Collana Politica Storia Progetto n째 3
MILELLA LECCE
Collana: Politica Storia Progetto, n° 3 Direttore Giuseppe Schiavone Comitato scientifico e Redazione
Nicola Antonetti Anna Maria Lazzarino Del Grosso Marisa Forcina Roberto Martucci Giuseppe Schiavone Domenico Taranto Collana peer review sottoposta a valutazione scientifica
Ăˆ vietata la riproduzione, anche parziale, con qualsiasi mezzo effettuata compresa la fotocopia, anche ad uso interno o didattico, non autorizzata
Giuseppe Schiavone
DEMOCRAZIA, UTOPIA, MODERNITÀ
Milella Lecce 2015
Con questo libro l’autore riprende una ricerca già avviata (UTET, Torino, 2001), onde poter continuare l’approfondimento della genesi e sviluppo della democrazia moderna, e l’analisi delle carte costituzionali che la sostengono, come si evince anche dall’esame del presente volume e dall’appendice inseritavi.
Ad Annamaria Minelli che mi ha dato l’essenziale sostegno
Copyright © 2015 Edizioni Milella di Lecce Spazio Vivo s.r.l. ISBN 978 - 88 -7048 -571-4
Edizioni Milella di Lecce Spazio Vivo s.r.l. Viale M. De Pietro, 9 - 73100 Lecce Tel. e fax 0832/241131 Sito internet: www.milellalecce.it email: leccespaziovivo@tiscali.it Copertina: Yukiko Tanaka Impaginazione: Emanuele Augieri Immagine di copertina: Aleksandr Ivanov, L’apparizione di Cristo alle genti, 1837-57, olio su tela, Galleria Tretyakov, Mosca. Le traduzione a pp. 283 e 353 sono di George Metcalf.
Indice PARTE PRIMA L’utopia come ermeneutica della storia e come matrice della democrazia Capitolo I - Sulla dinamica storica del progetto utopico 1.
L’utopia nella storia
p.
11
1.1. L’utopia come progetto e processo storico popolare
»
11
1.2. La giustizia nella storia dell’utopia
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12
1.3. Genesi dell’utopia moderna, con retrospettiva storica
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12
1.4. Il progetto popolare implicito. Il primo passaggio dal mito alla storia coi movimenti di salvezza. Poi la parusia e la decadenza della storia
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16
1.5. L’Umanesimo, la rinascita
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18
1.6. Il progresso
»
22
1.7. La minaccia della distopia
»
25
1.8. L’utopia-eutopia: categoria teoretica e categoria pratica
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27
1.9. La maturazione dei grandi principi etici
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29
2.
L’utopia come conoscenza del presente e come progettazione di un futuro possibile
»
34
3.
L’efficacia del canone utopico come paradigma interpretativo della storia
»
36
4.
Progetto utopico e programma politico
»
37
»
39
Capitolo II - Utopia e democrazia 1.
Dall’utopia alla politica, alla democrazia PARTE SECONDA Dall’utopia alla democrazia: la Rivoluzione inglese
Capitolo I - Alle origini dell’utopia e della democrazia moderna: la democrazia moderna 1.
Il progetto popolare esplicito: l’utopia nella Rivoluzione inglese
»
45
2.
Movimenti politici e progetti utopici. Il popolo come portatore di utopia e democrazia
»
47
Capitolo II - Teoria dello stato e sovranità popolare dei Dibattiti di Putney 1.
I Dibattiti di Putney
»
51
2.
I Livellatori e la formazione della coscienza etico-politica nell’Esercito di nuovo modello
»
52
3.
Diritto di natura, uguaglianza, popolo
»
59
4.
Diritto positivo, patto sociale, potere popolare
»
63
5.
I diritti politici e le istanze più radicali: abolizione della proprietà, disubbidienza civile, guerra di liberazione
»
66
Capitolo III - Il modello democratico nel Patto del popolo inglese 1.
Livellatori e Agitatori per la riforma dello stato
»
73
2.
Il richiamo alla legge di natura
»
86
3.
Il Patto del popolo, l’affermazione della sovranità popolare
»
88
4.
L’esercizio della sovranità popolare
»
92
5.
