Krzysztof Szczerski, Un nuovo dinamismo per il sistema europeo

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Krzysztof Szczerski

UN NUOVO DINAMISMO PER IL SISTEMA EUROPEO Presentazione di Giulio Terzi di Sant’Agata A cura di Leonardo A. Losito


Ăˆ vietata la riproduzione, anche parziale o ad uso interno o didattico, con qualsiasi mezzo effettuata, non autorizzata.

Š 2018 by Edizioni Milella - Lecce ISBN 978-88-3329-015-7

Edizioni Milella - Lecce Viale M. De Pietro, 9- 73100 Lecce Tel e fax 0832/241131 Sito internet: www.milellalecce.it Email: edizionimilellalecce@gmail.com Impaginazione e copertina: Emanuele Augieri


INDICE

PRESENTAZIONE pag. 9 NOTA DEL CURATORE

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INTRODUZIONE

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CAPITOLO I - Il sistema europeo. Diversità di linguaggi e scuole di pensiero Europeizzazione, Stati nazionai e Cittadini Scettici, dubbiosi e perplessi La diatriba sulle varie forme di potere Più attori per intese coesive e responsabili

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CAPITOLO II - Per una nuova dinamica del sistema europeo. Una nesarria premessa » 51 La piramide capovolta. Da Lisbona alla Brexit » 54 I modelli di legittimazione » 63 Peso legittimante di Valori e Civiltà » 76 Il problema dell’assiologia politica dell’Unione Europea » 81 Quale cultura politica per il Trattato Costituzionale » 87 CAPITOLO III - Sovranità in Europa e sovranità dell’Europa Questioni classiche in una nuova luce La sovranità come modulo relazionale con il circondario Nuovi problemi all’orizzonte d’Europa: potere disciplinante, gerarchizzazione, imperium Conclusione

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CAPITOLO IV - Cambiamenti tendenziali del sistema Carattere poliforme del potere in uso nel sistema europeo Un nuovo filone politico: il neo-funzionalismo ideologico Costituzionalizzazione paleo-statalee modello aperto di sistema europeo Il modello di surrogabilità flessibile come esempio sostitutivo per di un nuovo funzionamento aperto del sistema europeo Riepilogo CAPITOLO V - Il sistema europeo in un contesto globale Strategie politiche L’anello che non tiene e il Grande Fratello russo Andare oltre l’Euroscetticismo si può Ruolo della Diplomazia

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CAPITOLO VI - Nuovo Posizionamento Strategico per l’UE. Macro-meccanismi e nuovi assi di NPS » 215 Leadership flessibile per superare la crisi » 215 Macro-meccanismi e nuovi assi di NPS » 221 CAPITOLO VII - Europa Centrale: una comunità dinamica di aspirazioni Tre buoni motivi Ostacoli superabili La rete di solidarietà Le infrastrutture Le strategie micro-regionali

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CAPITOLO VIII - Valori e principi nella politica europea Diagnosi e rimedi contro ideologia e populisti Sentimento comunitario ed identità nazionali Le 4 libertà Dire no al populismo mainstream European Civilization

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POSTFAZIONE Ricostruire l’Europa Nazioni e Stati contro l’euro-burocrazia Tonici di sostegno Perché la Polonia dovrebbe avere un ruolo particolare? Prima di tutto, la sicurezza della Patria La controversia sulla sovranità dei Paesi dell’UE L’iniziativa dei Tre Mari A futura memoria

