Carlo Alberto Augieri
Frontalità dello sguardo, interiorizzazione della voce: oralità della scrittura nella lezione a distanza
Osservando dalla finestra dello studio di casa un cielo ritagliato senza nuvole, eppure frastagliato di una luce che solo splende e non mi illumina, con davanti il display del mio portatile configurato dalla schermata del Team riferita alla lezione del corso, sto per pigiare su Partecipa ora. Ma, indugio, non sono ancora pronto, mi sento in uno stato d’animo di calma inquieta, condizione preriflessiva da cui si riesce a pensare ancora. Devo svolgere una delle settimanali lezioni a distanza: distanza dall’incontro frontale con gli Studenti, dal contatto confluente con i Colleghi, dall’entrata nelle aule dell’Università, che si è resa disabitata per «fronteggiare l’emergenza epidemiologica da Covid 19», questo marginale ente periferico, latente, incompleto, invisibile nell’esserci, ospite ingrato, a cui è proibito entrare in nessun dove, un quasi essere da rendere assente disabitatore nel nondove dei luoghi pubblici e privati e propri, dove noi abitiamo come soggetti dell’agire, del confidare, del vivere in natura naturata, il corpo proprio. Il virus ci ha disgregato dall’abitabile aperto, per aggregarci con noi stessi nell’abitato chiuso, in realtà spalancato telematicamente nell’aperto virtuale: il miracolo contemporaneo della vita doppia, una sorta di esistenza trasparentemente reale, in cui le opposizioni si incontrano nel senza confine delle possibilità. Symbolon • Anno XIV • n. 11 nuova serie • 2020
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