Le garanzie per la sovranità popolare: i nuovi organi dello stato
»
93
6.
Le garanzie per la sovranità popolare: l’amministrazione e l’intervento sociale
»
96
7.
Apporti e limiti del Patto del popolo
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98
Capitolo IV - Il primo illuminarsi dei diritti della donna 1.
La donna nella famiglia e nella società inglese del Seicento
»
101
2.
L’emergere delle donne nei movimenti religiosi alternativi
»
110
3.
Il limite storico dell’androcentrismo nei movimenti religiosi alternativi
»
123
4.
La donna nella Rivoluzione: movimento popolare, documenti, petizioni
»
130
5.
Non v’è dubbio che
»
138
6.
La questione elettorale femminile. Istanze e contraddizioni
»
146
Capitolo V - James Harrington e La Repubblica di Oceana 1.
Il contesto storico e la filosofia politica di Harrington
»
151
2.
Il metodo di ricerca, la sua novità e rilevanza
»
153
3.
La nuova scienza politica
»
156
4.
Il potere. Un’idea alternativa, la sua fondazione etica ed economica
»
159
5.
La legge agraria come principio di equità. Uguaglianza e differenza in Oceana
»
162
6.
L’importanza di Oceana, la sua influenza
»
163
Capitolo VI - Lutopia tra scienza e tecnica: Francis Bacon 1.
Introduzione
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165
2.
La politica e la Nuova Altantide
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167
3.
La Instauratio magna. Scienza, tecnica e religione
»
170
4.
Arti meccaniche e scienza di sperimentazione
»
171
5.
Il nuovo logos, il Novum organum
»
174
6.
Presenza della tradizioone magico-alchemica in Bacone
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174
7.
Il futuro della scienza e dell’industria
»
175
8.
Magnalia naturae: il programma di ricerca per il futuro
»
178
Capitolo VII - Gerrard Winstanley, un vertice utopico: religione, politica, scienza 1.
La figura di Winstanley, le istanze, la letteratura critica
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181
2.
L’opposizione di Winstanley al potere religioso e politico del suo tempo
»
187
3.
La terra come fattore utopico di emancipazione popolare
»
188
4.
L’amore universale. La giustizia e le sue articolazioni. La politica
»
190
5.
Il peccato originale e l’impegno etico nella storia
»
192
6.
La catarsi della politica, la sua fondazione etica
»
192
7.
Fratellanza e pace universale. Nonviolenza e radicalità dell’azione etico-politica
»
196
8.
Educazione e rieducazione
»
198
9.
Religione e ragione
»
198
10. Ragione e natura
»
199
11. Ricerca religiosa e ricerca scientifica
»
202
12. Le prove della scienza
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203
13. Ordine, armonia, amore universale /cosmico
»
205
14. Ragione divina e ragione umana
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205
15. L’influsso di Winstanley
»
207
PARTE TERZA I momenti salienti del progetto democratico Capitolo I - La democrazia nella storia 1.
Retrospettiva storica
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217
1.1. La democrazia nella polis greca
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217
1.2. La democrazia a Roma
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223
1.3. Il Comune medievale cittadino
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231
1.4. Il Comune medievale rurale
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235
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238
2.1. La genesi, la rivoluzione del Lungo parlamento
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238
2.2. Il ruolo della borghesia, apporti e limiti
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240
2.3. Suffragio universale e democrazia rappresentativa
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244
2.4. I partiti politici
»
247
2.5. Il comunismo come falsificazione della democrazia, il suo inevitabile crollo
»
251
Il futuro della democrazia
»
253
3.1. L’istanza della democrazia diretta
»
253
3.2. La democrazia diretta come processo storico
»
256
3.3. Sovranità popolare e sovranità dello stato
»
258
3.4. Democrazia e società, i movimenti
»
261
»
263
2.
3.