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BIBLIOGRAFIA

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PRESENTAZIONE

L’intenso dibattito sulle politiche e sul funzionamento dell’Unione Europea ha puntualmente rappresentato – specialmente nel decennio della crisi finanziaria, delle incertezze per l’Eurozona, delle nuove sfide geo-politiche a Est e a Sud dell’Europa, del diffondersi del terrorismo e dell’immigrazione illegale – la cornice di ogni campagna elettorale, come di qualsiasi programma di Governo o di schieramento parlamentare. Tuttavia, è altrettanto palesemente mancata, e continua ad essere tuttora carente, un’adeguata comprensione delle politiche dell’UE e dei meccanismi che le determinano. La base fattuale per una matura informazione del pubblico e della classe politica appare carente, paradossalmente ma non troppo, sia tra quanti restano convinti della necessità di procedere speditamente verso l’ulteriore integrazione politica, economico-monetaria e sociale dell’UE, sia tra coloro che nutrono forti perplessità e appaiono preoccupati dalle distorsioni e per gli errori nei quali l’intero processo si è venuto a trovare. La tendenza a banalizzare ha sortito l’effetto di una vulgata tra due fronti. Da una parte, i difensori dell’UE come modello assolutamente virtuoso; dall’altra, quanti la osteggiano con scetticismo e critiche di segno aprioristicamente contrario. Facendo tesoro della sua importante esperienza di statista e di studioso, il Prof. Krzysztof Szczerski, attivo in uno dei più antichi e autorevoli Atenei d’Europa come l’Università Jagiellonica di Cracovia, si concentra su un’equilibrata analisi di una serie di fatti e delle loro cause che è certamente tra i principali pregi di questo importante saggio. Col titolo di Un nuovo dinamismo per il sistema europeo il presente volume, affidato alla curatela del Prof. Losito per i tipi della casa editrice Milella di Lecce (nata in simultanea con l’Università del Salento), viene presentato in anteprima internazionale in Italia, in evidente riconoscimento del ruolo svolto dal nostro Paese a Bruxelles e dell’amicizia che ci lega alla Polonia. Trovo naturale apprezzare queste pagine per il valore che hanno nell’offrire una testimonianza di quanto il Prof. Szczerski ha potuto constatare sia come eminente politologo che da grand commis de l’état: Vice Ministro degli Affari Esteri (2007-2008) nel Governo di Jaroslaw Kaczynski e Deputato al Sejm (2011-2015) dell’attuale partito di maggioranza PiS (Prawo i Sprawiedliwość); nonché, dal 7 agosto 2015 Segretario di Stato nella Can-

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celleria del Presidente della Repubblica di Polonia Andrzej Duda, e di suo Ministro Capo di Gabinetto dal 6 aprile 2017 a tutt’oggi. Le valutazioni dell’Autore sono per noi di particolare interesse, perché provengono come fonte primaria da un protagonista di quel vivace dibattito sull’Europa che ha caratterizzato negli ultimi decenni il corso politico-istituzionale della Polonia. Particolarmente significative, in tale dibattito, sono le voci che insistono per un maggiore ascolto dei cittadini europei. Come avviene anche in Italia, i cittadini polacchi auspicano forme più dirette di rappresentanza, un’accresciuta sensibilità per l’interesse nazionale ed un’attenzione rinnovata per i valori e i principi fondanti dell’UE. Ritengo che siano poi interessanti le convergenze tra le posizioni espresse in questo libro e gli obiettivi dell’Associazione Eureca (Europa Etica dei Cittadini e delle Autonomie), recentemente costituitasi a Roma ed avente come mission la convinzione che da alcuni anni l’UE abbia perso di vista i valori etici e di legalità dell’Europa delle origini. Ed in particolare, informare l’opinione pubblica sulla natura illegittima di talune norme UE come il Patto di Stabilità e il Fiscal Compact. Norme in taluni casi mai approvate da nessun Parlamento nazionale e che illegittimamente stravolgono gli impegni assunti nei Trattati, norme di rango costituzionale passate al vaglio delle Assemblee popolari di tutti i Paesi UE e talvolta anche direttamente dei cittadini attraverso un referendum. Una consonanza d’intenti propositivi che in Italia l’Associazione di cui dirigo il comitato scientifico volentieri si fa promotrice, al fine del raggiungimento dei suoi scopi sociali finalizzati a stimolare le istituzioni e la politica al rispetto ed alla corretta applicazione delle leggi europee e nazionali. Ivi compreso il diffidare i Governi Ue dall’applicare norme di rango inferiore a discapito dei Trattati – anche con azioni giudiziarie ed extragiudiziarie dinanzi alle corti nazionali, della UE e della CEDU – al fine della tutela dei diritti dei cittadini, con espresso riferimento al diritto di petizione. Ben vengano dunque pubblicazioni, convegni, seminari di studio, tavole rotonde, dibattiti, incontri, volti ad approfondire il comune denominatore di identità dei popoli dell’UE, unitamente agli aspetti storici, culturali, artistici e religiosi degli Stati membri. Ciascuna e tutte, utili occasioni per illustrare e divulgare la conoscenza dei vari aspetti culturali, storici, artistici e religiosi degli Stati della UE. I principali punti trattati dal Prof. Szczerski toccano la diffusa instabilità istituzionale, sia come esito dell’insofferenza per la burocrazia di Bruxelles, che il deficit di identità, percepito e da lui descritto come irrintracciabile

