esposizione del «Pater noster», composta in volgare per dare, forse, una diffusione più capillare ad una forma di preghiera non assimilabile con una distintiva tradizione letteraria che prediligeva il latino o il greco. Alla sapienza e alla dottrina greca Galateo si rifà nel corso dei suoi scritti anche se, in linea di massima, si tratta di riferimenti quasi ovvi, normali per chi ha avuto la possibilità di formarsi durante l’Umanesimo. Pare un uomo attratto in modo quasi capillare da questa civiltà, della quale la sua formazione sembrerebbe impregnata al punto di considerare tale specifico settore come insostituibile nella sua stessa preparazione: i richiami che fa ad autori greci si presentano spesso comuni nel suo tempo, anche se, forse, ne sottintendono una più diffusa e capillare consapevolezza. Ma non sembra si possa escludere una sua padronanza piuttosto superficiale del mondo ellenico in generale – nonostante i richiami a Platone e Aristotele, a Strabone e Senofonte, a Plutarco e Esiodo, a Ippocrate e Galeno solo per citare alcuni autori –, non suffragata da una reale e minuta conoscenza di quanto da essi cita e riprende. Resta, questo, comunque, un settore ancora in buona parte aperto, che ci si augura possa venire ripreso e soprattutto approfondito nel corso del convegno che si organizzerà durante quest’anno celebrativo, il quale vorrebbe dare un’immagine di Galateo più in linea con le capacità critiche e filologiche che l’autore di per sé merita, non tanto perché espressione di abitudini in un certo senso ‘locali’ quanto per essere stato un punto di rife-

XVI


Premessa

rimento non secondario nello svolgimento complessivo della formazione comune tra Quattro e Cinquecento non solo a Napoli e non solamente nel Salento. Sotto tale aspetto alcuni dei temi affrontati da Galateo nel corso delle sue opere – e soprattutto quelli relativi a questioni morali, politiche, religiose, mediche e sociali in genere – non sembrano legati ad un preciso contesto geografico, ma anzi appaiono particolarmente moderni, ricchi di fermenti che possono essere incrementati ed arricchiti, e quindi assai potenziati in relazione a ciascun ambito della sua produzione letteraria. *** Questo libro, dedicato ad un autore della Puglia, è il primo che si pubblica dopo un lungo periodo di sospensione della Collana fondata e diretta da Mario Marti e da Aldo Vallone e che ha trovato una sua propria collocazione nell’ambito degli studi letterari. È naturale quindi che il mio pensiero vada subito a Mario Marti, che mi volle come suo successore in questa iniziativa editoriale a cui ha sempre tenuto moltissimo e alla quale ha riservato un particolare favore durante il suo lungo magistero. Non sono stati tempi facili e subito non si sono visti i frutti della nuova serie della Collana, che ora riprende effettivamente, quando Marti non c’è più, essendo scomparso il 4 febbraio 2015 a più di cento anni di vita (era nato a Cutrofiano il 19 maggio 1914). Con lui – che è stato mio Preside allorché sono arrivato nella sua Facoltà – ho sempre avuto un rapporto positivo e felice: lo conobbi quando mio padre, Gorizio Viti, collaborò con lui, con Giorgio Varanini e con Eugenio Boldrini ad una fortunata antologia della letteratura italiana edita da Le Monnier di Firenze, molto prima della mia venuta a Lecce. Con Aldo Vallone (Galatina, 1° novembre 1916-23 giugno 2002) non ho avuto rapporti specifici, ma a Lecce ho conosciuto suo figlio Giancarlo, col quale ho avviato una sincera amicizia, che ha curato anche l’edizione postuma di alcuni suoi scritti salentini. Marti e Vallone si trovarono, in particolare, uniti su Dante, su Boccaccio, su Leopardi e su autori della loro terra d’origine, il Salento, che hanno saputo divulgare e valorizzare. Per tali ragioni non posso che affidare alla loro memoria le sorti di una Collana da loro resa feconda e molto distintiva nel panorama degli studi sui nostri autori e che ora vuole riprendere il cammino con rinnovata energia. Paolo Viti XVII



Turn static files into dynamic content formats.

Create a flipbook
Issuu converts static files into: digital portfolios, online yearbooks, online catalogs, digital photo albums and more. Sign up and create your flipbook.