Lo sviluppo storico nell’età moderna
APPENDICE. Alcune tra le più importanti carte costituzionali
PARTE PRIMA
L’utopia come ermeneutica della storia e come matrice della democrazia
Capitolo I
Sulla dinamica storica del progetto utopico
1. L’utopia nella storia 1.1. L’utopia come progetto e processo storico popolare L’utopia si presenta nella storia come istanza per il superamento di una prassi storico-politica ingiusta, nella prospettiva progettuale della giustizia, in un quadro istituzionale di buon governo e di organizzazione sociale capace d’attivare meccanismi giuridici, economici ed educativi attraverso i quali realizzare il ben-essere, la piena e autentica libertà, l’uguaglianza, la solidarietà; più oltre la fraternità, la comunità di beni e di vita, la pace, la felicità; quindi l’amore universale, l’unificazione dei popoli, la virtù come norma abituale che rende superflua la legge, lo sviluppo delle peculiarità d’ogni uomo. L’utopia, pertanto, non è, come comunemente si pensa, un modello perfetto, ma è un progetto della storia: cioè che dalla storia via via si elabora come obiettivo della storia medesima. È costituita da idee e vincoli etici forti, ovvero da istanze forti che maturano nella storia e da essa emergono, dal suo dover essere. Fa riferimento al suo intrinseco autotrascendimento poietico, al suo protendersi verso il giusto futuro, la sua continua emancipazione, perciò coincide col processo di liberazione dell’uomo. È pertanto un progetto ch’è un processo storico, come dirò ancora in seguito. Il suo portatore è il popolo. Ed è formato da molteplici fattori, gli stessi che formano il progresso: oltre quelli già indicati, vi si aggiunge la cultura (che, attraverso l’espansione continua della conoscenza e della spiritualità che le sono connaturate, aumenta i poteri dell’uomo allargandone le potenzialità); l’etica (ovvero la maturazione della coscienza storica nel bene); la politica (intesa come progettazione e gestione della polis secondo l’affermarsi dei principi etico-politici e dei diritti e doveri che conseguono, in ordine ad un processo di crescente umanizzazione del cittadino); l’economia (in ordine al benessere di tutti, eliminati il privilegio e lo sfruttamento); il lavoro (come strumento di liberazione e socializzazione, quindi come arte e arricchimento di tutti); la scienza e tecnologia (orientate al più ampio miglioramento della qualità della vita); la religione (intesa anch’essa come processo di umanizzazione ed emancipazione, non di alienazione o come instrumenutm regni); la pace ecumenica e la fratellanza universale; infine la felicità come diritto e condizione stabile dell’umanità, affermata in tal senso nella Dichiarazione d’indipendenza americana (1776) e nella Dichiarazione francese dei diritti dell’uomo e del cittadino (1789). Questo il quadro sommario verso cui l’umanità tende, sia pur lungo una linea più volte spezzata, arretrata, tormentata, piena d’insidie e d’insensatezze, di disumanità, ma che la coscienza cerca sempre di ricomprendere e ricomporre, superando le
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Capitolo I
contraddizioni delle forze in gioco. Una umanità che, comunque, in termini di macrostoria, avanza globalmente verso l’organizzazione politica di una società giusta e fraterna. In questa prospettiva l’utopia implica una rifondazione del senso della storia e dell’evolvere degli accadimenti umani.
1.2. La giustizia nella storia dell’utopia Si configura come il corretto rapporto tra gli uomini, nella società e nella polis. Corretto, in quanto corrisponde alla dignità e al diritto propri della persona umana, nel suo costitutivo essere e coessere: l’individuo inteso contestualmente come se stesso (singolarità) e la specie (socialità). Dove però la specie non è solo natura ma anche spirito. Il coessere s’attua attraverso la generazione, la crescita, la formazione, l’autonomia. Un processo, quindi, che avviene organicamente nella specie: dal rapporto sessuale alla gravidanza, all’allattamento, alla maturazione successiva nella famiglia, nella scuola, nel lavoro, nella cooperazione umana, nell’impresa, nell’amore, nell’amicizia, nell’associazione. Infine nello stato, che per volontà concorde delle persone stesse (consenso) diviene strumento istituzionale attuativo (nella forma e nella sostanza) della norma, che ha la sua genesi nella volontà dei cittadini, ovvero nella sovranità popolare permanentemente esercitata. Lo stato, quindi, non come corpo separato della società ma come prolungamento del processo formativo della persona. Fattori costitutivi della giustizia sono la libertà, l’uguaglianza, la solidarietà. La libertà scaturisce dalla ragione, da cui l’autocoscienza, l’autodecisione, l’autocostruzione; quindi l’autonomia; quindi il diritto intrinseco della persona. L’uguaglianza risulta dall’eguale dignità e diritto; perciò s’estende anche alle condizioni civili in cui essa è inserita: beni materiali, sociali, culturali, spirituali. La solidarietà ha la sua radice nel coessere e si sviluppa nella cooperazione intesa nel senso più ampio, a tutti i livelli; s’illumina e rafforza nell’esperienza del lavoro comune, nella condivisione dei problemi sociali, nelle lotte di emancipazione popolare, nel processo di unificazione dell’umanità. L’utopia contiene tutti questi sensi e istanze, questa ricchezza di significati storici, che costituiscono anche i suoi fini; perciò, come già detto, indica un progetto ed un processo per concretamente raggiungerlo ed affermarlo.