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nel demos europeo. Nonché l’esigenza, da lui ritenuta indilazionabile (e che è poi la più avvincente pars costruens di queste pagine), di un nuovo sistema interrelazionale tra Stati membri e tra Stati membri ed UE. Ampia ed articolata è pure la sua proposta di discussione dei possibili rimedi alle non poche impasses esistenti. Innanzitutto, la necessità di tornare allo spirito originario dei Trattati di Roma. Che è poi quanto dire saper assicurare maggiori spazi di libertà in Economia per gli Stati, rispetto all’incalzante globalizzazione. Come anche la postulata esigenza di maggiori capacità di Sicurezza, stante la mancanza di un euro-esercito, che come noto fu una delle preoccupazioni di De Gasperi. Senza peraltro prescindere – spiega Szczerski – dal rafforzamento della NATO e del burden sharing tra i Paesi dell’Alleanza: non tutti in regola come la Polonia (ci tiene a sottolineare) con le quote dei pagamenti al bilancio Atlantico. Né poteva mancare un richiamo alle comuni radici cristiane, prevedibile e condivisibile da parte di un esponente di rango di quella Polonia a tutti nota come la storica antemurale christianitatis. Nonostante tali radici non siano state più riprese in un testo costituzionale, altrettanto lecito è ritenere che esse debbano restare comunque valide, almeno in una rivisitazione condivisa da tutti della Storia europea. In altri passaggi, le sue posizioni si fanno nette: come quando l’Autore difende il valore inalienabile e sovrano delle Costituzioni in vigore nei singoli Stati. Oppure quando invoca regole più egualitarie nei rapporti tra UE ed i suoi Stati membri, non più distinguibili tra pochi (centrali ed egemonici) e la maggioranza degli altri (periferici e minori). Il suo ragionamento è lineare: posto che l’UE non vuole essere una superpotenza, ciò che si chiede è nulla di più che una maggiore dose di democrazia, in direzione di una nuova unità comunitaria. Conseguentemente, auspicare una semplificazione delle regole economiche significa che il mercato unico dell’UE non dovrebbe limitarsi a “interventi dall’alto”, ma che si dovrebbe guardare ad esempio alla liberalizzazione effettiva della grande distribuzione, come alla salvaguardia delle Piccole e Medie Imprese ed alla gestione dei servizi terziari di tecnologia avanzata. Ivi compresi i media e la Information Technology, oggi per lo più concentrata nelle mani di pochi colossi multinazionali. Auspici sicuramente condivisibili. Come notavo in una recente Lettera per il Circolo di Studi Diplomatici di Roma, il voler cercare un ruolo accresciuto dell’UE in chiave affaristica e rinunciataria della propria identità, porta dritto allo smarrimento dell’Europa, non ad una Unione che si rafforza. Proclamare la necessità di un decisivo salto di qualità nell’Integra-

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zione Europea senza ricordare i principi sui quali l’Europa è fondata, rivela un grave smarrimento di valori ai quali l’Europa deve tornare. “L’Europa non può e non deve – scrive Szczerski – rassegnarsi ad essere una comunità sbiadita, perché oggi nel mondo delle competizioni globali sono ancora le idee che muovono le forze dei cambiamenti e del progresso. E le idee che valgono e restano trainanti, sono sempre state qualcosa di diverso dalle regole che passano per voto di maggioranza, come esiti pur necessitati di dibattiti politici contingenti”. In tale contesto si situa la sfida per una diversa Diplomazia europea: “l’Unione Europea – opportunamente rammenta l’Autore – sta attraversando una crisi di meridiana evidenza, nel mentre si trova a fronteggiare una serie di sfide sempre più gravi. Nondimeno, la sensazione che se ne trae è che spesso le emozioni assumano i comodi paramenti di un buon senso solo di maniera. E che espressioni sopra le righe, accompagnate da valutazioni radicalizzate, sostituiscano l’analisi fredda e pacata della realtà.” Senza questi puntuali riferimenti, il rischio per l’Europa è quello di cancellare dal proprio radar i diritti umani, la dignità dell’individuo, i diritti economico-sociali e la libertà religiosa di credere o di non credere. In una parola, di cancellare quell’anima europea che era la ragion d’essere avvertita dai suoi Padri Fondatori. Giulio Terzi di Sant’Agata Ambasciatore d’Italia1

Dopo una brillante carriera in Diplomazia che lo ha visto al MAE Vicesegretario Generale e Direttore Generale per la Cooperazione Politica Multilaterale e Diritti Umani, ha esercitato le funzioni di Ambasciatore d’Italia in Israele, di Rappresentante Permanente presso le Nazioni Unite a New York e di Ambasciatore d’Italia negli Stati Uniti a Washington. Dal novembre 2011 al marzo 2013 l’Ambasciatore Terzi è stato Ministro degli Affari Esteri della Repubblica Italiana. Tra i numerosi incarichi attualmente ricoperti spiccano la Presidenza del “Global Committee for the Rule of Law” e del Dipartimento Relazioni Internazionali della Fondazione “Luigi Einaudi”, nonchè la Direzione del comitato scientifico dell’Associazione “Europa Etica dei Cittadini e delle Autonomie”. [N.d.C.] 1

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NOTA DEL CURATORE

Il volume che qui si presenta per la prima volta al lettore italiano è il risultato di un adattamento stilisticamente armonizzato rispetto ai testi originari in lingua polacca, la cui scelta è stata sillogizzata nell’intento di presentare una raccolta di passi desunti da opere ed articoli dell’Autore, più e meno recenti, aventi per tema il funzionamento dinamico e strutturale del sistema evolutivo dell’Unione Europea. Con particolare riguardo alle zone di ritenuta criticità ed alle proposte di positivo superamento di esse, per le quali in special modo si è cercato di restare fedeli allo spirito prim’ancora che alla voltura filologicamante testuale dei rispettivi codici linguistici (accademico, istituzionale o divulgativo) volta a volta adottati negli scritti originari in lingua polacca. Il risultato ottenuto nella lingua d’arrivo è stato pertanto mediato, in equilibrata e concordata sintonia con l’Autore, con le esigenze da lui parimenti avvertite e dichiarate come politologo ed intellettuale politicamente e istituzionalmente engagè, che per questa via ha puntato a raggiungere un più ampio pubblico di lettori italiani, con una edizione ad hoc volutamente ad uso di un’utenza non necessariamente ristretta alla cerchia specialistica dei soli addetti ai lavori. Durante il lavoro di traduzione e di adattamento formale, anzichè al criterio (rigoroso e meccanicistico) della resa estensivamente ad litteram, si è preferito indulgere alla fedeltà allo spiritus movens concettuale dell’Autore. Osservando la dovuta cautela di verificare l’esito raggiunto – specie nei passaggi originanti più irti di vere e proprie cruces lessemiche o perifrastiche – con l’amichevole ausilio specialistico plurilingue offerto dal mondo accademico cracoviense e dalla sede istituzionale della diplomazia pubblica e culturale della capitale polacca. Per i rimandi bibliografici e per le note al testo, quando è stato possibile e per maggiore comodità dei lettori, si sono utilizzate le edizioni delle opere citate negli originali di cui è stata verificata la corrente disponibilità in traduzione italiana, sia dal polacco che dall’inglese. Leonardo A. Losito