1.3. Genesi dell’utopia moderna, con retrospettiva storica La parola (ou-topia) è stata introdotta nella storia da Thomas More (1516), è letteralmente il «non luogo», ovvero il luogo che ancora non c’è perché è in fase d’attuazione come eu-topia1, come «buon luogo», «felice luogo»; come progetto Il termine eu-topia compare nell’hexastichon (un senario giambico attribuito al «poeta laureato Anemolio», cioè il «gonfio-di-vento», il «vanitoso») che è tra gli scritti che accompagnano l’Utopia di Thomas More sin dalla prima edizione (London, 1516: in E. Surtz, J.H. Hexter (edd.), The complete 1
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Sulla dinamica storica del progetto utopico
della società buona, virtuosa, cioè giusta e fraterna, che la storia va costruendo, sia pure con fatica e gradualità, attraverso vittorie e sconfitte, ma senza che mai venga meno l’impegno teso a realizzare la liberazione globale dell’uomo2. L’utopia moreana, come ogni forma utopica, nasce da una condizione storica infelice, mirando al suo trascendimento, anche immediato, secondo i sensi anzidetti. Similmente fu per Platone. Del quale però bisogna filtrare la concezione, davvero antica, che in lui permane, secondo la quale ogni condizione sociale, nella sua peculiare natura, è dal fato fissata, poi istituzionalizzata in una gerarchia di potere che corrisponderebbe alla gerarchia delle parti dell’anima. Per cui la giustizia consisterebbe nell’armonia della stratificazione sociale delle classi così come sono date dal destino: ognuno (il filosofo, il guerriero, l’agricoltore, l’artigiano, ogni singolo lavoratore) adempirebbe il suo proprio compito in rapporto alla sua specifica natura che è insuperabile, nella buona o nella cattiva sorte. Solo però se si supera siffatta impostazione, oltrepassando l’ineguaglianza che vi è connaturata e, anzi, sostituendola con una condizione di generale eguaglianza, riconoscendo a ciascuno la pari dignità di uomo in quanto tale e le pari opportunità sociali cui ha diritto come cittadino, allora – e solo allora – il platonico «fare ciò ch’è proprio» (ta eautoû prattein) può essere accolto; in quanto, così decontestualizzato, significherebbe per ogni individuo non fissità nel ruolo sociale, ma possibilità di sviluppo della propria specifica individualità e umanità: la propria libertà-creatività. Mentre la giustizia consisterebbe nella legittimazione e tutela delle prerogative di ciascuno nel loro armonizzarsi con quelle degli altri; nel riconoscere in tutti l’eguale natura d’uomo, la dignità ed il diritto che le sono costitutivi. Queste considerazioni ci spingono oltre l’analisi del pensiero utopico dei singoli autori, per riportarci alla valutazione storica del problema da cui nascono i pensieri utopici medesimi e all’esame della condizione in cui di volta in volta viene a trovarsi l’umanità che esprime una domanda di utopia: un bisogno forte che urge la storia verso la maturazione d’una coscienza e volontà di giustizia. Ciò stimola un’intenzione e tensione che divengono progetto e processo costruttivo. Opera in cui l’umanità è impegnata da sempre. Dapprima con la tensione del popolo, che viveva (e vive) nell’ingiustizia, verso una società più giusta, sino a sboccare nei movimenti e rivolte popolari, nei processi di democratizzazione (Atene, Roma, i Comuni medievali), nelle rivoluzioni moderne, nell’istituzionalizzazione dei diritti.