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INTRODUZIONE

Nella letteratura scientifica in lingua polacca esiste già un’ampia bibliografia di opere che descrivono l’organizzazione ed il funzionamento delle istituzioni dell’Unione Europea. I principi cardine del Diritto Comunitario vengono quindi illustrati, focalizzando l’analisi del notevole potenziale dell’economia europea. Una sezione specifica che riguarda l’Integrazione Europea si può tranquillamente dire che faccia parte di tutti i corsi delle Università polacche in cui si studiano le Scienze Politiche e le Relazioni Internazionali. La tematica europeistica è insomma divenuta una branca ben distinta ed accademicamente articolata nello stesso ordinamento di molti Dipartimenti e Facoltà. Ciò detto e premesso, è chiaro che nel proporre a lettori di un Paese come l’Italia un altro libro riguardante la problematica dell’Unione Europea, corra quanto meno l’obbligo da parte di chi scrive di indicare i motivi che giustificano la ripresa di questo tema. Che in questo caso sono almeno un paio, e riguardano sia la forma che il contenuto. Questo libro è prima di tutto una voce liberamente espressa con taglio saggistico, scevra dalla pretesa di diventare una obbligata fonte referenziale, ovvero un manuale divulgativo. L’intento ricercato è quello di proporre una voce nella discussione proveniente da un Paese qual’è l’odierna Polonia, in una fase peculiare del dibattito vertente sulla dinamica dei mutamenti politici in corso nell’Unione Europea. Specie per quel che attiene all’evoluzione del suo stesso sistema istituzionale e delle annesse procedure, con una riflessione su quello che l’insieme di questi processi oggi significhi e comporti per la politica polacca. L’ottica con la quale si guarda all’argomento viene pertanto presentata da una prospettiva macro-politica che riguarda i più ampi processi di carattere complesso, senza però insistere più del necessario su micro-livelli particolari. Nondimeno, l’approccio seguito si avvale di una esperienza pratica assai concreta maturata sul tema, che a chi scrive è stato dato l’onore e l’onere di svolgere durante il mandato di Vice Ministro degli Affari Esteri e di membro dell’apposito Comitato ministeriale per l’Integrazione Europea. Col risultato di poter così rifondere in un unicum di particolare rilevanza, riflessione scientifica e competenze politolologiche. Conseguentemente, è quindi parimenti pacifico che i punti di veduta qui presentati, se da un lato pertengono alla sfera istituzionale dell’anali-