works of St. Thomas More, IV, ed. Yale, New Haven-London, 1965, p. 20). Chi sia realmente Anemolio non è detto, forse è uno pseudonimo dello stesso More. In ogni caso, ciò che importa è che quei versi, quel neologismo, quel senso vengono accolti e resi parte organica dell’intera opera, assumendone il significato e indicando il compiersi dell’ou-topia nell’eu-topia. Quel componimento poetico così recita: «Gli antichi mi chiamarono Utopia per il mio isolamento; adesso sono emula della Repubblica di Platone, e forse la supero (infatti ciò che quella a parole ha tratteggiato, io sola lo attuo con le persone, i beni, le ottime leggi), sicché a buon diritto merito d’esser chiamata Eutopia». 2 Cfr. C. Quarta, Tommaso Moro. Una reinterpretazione dell’«Utopia», Bari, 1991.
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Capitolo I
Poi, e insieme, col progetto: che comincia ad impostarsi con la profezia e l’annunzio dei movimenti religiosi di salvezza: messianismo ebraico, annunzio evangelico, millenarismo, eresia medievale e moderna. E infine con l’azione costruttiva degli ultimi tre secoli, con le strutture statuali democratiche, con le carte dei popoli, dove i grandi principi etico-politici trovano la loro sanzione giuridica. Purtroppo, quando si parla di utopia si pensa, per lo più, ai progetti filosofici o letterari, si pensa a qualcosa d’irreale. Ma non è più così da quando Ernst Bloch ha indicato nell’utopia il processo della storia umana verso la sua liberazione; anche se poi lo ha sviluppato in termini aprioristici e di materialismo storico, tradito dal suo marxismo. L’utopia, la parola misconosciuta e degradata, è invece significativa dell’opera e dell’impegno più importante dell’umanità, la costruzione dell’uomo nuovo nella società giusta e fraterna. Cui certamente anche i progetti letterari hanno contribuito, nella loro ricerca immaginosa: una società diversa, migliore, però sempre riconducibile alla società di giustizia, in una fase più matura alla società fraterna. Si può pertanto concludere che l’utopia è il concreto progetto della storia; l’insieme delle istanze progettuali che via via maturano nel tempo e che premono per essere pienamente attuate, per diventare programma politico per la trasformazione dell’esistente, per passare dall’ingiusto al giusto. Metodologicamente, perciò, l’analisi storica, nella prospettiva della ricerca utopica, è saper individuare le componenti positive della storia dei popoli, saperle sintetizzare in uno schema unitario coerente, che funzioni non come modello chiuso e totalizzante ma come strumento regolativo aperto (all’innovazione storica) per orientare correttamente la prassi, per darle il giusto senso; e sulla base di ciò progettare il futuro. Questo schema ha la doppia valenza della rottura e della continuità. Rottura, perché pone il problema della modificazione (parziale o totale) del presente, spesso attraverso indicazioni alternative radicali secondo i significati anzidetti. Continuità, perché utilizza in chiave critico-progettuale idee, istanze e immagini funzionali al piano trasformativo del presente e costruttivo della nuova società non ‘inventandole’, ma enucleandole ed assumendole dalla stessa prassi storica, in cui poi le riversa modificandola gradualmente. L’utopia, di conseguenza, non è, come nell’opinione corrente, il fantastico, il sogno d’uno stato ideale e perfetto che mai s’attuerà. Non è così. Non lo era stato per More che, per giungere alla sua istanza utopica, partì dall’accurata ricostruzione ed analisi della società inglese del suo tempo, descrivendo e denunciando l’arbitrio dei potenti, la misera condizione dei lavoratori, le leggi inique fatte dai ricchi, la drammatica situazione in cui persino le «pecore divorano i poveri» (la sarcastica e dura accusa!)3. Fu da questo background ch’emerse il progetto moreano dello stato giusto, che ancora non c’era, ma ch’era destinato ad esserci, il «buon luogo» che avrebbe riscattato il popolo sofferente, rendendolo protagonista del fatto politico nuovo, l’eutopia. 3
T. More, Utopia, ed. Yale, cit., pp. 64-66.
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