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si di sistema, dall’altro – stante il riferimento ad alcuni concetti essenziali dell’analisi politica post-moderna – mirano ad offrire una riprova di come si possano puntualmente ricavare alcune risultanti dalla strategia in proposito formulata dall’attuale classe politica dirigente polacca. Ciascuna e tutte basate sui principi di un sano realismo, saldamente ancorato all’hic et nunc del contesto socio-ambientale nel quale si agisce: al fine dichiarato di trovare per esso un’adeguata forma di adattamento contemporaneo che risulti politicamente fruibile anche in ambito sovranazionale. Purchè nel rispetto delle più alte finalità tradizionali dell’intero Paese. Il presente volume si sviluppa lungo due direttrici. Nella prima si trova un tentativo di descrizione della dinamica del sistema europeo, attraverso alcuni concetti principali di carattere postulativo come il modello reversibile della piramide federalista (reverse federal pyramid) e dei relativi segmenti politici. Insieme alla nozione del rimpiazzo flessibile ed al principio di un modello costitutivo aperto. Queste coppia di direttrici vengono di solito accostate (a mio parere, erroneamente) alla formula di una evoluzione del sistema europeo che proverebbe sbrigativamente a sostituire l’esistente con un modello proto – statale. Nel senso che da alcune scuole di pensiero si è portati a ritenere che il faticoso e complesso processo di assestamento de jure condendo della Costituzione per l’Europa sia (o possa essere) in qualche misura un ostacolo ideologico-politico tout-court inficiante rispetto al moto di accelerazione dell’Integrazione Europea. Per la quale ultima, si è soliti riconoscere un ruolo istituzionale egemone al solo Parlamento Europeo. La controversia (in sè non nuova) si è ben avvertita già durante la discussione sugli stessi principi costitutivi condivisi della cultura politica europea; come pure, nel dibattito non meno irto di contraddizioni sul tema della identità civile europea e del ruolo dell’Europa nella politica globale. La seconda direzione di marcia del saggio tocca più espressamente la politica polacca ed i suoi indicatori dispiegati nel giuoco europeo. Da questa particolare prospettiva, l’obiettivo più importante che ci siamo prefissi è quello di contribuire a meglio comprendere e spiegare la natura prefigurante e le regole di carattere più squisitamente politico dell’agire. A partire (non a caso) dall’indomani del 1 maggio 2004: la storica data in cui la Polonia è diventata un membro dell’Unione Europea. E ciò al fine di definire quelle che ci paiono le condizioni ottimali per la conduzione di una efficace politica polacca, unitamente alla individuazione degli strumenti piu adatti a realizzarne gli scopi. La principale domanda che mi piacerebbe discutere con i lettori è la seguente: esiste oggi un nuovo schema di possibile funzionamento dell’U-

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nione Europea, diverso da quello sin qui conosciuto? Cioè diverso da quello per il quale l’asse dicotomico determinante è stato la litigatio istituzionale, piuttosto conosciuto (o per meglio dire, sminuito) come una mera tensione tra il livello della mediazione interstatale e la sintesi risolutoria sovrastatale? Oppure ancora, come viene sintetizzato da uno degli slogan antinomistici più in voga: si vuole una “Europa degli Stati” o piuttosto una “Unione degli Stati d’Europa”? Perchè se di questo si tratta, opportuno sarebbe porsi anche altre domande. Posto che nell’Unione Europea sia in corso un’occasione indilazionabile di trasformarsi in un particolare sistema specifico da sviluppare appieno in senso sia istituzionale che politico: quali regole saranno in grado di descriverne il senso direzionale, nonchè la specifica soggettività ed il connesso assetto procedurale? E inotre: quello che si sta cercando è veramente un sistema europeo trasformato da specifiche qualità sue proprie? Oppure stiamo andando verso un modello di superstato con funzioni regolanti anche in quelle particolari aree, specialmente dell’arena politica, che fino ad ora erano state (come ancora sono) di esclusivo dominio nazionale? O non è forse legittimo ritenere che per il detto nuovo modello si cerchino delle forme di legittimazione ultronee rispetto a quelle offerte da più solide procedure democratiche come le elezioni parlamentari? Facendo cioè un ricorso allotrio ad una quanto meno opinabile opinione pubblica europea, surrettiziamente assunta dal mondo virtuale della comunicazione come de facto validante rispetto ai responsi delle urne? E infine: come ci si aspetta che dovrebbe reagire a tutto ciò uno Stato qual’è la Polonia, legittimamente membro inter pares dell’Unione non meno che degli altri? Il presente saggio poggia sul presupposto che le risposte a queste domande essenziali non possano che essere, come sono le nostre, connotate dal segno della positività costruttiva. Una volta acquisito che l’Unione Europea si trova nel bel mezzo di un processo di trasformazione tipico di una crisi di crescita, altrettanto imprescindibile dovrà essere considerato il confronto, schietto e pacato, sulle fondamenta di edificazione del nuovo sistema europeo. Tenendo pure sempre presente che nell’attuale situazione di impasse non giova a nessuno indugiare sulle alternative. Abbiamo dinanzi a noi due distinti percorsi di evoluzione del sistema e ciascuno di essi presuppone un maturo confronto dialettico a fronte dell’altro. La scelta di uno o dell’altro creerà inevitabilmente un nuovo modello di politica dell’Unione Europea, da cui discenderà, correlativamente, la ricostruzione dei rispettivi modelli statali tradizionali.

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È pertanto importante, a questo punto, che anche i nostri leaders politici partecipino consapevolmente a questo processo, mostrandosi in grado di saperne definire l’esito finale. La qual cosa, si rivelerà utile sia per i propri interessi del momento, che per quelli di coloro i quali in futuro sapranno e potranno agire a favore di essi. Mi preme infine avvertire che alcuni dei testi qui presentati sono stati già pubblicati: talvolta, in forma di articoli su riviste scientifiche; talaltra, citati in lavori di vari autori. Nondimeno, la raccolta, la rivisitazione e la riorganizzazione di essi in una forma più compatta, permette – a mio avviso – di fornire un quadro di riferimento più omogeneo e completo. Senza ovviamente pretendere di avere sempre e comunque indiscutibilmente ragione, bensì con il solo auspicio di fornire un incentivo ad ulteriori discorsi possibili sul tema.

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CAPITOLO I Il sistema europeo. Diversità di linguaggi e scuole di pensiero

Per discutere utilmente di un nuovo sistema europeo, si dovrebbe credo cominciare da una sorta di asseverazione, quanto più possibile condivisa, di alcuni concetti-base preliminari. La questione della scelta del linguaggio descrittivo della politica unitaria, è indubbiamente tra le più importanti, perché l’Unione Europea – già per un politologo che ne faccia oggetto di studi scientifici – risulta al tempo stesso una sorta di epifenomeno interessante e complicato. Il che accade perché è già il tema in sè che sfugge alla tradizionale categorizzazione accademica di ricerca. E di conseguenza, induce non pochi Autori ad esulare da possibili faux pas, facendoli propendere a denominarlo piuttosto come un ambito applicativo sui generis. Scelta questa che comporta sia importanti conseguenze metodologiche (come una non precisa definizione o la prelimiare concentrazione sulla parte descrittivo-normativa), che altre difficoltà di ordine comparativo. Una riprova di tali esistenti difficoltà (avvertite già a livello semantico-espressivo) la si può ritrovare nella spettacolare moltitudine di definizioni con le quali si è soliti riferirsi alla realtà politica con la quale abbiamo oggi a che fare in Europa. L’Unione Europea viene cioè descritta con l’aiuto di aggettivazioni o di perifrasi definitorie tra le più disparate: che vanno da sovranità policentrica ad organizzazione politica post-statale (ovvero anche singolare e persino neo– medievale)1. Fino ad includere “un continuo esperimento di creazione della nuova struttura gestionale della politica, che unisce un modello di relazione tra Stato, Società e Politica, basato sulle relazioni intergovernative”2. Per converso, è accaduto pure che proprio da questa composita situazione sia germinata una moltitudine di scuole di pensiero, concentratesi

P. Schmitter, Imagining the Future of the Euro-polity with the Help of New Concepts, in G. Marks e altri (a cura di), Governance in the European Union, London-Thousand Oaks -New Delhi 1996, p. 132. 2 A. Sbragia, The European Community: A Balancing Act, in “Publius: The Journal of Federalism”, n. 23, 1993, p. 24. 1

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